Tonks & Lupin di DicsFlower (/viewuser.php?uid=357363)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Curiosità o fato? ***
Capitolo 2: *** Finalmente inizia l'avventura ***
Capitolo 3: *** E il pensiero vola ***
Capitolo 4: *** Incertezze ***
Capitolo 5: *** Una giornata tranquilla... o quasi (parte 1) ***
Capitolo 6: *** Una giornata tranquilla... o quasi (parte 2) ***
Capitolo 7: *** Verde speranza ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni e decisioni ***
Capitolo 9: *** Felice ***
Capitolo 10: *** Il giorno dopo (parte 1) ***
Capitolo 11: *** Il giorno dopo (parte 2) ***
Capitolo 1 *** Curiosità o fato? ***
Tonks & Lupin
Curiosità o fato?
Ninfadora Tonks, che detestava essere chiamata con il suo nome intero, era nata dall’unione tra una strega, Andromeda Black, e un babbano, Ted Tonks. La madre faceva parte di un antichissima famiglia di purosangue che, quando si innamorò di un babbano e lo sposò, la scacciarono per aver infangato il loro nome. Così la bambina crebbe lontana dai suoi parenti che la disapprovavano e la desideravano morta.
Un giorno la piccola Tonks era andata a Diagon Alley con la madre per comprare l’occorrente da portare ad Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria alla quale sarebbe entrata quello stesso anno avendo compiuto 11 anni. Mentre la madre stava controllando le pozioni e le erbe che le servivano, Tonks si guardava attorno affascinata da quel mondo e da tutte quelle persone che indossavano abiti buffi che, vivendo in un quartiere babbano, raramente aveva visto. Ad un tratto il suo sguardo fu catturato da una donna alta con lunghi capelli ricci e corvini che camminava ritta e guardava chiunque con aria di superiorità. La riconobbe subito grazie alle fotografie che aveva visto e da come l’aveva sempre descritta la madre, si trattava di sua zia Bellatrix Black in Lestrange che, con fare intimidatorio, si recava alla Gringott. Chiunque la incrociasse per caso si affrettava a cambiare strada o ad abbassare lo sguardo per passarle accanto ad una notevole distanza. Tutti avevano timore di lei che era famosa per la sua crudeltà. Tonks non poté resistere alla propria curiosità e, mutando il proprio viso come solo una metamorfomagus come lei poteva fare, sgattaiolò fuori dal negozio e la seguì fino alla banca e per il resto del tragitto che la sua zia percorse. Dopo un po’ la ragazzina non faceva più caso agli atteggiamenti di sottomissione che gli altri avevano nei confronti di quella donna. Rimase, però, colpita da un ragazzo che, quando entrarono alla libreria de “Il ghirigoro”, non abbassò lo sguardo ma, anzi, lo mantenne fisso con aria di sfida negli occhi della donna che lo continuava a fissare. Anche Tonks, senza accorgersene, rimase a fissare quel ragazzo che doveva avere una ventina d’anni e tanto coraggio da sfidare una donna di cui tutti gli altri avevano paura. Fu affascinata talmente tanto da lui che non si accorse che, intanto, sua zia era uscita dal negozio. Avendo perso ogni sua traccia la ragazzina decise di andare da quel ragazzo e di conoscerlo. Si avvicinò con calma ma senza guardare dove metteva i piedi cosicché inciampò su una pila di libri appoggiati affianco ad uno scaffale, attirando gli sguardi del suo obiettivo e dei suoi amici che prima non aveva notato. Lui le si avvicinò con fare benevolo per aiutarla ad alzarsi ed accertarsi che non si fosse fatta male.
“Ehi piccola, tutto bene?” le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
“S-si grazie, signore. Sono sempre stata molto pasticciona” ed afferrò la sua mano, fredda, arrossendo subito.
“Tranquilla, anche io ero agitato la prima volta che venni qui. Non riuscivo a smetter di girare su me stesso e a sorridere. E non chiamarmi signore, non sono poi tanto vecchio” scherzò facendo sfuggire un sorriso alla più piccola.
Il ragazzo si guardò intorno in cerca di qualche perente della piccola ma non notò in nessuno uno sguardo interessato alla bambina.
“Dove sono i tuoi genitori piccola?”
“Mamma è al negozio di pozioni qui vicino. Ma lei-tu come ti chiami?” si corresse quando lui alzò il sopracciglio dopo che gli aveva dato del Lei.
“Io sono Remus Lupin e te?”
“Io sono Dora Tonks”
“Ah allora conosco bene la tua famiglia, te hai mai sentito parlare di me?”
“Non lo so. Non sono molto brava a memorizzare i nomi, sopratutto se riguardano qualcosa di noioso di cui parlano i miei”. La bambina non si era accorta della figuraccia che aveva fatto e che Lupin aveva trovato adorabile.
“Beh, piccola, ora che ti sei presentata non c’è più bisogno che tieni una maschera sul viso, no?” le chiese facendole l’occhiolino. Solo allora la bambina si ricordò di non essere tornata alle sua fattezze originali e rimediò subito alla sua sbadataggine.
“Dai ora vieni che ti riaccompagno da tua madre, dato che non penso che lei sappia dove sei andata a finire”.
