Free Fallin.

di __Rose__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2. Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3.Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4.Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5.Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6.Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7.Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8. Fine ***



Capitolo 1
*** 1.Capitolo ***


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E fissava.
Si, continuava a fissare quel maledetto cellulare che da ore non dava segni di vita, accorgendosi anche di un lieve graffio al centro dello schermo.
Era una bellissima giornata, il sole caldo scaldava quella fredda stanza, scaldava il cuore di quella povera ragazza che aspettava da ore un suo messaggio solo per essere felice per qualche istante.
Tutta accovacciata come un gattino che voleva trovare riparo in se stessa, Elizabeth era sdraiata sul suo lettone verde, disegnando con il dito dei cerchi sul tessuto morbido del copriletto.
Odiava il suo nome. Da piccola cercava di convincere i suoi genitori a cambiarlo in qualcosa di meno “vecchio”, perché ebbene sì le ricordava la regina Elisabetta. Non che avesse qualcosa contro l anziana signora o il regno che governa, anzi amava il Regno Unito, soprattutto Londra, non vedeva l 'ora di compiere diciotto anni per partire e andare in quella città tanto desiderata. Amava viaggiare, anche se non aveva ancora avuto la possibilità voleva visitare tutti i posti possibili esistenti in questo strano mondo, assaggiare tutti i piatti proveniente dalle tradizioni culinarie delle varie città.
Ogni tanto si chiedeva perché fosse nata in quel piccolo paese, sempre le solite cose, soliti posti, solite persone opportuniste e false. Infatti Elizabeth odiava la gente in generale.
Ma per quando potesse lamentarsi della sua città natale lei amava la sua casa, la sua famiglia e i suoi amici.
 
“Cavolo scrivimi! “
 
È quello che si ripeteva ogni minuto in quei interminabili giorni. Scrivimi. Sperava tanto che lei mancasse a lui. Sperava in un suo “Ehi Ciao”. Ma niente… erano passati quattro giorni dalla loro ultima conversazione, non finta molto bene. Litigavano la maggior parte delle volte, lei stava più male che bene e si era creato un rapporto malsano, ma a lei andava bene così. Elizabeth odiava il fatto di essere cosi orgogliosa, oh quanto lo odiava. Ma era più forte di lei non doveva cedere.
Erano le tre di pomeriggio un rumore proveniente dal suo stomaco attiro l’ attenzione della ragazza. Cercò velocemente il suo portafoglio con stampato sopra una bella bandiera dell’Inghilterra, lo aprì con delicatezza e iniziò a contare quante monetine vi erano all’interno. Tre euro giusti.
Rimettendo i soldi nella tasca del borsellino lo infilò nella sua inseparabile borsa a righe bianche e azzurre e si precipitò in bagno.
Facendo un strana smorfia si legò i suoi corti capelli color bruno ramato in una buffa coda, con i suoi ciuffi ribelli spuntare di qua e di là, aprì il rubinetto e si rinfrescò la faccia con acqua gelida. A quel contatto rabbrividì. Amava l acqua...amava il contatto che aveva con la sua pelle, quella sensazione di libertà che gli si fiondava su tutto il corpo quando tratteneva il fiato e restava ferma, sott’ acqua a pensare.
Si asciugò delicatamente la faccia osservano la sua immagine riflessa.

Iniziava a innervosirsi quando non riusciva a trovare nella sua disordinata scrivania il suo book da disegno. Provò a entrare in camera di suo fratello e si mise a curiosare in giro, avendo ottimi risultati. Il grande della famiglia, Zayn aveva il vizio di prendere in prestito per lungo tempo le cose della sorella; aveva un anno più di lei ma si comportava come un bambino dell’asilo. Era moro, con una strana pettinatura da super saiyan, un viso magro e abbastanza squadrato e con quella carnagione scura dandogli un’aria misteriosa.
Elizabeth era fiera di suo fratello, gli voleva bene, e amava tremendamente i suoi occhi color nocciola così rassicuranti.
Prese la prima matita che gli capitò tra le mani e infilò tutto ciò che gli serviva ordinatamente in borsa.
Aprì il suo grande armadio stranamente ordinato e scelse la sua solita maglia a righe bianca nera con dei jeans stretti, e infine le sue adorabili Vans grigie e nere; erano un modello maschile lo sapeva bene, ma quando le aveva viste per la prima volta era rimasta mezzora davanti alla vetrina a immaginarsi come gli sarebbero state addosso.

"Ciao Madre vado a fare un giro! torno per le cinque" urlò con tutto il fiato che aveva dalle scale aspettando impaziente una risposta.

"Va bene! Fai la brava!" la solita frase : fai la brava, non parlare con gente che non conosci, non accettare caramelle dagli sconosciuti. Le solite frasi che si sentiva dire fin da bambina. I suoi genitori erano molto protettivi nei suoi confronti, anche se nell’ultimo periodo gli avevano dato molte più responsabilità e più libertà, ed ad Elizabeth questo faceva molto piacere.
Uscì da casa sbattendo la porta di ingresso e si fermò ad osservare il cielo sereno di quel venerdì pomeriggio, gli venne da sorrise, chiuse gli occhi concentrandosi sul rumore del venticello che gli scompigliava i capelli, e gli uccellini che annunciavano la calda e aspettata estate.
Si sentiva bene, era strano come un giornata di sole gli trasmettesse così tanta allegria.
Prese il suo ipod, si infilò le cuffie stando attenta a non farle incastrare con i suoi orecchini, e iniziò a far scorrere le playlist che aveva fatto la sera precedente.
“Relax” fu la sua scelta. Una serie di canzoni che per lei avevano un significato importante. Ma tra tutte era presente in quella playlist una melodia preferita. Aveva bisogno di ascoltare quella canzone, la sua canzone, aveva bisogno di un incoraggiamento, e ogni santa volta riusciva sempre a trovarlo.
 
She's a good girl, loves her mama
Loves jesus and america too
Shes a good girl, crazy 'bout elvis
Loves horses and her boyfriend too

It's a long day living in reseda
There's a freeway runnin' through the yard
I'm a bad boy 'cause I don't even miss her
I'm a bad boy for breakin her heart

And I'm free, free fallin'
Yeah I'm free, free fallin'

 
Lei era in caduta libera. Voleva precipitare in caduta libera, nel vuoto, mentre lasciava questo mondo.
Si lasciava trasportava da quella canzone, si lasciava cullare dalla melodia, dalle corde della chitarra che in una delicata armonia riuscivano a dare infinte sensazione a Elizabeth.
Amava quella canzone. La ascoltava quando era triste, felice, agitata, nervosa.
Alzò le braccia al cielo e iniziò a cantare il ritornello, senza fare caso allo spavento che aveva procurato alla povera vecchietta con in mano un sacchetto della spesa, fece un lungo respiro e scoppiò in una fragorosa risata continuando a camminare.
 
“Un gelato yogurt e nocciola grazie! “ il proprietario Robert la guardò con un sorriso accogliente preparando subito ciò che aveva richiesto. Ormai la conosceva Elizabeth, ordinava sempre gli stessi gusti, ogni sera quando usciva con i suoi amici facevano sempre un salto a salutare il gelataio, sorrideva sempre, anche quando c’era qualcosa che non andava lei cercava di nasconderlo, senza grandi risultati.
Si divertiva a scrivere nella lavagnetta attaccata al muro  cose senza senso : “ Ciao sono un Panda” “Vas Happenin boys?”  “Superman is here”  Robert non gli aveva mai chiesto il significato di quelle frasi, non gli importava tanto, gli piaceva solo vederla sorrise ogni volta che prendeva in mano il pennarello blu, scrivendo frasi del genere. Adorava Elizabeth era una ragazza solare, alla mano e sempre pronta ad aiutare gli altri, andava molto d’accordo con suo figlio Harry, non si vedevano molto ma quelle poche volte parlavano fino allo sfinimento.
“Ciao Robert! Salutami Harry!” la vide uscire dalla porta tutta contenta, come quando un bambino riceve un giocattolo tanto amato, saltellando di qua e di là.
 
