Mia

di Maya_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anche se è un sogno, almeno non svegliatemi. ***
Capitolo 2: *** Perchè lo fai, se sai che mi fa male? ***
Capitolo 3: *** Lei è solo e unicamente mia... ***
Capitolo 4: *** E ancora non riesco a capire cosa mi sta succedendo... ***
Capitolo 5: *** Ma quanto amo dormire... ***
Capitolo 6: *** Siete sempre sole, ma mi piacerebbe conoscervi. ♥ ***
Capitolo 7: *** Sì, è pazzesco! Ma non voglio che finisca... ***
Capitolo 8: *** LONDRA, ARRIVIAMO!!! ***



Capitolo 1
*** Anche se è un sogno, almeno non svegliatemi. ***


Sotto al loro palco. Canto ogni singola canzone, adesso le note di Kiss You invadono il palazzetto strapieno. Descrivere le emozioni che quei cinque meravigliosi ragazzi stavano provocando dentro me è impossibile, era il giorno più bello della mia vita, senza dubbio. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ma sentivo uno strano rumore.
Beep Beep Beep.
Cazzo, la sveglia! Me ne ero completamente dimenticata, la scuola!
Ma figurati se potevo essere davvero lì, a vedere i miei idoli, i miei sogni. Il sonno a volte gioca brutti scherzi.
 
Quel giorno ero più allegra del solito al pensiero che avremmo saltato due ore di lezione per partecipare all’assemblea sulle vacanze studio.
Mi alzai, con un po’ più di voglia delle altre mattine, e scesi per la colazione. Mentre spalmavo la marmellata, rigorosamente ai mirtilli, su una fetta di pane cercai di introdurre l’argomento, che fino ad ora non avevo ancora sfiorato.
-Mamma, oggi abbiamo l’assemblea sulle vacanze studio! So di non avervene ancora parlato, ma volevo farlo appena avrei avuto un po’ di informazioni in più…ci penserete se mandarmi, in base a ciò che mi diranno oggi?- Di solito i miei erano molto permissivi per questo genere di cose, infatti la risposta di mia mamma non fu per nulla negativa.
-Maya, facciamo così: a pranzo spieghi tutto a me e a tuo padre, poi ne parliamo…ma non penso che ci sia nessun problema.-
.Oh, grazie ma’. Vado a vestirmi.- E le schioccai un bacio sulla guancia.
Corsi su per le scale e spalancai l’armadio…come ogni giorno non avevo niente da mettermi, almeno secondo il mio parere, siccoe a sentire mamma avevo l’armadio pieno zeppo di vestiti!
Decisi di infilare la mano e prendere qualcosa a caso: mi ritrovai tra le mani un paio di jeans attillati, una maglietta piuttosto carina che mi ero anche scordata di avere e una felpa a mezze maniche col cappuccio nera. Ai piedi avevo le mie solite Converse azzurre, le amo! Spazzolai i capelli lisci neri e li legai in un disordinato chinon, poi mi lavai i denti. Presi lo zaino e uscii di corsa.
-Ciao mamma!- urlai, mentre spingevo la porta che si richiuse con un tonfo.
La scuola era abbastanza vicina, per questo ogni mattina andavo a piedi se papà non riusciva a darmi un passaggio e quel giorno era una di quelle mattine.
Avevo 17 anni ed ero in quarta al liceo socio-psico pedagogico. Mi sarebbe piaciuto lavorare coi bambini, un giorno.
Davanti al cancello mi raggiunse la Fre. Era in classe con me, e io la adoravo. Era come una sorella, solo molto più coccolosa e con tutti gli altri aggettivi positivi del vocabolario che nessuna vera sorella ha. Dalle elementari eravamo in classe insieme, e non avevamo alcuna intenzione di dividerci; in seconda media avevamo legato ancora di più, dopo aver sentito quei meravigliosi cinque ragazzi a X-Factor UK.
Eravamo Directioner da quasi 3 anni e mai avevamo smesso di amare quelle cinque carote che erano sempre al centro dei nostri discorsi.
Mi prese per mano e mentre attraversavamo il corridoio per andare in classe le raccontai di quel fottutissimo sogno. Quanto avrei voluto che fosse vero… Non eravamo mai riuscite ad avere tra le mani due di quei maledetti biglietti per andarli a vedere ma non avevamo mai rinunciato, neanche dopo aver saputo che quelli per il Take Me Home Tour in Italia erano finiti in 10 minuti. Non saremmo potute andare da un’altra parte, all’estero, perché avremmo avuto i genitori tra le palle in quanto minorenni e sicuramente ci sarebbe stato il sold-out anche lì.
Ma eravamo assolutamente certe che un giorno anche noi avremmo potuto vedere i ragazzi e realizzare il nostro sogno!
 
Il prof di diritto ci accompagnò nell’aula magna, dove si tenne l’assemblea. All’inizio fecero parlare i professori di inglese e di francese, sai che gioia… Mi stavo appisolando sulla spalla della Fre…sentivo il flebile brusio di sottofondo al mio sonno, ma tra le parole riuscii a distinguerne una inconfondibile: LONDRA!
Mi tirai su e guardai la mia amica: -Free! Che cazzo ha detto di Londra? Stavo dormendo…-
-Parla piano, cretina!-
Ovviamente noi ci offendevamo sempre, con parole pesanti pure, ma sapevamo che non lo pensavamo davvero così gli insulti erano ormai diventati parte delle parole che usavamo quotidianamente.
-Hanno detto che tra le opzioni che si possono scegliere c’è anche Londra…ma i ragazzi sono in tour, cazzo!- mi rispose.
-Beh, te calmati! Da ora prometto che ascolto tutto, ogni singola parola, così poi spiego bene ai miei e se facciamo tutti i calcoli a modo magari li incontriamo!-
-Sìsì, sogna pure te! Comunque non c’è bisogno che ascolti, sto registrando con l’I-Pod…anche perché anch’io mi stavo quasi addormentando!-
-Apposto, allora…-
Tornai ad appoggiarmi alla sua spalla.
 
