I need someone who save me

di spoons_pe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** era uan giornata come tante ***
Capitolo 2: *** non esiste forza per questo ***
Capitolo 3: *** la voglia di sporfondare negli inferi ***
Capitolo 4: *** Attenzione ***
Capitolo 5: *** C-ciao ***



Capitolo 1
*** era uan giornata come tante ***


Capitolo 1
Le altre ragazze andarono verso lo spogliatoio mentre Alex rimase ancora un po' fuori. Faceva parte delle cheerleaders e quel giorno si allenavano e dato che era una bella giornata erano fuori. Andò a bere un sorso d'acqua e si girò verso il campo da football, dove la squadra si stava allenano. Cole le sorrise maliziosamente e lei fece lo stesso per poi mordersi. Poi entrò in spogliatoio dove le altre compagne di squadra su stavano cambiando chi era già sotto la doccia chi già uscita da essa.
"Ciao" salutò lei quando fu pronta e uscì dallo spogliatoio. Arrivò alla fermata dell'auto bus e si mise le cuffiette. Batteva nervosamente il palmo della mano sulla sua coscia a ritmo di musica, quando qualcuno la girò, e la baciò appassionatamente. Si staccò leggermente da lui è sorrise mordendosi il labbro inferiore. "Cole mi hai spaventata!" Affermò prendendogli la mano. In quel momento l'auto bus arrivò e i due salirono su di esso.
"Sono uscito prima, per passare più tempo con la mia ragazza" affermò il ragazzo biondo con gli occhi azzurri, dandole un bacio e mordendo delicatamente il suo labbro
" oh... Cole mi dispiace ma devo fare troppi compiti" disse lei a malincuore.
"Oh...ok ci vediamo questa sera allora, è venerdì" propose. Lei sorrise felice e strinse la mano del ragazzo. Arrivati alla fermata di Alex i due si lasciarono la mano solo dopo un passionale bacio. Lei si incamminò tranquilla per la strada di casa, dove si erano trasferiti da poco. Una villa, che fa parte di un quartiere di case tutte simili, molto graziosa spaziosa e perfetta per ospitare una famiglia di cinque persone, si perché Alex vive con i suoi genitori il gemello Emmet e la sorella maggiore Rosalyn. Arrivò a casa e aprì la porta con le chiavi. Entrò e dentro regnava il silenzio e la pace. Si tolse le scarpe e lasciò cadere a terra il borsone é salì le scale. Un leggero rumore di musica proveniva dalla stanza di Emmet mentre in quella di Rosalyn regnava il silenzio che significava che stava studiando per un qualche esame dell'università. Entrò in camera sua e si richiuse la porta alle spalle. Si tolse jeans e maglietta e si mise un leggins e una T-shirt over size del fratello, che per qualche inspiegabile motivo si trovava nel suo armadio. Prese il libro e il quaderno di matematica poi spalancò la finestra e salì sul tetto si mise seduta fuori con il libro sulle gambe, le piaceva stare lì le piaceva studiare lì, la aiutava a concentrarsi meglio. Diede prima un piccolo sguardo verso la finestra poco più in la della sua, no. Vide nessuna luce accesa e nessun movimento. Quella era una delle finestre dell'altra parte della casa, infatti quella dove abitava lei era solo una parte della villa che era divisa in due e l'altra parte era ancora disabitata. Alex fece tutti i noiosissimi esercizi di matematica e quando ebbe finito il sole stava calando lentamente e il cielo si dipinse di rosso acceso. Rientrò dentro e scese in salone dove sua madre ora rientrata dal lavoro guardava la tv.
"Mamma non prepari la cena?" Chiese confusa.
"No no, tuo padre mi ha invitato a cena questa sera, arrangiatevi" disse lei tutta eccitata. Alex annuì stupita, "io allora credo di uscire, dopo cena …con Cole ok ?"
"Si va bene ma non tornare tardi" rispose lei, poi Alex si mise seduta sul divano con la madre a guardare uno stupido reality show. Dopo 30 minuti la mamma si alzò e andò verso le scale "vatti a fare bella" sorrise Alex. 20 minuti più tardi la madre di Alex scese aveva i capelli raccolti in uno chignon indossava un vestito nero molto sexy e indossava la collana regalatagli dal marito per il suo compleanno l'anno prima.
Alex sorrise alla vista della madre era tanto bella. "Sei bellissima" esclamò, la madre si morse leggermente il labbro inferiore sorridendo. In quel momento scese anche Emmet.
"Cosa… dove vai così agghindata?" Chiese confuso.
" questa sera trovate i n modo per mangiare esco con tuo padre" spiegò lei. In quel momento il campanello suonò. Alex andò ad aprire e la madre uscì, infatti alla porta c'era il padre. Alex stampò un bacio sulla guancia del padre " sei bellissimo" sussurrò poi.
 