-Ehi Neev allora come è andata la prima lezione di canto? Baci   E.-
 
Inviò il messaggio rimettendo il cellulare in tasca.
Neev era la sua migliore amica. Si conoscevano da anni e  ormai sapevano tutto l’una dell’ altra. Amava il suo modo di parlare, il modo in cui faceva gli occhi dolce per convincerla a far qualcosa, il suo modo di consolarla, l’essere cosi dolce. Elizabeth aveva bisogno di una persona dolce al suo fianco. La faceva stare bene. Si ricordava ancora la loro prima litigata: una stupida litigata per la razza del cane si sua nonna. Rise al solo pensiero.
Camminava lungo il marciapiede ripensando alla loro ultima chiacchierata sul dondolo di casa sua e all’anguria divorata in mezzo secondo. Stavano crescendo e Elizabeth se ne rendeva conto; iniziavano ad avere dei progetti diversi per il loro futuro, idee differenti, ma comunque sapeva di essere sempre loro, Elly e Neev, due ragazze con problemi adolescenziali comuni sdraiate sul letto a raccontarsi segreti.
I suoi pensieri vennero interrotti da una bambina urlante che cercava di scappare dalla presa di sua mamma e questo fece capire ad Elizabeth di essere arrivata a destinazione.
Il suo parco. Il parco che fin da bambina adorava. Amava quelle altalene, quel castello, quella pista di biglie, era tutto perfetto anche se esistevano parchi più belli, ma lei amava quello e basta.
Si sedette sulla sua banca, notò una scritta che gli fece comparire un sorriso sul suo volto “Ti voglio bene El.  Da Neev” erano passati sei anni da quando la sua migliore amica prese un pennarello verde e scrisse quella frase.
Aprì la sua borsa e prese il suo fedele book. Iniziò a sfogliarlo, sorprendendosi di quanti disegni erano presenti.
Bambini, animali, alberi…disegnava tutto ciò che vedeva, insisteva parecchio per far si che il disegno fosse perfetto, stando anche in quel parco per ore e ore fino ad essere soddisfatta del suo lavoro.
 
Osservava tutto ciò che si trovava intorno a lei, ma il suo sguardo venne attirato particolarmente da una bambina mora, occhi azzurri e con qualche lentiggine qua e là sul suo paffuto naso. Era intenta a raccogliere margherite per infilarle tutte in uno spago, cosi da creare una specie di collana.
Anche Elizabeth da piccola raccoglieva fiori di tutti i tipi anche se si sentiva in colpa dopo averli strappati, pensava che si facessero male e ogni volta mugugnava qualcosa di incomprensibile. Li regalava a tutti, andava in giro per il parco a dare fiori a tutti: donne bambini, signori, anziani. È cosi che Elizabeth si faceva amare.
 
“Ecco tieni questo è per te” la ragazza seduta sulla panca non si accorse che la bambina dagli occhi azzurri si era avvicinata porgendole dei fiori. Aveva un’ aria allegra, gli occhi le si illuminavano, quel azzurro verde acqua si rifletteva sui suoi marrone chiaro. Alcuni ciuffi di capelli le coprivano la fronte dandogli fastidio e la bimba se ne accorse, facendo una smorfia simpatica.  Era davvero una bella bambina, a Elizabeth gli venne voglia di abbracciarla e riempirla di baci, ma si trattenne.
 
“Grazie piccola, sei davvero gentile” 
 
Un sorriso gli comparve sul suo volte, osservava quei fiori lentamente. Voleva far qualcosa per quella bambina se lo sentiva dentro, doveva renderla felice.
 
“Io ti vedo spesso qui al parco, io sono Maya, e ho nove anni, tu come ti chiami e perché hai sempre in mano quel quaderno? Fai i compiti?” lo disse con un pizzico di vergogna, come se avesse paura che a Elizabeth non importasse niente, come se fosse risultasse fastidiosa.
“ Piacere sono Elizabeth, ma puoi chiamarmi Elly se vuoi e io sono un po’ più grande di te piccola. Ho quasi diciotto anni. No non sono compiti, io odio fare i compiti e tu? Sai a me piace tanto disegnare, infatti vengo in questo parco per trovare l’ ispirazione”
Elizabeth a queste parole fece un movimento teatrale mettendo le mani sotto il mento.
“ Se vuoi resti qui con me e ti faccio un bel ritratto e te lo regalo. Dato che tu mi hai regalato questo bellissimo fiore!”
 
La piccola Maya non se lo fece dire due volte e si sedette velocemente di fianco a Elizabeth.
Lei la fissava contenta e iniziò a disegnarla. Voleva essere precisa nei minimi dettagli: partì a disegnare i suoi occhi, le piacevano cosi tanto e da li si occupò del naso lentigginoso, della sua piccola bocca e delle sue guanciotte. Voleva rendere felice un bambina che non conosceva. Si era già affezionata subito. Lei si affezionava a tutti subito. 
 
“Ecco a lei signorina” gli porse il disegno alla bambina che iniziò a gioire saltando da tutte le parti.
 
“Sei bravissima! È bellissimo grazie!”
 
Una voce in lontananza fece girare Maya. 
 
“Maya andiamo è tardi” 
 
La bambina obbedì subito diede un piccolo bacio ad Elizabeth e la salutò tenendo stretto ormai diventato il suo disegno.
 
-Fai ritratti a bambini che non conosci e non ne hai ancora fatto uno a me? -
 
Elizabeth si spaventò leggendo quel messaggio arrivato così all’improvviso, ma poi si accorse del ragazzo alla sua destra che la fissava. Aveva la faccia un po’ stordita, con quei suoi ricci ribelli che gli coprivano tutta la fronte. Sorrise. Aveva un sorriso da mozzare il fiato. Si avvicinò lentamente e si sedette di fianco alla ragazza ancora sbalordita.

 






-Ciao a tutti! Scusate per alcuni errori di grammatica! Sono abbastanza nervosa...spero che vi sia piaciuta! Recensite se vi va, così se volete il continuo pubblico gli altri capitoli:) Fatemi sapere! Ciao :) - Rita

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Capitolo 2
*** 2. Capitolo ***


“Styles come fai ad avere il mio numero?” disse tutto di un fiato continuando a fissare i suoi occhi verdi smeraldo.
“Ho le mie conoscenze Malik” disse con il suo sorrisetto strafottente.
“Louis?”
“ Si esatto.” Harry si sorprendeva ogni dannata volta, lo capiva al volo.
Louis era il loro migliore amico in comune. Aveva due anni in più di Elizabeth ma sembravano molto più giovane con quel suo viso così limpido.
“Glie ne dico quattro a quell’ infame”
La ragazza voleva un mondo di bene a Louis, lo conosceva da quando era nata e per uno strano caso le loro mamme erano vicine di stanza; era come un secondo fratello maggiore per lei, protettivo, comprensivo, pazzo al punto giusto solare proprio come lei. Da piccola la faceva sempre ridere e picchiava, con tutta la forza che possedeva a quella giovane età, tutti i bambini che prendevano in giro la piccola Elly, finendo alcune volte anche in presidenza.
 
“ Dovrei essere io offeso signorina e lascia stare il mio Louis se no te la dovrei prendere con me”
 
Elizabeth scoppiò a ridere senza perdere lo sguardo dolce di Harry.
Lui la fissava intensamente, fissava ogni sua minima imperfezione che per lui erano perfette.
Passò qualche ora e i due ragazzi erano ancora seduti sulla panchina a parlare: ridevano, scherzavano.
 