Stavolta a svegliarmi fu la campanella. Uscimmo di corsa dall’aula, per mano. Mentre attraversavamo il corridoio diversi volti erano puntati su di noi, ma non ce ne fregava davvero nulla…ogni giorno era la stessa storia e la nostra stessa reazione: continuavamo a camminare mano nella mano imperterrite, come se nessuno ci stesse fissando e con la testa alta, con lo sguardo sempre fisso davanti a noi.
Arrivammo in classe e il prof di matematica iniziò a spiegare le equazioni, era tipo la terza volta in mezzo anno scolastico che le spiegava.
“Apposto” pensai io, un’altra ora persa… Appoggiai il gomito sul banco e cominciai a scarabocchiare con una matita sul blocco degli appunti.
-Ti piace?- Avevo finito il disegno…adesso era sotto gli occhi della Fre, che lo stava fissando: era sempre così, io disegnavo e lei rifiniva i particolari con infinita pazienza. Il soggetto erano loro, i nostri amori Hazza, Tommo, Nialler, Dj Malik e Leeyum, in stile manga.
-Adesso è perfetto.- mi rispose, dopo aver colorato di giallo appena sbiadito il ciuffo di Jawaad e aver aggiunto due ricciolini dietro alla nuca di Styles.
Aveva ragione. A casa avevo un album pieno dei nostri disegni improvvisati durante le ore di scuola, e non erano per niente male!
Oh, finalmente ricreazione! L’unico motivo per cui la maggior parte della gente va a scuola, oltre a perché è obbligata, e per l’intervallo e le macchinette.
Ma come di norma, io e la Fre non possiamo mica andare a prendere un caffè in santa pace che ovviamente i soliti sguardi sono puntati su di noi…ECCHEPPALLEEE!!!!!!!!!!!!!
Ma che cazzo c’avevano sempre da guardare, mi chiedevo io??
Ma adesso, a pensarci bene, ecco perché! Per me esisteva solo la Fre, degli altri non me ne fregava niente, ad essere davvero sinceri e per lei esistevo solo io…o almeno lo pensavo, in base alle cose che sapevo di lei e che non erano poche. Avevamo cuore e cervello solo per quello che ci importava, ovvio! Lei, i ragazzi e la mia famiglia erano le sole cose di cui vivevo. Punto. Tutto il resto non esisteva. Era nulla per me.

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Capitolo 2
*** Perchè lo fai, se sai che mi fa male? ***


La verità è che ci piaceva così, io avevo bisogno di lei, lei aveva bisogno di me e basta.
Per questo, quando vidi la ragazza più odiata della scuola venire verso di noi cercai di schivarla e cambiare direzione.
Per questo, quando la vidi passare di fianco alla Fre e prenderla a braccetto le misi istintivamente un braccio intorno alla vita per proteggerla, per impedirle di portarla via da me…
Ma evidentemente la Fre non aveva mai pensato tutto ciò che io pensavo di lei…che la amavo, che era il centro della mia vita, che mi sentivo viva solo se avevo lei a fianco e se sapevo di avere la consapevolezza che mai nessuno me l’avrebbe tolta, che lei sarebbe stata per sempre mia.
Ma ora non teneva conto di ciò che provavo io…
E forse, è stato per questo che a un tratto mollò la mia mano e mi fece un piccolo e timido gesto di saluto accompagnato da un debole sorriso. E sicuramente fu per questo che la vidi staccarsi da me e allontanarsi, avvinghiata al braccio di Alessia.
 
Non ero ancora riuscita ad accettare il fatto che adesso la Fre avesse l’Alessia come amica. Il fatto è che magari il mio stupido e fottuto cervello lo avrebbe voluto, perché sapeva che era giusto; ma il mio cuore no. Il mio cuore non ce la faceva, e qualcosa, forse anche un po’ di gelosia, gli impediva di arrendersi a questa evidente verità.
 
Ormai erano due giorni che ero distesa sul letto a piangere… dopo che la Fre aveva lasciato la mia mano il mio corpo era diventato gelido, glaciale, senza il calore di lei a fianco. Ero corsa dalla parte opposta, verso la mia classe ed ero riuscita a stento, non so come, a trattenere le lacrime. Dissi alla prof che avevo vomitato e che andavo a casa… non disse niente, forse aveva capito come stavo. Di merda, davvero.
Arrivai a casa e mi sedetti per terra, con la schiena appoggiata al letto. Avevo la testa tra le ginocchia, adesso ero davvero nel mio mondo. Sola, in silenzio. Tutto ciò di cui avevo bisogno per riflettere era questo.
Ciò che mi aveva fatto più male era che la Fre avesse infranto il nostro patto. L’avevamo fatto molto tempo fa, verso i 7 anni, penso. Eravamo legate da qualcosa di invisibile ma molto forte, come due gemelle. Avevamo scritto su un foglio di carta una specie di filastrocca, adesso non la ricordo, ma diceva più o meno che fino a quando avremmo vissuto non avremmo dovuto avere altre amiche oltre l’una all’altra. Non so se per lei valesse ancora, ma per me si. Non so nemmeno se fosse valido, solo per il fatto che eravamo piccole e ancora inconsapevoli del mondo che ci circondava, ed era come fare un patto tra due ubriache, ma io ci tenevo moltissimo.
L’avevamo seppellito in un campo di grano, vicino alla mia casa in campagna, dove con la sua famiglia passavamo la maggior parte della vacanze estive. E per me era ancora molto importante.
Non ho idea di quanto restai in quella posizione, ma credo che alla fine mi addormentai sul pavimento. Ero sfinita.
In dormiveglia sentii mia mamma entrare in casa e correre su dalle scale. Immaginai avesse visto la mia roba buttata a terra, in salotto; appena ero entrata avevo lanciato zaino, felpa e cellulare e mi ero isolata da tutto e da tutti.
Mi accarezzò la testa e mi sentii subito meglio. Erano le sei di pomeriggio, e tutto ciò che riuscii a mandare giù fu una tisana ai frutti di bosco bollente, che mi aiutò a calmarmi e a schiarirmi le idee.
A cena raccontai tutto ai miei, non avevo segreti con loro e riuscivano sempre a consolarmi. Infatti mi chiesero delle vacanze studio e riuscirono abilmente a far incentrare i miei pensieri su qualcos’altro.
Iniziai a parlare: - In pratica, ci hanno detto che la città di quest’anno è Londra…c’è un college che ci ospiterà, con la piscina e c’è anche la discoteca! Ma vi immaginate??- Ecco, adesso la mia testa era davvero incentrata su qualcos’altro.
- La cifra sarebbe 700 euro per una settimana lì, e non è tanto, daii…-
- Chi vi accompagna?- chiese papà.
- La prof di inglese e basta…non penso che ci sarà molta gente della nostra classe, tanto.
- Ok…quando è?- stavolta era mamma. Ero quasi sicura di ciò che avrebbero risposto, perché quando facevano tante domande significava che erano interessati, e se erano interessati, voleva dire che mooolto probabilmente ci sarei andata.
- L’ultima settimana di luglio, mi pare che abbiano detto…-
- Io direi di sì…tu cosa dici?- chiese a papà.
- Anche per me va bene, ma stai attenta…-
- Sì, papà…ma mancano ancora tre mesi.- risposi.
- Lo so, ma te è sempre meglio avvertirti!-
- Uhhh grazie mille! Vi adoro, davvero! Siete i migliori!-
Corsi ad abbracciarli tutti e due, ma stretta al collo di mamma mi tornò da piangere.
- Cosa c’è amore?-
Mi rabbuiai al pensiero.
- Dovevo andarci con la Francy.- ammisi. – Non ho amiche a scuola e non saprei con chi andarci…da sola no, sicuro.-
- Vedrai che vi chiarirete presto, tranquilla.-
- Mamma, è da due giorni che non mi chiama né dice niente…-  stavo davvero lottando contro me stessa per trattenere le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all’altro.
- E come lo sai? Hai sempre dormito, in pratica, e non avresti sentito il campanello suonare. E poi hai controllato il cellulare?- me lo chiese perché si era accorta che non lo avevo toccato per un po’ di tempo, e forse le sembrava strano, siccome in pratica ci ero sempre attaccata.
- Ehm…in effetti no.-
Presi l’I-Phone da sopra al tavolo, dove lo aveva messo mamma, e sbloccai la tastiera.
Cazzo!!

