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di BlackBlueSoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 18% ***
Capitolo 2: *** 21% ***
Capitolo 3: *** 27% ***
Capitolo 4: *** 33% ***
Capitolo 5: *** 42% ***
Capitolo 6: *** 48% ***
Capitolo 7: *** 54% ***



Capitolo 1
*** 18% ***


Primo scritto pubblicato in assoluto.

Siate crudeli.

(Solo un filino però)

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Dedicato a un ragazzo bizzarro.

 

 

 

 

 

 

I cattivi sono sopravvalutati. Cosa c’è di pericoloso in una persona che è facilmente riconoscibile, chiacchiera troppo, ha idee balzane, si fa un mucchio di scrupoli a uccidere e agisce in modo prevedibile?

Mi fanno più paura i malvagi.

Anzi, no.

Mi fanno più paura i doppiogiochisti.

Quelle persone che dicono di avere uno scopo, e ne hanno un altro. Quelle persone che ti ingannano, che ti illudono, che ti scavano nell’anima per trovare i punti deboli. Non perché ti vogliono conoscere, no: perché gli farà comodo, in un futuro, usare le conoscenze acquisite contro di te.

Per fartela pagare, o per farsi pagare.

I doppiogiochisti mettono le persone a disagio. Ma non sono stupidi e se ne accorgono, perciò fanno di tutto per apparire come belle persone: sono affabili, alla mano, sempre puntuali e vestiti con un certo rigore. Mai troppo, mai troppo poco, mai abbastanza da distinguersi.

Ma sono diversi.

Se gli stai intorno, lo percepisci: hai a che fare con qualcosa di più grande di te.

I più confondono questa sensazione con il senso di inadeguatezza.

Chi sa osservare, invece, chi sa guardare oltre le raffinate parole che un doppiogiochista sa usare e usa senza riserve,  percepisce che c’è davvero qualcosa che non va. Sente che non si puoi fidare, ma fa buon viso a cattivo gioco e si lascia coinvolgere, con l’unico obbiettivo di scoprire il gioco del doppiogiochista.

A quel punto, inizia una particolarissima partita a scacchi.

Ma sì. A scacchi.

Quel gioco di strategia per cui devi guardare 10 mosse oltre il tuo avversario, bloccare il suo gioco e contemporaneamente portare avanti il tuo senza farti scoprire.

A giocare con un doppiogiochista, si diventa doppiogiochisti.

Ma gli obbiettivi sono fondamentalmente, totalmente differenti.

Il doppiogiochista vero gioca per abbattere il Re.

Il doppiogiochista costretto gioca per trovare il Re.

A dirla così, sembra la stessa cosa.

Non lo è.

Il primo giocherà in un certo modo: distrarrà l’avversario con la Regina, le Torri, gli Alfieri, i Cavalli e i Pedoni. Attento a non perderne nessuno, si destreggerà tra gli scacchi dell’altro per infiltrarsi.

Il secondo se ne infischierà delle mosse, delle tattiche. Isolerà il Re, facendo fuori tutti gli altri senza troppe remore e costringerà il vero doppiogiochista a “mangiare”.

Il primo vuole fare meno danni possibile, per cogliere di sorpresa e vincere, senza possibilità di scampo per il doppiogiochista costretto.

Il secondo farà più danni possibile per fermare il vero doppiogiochista. Gli darà tempo e modo di capire che è stato scoperto, gli lascerà migliaia di spiragli per tirarsi indietro e gli concederà le Trenta Mosse che gli spettano di diritto.

Perché il primo gioca per vincere, il secondo per capire.

Li conosco, i doppiogiochisti.

Sono dei gran figli di puttana, se sanno giocare bene a scacchi.

Ho giocato con loro così tante volte, da diventare quasi una di loro.

Quasi.

 

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Capitolo 2
*** 21% ***


Si consiglia l’ascolto della canzone, perché arricchisce di pathos la lettura, e poi perché...

Andiamo, sono i  Linkin Park.

 

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Linkin Park - From The Inside

 

 

21%

 

 

L'impasse é la situazione peggiore in cui cacciarsi.

Per definizione, ti ritrovi bloccato in un punto in cui non puoi fare nulla che ti possa liberare.

L'impasse é un peso, un ostacolo e lede pericolosamente ogni nervo.

Ma diventa impossibile da sostenere nel momento in cui questa impasse é stata creata appositamente per te da un'altra persona. Una persona per cui ti sei presa una cotta spaziale.

Ti senti inadeguata, fuori luogo, sbagliata.