Così dicendo la prese per mano e, dopo aver fatto segno ai suoi amici di aspettarlo là, uscì dal negozio e si diresse al “Calderone” dove vide la madre della bambina che li osservava dalla finestra aspettando la figlia. A quanto pare quella donna si era accorta della sua fuga ma l’aveva lasciata andare facendo finta di nulla capendo ciò che l’aveva mossa ad allontanarsi. Questo, però, non fece sfuggire la piccola da una bella ramanzina e la punizione di tornare subito a casa dopo aver salutato Lupin che, capendo la motivazione della madre, non protestò a questo allontanamento repentino.
Tonks non era mai stata brava con i nomi, ma da quel giorno il nome “Remus Lupin” non le si tolse mai dalla memoria. |
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Finalmente inizia l'avventura ***
Cap 2_Finalmente inizia l'avventura
Finalmente inizia
l’avventura.
La mattina seguente,
riappacificatasi con la madre, Tonks non perse tempo e diede subito sfogo alla
sua curiosità domandando alla donna qualche informazione in più su quel ragazzo
durante la colazione.
«Mamma, cofa fa il Rem-fioè il
ragaffo di ieri?» chiese la bambina mentre masticava i cereali e il latte per
cercare di mascherare il suo imbarazzo.
«Remus, bambina mia, è un
giovane auror che aiuta, assieme agli amici, il professore Silente in alcune
importanti ricerche»
La bambina rimase a bocca aperta
alla notizia che un ragazzo di quell’età fosse già un auror e un fidato di
collaboratore di Silente.
Intanto la madre aveva preso una
vecchia fotografia in bianco-nero e gliela mostrò. Tonks capì che molta di
quella gente doveva far parte dei racconti noiosi di cui i suoi genitori
discutevano a cena. Guardando con più attenzione notò subito l’oggetto del suo
interesse affianco ad altri due ragazzi. Uno alto con capelli scuri e degli
occhiali strani a forma di cerchio sugli occhi, mentre l’altro aveva una folta
barba nonostante fosse abbastanza giovane, anche se non era come quella famosa
di Silente, e i capelli abbastanza lunghi e ricci. I tre sembravano essere
molto amici e si circondavano le spalle con il braccio e sorridevano felici
all’obbiettivo. Quando tornò a guardare Lupin vide lo stesso graffio sul viso
che gli aveva visto ieri ma non ci aveva dato molta importanza data la
figuraccia che già si era fatta andando a sbattere contro quei libri.
«Cos’è quel graffio che ha sul
viso, Mamma?»
«Quella è una lunga storia piccola, ora devi finire
la colazione. Te la racconterò poi». Rispose la madre che decise di sorvolare
su quel racconto per non rischiare di turbare la più piccola con argomenti non
adatti alla sua età.
Tonks aveva capito l’intento
della madre ma non insistette per non far trasparire la sua curiosità che era
più grande del solito, e, di solito, ne aveva moltissima!
«Chi sono quei ragazzi vicini a
lui? Sembrano essere amici». Si arrese, infine non riuscendo più a trattenersi
del tutto, cambiando, però, argomento.
«Quello a sinistra con la barba
è Sirius Black, un tuo cugina che, come noi, è stato rigettato dalla famiglia
poiché non è stato smistato a serpeverde a simpatizza con alcuni nati babbani;
mentre i due ragazzi sulla destra sono James Potter, quello con gli occhiali, e
Peter Minus. Sono stati tutti compagni ad Hogwarts e sono inseparabili».
La bambina riprese la fotografia
per cercare il terzo ragazzo di cui la madre parlava e che lei non aveva
notato.
«Ma io non pensavo che anche lui
fosse loro amico»
«E come mai piccola?»
«Perché ha un sorriso strano!
Non sembra vero come il loro»
«Lo dici solo perché non li hai
mai visti assieme, ma loro sono inseparabili»
Il resto della colazione, che
era rimasta per la maggior parte intaccata, fu consumato da entrambe in
silenzio, una pensava al modo migliore di dire a sua figlia che Remus fosse
diventato un lupo mannaro senza intaccare la sua ingenuità; l’altra continuava
a rivivere nella mente l’intero dialogo avvenuto il giorno prima nella libreria
e si rese conto che i ragazzi che aveva appena visto nella foto erano gli
stessi che erano in compagnia di Remus quel giorno.
Finalmente arrivò il primo
giorno di settembre e, per Tonks, significava partire per una stupenda
avventura che non vedeva l’ora di intraprendere. I genitori l’accompagnarono
alla stazione e la salutarono tra e lacrime, sopratutto la madre che non la
lasciava più stringendola in un soffocante abbraccio immaginandosi già la casa
che sarebbe stata troppo vuota senza la sua piccola che finiva sempre per terra
o faceva cadere qualcosa per la sua sbadataggine. Salita sul treno Tonks
cominciò a cercare uno scompartimento con, all’interno, qualcuno che le potesse
sembrare simpatico. Dopo un paio di posti scartati perché pieni o non ispiranti
si affacciò ad uno scompartimento in cui era seduta una ragazza che doveva
essere anche lei al primo anno visto che non era in compagnia di nessuno e
osservava con sguardo timido e nervoso chiunque passasse da lì e sembrava aver
sia timore che qualcuno entrasse sia di rimanere da sola. Tonks, invece, non
aveva nessuna ansia nel fare amicizie poiché il padre aveva voluta che
frequentasse la scuola d’infanzia babbana per ambientarsi un po’ al di fuori
dell’ambiente di casa e iniziare a conoscere il mondo. Per cui decise di andare
a sedersi davanti a quella ragazza che la fissava incerta.