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Capitolo 3
*** Lei è solo e unicamente mia... ***


- Allora??- Mamma era impaziente, forse anche più di me, oserei dire.
- Dieci chiamate perse e sette messaggi.- dissi, almeno un minimo confortata e consapevole che mamma avesse sempre, davvero ragione, siccome erano due giorni che per me il cellulare praticamente non esisteva.
- Adesso vado su a leggerli…grazie di tutto, davvero.-
- Figurati, piccola.- Odiavo quando mi chiamavano così. Avevo 17 anni, in fondo, e non è che mi considerassi proprio proprio una bambina…ma vabbè. Loro mi avevano aiutato moltissimo e poi…cioè, sarei partita per Londra. Mi ricordai ancora una volta della Fre, e dei messaggi.
Corsi su per le scale, e mi sedetti sul letto in obliquo con la schiena giù dal bordo. Serviva per rilassarmi, e per far confluire il sangue alla testa. Ne avevo davvero molto bisogno in quel momento. Ero nervosa, e non poco.
 
Aprii il primo:
“Mayaaa!!!! Se mi leggi, scrivimi. Non capisco cosa ti ho fatto di male e se tu fossi gentile me lo potresti spiegare. Ti prego…se non rispondi ti bombarderò di messaggi!! Daiii xx”
Perfetto…così adesso faceva pure finta di non sapere neanche il motivo, come se la stronzata l’avessi fatta io…ma finchè non l’avrebbe capito, con lei volevo chiudere.
 
Aprii il secondo:
“Heiii buona notizia!! I miei hanno detto sì per le vacanze studio…e i tuoi?? Ma mi spieghi che cazzo ti ho fatto??”
Stavolta i baci non li aveva messi. Volevo sperare che se li fosse solo dimenticata. Che palle, mi era venuto da piangere e non ci riuscivo…
 
Aprii il terzo:
“Maya, ti prego, dai cazzo rispondiiii!!!!! Sono le quattro, e ti ho chiamato tre volte, ma che hai?? Mi manchi troppo xx”
Sì, probabilmente i baci se li era scordata. E come facevo a mancarle? Ma che corresse dall’Alessia, adesso aveva lei, no?? Che cazzo voleva da me, allora?
 
Aprii il quarto:
“Maya…forse il motivo adesso l’ho capito. È per l’Alle, vero?”
Bene, allora eravamo tutti più felici se le aveva anche dato il soprannome…che due palle. Odiavo l’Alessia, e adesso forse avrei dovuto odiare anche lei, ma non so se ne sarei mai stata capace.
 
Aprii il quinto e questo era un po’ più dolce…
“Maya, amore mio…sai che con te non ho mai avuto segreti e adesso ti dirò tutto perché non ce la faccio più senza vederti.
L’Alessia ha un fratello troppo figo e ho cercato di avvicinarmi a lei solamente per conoscere lui…forse ho sbagliato a non dirti niente, ma spero che tu possa capirmi e perdonarmi. Rispondimi, topa <3”
Era una minchiata, però…adesso tutta la scuola l’aveva vista con lei, e ero molto delusa da questo. Ma ero almeno un pochino sollevata perché mi aveva spiegato come erano andate le cose…
 
Aprii il sesto, l’aveva mandato stamattina:
“Maya, adesso hai rotto la minchia…ho telefonato altre quattro volte e non rispondi. Ma sto facendo una cosa, ora, e tu non lo saprai mai a meno che non scendi sotto casa tua fra due ore. Quando vedrò il tuo viso sarò davvero felice. Ti aspetto, F <3”
Non so se avevo intenzione di andarci, sapevo solo che il mio cuore avrebbe voluto stringerla e tenerla per sempre con sé.
 
Aprii il settimo, era di dieci minuti fa…
“Amore, sono qui sotto e aspetterò tutta la notte, finchè non scendi…non voglio perderti <3”
 
E adesso che cazzo dovevo fare? Fuori era già buio, almeno da un’ora, e in fondo la scusa che aveva usato per giustificarsi era davvero moolto credibile. Non sapevo se fosse vero o meno, ma credibile di sicuro. Scendo o no? Cazzo, non sapevo che fare… Ma contando che la adoravo, allora…
Avevo già ai piedi le Converse e stavo mentalmente pregando che non se ne fosse andata. Ma aveva detto di no, aveva detto che avrebbe aspettato tutta la notte e se ci teneva davvero a me l’avrebbe fatto.
Corsi veloce al bagno per fare pipì, poi mi infilai la felpa della tuta e mi lanciai giù dalle scale… Abitavo al quinto piano, ma l’ascensore ci avrebbe messo troppo e io volevo sapere.
Ma non era tanto la curiosità che mi spingeva a correre a velocità folle giù dalle scale…
Era la voglia ormai diventata incontenibile di riavere qualcosa di mio, qualcosa che mi apparteneva…cazzo, era da due giorni che non stavamo insieme e mi mancava come se fosse via da un anno. Non credo che reggerei neanche una settimana la sua assenza.
La Fre è parte di me, lei è solo e unicamente mia.
Per questo, quando all’improvviso spalancai la porta dell’ingresso e me la ritrovai davanti, con la felpa umida di pioggia e i capelli biondi bagnati di pioggia, ebbi una fitta al cuore.
 
