Vampire (titolo in fase di costruzione...)

di Cheerry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** (1) Vacanze! ***
Capitolo 3: *** (2) Finalmente Londra! ***
Capitolo 4: *** (3) Uno strano incontro... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ebbene si avevo paura…paura di perdermi nei suoi occhi e di essere uccisa dalle sue labbra

Ebbene si avevo paura…paura di perdermi nei suoi occhi e di essere uccisa dalle sue labbra. Ed invece eravamo lì, io e lui sotto la pioggia che scendeva fitta sui tetti delle case e su di noi, niente a ripararci, niente che ci potesse disturbare in quella viuzza scura. Lui continuava a guardarmi negli occhi curioso, io cercavo un modo per sfuggire al suo sguardo, mentre lente lacrime calde scendevano dai miei occhi per mescolarsi alle gocce di pioggia. Alzai lo sguardo per fissarlo un istante, ceca d’amore ma anche piena di dolore, sapevo che non avrebbe funzionato tra noi, era una cosa impossibile…lui era così…così diverso! Eppure fissavo lo spazio vuoto fra noi…speranzosa che quello spazio venisse colmato…

 

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Capitolo 2
*** (1) Vacanze! ***


Beh che dire questo primo capitolo è un po' noiosetto l'ammetto...ma poi la storia prende una forma! Tanti riingraziamenti e baci a Flamma che ha recensito il prologo...Grazie amore ti voglio troppo bene! Ed ora ecco a voi...cercate di non addormentarvi ;) <<Poco…manca poco>>

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Era questo che continuavo a ripetermi da un mese circa sentendo i miei genitori litigare per l’ennesima volta.

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La voce di mio padre era vicina…troppo vicina ero sicura che avrebbe irrotto nella mia stanza da lì a poco…forse per farmi una ramanzina del perché non aiutavo la mamma in casa…

Neanche a dire che ce ne fosse bisogno; avevamo tre domestiche per farlo ed elle facevano uno splendido lavoro nonostante la casa fosse grande. E grazie tante con quello che le pagavamo!

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Anche la voce della mamma era vicina…chissà per quale futile motivo stavano litigando…forse per qualche bolletta dimenticata e non pagata…

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Mistero risolto papà aveva perso nuovamente una delle sue cartelline che gli servivano a lavoro quelle piene di documenti di vario genere che un’adolescente come me non poteva capire…chissà dove l’aveva messa questa volta…

<?!>>

Robaccia? Robaccia non era per niente un termine appropriato! Anzi non ci azzeccava proprio visto che con quella “robaccia” facevamo una vita da re…

Tutto era cominciato da un mio bis, bis, bis, bis nonno che quando era giovane era entrato nelle grazie di una nobile e antichissima famiglia che l’avevano in un certo senso adottato e fatto sposare con la propria figlia diventando poi un bravissimo affarista. Così furono tramandate casa, ricchezze e mestiere di generazione in generazione finendo con mio padre che è poi diventato il miglior affarista del mondo!

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Mio padre, come avevo previsto irruppe nella mia stanza…il viso paonazzo e uno sguardo furibondo che per un istante mi mise paura…

Cominciò a frugare tra le mie cose…possibile che credesse che la sua dannata cartella fosse tra le MIE cose??

Mi alzai di scatto dal letto per cacciarlo via dalla mia stanza e dalla mia roba ma mia madre mi precedette

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La sua voce stranamente calma tradiva una nota divertita. La guardai e lei mi accennò un sorriso

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Continuò a sbraitare lui fulminando, Gabrielle, mia madre con lo sguardo

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Rimasi un po’ scioccata dal comportamento di mia madre come mai tutta quella fretta a fare uscire papà dalla mia camera?

La guardai nuovamente ma lei continuava a fissare mio padre con le braccia conserte…era giunto il momento di intervenire nella discussione

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Il viso di mio padre s’ illuminò, segno che non ci aveva pensato

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Gli sorrisi ma ero inorridita alla sola idea di mettere a soqquadro casa per cercare una cartellina che, molto probabilmente aveva lasciato in ufficio o nello studio.

