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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 18% ***
Capitolo 2: *** 21% ***
Capitolo 3: *** 27% ***
Capitolo 4: *** 33% ***
Capitolo 5: *** 42% ***
Capitolo 6: *** 48% ***
Capitolo 7: *** 54% ***
Capitolo 1 *** 18% ***
Primo
scritto pubblicato in assoluto.
Siate
crudeli.
(Solo
un filino però)
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Dedicato
a un ragazzo bizzarro.
I
cattivi sono sopravvalutati. Cosa c’è di
pericoloso in una persona che è
facilmente riconoscibile, chiacchiera troppo, ha idee balzane, si fa un
mucchio
di scrupoli a uccidere e agisce in modo prevedibile?
Mi
fanno più paura i malvagi.
Anzi,
no.
Mi
fanno più paura i doppiogiochisti.
Quelle
persone che dicono di avere uno scopo, e ne hanno un altro. Quelle
persone che
ti ingannano, che ti illudono, che ti scavano nell’anima per
trovare i punti
deboli. Non perché ti vogliono conoscere, no:
perché gli farà comodo, in un
futuro, usare le conoscenze acquisite contro di te.
Per
fartela pagare, o per farsi pagare.
I
doppiogiochisti mettono le persone a disagio. Ma non sono stupidi e se
ne
accorgono, perciò fanno di tutto per apparire come belle
persone: sono
affabili, alla mano, sempre puntuali e vestiti con un certo rigore. Mai
troppo,
mai troppo poco, mai abbastanza da distinguersi.
Ma
sono diversi.
Se
gli stai intorno, lo percepisci: hai a che fare con qualcosa di
più grande di
te.
I
più confondono questa sensazione con il senso di
inadeguatezza.
Chi
sa osservare, invece, chi sa guardare oltre le raffinate parole che un
doppiogiochista sa usare e usa senza riserve,
percepisce che c’è davvero qualcosa
che non va. Sente che non si puoi
fidare, ma fa buon viso a cattivo gioco e si lascia coinvolgere, con
l’unico
obbiettivo di scoprire il gioco del doppiogiochista.
A
quel punto, inizia una particolarissima partita a scacchi.
Ma
sì. A scacchi.
Quel
gioco di strategia per cui devi guardare 10 mosse oltre il tuo
avversario,
bloccare il suo gioco e contemporaneamente portare avanti il tuo senza
farti
scoprire.
A
giocare con un doppiogiochista, si diventa doppiogiochisti.
Ma
gli obbiettivi sono fondamentalmente, totalmente differenti.
Il
doppiogiochista vero gioca per abbattere il Re.
Il
doppiogiochista costretto gioca per trovare il Re.
A
dirla così, sembra la stessa cosa.
Non
lo è.
Il
primo giocherà in un certo modo: distrarrà
l’avversario con la Regina, le
Torri, gli Alfieri, i Cavalli e i Pedoni. Attento a non perderne
nessuno, si
destreggerà tra gli scacchi dell’altro per
infiltrarsi.
Il
secondo se ne infischierà delle mosse, delle tattiche.
Isolerà il Re, facendo
fuori tutti gli altri senza troppe remore e costringerà il
vero doppiogiochista
a “mangiare”.
Il
primo vuole fare meno danni possibile, per cogliere di sorpresa e
vincere,
senza possibilità di scampo per il doppiogiochista costretto.
Il
secondo farà più danni possibile per fermare il
vero doppiogiochista. Gli darà
tempo e modo di capire che è stato scoperto, gli
lascerà migliaia di spiragli
per tirarsi indietro e gli concederà le Trenta Mosse che gli
spettano di
diritto.
Perché
il primo gioca per vincere, il secondo per capire.
Li
conosco, i doppiogiochisti.
Sono
dei gran figli di puttana, se sanno giocare bene a scacchi.
Ho
giocato con loro così tante volte, da diventare quasi una di
loro.
Quasi.
|
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Capitolo 2 *** 21% ***
Si
consiglia l’ascolto della canzone, perché
arricchisce di pathos la
lettura, e poi perché...
