MeisonVille

di Iarys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Capitolo 1

Giuliano Jason, un ricco mercante di fama e successo, al suo terzo matrimonio,  da alla luce con la moglie Eleonora Delion, una bellissima bambina, Fine.
La moglie ormai malata da tempo muore dandola alla luce, così che Fine si ritrova presto senza figura materna e, per i vari spostamenti del padre, anche senza una figura paterna.
A crescerla sarà la balia Lynda e il maggiordomo Gustave.
Con il passare del tempo Fine scopre la passione per la fotografia, la pittura e la cucina,  anche grazie a Lynda sempre pronta ad aiutarla e servizievole nei suoi confronti.
Avendo vicino una persona come Lynda, e un maggiordomo alquanto bizzarro come Gustave il tempo vola, e i dolori e i dispiaceri per la morte della madre e le continue assenze del padre rimangono comunque accantonate in un angolo.
Alla Vigilia del Natale, 24 Dicembre 1995, quando Fine ormai tredicenne inizia a dedicarsi alle faccende domestiche e alle pulizie della casa, giunge un telegramma da Boston che manda le sentite condoglianze per la perdita di Giuliano Jason in un incendio doloso.
Fine non rimane molto colpita, e anche se vorrebbe odiarlo per le mancanze e per il suo lavoro, una lacrima non può che rigarle il viso per la perdita di una persona tanto vicina quanto lontana. A nulla valgono gli sforzi di Gustave e Lynda per tirarla su, continua a ripercorrere attraverso i quadri della sua dimora la storia della sua vita e delle persone che ormai non ci sono più sentendosi improvvisamente tanto sola. Della madre le rimane solo un ciondolo che una volta aperto riproduce una soave melodia. Presa dalla foga e dalla tristezza del momento getta con forza il ciondolo a terra e si rintana nella sua camera.. sola.

 
                                                                                                                                              26 Maggio 1998
“Fi-Fine! Scendi subito!” Delle urla provengono insistentemente dal giardino mentre una donna sulla quarantina corre indietro e in avanti lungo il sentiero di ciottoli con i capelli spettinati e arruffati.
“Lynda, guarda questo gattino, è stupendo.. potrebbe cadere e farsi male”  risponde dall’alto di un albero una ragazza seduta su un tronco con un gattino nelle mani.
“Sentimi bene tu! Se dovessi cadere io ti…- Una voce forte e mascolina irrompe all’improvviso in giardino facendo ridere Fine.
“Ohhi Lynda, sempre a gridare stai, potrebbero faire una chanson su di te. Ohh Lyndaaa, comme gridi tu!!”
“Sentimi bene francesino da strapazzo, per quanto ne so se cade da quell’albero non avrò problemi solo io.. e la prossima volta che vedrai una sedia sarà a rotelle, col tuo sedere inchiodato sopra.”
“Oui madame, sûrement, ma comme la fai lunga.. una giovane donzella che vuole divertirsi e tu la tratti così, inacceptable!”
“Certo. INACCEPTABLE. Sentimi bene tu se ti agguanto finisce..”
“Oui, oui, minacce su minacce. Comme troverai un bonne partito se vai in giro come Crudelia Damon? Vous êtes insupportable.”
“Ma come ti permetti? Ma ti sei visto tu col ciuffo all’aria?”
“Oui, oui, Fine c’è un telegramma da parte de votre zio, è arrivato poco fa, scendi giù e vieni a leggere.”
Fine subito scende portando il gatto con se.. “Sei bianco, tutto bianco.. mmh ti chiamerò Neve?” “Fine, dai retta a me, nous français siamo i migliori, quindi chiamalo Neige.”
Fine osserva attentamente Gustave, da tanto tempo ormai abita con lei in Italia e le sta vicino come un padre.. il suo accento non è mai cambiato, e ha ancora carenze con l’italiano, eppure rimane il suo miglior alleato contro Lynda, il suo confidente, il suo amico.
“Vada per Neige!” con un grande sorrisone sul viso.
                                                   
                                                                                                    …

“Ma non è possibile, non può farlo.” Fine continua a guardare il telegramma. La banca dove suo padre aveva un contratto per tenere i soldi e metterli da parte è caduta in rovina, a causa di motivi ancora sconosciuti, non c’è più un soldo, e la sua casa come del resto qualunque altra cosa, deve passare in successione al fratello, Francesco Jason.
Dovrà lasciare la sua casa, lasciare i suoi ricordi, e trasferirsi in un’altra casa, o per meglio dire, Reggia, la Reggia dei sogni, la MeisonVille.. con suo cugino Bright e con gli amici del padre, nonché fra tutti Edoardo Admir, che si dice abbia ucciso lui stesso la moglie dopo aver dato alla luce suo figlio Shade, un giovane egocentrico e sicuro di se, bravo con le armi e disinteressato ai rapporti civili.
Come avrebbe potuto vivere fra quelle persone? Si ci sarebbe stato sempre il supporto di Gustave e Lynda, ma le cose sarebbero cambiate, e Fine stessa iniziava ad avere un brutto presentimento.                            

