L'essenza del tempo di So97LoveEd (/viewuser.php?uid=93595)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 1 *** 1. ***
L'essenza
del tempo
1.
-Non voglio. Non lo
conosco nemmeno.-, Fine se ne stava sdraiata a pancia all'aria sul
suo letto, con la testa ciondoloni giù dal materasso e i
lunghissimi
capelli rossi che sfioravano il pavimento.
-Ma Fine! Lo sai benissimo
che non puoi evitarlo. È già il ventesimo
pretendente che rifiuti
senza averlo neanche mai visto una volta.-, la sgridò sua
sorella,
seduta aggraziatamente sul proprio letto.
-Apprezzo molto il tuo
interessamento, sorellina, ma non ho intenzione di accettare
così
facilmente come hai fatto tu...-, sospirò Fine, ansiosa di
cambiare
argomento.
-Ma io ho trovato il vero
amore, anche senza bisogno di fare la testarda!-, esclamò
Rein,
arrossendo e pensando al suo splendido fidanzato Bright, col quale
presto si sarebbe sposata.
-Avresti potuto ambire a
molto di più, e invece ti sei accontentata di quel damerino.
E poi
abbiamo solo sedici anni. Non ho ancora intenzione di rinunciare alla
mia adolescenza e metter su famiglia.-, Fine si alzò dal
letto con
uno scatto, si tolse la camicia da notte, indossò un vestito
bianco
e si pettinò i capelli, fermando la frangetta con una spilla
di
fiorellini candidi.
-Vabbè, vado solo a dare
un'occhiata.-, disse poi a Rein, prima di chiudersi la porta della
stanza alle spalle.
-Siamo veramente
dispiaciuti per il disguido. Fine è una ragazza molto
testarda...-,
il povero re Toulouse guardava sconsolato il pretendente di sua
figlia Numero Venti che si era recato nel regno solare dal regno
della luna apposta per conoscere la principessa.
-Capisco perfettamente. Se
vi fa piacere, ripasserò un altro giorno.-, rispose il
principe in
tono cordiale.
-Non c'è nessuno bisogno
che torni un altro giorno.-, interruppe la discussione proprio Fine,
facendo sobbalzare sia il padre che la madre per aver dato del tu ad
un principe così importante.
Shade invece non sembrava
per niente offeso, anzi, guardava divertito quella ragazzina ribelle
con sincera curiosità.
Era molto graziosa, doveva
ammetterlo.
-Ehm... Fine, ma che modi
sono?-, la sgridò sottovoce Elza, vergognandosi di avere una
figlia
così sfacciata.
-E' tutto a posto,
altezza. Che ne dici, Fine, ci facciamo due passi?-, Shade prese la
ragazza sotto braccio e si avviarono in giardino.
-Ebbene, principe Shade?
Qual è lo scopo della tua visita?-, domandò Fine
ad un certo punto,
dopo aver passeggiato per un po' in silenzio.
-Penso che le mie
intenzioni siano facilmente intuibili.-, le rispose il ragazzo,
evitando accuratamente di guardarla negli occhi.
-Vuoi fidanzarti con me,
giusto?
-Sì.
-Ne sei proprio convinto?
Secondo me non avresti il coraggio di sopportarmi per più di
una
settimana.-, provò ad intimorirlo Fine, cercando negli occhi
del
giovane qualche segno di cedimento.
-Non preoccuparti, le cose
difficili non mi spaventano affatto.-, disse lui in tono pacato,
senza mostrare emozioni.
-Però c'è dell'altro.-,
non era una domanda. Era un'affermazione. Fine sapeva perfettamente
che quel principe bello ed intelligente non era lì
perchè voleva
fidanzarsi con lei. -Se potessi, sono certa che faresti volentieri a
meno di legarti a me.-, aggiunse.
-Effettivamente sì. Vedi,
mia madre è molto malata e mi ha chiesto di trovarmi una
moglie che
possa prendere il suo posto di regina.-, spiegò Shade.
-Non mi devi nessuna
spiegazione. Però... come mai hai scelto proprio di venire
da me?
-Perchè sei una ragazza
molto carina, come mi è stato detto. E poi perchè
fino ad ora hai
rifiutato più di venti pretendenti. Io voglio riuscire a
sciogliere
il tuo cuore di ghiaccio. Quando mi prefisso un obiettivo è
difficile farmi cambiare idea.
-Quindi hai intenzione di
corteggiarmi?-, chiese la ragazza, stupita da tutta la
volontà di
quel principe testardo... e tremendamente bello, doveva ammetterlo.
-Certo. Se tu ovviamente
mi accetterai come pretendente.-, sorrise Shade.
-Ci penserò.-, e detto
questo, Fine si allontanò dal ragazzo e se ne
tornò dentro al
castello.
-Lo prendo per un sì.
Da quel giorno, Shade
iniziò a frequentare il castello del regno solare abbastanza
frequentemente.
Passava i pomeriggi a
passeggiare e chiacchierare con Fine, scoprendo di avere molte cose
in comune con lei, di poter parlare con lei di qualsiasi cosa, anche
della delicata situazione di sua madre e del regno.
Era talmente piacevole
passare il tempo con quella ragazzina testarda ed incantevole, che
l'idea di un futuro fidanzamento non lo intimoriva più come
prima.
Anzi, gli sarebbe piaciuto
molto passare il resto della sua vita al fianco di una compagna che
nulla aveva in meno rispetto alle più belle ragazze del
mondo e che
era in grado di tenergli testa in qualsiasi discorso.
-Dimmi una cosa, Fine. Ma
com'è che hai sempre la risposta pronta per tutto?-,
domandò un
giorno il principe alla ragazza, mentre se ne stavano sdraiati tra
l'erba e i fiori a godersi il sole estivo che picchiava forte sulla
loro pelle.
-Perchè ho imparato a
leggere quando avevo due anni e da allora non ho più smesso.
Ho
letto talmente tanto che in qualsiasi situazione mi trovi so sempre
come comportarmi. Leggere mi ha aperto la mente.-, rispose lei
tranquillamente, intrecciando una corona di fiori. Anche a lei non
dispiaceva più l'idea di fidanzarsi. Con Shade si trovava
sempre a
suo agio e si sentiva rispettata.
-Mi piacciono le persone
che leggono.-, sorrise il ragazzo, poggiando la testa sulle gambe di
Fine e chiudendo gli occhi.
Si sentivano bene.
Semplicemente bene.
Fine si scoprì ad
accarezzare i capelli cobalto di Shade e Shade si ritrovò ad
aspirare avidamente il dolce profumo di Fine.
Quella sera Shade, prima
di salire sulla mongolfiera per tornarsene a casa, abbracciò
Fine.
La strinse forte e le accarezzò i capelli e la schiena.
Fu in quel momento che
capì che non c'era più bisogno di corteggiarla e
decise che il
giorno seguente avrebbe organizzato per lei la festa di fidanzamento
più bella del mondo.
To be continued....
*Angolo
autrice*
Dunque.... Scrissi questa ff molto, molto tempo fa e la feci leggere ad
una mia amica che di fanfiction, anime, manga ecc... non ci capisce un
tubo. Il lavoro le è piaciuto, ma io non ne sono troppo
convinta. Per questo ci ho messo un po' a decidermi a
pubblicarla.
Anticipo
chi avrà il coraggio di leggerla fino alla fine che questa
long è composta da sei capitoli. Cercherò di
postare quelli nuovi nel più breve tempo possibile. Premetto
che l'idea mi è venuta leggendo il meraviglioso libro di
Isabel Allende, "Paula". Mi sono ispirata molto a quella storia per
scrivere questa fic. Spero vi possa piacere.
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Capitolo 2 *** 2. ***
2.
I giorni
passavano in
fretta.
Fine e Shade si erano
ufficialmente fidanzati, ma le cose fra loro non erano cambiate.
