Compagni di Scuola

di Bale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Invito ***
Capitolo 2: *** Amanda ***
Capitolo 3: *** Kate ***
Capitolo 4: *** Brindisi ***
Capitolo 5: *** La Spiaggia ***
Capitolo 6: *** Mark ***
Capitolo 7: *** Jenny ***
Capitolo 8: *** Confidenze ***
Capitolo 9: *** Charlie ***
Capitolo 10: *** Lo Scontro ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni Compromettenti ***
Capitolo 12: *** Segreti ***
Capitolo 13: *** Consapevolezze ***
Capitolo 14: *** Alleanze ***
Capitolo 15: *** Ricatti ***
Capitolo 16: *** Scheletri nell'Armadio ***
Capitolo 17: *** Vecchi Amori ***
Capitolo 18: *** La Verità ***
Capitolo 19: *** Baci Compromettenti ***
Capitolo 20: *** Finalmente ***
Capitolo 21: *** La Sconfitta ***



Capitolo 1
*** L'Invito ***



L'INVITO







Lo aveva fatto. Aveva spedito gli inviti. Ora doveva soltanto aspettare.

Attraversò il soggiorno e si lasciò cadere sul divano con una lattina di birra tra le mani.

Aveva deciso di invitare tutti i suoi ex compagni di liceo nella sua casa al mare per il week-end.

Neanche lui sapeva bene come gli era venuta in mente quell’idea. Non vedeva i ragazzi da quasi dieci anni ormai e non aveva pensato a loro neanche per un istante durante tutto quel tempo.

All’improvviso gli ritornò alla mente Jenny, la ragazza più bella della scuola. Probabilmente era diventata una balena, magari anche alcolizzata.

Di solito funziona così: chi è bello e popolare al liceo non lo rimane di certo per tutta la v ita. Al contrario, invece, gli sfigati riescono sempre a fare tanta strada una volta usciti da quel maledetto postaccio. Ovviamente ogni regola ha le sue eccezioni, ma Ray, per un istante, si ritrovò a pensare a Allison.

Era la ragazza più brutta della classe di biologia e, come se non bastasse, era anche la più secchiona. Era una saputella che trattava tutti con aria di sufficienza. Ray sospirò. Magari era diventata uno schianto.

Si alzò dal divano e andò a recuperare il vecchio annuario, quello dell’ultimo anno.

Le prime pagine erano piene di dediche e di firme. Ray sorrise nel leggerne qualcuna.

Lesse quella di Mark, il suo migliore amico.

Si erano persi di vista qualche anno prima, quando lui si era sposato.

Ray avrebbe giurato di vederlo sposare Kate, il suo primo amore, ma si era sbagliato. Aveva sposato una donna molto più giovane di lui, molto attraente e benestante.

Girò ancora una pagina e trovò la dedica di Mandy, l’ochetta della scuola che credeva a tutto ciò che gli si diceva. Ray era stato insieme a lei per un po’, le aveva dato il suo primo bacio. Non se ne era mai pentito. Dopotutto era molto bella, o almeno lo era al liceo. Chissà se anche per lei valeva la regola dell’imbruttimento.

Si passò una mano tra i capelli e pensò a se stesso. Che ne era stato di lui? Che fine aveva fatto?

Aveva un negozio di dischi in centro. Era grasso, solo. Non aveva una donna, non aveva un amico. Spesso beveva ed aveva anche avuto molti rapporti con delle prostitute. Ormai era molto conosciuto in quell’ambiente.

Cosa avrebbero pensato di lui i suoi compagni?

Forse aveva sbagliato ad inviare quegli inviti. Si era rovinato con le sue mani.

Avrebbero visto tutti quanto era triste e patetica la sua vita.

Credeva di essere un grande solo perché possedeva un enorme villa al mare? In realtà l’aveva ereditata da un vecchio zio di cui ignorava addirittura l’esistenza prima dell’apertura del testamento.

Sospirò rumorosamente, poi si fece coraggio e si alzò dal divano.

Doveva andare a sistemare la villa per il fine settimana. Doveva prepararsi per il suo suicidio.

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Capitolo 2
*** Amanda ***




AMANDA







Mandy fu tra i primi ad arrivare alla festa.

In realtà non voleva andarci, ma alla fine si era lasciata convincere dai suoi due figli.

Loro sostenevano che ne aveva bisogno. Un po’ di divertimento le avrebbe fatto senz’altro bene.
In effetti la vita di Mandy era un disastro.

Qualche mese prima suo marito l’aveva lasciata per una ragazza più giovane, lasciandola sola con Jonathan e Kevin e soprattutto con il cancro.

Mandy era malata. Il tumore al seno le era stato diagnosticato ormai da più sei mesi e lei aveva iniziato la chemioterapia. Aveva presto perso i suoi lunghi e folti capelli biondi e quella sera era stata costretta ad indossare un foulard.

Lei, avrebbe preferito la parrucca, quella che indossava tutte le mattine per andare al lavoro, quella che la faceva sentire normale. I suoi figli, però, l’avevano nascosta per impedirle di indossarla ancora.

Non doveva vergognarsi di quello che le stava succedendo. Non era colpa sua. Doveva soltanto vivere a fondo ciò che le rimaneva.

Alla fine si era lasciata convincere. Aveva indossato il suo miglior sorriso e dopo aver salutato i ragazzi si era messa in macchina.

Durante il tragitto aveva pensato a Ray e al loro primo bacio. Lui era sempre stato dolce con lei e Mandy neanche ricordava più per quale ragione si erano lasciati. Dopotutto erano soltanto dei ragazzini allora.

Arrivò a destinazione in perfetto orario e bussò alla porta senza esitazione. Ripensava alle parole dei suoi figli. Non doveva vergognarsi. Non aveva nessuna colpa ed era ancora molto bella, nonostante tutto.

Fu proprio Ray ad accoglierla.

Come tutti, quando notò il foulard che nascondeva una testa del tutto priva di capelli, rimase per un attimo interdetto.

-Mandy!-   esclamò poi, prima di farsi da parte per lasciarla entrare.

-Preferisco farmi chiamare Amanda ora-   

Ray le si precipitò tra le braccia e le stampò due baci sulle guance. Sembrava realmente felice di vederla.

-Porto la tua borsa di sopra-   disse poi togliendogliela dalle mani e sparendo in cima alle scale.

Mandy attraversò il salotto fino a raggiungere il tavolo del buffet.

Di spalle, intento a mangiare dei tramezzini, c’era un uomo.

Lei non ci badò e andò a versarsi da bere. Si sentiva leggermente a disagio. Non sapeva cosa dire, cosa fare.

Ray ritornò in salotto, ma non la raggiunse. Era evidente il suo imbarazzo, il suo disagio davanti a una donna malata di cancro.

Lei non ci fece caso. Da quando aveva iniziato a perdere i capelli riceveva sguardi di compassione tutti i giorni e ovunque. In metropolitana le persone anziane si alzavano per far posto a lei, mentre i colleghi si meravigliavano tutte le mattine nel vederla arrivare a lavoro. La sua vita era appesa a un filo. Lo sapeva lei, lo sapevano tutti.

Amanda, però, cercava di non pensarci, così come i suoi figli. Cercava di vivere ogni giorno a pieno ed era quello il motivo per il quale aveva accettato l’invito a quella festa.

Doveva vivere finché poteva.


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Capitolo 3
*** Kate ***





KATE









Kate era diventata ancora più bella. Aveva mantenuto quel suo sorriso dolce, quella sua gentilezza e delicatezza nei modi e nelle parole. Era sempre tranquilla, solare, eppure quella sera sentiva un peso sullo stomaco. Avrebbe rivisto Mark e questo non le piaceva affatto. Non sapeva come avrebbe reagito nel vederlo dopo tutti quegli anni. Quanti ne erano passati? Cinque? Sei?

Si avvicinò al tavolo del buffet per versarsi del vino.

Notò una donna con un foulard sulla testa nascosta al buio in un angolo. Anche lei beveva del vino.

Kate prese il suo calice e le si avvicinò. Quando le fu a distanza di pochi centimetri la riconobbe. Era Mandy.

-Ciao-   esclamò.

Amanda rispose con un sorriso, ma cercò di tenersi a distanza.

Non poté fare a meno, però, di notare che Kate non aveva indugiato neanche per un attimo sul suo foulard e le rivolgeva il suo solito sorriso e lo sguardo sicuro.

-Quanti anni sono passati!-    disse poi.

Nonostante la sua diffidenza le si avvicinò e la abbracciò.

Kate era sempre stata una bella persona. Mandy era sicura che era diventata anche una grande donna.

 -Come stai?-   le chiese Amanda sforzandosi di comportarsi normalmente.

A volte era più lei a sentirsi a disagio con gli altri che non loro stessi. A volte si sentiva semplicemente fuori posto, come se non dovesse essere lì in quel momento.

-Bene-   rispose Kate prendendo un sorso di vino.

Non le rigirò la domanda. Non era in imbarazzo, semplicemente non voleva metterci lei.

-Bella festa-   disse poi prendendo a guardarsi intorno.

Cercava Mark, lo sapeva bene nel profondo. Si chiedeva come era diventato, se era ancora bello e se era ancora single. Scosse la testa. Ray gli aveva detto che si era sposato da poco.

-Ho il cancro-   esclamò Amanda all’improvviso.

Kate si voltò a guardarla sorpresa.

-Sono sei mesi che i medici mi danno un mese di vita-   proseguì poi.

La sua voce non tremava, non era incrinata dal dolore. Mandy non piangeva, era forte. Lo era con lei perché non aveva visto la compassione e la pietà nei suoi occhi. Kate l’aveva trattata come una persona normale. Mandy sapeva di potersi fidare di lei.

-Tom come l’ha presa?-   chiese Kate come se stessero parlando di vestiti o di cosmetici.

-Se n’è andato-

-E i ragazzi?-

-Loro mi stanno molto vicini-

Kate sorrise.

-E tu?-   chiese poi dopo un lungo silenzio   -Tu come l’hai presa?-

Amanda spalancò gli occhi dallo stupore. Kate era la prima persona che le chiedeva come stava. Nessuno lo aveva mai fatto, nemmeno i suoi figli. Avevano tutti pensato alle persone che aveva accanto, avevano addirittura insinuato che Tom se n’era andato per colpa sua. L’avevano colpevolizzata per la sua malattia, l’avevano fatta vergognare.

-All’inizio male-   rispose chinando la testa sotto il suo sguardo   -Molto male-

Prese un sorso di vino per farsi coraggio. Kate la imitò.

-Poi mi sono fatta forza. Tutto merito di Kevin e Jonathan-

-Non posso dirti che andrà tutto bene perché non posso saperlo-   rispose l’altra accarezzandole la schiena   -ma posso dirti di tenere duro e non arrenderti. Non vergognarti mai. Niente e nessuno potrà mai portarti via la tua dignità-

Kate vide gli occhi della sua amica riempirsi di lacrime, poi fu distratta dal campanello.

Era arrivato qualcuno, un altro ospite.

Ray si precipitò ad aprire la porta.

Era arrivato Mark.


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Capitolo 4
*** Brindisi ***




BRINDISI







Charlie era di spalle al soggiorno con la testa infilata nel vassoio dei tramezzini.

Aveva sbagliato ad accettare quell’invito.