“ Ah si ovvio signor Styles quindi gli affari di tuo padre vanno a gonfie vele perché tu attiri le donzelle?”
 
“Elizabeth non ti credevo così perspicace eh! Mi sorprendi”
                                                                                                                 
Quelle volte che si vedevano parlavano di tutto, ogni assurdità la dicevano e si sentivano ascoltati. Ascoltare una persone è la cosa più gentile che qualcuno possa fare. È bello sentirsi ascoltati, capisci che a qualcuno interessano le tue storie anche banali, ma sono una parte di te.
 
“Harry… si è fatto tardi sono le sei e mezza e avevo detto che sarei tornata per le cinque. Non avrò una bella accoglienza a casa” Elizabeth sistemò il suo book in borsa, guardò intorno se c era qualcosa di suo e guardò con tutta la dolcezza possibile Harry che era ancora li seduto con la faccia dispiaciuta.
 
“Beh…Ci vediamo Hazza!”
 
Ci vediamo: parole che ad Harry rimbombarono per tutta la testa. Non voleva che se ne andasse dato che stava bene con lei, era una persona stupenda, un’amica da tenersi stretta.
Elizabeth sorrise per l’ ultima volta al riccio e si diresse verso l’uscita del parco. Si sentiva leggera, si sentiva bene. Fece un lungo sospiro che finì con un bel sorriso. Cercò velocemente il cellulare e vide due nuovi messaggi. Sperava non fosse sua mamma arrabbiata  per non aver avvertito del suo ritardo, ma ciò che lesse era molto peggio… Era lui. Si blocco di colpo rimanendo impietrita.
 
-Ciao eh -
 
Sapeva solo dire quello. Sembrava che volesse dare la colpa di tutto a lei in quel stupido messaggio. Quel “eh” tanto odiato da Elizabeth. Riusciva a innervosirla ogni volta, ogni dannata volta. Non capiva come una persona del genere potesse piacerle. Lo odiava o forse si convinceva ad odiarlo, per nascondere l’amore che provava per lui.
Voleva poter essere forte, superiore, essere come Super man: voleva essere invincibile ma lui era come la Kriptonite, il suo punto debole indebolendola giorno per giorno. E lei si sfogava piangendo. Piangeva e sperava che prima o poi riuscisse a mettere un punto a quella storia restata in sospeso per quattro anni.
Erano stati insieme un paio di volte, ma alla fine uno dei due rovinava sempre tutto. Odiava questo rapporto, erano amici, anzi non sapeva neanche lei cosa fossero. L’ unica cosa di cui lei era consapevole era che non riusciva a farne a meno, era diventato come una droga da assumere ogni giorno.
 
Non si accorse di essere rimasta fuori davanti al parco, ferma ed Harry la stava ancora fissando.
Scrollò la testa e depose lentamente il cellulare in borsa, facendo finta di non aver letto quei messaggi e iniziò ad avviarsi verso casa, a passo estremamente veloce.
Si asciugò la lacrima che gli attraversò la guancia e sospirò guardando in alto: il sole non era più caldo, non la scaldava più come prima e si sentì morire dentro.
 
“Ma cavolo quanto ci vuole ad aprire!”
 
 Era da più di un minuto che Elizabeth bussò al campanello, ma nessun’anima viva. Si era pure dimenticata le chiavi  (come al solito) e al cellulare sua madre non rispondeva.
Iniziò ad innervosirsi. Si precipitò davanti al cancellone comune di quelle ville disposte ad U, scavalcò delicatamente senza incastrarsi da nessuna parte e scese giù dallo scivolo di cemento, ormai rovinato col passare degli anni, osservando i vari garage dei suoi vicini di casa.  Non si accorse che una clear era aperta. 
 
“Va chi c è”
 
Elizabeth alzò lo sguardo, spalancò gli occhi e socchiuse la bocca per dire qualcosa… ma niente, le parole le si erano volatilizzate. Le mani della ragazza iniziavano a sudare, iniziò a massacrarsele dal nervoso e sentì una lieve sensazione di caldo: stava arrossendo e lei questo lo sapeva bene.
Doveva essere forte. Doveva essere superiore. Doveva. Doveva. Verbo che Elizabeth ignorava da anni. Lei subivalui, subiva i suoi sbalzi di umori, i suoi capricci, le sue cattiverie e i suoi sguardi.










-Ciao di nuovo! Ecco il continuo:) spero vi piaccia! -  Rita

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Capitolo 3
*** 3.Capitolo ***


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“C-c-ciao  Brian”

Disse in un soffio. Lui la fissava con uno sguardo strafottente.  Scrutava ogni sua mossa, riusciva a capire che era agitata, le si leggeva negli occhi, quegli occhi color nocciola contornati da ciglia lunghe nere; non era truccata, non si truccava quasi mai, solo nelle occasioni importanti e questo a Brian piaceva.
Amava i suoi occhi. Amava infinitamente la convinzione di Elizabeth: credeva che al sole le sue iridi diventavano verdi. Una volta senza farsi notare glie li guardò attentamente illuminati dalla luce del sole ed era vero, una lieve verde colorava quei occhi color nocciola, ma il ragazzo non disse niente ad Elizabeth, la osservò sorridendo.
Brian amava il fatto che lei era sempre disponibile, sempre sorridente, anche se le si faceva tutti i torti del mondo era sempre li, pronta ad aiutarti. Amava il mondo in cui riusciva a farlo sentire importante, amava quando gli faceva ascoltare canzoni, anche tremendamente brutte e a lei piacevano, sorrideva, scuotendo la sua testolina a  ritmo di musica.
Le sere passate a parlare, scherzare e ridere.. Brian si liberava con lei, parlava apertamente e sapeva che lei era li per ascoltare, ascoltava con interesse qualsiasi cazzata gli venisse in mente al ragazzo. Ed Elizabeth sorrideva, infatti è quello che riusciva a fare meglio, sorridere.
 
“Senti, ti volevo parlare, lasciami finire il discorso e non interrompermi come fai di solito e…” 
 
“Ma io non ti interrompo” sbottò Elizabeth alzando leggermente la voce.
 
“Lo hai appena fatto. Allora ci ho pensato bene, questi giorni non mi sono fatto sentire perché volevo riflettere. Litighiamo spesso e io sono uno stronzo lo sai, siamo orgogliosi e testardi tutti e due e quindi è sempre difficile risolvere. Elizabeth io voglio solo dirti che sono cambiato e maturato, vorrei farti capire che tengo a te. Lo so che è difficile credermi ma davvero dammi una terza possibilità, ho bisogno di te.
Non dico di partire subito in quarta, ma almeno rifrequentarci, ho bisogno di vederti il più possibile. Sto bene con te….. Ecco questo è quello che volevo dirti. Allora che dici? “   Brian si sentì sollevato dopo questa confessione e cercò gli occhi di Elizabeth per riuscire a decifrare cosa provava.
Lei era li immobile, paralizzata da quelle parole, non sapeva se fidarsi. Iniziò a mangiarsi la pellicina delle labbra dall’agitazione. Lui era li fermo che aspettava risposta.
 
“ Non c’è due senza tre. Hai ragione. Quindi tu mi stai dicendo questo perché è andata male con quella stronzetta di Caroline? Ah si ovvio, come mai non ci ho pensato! Ti manca la ragazza adesso e torni da Elizabeth! E chi te lo dice che io accetti ancora tutto ciò? E chi te lo dice che io ti ami ancora? E chi te lo dice che ti do una terza possibilità?” la ragazza iniziò a gesticolare  avvicinandosi di più a Brian.
 