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Fece mia madre indicandogli la porta per uscire dalla stanza

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Disse mio padre dandomi un bacio sulla fronte prima di uscire dalla camera…

Rivolsi lo sguardo sulla mamma che chiuse la porta dietro Jack e mi si avvicinò sorridendo mentre io mi rimettevo a sedere sul letto

<mancano solo due giorni alla tua vacanza in Inghilterra…>>

Cominciò sedendosi vicino a me. Prese le mie mani e mi guardò come solo una mamma poteva guardare la figlia

<ci sono problemi…>>

Ecco il perché di tutta quella fretta doveva parlarmi del viaggio…la zittii con un sorriso

<sono grande ormai me la posso cavare da sola e poi sei mesi lontana da casa cosa sono??>>

 Ecco avevo toccato il tasto dolente…non voleva che io partissi lo avevo capito guardandola in quegli occhi tristi…

<un eternità! Ho paura che ti possa capitare qualcosa di brutto…>>

Disse stringendomi forte le mani

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Le spiegai per farla tranquillizzare e funzionò

<chiamerai ogni giorno e che starai vicino…anzi no attaccata alle tue compagnie soprattutto ad Angelica, mi piace quella ragazza>>

-A me no!- Pensai subito…io e Angelica non ci sopportavamo proprio era una di quelle ragazze perfettamente odiose…

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Mi sorrise rassicurata prima di uscire dalla mia stanza…

Io mi precipitai a chiudere la porta a chiave e mi buttai sul letto pensierosa. Presi da un cassetto del comodino il lettore cd e m’infilai le cuffie nelle orecchie, schiacciai il pulsante “Play” e cominciai a sentire il cd della mia vita…

Chiusi gli occhi e affondai la faccia nel cuscino per poi addormentarmi da lì a poco…

********

Mi svegliai, guardai l’orologio sul comodino erano le 4:30 di domenica mattina! Sbuffai per l’orario, sapevo che non mi sarei più addormentata…mi stropicciai gli occhi e mi accorsi d’avere ancora le cuffie nelle orecchie ma, avevo fatto volare il lettore cd per terra dall’altra parte della camera. Accesi la luce dell’abat-jour e mi alzai, ero ancora completamente vestita con tanto di scarpe!

Me le tolsi e infilai le pantofole, andai a raccogliere il lettore, che per fortuna non era né rotto né graffiato…lo riposi nel cassetto con le cuffie che mi ero appena tolta e cominciai a svestirmi mi sarei fatta una bella doccia per distendere i nervi…

Entrai nel bagno. Avevo un bagno personale…di quelli attaccati alle stanze da letto degli alberghi…ma il mio con quello degli alberghi non centrava affatto…

Era grande e spazioso avevo una doccia e una vasca da bagno gigantesca fatta di marmo con una forma stranissima, uno specchio enorme con una mensola sempre di marmo con sopra svariati profumi e candele…adoravo le candele, il bagno n’era pieno! Ce n’erano sopra il bordo della vasca, sul lavandino, vicino il wc, sopra il porta rotoli di carta igienica, su altre mensole…su tutto insomma…perfino la mia camera n’era zeppa avevo candele d’ogni genere, dalle forme più strane ai profumi più rari; ma quella che prevaleva in assoluto era la candela al profumo di rosa…eh sì la rosa era il fiore che preferivo in assoluto…

Accesi delle candele e m’infilai nella doccia. Un profumo intenso invase le mie narici mentre aprivo il rubinetto per far uscire l’acqua calda cominciando a rilassarmi.

Rimasi sotto l’acqua calda per parecchio tempo tanto da finirla e farla diventare freddissima…uscii dalla doccia presi un asciugamano e mi ci avvolsi dentro, strizzai i capelli e mi posi davanti allo specchio per asciugarli.

Mi guardai nello specchio mentre con la spazzola mi pettinavo i capelli. Avevo i tratti di mia madre; gli occhi di un azzurro intenso quasi blu, le labbra carnose di un bel rosso acceso e il naso sottile, fine; ma i capelli erano come quelli di mio padre, neri corvino, li avevo lunghi fino a metà schiena e lisci. Anche la carnagione pallida l’avevo presa da lui…