Andiamo,
sono i Linkin
Park.
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Linkin
Park - From The Inside
21%
L'impasse
é la situazione peggiore in cui cacciarsi.
Per
definizione, ti ritrovi bloccato in un punto in cui
non puoi fare nulla che ti possa liberare.
L'impasse
é un peso, un ostacolo e lede pericolosamente
ogni nervo.
Ma
diventa impossibile da sostenere nel momento in cui
questa impasse é stata creata appositamente per te da
un'altra persona. Una
persona per cui ti sei presa una cotta spaziale.
Ti
senti inadeguata, fuori luogo, sbagliata.
Ogni
parola, ogni messaggio, ogni pensiero che dici,
mandi, rimugini diventa un ostinato circolo vizioso. Non riesci a
pensare ad
altro, nonostante le distrazioni non ti manchino.
Come
un drago che si morde la coda, é uno stile di vita e
lo é per sempre. O almeno, lo è finché
lui non lo spezza; lo è finché lui
decreta il vincitore.
Con
un cinismo, o una mancanza di attenzione, che non ti
saresti mai aspettata, é stato proprio lui ad averti
rinchiusa lì.
Perché
é lui la persona che si comporta come un fottuto
muro di gomma, impedendoti di uscire dall'impasse.
Prima
sospirerai, ti rigirerai pazientemente nel tuo
lettuccio, aspetterai.
Poco
alla volta la tua pazienza si sgretolerà come roccia
sotto una cascata, e comincerai a trovarlo seccante.
Alla
fine, lo odierai. Lo odierai davvero.
Se
ci sarà mai una cosa che odierai di più
sarà il
pensiero che sono state proprio le tue scelte ad averti portata in quel
suo
braccio di ferro, un braccio di ferro in cui sapete entrambi che
é lui a
decidere come andrà a finire.
Certo,
ha fatto tutto tu: tu ti sei lasciata ammaliare da
quel suo sguardo che non conosce tristezza, da quel suo modo di fare
sempre al
limite, da quel perpetuo fiume di parole che non lascia le sue labbra.
Ci
hai mai fatto caso, però?
Lui,
il grande uomo che credevi che fosse, o che molto
più facilmente avevi dipinto nella tua mente, non ha mai
avuto le palle per
dirti che non gli interessavi davvero.
Ti
ha lasciato cuocere nel tuo brodo, forse per
ammorbidirti. Poi ha dimenticato la pentola sul fuoco, e tu ti sei
scottata.
Gli
avevi detto che ti fidavi.
Ora
non più.
Ora
c'é il tarlo del dubbio che rosica, complice la tua
insicurezza e la sua ambiguità.
Ora
c'é che hai applicato le tue riacquisite facoltà
mentali per capire chi sia davvero, e stai scoprendo aspetti di lui che
non ti
intrigano: ti spaventano.
Stai
scoprendo quanto sia bizzarro, lunatico e astuto nel
cambiare discorso, se non vuole rispondere a una domanda.
Sorge
allora spontanea la domanda: se la merita
tutta questa tua attenzione?
Chi
vi circonda pensa di no.
Tu,
un po' per curiosità e un po' per orgoglio, sei
convinta di sì: devi scoprire cosa c'é
là sotto, qual é il motivo per cui lui
deve tenere tutto sotto controllo, qual é la ragione per cui
scappa ogni volta
che tu ti avvicini anche di un solo passo.
E
poi, senza quasi che tu te ne accorga, tutto cambia.
Smetti
di vedere i pregi e i difetti cancellano anche il
poco di bello lui é stato in grado di farti provare,
volontariamente o no.
Diventa
una faccenda di personale, ma non c'entrano i
banali, romantici sentimenti.
All'improvviso,
ciò che vorrai sarà solo ed
esclusivamente il desiderio di riscatto, perché
più passerà il tempo più
l'insicurezza crescerà in forza.
Bramerai
la fredda vendetta, perché il dubbio diventerà
certezza, e un bel giorno ti scoprirai sicura di essere stata presa in
giro.
