The mysterious charm of music

di Alessia27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Se il buongiorno... ***
Capitolo 3: *** Sudore, quaderno, bicolore (?) ***
Capitolo 4: *** L'esasperazione è un optional ***
Capitolo 5: *** Stravaganti compagnie in stanza ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 Bonjouuuurrrr a tutte ragazzuoleee!! Com è? Tutti bene? Bhe io direi abbastanza... Siamo nel mese di Maggio ormai, tutti a darsi da fare per recuperare qualche debito o aumentare la propria media? Io si. Ed è per questo che pubblico la mia prima fanfic come un'emerita idiota invece che studiare e darci dentro ! :D
Però avevo assoluto bisogno di scrivere qualcosa anche io ecco! u.u
Premetto che alcuni aspetti della protagonista sono simili ai mie(specialmente i capelli lol) xD
Vabbè bando alla ciance e buona lettura!


                                                                                                  PROLOGO
 

 
…Oh è iniziata? Ehm.. salve a tutti! Mi presento, io sono Zoè park e ho sedici anni.
Ho origini sia francesi che inglesi e la mia città natale è Londra, ma attualmente mi trovo in un albergo di Parigi in Francia. Bhe… che dire sono una ragazza normale (credo), né troppo vivace, né troppo solitaria; non sono una gran chiaccherona e trovo difficile socializzare, o come dire “ fare il primo passo”. La mia passione è la musica in generale, suono sia la chitarra che il basso, maggiormente la prima. Canto anche, ma ahimè non posso definirmi una professionista! Anche perché sono un’ autodidatta e quindi non penso raggiungerò mai quei livelli senza un minimo di insegnamento.[Ottimismo time! Scelgo te! è.è Nd.me]
Non credo possa interessarvi, ma quella che scrivo non sono io… purtroppo [ -“purtroppo”?! COSA VORRESTI INSINUARE CON QUESTA PAROLA?!- Nd.me;- Che sicuramente mi farai fare  le cose più idiote possibili ed immaginabili.- Nd.zoè;- Tsk, sentitela questa! E’ appena iniziata la fanfic e già si inizia a lamentare!- Nd.me]
Ritornando a noi… Ho un corpo sfortunatamente minuto, sono magra, alta 1.62 m[ Seeee, 1.60 cara! :D Nd.me; Zitta! Sono cresciuta in questi ultimi tempi! Sparisci e fammi parlare!- Nd.zoè;- …- Nd.me], pelle piuttosto chiara , occhi grigi e capelli… ehm neri?  Si dai posso dire di averceli neri, lunghi sino ai fianchi e lisci di natura, ma in tutto il mio lato destro vi si trovano numerose ciocche rosse che odiavo ma che col tempo ho iniziato ad apprezzare. Non chiedetemi niente sulla causa di questa “apparente” voglia di cambiare il colore! Anche perché non l’ho nemmeno voluto! Quiiindi… caso chiuso.
Ora vi starete sicuramente chiedendo ( o forse no): perché sei in un hotel? E la tua famiglia? O… quale numero di scarpe porti? Ok, questa decisamente no.
Allora… i miei genitori sono morti in un incidente un anno fa, mentre tornavano dal lavoro in un giorno di pioggia. Quindi sono stata affidata a mia zia da parte di mio padre che si trova appunto a Parigi. Però volevo finire gli studi a Londra, dunque mi sono ritrovata a vivere da sola per un anno, niente di che. [-Freddezza assoluta o.o- Nd.me; -A differenza tua che ti piangi addosso ogni volta che ti succede qualcosa di male, io sono molto più matura ed ho imparato che è del tutto inutile versare lacrime per un tempo illimitato u.u -Nd.Zoè]
Ora vi starete (di nuovo)chiedendo: E perché adesso non sei da tua zia? Tempo al tempo ragazzi/e! Semplicemente non voglio essere un peso per nessuno, è fastidioso essere aiutati da qualcuno anche se sai che puoi farcelo benissimo da sola! Non mi piace esse vista debole e incapace e non voglio sembrare pietosa; insomma ne va del mio orgoglio! [-Hai un orgoglio?-Nd.me]
Comunque sia, mi trovo in questo hotel solo temporaneamente, perché da domani mi trasferirò al Liceo Dolce Amoris [-*Faccia disgustata* ma che diavolo di nome è?! Non mi dire che mi ritroverò in una scuola tutta rosa e fiori con ragazzi che si sbaciucchiano ovunque?!- Nd.Zoè; - Naah… cioè in un certo senso si! Sul rosa e fio… Ehi cosa stai facendo?-Nd.me – *in biglietteria*Un biglietto per Londra grazie.-Nd Zoè – Eh no ragazza mia! Abbiamo iniziato questa storia e la continuiamo, costi quel che costi!- Nd.me]
Anzi più che liceo direi college visto che ci si dorme pure!
Ok ,finiamola con questo prologo e iniziamo questa cosa. Cioè… fanficition.




Angolo dell'autrice:

-Aloooraaa? Com'è com'è?  Vi piace, ho sbagliato qualcosa, errori madornali che mi potrebbero cambiare la vita???- 
-E sta calma! La tua parlantina è veramente fastidiosa.-
-Zoè! Che ci fai nel mio angolino, questo è posto privato!-
-Ma che posto privato... è solo un angolo in cui puoi uscire dal tuo stato di forever alone u.u-
-Colpita ed affondata-
-Cambiando discorso... Se volete recensite e fatemi sapere! Accetto pure critiche, furchè abbiano una loro giustificazione, così potrò migliorarmi :)
 Mi basta anche sapere che l'abbiate letto che mi rendete davvero felice! Vabbè ragazzi un bacione e alla prossima!   

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Capitolo 2
*** Se il buongiorno... ***


Bonsoiirrr (si, mi sono fissata con il francese) a tutti! Ecco che arriva appena sfornato il primo capitolo (o secondo?) della mia serie ;D
Vi informo che le parole con l'asterisco verranno poi rese chiare a fine chappy. Buona lettura ;)
                                                                                                          
                                                                                                            
                                                                                                         SE IL BUON GIORNO...         


-Ti ho detto di stare tranquilla, zia! Andrà tutto bene! Non parto mica per l’Iraq!-
Stavo urlando. Erano ormai ore che stavo al telefono con mia zia e praticamente la mia pazienza era già andata a farsi benedire più volte! Probabilmente presto avrei ricevuto qualche vicino in stanza che cortesemente cercava di spiegarmi che a quell’ora non era possibile fare tanto fracasso, ma ne avevo davvero fin sopra i capelli delle sue raccomandazioni!
-Ma tesoro, sono la tua tutrice, la tua fata madrina! È mio dovere proteggerti! Da domani non ci potremo più vedere, te ne rendi conto?- disse con la sua solita voce candida.
Sorvolavo sempre sul suo modo di parlarmi, anche se sembrava stesse tranquillizzando un bambino il primo giorno d’asilo, ma era la parte della “fata madrina” che non riuscivo mai a digerire. Ho sedici anni, cavolo! Sedici! E già non lo sopportavo quando ne avevo sei!
-No che non me ne rendo conto! Il regolamento scolastico dice chiaramente che nei giorni liberi posso uscire liberamente. Possiamo vederci tutte le volte che vogliamo!-
-Ma non sarà le stessa cosa! Mi mancherai lo stesso! Comunque se domani ti chiedono la firma di un adulto, per le questioni burocratiche, digli che verrò nel pomeriggio, ok?-
-Si si. Va bene…- cercai di tagliare corto io guardando l’orologio. Quella chiamata stava davvero durando troppo!
-Allora un bacione, tesoro. Ah, e se trovi l’anima gemella avvertimi. Ci sentiamo presto!- e riattaccò.
Ero dopo quell’uscita del tipo “la vita è come un film americano”, sentii la mia testa in uno stato confusionale. Due ore a parlare e cinque secondi per chiudere. Che dire? Questa è mia zia.
Sospirai e con ancora in mano il cellulare, riguardai l’orologio. Le dieci.
-Ok. Penso sia meglio andare a dormire.- dissi soffocando uno sbadiglio.
Buttai il cellulare sul letto, che rimbalzò e per poco non cadde rischiando di rompersi (sinceramente, a chi non è mai preso un colpo quando succede?) chiusi con cura la custodia della chitarra che stava poggiata in un angolo della stanza. Aspettava da ore di essere solamente suonata, ma a causa della conversazione precedente non riuscii ad avere quest’onore. Mi dispiaceva un po’. Era stato uno dei pochi giorni in cui non ero nemmeno riuscita a sfiorarla e sentivo già una sorta di astinenza, ma mi ricordai del programma del giorno seguente e dell’orecchio che ancora mi bolliva per essere stato troppo tempo ad ascoltare avvertenze pressoché inutili, così cercai di resistere alla tentazione. Infine indossai il pigiama ed attivai la sveglia. Per la questione valigia, disponevo soltanto di una borsa a tracolla piuttosto grande con dentro tutto il necessario. Tanto, sapevo già e mi ero arresa all’idea, che mia zia mi avrebbe mandato tutti i vestiti possibili ed immaginabili non appena mi fossi trasferita nella nuova scuola. Almeno aveva i miei stessi gusti in fatto di moda. Sospirai di nuovo [-È il giorno dei sospiri oggi o cosa? -Nd.me] , spensi la luce e andai a dormire.