Finito di spazzolarmi mi tolsi l’asciugamano di dosso e cominciai a vestirmi. Avevo un pranzo importante con i miei genitori quel giorno e quindi mi dovevo vestire piuttosto bene. M’infilai una maglietta elegante a maniche lunghe bianca con un’ampia scollatura a “V” che lasciava intravedere la mia candida e morbida pelle, un pantalone attillato nero e degli stivaletti in pelle…lasciai i capelli sciolti con una mollettina a forma di stella dorata tra essi e mi truccai in modo piuttosto leggero: matita nera per gli occhi mascara e lucidalabbra…

Quando uscii dal bagno erano passate le 6:40 ero stata quasi due ore l’ha dentro…andai ad accendere la luce del lampadario e spensi quella dell’abat-jour a quell’ora le domestiche erano già in piedi a preparare la colazione. Spuntai un altro girono dal calendario che avevo attaccato alla parete sul quale contavo i giorni che mancavano alla partenza…e domani finalmente sarei partita!

Cominciai a passeggiare avanti e indietro misurando la camera, non avevo il permesso di scendere ed andare in sala da pranzo fino alle 7:00 così, decisi che era meglio cominciare a preparare la valigia…non mi sarei portata molto, di questo ne ero sicura, avrei fatto shopping non appena arrivata a Londra…

Bussarono alla porta e io stupita alzai gli occhi dal vestito che stavo piegando e infilando nella valigia per guardare la radiosveglia: le 8:20? Neanche me ne ero accorta!!

<posso entrare?>>

La voce della mamma si fece strada nei miei pensieri

<si si…aspetta>>

Andai a girare la chiave nella serratura della porta per aprirla e fare entrare mia madre in tutto il suo splendore. I capelli biondi raccolti in un elegante chignon, un abito lungo rosa pallido con un paio di fiocchi hai lati dello stesso colore, un rossetto rosa sulle labbra con sopra un po’ di lucido trasparente, gli occhi leggermente truccati di rosa, una matita leggera e mascara. Era bellissima, anziché ad un pranzo sembrava stesse andando ad una cena di qualche riccone.

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Esclamai prima che lei dicesse qualcosa guardandola con tanto d’occhi

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Mi sorrise dolcemente

<??Non sei scesa ancora a fare colazione? Tuo padre ed io pensavamo che fossi sparita…>>

Disse divertita guardandomi, io le sorrisi

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Dissi io a mo’ di scusa

<<Si ma adesso fila giù altrimenti non ti faccio fare colazione ed, aspetterai per mangiare fino l’ora di pranzo quando saremo al ristorante!>>

Non me lo feci ripetere due volte…mi precipitai fuori dalla stanza, percorsi l’enorme corridoio del secondo piano fino alle scale che presi. Hai piedi delle scale c’era Martien il mio pastore maremmano di tre anni. Appena mi vide cominciò a saltare, scodinzolare ed abbaiare…

<<Ciao Piccola>>

L’accarezzai e la coccolai per un po’ sperando che papà non passasse da quelle parti in quel momento, non gli piaceva che toccavo troppo Martien “dopotutto è un animale” mi diceva ogni volta. Per farmela prendere avevo dovuto pregarlo! Poi mi diressi in sala da pranzo…Una di quelle enormi sale da ricevimento con un gran tavolo, tre sedie due a capotavola e una da un lato dove normalmente sedevo io, un vaso di rose poggiato al centro, fiori da tutte le parti, grandi tende dorate per una gran vetrata che dava al giardino, mobili antichi e di valore…

Sopirai e mi sedetti al mio solito posto, presi la campanellina che era poggiata sul tavolo e la scossi leggermente. La campanellina emise un dolce tintinnare e una delle domestiche Sandy, quella più mingherlina e con una simpatica faccetta da elfo arrivò subito con una tazza di cioccolato caldo su un piattino, dei biscotti per la colazione una scodella con dello zucchero e un paio di cucchiaini

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Dissi con un sorriso guardandola mettermi lo zucchero nella cioccolata e avvicinandomi un paio di biscottini, ma era un gesto inutile, sapeva che non li avrei toccati, odiavo i biscotti!