Si rispettavano a vicenda,
parlavano di qualsiasi cosa, mantenevano vivo ogni giorno uno scambio
reciproco di idee, cultura e scoperte, ma soprattutto si amavano. Si
amavano con disperazione, come se il tempo scorresse loro tra le dita
prima che riuscissero ad afferrarlo, come se ogni giorno fosse stato
l'ultimo.
Provavano un'attrazione
reciproca talmente forte che non riuscivano a stare separati.
Ogni volta che
s'incontravano e i loro sguardi s'incrociavano, scattava qualcosa
dentro di loro. Si afferravano, si stringevano, si baciavano, si
nascondevano dal resto del mondo ed erano solo loro, Fine e Shade,
Shade e Fine.
Questo loro amore si
rafforzava ogni giorno di più, si desideravano con una
passione
tanto ardente che ormai li stava consumando, ma che non potevano
sfogare perchè dovevano mantenersi entro certi limiti.
Dopo tutto erano un
principe ed una principessa.
-Uno di questi giorni,
esplodo.
-Non ce la faccio più,
Shade.
-Ti voglio troppo
-Cosa ce ne importa delle
regole?
-Non possiamo, Fine, lo
sai.
-Forse non siamo pronti.
-Ma certo che lo siamo. O
almeno, io sì. Io ho vent'anni.
-Io ne ho sedici...
-Non c'entra nulla, Fine.
Non
si dissero mai “Ti
amo”. Non ce n'era bisogno. Lo sapevano, ma soprattutto lo
sentivano.
Non era solo passione o
desiderio carnale.
-Mia
madre è guarita,
Fine!-, esclamò Shade in preda all'entusiasmo, sollevando
Fine tra
le braccia e facendola volteggiare.
-Ma... è una notizia
splendida!-, rispose questa, tra una risata e l'altra.
Si fecero travolgere dalla
felicità tutti e due. Avrebbero potuto toccare il cielo con
un dito.
La dolce e bellissima
regina Maria era guarita, non c'era più nessun motivo per
Shade di
sposarsi e trovare una regina.
Erano liberi di continuare
ad amarsi come due semplici ragazzini ignari del futuro, con una vita
di opportunità davanti.
Senza obblighi, senza
codici reali, senza regole e costrizioni.
Potevano amarsi senza
alcun freno.
Quell'estate
se ne
andarono in vacanza al mare, insieme.
Passarono i giorni più
felici della loro intera esistenza, però, una notte, Fine
fece uno
strano sogno.
-Dobbiamo sposarci.-,
sentenziò il giorno seguente, appena sia lei che Shade
furono
svegli.
-Ma di che parli?-, chiese
il principe allarmato.
Non c'era alcun bisogno di
affrettare i tempi.
Certo, forse un giorno si
sarebbero sposati, magari qualche anno più tardi.
-Ti dico che dobbiamo
sposarci. Al più presto possibile. Non ci resta molto
tempo.-,
ribadì la principessa, facendosi prendere dal panico.
-Ehi, ehi, ascolta,
abbiamo tutta una vita davanti. C'è tempo per il matrimonio,
per la
famiglia...-, cercò di rassicurarla Shade.
-No, no, tu non capisci.
Non capisci. Non ce n'è di tempo. Ne abbiamo pochissimo. Non
possiamo perderlo, non possiamo sprecarlo. Voglio essere tua moglie.
Voglio che tu sia mio marito.-, Fine iniziò a delirare, a
sudare, ad
agitarsi.
Shade le prese il volto
tra le mani e la fissò intensamente negli occhi. -Ascoltami,
io non
ti lascerò mai, lo sai questo, vero? Resteremo insieme per
sempre.-,
le giurò, ma Fine non sembrava calmarsi.
-Non è di questo che ho
paura, non ho paura che tu mi lasci. Ho paura di essere io a
lasciarti.-, esclamò, allontanandosi bruscamente.
-Ma che intendi dire?-,
Shade era perfettamente consapevole del fatto che Fine non avrebbe
mai trovato il coraggio di lasciarlo, c'era sicuramente qualcosa di
più profondo dietro alla sua agitazione.
-Intendo dire che dobbiamo
sposarci. Se entro domani a mezzogiorno non avrai preso una
decisione, sarà meglio che le nostre strade si dividano fin
da
ora.-, lo mise alle strette Fine.
Shade non ci capiva
davvero più nulla.
Nella sua mente
cominciarono ad insinuarsi dubbi terribili.
Fine era forse incinta?
Aveva per caso qualche squilibrio mentale che la portava a desiderare
di possedere ciò che voleva senza un limite? Oppure era
malata e
aveva paura di morire?
Fine se ne
stava seduta
sul letto a fissare l'orologio, con una valigia ai piedi. Le 11.45.
Shade l'aveva evitata
tutto il giorno precedente e avevano addirittura dormito in stanze
separate. Nel pomeriggio sarebbero tornati a casa.
Fine sapeva di aver
chiesto veramente troppo a Shade, ma sapeva ciò che faceva e
soprattutto si fidava del buon senso del suo fidanzato.
-E va bene. Sposiamoci.-,
decretò il principe, entrando improvvisamente nella stanza
di Fine.
La ragazza scattò in
piedi come una molla, sentendosi pervadere dal sollievo.
Gli gettò le braccia al
collo e lo riempì di baci, poi scoppiò in lacrime.
-Non sai quanto sono stata
in ansia!-, singhiozzò.
-Sei proprio una stupida.
È colpa tua che mi hai messo alle strette.-, la
rimproverò
dolcemente Shade.
-Fidati di me, se ti ho
chiesto una cosa del genere è perchè so che
è la cosa giusta da
fare.
-Io
e Shade abbiamo deciso
di sposarci.
Fine, la sua famiglia,
Shade e Bright stavano pranzando al castello del regno solare, come
facevano ogni domenica.
Quando la rossa diede
quell'annuncio, con le guance imporporate, gli occhi luccicanti e una
mano stretta in quella del fidanzato, poco ci mancò che Rein
si
strozzasse col cibo e che Toulouse avesse un infarto.
-Come sarebbe a dire che
vi sposate?!-, gridò Rein, non appena si fu rimessa dallo
shock.
-Non abbiamo più
intenzione di aspettare.-, rispose Shade tranquillamente.
-Forse sarebbe stato
meglio se prima ne avessimo discusso in privato, non credi anche tu,
giovanotto?-, domandò Toulouse, trucidando il futuro genero
con lo
sguardo.
-Ma... ma... ma Fine!
Dannazione, neanche volevi fidanzarti e adesso già al
matrimonio
pensi?!-, esclamò Rein.
-Beh... Penso che
aspettare non serva a nulla...-, cercò di calmarla la
gemella.
-“Abbiamo solo sedici
anni. Non ho ancora intenzione di rinunciare alla mia adolescenza e
metter su famiglia.” Testuali tue parole.-, ribadì
Rein.
-Ho cambiato idea, che ci
vuoi fare?
-Sei un caso disperato.
-E avete già deciso la
data?-, domandò a quel punto Elza, la quale non era rimasta
per
niente stupita dalla notizia.
-Tra un mese potrebbe
andare, vero Shade?-, domandò Fine al fidanzato.
-Ma certo.-, rispose lui.
-Non vi sembra di correre
un po' troppo? Ci vuole tempo per organizzare un matrimonio reale.-,
s'inserì nella discussione Bright. -Io e Rein ci sposeremo
non
appena lei compirà diciotto anni. Perchè non
aspettate anche voi?
Avrete molto più tempo per preparare tutto. Potremmo
organizzare un
matrimonio a quattro!
-No, no, assolutamente
no!-, esclamò Fine inorridita. Un matrimonio reale?! Un
matrimonio a
quattro?! Non desiderava nulla del genere.
-Io e Fine ci sposeremo
tra un mese esatto. Niente cose sofisticate, niente matrimoni in
grande stile. Ci basta una cerimonia semplice con le nostre
famiglie.-, mise in chiaro Shade, ponendo fine alla discussione.
Fu
il mese più frenetico
della loro vita, ma alla fine Fine e Shade riuscirono a sposarsi.