Ore 7.00 del mattino, Parigi. Camera d’albergo. La mia sveglia suonò. Non riuscii bene a capire in che modo fossi riuscita passare la notte dormendo. In base ai ricordi che avevo degli anni passati, non c’era stata una sola volta, una, nella quale non avessi passato la notte in bianco prima dell’inizio della scuola. Gli unici ricordi che avevo erano ansia, insonnia, farfalle nello stomaco e cavolate varie…
Quella volta ringraziai non so quale Dio! Cercando di trascinarmi verso il bagno (avevo dormito sì, ma non era mai abbastanza!) per andare a lavarmi e vestirmi.
–Yaaaawn… Vediamo un po’ cosa metterci.- dissi stiracchiandomi, ancora tutta assonnata.
Non avendo per bene al mente ancora sveglia, non mi sforzai più di tanto ed optai per un pantaloncino di jeans strappato abbinato ad un paio di calze nere alte ed una maglietta monospalla bianca con logo argentato. Abiti leggeri. Non ero particolarmente abituata all’abbigliamento estivo.
Perché? Siete mai stati a Londra? Sei giorni su sette di pioggia, e quello restante nebbia. Se aggiungiamo il fatto del mio essere particolarmente freddolosa, si potrebbe facilmente capire la moltitudine di felpe che riempie il mio armadio anche a Giugno! Purtroppo però il giorno prima ero stata obbligata a fare spese, indovinate un po’ con chi?, e con un sole da pieno deserto del Sahara. Pensai fosse una scelta pratica, ma nel caso decisi di portare anche una felpa nera, ed infine un paio di anfibi grigi. [-Certoo molto estivo!._.” – Nd.me – è il mio look questo non ti riguarda!- Nd.Zoè] Subito dopo mi pettinai (o meglio, cercai di domare la mia chioma bicolor) e mi misi un accenno di matita e mascara. Di solito non usavo un trucco particolarmente eccessivo, mi sembrava un po’ troppo da “cattiva ragazza”. E non quella antipatica, intendo. E poi, con il caldo, trovavo stupido mettersi chili e chili di fondotinta ed ombretto. Si sarebbe sciolto prima di poter uscire di casa! Quale ragazza avrebbe potuto resistere? [-*fischietta nervosa*-Nd.me - No comment.- Nd.Zoè]
Non feci colazione, non la facevo mai. Presi le mie cose, borsa a tracolla e chitarra in spalla, ed aprii la porta. Prima di mettere piede fuori, però, sentii il bisogno di girarmi verso la spoglia cucina-soggiorno che in quel poco tempo mi aveva ospitato. Mi soffermai per un attimo sulle tende candide della finestra e sul cucinino che più di una volta mi aveva dato del filo da torcere. Passai lo sguardo sul divano vermiglio un po’ sciupato e leso e sul televisore antiquato. Ci avevo vissuto per poco, ma in quel lasso di tempo avevo sentito quel mini appartamento dell’hotel tutto mio.
-Ciao casa. E grazie per avermi ospitato per questi due giorni.- [-Cosaaaaaa?!?!-Nd.Zoè -*risata malefica ed inquietante*- Nd.me]
Detto questo, mi chiusi la porta alle spalle e scesi per dare le chiavi indietro. Lo so, non dite niente. E una cosa alquanto strana, per non dire altrettanto stupida e ridicola! Ma sentivo il bisogno di dirlo! Era sempre stato difficile per me sentirmi a casa…
Scrollai la testa dopo quelle ultime umilianti constatazioni, uscii e mi diedi due buffetti sulle guance per svegliarmi bene. Senza accorgermene cominciai ad avviarmi.
Adiamo! Ti sembra il momento di metterti a fare sceneggiate da film drammatico di serie B? E poi cos’era quella cosa? “Ciao casa”!?! ma la telefonata di ieri mi ha fatto sciogliere la parte destra del cervello?!
Cercai di riprendermi un po’ e finalmente mi accorsi di essere su un marciapiede a camminare. Senza una meta precisa. Mi bloccai di colpo guardandomi in giro. Via sconosciuta.
Ma come cavolo ci sono arrivata qui?!?
Pensai di essere diventata sonnambula, visto che non ricordavo neanche che strada avevo fatto per uscire dall’hotel.
Accidenti a me e ai mie sproloqui mentali da manicomio! Ma come ho fatto a perdermi? E non è che nel mentre ho anche accettato una qualche droga pesante da uno spacciatore incontrato per caso? [-Fantasia portami via? ò.ò- Nd.me]
Cercai di ricompormi come meglio potei e continuai su quella strada. Macchine alla mia sinistra, gente ovunque intorno a me, migliaia di clacson strombazzanti e profumi invitanti di croissant provenienti da qualche bar o pasticceria che mi fecero venire l’acquolina in bocca. Se fossi riuscita a cambiare l’immagine del Big Ben* con quella degli Champs Elysees*, mi sarei riuscita a sentire più a mio agio. Ma il mio problema più grande era che non sapevo proprio da che parte andare.
-Va bene, Zoè. Sei in una città sconosciuta e non hai la minima idea di dove andare, questo perché durante tutto il viaggio in macchina hai dormito bellamente non pensando di poterti trovare in una situazione del genere. Bene, vorrei tanto fare un applauso al mio cervello. Ma, e dico ma, abbiamo fortunatamente una mappa che la nostra adorata zia ci ha umilmente concesso e che ci porterà sicuramente al liceo! Devo soltanto pren…der…la… - bloccai lo sproloquio.
Impallidii.
Ora, voi, immaginatevi in questa situazione: da sole, in una città nella quale fortunatamente conoscete la lingua ma in una strada completamente sconosciuta, con una cartina -vostra unica salvezza- disegnata a mano da vostra zia raffigurante una casetta stilizzata collegata da una linea rossa ad una sottospecie di castello completamente rosa circondato da unicorni. Alle 7.30 del mattino. In mezzo ad un mare di gente di fretta. A morire di caldo!!!
-E QUESTO COSO DOVREBBE ESSERE LA MIA SALVEZZA?!?- urlai con tutta la forza che avevo nei polmoni.
Sentii quasi i bulbi oculari fuori dalle orbite e i nervi che esplodevano. In più notai decine e decine -e altre decine- di persone che mi guardavano cercando di immaginare lo stato della mia sanità mentale.
Ero sicura di essere diventata rossa. No, viola! Forse anche con qualche chiazza tendente quasi al nero. Risi nervosamente e cercai di liberarmi da quella situazione.
.Ehm…eh… Scusatemi! Credo di essermi persa… eheheheh…-
Ma chissà perché ottenni l’effetto contrario a quello che volevo. Ora la gente sembrava terrorizzata. Ridacchiai ancora e decisi di battere in ritirata.
Dopo questo, credo non ci possa essere niente di peggio!
Subito dopo sentii un clacson suonare e mi bloccai. Ero in mezzo alla strada e per poco non mi facevo mettere sotto.
-Guarda dove vai, imbecille!- mi urlò l’uomo sporgendo la testa dal finestrino.
Ma dico io, quale Dio oggi si diverte così tanto?
Dopo l’ennesima figuraccia continuai a correre e dopo essermi persa ben due volte, decisi di chiedere indicazioni. Attraversai circa mezza città e dopo essermi persa altrettante volte, riuscii, non seppi mai come, ad arrivare a destinazione.
Non ero in ritardo più di tanto. In compenso ero spettinata, affaticata e sudata come un giocatore di football dopo il Super Bowl! Cercai di darmi un contegno ed entrai.
-Accidenti anche alla chitarra! Per colpa sua ho un male cane alla schiena e sono completamente fradicia! Dovevo proprio scegliere una custodia nera?- imprecai tra me e me.
Erano appena cominciate le lezioni, se con “appena” si poteva intendere un lasso di tempo di 40 minuti.
Irritata e ringraziando il cielo per l’assenza di gente nei corridoi, mi diressi in segreteria, la quale poi mi mandò in sala delegati per compilare il modulo d’iscrizione.
-Ed ecco arrivare le questioni burocratiche di cui mi aveva parlato la zia. Bene, ora dovrò spiegare la mia attuale situazione, chiamato da me “NPG”, ovvero: Non Più Genitori! Fantastico, non vedevo l’ora…- sbottai irritata.
Non mi piaceva parlare dei miei. Detestavo gli sguardi mesti che mi regalava la gente dopo aver sentito la mia storia.
Pietà.
Era una cosa che odiavo. Ma chiunque avrebbe potuto sentire una nota malinconica nella mia voce quando ne parlavo…
Sospirai e dopo aver bussato ed aver ricevuto un “avanti”, mi stampai in faccia un sorriso più finto del naso di Michael Jackson. Aprii la porta ed entrai.
La stanza delegati non era niente di straordinario di per sé: la cosa che più mi colpì fu il candore che emanava. Una stanza completamente bianca. Rabbrividì appena.
-Oh, tu devi essere la nuova arrivata, Zoè Park.-
Mi svegliai al suono di quella voce e mi ritrovai davanti un ragazzo. Appena lo vidi lo catalogai come “bel ragazzo”: era piuttosto alto, dalla carnagione un po’ pallida, all’apparenza non troppo muscoloso. Aveva i capelli corti di un biondo miele e due bellissimi occhi dello stesso colore. Sembrava avesse la mia età, ma indossava camicia e cravatta. Non seppi il perché ma aveva un nonsoché d’angelico. Sembrava una versione del principe azzurro moderna. [-Non mi sembra poi così tanto bello u.u- Nd.me]
-Ah…sì. Sono io…-
-Piacere, io sono Nathaniel.- disse porgendomi la mano. Io gliela strinsi. La cosa che però mi colpì più di lui fu il sorriso. Sembrava quasi che un raggio di sole fosse entrato dalla finestra. Mi stava rivolgendo un sorriso, un vero sorriso di quelli sinceri a me. Una perfetto sconosciuta!
-Lieta di conoscerla.-
-Ti prego, dammi del tu. Abbiamo quasi la stessa età! Anzi, puoi chiamarmi Nath se vuoi.-
-Ok…Nath- risposi imbarazzata.
Ci conosciamo da soli 2 minuti e già siamo passati ai soprannomi? Il prossimo passo quale sarebbe, il matrimonio?!?
-Eri venuta per il modulo d’iscrizione?- chiese gentilmente lui.
Annuii ancora spaesata.
- Allora… devi compilare qui e qui, e poi firmare qua sotto.-
Feci quello che mi aveva detto, quando alla fine arrivò quel fatidico momento che tanto mi innervosiva.
-E qui ci va la firma di un genitore.-
Ok, cerchiamo di superare il livello uno.
-Posso firmare direttamente io?- chiesi con noncuranza.
-Mi spiace tanto, ma non puoi. Sei ancora minorenne.- rispose angelico.
Dopo soli dieci secondi: game over.
Sospirai, sapendo già come sarebbe finita.
-Allora dovrai aspettare la mia tutrice questo pomeriggio, è lei ad occuparsi di queste cose da quando i miei genitori sono in un posto migliore. Quindi per ora nessuno può firmare.-
Cercai di rimanere il più impassibile e distaccata possibile, stando attenta a non far incurvare eccessivamente le labbra verso il basso. Un attimo solo e poi di nuovo su in un sorriso da “che ci posso fare, questa è la mia vita”.
Vidi Nathaniel ammutolirsi di colpo ed abbassare lo sguardo.
Ti prego, fa che non ci si metta anche lui…
Ma le mie preghiere quel giorno non accennavano nemmeno ad esaudirsi. Alzò lo sguardo ed eccola lì.
Maledettissima pietà.
Ogni volta che me la trovavo davanti, sentivo crescere in me una rabbia insormontabile.
“Sto bene!” avrei voluto urlare “Sto benissimo da sola!”
Ma credo che nessuno mi avrebbe ascoltato.
-Mi spiace. Non lo sapevo…-
E come avrebbe potuto? Un po’ mi dispiaceva per lui, in quella situazione tra un misto d’imbarazzo, senso di colpa e disagio. E la cosa peggiore era che non sorrideva più.
-Stai tranquillo. Ormai mi sono abituata a questa vita da sola. E poi per me l’importante è che stiano bene e che sappiano che per me è come se non se ne fossero mai andati. Quindi sono felice!-
Mi sentivo un po’ in colpa e un po’ in debito, quindi quella volta sarebbe toccato a me dare animo alla sala vuota e a lui. Cercai di sorridere nel modo più convincente che conoscevo, anche se non era mai stato il mio forte. Però non volevo quell’atmosfera buia. Non ora e non più…
-Bene…allora la aspetterò.- disse lui cercando di ricomporsi.
Per mia fortuna sembrava che avesse funzionato e dentro di me tirai un sospiro di sollievo. Mi sentivo sollevata.
-Spero che ti troverai bene qui! Ah, giusto! Tieni questi sono i tuoi orari e questa è la tua classe.- disse porgendomi i fogli -Mentre i dormitori sono scritti sulla bacheca in cortile. Comunque per i nuovi alunni si dà un giorno per orientarsi all’istituto, quindi per ora sei libera. Ma ti consiglio di cercare qualcuno che ti faccia visitare la scuola! Purtroppo io sono occupato con il lavoro e…-
-Capito, non ti preoccupare. Credo di poter sopravvivere! Forse non sembra ma sono una tipa piuttosto determinata!- lo interruppi io.
-Meglio. Allora buona ricerca Zoè!-
Mi salutò con uno dei suoi soliti sorrisi mentre mi dirigevo verso l’uscita.
-Ci si vede!-
Mi chiusi la porta alle spalle. Non era una bugia. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo ancora. Era un ragazzo piuttosto… particolare. Ma per mia fortuna, non era il mio tipo.
Mi rimisi le borse in spalla e andai verso il cortile. Prima di entrare avevo visto la bacheca da qualche parte e sperai di trovarla in fretta ripercorrendo i miei passi. Fortunatamente la trovai –non si seppe come!- alla prima. Feci scorrere il dito sui nomi alla ricerca del mio.
-Allora… Park...Park…Park Zoè! Trovato!- esclamai poco dopo.
-Qui dice secondo piano, stanza 74. E a quanto pare non sono sola…- constatai notando altri due nomi nella lista. Ma non mi fermai a leggerli. In realtà non vedevo l’ora di arrivare in camera!
Dopo quella mattinata (in realtà appena cominciata) non vedevo l’ora di posare l’enorme sacca che avevo sulle spalle e mi dirigetti di fretta ai dormitori femminili. Intanto pensavo alle mie compagne. Chissà che persone sono? Dark fissate col gotico o bamboline troppo lolita? Oh, pensa positivo, Zoè! Saranno delle semplici e normali coinquiline, non iniziare a farti degli stupidi film mentali![-Staremo a vedere Zoè… staremo a vedere… :D] –
E così accelerai il passo verso la mia nuova casa.



*Big Ben: In pratica è il nome di quel grande orologio di Westminster a Londra, Clock Tower vi dice niente? xD. E che troviamo di solito nelle immagini delle cartoline ;D
*Champs Elysees: E' uno dei più larghi e lussosi viali di Parigi. Il quale comprende appunto negozi di lusso, cinema e cafès. Insomma, è una delle strade più famose al mondo!

Angolo dell'autrice:

-Risalve! Allora, vi è piaciuta? Se si, lasciate unmipiaceuncommentoediventatefandellafanspageeiscrivetevisuyoutube Ciau! [Cit. Un dei miei youtuber preferiti *-*]
-Tralasciando il fatto che tu sia tutta fusa, cosa diavolo c'entrano youtube e la fanpage? E per il "mi piace" vorresti intendere aggiungere la storia nei preferiti o  cos'altro?
Zoè non ebbe più risposta...