Rivedere i suoi vecchi compagni di liceo? E perché?

Per raccontare loro i suoi innumerevoli fallimenti?

No, doveva andarsene.

Si voltò verso il soggiorno. Era affollato. Erano arrivati quasi tutti ormai.

Era troppo tardi per filarsela. Non poteva far altro che rimanere e fingere di divertirsi evitando accuratamente qualsiasi tipo di conversazione con chiunque.

Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Doveva rilassarsi.

Quando li riaprì vide Ray dirigersi verso di lui con un sorriso stampato in volto.

-Amico, ti stai divertendo?-   chiese dandogli una pacca sulla schiena.

Charlie annuì.

-Ci siamo proprio tutti, eh?-   continuò lui agitando la sua manona paffuta   -E’ appena arrivato Mark-

-Già-

Il disagio di Charlie era sempre più evidente e, di conseguenza, diventava sempre più difficile nasconderlo.

All’improvviso si avvicinò Kate, seguita da Mandy.

Charlie cercò di evitare il suo sguardo. Aveva notato il suo aspetto sciupato, il suo pallore e soprattutto il suo foulard avvolto intorno alla testa.

-Ray, vorrei proprio sapere come ti è venuta in mente questa idea-   disse Kate abbracciandolo.

Mandy, alle sue spalle, sorrise. Charlie la imitò. Era appena stata posta la domanda che balenava in mente a tutti i presenti.

-A dire il vero non lo so neanche io-   rispose Ray ridacchiando.

-Quanti anni sono passati?-   chiese Amanda intervenendo nella conversazione. Cominciava a sentirsi a suo agio finalmente.

-Dieci?-   ipotizzò Charlie.

-Con alcuni anche di più-

-Con altri anche meno-   disse Ray guardando Mark.

Era al centro del salotto e chiacchierava con Paul.

Kate seguì il suo sguardo e, per un attimo, si sentì venire meno.

Avrebbe passato il fine settimana ad ignorarlo, evitarlo. Non voleva neanche guardarlo negli occhi. Il solo contatto visivo le avrebbe fatto perdere ogni freno. Avrebbe perso ogni inibizione. Ricordava bene l’effetto che le faceva Mark ed era più che mai decisa ad evitarlo, soprattutto visti i recenti sviluppi. Mark era un uomo sposato ormai.

-Saranno successe un sacco di cose interessanti in questi dieci anni?-   chiese poi tornando a guardare i suoi amici.

-Un sacco di cose noiose direi-   rispose Charlie   -Almeno per quanto mi riguarda-

Doveva portare la conversazione altrove. Non poteva permettere che gli chiedessero della sua vita. Cosa avrebbe raccontato? Del suo arresto per droga? Della sua omosessualità? Di suo padre e del campo in cui lo aveva mandato per “curarlo”? Era un uomo triste, solo, demoralizzato. Era un uomo distrutto.

-Neanche a me è successo nulla-   intervenne Ray a sostegno della teoria del suo amico   -O almeno nulla di cui valga la pena parlare-

-Allora brindiamo al nulla che ci è successo?-   propose Mandy porgendo ai suoi amici dei calici di vino bianco.

-Cin cin-   risposero loro in coro avvicinando i bicchieri.


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Capitolo 5
*** La Spiaggia ***




LA SPIAGGIA



   



Allison era cambiata moltissimo. Non portava più quegli orribili occhiali da vista e neanche l’apparecchio ai denti. Si era tinta i capelli e si era rifatta il seno. Era diventata una donna molto attraente e desiderabile.

Nessuno dei suoi compagni l’aveva riconosciuta al primo sguardo, ma dopotutto c’era da aspettarselo.

Aveva passato soltanto pochi minuti in salotto, poi si era diretta alla terrazza.

Non voleva evitare gli altri invitati, anzi, esattamente il contrario. Voleva farsi vedere, farsi notare.

Aveva soltanto bisogno di prendere un po’ di fiato.

Si sporse oltre la ringhiera, verso il mare, e prese una boccata d’aria salata.

In quel momento qualcuno la raggiunse, ma lei non si scompose. Continuò a respirare a pieni polmoni senza voltarsi.

-Allison? Sei davvero tu?-

Finalmente lei si voltò a guardare Paul. L’aveva fissata insistentemente nel salotto e lei sapeva bene che prima o poi l’avrebbe avvicinata.

Paul era diventato un uomo molto affascinante. A scuola non era mai stato un granché. Era un tipo banale, insignificante. In quel momento, invece, Allison si sentiva attratta da lui come da una calamita.

-Ciao Paul-   esclamò avvicinandosi e stampandogli due rumorosi baci sulle guance bianche.

-Sei…sei…-    balbettò lui esaminandola attentamente dalla testa ai piedi     -Sei bellissima-

-Grazie-

Allison indossava in miniabito color pastello con una profonda scollatura sul petto. Non aveva certo intenzione di passare ancora inosservata. Doveva rifarsi di tutti gli anni di liceo passati in un angolo a studiare.

-Anche tu sei in gran forma-

Paul sorrise. Era troppo strano quello che stava succedendo. Aveva accettato l’invito di Ray più per curiosità che per altro, mentre era evidente che Allison lo aveva accettato per mettersi in mostra e prendersi una bella rivincita.

-Ti va di fare una passeggiata in spiaggia?-   chiese lei cominciando a sfilarsi i sandali.

Lui non poté rifiutare.

Scesero le scale che li separavano dalla sabbia e si avvicinarono al mare.

-Adoro il mare-   disse lei inspirando ancora quell’aria così piacevole.

Lui si limitò ad annuire.

All’improvviso Allison prese a sfilarsi il vestito, rimanendo mezza nuda davanti a Paul.

-Facciamo un bagno?-   chiese avvicinandosi con fare provocante.

Paul scosse la testa e deglutì a fatica. Allison indossava soltanto gli slip.

-Dai su, non ci vede nessuno-

Non attese risposta e si diresse verso l’acqua.

Si immerse quasi immediatamente.

Paul non riusciva a vederla. La spiaggia era buia.

Attese il suo ritorno con pazienza e quando, finalmente, la vide uscire dall’acqua, tirò un sospiro di sollievo.

-E’ caldissima-   disse avvicinandosi a lui.

Per Paul diventava sempre più difficile distogliere lo sguardo da lei. Il suo seno nudo era bagnato così come i suoi lunghi capelli scuri. Profumava di salsedine e si accarezzava il ventre con fare sensuale.

No, non riusciva più a resistere.

Si voltò di scatto e la prese tra le braccia. Prese a baciarla con passione, con foga.

Lei si lasciò baciare e accarezzare, poi gli sfilò la camicia e i pantaloni.

Si stesero nudi sulla sabbia e fecero l’amore.


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Capitolo 6
*** Mark ***






MARK







Mark non riusciva a smettere di guardarla.

Kate era bellissima nel suo vestito verde, ancora più bella dell’ultima volta.

L’aveva intravista qualche anno prima al supermercato, ma non l’aveva chiamata. Non sarebbe stato un bell’incontro. L’aveva fatta soffrire molto al liceo e, anche se erano passati molti anni e loro erano cresciuti, probabilmente le sue ferite erano ancora fresche. Anche Mark soffriva ancora per lei. Avrebbe tanto voluto tornare indietro per comportarsi diversamente e non lasciarsela scappare. Avrebbe voluto essere diverso, un uomo degno di lei.

Aveva mandato Ray a parlarle per tastare un po’ il terreno, anche se sapeva bene che Kate avrebbe fatto di tutto per evitarlo per tutto il week-end.

Chinò la testa sconsolato e si voltò verso la terrazza. Paul stava uscendo a prendere una boccata d’aria che probabilmente avrebbe fatto bene anche a lui. Preferì comunque non muoversi. Il motivo per il quale aveva accettato l’invito di Ray era in quel salotto e lui doveva rimanere lì.

Per un attimo il suo pensiero andò a sua moglie. Era una donna molto ricca, ma, contrariamente a quello che dicevano tutti, lui non l’aveva di certo sposata per il denaro. Lo aveva fatto piuttosto perché aveva bisogno di qualcuno e Karen era la persona più adatta. Era giovane, bella, intelligente. Si prendeva cura di lui. Era molto più giovane di lui, ma era una donna molto seria e determinata. Non sapeva bene se l’amava ancora, anche dopo le nozze, o se l’aveva mai amata. Non se lo era mai chiesto. Aveva bisogno di una donna e lei di un uomo. Si facevano compagnia, facevano del sesso di tanto in tanto. Ci guadagnavano entrambi e Mark era sicuro che accanto a lei non avrebbe mai sentito la mancanza dell’amore, anche se tra di loro non ce n’era.

Ray tornò da lui all’improvviso e gli porse un calice di vino.

-A cosa stavate brindando?-   chiese Mark che non si era affatto perso quel momento nonostante i suoi pensieri.

-A nulla-   rispose Ray con un sorriso.

Mark sospirò e tornò a guardare Kate. Stava parlando con Charlie. Era dolce e solare come sempre. Forse lo stava rassicurando, gli stava dicendo qualcosa di carino. D’altronde Kate era fatta così: aveva sempre una parola buona per tutti. Riusciva a vedere il bene in chiunque, il lato positivo di qualsiasi situazione. Mark era sicuro che questo aspetto di lei non sarebbe mai cambiato, nemmeno dopo cent’anni. Era proprio quel suo aspetto che lo aveva fatto innamorare.

-Allora? Che ti ha detto?-

-Nulla di importante-   rispose Ray stringendosi nelle spalle   -Lavora per una rivista di moda ed è single-

Gli occhi di Mark si illuminarono al suono di quell’ultima parola, ma il suo amico non lo notò.

-Che ne pensi di Amanda?-

Mark alzò lo sguardo incuriosito.

-Chi è Amanda?-

Ray ridacchiò.

-E’ Mandy-   rispose indicandola con un leggero cenno del capo   -Ora preferisce essere chiamata Amanda-

-In effetti Mandy è un nome un po’ scemo-   commentò Mark.

-Già-

Presero entrambi un sorso di vino, mantenendo lo sguardo sulle due donne oggetto della loro conversazione.

-Se non me lo avessi detto non l’avrei riconosciuta-   riprese Mark dopo qualche minuto di silenzio   -Insomma, sapevo che aveva il cancro, ma…-

-Lo sapevi?-   chiese Ray incuriosito.

-Sì, abitavo nel suo stesso quartiere e Karen conosce i suoi figli. Hanno frequentato la stessa scuola-

-Ah già-   rispose Ray divertito   -Dimenticavo che hai sposato una teenager-

Scoppiarono a ridere entrambi attirando l’attenzione di tutti gli altri. Anche Kate si voltò a guardarli, ma loro non lo notarono.

Ridevano come ragazzini, come quando erano al liceo e Ray faceva qualche battuta sugli insegnanti.

Mark non aveva mai resistito alle sue battute, anche se prendevano in giro proprio lui.

Quando ebbero finito di ridere Mark riprese a guardarsi in giro e incrociò, per un istante, lo sguardo di Kate.

Il suo cuore saltò un battito, ma uno solo. Kate distolse in fretta lo sguardo e uscì in terrazza con Amanda e Charlie.


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Capitolo 7
*** Jenny ***






JENNY







Jenny era ancora bellissima.