Uscirai
dall'impasse, per trovarti a un bivio. Lasciarlo
perdere, o continuare a frequentarlo.
Dipenderà
tutto da te.
Nel
primo caso, ti darai la colpa. E scapperai.
Nel
secondo, più ragionevolmente, darai la colpa a lui. E
lo frequenterai ancora.
Riderai,
forse sinceramente, forse no. Solu tu lo saprai.
Scaverai in profondità, fino a portare allo scoperto il suo
più privato
segreto..
Ma
non lo sbandiererai ai quattro venti, oh no.
Sarebbe
troppo facile.
Sarebbe
troppo poco crudele.
No,
non lo sputtanerai davanti a tutti come lui ha
sottilmente fatto con te. Farai peggio. Migliaia di volte peggio.
Lo
farai vivere nel terrore che qualcun altro lo venga a
sapere: questo, questo sì dannazione, ti potrà
dare il briciolo di
soddisfazione che cerchi.
Sarà
proprio nel momento in cui smetterai di farti
scrupoli che seguirai una delle regole non scritte delle relazioni
interpersonali marce.
Se
qualcuno crede di avere un braccio di ferro, spezzaglielo.
|
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Capitolo 3 *** 27% ***
You did it for
yourself.
Perfect.
Now,
die.
27%
Lo
accoltellai uno, due, tre volte, prendendo gusto a
strappargli carne e vene, provando la perversa curiosità di
capire quante altre
ancora avessi dovuto trapassarlo prima di vederlo crollare sulle
ginocchia.
Godetti
del suono della sua voce mutilata dal dolore e
dall'incredulità per ciò che gli stavo facendo,
mentre cambiavo l'impugnatura
sul coltello per fare più presa e riuscire a sfruttare al
meglio i quindici
centimetri di affilato metallo.
Lui,
lui che per mesi aveva lasciato affondare nella mia
pelle infinite lame di menefreghismo e leggerezza, ora soccombeva sotto
la mia
rabbia.
Dio,
sì.
Lo
guardai, mentre si riversava a terra; gli occhi
spalancati, terrorizzati e supplichevoli rivolti nei miei, mentre il
rosso
dalla sua camicia si espandeva sul pavimento e una muta richiesta
veniva urlata
dalle sue labbra spalancate.
Sorrisi,
sentendo un'incredibile soddisfazione scorrere e
pulsare così forte da darmi euforia.
Finalmente,
ora anche tu conosci il sapore dell'impotenza.
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Capitolo 4 *** 33% ***
33%
Dicono
che la speranza sia sempre l'ultima a morire.
Fossi
la speranza, non ne sarei felice. Vedere tutto, e
soprattutto tutti, non sopravvivermi, mi ucciderebbe dentro.
Forse,
però, una piccola, piccolissima parte di me
sarebbe fiera di esserci ancora, perché nonostante il
dolore, la solitudine e
la pazzia, io sarei la prova viva e concreta di chi c'era prima di me,
che
qualcuno esisteva insieme a me.
Con
me. Forse, anche, di me.
Sarei
sì sola, ma portatrice di tante di quelle voci da
non poter davvero pensare a me stessa come sola.
La
speranza è l'ultimo scoglio. L'ultimo e più
grande
ostacolo che ci separa dal nulla, dal punto di non ritorno.
È l'ultima linea
che attraversi, prima di venire inghiottito e perdere per sempre
ciò che
sostiene la tua psiche e, in definitiva, tutto ciò che sei:
la vita.
Per
questo, non smetto mai di sperare. Certo, so che c'è
un momento in cui bisogna, semplicemente, desistere. Ne va della
propria sanità
mentale. A sperare troppo, ci si illude, e essere disillusi tante volte
si
rivela traumatico, se non distruttivo. Ma so anche la speranza ha varie
forme,
vari bersagli. E che non é necessario fare sempre centro in
tutto, per poter
vivere.
Una
come me, di speranze, ne ha poche.