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Disse con tono un po’ severo ma ugualmente dolce. La guardai con faccia tipo “devo-proprio?” E le mi fece cenno di si

Presi uno dei biscotti…perfetto erano anch’essi di cioccolato! Li guardai un po’ schifata e sotto lo sguardo vigile di Sandy ne addentai un pezzo che quasi mi andò di traverso. Bevvi un po’ di cioccolata per riprendermi

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Esclamai guardandola i biscotti non mi piacevano proprio

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Disse lei ironica togliendo quei “cosi” dalla mia vista

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Chiesi io con faccetta d’angelo

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Mi guardò severa, poi la sua espressione si addolcì andò a posare i biscotti e a prendermi la brioche, lasciandomi lì impalata fino al suo ritorno

<<Senta facciamo una cosa…>>

Disse entrando nuovamente nello stanzone

<dovrò dirlo al signor Bacedi>>

Mi sorrise e mi accarezzò il viso

<provo…ma non dire niente a papà ti prego!!>>

La supplicai guardandola negli occhi

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Disse dandomi un buffetto in guancia, ed uscì dalla sala chiudendosi la porta alle spalle…

********

Era passato mezzogiorno i miei ed io eravamo seduti al tavolo di uno di quei ristoranti alla moda con dei colleghi di papà, che parlavano allegramente del lavoro e di…me…

Eh già ero diventata l’argomento principale della conversazione, io e la mia partenza…Ma perché questa gente non si faceva i cavoli propri? Sbuffai infastidita quando l’argomento andò a cadere sui ragazzi…abbassai lo sguardo sul piatto e cominciai a mangiare quello che mi capitava a tiro facendo finta di non ascoltarli anche se mi facevano domande piuttosto inopportune per quel momento… uff perché invece di pensare a loro si impicciavano degli affari miei?

Quel dannato pranzo sembrava volesse durare in eternità mentre quei signori continuavano a fare domande le quali rispondevo con un cenno, anche perché ero troppo educata e rispettosa verso i miei genitori per rispondergli quello che volevo rispondergli realmente. Mentre immaginavo svariati modi per fare mangiare ad ognuno di loro le cravatte che avevano al collo, mio padre tirò fuori il vero argomento del giorno, quello per cui eravamo usciti di casa ed eravamo andati a quello stupido pranzo.

Continuarono a parlare degli affari per quasi tutto il giorno, tanto che usciti dal ristorante, verso le 13:47 eravamo andati in una specie di locale ed avevano continuato lì.

Finalmente tornammo a casa ed io imbruttii mio padre prima di filare in camera mia, chiudermi dentro, appoggiare la schiena contro la porta e sospirare. Mi lasciai scivolare a terra, chiusi le gambe tra le braccia e sprofondai la testa tra di esse. Ecco un altro motivo per “scappare” di casa, niente più stupidi pranzi o cene sarei stata benissimo in quei sei mesi di lontananza da casa…

L’indomani sarebbe stato il giorno tanto atteso da me, lunedì, il giorno della mia partenza per la sconfinata Londra! Il giorno in cui avrei fatto a meno di tutte quelle regole, di tutti quei soffocamenti e di tutti quei modi impeccabili che dovevo assumere ogni giorno appena mi svegliavo a quando andavo nuovamente a dormire da nobile fanciulla quale ero. Avrei partecipato anche io un po’ a quella meravigliosa e stupenda follia che in molti chiamavano libertà, e di cui alcune ragazze di “rango inferiore” –come diceva mio padre- mi parlavano tanto, mi sarei divertita anche io un po’ come desideravo da parecchio tempo, certo senza eccedere troppo, senza usare quei modi e parole scurrili e presuntuosi che utilizzavano molti ragazzi, sempre con il massimo rispetto verso tutto e tutti e sempre con i miei modi altezzosi ma in ogni caso mi sarei divertita ne ero sicurissima.

 

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Capitolo 3
*** (2) Finalmente Londra! ***


<<Lau

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Mi voltai sentendo la voce di Samantha che mi chiamava nonostante la confusione dell’aeroporto

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Una ragazza dai capelli castano-scuro a boccoli e occhi da bambina verdi agitava una mano nella mia direzione. Samantha era in compagnia di Chiara: un tipetto tutto pepe con i capelli neri con delle ciocche rosa shocking, corti fin sopra le spalle, occhi grandi neri come la pece, un piercing al labbro inferiore e una farfalla tatuata appena sotto l’ombelico; intenta a mandare un messaggio con il suo cellulare, mi avvicinai a loro trascinando la pesante valigia che mi ero portata dietro.