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Capitolo 2

Non poteva essere vero, no. Lasciare la mia casa, le mie cose. Com’era potuto accadere? E la banca? Com’era andata in rovina? Quanti perché senza risposta. Non volevo assolutamente andarci.. io..
- Fine? Fine sei qui? – vidi Lynda entrare lentamente, con un vassoio pieno di delizie e un sorriso lieve in viso..
- Lynda! Ti prego dimmi che c’è una soluzione, non voglio andare via da qui! - Il suo sguardo.. il suo sguardo sorridente ma allo stesso tempo triste, lo sapevo. Dovevamo lasciare la casa, non c’era soluzione. Non servivano parole fra di noi, e silenziosamente mi stava dicendo di non fare la bambina, ma io non potevo accettare di lasciare la mia casa.
- Lynda deve esserci una soluzione, io voglio stare qui, che fine farà la casa? Sarà venduta? E a chi? Non possiamo lasciarla nelle mani del primo che passa, noi dobbiamo.. – al contrario di Lynda, che era sempre aggraziata e soave nel muoversi,  Gustave entrava nelle stanze in modo irruento, spaventando sempre le persone all’interno con quegli scarponi enormi e pesanti che neanche i militari userebbero per le missioni.
- Madame, oh c’è anche Crudelia, pettinati le cheveux?-  Gustave! Gustave aveva sicuramente un’idea!
- Sentimi bene, i miei capelli sono pettinati SEMPRE. Non ti permetto di..-
 - Je ne le pense pas. Vai in giro come una iena -
 - Tu pensi?! – erano buffi, erano troppo buffi. E il solo fatto che mi stavano sempre vicini, in qualsiasi momento della mia vita, mi dava una grande forza, immensa.. erano le mie due ancore di salvezza.
- Aspettate, non litigate vi prego, è importante capire come tenere la casa, Gustave ti prego dimmi che hai qualche idea.. – c’era speranza nei miei occhi, ma non nei suoi, e fu questo che mi colpì.
 - Fine io.. vedi non c’è soluzione.. -
 - Come no? Gustave ti prego, dobbiamo lottare, Lynda diglielo anche tu! –
 - Fine, domani passerà la carrozza a prenderci.. dobbiamo fare le valigie. Non possiamo fare resistenza in casa, forse una volta arrivati alla Reggia di MeisonVille potremo parlare con tuo zio, magari lui sa ciò che è successo o cosa possiamo fare per riprendere la casa e il denaro di tuo padre. Devi avere pazienza e comportarti da persona matura. Siamo d’accordo? -
Mi avevano sempre appoggiato. Sempre. Anche nelle cose più stupide, anche quando non volevo fare il bagno senza il costume da piccola, anche quando volevo cucinare da sola senza l’aiuto di nessun adulto, quando mi cacciavo nei guai, quando avevo bisogno di affetto, quando piangevo, quando non volevo seguire le lezioni private dei professori, loro erano lì. Sempre pronti a sostenermi, ed ero certa avrebbero continuato a farlo. E se la soluzione era andare alle Reggia sotto la tutela di mio zio, l’avrei fatto. Ma sempre e solo con loro.
 - Si.. siamo d’accordo. –
 
                                                                                                       ----

La mattina seguente mi svegliai irrequieta, stranamente preoccupata, con un groppo alla gola che non scendeva giù. Avrei voluto dire che andava tutto bene, avrei voluto sorridere e scherzare allegramente con Lynda e Gustave come sempre, ma la verità era che non sopportavo il fatto di lasciare la casa, e non tanto per la struttura, ma per i ricordi.. i ricordi in quei corridoi, i ricordi ai muri.. i disegni stupidi che facevo da bambina con le dita, mentre Lynda girava per casa come un’isterica con smacchiatori e altri saponi, e Gustave che rideva come un pazzo. Erano parti del mio passato, che avevo paura di dimenticare. Eppure con una forza che reputai sovrumana, mi alzai dal letto ed iniziai a preparare le valigie con angoscia. Era anche esagerato dire “valigie”, avrei portato con me il minimo indispensabile, la lontananza da casa non sarebbe stata lunga, ne ero sicura.
Dopo circa dieci minuti ero già pronta a chiudere la cerniera della valigia, quando iniziai ad udire rumori provenienti dal cortile. Mi affacciai dalla finestra e notai con disappunto che era arrivata la carrozza.