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Capitolo 3
*** Sudore, quaderno, bicolore (?) ***


Ma ciao ragazzuole/i! Com'è? Tutto bene?
...Okok, scusatemi per l'inutile attesa (se c'è stata) la settimana scorsa!! Ma... ecco ci credete che un velociraptor mi chiedeva di fargli compagnia in una serata tra dinosauri e zombie :D?
Sinceramente non ci credo nemmeno io... 
Allora, in realtà ho avuto qualche problema tecnico/personale con la mia correttrice personale! Ovvero, la persona che mi aiuta a riscrivere meglio le mie idee per la storia u.u e che... apparirà a fine chappy nella'angolino dell'autrice, così avrete l'onore di conoscerla!
Vabbè bando alle ciance e buona lettura! 


                                                                                                    SUDORE, QUADERNO, BICOLORE (?)


Mi trovavo un una landa desolata, completamente desertica. I cocenti raggi del sole mi puntavano contro e l’afa non faceva altro che togliermi il fiato. Ero sudata, no!, bagnata fino ai calzini, e probabilmente avevo anche inumidito la custodia della chitarra praticamente incollata alla mia maglietta. La felpa era stata buttata di malo modo nella borsa. Io freddolosa? continuavo a pensare. Almeno non con 40 gradi all’ombra! O forse anche 50! Mi ero forse spostata nell’atmosfera di Marte senza essermene accorta? Avrei ucciso gli alieni che avevano deciso di trasferirmi con le mie stesse mani non appena li avessi trovati. Controllai la bottiglietta dentro alla sacca. La rovesciai e l’ultima, piccolissima goccia cadde a terra inesorabilmente. Nothing, niente, nada, nisba. [-Dalla serie: Comprate l’acqua extracomunitaria! È disponibile in tutte le lingue! :D- Nd.me –Era pessima.- Nd.Zoè]
-Al diavolo la determinazione!- sbottai ripensando alla conversazione di pochi attimi fa con il biondo. Io, in quella scuola, non sarei resistita cinque minuti! Sarei morta lì per disidratazione…
…Ok ok. Forse il caldo mi aveva dato alla testa. Sarebbe meglio scendere da Marte e tornare alla nostra cara e fin troppo romantica Parigi e il suo pericolosamente candido e roseo liceo! [-Notare il “pericolosamente” u.u-Nd.me]
Era da poco suonata la campanella della prima ora e stava iniziando la seconda. Il mio sistema percettivo e sensoriale era completamente fuso a causa del clima e ciò spiega il mio (evidente!) inverosimile discorso iniziale. Cosa potevo farci se ero abituata al mio gelido e nebbioso clima londinese con i suoi meravigliosi fiocchi di neve a Novembre? Eppure l’edificio dei dormitori non era poi così lontano! Che fossi diventata, con il trasloco, una ragazza con manie di gigantismo? Cosa c’era nell’aria francese oltre all’odore di formaggio e croissant? Cercai di darmi una svegliata e camminai…
E camminai…
E continuai a camminare… [-Io già dal secondo sarei già stanca D:-Nd.me – C’è un’enorme differenza tra me e te, tienilo a mente!-Nd.Zoè]
E a camminai ancora…
Erano passate ore da quando ero entrata, vero? Non lo sapevo più con sicurezza. Feci ancora qualche metro, quando mi sentii tirare ed udii un fruscio di foglie.
Lentamente mi voltai.
Cercai di non notare alcune studentesse passanti lì vicino che ridacchiavano cercando di non farsi sentire. Sfortunatamente il mio udito era piuttosto sviluppato, essendo io una musicista. Sfortunatamente, infatti. [-Waaa anche io ho il tuo stesso problema! Infatti “qualcuno”, tutti i santi giorni invece che parlare come una persona civile, urla.-Nd.me]
La mia ingombrante tracolla si era impigliata in un ramo di un cespuglio senza che me ne accorgessi. Per essere precisi, la sua cinghia si era impigliata in un maledettissimo rametto piuttosto resistente e avevo già per metà sradicato la povera ed innocente piantina ormai completamente avvinghiata a me.
Da lì, inizio la mia lotta contro esso.
In ordine, i fatti si erano svolti in questo modo: l’utilizzo delle buone maniere.
Utilizzai sia mani che, tempo dopo e con l’arrivo di altre risatine divertite, denti per cercare in qualche modo di staccarmi l’erbaccia di dosso.
Purtroppo, e ripeto purtroppo, la mia pazienza aveva un limite. E più la mia rabbia saliva, per calcolo inversamente proporzionale, la cinghia si stringeva ancora di più.
Dopo il primo round bisognava usare l’artiglieria pesante: l’utilizzo delle cattive maniere.
Tentai di tirare con tutte le mie forze, cercando di spezzare o sradicare quel coso che ormai non si poteva più definire ramo. Ma sembrava che niente valesse. Insomma, non poteva essere così resistente! Avrei dovuto chiedere spiegazioni al giardiniere riguardanti le sue care foglioline mutanti!
Probabilmente la mia faccia era diventata molto simile a quella di una pazza omicida, senonché non esistesse una pena legale per l’uccisione di una pianta innocua. Apparentemente innocua, vostro onore!
Ah…se fossi stata Ciclope*, sarei riuscita ad incenerirla in men che non si dica soltanto guardandola!
Dopo pochi minuti, che a me sembrarono secoli, mi arresi e mi accasciai al suolo in ginocchio.
Ripresa dal mio avvilimento mi guardai intorno per assicurarmi di non essere osservata da troppi occhi indiscreti, ma per mia fortuna la campanella aveva distratto la maggior parte degli spettatori della prima battaglia, ahimè persa. Sospirai sconfitta, quando notai un piccolo quaderno nero vicino al mio campo di battaglia, leggermente coperta da foglie che durante la lotta erano state scostate leggermente.
Riuscii a sporgermi per prenderlo e… tack! Magicamente mi liberai (o meglio, sradicai totalmente) quel fo…rmidabile ramo che mi aveva dato del filo da torcere.
[-Nel vero senso della parola lol! xD-Nd.me -Shut up!-NdZoè]
Sospirai. In quel momento mi venivano solo due cose in mente: o quello che avevo trovato era un quaderno magico che esaudiva i desideri al solo sfogliarlo o sarebbe bastato semplicemente spostarsi in avanti invece di tirare con forza e cercare stratagemmi logici degni da rivale di Leonardo Da Vinci come una deficiente.
Per ovvi motivi optai per la seconda, ma desiderai ardentemente fosse stata la prima per evitare di darmi (come ormai mi era capitato troppo spesso in quella mattinata) della demente da sola.
-Ma sì, dai! A tutti può succedere il primo giorno di scuola di perdersi in una città totalmente sconosciuta, arrivare con 40 minuti di ritardo, cercare il dormitorio grondando sudore come una fontana, intripparsi in un tronchetto malefico, non riuscire a liberarsi e accorgersi che in realtà bastava una semplice mossa!- dichiarai ironica.
Decisamente, come primo giorno di scuola era stato un disastro.
E avevo ancora molte ore davanti a me…
Cercai di metterci una pietra sopra ed esaminai meglio ciò che avevo appena scovato. Era un piccolo taccuino, anche se guardandolo meglio sarebbe potuto sembrare benissimo un diario, nero e lucido. Sulla copertina non c’era nessuna scritta, né tantomeno il nome del proprietario. Non sapendo bene cosa fare, decisi di aprirlo. Ma un attimo dopo mi bloccai di colpo.
Mi guardai con circospezione in giro. [-Tanto ormai essere osservati e un’optional ò.ò-Nd.me]
Se lo apro ora e non riesco a trovare il nome, mi ritroverei a sfogliarlo senza ritegno, leggendo gli affari del proprietario senza il suo permesso. E se nel mentre lui arriva che faccio?
Cosa fare, era la mia priorità.
Riflettei un attimo e scrollando le spalle  decisi di aprirlo. Ma solo quando fossi arrivata a destinazione. Mi rialzai e continuai il mio cammino tenendolo stretto in mano, fissandolo insistentemente, come se il nome fosse potuto apparire da un momento all’altro. Lo alzai all’altezza del viso e continuai a fissarlo insistentemente, senza fermarmi.
Razza di demonio in carta, perché dovevo essere io a trovarti? Non potevo lasciarti dov’eri?
Non guardai la strada -errore grave- e quasi senza accorgermene sentii qualcosa colpirmi violentemente e mi ritrovai col sedere a terra. Non vi immaginereste il dolore! Povero osso sacro!
-Oh, scusami non ti ho vista! Ero sovrappensiero, tutto bene?-
Non alzai immediatamente lo sguardo, ma dalla voce riconobbi il tono profondo di un ragazzo.
Tutto bene? Mi vieni addosso alla velocità di centoventi kilometri all’ora e credi che non mi sia fatta niente? No, che non va tutto bene! L’osso sacro è uno degli ossi più sensibili del corpo! [-Sono d’accordo!... Mi fa ancora male il fondoschiena dopo la caduta di due giorni fa sigh…- Nd.me]
Mentalmente tralasciai il fatto che nemmeno io stavo guardando la strada -diario diabolico- e mi preparai a rispondergli per le rime, finché non alzai lo sguardo.
Davanti a me avevo un ragazzo dai lineamenti puliti e perfetti, di poco più alto di me, dai capelli di un colore particolarissimo, quasi argentei dai ciuffi ribelli neri che incorniciavano perfettamente il viso. E spettacolari occhi bicolore. Era difficile descrivere la sensazioni di essere fissati da quelle curiose pietre preziose, perché era proprio quello che sembravano: un preziosissimo smeraldo e una delicatissima ambra. Cercai di non fissare troppo quelle due magnetiche iridi e notai i suoi vestiti.
Di certo non era un ragazzo comune…
Panciotto acquamarina e giacca rinascimentale nera sopra ad una camicia immacolata. Sembrava un baronetto dell’800!
Solo dopo mi accorsi che mi stava tendendo la mano per aiutarmi ad alzarmi. Mi disincantai, ricomponendomi leggermente e la presi.
-Ah… fa niente, stai tranquillo. Anche io in realtà ero distratta.- dissi togliendomi un po’ di polvere dai pantaloni – Stavo cercando di capire di chi fosse questo diario e non prestavo attenz…-
-È mio! Lo avevo perso io! Dov’era? Deve essermi caduto mentre andavo in classe! Non l’avrai mica letto?- mi chiese a bruciapelo, riprendendoselo senza troppi complimenti.
Rimasi sbigottita per un attimo. Dov’era finita la galanteria di poco prima?
-Ehi ehi! Calmati! Non sparare domande a raffica, non sono mica Cleverbot*! Non ho letto niente, l’ho solo trovato tra un cespuglio.-
Sperai che non mi chiedesse come avevo fatto a trovarlo in un cespuglio.
Si accorse di essere stato troppo brusco e cercò di ricomporsi.
-Scusami tanto, non volevo essere maleducato. Questo diario è molto importante per me. Non so cosa farei se lo perdessi di nuovo! –
Ti prego, dimmi che non ci sono segreti da ragazzina dentro! E che lui non è gay!
Ma davanti alla sua faccia spaventata solo a quell’idea, mi sentii più gentile.
Ma di incertezze sulla sua sessualità ne avevo ancora…
-Ah…lascia stare. Anche io ho una quaderno dove scrivo e compongo canzoni e mi sentirei anche io persa senza quello!-
-Davvero? Che coincidenza! Anche io scrivo canzoni!- [-Da dove arrivano tutti questi anche io?! ò.ò- Nd.me –Sei tu quella che scrive, dovresti saperlo tu e non io genio!-Nd.Zoè]
Un sorriso abbagliante mi investì, uno di quelli innocenti che fanno i bambini dopo aver scartato un regalo, solo molto più luminoso. Sapete quelle pubblicità sui dentifrici, quelle dove l’attore abbaglia la telecamera con un sorriso ben fatto dal computer? Avevo davanti la prova che poteva succedere davvero! Ed pensai che fosse una cosa normale rimanerne abbagliati.
-Davvero splendido…- mormorai assente.
-Come scusa?- mi chiese inarcando un sopracciglio confuso.
-N-niente!- balbettai imbarazzata -Ah, e comunque mi fa piacere trovare un altro appassionato di musica! Io sono Zoè Park! Sono appena arrivata!-
Come se non si potesse notare…
-Molto piacere, Zoè! Io sono Lysandre.- disse cordialmente.
Poi fece una cosa che mai mi sarei immaginata. Mi prese la mano e la baciò.
Rimasi leggermente confusa da quel delicato contatto. Mi sentii… leggera, come dopo quel suo sorriso. Le guance mi si imporporarono.
“Come farebbe un vero gentiluomo…” pensai assorta.
Poi, dopo l’attimo di confusione, riacquistai la lucidità e divenni quasi viola in volto.
No, aspetta! Mi ha davvero baciato la mano?! Oltre che i vestiti, anche la sua mente era ottocentesca o cosa?!
Come facevo sempre nei momenti di estremo panico, mi coprii leggermente il viso con il ciuffo ramato.
-I-Il piacere è tutto mio, Lysandre.- balbettai ancora.
L’atmosfera creatasi fu rotta dal suono della campanella e dall’imminente arrivo dei ragazzi della scuola. Fu una delle poche volte che ringraziai il suono della campanella per avermi salvato! [-Tutte scuse! Ammettilo che volevi stare ancora un po’ con lui u.u- Nd.me]
Lysandre si scostò da me e all’arrivo degli alunni, lo vidi cercare qualcuno con lo sguardo. Involontariamente mi girai anche io, ma venni distratta proprio da lui.
-Beh, adesso devo proprio andare, Zoè. Spero di rivederti presto!- disse pacato.
Senza sapere perché misi una mano in tasca e l’altra ad aggiustare i capelli.
-Oh certo! Anche io dovrei andare.- risposi accennando un sorriso timido.
-Allora a presto!- esclamò allontanandosi.
-Ciao!-
E velocemente tornai sulla strada dei dormitori.
Ok, quella era stata assolutamente la giornata più strana della mia vita! Dopo l’impresa per trovare la scuola riuscii a conoscere ben due bei ragazzi, uno più strano dell’altro! Anche se in fondo Lysandre sembrava un tipo apposto! Strano…ma apposto.
Sentii che saremmo andati d’accordo insieme. A patto che non avrebbe più provato il baciamano!
 