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Chiesi in tono ironico sorridendo ad entrambe

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Scossi la testa divertita alla battuta di Sammy, poi mi guardai intorno in cerca del resto del gruppo, ma non lo vidi da nessuna parte

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Chiesi tornando a guardare le due ragazze

<<Dove vuoi che siamo?>>

La voce strascica e al tempo stesso fredda di Angelica raggiunse i miei padiglioni auricolari ed un brivido mi percorse il corpo, mi voltai per guardarla, era a braccia conserte, i lisci capelli color del grano le ricadevano in modo quasi perfetto sulle spalle, gli occhi chiari calcati con la matita nera, un filo di mascara le ricopriva le ciglia e del rossetto rosa sulle labbra carnose. Mi guardava con quell’odiosa aria da sufficienza che ormai dominava su quel suo “bel visetto d’angelo”, dietro di lei c’erano anche Desty una specie di servetta e irrecuperabile cagnolina di Angelica. Desty era una ragazza dal fisico slanciato e dalle forme perfette, con grandi occhi castani e capelli lisci biondi. C’erano anche i due istruttori Erick e Lory. Erick aveva all’incirca ventidue anni i capelli rossicci, gli occhi color del miele e labbra carnose, mentre Lory o meglio Lorelay aveva diciannove se non venti anni, un fisico longilineo gli occhi grandi e verdi capelli lunghissimi di un castano molto particolare un paio di occhiali da vista poggiati sul naso e labbra fine. Dietro di loro vi erano due ragazzi: uno alto con capelli biondicci e occhi castani, l’altro alto con i capelli castani e gli occhi verdi…

<tesoro…ma in questo momento sono impegnata a fare cose molto più interessanti che dare ascolto a te…>>

Dissi io con voce fredda e un sorriso sardonico sul volto, lei mi fulminò con lo sguardo e stava per ribattere qualcosa ma Erick la interruppe

<prego…non ricominciate>>

Ci sorrise e guardò Lorelay forse in cerca di sostegno

<dobbiamo ancora imbarcare>>

Lory ci fece strada verso il check in dove un ostes era intenta a prendere i biglietti aerei di ogni passeggero, ci mettemmo in coda con tutti gli altri ed aspettammo il nostro turno per consegnare i biglietti…

Salita sull’aereo mi guardai intorno in cerca di un posto libero, fortunatamente eravamo in prima classe e di solito significava posto e comodità per tutto il viaggio!

La prima classe era divisa in tre file di poltrone tutte identiche e allineate. Io mi sedetti nella terza fila, il più lontano possibile da Angelica e la sua cagnolina –non ero mai riuscita a capire perché Desty la seguiva dappertutto a quella “miss sò-tutto-io”- presi l’ mp3 infilandomi le cuffie e cominciai a sentire la mia musica, quella che mi trasportava via, lontana da tutto e da tutti, lontana dal mondo ma vicina al resto delle persone.

Poggiai la testa contro l’oblò dell’aereo e chiusi gli occhi cercando di isolarmi dagli altri, stavo così bene che non mi accorsi neanche della partenza dell’aereo, che prima di stabilizzarsi del tutto aveva fatto alcuni sussulti, mi addormentai quasi subito, cullata da quelle dolci note che partivano dall’ mp3 e finivano nella mia testa lasciandomi vagare con la mente in posti stupendi e luoghi lontani.

Il viaggio durò più o meno tre ore ed io avevo dormito per le prime due, poi sveglia mi ero messa a guardare il panorama dall’oblò fregandomene altamente delle chiacchiere stupide di Angelica riguardanti il suo futuro da diva del cinema, ma non la potei ignorare quando si rivolse a me

<qualcosa…ma con quello che ti ritrovi ne dubito fortemente…>>

Ridacchio con quella sua vocetta stridula che mi dava i nervi

<di ereditiera perché il tuo conto in banca si sta esaurendo…e per quanto riguarda la diva del cinema…si spaventerebbero vedendoti presentare per un provino…>>

Usai un tono falsamente dolce ma che sputasse veleno da tutti i pori

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Eh si stava cadendo proprio in basso quella ragazza…non sapeva che rispondere e quindi sparava a caso, anche se quello che aveva detto aveva un fondo di verità.