Il campanello suonò Emmet andò alla porta dove aspettava il fattorino della pizzeria. Emmet tornò in cucina e posò lo scatolone sul tavolo.
“chiama Rose” disse al fratello.
“Roseeee” gridò Emmet
“ero capace anche io così” lo rimproverò la sorella
“perché non lo hai fatto” rispose lui facendole la linguaccia. Poco dopo Rose entrò in cucina. Cominciarono a mangiare tra risate e scherzi.

Dopo qualche minuto il campanello suonò. Rose si alzò e andò ad aprire alla porta si trovavano due agenti della polizia.




 

questa è la mia prima storia pubblicata su efp spero vi piaccia, perchè io ne sono innamorata *w* se vedo che riceve anche una sola recensione entro sta sera pubblico il secondo capitolo

p.s.scusate è molto corto *w*

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Capitolo 2
*** non esiste forza per questo ***


Rosa fece accomodare i due signori sul divano e andò in cucina a chiamare i fratelli
"Ragazzi credo sia meglio che veniate" disse un po' preoccupata. I due gemelli si alzarono e la seguirono in salone. Alex ,guardò i due agenti, preoccupata. Quando furono tutti seduti uno dei due parlò con una voce grave
"Non è una cosa facile da spiegare a degli adulti e tanto meno a tre ragazzi"
"Cosa è successo" quasi gridò Emmet con una nota irritata nella voce, Alex gli posò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo
"Purtroppo i vostri genitori – intervenne l'altro uomo– hanno avuto un incidente.." Non terminò la frase le lacrime cominciarono a bagnare il viso di Rose, Alex fissava il pavimento e Emmet pareva ancora confuso.
"È stato un incidente molto grave … e vostro padre non ce l’ha fatta, vostra madre è in coma " terminata quella frase la mente di Alex si svuotò da ogni pensiero futile, davanti le passarono delle immagini di quando il padre con tanta pazienza aveva insegnato a lei ed al fratello ad andare in bici sulla strada di fronte il palazzo dove abitavano o di quando la madre le aveva medicato il ginocchio sbucciato a 7 anni le aveva asciugato le lacrime o di quando poco tempo prima li aveva visti baciarsi in quella stessa casa davanti le scale con le chiavi in mano, non piangeva solamente rimaneva a fissare il pavimento gli occhi vuoti. Emmet nel frattempo si era alzato ed era andato in cucina si senti un rumore forte, aveva sbattuto i pugni contro il tavolo piangeva le lacrime rigavano il suo viso e poi cadevano silenziose sul tavolo. Rose si era alzata in piedi “devo andare da mai madre” gridò
Uno dei due uomini le toccò una spalla “non servirebbe a nulla aspetteresti fuori meglio stare tutti uniti qui” disse, Rose si rimise seduta senza fare storie aveva le mani sul viso le sue spalle si alzavano ripetutamente a causa dei singhiozzi.
 Il silenzio era smorzato solamente dai ripetuti singhiozzi di Rose.
"Faccio un tè" disse uno dei due uomini che si alzò e andò in cucina, dove ancora c'era Emmet seduto al tavolo con la testa tra le mani e i gomiti sul piano. L’uomo mise l’acqua sul fuoco fece come fosse a casa sua e non si comportò in maniera innaturale anzi sembrava che ogni giorno andasse nelle case altrui a preparare il tè.
Quando il tè fu pronto Rose si era leggermente calmata, l’uomo rientrò  in salone con un vassoio in mano, porse una tazza ad Alex che la prese senza staccare lo sguardo dal  pavimento e una a Rose che la strinse tra e mani. Alex ora posò lo sguardo nella tazza su quel liquido fumante.