Sicuramente
tutte, sono sincere.
Alcune,
decisamente troppo grandi.
Svegliarsi
la mattina già frizzanti, o trovare sempre una
dose di frizzantezza sotto forma di caffeina.
Pensare
con serenità al domani, decidendo con calma come
dargli una forma.
Trovare
la vecchia canzone che aveva avuto il potere di
sconquassare l'anima e scoprire di conoscerla ancora a memoria,
nonostante gli
anni e nonostante la ruggine che si infiltra indisturbata anche nei
ricordi.
Non
accontentarsi del minimo indispensabile, a mano che
non sia il meglio che si può ottenere da sè
stessi, e non considerarlo poco,
solo perché tutti lo definiscono minimo.
Sperare
che la più grande preoccupazione da dover
affrontare sia il treno in ritardo, o la biblioteca chiusa, o il
cellulare
scarico mentre si è in giro.
Godersi
le giornate, quelle calde e quelle fredde, in
attesa delle prossime stagioni, perché nessuna é
migliore delle altre.
E'
l'era sbagliata per volere un amore denso, serio,
totalizzante: per ora, va di moda lo sballo, il sesso senza impegno,
l'alcool a
fiumi il sabato sera.
Eppure,
chi di noi non ci spera? Fare l'incontro della
vita: a un tratto ti giri, noti il suo
sguardo e SBAM.
Eccolo.
Eccolo,
l'Amore, che ti ricambia, che ti dà tutto, che
aspettavi da sempre.
Magari
fosse così semplice.
Magari,
bastasse uno sguardo.
Noi
ragazze, noi donne, cerchiamo una complicità che non
troviamo, ma la desideriamo disperatamente; vorremmo essere
allegramente
superficiali e mortalmente serie.
Una
contraddizione in termini, una dicotomia insolvibile.
Forse è anche per questo che l'altro sesso ci accusa di
essere incomprensibili
e lunatiche. Non che il genere maschile sia un libro aperto,
tutt'altro.
Spesso, i maschi sanno essere più complessati di noi, quando
si mettono a
pensare.
Il
nostro tentativo è semplicemente quello di trovare
qualcuno che sia sempre, costantemente, cocciutamente al nostro fianco;
che ci
faccia ridere l'anima, e non solo la faccia. Che sia superficiale e
serio, come
vorremmo essere anche noi. Che sappia trovare il momento esatto in cui
strofinarci i capelli senza farci incazzare, perché i
capelli sono sacri. Che
sorrida delle nostre paranoie, ma che non ci biasimi. Che sia capace di
darci
una spallata scherzosa, ed essere allo stesso tempo una spalla su cui
piangere
nei momenti più bui.
Che
non si spaventi se ogni tanto gli capita di sentirsi
debole; ma che sappia di potersi affidare a noi con lo stesso slancio e
la
stessa serenità con cui lo facciamo noi, troppo spesso.
Noi
non ci arrendiamo. Io, non mi arrendo.
Non
in questo. Non senza cercare, setacciare, rastrellare
fino all'ultima briciola di virilità che il mondo ha da
offrire.
Lo
sappiamo, ne siamo convinte.
La
speranza è l'ultima a morire.
--------------------------------------------------
Orbene!,
come dice la mia prof.
Questa
è la conclusione del ciclo "sono incazzata
con il mio Muso* quindi non scrivo più in questa raccolta".
D'ora
in poi, credo ...ehm... penso
...
Uff! ... dovrei riuscire a non
scrivere più sfoghi che hanno lui come soggetto. Ci provo.
Questo
era un tentativo, pallidissimo, ma pur sempre un
tentativo.
Fatemi
sapere che ne pensate, e ricordate che anche una
piccola parolina piccina picciò rende felice anche la
più acerrima autrice. XD
no, seriamente. Mi accontento anche di un "fa schifo"...
però se ci
volete anche aggiungere un ma dopo,
non disdegno. xD
Alla
prossima!