Passarono quattro
settimane d'inferno a scegliere la chiesa, il cibo per il banchetto,
gli abiti, le fedi, i testimoni e le damigelle, a preparare il
trasferimento di Fine nel regno della luna, a scrivere e spedire
inviti a tutti gli amici e i parenti più importanti.
Non riuscirono a vedersi
molto spesso e non c'era neanche un secondo per riposarsi, ma alla
fine ottennero ciò che desideravano ed ebbero un matrimonio
perfetto.
Shade
se ne stava
sull'altare, indossando i nuovi abiti da sovrano caratteristici del
suo regno, torcendosi le dita dall'agitazione e arrossendo tutte le
volte che incontrava lo sguardo di un parente o un amico.
Finalmente Fine fece il
suo ingresso nella piccola chiesa, a braccetto con il padre.
Era stupenda.
Indossava un semplicissimo
abito bianco, a tunica e aveva tra i capelli boccolosi tanti
fiorellini candidi.
Non ebbero nemmeno un
attimo di esitazione a dire “Sì, lo
voglio.”
La
vita coniugale non era
poi tanto così difficile come se l'erano aspettata. Certo,
ora non
avevano più il tempo di fare passeggiate tenendosi per mano,
o
leggere poesie nei prati, o raccogliere e accudire fiori nelle serre.
Ora erano un re e una regina e dovevano occuparsi del loro regno.
A Fine piacevano
moltissimo i suoi compiti, le piaceva fare la regina, ma soprattutto
le piaceva la sua nuova gente.
Il regno della luna era
veramente stupendo e, anche se il suo vero elemento restava comunque
il sole, sentiva di poter essere parte anche della luna.
Passavano
le settimane e
Fine e Shade continuavano ad amarsi come i primi giorni, scoprivano
ogni mattina quanto fosse bello svegliarsi vicini e rinnovavano ogni
sera prima di andare a dormire il loro affetto reciproco.
Il tempo sembrava volare,
tanto erano felici, e non riuscivano a credere che avrebbero passato
i prossimi sessanta o settant'anni delle loro vite in quel modo.
Poi, un giorno, Fine si
sentì male.
Shade si preoccupò
tantissimo e fece chiamare il medico di corte, il quale accorse
immediatamente.
Dopo un'attenta e accurata
visita il verdetto del dottore non tardò ad arrivare.
-Sua maestà la regina è
incinta.-, annunciò, col sorriso sulle labbra.
Shade tirò un sospiro di
sollievo e poi si catapultò al fianco della moglie,
baciandole una
guancia.
-Tesoro, come sono
contento! Non potevi farmi regalo migliore...-, le sussurrò
dolcemente, accarezzandole la fronte.
-Sono felice anch'io.-,
rispose flebilmente la ragazza, per poi lasciarsi avvolgere dal
sonno.
To
be continued...
*Angolo
autrice*
Ok,
ok, me ne rendo perfettamente conto: troppi fatti in un solo capitolo,
sta andando tutto così di fretta >.< Spero di
non avervi deluse,
ma, come ho già detto, la mancanza di tempo mi ha indotto a
concentrare
una storia che avrebbe meritato più spazio in appena sei
capitoli.
Chiedo scusa un'altra volta!
|
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Capitolo 3 *** 3. ***
3.
-Mamma,
papà! Ci sono
notizie!-, la principessa Rein correva come una pazza per tutto il
castello del regno solare, sventolando una busta stropicciata e
gridando a gran voce.
-Da Fine?-, domandò la
regina, non appena raggiunse la figlia.
-Sì. Dai, apriamola!
Io
e Shade abbiamo un
importantissimo annuncio da darvi, perciò abbiamo pensato di
anticipare la cena di sabato a questo giovedì. Spero che
possiate
venire e di trovarvi in buona salute.
Baci, Fine
-Chissà
cos'hanno di tanto urgente da comunicarci...-, disse Toulouse
pensieroso.
-Già,
chissà! Magari si sono già stufati di governare
il regno e vogliono
rinunciare al trono!-, fantasticò Rein, sperando che sua
sorella
potesse tornare a vivere con lei.
-No,
non penso. A quanto dicono, fare il re e la regina gli piace molto.
Non può che essere che...-, Elza lasciò la frase
in sospeso.
-Che?-,
la esortarono a continuare il marito e Rein, ma lei se ne
andò
canticchiando senza dare alcuna spiegazione.
-I..I...Incinta?!-,
Rein cadde dalla sedia trascinandosi tutta la tovaglia del tavolo a
cui era seduta.
La
dovevano smettere quei due di dare notizie così importanti
mentre si
mangiava!
Shade
aiutò la cognata a rimettersi in piedi, ridendo come un
pazzo.
-Sì,
sono incinta.-, riconfermò Fine, sorridendo dolcemente.
Elza,
come al solito, non sembrava per niente stupita.
-Siamo
molto contenti per te, cara. Certo, restare incinta a sedici anni non
è mai semplice, potreste risentirne sia tu che il bimbo, ma
non
preoccuparti: sei forte come un toro e andrà tutto
benissimo.-, la
rassicurò Elza.
-Ma
certo. Non sai come siamo felici io e Shade, mamma. È tutto
perfetto.-, Fine era semplicemente radiosa.
Rein
abbracciò la sorella e scoppiò in lacrime.
-E
dire che non pensavo sarebbe mai successo niente del genere! Ero
fermamente convinta che saresti rimasta zitella per sempre e invece
guardati adesso: felicemente sposata e per di più incinta a
soli
sedici anni!-, riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro.
La
pancia di Fine si gonfiava sempre di più, come un pallone,
giorno
dopo giorno.
Shade
si era addossato tutti i doveri della moglie per lasciarla riposare
in pace e adesso lavorava dall'alba a notte fonda pur di farla stare
tranquilla.
Fine
passava le giornate a ricamare vestitini, ad arredare la cameretta
del futuro principino, a prendere le vitamine giuste per farlo
nascere sano e forte. Evitava i cibi dannosi e beveva litri di acqua
al giorno per mantenersi in salute.
Le si
allargò notevolmente la vita, le crebbero i seni, la pancia
si
gonfiò a dismisura e aveva sempre una luce meravigliosa
negli occhi.
Sarebbe diventata madre, era la gioia più grande che avesse
mai
provato.
Poi,
un giorno, divenne tutto buio.
Fine
stava canticchiando tranquillamente mentre annaffiava i fiori che
Shade non aveva più il tempo di curare, quando venne colpita
da un
fortissimo dolore in fondo al ventre, e svenne fulmineamente.
Era
una bella giornata di primavera, il ghiaccio dell'inverno si era
completamente sciolto e Fine era felice perchè presto
sarebbe nata
la sua piccola.
Sentiva
nel profondo del cuore che sarebbe stata una femmina.
-Ma
come una femmina? Io voglio un maschietto.-, s'imbronciava Shade
quando parlavano dell'erede. Già s'immaginava di insegnargli
a
tirare di scherma, a cavalcare nel deserto e a prendersi cura della
serra.
-Ti
dico che sarà una femmina. E comunque puoi benissimo
insegnare tutte
queste cose anche ad una bambina, non necessariamente ad un
bambino.-, lo contraddiva la moglie.
-E va
bene, mi arrendo. Comunque sappi che sia che sarà maschio
che
femmina, lo amerò più di ogni altra cosa.
-Non
ne dubito.
Eppure
quel bambino non era destinato a venire al mondo.
Fine
venne trasportata con urgenza dal medico del castello per essere
visitata, non appena alcune serve la trovarono svenuta nella serra,
in una pozza di sangue.
Nessuno
riusciva a trovare il coraggio di avvisare il re dell'accaduto.
Gli si
sarebbe senz'altro spezzato il cuore, quando avrebbe saputo che
l'adorata moglie aveva perduto il loro bambino.