                                                                                                       ----

- A me sinceramente pare strano! -
- Alla iena semble tutto bizzarre.. -
- Sentimi bene francesino, non è colpa mia se ti fai venire a prendere in carrozza da Buliver. Quello lì non sta bene, guarda come si muove la carrozza, sembrano ubriachi i cavalli! -
- Shh, che ti sente. Vous êtes fou! -
- Ma pazza a chi?! Ti giuro se non ci fossero tutte queste valigie ti butterei dalla carrozza! -
- Oui, oui. Ma non urlare, disturbi la quiete pubblica. -
- MA CHI STA URLANDO?! -
- Fine dille che fra poco ci buttano fuori dalla carrozza. -
- Lynda non urlare, ci buttano fuori dalla carrozza.. -
- Fine non dare retta a MisterIoSonoUnFranceseGnocco! -
- Non sto dando retta a nessuno, ma Buliver ci guarda strano! -
- Quello è satanico, parla da solo. -
- Le iene sono sataniche, oh aspetta, vous êtes une iena. -
- Non CHIAMARMI IENA! -
- Gustave non chiamarla iena! -
Notai che Buliver si era girato per ascoltare i nostri discorsi.. e beh, niente da ridire, se non per il fatto che guardando noi, logicamente, non vedeva la strada.
Buliver era un uomo molto strano, alto, con due baffoni, capelli bianchi, una buona corporatura, non passava certo inosservato, si diceva parlasse da solo, che era pazzo e che una volta si era fermato a parlare per strada con una gallina. Io non mi facevo certo influenzare da queste storielle di paese, ma capii che avrei dovuto crederci.
- Signor Buliver la strada! -
- Oh non si preoccupi signorina. Noi siamo attenti alla strada. -
- Nous? Nous chi? – rispose Gustave con crescente preoccupazione, forse dopotutto non erano così sbagliate le voci che giravano su di lui.
Nel frattempo osservavo Lynda rintanarsi in un angolino della carrozza, ed iniziare a farsi il segno della croce.
- Io e il mio me, non lo conoscete? Ci parlo spesso.. si sente molto solo. -
- Oh oui. Non ne dubito. Ma preferirei vederlo parlare con la strada.. e se si gira? -
Vedevo Lynda iniziare ad agitarsi e poi bisbigliare a Gustave: “ Io prendo un coppino* e glielo sbatto in testa.. quando sviene prendi il suo posto. ”
Non potei evitare di ridere sotto i baffi, mentre i cavalli di Buliver continuavano a muoversi in modo strano, tanto da far spostare le valigie da una parte all’altra.
- Oddio chiamate un medico.. – a Lynda iniziava a girare la testa, era evidente..
- Oddio chiamate l’altro me.. – rispose il signor Buliver ridendo.
- ODDIO chiamate un esorcista! – rispose invece Gustave calcando volutamente su “oddio”.
A me sinceramente tutta la situazione faceva ridere, anche perché non avevo mai avuto paura della morte in generale.. e il Signor Buliver per quanto strano, non avrebbe mai rischiato di fare un incidente. Lynda era sempre troppo protettiva con noi, aveva subito paura e presagiva il peggio di ogni cosa, mentre Gustave cercava sempre di far ridere, anche nelle situazioni più difficili.
Non so’ come.. ma arrivammo nel viale esteriore di MeisonVille mentre Buliver continuava a ridere come un pazzo, a dispetto delle imprecazioni di Lynda che continuava a reggere il rosario.
L’entrata alla Reggia era a dir poco stupenda. Tanti fiori, un laghetto con pesci d’acqua dolce,  panchine così brillanti che sembravano di cristallo, dondoli, tavolini. Chissà com’era piacevole assaporare dolci e cibi vari in un posto tanto paradisiaco, con il vento che sembrava sussurrare tante storie.. un vero paradiso, un sogno.
La Reggia era enorme, sembrava un hotel di lusso, quasi un castello..
E fra il maneggio, il vigneto, il roseto e tanti altri luoghi che si intravedevano ai piedi della Reggia, il divertimento certo non mancava, ci si poteva quasi perdere.
- Signori potete scendere! – fu questa esclamazione del signor Buliver a richiamare la mia attenzione  mentre fermava la carrozza.
- Parfait! Io prendo le valigie con i vestiti, voi.. -
- Allora non ci siamo capiti! Pensi davvero di portarti dietro i vestiti e lasciare a noi le cose più pesanti?! Vieni subito a prendere questi!! -
- Certainement. Pare che il trauma psicologico dovuto alla carrozza sia passato, ti preferivo prima! -
Eccoli che iniziavano.. non c’era modo di farli smettere, era inutile. Presi la mia valigia ed iniziai ad inoltrarmi all’interno della Reggia. Tutto sembrava così perfettamente ordinato, non c’era un solo particolare fuori posto. Il tutto brillava sotto il sole, un punto di fuoco nel cielo, sembrava essere stato creato apposta per svolgere quel compito, far brillare la Reggia.
Beh.. tutto era perfetto, almeno fino a quel momento.
- Ahi! – andai a sbattere violentemente a terra. O ero io ad essere inciampata o un idiota mi si era letteralmente catapultato addosso. Alzai gli occhi e notai lo sguardo sorpreso di un ragazzo.. un bel ragazzo.. dai capelli scuri e sbarazzini, e gli occhi cobalto. Continuava a guardarmi, e non dava assolutamente l’impressione di voler chiedere scusa.
- Beh? -
- Beh cosa? -
- Mi hai buttata a terra, penso di meritare almeno delle scuse, e magari una mano. -
- Non è colpa mia se guardi in aria invece di vedere dove cammini , e poi non ti ho buttata, ti ho leggermente sfiorata, se cadi per niente, indubbiamente, non è neanche colpa mia. -
- Cado per niente?! Mi sei venuto addosso come un bulldozer! -
- E tu sei caduta a terra con un tonfo incredibile, fossi in te mi metterei in dieta. -
- Ma come ti permetti?! – Mi alzai velocemente livida in volto. Ma chi era? E come si permetteva a dirmi certe cose? Con quale autorizzazione?
- Non ti serviva una mano per alzarti? Lenta nel cadere ma veloce nell’alzarti. E poi, che io sappia, le femmine riescono a cadere a terra in modo aggraziato, quindi la balena sei tu. -
- Come possono cadere in modo aggraziato?? Esiste anche un modo per cadere a terra? -
- Oh questo non lo so’ proprio, ma non fanno tutto il rumore che fai tu, quindi o sei una balena o hai il didietro grosso. -
- Ma cosa.. che vuoi saperne tu?!? -
- Fortunatamente non l’ho visto. Semplicemente ipotizzavo. -
- Non ti permetto di insinuare certe co.. – le mie parole furono bruscamente interrotte da un urlo proveniente dal vigneto. Un tale che cercava un certo “Admir”.
- Oh quanto mi addolora, mi sarebbe piaciuto restare a parlare del didietro a mongolfiera, ma devo urgentemente scappare. –
Detto questo, senza neanche un accenno di saluto, lo vidi scappare e dirigersi verso il vigneto, bene.. “Admir” non me lo sarei di certo dimenticato.