“ No assolutamente no! Non sono tornato per questo! Sono tornato per te. Fidati di me El!”
 
Erano finiti a due centimetri di distanza, sentivano i loro respiri intrecciarsi. Brian gli prese le mani e iniziò a giocarci ed a accarezzarle causando veloci battiti e respiri irregolari ad Elizabeth.  
Poggiarono le loro fronti l’una sull’altra e restarono così, immobili, a fissarsi.
Brian le baciò la punta del naso e la ragazza lo guardò così dolcemente che lui ebbe la voglia di abbracciarla: in un istante si strinsero forte; forse non era la cosa giusta da fare, ma la ragazza si sentiva bene, si sentiva felice, era strano da dire ma era la sua droga preferita.
 
 
 
 
-Alle sette fatti trovare fuori. Bacio.  B-
 
Elizabeth saltellò per tutta la camera con un sorriso a trentasei denti. Accese lo stereo  al massimo, prese la sua spazzola e iniziò a cantare come un pop star agitandosi sul letto.
 
Under the lights tonight, turned around
And you stole my heart, with just one look
When I saw your face, I fell in love
Took a minute boy, to steal my heart

 
Quella canzone rimbombava per tutta la camera.
Elizabeth si rese conto che era tardi, si scaraventò in bagno e iniziò a truccarsi leggermente; fissava la sua immagine riflessa e non poté non notare il suo sorriso. Era felice. Si sistemo i suoi ricci capelli con un po’ di lacca e si infilò velocemente il suo vestito azzurro chiaro con dei sandali blu che le calzavano a pennello. Si spruzzò da tutte le parti il suo amato profumo alla vaniglia e sospirò vedendo che era pronta.
Erano ben le sette meno tre minuti ed Elizabeth decise di iniziare ad uscire, non gli piaceva far aspettare le persone. Salutò i suoi genitori e suo fratello, tutto vestito bene dato che anche lui doveva andare ad una festicciola a casa di un suo amico e uscì dalla porta velocemente. 
Lui era li, con il suo bellissimo sorriso. Lo osservò da capo a piedi: quel maglioncino blu e quei jeans chiari gli stavano da Dio, si era anche sistemato i suoi capelli marroni chiaro con i gel. La ragazza gli stampò un bacio sulla guancia, sciogliendosi al sol odorare il suo inseparabile profumo.
 
“Hai fatto la doccia con One Million sta sera?” 
 
“Direi di si, dato che lo adori El ”
 
Elizabeth gli diede un piccolo colpetto sulla nuca e lui la strinse a se baciandole la fronte. Lei si stringeva così forte, come una bambina quando cerca riparo dalla sua mamma.
Salirono in macchina, Brian estrasse dalla sua tasca una chiavetta e tutto orgoglioso la attaccò alla sua radio iniziando a cercare una canzone.
 
“Euphoriaaaaaaaaaaaaaaaa forever, 'till the end of time, from now on, only you and I we're going up-up-up-up-up-up-up!!! “
 
Cantavano a squarcia gola i due ragazzi. Era la loro canzone: Elizabeth un giorno era andata a casa di Brian per fargli sentire questa canzone, era tutta convinta che a lui sarebbe piaciuta. E fu così, lui da qual giorno la sentì sei sette volte senza mai stancarsi.
Elizabeth abbassò il volume della musica e iniziò ad osservare curiosa Brian.
 
Quindi dove mi porti???”
 
“Sulla luna mia principessa!” disse in modo teatrale il ragazzo.
 
“Per favore  smettila con queste sdolcinatezze, io non sono Rose e tu non sei ai livelli di Di Caprio, ok? Lui è bellissimo e tu hai il nasone! “
 
Brian scoppiò in una fragorosa risata e guardò Elizabeth imbarazzato: era bellissima, quel vestito gli stava divinamente, i capelli ricci le erano cresciuti e gli arrivavano alle spalle. Aveva le mani intrecciate che si muovevano in maniera casuale, segno di agitazione.
 
“Ecco siamo arrivati” Brian parcheggiò nel primo posto libero che trovò ed alla ragazza aumentò la curiosità. Camminarono per qualche metro e dietro l’angolo vi trovarono un bellissimo ristorante. Lo aveva appena aperto un famiglia di meridionali e tutti assicuravano di essere il miglior posto della zona.
 
“Tu sei pazzo? Sai quanto costa? Non voglio che spendi così tanto!” 
 
“ E chi ti dice che devo pagare il conto?” la guardò ironicamente.
 
“ Beh tranquillo, al massimo rimani tu qui tutta la notte a lavare i piatti!” incrociando le braccia Elizabeth fece una smorfia e sorpassò Brian facendo la finta offesa.
 
“ Sei adorabile quando cerchi di fare l’offesa” Brian la raggiunse in un secondo, la afferrò  tenendole i fianchi e baciandole la guancia. La ragazza lo guardò compiaciuta, ricambiando intrecciando la sua mano alla sua.
 
“Buona sera ragazzi, volete accomodarvi?” un cameriere dalla giovane età si presentò davanti ai due ragazzi con un aria del tutto simpatica; era biondo, occhi azzurri il solito principe azzurro.
 
“Si salve, vorremmo mangiare fuori nella terrazza è possibile?” chiese Brian con un tono speranzoso.
 
“Ovviamente, prego seguitemi”
 
Elizabeth si chiedeva cosa avesse di così speciale quella terrazza e perché non potevano mangiare in un tavolo qualunque. Il locale era abbastanza pieno, quasi tutte coppiette che mangiavano al lume di candela e la ragazza arrossì pensando che questo era il loro primo appuntamento.
 
“Oh cavolo è bellissima!”
Elizabeth parve meravigliata dopo la vista di quella terrazza, piena di fiori che riempivano quel giardino curato con una fontana che abbelliva quel luogo così romantico.
Amava il suo tavolo, al centro vi era un vaso con dei tulipani rossi tendente al giallo che profumavano l’aria con una tovaglia bianca ricamata in lino canapone.
 
“Sono contento che ti piaccia, sai dato che ami i fiori, le piante e l’acqua, sono riuscito a trovare un posto adatto, ho provato a cercare delle rose blu  ma per mi sfortuna erano tutte finite.”
 
Disse amareggiato Brian abbassando lo sguardo.
 
“Scherzi? Sono contentissima, è stupendo questo posto. Grazie”
Elizabeth gli accarezzo la mano per rassicurarlo e lui ricambio con un mezzo sorriso.
Parlarono per qualche minuti del più e del meno, del lavoro che Brian in quei giorni aveva trovato e che era abbastanza soddisfatto.
 
“ I signori desiderano ordinare?”
 
Vennero interrotti dal cameriere che si avvicinò al loro tavolo con in mano un book notes e una penna blu con dei disegnini bianchi; fu una sorpresa per Elizabeth vedere quegli occhi verdi così rassicuranti r aggiungere il loro tavolo.
 





-Ciao lettori! Allora vi piace il continuo??? Spero davvero di si...è una piccola parte di me questa storia...spero vi piaccia... ciao bacio.
Rita

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Capitolo 4
*** 4.Capitolo ***


“Harry?” Elizabeth rimase sorpresa di vedere il figlio del gelataio in veste da cameriere con quel grembiule, anche se doveva ammetterlo gli stavano tremendamente bene.
 
“El ciao non ti avevo riconosciuto… sei bellissima… sei qui con….”  Il suo sguardo rabbrividì dopo aver notato la persona di fianco alla ragazza. Harry sapeva benissimo chi fosse e cosa ben più importante ciò che lui aveva fatto a lei, tutto il male che gli aveva procurato ed ad Harry viene un strana voglia di tirargli un cazzotto. Quelle volte che lei precipitava a casa di Louis in lacrime, quei pomeriggi passati a consolarla. E adesso lui era li, nel ristorante in cui lavorava, con la ragazza più dolce del mondo.
 