«Ciao. Io mi chiamo Dora Tonks»
e le porse la mano.
«Io sono Catherine Harvey» disse
stringendo la mano.
Tonks notò che, nonostante lo
sguardo non fosse cambiato, la stressa era solida e stretta come se non volesse
far trasparire la timidezza che la pervadeva non accorgendosi che lo sguardo
già diceva tutto.
Le due passarono l’intero
viaggio parlando dato che Tonks trovava sempre un argomento da discutere.
Una volta giunte a scuola
presero posto sulla stessa barca. Questa fu l’unica parte del viaggio in cui le
due non si scambiarono parola poiché ognuna era assorta nella propria
meraviglia per quel posto bellissimo che si stagliava davanti ai loro occhi.
«Ohhh ma è magnifico» disse
Tonks a mezza voce rimanendo a bocca aperta.
Entrati al cancello i nuovi
studenti vennero accompagnati fino alla porta della sala grande dove furono
fermati dalla professoressa McGranitt che gli spiegò le regole dello
smistamento che sarebbe avvenuto all’interno di quella sala.
Entrata nella sala Tonks
camminava fissando il soffitto incantato di cui tanto aveva sentito parlare
dalla madre. Vedere le stelle pur stando al chiuso era stupendo, era come
essere dentro e all’aperto nello stesso momento. Incantata non si accorse che
la fila di alunni si era fermata e andò a sbattere contro il ragazzo che aveva
davanti, il quale si girò e le sorrise. Lei abbassò lo sguardo e si scusò a
bassa voce, mentre la sua amica al suo fianco rideva sotto i baffi
guadagnandosi una finta occhiataccia di scherno da Tonks. Riportata la sua
attenzione davanti e sé vide Albus Silente e notò subito la sua lunga barba per
cui era molto famoso anche se lei se la immaginava più corta credendo che la
descrizione che sua madre ne aveva fatta fosse esagerata.
«Catherine Harvey».Salì le
scalinate con lo sguardo ancora più impaurito e teso di quello che aveva sul
treno e si guardo intorno arrossendo nel notare che aveva gli occhi di tutti
puntati su di sé.
«Tassorosso» esordì il cappello
parlante dandole, finalmente, la possibilità di sgusciare via da quegli sguardi.
Passarono molti nomi e, mentre
aspettava, Tonks stava facendo amicizia con un altra ragazza, Taylor Thompson,
che era affianco a lei. Se faceva amicizia così facilmente doveva ringraziare
il padre che la spronò sempre a mischiarsi con gli altri e a farsi amicizia
anche nel mondo babbano fin da piccola. I nomi passavano e lei si ritrovò a
sperare che facessero tutte e tre parte della stessa casata pensando che Taylor
sarebbe andata molto d’accordo anche con Cat. Ma, purtroppo, le sue speranze si
mostrarono vane quando l’altra ragazza fu chiamata e assegnata alla casa di
corvonero. Poi fu il suo turno.
«Ninfadora Tonks». Strinse i
denti nel sentire il suo nome intero che tanto detestava e si sedette sullo
sgabello.
«Tassorosso».Si alzò e si
sedette subito vicino a Cat notando uno sguardo di sollievo nei suoi occhi.
Finito lo smistamento e la cena
ogni casata si ritirò nella propria sala comune dove le due amiche scoprirono
che avrebbero diviso la stanza. Le due, quindi, iniziarono a diventare inseparabili
pur essendo ognuna l’opposta dell’altra.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** E il pensiero vola ***
Cap.3_E il pensiero vola
E il pensiero vola
Erano in ritardo, dannatamente
in ritardo, per la lezione di incantesimi. Correvano alla velocità della luce
cercando tutte le scorciatoie possibili e saltando gli ultimi gradini delle
scale. Fortunatamente era il primo giorno di lezione quindi erano tutti già
nelle proprie aule e non rischiavano di scontrarsi contro qualcuno. “La
prossima volta la butto giù dal letto quella pigrona!” pensava Cat mentre
veloce svoltava un angolo. “D’ora in poi la metto io la sveglia così evita di
spegnerla per sbaglio!” continuava mentre era arrivata davanti alla porta della
lezione. Si fermò per il fiatone e vide che la sua amica era rimasta un po’
indietro e l’aspettò. Entrarono nell’aula ancora ansimando e cercando il loro
insegnante.
Davanti a loro, in piedi su di
una pila di libri, il professor Vitious le guardò con uno sguardo che doveva
essere severo ma non lo sembrava affatto, sopratutto agli occhi di Tonks che
dovette trattenere una risata alla vista di quella faccia.
«Signorine, spero voi abbiate un
motivo valido per presentarvi così tardi»
«N-noi...» stava dicendo Tonks,
prima di abbassare lo sguardo involontariamente sulla pila di libri e il suo
pensiero volò nuovamente a Lui. Non l’aveva più visto e né ne aveva più parlato
con qualcuno essendo partita subito per Hogwarts ma ogni tanto ci pensava.