Ogni parola, ogni messaggio, ogni pensiero che dici, mandi, rimugini diventa un ostinato circolo vizioso. Non riesci a pensare ad altro, nonostante le distrazioni non ti manchino.

Come un drago che si morde la coda, é uno stile di vita e lo é per sempre. O almeno, lo è finché lui non lo spezza; lo è finché lui decreta il vincitore.

Con un cinismo, o una mancanza di attenzione, che non ti saresti mai aspettata, é stato proprio lui ad averti rinchiusa lì.

Perché é lui la persona che si comporta come un fottuto muro di gomma, impedendoti di uscire dall'impasse.

Prima sospirerai, ti rigirerai pazientemente nel tuo lettuccio, aspetterai.

Poco alla volta la tua pazienza si sgretolerà come roccia sotto una cascata, e comincerai a trovarlo seccante.

Alla fine, lo odierai. Lo odierai davvero.

Se ci sarà mai una cosa che odierai di più sarà il pensiero che sono state proprio le tue scelte ad averti portata in quel suo braccio di ferro, un braccio di ferro in cui sapete entrambi che é lui a decidere come andrà a finire.

Certo, ha fatto tutto tu: tu ti sei lasciata ammaliare da quel suo sguardo che non conosce tristezza, da quel suo modo di fare sempre al limite, da quel perpetuo fiume di parole che non lascia le sue labbra.

Ci hai mai fatto caso, però?

Lui, il grande uomo che credevi che fosse, o che molto più facilmente avevi dipinto nella tua mente, non ha mai avuto le palle per dirti che non gli interessavi davvero.

Ti ha lasciato cuocere nel tuo brodo, forse per ammorbidirti. Poi ha dimenticato la pentola sul fuoco, e tu ti sei scottata.

Gli avevi detto che ti fidavi.

Ora non più.

Ora c'é il tarlo del dubbio che rosica, complice la tua insicurezza e la sua ambiguità.

Ora c'é che hai applicato le tue riacquisite facoltà mentali per capire chi sia davvero, e stai scoprendo aspetti di lui che non ti intrigano: ti spaventano.

Stai scoprendo quanto sia bizzarro, lunatico e astuto nel cambiare discorso, se non vuole rispondere a una domanda.

Sorge allora spontanea la domanda: se la merita tutta questa tua attenzione?

Chi vi circonda pensa di no.

Tu, un po' per curiosità e un po' per orgoglio, sei convinta di sì: devi scoprire cosa c'é là sotto, qual é il motivo per cui lui deve tenere tutto sotto controllo, qual é la ragione per cui scappa ogni volta che tu ti avvicini anche di un solo passo.

E poi, senza quasi che tu te ne accorga, tutto cambia.

Smetti di vedere i pregi e i difetti cancellano anche il poco di bello lui é stato in grado di farti provare, volontariamente o no.

Diventa una faccenda di personale, ma non c'entrano i banali, romantici sentimenti.

All'improvviso, ciò che vorrai sarà solo ed esclusivamente il desiderio di riscatto, perché più passerà il tempo più l'insicurezza crescerà in forza.

Bramerai la fredda vendetta, perché il dubbio diventerà certezza, e un bel giorno ti scoprirai sicura di essere stata presa in giro.

Uscirai dall'impasse, per trovarti a un bivio. Lasciarlo perdere, o continuare a frequentarlo.

Dipenderà tutto da te.

Nel primo caso, ti darai la colpa. E scapperai.

Nel secondo, più ragionevolmente, darai la colpa a lui. E lo frequenterai ancora.

Riderai, forse sinceramente, forse no. Solu tu lo saprai. Scaverai in profondità, fino a portare allo scoperto il suo più privato segreto..

Ma non lo sbandiererai ai quattro venti, oh no.

Sarebbe troppo facile.

Sarebbe troppo poco crudele.

No, non lo sputtanerai davanti a tutti come lui ha sottilmente fatto con te. Farai peggio. Migliaia di volte peggio.

Lo farai vivere nel terrore che qualcun altro lo venga a sapere: questo, questo sì dannazione, ti potrà dare il briciolo di soddisfazione che cerchi.

Sarà proprio nel momento in cui smetterai di farti scrupoli che seguirai una delle regole non scritte delle relazioni interpersonali marce.

 

Se qualcuno crede di avere un braccio di ferro, spezzaglielo.

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Capitolo 3
*** 27% ***


You did it for yourself.

Perfect.

Now, die.