-Come
sarebbe a dire?! Perchè diavolo è successo?! Non
è possibile!-,
gridò con una rabbia disumana nella voce, quando il dottore
gli
spiegò l'accaduto.
-Sua
altezza la regina è gravemente malata. Non avevo mai visto
nulla di
simile. Un virus potentissimo sta divorando una dopo l'altra le
cellule del suo corpo. Disgraziatamente è arrivato anche al
ventre e
ha distrutto il feto.-, spiegò nuovamente il medico, ma
Shade già
non lo ascoltava più.
La sua
Fine era malata. Avevano perso la loro creatura.
Soltanto
una cosa l'avrebbe risollevato dal dolore.
-Si
rimetterà, non è vero?-, domandò, la
voce tremante e gli occhi
spenti e provati.
Il
dottore fece cenno di no.
-Quanto
tempo le resta?-, chiese ancora il re, questa volta con ansia.
Solo
ora capiva che Fine aveva fatto la scelta giusta a sposarsi subito,
solo ora comprendeva la sua angoscia quella mattina d'estate in cui
l'aveva obbligato a prendere una decisione.
Che
conoscesse già allora il suo destino?
-Dipende
da quanto ci metterà il virus ad estendersi a tutto il resto
del
corpo. Probabilmente un anno, forse due.-, il medico si
congedò,
davvero dispiaciuto per la sorte della sua regina.
Shade
crollò sulle ginocchia e, ora che nessuno poteva vederlo,
scoppiò
in lacrime.
Aveva
ventuno anni, si era appena sposato con la ragazza più
incredibile
del mondo e sarebbe presto stato padre, ma in un secondo aveva perso
tutto quanto.
-Non
puoi lasciarmi, Fine.-, singhiozzò, portandosi al fianco
della
moglie, che respirava a fatica in quel letto impregnato del suo
stesso sangue e del sangue del bambino.
-Mi...
Mi dispiace da morire Shade... Non riesco... Non riesco ad accettare
che il bimbo non ci sia più...-, sussurrò a
fatica Fine,
riprendendo conoscenza e perdendola di nuovo.
-Non è
colpa tua, amore mio. Non ascoltare ciò che dicono i
dottori, ti
salverai. Farò di tutto per proteggerti.-, Shade
sfiorò le labbra
tremanti della moglie con le proprie, bagnandole le guance di lacrime
e accarezzando il dorso delle sue mani.
-Forse
è arrivato... Il momento di... Lasciare questo mondo...-,
sussurrò
ancora Fine, prima di cadere in un sonno profondo.
-Dottore,
mi dica lei cosa fare. Non posso lasciarla morire. Ci sarà
pure un
antidoto, un modo per salvarla.-, Shade stava implorando il medico
perchè lo aiutasse. Era disperato.
-Mi
dispiace, vostra maestà, ma non c'è nessuna
medicina in grado di
salvare la vita di vostra moglie. Questa malattia è un lento
processo in cui il corpo regredisce fino ad arrivare alla morte. Non
c'è niente che possa fermarla. Il tempo scorre inesorabile
contro la
vita di sua maestà. Probabilmente entro tre o quattro mesi
avrà già
perso conoscenza.
-Sei
stato dal dottore?-, domandò Fine flebilmente, alzando un
po' la
testa dal cuscino.
-Sì.-,
rispose Shade affranto, sedendosi al suo fianco.
-Ha
novità?
-No,
nessuna. Dice che non possiamo far nulla. Dice che devo restare fermo
a guardarti morire.-, Shade crollò ancora e si rimise a
piangere.
-Amore,
non devi piangere. Abbiamo ancora un po' di tempo per stare insieme,
non sprechiamolo con le lacrime...-, cercò di calmarlo Fine,
prendendogli il volto tra le mani e poggiandoselo sul petto, per poi
baciargli il capo.
Lo
cullò dolcemente finchè la crisi non fu passata e
continuò a
sorridergli e a parlargli come avevano sempre fatto per dargli
l'illusione che nulla era cambiato.
Ma
anche Fine aveva paura.
Aveva
una paura folle della morte, del buio, del baratro che si apriva ai
suoi piedi secondo dopo secondo.
Ma più
di tutto aveva paura di abbandonare Shade, Rein, sua madre e suo
padre.
E poi
continuava a persistere quel dolore insopportabile nel basso ventre,
che più che un dolore, era un vuoto. L'assenza incolmabile
di un
figlio perduto e mai conosciuto.
To be continued...
*Angolo autrice*
Ok, ok, ok non
uccidetemi! Sì, lo so, questo capitolo è
decisamente mediocre e scontato e ci ho messo tre secoli a postarlo,
perdonatemi! La scuola mi sta uccidendo :(
Cercherò di
essere più puntuale la porssima volta!!
|
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Capitolo 4 *** 4. ***
4.
Nulla
sembrava cambiato da quando Fine aveva perso il bambino.
Certo,
non poteva più svolgere i suoi compiti da regina e doveva
passare le
giornate seduta o sdraiata per non affaticarsi e doveva fare continue
visite dal dottore per controllare come progrediva la malattia.
Però
con Shade conservava sempre la sua dolcezza, la sua allegria, a volte
anche la sua testardaggine.
Dormivano
abbracciati, si scambiavano baci appassionati prima di coricarsi e
ogni mattina quando si alzavano; a volte facevano anche l'amore.
Mantenevano
intatta la loro passione e non dimenticavano mai di ricordarsi che si
volevano più bene loro di tutti gli altri innamorati di
Wonder messi insieme.
Ma
Fine una mattina non riuscì ad alzarsi dal letto.
Le sue
gambe non avevano proprio intenzione di collaborare, non si muovevano
più.
-Shade,
Shade! Chiama il dottore, ti prego!-, chiese al marito, iniziando ad
allarmarsi.
Il
dottore controllò la situazione e stabilì che
Fine aveva perso il
comando degli arti inferiori.
-Non
potrà più camminare.-, decretò.
La
ragazza scoppiò in lacrime.
-Se
non potrai camminare, ti porterò in braccio ovunque
vorrai.-, cercò
di risollevarle il morale Shade, sapendo quanto Fine amasse farsi
portare in braccio.
Ma non
era molto pratica come idea: la ragazza dovette adattarsi e
cominciò
a muoversi per il castello su una sedia a rotelle.
Quella
sera, Shade decise che era arrivato il momento di avvertire i
famigliari di Fine.
-No!
No, assolutamente no! Non devono saperlo! Gli spezzerei il cuore!-,
scoppiò a piangere la ragazza, non appena Shade le disse
ciò che
aveva in mente di fare.
-Non
possiamo tenerglielo nascosto. Il tempo sta scorrendo troppo
velocemente, non vuoi salutarli un'ultima volta? E poi non sanno
nemmeno che il bambino non c'è più.-,
cercò di farla ragionare il
marito.
-Lo
so... Però già immagino l'espressione sul loro
viso quando glielo
faremo sapere...-, Fine si asciugò le guance bagnate e Shade
l'abbracciò per darle forza. Sembrava proprio una bimba
indifesa.
-Mamma,
papà, è arrivata una lettera dal regno della
luna.-, questa volta,
Rein diede l'annuncio ai genitori senza entusiasmo e senza gridare
come al solito. Sentiva che qualcosa non andava.
-Cosa
dice?-, domandò Elza.
-Shade
ci invita a cena, domani sera.
Come
al solito, la famiglia solare e Shade sedevano in cerchio attorno al
tavolo, mangiando.
Ma
questa volta l'aria era pesante, opprimente.
Nessuno
riusciva ad aprir bocca, se non per mangiare e tutti tranne Shade si
chiedevano perchè Fine non fosse andata ad accogliere la
famiglia
all'ingresso, correndo, gettandosi tra le braccia del padre come al
solito, ma si
fosse fatta trovare già seduta a tavola con il volto scuro e
triste.
Si era
sforzata di apparire allegra e aveva cercato di
intraprendere un discorso, ma a nessuno era sfuggita la
gravità e la
pesantezza nella sua voce.