Note.
Salve a tutte, e scusatemi per l'altra volta ma sinceramente avevo dimenticato proprio le note finali xD Mi rifarò stavolta dai.
Prima di tutto ci tengo a precisare che il *coppino di cui parla Lynda è questo -> 
Image and video hosting by TinyPic Lynda porta sempre dietro tutto ciò che può occorrere in cucina, infatti quando costringe Gustave a portare le "valigie pesanti" sono proprio quelle sue, con pentole, coppini ed altro xD
Allora prima di tutto ringrazio di cuore chi ha letto la storia, chi ha lasciato una recensione dandomi anche consigli utili, e chi l'ha messa nelle seguite. Grazie anche a chi dopo un solo capitolo ha deciso di metterla nelle preferite, sono onorata. Grazie davvero!
Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno e di poter ancora migliorare ^^
Grazie a tutte e alla prossima.
Iarys~


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Capitolo 3

- Non ci perdiamo! -
- Oui, ci perdiamo. Sotto la tua guida poi.. -
- Che vorresti insinuare?? Allora guidaci tu genio! -
- Basta dai, dobbiamo solo ritrovare il sentiero principale.. -
- Dillo al francesino! Doveva venire ad osservare i fagiani LUI! -
- Oui madame. Giacché ho portato dietro il fucile.. -
- Il fucile te lo devi mettere.. -
- Lynda!! -
Era impossibile far ragionare quei due. Si, forse andare nella foresta, per accontentare la folle idea di Gustave di vedere i fagiani, non era il massimo, ma evidentemente ogni scusa era buona per litigare.
Non avevamo neanche disfatto le valigie e tornare indietro sembrava impossibile. Tutti quei sentieri che sembravano uguali. Un vero e proprio labirinto.
- Aspettate! Guardate quel sentiero! Penso sia quello giusto.. – vidi in lontananza un sentiero, messo in evidenzia da ciottoli e sassi di varie dimensioni, e mi ricordai di aver già passato un punto simile a quello. Se la mia memoria non mi aveva ingannato, eravamo ormai vicini all’uscita da quella sottospecie di labirinto.
- Ohh menomale! Siamo fuori.. –
- Non per merito tuo Crudelia. -
- Ancora?? Continui a chiamarmi Crudelia! Non ti devi permettere o io ti.. -
- Lynda.. -
Okay, era sicuro. Erano due casi persi.

..

Ad accoglierci nella Reggia fu un certo “Daimon”,  un uomo molto colto notai, e dalle mille risorse. Ci spiegò in poche parole i vari passaggi della Reggia, le stanze e i locali. Era un vero e proprio castello. Un palazzo. Le pareti sembravano essere state ricamate nella seta, con fili d’oro e d’argento, il soffitto invece era ricoperto da varie forme floreali color porpora e avorio. Era tutto così bello, una persona si sarebbe fermata in mezzo ai corridoi solo per osservare tutta quella bellezza. Se solo i corridoi erano talmente belli da lasciare senza fiato, non osavo immaginare cosa mi avrebbe aspettato nelle camere interne.
Il tutto dolcemente accompagnato, ovviamente, dai continui litigi di quei due, che sembravano non essere minimamente toccati dalla bellezza interna di MeisonVille. La camera dove avrei dormito era favolosa, davvero stupenda. Tutto della Reggia era fantastico, ma penso avrei apprezzato maggiormente tutta quella bellezza, se non avrei sentito dentro la mancanza della MIA casa. Tutto sommato la camera non era niente male e quindi avrei sopportato meglio la malinconia. Avevo un grande letto color confetto, un’enorme vasca da bagno, un armadio grande e grosso dove sicuramente sarebbe entrato di tutto, un pitone che dondolava dalla mia finestra e un.. no aspetta… un… pitone.
- AHHHHHHHH!!! -

.. 