 
Heii, ciao a tutti  :) Scusate se negli altri due capitoli non ho scritto, ma ero molto di fretta. Mi piacerebbe sapere se la Fan Fiction vi piace e cosa ne pensate…mi lascereste qualche recensione, anche piccola piccola?? Grazie mille in anticipo, al prossimo capitolo :)

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Capitolo 4
*** E ancora non riesco a capire cosa mi sta succedendo... ***


Adesso ce l’avevo davanti. Dovevo dirle talmente tante cose che non ne ricordai nemmeno una. Eravamo lì tutte e due, io con il fiato corto per la corsa. Sul ciglio della strada, immobili.
Ci doveva essere un bel po’ di casino, a quell’ora della sera. Noi però non lo sentivamo. Tutto ciò che riuscivo a percepire era il suo profumo, quello che avevamo comprato insieme in centro. Sentivo il suo respiro, e il mio. I nostri cuori battevano insieme. E mi buttai tra le sue braccia. Come due metà, unite combaciavamo perfettamente.
- Mi sei mancata.- sussurrai piano al suo orecchio.
Avevo freddo, ma quasi non sentivo l’aria fresca che mi soffiava sulla pelle oltrepassando la stoffa della felpa leggera, avvolta nel suo dolce abbraccio.
- Anche tu.- ripose lei.
- Oh, ma certo che proprio non riusciamo a stare staccate un secondo, io e te!- aggiunse dopo. Scoppiammo a ridere.
Era ciò che più amavo di lei, il fatto di riuscire sempre a trovare la parte buffa di ogni cosa e farmi sorridere tra le lacrime.
La presi per mano e risalimmo di nuovo le scale, stavolta lentamente.
Aprii la porta e passando dalla sala vidi mamma sul divano. Ci guardò e non disse niente, però potrei giurare di averla vista sorridere, mentre si voltava nuovamente verso la televisione accesa.
Andammo in camera mia. Io mi sedetti sul letto nella mia posizione preferita, con le gambe incrociate come per fare yoga. Lo facevo anche, a volte.
Lei sdraiata per terra, con le mani sotto alla nuca che guardava il cielo azzurro con le stelle dipinto sul mio soffitto. Sembrava non fosse successo niente tra di noi; poi si voltò verso di me.
Restammo per un po’ così, a fissarci senza parlare.
Poi iniziò lei: - Scusami…è che non mi è passato neanche nell’anticamera del cervello che potesse darti fastidio. Poi ci ho pensato, e ho capito di aver davvero sbagliato. Ti amo, topa. È solo che…ci sono arrivata dopo, sai la mia testa…-
- Sì, lo so. Ti voglio bene, sul serio. Non vivrei senza di te.- le risposi.
- Allora vieni alle vacanze studio??- mi chiese poi.
- Hei, che domande! Ma certo che vengo, non vedo l’ora!!!-
Tra tre mesi saremmo state a Londra. Mi immaginavo già seduta a un tavolo, da Nando’s trascorrendo il tempo a chiacchierare e soprattutto mangiare. Non vedevo l’ora.
- Amore…- continuò. – Ti ho portato un regalo. Sei la solita ritardata che si scorda sempre le cose…ti dice niente la data di ieri l’altro??-
Ma perché mai avrebbe dovuto farmi un regalo? Non era nemmeno il mio compleanno, e soprattutto quella data per me era uguale a tutte le altre. Adesso so che non avrei mai scordato quel giorno.
- Ehm…in realtà no…che succede??- risposi, un po’ dispiaciuta.
- Succede che posso andarci da sola, il primo di agosto, al concerto dei ragazzi??-
- COOOOSA????- stavo gridando.
Cazzo, minchia, che il mio cervello vada a farsi fottere! I biglietti erano stati messi in vendita l’altro giorno! Come cazzo avevo fatto a scordarmelo?? Come?
- Tu cosa??- ero incredula.
La Fre mi stava sventolando sotto alla faccia un biglietto arancione. Ne presi in mano uno, e lo lessi: “ONE DIRECTION. 1 AGOSTO 2013. LONDRA.”
Cazzo.
- Come minchia hai fatto?-
- Hei, ma ti calmi? Basta parolacce, non c’è bisogno…li ho semplicemente presi appena li hanno messi in vendita.-
Certo, era tutto così semplice per lei… ha cliccato ed aveva fatto. Ma per me, che ero abituata a vedere infranti tutti i miei sogni e a non ottenere subito ciò che volevo, tutto questo era davvero meraviglioso.
Non è possibile, continuavo a ripetermi…
Non ci credevo, in realtà, ed ero quasi sicura che la Fre mi stesse prendendo per il culo, infatti iniziò a ridere.
- Ma allora lo fai apposta?-
- Uff…ma che ho fatto?? Non posso neanche ridere adesso? Ma sei schizzata o cosa? Forse era meglio se non te li davo i biglietti…avrei dovuto aspettare che fosse il 30 luglio.-
- Esatto, lo stavo pensando anch’io…beh, oramai…-
Restammo per un po’ in silenzio, a riflettere su qualcosa che non sapevamo neanche noi bene cosa fosse… poi parlai: -Oddio, ma Fre…noi siamo minorenni e a Londra da sole non possiamo mica starci, dopo le vacanze…-
- Ma Maya, sei normale? Ti è proprio partito il cervello…ma quello era già partito  da un po’…ehm…comunque, te quando li compi gli anni, stordita?-
- Lo sai… il 17 luglio.- non capivo ancora…
- Fai due conti…et voilàà!-
La matematica non era mai stata il mio forte ma questo calcolo era facile…
E quando finii di contare capii che davvero la Fre era nata per sconvolgere la mia vita…

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Capitolo 5
*** Ma quanto amo dormire... ***


E…
- Oddio!! Andrò a Londra maggiorenne!!- Adesso stavo letteralmente saltando per la stanza, e gridando non piano, per la gioia dei vicini.
- E’ impossibile! Non ci credooo!!-
- Che succede?-
La testa di mia mamma fece capolino dalla porta. Le saltai al collo.
- Mamma, andrò al concerto dei ragazzi!! E sarò pure maggiorenne!!-
Sorrise maliziosamente, e non sembrava per nulla sorpresa dalla notizia, poi fece l’occhiolino alla Fre.
- Ah, vi eravate messe d’accordo!- esclamai.
- Esatto!- risposero all’unisono. Scoppiammo tutte e tre a ridere come delle sceme…
Cazzo!
 
