Un'estate speciale

di Curlyhaired_girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Changes ***
Capitolo 2: *** It will be Ok ***



Capitolo 1
*** Changes ***


CAPITOLO 1

 

Mi ostinavo a tentare di capire ciò che era scritto nelle pagine del libro di scienze, senza riuscirci. Continuavo a leggere, ma quelle parole scorrevano davanti ai miei occhi come se non avessero significato.

L’anno prossimo mi impegnerò di più. Lo dicevo sempre, ma non accadeva mai, per questo ogni volta mi ritrovavo a dover recuperare gli ultimi mesi.

Non era possibile! Era sabato sera e io, invece di stare fuori con i miei amici, ero costretta a studiare, come se non bastasse, con improvvisi attacchi di panico dovuti alla paura di bocciare. Non potevo rovinarmi la vita ( e l’estate) in questo modo, porca miseria! Io nella vita volevo fare altro, non m’importava niente della matematica e della fisica. Perché non potevo scegliere di studiare quello che mi pareva? Mah!

Ok, la voglia di stare un altro minuto rinchiusa in camera proprio non c’era, perciò presi un libro, “Via Chanel n°5” di Daniela Farnese, e mi andai a sedere in giardino.

Quanto avrei voluto essere una scrittrice. Era uno dei miei più grandi sogni, come quello di diventare una cantante, vivere in Inghilterra, incontrare i One Direction…beh, in realtà, ero una ragazza piena di sogni, ma che male c’è? Infondo, la vita è fatta di sogni, o obiettivi… dipende dai punti di vista.

Quest’estate, se fossi passata a scuola, i miei genitori mi avrebbero mandata a quel camp estivo per directioners in cui tanto desideravo andare.

Cominciai a fantasticare su tutte le belle cose che sarebbero potute accadere lì. Ero ancora scettica del fatto che i miei avessero accettato senza problemi quando glielo chiesi. Ora avrei solo dovuto impegnarmi, poi sarei stata finalmente libera.

 

 

GIUGNO

 

Giugno era arrivato, la scuola era finita ed io ero riuscita a passare senza debiti. Lo sapevo che quei sabati sera rinchiusa in casa sarebbero stati utili a qualcosa.

Adesso, infatti, mi stavo preparando per quel camp estivo in cui stavo aspettando di andare da mesi e mesi. Non avevo nessuno con cui andarci, dato che i miei amici, inutile dirlo, mi avrebbero solo preso per scema. La mia migliore amica era l’unica a sapere dove ero diretta, agli altri avevo semplicemente detto: “ vado al mare con i miei”. Comunque, ero sicura che lì avrei fatto amicizia, le directioners sono tutte molto simpatiche, almeno a quanto vedo su twitter.

Presi i miei occhiali da sole Gucci, poi misi il caricabatteria e il cellulare nella borsa e scesi le scale andando in salotto, dove trovai i miei genitori ad aspettarmi.

“ Sei pronta?”, mi chiese mia mamma, sorridente.

“ Sì, andiamo”, le risposi, emozionata e con un sorriso a trentadue denti.

Uscimmo dal cancello di casa ed entrammo in macchina. Il viaggio sarebbe durato tre ore, quindi, armata di pazienza, presi l’Ipod mettendomi le cuffiette nelle orecchie e facendo partire Up all night.

Guardando fuori dal finestrino, lasciai i pensieri liberi per la mia mente, ancora una volta. Avrei dovuto smetterla di farmi tante seghe mentali.

 

SPAZIO AUTRICE

 

Salve gentee! :3

Questa storia mi è venuta in mente appena cinque minuti fa, ispirata dalla mia "bellissima" lezione di scienze, che mi sono ridotta a studiare stasera.

Anyway, fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace o se debba cancellarla immediatamente! :)

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Capitolo 2
*** It will be Ok ***


CAPITOLO 2

 

Eravamo ancora lontani dalla destinazione, e ormai conoscevo a memoria tutte le parole delle centocinquanta canzoni presenti nella mia playlist.
Ero partita entusiasta e carica di energia, e adesso mi ritrovavo ad essere stanca ed appisolata. Mi distesi, poggiando la testa su un cuscino, che avevo portato apposta sapendo che avrei avuto sonno.
Chiusi gli occhi, cominciando a pensare le cose più assurde. Ero solita a farmi filmini mentali prima di addormentarmi, pensavo ai One Direction, o al mio trasferimento a Londra (sì, perché prima o poi sarei andata a vivere a Londra), o addirittura come sarebbe stata la mia vita se qualcosa fosse andato diversamente, se avessi realizzato i miei sogni…
 
