L'essenza del tempo

di So97LoveEd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** 1. ***



L'essenza del tempo



1.


-Non voglio. Non lo conosco nemmeno.-, Fine se ne stava sdraiata a pancia all'aria sul suo letto, con la testa ciondoloni giù dal materasso e i lunghissimi capelli rossi che sfioravano il pavimento.
-Ma Fine! Lo sai benissimo che non puoi evitarlo. È già il ventesimo pretendente che rifiuti senza averlo neanche mai visto una volta.-, la sgridò sua sorella, seduta aggraziatamente sul proprio letto.
-Apprezzo molto il tuo interessamento, sorellina, ma non ho intenzione di accettare così facilmente come hai fatto tu...-, sospirò Fine, ansiosa di cambiare argomento.
-Ma io ho trovato il vero amore, anche senza bisogno di fare la testarda!-, esclamò Rein, arrossendo e pensando al suo splendido fidanzato Bright, col quale presto si sarebbe sposata.
-Avresti potuto ambire a molto di più, e invece ti sei accontentata di quel damerino. E poi abbiamo solo sedici anni. Non ho ancora intenzione di rinunciare alla mia adolescenza e metter su famiglia.-, Fine si alzò dal letto con uno scatto, si tolse la camicia da notte, indossò un vestito bianco e si pettinò i capelli, fermando la frangetta con una spilla di fiorellini candidi.
-Vabbè, vado solo a dare un'occhiata.-, disse poi a Rein, prima di chiudersi la porta della stanza alle spalle.


-Siamo veramente dispiaciuti per il disguido. Fine è una ragazza molto testarda...-, il povero re Toulouse guardava sconsolato il pretendente di sua figlia Numero Venti che si era recato nel regno solare dal regno della luna apposta per conoscere la principessa.
-Capisco perfettamente. Se vi fa piacere, ripasserò un altro giorno.-, rispose il principe in tono cordiale.
-Non c'è nessuno bisogno che torni un altro giorno.-, interruppe la discussione proprio Fine, facendo sobbalzare sia il padre che la madre per aver dato del tu ad un principe così importante.
Shade invece non sembrava per niente offeso, anzi, guardava divertito quella ragazzina ribelle con sincera curiosità.
Era molto graziosa, doveva ammetterlo.
-Ehm... Fine, ma che modi sono?-, la sgridò sottovoce Elza, vergognandosi di avere una figlia così sfacciata.
-E' tutto a posto, altezza. Che ne dici, Fine, ci facciamo due passi?-, Shade prese la ragazza sotto braccio e si avviarono in giardino.
-Ebbene, principe Shade? Qual è lo scopo della tua visita?-, domandò Fine ad un certo punto, dopo aver passeggiato per un po' in silenzio.
-Penso che le mie intenzioni siano facilmente intuibili.-, le rispose il ragazzo, evitando accuratamente di guardarla negli occhi.
-Vuoi fidanzarti con me, giusto?
-Sì.
-Ne sei proprio convinto? Secondo me non avresti il coraggio di sopportarmi per più di una settimana.-, provò ad intimorirlo Fine, cercando negli occhi del giovane qualche segno di cedimento.
-Non preoccuparti, le cose difficili non mi spaventano affatto.-, disse lui in tono pacato, senza mostrare emozioni.
-Però c'è dell'altro.-, non era una domanda. Era un'affermazione. Fine sapeva perfettamente che quel principe bello ed intelligente non era lì perchè voleva fidanzarsi con lei. -Se potessi, sono certa che faresti volentieri a meno di legarti a me.-, aggiunse.
-Effettivamente sì. Vedi, mia madre è molto malata e mi ha chiesto di trovarmi una moglie che possa prendere il suo posto di regina.-, spiegò Shade.
-Non mi devi nessuna spiegazione. Però... come mai hai scelto proprio di venire da me?
-Perchè sei una ragazza molto carina, come mi è stato detto. E poi perchè fino ad ora hai rifiutato più di venti pretendenti. Io voglio riuscire a sciogliere il tuo cuore di ghiaccio. Quando mi prefisso un obiettivo è difficile farmi cambiare idea.
-Quindi hai intenzione di corteggiarmi?-, chiese la ragazza, stupita da tutta la volontà di quel principe testardo... e tremendamente bello, doveva ammetterlo.
-Certo. Se tu ovviamente mi accetterai come pretendente.-, sorrise Shade.
-Ci penserò.-, e detto questo, Fine si allontanò dal ragazzo e se ne tornò dentro al castello.
-Lo prendo per un sì.


Da quel giorno, Shade iniziò a frequentare il castello del regno solare abbastanza frequentemente.
Passava i pomeriggi a passeggiare e chiacchierare con Fine, scoprendo di avere molte cose in comune con lei, di poter parlare con lei di qualsiasi cosa, anche della delicata situazione di sua madre e del regno.
Era talmente piacevole passare il tempo con quella ragazzina testarda ed incantevole, che l'idea di un futuro fidanzamento non lo intimoriva più come prima.
Anzi, gli sarebbe piaciuto molto passare il resto della sua vita al fianco di una compagna che nulla aveva in meno rispetto alle più belle ragazze del mondo e che era in grado di tenergli testa in qualsiasi discorso.
-Dimmi una cosa, Fine. Ma com'è che hai sempre la risposta pronta per tutto?-, domandò un giorno il principe alla ragazza, mentre se ne stavano sdraiati tra l'erba e i fiori a godersi il sole estivo che picchiava forte sulla loro pelle.
-Perchè ho imparato a leggere quando avevo due anni e da allora non ho più smesso. Ho letto talmente tanto che in qualsiasi situazione mi trovi so sempre come comportarmi. Leggere mi ha aperto la mente.-, rispose lei tranquillamente, intrecciando una corona di fiori. Anche a lei non dispiaceva più l'idea di fidanzarsi. Con Shade si trovava sempre a suo agio e si sentiva rispettata.
-Mi piacciono le persone che leggono.-, sorrise il ragazzo, poggiando la testa sulle gambe di Fine e chiudendo gli occhi.
Si sentivano bene. Semplicemente bene.
Fine si scoprì ad accarezzare i capelli cobalto di Shade e Shade si ritrovò ad aspirare avidamente il dolce profumo di Fine.
Quella sera Shade, prima di salire sulla mongolfiera per tornarsene a casa, abbracciò Fine. La strinse forte e le accarezzò i capelli e la schiena.
Fu in quel momento che capì che non c'era più bisogno di corteggiarla e decise che il giorno seguente avrebbe organizzato per lei la festa di fidanzamento più bella del mondo.

To be continued....

*Angolo autrice*
Dunque.... Scrissi questa ff molto, molto tempo fa e la feci leggere ad una mia amica che di fanfiction, anime, manga ecc... non ci capisce un tubo. Il lavoro le è piaciuto, ma io non ne sono troppo convinta. Per questo ci ho messo un po' a decidermi a pubblicarla. 

Anticipo chi avrà il coraggio di leggerla fino alla fine che questa long è composta da sei capitoli. Cercherò di postare quelli nuovi nel più breve tempo possibile. Premetto che l'idea mi è venuta leggendo il meraviglioso libro di Isabel Allende, "Paula". Mi sono ispirata molto a quella storia per scrivere questa fic. Spero vi possa piacere.

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.