Non si era imbruttita come Ray aveva supposto prima di rivederla. Aveva ancora degli splendidi capelli corvini, due occhi intensi e un fisico mozzafiato.

Aveva mantenuto, però, anche la sua arroganza, saccenza e presunzione. Guardava tutti dall’alto in basso e si teneva a debita distanza dagli altri. Aveva fatto due chiacchiere con Ray e con Mark e aveva evitato con cura Amanda e Kate.

In effetti Kate era l’unica ragazza che temeva. Di certo non l’aveva temuta al liceo, quando non raggiungeva nemmeno lontanamente il suo livello di popolarità, anche se era molto bella. La temeva lì, in quel salotto, perché lei non aveva più i suoi pon pon da cheerleader dietro i quali nascondersi e nessuno con cui parlare.

Aveva notato Allison, la sfigatella dell’ultimo anno. Aveva fatto molta fatica a riconoscerla e c’era riuscita soltanto quando aveva sentito Ray chiamarla per nome.

Allison era cambiata moltissimo. Era diventata bella, provocante.

In quel momento Jenny realizzò di avere ben due rivali in quel salotto e forse anche qualcuno in più.

Decise di uscire in terrazza per respirare un po’ d’aria pulita.

Era una splendida serata. Le stelle splendevano nel cielo e il mare emanava un piacevolissimo odore di salsedine. I suoi capelli si sarebbero increspati, ma non era del tutto sicura che le importasse.

Qualcosa di interessante stava succedendo in riva al mare e lei doveva assolutamente capire di cosa si trattava.

C’erano due persone stese sulla sabbia, mezze nude. Jenny si sporse per vedere meglio. Era quasi sicura che la donna fosse Allison.

Che coraggio! La sfigata era diventata una troietta? Che cosa scontata e banale! E con chi era? Quel bamboccio di Paul!

Forse aveva sbagliato a giudicarla. Non doveva considerarla una rivale, ma un’alleata.

Dovette distogliere lo sguardo quando i due si alzarono e presero a rivestirsi in fretta. Decise di ritornare in soggiorno, ma Kate, Amanda e Charlie glielo impedirono. Uscirono tutti e tre in terrazza e nessuno poté più evitare l’altro.

-Ciao Jenny-   esclamò Amanda con quel suo sorriso stupido sul volto. Jenny la guardò disgustata e non rispose.

Kate si fece avanti e la analizzò attentamente da capo a piedi.

-Non sei cambiata affatto-   disse poi.

-Grazie-   rispose lei sistemandosi i capelli con un gesto a dir poco teatrale, fraintendendo le parole dell’altra.

-Sei sempre la solita ragazzina arrogante-   proseguì Kate.

Charlie, dietro di lei, spalancò la bocca stupito.

Amanda si lasciò sfuggire una risatina.

-Chi diavolo credi di essere?-

-Oh, nessuno-   rispose Kate sostenendo perfettamente il suo sguardo di fuoco   -Proprio come te-

-Tu non sai niente di me-

Si sistemò di nuovo i capelli e sparì dietro la porta a vetri della terrazza. Tornò in salotto furiosa e andò dritta al buffet per versarsi da bere.

Mark e Ray erano proprio lì.

-Cosa bevi?-   le chiese Ray con gentilezza.

-Qualcosa di forte-   rispose lei senza degnarlo di uno sguardo.

Fissava, invece, Mark. Aveva saputo che si era sposato e, colpo di scena, la sposa non era Kate. Avrebbe potuto scatenare la sua vendetta su quella insulsa biondina attraverso quel bellissimo ragazzo che era davanti a lei.

-Ciao Mark-   sussurrò con fare sensuale mentre Ray le porgeva un Martini.

Lui rispose al saluto con sorpresa. Non si fidava di lei. Quando c’era di mezzo Jenny le cose andavano sempre male e c’entrava anche lei con la rottura tra lui e Kate. Di certo era stato lui il bastardo numero uno, ma Jenny aveva cercato di sedurlo molte volte, facendolo entrare in un giro di scommesse pericolose.

La sua mente fu bruscamente riportata indietro, a quando lui aveva tradito Kate con una ragazza dell’ultimo anno. Era stata proprio Jenny a proporre la scommessa. Se lui fosse riuscito a sedurre una ragazza più grande lei sarebbe stata la sua schiava per una notte. Lui aveva ceduto. Era un ragazzino ingenuo, anche un po’ idiota. Iniziava a scoprire il sesso e la cosa gli piaceva. Gli piaceva sentirsi un playboy, desiderato da tutte. Era stato uno stupido e aveva perso l’unica cosa preziosa che aveva mai avuto.

-Quanto tempo è passato! Come stai?-   insistette lei distogliendolo dai suoi ricordi.

Si avvicinò con il suo Martini e prese ad accarezzargli il petto.

Mark afferrò la sua mano e la portò lontano dal suo torace.

-Molto bene, grazie-   rispose freddamente, prima di allontanarsi.


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Capitolo 8
*** Confidenze ***






CONFIDENZE



   



Charlie e Paul si ritrovarono seduti in spiaggia l’uno accanto all’altro.

Il primo aveva preferito lasciare le ragazze alle loro confidenze. Amanda e Kate avevano molto da raccontarsi e lui preferiva non ascoltare. Se avesse preso parte alla loro conversazione avrebbe dovuto dire la sua e, soprattutto, avrebbe dovuto raccontare qualcosa della sua vita. Avrebbe potuto mentire, inventarsi una vita ideale, ma le bugie non erano mai state il suo forte. Non sapeva mentire. Il suo sguardo lo tradiva sempre.

Paul, invece, era fuggito via da Allison. Ancora non riusciva a mettere bene a fuoco ciò che era accaduto.

Si era lasciato sedurre in un modo così scontato e banale. Era stato ingenuo, ma era del tutto normale. Non toccava una donna da diversi anni ormai, da quando la sua fidanzata lo aveva piantato in asso perché lui non si decideva a chiederle di sposarlo.

-Stai bene?-   gli chiese Charlie notando che gli tremavano leggermente le mani.

-Sto bene-   rispose lui annuendo.

Il silenzio calò di nuovo fra di loro.

Charlie ne era felice. Non voleva parlare con nessuno, soprattutto di se stesso.

Paul, invece, avrebbe preferito una bella conversazione, magari leggera, per cercare di non pensare a quello che aveva appena fatto.

Vide Allison risalire le scale ed entrare in casa. Aveva ancora i capelli bagnati, il vestito le si era appiccicato addosso e i suoi piedi nudi erano pieni di sabbia. Chissà dove aveva lasciato i suoi sandali con il tacco alto.

-Allora? Che mi racconti?-   chiese Paul.

Charlie strinse gli occhi. Quella domanda, per lui, era come un pugno dritto sul naso.

Si strinse nelle spalle e si voltò a guardarlo come per rigirargli la domanda.

Anche lui si strinse nelle spalle, ma alla fine si decise a parlare.

-Sono un agente di assicurazioni. Faccio un lavoro abbastanza noioso-   cominciò    -Non ho una donna e ho solo un paio di amici compagni di bevute-

Rimase a fissare il mare per diversi istanti, poi si voltò a guardare Charlie.

-Tocca a te-

Lui deglutì. Non sapeva cosa fare. Poteva mentire o poteva essere sincero. Paul, dopotutto, non era certo migliore di lui e, se anche lo fosse stato, lui non doveva vergognarsi di quello che era. Se suo padre era riuscito ad insegnargli qualcosa, non volendo, era stata quella di camminare a testa alta ed essere fiero di se stesso.

-Sono gay-   sussurrò con la voce rotta dall’imbarazzo. Se la schiarì e ripeté quanto aveva detto.

Paul continuò a fissare il mare. Non si voltò a guardarlo. Era stupito, certo, quasi spaventato, ma non voleva darlo a vedere.

-Lo eri anche al liceo?-   chiese dopo averci pensato su.

-Certo che lo ero! Ci sono nato!-    rispose cominciando ad innervosirsi   -Ma non lo sapevo ancora-

-Come facevi a non saperlo?-

Anche Paul cominciava ad infastidirsi.

-Oh, avanti! Un liceale riesce ad eccitarsi anche con un peluche! L’ho scoperto più tardi, quando ho iniziato ad avere dei problemi ad andare con le donne-

Paul non voleva sentire altro. Si sentiva disgustato e temeva che Charlie potesse saltargli addosso da un momento all’altro. Dopotutto erano soli, non c’era nessuno lì a guardare, ma lui per quella sera aveva già dato. Era stato con Allison e se proprio doveva fare il bis, preferiva farlo con una donna.

Si alzò senza dire niente e sparì nell’ombra.

Charlie chinò la testa e scoppiò in lacrime.

Ma cosa diavolo gli era saltato in mente?



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Capitolo 9
*** Charlie ***






CHARLIE



       



-Cosa è successo tra te e Mark?-

Amanda e Kate erano sedute in terrazza. Guardavano il mare.

-Non lo sai?-

Amanda scosse la testa.

-Strano-   proseguì Kate senza guardarla   -Jenny si premurò di renderlo di pubblico dominio-

-Cosa?-

Amanda aveva notato l’irrequietezza e il disagio della sua amica. Cercava di nasconderlo in tutti i modi, ma lei era riuscita a vederlo. Kate continuava a sorridere, ma dopo aver incrociato lo sguardo di Mark era cambiata. Poi, come se non le fosse bastato, aveva incontrato Jenny proprio mentre fuggiva via da lui. Amanda sapeva bene quanto Jenny avesse provato a portarsi a letto Mark, ma non sapeva se poi effettivamente ci era riuscita.

-Mark mi ha tradita-    disse Kate tentando di trattenere le lacrime.

Continuava a fissare il mare, come per evitare di reagire in maniera spropositata. Cercava di controllarsi in tutti i modi.

-Con Jenny?-   chiese Amanda.

-Non solo con lei-

-Cosa?-

Amanda spalancò la bocca dallo stupore. Mark era stato con altre donne? Aveva ripetutamente tradito Kate? No, non poteva essere. La loro era stata la storia d’amore più bella di tutta la scuola. Kate stava sfatando un mito con quelle rivelazioni.

-Jenny gli propose una scommessa-   proseguì Kate   -Se Mark fosse riuscito a sedurre una ragazza più grande allora avrebbe potuto avere anche lei-

-E Mark ha ceduto?-

Amanda scosse la testa così forte da farsi quasi scivolare il foulard. Era incredula.

-Ha ceduto, certo che ha ceduto-

La voce di Kate si incrinò leggermente. Amanda le passò una mano sul braccio per rassicurarla.

-Ha sedotto la ragazza più grande, ha fatto sesso con Jenny e con le sue amichette dell’altra scuola. E’ entrato in un giro perverso di scommesse e non è riuscito ad uscirne-

-E tu come lo hai scoperto?-

La risposta di Kate non arrivò. Paul passò accanto a loro come un fulmine e le due donne notarono che Charlie era rimasto solo sulla spiaggia. Teneva la testa tra le mani. Sembrava stesse piangendo.

Si alzarono contemporaneamente e gli andarono incontro.

Stava davvero piangendo. Era disperato.

-Charlie?-

Amanda si chinò su di lui e lo prese tra le braccia. Lui continuò a piangere sul suo petto.

Kate prese ad accarezzargli i capelli.

-Cosa è successo? -   chiese poi.