<sai che non si deve parlare a sproposito quando non si sanno le cose?>>

Chiesi guardandola dritta negli occhi con aria di superiorità

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Il sobbalzo dell’aereo che era atterrato le mise paura e io scoppiai a ridere

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L’apostrofai alzandomi dal sedile e percorrendo il corridoio insieme a Sammy e Chiara e scendendo dall’aereo. Ci fermammo per aspettare che il resto del gruppo ci raggiungesse

<adoro quando rispondi così ad Angelica>>

Mi disse Samantha sorridendo raggiante

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Chiara alzò lo sguardo su di me con aria un po’ complice

<parole me le tira fuori solo guardandola>>

Sorrisi, in effetti, mi veniva l’orticaria solo guardando Angelica figurarsi quando dovevo rispondere alle sue provocazioni! Anche se alla fin fine ci provavo un certo gusto a risponderle in quel modo soprattutto per le sue reazioni.

<<Dai ragazze basta chiacchierare! Piuttosto cerchiamo il bus che ci deve portare in albergo>>

Erick cominciò a camminare tra la folla seguito dal resto del gruppo, usciti dall’aeroporto individuammo subito un bus e, l’istruttore si avvicinò all’autista per chiedere se effettivamente era quello che doveva portarci all’albergo dove saremmo dovute stare le prime settimane…

Io mi guardai intorno estasiata, ero finalmente a Londra!

********

Entrai nella stanza che avrei dovuto dividere con Chiara e Sammy e ad una prima occhiata sembrava piuttosto carina, non feci in tempo a sistemare la mia roba che Erick bussò alla porta seguito a ruota da Angelica. La guardai con un’espressione sorpresa mentre Erick mi guardava imbarazzato

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Chiesi guardandoli

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Esitò evitando per un attimo il mio sguardo

<<Ma?>>

Lo incitai ad andare avanti e lui tornò a guardarmi negli occhi

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Rimasi pietrificata da quelle sue parole non potevo crederci dovevo dividere la stanza con Angelica!

Mi sarei messa ad urlare se ne avessi avuto la possibilità

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Chiesi con vocina debole

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Lo incenerii con lo sguardo e lui, non avendo più la forza di sorreggere il peso di così tanta rabbia nei miei occhi abbassò nuovamente il suo.

<<è così…punto e basta>>

Formulò quella frase cercando di essere il più autoritario possibile senza avere però molto successo e, prima di andarsene e chiudere la porta intrappolandomi con quella strega nella mia stanza finche non fossi uscita, pronunciò a voce molto basta un piccolo “scusa”, forse per alleviare i sensi di colpa che gli avrei fatto venire in quelle due settimane di puro orrore per me…

Mi voltai per affrontare il ghigno malefico della ragazza e porre alcune regole…perché avrei messo delle regole con quell’arpia tra i piedi che poteva frugare tra la mia roba visto che poteva entrare ed uscire dalla stanza come le pareva.

<siamo d’accordo?>>

E prima che potesse rispondere continuai a parlare

<stai alla larga da me ventiquattrore su ventiquattro quindi se hai bisogno di qualcosa, se hai paura del buio, di un insetto in camera o qualcos’altro non venire da me, tre ricordati che io e te ci odiamo e quindi manteniamo le distanze ok?>>

Ero a braccia conserte e il mio viso era una maschera tra odio e serietà e lo sguardo che le puntavo addosso cercava di abbattere le difese di quello della ragazza per farglielo abbassare. Se avessi vinto quella specie di round mi sarei aggiudicata la superiorità su di lei.

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Disse con voce melliflua

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Ribattei io, almeno non era così stupida ed ottusa come pensavo.

Toc-toc qualcuno bussò nuovamente alla porta e io mi voltai speranzosa, forse era Erick che ci veniva a dire che Angelica se ne poteva andare!

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Stavo già per mettermi a cantare: alleluia, quando fui delusa per la prima volta di veder comparire Sammy e Chiara al posto di Erick.

Le guardai arrabbiata, possibile che mi avessero lasciata da sola con quella…quella…VIPERA?

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Mi chiamarono incerte mentre io sentivo la collera ribollire nelle vene, dovevo dormire con Angelica per colpa loro! Mi voltai per guardarle e loro entrarono piano nella camera

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Sammy mi si avvicinò e mi prese la mano…io la scansai bruscamente, cercando di calmarmi ma, era tutto inutile più ci provavo e più le cose peggioravano.