“Piacere Brian e tu saresti?” chiese il ragazzo un po’ infastidito dalla presenti del riccio.
 
“ Sono un amico di El che vorrebbe immediatamente parlarle. Vieni con me!”  il ragazzo dagli occhi smeraldo la prese per un braccio e la trascinò in bagno senza darle spiegazioni.
 
“Ma che diavolo ti è preso Harry? Mi fai male! “ sbraitò Elizabeth massaggiandosi la parte dolorante del suo braccio.
 
“ Che diavolo mi è preso? Che diavolo ti è preso a te! È da anni che stai male per quel cretino e adesso vi trovo a ridere e a scherzare come se nulla fosse successo? Mi prendi per il culo? Tutte le volte che io e Louis ti abbiamo consolato? Tutte le lacrime versate? Elizabeth pensavo che avessi capito che è uno stronzo!” Harry era su tutte le furie e fece spaventare la ragazza.
 
“Ehi… calmati” la bruna cercò di tranquillizzarlo, peggiorando la situazione.
 
“Calmarmi? Non venire a piangere da me se ti fa ancora soffrire, ok? Se vuoi rifrequentarti con lui fai pure, ma non venire da me, non ti consolerò più Elizabeth! Hai scelto lui va bene, ma perdi me! “
 
“Ma che problemi hai? Non sono mica la tua ragazza Harry! So badare a me stessa e non ho bisogno di un egoista che mi consoli. Sto benissimo anche senza di te!” le parole le uscirono così di colpo.
 
Harry si sentì morire: “Sto benissimo anche senza di te”, parole che continuavano a rimbombarli nella testa. Senza di lei lui era perso era diventata davvero importante, ma questo ormai non importava al riccio dato che la ragazza riusciva a stare senza lui. Harry trattenne le lacrime prima di rispondere a Elizabeth che ancora lo fissava con un’aria furiosa.
 
“Allora se è così…ciao Elizabeth. Spero tu sia felice.” 
 
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime dopo che Harry sbattè la porta del bagno uscendo definitivamente dalla sua vita. Cosa aveva combinato? Perché Elizabeth non ammetteva che il riccio aveva ragione? Sì, lo sapeva benissimo. Ma lei era felice, quel poco di felicità che provava copriva ogni male fatto in passato.
La ragazza davanti allo specchio di quel bagno, si concentrò sulla sua immagine riflessa: era distrutta. Cercò di asciugarsi le lacrime e di sistemare il mascara colato sul viso.
Si sentiva così fragile in quel momento, le parole di Harry l’avevano distrutta; parole dirette e semplici che erano riuscite a creare una crepa. Si chiedeva continuamente del perché tutto questo dolore a causa di quel ragazzo con quei occhi color smeraldo che ogni santa volta lei rimaneva incantata, quel ragazzo che continuava a litigare con i suoi ricci ribelli che gli coprivano gli occhi, quel ragazzo che con un sorriso riusciva a migliorare la giornata, quel ragazzo pronto sempre a consolarla nei momenti difficili, quel ragazzo che sapeva ascoltarla in qualsiasi occasione, quel ragazzo. Harry.
 
 
“Elizabeth! Dov’eri finita? Cosa voleva quel tipo? Stai bene? ” Brian vedendola arrivare si tranquillizzò. Era stato seduto su quella sedia tutto il tempo, aspettando impazientemente, interrompendo il silenzio di quella terrazza con qualche sbuffo.
 
“Niente Brian. Proseguiamo la serata, tranquillo…..cameriere?!”  detto questo Elizabeth si sedette per la seconda volta; doveva riuscire a nascondere la tristezza che Harry gli aveva procurato.
Brian parlò per tutta la serata dei suoi affari, del suo lavoro e di qualsiasi cosa gli venisse in mente ed la ragazza ascoltava, faceva tutto il possibile per ascoltare, ma i suoi pensieri erano rivolti ad una sola persona che era riuscita in un mezzo minuto a renderla così fragile.
Conclusero la serata con un bel dolce al cioccolato che Elizabeth non riuscì neanche a finire. Aveva mangiato pochissimo, dopo che Harry gli aveva sbattuto così violentemente la porta in faccia; continuava a pensare alla loro conversazione non curandosi delle parole che Brian le rivolgeva.
 
“Beh dai bella serata per essere il nostro primo appuntamento….” Disse vergognoso il ragazzo osservando la ragazza impegnata a cercare una canzone che le garbasse “Ehi Elizabeth? Ci sei?... Brian chiama Elizabeth!”
 
“Eh? Si scusa dicevi?” scosse la testa appena il ragazzo alzò la voce per attirare la sua attenzione.
 
“Ma che hai? Sei strana…. Da quando sei sparita con quel ragazzo… Kerry…Terry….”
 
“Harry, si chiama Harry!” rispose lei con un tono duro e freddo.
 
“Si Harry, vabbè siamo arrivati….senti è ancora presto sono le dieci, ti va di venire da me?”
 
“Adesso? Ok va bene, mando un messaggio a mia madre che torno per mezzanotte, non credo faccia storie” Elizabeth prese il cellulare e scrisse velocemente il messaggio “ Ma c’è anche tuo fratello?” aggiunse la ragazza.
 
“No, Niall è uscito con un ragazza sta sera, non so chi sia e non mi interessa sinceramente!” rispose con indifferenza.
Niall era il fratello gemello di Brian; non si assomigliavano per niente, né caratterialmente né fisicamente; era davvero un bel ragazzo: biondo tinto, occhi azzurri e un naso perfetto, il così detto “principe azzurro”.
Era molto gentile, simpatico e altruista, anche se un difetto Elizabeth glie lo aveva trovato: era troppo timido. Inizialmente non si parlavano molto, ma dopo un pò di tempo era riuscita a farlo “sciogliere”, così da costruire un ottimo rapporto d’amicizia.
“Entra El, non ci sono neanche i miei… “ disse Brian con un sorriso beffardo. Prese la mano della ragazza accompagnandola sulle scale fino in camera sua.
 
“Ah da quanto non mi  sdraiavo su questo letto, è troppo comodo” Elizabeth si gettò di peso sul quel morbido materasso, fissando il soffitto.
 
“Già, sai io ho un modo per renderlo più comodo e più piacevole” rispose Brian avvicinandosi cautamente al letto.
 
“Del tipo?” chiese confusa Elizabeth.
 
“Tipo farci sdraiare anche un povero ragazzo che ha un nasone grosso.”
 
“Io ho un idea migliore, perché il povero ragazzo dal nasone grosso non si immedesima in un massaggiatore professionista? Dai su” la ragazza si girò a pancia in giù alzandosi la maglietta. Brian alla vista della schiena nuda della ragazza si posò delicatamente sul suo posteriore iniziando ad massaggiarli le varie parti del busto.
 
“Mmmmm…bravo continua così” grugnò Elizabeth sensualmente.  Brian aggiunse anche dei piccoli baci sul collo, continuando sempre a massaggiarli le vertebre.
Ad un certo punto una vibrazione attirò l’attenzione della ragazza.

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Capitolo 5
*** 5.Capitolo ***


Ciao El, scusami se ieri non ti ho risposto, ma il cellulare si era scaricato e mi sono ricordata solo ora di risponderti. Comunque tutto bene, i maestri sono bravi e gentile, mi hanno insegnato vari trucchi per tenere più a lungo il fiato e ci hanno fatto fare dei giochetti con la voce. Sono davvero contenta. Ah, ho conosciuto un ragazzo, Liam, è davvero tenero e carino, premuroso anche. È bravissimo a cantare e abbiamo anche fatto degli esercizi insieme. Domani ci vediamo per allenare ancora la voce. Spero di non averti disturbato. Ciao bella mi manchi! Bacio N.
 