Lui scosse la testa e prese a piangere più forte.

Le ragazze rimasero lì accanto a lui e attesero con pazienza che si calmasse.

Quando finalmente alzò la testa e le guardò sembrava un’altra persona.

-Niente-   disse con sguardo glaciale   -Non è successo niente-

Le ragazze si fissarono senza capire.

Lo guardarono impotenti. Lui si alzò e, mentre si dirigeva verso la terrazza, disse:

-Io me ne vado-

-Che cosa ti ha fatto Paul?-   urlò Amanda alle sue spalle.

Lui si bloccò un istante, ma poi riprese a camminare.

-Qualunque cosa sia, tu non puoi dargliela vinta! Se te ne vai vincerà lui!-   continuò imperterrita, sotto lo sguardo incredulo di Kate.

Charlie si bloccò di nuovo e dopo qualche istante si voltò e tornò indietro.

Si avvicinò ad Amanda e quando furono così vicini da condividere il respiro, lui sussurrò:

-Io ho già perso! Sono nato perdente!-

Sostenne il suo sguardo deciso per diversi istanti, poi si diresse nuovamente verso la casa.

-Sei nato gay, non perdente!-   gli urlò dietro Amanda   -E questa non è una colpa!-

Charlie si voltò sconvolto.

Kate spalancò la bocca incredula e, dopo aver messo bene a fuoco la situazione disse:

-Se te ne vai diventi un perdente, se resti sarai solo gay e non c’è nulla di male in questo-

Deglutì a fatica, ma sostenne decisa lo sguardo dell’amico. Non lo avrebbe mai creduto omosessuale, ma questo non cambiava affatto le cose.

Lui era Charlie, lo era sempre stato.


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Capitolo 10
*** Lo Scontro ***






LO SCONTRO





   




Kate era rimasta da sola in terrazza.

Aveva lasciato Amanda e Charlie in spiaggia a chiacchierare. Chissà come aveva fatto lei ad accorgersi dell’omosessualità di Charlie. Kate non era certo un’esperta in materia, ma non lo avrebbe mai detto. Charlie non sembrava effemminato o roba del genere, ma forse quelli erano soltanto stereotipi. Un omosessuale è esattamente uguale ad un eterosessuale ed è per questo che non è così facile individuarlo. Non c’è nulla da individuare. E’ un essere umano come un altro, forse anche migliore di tanti altri.

Sorrise e si accarezzò le braccia nude.

La brezza marina le sconvolgeva i capelli e la rendeva ancora più bella.

Mark era dietro di lei e la osservava con sguardo sognante.

Kate non lo aveva sentito arrivare e lui non si era fatto avanti. Era rimasto lì dietro, in disparte.

Non riusciva a staccare gli occhi dalla sua schiena perfetta e dai suoi capelli biondi.

Cosa avrebbe potuto dirle? Non avrebbe fatto in tempo a dire nulla in realtà. Kate se ne sarebbe andata senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. Lo evitava e ne aveva tutte le ragioni.

All’improvviso, però, Kate si voltò.

Lui era pietrificato e non fece in tempo a sparire.

Non appena lei si accorse della sua presenza rimase di sasso. Non scappò via come Mark aveva previsto, ma rimase lì a fissarlo con aria indecifrabile. In fondo anche lei avrebbe voluto dirgli tante cose, ma proprio non sapeva da dove cominciare. Lui l’aveva trattata da stupida e Kate aveva tanta voglia di dimostrargli che non lo era mai stata. Lei era forte, intelligente e non era certo il tipo di donna che si fa rovinare la vita da un essere spregevole come lui.

Mark, inaspettatamente, sorrise e le si avvicinò.

Appoggiò i gomiti alla ringhiera della terrazza e prese a fissare il mare.

Amanda e Charlie erano ancora lì, testa contro testa.

Kate, senza capire neanche come, si ritrovò affacciata alla terrazza al fianco di Mark.

Prese anche lei a fissare i due ragazzi seduti sulla sabbia. Non sapeva se invidiarli oppure no, non sapeva come sentirsi. Era confusa e quello era l’effetto che Mark le aveva sempre fatto, anche al liceo.

-Come stai?-   chiese lui fingendo distrazione.

-Hai una bella faccia tosta-   rispose lei senza guardarlo.

Lui, invece, si voltò senza riuscire a nascondere la sua sorpresa.

-Perché?-    chiese confuso.

-Perché mi hai rivolto la parola-

Anche Kate si voltò. Il suo sguardo era di fuoco.

Mark lo sostenne senza problemi.

-Sei ancora arrabbiata con me?-   chiese poi quasi indignato.

-Hai forse fatto qualcosa per farti perdonare?-   rispose lei acida   -Se è così dev’essermi sfuggita-

Tornò a guardare il mare. Lo stomaco stava diventando pesante e un senso di nausea cominciava a salire su per la gola.

-Mi dispiace-   farfugliò.

-Sei patetico-   rispose lei.

All’improvviso Mark le afferrò un braccio costringendola a voltarsi verso di lui.

-Noi dobbiamo parlare-    le disse con aria minacciosa.

-Non abbiamo nulla da dirci-   rispose lei divincolandosi.

-Invece sì-

Mark la lasciò andare e si chiuse per qualche istante e in un riflessivo silenzio.

-Cosa ti ha detto Jenny?-

Kate lo guardò senza capire.

-Tu mi hai lasciato perché ti avevo tradito, ma voglio sapere cosa ti ha detto Jenny esattamente-   spiegò lui.

-Non ha più importanza ormai. Sono passati molti anni. Ci siamo rifatti una vita-

-Sei sposata?-   chiese lui di getto.

Kate scosse la testa indignata.

-Mark, lasciami stare. Fai finta che non esisto, va bene? Evitami per tutto il fine settimana, per favore. Ci sono tante altre persone in questa casa, non devi parlare per forza con me-

Fece per andarsene, ma Mark la bloccò.

-Io non voglio evitarti, non ci riesco-

-Beh, sforzati-   rispose lei acida.

-Voglio raccontarti quello che è successo, quello che ho fatto-

Kate tornò indietro furiosa.

-E perché? Per farmi soffrire ancora? Per ripulirti la coscienza?-   urlò.

I loro volti quasi si toccavano. Mark era interdetto.

-Lasciami in pace-   disse poi a bassa voce, prima di sparire oltre la porta a vetri della terrazza.



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Capitolo 11
*** Rivelazioni Compromettenti ***






RIVELAZIONI COMPROMETTENTI





   



Allison si lasciò cadere sul divano accanto a Ray.

Lui notò i suoi capelli bagnati e il sottile strato bianco di salsedine che le ricopriva la pelle delle braccia.

-Sei stata in spiaggia?-   chiese.

Lei si voltò a guardarlo.

Aveva qualcosa di familiare. Era  completamente diversa dalla secchiona che Ray aveva conosciuto al liceo, eppure era sicuro di averla già vista. Forse l’aveva incontrata per strada qualche volta, ma non l’aveva riconosciuta.

-Ho fatto un bagno-   rispose lei spostandosi i capelli dal viso.

Ray sorrise anche se la sabbia che Allison aveva sparso in giro per il salotto non era certo qualcosa di cui rallegrarsi.

-Com’era l’acqua?-

-Molto calda-   rispose lei con fare sensuale e gli si avvicinò leggermente.

Si guardarono per diversi istanti. Era chiaro he Allison ci stesse provando e in un altro contesto a Ray avrebbe anche fatto piacere. In quel momento, però, si trovavano proprio al centro dell’attenzione, in mezzo ad un salotto pieno di gente. Cercò di allontanarsi quel tanto che bastava per metterla bene a fuoco.

Non sapeva cosa dirle, non sapeva cosa fare.

-Ti prendo qualcosa da bere-   disse poi e fece per alzarsi.

Lei lo bloccò afferrandolo per un braccio.

-Perché mi eviti?-   chiese senza abbandonare quel suo tono provocante.

-Non ti sto evitando-    balbettò Ray spiazzato    -Volevo solo essere gentile-

Si alzò e, dopo aver superato Jenny e Paul, arrivò al tavolo del buffet. Si sentiva la bocca asciutta, quindi si versò del vino. Riempì, poi, un altro calice e lo portò a Allison. Doveva tornare da lei, non poteva evitarla davvero. Non ne aveva motivo dopotutto.

Mentre tornava al divano e la osservava da lontano, uno brivido gli attraversò la schiena.

Dove aveva già visto quei capelli tinti e quei seni rifatti? Dove l’aveva incontrata in quei dieci anni? Non riusciva proprio a ricordarselo.

Tornò a sedersi accanto a lei e le porse il suo calice.

-Preferisco il vino rosso, ma va bene lo stesso-   disse afferrando il bicchiere.

Ray deglutì imbarazzato.

Lei bevve avidamente, poi posò il bicchiere sul tavolino di cristallo. Si alzò dal divano e andò a posizionarsi alle sue spalle. Prese a massaggiargli il collo, rendendo Ray ancora più teso e confuso. Si sentiva nervoso e non riusciva proprio a capire perché.

-Sei molto teso, Ray-   gli sussurrò ad un orecchio chinandosi in avanti su di lui.

Lui deglutì di nuovo e non fiatò.

-Ma non devi preoccuparti, mio caro-   proseguì lei continuando il massaggio   -Il tuo segreto è al sicuro con me-

Ray sobbalzò e si voltò di scatto verso di lei.

Aveva un ghigno beffardo dipinto in volto. Osservò con soddisfazione la sua espressione sconvolta, poi tornò a sedersi sul divano. Si avvicinò a Ray poggiandogli le labbra su un orecchio.

-Poco più di sei mesi fa sei venuto da me, non te lo ricordi?-

Lui scosse la testa. Era sconvolto.

-Lavoravo ancora in strada allora-   proseguì lei sempre appiccicata al suo orecchio   -Ma ora preferisco portare i clienti nel mio appartamento. Dovresti farci un salto una volta-

Ray soltanto in quel momento mise a fuoco ciò che Allison stava dicendo e, improvvisamente, riuscì a ricordare.

Allison faceva la prostituta e lui era stato con lei.

Non l’aveva riconosciuta. Non l’aveva neanche guardata in faccia a dire il vero. Si era fatto fare un lavoretto di bocca, le aveva gettato i soldi fuori dal finestrino ed era ripartito senza dire una parola.

Sgranò gli occhi e divenne pallido come un cencio.

-Oh mio Dio-    farfugliò continuando a fissare Allison che, dall’altro lato del divano, sorrideva beffarda.


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Capitolo 12
*** Segreti ***








SEGRETI




   



Jenny si fece versare da bere da Paul.

Era cambiato, era molto più carino. Indossava una camicia di lino e dei pantaloni chiari intonati ai suoi capelli biondi. Il suo naso era sempre un po’ troppo grosso, ma questo suo piccolo difetto sembrava ormai meno evidente.

-Grazie Paul-   disse Jenny afferrando il bicchiere che lui le stava porgendo.

Lui sorrise e prese un bicchiere a sua volta.

-Allora, cosa mi racconti?-   chiese lei avvicinandosi al divano e appoggiandosi alla spalliera.

Lui la seguì. Prese un sorso del suo Martini e la guardò. Anche lei era molto bella, ancora di più che al liceo.