 

 

27%

 

Lo accoltellai uno, due, tre volte, prendendo gusto a strappargli carne e vene, provando la perversa curiosità di capire quante altre ancora avessi dovuto trapassarlo prima di vederlo crollare sulle ginocchia.

Godetti del suono della sua voce mutilata dal dolore e dall'incredulità per ciò che gli stavo facendo, mentre cambiavo l'impugnatura sul coltello per fare più presa e riuscire a sfruttare al meglio i quindici centimetri di affilato metallo.

Lui, lui che per mesi aveva lasciato affondare nella mia pelle infinite lame di menefreghismo e leggerezza, ora soccombeva sotto la mia rabbia.

Dio, sì.

Lo guardai, mentre si riversava a terra; gli occhi spalancati, terrorizzati e supplichevoli rivolti nei miei, mentre il rosso dalla sua camicia si espandeva sul pavimento e una muta richiesta veniva urlata dalle sue labbra spalancate.

Sorrisi, sentendo un'incredibile soddisfazione scorrere e pulsare così forte da darmi euforia.

 

Finalmente, ora anche tu conosci il sapore dell'impotenza.

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Capitolo 4
*** 33% ***


33%

 

 

Dicono che la speranza sia sempre l'ultima a morire.

Fossi la speranza, non ne sarei felice. Vedere tutto, e soprattutto tutti, non sopravvivermi, mi ucciderebbe dentro.

Forse, però, una piccola, piccolissima parte di me sarebbe fiera di esserci ancora, perché nonostante il dolore, la solitudine e la pazzia, io sarei la prova viva e concreta di chi c'era prima di me, che qualcuno esisteva insieme a me.

Con me. Forse, anche, di me.

Sarei sì sola, ma portatrice di tante di quelle voci da non poter davvero pensare a me stessa come sola.

La speranza è l'ultimo scoglio. L'ultimo e più grande ostacolo che ci separa dal nulla, dal punto di non ritorno. È l'ultima linea che attraversi, prima di venire inghiottito e perdere per sempre ciò che sostiene la tua psiche e, in definitiva, tutto ciò che sei: la vita.

Per questo, non smetto mai di sperare. Certo, so che c'è un momento in cui bisogna, semplicemente, desistere. Ne va della propria sanità mentale. A sperare troppo, ci si illude, e essere disillusi tante volte si rivela traumatico, se non distruttivo. Ma so anche la speranza ha varie forme, vari bersagli. E che non é necessario fare sempre centro in tutto, per poter vivere.

Una come me, di speranze, ne ha poche.

Sicuramente tutte, sono sincere.

Alcune, decisamente troppo grandi.

Svegliarsi la mattina già frizzanti, o trovare sempre una dose di frizzantezza sotto forma di caffeina.

Pensare con serenità al domani, decidendo con calma come dargli una forma.

Trovare la vecchia canzone che aveva avuto il potere di sconquassare l'anima e scoprire di conoscerla ancora a memoria, nonostante gli anni e nonostante la ruggine che si infiltra indisturbata anche nei ricordi.

Non accontentarsi del minimo indispensabile, a mano che non sia il meglio che si può ottenere da sè stessi, e non considerarlo poco, solo perché tutti lo definiscono minimo.

Sperare che la più grande preoccupazione da dover affrontare sia il treno in ritardo, o la biblioteca chiusa, o il cellulare scarico mentre si è in giro.

Godersi le giornate, quelle calde e quelle fredde, in attesa delle prossime stagioni, perché nessuna é migliore delle altre.

E' l'era sbagliata per volere un amore denso, serio, totalizzante: per ora, va di moda lo sballo, il sesso senza impegno, l'alcool a fiumi il sabato sera.

Eppure, chi di noi non ci spera? Fare l'incontro della vita: a un tratto ti giri, noti il suo sguardo e SBAM.

Eccolo.

Eccolo, l'Amore, che ti ricambia, che ti dà tutto, che aspettavi da sempre.

Magari fosse così semplice.

Magari, bastasse uno sguardo.

Noi ragazze, noi donne, cerchiamo una complicità che non troviamo, ma la desideriamo disperatamente; vorremmo essere allegramente superficiali e mortalmente serie.

Una contraddizione in termini, una dicotomia insolvibile. Forse è anche per questo che l'altro sesso ci accusa di essere incomprensibili e lunatiche. Non che il genere maschile sia un libro aperto, tutt'altro. Spesso, i maschi sanno essere più complessati di noi, quando si mettono a pensare.