- Dov’è finita Fine? Fra poco dobbiamo parlare con suo zio.. -
- Oh, se non lo sai tu. -
- Se non lo so’ io?? Sentiamo chi era che doveva tenerla d’occhio? -
- Oui, oui, vuoi sempre aver ragione. -
- Io non voglio aver ragione ma.. ah eccola! -
Vidi in lontananza Lynda e Gustave venirmi incontro. Si erano cambiati e aspettavano in corridoio di poter essere ricevuti da mio zio che era nel suo studio. Evidentemente mancavo solo io..
- Fine tutto bene? Mi sembri leggermente.. bianca.. -
- Si Gustave.. tutto bene, e mio zio? -
- Ancora non è uscito nessuno, ma.. il francesino non ha tutti i torti, sembri decisamente bianca.. -
- Non è niente.. ho preso un po’ d’aria fresca.. – Fuori sembravo rimbambita, dentro stavo ancora crepando di paura. Fortunatamente il tavolo mi aveva retto quando ci ero saltata sopra, ovviamente un sacco di patate buttato malamente avrebbe fatto meno rumore..
Dopo circa 15 minuti di scongiuri il pitone aveva finalmente deciso di darmi tregua uscendo dalla finestra lentamente e con dei movimenti che sembravano voler dire: “Me ne vado ma la prossima volta non ti andrà bene.” Si, me l’ero quasi fatta addosso dalla paura.
- Uhm se lo dici tu.. -
Dopo qualche battuta e qualche “piccola” discussione fra Lynda e Gustave, finalmente si aprì la porta dello studio privato di mio zio.. con un’aria leggermente stanca se ne uscì Daimon, ( era così che si chiamava giusto?) che ci guardava attentamente.
Si affacciò di nuovo nella stanza, rivolgendo qualche parola a mio zio, presumo, e allontanandosi, non prima di averci indicato l’entrata con eleganza e compostezza.
- Da quanto tempo che non vedo la mia bella nipotina Fine.. – fu questa l’accoglienza di Francesco Jason, il mio “adorato” zio.
Tutto in quell’uomo mi aveva sempre allarmata. Lo sguardo dolce ma allo stesso tempo falso, i suoi modi di fare. Era un uomo dolce esternamente, ma dentro era una persona molto falsa. Lo avevo sempre saputo.. o perlomeno avevo iniziato a capirlo tempo fa, quando vedevo che i rapporti con mio padre non erano normali, come quelli che dovrebbero esserci fra fratelli. Mio padre stesso lo reputava maligno e doppiogiochista. Non erano mai andati molto d’accordo e avevano sempre cercato di combattere fra di loro per vincere, ed aumentare la stima pubblica di una società che andava man a mano a schierarsi solo col più potente. Purtroppo furono proprio questi combattimenti di potere ad allontanare mio padre..
- Sono molto felice di vederla.. -
- E’ bello averti qui.. sai mi è dispiaciuto tanto per tuo padre. Pace alla sua anima. Poi con le ultime notizie della banca e dei suoi soldi.. beh una vera e proprio sciagura non trovi? -
- Già.. manca a tutti. – Ovvio, ti mancava così tanto che non ti sei degnato di venire al suo funerale. Si vede che il tuo sedere regale non poteva spostarsi.. ma prima o poi diventerà quadrato prendendo la forma della tua bellissima poltrona.
- Almeno ora siamo tutti uniti in famiglia.. che piacere rivedervi.. uhm la balia Lynda e il maggiordomo Gustave se non erro. –
- Oui, esattamente sua mostr.. eccellenza. -
- Spero avremo modo in questi giorni di parlare un po’ della vostra sistemazione.. e dei soldi di vostro padre ovviamente.. purtroppo ora sono molto indaffarato, sapete.. conti, calcoli, devo vedere un po’ di cose. Mi duole ammetterlo ma non ho molto tempo libero, però potete andare a rinfrescarvi in giardino.. stasera in vostro onore si cenerà all’aperto, spero sarà tutto di vostro gradimento.. -
- Oh.. ma non dovevate.. -
- Non voglio sentir dire che non dovevo. E’ una cosa fatta col cuore.. -
- Allora.. grazie. – Ma certo.. col cuore. Come no! Spero solo il cibo non sia avvelenato.
Vidi Gustave farmi segno di uscire, mio zio si era già rimesso a guardare le carte.. fogli su fogli. Non gli interessava nient’altro. Anzi si.. qualcos’altro gli interessava. Il conto in banca.

..

- Fine metti questo vestito! -
- No metti questo Fine, ascolta me. -
- No mette questo! -
- Oui, ma se lo mette sembrerà una zucca.. -
- Non sembrerà una zucca! -
- Oh oui, proprio una zucca. Non servirà neanche Cenerentola.. -
- Fine da’ retta a me.. –
- Così finisce nella campagna dello zio Tobia.. -
- Fine!! -
- Okay, metterò questo invece.. -
Non erano mai d’accordo, non ricordo da quando iniziarono a litigare e non ricordo perché, so’ solo che ormai era da anni che non sapevano far altro che discutere, per ogni minima cosa.
Lynda mi aveva consigliato un vestito senza spalline color arancio chiaro, Gustave un vestito verde smeraldo con le spalline e una scollatura un po’, per non dire molto, vistosa.
Io per non dover decidere fra i due avevo optato per un vestito color confetto con un nastro a reggere il petto, le spalline trasparenti, e un merletto bianco, che si intonava perfettamente alle scarpe con un po’ di tacco. Indubbiamente era un po’ pompato il velo.. ma essendo quei tre gli unici vestiti che avevo portato, e non volendo deludere né le aspettative di Lynda che quelle di Gustave, avevo preferito indossare quello.

..