 
 
<< Amore >>, sentivo la voce dolce e calma di mia madre chiamarmi, << Amore svegliati, siamo arrivati >>
Aprii gli occhi di scatto, appena sentii le fatidiche parole “siamo arrivati”. Cercai di alzarmi, un po’ dolorante alla schiena, e mi guardai allo specchietto del passeggero. Non male, sembravo solamente un panda appena preso a cazzotti. Meglio struccarsi. Presi una salviettina struccante, che tenevo sempre in borsa in caso di necessità (non si sa mai), e la passai sul viso.
<< Papà è andato a prendere le chiavi del bungalow >>, mi spiegò mia mamma << Ah, guarda, eccolo, sta arrivando. Perchè non inizi a prendere la tua roba? >>
<< Sì, vado >>, squittii, andando a prendere le mie valigie dal portabagagli, quasi saltellando.
Mi guardai un po’ intorno, e solo in quel momento mi resi davvero conto di ciò che mi circondava. Eravamo in un ampio parcheggio circondato da pini e cipressi, il suolo era sterrato e dissestato.
C’erano macchine ovunque, e accanto ad esse molte ragazze intente a scambiarsi le ultime parole con i genitori. Notai anche che, invece, alcune stavano già chiacchierando allegramente tra loro. Sui loro volti erano disegnati sorrisi che andavano da un orecchio all’altro, e, istintivamente, venne da sorridere anche a me.
<< Ecco qua >>, disse mio padre, con tono rassegnato, facendomi voltare verso di lui. Era di fronte a me, mentre mi porgeva le chiavi, accompagnato da una smorfia alquanto evidente sul viso. Il suo disappunto riguardo ciò che stava succedendo era palesemente visibile, ai suoi occhi sarei sempre stata una bambina bisognosa di attenzione e protezione.
<< Ho parlato con quel Marco Morini, ha detto che a mezzogiorno dovete riunirvi tutte quante davanti al bar, lo troverai appena entrata >>
<< Grazie, papi >>, gli dissi, lasciandogli due baci sulla guancia, << ci vedremo presto, due settimane passano in fretta >>, gli spiegai, tentando di tranquillizzarlo.
<< Hai ragione, ciao piccola >>, mi salutò, abbracciandomi.
<< Ciao mamma >>, esclamai, buttandomi tra le sue braccia confortevoli.
<< Ciao amore, ti chiamo quando arriviamo a casa >>, sussurrò al mio orecchio. Avrei giurato che fosse sul punto di piangere.
Presi le mie valigie, e, guardandoli un’ultima volta, mi allontanai a grandi passi, cercando disperatamente di non scappare, tornando indietro come una ragazzina. Questo era sempre stato uno dei miei più grandi e peggiori difetti: ogni volta, senza la presenza dei miei genitori, mi tiravo indietro, perdendo ogni occasione. Mi odiavo per questo.
Mi fermai, respirando a fondo. Ero grande abbastanza ormai, dovevo farcela. Dovevo semplicemente lasciarmi andare, e tutto sarebbe andato meglio.
L’entrata del camp era costituita da un’ampia arcata, la attraversai.
Era tutto sorprendentemente silenzioso, adoravo questo dettaglio. Avevo sempre vissuto in una grande casa fuori città, immersa nella campagna e nella tranquillità, e adesso mi sentivo nel mio ambiente. Il lungo viale che stavo percorrendo era largo e contornato da palme gigantesche. La luce del sole, il canto degli uccellini, e tutta l’atmosfera in sé, mi fece pensare di essere in un film. Non sembrava reale. Al termine del percorso, lo spettacolo che mi si presentò davanti era davvero mozzafiato. Cominciando a guardare verso destra, vidi un’immensa piscina, con tanto di trampolini, mentre accanto ad essa vi era un bar, dal quale proveniva la miglior musica di benvenuto: What Makes You Beautiful. In effetti, avrei proprio voluto prendermi qualcosa da bere per rinfrescarmi, ma sarebbe stato più saggio sistemare prima tutte le cose che avevo con me.
Con non poca difficoltà, cercai di dirigermi verso la mia sistemazione, ma pareva quasi impossibile. Quel camp era enorme…e io mi ero persa. Non so per quanto continuai a girare a vuoto, forse mezz’ora, forse un’ora. Non avevo idea di dove fossi finita, gli alberi erano più fitti, e i bungalow presenti erano davvero pochi.