“Chi è?” chiese curioso Brian cercando di leggere il messaggio.
 
“Sono affari miei”
 
“Aggressiva! Abbassa la cresta ciccia, se no il massaggio te lo scordi” disse ironico il ragazzo sdraiandosi sulla ragazza.
 
“No no scherzavo… e Brian puoi alzarti che mi stai schiacciando la schiena?”
 
“Io sono comodo”
 
La ragazza con tutta la forza che aveva si girò di colpò per far cadere per terra Brian, ma il ragazzo si aggrappò a lei trascinandola sul pavimento.
 
“Ti odio” disse a Elizabeth massaggiando il braccio dolorante a causa della caduta.
Il ragazzo si alzò di colpo dato che il suo cellulare iniziò a suonare e rispose velocemente.
 
“Si? Ah…ciao …scusami non posso parlare…ok…ciao” riattaccò e aiutò la ragazza ad alzarsi.
 
Elizabeth non chiese nulla, non voleva sapere nulla. Era abituata così stando all’oscuro di tutto, lei voleva solo stare con Brian, riallacciare i rapporti e tornare insieme. Era quello che voleva no? In quel momento alla ragazza vennero in mente gli occhi color smeraldo di Harry che la fissavano con uno sguardo furioso.
“Ehi El ci sei?” chiese gesticolando la mano davanti alla faccia della ragazza.
 
“Eh? Si si Brian scusa”
 
Elizabeth tornò alla realtà.
“Senti è meglio che torno a casa, mia mamma dopo si preoccupa….” Concluse la ragazza.
 
“Ah ok…si si hai ragione” rispose un po’ confuso Brian.
 
“Ci vediamo sabato sera?” Elizabeth chiese al ragazzo mentre si preparava per tornare a casa.
 
“Sabato? No scusami non posso devo andare via con Joe…”
 
“Non fa niente, ciao allora ci sentiamo!”
 
Brian si avvicinò alla ragazza ricambiando il saluto con un leggero bacio sulle labbra.  La mora rimase un po’ stordita per  l’inaspettato bacio, ma non ci fece molto peso e uscì dalla casa.
Elizabeth camminava per quel breve tratto che separava la sua casa a quella di Brian e iniziò a farsi domande: come mai quel bacio non gli aveva provocato le stesse emozioni di una volta? le così dette farfalle nello stomaco questa volta erano volate via senza farsi vedere. La mora era confusa, preoccupata, frustata e triste. Com’è possibile che una ragazza provi così tante emozioni in un mezzo secondo?
Sbadigliò stiracchiandosi le braccia e alzò lo sguardo; di fronte a lei una luce delicata attirava la sua attenzione: la Luna quella notte era più bella del solito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Che pizza Neev mi annoio, Brian sta sera doveva andare via con Joe, i miei sono usciti e mio fratello è con la sua tipa di turno… aiutami, un sabato sera rinchiusa in casa!-
 
-Zayn con un'altra tipa? Ahah  eh bravo! Comunque io sta sera esco con Liam! Scusami ti abbandono al tuo destino-
 
-Liam? Evviva! Mi piace questo tipo… in bocca al lupo…vado a fare un giro… ciao bella chiamami domani. Bacio. El. -
 
-Ovvio buona serata ciao. Neev-
 
 
Elizabeth pose il cellulare sul tavolino del salone e alzandosi lentamente dal divano si diresse in cucina per prendere qualcosa da bere.
 
“Che fai sta sera Elizabeth? Non esci?” chiese curiosa sua madre intenta a sistemare le bollette arrivate il giorno stesso.
“ Si madre, adesso mi preparo e faccio un giro da sola, una passeggiata tranquilla”
 
“Da sola?” chiese la mamma fissando la figlia.
 
“Questa sera direi di si .”
 
 
 
 
 
Elizabeth era più di mezzora che passeggiava per i quartieri del suo paesino, osservando ogni novità: avevano aperto un nuovo negozio di tatuaggi e il tipo che lo possedeva era fuori dalla porta che fumava una sigaretta con l’aria non proprio accogliente; aveva scoperto che due ragazzi che conosceva si erano fidanzati beccandoli in giro mano per la mano, scambiandosi effusioni; la signora Pattinson aveva sistemato il suo giardino e aveva comprato un piccolo cane che continuava a girare intorno alla statuetta dei sette nani. Prima o poi quella nano faceva una brutta fine.
Lo sguardò della ragazza rimase immobile per qualche secondo fissando la gelateria tanto frequentata. Lui non c’era. Harry non c era ad aiutare suo padre questa sera. Chissà dov’era finito.  Era passata una settimana da quella litigata e il riccio non si era fatto vivo. Elizabeth era molto impegnata con la scuola e non fece in tempo neanche ad andare nel parco o passare da Robert il gelataio in quei giorni.
E se davvero fosse sparito? E se davvero fosse uscito dalla sua vita? Elizabeth era in preda al panico, gli mancava un sacco, gli mancava il suo modo di farla ridere, i suoi occhi, le sue rughette, il suo sorriso e i suoi scompigliati capelli. Forse doveva andare così, pensava la ragazza, forse non erano destinati a restare amici.
 
 
-Piccola! Scusami ero fuori con Eleanor e non ho sentito il cellulare…sabato sera da sola? Mi deludi ciccia. Comunque si Harry l‘ho visto l’altro ieri, era un po’ strano, ma niente di che… perché me lo chiedi?-
 
Il messaggio di Louis fece tornare sulla terra Elizabeth che si propinque a rispondere.
 
-Curiosità! Ti saluto…buona serata con Eleanor e salutamela. Bacio El.-
 
-Ricambia, ciao piccola –
 
Louis non sapeva della litigata. Avrebbe sicuramente chiesto qualcosa ad Elizabeth, ma niente, Harry ha voluto tenere tutto all’oscuro.
 
“Dai Harry cazzo scrivimi!” la ragazza urlò queste parole spaventando una signora mano per la mano con suo figlio ( una scena simile già vissuta). Elizabeth dall’imbarazzo decise di allontanarsi dal quel posto e un leggero gorgoglio fece dirigere la ragazza verso il primo locale che trovava per mangiare qualcosa. 
Raggiunse una pizzeria: Andrew’ Pizza, facevano la pizza più buona del paese. La ragazza prima di entrare guardò dalla parte della parete in vetro guardando se c’era gente.
Vide molte persone conosciute, ma soprattutto una. Era lui.
 
“Ma che diavolo…” Elizabeth rimase con la bocca aperta per qualche istante. Avrebbe voluto entrare e urlargli in faccia facendo la figura della pazza. Ma si trattenne.
 





Ciao:) Allora cosa ne pensate? vi sta interessando? spero di si... Bacio Rita

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Capitolo 6
*** 6.Capitolo ***


Brian era li, con quella sgualdrina di Caroline che gli accarezzava la mano ogni due secondi; stavano ridendo e scherzando, mandandosi sguardi accattivanti. Cavolo che disgusto.
Elizabeth chiuse le mani in due pugni e si allontanò velocemente dal quel posto doloroso.
“Stronzo! Stronzo!” la ragazza ormai era scoppiata in lacrime e continuava a vomitare quelle parole. “Sei uno stronzo!” continuava a camminare velocemente fino a quando non si fermò.
Era arrivata nel suo posto. Quando aveva bisogno di pensare andava li…e quello era il momento più adatto. Di sedette sulla sua panchina preferita di quel parco ormai conosciuto. Non c’era nessuno: i bambini che giocavano, le ragazzine che si rincorrevano, le mamme che urlavano ai propri figli non si sentivano. C’era un silenzio tombale.
E all’improvviso il pianto di Elizabeth interruppe quel silenzio.
Ogni volta ci ricascava, ogni volta sperava in un suo cambiamento; ma Brian era così e lei lo sapeva bene.
Ogni volta rischiava, ogni volta sperava che lei fosse la ragazza giusta per lui, la ragazza di cui lui davvero si innamorasse, ma queste convinzioni sparivano ogni volta, a causa dei suoi stupidi comportamenti.
Ogni volta era sempre la stessa storia: lei soffriva. Finiva sempre che Elizabeth per la rabbia scoppiava a piangere senza affrontare le cose, sfogandosi con le lacrime per poi tornando a far finta di niente.
 