I suoi occhi erano scuri e perfidi come allora, i suoi capelli lunghi e corvini.

Jenny era sempre stata cattiva ed il suo fascino era dovuto proprio a questo.

Il fascino della malvagità.

-Non c’è molto da dire-   rispose Paul stringendosi nelle spalle.

Jenny sorrise leggermente, poi prese a guardarsi intorno.

-Manca qualcuno, non è vero?-

-Ho sentito dire che Michael si è trasferito in Finlandia e Siobhan in Croazia-   rispose lui distrattamente.

-Sul serio?-   chiese lei con finto stupore.

Lui annuì.

-Tu cosa mi racconti invece?-   chiese poi.

Lei prese un altro sorso.

-Oh, io mi sento perfettamente realizzata-   cominciò facendo svolazzare i capelli alle sue spalle.

-Davvero?-   chiese lui senza alcun interesse   -Beata te-

-Ma certo, caro! In fondo non ci vuole molto per realizzarsi, solo tanta buona volontà-

Paul non l’ascoltava molto attentamente. Teneva lo sguardo fisso sulla porta a vetri e, senza neanche conoscerne il motivo, continuava a pensare alla conversazione avuta con Charlie.

-E che cosa fai di preciso?-   chiese, ma non ascoltò la risposta.

Jenny cominciò a parlare di moda, abiti, negozi, ci mise in mezzo anche un divorzio milionario. Lui non era rapito da quel racconto. Fingeva di ascoltare per non sembrare scortese, ma non lo stava facendo davvero.

-Charlie è gay-   esclamò all’improvviso, bloccandola.

Lei rimase a bocca aperta.

-Cosa?-   chiese avvicinandosi a lui e porgendo un orecchio.

-Charlie è gay-   ripeté lui   -Me lo ha confessato poco fa in spiaggia-

Jenny gettò la testa indietro e scoppiò a ridere. La sua risata era finta, forzata. Non aveva nulla di allegro.

-E come mai eri in spiaggia solo soletto con lui?-   chiese ridendo ancora.

Paul cominciò a sudare.

-Io…io…ero uscito a prendere un po’ d’aria-   balbettò.

-E ti è saltato addosso?-

Jenny continuava a ridere attirando sempre più l’attenzione dei presenti.

All’improvviso, senza attendere risposta, sparì in mezzo alla folla. Lo piantò in asso in mezzo al salotto e si allontanò continuando a ridere.

Girò intorno al divano e, quando vide Allison alzarsi e andarsene, decise di avvicinarsi a Ray. Si sedette accanto a lui e lo guardò con la bocca spalancata. Era pallido come un lenzuolo. Sembrava avesse visto un fantasma.

-Hai un aspetto orribile, tesoro-

Prese la cipria dalla sua borsetta e si specchiò. Il trucco reggeva ancora. Era perfetta, lei.

Ray parve ritornare in sé. Scosse la testa e prese a guardarla.

-Hai parlato con Kate per caso?-   chiese lei mantenendo le distanze disgustata, nel suo tipico atteggiamento.

Lui scosse la testa.

-Bravo Cicciobello-   disse pizzicandogli una guancia   -E non dovrai farlo-

Detto questo si alzò dal divano e sparì di nuovo tra la gente.

Ray cominciò a sudare a freddo, mentre Paul dietro di lui cominciava a sperare che il week-end finisse presto.




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Capitolo 13
*** Consapevolezze ***








CONSAPEVOLEZZE







Amanda era seduta in spiaggia accanto a Charlie. Gli teneva la mano e se ne stava in silenzio a guardare il mare.

-E’ così evidente?-    chiese lui all’improvviso, facendo leggermente sobbalzare Amanda che si era quasi dimenticata della sua presenza.

-Cosa?-   chiese voltandosi a guardarlo.

-La mia omosessualità-   rispose lui stringendosi nelle spalle.

-Direi di no-

Anche Charlie si voltò verso di lei.

-Allora come lo hai capito?-

Amanda sorrise, poi sospirò.

-Quando mio marito mi ha lasciata sono andata in un bar, uno di quei posti in cui si va per incontrare qualcuno e non tornare a casa da soli, mi spiego?-

Charlie si sistemò bene sulla sabbia, poi annuì.

-Volevo passare la notte con qualcuno, tutto qui-   proseguì lei con la voce rotta dall’imbarazzo.

-Non c’è nulla di male in questo-

Si scostò leggermente da lei e si tolse la giacca. La appoggiò sulle spalle di Amanda con delicatezza, poi le riprese la mano. Lei posò la testa sulla sua spalla.

-E’ stato lì che ti ho visto-   proseguì dopo essersi schiarita la voce   -Eri seduto ad un tavolino in fondo al locale e tenevi per mano un uomo. Vi siete anche baciati ad un certo punto-

Charlie deglutì imbarazzato. Sapeva che non doveva sentirsi in quel modo perché dopotutto Amanda era l’unica persona che lo aveva compreso lì dentro. Uno strano senso di ansia, però, gli invase lo stomaco.

-Lo hai trovato disgustoso?-   chiese d’istinto.

Amanda si voltò di scatto.

-Certo che no!-   esclamò indignata.

Lui chinò il capo e le accarezzò le dita con le sue. Rimase in silenzio per pochi minuti, ma ad entrambi parvero ore.

-Io all’inizio sì-   riprese poi   -Lo trovavo disgustoso-

Sospirò pesantemente e rimase in silenzio per qualche altro minuto.

-Mi sentivo sporco, mi sentivo un delinquente e mio padre non ha mai fatto nulla per farmi sentire meglio-

-Ti ha fatto del male?-   chiese Amanda apprensiva.

Lui scosse la testa.

-Non personalmente- 

Teneva ancora lo sguardo fisso sulla sabbia. Lei gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a guardarla.

-Cosa è successo?-

-Mi ha mandato in uno di quei campi di conversione, dove cercano in  tutti i modi di farti piacere le donne-   rispose lui faticando a sostenere il suo sguardo.

-E là dentro ti hanno fatto del male?-

Amanda era sempre più preoccupata. Lasciò andare il suo viso e gli passò una mano intorno alle spalle.

-Fisicamente no-   rispose ancora con il suo tono sommesso   -Ma psicologicamente molto-

Lei spalancò la bocca sconvolta.

-Quando sono uscito ho cercato in tutti i modi di andare con le donne, ma proprio non ci riuscivo e finivo sempre in uno di quei bar in cui mi hai visto per cercare dei ragazzi. Ogni volta che andavo con un uomo, però, mi sentivo sporco, malato. Ho iniziato a farmi del male-

Sollevò un braccio e si arrotolò la manica della camicia. La sua pelle era piena di segni e cicatrici. Amanda non riuscì a trattenere un urlo.

-Mi tagliavo con il temperino a scuola e con il rasoio al college-

-Charlie, non c’è nulla di male in quello che sei-   cominciò lei, ancora un po’ stordita da quelle rivelazioni.

-Lo so-   rispose lui voltandosi finalmente a guardarla negli occhi   -Ora lo so-

Lei sorrise e lo abbracciò. Lui rispose all’abbraccio e, mentre lasciava che qualche lacrima gli rigasse il volto, disse:

-C’è voluto tempo, tanto tempo, ma ora lo so-

Amanda lo strinse ancora più forte.



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Capitolo 14
*** Alleanze ***






ALLEANZE







Allison sorrideva. Sorseggiava il suo drink guardandosi intorno con aria vittoriosa.

Per anni, al liceo, l’avevano avuta in pugno. L’avevano umiliata, esclusa, offesa, mortificata.

In quel momento, però, era lei ad avere i suoi compagni in pugno. Poteva finalmente guardarli dall’alto in basso. Poteva finalmente prendersi la sua rivincita.

All’improvviso Jenny le si avvicinò. Anche lei sorrideva trionfante. Probabilmente stava tramando qualcosa.

In effetti lei era l’unica a non essere cambiata affatto. Era rimasta perfida, insulsa. Aveva ancora quell’espressione saccente sulla faccia, quell’espressione che chiunque le avrebbe volentieri cancellato con un bel pugno.

-Bella festa, vero?-   disse raggiungendola.

Allison si limitò ad annuire guardandola con disgusto.

-Io mi sto divertendo un sacco-

Ancora una volta Allison non rispose. Si sentiva a disagio, voleva uscire da quell’inutile conversazione, ma non sapeva proprio come fare.

-E così fai la prostituta?-    riprovò Jenny, portando l’altra a voltarsi verso di lei finalmente.

-Che cosa…?-   farfugliò in risposta.

-Sai, quando decidi di tenere qualcuno per le palle, dovresti assicurarti che nessuno stia lì ad ascoltare-   proseguì Jenny prendendo un sorso di vino   -Soprattutto quando anche tu hai qualcosa da nascondere-

Allison portò d’istinto lo sguardo al divano, quello sul quale si era seduta pochi istanti prima per divertirsi un po’ con Ray.

-Ero lì dietro-   spiegò l’altra seguendo il suo sguardo sconvolto   -Ho sentito tutto-

Lo stomaco di Allison divenne gelido. Non aveva previsto una cosa del genere. Non aveva previsto Jenny.

-Puoi stare tranquilla, cara-   proseguì Jenny continuando a bere   -Non lo dirò a nessuno-

-E allora cosa diavolo vuoi da me?-   chiese Allison gelida, riacquistando finalmente la parola.

-Nulla-   rispose l’altra stringendosi nelle spalle   -Assolutamente nulla-

Vuotò il bicchiere e tornò al tavolo del buffet per versarsi altro vino.

Allison rimase pietrificata in fondo al salotto.

Jenny era pericolosa, era risaputo. Lo era al liceo e probabilmente lo era diventata ancora di più. Era acida, amara. Era infelice e una donna infelice può solo godere nel distruggere gli altri.

Ritornò da Allison ancheggiando per tutto il soggiorno compiacendosi di tutti gli sguardi maschili su di lei.

-Non fare quella faccia-   disse posandole una mano sotto il mento   -Tutti hanno qualcosa da nascondere-

Prese a sorseggiare di nuovo il suo vino.

Allison era ammutolita e impaurita. Avrebbe dovuto mettere in conto una cosa del genere. Il problema dei cattivi è che c’è sempre qualcuno ancora più cattivo.

-Sai, Charlie è gay-    continuò l’altra come se nulla fosse, senza guardarla negli occhi   -Lo avresti mai detto? Io no e a dire il vero mi dispiace anche. E’ diventato un gran bel fusto-

-Jenny, che diavolo vuoi da me?-   riprovò Allison dopo essersi fatta coraggio.

Jenny si voltò a guardarla, mantenendo la sua aria di superiorità e di sufficienza.

-Voglio averti come alleata-

Allison si lasciò sfuggire un sorrisetto.

-Alleata per cosa?-  

Jenny vuotò anche il secondo bicchiere.

-Per dare una lezione a questi insulsi figli di papà-

Allison si avvicinò al vetro della porta della terrazza e guardò fuori. Tornò dopo pochi istanti.

-Quando dici “insulsi figli di papà” intendi Kate?-   chiese con un ghigno.

Jenny sobbalzò e non rispose.

-Non le hai fatto già abbastanza male?-

-No-   rispose lei gelida   -Non ho ottenuto quello che volevo-

-Sono passati più di dieci anni, non dovresti buttarti tutto alle spalle?   chiese Allison guardando Mark e Ray che discutevano animatamente.