E finalmente dopo tante peripezie e struggimenti, riuscii ad arrivare alla mia nuova “casa”. Salii le scale del palazzo roseo (sì, indovinate il colore delle pareti?) il più velocemente possibile e dopo essermi persa un paio di volte per i corridoi -quel giorno il mio senso dell’orientamento non voleva collaborare- riuscii a trovare la stanza 74. Presi un profondo respiro e mi preparai a conoscere quelle che sarebbero state le mie compagne di stanza. Bussai e la porta si aprì.
Nella stanza non c’era nessuno e questo mi diede il coraggio per entrare. Tutto sommato non era troppo terribile. Comprendeva tre letti, dei quali uno singolo vicino alla finestra, ed uno a castello dall’altra parte della stanza. Un’enorme scrivania era attaccata al muro ed al centro svettava un piccolo tavolo in vetro e un bel divano color sabbia. Infine osservai le pareti: albicocca.
Sempre meglio del rosa.
non andai a vedere l’altra stanza e il bagno, ero decisamente troppo sfinita. Posai accuratamente la chitarra vicino alla scrivania e buttai letteralmente la borsa per terra. Non aspettavo altro che lanciarmi sul letto. Mi catapultai sul materasso e chiusi gli occhi.
-Allora, analizziamo la situazione: ho vagato per una città sconosciuta perdendomi più volte per poi trovare la scuola dopo poco meno di un ora, ho incontrato un delegato quasi della mia età splendido. Il classico ragazzo biondo, gentile e disponibile con tutti, ma… troppo serio per i miei gusti. Poi, mi è parso di camminare per ore in un’area di circa trecento metri e ho superato difficili ostacoli. Ho trovato un quaderno e mi sono scontrata con il suo proprietario, anch’esso splendido, tralasciando i suoi modi rinascimentali, che scrive canzoni. Poi dopo tutto questo sono riuscita ad arrivare qui. Punteggio della giornata: 1430 punti. Nuovo record! Ho diritto al premio speciale del gioco! Manca qualcosa?-
Mi rilassai e cedetti alla stanchezza, ma non mi addormentai. Non volevo semplicemente muovere un solo muscolo. Purtroppo però dovevo ancora cercare qualcuno che mi mostrasse la scuola. Scontenta, mi alzai, balbettando frasi incomprensibili del tipo: prima inizio, prima potrò iniziare a dormire.
Cercai di darmi una svegliata e mi diressi verso la porta, non prima però di fare qualcosa di alquanto inusuale. Feci retro marcia, presi la chitarra e la nascosi sotto il letto.
Paranoie maniacali? Probabilmente. Ma avrei preferito tenerla al sicuro e nascosta. Prevenire è meglio che curare! Ero una diffidente di natura. [-E c’è da vantarsene? è.è- Nd.me] E finalmente uscii.


*Cicolpe: Ovviamente quello dell'odisse... err... X-man!
*Cleverbot: Quell'odioso ,e allo stesso tempo amatissimo dai forever alone come me, bot con cui si chatta in momenti di noia e che risponde a qualsiasi domanda tu gli faccia con risposte insensante. Se lo volete conoscere, basta scrivere Cleverbot su google e scegliere il primo risultato (credo) xD

Angolo dell'autrice:

-Buongiornoooo!
Z: - Guarda che hai impostato la fic alle sei di pomeriggio.
-Ah... Buonaseraaa!
Z:- Molto meglio.
- Grazie!... No aspetta! Da quand'è che mi dai ordini?!
???:- Probabilmente da quando l'hai creata.
- Oh giusto!... C-celebi! Cosa ci fai qui?!
Z:- Ale, cosa cavolo è questo affarino rosa che ci vola accanto?!
C: Questo affarino rosa ha un nome mia cara.
Z: Autrice da strapazzo! Hai inserito un mostriciattolo nella storia  per rendermi la vita più complicata?!
C: A chi hai dato del mostriciattolo?!
*Celebi rincorre Zoè lanciandole solarraggio*
-*sconcertata* Momento, momento, momento, momento, momento... se Celebi è qui, allora vuol dire che...
???: Aaaaaaaaaaaaaallllllllll!!!!!!!!
*qualcosa cade addosso all'autrice, stendendola*
*Celebi e Zoè si fermano*
Z:- Cosa diavolo è caduto?!
C:- Non penso tu voglia saperlo...
???:- Buongiorno( sottinteso in "buonasera") mi chiamo Piplette, ho ? anni e sono un'alcolista anonima. Ogni mattina mi bevo mezzo litro di vodka nel latte; a merenda ho una bella bottiglia di ginger; a pranzo grappetta e lambrusco e...
C:- E non ho capito come faccia il tuo fegato a funzionare ancora...
*la sconosciuta si gira*
P:- C-c-c-c-celebi?!?!! Che cavolo ci fai tu qui?!?!
C:- Ma che domande! Ti ho seguito.
P:- Torna nel tuo fandom!!
C:- No.
P:-...Ok
Z:- Ecco come un personaggio prende il sopravvento sullo scrittore. Mh... potrei farne una canzone!
-E-ehm... scusate l'intromissione, ma la sottoscritta vorrebbe alzarsi... Sai, Piplette, non pesi così poco.
P:- Oh al sei qui? *si toglie di dosso* Scusa al, ma mi ha dato della grassa?
-*occhi fiammeggianti* Al?! Mi hai chiamata Al?!?!!
P:- Oh-oh...
-Non chiamarmi Aaaaalllll!!!!! * inizia a rincorrerla come una matta*
Z:- Scusatela. E' fan di Alejandro di a tutto reality...
C:- Bhe, ha ragione. E' figo!
*Piplette mentre viene ancora rincorsa*
P:- Celebi! Sei un pokemon sposato!
C:- Sposato, non cieco.
- *si ferma di colpo* Ok basta! Dobbiamo assolutamente chiudere questo angolo!
P:- Uh uh lo faccio io!!!
-No! Tu hai già fatto fin troppo!
*Piplette si accuccia in un angolino e disegnare cerchi immaginari col dito*
Z:- Ok ale, ma prima... Chi diavolo sono queste?!
P:- Come chi sono?! Zoè non ti ricordi niente? La settimana scorsa...
*Nella mente di Zoè iniziano a riaffiorare i ricordi*
Z:- Ah tu sei quella che mi ha sballottato più volte da un fb all'altro!
P:- Ah... si... sono quella che ha scritto la storia!
- Alt! Io ho scritto la storia!
P:- Ma io ho fatto la versione finale, quindi tutto quello che hanno appena letto l'ho fatto io!
*Ale cerca di ribattere ma si ritrova a fare cerchietti immaginari per terra*
C:- Un'autrice che si fa scrivere le storie... roba da matti!
Z:- E tu chi sei?
P:- Lei è Celebi e c'è sempre quando io faccio un angolo... purtroppo è la mia ombra...
- Bastaaaaa!!!
Z:- wow si è ripresa in fretta.
C:- sono d'accordo è una cosa a dir poco disumana...
P:- Questa è la mia al...e!
- Zitte! Time out! Stop e qualsiasi altro sinonimo, ma basta! Dobbiamo finirla qui, quest'angolo sta diventando più lungo del capitolo!
Tutti trannte Ale:- Ma...
-Niente ma! *sospira* Allora... come vi avevo detto all'inizio ci sarebbe stata la comparsa della mai correttrice personale, ma alla fine se n'è aggiunta un'altra... Tralasciando tutto questo, vi dico soltanto: Raga! Se, quando, dove, come(?) volete recensite! Mi fareste un grosso regalo!
Well... ora vi abbandono, un bacione a tutti e a Piplette e... alla prossima :)!




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Capitolo 4
*** L'esasperazione è un optional ***


...Oh ma certo! Continuerò SICURAMENTE, non avrò nessun blocco dello scrittore! Ma certo che no! ...Perchè non sto mai zitta! *sbatte la testa ripetutamente contro un muro*
Z: Oh... è successo? *riceve un assenso da qualcuno* ...Ok, ehm ehm, prevedendo la reazione dell'autrice davanti a questo capitolo, abbiamo scritto qualcosa che lei direbbe normalmente prima che voi lettori iniziate a leggere. *prende copione e inizia a leggere*
Z: Buon pomeriggio gente! Avete già mangiato? Siete a stomaco pieno? Allora non vi resta altro che leggervi qualcosa no? Io sinceramente andrei a fare zapping in tv... (fate finta di non aver letto niente)
Dicevo... oggi finalmente dopo lunghi ed estenuanti mesi, aggiorno! Sinceramente non so quanti giorni siano passati da quando ho aggiornato, magari potrei aver aggiornato ieri stesso ma non ricordarmene! Bhe... sono dettagli. A questo punto vi dico soltanto questo: Buona lettura! ...
*intanto dietro le quinte*
Z: Mi sento... così... umiliata...


