Aria

di lillilola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Fine ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


17 a destra.
Scatto.
15 a sinistra.
Scatto.
27 a destra.
Ancora uno scatto.
Il mio udito fine divenne ancora più fine.
32 a sinistra.
L’ultimo scatto.
Era fatta.
Non ci potevo credere.
Nel silenzio più assoluto aprii la cassaforte.
Iniziai a mettere dentro i diamanti.
Avevo appena finito di metterli dentro lo zaino, quando sentii vibrare il pavimento.
Dei passi, dei passi di più persone, ed erano vicino a me se riuscivo a sentire la vibrazione della loro camminata.
Gli occhi ormai abituati all’oscurità scrutarono la stanza in cerca di un nascondiglio.
Gattonai dietro a una pesante e lunga tenda di velluto color scarlatto.
Non mi avrebbero visto nemmeno in controluce.
Il cuore mi batteva così forte che mi sembrava si potesse sentire il suo rimbombo nella buia stanza.
Vidi comparire la striscia di luce che indicava l’aprirsi della porta, più la porta si apriva, più la striscia luminosa si ingrandiva.
Avevo controllato tutto, dovevano essere fuori a cena, maledizione!
A causa della paura che avevo preso sentendo dei passi, avevo lasciato la cassaforte semichiusa, speravo non si accorgessero che il quadro era quindi leggermente posizionato male.
La luce della stanza si accese.
Dovetti abituarmi alla stanza illuminata e non più buia.
-         Mettiamoci al lavoro e facciamo in fretta visto che torneranno tra poco – sentii.
Restai immobile nella mia posizione, non mi sporsi per guardare chi fossero o in quanti fossero.
Dovevo solo andarmene da lì alla svelta.
-         Sai dov’è la cassaforte?-
-         Si – pausa – ma qualcuno ci ha preceduto –
Sicuramente erano in due, e da quanto avevo sentito e capito dai loro discorsi, erano qui per il mio stesso motivo, ciò comportava che se mi avessero scoperto, mi avrebbero ucciso, o almeno malmenato, e rubato la refurtiva.
Ero completamente fregata se mi avessero trovato.
Sbirciai .
Li vidi darmi le spalle mentre erano davanti alla cassaforte.
Erano in 3.
Cercai di ricordarmi la finestra del piano inferiore da cui ero entrata, l’avevo lasciata aperta.
Mi alzai silenziosamente.
1…
…2…
…3.
Iniziai a correre verso la porta aperta.
Li vidi girarsi.
-         Ehi.. ma … cosa…? – erano stupiti.
-         Fermiamola – sentii appena arrivai nel corridoio.
-         Goemon, fai qualcosa!- una voce isterica.
-         Sai che non faccio male alle donne – era una voce più tranquilla.
Volai giù per le scale.
-         Ci penso io allora –
Mi girai verso di loro quando fui arrivata all’ultimo gradino.
Uno con il cappello nero mi puntò la pistola contro.
Lo vidi fare pressione sul grilletto.
Mi abbassai.
Il proiettile centrò il muro nell’esatto punto in cui prima si trovava il mio zaino.
-         Avete visto?!?-
Ripartii a correre.
-         Non stare lì impalato, seguiamola –
-         Ha schivato un mio proiettile.. io … io …-
-         Zitto e corri –
Saltai fuori dalla finestra con agilità e la richiusi alle mie spalle.
Attraversai il giardino correndo, ma arrivata al vialetto mi accorsi delle luci blu e rosse.
Maledizione.
Un uomo con un impermeabile giallo guardava la finestra del secondo piano con un megafono in mano.
-         Lupin, lo so che sei lì dentro! Esci immediatamente! – gridò .
Feci retrofront spaventata, ma vidi i 3 di prima correre verso di me.
Mi girai verso la polizia, e corsi verso di loro.
-         Ehi ragazza fermati! – sentii.
Ci fu uno sparo.
Mi fermai presa dalla paura.
Non sapevo cosa fare.
Andare dai ladri o dalla polizia?
Non feci in tempo a scegliere, che sentii del bagnato sul mio fianco.
Guardai cosa fosse, ma non riuscii a capire molto, quindi toccai.
Era appiccicoso, bagnato e freddo.
Guardai la mia mano al chiaro di luna.
Era rossa e gocciolante.
I fari di un auto puntarono su di me.
La mia felpa aveva una chiazza rossa sul fianco sinistro.
Le gambe mi cedettero e caddi a terra in ginocchio.
Sentii degli altri spari.
Non so cos’avvenne dopo.



Salve a tutti :)
Questa è la mia prima fan fiction su Lupin III , l'ho iniziata perchè è da un pò di tempo che guardo le due puntate che fanno dopo dragonball
Non ho dato un nome hai capitoli, perchè la maggior parte delle volte ci metto più tempo a scegliere il nome al capitolo che non a scrivere una nuova parte di storia...
Vi avviso già che nono ho la più pallida idea di come farla finire e quando farla finire , spero che vi piaccia comunque :)
Sono accetti critiche e commenti positivi (Soprattutto i commenti positivi XD)
Spero ancora che vi piaccia :D
BUONA LETTURA
Michela

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mi svegliai in un bagno di sudore.
Cercai di alzarmi dal letto in cui mi trovavo.
- Non lo farei se fossi in te- disse una voce al mio fianco.
- Dov’è il mio zaino? – chiesi al vuoto.
Nella mia visuale entrò un uomo con una giacca rossa.
Mi fece vedere il mio zaino.
Mi alzai di scatto per prenderlo, ma nello sforzo mi provocai una fitta di dolore che mi costrinse a stendermi di nuovo.
Guardai di nuovo il soffitto.
- Dove sono? – chiesi.
- Sei a casa mia –giacchetta rossa entrò di nuovo nella mia visuale – io sono Lupin – disse.
- Jigen – parlò quello seduto sul davanzale della finestra.
Lo guardai, e poi lo riconobbi.
Lui mi aveva sparato.
- Cosa volete da me? – chiesi visibilmente spaventata.
Non avevo mai avuto a che fare con una banda, non sapevo cosa bisognasse fare.
Lupin mi venne vicino.
Iniziai ad agitarmi.
- Ehi.. ehi, stai tranquilla, non vogliamo farti del male – era gentile mentre lo diceva , ma si sa che i ladri mentono.
- Io sono Goemon – disse uno vestito in modo strano e apparso dal nulla.
- Voglio il mio zaino – sussurrai.
Lupin me lo passò.
Iniziai a cercare i diamanti.
- Non li ho presi, sono ancora lì –
Lo guardai confusa quando mi assicurai che i diamanti ci fossero, e fossero autentici.
- Li hai presi prima tu e… -
- Perché mi hai sparato? – chiesi a Jigen.
- Tu hai schivato il proiettile –
- Vuoi spararmi di nuovo? –
Mi guardò negli occhi da sotto il cappello, e con una miriade di ciuffi neri.
- No, non vogliamo ucciderti-
Non mi rassicuravano le sue parole, ma nonostante questo mi misero in difficoltà.
Non mi aveva sparato lui?
Aveva detto che avevo schivato il proiettile.
Mi misi lentamente seduta per avere una visione generale della stanza e dei presenti.
Erano uno più strano dell’altro.
- Come ti chiami? – mi chiese quello vestito da samurai.
Restai in silenzio.
- Perché mi avete curato e portato in questo posto? –
- Prima dicci come ti chiami –
- Aria, mi chiamo Aria. Perché mi avete portato qui? –
Lupin prese una sedia e si sedette vicino a me.
- Uno degli uomini di Zazzà ti ha sparato per sbaglio, voleva colpire me –
Probabilmente parlava dell’uomo con l’impermeabile giallo.
Mi avevano curato per i sensi di colpa .
- Zazzà è l’ispettore di polizia –
Annuii facendo finta di aver capito.
I sensi di colpa lo avevano spinto ad aiutarmi, eravamo pari.
Io lo avevo salvato da una pallottola, lui mi aveva salvato dalla pallottola che avevo ricevuto al posto suo .
- Devo andare via – dissi all’improvviso.
- Non puoi fare molto ridotta così – disse Jigen – e camminare non è una delle cose che puoi fare –
Aveva ragione.
- Cos’avete intenzione di fare voi? –
Lupin sbadigliò.
- Non lo so. Io ho fame comunque, prendiamo da mangiare? –
Vidi annuire tutti.
- Sei stata curata bene, però ora devi riposarti – disse Goemon.
- Perché hai un collare attorno al collo? – chiese Jigen buttando fuori fumo.
Toccai il collare metallico e abbassai lo sguardo.
- Non sono affari tuoi –
- Jigen – lo ammonì giacchetta rossa – non essere sgarbato co..-
- Devo andarmene – prima che sia troppo tardi.
Scesi lentamente dal letto e presi lo zaino.
Feci un paio di passi barcollanti verso la porta.
Ogni passo provocava fitte lancinanti che si propagavano in tutto il mio corpo.
Persi l’equilibrio dal troppo male.
Jigen mi prese al volo.
- Quando dico le cose, non lo faccio per divertirmi – disse prendendomi in braccio e riportandomi a letto.
Guardai l’orologio che avevo al polso.
Mancava un minuto.
Non avrei fatto in tempo a tornare, mi dispiace così tanto Alyssa.
Odiavo quando succedeva, mi odiavo quando succedeva.
Iniziai a sudare freddo.
Merda.



Salve a tutti :)
Grazie a tutti per aver letto anche questo capitolo :)
Spero vi piccia anche questo, e che vi sia piaciuto il primo
Una domandina, riuscite a leggere bene con questo carattere, grandezza e cose simili? Ve lo chiedo perchè ho sempre dei dubbi su quanto farlo grande, avvisatemi se non riuscite a leggere bene
Avvisatemi anche se trovate errori\orrori di grammatica
Spero vi piaccia, BUONA LETTURA

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


- Ehi va tutto bene? – chiese Lupin.
-  No, non va per niente bene –
20 secondi.
Mi passai una mano tra i capelli.
- Dove devi andare – mi mise una mano sulla spalla – così di corsa? –
-  Togli la mano da lì immeditam…-
Iniziai ad urlare.
Con una mano strinsi il collare, e con l’altra strinsi le lenzuola.
Iniziai a contorcermi dal dolore.
Sentivo l’elettricità penetrarmi nel sangue, nelle ossa, il sangue bolliva .
La prima era di 100 watt.
Ne avevo altre tre prima di morire folgorata, era una ogni 6 ore di ritardo.
L’elettricità smise di attraversarmi il corpo.
Smisi di urlare.
Respirai affannosamente e strinsi ancora più possibile le lenzuola.
- Ehi stai bene?- chiese allarmato Lupin.
Ma che cazzo di domanda era?
Avevo appena finito di contorcermi dal dolore , e mi chiedeva se stavo bene.
- Idiota, l’hanno appena folgorata e le chiedi se sta bene? – disse Jigen
Mi dispiace così tanto Alyssa.
- Devo tornare – dissi.
- La prossima tra quanto è? – chiese Jigen.
Era intelligente.
Guardai l’orologio.
- 5 ore e 56 minuti –
- Dove abiti? – chiese il samurai.
- A 2 ore di auto da qui –
Vidi Jigen alzarsi e andare verso la porta.
- Che stiamo aspettando per partire e portarla a casa? –
Peccato che io non avessi una casa.
Si alzò anche Lupin e Goemon mi prese in braccio per non farmi camminare.
 