I giorni passavano in fretta.
Fine e Shade si erano ufficialmente fidanzati, ma le cose fra loro non erano cambiate.
Si rispettavano a vicenda, parlavano di qualsiasi cosa, mantenevano vivo ogni giorno uno scambio reciproco di idee, cultura e scoperte, ma soprattutto si amavano. Si amavano con disperazione, come se il tempo scorresse loro tra le dita prima che riuscissero ad afferrarlo, come se ogni giorno fosse stato l'ultimo.
Provavano un'attrazione reciproca talmente forte che non riuscivano a stare separati.
Ogni volta che s'incontravano e i loro sguardi s'incrociavano, scattava qualcosa dentro di loro. Si afferravano, si stringevano, si baciavano, si nascondevano dal resto del mondo ed erano solo loro, Fine e Shade, Shade e Fine.
Questo loro amore si rafforzava ogni giorno di più, si desideravano con una passione tanto ardente che ormai li stava consumando, ma che non potevano sfogare perchè dovevano mantenersi entro certi limiti.
Dopo tutto erano un principe ed una principessa.
-Uno di questi giorni, esplodo.
-Non ce la faccio più, Shade.
-Ti voglio troppo
-Cosa ce ne importa delle regole?
-Non possiamo, Fine, lo sai.
-Forse non siamo pronti.
-Ma certo che lo siamo. O almeno, io sì. Io ho vent'anni.
-Io ne ho sedici...
-Non c'entra nulla, Fine.


Non si dissero mai “Ti amo”. Non ce n'era bisogno. Lo sapevano, ma soprattutto lo sentivano.
Non era solo passione o desiderio carnale.


-Mia madre è guarita, Fine!-, esclamò Shade in preda all'entusiasmo, sollevando Fine tra le braccia e facendola volteggiare.
-Ma... è una notizia splendida!-, rispose questa, tra una risata e l'altra.
Si fecero travolgere dalla felicità tutti e due. Avrebbero potuto toccare il cielo con un dito.
La dolce e bellissima regina Maria era guarita, non c'era più nessun motivo per Shade di sposarsi e trovare una regina.
Erano liberi di continuare ad amarsi come due semplici ragazzini ignari del futuro, con una vita di opportunità davanti.
Senza obblighi, senza codici reali, senza regole e costrizioni.
Potevano amarsi senza alcun freno.


Quell'estate se ne andarono in vacanza al mare, insieme.
Passarono i giorni più felici della loro intera esistenza, però, una notte, Fine fece uno strano sogno.
-Dobbiamo sposarci.-, sentenziò il giorno seguente, appena sia lei che Shade furono svegli.
-Ma di che parli?-, chiese il principe allarmato.
Non c'era alcun bisogno di affrettare i tempi.
Certo, forse un giorno si sarebbero sposati, magari qualche anno più tardi.
-Ti dico che dobbiamo sposarci. Al più presto possibile. Non ci resta molto tempo.-, ribadì la principessa, facendosi prendere dal panico.
-Ehi, ehi, ascolta, abbiamo tutta una vita davanti. C'è tempo per il matrimonio, per la famiglia...-, cercò di rassicurarla Shade.
-No, no, tu non capisci. Non capisci. Non ce n'è di tempo. Ne abbiamo pochissimo. Non possiamo perderlo, non possiamo sprecarlo. Voglio essere tua moglie. Voglio che tu sia mio marito.-, Fine iniziò a delirare, a sudare, ad agitarsi.
Shade le prese il volto tra le mani e la fissò intensamente negli occhi. -Ascoltami, io non ti lascerò mai, lo sai questo, vero? Resteremo insieme per sempre.-, le giurò, ma Fine non sembrava calmarsi.
-Non è di questo che ho paura, non ho paura che tu mi lasci. Ho paura di essere io a lasciarti.-, esclamò, allontanandosi bruscamente.
-Ma che intendi dire?-, Shade era perfettamente consapevole del fatto che Fine non avrebbe mai trovato il coraggio di lasciarlo, c'era sicuramente qualcosa di più profondo dietro alla sua agitazione.
-Intendo dire che dobbiamo sposarci. Se entro domani a mezzogiorno non avrai preso una decisione, sarà meglio che le nostre strade si dividano fin da ora.-, lo mise alle strette Fine.
Shade non ci capiva davvero più nulla.
Nella sua mente cominciarono ad insinuarsi dubbi terribili.
Fine era forse incinta? Aveva per caso qualche squilibrio mentale che la portava a desiderare di possedere ciò che voleva senza un limite? Oppure era malata e aveva paura di morire?

Fine se ne stava seduta sul letto a fissare l'orologio, con una valigia ai piedi. Le 11.45.
Shade l'aveva evitata tutto il giorno precedente e avevano addirittura dormito in stanze separate. Nel pomeriggio sarebbero tornati a casa.
Fine sapeva di aver chiesto veramente troppo a Shade, ma sapeva ciò che faceva e soprattutto si fidava del buon senso del suo fidanzato.
-E va bene. Sposiamoci.-, decretò il principe, entrando improvvisamente nella stanza di Fine.
La ragazza scattò in piedi come una molla, sentendosi pervadere dal sollievo.
Gli gettò le braccia al collo e lo riempì di baci, poi scoppiò in lacrime.
-Non sai quanto sono stata in ansia!-, singhiozzò.
-Sei proprio una stupida. È colpa tua che mi hai messo alle strette.-, la rimproverò dolcemente Shade.
-Fidati di me, se ti ho chiesto una cosa del genere è perchè so che è la cosa giusta da fare.


-Io e Shade abbiamo deciso di sposarci.
Fine, la sua famiglia, Shade e Bright stavano pranzando al castello del regno solare, come facevano ogni domenica.
Quando la rossa diede quell'annuncio, con le guance imporporate, gli occhi luccicanti e una mano stretta in quella del fidanzato, poco ci mancò che Rein si strozzasse col cibo e che Toulouse avesse un infarto.
-Come sarebbe a dire che vi sposate?!-, gridò Rein, non appena si fu rimessa dallo shock.
-Non abbiamo più intenzione di aspettare.-, rispose Shade tranquillamente.
-Forse sarebbe stato meglio se prima ne avessimo discusso in privato, non credi anche tu, giovanotto?-, domandò Toulouse, trucidando il futuro genero con lo sguardo.
-Ma... ma... ma Fine! Dannazione, neanche volevi fidanzarti e adesso già al matrimonio pensi?!-, esclamò Rein.
-Beh... Penso che aspettare non serva a nulla...-, cercò di calmarla la gemella.
-“Abbiamo solo sedici anni. Non ho ancora intenzione di rinunciare alla mia adolescenza e metter su famiglia.” Testuali tue parole.-, ribadì Rein.
-Ho cambiato idea, che ci vuoi fare?
-Sei un caso disperato.
-E avete già deciso la data?-, domandò a quel punto Elza, la quale non era rimasta per niente stupita dalla notizia.
-Tra un mese potrebbe andare, vero Shade?-, domandò Fine al fidanzato.
-Ma certo.-, rispose lui.
-Non vi sembra di correre un po' troppo? Ci vuole tempo per organizzare un matrimonio reale.-, s'inserì nella discussione Bright. -Io e Rein ci sposeremo non appena lei compirà diciotto anni. Perchè non aspettate anche voi? Avrete molto più tempo per preparare tutto. Potremmo organizzare un matrimonio a quattro!
-No, no, assolutamente no!-, esclamò Fine inorridita. Un matrimonio reale?! Un matrimonio a quattro?! Non desiderava nulla del genere.
-Io e Fine ci sposeremo tra un mese esatto. Niente cose sofisticate, niente matrimoni in grande stile. Ci basta una cerimonia semplice con le nostre famiglie.-, mise in chiaro Shade, ponendo fine alla discussione.


