heart crystallized.

di troublemakers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** so sick? ***
Capitolo 2: *** it's time for what?? ***



Capitolo 1
*** so sick? ***


Capitolo uno.

‘so sick?’

Era nella mia testa, potevo sentire tutto. Le mie urla vane, i miei tentativi di scivolare via dalle sue braccia, i miei sforzi che si spegnevano, il mio corpo non rispondeva più; ero immobile. Avevo paura, paura che potesse reagire in modo ancora più violento. I suoi occhi mi legavano al suo sguardo, mentre lui rideva ed emetteva striduli agghiaccianti. Avevo paura di lui, ma mi sentivo impotente, fino a quando non si stancò. Non sentivo più le gambe, o i miei polsi, non sentivo più di appartenermi in quel corpo. E poi la sua voce, roca che sfiorò il mio lobo e che sussurrò con freddezza quelle parole ‘ecco a cosa servi, sei solo una puttana’. Una lacrima rigò il mio volto, era il passato; ma come posso chiamarlo passato se quelle immagini pulsano ed emergono dalla mia mente?

Il suono del cellulare mi tirò fuori da quell’ ammasso d’immagini e di parole amare, in cui annegavo ogni volta che guardavo scendere un temporale dalla mia finestra. Esitai qualche minuto prima di rispondere al cellulare: ‘anne? anne dio rispondimi’ mugolai un ciao ‘anne? devi provare a dimenticare,fallo per me.’ ‘sai che non è facile per me’ ‘vuoi che venga?’ ‘fai come vuoi’ ‘arrivo’ attaccò.

Mentre aspettavo che arrivasse, scesi giù e andai a farmi della cioccolata. Ero sola, mia madre era uscita a fare delle commissioni, credo. Non sapevo che ora fosse, quando sporgendo il mio sguardo verso la credenza del microonde, mi accorsi che erano appena le sei del mattino. Non avevo dormito tutta la notte, ero stata sveglia a fissare le lacrime insistenti del cielo, graffiare dolcemente la mia finestra.

Suonò alla porta e sorprendentemente gli aprii. Trovai il suo volto, pallido dal freddo preoccupato per me, provai rancore per lui, non amo trattarlo così ma ormai è inciso nel mio carattere.

‘sei impazzita cazzo? cosa ti salta in mente eh?’

Buttò il giubbotto e la sciarpa sul mio divano, incominciando a gridare e a gesticolare con le mani.

‘smettila di gridare, mi fa male la testa.’

Dissi con voce ferma e rigida. Si calmò e con tono placato ribattè.

‘non rispondi al cellulare da tre giorni, non ho dormito solo per aspettare un tuo semplice messaggio.’

Mi diressi nuovamente in cucina, afferrando la mia cioccolata e tentando di offrirne un po’ anche a lui ma in vano.

‘scusami.’

Dissi sorseggiando la bevanda. Si sedette sul mio divano, socchiudendo il suo viso tra le sue mani. Piangeva, sapevo che dovevo rassicurarlo o almeno abbracciarlo, ma riuscii a fare ben poco. Posai la cioccolata sul tavolino di fronte il divano e mi sedetti accanto a lui. Potevo sentire il suo respiro affannato e disperato e le sue guance sporgere e arrossirsi a causa delle lacrime che non cessavano di scendere da quei suoi due cristalli. Gli misi una mano sulla sua schiena calda cercando in vano di rassicurargli che tutto andasse per il meglio, anche se sapevo che con me niente sarebbe mai andato per il meglio. Le lacrime cessarono di scendere da quel suo volto, ormai macchiato dal suo sfogo; lasciò cadere una sua mano sulla mia gamba, con l’altra alzò il mio sguardo con due dita sotto il mio mento, lasciandomi annegare in quei suoi due oceani infiniti dipinti d’azzurro.

‘non farlo mai più, sai che senza te io sarei perso, forse sarò l’unico, ma sono fiero di poterlo dire, tu sarai parte di me, sempre.’

Mi lasciai trasportare da un suo abbraccio e sussurrai un debole ‘grazie’.