Il nostro tentativo è semplicemente quello di trovare qualcuno che sia sempre, costantemente, cocciutamente al nostro fianco; che ci faccia ridere l'anima, e non solo la faccia. Che sia superficiale e serio, come vorremmo essere anche noi. Che sappia trovare il momento esatto in cui strofinarci i capelli senza farci incazzare, perché i capelli sono sacri. Che sorrida delle nostre paranoie, ma che non ci biasimi. Che sia capace di darci una spallata scherzosa, ed essere allo stesso tempo una spalla su cui piangere nei momenti più bui.

Che non si spaventi se ogni tanto gli capita di sentirsi debole; ma che sappia di potersi affidare a noi con lo stesso slancio e la stessa serenità con cui lo facciamo noi, troppo spesso.

Noi non ci arrendiamo. Io, non mi arrendo.

Non in questo. Non senza cercare, setacciare, rastrellare fino all'ultima briciola di virilità che il mondo ha da offrire.

Lo sappiamo, ne siamo convinte.

 

La speranza è l'ultima a morire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Orbene!, come dice la mia prof.

Questa è la conclusione del ciclo "sono incazzata con il mio Muso* quindi non scrivo più in questa raccolta".

D'ora in poi, credo ...ehm... penso ... Uff! ... dovrei riuscire a non scrivere più sfoghi che hanno lui come soggetto. Ci provo.

Questo era un tentativo, pallidissimo, ma pur sempre un tentativo.

 

Fatemi sapere che ne pensate, e ricordate che anche una piccola parolina piccina picciò rende felice anche la più acerrima autrice. XD no, seriamente. Mi accontento anche di un "fa schifo"... però se ci volete anche aggiungere un ma dopo, non disdegno. xD

 

Alla prossima!

 

 

Elle

 

 

 

 

 

* vedere la recensione di WhiteWinterLady, al capitolo 2, per capire a chi mi sto riferendo xD

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Capitolo 5
*** 42% ***


42%

 

A te, che ritorni, e non ti rendi conto di uccidermi tutte le volte.

 

 

 

 

Sai, credevo che tu, piú di tutti, avessi imparato a guardare. Ero convinta che tu avessi capito, che avessi intuito qualcosa di me che andava oltre ció che avevo permesso agli altri di subodorare. Che sapessi leggermi dentro, e vedere oltre l'apparenza dei miei sorrisi, oltre il tremolio delle mie braccia, oltre le mie parole spezzate. Ero convinta di averti dato tutte le prove del mio interessamento.

Non eravamo amici, neppure fidanzati. Eravamo qualcosa. E quel qualcosa mi piaceva.

Mi faceva stare bene. Ad essere del tutto sinceri, ero anche un po' egoista: ero felice di riuscire a strapparti qualche cosa: una risata, una confessione, un ricordo. Mi sentivo leggera nel condividere con te un particolare ridicolo, una brutta situazione, una semplice esperienza come stare nel parcheggio sotto casa mia, a parlare per ore.

Ero felice, se tu c'eri.

Poi, non si sa come, finí.

Piano piano, ti sei allontanato. Hai messo sempre piú metri tra me e te; non metri fisici, ma distanze psicologiche, muri di silenzio, assenze pesanti a cui sempre e solo io mettevo fine, perché nonostante la paura di essere di troppo, di disturbo, ho trovato le palle per scriverteli tutti quei messaggi, e lanciartele tutte quelle seconde opportunitá, e concederteli tutti quei benefici del dubbio.

Dopo piú di sei mesi, sono giunta alla conclusione.

Tu non hai mai capito nulla.

Né allora, né ora.

Ha fatto male, capirlo. Ha fatto molto piú male di quanto avrei potuto credere all'inizio di tutto. Ha fatto male perché tu hai sempre fatto mostra di essere ben cosciente di tutto, dal mondo fuori a quello che abbiamo dentro, soprattutto di quest'ultimo.

L'unica differenza che c'è tra la me di allora e la me di adesso è la rabbia.

La rabbia delusa.

Vorrei farti stare da schifo. Vorrei poterti fare del male, male psicologico, e male e male e male.

Ma non lo faró, per un semplice motivo.

Se ti facessi del male, capiresti che tu ne hai fatto a me. Non ti permetteró di addentrarti ancora nei miei pensieri: ti offrirei il fianco, mostrandoti come mi hai fatto male, e per quanto anche questo sia doloroso da ammettere, colpendoti colpirei me stessa.