“come?” si sentì una voce e tutti tranne Alex spostarono lo sguardo verso la porta della cucina, appoggiato allo stipite, c’era Emmet gli occhi rossi le guance bagnate e le labbra gonfie.
“come ? – ripetè – come è successo?” terminò
“ beh – uno dei due agenti prese un bel respiro – un uomo … un uomo sotto effetto di stupefacenti credo, ha sbandato sull’atra corsia e tuo padre non è riuscito a deviarlo”
Alex lasciò la tazza che cadde rovesciando il suo contenuto sul tappeto bianco. Si alzò andò verso il fratello e lo abbraccio che la strinse sul suo petto, Alex non piangeva guardava solo il vuoto nelle braccia del fratello. In quel momento il telefono di Alex squillò sul tavolo in cucina. Alex non si mosse rimase ad abbracciare il fratello, immobile, lo sguardo spento. Si sentiva come se qualcuno l’avesse svuotata come se le avessero tolto l’anima. Chi l’avrebbe consolata nei momenti di conforto chi l‘avrebbe fatta ridere fino alle lacrime, e in quel momento dopo essere sembrata ferma distaccata da quella notizia, cadde a terra in ginocchio le bagnavano il viso, i singhiozzi le facevano alzare le continuamente. Emmet si chinò su di lei e l’abbracciò .
“perché?” sussurrò lei “perché?” ora gridò. Emmet lasciò un leggero bacio sulla sua tesa mentre lei affondava il suo viso nell’incavo tra il collo e la spalla.
Rose si alzò “portatemi da lei” disse calma
“non credo sia il …” cominciò uno dei due.
“non mi importa quello che credi tu, portami da lei” disse di nuovo più nervosa e autoritaria. Quella era una Rose che compariva raramente, era la Rose migliore. I due si alzarono obbedienti e Rose li seguì, uscirono chiudendosi la porta alle spalle lasciando i due gemelli in ginocchio a terra. Dopo pochi secondi Emmet si alzò portando con se anche la sorella. Alex si mise seduta sul divano, Emmet raccolse la tazza caduta a terra e andò in cucina. Posò la tazza nel lavandino e si guardò a torno ora quella casa sembrava vuota come se tutti i sorrisi di cui si era riempita in poco tempo fossero svaniti, come se ora senza suo padre nulla sarebbe stato più divertente. Tornò in salone dove Alex ancora seduta sul divano sfogliava un raccoglitore di foto. Emmet si mise vicino a lei e insieme guardarono le foto.
“oh qui era quando finalmente due anni dopo di me hai imparato ad andare in bici” rise Emmet, e Alex gli diede una botta sulla spalla.
“queste sono recenti” disse Alex con una nota amara nella voce.  Una foto ritraeva i due genitori abbracciati con le chiavi della casa in mano, una lacrima scese lentamente sul viso di Alex cadendo sulla foto. In quel momento si passò una mano sulla guancia asciugando  la scia umida che aveva lasciato la lacrima, chiuse il libro e lo appoggiò sul tavolino di fronte al divano.
“ho sonno” sospirò, Emmet si spostò un po’ e Alex si sdraiò e il sonno la rapì facilmente.


angolo dell'autore
scusatemi anche queto è mooollllttttoooo corto. Lo so sono una brutta persona per aver fatto soffrire così i protagonisti. spero che apprezziate però *W* AMO EMMET VOI NO? *W*

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Capitolo 3
*** la voglia di sporfondare negli inferi ***


La mattina seguente i due si svegliarono, Rose non era rientrata e nella casa regnava il silenzio. Alex si sistemò, mentre Emmet si mise sotto la doccia.
“vado da Rose” gridò la ragazza, poi uscì e lasciò Emmet da solo.
 