 
- Grazie – dissi .
- Per cosa ? – chiese Jigen girandosi.
- Per salvarmi una seconda volta- gli sorrisi per quanto mi fosse possibile.
- Scusa la franchezza, ma io avrei preferito morire vista la tua situazione – disse il samurai al mio fianco.
Lo guardai negli occhi.
- Non puoi capire – dissi fredda e con lo sguardo nel suo.
Se non lo facevo io, lo avrebbe fatto qualcun altro , e quel qualcun altro era mia sorella .
- Chiunque sia che ti fa questo non deve essere scusato- disse buttando fuori il fumo dalla bocca.
-  Non lo sto scusando –
-  Siamo quasi arrivati – disse Lupin.
Mi guardai attorno.
-  Lasciatemi qui – dissi – non dovete farvi vedere-
- Per il nostro o il tuo bene? –
L’auto si fermò.
- Per quello di entrambi – risposi aprendo la portiera che dava sul marciapiede.
- Come arriverai a casa? – chiese Lupin.
- Andrò a piedi – scesi dall’auto – e quella non è casa mia- è la mia prigione.
Richiusi la portiera e iniziai a camminare per quanto mi era possibile.
Già dopo una decina di passi mi dovetti appoggiare a qualcosa per non cadere.
Sentivo la ferita pulsarmi da sotto la fasciatura, dovetti iniziare a fare pressione con una mano, mi accorsi che la felpa era completamente chiazzata di sangue , non era una buona idea girare per strada ridotta così.
- Ragazzina non è una buona idea camminare nelle tue condizioni – una voce alle mie spalle.
Sospirai senza voltarmi.
- Non farmi la predica –
Feci un altro paio di passi, ma mi fermai di nuovo dal troppo dolore.
Dovetti impedirmi di piangere.
- Dovresti ascoltarlo Aria-
- Mettiti questa, così coprirai la macchia – Jigen mi aiutò a mettere la sua giacca, e poi me la chiuse davanti.
- Grazie – sussurrai mentre guardavo le sue mani che mi abbottonavano la giacca.
Goemon si unì a noi .
- È Farsini vero? – disse.
Per poco non caddi a terra.
- Devo andare – dissi fredda.
- Non ti lascerà mai andare-
Feci un passo verso di lui.
- Credi che non lo sappia? – dissi quasi gridando, poi tornai alla ragione, mi calmai – ora dovete andare – mi allontanai da Goemon.
Lo vidi abbassare lo sguardo.
Non poteva capire.
Nessuno di loro poteva capire.
Mi lasciarono andare.
 
Digitai la password al cancello.
- Sei tu! – sentii.
Il cancello si aprì lentamente.
- Ho bisogno di aiuto per entrare, mi hanno sparato-
Lo sentii ridere, poi spense il citofono.
Arrivarono 2 guardie con una carrozzina.
Uno mi aiutò a sedermi, l’altro iniziò a spingermi dopo che mi fui seduta; mi portarono alla villa passando per l’immenso giardino.
Arrivammo all’ingresso dove si estendeva quello che più che un salone sembrava un trilocale.
Lo vidi sulla poltrona bianca mentre leggeva le ultime notizie sul giornale.
Sapevo che in realtà aveva programmato tutta la scenetta.
Mi portarono di fronte a lui.
Gli diedi lo zaino.
- Ho i diamanti – dissi.
Mi guardò dopo aver messo giù il giornale.
-  Sei in ritardo –
Abbassai lo sguardo.
-  Mi hanno sparato – mi giustificai.



SALVE A TUTTI :D
Spero che vi piaccia questo capitolo :)
Scusate per il ritardo *si inginocchia e chiede scusa*
Spero che vi piaccia così mi perdonerete il ritardo
Fatemi OVVIAMENTE sapere se ci sono orrori scritti in questo capitolo, se vi piace , non vi piace, se piuttosto di leggerlo preferite farvi un endovena, ditemi tutto
BUONA LETTURA.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-         Davvero ce ne andiamo così senza aiutarla Lupin? Non ti senti in colpa? –
Lupin guardò il suo migliore amico.
-         Gli ho inserito una cimice nella tasca- si alzò e andò a prendere il ricevitore insieme a una sigaretta, poi si sedette al tavolo con i due .
Accese il ricevitore.
-         Chi ti ha ferito? – chiese una voce maschile .
-         Mi sono curata da sola – rispose la bionda.
Si sentì un rumore e poi qualcuno cadere a terra.
-         Non mentire! – gridò l’uomo.
Ci fu un attimo di silenzio.
-         Sono stata all’ospedale e…- un altro colpo seguito da un gemito di dolore.
-         Per la miseria Lupin! La sta picchiando! Davvero stiamo qui a non fare nien..-
-         Stai zitto Jigen – lo ammonì Goemon.
Jigen non riusciva a mettersi l’animo in pace, la ragazza che aveva schivato un suo proiettile e li aveva seminati con tanta agilità, ora si stava facendo picchiare , senza fare niente.
-         Lupin, mi ha curato Lupin –
Perché ci aveva messo così tanto a dire la verità?
Aveva preferito farsi picchiare che dire che erano stati loro ad aiutarla, non avevano bisogno di protezione.
-         Hai controllato che i diamanti siano veri e che non ti abbiano fregato? – disse l’uomo al ricevitore.
Goemon e Jigen si girarono verso Lupin allarmati che potesse aver scambiato i diamanti.
-         Sono veri i diamanti –
Dal ricevitore non provennero più rumori per una decina di minuti che per i tre ascoltatori sembrarono interminabili.
-         Ti faccio preparare del the – si sentì dal ricevitore.
-         Grazie –
Un altro silenzio.
-         Come sta Alyssa? – chiese Aria.
-         Prima o dopo? – chiese l’uomo.
I tre si stavano imaginando la scena, e per quanto la loro immaginazione potesse essere simile, fu il cecchino quello che riuscì ad arrivare più vicino alla realtà visto che Goemon non si sforzava nemmeno di troppo e voleva essere più un ascoltatore passivo, mentre Lupin era impegnato a come tirare fuori Aria da lì.
-         Dopo – sussurrò insicura.
Sembrò quasi di sentire il bolo di vomito che andava giù in quel momento.
Farsini probabilmente sogghignò.
-         Ha un braccio paralizzato – bevve un po’ di thè caldo – ma presto tornerà a riutilizzarlo, sei fortunata che io abbia un laboratorio dove ci siano degli ottimi medici e scienziati –
Aria non rispose.
-         Sai cara, oggi stavo guardando meglio Alyssa, sta diventando proprio una bella ragaz..-
-         Ha 11 anni! – gridò Aria con la voce strozzata, probabilmente si alzò in piedi mentre disse questo.
Goemon si alzò.
Non poteva più solo restare un ascoltatore passivo, voleva agire e non stare fermo a sentire come evolveva la situazione .
Jigen si tolse il cappello.
-         Ha solo 11 anni – ripeté supplicante Aria.
-         Signor Farsini, volevo sapere se…- un’altra voce di donna, voce conosciuta ai tre.
-         Fushiko cara, parleremo di affari un’altra volta – disse liquidandola.
Jigen si alzò di scatto, e fece caricò la pistola.
-         Questa è la volta buona che la uccido –
Lupin non seppe cosa dire, e Goemon non aveva un’opinione molto diversa da quella del suo amico.
-         È solo lì per affari, lei non centra , probabilmente –
-         Lei non fa niente per fermarlo, ha appena picchiato quella ragazza, e lei fa domande per gli affari ! – Goemon era scandalizzato, perché essendo un samurai d’onore, non sopportava l’indifferenza della ente verso i bisognosi.
Nel frattempo, Aria e Farsini , avevano cambiato stanza.
-         Zitti stanno parlando –
Si sentirono un po’ di interferenze.
-         Prima dicendo che tua sorella sta diventando bella, non intendevo dire che tu non lo sei anzi… - silenzio – assomigli a una bambola di porcellana –
Silenzio.
-         Lei ha 11 anni e.. –
-         Non l’ho toccata – sospirò – vederti inerme in carrozzina, mi da ancora più l’idea che tu sia una bambola .
Lo voce dell’uomo si avvicinò di più alla cimice .
-         Non essere triste Aria, la porta è chiusa a chiave, non ci disturberà nessuno, te lo prometto –
Si sentì il rumore di una zip che si apriva, e con tuta probabilità il rumore di quella cerniera apparteneva alla felpa di Aria.
-         Te la togli tu la giacca, o lo faccio io – non era una domanda.
A Jigen venne in mente la sua giacca nera che le aveva dato per nascondere la macchia di sangue.
Si sentì un altro fruscio, un altro, e poi un altro ancora.
-         Il tuo corpo è sempre molto eccitante, ora ti do una mano con il reggiseno –
Jigen era arrivato al limite.
-         Spegni quell’affare – ordinò.
Lupin rimase immobile ad ascoltare, le mani incrociate che tenevano su la fronte.
Si sentì un singhiozzo di pianto.
-         Starò attento visto che sei ferita e hai una fasciatura –
-         Spegni quell’affare subito! – gridò Jigen sbattendo i pugni sul tavolo.
Goemon tirò fuori la katana, ma Jigen fu più veloce e zittì quel ricevitore per sempre con un colpo di pistola.




L'AMATO ANGOLO DELL'AUTRICE
Salve a tutti :D
Scusate, il ritardo , è che in queste settimane ho avuto tutte le verifiche del mondo!!! Come se in un anno tutti si accorgessero che le verifiche si fanno ora
Spero che il capitolo vi piaccia anche se ho sperimentato la narrazione in terza persona per visualizzare ciò ceh fanno i nostri tre baldi giovani
Fatemi sapere se l'esperimento è riuscito, anche perchè non sono abituata a usare la terza persona
Scusate se è corto :'(
BUONA LETTURA