Elle
*
vedere la recensione di WhiteWinterLady, al capitolo 2,
per capire a chi mi sto riferendo xD
|
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Capitolo 5 *** 42% ***
42%
A
te, che ritorni, e non ti rendi conto di
uccidermi tutte le volte.
Sai,
credevo che tu, piú di tutti, avessi imparato
a guardare. Ero convinta che tu avessi capito, che avessi intuito
qualcosa di
me che andava oltre ció che avevo permesso agli altri di
subodorare. Che
sapessi leggermi dentro, e vedere oltre l'apparenza dei miei sorrisi,
oltre il
tremolio delle mie braccia, oltre le mie parole spezzate. Ero convinta
di
averti dato tutte le prove del mio interessamento.
Non
eravamo amici, neppure fidanzati. Eravamo
qualcosa. E quel qualcosa mi
piaceva.
Mi
faceva stare bene. Ad essere del tutto
sinceri, ero anche un po' egoista: ero felice di riuscire a strapparti
qualche
cosa: una risata, una confessione, un ricordo. Mi sentivo leggera nel condividere
con te un particolare ridicolo, una brutta situazione, una
semplice esperienza come stare nel parcheggio sotto casa mia, a parlare
per
ore.
Ero felice, se tu c'eri.
Poi,
non si sa come, finí.
Piano
piano, ti sei allontanato. Hai messo
sempre piú metri tra me e te; non metri fisici, ma distanze
psicologiche, muri
di silenzio, assenze pesanti a cui sempre e solo io mettevo fine,
perché
nonostante la paura di essere di troppo, di disturbo, ho trovato le
palle per
scriverteli tutti quei messaggi, e lanciartele tutte quelle seconde
opportunitá, e concederteli tutti quei benefici del dubbio.
Dopo
piú di sei mesi, sono giunta alla
conclusione.
Tu
non hai mai capito nulla.
Né
allora, né ora.
Ha
fatto male, capirlo. Ha fatto molto piú
male di quanto avrei potuto credere all'inizio di tutto. Ha fatto male
perché
tu hai sempre fatto mostra di essere ben cosciente di tutto, dal mondo fuori a quello che abbiamo dentro,
soprattutto di quest'ultimo.
L'unica
differenza che c'è tra la me di allora e la me di
adesso è la rabbia.
La
rabbia delusa.
Vorrei
farti stare da schifo. Vorrei poterti fare del
male, male psicologico, e male e male e male.
Ma
non lo faró, per un semplice motivo.
Se
ti facessi del male, capiresti che tu ne hai fatto a
me. Non ti permetteró di addentrarti ancora nei miei
pensieri: ti offrirei il
fianco, mostrandoti come mi hai fatto male, e per quanto anche questo
sia
doloroso da ammettere, colpendoti colpirei me stessa.
Non
avrei mai il
coltello dalla parte del manico. Quando ti ho permesso di
sbirciare dentro,
anni fa, hai fatto un giro panoramico, valutando il disastro che si
stava
ancora consumando dentro di me, e poi sei scappato.
Questo,
piú di tutte le tue belle parole, mi ha dimostrato
che persona sei.
Un
codardo.
E
io, con quelli come te, non voglio averci a che fare.
Né ora,
né mai.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
...
Io ci ho provato a lasciar perdere.
Davvero.
Elle
|
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Capitolo 6 *** 48% ***
48%
Ci sono persone
che, nonostante tutta la loro buona volontà, sono destinate
a non capirsi mai.
Riassumendo in
tre semplici, limpidi passaggi: si studiano, si sfidano, e
poi si azzannano.
Non si danno il
tempo di ascoltarsi, di parlarsi; provano a confrontarsi,
ma inevitabilmente non ci riescono. Vivono insieme in due distinti e
ben
differenti periodi: il primo é quello di litigi,
incomprensioni, rinfacci
continui e dolorosi; il secondo è una tregua labile e
instabile, che attende
solo di essere rovesciata non appena uno dei due sgarra, mettendo un
centimentro più a destra del dovuto la propria posata sul
tovagliolo del tavolo
da pranzo.