L’aveva colpita per ogni cosa, per il suo coraggio, la sua gentilezza, il suo
graffio sulla faccia di cui ancora non aveva scoperto nulla, il suo sguardo
tenero e premuroso che le aveva lanciato quando l’aveva aiutata ad alzarsi e il
sorriso spensierato che aveva in quella vecchia fotografia che la madre le
aveva mostrato. Senza accorgersene un sorrisetto increspò le sue labbra e non
aveva nulla a che fare con la ramanzina che stava ricevendo dal suo professore
e che non stava neanche ascoltando.
Per fortuna Cat era riuscita a
riparare il blocco improvviso della sua amica che aveva sempre la parlantina
pronta. Si inventò la scusa che si fossero perse per il castello non pensando
che questa poteva essere contrastata dal fatto che avrebbero potuto chiedere a
qualcuno, ma l’insegnante non ci aveva pensato o aveva fatto finta di niente.
Finita la ramanzina prese il braccio dell’amica, che aveva ancora lo sguardo
fisso su quei libri anche se fosse come se non lo vedesse e fosse persa in un
altro mondo. “Ha sempre la testa tra le nuvole1” pensò sorridendo sotto i
baffi. La spinse al loro posto e si sedettero.
Una volta preso posto Tonks si
risvegliò e iniziò a seguire la lezione con interesse e con lo scopo di
diventare anche lei un auror così da poter, magari un giorno, incontrare Remus.
Le ore di lezione passarono e,
tra uno spostamento e l’altro, alle due amiche si era aggiunta Taylor la quale
non era stata molto fortunata con l’assegnazione della sua compagna di stanza
dalla quale stava cercando di fuggire. Le tre percorrevano assieme i corridoi
e, come Tonks aveva previsto, anche a Cat stava simpatica l’altra ragazza. Così
formarono un trio indivisibile che si separava solo quando era costretto a
farlo a causa dell’appartenenza a case diverse.
********************
É un capitolo cortissimo, lo sò, ma è
solo una parentesi.
Il prossimo sarà più utile alla storia
e, spero, più soddisfacente.
Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Incertezze ***
Cap. 4_Incertezze
Incertezze
Era una domenica mattina, Tonks
frequentava il quinto anno ad Hogwarts, e si doveva alzare per andare ad
Hogsmade. Quando era ancora nel letto, essendosi, stranamente, svegliata troppo
presto; ripensò alla prima volta che aveva visitato la piccola città.
«Svegliaaaaaaaa dormiglionaaaaa» Stava urlando Cat per cercare di tirarla
giù dal letto mentre lei faceva finta di non sentirla.
«Su su, che si và ad Hogsmade oggi!! Dai che passiamo da Mielandia»
cercava ancora di convincerla.
A quella frase Tonks spalancò gli occhi di scatto ricordandosi della
loro gita e si alzò pronta a prepararsi.
Le due finirono la colazione e si incontrarono con Taylor al pian
terreno per poi andare nel giardino dove la McGranitt aspettava gli studenti
del terzo anno per controllare i loro permessi. Le carrozze erano gremite di
studenti allegri e impazienti di passare del tempo in un luogo lontano sia dai
propri genitori che dalla presenza continua di professori in ogni corridoio per
controllarli. Per la prima volta, si sentivano liberi.
Tonks e le altre occupavano una carrozza da sole poiché erano state le
ultime della fila e stavano aspettando di partire. Mentre guardava fuori incrociò lo sguardo con un ragazzo che la
stava fissando e che le sorrise. Lei sgranò gli occhi a quella vista e tornò a
girarsi verso le sue amiche che stavano parlando di tutti i giri che avrebbero
fatto quel giorno.
Uscirono da Mielandia con le mani piene di dolci indecise su cosa
mangiare per primo. Tonks se li stava passando tra le mani, quando le
scivolarono tutti cadendole per terra. Le sue amiche, prese anche loro dalla
propria indecisione, non si accorsero di nulla e continuarono, seppur
lentamente, a camminare.
«Ecco tieni» disse un ragazzo che si era rannicchiato affianco a lei
porgendole l’ultimo dolce che era caduto.
Tonks alzò la testa stupita non essendosi accorta minimamente di
lui.
«Grazie» disse impacciata.
I due si fissarono e la ragazza si ricordò che era la stessa persona
che aveva visto quella mattina dalla carrozza.
«La borsa è troppo piccola per tutti questi». Cercò di giustificarsi,
maledicendo di non aver ascoltato il consiglio di Taylor di prenderne una più
grande.
Lui la guardò comprensivo e le fece segno di dargliela. Prese la
bacchetta, pronunciò un incantesimo e la punta di questa si illuminò
proiettando un fascio di luce che colpì la borsa. La ragazza se la riprese e la
guardò con aria interrogativa non notando alcun cambiamento.
«È un incantesimo estensivo irriconoscibile. Guarda» e le prese
dalle mani i dolci infilandoceli dentro.
«Wow grazie mille!!». Esclamò Tonks stupita e contenta. Presa
dall’entusiasmo si sporse e lo abbracciò.
«Ehi ehi piano così mi strozzi» rise l’altro per nulla scontento del
suo gesto improvviso.