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quel giorno non fu diverso dai precedenti durante il mio risveglio.
Scesi dalle scale quel giorno senza bisogno di qualcuno che mi stesse intorno per prendermi in caso mi trovassi improvvisamente con il muso a terra e incosciente.
Nel silenzio sentii mia sorella ridere.
Se fosse stata un’altra vita, un’altra situazione e se soprattutto non fosse stata questa situazione probabilmente non mi sarei allarmata , anzi sarei stata contenta, ma purtroppo ero in questa vita.
Mi immaginai lui che le metteva le mani addosso.
Iniziai a correre.
Per quanto fossi guarita mi sentii esausta alla fine della lunga scala, che sembrava infinita, arrivai in cucina.
Alyssa guardava nel suo piatto e rideva.
Mi si sollevò un peso dal cuore, ero così felice che non fosse la visione orribile che avevo immaginato.
-         Fanne altre!  Altre! – gridò ridendo.
Non capivo a chi si riferiva, però restai sulla soglia leggermente nascosta per guardarla ridere.
-         Dopo le devi mangiare però! – una voce conosciuta.
Mia sorella si mise in bocca un pezzo di toast a forma di panda .
-         Ho capito  - una voce alle mie spalle – perché subisci tutto il male che ti fa - .
Mi girai.
-         Cosa ci fai qui? – chiesi fredda.
-         Sono il nuovo domestico – mi rispose Jigen – vedo che oltre a stare in piedi riesci anche a correre, mi fa piacere - .
Abbassai lo sguardo.
-         Non dovresti essere qui – dissi – dovresti andartene – mi diressi in cucina .
Quello che vidi era… strano e bizzarro.
Vidi Lupin lanciare in aria tre fette di pane e Goemon tirare fuori la katana a una velocità impressionante e fendere l’aria.
Le fette di pane ricaddero nel piatto.
-         Solo per la principessa Alyssa ecco una rana, un maialino e… Goemon che cavolo è ques..-
-         È una scimmia! – gridò offeso.
-         E ti sembra una scimmietta? Non sei per niente artistico, dovresti solo vergogn…-
Iniziai a ridere facendoli girare tutti verso di me .
Mia sorella mi si lanciò in braccio.
-         Hai visto? Fanno cibo con gli animali! – mi mise in bocca la testa di qualche animale.
Le sorrisi dolcemente.
Guardai i due che mi fecero ciao con la mano.
-         Aria vedo che hai già conosciuto i nuovi servitori – la sua voce risuonò nella stanza diventata silenziosa dopo il suo arrivo.
Jigen prese i piatti sporchi.
-         Sono un po’ rumorosi come domestici, ma ci vuole un po’ di rumore visto che stai sempre in silenzio –
M’irrigidii, abbassai lo sguardo su mia sorella , e poi andai a sedermi a tavola.
-         Alyssa ora c’è la tua lezione di violino, andiamo –
Lo guardai preoccupata e terrorizzata, ma lui mi sorrise.
-         Aria , rilassati un pochino. Voglio solo sentire tua sorella che suona un po’ –
Nel giro di due minuti restai sola con i miei tre conoscenti.
-         Cosa volete ? – chiesi .
-         Aiutarti – rispose Lupin mettendosi il cappello da cuoco – ridarti la libertà –
Era impossibile.
-         Come mi avete trovato? –
-         Avevi una cimice con GPS nella felpa –
Inghiottii un bolo di vomito  e strinsi i pugni.
-         Cos’avete sentito? – riuscii a sussurrare.
Non risposero. Uno di quei silenzi che valeva più di mille parole.
-         Vi voglio fuori da qui… - dissi infilandomi le unghie nei palmi della carne per non piangere.
-         Non ce ne andremo sapendo ciò che ti fa – disse Jigen avvicinandosi.
Una lacrima scappò alla barriera che avevo tentato di creare per non mostrare la mia debolezza.
Dopo quella altre lacrime scapparono.
-         Alyssa non lo deve sapere.. – i palmi avevano delle piccole gocce di sangue - … ora torno in camera – mi alzai – ci sono altre cimici? –
Fecero segno di no, ma non mi fidavo lo stesso.
-         Vi voglio fuori di qui tutti e tre – m’incamminai verso le scale.
-         Non sei la sua bambola . disse Jigen raggiungendomi.
Come si sbagliava , io dovevo essere ciò che voleva lui, per non farla uccidere, per non farle fare la stessa fine.
Era tutto ciò che restava della mia famiglia.
-         Ti sbagli – andai in camera.
Non passai più dalla cucina quel giorno, e cercai di non pensare a quello che mi aveva detto prima Jigen.
Andai in biblioteca per rilassarmi.
Perché volevano aiutarmi?
Ero stata sola, indifesa e usata per molto tempo, perché proprio ora ?
Quando avevo chiesto aiuto, nessuno mi aveva aiutato e avevo continuato a vivere così, da schiava.
Da bambola.
Non avevo più bisogno di aiuto.
Presi il libro che avevo lasciato sulla scrivania, e continuai a leggerlo.
-         Aria – sentii.
Vidi una donna e lui.
-         Lei è Fujiko. Ti aiuterà nel prossimo colpo – la donna si sedette di fronte a me.
Era bellissima.
Cosa ci faceva con lui?
Tirò fuori una cartina.
-         Qui hanno la cassaforte – indicò un punto sulla cartina, era quella di una casa – la mafia russa di solito ha telecamere qui e qui – indicò altri punti – le guardie saranno presumibilmente qui e… - indicò altri punti .
La mafia russa?
-         Non ci riusciremo – dissi all’improvviso interrompendo il suo flusso di parole.
Mi guardarono entrambi.
-         In due solamente, non ci riusciremo mai –
-         Ho una squadra – rispose la donna – saremo in 5 con te -


Il fichissimo angolo dell'autrice
Salve a tutti :)
Com'è andata a fine la fine della scuola? Io mi studio matematica questa estate :'(
Purtroppo per voi però ho ancora molto tempo libero e quindi credo che continuerò a scrivere storielle di qua e di là, perciò potrei capirvi se improvvisamente aveste delle tendenze suicide e che improvvisamente quella sparachiodi che tenete sul comodino non vi sembra più inutile come pensavate.
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo :)
Fatemi sapere .
BUONE VACANZE E BUONA LETTURA


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il telefono di Lupin iniziò squillare, ma fu Goemon a rispondere.
-         Chi è? – chiese Lupin mettendo i piatti nella lavastoviglie.
Il samurai passò il cellulare all’amico , e continuò a spazzare per terra con il terzo del trio.
Al samurai donava molto la divisa da maggiordomo.
-         Mon Amour – si sentì gridare – mi sei mancata così tanto piccola mia e… -
Restò in silenzio ad ascoltare la donna che stava dall’altra parte del telefono.
-         Non so nemmeno cosa sto facendo, maledizione!! – Jigen buttò la scopa a terra.
Il moro guardò il samurai preso dalle pulizie.
-         Come fai a pulire così bene? –
-         È semplice devi fare così: “togli la cera, metti la cera, togli la cera, metti la cera, togli la ce…”-
-         Okay, ho capito – disse prendendo la scopa e imitando l’amico.
-         Ragazzi – disse Lupin ancora sognante per aver appena parlato con Fujiko – questa sera andiamo a pattugliare –
-         Non mi muovo da qui – disse Jigen .
I due lo guardarono confusi.
-         Non credo sia un bene lasciare Aria da sola con lui-
-         È rimasta da sola con lui per così tanto tempo e non credo che ser… - Lupin disse appositamente queste parole per osservare la reazione del suo amico.
-         E abbiamo visto com’è andata – rispose acido.
Decisero così che sarebbero andati solamente il ladro e il samurai , mentre il cecchino sarebbe rimasto a controllare la ragazza bionda.


 
Mi lasciarono sola in biblioteca dopo che io e Fujiko avemmo discusso di un ideale piano d’attacco anche se ci mancavano informazioni su quante guardie ci fossero, informazioni che ci avrebbe dato la sua squadra dopo la pattugliazione.
-         Cosa stai leggendo Aria? – chiese lui.
Chiusi il libro.
-         Racconti del terrore – risposi.
Mi prese la mano.
-         Non credi che dovresti leggere qualcosa di meno spaventoso? – chiese accarezzandomi il dorso.
Mi irrigidii.
-         Non sono così paurosi – in confronto a questo tutto era meno orrendo.
Sembrò capire cosa mi attraversava la mente, il che mi fece irrigidire ancora di più.
-         Andiamo – mi strinse la mano e mi trascinò fuori dal mio rifugio cartaceo.
Attraversammo la cucina, il salone e poi salimmo le scale per ritrovarci nel corridoio del piano superiore.
Camminai a testa bassa.
Prima di entrare nella camera mi girai, forse per cercare aiuto.
Trovai lo sguardo di Jigen , e poi la porta si chiuse.
Mi fece sedere al bordo del letto.
-         Dovrò comprarti dei vestiti più provocanti, come quelli di Fusjiko. Era una bellissima donna, ma non aveva i tuoi occhi azzurri da bambina – mi tolse la felpa facendomi rimanere in jeans e canottiera.
Mandai giù diverse lacrime quando si tolse la camicia, le avrei tenute per il peggio, e il peggio stava per iniziare.
La maglia aderente che aveva addosso mostrava i suoi rotoli di carne.
Volevo vomitare, ogni volta volevo vomitare, volevo scappare, volevo difendermi o dire qualcosa, ma non lo facevo mai, ero consapevole delle conseguenze.
-         Il rosso ti starebbe bene come colore – mi tolse anche la canottiera – alzati –
Eseguii l’ordine.
Iniziò a togliere i bottoni dei miei jeans.
Sentii gli occhi pizzicare.
Sentimmo bussare.
-         Sono occupato ora!! – gridò.
-         Signore, è urgente, un problema al laboratorio – disse una voce fuori dalla porta.
Lo sentii imprecare, si rimise la camicia e corse fuori.
Mi risedetti suo letto.
Restai immobile un paio di secondi, poi iniziai a piangere silenziosamente.
La porta si aprì di scatto, e qualcuno corse verso di me.
Mi mise le mani sulle spalle e il viso all’altezza del mio.
-         Aria, guardami –
Lo guardai, poi corsi in bagno a vomitare.
Mi guardai allo specchio e poi vomitai di nuovo .
Mi appoggiò la felpa sulle spalle , mi aiutò ad alzarmi, mi voltò verso di lui e me la chiuse .
Lo abbracciai e appoggiai la testa sulla sua spalla.
-         Non sono solamente la sua bambola, io sono tutto ciò che vuole –
Lo sentii toccarmi i capelli che ricadevano sulla schiena .
-         Non dire niente, per favore – lo dissi con voce supplicante – per favore Jigen –
Restò in silenzio esattamente come gli avevo detto mentre io piangevo  per tutto ciò ce non era andato per il verso giusto nella mia vita.
Piansi per i miei genitori, per la loro morte , per Alyssa che non sapeva cosa succedeva, per la sua innocenza, piansi per la mia condanna, per il ricatto di vita e morte che dovevo sopportare, per il fatto che fossi debole, per fingere che tutto andasse bene e piangevo per il male che sopportavo.
-         Sono debole – chiusi gli occhi.
-         Proteggere tua sorella non è una cosa da deboli –
-         Lei è tutta la mia famiglia –
Restai in silenzio per circa un paio di minuti prima di parlare ancora.
Finii per raccontargli la mia storia, di come i miei morirono in un incendio disastroso, di come svenni e causa del fumo e di come mi risvegliai in questo posto, di come inutilmente all’inizio mi ero ribellata prima che mia sorella uscisse dal coma.
Gli raccontai del ricatto, del collare che indossavamo sia io che Alyssa di come lei sarebbe morta folgorata se non rispettavo gli orari o qualsiasi altra cosa, di come lei sarebbe morta soffocata se io avessi tentato di togliere il mio .
-         Non preoccuparti, non sei più sola, noi ti aiuteremo – mi allontanò e mi sorrise.
-         Grazie – dissi.
Mi guardò confuso.
-         Per aiutarmi anche se vi avevo detto di andarvene. Non fatelo –
Mi prese il polso delicatamente.
-         Cambiamo stanza – annuii asciugandomi le lacrime.
-         Che hai combinato al laboratorio? – chiesi mentre ci dirigevamo in camera mia .
-         Non ne so niente , so solo che ci sono un po’ di buchi di proiettile qua e là -