Fu il mese più frenetico della loro vita, ma alla fine Fine e Shade riuscirono a sposarsi.
Passarono quattro settimane d'inferno a scegliere la chiesa, il cibo per il banchetto, gli abiti, le fedi, i testimoni e le damigelle, a preparare il trasferimento di Fine nel regno della luna, a scrivere e spedire inviti a tutti gli amici e i parenti più importanti.
Non riuscirono a vedersi molto spesso e non c'era neanche un secondo per riposarsi, ma alla fine ottennero ciò che desideravano ed ebbero un matrimonio perfetto.


Shade se ne stava sull'altare, indossando i nuovi abiti da sovrano caratteristici del suo regno, torcendosi le dita dall'agitazione e arrossendo tutte le volte che incontrava lo sguardo di un parente o un amico.
Finalmente Fine fece il suo ingresso nella piccola chiesa, a braccetto con il padre.
Era stupenda.
Indossava un semplicissimo abito bianco, a tunica e aveva tra i capelli boccolosi tanti fiorellini candidi.
Non ebbero nemmeno un attimo di esitazione a dire “Sì, lo voglio.”


La vita coniugale non era poi tanto così difficile come se l'erano aspettata. Certo, ora non avevano più il tempo di fare passeggiate tenendosi per mano, o leggere poesie nei prati, o raccogliere e accudire fiori nelle serre. Ora erano un re e una regina e dovevano occuparsi del loro regno.
A Fine piacevano moltissimo i suoi compiti, le piaceva fare la regina, ma soprattutto le piaceva la sua nuova gente.
Il regno della luna era veramente stupendo e, anche se il suo vero elemento restava comunque il sole, sentiva di poter essere parte anche della luna.


Passavano le settimane e Fine e Shade continuavano ad amarsi come i primi giorni, scoprivano ogni mattina quanto fosse bello svegliarsi vicini e rinnovavano ogni sera prima di andare a dormire il loro affetto reciproco.
Il tempo sembrava volare, tanto erano felici, e non riuscivano a credere che avrebbero passato i prossimi sessanta o settant'anni delle loro vite in quel modo.
Poi, un giorno, Fine si sentì male.
Shade si preoccupò tantissimo e fece chiamare il medico di corte, il quale accorse immediatamente.
Dopo un'attenta e accurata visita il verdetto del dottore non tardò ad arrivare.
-Sua maestà la regina è incinta.-, annunciò, col sorriso sulle labbra.
Shade tirò un sospiro di sollievo e poi si catapultò al fianco della moglie, baciandole una guancia.
-Tesoro, come sono contento! Non potevi farmi regalo migliore...-, le sussurrò dolcemente, accarezzandole la fronte.
-Sono felice anch'io.-, rispose flebilmente la ragazza, per poi lasciarsi avvolgere dal sonno.

To be continued...

*Angolo autrice*
Ok, ok, me ne rendo perfettamente conto: troppi fatti in un solo capitolo, sta andando tutto così di fretta >.< Spero di non avervi deluse, ma, come ho già detto, la mancanza di tempo mi ha indotto a concentrare una storia che avrebbe meritato più spazio in appena sei capitoli. Chiedo scusa un'altra volta!

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.



-Mamma, papà! Ci sono notizie!-, la principessa Rein correva come una pazza per tutto il castello del regno solare, sventolando una busta stropicciata e gridando a gran voce.
-Da Fine?-, domandò la regina, non appena raggiunse la figlia.
-Sì. Dai, apriamola!


Io e Shade abbiamo un importantissimo annuncio da darvi, perciò abbiamo pensato di anticipare la cena di sabato a questo giovedì. Spero che possiate venire e di trovarvi in buona salute.
Baci, Fine


-Chissà cos'hanno di tanto urgente da comunicarci...-, disse Toulouse pensieroso.
-Già, chissà! Magari si sono già stufati di governare il regno e vogliono rinunciare al trono!-, fantasticò Rein, sperando che sua sorella potesse tornare a vivere con lei.
-No, non penso. A quanto dicono, fare il re e la regina gli piace molto. Non può che essere che...-, Elza lasciò la frase in sospeso.
-Che?-, la esortarono a continuare il marito e Rein, ma lei se ne andò canticchiando senza dare alcuna spiegazione.


-I..I...Incinta?!-, Rein cadde dalla sedia trascinandosi tutta la tovaglia del tavolo a cui era seduta.
La dovevano smettere quei due di dare notizie così importanti mentre si mangiava!
Shade aiutò la cognata a rimettersi in piedi, ridendo come un pazzo.
-Sì, sono incinta.-, riconfermò Fine, sorridendo dolcemente.
Elza, come al solito, non sembrava per niente stupita.
-Siamo molto contenti per te, cara. Certo, restare incinta a sedici anni non è mai semplice, potreste risentirne sia tu che il bimbo, ma non preoccuparti: sei forte come un toro e andrà tutto benissimo.-, la rassicurò Elza.
-Ma certo. Non sai come siamo felici io e Shade, mamma. È tutto perfetto.-, Fine era semplicemente radiosa.
Rein abbracciò la sorella e scoppiò in lacrime.
-E dire che non pensavo sarebbe mai successo niente del genere! Ero fermamente convinta che saresti rimasta zitella per sempre e invece guardati adesso: felicemente sposata e per di più incinta a soli sedici anni!-, riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro.


La pancia di Fine si gonfiava sempre di più, come un pallone, giorno dopo giorno.
Shade si era addossato tutti i doveri della moglie per lasciarla riposare in pace e adesso lavorava dall'alba a notte fonda pur di farla stare tranquilla.
Fine passava le giornate a ricamare vestitini, ad arredare la cameretta del futuro principino, a prendere le vitamine giuste per farlo nascere sano e forte. Evitava i cibi dannosi e beveva litri di acqua al giorno per mantenersi in salute.
Le si allargò notevolmente la vita, le crebbero i seni, la pancia si gonfiò a dismisura e aveva sempre una luce meravigliosa negli occhi. Sarebbe diventata madre, era la gioia più grande che avesse mai provato.
Poi, un giorno, divenne tutto buio.


Fine stava canticchiando tranquillamente mentre annaffiava i fiori che Shade non aveva più il tempo di curare, quando venne colpita da un fortissimo dolore in fondo al ventre, e svenne fulmineamente.
Era una bella giornata di primavera, il ghiaccio dell'inverno si era completamente sciolto e Fine era felice perchè presto sarebbe nata la sua piccola.
Sentiva nel profondo del cuore che sarebbe stata una femmina.
-Ma come una femmina? Io voglio un maschietto.-, s'imbronciava Shade quando parlavano dell'erede. Già s'immaginava di insegnargli a tirare di scherma, a cavalcare nel deserto e a prendersi cura della serra.
-Ti dico che sarà una femmina. E comunque puoi benissimo insegnare tutte queste cose anche ad una bambina, non necessariamente ad un bambino.-, lo contraddiva la moglie.
-E va bene, mi arrendo. Comunque sappi che sia che sarà maschio che femmina, lo amerò più di ogni altra cosa.
-Non ne dubito.
Eppure quel bambino non era destinato a venire al mondo.