                                                                                                                            L'ESASPERAZIONE E' UN OPTIONAL
                                            


Uscita dall’edificio color pesca, una splendida sensazione di libertà mi investì in tutta la sua grandezza [ - Evviva la rima! Yay!- Nd.me; - *facepalm* - Nd.Zoè].
Solo dopo quello che mi era successo percepii la bellissima giornata che avevo ignorato per quasi tutto il tempo: il sole ,il quale solo pochi minuti fa avevo definito non poco irritante per i raggi cocenti, ora illuminava delicatamente la mia pelle candida, donandomi un dolce torpore. Il cielo terso e privo di nuvole, accompagnato da una leggera brezza mi facevano sentire come nuova.
Tutto questo era dovuto al fatto di essermi tolta di mezzo quei pesi opprimenti? Oppure il nervosismo che prima mi sosteneva era d’un tratto sparito? Poco importava. Ora volevo solo gustarmi quei pochi attimi liberi che mi trovavo a disposizione, per poi dirigermi a scuola e continuare la mia ricerca. Arrivai piuttosto in fretta a destinazione. Era proprio vero che le cose belle durano ben poco! [ -E puoi dirlo forte! Nello scorso capitolo ci hai messo un intera pagina per arrivare ai dormitori! E ora? Puff. Sei già arrivata!- Nd.me; - *doppio faceplam*- Nd.Zoè]
Ma la mia pace e tranquillità furono spezzate da schiamazzi e urla di un gruppo di studenti -retifico, avvicinandomi meglio, studentesse-accerchiate proprio davanti all’entrata principale del complesso.
Per niente incuriosita del perché di quegli schiamazzi ma anzi, infastidita da quanto potessero sembrare stupide le ragazze in quelle condizioni, cercai in qualche modo di raggiungere l’entrata, cercando di addentrarmi in quel groviglio di ormoni in eccitazione. Ma, per mia inevitabile sfortuna, non riuscii nemmeno a superare la prima fila.
“Cosa diavolo potrà mai esserci di così importante da occuparne tutta la zona?!” pensai innervosita dall’insopportabile fracasso che aumentò per non so quale oscuro motivo. Corrucciando leggermente la fronte mi riaddentrai, stavolta più determinata di prima, nella folla a suon di “Permesso, devo passare” e spintoni non troppo delicati. Non avevo mai usato entrambi i metodi di persuasione per “forare” una massa, eppure in quel momento, e in quel ristretto lotto di spazio, sembravano le cose più facili da usare per poter riuscire a muoversi. Non seppi in quanto tempo, e dopo molta fatica, riuscii ad avvicinarmi alla porta d’ingresso. Mancavano solo pochi metri e qualche decina di ragazze scalmanate e sarei riuscita ad arrivare alla casa base. Continuai a suon di spintoni e per un attimo mi sentii quasi come un maratoneta che, dopo un’estenuante corsa di velocità e resistenza, stava per arrivare al traguardo, con tanto di rallenty e “Chariots of fire”* come colonna sonora di sottofondo. Mancava soltanto il nastro rosso e la scena sarebbe stata perfetta per un film sentimentale-drammatico.
Solo che la mia situazione era un tantino diversa da quella di un maratoneta...
Spazio vitale ridotto ai minimi termini e lentezza pari a quella di un bradipo in letargo erano le parole chiave che rappresentavano quella spiacevole situazione in cui mi trovato. Interruppi i miei pensieri e i miei sogni di gloria quando all’improvviso fui spostata -la parola giusta sarebbe lanciata- non proprio gentilmente da qualche lunatica, che mi fece balzare indietro e cadere di malo modo sul didietro.
Anche solo con quella piccola mossa, sentii i miei nervi esplodere e con un tic alquanto inusuale da parte del mio occhio destro, capii che in qualche modo sarei riuscita ad uscire. Forse uccidendo qualcuno.
Cercai di tornare in me contando fino a dieci, ma i continui schiamazzi continuavano a far salire la mia ira ad una velocità esponenziale e il tentativo fu vano. Ancora appoggiata al terreno, mi alzai di scatto con il volto paonazzo verso colei che aveva “osato” intromettersi tra me e il mio obiettivo.
-Senti un po’ tu!- urlai esasperata [ -Come sempre... Sai dovresti prenderti una bella camomilla e calmarti ò.ò- Nd.me; - *triplo facepalm* - Nd.Zoè]
Ma dopo quella piccola intimidazione, il mio cervello andò in tilt. E c’era un buon motivo del perché lo avesse fatto: la ragazza in questione, quella che maldestramente mi aveva spintonato con non poca grazia, adesso stava davanti a me con gli occhi fiammeggianti e le labbra serrate. La cosa non mi avrebbe intimidito più di tanto se non fosse che con il suo metro e ottanta buono di massa muscolare e le vene pulsanti sui bicipiti scolpiti pronti a maciullare una qualsiasi vittima indifesa, sembrava proprio la signora Hulk pronta a suonarle quattro al marito.
Quale sano di mente se la sarebbe messa contro se non per rischiare il suicidio?
Rimasta sconcertata dal quest’ultima e con la bocca ancora semiaperta, non mi accorsi di nuove grida provenienti sempre dallo stesso gruppo di ormoni in fibrillazione, questa volta leggermente spaventati.
Il mio cervello non riuscì a connettere tanto presto, così mi ritrovai a terra, certa che la ragazzona avesse intenzione di farmi diventare la sua cena, praticamente in stato di incoscienza, fino a che non sentii qualcosa di freddo ed appiccicoso sulla faccia. Pensando fosse il mio stesso sangue, non me ne curai… fino a che una nuova sensazione non investì la mia pelle: qualcosa di ruvido e molliccio continuava divertito a lavarmi la faccia senza tregua. Disgustata e confusa da quello che mi stava succedendo, lanciai il più lontano possibile il presunto “maniaco” che mi stava leccando il viso, con un urlo di stizza. Cercai di pulirmi alla bell’e meglio dallo strato di bava che ormai, ero certa, mi aveva contaminato, quanto sentii un vispo uggiolato cercare di confortarmi. Sbiancando di colpo, sperai di averlo solo sognato, ma quando lentamente levai le mani da viso per accertarmene, capii che era tutta realtà. Anzi! Era un incubo a quattro zampe…
Davanti a me stava una specie di ratto -troppo gentile chiamarlo cane- candido e pelosetto, che mi guardava con i suoi dolci occhi di liquerizia, con la lingua a penzoloni pronta a delle nuove “dimostrazioni d’affetto”. La palla di pelo scodinzolò contenta e prese la rincorsa.
Sapevo già quali erano le sue intenzioni…
-No… ti prego! Sta buo…- ma le mie preghiere mentali non vennero mai ascoltate e fui nuovamente sottomessa dal ratto gigante che invece sembrava trovarmi molto simpatica. Vi piacerebbe sapere il perché era venuto proprio verso di me? Piacerebbe pure a me… Probabilmente nelle selle era scritto che la mia vita non sarebbe stata abbastanza interessante e così alla mia nascita qualcuno lassù si divertì a rendermela più movimentata spruzzandomi una quantità industriale di feromoni animali.
Esatto! Deve essere andata così! Altrimenti non capisco perché sin dalla mia più tenera età ho sempre attratto animali di ogni specie, soprattutto cani! Sembravo una specie di mantello rosso per tori! Solo che io ero universale! E per questo motivo non avevo mai sopportato nessun essere vivente se non vegetale o umano!
No… aspetta! In realtà negli ultimi anni avevo avuto anche moltissimi problemi con quest’ultima specie… E cercai di non ricordare il grazioso “incidente” con il rovo malefico…
Avevo capito ormai che non ero tagliata a vivere con gli esseri viventi.
-B-basta! Pietà! Soffro il solletico! Ahahahah!-
Strano da dire, vero? Beh, è così. Sono pur sempre un’umana, sapete?  Anche se in quel momento avrei preferito essere una forma di vita microscopica, invisibile anche dal più potente microscopio che esita sulla faccia della terra.
E invece, eccoci ancora davanti a questa scena patetica: distesa a terra, maglia e capelli in uno stato più che pietoso, morta dal ridere e viola in viso, fonte di una qualsiasi attenzione da parte di alunni annoiati, messa KO da un cane di taglia microscopica che non cessava di leccare la mia povera faccia.
E non sto a raccontare il numero di spettatori che avevamo…
Cosa poteva esserci di peggio?!
“E ma dai! Si dice che il primo giorno di scuola è disastroso per tutti! Ma qui stiamo toccando il fondo!” pensai confusa.
Fortunatamente, o sfortunatamente, il ratto si stufò di giocare e corse in direzione della scuola, come se niente fosse, lasciandomi sola in mezzo al gruppo di ragazzi confusi forse più di me.
Ora la cosa era diventata personale.
Quella palla di pelo me l’avrebbe pagata cara!! Non so cosa mi sarebbe successo dopo, forse sarei stata catturata da qualche tipo di polizia cinofila, o sarei stata impagliata da qualche fanatico dei cani o forse qualcun’altra di queste deliziose creaturine si sarebbe fatta giustizia da sola vendicando l’amico, ma quell’animale non sarebbe vissuto a lungo da poter vedere le vacanze estive!!
Intenta ad immaginarmi non so nemmeno io quali atroci torture avrei fatto subire all’animale, non mi accorsi di essere al centro dell’atrio, squadrata in malo modo dagli studenti liceali.
Avevo un’espressione buffa? Insomma, non penso che una ragazza appena stata assalita da una cane, sbattuta a terra per l’ennesima volta e di conseguenza sporca di polvere, con il volto praticamente sporco di bava sia così interessante!
-Ma che diavolo di capelli ha quella ragazza…?- sussurrò una studentessa ricevendo un cenno di assenso da parte della compagna.
Ah giusto! I capelli! Anche solo nella norma hanno la loro parte in fatto di attirare attenzione, i quelle condizioni forse sarei sembrata un faro in mezzo ad una tempesta… Sospirai rassegnata. Avevo superato il record delle figuracce giornaliere in una sola mattinata…
Feci per alzarmi quando fui richiamata da una voce maschile.
-Zo…è?!
-Eh?-
Chi altro mi conosceva di nome -di faccia ormai ero diventata una star!- in questa scuola oltre a… Sandre? Landre? Ah, Lysandre! E anche… Nathaniel!
 Rivolsi lo sguardo all’interlocutore che aveva pronunciato il mio nome e rimasi spiacevolmente stupita.
Chioma bionda brizzolata raccolta in un codino spettinato, pelle bronzea, braccio sinistro tatuato- degno di un surfista che si rispetti- e scoperto dalla maglia a maniche corte, fisico scolpito da super palestrato e occhi verdi come il bosco siberiano.
Ed ultimo ma non meno importante, stesso sorriso da ebete strafottente con una leggera aggiunta di stupore.
Sì, era lui. Dake, o meglio Dakota.
-T-TU QUI?!?- urali sconvolta.
Mi drizzai in meno di un secondo e notai con poco interesse che era diventato ancora più alto dall’ultima che ci eravamo visti. Come se non bastasse, io non ero di certo la ragazza più slanciata del mondo…
-Ma allora sei proprio tu, Zoè! Pensavo non arrivassi così presto a Parigi!- esclamò evidentemente contento mostrando uno sei suoi soliti sorrisi che dicevano “Ora si che c’è da divertirsi!” con tanto di punto esclamativo!
No, aspetta… come sapeva che sarei venuta qua a Parigi, in questa scuola?!
E poi… che diavolo chi faceva lui a Parigi?!
-Co… come diavolo sapevi che sarei venuta a studiare qui?! E perché tu sei qui e non a Miami?! Non avevi detto che ti saresti trasferito lì?!-
La mia testa stava letteralmente scoppiando di interrogativi puntualmente risolti da Dake.
 -Tua zia mi aveva anticipato tutto e mi ha detto di ciò che ti era successo…-
Mi irrigidii vistosamente quando pronunciò quest’ultime parole. Lui sapeva!
-Allora mi ha chiesto di venire a frequentare questa scuola prima di te, così non ti saresti sentita sola quando saresti arrivata.- continuò lui.
Rimasi di sasso. Non sapevo come reagire.
Ridere o piangere a ciò che aveva appena fatto mi zia?
Come le era venuto in mente di chiamare proprio lui?! Il ragazzo che mi aveva rovinato la vita con i suoi stupidi scherzi infantili?!
-Sai… dovrei ringraziarla! Questa scuola è piena zeppa di ragazze bellissime!- disse passandosi una mano tra i capelli.
Ed ecco che puntualmente salta fuori il suo lato da Latin Lover…
-E adesso che la mia ragazza è proprio qui davanti a me, sono certo che posso morire in pace!- aggiunse lui.
-Alt! La cosa è diversa e non so se potrà compromettere il tuo desiderio morte rapida ed indolore, ma ti ripeto che noi non stiamo insieme e mai ci staremo, mettitelo in quella piccola testa che ti ritrovi!- dissi fredda e sbrigativa.
Poi, per un attimo, sentii un freddo brivido salirmi fino alla nuca in una di quelle sensazioni di quando qualcuno ti sta perforando con lo sguardo. Guardinga, mi voltai e mi accorsi che la massa schiamazzante che fino un attimo fa avevo ignorato bellamente, ora aveva assunto un’aura omicida visibilmente infastidita da me.
“Ok, qualcosa mi dice che tra poco sarò morta davvero…” pensai
-Ehi ragazzina!- urlò una voce nella calca
Ragazzina? Ragazzina?! Se c’era proprio un nomignolo che detestavo nel modo più assoluto era proprio quello! Chi aveva avuto il fegato di provocarmi?!
-Conoscenti o no, non ti permetto di parlare a Dake così! Dovresti mostrare un minimo di rispetto ai ragazzi più grandi e più importanti di te!-
“Più grandi… di me?! Ma se ha solo un anno in più di me!” mi irritai.
E cercai di non fare caso al “più importante”.
Mentre ero pronta a litigare in malo modo, vidi la fonte degli insulti apparire dalla mischia.
Era una biondina alta probabilmente poco più di me -quindi nemmeno una cima-, ma non riuscii a dirlo con certezza visto che portava ai piedi tacchi 12 probabilmente non davvero griffati. La sua figura era piuttosto slanciata, formosa nei punti giusti, probabilmente una di quelle fissate con la dieta, vestiti sofisticati e da reginetta del ballo. Non c’era da mettere in dubbio che fosse davvero molto bella, ma riguardo al carattere c’era davvero poco da dire…
Notai che mi stava fissando con un certo non so che di ostile, uno sguardo davvero irritante, così ricambiai più che volentieri.
-Oh, giusto! Zoè, lascia che ti presenti Ambra! Ambra… lei è Zoè!- ci presentò uno smagliante Drake
Non fiatammo, continuammo a guardarci con disprezzo e né io né lei avevamo intenzione di rivolgerci parola, era ben evidente!
 -Ah, bene bene!- sbottò il biondo lasciandosi sfuggire un sospirone -Già il primo giorno ti fai notare! Non sei proprio cambiata, eh?-
Sospirai anch’io, non sopportando il suo tono da “so-tutto-io”. Anche se in fondo, lui era sempre stato mio amico dalle elementari, ma poi…
-Oh, pazienza! Mi auguro soltanto che tu non faccia emergere cuori infranti!- disse lui teatralmente.
-Tsk, se hai finito mi dileguo. Devo fare altre cose ed ho già perso tempo.- sbottai infastidita dopo quell’ultima sua uscita.
Li oltrepassai con nonchalance, sentendo su di me ancora lo sguardo perforatore di Ambra de delle Dake-fan, e finalmente raggiunsi la mia meta, la tanto aspiratissima porta d’entrata!
E non seppi se fosse immaginazione o no, riuscii a percepire il dolce canto degli angeli al mio passare e vidi un bagliore candido avvolgere l’entrata dell’edificio.
Non avrei mai pensato di essere così felice nell’entrare a scuola.
-Nemmeno un giorno, e sto già impazzendo!- sussurrai tra me e me mentre cercavo di spingere il maniglione della porta. Purtroppo però essa non accennava minimamente a spostarsi. Avendo già l’umore alterato e la pressione alle stelle, mi misi a spingere con tutte le mie forze, premendo anche con il resto del corpo. Ma più cercavo di sforzarmi, più i miei risultati sembravano vani. E così mi ritrovai ad avere il fiatone cercando di aprire una stupida porta. Fino a che il proverbiale tempismo di Dake non venne a salvarmi…
-Ehm… Zoè?- iniziò lui guardingo -La porta si apre dall’esterno…-
-Sì, l’avevo capito!- sbottai innervosita tirando la maniglia e sbattendo rumorosamente la porta alle mie spalle. Non avevo intenzione di sentirmi deridere alla spalle, soprattutto da lui! E soprattutto non in quella giornata!
-Dannazione! Con tutte le persone che ci sono al mondo, proprio lui dovevo incontrare ed in più mi presenta una sua nota compare! Ah, che nervi!- sbraitai alterata.
In quel momento, cercare di calmarsi sarebbe sembrato la cosa migliore da fare, ma come si dice: cercare di calmare una donna, equivale a buttare benzina sul fuoco.
O qualcosa del genere…
Visto che non avevo nessuna intenzione di calmarmi, ma nemmeno di andare in giro come una furia mestruata, decisi di trovare un bagno e sciacquarmi almeno il viso che molto probabilmente era ancora contaminato di bava canina…
Ma, ovviamente, il mio già scarso senso d’orientamento non aveva alcuna intenzione di rendersi utile quel giorno e visto che i corridoi erano ormai deserti, cercai di affidarmi all’istinto, con scarsi successi. Dopo minuti interminabili di camminata e dopo aver già svoltato più volte in vari corridoi, tutti uguali per giunta, mi resi conto di essermi persa. Ed intanto era già suonata la campanella della terza ora, ma sembrava che nessuno fosse intenzionato ad uscire dalle aule. Troppo occupata nella mia ricerca, non ci detti troppo peso e, continuando imperterrita a vagare nell’istituto, riuscii a trovare il bagno, affiancato a quello che sembrava un sottoscala. Mi sciacquai bene il volto, stando attenta a non sbavarmi il mascara che miracolosamente sembrava ancora intatto e mi diedi una piccola occhiata: niente di anormale all’evidenza, avevo solo i capelli un po’ spettinati e la maglietta era ridotta ad uno stato decentemente pietoso, ma niente di impossibile da rimettere a posto. Uscita dal bagno, ancora intenta a fantasticare su quello che mi sarebbe dovuto capitare, sentii uno strano rumore proveniente dal sottoscala. Lì per lì non ci feci molto caso, ma poco dopo me ne accorsi. Somigliava ad un suono metallico, quasi un brusio, però non era molto bene definito. Poi se ne aggiunse subito un altro, molto più assordante. Sentii un irritante fastidio alle orecchie e di riflesso me  le tappai.
-E adesso che sta succedendo?!- sbottai quando fui sicura di poter sentire di nuovo.
Subito dopo ricominciò. Il suono era più lungo e mano a mano che si prolungava, di colpo veniva abbassato di tono fino a cessare.
Aveva qualcosa di molto famigliare. Incuriosita, mi inginocchiai vicino all’unica porta dal quale sembrava provenire il brusio…
Posi il mio orecchio destro per poter ascoltare meglio, ma parecchi secondi dopo mi accorsi di non sentire nulla.
“È stata la mia immaginazione?” pensai
Ormai quasi certa della non presenza di qualcuno nella stanza, incuriosita, aprii la porta senza troppi complimenti. La stanza era buia e la luce che proveniva dal corridoio non permetteva di poter vedere bene l’interno, così cercai a tentoni un interruttore per poter fare “luce” sul mistero. Ma prima che potessi solo muovermi, un raggio di luce mi illuminò in pieno viso.
-Zoè?-
Dopo essermi abituata al candore delle lampadine a basso consumo, riuscii ad identificare il proprietario della voce: vestiti ottocenteschi e occhi bicolore.
-Lysandre!!-
Ma a chiamarlo non era stata la mia voce.
-Che c’è, Castiel?-
Rivolsi uno sguardo tra il divertito e il confuso all’altro ragazzo che si trovava vicino a Lysandre. Aveva capelli rossi fuoco, tinti sicuramente, che gli arrivavano alle spalle, fisico slanciato ed asciutto, ma non da sportivo. Vestiva di nero e rosso, di uno stile che si sarebbe rivelato punk-rock a giudicare dalle innumerevoli catene e borchie che lo adornavano. E occhi profondi di un color onice nero puro…
Lo avrei definito carino, fino a che non rispose al mio sguardo con un’occhiata raggelante.
-Beh… penso che non ci sia bisogno di presentazioni…- affermò Lysandre grattandosi nervosamente la testa.
-Vuoi dirmi perché continui ad invitare gente non gradita? Te l’ho detto mille volte che meno gente viene a sapere di questo posto, meglio è per noi!- sbottò il rosso infastidito.
Non gradita? Dopo soli sessanta secondi, decisi che quel ragazzo sarebbe stato sulla mia lista nera! Insieme a biondo ebete e compagna io-penso-di-essere-figa.
-Io non centro niente. Deve essere arrivata qui per caso, giusto Zoè?- cercò di salvarmi lui.
Decisi di cogliere la palla al balzo per salvarmi da quella sgradita situazione.
-Ah, sì. È vero! Diciamo che mi sono persa e sono finita qui per caso…- risposi un po’ imbarazzata.
-Capisco… sei riuscita ad arrivare ai dormitori femminili, visto che non porti più i tuoi bagagli. Non sei rimasta li ad aspettare le tue compagne di stanza?- continuò a chiedermi.
-Mi sarebbe piaciuto… ma devo cercare qualcuno che mi mostri l’intero istituto ma fino ad ora non ho avuto molta fortuna…-
-Beh, saremmo molto interessati ad ascoltare la storia della tua vita, ragazzina…-
Di nuovo quel nomignolo infernale. Decisi di spostarlo al secondo posto della lista. Il primo era ovviamente occupato da surfista senza cervello!
-…Ma qua abbiamo del lavoro da fare- tagliò corto lui dandomi le spalle. [ -Simpatico come una zanzara.- Nd.Zoè; - *sogghigna*- Nd.me]
“Cosa ci sarebbe di così importante?” pensai indispettita.
Poi, per la prima volta da quando ero entrata, mi accorsi di come davvero era fatta quella stanza: l’aspetto era quello di una normale aula di studio, ma quello che più colpiva era l’arredamento. Senza sedie né tavoli, fatta ad eccezione per una scrivania addossata al muro che conteneva una dose inimmaginabile di fogli -spartiti, a vederli meglio-, grandi amplificatori sparsi per terra insieme a cavi e microfoni. Al centro della stanza stavano una batteria e una chitarra che puntualmente veniva brandita dal rosso impaziente. 
Il mio cervello era in tilt.
-Non ditemi che…-