La ragazza gli si staccò di dosso appena ebbe realizzato ciò che era
successo, pronunciò un ultimo ringraziamento bisbigliato con la faccia rivolta
a terra per nascondere il suo imbarazzo, e corse per raggiungere le amiche,
lasciando il ragazzo che la guardava stranito con uno sorriso dipinto sulle
labbra.
Da quel giorno tra lei e Josh
era nato qualcosa di speciale che poi si era trasformato in amore, o almeno
questo era ciò che lui le aveva detto di provare giusto il sabato sera
precedente, in cui avevano festeggiato i due anni. Tonks era convinta di amarlo
ma quando le si era presentato il momento di rispondere a quella frase non era
riuscita a non bloccarsi, qualcosa dentro di lei le stava dicendo che non era
ciò che realmente sentiva. Per fortuna lui aveva aspettato la fine della serata,
dopo averla riaccompagnata all’entrata della sua casa, essendo lui di
Grifondoro, così lei poté bisbigliare un saluto scoccandogli un veloce bacio a
stampo per poi entrare nella sua sala di ritrovo e sgattaiolare subito a letto.
La ragazza, ancora nel letto, si
era portata le mani sulla fronte sospirando chiedendosi cosa sapesse fare per
rimediare al suo silenzio. Continuava a figurarsi nella mente vari dialoghi ma
tutti finivano sempre con una domanda che sicuramente lui le avrebbe posto e a
cui lei, altrettanto sicuramente, non sarebbe riuscita a dare una risposta.
Pensò di fingersi malata ma non poteva essere una scusa credibile visto che la
sera prima lei stava più che bene e non poteva neanche utilizzare la scusa di
voler passare del tempo con le sue amiche che non vedeva da un po’ perché in
qualche modo le aveva sempre attorno.
Non aveva ancora parlato con loro di ciò che era accaduto, anche se Cat
aveva detto che sarebbe successo lei non ci aveva mai dato molto peso sperando
che l’amica una volta tanto si sbagliasse. Quando era tornata la sera prima lei
già dormiva e non voleva svegliarla ma ora si pentiva di non averlo fatto
poiché le serviva qualche consiglio.
Si continuò a rigirare nel letto
cercando, inutilmente, di addormentarsi finché non suonò la sveglia e fece
finta di essere ancora addormentata e aspettò che Cat la chiamasse per alzarsi.
All’altra ragazza non sfuggì il
fatto che l’amica ci aveva messo troppo poco per lasciarsi convincere così
prima di arrivare alla sala grande la tirò per la manica in un corridoio
deserto aspettando che lei parlasse senza metterle fretta, anche se il suo
stomaco faceva sentire la sua voglia di colazione.
«Josh ha detto che mi ama...
Avevi ragione, era solo questione di giorni» Disse Tonks fissando il pavimento.
«Beh dovresti esserne
felicissima!! Che succede?»
«Io non ho risposto nulla, Cat!
Non sono riuscita a dire nulla! IO capisci?? Non me ne sto mai zitta e in quel
momento ero bloccata!»
«Ma può capitare di sicuro lui
capirà la situazione e di certo non si arrabbierà se gli dici che non te
l’aspettavi. È sempre stato un ragazzo d’oro»
«Si lo è sempre stato» Disse
Tonks sempre più sconsolata.
«E allora cosa ti preoccupa?»
«Io.. non so’.. non ero bloccata
semplicemente perché non me l’aspettavo. Era come se sapessi, anzi come se
sentissi, che non era la cosa giusta da dire perché non è quello che veramente
sento». Non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere tra le braccia
dell’amica.
«Non posso dirglielo. Non posso
neanche dirgli che è finita. Non so’ cosa fare!»
Continuò a singhiozzare
ripetendo questa frase all’amica che non sapeva cosa consigliarle. Poi le
lacrime scemarono e le due concordarono sull’andare da Taylor e passare la
giornata tutti assieme, compreso Josh e i suoi amici, così da cercare di
evitare l’agognata domanda.
Saliti sulla carrozza Josh prese
la mano alla sua ragazza stringendogliela per farle capire che andava tutto
bene anche se non aveva ricevuto una risposta la sera prima. Si scambiarono un
sorriso e Tonks riuscì a godersi la giornata vivendola come aveva sempre fatto
senza avere gli strani pensieri che l’avevano tormentata la notte precedente.
Finita la gita Tonks convinse il
ragazzo che non ci fosse bisogno che lui l’accompagnasse fin davanti alla sala
comune vista la presenza delle sue amiche, così i due si salutarono assieme a
tutti gli altri. Quando furono da sole stavano per iniziare a discutere di ciò
che era successo ma la professoressa Sprite attirò l’attenzione delle tre e
disse a Tonks di seguirla nell’ufficio del preside.