Fine venne trasportata con urgenza dal medico del castello per essere visitata, non appena alcune serve la trovarono svenuta nella serra, in una pozza di sangue.
Nessuno riusciva a trovare il coraggio di avvisare il re dell'accaduto.
Gli si sarebbe senz'altro spezzato il cuore, quando avrebbe saputo che l'adorata moglie aveva perduto il loro bambino.
-Come sarebbe a dire?! Perchè diavolo è successo?! Non è possibile!-, gridò con una rabbia disumana nella voce, quando il dottore gli spiegò l'accaduto.
-Sua altezza la regina è gravemente malata. Non avevo mai visto nulla di simile. Un virus potentissimo sta divorando una dopo l'altra le cellule del suo corpo. Disgraziatamente è arrivato anche al ventre e ha distrutto il feto.-, spiegò nuovamente il medico, ma Shade già non lo ascoltava più.
La sua Fine era malata. Avevano perso la loro creatura.
Soltanto una cosa l'avrebbe risollevato dal dolore.
-Si rimetterà, non è vero?-, domandò, la voce tremante e gli occhi spenti e provati.
Il dottore fece cenno di no.
-Quanto tempo le resta?-, chiese ancora il re, questa volta con ansia.
Solo ora capiva che Fine aveva fatto la scelta giusta a sposarsi subito, solo ora comprendeva la sua angoscia quella mattina d'estate in cui l'aveva obbligato a prendere una decisione.
Che conoscesse già allora il suo destino?
-Dipende da quanto ci metterà il virus ad estendersi a tutto il resto del corpo. Probabilmente un anno, forse due.-, il medico si congedò, davvero dispiaciuto per la sorte della sua regina.
Shade crollò sulle ginocchia e, ora che nessuno poteva vederlo, scoppiò in lacrime.
Aveva ventuno anni, si era appena sposato con la ragazza più incredibile del mondo e sarebbe presto stato padre, ma in un secondo aveva perso tutto quanto.
-Non puoi lasciarmi, Fine.-, singhiozzò, portandosi al fianco della moglie, che respirava a fatica in quel letto impregnato del suo stesso sangue e del sangue del bambino.
-Mi... Mi dispiace da morire Shade... Non riesco... Non riesco ad accettare che il bimbo non ci sia più...-, sussurrò a fatica Fine, riprendendo conoscenza e perdendola di nuovo.
-Non è colpa tua, amore mio. Non ascoltare ciò che dicono i dottori, ti salverai. Farò di tutto per proteggerti.-, Shade sfiorò le labbra tremanti della moglie con le proprie, bagnandole le guance di lacrime e accarezzando il dorso delle sue mani.
-Forse è arrivato... Il momento di... Lasciare questo mondo...-, sussurrò ancora Fine, prima di cadere in un sonno profondo.


-Dottore, mi dica lei cosa fare. Non posso lasciarla morire. Ci sarà pure un antidoto, un modo per salvarla.-, Shade stava implorando il medico perchè lo aiutasse. Era disperato.
-Mi dispiace, vostra maestà, ma non c'è nessuna medicina in grado di salvare la vita di vostra moglie. Questa malattia è un lento processo in cui il corpo regredisce fino ad arrivare alla morte. Non c'è niente che possa fermarla. Il tempo scorre inesorabile contro la vita di sua maestà. Probabilmente entro tre o quattro mesi avrà già perso conoscenza.


-Sei stato dal dottore?-, domandò Fine flebilmente, alzando un po' la testa dal cuscino.
-Sì.-, rispose Shade affranto, sedendosi al suo fianco.
-Ha novità?
-No, nessuna. Dice che non possiamo far nulla. Dice che devo restare fermo a guardarti morire.-, Shade crollò ancora e si rimise a piangere.
-Amore, non devi piangere. Abbiamo ancora un po' di tempo per stare insieme, non sprechiamolo con le lacrime...-, cercò di calmarlo Fine, prendendogli il volto tra le mani e poggiandoselo sul petto, per poi baciargli il capo.
Lo cullò dolcemente finchè la crisi non fu passata e continuò a sorridergli e a parlargli come avevano sempre fatto per dargli l'illusione che nulla era cambiato.
Ma anche Fine aveva paura.
Aveva una paura folle della morte, del buio, del baratro che si apriva ai suoi piedi secondo dopo secondo.
Ma più di tutto aveva paura di abbandonare Shade, Rein, sua madre e suo padre.
E poi continuava a persistere quel dolore insopportabile nel basso ventre, che più che un dolore, era un vuoto. L'assenza incolmabile di un figlio perduto e mai conosciuto.
To be continued...

*Angolo autrice*
Ok, ok, ok non uccidetemi! Sì, lo so, questo capitolo è decisamente mediocre e scontato e ci ho messo tre secoli a postarlo, perdonatemi! La scuola mi sta uccidendo :(
Cercherò di essere più puntuale la porssima volta!!

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Capitolo 4
*** 4. ***


4.



Nulla sembrava cambiato da quando Fine aveva perso il bambino.
Certo, non poteva più svolgere i suoi compiti da regina e doveva passare le giornate seduta o sdraiata per non affaticarsi e doveva fare continue visite dal dottore per controllare come progrediva la malattia.
Però con Shade conservava sempre la sua dolcezza, la sua allegria, a volte anche la sua testardaggine.
Dormivano abbracciati, si scambiavano baci appassionati prima di coricarsi e ogni mattina quando si alzavano; a volte facevano anche l'amore.
Mantenevano intatta la loro passione e non dimenticavano mai di ricordarsi che si volevano più bene loro di tutti gli altri innamorati di Wonder messi insieme.
Ma Fine una mattina non riuscì ad alzarsi dal letto.
Le sue gambe non avevano proprio intenzione di collaborare, non si muovevano più.
-Shade, Shade! Chiama il dottore, ti prego!-, chiese al marito, iniziando ad allarmarsi.
Il dottore controllò la situazione e stabilì che Fine aveva perso il comando degli arti inferiori.
-Non potrà più camminare.-, decretò.
La ragazza scoppiò in lacrime.
-Se non potrai camminare, ti porterò in braccio ovunque vorrai.-, cercò di risollevarle il morale Shade, sapendo quanto Fine amasse farsi portare in braccio.
Ma non era molto pratica come idea: la ragazza dovette adattarsi e cominciò a muoversi per il castello su una sedia a rotelle.
Quella sera, Shade decise che era arrivato il momento di avvertire i famigliari di Fine.
-No! No, assolutamente no! Non devono saperlo! Gli spezzerei il cuore!-, scoppiò a piangere la ragazza, non appena Shade le disse ciò che aveva in mente di fare.
-Non possiamo tenerglielo nascosto. Il tempo sta scorrendo troppo velocemente, non vuoi salutarli un'ultima volta? E poi non sanno nemmeno che il bambino non c'è più.-, cercò di farla ragionare il marito.
-Lo so... Però già immagino l'espressione sul loro viso quando glielo faremo sapere...-, Fine si asciugò le guance bagnate e Shade l'abbracciò per darle forza. Sembrava proprio una bimba indifesa.

-Mamma, papà, è arrivata una lettera dal regno della luna.-, questa volta, Rein diede l'annuncio ai genitori senza entusiasmo e senza gridare come al solito. Sentiva che qualcosa non andava.
-Cosa dice?-, domandò Elza.
-Shade ci invita a cena, domani sera.