*Chariots of fire: quel meraviglioso soundtrack di vangelis *-* Ascoltatevelo e capirete :
https://www.youtube.com/watch?v=RY3XiM7oGj0


A
ngolo dellautrice:

- Noo... non voglio!
Z: -E invece devi farlo!
-Ma non voglio! Mi uccideranno!
Z: -Senti... o ti uccidono loro o ti uccido io qui all'istante! Ed ora... vai! *Le tira un calcio lanciandola*
- Uff...che modi.*si gira verso gli spettatori*
E-eccomi qui m-miei carissimi lettori... P-prima che voi mi facciate qualsiasi cosa, permettetemi di dirvi soltanto... PERDONO! I-io sono moolto in ritardo e di conseguenza sono moolto dispiaciuta per questo inconveniente, ma ecco... ho avuto problemi sia tecnici che personali e anche perchè non sapevo come iniziare questo capitolo *qualcuno tossisce rumorosamente* ... e anche perchè non avevo molta voglia...
Ma...! In tutto questo tempo ho anche messo anima e corpo per questo capitolo! Insomma 8 o 9 pagine superano il mio standard! Quindi spero di essermi fatta perdonare con questo capitolone , a mio parere. (poi è ovvio che c'è gente che ne fa molto più lunghi u.u)
Bhe... spero che vi sia piaciuto e scusatemi ancora! Alla prossima ;)
...No aspettate un momento! Non chiudete o cambiate pagina!
Volevo solo dirvi che io amo gli animali! Sia cani, che gatti, che cavalli, che delf... insomma li adoro tutti, in questo capitolo si potrebbe intendere diversamente e non vorrei essere poi denunciata per torture mentali da parte mia agli animali! E state tranquilli/e anche a Zoè piacciono in fondo, più avanti si scoprirà meglio... E ora. Adios! 

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Capitolo 5
*** Stravaganti compagnie in stanza ***