Nella sala d’aspetto del reparto c’erano seduti i suoi nonni da parte i madre e la sorella.
“Alex!” disse la nonna si alzò e la abbracciò, Alex era tornata a essere impassibile fredda come a sera precedente, la nonna piangeva mentre lei guardava avanti. Scostò la nonna e si mise seduta su una delle sedie si fissava silenziosa le scarpe, pensando che in una delle stanze al di là di quella porta si trovava la madre che non poteva sentirla che non sapeva che lei fosse lì. Un dottore in camice bianco entrò in sala d’attesa “può entrare solo una persona” disse freddo fermo sulla porta, la nonna si girò immediatamente, avvicinandosi cauta alla figura alta del dottore. Alex si alzò, “ferma, Vado io”
“Alex !” la sgridò la sorella, ma lei non si girò, né fermò, andò verso il dottore e entrò nel reparto. Dentro regnava un silenzio inquietante, la luce era leggera e non accecante, le pareti verde chiaro, davano un senso di tranquillità. Alex era nervosa continuava a mordersi l’interno guancia e batteva con un dito sulla gamba, chi sa come avrebbe trovato sua madre. Solo ora stava realmente capendo cosa era accaduto.
"di qua" disse di, dottore indicando una stanza, interrompendo i pensieri di Alex, il dottore accennò un sorriso, Alex prese un respiro profondo ed entrò nella stanza, sul lettino era disteso l'esile corpo della madre un tubo le passava nel naso per farla respirare. Alex la guardò esaminò ogni singolo angolo del suo corpo, era immobile gli occhi chiusi, le si avvicinò lentamente in silenzio, si mise seduta sulla sedia al fianco del letto. Le prese la mano.
"Mamma ciao" sussurrò, rimase un secondo in silenzio come se aspettasse una risposta che non arrivò.
“ti dovevi divertire quella sera, ricordi eri felicissima che papà ti avesse invitato a cena” continuò a parlare, come se lei potesse sentirla.
“mamma non lasciarmi, ho bisogno di te” le lacrime bagnarono il suo viso, in quel momento avrebbe solo voluto che lei aprisse gli occhi sfiorasse il suo viso e dicesse “no tesoro sarò sempre qui” ma non accadde il silenzio continuava a regnare. Alex si alzò era da poco che era entrata ma non riusciva a stare un altro secondo in quella stanza, si voltò un’ultima volta come per controllare se la madre si fosse alzata e la stesse seguendo di fuori ma nulla. Uscì e andò in sala d’aspetto, dove ora si trovava un uomo in giacca e cravatta. Nessuno si era accorto della sua presenza e la nonna disse.
“potrei tranquillamente prenderli io in affido , non avrei nessun problema” e da quelle parole aveva capito che si trattava di un’agente a quelle parole Alex non resistette
“no – disse prima tranquilla, la nonna aggrottò le sopracciglia, confusa – non verrò a stare con te” concluse la frase.
“Alex” la riprese nuovamente la sorella
“Rose non andremo da lei, nonna da quanto non ci vedevamo, sei venuta a vedere la casa nuova quando l’abbiamo comprata? Non ci sei stata per noi, mai, e improvvisamente sei così entusiasmata da prenderci in affido? non intendo venire da te, Rose è maggiorenne possiamo stare con lei” disse in ultimo, guardando la sorella, nel fra tempo le lacrime cominciarono a scendere leggere, Alex era in piedi i piedi puntati a terra e le braccia lungo i fianchi.  
La nonna si rivolse nervosa verso Rose.
“Rosalyn!” disse aspettando che dicesse qualcosa contro la sorella.