L'ANGOLO DELL'AUTRICE RITARDATARIA
Salve a tutti :)
Purtroppo non ho potuto inserire il capitolo prima a causa di un prolungato soggiorno in Toscana e dal cellulare non riuscivo a combinare molto :'(
Spero mi perdonerete tutti ... e spero che il capitolo vi piaccia
Buone vacanze a chi parte :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Jigen guardò Aria dormire.
Qualsiasi cosa stesse sognando sembrava felice, e questo era l’importante.
L’uomo prese la sedia e la mise al suo posto, e lo stesso fece anche con la coperta, dopotutto era un maggiordomo, doveva pur fare qualcosa.
Mentre piegava, o almeno ci provava, la coperta pensò al gesto che aveva fatto la bionda, di come lo stava osservando mentre faceva finta di dormire; anche perché non si sarebbe mai addormentato in un momento simile, lo aveva fatto per vedere cosa combinava Aria.
Si avvicinò al bordo del letto dove c’era lei, e si fermò a osservarla come aveva fatto lei poco prima.
Notò i lineamenti dolci incorniciati dai capelli color miele e due sorprendenti occhi azzurri.
Era così bella.
Le accarezzò il viso con il dorso della mano, e in quel momento non potè fare a meno di pensare in che condizioni l’aveva trovata solo poche ore prima.
Lei non meritava questo.
Nessuno lo meritava.
L’avrebbe tirata fuori da lì anche se fosse stata l’ultima azione della sua vita.
Era una tacita promessa.
Le toccò i capelli.
Uscì dalla stanza, e come le aveva detto restò fuori a fare la guardia.
Circa un’ora dopo vide Lupin e Goemon avvicinarsi a lui che stava in piedi appoggiato alla porta.
- Com’è andata ? – chiese Jigen aspirando il sapore acre del tabacco.
Lupin si sedette a terra e tirò fuori la cartina della casa dove dovevano fare il colpo.
- Ho una buona e 2 cattiva notizie, quale vuoi sentire prima? –
Jigen non rispose.
- La cattiva notizia numero uno, è che il colpo è un suicidio, quella buona è che ci sarà un quinto membro. –
- E qual è l’altra cattiva notizia? – chiese Jigen leggermente irritato.
- Il quinto membro è Aria – disse freddo.
Goemon rimase in silenzio, nemmeno lui sapeva questa parte qui; Jigen sbatte la testa contro la porta.
- Maledizione! –



Mi svegliai nel pieno della notte completamente sudata.
Gli incubi che non mi abbandonavano erano con me anche quella notte.
Era diverso dal solito però.
Sognai Alyssa con la faccia stravolta dalla cattiveria che uccideva a sangue freddo Jigen, Lupin e Goemon .
Accesi la luce del comodino e andai a farmi un giro in bagno per sciacquarmi la faccia, uscita dal bagno mi soffermai a guardare la stanza illuminata solo dalla lampada che avevo sul comodino.
Vidi una figura in piedi davanti alla finestra.
Pensai di morire d’infarto.
- Goemon, cosa ci fai qui? Sono morta dalla paura – dissi appoggiandomi allo stipite della porta del bagno dal sollievo.
- Fai spesso incubi vero? – chiese seguendomi con lo sguardo mentre tornavo a letto.
Non mi abbandonano mai gli incubi, erano una delle poche certezze che avevo.
Non risposi.
- Stiamo cercando di aiutarti – disse.
- Lo so – entrai sotto le coperte – mi dispiace di farvi preoccupare così tanto. Buonanotte –
Mi addormentai, anche se quel sogno mi aveva parecchio infastidito.
Mi risvegliai con la luce del sole.
In camera oltre a me non c’era nessuno.
Scesi in cucina appena fui vestita.
Per le scale incrociai Lupin.
- Buongiorno Lord – disse fermandosi.
Mi girai e lo vidi alle mie spalle.
Iniziai a sudare freddo.
- Buongiorno signorina Aria – disse Lupin guardandomi dritto negli occhi.
Abbassai lo sguardo e iniziai a scendere le scale cercando di allontanarmi da lui, e sperando che non si ricordasse di ieri sera.
Cosa alquanto impossibile.
- Aria – mi chiamò – dopo volevo fare una passeggiata –
Ciò significava che dovevo andare anche io con lui.
Non risposi.
Arrivai in cucina , salutai mia sorella che mangiava con gusto i suoi cereali e Goemon ai fornelli.
Mi guardai intorno.
Dov’era Jigen?
Restai seduta con lo stomaco chiuso, e la paura che qualcuno avesse capito che fosse lui ad aver lasciato dei ricordini in piombo nel laboratorio.
- Non mangi? – chiese il samurai.
Feci no con la testa mentre torturavo un toast.
- Sorellona che succede? – chiese con la vocina dolce
Ripensai al sogno che avevo fatto, ma lo scacciai via.
- Non ho molta fame oggi, mangerò sicuramente di più a pranzo –
Vidi Jigen arrivare e spontaneamente sorrisi nel vedere che non gli era successo niente di male.
Mia sorella probabilmente si accorse del sorriso che comparve, e infatti si girò a guardare la porta per vedere cosa attirasse la mia attenzione.
- Buongiorno Aria. Buongiorno Alyssa – disse da perfetto maggiordomo – avete bisogno di qualcosa? –
- Mi ascolti dopo mentre suono il violino? – chiese la mia sorellina.
- Ma nean.. – Goemon gli tirò un calcio negli stinchi, e ricevette un’occhiataccia di fuoco -..che se cadesse il mondo potrei perdermi voi che suonate –
Risi di sottecchi.
- È molto dotata come musicista, non ti annoierai - dissi.
Mi guardò.
- Voi cosa farete dopo? – mi chiese.
Restai in silenzio.
Abbassai lo sguardo.
- Io..io andrò a passegg..-
- Ariaaa! – sentii.
Lo vidi sulla porta della cucina.
- Pronta ad andare?? – chiese contento.
Annuii.
Mi alzai e andai verso di lui, nel percorso tra tavolo e porta , Jigen mi venne addosso e mi infilò qualcosa nella tasca dell’impermeabile.
- Si chiama Kara – mi sussurrò – scusi signorina, spero di non averle fatto male-
Scossi la testa.
Andai da Lui, e mi fece segno di prenderlo a braccetto prima di uscire.
Misi la mano libera nella tasca.
Era una pistola.



Arrivammo al parco.
Era desolato la mattina, c’era solo qualche persona che faceva jogging, un paio di dog sitter, e qualche coppietta di anziani.
Camminammo in silenzio mentre continuavo a torturare la pistola che avevo in tasca.
Cosa sarebbe successo se gli sparavo?
- Aria, credi che dopo la morte, ci sia un luogo per noi? – chiese all’improvviso.
La sua domanda fu tanto improvvisa quanto l’impulsività della mia risposta.
- Si, l’inferno – dissi secca.
Mi pentii immediatamente delle mie parole.
- Credevo che avessi paura di me- disse strattonandomi.
Restai in silenzio e lo guardai dritto negli occhi.
- O almeno credevo che tenessi alla salute della piccola Alyssa. Credo che le romperò…-
- Non lo faccia!! – dissi terrorizzata – la prego, non lo faccia-
Iniziò a ridere.
- Sei adorabile quando supplichi –
Riprese a trascinarmi per passeggiare, o almeno fare finta. Questa me l’avrebbe fatta pagare, e speravo la facesse pagare a me e non a mia sorella.
Iniziai a sudare freddo a quell’idea.
- Ragazza!! – sentii gridare.
Non ci feci caso.
- Non girarti! – mi ordinò all’orecchio.
- Ragazza! – gridò di nuovo la stessa voce, ma più vicina questa volta.
Sentii toccarmi una spalla da una mano, che tenacemente mi fece girare contro la mia volontà.
- Ragazza – un uomo con l’impermeabile giallo mi era davanti.
Mi sentii mancare quando lo riconobbi, e pregai che lui non riconobbe me .
- Ha qualcosa che non va la mia fidanzata? – Per poco non vomitai alla parola fidanzata.
L’uomo con l’impermeabile mi guardò confuso.
- Sono l’ispettore di polizia Zenigada –
M’irrigidii.
- Cosa volevate signor ispettore allora? –
Cercò qualcosa nelle tasche , ma poi tornò a guardarmi.
- Credevo che lei fosse un’ altra persona, ma mi sono sbagliato –
Grazie al cielo.
Tirò fuori una foto dove c’erano tre uomini di spalle, uno vestito da samurai, uno con una giacca rossa e uno con una giacca nera.
Li riconobbi immediatamente.
- Li hai mai visti questi uomini?-
Feci segno di no con la testa.
- Se li vedi stai attenta, sono pericolosi –
L’uomo uomo pericoloso era l’uomo al mio fianco, e lui non se ne rendeva conto.



- Non mi piace come ti sei comportata, e poi quell’ispettore ti guardava come se… - lo sentivo rabbioso.
Mi arrivò uno schiaffo.
- Parli con i poliziotti? – gridò.
Feci segno di no.
Un altro schiaffo più forte mi fece cadere a terra.
- Parla per la miseria! –
- No – sussurrai.
Lo vidi alzare la mano.
- Non sei un uomo se picchi una donna – disse Goemon afferrandogli la mano.
- Ti pago per lavorare, non per parlare –
- È un codardo chi picchia le donne –
- Vattene Aria! – tuonò.
Mi alzai e me ne andai.
- Tieni d’occhio l’ora –
Tirai su la manica e guardai l’orologio.
5 minuti.
Andai di corsa in camera e aspettai mettendomi davanti alla finestra.
Lentamente iniziai a piangere.
Jiegen entrò quando mancavano 102 secondi.
Si avvicinò a me .
- Non toccarmi – gli dissi.
Mi guardò il polso con la manica alzata.
Mi accompagnò al letto, mi fece sedere e appoggiare la testa sul suo petto.
- Mi dispiace tanto – dissi.
Gridai dal dolore e chiusi gli occhi.
Lo sentii stringermi forte.
Sentivo la pelle bruciarmi e il sangue bollire all’interno del mio corpo.
Volevo scorticarmi viva per far smettere il dolore.
Infilai le unghie nel mio braccio, strinsi i denti.
Improvvisamente smise.
- Mi dispiace…-sussurrai prima di svenire.