Come al solito, la famiglia solare e Shade sedevano in cerchio attorno al tavolo, mangiando.
Ma questa volta l'aria era pesante, opprimente.
Nessuno riusciva ad aprir bocca, se non per mangiare e tutti tranne Shade si chiedevano perchè Fine non fosse andata ad accogliere la famiglia all'ingresso, correndo, gettandosi tra le braccia del padre come al solito, ma si fosse fatta trovare già seduta a tavola con il volto scuro e triste.
Si era sforzata di apparire allegra e aveva cercato di intraprendere un discorso, ma a nessuno era sfuggita la gravità e la pesantezza nella sua voce.
Dopo che i servitori portarono la seconda portata, Toulouse interruppe quel silenzio opprimente, rotto soltanto dal tintinnio delle posate e dei bicchieri.
-Insomma, si può sapere cosa c'è?-, domandò, obbligando l'intera famiglia a scollare gli occhi dal piatto. -Non ditemi che avete già intenzione di divorziare! Sapevo che sposarsi così presto era troppo per una testarda come te, Fine! Me lo sentivo che questo matrimonio non sarebbe durato a lungo!-, Toulouse era diventato tutto rosso e continuava a sparlare, senza accorgersi che gli occhi di Fine si erano silenziosamente riempiti di lacrime.
Shade le strinse convulsamente la mano, trasmettendole la sua forza.
-No papà, non è così.-, lo interruppe finalmente la figlia, ringhiottendo indietro le lacrime e cercando di apparire serena, nonostante ciò che stava per annunciare fosse davvero devastante.
-Sono malata.-, disse, guardando negli occhi prima il padre, poi la madre e infine la sorella, che lasciò cadere le posate nel piatto, impallidendo.
-Ma come, sei malata? Perchè non sei a letto a riposarti, Fine?-, chiese Toulouse confuso.
-Appunto, cara, sarà il caso che ti rilassi un po', che prenda qualche pillola per il mal di testa. Hai il raffreddore? Quando ha la febbre, Shade, le piace che qualcuno le accarezzi la schiena e le metta bende fresche sulla fronte.-, disse Elza a Shade, preoccupata.
-No, no, Fine non ha il raffreddore. Non ha nemmeno la febbre.-, s'intromise allora Rein, con voce rotta.
Shade incollò gli occhi per terra. Non riusciva a reggere lo sguardo disperato e ansioso di sua cognata.
-E' che... Beh, ho perso il bambino...-, mormorò Fine, obbligandosi di non piangere.
-Come sarebbe a dire che hai perso il bambino?!-, Toulouse era visibilmente sconvolto, mentre Elza piangeva un pianto senza lacrime, ma fatto di singhiozzi e dolore.
Rein rimase impassibile a fissare un punto vuoto davanti a sé, impallidendo sempre di più, fino a quando non scoppiò, gridando.
-E' tutta colpa tua, Shade! Se solo aveste aspettato', tutto questo non sarebbe successo, dannazione! Dovevi per forza rovinare la vita a tutti?! Non potevi aspettare che Fine crescesse un po'? Guardala: è ancora una bambina e già ha perso un figlio!-, sfogò tutta la sua rabbia su Shade, che rimase immobile e freddo a fissarla, subendosi tutte le accuse ma senza neanche tentare di difendersi.
-Shade non c'entra nulla, Rein. Non è colpa di nessuno. È che sono malata e basta. E questa malattia ha portato alla perdita del bambino.-, cercò di tranquillizzarla Fine, sebbene ciò che aveva detto non era per nulla rincuorante.
-Ma cos'è che hai?-, Rein voleva sapere e al tempo stesso temeva la risposta della gemella.
-Non so come si chiami esattamente, questa malattia, il dottore ha detto che non si è mai occupato di casi simili al mio. Spiegato semplicemente, le cellule del mio corpo stanno morendo una dopo l'altra.
-Ma è grave?-, s'intromise Toulouse.
Fine abbassò lo sguardo a terra e non pronunciò più una parola per il resto della serata.

-Secondo me stai migliorando, Fine. Hai ripreso colore e ti stanno ricrescendo i capelli.-, Shade sedeva a petto nudo nel letto nuziale, accarezzando la schiena della moglie, che riposava tranquilla.
-Dici?-, domandò lei speranzosa.
-Ma certo! Vedrai che tra poco riprenderai anche a camminare!-, la incoraggiò lui, ammiccando.
-Temo che comunque la mia malattia non dia scampo. Forse adesso che mi ci sono abituata sto meglio, ma sono passati solo un paio di mesi. Spero solo che quando deciderà di arrivare, la morte possa essere gentile con me, voglio essere consapevole e voglio averti al mio fianco, voglio andarmene con il tuo sapore sulle labbra...-, sussurrò lei, la voce rotta.
-Non dire così... Magari questa malattia se ne andrà così com'è arrivata e potremo riprendere la nostra vita da dove l'abbiamo lasciata.
-Shade, non farti illusioni. Devi essere forte per me, per quando non avrò più il controllo del mio corpo, per quando me ne andrò. Promettimi che non ti lascerai scoraggiare, neanche quando morirò. Ti troverai un'altra regina, darai a questo regno una discendenza e ti prenderai cura dei tuoi sudditi. Promettimelo.
-Questo non posso proprio giurartelo. Anche quando non ci sarai più, io amerò solo te. Nessun'altra prenderà mai il tuo posto.

Shade si sbagliava: Fine non era guarita affatto.
Era sempre più debole ogni giorno che passava e il marito trascorreva con lei il tempo che avrebbe dovuto impiegare per svolgere le pratiche del regno.
I sudditi sentirono molto la malattia della regina, capivano il dolore profondo che stava sconvolgendo la famiglia reale, per questo cercavano tutti di darsi da fare e di dare meno problemi e preoccupazioni possibili. Lavoravano dall'alba al tramonto, spendendo il centodieci per cento delle loro energie, pur di portare avanti quella macchina complicata chiamata “economia” senza disturbare il re.
Quel giorno, Fine si sentiva meglio del solito, perchè era il suo diciassettesimo compleanno, perciò pregò il marito di portarla a cavallo, ma lui non volle sentir ragioni. Era troppo pericoloso. Pur di vederla contenta, acconsentì però a farle fare un giro tra le serre del giardino. Niente carrozzelle, l'avrebbe portata in braccio.
Passarono tutto il pomeriggio così, giocando come bambini tra i fiori colorati.
Fine non rideva così allegramente da mesi e il cuore di Shade traboccava di gioia a vederla tanto radiosa.
Mentre se ne stavano sdraiati tra i fiori, come ai vecchi tempi, chiacchierando del più e del meno e recitando poesie, Shade prese le mani di Fine tra le sue, e rimase sconvolto nel sentire quanto fossero fredde.
-Fine, ma tu... Hai le mani completamente congelate!-, esclamò allarmato. -Ti senti poco bene?-, chiese apprensivamente, già pronto a riportarla nella sua stanza.
-No, sto benissimo oggi, Shade. È da un po' di tempo a questa parte che le mie mani hanno perso calore. Sono sempre così fredde...-, rispose lei, sottraendosi alla stretta del marito e strofinando i palmi delle mani l'uno contro l'altro.
-Perchè non hai avvertito me o il dottore? È una cosa piuttosto grave...-, Shade era veramente molto preoccupato.
-Non mi sembrava così importante. Un sacco di gente ha le mani fredde. Mia sorella Rein le ha sempre avute congelate anche da piccola...-, cercò di giustificarsi Fine.
-Ma tua sorella non è malata! Tesoro, le tue mani sono sempre state così calde...-, Shade si rimpossessò delle sue mani e la scaldò con le proprie.
-Non è niente, Shade. Non è niente..

To be continued...

Scusate se mi faccio sentire solo ora, ma sono stata via fino a ieri e ho avuto molto da fare anche con l'oratorio.. Perdonate il ritardo!!

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Capitolo 5
*** 5. ***


5.