“io sono d’accordo con Alex, ho raggiunto la maggiore età, studio all’università ma ho un lavoro e Alex o Emmet possono fare dei lavoretti, non trovo motivo quindi di essere affidati a mia nonna” concluse Rose. La nonna rimase di sasso. La bocca semi aperta e lo sguardo incredulo.
“rosalyn!” la sgridò. Alex decise allora di andarsene da lì di scappare da tutti quei problemi che in poco tempo un ospedale si era colmato, le ultime parole che sentì furono:
“allora ci vediamo tra qualche giorno per firmare dei fogli”dall’uomo.
Arrivò in strada, era sfinita in solo un’ora aveva visto sua madre praticamente morta e litigato con sua nonna. Cominciò a correre come se si volesse allontanare il più possibile da quel posto da quei ricordi, correva più veloce di quanto aveva mai fatto, voleva solo dimenticare tutto, voleva essere dimenticata da tutti e non dover affrontare quella cosa. Quando fu lontana si sedette sul bordo di un marciapiede le lacrime scendevano calde sul suo viso, in lei si creò quell’improvviso odio verso tutto e tutti verso quell’uomo, quell’uomo che proprio quella sera doveva drogarsi, odio verso suo padre che proprio quel giorno aveva deciso di portare la madre a cena, odio verso l’assenza dei nonni nelle loro vite, odio verso se stessa e quando aveva deciso di andare nella stanza di sua madre. La strada dove si era fermata era deserta, né una macchina né una persona. Il cielo era cupo e minaccioso quasi come per rispecchiare al meglio i sentimenti di quella povera ragazza alla quale era stato portato via tutto quello che la rendeva felice. La prima goccia cadde silenziosa davanti la ragazza, quella prima minuscola e insignificante goccia fu seguita da altre mille sue piccole compagne, Alex rimase lì ferma senza preoccuparsi di quell’improvviso acquazzone che si stava riversando su di lei. Si alzò poco dopo e cominciò a camminare piano. Qualche minuto dopo una macchina si accosto al marciapiede, lei non alzò o sguardo continuò a guardare a terra camminando bagnata fino alle ossa.
“scusami sai dire dove si trova il numero 53 di Diamonds street?” la ragazza alzò lo sguardo verso la macchina al finestrino c’era una donna a pochi metri dietro un furgone per traslochi e al sedile del passeggero un ragazzo. Al quelle parole la ragazza si accese, la via della sua casa e per di più l’altra metà della villa.
“ehm … si guardi deve andare dritta per questa strada fino alla fine e poi girare a destra quella è Diamonds street” disse Alex, la signora le fece un sorriso chiuse il finestrino e continuò a camminare con la macchina.
Il ragazzo, Liam, riprese la madre.
“mamma è una ragazza fradicia fino alle scarpe che cammina da sola per la strada, hai intenzione di lasciarla lì”
La donna alla guida fece retromarcia e si fermò vicino Alex.
“forza entra” gridò leggermente Liam che era uscito dall’auto.  Alex si guardò a torno come per capire se ce l’avesse con lei.
“si dico a te, sbrigati che mi bagno tutto” l’avvertì lui. Alex corse leggermente verso l’auto, aprì lo sportello ed entrò.
“Ehm .. grazie” accennò leggermente con un filo di voce. 
“dove ti devo portare ..” chiese la donna senza terminare la frase.
“Alex –la terminò la ragazza –il mio nome è Alex, e mi deve portare al numero 52 di Diamonds street” 
Liam era curioso si chiedeva perché Alex fosse su quella strada da sola sotto la pioggia, perché avesse una faccia tanto sconvolta, aveva tante domande ma non sembrava il momento adatto per farle.
“quindi siamo vicini” si limitò a dire. Alex annuì sapendo che il ragazzo la stava guardando.