L'angolo dell'autrice che vi ama tanto
Ciao a tutti oh oh oh *alla Tanaka*
La vostra (dolce) autrice ha già deciso come finirà a storia, ma siccome è poco intelligente e molto all'antica ha deciso di giocare al piccolo amanuense, e quindi tutta la storia è scritta in un pratico quaderno , he però non può trasmettere ciò che ho scritto al pc.
Questo significa che mi toccherà fare un doppio lavoro di copiatura e tante belle cose che è una palla assurda, quindi se i capitoli sono troppo corti, o non li inserisco dopo un po' di tempo, avete tutto il diritto i linciarmi.
Spero che questo capitolo vi piaccia :D
(Da notare un altro piccolo esperimento in terza persona all'inizio)
Grazie per le recensioni , che sono magnifiche , e ogni volta che le leggo mi viene praticamente da piangere :')
Grazie ancora , e spero che il capitolo vi piaccia (lososonoripetitiva)
Buona lettura

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Questa è la nostra dolce Aria :) come la trovate ?
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E per non dimenticarci del Co-protagonista
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Mi risvegliai con un forte odore di nicotina.
Ero con il viso nell’incavo del collo di Jigen.
Mi stava accarezzando i capelli, quindi non mi mossi subito, quel gesto d’affetto, le carezze in generale, mi mancavano.
In quel momento mi ricordai cosa voleva dire ricevere un gesto d’affetto, riprovai un’antica sensazione sepolta dagli anni di segregazione.
Era piacevole, anche se ero a peso morto sul corpo del moro.
Mi mossi leggermente per spostare il peso, e questo bastò a far smettere le carezze.
-         Puoi continuare – gli dissi restando nella mia posizione, con la testa sulla sua spalla.
-         A fare cosa? – chiese .
-         Ad accarezzarmi. È piacevole  - chiusi gli occhi .
Sentii il suo viso contrarsi.
Forse sorrideva.
Riprese a toccarmi i capelli.
-         Mi dispiace di…-
-         Non importa – disse prima che potessi finire di parlare.
Sorrisi.
-         Non sai nemmeno di cosa mi dispiaceva –
-         Hai mai pensato di inserire qualcosa tra te e il collare in modo che così non ti possa far male? –
Ci avevo pensato eccome, ma mi era impossibile farlo, perché il collare era ormai una parte integrante del mio collo.
-         Non posso farlo. Ci sono sette aghi dentro la mia pelle che lo tengono attaccato –
Sentii la sua mano fredda toccarmi il collo.
-         Ha pensato a tutto – sussurrò amaramente.
-         Mi dispiace di darvi tanti problemi – sussurrai a mia volta.
-         Riusciremo ad aiutarti –
Più facile a dirsi che a farsi visto che era impossibile.
Aveva studiato tutto alla perfezione.
Tirai fuori la pistola dalla tasca e gliela misi in mano.
-         Non l’ho usata – mi allontanai da lui.
Lui fissò un po’ la sua pistola.
-         Vorrei darti qualcosa per difenderti in caso non ci fosse uno di noi tre –
Sorrisi.
-         È impossibile tirarmi fuori da qui.. – abbassai lo sguardo – senti, promettimi una cosa – alzai lo sguardo per fissarlo negli occhi e lui annuì – salva almeno Alyssa e portala fuori di qui –
Si alzò di scatto dal letto.
-         Non posso prometterlo. Se non ti tiro fuori da qui, ti avrò sulla coscienza per tutta la vita – disse .
Presi la pistola dalle sue mani.
-         Se mi uccido – iniziai e portai la pistola vicino alla bocca– tut… -
Si lanciò verso di me e mi prese l’arma.
-         Non pensarci nemmeno! – gridò.
La mise via.
-         Sarebbe l’unica soluzione..-
-         Non è l’unica! – sembrava arrabbiato.
Gli presi il polso.
-         Sono debole – sussurrai – non ce la faccio più –
Mi strinse la mano.
-         Sei la persona più forte che io conosca… ovviamente dopo di me –
Risi.
-         Non conosci molte persone allora –
Rise.
-         Che fai la spiritosa ora? –
Sentii la porta aprirsi e gli lasciai la mano.
Entrò Lui all’improvviso.
Restai in silenzio.
-         Aria , volevo che ti aggiornassimo sul lavoro per l’avorio, sempre se non l’ha fatto Jigen – sputò quelle parole con rabbia.
Vidi Jigen irrigidirsi alle parole "lavoro per l’avorio."
-         Vede, purtroppo non era nelle condizioni per ascoltare prima – disse in tono di sfida.
Che cosa stava facendo?
Voleva morire?
-         Non ti ho ancora fatto fuori solo perché sei utile al colpo, ma vedi di non tirare troppo la corda. Un maggiordomo è sempre sostituibile – disse freddo.
Lui faceva parte del colpo?
-         Tu fai parte del colpo? – mi lasciai sfuggire.
Si girò a guardarmi.
-         Siamo noi la squadra di Fujiko –
Abbassai lo sguardo.
Per noi probabilmente intendeva anche Lupin e Goemon.
-         Il colpo è un suicidio – disse tornando a guardare Lui.
Rise.
-         So che per il bene di Alyssa andrà alla perfezione, vero Aria? – chiese sarcastico.
Strinsi i pugni incapace di rispondere a quello stronzo che mi torturava .
Jigen digrignò i denti.
-         Fujiko è in biblioteca per organizzare il colpo – disse uscendo.
 
►◄►◄►◄


-         Sei nell’operazione e non me l’hai detto? Ma lui sa che Lup… -
 
-         No, non lo sa – mi fermò prima che io finissi la frase.
Mi sedetti su una delle poltrone della biblioteca.
-         Perché non mi hai detto che eri nel colpo? – mi guardò mentre andava avanti e indietro fumando.
-         Perché è un suicidio-
Lo guardai in cerca di una spiegazione.
-         Ci sono trecento guardie armate fino ai denti quella sera, e senza la minima pietà. Ci uccideranno tutti e non ci sono abbastanza vie d’uscita, è una donna a morte questo colpo –
Entrarono Goemon e Lupin.
Doveva esserci una soluzione, non dovevo morire, non dovevo per mia sorella.
Entrò anche Fujiko.
 
►◄►◄►◄


-         Cosa credi sia meglio fare? – chiese bevendo il suo brandy.
-         Uccidi lui – rispose.
-         C’è del tenero vero? – chiese irritato.
-         Dovevi vedere che sorriso ebete aveva sulla faccia quand..-
Lanciò il bicchiere addosso al muro che si ruppe creando una pioggia di schegge.
-         Maledizione!! –
-         Stai tranquillo. Tu hai me – la voce rilassata del suo interlocutore lo fece tranquillizzare e tornare a sorridere.
-         Cosa farei senza di te? –
-         Niente – sospirò – solo un consiglio, il colpo è davvero un suicidio, vuoi ammazzarla? –
-         Per niente – rispose ridendo – dirò che non si farà più il giorno prima. Voglio ricordarle chi comanda –
Sorrisero entrambi.
-         Del cecchino mi occuperò al più presto-
 
►◄►◄►◄


Non ne potevo più di sentire di quanto fosse pericolosa l'operazione, e soprattutto non potevo sentire più la frase che non potevamo farcela, per loro sarebbe stato un colpo annullato come tanti, per me sarebbe stato una punizione.
Mi sentivo già morta.
Dovevo trovare una soluzione.
-         Sono stanca di parlare, dormiamoci su – disse Fusjiko.
-         Hai ragione mon amour, vuoi che andiamo in una stanza solo io e te, e po..-
Lupin venne colpito in testa da un colpo ben assestato dalla stessa Fujiko.
-         So benissimo dormire da sola – si alzò e se ne andò altezzosamente.
Restammo in quattro attorno alla tavola di quercia.
-         Dovresti smetterla di farti incastrare da quella donna, lei ti usa e basta – disse Goemon con ancora indosso la divisa da chef.
-         Cosa vuoi che ti dica, noi ci amiamo – rispose il ladro con lo sguardo perso in chissà quali innominabili sogni.
Sentii entrambi i suoi due amici sospirare.
-         Jigen in fondo tu mi capisci, anche se non mi ricambia, basta starle vicino no? –
Jigen arrossì.
Mi venne da ridere in quel momento, ma mi trattenni perché questo significava che Jigen aveva un amore non corrisposto.
Ripensai un attimo alle sue carezze, invidiavo la ragazza che le avrebbe ricevute.
Realizzai solo dopo ciò che davvero avevo appena pensato, e quando capii il perché fu terribile.
Non potevo iniziare a provare qualcosa per il cecchino, se si fosse scoperto, sarebbe stata la fine di tutto.
Vidi crollare tutto davanti a me.
Mi alzai lasciando i tre seduti, mi avviai verso la porta senza dire nulla.
-         Buonanotte Aria -  disse il samurai.
Mi fermai per dire la buona notte prima di aprire la porta e andarmene.
 
►◄►◄►◄


Erano rimasti soli, e continuavano a progettare qualsiasi piano per riuscirsi.
Jigen era distratto però, e non dava idee ai due che continuavano a inventarsi piani bizzarri dove in uno centrava l’entrata in scena di una giraffa.
-         Altrimenti potremmo utilizzare un’aquila reale ammaestrata per.. Ehi! Jigen? – disse Lupin notando l’amico distratto.
Il cecchino lo guardò.
-         Si, credo che il piano delle mille tarantole non sia male, ma dove troviamo l’antidoto? – Goemon e Lupin risero.
-         Quello era cinque piani fa –
Il moro li guardò da sotto i capelli, si vergognava per la figura appena fatta, ma non perché era distratto, ma perché i due sapevano a cosa, o meglio a chi stava pensando.
-         Dovremo aiutarla invece di fare piani senza senso – si accese una sigaretta.
-         Sai non ti credevo un tipo da bionde, ma più da rosse –
Lupin ricevette un pugno in testa.
-         Non dare aria alla bocca per niente, pensiamo a qualcosa -.
-          Per ora non è uscito nulla di buono – sospirò Goemon.
-         È passata mezz’ora da quando è andata a letto, vado a controllare che stia bene – il cecchino si alzò e uscì dalla biblioteca in direzione camera di Aria.
Constatò che la porta era chiusa, ma decise di entrare ugualmente usando quell’abilità che da tempo era suo mestiere.
Trovò la ragazza a dormire pacificamente co la sua Magnum stretta in una ma… aspettate, cosa ci faceva lei con la sua pistola?!?
Si tastò le tasche e effettivamente gli mancava una pistola, e quella che aveva tra le mani era proprio la sua pistola.
Non seppe se lasciargliela o menoma in fondo era stata così abile nel rubargliela che in fondo gli dispiaceva riprendersela .
Avvicinò una mano al suo viso.
Sentiva il respiro regolare della ragazza, ed era piacevole vederla dormire.
Restò ad ammirarla per un po’ finché non si rese conto che quello che stava facendo era una cosa leggermente da stalker.
Chiuse la porta una volta uscito dalla stanza.
Si girò silenziosamente per andarsene quando per poco non fece un infarto trovandosi Alyssa alle spalle.
-         Ciao Jigen – disse innocente la bimba – cosa ci facevi in camera di mia sorella? –
Il cecchino era stato beccato, e il suo rossore lo dimostrava.
Restò un attimo a guardare la bimba, e non poté fare a meno di notare che non si assomigliavano molto .
-         Ho controllato che dormisse –
La bimba lo scrutò un attimo.
-         Mi racconti una storia per farmi dormire? – chiese sbadigliando.
Le sorrise dolcemente, e decise di prenderla in braccio.
-         Va bene. Andiamo – si avviò verso la camera di Alyssa.
Entrò e silenziosamente chiuse la porta.
Peccato che non tornò più.