<prego…ci dispiace…>>

<!! NON SIETE VOI A DOVER DIVIDERE LA STANZA CON ANGELICA!>>

Scoppiai io d’un tratto fregandomene che ci fosse anche Angelica ad osservare la scena

<ACCANTO IL VOSTRO LETTO PRONTA A SPUTARE VELENO QUALUNQUE COSA DICIATE…NON SIETE VOI CHE DOVETE SUBIRVELA…SONO IO!!>>

Il mio tono si era notevolmente alzato…stavo urlando e me ne rendevo piacevolmente conto

<DOVE SONO FINITE LE GRANDI AMICIZIE? LA SOLIDARIETÀ CHE DI SOLITO SI USA TRA AMICHE? SCOMMETTO CHE ANCHE QUELLA SI È ANDATA A FAR FRIGGERE NON È VERO? QUANDO LE COSE NON VI RIGUARDANO NON VE Ne’ FREGA NULLA!!>>

Si stavo urlando, urlavo la mia collera, il mio dolore, urlavo quello che sentivo in quel momento, urlavo senza importarmene se ferivo o meno qualcuno, urlavo per farmi sentire da tutti e per sentirmi bene con me stessa, si urlavo, urlavo perché in quel momento era l’unica cosa che riuscivo a fare…

Mi lasciai cadere sul lettino cercando di sbollire la rabbia, Sammy e Chiara mi avevano lasciato urlare per tutto il tempo e ora stavo ferme a guardare, forse aspettavano il momento buono per parlarmi. Così accadde…dopo qualche minuto Chiara mi si sedette affianco, non alzai lo sguardo ma lei continuava a fissarmi con insistenza senza dire una parola, la rabbia che provavo per loro si stava trasformando pian piano in imbarazzo per aver urlato in quel modo…

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Dissi in un sussurro con le lacrime agli occhi, Sammy si riavvicinò nuovamente, sicura che non mi sarei messa ad aggredirle di nuovo e si sedette anche lei. Chiara mi prese la mano tra la sua e mi sorrise

<Angelica ma non la devi frequentare tutto il giorno soltanto la notte…>>

Alzai lo sguardo su entrambe, in effetti, avevano ragione, non dovevo frequentare pienamente Angelica ma solo dormirci! Sorrisi ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere tutte e tre come delle pazze, ero stata davvero una sciocca a credere che mi avrebbero abbandonata con Angelica ed ero realmente contenta che non se la fossero presa per quello scoppio di ira…

Guardai un attimo Angelica e mi accorsi che non era più nella stanza…chissà quando se ne era andata, ma non mi importava, continuavo a ridere con le mie amiche piegate sul letto senza smettere, neanche per un secondo.

 

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Capitolo 4
*** (3) Uno strano incontro... ***


<<Guarda che bello Chiara

<bello Chiara!>>

Le feci cenno di raggiungermi per farle osservare il vestito che avevo di fronte

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Fu il suo commento su di un elegante ma semplice vestito nero da sera con svariati ricami e un fiocco da un lato

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Il tono di Sammy non mi convinceva cavolo come faceva a non piacerle? Mi guardai intorno, eravamo in un’enorme centro commerciale londinese con il nome “Beautiful shopping center” stampato in enormi caratteri cubitali sull’edificio di un grigio-azzurrognolo con, all’interno, tutti i negozi possibili ed immaginabili!

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Dissi tornando su i miei passi e riprendendo la passeggiata…

Guardammo parecchie vetrine e comprammo qualcosa da ognuna, un bracciale, un vestito, un anello e altri gingilli vari, tanto che oramai eravamo quasi stanche morte per il troppo girare e per le troppe buste che avevamo con noi

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Chiara mi guardò con aria interrogativa

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Sbuffai infastidita non avevo voglia di girarmi nuovamente tutto il centro commerciale in cerca del negozio che vendesse schede telefoniche

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Mi sedetti su una panca e le guardai con aria imbronciata

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Le guardai allontanarsi prima di alzarmi

-Ho voglia di un gelato!- Pensai guardandomi attorno. Notai un bar-gelateria ed entrai, mi avvicinai alla ragazza dietro il bancone, ordinai un gelato al cioccolato piccolo e pagai alla cassa. Mentre mi affaticavo per uscire, poco manco che il gelato mi finisse addosso, infatti, qualcuno mi aveva letteralmente investita ed io, ero finita a terra salvando solo per pura fortuna la mia maglietta da un’orrenda macchia che, sicuramente non si sarebbe tolta e, come se non bastasse, oltre ad essere finita a terra il sedere mi doleva fortemente.