angolo della scrittrice
compare Liam finalmente, avrà davvero un'importante rulo nella storia come potrete immaginare. Dai vi prego anche solo una recensione anche negativa per aiutarmi daii perfavole. Anche se ne ssuno recensisce però continuerò a postre i capitoli mano mano che li scrivo <3

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Capitolo 4
*** Attenzione ***


allora mi sono appena accorta di non avervi veramente spiegato come mi immagino i protagonisti della ff e or lo farò

premetto che io non mi immagino Alex come una delle più strafighe, la immagino una ragazza normale, anche se non potrebbe in quanto cheerleader la immagino con un filo di pancia non molto alta e con poco seno però il viso srebbe quello di Vanessa Hudgens che ritengo un ragazza bellissima
Emmet è prim di ogno cosa l'amore mio, poi è più alto rispetto a Alex con i capelli scuri e gli occhi chiari ed è txbftybfuixe
Megan è Selena Gomez vi ho detto tutto.

vi ho spiegato brevemente i personaggi principali che non potete conoscere love love posto il cpitolo tra poco <3

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Capitolo 5
*** C-ciao ***


Capitolo 4

Dopo quella giornata Alex rimase in casa, fredda ferma e impassibile. Il fratello la guardava farsi passare le giornate addosso, alla finestra a guardare i vicini che traslocavano. C’era solo un via vai di gente che veniva a fare le condoglianze,  persone per l’affido, i genitori del padre per i funerali.  Dopo due giorni di silenzio, Emmet la sentì parlare piano.
“hanno finito”
Il ragazzo si sporse dalla porta della cucina a guardare la sorella alla finestra.
“hanno finito il trasloco” si riattivò la ragazza alzandosi in piedi e andando verso il fratello. Emmet si stupì di quanta energia avesse la sorella dopo non aver vissuto per due giorni.
“forza dobbiamo fare una torta di ben venuto” 
Alex si allungò un po’ per prendere la scodella nella credenza.
Emmet la guardò impegnarsi tanto su quella torta, come era da molto che non faceva da molto. Poco dopo la torta era in forno e Alex puliva il ripiano mentre il fratello era sul divano.
 Il telefono squillò. Emmet si alzò e prese l’apparecchio in mano. Alex tese l’orecchio per  capire la conversazione.
“pronto” disse il fratello.
“ehm.. no sono il fratello, non so però quanta voglia ha di parlare l telefono” sentì l ragazza, che si avvicinò al fratello e gli tolse il telefono dall’orecchio.
“pronto?” ripose la ragazza.
“Alex dove sei finita! Mi hai accannato l’altra sera da solo!” gridava il ragazzo all’altro capo.
“Cole … scusami” cercava di calmarlo “credi che sia felice del motivo per cui non sono venuta?”
“ e quale sarebbe, quale sarebbe il motivo per il quale mi hai dato buca?”
“mio padre è morto!” gridò la ragazza, premendo con forza il tasto per concludere la telefonata. Emmet si avvicinò alla ragazza che lo bloccò con una mano
“sto bene” disse fredda.
Entrò in cucina, e si allungò un po’ per prendere una scodella nella credenza.
Emmet fu quasi spaventato da questi sbalzi di umore.
Alex passò la torta al cioccolato su un piatto. E la prese tra le mani. Guardò il fratello con il piatto in mano e sorrise. Uscì dalla porta fece due passi fino al cancelletto affianco al suo. Arrivata alla porta suonò il campanello. Alla porta venne quel ragazzo che era nella macchina quel giorno.
“c-ciao” disse
“ciao –sorrise –ho preparato una torta di ben venuto, sai mi sembrava carino” disse. Liam prese la torta tra le mani e rimasero lì sulla porta. Alex guardava il ragazzo scrutare la torta color cacao, notò una piccola voglia sul collo che la incuriosiva e la attraeva. Alex non pensò a lui in quel modo, ma solo come un nuovo vicino, dall’aria simpatica.
“scusami dovrei farti entrare” disse il ragazzo scostandosi dalla porta. Alex sorrise appena ed entrò, la casa era praticamente la copia della sua solo come meno vissuta. Liam condusse la ragazza nella cucina, e posò la torta sul tavolo.