♪ ♫ ♪ ♫ ♪ ♫ ♪


L'angolo dell'autrice
Salve a tutti :D *fa ciao con la manina*
Ho aggiornato oggi perchè ci tenevo farlo prima di fare l'esame per il debito di matematica :'(, che spero veramente di superare per il bene della mia poca autostima.
Comunque non pensiamo a me ma a voi !!!
Come vi va la vita? *immagina che i lettori rispondano BENE in coro*, bene mi fa piacere :)
Dopo i miei convenevoli da sociopatatica possiamo andare avanti XD
Avete notanto che nella storia si alternano il punto di vista del naratore e quello di Aria?
Ecco, se non lo avete notato ve lo faccio notare io, comunque volevo sapere se la cosa mi sta riuscendo o se è un emerita schifezza visto che sto un pò sperimentando :)
Ditemelo vi prego che questo dubio mi sta divorando l'anima
Un bacio grande e Buona lettura
(Lo so, buona lettura scritto in fondo non ha senso)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Scesi in cucina e la trovai desolata.
Strano, era ora di colazione.
Notai che non c’era nemmeno mia sorella , che solitamente era sempre la prima a svegliarsi e a scendere per fare il suo pasto preferito.
Sorrisi a quel pensiero, ma poi venni colta dall’ansia che poteva esserle successo qualcosa.
Volai in camera sua, ma fortunatamente la trovai che dormiva tranquilla.
Sorrisi pensando che forse aveva molto sonno e che non si era svegliata per quello, in fondo anche lei meritava una bella dormita invece di continuare a sorridermi per non farmi sentire una persona più orribile di quanto non fossi già.
Le diedi un bacio sulla fronte, le rimboccai le coperte e uscii silenziosamente.
Decisi che le avrei portato qualcosa da mangiare in camera.
Tornai in sala da pranzo e trovai Goemon seduta sulla tavola.
- Buongiorno – gli dissi.Per tutta risposta mi fece un cenno con la mano.
- Buongiorno bellezza – disse Lupin portando a tavola dei toast, biscotti e latte, e spingendo giù Goemon dal tavolo.
- Buongiorno cameriera dall’ignoto nome – dissi non sapendo come chiamarlo in pubblico.Mi guardò e rise.
- Com’è efficiente il nostro Jigen – si sedette a tavola mettendosi due biscotti interi in bocca – per caso hai una giraffa? –Lo guardai piuttosto confusa.
- No mi dispiace – dissi sorridendo – ma a cosa ti serve una giraffa? – chiesi curiosa.Lui sbuffò.
- Ci serviva per il colpo. È programmato per domani –Tornai seria.
- Mi dispiace – abbassai lo sguardo – io non ho nessuna idea per domani –
- Sai per caso dov’è Jigen? – chiese Goemon sedendosi su una sedia.Feci segno di no.
- Strano…-
- Aspettate un momento, voi non trovate più Jigen? – chiesi.Annuirono all’unisono, e io ebbi immediatamente un orribile presentimento.
Sentivo che era colpa mia .
- Ieri sera non è tornato in camera –
- È colpa mia – sussurrai.Quel presentimento mi stava divorando e i sensi di colpa mi stavano schiacciando al suolo.
- Lui pro..-
- Buongiorno Aria – una mano si posò sulla mia spalla – da quando parli con la servitù? –Mi vennero i brividi.
Cosa poteva aver fatto a Jigen?
Improvvisamente mi toccai il collare.
Qualsiasi cosa gli avesse fatto era più terribile di questa, così terribile che forse..
Mi girai a guardarlo negli occhi.
Non poteva averlo ucciso.
Lupin e Goemon lo guardarono.
Capirono anche loro che lui centrava qualcosa.
- Hai presente l’avorio dei russi? – si sedette affianco a me – ecco vedi, ho capito che forse il colpo è troppo pericoloso per farlo, e noi non vogliamo che tu muoia vero mia piccola Aria? – disse toccandomi una guancia con le dita.
- Quindi lo annulla? – chiese il samurai.Annuì.
- Mi tornerete utili in qualcos’altro, quindi per ora potete continuare a fare i toast a forma di animale-
- Sa dov’è Jigen? – chiese Lupin.Lui sorrise.
- Parlate del ragazzo con i capelli scuri, la barbetta e che sa di nicotina? Beh se intendete lui, non l’ho visto – detto questo si alzò e se ne andò.Mi sembrò quasi di sentirlo sorridere.
Resta in silenzio finché non fui sicura che si fosse allontanato.
- Lo avrà ucciso – dissi con le lacrime agli occhi .Lupin venne ad abbracciarmi.
- Non dire così piccola, lui è un duro, e i duri non muoiono-Lo guardai.
- Nella tua realtà i duri non muoiono, ma nella mia si, e muoiono dolorosamente –Goemon ci venne vicino.
- Dove credi l’abbia portato? – chiese.
- Nel laboratorio, si trova sotto tutta la villa –
- Allora andiamo-
►◄►◄►◄

Jigen non aveva mai desiderato così tanto morire come in quel momento.
Quell’uomo ci sapeva fare con le torture.
Era mezzo nudo legato a una ruota che girava, e di fronte a lui c’era un pistola, che sparava in automatico ogni cinque minuti.
Era già stato colpito a un braccio, su una spalla e sfregiato a una gamba.
Era completamente sanguinante, e sentiva dolore pressoché ovunque , ma non urlava.
Non d fronte alla sua pistola che gli sparava contro.
►◄►◄►◄

- Non so il codice per entrare, ma questa è la porta –Guardammo tutti la porta di metallo.
Lupin era direttamente passato al pannello del codice.
 - Vammi a prendere della farina Goemon – disse osservando morbosamente quel pannello.Il samurai andò e tornò in un attimo con la farina, che misero sul pannello.
- Bene le impronte sono sull’ 1, sul 2 , sul 3, sul 5 e sull’8. Ti dicono qualcosa questi numeri? –Iniziai a pensare.
- Prova 1 , 1 , 2 ,5 ,8, 13 – dissi.Mi guardarono interrogativi in cerca di una spiegazione.
- Nel suo studio c’è il libro di Fibonacci, che ha ideato una sequenza che è questa - .Sentii la saliva che si bloccava nella gola.
- Cosa succede se è sbagliato? – chiese il samurai.Lo guardai.
Avevo le mani sudate dall’agitazione.
- Non lo so – sussurrai.
- Credo sia ora di scoprirlo – disse Lupin digitando il codice.Chiusi gli occhi e mi aggrappai a un braccio del samurai.
Sentii un bip.
- L’ha accettato- 
Girovagammo a vuoto per i primi minuti, non sapevamo dove andare.
Io non sapevo dove andare.
Non ero mai scesa nel laboratorio, né per cure mediche né per sbaglio.
Guardai bene ciò che avevo intorno, sembrava il laboratorio di uno scienziato pazzo, e in fondo era davvero così.
Cercai Jigen con lo sguardo tra tutte quelle colonne di sostegno, scrivanie e scartoffie.
Speravo tanto che fosse ancora vivo, o che almeno non soffrisse più.
Essere lì dentro ci rendeva nervosi, e ogni piccolo rumore anche provocato da noi , ci obbligava a nasconderci come topi.
Ero preoccupata, e terrorizzata che potesse essere troppo tardi.
Improvvisamente l’eco di uno sparo fece breccia tra noi.
Iniziammo a correre verso la direzione da cui era venuto il rumore.
Ciò che vidi quando arrivai fu orribile.
- Jigen – sussurrai con le lacrime agli occhi.Cosa ti ha fatto quel mostro?
Alzò lo sguardo, ci vide e ci fece un debole segno con la mano.
Era ancora vivo!
- Spero di non avervi fatto preoccupare troppo – sussurrò dolorante.Goemon tirò fuori la katana e tagliò la pedana su cui era legato e girava il mio maggiordomo.
Lupin si avvicinò a lui , lo prese un attimo prima che cascasse a terra, lo aiutò ad alzarsi e a camminare perché da solo non ci riusciva.
Io d’altro canto non riuscivo a muovermi, ero così contenta che non fossimo arrivati troppo tardi.
- Quel tipo ci sa proprio fare con le torture – disse Lupin iniziando a trascinare Jigen fuori da qui.Fu più semplice del previsto uscire da quella trappola e portare il cecchino in camera mia.
Semplice senza contare i vari sussurri di dolore da Jigen.
Più gemeva, più mi sentivo in colpa.
Chiusi la porta e lo adagiarono sul letto.
Strappai le lenzuola per avere delle bende, poi aprii la sveglia e tirai fuori degli antidolorifici che nascondevo.
Iniziai a fasciargli la spalla dopo averlo fato sedere.
- Hai perso molto sangue – dissi.
- Non dovresti tirare fuori il proiettile? – chiese con una smorfia di dolore.
- Questo ti ha trapassato la spalla-Gli passai un antidolorifico.
- Come sei finito là dentro? – chiese Lupin mettendosi sul letto.Il moro restò in silenzio.
- Dobbiamo portare Aria fuori da qui il pi…- ebbe un gemito di dolore.
- Jigen non me ne vado senza mia sor..-
- Tua sorella mi ha fatto rinchiudere in laboratorio – disse secco.Calò il silenzio.
Smisi di bendarlo e lo guardai allibita.
Cos’aveva detto?
Forse avevo capito male.
- Come scusa? – sussurrai.Goemon e Lupin non aprirono bocca.
Jigen mi guardò triste.
- Ero venuto a controllare che dormissi e quando sono uscito ho incontrato tua sorella, mi ha chiesto di raccontargli una storia. Appena sono entrato in camera sua sono stato colpito e portato dove mi avete trovato – concluse la storia.
- Non è stata lei, quello che stai dicendo è…-
- Ha montato la pistola che mi sparava contro –Restai immobile a fissarlo.
Non era minimamente concepibile una cosa simile per me.
Jigen si sbagliava per forza, magari aveva avuto un’allucinazione dovuta a un colpo in testa.
- Avrai avuto un’allucinazione – dissi fredda.Mi sfiorò la mano con la sua.
- Io non credo –
- Io credo di si invece- ripresi a fasciarlo, anche se avevo i pensieri altrove.
Perché voleva mettere il seme del dubbio nelle mie certezze?
Finii la spalla, e poi uscii dalla camera.
Non avrei permesso a Jigen di dire altre assurdità.
- Dove vai? – mi chiesero prima di uscire.
- A controllare che nessuno si sia accorto della mancanza di Jigen dal laboratorio –
- Vengo con te – disse il samurai.Uscimmo insieme.
►◄►◄►◄

- Che altro non le hai detto? – chiese Lupin prendendo le pinzette di Aria per tirare fuori il proiettile dal braccio.Jigen guardò il suo amico e sospirò.
Si conoscevano così bene da sapere quando qualcosa non andava, e in quel momento qualcosa non andava in lui.
Era tristemente spaesato, e nei sembrava portare un peso nel cuore.
- Aria non ha mai avuto una sorella – disse secco.
♪ ♫ ♪ ♫ ♪ ♫ ♪
 
Holaaa!!
Ho inserito super presto il capitolo :D
Comunque visto che colpo di scena? Oh Oh Oh!
E' venuto un infarto pure a me quando l'ho riletto XD autrice molto normale dicono°.
Rileggendo i miei scritti ho visto che non manca moltissimo alla fine della storia , anche perchè i capitoli che inserisco sono abbastanza lunghetti.
(Spero non vi dia fastidio la lunghezza del capitolo)
Diciamo che in teoria con altri massimo 5-6 capitoli dovrei aver finito.
Ora che sono ricoverata in ospedale e ho tanto tempo libero sto lavorando a una prossima fanfiction su "La storia dell' Arcana famiglia"
°Bavetta alla bocca quando pensa a Debito°
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di aver iniziato a usare decentemente la suspance, e di aver descritto decentemente le cose .
Fatemi sapere **



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Lasciai Goemon in cucina.
Sembrava che tutti quelli del laboratorio credessero Jigen morto e che qualcuno lo avesse tirato giù dalla pedana per buttare via il corpo.
Incredibile come dessero per  scontato che le cose le abbia già fatte qualcun altro.
Mentre giravo per i corridoi al primo piano aguzzando l’udito per capire cosa se avevano altre teorie, o per capire se qualcuno ci avesse visto.
Svoltai un angolo e trovai mia sorella.
Non fui contenta quanto lei quando mi vide, tutto a causa di Jigen.
 - Aria! – gridò raggiungendomi e abbracciandomi.
 - Non mi ricordo se Rufy era il nome del cane o del gatto della mamma, me lo sapresti dire? – chiesi innocente.
Non so perché feci una simile domanda, forse per liberarmi dal dubbio che mi aveva insinuato il moro.
La sentii irrigidirsi sotto quell’abbraccio.
Noi non avevamo mai avuto animali.
Restò in silenzio.
 - Del gatto – sussurrò.
Chiusi gli occhi.
Sciolsi l’abbraccio e le sorrisi falsamente.
 - Grazie, ora torno in camera –
Mi sorrise e mi fece ciao con la mano.
 - Perché ti interessa? – mi chiese all’improvviso.
Mi girai.
 - Ho visto un cane abbandonato, volevo prenderlo e dargli lo stesso nome di quello che avevamo – feci un sorriso tirato e poi iniziai a camminare lontano da lei.
Il mio passò accelerò fino a diventare una corsa.
Arrivai davanti alla porta della camera, mi dovetti appoggiarmici per non cadere.
La testa mi girava, iniziai a vedere doppio, tanto che al primo colpo non presi la maniglia della porta per aprirla.
Al secondo ci riuscii.
Entrai di scatto e la richiusi dietro di me appoggiandomici stremata.
Goemon era già rientrato, quando mi vide mi corse incontro e mi aiutò a rialzarmi.
Svenni subito dopo.
 