Dopo
che i servitori portarono la seconda portata, Toulouse interruppe
quel silenzio opprimente, rotto soltanto dal tintinnio delle posate e
dei bicchieri.
-Insomma,
si può sapere cosa c'è?-, domandò,
obbligando l'intera famiglia a
scollare gli occhi dal piatto. -Non ditemi che avete già
intenzione
di divorziare! Sapevo che sposarsi così presto era troppo
per una
testarda come te, Fine! Me lo sentivo che questo matrimonio non
sarebbe durato a lungo!-, Toulouse era diventato tutto rosso e
continuava a sparlare, senza accorgersi che gli occhi di Fine si
erano silenziosamente riempiti di lacrime.
Shade
le strinse convulsamente la mano, trasmettendole la sua forza.
-No
papà, non è così.-, lo interruppe
finalmente la figlia,
ringhiottendo indietro le lacrime e cercando di apparire serena,
nonostante ciò che stava per annunciare fosse davvero
devastante.
-Sono
malata.-, disse, guardando negli occhi prima il padre, poi la madre e
infine la sorella, che lasciò cadere le posate nel piatto,
impallidendo.
-Ma
come, sei malata? Perchè non sei a letto a riposarti,
Fine?-, chiese
Toulouse confuso.
-Appunto,
cara, sarà il caso che ti rilassi un po', che prenda qualche
pillola
per il mal di testa. Hai il raffreddore? Quando ha la febbre, Shade,
le piace che qualcuno le accarezzi la schiena e le metta bende
fresche sulla fronte.-, disse Elza a Shade, preoccupata.
-No,
no, Fine non ha il raffreddore. Non ha nemmeno la febbre.-,
s'intromise allora Rein, con voce rotta.
Shade
incollò gli occhi per terra. Non riusciva a reggere lo
sguardo
disperato e ansioso di sua cognata.
-E'
che... Beh, ho perso il bambino...-, mormorò Fine,
obbligandosi di
non piangere.
-Come
sarebbe a dire che hai perso il bambino?!-, Toulouse era visibilmente
sconvolto, mentre Elza piangeva un pianto senza lacrime, ma fatto di
singhiozzi e dolore.
Rein
rimase impassibile a fissare un punto vuoto davanti a sé,
impallidendo sempre di più, fino a quando non
scoppiò, gridando.
-E'
tutta colpa tua, Shade! Se solo aveste aspettato', tutto questo
non sarebbe successo, dannazione! Dovevi per forza rovinare la vita a
tutti?! Non potevi aspettare che Fine crescesse un po'? Guardala:
è
ancora una bambina e già ha perso un figlio!-,
sfogò tutta la sua
rabbia su Shade, che rimase immobile e freddo a fissarla, subendosi
tutte le accuse ma senza neanche tentare di difendersi.
-Shade
non c'entra nulla, Rein. Non è colpa di nessuno.
È che sono malata
e basta. E questa malattia ha portato alla perdita del bambino.-,
cercò di tranquillizzarla Fine, sebbene ciò che
aveva detto non era
per nulla rincuorante.
-Ma
cos'è che hai?-, Rein voleva sapere e al tempo stesso temeva
la
risposta della gemella.
-Non
so come si chiami esattamente, questa malattia, il dottore ha detto
che non si è mai occupato di casi simili al mio. Spiegato
semplicemente, le cellule del mio corpo stanno morendo una dopo
l'altra.
-Ma è
grave?-, s'intromise Toulouse.
Fine
abbassò lo sguardo a terra e non pronunciò
più una parola per il
resto della serata.
-Secondo
me stai migliorando, Fine. Hai ripreso colore e ti stanno ricrescendo
i capelli.-, Shade sedeva a petto nudo nel letto nuziale, accarezzando
la schiena della moglie, che riposava tranquilla.
-Dici?-,
domandò lei speranzosa.
-Ma
certo! Vedrai che tra poco riprenderai anche a camminare!-, la
incoraggiò lui, ammiccando.
-Temo
che comunque la mia malattia non dia scampo. Forse adesso che mi ci
sono abituata sto meglio, ma sono passati solo un paio di mesi. Spero
solo che quando deciderà di arrivare, la morte possa essere
gentile
con me, voglio essere consapevole e voglio averti al mio fianco,
voglio andarmene con il tuo sapore sulle labbra...-,
sussurrò lei,
la voce rotta.
-Non
dire così... Magari questa malattia se ne andrà
così com'è
arrivata e potremo riprendere la nostra vita da dove l'abbiamo
lasciata.
-Shade,
non farti illusioni. Devi essere forte per me, per quando non
avrò
più il controllo del mio corpo, per quando me ne
andrò. Promettimi
che non ti lascerai scoraggiare, neanche quando morirò. Ti
troverai
un'altra regina, darai a questo regno una discendenza e ti prenderai
cura dei tuoi sudditi. Promettimelo.
-Questo
non posso proprio giurartelo. Anche quando non ci sarai più,
io
amerò solo te. Nessun'altra prenderà mai il tuo
posto.
Shade
si sbagliava: Fine non era guarita affatto.
Era
sempre più debole ogni giorno che passava e il marito
trascorreva
con lei il tempo che avrebbe dovuto impiegare per svolgere le
pratiche del regno.
I
sudditi sentirono molto la malattia della regina, capivano il dolore
profondo che stava sconvolgendo la famiglia reale, per questo
cercavano tutti di darsi da fare e di dare meno problemi e
preoccupazioni possibili. Lavoravano dall'alba al tramonto, spendendo
il centodieci per cento delle loro energie, pur di portare avanti
quella macchina complicata chiamata “economia”
senza disturbare
il re.
Quel
giorno, Fine si sentiva meglio del solito, perchè era il suo
diciassettesimo compleanno, perciò pregò il
marito di portarla a
cavallo, ma lui non volle sentir ragioni. Era troppo pericoloso. Pur
di vederla contenta, acconsentì però a farle fare
un giro tra le
serre del giardino. Niente carrozzelle, l'avrebbe portata in braccio.
Passarono
tutto il pomeriggio così, giocando come bambini tra i fiori
colorati.
Fine
non rideva così allegramente da mesi e il cuore di Shade
traboccava
di gioia a vederla tanto radiosa.
Mentre
se ne stavano sdraiati tra i fiori, come ai vecchi tempi,
chiacchierando del più e del meno e recitando poesie, Shade
prese le mani di Fine tra le sue, e rimase sconvolto nel sentire quanto
fossero fredde.
-Fine,
ma tu... Hai le mani completamente congelate!-, esclamò
allarmato.
-Ti senti poco bene?-, chiese apprensivamente, già pronto a
riportarla nella sua stanza.
-No,
sto benissimo oggi, Shade. È da un po' di tempo a questa
parte che
le mie mani hanno perso calore. Sono sempre così fredde...-,
rispose
lei, sottraendosi alla stretta del marito e strofinando i palmi delle
mani l'uno contro l'altro.
-Perchè
non hai avvertito me o il dottore? È una cosa piuttosto
grave...-,
Shade era veramente molto preoccupato.
-Non
mi sembrava così importante. Un sacco di gente ha le mani
fredde.
Mia sorella Rein le ha sempre avute congelate anche da piccola...-,
cercò di giustificarsi Fine.
-Ma
tua sorella non è malata! Tesoro, le tue mani sono sempre
state così
calde...-, Shade si rimpossessò delle sue mani e la
scaldò con le
proprie.
-Non è
niente, Shade. Non è niente..
To be
continued...
Scusate
se mi faccio sentire solo ora, ma sono stata via fino a ieri e ho avuto
molto da fare anche con l'oratorio.. Perdonate il ritardo!!
|
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Capitolo 5 *** 5. ***
5.
Le
settimane passavano inesorabili e Fine diventava ogni giorno
più
magra. Aveva perso l'appetito, la carnagione dorata che le durava
tutto l'anno, le sue curve e la sua morbidezza. Assomigliava molto ad
una di quelle modelle che facevano la fame per sfilare, ma Fine non
ne era affatto contenta. Le erano sempre piaciuti quei chiletti in
più che aveva messo su con la gravidanza.