La Fre restò a dormire da me quella sera…forse sarebbe stato davvero molto meglio se non mi avesse detto niente, durante la scuola, perché non riuscivo più a formulare frasi coerenti. Mi girava la testa, e dopo che mamma fu uscita mi sdraiai.
Avevo solo bisogno di parlare, di sfogarmi, perché adesso l’unico pensiero che mi passava per la mente erano i ragazzi che cantavano sotto i nostri occhi. E potevo parlarne solo con lei, che con me condivideva tutto e sicuramente non mi avrebbe fatto rinchiudere in manicomio solo perché riuscivo a dire soltanto queste parole o qualcosa di simile: - Cazzo! Cazzo, non posso crederci! E’ impossibile! Oddio, magari mi sono reincarnata  in un’altra persona e adesso sto vivendo la vita di un’altra…oddio!!!!!!!!-
- MAYAAAAAAA!!!!! CAZZO, MA TACI UN SECONDO? NON TI SEI REINCARNATA, STAI VIVENDO LA TUA VITA E ANDRAI A LONDRA!!!! MA VORREI DORMIREE!!!-
Mi ammutolì. Non mi ero accorta che erano le 11 e mezza e saremmo dovute andare a scuola.
- Scusa, hai ragione. Mi dispiace… Dormiamo, adesso.-
- Oh, per fortuna che l’hai detto!! Non ci speravo più, ormai…-
- No, dai… Vieni qui.-
Le feci posto sul letto, sotto le coperte, siccome era ancora distesa sul pavimento. Mi prese il viso, e mi diede un bacio sulla guancia.
- Notte, amore mio…-
- Notte, carotina. Ti adoro, lo sai, vero?-
- Certo, anch’io…-
Chiusi gli occhi, e cullata dal ritmo fantastico dei nostri respiri e dal pensiero degli occhi scintillanti dei ragazzi, mi addormentai.
 
Certo che è proprio logorante l’attesa…
Mi ero appena svegliata e stavo già pensando a Londra.
Chiamavo la Fre perché si alzasse, siccome eravamo già in ritardo. Ma da un lato, l’avevo tenuta sveglia fino alle 11 e mezza, quindi aveva ragione a voler restare a letto. In realtà, anche io ero stanchissima.
Mi sdraiai di nuovo, e in un secondo chiusi di nuovo gli occhi, cadendo nel modo dei sogni.
La porta si aprii dopo un po’. Entrò mamma, o almeno mi sembrava che fosse lei. Riuscii a dischiudere la palpebra, in modo da poter vedere chi era appena entrato. Sì, era mamma. Ci stava guardando dormire, poi chiuse ancora la porta e si allontanò.
Non sapevo perché non ci avesse svegliato, ma la ringraziai mentalmente per non averlo fatto e tornai a dormire.
Mi svegliò la Fre a mezzogiorno…avevamo saltato scuola, e non potete immaginare quanto fossimo dispiaciute di questo.  
Mamma ci aveva preparato le lasagne, e mangiammo tutto. Al pomeriggio andammo a fare un giro in centro e tra i negozi ci venne voglia di comprare i vestiti per il concerto. Certo, sapevamo che mancavano ancora circa 3 mesi, ma la verità è che quel giorno era davvero un bel giorno per lo shopping, e siccome era appena iniziata la primavera c’erano anche i saldi.
Io comprai dei jeans alla coscia cortissimi, siccome sarebbe stato agosto, e una canotta bianca con sopra una maglietta scollata beige.. ai piedi avrei avuto le converse azzurre. Non mi è mai piaciuto vestirmi elegante, e decisamente non me la cavo bene a scegliere vestiti e scarpe col tacco…
Preferisco mille volte la roba sportiva o i jeans, per essere comoda, e mi vesto elegante mooolto raramente.
La Fre, invece, prese  un paio di Blazer azzurre e una canottiera nera.
Quando tornammo, lei andò a casa sua per cena. Io andai a letto presto, verso le 9.30, siccome ero in astinenza di sonno e dovevo andare a scuola. Non avevo studiato un cazzo, ovviamente, ma se mi andava bene non avrebbero interrogato, quindi ero a posto…
Mi addormentai, ma feci fatica…insomma, come fai a prendere sonno se sai che tra tre mesi andrai al concerto che aspetti da una vita? I miei sogni furono tranquilli…
 
Beep. Beep. Beep.
Di nuovo quel fottuto suono! Avrei dovuto sicuramente cambiare la suoneria…ormai non ne potevo più!
Bene, tanto ormai dovevo alzarmi…feci una doccia veloce, colazione, trucco, vestiti, mi lavai i denti e uscii.
Davanti a scuola incontrai la Fre in cortile.
Era agitata, e mi corse incontro abbracciandomi che quasi mi soffocava.
- Maya, cazzo! Mi ha baciato! Ci siamo messi insieme, ti rendi conto?- mi urlo nelle orecchie. Tutti ci stavano guardando, tanto per cambiare.
La guardai negli occhi, e incazzata nera urlai: - COOOSAAAAA?????-

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Capitolo 6
*** Siete sempre sole, ma mi piacerebbe conoscervi. ♥ ***


Non era la prima volta che lo faceva, e questo non mi era mai andato bene. Da quando ci eravamo conosciute, ogni anno si era messa con almeno due o tre ragazzi diversi, solo che ognuno di loro l’aveva sempre tradita, lei ci era sempre stata male e ovviamente io la consolavo. Non che questo mi dispiacesse, ovvio, anzi, all’inizio mi faceva anche piacere, ma dopo un po’ che va avanti così permettetemi di dire che rompe, e non poco, soprattutto per me che non ho mai avuto un ragazzo.
- Non di nuovo, ti prego…ne abbiamo già parlato, e mi sembrava che fossi d’accordo anche tu!- dissi indispettita.
- Ma stavolta è diverso…lui è davvero l’amore della mia vita!-
- Che cazzo, Fre! Non parlare così! L’hai sempre detto, e come è andata a finire ogni benedetta volta?- Stavolta ero davvero scazzata. Lei si stava evidentemente cercando di trattenere le lacrime.
- Lo so…ma ti giuro che è diverso!-
- Cazzo, ma lo capisci?! Non puoi pretendere di parlare dell’amore della tua vita a 17 anni! Ma cos’hai in testa??-
Ora le lacrime le rigavano le guance conoscevo bene questa reazione: ogni volta che sapeva di avermi tradita o di non avere ragione piangeva.
Provai a ragionare tranquillamente perché stavo andando fuori di testa, e un poco ci riuscii: - Va bene Fre, abbiamo appena litigato e non voglio che discutiamo ancora…fai come vuoi, ma sappi che se stavolta ti farà soffrire non dovrai venire a lamentarti o a farti consolare da me.-
- Va bene, grazie.- era calmissima ora. Non disse più nulla e mi abbracciò, poi entrammo a scuola. Non me lo sarei mai aspettata quell’abbraccio, ma lo ricambiai immediatamente senza esitare. Le volevo bene. Troppo. Ma in fondo andava bene così.
 
Uscimmo a mezzogiorno, quella mattina.
 
Mentre uscivamo dal cancello del cortile per andare a casa, si avvicinò a noi una nostra compagna… non mi ricordavo bene il suo nome, siccome non cagavo nessuno, e non le rivolsi parola. Iniziò a parlare: -Ciao! So che non avete amici a scuola…però sembrate davvero simpaticissime, e ho visto che durante le lezioni disegnate. Posso vederli?-
Non dissi niente. Sia perché non volevo fare figure di merda siccome non ricordavo il suo nome, sia perché non mi andava che ‘sta qua si intromettesse nella mia, anzi, nella nostra vita.
La Fre, ovviamente, rispose con un po’ troppo entusiasmo: -Certo! Dai Maya, tirali fuori.- Le risposi con una specie di grugnito, per farle capire che non mi andava assolutamente, così mi prese la borsa dalla spalla e iniziò a frugarci dentro per cercare i manga.
 