Le settimane passavano inesorabili e Fine diventava ogni giorno più magra. Aveva perso l'appetito, la carnagione dorata che le durava tutto l'anno, le sue curve e la sua morbidezza. Assomigliava molto ad una di quelle modelle che facevano la fame per sfilare, ma Fine non ne era affatto contenta. Le erano sempre piaciuti quei chiletti in più che aveva messo su con la gravidanza.
Shade si ritrovò per moglie una persona completamente diversa dalla ragazza testarda di cui si era innamorato e dalla moglie che stava per diventare una madre dolce e tutta sorrisi fino a pochi mesi prima.
Ma non per questo l'amava di meno. Anzi, se possibile, l'amava ancora di più.
Era una creatura diafana e sfuggente, e soprattutto fragile. Per questo voleva proteggerla a tutti i costi e passava ogni istante del suo tempo con lei.
Si incaricava di amministrarle le medicine che puntualmente non avevano alcun effetto, di tenerle compagnia e portarla a passeggio quando non faceva troppo freddo, di rimboccarle le coperte prima di andare a dormire e di obbligarla a mangiare qualcosa a colazione, a pranzo e a cena.
La Fine golosona era già morta.
L'unica cosa che non cambiò nel suo aspetto furono i suoi capelli rossi, che continuavano a crescere imperterriti e più magenta che mai.
Shade adorava quei capelli e li pettinava alla moglie ogni mattina e ogni sera finchè non diventavano brillanti.
-Shade, penso che dovrei smettere di prendere quelle medicine.-, disse un giorno la ragazza, mentre il marito compiva il giornaliero rituale di spazzolarle i capelli.
Shade si arrabbiò moltissimo quando le sentì dire quelle parole.
Si alzò bruscamente e s'inginocchiò davanti alla moglie, accorgendosi che i suoi occhi erano pieni di lacrime.
La sua rabbia si sgonfiò in un istante, lasciando posto a un dolore profondo come la sua disperazione, che era sempre stata lì, da quando Fine si era ammalata, ma che finora si era obbligato ad ignorare, per prendersi cura di lei.
Solo ora si accorgeva di star lentamente perdendo sua moglie.
-Fine, ma cosa dici?-, domandò, abbozzando un sorriso.
-Non voglio più prendere quelle medicine, sono inutili.-, ripetè la ragazza, incollando lo sguardo ai suoi piedi.
-Lo sai cosa dice il medico. Se smetti di prendere quelle medicine potresti peggiorare..
-Ho perso la speranza, Shade. Non c'è più niente da fare. Che senso ha per me continuare così? State solo prolungando la mia agonia. Che muoia oggi, domani o tra un anno non cambia. Morirò e basta.-, Fine scoppiò in un pianto violento e Shade si sentì come colpito da uno schiaffo. Fine aveva definitivamente rinunciato alla sua vita.
-Ho paura, Fine. E non capisco come tu non faccia ad averne...-, mormorò.
-E di cosa?-, chiese lei, tirando su col naso.
-Della morte. Quando morirai, morirà anche la mia anima.


Rein andava a trovare Fine nel regno della Luna quasi ogni giorno, perchè Shade si rifiutava di portarla nel regno solare, sostenendo che il viaggio l'avrebbe indebolita troppo.
Il ragazzo non gradiva molto quelle interferenze, ma non poteva proibire a Rein di vedere sua sorella, soprattutto ora che Fine si stava lentamente lasciando andare.
Certo, era molto impegnativo tenere a bada quel piccolo tornado azzurro, che passava tutto il santo giorno a correre su e giù per il castello, spingendo la carrozzina di Fine e facendola ridere come una pazza, ingozzandola di dolci e pasticcini e recitando per lei improbabili ruoli di commedie esilaranti.
Sembravano tornare bambine, durante quelle giornate, dimenticandosi per un attimo che una era sposata, aveva appena perso un bimbo e stava per morire, mentre l'altra stava per sposarsi e avrebbe avuto una vita felice al fianco del ragazzo che amava.
Dimenticavano tutto e smettevano di essere adulte.
Poi c'erano le volte in cui anche Toulouse ed Elza andavano a trovare la figlia, tenendola d'occhio e dedicandole premure e attenzioni.
Toulouse stava ore a ripetere “Se fossi stato al posto di Shade, non le avrei permesso di smettere di prendere le medicine. L'avrei anche sicuramente obbligata a mangiare di più, ma guardala com'è sciupata, Elza! E poi cos'è questo pallore? Dovrebbe portarla fuori più spesso, farle prendere aria fresca!”.
Shade ingoiava tutte le parole del suocero, fingendo di non sentire.
Non se le meritava affatto quelle critiche, si stava impegnando al massimo perchè Fine fosse felice e serena. Pensava di aver fatto tutto sommato un buon lavoro, fino a quel momento.
A parte qualche crisi di pianto o di sconforto, sua moglie continuava ad essere tranquilla, a dedicarsi alle cose che le piaceva fare.
Se poi non prendeva le medicine o non mangiava proprio tutto quanto, la lasciava fare, d'altronde avrebbe ottenuto un effetto ancora più negativo, obbligandola.
Fine era contenta quando i suoi genitori e sua sorella andavano a trovarla, ma in quelle giornate preferiva tenersi alla larga da Shade, e non riusciva neanche lei a capirne bene il perchè.
Forse voleva starsene sola con la sua famiglia e risvegliare così i bei ricordi dell'infanzia, dove non c'era posto per un marito.
Durante quelle giornate dimenticava la sua vita presente e le sembrava di rivivere nel passato.
Spesso si sorprendeva da sola a comportarsi da bimba testarda e capricciosa, com'era stata da piccola.
Obbligava la sorella a leggerle storie, a portarle i dolci che sgraffignava di nascosto, oppure pregava il padre di portarla in braccio o la madre di raccontarle di quando lei e Toulouse si erano innamorati.
Insomma, era come se rivivesse la sua infanzia, senza accorgersene.
Presto però cominciò a mantenere quei comportamenti anche in assenza della famiglia, quando restava sola con Shade.
Tornò ad essere una bambina e Shade pregò i genitori e la sorella di Fine di limitare le visite, per evitare di peggiorare la situazione.
La ragazza era infatti divenuta ingestibile.
Si lamentava di qualsiasi cosa, dei dolori, della carrozzella, della minestra che era obbligata a mangiare la sera. Voleva che Shade giocasse con lei e le raccontasse una storia prima di andare a dormire. Shade si ritrovò a fare il padre con sua moglie, ma l'amava anche così.


-Evidentemente il virus sta contagiando la mente di sua maestà...-, decretò il medico, dopo una visita di controllo.
Shade rimase basito. Si era ovviamente accorto che la moglie era regredita, il suo cervello era tornato ad essere quello di una bambina, ma non pensava fosse una cosa così grave.
-Presto potrebbe perdere completamente la memoria.-, aggiunse il dottore.
Shade corse come un folle nella camera che condivideva con la moglie, profondamente scosso da ciò che il medico gli aveva appena rivelato.
-Fine! Fine!-, esclamò, irrompendo nella stanza.
-Shade, cosa c'è?-, domandò lei preoccupata.
Sedeva al davanzale, guardando malinconicamente fuori.
-Oh Fine!-, il marito la raggiunse e l'abbracciò disperatamente, nascondendo il viso nel suo petto e scoppiando a piangere.
-Fine, non ti sei dimenticata di me, vero?-, chiese tra le lacrime.
-Ma certo che no. Come potrei?-, sorrise la ragazza, accarezzandogli i capelli dolcemente.
-Ti amo così tanto, Shade... Anche se dovessi perdere la memoria, saprò sempre di averti amato e di essere stata amata da te, perchè la memoria del cuore non è vulnerabile come quella della mente.-, sussurrò con dolcezza, abbandonando per un attimo le vesti di bimba e tornando ad essere una moglie devota e innamorata.
-Quindi non ti dimenticherai mai di me, vero?-, domandò lui, asciugandosi le lacrime.
-Ma no, sciocco. Non accadrà mai.