-Suona un po’ strano detto dalla troia che è venuta qui per prendersi una rivincita sui suoi vecchi compagni del liceo-

Allison incassò il colpo senza scomporsi troppo.

-Touchè-   sussurrò prendendo l’ultimo sorso di vino.

-Non è mai troppo tardi-   riprese Jenny quasi sottovoce   -Prima o poi io ottengo sempre ciò che voglio-


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Capitolo 15
*** Ricatti ***





RICATTI








-Dove diavolo eri finito?-

Ray sussultò mentre Mark lo raggiungeva con aria allarmata.

-Sono sempre stato qui-   rispose cercando di sembrare tranquillo.

-Hai visto un fantasma per caso?-   chiese l’amico   -Sei pallido come un cencio!-

-Mi sembra di averla già sentita questa-

Ray barcollò fino al tavolo del buffet. Prese una tartina, poi si versò da bere.

-Ci vorrebbe un po’ di coca-   sussurrò poi tra sé.

Mark non lo sentì.

-Ascoltami-   disse afferrandolo per le spalle. Lui buttò giù un bel sorso di vino.

-Cosa c’è?-   chiese, notando Jenny che si avvicinava ad Allison. Quella donna era diventata per lui una vera e propria bomba ad orologeria.

-Dobbiamo dire a Kate la verità-     cominciò Mark abbassando leggermente la voce e trascinando Ray in un angolo un po’ più appartato.

-Fai pure-    lo invitò Ray con un gesto della mano.

-Devi farlo tu!-   esclamò Mark sforzandosi di non alzare troppo il tono della voce   -Con me non vuole parlare-

-Se non ricordo male non voleva parlare neanche con me-    rispose Ray senza perdere di vista Jenny ed Allison.

-Non voleva parlarti allora perché sapeva che ti mandavo io, ma ora lo farà-

Ray era spaventato. Jenny, dall’altra parte della sala, sorrideva trionfante. Sorseggiava vino e chiacchierava con Allison. Quelle due tramavano qualcosa e Ray aveva paura di scoprire cosa fosse.

-Cosa te lo fa pensare?-   balbettò continuando a bere.

-Oh avanti-   supplicò Mark   -Lei non è in collera con te, ma con me. Ha accettato il tuo invito! E’ venuta a questa festa!-

Ray incrociò inaspettatamente lo sguardo di Jenny. Era andata a versarsi altro vino e stava ritornando, ancheggiando in maniera esagerata, da Allison.

All’improvviso ricordò la sua minaccia. Ray non doveva parlare con Kate, non doveva dirle la verità. Doveva tacere e doveva farlo per il suo stesso bene.

Jenny era perfida, calcolatrice. Lo aveva minacciato ed aveva di sicuro qualcosa in mano. Forse lo aveva sentito parlare con Allison, dopotutto era poco distante da loro durante quella imbarazzante conversazione.

-No!-   esclamò all’improvviso, con lo sguardo sempre fisso sulle due ragazze.

Jenny sapeva tutto, ne era sicuro.

Mark spalancò la bocca.

-No?-   chiese con sguardo stralunato. Era come se qualcuno gli avesse appena dato un ceffone. Sbatté più volte le palpebre, confuso.

Ray scosse la testa e ripeté più volte il suo dissenso.

-Come no?-

Mark era ormai fuori di sé. Teneva Ray per le spalle e lo scuoteva con forza.

-Devi dire la verità a Kate, devi farlo per me-

-No, non posso-    rispose Ray con decisione.

-Perché non puoi?-

Lui continuò a scuotere la testa.

-Sono il tuo migliore amico, me lo devi-

Ray si voltò finalmente a guardarlo. Si divincolò dalla sua stretta e gli lanciò uno sguardo di fuoco.

-Lasciami in pace!-   urlò   -Sono passati dieci anni, fattene una ragione! Io non ti devo proprio un bel niente!-

Attraversò a grandi passi il soggiorno e sparì in terrazza, lasciando il suo migliore amico a bocca aperta.


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Capitolo 16
*** Scheletri nell'Armadio ***






SCHELETRI NELL'ARMADIO







Paul si sentiva a disagio. Voleva andarsene. Di corsa.

Allison, invece, era al centro del salotto. Si guardava intorno in cerca di qualcuno.

Aveva parlato con Jenny fino a poco prima.

Paul si chiese cosa mai si fossero dette.

All’improvviso cominciò a sudare a freddo.

Forse si erano scambiate i segreti, forse Allison aveva detto a Jenny del loro rapporto in spiaggia.

Perché era stato così stupido? Come aveva fatto a cedere così facilmente?

Certo, era un uomo fatto di carne, ma quello che distingue il genere umano dagli animali è proprio l’intelletto.

Posò il suo bicchiere e cercò di allontanarsi, ma Allison lo intercettò.

-Cercavo proprio te-   disse afferrandolo per un braccio.

Lui si voltò e sorrise imbarazzato.

-Ti stai divertendo?-   chiese lei.

Il suo viso era perfido. Paul diventava sempre più piccolo sotto quello sguardo.

Annuì senza capire bene la domanda.

-Smettila di comportarti in modo strano e ascoltami-

La voce di Allison divenne improvvisamente fredda e severa. Paul sgranò gli occhi.

Lei lo trascinò lontano da orecchie indiscrete e, dopo essersi assicurata che nessuno potesse sentire ciò che stava per dire, parlò:

-Tutti qui dentro abbiamo qualcosa da nascondere-

Paul deglutì. Si sentiva chiamato in causa.

-Tu ed io abbiamo fatto sesso in spiaggia cinque minuti dopo esserci incontrati, ma anche gli altri avranno qualche scheletro nell’armadio, non credi?-

Paul annuì.

-Charlie è gay-   vomitò quasi involontariamente, pensando di liberarsi di lei in quel modo.

Allison lo fulminò con lo sguardo.

-Lo so-   rispose infastidita   -E Ray va con le prostitute-

Lui sgranò gli occhi ancora di più. Li sentì quasi uscire dalle orbite.

Il desiderio di andarsene si faceva sempre più vivo e pressante.

-Io voglio sapere cosa ha da nascondere Jenny-   riprese Allison indicando la sua nemica   -Voglio sapere che scheletri ha nell’armadio e perché ce l’ha tanto con Kate-

-E…e io?-   balbettò Paul seriamente spaventato   -Come posso aiutarti?-

-Scoprilo!-    intimò lei alzando leggermente la voce    -Non mi importa come farai, ma devi scoprirlo-

-E’ una guerra?-

Allison gli si avvicinò ancora. Il suo sguardo era malefico, la sua bocca storta in una smorfia di pura perfidia.

-Certo che è una guerra, Paul. Lo è sempre stata-    sussurrò lentamente    -E tu farai bene a stare dalla parte di chi la vincerà questa guerra-

Paul deglutì ancora. La sua bocca era asciutta, mentre la sua camicia era fradicia di sudore.

-Credo che Ray sappia qualcosa-    balbettò a fatica   -Ho sentito Jenny che lo minacciava-

Allison sorrise. Non era stata la sola a farsi sentire mentre minacciava Ray.

Anche Jenny, la maestra, quella che credeva di poterle dare delle lezioni, aveva commesso un errore.

-Bene-   disse poi compiaciuta    -Allora cosa aspetti?-

Paul non se lo fece ripetere due volte. Attraversò il soggiorno di corsa ed uscì in terrazza in cerca di Ray.


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Capitolo 17
*** Vecchi Amori ***






VECCHI AMORI



   


Amanda sorrideva. Era contenta di aver accettato l’invito di Ray.

Era contenta di aver rincontrato Charlie e Kate.

In realtà avrebbe dovuto ringraziare i suoi figli per averla costretta ad andare.

Lo avrebbe fatto domenica sera, non appena sarebbe ritornata a casa.

Per un attimo pensò a loro, i suoi due gemelli. Chissà come avrebbero passato quel fine settimana senza la loro mamma rompiscatole.

Kevin sicuramente avrebbe invitato la sua ragazza a casa. Forse avrebbero invitato qualche amico, avrebbero dato una festa. Amanda sperò solo di non trovare la casa a pezzi.

Rientrò in salotto e vide subito Mark appartato in un angolo.

Era seduto e teneva la testa tra le mani. Sembrava disperato.

Ignorò tutti gli altri e si diresse verso di lui.

-Stai bene?-   chiese arrivandogli alle spalle.

Lui sobbalzò, poi sollevò lo sguardo.

Sorrise. Fu un sorriso timido, quasi forzato.

-Direi proprio di no-    rispose avvicinando un’altra sedia e invitandola a sedersi accanto a lui.

Amanda eseguì.

Aveva il foulard storto ed un sorriso sincero dipinto in volto.

Posò una mano sulla spalla di Mark e gli rivolse uno sguardo preoccupato ed apprensivo.

-Si tratta di Kate?-   chiese.

La sua domanda fu diretta. Non aveva senso girarci intorno.

Lui si sistemò sulla sedia mostrandosi leggermente irrequieto, poi annuì in maniera quasi impercettibile.

-Credevo di averla dimenticata-   sussurrò ritornando a tenersi la testa con le mani.

Amanda sorrise ancora. Questa volta si trattò di un sorriso dolce, quasi materno.

-So che ti sei sposato-

Lui annuì nuovamente.

Amanda non smise si accarezzargli la schiena. Era sempre stata una ragazza molto sensibile e dolce, amica di tutti.

-Io non amo mia moglie-   riprese lui   -L’ho sposata per non stare solo, ma non la amo-

-Credi di essere ancora innamorato di Kate?-

Mark esitò. Sospirò rumorosamente, poi alzò di nuovo la testa.

Guardò Amanda e per un attimo si perse in quegli occhi tanto puri e sinceri.

-Voglio che lei sappia la verità-

Lei lo guardò confusa.

-Quale verità?-

Lui sospirò di nuovo.

-Voglio che sappia quello che è successo veramente-   disse poi con la voce rotta dall’emozione   -Io non l’ho mai tradita, almeno non nel senso convenzionale del termine-

Amanda spalancò la bocca.

Tutti sapevano che Mark e Kate si erano lasciati perché lui era andato a letto con mezza scuola, persino con una ragazza più grande. Era stata tutta una macchinazione di Jenny, ma Mark ci aveva decisamente messo del suo.

-Vuoi dire che non sei mai andato a letto con Jenny e con le sue amiche?-    chiese ancora in preda allo shock.

Lui la fissò intensamente per qualche secondo, poi annuì.

-Non hai risposto alla mia domanda però-   riprese Amanda dopo qualche istante   -Sei ancora innamorato di Kate?-

Mark continuò a fissarla, poi annuì di nuovo.


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Capitolo 18
*** La Verità ***






LA VERITA'







Ray era in terrazza. Fumava un sigaro.

Paul gli arrivò alle spalle. Era ancora sudato e spaventato. Non sapeva proprio come muoversi.

Sarebbe stato più semplice per lui andarsene via. Dopotutto se se ne fosse andato non avrebbe neanche dovuto sopportare l’umiliazione delle rivelazioni scottanti che lo riguardavano.

E invece era lì, alle spalle di Ray, a cercare di fare qualcosa per Allison senza conoscerne bene il motivo.

-Fumi davvero quella roba?-   esordì appoggiandosi alla ringhiera.