Erano arrivate al corridoio quando
videro una persona uscire dal suo studio. Entrambe lo riconobbero
immediatamente: la professoressa gli si avvicinò raggiante mentre lo salutava,
era stato uno dei suoi allievi preferiti in quanto eccellente nello studio e
nel comportamento nonostante le compagnie che frequentava; mentre la ragazza
rimase pietrificata da quella vista incapace di fare un altro passo e sentendo
un forte battito al cuore che non dava cenno di calmarsi. Ritrovarsi davanti a
Remus, nonostante fosse stata solo una bambina il giorno del loro primo
incontro, le faceva ancora uno strano effetto e, ora che ci pensava bene, non
le era mai capitato di provare qualcosa del genere neanche per Josh in nessun
momento che avevano passato assieme e sicuramente non l’aveva provato la prima
volta che l’aveva incontrato. Non aveva mai smesso di pensare all’amico di
famiglia, infatti ogni volta che i suoi genitori parlavano delle loro missioni
nell’Ordine tendeva l’orecchio per sentire il suo nome ma non lo nominavano
praticamente mai e aveva perso le speranze di ritrovarlo ogni anno a Diagon
Alley.
Intanto Lupin stava parlando con
la professoressa ma il suo sguardo spesso e volentieri era diretto verso la
ragazza che sembrava persa nei suoi pensieri. “Forse si stava chiedendo come
mai il preside l’aveva fatta convocare, avrà paura di aver combinato qualcosa...
chissà se si ricorda di me..”, si chiedeva lui osservandola. L’insegnante aveva
finito di parlare e i due si separarono. L’uomo decise di avvicinarsi e di
salutare la ragazza per educazione ma una parte di lui sperava che lei si
ricordasse chi fosse, anche se sapeva di non poter dare ascolto al suo
desiderio vista la sua difficile situazione.
Tonks lo guardò avvicinarsi e si
costrinse a non abbassare lo sguardo ma quando i loro occhi si incontrarono non
ne ebbe neanche la tentazione.
«Ciao Tonks. Non so’ se ti ricordi
di me...»
«Ciao Remus». Rispose la ragazza
agitata senza neanche fargli finire la frase.
«Beh a quanto pare ti ricordi. Come
stai? Sei cresciuta molto». Lupin sentì il proprio corpo riempirsi di gioia
quando constatò chela ragazza si ricordava di lui.
«Io sto bene. Te?». Lo continuava
a fissare chiedendosi che cosa stesse pensando di lei mentre lei era incatenata
ai suoi occhi e tutto ciò che era attorno non le interessava.
«Bene, anche se sono un po’
esausto dal lungo colloquio con Silente che è durato delle ore». Lupin notò che
era cambiato anche il modo di parlare della ragazza: non aveva più l’aria
ingenua e imbarazzata di quando l’aveva incontrata anche se aveva notato un
leggero rossore delle gote. Anche i suoi capelli erano diventati rossi,
probabilmente non aveva ancora imparato a nascondere tutte le metamorfosi a cui
è soggetto il suo corpo inconsciamente.
I due si stavano fissando in
silenzio senza accorgersene da un paio di minuti talmente erano presi dai
propri pensieri e dalle proprie emozioni. La professoressa Sprite, che aveva
osservato l‘intera scena con un leggero sorriso richiamò, a malincuore, l’attenzione
dei due che parvero non sentirla subito. Lupin fu il primo a voltarsi per poi
salutare la ragazza che ancora lo fissava.
«Ciao Tonks. Sperando di non
dover aspettare un ulteriore tua crescita prima di vederti». Disse lui
sorridendole.
«Magari la prossima crescita
sarà più veloce». Lo salutò lei facendogli un occhiolino spinta dalla felicità
che aveva provato nel conoscere quella sua speranza.
I due si diedero le spalle, uno
rivolto verso l’uscita della scuola e l’altra verso la professoressa che l’attendeva.
Tonks non poté più resistere e, mentre continuava a camminare, voltò la testa
incontrando il viso di Remus che aveva compiuto lo stesso gesto. Colta in
flagrante la ragazza arrossì vistosamente e si girò di scatto in avanti
accorgendosi che le mancava poco per scontrarsi con l’insegnante.
Al colloquio con il preside
Tonks non prestava molta attenzione su ciò che Silente le diceva sul fatto che
l’anno prossimo sarebbe stata lei il prefetto di Tassorosso perché voleva
vedere come se la cavava con le responsabilità e con il fatto di essere un
leader per qualcuno, infatti, quando fu congedata, era ancora persa nel
pensiero di Remus e, una volta uscita lo cercò sperando che si fosse attardato
nella scuola per qualche motivo. Quando girò l’angolo, però, vide Josh intento
a parlare con un suo amico e decise di cambiare strada sperando che nessuno dei
due l’avesse vista.
Tornò nel proprio
dormitorio pensando al suo ragazzo, si sdraiò nel letto con gli stessi pensieri
che l’avevano tenuta sveglia la mattina ma ora aveva la certezza di sapere che
cosa doveva fare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Una giornata tranquilla... o quasi (parte 1) ***
Una giornata
tranquilla... o quasi (parte
1)
Passarono i mesi e Tonks si
ritrovò, seduta sul davanzale della propria finestra di casa con lo sguardo
rivolto verso il cielo, a pensare all’anno appena trascorso: Josh non le aveva
più rivolto la parola dal giorno in cui lei l’aveva lasciato e non poteva che
biasimarlo dato che aveva ammesso che il motivo principale era un altro
ragazzo; Silente le era stato per l’intero anno col fiato sul collo
osservandola e chiamandola almeno una volta al mese nel suo ufficio per parlare
del suo rendimento e, anche se spesso i commenti erano positivi, questo
controllo continuo le dava fastidio; e, per di più il pensiero di Remus Lupin
si era fatto ancora più sentire. Chiuse gli occhi e sospirò esasperata dal
presentarsi dei soliti pensieri e delle solite fantasticherie che si rivelavano
sempre solo sogni ad occhi aperti.