Ah, ecco. Mi era venuto in mente il nome! Si chiamava Gioia, o almeno credo.
 
Tornando a prima…lo so, direte che sono stronza. Ma non mi considero così. Il problema è che sono fin troppo esageratamente gelosa. Mi dispiace, ma è più forte di me. Non ce la faccio, se una cosa è mia è mia e punto.
Ma forse stavolta era diverso. La Gio era venuta a parlarci anche se non ci conosceva, e anche se sapeva che non l’avremmo probabilmente considerata.
Divenni all’improvviso amichevole, nemmeno la Fre mi aveva mai visto così e infatti iniziò a guardarmi male.
Accompagnammo Gioia a casa, e decidemmo di trovarci lì anche al pomeriggio.
Arrivai, e suonai il campanello. La Fre era già lì, e mi accolse quasi urlandomi nelle orecchie che dovevano dirmi subitissimo una cosa importante!
Ci sedemmo sul divano, con una tazza di the e i biscotti a portata di mano e iniziammo a chiacchierare…
- Mi ha detto la Fre che dopo le vacanze studio andate al concerto dei ragazzi! Stupendo!- Disse, rivolta a me.
- Sì, è vero. E siccome me l’hai ricordato, non penso che riuscirò a dormire stanotte, data l’agitazione.- Le risposi.
- Ahahahah davvero? Scusa, mi dispiace tantissimo.- ridacchiò.
- No, tranquilla, fa nulla. Ma tu ci vai alle vacanze studio?- Le chiesi, un po’ incuriosita.
- Sì, e non vedo l’ora!-
- Ehi, che bello! Siamo insieme, allora! Oddio, non ci credo!-
- Sì Maya, però stai calma, adesso.- Era la Fre, che conosceva bene il mio carattere, che mi sconvolgevo la vita per qualsiasi cosa.
- Sisi, tranquilla, adesso la smetto.- dissi.
- E quale sarebbe la cosa importantissima che dovevate dirmi?- continuai.
- No, nulla…solo che…- Continuavano a guardarsi negli occhi, facendosi sorrisetti d’intesa.
- Allora?- Insistevo. Ebbene sì, sono molto impaziente.
- ANCHE LA GIO VIENE AL CONCERTO!!!!!!!!!!!-.
 
 
Ehiii c:
Ciao a tutti, e per prima cosa scusatemi moltissimo il ritardo nell’aggiornare, e la lunghezza del capitolo, ma la scuola… vabbè, lasciamo stare.
Adesso che finalmente è finita, comunque, prometto di aggiornare ogni volta che posso. Grazie di aver letto, e chi ha inserito la storia tra le seguite, preferite e ricordate.
Ciauuu <3 xx

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Capitolo 7
*** Sì, è pazzesco! Ma non voglio che finisca... ***


-ANCHE LA GIO VIENE AL CONCERTO!!!!!!!!-
-Eh?- non ero proprio felice, semmai incredula...c'erano state troppe cose meravigliose per essere vere nell'ultima settimana, e faticavo a
credere che fosse possibile tutto ciò... Quando però realizzai che la Gio veniva DAVVERO, mi misi a urlare!
-Non ci credo! Cazzo! Ma avete idea di quante cose sono successe?? È la settimana che mi sta cambiando la vita, questa!-
-Eh oh...- a loro non fregava un granchè.
Ma non avevano torto...ero io che semplicemente mi sconvolgevo per tutto, anche le cose banali...
Ok, queste non erano cose banali, ma vabbè...
-Vi va se andiamo insieme?- rispose la Gio.
-Ma certo, che cazzo di domande fai??- la guardammo male.
-Hei scusate, era per essere sicura...-
-Ok... Ma tu quando compi gli anni??- volevo sapere se per il concerto fosse stata già maggiorenne.
-Io li ho già compiuti, il 17 febbraio...-
Io e la Fre ci voltammo tutte e due nel preciso istante, e scoppiamo a ridere. La Gio, invece non capiva cosa stesse succedendo.
-Il fatto è che non riusciamo a crederci...- cominciò la Fre.
-Anche noi due siamo nate il 17...- continuai io.
-Già...io in maggio e lei in luglio.-
-Ok, non posso crederci...ma fa lo stesso, voglio solo pensare ai ragazzi ora!-
-Ma allora sei identica spiaccicata a noi! Siamo uguali, oddio!-
Eravamo gemelle perfette, per il carattere.
E anche l'aspetto fisico non era da escludere, a parte che io ero l'unica con gli occhi azzurri.
-Ragazze, ma che ora è?-
-Occazzo! Sono le sei...-
-Uffi, di già?-
-A quanto pare...io comunque devo scappare! Vado a casa...- era vero.
Dovevo riordinare la camera, fare la lavatrice e cucinare, tutto entro le 7.30.
E vi assicuro che riordinare la mia stanza sarebbe stata un'impresa davvero difficile che avrebbe richiesto un bel po' di tempo...
-Va bene, ciao! Ci vediamo domani a scuola.-
Diedi un bacio a tutte e due, e uscii.
L'aria leggera mi accarezzava la pelle. C'era ancora luce, e approfittai per andare a prendere un gelato.
Gli unici gusti che mi piacciono sono quelli alla frutta... I miei preferiti, però, sono sempre fragola e limone!
Stavolta presi melone, anguria e fragola, con la nutella dentro al cono e la panna montata sul gelato. Cazzo, che buono!
E un'altra settimana di semi-dieta era andata a farsi fottere, insieme con la mia promessa di darci un taglio con i dolci per un po'...
Dopo aver messo tutto in ordine, diviso la roba da lavare scura da quella bianca e aver fatto ben due lavatrici, andai in cucina.
Non mi andava di preparare un piatto troppo elaborato, e siccome per mamma e papà l'importante era solo mettere qualcosa sotto i denti
prima di andare a dormire, optai per del riso in bianco con il pane che aveva preso mamma stamattina.
Andai in camera mia, dopo cena, e accesi il portatile.
Su Facebook c'era una chat aperta, era quella con la Gio e la Fre, ma stavo crollando dal sonno e decisi di spegnere.
Diedi la buonanotte a tutte e due e chiusi il pc. Lo posai sulla scrivania, poi presi il libro dei ragazzi e iniziai a sfogliarlo, soffermandomi su tutte le foto. Quanto erano topini ♥
E pensare che tra due mesi li avrei visti davvero non era realtà, per me.
Dopo mezz'ora non ce la feci più. Malgrado oggi fosse stata una giornata piuttosto soleggiata, fuori aveva iniziato a piovere, e le goccioline che cadevano sulla finestra facevano un dolce suono, che assomigliava ad una ninna-nanna.
Andai a letto, mi coricai sotto le coperte azzurre e spensi l'abat-jour.
Piano piano le mie palpebre cominciarono a farsi pesanti, e iniziarono a chiudersi...ora dormivo, tranquilla.
Domani sarebbe stata un'altra giornata, e man mano che i giorni passavano diminuiva il tempo che avrei dovuto aspettare per vedere i miei cinque meravigliosi idoli.