Ray si voltò a guardarlo e quasi trasalì.

Si aspettava di vedere Allison oppure Mark. Non era molto tranquillo.

-Solo quando sono nervoso-   rispose dopo un po’.

Paul annuì.

-Ti ho visto parlare con Jenny-   disse poi, cercando un modo per arrivare al dunque.

Ray trasalì di nuovo, ma poi si calmò. Almeno Paul non aveva sentito la sua conversazione con Allison.

-Perché ti minacciava?-

Paul finse indifferenza, mentre l’altro sgranava gli occhi sconvolto.

-Puoi fidarti di me-   lo rassicurò poi   -Tengono per le palle anche me, ma insieme possiamo scoprire come ribaltare questa assurda situazione da liceali-

-Non siamo cresciuti affatto, eh?-   chiese Ray tirando un sospiro di sollievo.

Paul sembrava essere dalla sua parte.

-Direi proprio di no-   confermò.

Ray gettò via il suo sigaro e si voltò a guardare il suo amico.

-Cosa sanno di te?-   chiese stringendo gli occhi per studiarlo bene. Doveva sapere se poteva fidarsi sul serio.

Paul, invece, cominciò finalmente a vedere una via d’uscita. Forse allearsi con quel paffuto ometto era la scelta giusta dopotutto.

-Sono stato con Allison-   comunicò senza troppi giri di parole   -Poche ore fa, in spiaggia-

Ray non si stupì.

-Anche io sono stato con Allison-   disse poi   -Qualche mese fa nella mia macchina-

Paul lo guardò senza capire.

-Fa la prostituta, all’epoca lavorava in strada-   spiegò.

Paul spalancò la bocca.

-E’ questo che sanno di te? Che vai con le prostitute?-

Ray annuì.

I due tornarono a guardare il mare in silenzio.

Ray non si sentiva in imbarazzo. Al contrario, credeva che Paul potesse capirlo e aiutarlo.

Lui, infatti, dall’altra parte della balconata, stava riflettendo bene sulla sua prossima mossa.

-Siete pari-   disse infine   -Tu vai con le prostitute, ma lei è una prostituta-

Ray si voltò di nuovo a guardarlo. Avrebbe tanto voluto accendersi un altro sigaro.

-E comunque non mi hai spiegato cosa c’entra Jenny-   riprese Paul   -Io ti ho visto litigare con lei-

Ray sospirò rumorosamente, poi si guardò intorno con circospezione.

-Lei semplicemente non vuole che dica a Kate la verità-

Paul si avvicinò al suo amico con la bocca stretta in una smorfia di trionfo. Stava ottenendo ciò che voleva, poi avrebbe deciso come usare quelle informazioni.

-Quale verità?-   chiese.

Erano così vicini da sentire i loro aliti. Quello di Ray sapeva di sigaro, mentre Paul puzzava di alcool.

-Mark non l’ha mai tradita-   disse Ray dopo averci pensato su per qualche istante   -Sono stato io ad andare a letto con Jenny-

Alla fine della frase tirò un sospiro. Si sentiva finalmente liberato da un grosso peso.

-Cosa?-  

Paul, invece, era più confuso di prima.

-Mark e Jenny fecero una scommessa: lui doveva sedurre una più grande e se lo avesse fatto avrebbe potuto ottenere da Jenny tutti i favori sessuali che voleva-

-Questo lo so-   rispose Paul mostrando sempre maggiore interesse per quella storia più intricata della trama di una soap opera sudamericana.

-Mark non ci riuscì-   proseguì Ray   -O quasi-

Paul strinse gli occhi. Faticava a stargli dietro.

-Che vuol dire quasi?-

-Riuscì a convincere una ragazza più grande ad uscire con lui, ma non riuscì a portarsela a letto. Era innamorato perso di Kate, non poteva tradirla-

-E allora?-

-Allora andai io a letto con quella ragazza e dicemmo a Jenny che invece era stato lui-

Ray si bloccò all’improvviso. Charlie stava risalendo dalla spiaggia.

Paul gli lanciò un’occhiataccia, lui lo ignorò.

-Continua-   intimò Paul quando Charlie se ne fu andato.

-Jenny capì che era un imbroglio così alla fine confessammo. Le dissi che ero stato io a portare avanti quella scommessa e quindi ero io che mi meritavo i suoi favori sessuali-

Paul spalancò la bocca sempre più sconvolto.

-E lei ha ceduto?-

-Non so come abbia fatto ma ha ceduto. E’ venuta a letto con me e ci sono venute anche le sue amiche. Quando però ha realizzato in che strana situazione si era cacciata e soprattutto quando ha visto che Kate e Mark erano ancora insieme felici e contenti, non ci ha visto più-

Ray tacque e fu Paul a finire il racconto con qualche piccola deduzione.

-E per vendicarsi ha detto a tutti della scommessa, inventando però che Mark l’aveva effettivamente portata a termine-

Ray annuì.

-Lei voleva Mark, ha sempre voluto Mark. Nient’altro-

-E’ per questo che ce l’ha tanto con Kate?-   chiese Paul provando quasi pena per lei.

-Ce l’ha con Kate perché è bella, buona, dolce, popolare. La amano tutti. La amava anche Mark-

-Perché non avete detto la verità?-   chiese Paul scuotendo la testa per mettere bene a fuoco tutte quelle nuove informazioni.

-Perché Kate non ha voluto parlare più né con me né con Mark e dopo il diploma se n’è andata in giro per l’Europa-

-Diteglielo ora!-   esclamò Paul indignato.

Era ingiusto il dolore che Kate aveva provato per  così tanti anni.

-Non posso-   rispose Ray stringendosi nelle spalle   -Quelle due streghe mi hanno in pugno-

Paul scosse di nuovo la testa e ritornò in soggiorno, ignaro della presenza di Kate in un angolo buio e appartato della terrazza. Aveva sentito tutto.



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Capitolo 19
*** Baci Compromettenti ***




BACI COMPROMETTENTI






Charlie ritornò in soggiorno dopo una lunga boccata d’aria in spiaggia e soprattutto dopo la sua terapeutica chiacchierata con Amanda.

Era davvero felice di averla incontrata di nuovo.

Al liceo era un’ochetta insignificante, ma con il passare degli anni era diventata una donna vera, degna di questo nome. Forse era stata la malattia a renderla così forte e così ottimista. Aveva subito molte sconfitte, aveva dovuto vedere suo marito andarsene e lasciarla sola con due figli adolescenti, ma non si era persa d’animo. Era coraggiosa Amanda, era una donna meravigliosa.

Facendo il suo ingresso in soggiorno, Charlie notò molti occhi su di sé.

Molti gli lanciavano occhiate di traverso, altri evitavano deliberatamente il suo sguardo.

Jenny e Allison addirittura si fecero da parte per lasciarlo passare.

Fu proprio a Jenny che si rivolse lui, indignato.

-Qualcosa non va?-

Lei non rispose, ma non abbandonò neanche il suo ghigno malefico.

-Mi sono forse perso qualcosa?-   insistette guardandosi intorno e rivolgendosi a tutti.

Amanda era in un angolo del soggiorno con Mark, ma quando lo udì alzare la voce, si avvicinò. Anche Mark la seguì. Aveva lo sguardo confuso, quello di chi non ha la benché minima idea di cosa stia succedendo.

-Ho qualcosa tra i denti forse?-    continuò Charlie alzando sempre di più la voce   -Perché mi guardate tutti?-

Involontariamente portò lo sguardo su Allison. Lei lo guardava con aria di sufficienza, con la testa alta e lo sguardo fiero.

Tutti tacevano. Alcuni guardavano altrove, altri invece non si facevano problemi a fissare insistentemente Charlie che si trovava proprio al centro del soggiorno.

-Sei un finocchio?-   chiese una voce tra la folla.

Proprio in quel momento Paul fece il suo ingresso in casa dalla terrazza e, prima ancora di chiudersi la porta alle spalle, si bloccò senza capire cosa stesse succedendo.

Charlie era al centro del soggiorno e tutti gli altri lo circondavano. Sembrava un processo.

-Ciao Paul-   lo salutò.

Lui deglutì imbarazzato.

-Vedo che non hai perso tempo-   continuò.

Paul era in trappola. Non poteva tornarsene in terrazza, ma non poteva neanche affrontare quella situazione imbarazzante. Per un attimo pensò di andarsene via. Di nuovo.

-Non so di cosa stai parlando-    rispose facendo il finto tonto.

Si sentiva tutti gli occhi addosso. L’attenzione si era spostata da Charlie a lui.

-Ti ho confidato di essere omosessuale e tu hai pensato bene di dirlo a tutti?-

Paul deglutì di nuovo, ma la sua bocca era completamente asciutta.

Non disse nulla, non poteva farlo.

Cosa avrebbe potuto fare per uscire da quella situazione?

Fece un passo avanti e si avvicinò a Charlie.

-Se sei una checca io non posso farci niente!-   esclamò viscido.

In quel momento Charlie non ci vide più.

-Meglio checca che figlio di puttana come te!-   sbraitò.

Gli andò incontro a grandi passi.

Amanda trattenne il respiro e strinse forte il braccio di Mark. Stavano per picchiarsi, ne era certa.

Charlie, invece, fece un gesto inaspettato.

Una volta raggiunto Paul, gli afferrò la testa tra le mani e dopo averlo spinto indietro facendogli inarcare leggermente la schiena, lo baciò sulle labbra.

La reazione di Paul fu molto strana.

Dapprima non capì bene cosa stesse succedendo, poi, quasi meccanicamente rispose a quel bacio. Alla fine, però, diede uno spintone a Charlie allontanandolo violentemente da lui.

-Stai lontano da me!-    lo minacciò puntandogli un dito contro.

Qualcuno scoppiò a ridere, altri iniziarono ad insultare entrambi.

Charlie sorrise. Quegli insulti non gli facevano più male.

Paul, paonazzo, andò verso l’uscita.

Si sentiva in tumulto.


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Capitolo 20
*** Finalmente ***




FINALMENTE







Lo prese per mano e lo trascinò via dal soggiorno.

Mark era completamente fuori di sé dallo stupore.

Kate era lì. Camminava davanti a lui. Lo trascinava lontano da quella scena bizzarra.

Se lo portava via, in disparte, lontano da tutto e da tutti, come aveva fatto, per tanto tempo, al liceo.

Spesso, all’epoca, si appartavano in cortile.

Si allontanavano dagli altri per chiacchierare seduti sul campo di football oppure per sbaciucchiarsi dietro agli spalti.

Per un attimo sembrò che non fosse passato neanche un giorno da allora.

Kate era di nuovo lì, accanto a lui. Gli teneva la mano.

I loro sguardi non si erano incrociati, era successo tutto troppo in fretta, ma Mark era sicuro che nei suoi occhi avrebbe rivisto lo stesso entusiasmo di allora, la stessa dolcezza, la stessa gentilezza.

Raggiunsero un posto appartato in spiaggia, poi lei finalmente si voltò a guardarlo.

Sorrise.

Forse non era uno dei suoi sorrisi migliori, ma almeno non gli stava urlando in faccia di lasciarla stare.

Mark la guardò senza capire, prima di perdersi in quegli occhi così belli.

-So tutto-   disse lei con aria decisa dopo qualche istante di assoluto silenzio.