«Dora vieni che è pronto» la chiamò il padre che
aveva appena finito di preparare da mangiare.
Appena si sedette attorno al
tavolo la ragazza si sentì più leggera poiché il buon umore, che il padre non
perdeva mai nonostante tutto, la contagiò facendola chiacchierare e ridere
spensierata con questo. La madre era partita da qualche giorno alla ricerca di
un mangiamorte in fuga avvistato in una cittadina della Scozia.
Una volta finito il pranzo Tonks
si trovò costretta a dover sparecchiare come una qualsiasi babbana visto che
ancora non era autorizzata ad usare la magia fuori dalla scuola, dette uno sguardo
all’orologio e si ritrovò costretta a fare tutto di corsa poiché aspettava le
sua amiche e aveva giusto un’ ora per mettere a posto l’intera stanza che era
in un disordine allucinante.
Aveva appena rinchiuso l’armadio
quando sentì il suono di uno scoppio venire dal camino in salotto e la voce del
padre che accoglieva in casa Taylor e Cat. L’uomo indicò alle due la stanza
della figlia e annunciò, urlando in modo che anche lei lo sentisse, che sarebbe
uscito per qualche ora.
«Wow è proprio una casa in stile
babbano la tua» disse Taylor appena entrata nella stanza dell’ amica.
«Beh non mi aspettavo proprio
granché ma almeno un ciao» finse lei di essere offesa.
Le tre si salutarono ma le altre
due ragazza ancora si guardavano attorno stupite e affascinate da
quell’arredamento così diverso da ciò a cui erano abituate: il letto non era a
baldacchino, sulle pareti c’erano fotografie e poster che non si muovevano e
non c’era segno di alcuna magia in nessuna parte della casa. Intanto Tonks si
sedette sul letto schiacciando, per sbaglio, il telecomando della televisione
che, con grande stupore delle sue amiche, si accese mostrando delle immagini
che erano molto più elaborate delle fotografia magiche. Passarono un paio d’ore
davanti a quello schermo a scherzare sulle differenze dei modi di fare e di
parlare dei babbani rispetto ai maghi.
Tra una battuta e l’altra la
padrona chiese alle amiche se avessero voglia di fermarsi a cena ma entrambe
rifiutarono l’invito. Taylor doveva uscire con il ragazzo con cui stava da un
paio di mesi, mentre Cat doveva fare da babysitter alla sorellina. Da quel
momento lasciarono perdere la televisione e cominciarono a parlare. Taylor
raccontava come aveva conosciuto il suo ennesimo ragazzo visto che lei non era
portata per le storie a lungo tempo ma si stufava praticamente subito di chi
frequentava, ancora non aveva trovato il suo ragazzo ideale che aveva, stando a
quello che pensavano le altre due amiche, standard fin troppo alti per poter
coesistere in un unico individuo. La loro serata doveva comprendere una cena
fuori e una passeggiata ma, a giudizio di Taylor, era un programma troppo
tranquillo e non l’entusiasmava ma aveva accettato lo stesso pur di stare fuori
casa e di godersi l’aria fresca delle serate estive. Cat, invece, era un tipo
di ragazza più tranquilla e stare a casa con la sorella non le pesava anche se
poteva sembrare abbastanza noioso. Anche lei aveva, però, qualcosa da
raccontare alle due. Infatti quando gli studenti erano arrivati alla stazione
di King’s Cross e si stavano salutando per poi raggiungere ognuno la propria
famiglia, William, un ragazzo che faceva da anni segretamente il filo a Cat,
aveva trovato il coraggio di rivolgerle la parola presentandosi alla ragazza
che gli rispose con altrettanta timidezza ed imbarazzo poiché quel ragazzo le
era sempre piaciuto anche se non l’aveva detto a nessuno, sopratutto a lui. Tonks
invece rimase in silenzio poiché non aveva raccontato a nessuna delle due il
vero motivo per cui aveva lasciato Josh e si ritrovò a pensare e a fantasticare
su Remus imitando, di tanto in tanto, le sue amiche se annuivano o ridevano per
non far notare il fatto che fosse con la testa tra le nuvole.
E così arrivò la sera e le due
ospiti si prepararono a tornare a casa e salutarono la loro amica prima di
lasciare dietro di loro il bagliore verde proveniente dal camino. Ritrovandosi sola
in salotto e non avendo molta fame, Tonks decise di trascorrere del tempo fuori
nel cortile di casa; non si era accorta che, nel pomeriggio, suo padre era
rientrato dopo che era andato a prendere la moglie e il suo compagno di viaggio
poiché non avevano molte energie per materializzarsi a causa della missione che
gli aveva sfiniti; l’ uomo fu poi invitato a casa per la cena in modo che si rifocillasse
adeguatamente prima del ritorno a casa.