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Capitolo 8
*** LONDRA, ARRIVIAMO!!! ***


Oggi è il 23 luglio, e domani partiamo! Non ho ancora realizzato del tutto dove sto per andare, anche se stanotte non sono riuscita a chiudere occhio per l'ansia... figuratevi come mi sentirò domani.
Nella valigia avevo messo le cose importanti:
vestiti, intimo, I-Phone, I-Pod, caricabatterie, spazzolino, dentifricio, creme da viso e da corpo, pigiama, asciugamani, e due paia di costumi perchè
non si sa mai... là c'era la piscina ;)
Mandai un messaggio alla Fra, poi lo inoltrai alla Gio:

Mi arrivò subito la risposta dalla Fre, che aveva sempre il cellulare a portata di mano...

Dopo pochi minuti sentii suonare il campanello, e corsi ad aprire.
Me le ritrovai davanti, e mi faceva uno strano effetto sapere che tra meno di 24 ore saremmo state insieme, lontano da casa, a LONDRA e per di più senza genitori...senza contare ciò che sarebbe successo l'uno agosto. Non volevo neanche parlarne...già ero agitata di mio, e se qualcuno me lo ricordava diventavo isterica.
Odio aspettare, per qualsiasi cosa.
Andammo in camera mia, e iniziammo ad elencare il contenuto di ogni valigia.
Prima parlò la Fre...
-Alloooora... pantaloni, maglie, calze, slip, reggiseni, maglia dei ragazzi, cellulare e I-Pod, caricabatterie, asciugamani e un vestito
corto...voi??-
-Io ho messo tutto quello che hai detto, senza il vestito e più due costumi, siccome là c'è la piscina...poi ho preso due creme, e se comunque non vuoi lavarti i denti per una settimana...- risposi.
-Oddio, è vero! Sarò cogliona??-
-Mannòòòòòò!!- dicemmo in coro io e la Gio, poi ci battemmo il cinque...tra tutte la più cogliona è proprio lei!!
-Ma che care amiche ho appena scoperto di avere...te Gio cosa hai preso??-
-Ragazze, vi siete dimenticate le cose più importanti!!!!- disse in tono semi-tragico.
-Cosa??-
-Trucchi, spazzola, e poi i profumi...io li adoro!-
-Bene, se proprio insisti adesso li metto!- risposi.
-Ma certo che insisto...come volete andarci al concerto, scusate!-
-Si Maya, dai ha ragione.- disse la Fre
-Oh, perdono!- dissi, col tono di chi vuol far credere di essere davvero dispiaciuto...
-Si, perdonata!- dissero guardandosi.
-Ragazze, io devo andare...se non dormo almeno 12 ore non ce la posso fare, e sono già le 7...penso che andrò a letto alle 8.30, tanto prima
che mi addormenti...- iniziò la Gio.
-Idem noi...- disse la Fre per tutte e due.
-Allora andiamo...ci vediamo domani davanti alla scuola, non fate tardi.- continuò.
-Ma certo che no!- ribattei.
-Dai, che Londra ci aspetta!- La Fra era fin troppo entusiasta...
Eravamo già giù dalle scale. Ci abbracciamo, poi si incamminarono verso casa. Quanto ero fiera di essere loro amica...eravamo perfette, insieme.
Feci la doccia, e poi cenai...decisi di mangiare un infinità di dolci, tanto sapevo già che la mattina seguente non sarei riuscita a mandare giù nulla, per la troppa ansia...
Mi ranicchiai sotto alle coperte,e per la prima volta in tutta la mia
vita riuscii ad addormentarmi quasi subito.
 