                                                          STRAVAGANTI COMPAGNIE IN STANZA


-Non ditemi che…- sussurrai più per auto convincermi della realtà dei fatti piuttosto che per porre una domanda ai due ragazzi che oramai mi guardavano stralunati. Forse stavo saltando a conclusioni affrettate, pensai. Però, insomma, casse audio, chitarre, cavi di ogni dimensione, microfoni… se quella non era una sala prove e quello che avevo appena sentito non era il fastidiosissimo (ma da me amato) rumore del microfono, il mio nome era Elisabetta II d’Inghilterra!
Senza accorgermene entrai nella stanza, sorreggendo il meno con la mano sinistra e fare pensoso.
-Uh? Hai detto qualcosa Zoè?- mi richiamò Lysandre. Non prestai attenzione al ragazzo, intenta a gironzolare per la stanza cercando di trovare una giusta risposta alle mie domande paranoiche…
-Zoè?- ritentò di nuovo l’albino, senza però nessun successo.
Non troppo spazientito, provò a darmi un’amorevole pacca sulla spalla per risvegliarmi dai miei pensieri. Fortunatamente quest’ultimo gesto riuscì a farmi ritornare con la mente a terra.
-Ah… scusa, dicevi?- risposi abbastanza confusa e imbarazzata al tempo stesso. Prima che Lysandre riuscisse a spicciare parola, il rosso che fino ad ora se ne era stato buono per le sue, ne uscì con un “amorevole” complimento.
-Sei strana- sogghignò. 
Per quanto, probabilmente, non lo disse con tono amichevole, decisi di ignorarlo e di prenderlo come un complimento. Per quella giornata non avevo avuto molta fortuna con le amicizie, perciò presi la decisione di non incrementare volontariamente la mia sfortuna. Mi limitai ad un’espressione tra l’accigliato e un confuso, cosa che decisi di valutare come la più utile in quel momento! Così valida da far allargare il ghigno divertito del rosso in questione.
“La pazienza è la virtù dei forti” continuai a ripetermi, girando lo sguardo e cercando di togliermi dalla mente quell’odioso sorrisetto, così uguale a quello di Dake… La somiglianza dell’espressione mi metteva quasi i brividi! Però c’era qualcosa in Castiel che lo differenziava da lui… Ma prima che potessi fare qualsiasi congettura assolutamente senza senso, Lysandre venne involontariamente in mio soccorso. [-La galanteria di codesto gentiluomo mi stupisce.-Ndme]
-Lascialo stare, Zoè. È fatto così, in fondo è simpatico!- cercò di giustificarlo con un sorriso, ricevendo un grugnito infastidito dal soggetto in questione “Tsk classico clichè del ragazzo glaciale dal cuore d’oro” pensai irritata. 
-Va bene… Ostilità a parte...- lanciai un’occhiataccia al rosso ,che intanto aveva iniziato ad accordare la sua chitarra -Vorrei sapere solo una cosa: dove diamine sono finiti tutti gli studenti e insegnanti?! Sono ore che cammino e non ho trovato anima viva eccetto voi due!- In effetti era quella l’origine della mia arrabbiatura, da quando avevo incontrato i ragazzi.
-Ma come? Non lo sapevi? Circa due ore fa è iniziata la cerimonia d’apertura d’inizio scuola- dichiarò tranquillamente il ragazzo dagli occhi bicolore -È lì che si sono riuniti tutti.- 
La mia mente, in quel momento bloccata, cominciò a macinare alla ricerca di ricordi attinenti. Cerimonia d’apertura?! Due ore fa?! E io dove diavolo ero quando me lo hanno detto?! Sentii la mascella quasi toccare terra, in segno di sconforto. Primo giorno, in una scuola nuova e io riesco a perdermi la cerimonia di apertura?! Ma esiste al mondo una persona più incapace di me?! 
-Non… ti ha detto niente il delegato?- mi chiese Lysandre notando il mio smarrimento. 
-Il… il delegato? Intendi Nathaniel, il ragazzo biondo?- esalai dopo qualche
boccheggio. 
-Sì, lui. Non ti ha detto che ci sarebbe stata la cerimonia in palestra fino a mezzogiorno?-continuò annoiato Castiel. 
-No…- 
-Pff… Davvero inutile quel ragazzo.- commentò il menefreghista. 
Non gli prestai attenzione. Oramai il mio indice di rabbia stava salendo vertiginosamente. Sentii quasi l’adrenalina percorrermi il corpo pronta ad esplodere da un momento all’altro. 
Dovevo fare davvero paura perché vidi Lysandre fare un passo indietro. Avevo il viso paonazzo e i denti stretti per convincermi a non urlare, Poi, come una pentola a vapore, sospirai e tutta l’ira si sgonfiò. Con tutta la poca forza che mi rimaneva in corpo decisi di calmarmi e feci un sorriso tirato ai due ragazzi. -Pazienza…- sussurrai alla fine, stiracchiandomi per cercare di non dare importanza a quello che era successo -Vorrà dire che mi farò il giro della scuola da sola, tanto le aule sono vuote e magari potrei tornarmene dritta al dormitorio…- 
-Capisco…- replicò l’argenteo visibilmente incerto. 
-Allora... ci si vede.- disse salutandomi. Ricambiai agitando la mano e mi diressi verso la porta. -Ah giusto!- mi bloccai proprio sull’uscio girandomi verso i due -Grazie ad entrambi!- Sorrisi sinceramente e con gratitudine (cosa piuttosto inusuale per me), perché erano stati gli unici che in qualche modo, sentivo, mi avevano aiutata! 
Lysandre, in risposta, mi rivolse un caloroso sorriso, mentre vidi in Castiel un espressione alquanto stupita. Non riuscii a far altro che ridacchiare sotto i baffi per la sua faccia. 
-Se proprio lo vuoi sapere, Castiel, mi hai aiutato a sgonfiare lo stress che ho accumulato in questa giornata. E poi è divertente parlare con te!- continuai ghignando 
–Beh, io vado! Ci si vede Lysandre! E ciao a anche a te, rosso!- Mi chiusi la porta alle spalle, dirigendomi il più velocemente possibile da un’altra parte. Mi sentivo quasi imbarazzata dal mio comportamento, forse perché quasi mai nella mia vita ero riuscita ad essere così espansiva con delle persone. Ma era anche vero che molto raramente mi ero mai sentita a mio agio con qualcuno, e la cosa un po’ mi stava spaventando…
Sentivo ancora lo sguardo dei due ragazzi addosso e sentii i brividi percorrermi la schiena, senza motivo. Scrollai la testa e quando notai la distanza tra me e lo stanzino, ridacchiai al pensiero delle mie parole 
-Beh, forse potevo risparmiarmi l’ultima frase ad effetto!- aggiunsi continuando a ridere, ma con poca convinzione. -Nah! Quello faceva parte della mia piccola rivincita del “ragazzina”, non potevo non dirlo!- confermai determinata, battendomi un pugno sulla mano. 
Mentre ancora vagavo per i corridoi, presi distrattamente il cellulare dalla tasca per controllare l’ora. Senza che quasi me ne accorgessi si erano già fatte le undici meno dieci. -Bene... ho solo un'ora per vedere l'intera scuola!- sospirai avvilita, sottolineando l’ “intera”. Già, perché solo dall'esterno la struttura poteva assomigliare ad una reggia e da quel poco che avevo visto, non volevo nemmeno provare ad immaginare come sarebbe stata internamente! Ma facendomi forza, iniziai il mio tour solitario in quella che sarebbe divenuta la mia nuova "casa". Una casa enorme e rosa…[-Piano piano ti inizierà a piacere :D-Ndme; -Mai!-NdZoè]  
Girai ancora per la struttura, ma la maggior parte delle stanze erano adibite ad aule scolastiche, attrezzate e funzionanti (o lo sarebbero dovute essere normalmente a quell’ora). In alcune avevo ficcato il naso per poterle studiare. Sempre meglio studiare il territorio prima, per poter controllarlo meglio. Più cose sai del luogo, meno figuracce sei sicuro di fare…
Quelle poche che avevo visto erano tutte uguale, piuttosto ampie per la loro funzione, dalle candide pareti e dal pavimento piastrellato, munite di lavagna, cattedra, sedie, banchi e librerie -cosa alquanto strana- coordinate tra loro: tutti in legno scuro e metallo, contrassegnate però tutte dal simbolo della scuola: un piccolo, ma ben visibile, cupcake stilizzato ,contornato da diverse tonalità di rosa; soltanto la base mostrava il colore marrone della carta da forno.
Dopo aver studiato le stanze per bene (più che altro la collocazione degli utensili di chimica, l’altezza delle varie mensole delle aule, di vitale importanza per la mia statura e i banchi più lontani e coperti dagli sguardi di tutti e da quello del professore) uscivo in fretta chiudendomi le porte alle spalle e mi allontanavo il più velocemente possibile. Tutta quest’ansia sarebbe sembrata inutile, ma vedere le classi desolate rendeva l'atmosfera tetra e angosciante. In più non mi sarebbe piaciuto per niente incontrare per caso un professore in una sua aula mentre dovrei essere alla cerimonia d’apertura! 
Troppo paranoica? Pensavo ormai fosse ovvio. 
Piano piano cominciavo a salire sempre più in alto e quella gita non troppo fuori programma cominciava a sfiancarmi. -E pensare che dovrò vivere così ogni santo giorno...- mi lamentai salendo, o meglio trascinandomi, l’ennesima rampa di scale, chiedendomi quante ce ne fossero in quella scuola.
Arrivata al piano scoprii i vari laboratori d'arte, scienze e, con mia grande sorpresa e gioia, anche quello di musica. L’aula poteva anche sembrare un sogno! Dalle pareti alte e scure, tappezzate qua e là di poster, con un grandissimo pianoforte in mogano che svettava al centro della stanza, poggiato su un palchetto dove alcune sedie erano posizionate tutt’attorno. Alle pareti si trovavano vari strumenti musicali -corni, chitarre di tutti i tipi, strumenti a fiato- mentre in una teca erano posizionati quelli più piccoli e delicati. Alle pareti trovavo librerie colme di volumi sulla musica e spartiti musicali, oggetti per la cura e per la pulizia dei vari strumenti e ammassati vicino ad una grande batteria, svariati amplificatori di ultima generazione. Tutto quello che un musicista potesse sognare. Chiunque avrebbe dato due dita per poter usufruire di tutto quel ben di Dio! 
-Che strano però... Se c'è un laboratorio di musica, perché Lysandre e Castiel stanno usando il sottoscala?- mi chiesi allibita. 
In effetti la cosa non mi sembrava alquanto normale: perché andare in una angolo così stretto e confusionario se si può usufruire del meglio? Non riuscivo a capire la loro decisione, così decisi di liquidare fino al nostro prossimo incontro l’argomento e sentii il suono della campanella che mi avvertiva del poco tempo che avevo ancora a mia disposizione. Erano ormai le undici e mezza, quindi lasciai a malincuore l’aula e continuai il mio giro. 
In una sola ora, per la prima volta in vita mia, ero riuscita ad arrivare fino all'ultimo piano di un edificio a piedi e a visitarlo tutto da cima a fondo! 
Tralasciando il fatto di essermi strascinata fin lì con i gomiti, quando fui in cima notai che il piano ospitava una sola porta serrata. Mi strascinai per quei pochi metri per vedere se era chiusa o no e fortunatamente la trovai aperta. Abbassai totalmente la maniglia e spinsi, rimanendo di sasso allo spettacolo che avevo davanti: un enorme terrazzo, tetto della scuola, ospitava una panoramica totale di Parigi. 
Mi affacciai al parapetto e cominciai a scrutare curiosa ogni angolo della città.
Riuscivo a vedere il palazzo di mia zia, la torre Eiffel, le Champs Elysee, i Grandi Magazzini, tutta la parte migliore della grande capitale francese… Accompagnato da un cielo terso e un venticello piacevole. -Non pensavo l'avrei mai detto, ma... Parigi mi piace davvero!- esclamai felice. 
Rimasi ad osservare la città, ogni più piccolo dettaglio, cercando di riconoscere i luoghi celebri, fino a che notai un mare di alunni che uscivano verso i giardini, segno della fine della cerimonia. -Beh... A quanto pare quei due avevano proprio ragione..- dissi tra me e me, curvando involontariamente le labbra. 
Mi assicurai che tutti gli studenti fossero usciti dal ginnasio, molto probabilmente recatisi verso la mensa. 
A differenza degli altri non avevo fame, mi erano bastati gli snack presi dal distributore incontrato durante il tragitto. Così, stando attenta a qualche ritardatario, o peggio ancora, a qualche professore ritardatario, mi diressi furtivamente verso i dormitori femminili, sperando che la porta della mia stanza fosse ancora aperta. Per mia enorme fortuna, la camera non era ancora stata toccata. Lo constatai quando gettatami non molto elegantemente sul letto, ripescai da sotto la mia chitarra per controllarne le condizioni. Intatta. [-Umh... bella constatazione.- Nd.me; -La chitarra innazitutto.- Nd.Zoè] 
Feci un sospiro di sollievo e mi buttai a pancia all’aria sul materasso che ormai avevo definito "prescelto". Ripresi per l'ennesima volta il cellulare dalla tasca destra per vedere l'ora, però mi soffermai sull'immagine di sfondo dell'apparecchio che quasi sempre ignoravo... 
In quella foto vedevo due giovani neogenitori con in braccio una piccola bambina che, nonostante l'età, possedeva già numerosi capelli neri. L’ uomo era sorridente e aveva occhi gentili nascosti dagli occhiali rotondi, aveva capelli bruni disordinati, che probabilmente gli solleticavano il collo da quanto erano lunghi e qualche presenza di barba non molto curata; mentre una donna bellissima, dai capelli anch'essi scuri e ben pettinati, dal volto sottile e fine, con un sorriso smagliante contornato da due grandi occhi argentati, teneva in braccio la piccola. 
Un estenuante senso di malinconia iniziò ad avvolgermi. Risi silenziosamente, pensando che quella foto non rappresentasse per niente il carattere di quelle due persone, così ordinarie e tranquille all’apparenza…
 Scomoda di quella posizione, mi rigirai di lato, continuando a guardare l'immagine.
Sospirai. Non ero mai stata una ragazza sentimentale, eppure, solo guardando quell’immagine, sentivo un senso di nostalgia talmente forte, da sembrare non volermi lasciare più, opprimendomi senza sosta. 
-Papà... tu ogni volta correggevi la mamma anche solo per un piccolissimo errore e molto spesso ti faceva esasperare per delle sciocchezze...- sussurrai -E mamma... tu invece con le tue idee strane facevi divertire sia me che papà e ogni volta che organizzavi un’avventura, volevi che tutti noi fossimo partecipi per renderla sempre più emozionante...- 
Sentii un forte peso al petto, dolce e pungente al tempo stesso, una sensazione che provavo molto spesso da quando se ne erano andati… 
Inconsciamente sbadigliai e sentii lentamente la stanchezza sul mio corpo. 
-Così diversi, così contrapposti... eppure così uniti. Vi amavate tanto, vero?- Un domanda che non avrebbe mai più avuto una risposta, che avrebbe continuato ad invadere il mio cuore e la mia mente. -Sapete... Mi mancate, mi mancate da morire...- E senza accorgermene chiusi gli occhi, ancora con lo screen del telefono fermo sull’immagine.
Il mio risveglio però non fu dolce come avevo previsto. La prima cosa che riuscii a sentire fu una specie di pizzicore lungo la guancia, come se qualcosa cercasse di stuzzicala. Ancora nel dormiveglia non avevo bene il controllo dei sensi e non riuscivo a capire che cosa mi stesse succedendo, fino a quando non capii di essere in compagnia sentendo delle voci intoro a me. 
-Secondo te è morta?- domandò la prima, acuta e con fare scherzoso. 
-Ma sei stupida? Non vedi che sta dormendo!? Io la lascerei stare…- replicò l’altra scocciata. 
-Umm… no, secondo me è proprio andata. Guarda, anche se la stuzzico non risponde!- ridacchiò continuando a punzecchiarmi con il dito la guancia.
Ancora non ero riuscita a mettere bene a fuoco la situazione, essendomi appena svegliata, ma la cosa stava già iniziando a darmi sui nervi.
Aprii di scatto gli occhi, tanto da far scattare all’indietro le due molestatrici. 
Mi strofinai per bene gli occhi per risvegliarmi dal mio stato semi-dormiente ed alla fine vidi i volti dei due “Sveglia Zoè cercando di rischiare la vita”. 
Erano due ragazze, strane e diversissime tra loro. 
Una delle due -probabilmente la molestatrice di guance- era più bassa, forse quasi quanto me, dalla carnagione candida. Aveva fantastici capelli castano miele raccolti in due piccole code a boccolo, simili a quelle delle principesse delle fiabe, il viso era sottile e lineare, come anche le labbra rosa, e gli occhi erano blu oltremare -in quel momento sgranati-, con lunghissime e fole ciglia scure, decisamente sproporzionati rispetto all’insieme armonico, ma espressivi e vivaci. L’ esile di corporatura, dalle forme non troppo accentuate e fanciullesche, con indosso una t-shirt celeste ed un paio di jeans al ginocchio, abbigliamento molto in contrasto con l’eleganza del viso.
L’altra ragazza, invece, era molto più alta, molto più di me, ed aveva la pelle scura tipica degli afroamericani, dalla corporatura magra ed atletica, dalle forme generose. Il viso era allungato e sottile, mentre gli occhi spiccavano sulla carnagione, piccoli e a mandorla, di un color verde pallidissimo, inquadrati da dei corti capelli neri a caschetto dalle ciocche laterali più lunghe. Non ci feci subito caso, ma il suo modo di vestire era alquanto particolare, cose bizzarre che indossate da lei erano una favola. Sul capo portava uno strano cappello nero da poliziotto, mentre al collo indossava una lunga sciarpa crema che le ricadeva lungo la schiena. Portava una corta canotta acqua marina, tanto da lasciarle scoperto metà addome e degli scaldamuscoli blu agli avambracci. Sotto indossava dei pantaloncini a palloncino neri accompagnati da calze alte di colore diverso. 
Rimasta confusa dagli avvenimenti degli ultimi secondi, forse ancora colpa del sonno, rimasi in silenzio allibita dalla situazione. 
Nessuna delle tre parlò, rimanemmo solo così a fissarci per qualche istante, fino a che, visibilmente scocciata dall’inutile momento di imbarazzante quiete che si era creato, la bruna mi tese la mano -o meglio, il pugno- e si presentò. -Piacere io sono Kimberly, ma chiamami Kim.- 
Fissai per qualche secondo la sua mano stretta e poi lei, indecisa e stordita sul da farsi. Infine tesi insicura il pugno, scontrandolo contro il suo in segno di saluto 
-P-Piacere, io sono Zoè…- 
-E lei è…- Neanche il tempo di ritrarre il braccio, che la mia mano fu circondata possessivamente dalla seconda ragazzina che continuava a stringermi convulsamente. 
-Invece io sono Clarisse, piacere di conoscerti! Spero saremo grandi amiche!- Il modo in cui si era ripresa velocemente era a dir poco inquietante. Fino ad un attimo prima era nell’angolo spaventata dalla mia presenza ed adesso se ne usciva fuori con un frase stile “ragazza dei manga”. Ripreso possesso della mia povera mano (che non sarebbe tornata come prima facilmente) ridacchiai imbarazzata. La castana sprizzava allegria da tutti i pori e io non ero abituata a tanta vivacità da parte di una coetanea! In realtà non ero abituata alle mie coetanee, ma questo era solo un particolare insignificante… 
-Ah… emh… piacere, Clarisse!- sforzai un piccolo sorriso. 
-Beh, penso non servano più le presentazioni... Scusa se ti abbiamo svegliata, non era nostra intenzione infastidirti…- disse svelta la bruna, lanciando un’occhiataccia alla compagna. 
-Giusto! Ma pensavamo fossi andata! Così ho cominciato a punzecchiarti, ma non ti svegliavi proprio! …Non ti saresti svegliata neanche se un meteorite avesse distrutto l’intero dormitorio! No, l’intera nazione! O, o il pian…- 
-Ok, ok. Abbiamo capito, grazie!- tagliò corto Kimberly.
Sentivo che negli ultimi minuti la situazione stava leggermente degenerando… Insomma… Svegliarsi trovandosi faccia a faccia con un’iperattiva pazzoide piena di caffeina che ti molesta nel sonno ed un’altra dall’aria da poco di buono e che indossa dei bizzarri vestiti stile hip-hop trash, non era nei miei piani iniziali. Ma cercai di sbattere le palpebre per togliermi di dosso ancora la confusione e feci buon viso a cattivo gioco. 
- Ah, scusa! È solo che mi eccita l’idea di avere un’altra compagna in stanza!- finì la pazzoide tutta pimpante. Io ci misi non poco a capire il senso di quella frase. 
-Compagna? Quindi, voi siete le mie compagne di stanza?-
 -Esatto, novellina- rispose secca la bruna. 
Tralasciando il nomignolo da poco affibbiatomi (sembrava quasi che i vezzeggiativi fossero una moda in quella scuola!) controllai l’ora sul telefono. Le cinque e passate di pomeriggio. Penso che i miei occhi si fossero ampliati a dismisura, perché sentii Kim gemere e Clarisse fare una battutina strana sui panda… 
“Ho dormito per cinque ore?!” pensai allibita. Neanche di notte riuscivo a dormire così tanto, perché ora improvvisamente, e nel momento peggiore, riuscivo ad entrare in letargo?? Non so per quanto rimasi in quella posizione, ma mi risvegliai quando Kim mi richiamò con uno schiocco delle dita vicino alla faccia. 
-Eh… si?- risposi tutta scombussolata. 
-Dormito troppo, eh?- centrò in pieno il mio caso. 
-Già.- esalai imbarazzata. 
-Ahahahah! Sei strana! Ma anche divertente!- rise di gusto Clarisse, sedendosi vicino a me. 
-Uh… Lo so, me l’hanno già detto…- risposi, ripensando ad un certo rosso…
Passammo due ore buone a parlare e conoscerci, ridendo e scherzando. Era una sensazione strana parlare con qualcuno di me stessa ed ascoltare la storia di qualcun altro, ma ben presto capii le la cosa mi piaceva davvero. 
Scoprii che Kim aveva una passione sfrenata per l’hip hop e che frequentava il quarto anno, mentre Clarisse faceva il terzo come me ed era, strano a dirlo, una delle ragazze con i voti più alti dell’istituto, ma da quello che avevo capito di lei, non amava particolarmente qualcosa. -Wow che forza! Una musicista come coinquilina!- Quell’esclamazione venne fatta non dalla castana schizofrenica, ma bensì Kim, curiosa di saperne di più perché amante anche lei del mondo della musica, seppur in maniera diversa. Risposi con un piccolo sorriso. Sebbene fossero davvero simpatiche a loro modo e mi ci trovassi bene insieme, non avevo ancora preso molta confidenza, quindi cercai all’inizio di rimanere nei miei limiti. 
Fino a quando mi accorsi di uno strano rumore gorgogliante che, guarda caso la fortuna, proveniva dal mio stomaco. Avevo davvero fame, visto che avevo saltato il pranzo. Clarisse e Kim iniziarono a ridere neanche troppo sommessamente, mentre io cercavo invano di coprire la mia faccia purpurea… 
Ma ovviamente… se non puoi batterli unisciti a loro! 
E così, senza nemmeno accorgermi, mandai al diavolo la diffidenza e scoppiai a ridere anche io. 
-Qualcosa mi dice che è meglio andare in mensa, scommetto che non hai mangiato niente a pranzo!- mi afferrò per la mano la castana. -In effetti…- borbottai io. In effetti non aveva torto… ed avevo davvero una fame incredibile, ma non potevo dire lo stesso per i risparmi… 
-Tranquilla. Se ti fai la tessera, il primo pasto lo mangi gratis!- sopraggiunse Kim, facendomi l’occhiolino, forse intuendo il mio problema. E prima che potessi dire o fare (o forse ringraziare) alcunché, Clarisse mi prese per il polso e mi trascinò via con se, diretta sperai al refettorio. 
Quella sera mangiai come… una povera ragazza a digiuno da giorni! Non solo per il fatto della mia presunta fame, ma più che altro per il commento a voce alta che mi era scappato su quanto erano buoni i piatti che cucinavano lì e che causò una valanga di piatti offerti dalla cuoca che avevo implicitamente fatto i complimenti. Ritornai al dormitorio verso le otto di sera con una stanca, ma comunque esuberante, Clarisse, che dopo essersi cambiata d’abito, si buttò a capofitto sul letto a castello, dandomi la buonanotte. Ricambiai ed andai anche io sotto le coperte, non dimenticandomi di puntare la sveglia. Ma a differenza di lei, riuscii a dormire solo dopo un’ora. -Tsk… Così imparo ad appisolarmi anche quando non devo.-