Ero in camera, niall era andato via, quando mia madre entrò prestando attenzione a non creare rumore, ma la vidi spiarmi dalla porta della mia camera socchiusa. Ero sul letto, così impassibile affermai

‘sono le due, di notte.’

Lei rispose con voce impaurita.

‘si tesoro lo so, è che jack mi ha invitato a cena fuori.’

‘e il resto del giorno?’

Con voce insicura si rassegnò.

‘scusa tesoro, ho avuto molto da fare oggi, vai a dormire, notte anne.’

‘sisi, notte.’

Risposi ancora turbata.

Ripresi l’ipod, rimisi le cuffiette e incominciai a ripensare a oggi. Niall mi aveva salvato e passamo quel giorno stando a casa, a guardare film ed a mangiare, proprio come due migliori amici.

 

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Capitolo 2
*** it's time for what?? ***


Capitolo due.

‘its  time for what?’

Mi guardai intorno, niall dopo avermi salutato si diresse nella sua aula, oggi lui aveva solo due ore di lezione, mentre io ne avevo quattro. mi girai verso destra, ok no.. forse era verso sinistra, cazzo neanche. Chiesi a tre persone dove fosse l’aula C25 ma nessuno ne ebbe idea. In quelle mura imponenti, beh io quasi sparivo. pensai che non avrei mai trovato quell’aula mentre la mia testa ripeteva tutto ciò che leggevo: ‘aula C18’‘aula C33’ ‘aula B20’ ‘aula B8’. Era tutto così confuso e scomposto per me. Così mi sedetti, respirai profondamente, quando finalmente la vidi; era tra quei corridoi infiniti e illuminati dalle finestre che davano sul cortile di quell’ edificio così enorme; era lei, ‘aula C25’. Quindi andai spedita nella sua direzione, mi accorsi che ormai ero in ritardo e presi a correre. Corsi così veloce e distrattamente che mi scontrai con un altro studente  che probabilmente seguiva una delle tante facoltà lì presenti. Infatti gli feci cadere il suo zaino nero e vecchio, rovesciando quei due quaderni dentro a terra.

‘scusa.’ Dissi con aria piuttosto ingenua e pensierosa.

‘vaffanculo.’ Mugugnò

‘okay, che cazzo!’ esclamai turbata.

Lo lasciai lì a terra, facendogli raccogliere da solo lo zaino e i quaderni. Bene,dovevo starmene casa se inizio così. Entrai, mi misi vicino ad una ragazza, mary che aveva l’aria di essere piuttosto simpatica, anche se non avevo per niente voglia di fare amicizia con qualcuno. Tirai fuori dal mio zaino di pezza e dai bordi di pelle marroncina, il mio quaderno con una matita e incominciai a prendere appunti e ad osservare mary: capelli rosso tinto, un piccolo dilatatore e il piercing che ho anch’io sulla cartilagine dell’orecchio, naso all’insù, magra quanto basta e vestita a dovere. Era bellissima a parer mio.

 

‘bene, allora vai a casa, preparati e vieni subito, okay?.’

Disse con tono agitato e come se fosse mio padre.

‘dio niall, si okay ho capito.’

Dissi con tono quasi alterato.

‘sicura? devi stare sempre con me tu.’

Disse abbassando la sua calda voce.

‘si,tranquillo.’

Dissi con tono rassicurante. Così accennammo entrambi un ‘ciao’ , bloccai lo schermo del mio iphone e mentre lo riponevo in tasca uscii da quella maestosa università e mi diressi in macchina, verso casa.

 

Posai le chiavi in cucina, presi dal frigo una ‘pronta-insalata’ e mentre la mangiai andai su in camera per preparare i vestiti. Finii quello che per me era il mio pranzo, improvvisai una cipolla ai capelli che tenetti per tutta la giornata e m’infilai in doccia, nella quale rimasi almeno una mezz’ora; ero distrutta.

 

‘ehi’ mugolai un saluto.

Lui non disse niente, mi guardò, sorrise e mi abbracciò sulla soglia della porta. Mi fece entrare, mi tolsi il cappotto e lo diedi a lui che mi fece segno di seguirlo nella sua stanza.