Elizabeth era da più di dieci minuti seduta su quella panca a fissare il vuoto. Non riusciva a pensare a niente, a nessuna conclusione o decisione da prendere. Aveva bisogno di conforto.
 
“Ragazzi muovetevi! Tesoro vieni qui… su!”
 
Una voce stridula attirò l’attenzione della ragazza facendole alzare il capo: un gruppo di ragazzi e ragazze stava passeggiando sul marciapiede adiacente al parco .
Una ragazza bionda si era fermata per aspettare un ragazzo alto a passo lento, intento a usare il cellulare. Non ci fece molto caso e chinando il capo scoppiò di nuovo a piangere.
 
 
 
 
 
 
“Dai Harry muoviti…”

“Si Taylor arrivo!” il riccio seccato velocizzò il passo raggiungendo la ragazza bionda.
 
“Ma che hai sta sera? Neanche un bacio mi hai dato… non mi trovi bellissima sta sera? Eh?” disse la ragazza abbracciando Harry e stampandogli un bacio sulla guancia.
 
“Si bellissima… scusa ma sono stanco” 
 
Detto ciò il riccio cercò di liberarsi dalla presa della ragazza scompigliandosi i capelli con una mano. Quella sera era infastidito con qualsiasi persona,ponendosi in maniera antipatica e scontrosa. Odiava tutti il quel periodo. Odiava la scuola, il lavoro, la gelateria…la gente in generale. Odiava come tutto gli ricordasse lei: Elizabeth.
Gli mancava tutto di lei: il suo sorriso, i suoi occhi, la sua risata, la sua voce, i suoi ciuffi ribelli che le davano un aria buffa, la sua dolcezza, la sua simpatia e la sua gentilezza. Ma che diavolo aveva fatto? Aveva lasciato andare una persona davvero importante per lui facendo finta che di lei non gli interessasse niente, ma in realtà non era così: chiedeva ogni giorno al suo migliore amico, Louis, notizie su Elizabeth, se stesse bene. A lui interessava solo che lei stesse bene.
“Harry! Guarda quella ragazza! Seduta sulla panchina… sembrava un fantasma cavolo! Mi sono spaventata!”  la bionda urlò quelle parole stringendosi al riccio che a sua volta rivolse lo sguardo verso quel parco.
 
“Ma aspetta un attimo…” il ragazzo guardò meglio la ragazza seduta in quella panca.
 
“Anche lei però! Stare li da sola facendo strani versi non è il massimo! La gente è strana! Vero Harry?”
 
“Si Taylor…la gente è strana come te! Levati e non starmi addosso!” Harry detto questo si scrollò di dosso la bionda lasciandola sul marciapiede con gli altri ragazzi del gruppo. Entrò nel parco a passo veloce avvicinandosi a quella figura avvolta dal buio: Elizabeth.
Più si avvicinava e più era sicuro che fosse lei, anche se la vedeva di spalle lui era sicuro…sentiva il suo profumo di vaniglia.
Harry si bloccò qualche metro prima sentendo la ragazza piangere. Il riccio si sentì morire: stava piangendo. Non sapeva che fare, aveva solo voglia di abbracciarla forte e consolarla, solo che qualcosa lo bloccò e rimase li fermo con le mani chiuse a pugno.
 
 
Elizabeth cercò di calmarsi e le lacrime piano piano smettevano di bagnarle le guance. Prese un fazzoletto dalla prima tasca dei suoi jeans stretti, asciugandosi il viso. Si sentì osservata: dei respiri dietro di lei la fecero girare spaventata. Vide una figura illuminata leggermente da un piccolo lampione di quel parco.
 
“ H-a-a-rry…?” 
 
La ragazza era terrorizzata: e se non fosse lui? E se fosse solo frutto della sua immaginazione? Elizabeth iniziò a tremare e a fissare la persona in piedi davanti a lei con occhi sgranati.
 
“Scusa…non volevo spaventarti El…”  detto ciò il riccio si avvicinò con un aria preoccupata sedendosi di fianco alla ragazza, che intanto si era tranquillizzata sentendo quella sua voce così rauca.
 
“Che ci fai qui?” chiese la mora.
 
Harry senza dare risposta la abbracciò, stringendola forte accarezzandole i capelli. Quest’ultima rimase incredula inizialmente, ma dopo pochi secondi si lasciò trasportare dal calore del suo corpo, stringendolo di più a se. Dopo tanto tempo provò un’emozione strana. Non sapeva neanche lei cosa fosse. Sapeva solo che le piaceva.
 
“Ehi piccola…smettila di piangere”  Harry indietreggiò con la testa e con il palmo della mano le asciugò le lacrime sulle guance.
 
“Scusami…”
 
“Scusami tu El… non dovevo sparire così. Mi sei mancata un sacco” il riccio in un soffio pronunciò quelle parole.
 
“Anche tu Harry. Anche tu…e avevi ragione… Brian non cambierà mai! Dovevo ascoltarti, avevi ragione…sono stata una stup…”
 
“Smettila. Adesso basta…non voglio sapere cosa è successo. Non voglio sapere chi aveva ragione. Voglio solo stare qui con te Elizabeth Malik. Con te e basta.”
La ragazza rimase stupida da quelle parole e nel sul viso comparve un dolce sorriso.
 
“Quanto mi mancava il tuo sorriso El….cavolo…sei bellissima…”
 
“Non fare lo sdolcinato…  sai che odio queste cose….” Rispose la ragazza con un pizzico di ironia.
 
“Scusami signora scontrosa… Sei una cosa impossibile sai?”
 
“Si lo so Hazza, lo so! So anche che sono bellissima, non mi serve che tu me lo dica!”
Scoppiarono tutti e due in una sonora risata  e la ragazza si sentì improvvisamente meglio.
 
“Harry”
 
“Dimmi piccola”
 
“Grazie.”
 
Lo sguardo di Harry era puntato tutto sui gli occhi della ragazza. Erano bellissimi: un verde chiaro gli contornava le iridi color nocciola rendendo i suoi occhi limpidi. Il riccio si sentì come un bambino il primo giorno di scuola: impaurito ma allo stesso tempo felice.
 
“Ti devo… ch-iedere…si chiedere una cosa El… ma ho paura… della tua risposta”
 
“Dai Harry…dimmi tutto su!” 
 
“Cioè….io….”









Buon pomeriggio gente! Come state? Ecco a voi il sesto capitolo...abbastanza corto...ma spero vi piaccia! Ciao gente

Bacio Rita.