Fine faceva sempre più fatica a riconoscere le cose che la circondavano.
I suoi ricordi si facevano pian piano sempre più sfocati.
Nel giro di qualche settimana, dimenticò di essere mai stata regina, dimenticò il giorno del suo matrimonio, dimenticò di aver obbligato Shade a sposarla durante una vacanza al mare, dimenticò che il ragazzo fosse stato il suo ventesimo pretendente e il suo fidanzato ufficiale, tutto ciò che lo riguardava scomparve.
Tutti i loro ricordi erano andati perduti.
Però continuava ad amarlo, sebbene ogni tanto dimenticasse il suo nome e dovesse chiedergli chi fosse.
I suoi caratteri da bambina si accentuarono sempre di più, finchè divenne quasi impossibile per Shade credere che quella piccoletta con cui condivideva il letto nuziale fosse sua moglie.
La carrozzella fu lasciata in un angolo e dimenticata, perchè Fine non ne voleva sapere di andarci in giro. Voleva essere portata a tutti i costi in braccio da Shade, che chiamava “Tesoro” o “Amore” quando dimenticava il suo nome.
Accoglieva euforicamente i genitori e la sorella e si rattristava quando li vedeva andar via al tramonto.
-Perchè la mamma e il papà e Rein non si fermano qui con noi? Perchè non posso vivere con loro?-, chiese un giorno a Shade, con la tipica ingenuità dei bambini.
-Fine, non ricordi? Non vivi più con loro da un pezzo, da quando vivi qui con me.-, le ricordava lui.
-Ah sì!
Ma lei non ricordava affatto, faceva finta. Solo perchè amava Shade e le faceva male vederlo triste.


Fine sembrava diventare più piccola ogni giorno che passava, non solo mentalmente, anche esteticamente.
Indossava vestitini dai colori sgargianti, legava i capelli in codini e il suo corpo rimpiccioliva giorno dopo giorno, come per magia.
Shade era tremendamente spaventato da questa metamorfosi, ma non lo dava a vedere e si abituava ai continui cambiamenti di Fine, che un giorno era in grado di leggere un romanzo di quattrocento pagine e il giorno dopo non riusciva a decifrare i caratteri in grassetto di un libro per bambini.
Shade cominciò a chiedersi se ormai non fosse arrivato il momento di gettare la spugna.
Fine non ricordava più nulla, non ricordava di essere malata, sposata con lui, di avere diciassette anni.
Era una bambina vivace e allegra. Adorava farsi portare da Shade sulle spalle e riempirlo di baci e abbracci soffocanti, come se fosse un suo amico, o il suo fratello maggiore o suo padre.
Non ce la faceva più a vederla così, non reggeva fisicamente lo stress e arrivava ad ora di sera con le ossa a pezzi.
Fine non lo riconosceva neanche più, il loro matrimonio sembrava finito da un pezzo.
Una mattina, si svegliò abbracciato al corpo scheletrico e minuscolo della ragazza, ma quando la chiamò, lei non rispose.

To be continued...

Mi rendo conto che è passato del tempo dall'ultimo aggiornamento...... ahahh mesi? anni? Non so, ci tengo a completare questa storia, nei prossimi giorni posterò gli altri capitoli :)

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Capitolo 6
*** 6. ***


6.



Fine aveva perso conoscenza da parecchi giorni.
Sembrava addormentata.
Shade si era spaventato moltissimo e l'aveva immediatamente portata dal medico, temendo che fosse morta.
-No, non è morta. È semplicemente caduta in una specie di coma.-, spiegò il dottore. -Il suo cervello si è completamente oscurato. Tutti i ricordi sono andati persi. Probabilmente non tornerà più.-, aggiunse tristemente.
Shade però non aveva più lacrime da piangere.
Rimase a vegliare sul corpo addormentato di sua moglie per più di un mese, senza staccarsi da quel letto.
Poi, una mattina, decise che Fine doveva tornare nel suo regno.


Il viaggio non fu semplice. Spostare Fine in quelle condizioni era tremendamente pericoloso, ma Shade corse il rischio.
La ragazza fu accolta nella sua vecchia casa dai genitori e dalla sorella, che la sistemarono nella sua stanza.
Proposero a Shade di restare lì fino a quando... Beh, sì, fino a quando Fine non fosse completamente morta, e lui accettò, perchè non era ancora in grado di staccarsi da quella stupenda creatura che tanto aveva amato.
Lui e Rein si davano il cambio ogni notte e ogni giorno per tenerle compagnia.
Chiacchieravano con lei, le leggevano libri, le accarezzavano le braccia e le gambe per stimolarla, ma lei non sembrava avere intenzione di risvegliarsi.


Quando ormai avevano perso tutti la speranza e avevano deciso che prolungare le sofferenze di Fine era inutile, lei si svegliò.
Più che svegliarsi, emise un flebile suono dalla bocca e si mosse, come per stiracchiarsi, poi si riaddormentò, ma ciò bastò a dare a Shade e agli altri una piccola speranza.
Quel giorno festeggiarono, e la morte e la malattia vennero dimenticate.
Forse l'ambiente allegro stimolarono Fine, che dopo un altro paio di giorni di sonno, finalmente si svegliò ancora.
Questa volta si mise seduta nel letto, guardando fisso davanti a sé. I suoi occhi erano vuoti, spenti, però erano spalancati e vigili.
Il dottore non era del tutto sicuro che vedesse ciò che guardava, ma Shade invece sì.
Chiacchierò con la moglie, senza lasciarsi intimorire da quello sguardo vitreo e un tantino sinistro che lo fissò per più di mezza giornata.
Fine non si lasciò distrarre da niente. Guardava solo Shade.
Non vedeva né Rein, né sua madre e nemmeno suo padre. Solo Shade.
Dopo averle dato da bere, Fine si risistemò tra le lenzuola e tornò a dormire, senza neanche dire una parola o dar segno di intelligenza.
Questo però era già un gran passo avanti.
Shade pensò che sua moglie sarebbe guarita e avrebbe riacquistato i ricordi e che se la sarebbe potuta riportare a casa dove avrebbero ripreso la loro vita da dove l'avevano interrotta, ma non fu così.
Fine si risvegliò altre volte, rimanendo immobile a fissare o Shade o la parete.
Un giorno però il suo naso divenne rosso come i suoi capelli e iniziò a singhiozzare. Silenziosamente, senza fare rumore.
Le lacrime le sgorgarono dagli occhi per un periodo che a Shade parve interminabile.
-Cosa c'è? Cosa c'è, Fine?-, le chiedevano lui e Rein, cercando di spronarla a parlare, ma lei rimase in silenzio.
Quella notte, Shade si addormentò nella stanza degli ospiti del castello, ma prima dell'alba venne svegliato dal rumore della porta che si apriva.
Il giorno seguente non fu in grado di affermare con certezza che fosse stata Fine ad entrare nella sua camera quella notte, ma lui ricordava così.
Ricordava che era entrata in punta di piedi, in camicia da notte e con i capelli sciolti ed arruffati, tanto lunghi che le arrivavano fino al fondo schiena. Si era arrampicata sul letto in cui lui sedeva sbalordito e si era sdraiata al suo fianco, stringendogli le mani.
-Shade, amore, aiutami a morire, non ce la faccio più a vivere così.
Ti ho lasciato una lettera, dietro al comò della nostra camera, l'ho scritta durante quella vacanza in cui ti costrinsi a sposarmi, ricordi?-, mormorò, sorridendo come una ragazzina innamorata che si sta dichiarando. -Leggila, è per te. Aiutami a morire, è l'ultimo favore che ti chiedo.-, disse ancora.
Shade la strinse forte forte contro il petto, accarezzandole i capelli e baciandole la nuca.
Si addormentò così, ma quando si risvegliò le sue braccia stringevano il nulla.
Si lavò, si vestì e corse nella stanza della moglie, trovandola addormentata, così come l'aveva lasciata la sera prima.
Le spazzolò i lunghissimi capelli e li raccolse in una treccia. Poi la baciò in fronte. -Vado a recuperare la lettera, Fine, torno subito.-, sussurrò dolcemente al suo orecchio.
Prese la mongolfiera e tornò al suo palazzo, dove trovò effettivamente la busta bianca con su scritto “Per Shade” nella grafia della moglie.
Dunque non era stato un sogno.
Si sedette sul letto che non usava da settimane, perchè ormai si era stabilito nel regno solare, aprì la busta e lesse la lettera.