►◄►◄►◄

 
La gente era allegra attorno a quella tavola.
La musica natalizia risuonava nella stanza e ti attraversava lentamente il corpo, quasi come fosse una dolce carezza.
Era Natale, e i due bambini presenti erano contenti dell’arrivo di Santa Claus, ma erano più contenti dei doni che aveva lasciato.
 - Cosa speri ci sia sotto l’albero? – chiese la ragazzina più grande del bambino di forse tre o quattro anni.
 - Un trenino! – gridò il bimbo sorridendo.
Risero entrambi.
Si vedeva che si volevano molto bene.
La ragazzina dal vestito d’oro come il colore dei suoi capelli si avviò verso la tavola dove risiedevano i suoi genitori con amici e parenti.
 - Sorellona guarda!! – si fermò e tornò dal suo fratellino – ci sono anche dei dolci – mise in bocca un cioccolatino – sono buonissimi! – si alzò di scatto – vado a portarne uno ai nonni e a mamma e papà –
Uscì dal salotto e tornò nell’allegra sala da pranzo adiacente.
La ragazzina sorrise tra sé, si avvicinò all’albero di Natale che aveva addobbato con suo fratello e i suoi genitori, prese la pallina di Natale color argento che risaltava tra quelle rosse e l’aprì.
All’interno c’era un anello d’oro con un brillante rosso sopra.
Era bellissimo.
Ed era il regalo della mamma da parte del papà.
Richiuse il falso addobbo, e andò verso la tavola per il dolce .
Vide i visi sorridenti dei presenti.
Fu l’ultima cosa che vide prima di essere accecata da una luce immensa e travolta da un altrettanto calore.
Venne spazzata via dall’onda d’urto.
Sbatté violentemente contro l’albero di Natale.
La forze d’urto di una bomba.
Ci fu tutto nero subito dopo.
Nero e silenzio.
Un nero di morte.
Tra le macerie di quello che rimaneva della casa si mosse qualcosa.
Una piccola, pallida e innocente mano sanguinante apparve all’orizzonte.
Una mano che voleva vivere, e che si fece forza.
Strinse forte ciò che aveva attorno e iniziò a fare leva.
Lentamente comparve un braccio e poi un corpo umano fasciato da un vestito strappato color oro.
Quella ragazzina era viva.
Si alzò faticosamente, e altrettanto faticosamente camminò sulle macerie alla ricerca di qualcuno.
Di qualcuno in vita.
Si abbassò a prendere qualcosa che aveva attirato la sua attenzione.
Una pallina natalizia colore argento.
La strinse tra le piccole mani, e la osservò con le lacrime agli occhi.
Guardò il suo riflesso e iniziò a piangere.
Quella bambina ero io.
 
►◄►◄►◄

Goemon posò Aria sul letto.
 - Che cosa sta succedendo? – chiese il samurai confuso.
Il cechino abbassò lo sguardo.
 - Niente di buono- rispose serio – Aria non ha mai avuto una sorella, è vittima di un ricatto inesistente- le accarezzò i capelli e notò il suo bel viso contrarsi e diventare ancora più pallido di quanto già non fosse.
 - Sta facendo un brutto sogno – sussurrò Lupin.
 - Perché credete sia svenuta all’improvviso? –
Nessuno ebbe una risposta a quella domanda, ma trovarono comunque strano il fatto che da un momento all’altro si fosse sentita male.
 - Come fai a sapere che Aria non ha mai avuto una sorella? – chiese Goemon.
 - Nel laboratorio c’era una fotografia, una tipica foto di famiglia – le brutte notizie non erano finite – non c’erano bambine se non Aria – sospirò un attimo – compariva anche Farsini nella foto –
 - Quindi lui è il padre di Aria?!? – gridò stupefatto Lupin.
 - Io non credo – o meglio non lo sperava – nella foto abbracciava un altro uomo –
 - È mio zio Farsini – disse Aria.
 
►◄►◄►◄


 - Voglio quella foto – dissi alzandomi in piedi – devo averla prima di far saltare tutto –
Jigen mi prese un braccio.
 - Non…-
 - Un’esplosione ha fatto iniziare tutto e un’esplosione lo farà finire –toccai il collare.
Avevo subito tutto questo per niente, per un ricatto che non che non esiste, per una vita che non dovevo salvare.
Ma come mi avevano convinta a credere che Alyssa fosse mia sorella?
A farmi dimenticare Farsini come zio?
Probabilmente avevano fatto degli esperimenti su di me, ed io ero la cavia.
Una stupidissima cavia.
Una cavia che non voleva più vivere sapendo che è stato inutile farsi violentare, maltrattare e usare, perché non stavo salvando la vita di nessuno, stavo solo distruggendo la mia.
Guardai Jigen negli occhi.
“Sai qual è la soluzione” mimai con le labbra.
Si alzò dalla sedia dolorante.
 - Ho subito questo per te – disse indicandosi le ferite.
Mi misi seduta e toccai la fasciatura al suo braccio.
Abbassai lo sguardo.
 - Io ho subito questo per niente – sorrisi amaramente.
La prospettiva della morte mi rassicurava, quasi mi abbracciava, ciò mi permetteva di non versare nemmeno una lacrima.
 - Lupin, Goemon andate dove dovete, non voglio far nascere sospetti – non volevo che anche loro iniziassero a dirmi che cosa non dovevo fare.
Uscirono .
 - Cos’hai intenzione di fare? – Jigen mi mise le mani sulle spalle .
Era preoccupato.
 - Lo sai –
 - Non permetterò che tu ti faccia del male, non ora, non dopo che ho lottato per c..-
 - Ho combattuto per nulla! – gridai  - è stato tutto un inganno. Io ho odiato, e odio quello che mi fanno, ma lo sopportavo, chiudevo gli occhi e mi dicevo “Meglio a te che a tua sorella”. Io non ho mai avuto una sorella!! – la rabbia mi fece infilare le unghie nei palmi delle mani.
 - Io non permetterò che tu ti faccia del male – mmi abbracciò – ti legherò al letto, ti drogherò se serve, ma non lascerò andare in porto il tuo suicidio –
Restai in silenzio e mi abbandonai alle sue braccia che mi stringevano.
Appoggia la testa sul suo petto.
 - Lascia che mi vendichi – sussurrai appoggiando una mano sul suo petto vicino al mio viso.
 - Ti aiuterò se vuoi, ma saboterò il tuo suicidio –
 - Perché? – chiesi allontanandomi da lui.
Restò in silenzio a guardarmi.
 - Renderesti inutile ciò che ho fatto per proteggerti-
Abbassai lo sguardo e sorrisi.
 - Sei l’unico che si è preoccupato per me dopo tanto tempo – lo guardai negli occhi scuri e sorrisi – grazie -.
 - Perché mi sembra tanto un addio questa frase? – si avvicinò e il familiare e rassicurante odore di nicotina mi travolse.
Era un addio.
 - Vorresti farmi continuare a vivere con quello che mi anno fatto? Tu non sai come mi sento – respirai e mi sedetti sul letto – sono così stupida a non aver ricordato prima –
Vidi Jigen fare una smorfia di dolore mentre si sedeva vicino a me .
 - Dammi dell’egoista allora. Voglio che tu viva per mio piacere personale – arrossì leggermente.
Mi prese una mano, scese dal letto e si mise all’altezza de mio viso dopo diversi mugolii di dolore.
Mi guardò negli occhi.
 - Sei un egoista – gli sussurrai mentre avvicinava il suo viso al mio.
 - Lo so – mi sussurrò sulle labbra prima di far appoggiare la sua bocca sulla mia.
Mi aspettavo che le sue labbra fossero dure, quasi calcaree, invece erano morbide e si adattavano perfettamente alle mie.
Come un pezzo di puzzle che combaciava.
Sapevano di nicotina, ma non importava, perché quel sapore mi rassicurava , apparteneva all’uomo che mi accarezzava delicatamente per rassicurarmi, forse per dirmi che lui era lì.
Smise di baciarmi e mi guardò negli occhi.
 - Farò tutto il possibile perché tu non faccia ciò che hai intenzione di fare-
Io farò tutto il possibile per continuare ciò che ho in mente.
 
Andai in cerca di Lupin per la cucina, e quando lo trovai con Alyssa cercai di essere il più naturale possibile.
Chi era veramente quella bambina?
Anche a lei avevano fatto il lavaggio del cervello? 
Era possibile, ma quanto aveva detto Jigen, era stata lei a montare l’impalcatura della pistola che gli avrebbe sparato contro.
E che lo avrebbe ucciso.
Non era così innocente.
Le toccai la testa quando mi avvicinai a Lupin.
 - Devo parlarti – dissi rivolgendomi a Lupin.
Mi guardò e annuì.
Lo portai in un’altra stanza.
 - Fammi parlare con Fujiko – dissi seria.
Mi guardò un attimo confuso, e poi indeciso sul da farsi.
Mi passò il telefono dopo aver digitato il numero, per parlare con lei andai in un’altra stanza ancora, e feci attenzione che nessuno mi stesse seguendo.
 - Ehi lup…-
 - Sono Aria- la interruppi.
 - Oh.. ciao, dimmi pure -  la sentivo confusa.
 - Ho bisogno di sapere come si creano bombe in casa, è per un colpo –
Non rispose subito.
 - Avrai una percentuale, basta che rimanga tra me e te, quei tre non devono sapere nulla –
Comprare Fujiko era piuttosto semplice.
 
►◄►◄►◄

A volte il tempismo è tutto nella vita, come accorgersi che il gas è acceso, che una macchina corre troppo mentre si sta per attraversare la strada oppure accorgersi che manca una pistola dal proprio cassetto.
Per Jigen il tempismo era importante, ma quella volta lo mancò risvegliandosi con una pistola in meno e chiuso a chiave in una stanza.
Sapeva che però non era lui quello in pericolo, ma bensì chi aveva preso la sua pistola.