La cosa peggiore
é che questa rabbia repressa, rinforzata da discussioni
accese e mai risolte, colpisce in punti precisi, dove la corazza che
per forza
di cose le due persone si costruiscono attorno al cuore per
sopravvivere agli
attacchi é più debole.
E fa male, essere
colpiti lì.
Ti fa sentire
indifeso, inutile, fallito.
Ti spersonalizza
quasi, quel dolore, perché a mente lucida non
risponderesti mai a questi attacchi. A mente lucida, cercheresti un
appiglio di
calma comune.
Ma se qualcuno
azzanna lì dove non ti puoi difendere, è
impossibile non
ribattere. Tutti hanno un punto di rottura, e una volta raggiunto non
ci sarà
nulla, nulla, che ti
potrà salvare
dalla distruzione più totale di dignità e fiducia
in se stessi.
Non so se ci sia
una soluzione a questo azzannarsi. Ci si prova, a
mantenere quella tregua, il più a lungo possibile, ma
inevitabilmente si fa o
si dice qualcosa che volontariamente o involontariamente punzecchia,
ferisce, colpisce.
E poi
c'è solo il tracollo, e le lacrime.
Perché
non è sempre vero che l'esperienza insegna; non è
sempre vero che si
impara dai propri sbagli. Certo, a volte bisogna avere semplicemente
coscienza
dei propri errori e accettare il fatto che gli esseri umani non sono
perfetti e
quindi é nella loro natura errare - in tutte le sue
accezioni; altre volte,
ancora più semplicemente, ciò che per noi sono
quotidianità e normalità, per
altri sono le azioni, i gesti, i toni più sbagliati, e per
questo vanno puniti.
Nemmeno la
lontananza sembra sortire qualche miglioramento, anzi, finisce
per rendere ancora più sottili i limiti di sopportazione dei
due interlocutori
che non parlano e portare in un
tunnel dove la classica luce non si vede e forse non esiste nemmeno.
Forse una
separazione definitiva sarebbe la soluzione. Forse se queste due
persone vivessero ai capi opposti del mondo, smettendo di sapere
dell'esistenza
dell'altro, forse...
... Ma come si
può pensare di dividere così brutalmente una
figlia da una madre a cui,
nonostante tutto, vuole ancora bene?
----------------------------
Vorrei
ringraziare di cuore tutti quelli che mi hanno letto, e coloro che
mi seguono e chi mi ha recensito.
Fa piacere sapere
che qualcuno riesce a imbattersi in ciò che scrivo, e
trovarlo interessante abbastanza da indulgere anche solo un minutino di
tempo
per dare un'occhiata ^^
Spero di esservi
stata utile con queste riflessioni più o meno ciniche, e
avervi permesso di guardare il mondo con un'altra prospettiva.
Continuerò
a farlo! ... No, non fraintendete, i ringraziamenti non erano un
modo subdolo per terminare la raccolta xD è che... Beh il
primo capitolo è
stato visitato oltre 100 volte. Che siano state cento persone
differenti, o
trenta volte tre persone diverse, per me é comunque un
grande risultato,
soprattutto perché inaspettato. Finora non avevo guardato ai
numeri, perché non
erano importanti non li trovavo...
No, ok,
seriamente. È stato un caso che mi ritrovassi sulla sezione
Gestisci le tue storie e vedessi il "successo" xD
Quindi, ecco,
grazie davvero *.*
... E dopo aver
scritto una drabble solo nelle note dell'autore, mi
eclisso u.u
Alla
prossima :)
Elle
|
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Capitolo 7 *** 54% ***
54%
Ecco. Eccolo.
Allora?
L'hai visto? Era bellissimo!
No? Non
l'hai visto? Ah. Mi spiace, insomma, é davvero un peccato
perché
lui era davvero... Wow. Quel genere di persone che ti illuminano solo a
guardarle, con due spalle larghe larghe e un culo da morsi... Certo che
se
tirassi su la testa dai libri che leggi in continuazione, magari
vedresti di
più del ben di Dio che gironzola per il mondo! E se invece
di puntare alto
abbassasti un po' le aspettative, qualcuno con cui stare lo troveresti!