Si udiva solo il rumore delle onde del mare e il canto di qualche gabbiano in lontananza.

-Tutto cosa?-

Mark non riusciva proprio a mettere a posto tutti i pezzi di quell’assurdo puzzle.

-E’ stato Ray ad andare a letto con Jenny, ma lei ha detto che eri stato tu-

Lui spalancò la bocca.

Pochi minuti prima aveva cercato in tutti i modi di parlarle, di rivelarle finalmente cosa era successo anni prima, ma lei si era rifiutata di soffrire ancora.

Lo aveva piantato in asso in terrazza, con la bocca mezza aperta e gli occhi pieni di lacrime.

-Hai parlato con Ray?-   chiese lui.

Dopotutto era quella l’unica possibilità. Forse Ray si era ricreduto, ci aveva pensato bene e alla fine aveva deciso che era giusto aiutare il suo amico e dire finalmente a Kate la verità.

-Non proprio-   rispose lei sorridendo e chinando la testa di lato.

Era il suo gesto tipico. Chinava la testa e guardava di lato.

Mark avrebbe tanto voluto baciarla, ma sapeva di non poterlo fare. Non in quel momento, non ancora.

-Ray ha raccontato tutta la storia a Paul, poco fa, in terrazza-   spiego lei indicando un punto imprecisato con il mento.

-A Paul?-

Mark non capiva, ma era comunque contento di sapere che Kate conosceva finalmente la verità.

-Lo stesso Paul che poco fa è stato baciato da Charlie al centro esatto del soggiorno?-

Kate scoppiò a ridere. La sua risata era rimasta la stessa: dolce, gentile, sensuale.

Mark, per la seconda volta, provò il desiderio di afferrarle la testa e baciarla con delicatezza.

-E’ davvero così che è andata?-   chiese poi ritornando seria.

-Dipende da cosa hai sentito esattamente-

Mark le prese di nuovo la mano e cominciò a passeggiare sulla spiaggia.

Le onde raggiungevano quasi i loro piedi, per poi ritrarsi e ritornare al largo, nel mare.

-Jenny mi propose la scommessa: dovevo andare a letto con una ragazza più grande e in cambio avrei ottenuto lei-   cominciò Mark.

Kate pendeva dalle sue labbra. Sapeva già come erano andate le cose, ma sentirlo da lui l’avrebbe resa ancora più serena e sollevata.

-Io accettai-   proseguì lui   -Riuscii a convincere una ragazza più grande ad uscire con me-

Kate taceva.

-La portai al cinema, ma per tutta la durata del film non ho fatto altro che pensare a te. Mi mancavi, ti amavo e non avrei mai potuto farti del male-

Si voltò a guardarla.

Era sincero, Kate riusciva a leggerglielo negli occhi.

-La riaccompagnai a casa una volta finito il film e poi andai da Ray a raccontargli ciò che era successo. Lui sapeva della scommessa e cercò di aiutarmi. Il giorno dopo fu lui ad invitare quella stessa ragazza ad uscire e riuscì a portarsela a letto-

Kate si tolse le scarpe e prese a camminare a piedi nudi sul bagnasciuga. Non smise di ascoltarlo. Semplicemente ad ogni parola si sentiva più leggera, stava tornando ad essere la Kate adolescente, quella alla quale erano stati dati troppi ceffoni, quella che aveva subito troppe delusioni.

-Registrò tutto sul suo vecchio walkman e il giorno dopo portammo la registrazione a Jenny-

Anche Mark si tolse le scarpe e raggiunse Kate.

Camminavano per mano guardando i loro piedi affondare nella sabbia a causa delle onde.

-Jenny cominciò a protestare, diceva che la registrazione non era una prova sufficiente. Non poteva essere certa che si trattasse di una ragazza più grande, anzi, per quanto le riguardava la registrazione poteva anche provenire da un film porno-

-E allora Ray disse la verità?-

Kate intervenne per la prima volta nella conversazione, senza smettere di guardare i suoi piedi.

Mark si voltò a guardarla ed annuì.

-Disse che era lui l’uomo della registrazione e che se non ci credeva poteva anche andare a chiederlo alla ragazza dell’ultimo anno con cui era stato. Gli diede nome e cognome, ma lei non andò mai a chiederglielo-

Kate continuò a camminare con il capo chino, senza lasciare mai andare la mano di Mark.

-Ray disse, quindi, che era lui a meritare il premio e non so come, Jenny cedette. Ovviamente poco tempo dopo se ne pentì. Io e te eravamo più felici di prima, mentre lei rischiava di veder rovinata la sua reputazione di bella, popolare e spietata cheerleader se si fosse venuto a sapere che era stata a letto con un ragazzino unto, grasso e sudato-

Kate si lasciò sfuggire un sorriso.

-Sarà anche stato unto, grasso e sudato, ma era anche molto simpatico-    commentò.

-Altroché! E lo è ancora!-    rispose Mark sorridendo.

-E anche molto scaltro aggiungerei-

-Un tantino vigliacco però-

Risero entrambi, ma poi tornarono seri.

-Mi fece ascoltare la registrazione-   disse Kate all’improvviso   -Mi disse che eri tu con una ragazza più grande. Aggiunse che eri stato a letto anche con lei e le sue amiche-

-Avevamo avuto il nostro primo rapporto sessuale da poco, avresti potuto riconoscermi in quella registrazione-    scherzò Mark.

Nessuno rise. Non c’era proprio nulla da ridere.

Si erano persi dieci anni e tutto per colpa dell’avidità e della spietatezza di Jenny.

-Ho provato a spiegarti, ma non hai mai voluto parlarmi. Ho mandato anche Ray, ma hai cacciato via pure lui-

-Una sera ti sei arrampicato su per la grondaia fino al mio balcone-   ricordò lei.

-E tu hai pensato bene di avvertire tuo padre che mi ha rincorso per tutto il giardino brandendo un rastrello arrugginito-

Kate ridacchiò.

-E poi me ne sono andata in Italia-   concluse.

Si fermò all’improvviso e lasciò andare Mark.

Lui si voltò a guardarla. Era bellissima al chiaro di luna, ancora più bella di allora.

-Ho sbagliato ad accettare la scommessa di Jenny, ti ho fatto del male anche se poi non sono andato fino in fondo-   disse chinando il capo.

Gli occhi di Kate si riempirono di lacrime.

-Se vorrai continuare ad odiarmi fai pure, ma almeno ora lo farai per il motivo giusto-

Le accarezzò dolcemente il viso e sparì nell’oscurità.


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Capitolo 21
*** La Sconfitta ***




LA SCONFITTA







Paul si sentiva a disagio.

Passeggiava avanti e indietro sul vialetto, leccandosi le labbra.

Quando si rese conto di quel suo gesto involontario, cercò di pulirsi con la manica della camicia, per mandare via il sapore di Charlie. Sputacchiò dietro un cespuglio, poi riprese la sua passeggiata.

Era appena stato umiliato, ma non aveva trovato il coraggio di andarsene.

Si sentiva la testa pesante, colpa del vino. Aveva bevuto parecchio, per poter sopportare la serata, quelle persone mai cresciute.

Il più maturo là dentro forse era proprio Charlie che, con il suo coraggio e la sua sfrontatezza, gli aveva dimostrato che non è mai troppo tardi per essere se stessi. Lo aveva umiliato, ma lo aveva fatto con coraggio, senza vergogna, dimostrando a tutti che erano soltanto un branco di ragazzini bigotti e insensibili.

Si ritrovò quasi a sorridere mentre ripensava a lui, a quel bacio, ai suoi occhi profondi e intensi.

Charlie non aveva paura e avrebbe tanto voluto non averne neanche lui.

Avrebbe pagato oro per un po’ di coraggio, per avere la forza di affrontare quelle ochette, quelle donne tanto sensuali quanto infantili.

Inspirò profondamente, sentendo l’aria marina notturna invadergli i polmoni.

Poteva farcela, non c’era nulla che poteva fermarlo.

Risalì il vialetto a grandi passi e rientrò in casa.

Nel salotto c’era ancora confusione, ma molte teste si voltarono a guardarlo quando fece il suo ingresso in casa.

Allison e Jenny erano ancora lì. Erano ritornati anche Mark e Kate.

Charlie beveva vino in un angolo, chiacchierando con Amanda, mentre Ray si grattava la testa confuso.

-Gran bella festa, Ray-     esordì Paul raggiungendo nuovamente il centro del soggiorno    -Davvero-

Tutti si voltarono a guardarlo stupiti, confusi.

-Ci siamo riuniti per scoprire di non essere mai cresciuti. Ancora bugie, segreti, sotterfugi. Che gran bella generazione siamo!-

Guardò Allison, poi Jenny.

-Cosa abbiamo imparato oggi?-   riprese    -Che Charlie è gay? Che Allison è una prostituta? Che io sono un fallito?-

Allargò le braccia, come per sollecitare gli altri, come per indurli a partecipare al suo discorso.

-Amanda ha il cancro, Kate è single, Ray si sente solo e va con le prostitute-    proseguì.

Molti trasalirono alle sue parole, soprattutto i diretti interessati.

Jenny, invece, manteneva alto lo sguardo, così come il calice che teneva ancora tra le mani.

-Volete sapere qual è la notizia che mi ha colto più di sorpresa?-    proseguì    -Ma attenti, è davvero scioccante-

Nessuno rispose, ma tutti pendevano dalle sue labbra.

-Ricordate Mark e Kate? Erano stupendi insieme, erano felici-

Jenny si voltò istintivamente verso di loro, mentre Kate si ritraeva quasi imbarazzata.

-Si lasciarono perché Mark si comportò da farabutto, da bastardo. Andò a letto con una sfilza infinita di donne, giusto?-

Paul si rivolse direttamente a Jenny che non rispose in alcun modo. Continuava a sostenere perfettamente il suo sguardo, mentre ascoltava una storia che già conosceva.

Non poteva più fare nulla: era arrivata la sua fine.

-Era tutta una bugia!-    esclamò Paul dopo una lunga pausa    -Jenny non è mai riuscita a conquistare Mark. Lui non ha mai tradito Kate-

Un brusio confuso riempì la sala, mentre Paul sollevava le mani per attirare di nuovo l’attenzione su di sé.

-Non è questo il colpo di scena, gente-

Paul vide Jenny diventare paonazza. Era immobile, pietrificata, incapace di muoversi e di fare qualcosa, qualunque cosa.

-Jenny è stata con Ray, con il nostro paffuto e simpatico Ray. Lo stesso che va con le prostitute, ma dopotutto, come altro potremmo definire la nostra cara amica Jenny?-

Scoppiò a ridere inarcando la schiena, poi andò a versarsi da bere sotto lo sguardo basito di tutti i presenti.

Kate si voltò verso Mark e gli sorrise, Charlie, a sua volta, sorrideva trionfante, consapevole di essere stato proprio lui a dare a Paul tanto coraggio. Ray sorrideva sollevato. Era stato detto più volte che lui era andato con le prostitute, ma nessuno pareva curarsene.

-Siamo tutti dei falliti, insomma-    disse, sollevando il suo bicchiere.

Molti scoppiarono a ridere e lo imitarono, mentre Jenny, umiliata e sconvolta, usciva da quella casa, la stessa dove aveva subito, finalmente, la sua sconfitta.




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