<!!!!Porca miseriaccia!!>>

Mi trattenni dall’imprecare contro colui o colei che mi era venuto addosso, alzai un po’ gli occhi per incontrare una mano gentile che mi voleva aiutare ad alzarmi e, con l’altra recuperava il gelato dalle mie mani. Anche se un po’ riluttante all’idea di farmi aiutare da uno sconosciuto, mi aggrappai al suo braccio ed alzai lo sguardo per incontrare quello ambrato di un ragazzo…rimasi paralizzata a fissarlo mentre cercavo di pronunciare qualche parola, ma niente! Aprivo e chiudevo la bocca come un pesce…Mi alzai con il suo aiuto. Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi…

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Pronunciai con voce flebile scordandomi di parlare in inglese

<è fatta male…>>

Cosa?Sapeva l’italiano?Lui sorrise, sorrise in modo triste quasi malinconico come il suo sguardo…dopo pochi istanti riuscii ad abbassare gli occhi

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Non riuscivo ancora a credere che quel ragazzo parlasse l’italiano

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Disse e mi riconsegnò il gelato

<niente io vado…stia attenta…>>

Mi superò in un attimo e si dileguò altrettanto velocemente, rimasi impalata per alcuni minuti, sentivo il cioccolato colarmi sulle dita, fissavo un punto indeterminato davanti a me cercando di rimettere ordine nei miei pensieri, mi sentivo strana, confusa…dopo quello che mi parve un’eternità ricominciai a respirare, non mi ero accorta che per qualche secondo avevo smesso di farlo, cercai di controllarmi mi avvicinai ad un cestino della spazzatura e ci buttai dentro il gelato, uno spreco lo sapevo ma ormai si era quasi del tutto sciolto sulla mia mano! Presi dei fazzoletti per pulirmi le mani…ma cosa mi stava accadendo? Come mai mi stavo strofinando con ossessione le mani con il fazzoletto nonostante le avessi pulite già del tutto?Perché le guardavo senza in realtà vederle? Perché non riuscivo a rendermi conto di ciò che mi stava accadendo attorno? Perché mi sentivo così confusa quasi persa? E perché non riuscivo a togliermi dalla mente quegli occhi? Erano troppe, troppe domande tutte in una volta, la testa mi stava scoppiando, sentivo uno strano vuoto interiore, un vuoto in cerca di qualcosa che lo colmasse, come una pentola in cerca del suo coperchio, quel vuoto cercava quegli occhi.

********

<>

Mi sdraiai sul mio letto portandomi le braccia sugl’occhi e sospirai

<è solo che non ho voglia di parlare…tutto qui…>>

Avevo deciso di non dire niente a Sammy e Chiara dell’incontro che avevo avuto il giorno prima…ne avrebbero fatto una cosa di stato!

<>

<<Si Samantha…sto bene…tranquilla>>

<<Hai dormito stanotte?Hai le occhiaie…>>

<La finite con tutte queste domande? Sembra un interrogatorio!>>

Mi alzai dal letto e le guardai irritata…pazzesco di quanto erano insistenti! In effetti, però quella notte non avevo chiuso occhio…tutta colpa di quel ragazzo!

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Chiara mi guardava a braccia conserte, come facevo a risponderle se neanche io sapevo cosa mi stesse succedendo effettivamente?

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Speravo di convincerle ma non ne ero tanto sicura

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E così dicendo uscirono entrambe dalla stanza, io mi buttai nuovamente sul letto, il tempo di chiudere gl’occhi e Angelica entrò in stanza, stava parlando a telefono

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Chissà di cosa ma soprattutto di chi stava spettegolando, si guardò intorno e solo allora mi notò

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Con un ghigno rivolto a me aprì la porta ed uscì

<<Che rompiscatole…>>

Borbottai lanciando un’occhiataccia alla porta che si era chiusa alle spalle di Angelica

 

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