L’uscita di Tonks non passò
inosservata, difatti l’ospite, che era seduto vicino alla finestra e aveva lo
sguardo che vagava alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno; la intravide
e la riconobbe subito mentre lei si dirigeva verso lo stagno. Continuò a fissare
il punto in cui l’aveva appena vista scomparire indeciso se seguirla oppure no.
Gran parte di lui voleva andarle dietro per poterle parlare e passare del tempo
con lei ma c’era sempre la solita piccola voce che continuava a dirgli che non
poteva volere ciò che desiderava; la sua condizione di lupo mannaro l’aveva
sempre costretto ad una vita solitaria e piena di segreti fatta eccezione dei
suoi amici più stretti e i suoi genitori. Rimase in questo stato di titubanza per
qualche minuto finché si decise a seguirla così da chiarirsi le idee una volte
per tutte,o così credeva; si inventò una scusa e uscì dalla porta diretto verso
la sua meta.
Tonks stava fissando l’acqua
dello stagno quando vide comparire dietro di lei il volto dell’uomo che occupava
costantemente la sua mente. La ragazza si girò di scatto sperando con tutto il
cuore che non fosse solo la sua immaginazione che le giocava un brutto scherzo
ma appena i suoi occhi si incatenarono
quelli di Remus capì che era veramente davanti a lui e un sorriso le
increspò le labbra. Notò che anche lui le sorrideva mentre si guardavano e,
come al solito, fu lui il primo a trovare le parole.
«Ehi ciao Dora! Come stai?»
«Bene. Te?» era
inutile, per quanto si sforzasse non riusciva a trovare le parole per non
rispondere in maniera scontata.
«Io sono un po’ stanco ma tutto
sommato poteva andarmi peggio»
«Che cosa intendi?»
«Ero assegnato alla stessa
missione di tua madre e siamo tornati giusto un paio di ore fa. Sta bene anche
lei ma, come me, è sfinita»
«Ah ora capisco. Ma quando era
partita ha detto che avrebbe avuto come partner un certo Lunastorta»
«Quello è il mio soprannome per
tenere celata la mia identità quando si è in missione. Non capisco come mai tua
madre l’abbia usato mentre parlava di me in casa e senza alcun pericolo nelle
vicinanze»
Tonks, invece, capì
immediatamente il motivo ricordandosi il riserbo che aveva avuto quella prima
volta che le aveva chiesto delle informazioni su Remus.
«Comunque la missione è andata
bene e siamo riusciti a catturare il fuggiasco anche se è stata molto dura
sopratutto perché di solito non mi occupo di inseguimenti e catture» aggiunse Remus visto il momento di silenzio.
«Perché di solito di cosa di
occupi?» chiese Tonks subito
incuriosita, mentre Remus già si pentiva per aver parlato senza pensarci;
questo non lui era mai capitato prima d’ora, anzi lui era sempre stata una
persona metodica che prima di fare qualsiasi cosa ci rifletteva molte volte e
veniva anche preso in giro dai suoi amici per la sua lentezza nel rispondere a
certe battute o discussioni, eppure questa era stata la terza volta che
succedeva in una serata dopo che aveva accettato l’invito di Ted senza riflettere
che ciò avrebbe significato avere la tentazione di passare del tempo con la
ragazza.
«Come sono andati i G.U.F.O.?» chiese sperando di riuscire ad evitare la
domanda.
La ragazza rimase sconcertata e
scontenta per il suo repentino cambio di discorso ma decise di aspettare che
lui gliene volesse parlare, sentiva che per lui poteva aspettare anche molto
tempo.
«Molto bene anche se in pozioni
ho preso un oltre ogni previsioni in pozioni solamente perché mi era caduto del
liquido fuori dal calderone» rispose
abbattuta per l’episodio che le aveva abbassato la media.
«Beh in teoria non dovrebbe
cadere nulla perché nel caso che fosse una pozione pericolosa potrebbe
procurare qualche danno»
«Ma non era pericolosa! Era un
innocuo distillatore soporifero»
«Sembra proprio una bambina quando cerca di giustificarsi così» pensò Remus sorridendo fra sé.
«Come mai sei qui?» prese coraggio di chiedergli Tonks sperando
che non evitasse nuovamente la domanda.
«Mi ha invitato tuo padre così
da potermi rilassare un po’ prima di partire per casa mia» Rispose lui sperando
di potersela cavare in questo modo.
«Ma perché sei qui, ora con me?» le specificò lei indicando con le braccia il
posto in cui si trovavano.
Remus non poté fare a meno di
avvicinarsi lentamente alla ragazza abbassando lo sguardo come se non volesse
vedere la loro reale vicinanza che, però, percepiva ugualmente. Tonks rimase
pietrificata da quella mossa che non si aspettava per nulla e che, eppure,
aveva sognato molte volte; il cuore le iniziò a battere ancora più velocemente di
prima e aveva paura che lui ne potesse sentire i battiti scanditi ad un ritmo
martellante e assordante. Lei lo guardava in faccia impaziente e impaurita che
ogni sua mossa potesse allontanarlo, lui guardava i loro piedi vicini, troppo
vicini; prese coraggio: una mano si alzò e, con il dorso, le accarezzò la
guancia mentre, finalmente i suoi cocchi incontravano quelli di Tonks ma l’unica
cosa che riuscì a vedere fu la luna piena che in essi veniva riflessa.
|
|