Caro Shade,
Questa notte ho fatto un sogno molto strano.
Eravamo insieme e vivevamo felicemente nel regno della luna.
Correvamo su per delle scale, ma ad un certo punto io sono inciampata in un gradino e cadendo mi sono slogata una caviglia.
Allora ho cercato di raggiungere te, che eri andato avanti e mi tendevi la mano. Mi sono alzata in piedi e mi sono accorta di star sanguinando e che la mia pancia si stava sgonfiando lentamente.
Tu allora mi hai portato in spalla fino ad un certo punto, ma poi io mi sono addormentata contro la tua schiena e tu eri troppo stanco per continuare la scalata, quindi mi hai affidata a mia sorella e ai miei genitori, continuando a sorvegliarmi. Ma io non ho più aperto gli occhi, se non una volta, per mettermi a piangere.
Ti ho gridato che volevo morire e poi è tornato ad essere tutto buio.
Ho sentito le tue labbra che mi baciavano la fronte e poi ti ho visto proseguire la scalata da solo.
Non so bene cosa significhi, questo sogno.
Non vorrei sembrarti tragica con queste mie parole, ma penso che non mi resti molto tempo e io voglio sfruttarlo al massimo, stando al tuo fianco. Ecco perchè ti ho chiesto di sposarci così all'improvviso. So che mi dirai di sì, ma non ho nessuna certezza sul nostro futuro.
Quando starò per morire, che sia tra due anni, tra venti o tra sessanta, ti farò leggere questa lettera, così da non sentirti troppo solo dopo che me ne sarò andata.
Voglio solo che tu capisca quanto è importante l'essenza del tempo, quant'è importante vivere giorno per giorno, quanto in fretta ci può scivolar via la vita dalle mani.
Spero che quando morirò troverai un'altra ragione per vivere e che non sprecherai il tempo che resta a te.
Non te l'ho mai detto prima d'ora, ma ti amo, con tutto il cuore.
Fine


Shade ripiegò la lettera con cura e la rinfilò nella busta.
Se la mise in tasca e tornò dalla moglie, che ancora dormiva.
Le sciacquò il viso con una spugna bagnata e le pettinò ancora i capelli, le cambiò la camicia da notte e le riscaldò i piedi gelati con le sue mani.
La sua pelle era diventata bianca come il latte e le sue labbra avevano perso quel colore rosso intenso che le avevano sempre caratterizzate.
-Cosa devo fare?-, domandò a sé stesso, strofinandosi gli occhi per non scoppiare in lacrime.
-Devi lasciarla andare, Shade.-, gli rispose, Rein, appoggiata allo stipite della porta.
Chissà da quanto tempo era rimasta lì senza farsi sentire.
Il cognato le rivolse un'occhiata interrogativa.
-Come probabilmente ti sarai accorto, mia madre e mio padre si sono arresi. Li vedi? Per loro Fine è già morta. Anche per me ormai se n'è andata. Non ho alcuna ragione per pretendere che resti tra noi...-, cercò di spiegare lei, ma Shade la interruppe.
-Come sarebbe a dire? Lei è tua sorella, le vuoi bene, come puoi sperare che muoia?-, più che arrabbiato, era stupito dall'insensibilità di Rein.
-Ti prego, non giudicarmi come un mostro, ma Fine sta soffrendo da morire a vivere così, non te ne sei accorto?-, domandò, avvicinandosi alla sorella per prenderle la mano bianca e inerte.
La realtà dei fatti colpì Shade come uno schiaffo.
La verità era che lui si stava comportando da egoista, a trattenere Fine nel mondo dei vivi quando sarebbe stata molto più felice ad abbandonare quel corpo non funzionante.
Non stava pensando al bene della moglie, ma alla propria felicità. Certo, non c'era più allegria nei suoi giorni ed era costantemente obbligato a prendersi cura di quella ragazzina senza sosta, ma almeno poteva stare ancora con lei. La verità era che aveva paura di essere abbandonato e dunque aveva paura di lasciarla andare.
-Lasciala andare, Shade.-, lo supplicò Rein. -Se la ami, spezza l'unico legame che la obbliga ancora a restare fra noi esseri viventi. Rassegnati.
Shade aspettò che Rein lasciasse la stanza per raccogliersi nel suo dolore.
Si sedette di fronte al corpo di Fine e scoppiò a piangere come un bambino.
-Non voglio lasciarti andare, Fine... Non puoi andartene così...-, continuava a ripetere, dondolandosi avanti e indietro per attenuare il dolore che gli stava straziando il petto.
E poi, all'improvviso, sentì una mano calda accarezzargli i capelli.
-Fine...-, sussurrò sorpreso, alzando lo sguardo.
Fine sedeva tra le coperte, sorridendo dolcemente, con i capelli raccolti in una coda alta, gli occhi pieni di vitalità, le labbra rosse e la pelle abbronzata. Il suo volto non era più scavato dalla malattia, sembrava rinata. Irradiava una strana luce dorata.
-Shade, non aver paura, resterò sempre al tuo fianco. Ti proteggerò e ti guiderò, ma lascia che mi separi da questo corpo già morto. Sarò sempre con te, te lo giuro.-, gli disse con dolcezza, asciugandogli le guance bagnate di lacrime e baciandogli le labbra per l'ultima volta.
Poi Fine si ristese tra le coperte e tornò ad essere quella bambina cadaverica e stanca e triste che si svegliava solo per piangere sconsolata.
Shade, ancora sconvolto per l'incontro con la moglie, non si accorse che la ragazza aveva smesso di respirare.
Dentro di sé sentiva che qualcosa era andato distrutto per sempre, ma dalle macerie era spuntato un germoglio.
Non avrebbe mai dimenticato quella ragazza che tanto gli aveva dato, con cui aveva condiviso tutto, che era il suo grande amore, allora e anche nella morte.
-Mi arrendo, Fine... Vai pure...-, sussurrò, e quando alzò lo sguardo su di lei, era già volata via da un pezzo, senza che lui se ne accorgesse.


Sono il vuoto, sono tutto ciò che esiste, sono in ogni foglia del bosco, in ogni goccia di rugiada, in ogni particella di cenere che l'acqua trascina via, sono nulla e tutto il resto in questa vita e in altre vite, immortale.”

Paula – Isabel Allende

FINITA! FINALMENTE SONO RIUSCITA A PUBBLICARE ANCHE L'ULTIMO CAPITOLO, SPERO CHE QUESTA FANFICTION VI SIA PIACIUTA :)

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