In giardino tutto era molto festoso.. le persone mi guardavano e mi fissavano, alcune spettegolavano, altre mi guardavano invidiose. C’erano tanti ragazzi che parlavano allegramente fra di loro e ragazze che invece si davano arie, lanciandosi sguardi complici. No, non mi piaceva per niente quel luogo, avrei voluto tornare indietro.. non mi piacevano gli sguardi che mi lanciavano le ragazze. Approfittai della confusione per dileguarmi dietro un tavolino pieno di dolci.. okay, ora c’era qualcosa che mi piaceva. Avrei potuto star nascosta mentre la festa procedeva.. e avrei mangiato tanti dolci.
- La Balena che si abbuffa dietro al tavolino dei dolci.. -
No.. quella voce.. quell’aria arrogante. Mi girai lentamente e chi poteva esserci dietro se non quel grandissimo maleducato? Portava i capelli spettinati, una camicia leggera e dei pantaloni neri. Sembrava molto a suo agio fra tutte quelle persone, era come se vedesse le persone ma allo stesso tempo le ignorasse. Come se lui era un gradino più in alto e non voleva guardare chi si trovava in basso.
- Beh scusa tanto se i dolci sono fatti per essere mangiati! -
- Ma non ho niente in contrario su questo punto. Solo che il vestito è già abbastanza vistoso.. non penso tu voglia dare spettacolo abbuffandoti. -
- Ciò che faccio o non faccio non ti riguarda! –
- Questo è ciò che pensi tu.. ma se ti senti male non vorrei essere incolpato giacché ero vicino, inoltre in quei dolci non c’è amarena ma liquore. -
- Beh sono abbastanza matura per mangiare e bere ciò che voglio. -
- Beh, ed io sono abbastanza forte da prenderti di forza e buttarti malamente su quella panchina la infondo se non la smetti di abbuffarti. Sei anche minorenne. -
- Dovresti solo provarci. -
- Allora faccio un giro e poi torno. Se ti trovo ancora qui ad abbuffarti pregherai di non essere mai venuta a MeisonVille. -
- Chi pensi di essere tu per dirmi ciò che devo fare?! -
- Sono il figlio di quello che sborsa più soldi qui. E devo controllare che tutto proceda bene quindi la tua presenza mi innervosisce, e non poco. Partendo dal fatto che mi sei piombata addosso mi ero già innervosito. Quindi sta tranquilla che ti terrò d’occhio.. e ripeto. Tu continua ad ignorare ciò che dico ed io renderò il tuo soggiorno a MeisonVille infernale. -
Detto questo lo vidi girarsi e dirigersi verso un tavolino.. il suo sguardo era freddo. Distaccato. Era una persona molto arrogante e sicura di sé, a cui piaceva dare ordini. Me lo sentivo.. già lo odiavo.


Note.
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Prima di tutto spero possiate perdonare il mio ritardo.. ci ho messo più tempo del previsto.
Solo che non sapevo come suddividere bene gli avvenimenti.. mettere troppe cose avrebbe indubbiamente annoiato, e quindi mi sono impostata dei punti essenziali che metterò in ogni capitolo.
Allora che succede qui? Fine parla con suo zio, mi piacerebbe anche sapere le vostre opinioni su Francesco Jason, è vero ciò che si dice di lui? Dolce fuori ma falso e doppiogiochista dentro?
Ancora la "famiglia" non è al completo.. ci sono altre persone che sbucheranno fuori nei prossimi capitoli, e che potranno sorprendervi o meno.
Poi abbiamo "visitato" la Reggia di MeisonVille e abbiamo visto che Fine ha avuto un altro incontro con "Admir", anche su di lui ci sarebbe molto da dire.. e se qualcuna dovesse avere un dubbio su di lui ditemi pure.
Premetto che se l'è presa con Fine perchè è praticamente "piombata", come ho detto prima, nella sua tranquillità. E le cose che non si aspetta lo infastidiscono e non poco. Tutto deve essere sotto il suo controllo.
Beh spero vi sia piaciuto anche se era un capitolo di passaggio!
Grazie a chi ha letto, chi ha messo la storia nelle seguite e nelle preferite e ovviamente chi ha recensito ^^
Alla prossima :3
Iarys~



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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                                                                        (Alla mia migliore amica che mi sostiene sempre.♥)