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Capitolo 7
*** 7.Capitolo ***


Harry usò il suo coraggio nascosto da mesi ormai e si fiondò sulle labbra di Elizabeth.
Inizialmente la ragazza rimase impietrita, sorprendendosi di quel gesto così inaspettato, anche se alla ragazza non dispiaceva il sapore delle labbra di Harry: cioccolato, precisamente cioccolato al latte.
Un bacio casto si trasformò in un bacio passionale, le loro lingue si intrecciavano come se ormai si conoscessero da anni combaciandosi perfettamente. Assaporavano quel momento fino all’ultimo istante e Harry però non lasciò i fianchi della ragazza, tenendola stretta a sé.
Rimasero per qualche minuto a fissarsi: Elizabeth era leggermente arrossata e sul suo viso si stampò un sorriso così dolce che al riccio venne voglia di ribaciarla. I loro sguardi non si distoglievano e gli occhi smeraldo di Harry si riflettevano su quelli marroni della mora. Dopo tanti anni avevano ritrovato un pace interiore… come se si fossero liberati da tutte le preoccupazioni che fino a qualche minuto fa li divorava. 

“El…”

“Dimmi Harry” la ragazza rivolse uno sguardo curiosa per sapere cosa avesse da dire il riccio, che a sua volta alzò lo sguardo verso il cielo.

“Sai…questa sera la luna è più bella del solito”

I due ragazzi si alzarono da quella panca e mano nella mano si incamminarono per le vie di quel paesino poco  illuminato.

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Capitolo 8
*** 8. Fine ***


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                                                                                                                                                            Un anno dopo.
 
“Harry muoviti! Dai che siamo in ritardo!”

“Si Elizabeth arrivo!”

“ Non chiamarmi così che mi sento vecchia”

Il riccio si avvicinò velocemente alla ragazza sussurrandole dolci parole e stampandole un bacio sulle labbra, dirigendosi insieme verso la macchina bianca parcheggiata sul marciapiede.
Era già passato un anno da quella notte, quella magica notte molto importante per i due ragazzi: avevano deciso di provare a stare insieme seriamente e anche con qualche litigio la loro relazione era molto stabile. Harry non aveva mai creduto all’amore vero ma dopo aver conosciuto Elizabeth era riuscito a provare sensazioni mai provate prima, riscoprendo un nuovo Harry: un Harry dolce, presuntuoso, fedele e soprattutto romantico.
Elizabeth era riuscita finalmente a essere davvero fecile con il riccio. Era diventato parte essenziale di lei…ogni tanto la ragazza aveva avuto attacchi di crisi causati dalle improvvise comparse di Brian, ma grazie ad Harry era riuscita a superare quell’ossessione, concentrandosi solamente sull’amore che provava per il riccio. Si esatto amore, potevano essere davvero innamorati? La risposta è si. Loro erano migliori amici, amanti e fidanzati, un mix perfetto che resero Harry e Elizabeth inseparabili.
 
“Cavolo…siamo arrivati in tempo! Siamo sempre gli ultimi per colpa tua!”

“Dai scusami amore, non lo farò più promesso”  disse ironicamente Harry.

Elizabeth gli diede un colpetto sulla spalla facendogli la linguaccia e, tenendosi per mano, si avvicinarono a delle sedie rosse disposte tutte in fila. Harry si sedette velocemente  osservando lo scarso equilibrio della sua ragazza che era inciampata grazie al gambo della sedia.

“Mi fai fare sempre figure”

“Zitto che sta per iniziare”

Si spensero le luci e le tende rosse sul palco si aprirono.
Dall’ombra comparve una ragazza con un vestito giallo canarino, dei sandaletti  marroncino chiaro e con il capelli legati in una lunga coda. Elizabeth si alzò di scattò e iniziò ad applaudire seguita da tutto il pubblico.
Era Neev, la sua migliore amica che tenendo stretto tra le mani un microfono, porse un sorriso di ringraziamento ad Elizabeth. Partì improvvisamente un canzone con dietro un grand singnificato: A Thousand Years.

 

Heart beats fast
colors and promises
how to be brave,how can I love when
I’mafraid to fall
but watching you stand alone
all of my doubt suddenly goes away somehow
one step closer

I have died everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
for a thousand years,  I’ll love you for a thousand more…

 
Come essere coraggiosi? come posso amare quando ho paura di cadere ma guardandoti da solo tutti i miei dubbi se ne vanno in qualche modo un passo più vicino. Sono morto tutti i giorni aspettandoti tesoro non essere spaventata, ti ho amato per mille anni, ti amerò per altri mille anni.
Neev cantava con la sua dolce voce rivolgendo lo sguardo ad Elizabeth. Voleva dedicarle quella canzone: era la loro canzone e questo la mora lo sapeva bene; Neev  voleva ringraziarla per tutto quello che aveva fatto per lei in questo anni, tutti i consigli e gli aiuti che le aveva dato.
Improvvisamente una voce maschile si sovrappose dolcemente su quella della ragazza.
Un ragazzo alto, abbronzato  e con capelli corti si avvicinò alla ragazza afferrandole la mano: Liam.
Si, Liam e Neev stavano cantando insieme cercando di far capire quello che provavano loro in quel momento: amore, solo amore. Si scambiavano ogni tanto degli sguardi d’intesa conclusi sempre con un mezzo sorriso e poi ritornavano a girare per il palco cantando a squarcia gola.
 
 
 “Bravi!!!”

Un applauso interruppe quel breve silenzio creatosi  dopo la fine della canzone. Erano stati bravissimi dimostrando così a tutti il loro talento. Liam e Neev si posizionarono al centro del palco e fecero un sentito inchino.

“Siete stati bravissimi” Elizabeth si gettò tra le braccia dell’amica stampandogli un bacio sulla guancia, mentre Harry si congratulava con il suo amico Liam.

“Sta sera tutti a festeggiare” urlò Harry battendo il cinque alla sua ragazza.

“Ottima idea amore! Bravi i due nuovi fidanzatini” concluse Elizabeth.

I quattro ragazzi rimasero a ridere e scherzare per qualche minuti fino a quando le risate non furono interrotte da un ragazzo che si avvicinò ad Elizabeth.

“Ciao”

“Ciao… che ci fai qui?” Elizabeth indifferente cercò di tranquillizzare Harry che appena vide quella figura rivolgere la parola alla sua ragazza cercò di mandarlo via.

“Harry calmo, voglio solo parlare un attimo con la tua ragazza…da soli”

Elizabeth fece cenno al riccio di stare calmo e si allontanò dal gruppo.

“Senti… veloce che io ho da fare, cosa vuoi?”

“Scusami, Elizabeth scusami! Sono un cretino, mi manchi un sacco! Per favore torna da me! Ti renderò davvero felice, lo so sono un deficiente lo so…hai ragione ovviamente ma mi manchi…io …io ti amo Elizabeth, dammi un'altra possibilità!”

“Primo non urlare che ci sento, secondo io non ti amo più tesoro e terzo io una possibilità te l’aveva già data, anzi tre possibilità ti avevo dato! Quindi direi che la quarta salta eh! E adesso scusami ma tolgo il disturbo devo andare a festeggiare”

“Elizabeth aspetta!”

“No Brian. Basta. Mi fai schifo. Hai chiuso con me. Hai chiuso già da un po’…e questo non è un arrivederci è un addio”

Elizabeth detto ciò si allontanò dal ragazzo lasciandolo basito.
Un sorriso si dipinse sul volte della ragazza che a passo deciso si dirigeva verso Harry.
Finalmente dopo anni era riuscita a lasciarlo andare, era riuscita a cancellarlo dalla sua mente e soprattutto dal suo cuore. Era riuscita a mettere un punto in questa storia così complicata. Era riuscita a dirgli addio. Elizabeth si sentì così orgogliosa di se stessa e un fiero sorriso di Harry la rallegrò ancor di più.
Nulla al mondo poteva far separare quei due ragazzi, forse un giorno si sarebbe lasciati o forse si sarebbe sposati o sarebbero andati a convivere in una villetta con i loro tre figli. Nessuno può sapere cosa potrà succedere dopo quel giorno. Ma una cosa è certa…quella sera la luna era più bella del solito.

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