Non avrei mai il coltello dalla parte del manico. Quando ti ho permesso di sbirciare dentro, anni fa, hai fatto un giro panoramico, valutando il disastro che si stava ancora consumando dentro di me, e poi sei scappato.

Questo, piú di tutte le tue belle parole, mi ha dimostrato che persona sei.

Un codardo.

E io, con quelli come te, non voglio averci a che fare.

Né ora, né mai.

 

 

 

 

 

 

 

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

... Io ci ho provato a lasciar perdere.

Davvero.

 

 

 

Elle


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Capitolo 6
*** 48% ***


48%

 

 

 

Ci sono persone che, nonostante tutta la loro buona volontà, sono destinate a non capirsi mai.

Riassumendo in tre semplici, limpidi passaggi: si studiano, si sfidano, e poi si azzannano.

Non si danno il tempo di ascoltarsi, di parlarsi; provano a confrontarsi, ma inevitabilmente non ci riescono. Vivono insieme in due distinti e ben differenti periodi: il primo é quello di litigi, incomprensioni, rinfacci continui e dolorosi; il secondo è una tregua labile e instabile, che attende solo di essere rovesciata non appena uno dei due sgarra, mettendo un centimentro più a destra del dovuto la propria posata sul tovagliolo del tavolo da pranzo.

La cosa peggiore é che questa rabbia repressa, rinforzata da discussioni accese e mai risolte, colpisce in punti precisi, dove la corazza che per forza di cose le due persone si costruiscono attorno al cuore per sopravvivere agli attacchi é più debole.

E fa male, essere colpiti lì.

Ti fa sentire indifeso, inutile, fallito.

Ti spersonalizza quasi, quel dolore, perché a mente lucida non risponderesti mai a questi attacchi. A mente lucida, cercheresti un appiglio di calma comune.

Ma se qualcuno azzanna lì dove non ti puoi difendere, è impossibile non ribattere. Tutti hanno un punto di rottura, e una volta raggiunto non ci sarà nulla, nulla, che ti potrà salvare dalla distruzione più totale di dignità e fiducia in se stessi.

Non so se ci sia una soluzione a questo azzannarsi. Ci si prova, a mantenere quella tregua, il più a lungo possibile, ma inevitabilmente si fa o si dice qualcosa che volontariamente o involontariamente punzecchia, ferisce, colpisce.

E poi c'è solo il tracollo, e le lacrime.

Perché non è sempre vero che l'esperienza insegna; non è sempre vero che si impara dai propri sbagli. Certo, a volte bisogna avere semplicemente coscienza dei propri errori e accettare il fatto che gli esseri umani non sono perfetti e quindi é nella loro natura errare - in tutte le sue accezioni; altre volte, ancora più semplicemente, ciò che per noi sono quotidianità e normalità, per altri sono le azioni, i gesti, i toni più sbagliati, e per questo vanno puniti.

Nemmeno la lontananza sembra sortire qualche miglioramento, anzi, finisce per rendere ancora più sottili i limiti di sopportazione dei due interlocutori che non parlano e portare in un tunnel dove la classica luce non si vede e forse non esiste nemmeno.

Forse una separazione definitiva sarebbe la soluzione. Forse se queste due persone vivessero ai capi opposti del mondo, smettendo di sapere dell'esistenza dell'altro, forse...

 

 

 

 

... Ma come si può pensare di dividere così brutalmente una figlia da una madre a cui, nonostante tutto, vuole ancora bene?

 

 

 

 

 

 

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Vorrei ringraziare di cuore tutti quelli che mi hanno letto, e coloro che mi seguono e chi mi ha recensito.

Fa piacere sapere che qualcuno riesce a imbattersi in ciò che scrivo, e trovarlo interessante abbastanza da indulgere anche solo un minutino di tempo per dare un'occhiata ^^

Spero di esservi stata utile con queste riflessioni più o meno ciniche, e avervi permesso di guardare il mondo con un'altra prospettiva.

Continuerò a farlo! ... No, non fraintendete, i ringraziamenti non erano un modo subdolo per terminare la raccolta xD è che... Beh il primo capitolo è stato visitato oltre 100 volte. Che siano state cento persone differenti, o trenta volte tre persone diverse, per me é comunque un grande risultato, soprattutto perché inaspettato. Finora non avevo guardato ai numeri, perché non erano importanti non li trovavo...