Capitolo 4

La festa procedeva perfettamente.
Mio malgrado dovetti allontanarmi dal tavolino dei dolci.. non volevo avere un’altra discussione con Mister Simpatia, o forse semplicemente non volevo vederlo.
Era insopportabile, era presuntuoso, era altezzoso, ogni cosa doveva essere come diceva lui. Sarei rimasta a quel dannato tavolino, se la rabbia di dover riparlare con lui non mi avesse convinto ad allontanarmi da quella zona minata, ma non sarebbe finita lì, ADMIR poteva iniziare a dir le sue preghiere, l’avrei fatta pagare a lui e al suo egocentrismo.
Persa nei miei pensieri continuavo a camminare, senza ben sapere dove andare, quando urtai per sbaglio ad una ragazza che stava procedendo nella direzione opposta alla mia.
- Oh.. scusami, ti ho fatto male? – la ragazza, cortesemente, mi rivolse le sue scuse, ma sapevo perfettamente di non meritarle affatto, ero io che presa dalla rabbia non mi ero accorta della sua presenza..
Alzai il viso per scusarmi, quando vidi quella ragazza che mi sorrideva dolcemente.
Lunghi capelli azzurri, occhi color cielo, un bel vestito turchese senza spalline, con un fiocco blu scuro che si intonava al ciondolo che portava al collo.
- No, scusami tu. In realtà non guardavo dove andavo.. – Penosa, squallida scusa. Avrei potuto dir di meglio, ma era pur sempre la verità.
- Neanche io ero molto concentrata, sinceramente, a dove mettevo i piedi. Diciamo che in questo caso non ha colpa nessuna delle due! – il suo sguardo buffo mi mise di buon umore, era la prima persona incontrata a MeisonVille che riusciva a farmi sorridere.
- In effetti mi sembra una buona idea! -
- Mmh.. non ti ho mai vista a MeisonVille, sei arrivata da poco? -
- Si, proprio oggi! -
- Ahh, ora ho capito. Tu sei Fine Jason giusto? -
- Uhm, sono famosa forse? – possibile fossi l’unica novità in tutta MeisonVille? Non avevano niente da fare le persone che sparlare del mio arrivo? Parlare di una gallina che depone l’uovo sarebbe stato decisamente più interessante, ma scacciai subito le galline dai miei pensieri, giacché mi portavano alla mente ricordi molto tumultuosi di un mio viaggio in carrozza.*
- Eh beh, non capita tutti i giorni di vedere arrivi così ben graditi a MeisonVille! – lo disse allegramente, con un sorriso stampato in viso che si trasformò ben presto in una risata.
- Immagino.. -
- Comunque piacere, io sono Rein, Rein Dreian. – mi porse gentilmente la mano, che strinsi subito, sorridendole in modo affabile.
- Io sono Fine Jason.. come già sai, cioè volevo dire, come ormai sanno TUTTI. -
- Come mai ti sei allontanata così tanto dal banchetto? Fra poco apriranno le danze, se non ti fai vedere, magari, rimarrai senza cavaliere! – i suoi occhi erano improvvisamente cambiati. Erano diventati gioiosi e sognanti mentre mi parlava dei ragazzi e delle danze.
- Eh.. uhm.. preferirei stare qui veramente. Non amo molto ballare.. -
- Tranquilla io non giudico, se non sai ballare puoi dirlo apertamente. E poi ci sono tanti maestri di ballo bravissimi a MeisonVille, quindi se hai bisogno di aiuto.. -
- Oh no, io so ballare, ho avuto una buona insegnante! Ma ho imparato le varie danze per obbligo, sono proprio io a non amare il ballo in generale.. -
Nei suoi occhi c’era sorpresa, mi guardava sconvolta, come fossi un alieno venuto dallo spazio per rapirla.
- Ho forse detto qualcosa di sbagliato? -
La vidi riprendersi dal suo momento di stupore e sbattere più volte le palpebre.
- No.. scusami. Pensavo che.. è che non capita tutti i giorni di vedere ragazze che non amano ballare. Qui sono tutte fissate con il ballo e con i ragazzi più ambiti da conquistare. Poi amano tutte fare shopping, comprare gioielli. Diciamo che se non ti vedessi, direi che non esisti..- ecco spiegato il mistero. I miei modi di fare erano talmente anormali, che quasi non potevo esistere per la concezione di “essere ragazza” di quei tempi. Beh tanto male, io non sarei cambiata e almeno mi sarei distinta per qualcosa.
- Ragazzi ambiti? Perché ci sono ragazzi ambiti qui? Io ho visto solo tanti ragazzi ammassati che ridevano come pazzi.. -
- Beh ovviamente i ragazzi più belli non sono facili da avvistare, si dileguano facilmente ed è difficile trovarli.. – che cos’era una caccia al tesoro? La cosa iniziava seriamente a preoccuparmi.
- Se li vedrò in giro, di sfuggita, saprò allora a cosa vado incontro.. -
- Sei molto simpatica Fine, spero di rivederti, ma ora devo proprio scappare prima che aprano le danze, se vuoi raggiungimi.. altrimenti ti auguro di passare una bella serata! -
- Sei molto gentile, grazie. Anche a te.. – non ebbi neanche il tempo di finire la frase che la vidi scomparire.. andava di fretta la ragazza. Non sarei comunque andata in mezzo alla folla, non con il rischio di dover incontrare quello. Avrei certamente preferito sedermi in un angolino ed intrattenere in un’interessante conversazione il pitone, piuttosto che subirmi gli attacchi nevrotici di quel maleducato, arrogante, presuntuoso, e oserei aggiungere, grandissimo imbecille.
..
Camminavo ormai da un bel po’ senza una meta precisa, non sapevo che fare. Forse, tutto sommato, sarebbe stato meglio andar a vedere le coppie ballare invece di star in giro ad annoiarmi. Presi la decisione di tornare indietro e di assistere alle danze con la speranza, ovviamente, di non incontrarlo. O forse si?
Più mi avvicinavo e più si sentiva la musica, fra urli, fischi e risate. Giunta a destinazione mi resi conto che tutto era precisamente come lo avevo lasciato, anche i dolci sul tavolino, l’unica differenza erano le coppie al centro del giardino che ballavano, cullate dalla musica. Il tutto era reso magico dalla luna, che brillava come non mai, dando quel senso di sentimentalismo che sembrava ormai essersi estinto. Era un’atmosfera magica.. tutto sarebbe stato perfetto, se non per alcuni sguardi invidiosi di ragazze che non erano state invitate a ballare.
Non vidi Admir da nessuna parte, forse non amava ballare, o forse era stato troppo impegnato a dare ordini per accorgersi che le danze erano iniziate.