Shade
si ritrovò per moglie una persona completamente diversa
dalla
ragazza testarda di cui si era innamorato e dalla moglie che stava
per diventare una madre dolce e tutta sorrisi fino a pochi mesi
prima.
Ma non
per questo l'amava di meno. Anzi, se possibile, l'amava ancora di
più.
Era
una creatura diafana e sfuggente, e soprattutto fragile. Per questo
voleva proteggerla a tutti i costi e passava ogni istante del suo
tempo con lei.
Si
incaricava di amministrarle le medicine che puntualmente non avevano
alcun effetto, di tenerle compagnia e portarla a passeggio quando non
faceva troppo freddo, di rimboccarle le coperte prima di andare a
dormire e di obbligarla a mangiare qualcosa a colazione, a pranzo e a
cena.
La
Fine golosona era già morta.
L'unica
cosa che non cambiò nel suo aspetto furono i suoi capelli
rossi, che
continuavano a crescere imperterriti e più magenta che mai.
Shade
adorava quei capelli e li pettinava alla moglie ogni mattina e ogni
sera finchè non diventavano brillanti.
-Shade,
penso che dovrei smettere di prendere quelle medicine.-, disse un
giorno la ragazza, mentre il marito compiva il giornaliero rituale di
spazzolarle i capelli.
Shade
si arrabbiò moltissimo quando le sentì dire
quelle parole.
Si
alzò bruscamente e s'inginocchiò davanti alla
moglie, accorgendosi
che i suoi occhi erano pieni di lacrime.
La sua
rabbia si sgonfiò in un istante, lasciando posto a un dolore
profondo come la sua disperazione, che era sempre stata lì,
da
quando Fine si era ammalata, ma che finora si era obbligato ad
ignorare, per prendersi cura di lei.
Solo
ora si accorgeva di star lentamente perdendo sua moglie.
-Fine,
ma cosa dici?-, domandò, abbozzando un sorriso.
-Non
voglio più prendere quelle medicine, sono inutili.-,
ripetè la
ragazza, incollando lo sguardo ai suoi piedi.
-Lo
sai cosa dice il medico. Se smetti di prendere quelle medicine
potresti peggiorare..
-Ho
perso la speranza, Shade. Non c'è più niente da
fare. Che senso ha
per me continuare così? State solo prolungando la mia
agonia. Che
muoia oggi, domani o tra un anno non cambia. Morirò e
basta.-, Fine
scoppiò in un pianto violento e Shade si sentì
come colpito da uno
schiaffo. Fine aveva definitivamente rinunciato alla sua vita.
-Ho
paura, Fine. E non capisco come tu non faccia ad averne...-,
mormorò.
-E di
cosa?-, chiese lei, tirando su col naso.
-Della
morte. Quando morirai, morirà anche la mia anima.
Rein
andava a trovare Fine nel regno della Luna quasi ogni giorno,
perchè
Shade si rifiutava di portarla nel regno solare, sostenendo che il
viaggio l'avrebbe indebolita troppo.
Il
ragazzo non gradiva molto quelle interferenze, ma non poteva proibire
a Rein di vedere sua sorella, soprattutto ora che Fine si stava
lentamente lasciando andare.
Certo,
era molto impegnativo tenere a bada quel piccolo tornado azzurro, che
passava tutto il santo giorno a correre su e giù per il
castello,
spingendo la carrozzina di Fine e facendola ridere come una pazza,
ingozzandola di dolci e pasticcini e recitando per lei improbabili
ruoli di commedie esilaranti.
Sembravano
tornare bambine, durante quelle giornate, dimenticandosi per un
attimo che una era sposata, aveva appena perso un bimbo e stava per
morire, mentre l'altra stava per sposarsi e avrebbe avuto una vita
felice al fianco del ragazzo che amava.
Dimenticavano
tutto e smettevano di essere adulte.
Poi
c'erano le volte in cui anche Toulouse ed Elza andavano a trovare la
figlia, tenendola d'occhio e dedicandole premure e attenzioni.
Toulouse
stava ore a ripetere “Se fossi stato al posto di Shade, non
le
avrei permesso di smettere di prendere le medicine. L'avrei anche
sicuramente obbligata a mangiare di più, ma guardala
com'è
sciupata, Elza! E poi cos'è questo pallore? Dovrebbe
portarla fuori
più spesso, farle prendere aria fresca!”.
Shade
ingoiava tutte le parole del suocero, fingendo di non sentire.
Non se
le meritava affatto quelle critiche, si stava impegnando al massimo
perchè Fine fosse felice e serena. Pensava di aver fatto
tutto
sommato un buon lavoro, fino a quel momento.
A
parte qualche crisi di pianto o di sconforto, sua moglie continuava
ad essere tranquilla, a dedicarsi alle cose che le piaceva fare.
Se poi
non prendeva le medicine o non mangiava proprio tutto quanto, la
lasciava fare, d'altronde avrebbe ottenuto un effetto ancora
più
negativo, obbligandola.
Fine
era contenta quando i suoi genitori e sua sorella andavano a
trovarla, ma in quelle giornate preferiva tenersi alla larga da
Shade, e non riusciva neanche lei a capirne bene il perchè.
Forse
voleva starsene sola con la sua famiglia e risvegliare così
i bei
ricordi dell'infanzia, dove non c'era posto per un marito.
Durante
quelle giornate dimenticava la sua vita presente e le sembrava di
rivivere nel passato.
Spesso
si sorprendeva da sola a comportarsi da bimba testarda e capricciosa,
com'era stata da piccola.
Obbligava
la sorella a leggerle storie, a portarle i dolci che sgraffignava di
nascosto, oppure pregava il padre di portarla in braccio o la madre
di raccontarle di quando lei e Toulouse si erano innamorati.
Insomma,
era come se rivivesse la sua infanzia, senza accorgersene.
Presto
però cominciò a mantenere quei comportamenti
anche in assenza della
famiglia, quando restava sola con Shade.
Tornò
ad essere una bambina e Shade pregò i genitori e la sorella
di Fine
di limitare le visite, per evitare di peggiorare la situazione.
La
ragazza era infatti divenuta ingestibile.
Si
lamentava di qualsiasi cosa, dei dolori, della carrozzella, della
minestra che era obbligata a mangiare la sera. Voleva che Shade
giocasse con lei e le raccontasse una storia prima di andare a
dormire. Shade si ritrovò a fare il padre con sua moglie, ma
l'amava
anche così.
-Evidentemente
il virus sta contagiando la mente di sua maestà...-,
decretò il
medico, dopo una visita di controllo.
Shade
rimase basito. Si era ovviamente accorto che la moglie era regredita,
il suo cervello era tornato ad essere quello di una bambina, ma non
pensava fosse una cosa così grave.
-Presto
potrebbe perdere completamente la memoria.-, aggiunse il dottore.
Shade
corse come un folle nella camera che condivideva con la moglie,
profondamente scosso da ciò che il medico gli aveva appena
rivelato.
-Fine!
Fine!-, esclamò, irrompendo nella stanza.
-Shade,
cosa c'è?-, domandò lei preoccupata.
Sedeva
al davanzale, guardando malinconicamente fuori.
-Oh
Fine!-, il marito la raggiunse e l'abbracciò disperatamente,
nascondendo il viso nel suo petto e scoppiando a piangere.
-Fine,
non ti sei dimenticata di me, vero?-, chiese tra le lacrime.
-Ma
certo che no. Come potrei?-, sorrise la ragazza, accarezzandogli i
capelli dolcemente.
-Ti
amo così tanto, Shade... Anche se dovessi perdere la
memoria, saprò
sempre di averti amato e di essere stata amata da te, perchè
la
memoria del cuore non è vulnerabile come quella della
mente.-,
sussurrò con dolcezza, abbandonando per un attimo le vesti
di bimba
e tornando ad essere una moglie devota e innamorata.