Angolo dell'autrice:

P:- Salve a tutti e buon anno con qualche giorno di ritardo! Molto probabilmente vi starete chiedendo che cosa ci faccia io qui e adesso ve lo spiego... Semplicemente l'autrice non aveva voglia di scrivere -.-"
- Guarda che sono a fianco a te...-
P:- Ma io sto dettando quello che c'è da scrivere!
- Si ma io sto scrivendo! E sono anche l'autrice!-
P:- E io sono anche l'altrà mezza autrice!-
Z:- E io sono il personaggio di una stupida storia di due stupide autrici che mi hanno altamente rotto queste stupide scatole!
P:- Attenta... io sono mezza autrice, per quanto riguarda il disemerito io mi prendo il 25% di colpa.
Z:- E per quanto riguarda il merito?
P:- Cancella l'ultima frase.
- Ok allora... stavamo dicen..-
???:- Yo bro! Il re della pizza è tornato! 
*appaiono applausi selvatici*
P:- *salta addosso* Mikeyyy!
Z:- *sconvolta* Cos'è quell'a tartaruga gigante?!
P:- Ah giusto, tu non lo conosci! Lui è Michelangelo e viene direttamente dal fandom delle TMNT 2012.
M:- Ciao a tutti!
- E cosa ci fa Mikey qui? E Celebi?-
P:- Semplicemente in viaggio di nozze. Con i figli.
Z: Non ha molto senso questo... Lasciamo stare, quindi tu oltre ad avere cosini rosa volanti e pericolosi come amici, hai anche tartarughe giganti e parlanti?!
M:- Tartaruche "ninja" giganti e parlanti!
P:- Ehehe certo! E adesso facciamo le presentazioni! Questo lamento vivente è Zoè, mentre quella che vedi al mio fianco è Ale, l'autrice di questa storia.
Z:- Tsk...
M:- Lo sai? Assomigli molto a mio fratello.
P:- *la guarda meglio* Mikey hai proprio ragione, anche la devozione per il rosso e uguale a quella di Raph...(raffaello)
M:- Già! ...Molto piacere, sono sicuro che andremo molto d'accordo come io e mio fratello *tende la mano*
P:- Umh... Su questo non ho dubbi...
*Dopo che Zoè lo ignora bellamente, Ale stringe la mano a Mikey*
- Emh... piacere! Non fare caso a Zoè, fa la dura ma è molto dolce e sensibile.-
P:- Esattamente come Raph! *espressione preoccupata* spero che non venga mai a conoscenza di questa conversazione...
-Ok... Umh... Forse dovremo chiudere quest'angolo demenziale non trovi?
Z:- Sarebbe la cosa più intelligente che tu abbia mai fatto finora!
-Simpatica come sempre... B-bene amici lettori l'angolo finisce qui! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se così recensite pure, farete felici sia me che Piplette (la mia correttrice personale, senonchè altra mezza autrice!). Scusate anche il ritardo di... *conta sulle dita* oh! Ma chissene importa! L'importante è che ho aggiornato no? Comunque sono immensamente dispiaciuta dell'enorme ritardo, non ci sono propositi a questa incovenienza! Vi posso solo augurare un buon anno in ritardo! Ciau!
Tutti tranne Mikey:- Alla prossima!
M: Aspettate! E la mia pizza?!


 

 

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