Vidi però Rein in lontananza che ballava con un giovane dai capelli biondi e lucenti, gli occhi color rubino ed un portamento deciso e allo stesso tempo aggraziato. Era un bel giovane, dovevo ammetterlo. E sembrava anche molto gentile all’apparenza. Niente a che vedere con quello.
La musica cessò, e le coppie iniziarono ad allontanarsi dal centro del giardino, per prendere fiato e per prepararsi, pensai, al prossimo ballo.
Rein iniziò a salutarmi subito dopo avermi visto, e scappò nella mia direzione.
- Allora alla fine ti sei decisa eh? -
- Decisa non direi, mi stavo annoiando e ho preferito venir a dare uno sguardo.. -
- Son felice tu sia qui. Vuoi presentata a qualcuno? Così ti inviteranno a ballare.. -
- Preferisco star qui a guardare, torna dal tuo cavaliere.. non farlo aspettare troppo. – le dissi in modo sarcastico, tanto da farla ridere.. e notai infatti quel ragazzo guardare insistentemente nella nostra direzione.
- Mi sorprendi.. non l’hai riconosciuto? -
- Riconosciuto? – sgranai gli occhi. Chi avrei dovuto riconoscere? Per un attimo mi venne in mente Mister Simpatia, ma era azzardato pensare che si fosse messo una parrucca e delle lenti, e poi forse Rein neanche conosceva quel ragazzo.
- Ma.. è Bright Jason, tuo cugino! – la guardai sorpresa, davvero era mio cugino? Non lo vedevo ormai da anni.. eppure mi sembrò strano non averlo riconosciuto prima.
- Ah.. eh.. wow. – Non sapevo che dire, era strana quella situazione, quel ragazzo che continuava a fissare nella nostra direzione era mio cugino Bright, che non vedevo da anni. Eppure mi ero preparata all’evenienza di rivederlo, ma non mi sarei mai aspettata che quel bambino mingherlino e musone si sarebbe trasformato in un ragazzo tanto composto ed affascinante.
- Tutto bene Fine? – mi ripresi subito dallo shock quando vidi le persone prepararsi per il prossimo ballo.
- Si, tutto bene. Comunque prima di perderti di nuovo di vista, potrei farti una domanda? -
- Ma certo Fine, puoi chiedermi qualsiasi cosa.. -
- Conosci per caso un certo Admir? – il suo sguardo cambiò.. non era sognante, non era dolce.. era sorpresa mista ad un po’ di paura. Ma paura di cosa precisamente?
- Beh si, chi non conosce Admir.. -
- Ah quindi lo conosci. Come mai non sta qui in giro? Ha troppe persone da mettere in riga? -
- Shhh. Non parlare ad alta voce di lui.. in questo modo poi. Potrebbero sentirti. -
- E anche se mi sentono? Che problema c’è? E’ la verità. -
- Fine, se posso darti un consiglio. Non parlare così di Admir.. E’ tanto potente quanto lo è suo padre. Non sai le voci che girano sul suo conto ed è meglio non saperle.. -
- Beh ci vorrebbe qualcuno capace di dargli una lezione. -
- Spero tu stia scherzando. Davvero.. lascia perdere. Si, è scorbutico, ma meglio non sfidarlo. -
Il ballo stava ormai per iniziare.. Rein mi fece un cenno col capo prima di sparire di nuovo fra le coppie. Fu proprio mentre le persone si allontanavano che vidi in distanza Mister Simpatia. Eccolo era uscito allo scoperto.. ma non mi faceva paura. Non sapevo le voci che giravano su di lui e sul padre, tranne quella della moglie uccisa dal marito stesso. Per altro Admir rappresentava un’incognita. Ma dovevo fargliela pagare. Non poteva passarla liscia.
Fu proprio in quel momento che mi venne in mente un’idea. Il signorino voleva avere tutto sotto controllo vero?  Beh l’avrei accontentato, e poteva star certo che non si sarebbe più alzato da quella sedia vicino al tavolino dei dolci.
Andai in direzione opposta al vigneto, dove c’erano oggetti da ricambio e altri materiali, tutti raccolti in un piccolo magazzino. Sperai vivamente di poter trovare ciò che mi occorreva per mettere in atto il mio diabolico piano. Ah eccola.. la scritta fuori dal barattolo non lasciava dubbi: Colla Super Attack . Con questa avrei potuto anche attaccare un bisonte sul soffitto.
..
La musica cessò.. le persone iniziarono a salutarsi. La festa era ormai giunta al termine. Lynda e Gustave era scomparsi da tempo ormai, avevano sonno. Ma io avevo preferito restare per gustarmi il gran finale. Tutti iniziarono ad alzarsi eccetto Mister Simpatia. Mentre le persone iniziavano ad allontanarsi e le luci a spegnersi, lo vidi chiamare un maggiordomo. Mi avvicinai quel poco che bastava per ascoltare la conversazione.
- Non posso alzarmi. -
- Signorino.. è notte inoltrata.. sarebbe meglio che vada a riposare. -
- Alfred.. NON posso alzarmi. -
- Signorino.. vuole star qui tutta la notte? Non lo reputo un comportamento maturo. Che dirà suo padre? -
- Alfred. Non so se ti è chiaro o meno.. ma per quanto voglia alzarmi, mi è impossibile. -
- Non può dormire fuori.. lasci almeno che le porti una coperta. -
- ALFRED HO IL CULO INCHIODATO ALLA SEDIA! – iniziai a ridere.. più per la faccia sconvolta del maggiordomo che per il linguaggio scurrile che aveva usato Mister Simpatia. Così anche lui perdeva la calma eh? Non avrei dimenticato il suo viso alterato per niente al mondo, ma si sa.. le cose non vanno mai come ti aspetti, e mentre le risate erano irrefrenabili, il suo viso incontrò il mio nella penombra. Rabbia, ecco cosa c’era nel suo sguardo. Era arrabbiato, era irritato, ed era incollato ad una sedia.. tutto per colpa mia. Lo sguardo che mi lanciò non presagiva niente di buono, eppure lo guardai a testa alta. Non gli avrei mai permesso di farmi abbassare il volto. Corsi via nella notte, fino ad arrivare nella mia camera e a rannicchiarmi fra le coperte. Non badai neanche al vestito ancora addosso.. volevo solo dormire.. e dimenticare quello sguardo di ghiaccio, quello sguardo di sfida. Avevo forse esagerato?


Note.
* "Per viaggio tumultuoso" si intende il viaggio in carrozza con Buliver, che appunto veniva considerato pazzo perchè parlava per strada con le galline.
Ringrazio come sempre chi legge, chi mi segue.. e chi ha deciso di inserire la storia nelle preferite, seguite e da ricordare e ovviamente chi mi ha lasciato una recensione ^^
Grazie mille e alla prossima :3
Iarys~

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