‘Lui è un mio compagno di aula, segue i corsi di meccanica con me, dobbiamo fare un progetto che ci hanno assegnato insieme, così ci stavamo mettendo a lavoro intanto per la teoria.’

Disse niall con tono soddisfatto e piuttosto felice.

Per un momento non provai più emozioni, anche se ultimamente era difficile per me anche fingere un semplice sorriso. Guardai quel ragazzo dagli occhi castani seduto sul letto di niall con in braccio il pc per il loro progetto. Per un’ attimo credetti di conoscerlo o di averlo già visto: era così.

‘ehi, ciao.’ Dissi io con tono quasi cortese e per far felice niall.

‘si, ciao.’ Disse con tono freddo.

Niall ci guardò e rassegnandosi disse.

‘okay ho capito, zayn lei è la mia migliore amica anne.’

Il ragazzo dal ciuffo castano mi squadrò dalla testa ai piedi e fece un cenno con il capo.

Niall mi guardò intensamente, come se stesse cercando le parole dai miei occhi e poi infine disse.

‘anne, lui è zayn.’ Accennai un mezzo sorriso che morì subito sul mio volto.

Mi fece cenno di mettermi seduta accanto a lui nella sua stanza, ma con sua grande sorpresa andai di sotto nella sua cucina a prendermi dell’ acqua; niall turbato mi seguì lasciando il belloccio dalla pelle scura in camera sua ed esclamò.

‘perché?’

‘perché cosa james?’ dissi citando il suo secondo nome.

‘perché fai così, si lo so è scontroso come ragazzo, ma anche tu prova a fare la carina per una volta, è un mio amico.’ Disse.

Ribattei.

‘l’hai conosciuto oggi, non è tuo amico e comunque io c’ho provato, a modo mio.’

Lui si rassegnò.

‘senti fai come vuoi.’

Feci cenno con la testa e mentre ancora sorseggiavo il bicchiere di acqua fresca con voce calma cambiai discorso dicendo.

‘i tuoi? Ti hanno mai chiamato?’

‘sì, sono partiti per una vacanza in canada, sai come sono fatti, amano viaggiare e dato che non abito più con loro, hanno deciso di avverare ogni loro viaggio o vacanza che si erano promessi di fare da tempo, sono felice per loro.’

Disse quasi tutto d’un fiato sedendosi di fronte a me in cucina.

‘bene, sono contenta.’

Dissi accennando un sorriso sulle mie labbra. Niall continuò stavolta alzandosi di scatto e ricordandosi di zayn in camera sua.

‘e sophie? Dov’è andata oggi?’ disse chiedendo di mia madre, sophie.

Esitai un’ attimo prima di rispondere.

‘mmh, è stata invitata ad una galleria d’arte moderna.’

‘ah, a cosa sta lavorando ora?’

Pensai alla risposta, poi affermai.

‘ad un quadro di natura morta di un pittore francese, credo’.

Sorrise, mi guardò con aria dolce e risalimmo da quel certo zayn ‘anima fredda’.

 

 

Parlavano di motori, cavalli, cilindri, frizione, di radici quadrate e di potenze stratosferiche che per me significavano arabo. Mi faceva male la testa sentirli parlare di tutte queste cose, così uscii nella veranda del salone, pioveva come al solito, così infilai il mio giacchetto di cotone a righe bianche e azzurre che scendeva morbido sui miei blue jeans. Annegata nei miei pensieri sentii niall chiamarmi da dietro.

‘zayn sta andando via.’ Mi avvisò, lanciandomi un’occhiata quasi maligna.

‘okay, ciao zayn, ci vediamo.’ Dissi quasi con tono sicuro.

‘sì, la prossima volta però cerca di non farmi cadere tutti i quaderni a terra e stai più attenta a dove metti i piedi.’ Disse zayn come sempre scontroso, aprendo la porta e portando al capo il cappuccio della sua felpa nera.

Lanciò un’ultima occhiata a me e niall e se ne andò a passo spedito. Ecco dove lo avevo incontrato, era lui il ragazzo che ho buttato a terra. Lo guardai lentamente sparire nella pioggia dalla via di casa di niall e mi chiesi perché quel ragazzo fosse così scontroso e freddo.

 

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