♪ ♫ ♪ ♫ ♪ ♫ ♪


 
L'angolo dell'autrice in anticipo una volta su un milione
Hi my little readers!
Come state?
Avete visto che brava che sono stata e ho inserito il capitolo presto? *Cadono palloncini e coriandoli perchè per la prima volta sono in anticipo*.
L'ho fatto perchè voglio finire prima dell'inizio della scuola :'( *Piange all'idea*.
Comunque ve gusta questo capitolo?
La lunghezza è sempre più o meno quella degli altri quindi non ci sono problemi.. e sono riuscita a mettere apposto questi maledetti discorsi diretti *Li guarda con odio*. Se ho tepmpo sistemerò i discorsi anche nei capitoli precendenti :)
Volevo dirvi che tirando due somme alla fine della storia mancano massimo due capitoli secondo me.. e un pò mi dispiace a dire il vero, mi ero affezionata al personaggio che avevo inventato.
Vabbè niente discorsi tristi!!
Spero che il capitolo vi piaccia, se trovate problemi fatemi sapere che correggo subito e metto apposto.
Fatemi sapere anche cosa ne pensate :)

Bye (si oggi mi ispirava parlare in lingue diverse XD )


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Fine ***


Leggete è importante: Volevo ricordarvi che quello in cosivo è un flashback!! BUONA LETTURA

Entrai nella stanza di Farsini e gli puntai la pistola alla testa mentre stava ancora dormendo.
Si svegliò quando sentì il rumore del caricatore.
- Non muoverti o ti faccio saltare il cervello -.
Mi sorrise bastardo.
Forse non aveva capito la situazione.
- Aria, tesoro, vuoi davvero rischiare di…-
Mi stava facendo salire la rabia.
Sparai un colpo verso i suoi piedi.
Gridò dal dolore.
- Forse non hai capito bene la situazione lurido figlio di puttana –
Il suo sorrisetto da stronzo scomparve e arrivò un espressione seria sul suo volto.
La mia rabbia continuava ad aumentare a ogni suo battito del cuore.
Non poteva continuare a vivere.
Dalla porta entrò Alyssa, attirata dal rumore.
Toccai le manette che avevo in tasca, sapevo che rubarle a quel ispettore era un affare.
Alyssa corse verso di me.
Le presi il polso, e la spinsi vicino al letto ammanettandola al palo in fondo.
- Perché? – chiesi con le lacrime agli occhi.
I due si guardarono, e Alyssa , o come si chiamava, notò la macchia di sangue che si espandeva sul letto.
- Te l’avevo detto che dovevi ucciderlo personalmente- sbuffò Alyssa.
La guardai.
Aveva perso quella voce da bambina a cui ero abituata. O meglio quella voce a cui ero stata abituata.
Mi allontanai di qualche passo da lei e le puntai la pistola contro.
- Ho chiesto perché – dissi secca.
- Credi di farmi paura con quella pistola in mano?? – chiese ridendo la ragazzina che aveva più una voce da donna psicopatica.
Mi guardò con aria di sfida.
- Sei una cavia Aria non l’hai ancora capito? Sei uno stupido topolino in trappola – mi disse guardandomi negli occhi.
Quelle parole, sapere ciò che davvero ero per loro, mi fece male.
- Tuo padre non ti meritava, non meritava una moglie come tua madre che lo amasse , non meritava di esistere in generale- disse dolorante l’uomo – sono sempre stato il secondo per la famiglia. Lui doveva morire – la voce era più aggressiva e rabbiosa.
Ha ucciso mio padre per invidia.
Mi scesero delle lacrime.
- Tu hai finto tanti anni di volergli bene e poi…poi l’hai ucciso. Tu non meriti di vivere!! – gridai – sono morti tutti in quell’esplosione! Tutti! –
Le lacrime scorrevano a ruota libera.
- Ma tu non sei morta. Tu sei viva –
Gli piantai la pistola sulla fronte.
- Io non sono viva, tu mi hai ucciso quel giorno con tutti gli altri – caricai il proiettile.
La porta si aprì di scatto, ma non mi voltai a guardare chi fosse entrato, perché dal rumore dei suoi passi sapevo chi era.
Restai ferma con la pistola che tremava sulla tempia di Farsini.
Non sapevo cosa dovevo fare in quel momento, l’unica cosa che sapevo era che doveva morire.
- Sei una bambina che non sa nemmeno sparare – mi disse lasciando l’aggressività di prima alla calma, come se sapesse già che non gli avrei sparato – assomigli così tanto a tuo padre pic..- lo colpii violentemente con la canna.
Dalla tempia iniziò ad uscire sangue.
- Non parlare di lui –
- Aria - sentii chiamarmi – smettila – continuò dolce la voce.
Mi girai e trovai Jigen a guardarmi.
- Non ho niente in contrario se vuoi vendicarti, ma almeno non farli s..-
- Ehi cecchino, credevo fossi morto – disse Alyssa sorridendo.
- Chi sei veramente? Perché avete montato tutta questa farsa? – chiese Jigen minaccioso avvicinandosi a lei.
- Credi davvero che te lo dirò? – sorrise malignamente.
Jigen tirò fuori una siringa .
- Io credo che lo farai –
Sembrò scomporsi la ragazzina alla vista di quella siringa.
Jigen gli si avvicinò.
- Siero della verità trovato nel laboratorio. Con questo parlerai molto Alyssa – ghignò.
Le prese il braccio e infilò la siringa, mentre io guardavo il carnefice che sanguinava.
Stranamente non provavo gioia nel vederlo soffrire.
- Puoi domandare adesso. Hai la tua opportunità di sapere la verità – mi disse ghignando.
- Perché? – dissi spontaneamente.
Quella domanda era uscita da sola dalla mia bocca, e adesso nel silenzio sembrava aleggiare nella stanza.
Guardai la ragazzina cercare di tenere serrate le labbra mentre Jigen mi mise un braccio attorno alle spalle per farmi forza.
- La cavia che si accorge di essere tale – sorrise tra sé come avesse fatto una battuta – vedi lui voleva uccidere la tua famiglia, io avevo bisogno di una cavia. Ci siamo trovati a metà strada – mi guardò per capire le mie reazioni – mi chiamo Anastasia, ho trentadue anni e si, ho una malattia che mi sono curata da sola –
Li guardai un attimo e uscii correndo.
Sapevo cosa fare.

►◄►◄►◄

Jigen guardò Aria.
Aveva deciso di continuare a vivere dopo che Anastasia le aveva detto la verità.
Una brutale e terribile verità che non aveva retto psicologicamente.
Era scappata dalla stanza perché non poteva più stare con delle persone come loro.
Lupin andò vicino ad Aria, che restava seduta sull’erba a guardare la villa che tra poco salterà in aria, con Anastasia e Farsini all’interno.
Lei voleva che fosse così, e loro l’accontentavano.
Anche Goemon di solito contrario, non aveva battuto ciglio e aveva iniziato a posizionare le bombe nel laboratorio vicino a dei container con l’avviso di “Sostanza esplosiva”.
Nessuno sapeva a cosa stava pensando, aveva solo lo sguardo che puntava su quella casa.
Si sedette affianco a lei, e stranamente non provò pena per lei, ma trovò invece che aveva avuto una grande forza ad aver sopportato tutto da sola.
- A cosa stai pensando? – gli chiese senza distogliere lo sguardo dall’abitazione.
Lupin restò in silenzio.
- Sto pensando che sei una ragazza forte – sorrise.
- Ho saputo la verità, mi sento quasi libera – sussurrò.
- Perché quasi? –
- Sarò libera con la loro morte – sentenziò.
Aria si alzò e andò verso Jigen e Goemon che aspettavano un suo ordine per attivare la miccia.
Guardò i due e gli fece un cenno deciso con la testa.
Jigen guardò il pulsante che doveva premere indeciso, ancora non riusciva a spiegarsi come Aria avesse accettato così in fretta la cosa.
Goemon non fu indeciso quanto lui, e premette con decisione.
Si sentì un rumore assordante, e successivamente tutti iniziarono a correre.
Il rumore di vetri infranti risuonò frastornante e successivamente si fece strada quello di un'altra esplosione e un’altra ancora.
Jigen restava alla coda del gruppo e guardava Aria correre.
Poi la ragazza si fermò di scatto e Jigen la superò di un paio di passi prima di girarsi giusto in tempo per vederla sorridere un ultima volta.
La vide toccarsi il collare.
Poi un rivolo di sangue scese.
Aria s’inginocchiò a terra.
- ARIA!! – gridò prendendola prima che il suo corpo cadesse sulla soffice erba.
- Mi…m…i… disp- non riusciva a parlare.
Il sangue imbrattava ormai i suoi vestiti e quelli di Jigen che la teneva stretta a sé.
- Non parlare. Ce la farai – le disse accarezzandole i capelli.
- Bu..bugiar..do. Egoi..s..ta – sussurrò.
Goemon e Lupin corsero verso di loro.
Jigen continuava a stringere Aria a sé, poi la prese in braccio.
- Che cos’ è su…- Lupin si fermò e guardò Aria.
Goemon invece restò a guardare il suo amico.
- L’ultimo cosa che mi ha detto è stata egoista – disse Jigen con una lacrima che gli scendeva dal viso.
Lo sguardo fisso sul viso sorridente della ragazza, le chiuse gli occhi azzurri.
- Ora è libera –

►◄►◄►◄

Salii nella stanza dove si trovavano le due persone che meno avrei voluto vedere.
Dovevo solo sapere se per una volta avrebbero potuto aiutarmi.
Aiutarmi a restituirmi qualcosa che mi avevano preso.
Entrai da sola e chiusi la porta a chiave.
I ragazzi non ne sapevano niente, e non avrebbero dovuto saperlo.
- Guarda un po’ chi è venuto a trovarci – sentii dire da Anastasia divertita.
Caricai la pistola e andai verso il letto.
- La signorina vuole parlare con me..-
- Stai zitto – dissi puntandogli la pistola alla testa – voglio una risposta –
Mi guardò aspettando la domanda.
- Se tu muori io..-
- Le lame nel collo ti taglieranno la carotide, e morirai –
Gli tolsi la pisola dalla fronte.
Qualcosa per me la potevano fare in fondo.
Mi potevo riprendere la libertà e non l’avrei lasciata andare.
Mi dispiace Jigen.


♪ ♫ ♪ ♫ ♪ ♫ ♪

L'ultimo angolo dell'autrice

Salve a tutti.
Questa è la fine della nostra storia.. e lo so che è molto triste, stavo per metttermi a piangere, avevo le lacrime agli occhi.
Spero abbiate letto l'avvertimento a inizio pagina.. in caso vi ripeto che le cose scritte in corsivo sono dei flashback.
Poi vabbè non so mai chi è che si calcola l'angolo dell'autrice... ma dettagli XD
Scrivere questa fanfiction è stato meraviglioso ... spero vi abbia appasionato un minimo come ha appasionato me nel scriverla.

Questo è l'ultimo angolo dell'autrice *trattiene le lacrime*... so che vi mancherò (se certo), ma non piangete per me *Sparisce in una nube di fumo*.
Au revoir gente.
Baci **


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