-Quindi
non ti dimenticherai mai di me, vero?-, domandò lui,
asciugandosi le
lacrime.
-Ma
no, sciocco. Non accadrà mai.
Fine
faceva sempre più fatica a riconoscere le cose che la
circondavano.
I suoi
ricordi si facevano pian piano sempre più sfocati.
Nel
giro di qualche settimana, dimenticò di essere mai stata
regina,
dimenticò il giorno del suo matrimonio, dimenticò
di aver obbligato
Shade a sposarla durante una vacanza al mare, dimenticò che
il
ragazzo fosse stato il suo ventesimo pretendente e il suo fidanzato
ufficiale, tutto ciò che lo riguardava scomparve.
Tutti
i loro ricordi erano andati perduti.
Però
continuava ad amarlo, sebbene ogni tanto dimenticasse il suo nome e
dovesse chiedergli chi fosse.
I suoi
caratteri da bambina si accentuarono sempre di più,
finchè divenne
quasi impossibile per Shade credere che quella piccoletta con cui
condivideva il letto nuziale fosse sua moglie.
La
carrozzella fu lasciata in un angolo e dimenticata, perchè
Fine non
ne voleva sapere di andarci in giro. Voleva essere portata a tutti i
costi in braccio da Shade, che chiamava “Tesoro” o
“Amore”
quando dimenticava il suo nome.
Accoglieva
euforicamente i genitori e la sorella e si rattristava quando li
vedeva andar via al tramonto.
-Perchè
la mamma e il papà e Rein non si fermano qui con noi?
Perchè non
posso vivere con loro?-, chiese un giorno a Shade, con la tipica
ingenuità dei bambini.
-Fine,
non ricordi? Non vivi più con loro da un pezzo, da quando
vivi qui
con me.-, le ricordava lui.
-Ah
sì!
Ma lei
non ricordava affatto, faceva finta. Solo perchè amava Shade
e le
faceva male vederlo triste.
Fine
sembrava diventare più piccola ogni giorno che passava, non
solo
mentalmente, anche esteticamente.
Indossava
vestitini dai colori sgargianti, legava i capelli in codini e il suo
corpo rimpiccioliva giorno dopo giorno, come per magia.
Shade
era tremendamente spaventato da questa metamorfosi, ma non lo dava a
vedere e si abituava ai continui cambiamenti di Fine, che un giorno
era in grado di leggere un romanzo di quattrocento pagine e il giorno
dopo non riusciva a decifrare i caratteri in grassetto di un libro
per bambini.
Shade
cominciò a chiedersi se ormai non fosse arrivato il momento
di
gettare la spugna.
Fine
non ricordava più nulla, non ricordava di essere malata,
sposata con
lui, di avere diciassette anni.
Era
una bambina vivace e allegra. Adorava farsi portare da Shade sulle
spalle e riempirlo di baci e abbracci soffocanti, come se fosse un
suo amico, o il suo fratello maggiore o suo padre.
Non ce
la faceva più a vederla così, non reggeva
fisicamente lo stress e
arrivava ad ora di sera con le ossa a pezzi.
Fine
non lo riconosceva neanche più, il loro matrimonio sembrava
finito
da un pezzo.
Una
mattina, si svegliò abbracciato al corpo scheletrico e
minuscolo
della ragazza, ma quando la chiamò, lei non rispose.
To be
continued...
Mi rendo conto che
è passato del tempo dall'ultimo aggiornamento...... ahahh
mesi? anni? Non so, ci tengo a completare questa storia, nei prossimi
giorni posterò gli altri capitoli :)
|
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Capitolo 6 *** 6. ***
6.
Fine
aveva perso conoscenza da parecchi giorni.
Sembrava
addormentata.
Shade
si era spaventato moltissimo e l'aveva immediatamente portata dal
medico, temendo che fosse morta.
-No,
non è morta. È semplicemente caduta in una specie
di coma.-, spiegò
il dottore. -Il suo cervello si è completamente oscurato.
Tutti i
ricordi sono andati persi. Probabilmente non tornerà
più.-,
aggiunse tristemente.
Shade
però non aveva più lacrime da piangere.
Rimase
a vegliare sul corpo addormentato di sua moglie per più di
un mese,
senza staccarsi da quel letto.
Poi,
una mattina, decise che Fine doveva tornare nel suo regno.
Il
viaggio non fu semplice. Spostare Fine in quelle condizioni era
tremendamente pericoloso, ma Shade corse il rischio.
La
ragazza fu accolta nella sua vecchia casa dai genitori e dalla
sorella, che la sistemarono nella sua stanza.
Proposero
a Shade di restare lì fino a quando... Beh, sì,
fino a quando Fine
non fosse completamente morta, e lui accettò,
perchè non era ancora
in grado di staccarsi da quella stupenda creatura che tanto aveva
amato.
Lui e
Rein si davano il cambio ogni notte e ogni giorno per tenerle
compagnia.
Chiacchieravano
con lei, le leggevano libri, le accarezzavano le braccia e le gambe
per stimolarla, ma lei non sembrava avere intenzione di risvegliarsi.
Quando
ormai avevano perso tutti la speranza e avevano deciso che prolungare
le sofferenze di Fine era inutile, lei si svegliò.
Più
che svegliarsi, emise un flebile suono dalla bocca e si mosse, come
per stiracchiarsi, poi si riaddormentò, ma ciò
bastò a dare a
Shade e agli altri una piccola speranza.
Quel
giorno festeggiarono, e la morte e la malattia vennero dimenticate.
Forse
l'ambiente allegro stimolarono Fine, che dopo un altro paio di giorni
di sonno, finalmente si svegliò ancora.
Questa
volta si mise seduta nel letto, guardando fisso davanti a
sé. I suoi
occhi erano vuoti, spenti, però erano spalancati e vigili.
Il
dottore non era del tutto sicuro che vedesse ciò che
guardava, ma
Shade invece sì.
Chiacchierò
con la moglie, senza lasciarsi intimorire da quello sguardo vitreo e
un tantino sinistro che lo fissò per più di mezza
giornata.
Fine
non si lasciò distrarre da niente. Guardava solo Shade.
Non
vedeva né Rein, né sua madre e nemmeno suo padre.
Solo Shade.
Dopo
averle dato da bere, Fine si risistemò tra le lenzuola e
tornò a
dormire, senza neanche dire una parola o dar segno di intelligenza.
Questo
però era già un gran passo avanti.
Shade
pensò che sua moglie sarebbe guarita e avrebbe riacquistato
i
ricordi e che se la sarebbe potuta riportare a casa dove avrebbero
ripreso la loro vita da dove l'avevano interrotta, ma non fu
così.
Fine
si risvegliò altre volte, rimanendo immobile a fissare o
Shade o la
parete.
Un
giorno però il suo naso divenne rosso come i suoi capelli e
iniziò
a singhiozzare. Silenziosamente, senza fare rumore.
Le
lacrime le sgorgarono dagli occhi per un periodo che a Shade parve
interminabile.
-Cosa
c'è? Cosa c'è, Fine?-, le chiedevano lui e Rein,
cercando di
spronarla a parlare, ma lei rimase in silenzio.
Quella
notte, Shade si addormentò nella stanza degli ospiti del
castello,
ma prima dell'alba venne svegliato dal rumore della porta che si
apriva.
Il
giorno seguente non fu in grado di affermare con certezza che fosse
stata Fine ad entrare nella sua camera quella notte, ma lui ricordava
così.
Ricordava
che era entrata in punta di piedi, in camicia da notte e con i
capelli sciolti ed arruffati, tanto lunghi che le arrivavano fino al
fondo schiena. Si era arrampicata sul letto in cui lui sedeva
sbalordito e si era sdraiata al suo fianco, stringendogli le mani.
-Shade,
amore, aiutami a morire, non ce la faccio più a vivere
così.