No, ok, seriamente. È stato un caso che mi ritrovassi sulla sezione Gestisci le tue storie e vedessi il "successo" xD

 

Quindi, ecco, grazie davvero *.*

 

 

... E dopo aver scritto una drabble solo nelle note dell'autore, mi eclisso u.u

 

Alla prossima :)

 

 

 

Elle

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Capitolo 7
*** 54% ***


54%



Ecco. Eccolo.
Allora? L'hai visto? Era bellissimo!
No? Non l'hai visto? Ah. Mi spiace, insomma, é davvero un peccato perché lui era davvero... Wow. Quel genere di persone che ti illuminano solo a guardarle, con due spalle larghe larghe e un culo da morsi... Certo che se tirassi su la testa dai libri che leggi in continuazione, magari vedresti di più del ben di Dio che gironzola per il mondo! E se invece di puntare alto abbassasti un po' le aspettative, qualcuno con cui stare lo troveresti!
Io un'idiota?
Cacchio, grazie. Qui si cerca di dare consigli...
Sì, lo so che non me l'hai chiesto, ma...
Finché non avrai pietà di te stessa, non ci sarà nulla da preoccuparsi?
No, ma dico, stai bene? Insomma, tesoro, sei vergine. Vergine a vent'anni. Chi lo é più?! Nemmeno le suore..!
Sì, certo, é per scelta! E io sono una fata del mondo delle fiabe. Ti dico una cosa? Anche se non ti interessa, sì, te la dico lo stesso. Non gliene frega niente a nessuno di quello che pensi. Puoi essere anche la nuova Einstein, ma alla fine finché non vai in tv, non fai qualcosa di veramente importante o non apri le gambe, sei una piccola nullità.
Oh, anche io lo sono! Che cosa credi, che mi stia elevando a Dio in terra solo perché ho una scopata decente tutti i sabati sera?
La differenza tra te e me, tesoro, é che io mi sono rassegnata. Questo é quello che sono, e se al mondo non vado bene, allora che il mondo si fotta. Vivo la mia vita, mi diverto, mi ubriaco, mi...
No, quella é un'altra storia.
Sì, davvero!
Farsi mettere incinta da uno sconosciuto a una festa non è squallido! È stato un incidente, quante volte te lo devo...
Ma smettila! La mia vita è appena cominciata. Avrò un bambino. Sarò madre, e gli vorrò bene e lo riempirò di giocattoli e di coccole. E suo padre non lo saprà mai, perché se lo merita visto come mi ha trattata. Il giorno dopo la festa su facebook ha postato questo status, guarda:
"Scopata spettacolare ieri sera! Peccato per le tette, però". Ti rendi conto?!
Certo che ho le tette piccole, ma non deve sbandierarlo su facebook!
Sì, anonimato, certo... In ogni caso lo so io e la cosa mi dà fastidio. Non doveva farlo. E poi non mi ha nemmeno messaggiato nonostante gli abbia scritto di nascosto il mio numero sul cellulare, e non ha accettato la mia richiesta di amicizia!
... No, non credo che sia ingiusto che lui non sappia di avere un figlio. Il bambino lo partorisco io, alla fine, no?
Sì, lo so che metà dei geni sono suoi... Senti, perché ti infervori tanto?! Tanto non é tuo...!
Abortire? Ma stia scherzando? Io lo voglio, questo bambino! È un piccolo angioletto mandato da Dio. Perché dovrei ucciderlo?
... Perché lui potrebbe uccidere me, succhiandomi via tutta la vita?! Ma in che mondo contorto vivi?! Eppure anche tu sei stata battezzata, mi pare!
Oh, è vero, sei tu quella che si fa tutte quelle menate mentali su Dio e sulla sua capacità di autocontraddirsi...
... Direi che sei la persona meno adatta per dirmi se sono pronta o no ad avere un bambino!
Ma certo che prima di scoprire che ero incinta non ci avevo mai pensato! Chi é che ci pensa davvero, alla fine?
... E adesso che c'entra la mia età?! Ho sedici anni! Sono grande a sufficienza per...
Io non voglio andare contro a questa gravidanza perché ho paura che me ne pentirò! Io ho scelto di avere questo bambino..!
 

«Che strano. All'inizio di questo discorso, mi sembrava di aver capito che si era trattato di un incidente».
 



 
 
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È primavera e c'è pieno di donne con i pargoletti appena nati... Boh, non so. Forse mi è semplicemente tornata in mente un'amica. 
 
Dettagli a parte.
Un bambino può davvero portare a rovinare se stessi e lui, se non lo si è cercato.
Anche se non é mia, lo so per esperienza.
 
 
 
BlackBlueSoul

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