Io
un'idiota?
Cacchio,
grazie. Qui si cerca di dare consigli...
Sì,
lo so che non me l'hai chiesto, ma...
Finché
non avrai pietà di te stessa, non ci sarà nulla
da preoccuparsi?
No, ma
dico, stai bene? Insomma, tesoro, sei vergine. Vergine a vent'anni.
Chi lo é più?! Nemmeno le suore..!
Sì,
certo, é per scelta! E io sono una fata del mondo delle
fiabe. Ti dico
una cosa? Anche se non ti interessa, sì, te la dico lo
stesso. Non gliene frega
niente a nessuno di quello che pensi. Puoi essere anche la nuova
Einstein, ma
alla fine finché non vai in tv, non fai qualcosa di
veramente importante o non
apri le gambe, sei una piccola nullità.
Oh, anche
io lo sono! Che cosa credi, che mi stia elevando a Dio in terra
solo perché ho una scopata decente tutti i sabati sera?
La
differenza tra te e me, tesoro, é che io mi sono rassegnata.
Questo é
quello che sono, e se al mondo non vado bene, allora che il mondo si
fotta.
Vivo la mia vita, mi diverto, mi ubriaco, mi...
No,
quella é un'altra storia.
Sì,
davvero!
Farsi
mettere incinta da uno sconosciuto a una festa non è
squallido! È
stato un incidente, quante volte te lo devo...
Ma
smettila! La mia vita è appena cominciata. Avrò
un bambino. Sarò madre,
e gli vorrò bene e lo riempirò di giocattoli e di
coccole. E suo padre non lo
saprà mai, perché se lo merita visto come mi ha
trattata. Il giorno dopo la
festa su facebook ha postato questo status, guarda:
"Scopata
spettacolare ieri sera! Peccato per le tette, però". Ti rendi conto?!
Certo che
ho le tette piccole, ma non deve sbandierarlo su facebook!
Sì,
anonimato, certo... In ogni caso lo so io e la cosa mi dà
fastidio. Non
doveva farlo. E poi non mi ha nemmeno messaggiato nonostante gli abbia
scritto
di nascosto il mio numero sul cellulare, e non ha accettato la mia
richiesta di
amicizia!
... No,
non credo che sia ingiusto che lui non sappia di avere un figlio.
Il bambino lo partorisco io, alla fine, no?
Sì,
lo so che metà dei geni sono suoi... Senti,
perché ti infervori tanto?!
Tanto non é tuo...!
Abortire?
Ma stia scherzando? Io lo voglio, questo bambino! È un
piccolo
angioletto mandato da Dio. Perché dovrei ucciderlo?
...
Perché lui
potrebbe uccidere me, succhiandomi via tutta la vita?! Ma in che mondo
contorto vivi?! Eppure anche tu sei stata battezzata, mi pare!
Oh,
è vero, sei tu quella che si fa tutte quelle menate mentali
su Dio e
sulla sua capacità di autocontraddirsi...
... Direi
che sei la persona meno adatta per dirmi se sono pronta o no ad
avere un bambino!
Ma certo
che prima di scoprire che ero incinta non ci avevo mai pensato!
Chi é che ci pensa davvero, alla fine?
... E
adesso che c'entra la mia età?! Ho sedici anni! Sono grande
a
sufficienza per...
Io non
voglio andare contro a questa gravidanza perché ho paura che
me ne
pentirò! Io ho scelto di avere questo bambino..!
«Che
strano. All'inizio di questo
discorso, mi sembrava di aver capito che si era trattato di un incidente».
------------------------------------------------------------
È
primavera e c'è pieno di donne con i pargoletti appena
nati... Boh, non so. Forse mi è semplicemente tornata in
mente un'amica.
Dettagli
a parte.
Un
bambino può davvero portare a rovinare se stessi e lui, se
non lo si è cercato.
Anche se
non é mia, lo so per esperienza.
BlackBlueSoul
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