You're insecure, don't know what for!
Stava suonando la sveglia, erano le 8.30. Stavolta avevo cambiato la suoneria, non ne potevo davvero più di sentire tutte le mattine quell'odioso Beep Beep Beep...almeno così la giornata iniziava bene :3
Mi buttai praticamente giù dal letto, e mi fiondai in bagno: feci la doccia, mi pettinai e mi lavai i denti, poi corsi in camera a vestirmi. Avevo optato per qualcosa di comodo, quindi avevo i leggins neri, una canotta bianca con sopra una felpa blu chiaro. Un filo di matita per risaltare i miei occhi azzurri, e uno spruzzo di profumo.
Andai a svegliare papà, che doveva portarmi a scuola, e salutai mamma. Dopo tutte le sue solite e inutili raccomandazioni riuscii finalmente a salire in macchina e partimmo. Erano le 8.50, perfetto orario.
Ero davanti al liceo. In mezzo ai ragazzi che dovevano partire cercai subito la Fre e la Gio, ma non le vidi...a trovare me però fu qualcun altro.
-Ciao, non ci siamo mai parlate dall'inizio dell'anno, ma vorrei conoscerti. Mi sembri ok...solo che dovresti curare di più il tuo look! Non si abbina il nero con il blu!-
Era la voce stridula dell'Alessia.
-Non dirmi che parti anche tu...-
-Si, vengo a Londra con te...non sei felice?-
-Si, sto morendo dalla voglia di passare una settimana in compagnia della ragazza, o dovrei dire puttana (?) più conosciuta della scuola...-
-Mi hai dato della puttana?? A me??-
-Si, dovresti lavarti le orecchie alla mattina, non ci senti molto bene, mi sembra- quasi le ringhiai in faccia.
Stetti zitta per circa due minuti, volevo vedere la sua
reazione...intanto mi guardavo intorno per trovare le mie amiche, mentre lei teneva gli occhi puntati sul mio viso.
-Allora lo fai apposta! Perchè non rispondi??-
-Primo, non hai fatto nessuna domanda. Secondo, non sono tenuta a rispondere a te. Terzo, stavo solo pensando ad un modo per impedirti di partire, siccome non riesco a stare neanche un quarto
d'ora con te vicino, figuriamoci una settimana.- sbuffai.
Non ne potevo davvero più. Solo 5 minuti e aveva già rotto le palle.
Andai al bar di fronte siccome non era ancora arrivato il pullman per andare in aereoporto, e presi un cappuccino con poco latte.
Ne presi due sorsi mentre camminavo, e fui di nuovo in mezzo alla folla.
Nella calca di ragazzi e madri agitate per la partenza imminente dei loro figli intravidi finalmente la Fre e la Gio. Anche loro mi avevano visto, perchè vidi che cercavano di avanzare verso di me.
Notai anche Alessia, e nel frattempo il pullman era arrivato e stava parcheggiando.
Mentre le passavo di fianco, feci finta di inciampare (Cosa che mi riuscii piuttosto bene, siccome stavo quasi per cadere -.-") e le rovesciai addosso quello che era rimasto del mio cappuccino, quindi circa metà tazza. Mi aspettavo che da un momento all'altro si sarebbe messa a sputare fuoco, sembrava un drago inferocito, lo giuro.
Mancava solo il fumo dalle orecchie.
-Che cazzo hai fatto?? L'avevo comprata ieri questa maglietta!! E tu la rovini con un fottutissimo cappuccino??- Stava gridando, e facendo una figura di merda, oltretutto.
-Ops! Scusami, non l'ho fatta apposta!- dissi con la classica faccia da finta dispiaciuta.
-Io fossi in te correrei a casa a cambiarmi! Non vorrei mai atterrare a Londra con una maglietta macchiata di caffè!- aggiunsi, per provocarla.
-È quello che avevo intenzione di fare! Ma non mi servono i tuoi stupidi consigli!- e corse via.
Mi girai, e tipo mezza scuola mi stava guardando, chi contrariato, chi sorridendo leggermente, o chi rideva in modo esagerato. Feci un piccolo sorrisino imbarazzato e mi diressi verso il pullman, su cui ormai stavano iniziando a salire le persone. La prof di inglese
stava facendo l'appello, per vedere se c'erano tutti e fortunatamente non si era accorta di niente. -Alessia!- chiamò. Alzai la mano, quel tanto che bastava per farmi notare e dissi con voce innocente: -Prof,Alessia è malata, ha la febbre! Mi ha detto che non può
venire...-
-Perfetto! Una in meno!- esclamò. La odiava (?). OMG.
Noi tre salimmo nei posti dietro, che stranamente erano liberi. Gli altri due che avanzavano erano stati occupati dalle nostre borse e dalle nostre felpe, così nessuno ci avrebbe disturbato e avremmo potuto
chiacchierare sole.
-Allora, adesso ci spieghi come cazzo ha fatto a venirti in mente una minchiata così per toglierla dai coglioni!- iniziò la Fre.
-Sapete, in realtà neanche lo so io...ma sarò stata furba??-
-Sisi, sei il nostro genio, topa.- finì la Gio. E la conversazione morì lì.
La verità è che ci eravamo alzate "presto" e stavamo crollando dal sonno; neanche quel po' di cappuccino che avevo bevuto era servito a tenermi sveglia, così mi addormentai sulla spalla della Fre.
 
-Topaaaa! Svegliati...-
-Ha dormito tutto il viaggio...cioè, sono 5 ore, ma come minchia ha fatto??-
-Guarda, è da quanto ci conosciamo che dorme più di metà della giornata, e non so se esagero...comunque adesso se non si sveglia le tiro l'acqua in faccia!-
Occazzo! L'acqua in faccia no, proprio no! Aprii subito gli occhi, e appena in tempo perchè la Gio stava già aprendo la bottiglia. -Nonono ferme! Non fate niente, ok? Sono sveglissima, adesso scendo e
prendiamo l'aereo! Ma state ferme!-
Scoppiarono a ridere.
-Ma certo che si, stupida! Beh, però farlo sarebbe stato divertente.- e di nuovo a ridere.
-Si, ma non per me! Dai, muovete il culo!-
E scendemmo.
L'aereoporto di Bologna era più grande di come lo ricordassi. C'ero
già stata 5 anni fa, perchè ero andata in Brasile...non che sia brutto, anzi è stato stupendo!
Ma vogliamo confrontarlo con Londra?? O.o
Ok, certo che no!
La voce all'altoparlante chiamò il nostro volo, e ci avviammo verso l'aereo dopo avere fatto il check-in.
Eravamo sulla scala, c'era la coda per salire e avrei voluto restare tutto il giorno lì, adoravo le scale per salire sugli aerei. Sono altissime!
Quando varcai la soglia indicai subito alle mie amiche tre posti liberi nella fila centrale, e ci accomodammo. Siccome l'aereo doveva ancora decollare, non ci preoccupammo minimamente di allacciarci le
cinture. Dopo due secondi ci piombò di fianco una hostess e con voce acida esclamò: -Ragazze, le cinture, subito!!!!!-
-L'aereo non è ancora decollato, quando partiamo le allacceremo.- rispose la Gio, fin troppo gentilmente.
-Ho detto subito! Noi abbiamo delle responsabilità, all'interno dell'aereo!!!- si arrabbiò, poi se ne andò.
-Ma che cazzo di responsabilità pensi di avere, che sei solo una misera hostess?- dissi io, che insieme alla Fre ero rimasta zitta tutto il tempo.
-Ma boh...lasciate perdere, dai, e godiamoci le nostre vacanze!-
Un'altra voce all'altoparlante ci avvertì di allacciare le cinture di sicurezza, per il decollo. Stavolta le allacciammo.
Quando fummo in quota le slacciammo e ci misimo a fare quel cazzo che ci pareva. Io tirai fuori dalla borsa un libro e iniziai a leggere, le Gio e la Fre stavano parlando degli acquisti che avrebbero fatto una
volta arrivate e quasi non ci accorgemmo che era arrivata l'hostess, stavolta una più gentile, per chiederci se volevamo qualcosa da bere o da mangiare.
Sul carrello vidi subito un'insalata con dentro carote e pollo, mi sembrava. Adoravo le carote, e non solo perchè Louis ne era praticamente drogato, ma perchè da piccola fu la prima cosa che mia
mamma mi fece mangiare appena smisi di bere il suo latte.
Quando avevo circa quattro anni papà, che aveva una terribile passione per il giardinaggio, mi aveva allestito in balcone un orticello dentro
a un vaso enorme e mi aveva insegnato a coltivare la carote, così la mia verdura ad ogni pasto era sempre quella e ormai non mi ero abituata a stare senza, anche solo per un giorno.
Quell'insalatina era l'unica rimasta, e la volevo. Stavo per prenderla, quando una voce alle mie spalle mi fermò.
-No, this is mine. I've seen it first, and I love carrots.-
Era inglese perfetto. Mi sembrava una voce molto familiare, l'avevo già sentita e non era uno dei miei compagni.
Mi girai, e guardai incuriosita, chiedendomi chi fosse seduto nel seggiolino dietro. E mi ritrovai faccia a faccia con Louis William Tomlinson.

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