Ti ho
lasciato una lettera, dietro al comò della nostra camera,
l'ho
scritta durante quella vacanza in cui ti costrinsi a sposarmi,
ricordi?-, mormorò, sorridendo come una ragazzina innamorata
che si
sta dichiarando. -Leggila, è per te. Aiutami a morire,
è l'ultimo
favore che ti chiedo.-, disse ancora.
Shade
la strinse forte forte contro il petto, accarezzandole i capelli e
baciandole la nuca.
Si
addormentò così, ma quando si
risvegliò le sue braccia stringevano
il nulla.
Si
lavò, si vestì e corse nella stanza della moglie,
trovandola
addormentata, così come l'aveva lasciata la sera prima.
Le
spazzolò i lunghissimi capelli e li raccolse in una treccia.
Poi la
baciò in fronte. -Vado a recuperare la lettera, Fine, torno
subito.-, sussurrò dolcemente al suo orecchio.
Prese
la mongolfiera e tornò al suo palazzo, dove trovò
effettivamente la
busta bianca con su scritto “Per Shade” nella
grafia della
moglie.
Dunque
non era stato un sogno.
Si
sedette sul letto che non usava da settimane, perchè ormai
si era
stabilito nel regno solare, aprì la busta e lesse la lettera.
Caro
Shade,
Questa notte ho fatto
un sogno molto strano.
Eravamo insieme e
vivevamo felicemente nel regno della luna.
Correvamo su per delle
scale, ma ad un certo punto io sono inciampata in un gradino e
cadendo mi sono slogata una caviglia.
Allora ho cercato di
raggiungere te, che eri andato avanti e mi tendevi la mano. Mi sono
alzata in piedi e mi sono accorta di star sanguinando e che la mia
pancia si stava sgonfiando lentamente.
Tu allora mi hai
portato in spalla fino ad un certo punto, ma poi io mi sono
addormentata contro la tua schiena e tu eri troppo stanco per
continuare la scalata, quindi mi hai affidata a mia sorella e ai miei
genitori, continuando a sorvegliarmi. Ma io non ho più
aperto gli
occhi, se non una volta, per mettermi a piangere.
Ti ho gridato che
volevo morire e poi è tornato ad essere tutto buio.
Ho sentito le tue
labbra che mi baciavano la fronte e poi ti ho visto proseguire la
scalata da solo.
Non so bene cosa
significhi, questo sogno.
Non vorrei sembrarti
tragica con queste mie parole, ma penso che non mi resti molto tempo
e io voglio sfruttarlo al massimo, stando al tuo fianco. Ecco
perchè
ti ho chiesto di sposarci così all'improvviso. So che mi
dirai di
sì, ma non ho nessuna certezza sul nostro futuro.
Quando starò per
morire, che sia tra due anni, tra venti o tra sessanta, ti
farò
leggere questa lettera, così da non sentirti troppo solo
dopo che me
ne sarò andata.
Voglio solo che tu
capisca quanto è importante l'essenza del tempo,
quant'è importante
vivere giorno per giorno, quanto in fretta ci può scivolar
via la
vita dalle mani.
Spero che quando morirò
troverai un'altra ragione per vivere e che non sprecherai il tempo
che resta a te.
Non te l'ho mai detto
prima d'ora, ma ti amo, con tutto il cuore.
Fine
Shade
ripiegò la lettera con cura e la rinfilò nella
busta.
Se la
mise in tasca e tornò dalla moglie, che ancora dormiva.
Le
sciacquò il viso con una spugna bagnata e le
pettinò ancora i
capelli, le cambiò la camicia da notte e le
riscaldò i piedi gelati
con le sue mani.
La sua
pelle era diventata bianca come il latte e le sue labbra avevano
perso quel colore rosso intenso che le avevano sempre caratterizzate.
-Cosa
devo fare?-, domandò a sé stesso, strofinandosi
gli occhi per non
scoppiare in lacrime.
-Devi
lasciarla andare, Shade.-, gli rispose, Rein, appoggiata allo stipite
della porta.
Chissà
da quanto tempo era rimasta lì senza farsi sentire.
Il
cognato le rivolse un'occhiata interrogativa.
-Come
probabilmente ti sarai accorto, mia madre e mio padre si sono arresi.
Li vedi? Per loro Fine è già morta. Anche per me
ormai se n'è
andata. Non ho alcuna ragione per pretendere che resti tra noi...-,
cercò di spiegare lei, ma Shade la interruppe.
-Come
sarebbe a dire? Lei è tua sorella, le vuoi bene, come puoi
sperare
che muoia?-, più che arrabbiato, era stupito
dall'insensibilità di
Rein.
-Ti
prego, non giudicarmi come un mostro, ma Fine sta soffrendo da morire
a vivere così, non te ne sei accorto?-, domandò,
avvicinandosi alla
sorella per prenderle la mano bianca e inerte.
La
realtà dei fatti colpì Shade come uno schiaffo.
La
verità era che lui si stava comportando da egoista, a
trattenere
Fine nel mondo dei vivi quando sarebbe stata molto più
felice ad
abbandonare quel corpo non funzionante.
Non
stava pensando al bene della moglie, ma alla propria
felicità.
Certo, non c'era più allegria nei suoi giorni ed era
costantemente
obbligato a prendersi cura di quella ragazzina senza sosta, ma almeno
poteva stare ancora con lei. La verità era che aveva paura
di essere
abbandonato e dunque aveva paura di lasciarla andare.
-Lasciala
andare, Shade.-, lo supplicò Rein. -Se la ami, spezza
l'unico legame
che la obbliga ancora a restare fra noi esseri viventi. Rassegnati.
Shade
aspettò che Rein lasciasse la stanza per raccogliersi nel
suo
dolore.
Si
sedette di fronte al corpo di Fine e scoppiò a piangere come
un
bambino.
-Non
voglio lasciarti andare, Fine... Non puoi andartene
così...-,
continuava a ripetere, dondolandosi avanti e indietro per attenuare
il dolore che gli stava straziando il petto.
E poi,
all'improvviso, sentì una mano calda accarezzargli i capelli.
-Fine...-,
sussurrò sorpreso, alzando lo sguardo.
Fine
sedeva tra le coperte, sorridendo dolcemente, con i capelli raccolti
in una coda alta, gli occhi pieni di vitalità, le labbra
rosse e la
pelle abbronzata. Il suo volto non era più scavato dalla
malattia,
sembrava rinata. Irradiava una strana luce dorata.
-Shade,
non aver paura, resterò sempre al tuo fianco. Ti
proteggerò e ti
guiderò, ma lascia che mi separi da questo corpo
già morto. Sarò
sempre con te, te lo giuro.-, gli disse con dolcezza, asciugandogli
le guance bagnate di lacrime e baciandogli le labbra per l'ultima
volta.
Poi
Fine si ristese tra le coperte e tornò ad essere quella
bambina
cadaverica e stanca e triste che si svegliava solo per piangere
sconsolata.
Shade,
ancora sconvolto per l'incontro con la moglie, non si accorse che la
ragazza aveva smesso di respirare.
Dentro
di sé sentiva che qualcosa era andato distrutto per sempre,
ma dalle
macerie era spuntato un germoglio.
Non
avrebbe mai dimenticato quella ragazza che tanto gli aveva dato, con
cui aveva condiviso tutto, che era il suo grande amore, allora e
anche nella morte.
-Mi
arrendo, Fine... Vai pure...-, sussurrò, e quando
alzò lo sguardo
su di lei, era già volata via da un pezzo, senza che lui se
ne
accorgesse.
“Sono
il vuoto, sono
tutto ciò che esiste, sono in ogni foglia del bosco, in ogni
goccia
di rugiada, in ogni particella di cenere che l'acqua trascina via,
sono nulla e tutto il resto in questa vita e in altre vite,
immortale.”
Paula
– Isabel Allende
FINITA! FINALMENTE SONO
RIUSCITA A PUBBLICARE ANCHE L'ULTIMO CAPITOLO, SPERO CHE QUESTA
FANFICTION VI SIA PIACIUTA :)
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