Poi, finalmente, eccolo lì: il mio bungalow era esattamente davanti a me.
Salii i pochi scalini, e notai la porta d’entrata, in vetro, già aperta. Bussai, ricordandomi improvvisamente che avrei dovuto condividere la mia abitazione con un’altra ragazza. Accidenti, me ne ero assolutamente dimenticata.
<< Sì? >>, una ragazza spuntò all’improvviso, sorridente. Era minuta, bassina e bionda, con i capelli, liscissimi, a caschetto. Sembrava simpatica.
<< Ciao, sono Amanda >>, mi presentai, stringendole la mano.
<< Ah, sì. Tu devi essere la mia compagna di bungalow! Piacere, sono Sofia. Vieni, entra >>
Dire che appena entrai rimasi sbalordita era poco. La mia faccia aveva sicuramente assunto un’espressione sbigottita e incredula, poiché Sofia se ne accorse.
<< Fico, eh? >>, disse, senza perdere l’entusiasmo.
<< è…stupendo, davvero, sono senza parole >>, esclamai. Le pareti erano rivestite di poster raffiguranti tutte le maggiori tappe dei One Direction. Dagli esordi, ad x-factor, fino ad oggi, fino agli ultimi video, fino alle ultime premiazioni. Era normale che avessi un nodo alla gola? Probabilmente sarei scoppiata a piangere da un momento all’altro. Era così emozionante vedere quelle foto, non me lo sarei mai aspettato.
<< Hey, è tardi, manca poco a mezzogiorno, ti va di avviarci al bar insieme? >>, domandò Sofia, distraendomi da miei pensieri.
<< Ehm…sì certo, arrivo subito >>. Andai a posare in fretta le cose nella mia nuova stanza. Era grande, ariosa, e rigorosamente viola. Il mio colore preferito. Non aveva per niente l’aspetto di una camera di un camp, piuttosto di quella di una grande star del rock. C’era una chitarra elettrica messa vicino l’armadio, e uno specchio accanto la porta.
Sarebbe stata un’estate speciale.
Ci dirigemmo verso il bar, che avevo scoperto distasse un quarto d’ora a piedi dal nostro bungalow.
<< Tu conosci qualcuno qui, a parte me? >>, mi chiese, così dal nulla, Sofia.
<< No, tu? >>, ammisi imbarazzata.
<< Bene, siamo in due >>, disse lei, facendo una risatina.
Continuammo a parlare del più e del meno, finchè non arrivammo a destinazione.
Fuori al bar, circondato da un’orda di ragazze, c’era un buffet, mentre Marco Morini stava in piedi con un microfono, aspettando che ci fosse silenzio per poter parlare.
Finalmente calò il silenzio, e Marco prese la parola.
<< Buongiorno, directioners, state bene? >>, esclamò raggiante, << in realtà, ci sono davvero un’infinità di cose da dire >>, spiegò, gesticolando.
<< Più tardi, fino alle due, potrete passare da me, in quella che ho allestito come una specie di segreteria >>, disse ridendo, << in questo modo avremo la possibilità di conoscerci meglio. Riguardo quello che faremo qui, invece, ogni mattina ci divertiremo cantando e ballando sulle note delle canzoni di Up All Night e Take Me Home, il pomeriggio avrete del tempo libero da passare tra voi, e la sera varieremo un po’, faremo dei falò sulla spiaggia o allestiremo un palco per dei concerti. Detto questo, vi auguro una buona permanenza, e spero con tutto il cuore che vi rimangano dei bellissimi ricordi di quest’esperienza >>.
 

 

 

SPAZIO AUTRICE

 

Salve gente! :33

Scusatemi per questo grandissimo ritardo, ma l’ispirazione mi era proprio volata via.

Comunque, so che questo capitolo è orrendo, e anche noioso, ma dovevo per forza descrivere il primo giorno di Amanda al camp (anzi, le sue prime ore). Prometto che il prossimo capitolo lo pubblicherò presto, e ci saranno molte sorprese :)

Ringrazio chi ha recensito il primo capitolo e chi ha messo la storia tra le seguite, spero di non deludervi.

A presto <3

 

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