“beh tagliamo questa torta” disse Liam, prendendo un coltello. Alex prese una fetta e diede un morso. Liam passo il suo sguardo sulla sua esile figura, aveva i capelli neri e gli occhi scuri, tipologia di ragazza nella quale solitamente non si trovano tanti particolari dei quali innamorarsi, ma Liam in quella ragazza aveva trovato quel qualcosa che non ti va smettere di guardarla, aveva quel modo di mangiare come una bambina impegnandosi a non sporcare nulla. Alex alzò gli occhi dalla fetta e sorrise a Liam.
“che c’è non sono capace a mangiare in pubblico” si difese lei. Liam scoppiò in una grassa risata, come Alex di conseguenza. La sua risata si bloccò dopo poco, dalla finestra alle spalle di Liam la ragazza vide Megan la sua migliore amica.
“scusami devo andare” disse Alex alzandosi di scatto ed uscendo dalla porta.
“Meg” chiamò l’amica.
“Alex –la ragazza le andò in contro –dove sei finita, ero preoccupata” l’abbracciò.
“ho tanto da raccontarti” disse piano Alex.
Dopo una lunga e silenziosa camminata le due arrivarono ad un parco trovarono una panchina.
“beh cosa mi dovresti dire di tanto importante” chiese Meg.
“Meg … beh … ehm … tre giorni fa … la sera a casa sono venuti due poliziotti e”
“cosa Alex cosa” chiese Meg che ne frattempo aveva acceso una sigaretta.
“ci hanno detto che i miei hanno avuto un incidente” disse tutto di un fiato.
“e quindi”
“e quindi mio padre è morto, e mia madre è in coma” abbassò o sguardo, le sembrava così strano dire quelle parole. Meg era immobile fredda e fissava la ragazza. Non riusciva a pronunciare nessuna parola, si ricordava le volte in cui era andata a casa sua il modo in cui il padre scherzava con lei, erano diventati la sua seconda famiglia e il pensiero che tutto ciò non esisteva più gli formò un buco un buco nel cuore. Una lacrima silenziosa cadde sul suo viso.  
Alex alzò lo sguardo sull’amica e vide le lacrime rigarle il viso, pianse a sua volta abbracciando l’amica.
“mi dispiace” furono le uniche parole pronunciate dall’amica. Alex si staccò da lei e asciugò le lacrime con le mani, poi fece lo stesso con l’amica. “non dobbiamo essere tristi quando siamo insieme, dobbiamo farci forza a vicenda” disse Alex e Megan annuì.
Megan prese un boccata dalla sua Camel. Le due ragazze erano rimaste su quella panchina per parte del pomeriggio parlando del più e del meno, Megan cercava in tutti i modi di sorvolare l’argomento trattato appena arrivate.
“posso provare?” chiede Alex indicando la sigaretta nella mano dell’amica.
“non puoi lo sai bene, se ti vede qualcuna delle galline della tua squadra di cheerleader sei fuori”
“siamo praticamente nel nulla, come puoi pensare che qualcuno mi veda??” chiese Alex. Megan passò la sigaretta nelle mani dell’amica che non sapeva bene cosa fare. Aveva visto molte volte l’amica maneggiarla con destrezza. La portò alla bocca e prese una boccata di fumo.
“inspira” disse Megan.
Alex obbedì e immediatamente tossì. Le bruciava la gola, aveva uno starno saporaccio amaro in bocca e le girava la testa, non capiva perché, però aveva voglia di rifarlo. Si riportò la Camel alla bocca, e lo fece fino ala fine della sigaretta poi buttò a terra la cicca, guardò Megan.
“mi sento così ribelle” ridacchiò
“oh guarda si infatti una sigaretta ti rende proprio una ribelle” rise Megan. Il telefono di quest’ultima vibrò.
“dobbiamo andare” disse e le due si alzarono e incamminarono per l’uscita del parco.
Le ragazze però erano all’oscuro del fatto che proprio mentre Alex prendeva in mano quella sigaretta alle loro spalle stava passando una delle compagne di squadra. Aveva il telefono in mano con il quale aveva appena scattato foto alle due ma soprattutto ad Alex. La ragazza inoltrò un messaggio con quelle foto all’allenatrice.
 
A casa Alex trovò tutti e due i suoi fratelli. Si misero tutti insieme in cucina a mangiare.
Rose ruppe il silenzio “sbaglio o sento odore di fumo?” disse rivolta vero Alex. Che chinò la testa ancora di più sul piatto.
“sono stata con Megan, sarà per colpa sua”.
Dopo di che il silenzio riappare, il vero motivo di quel silenzio era che il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale del padre.


angolo dell'autrice
scusate per il ritardo <3
e niente compare Megan per la prima volta e niente è fantastica e non ho nulla da dire love love

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