mai stato meglio...

di Reiko87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Il sole era alto nel cielo e le nuvole non volevano interferire con quella giornata dall’apparenza perfetta. Sembrava una giornata come tutte le altre al CBI, e coloro che vi erano all’interno continuavano le loro attività ignari che da lì a poco sarebbe tutto cambiato, che la tranquillità apparente era solo il presagio della tempesta del secolo. Tutti svolgevano il loro lavoro come di consueto, tutti tranne la squadra dell’agente speciale Theresa Lisbon. Erano tutti nel bullpen in attesa, tutti dall’aria tranquilla ma con la mente colma di pensieri tutt’altro che tranquilli; il coreano era seduto come di consueto alla sua scrivania intento a leggere uno dei suoi libri buttando di tanto in tanto un’occhiata furtiva in giro per la stanza; la rossa era seduta alla sua postazione con l’immancabile computer acceso sulla pagina privata del bureau, batteva distrattamente i tasti non sapendo esattamente cosa cercare, guardando convulsamente l’orologio in attesa di chissà quale segno miracoloso, infine lo sguardo vagava alla scrivania opposta dove era seduto quello che un tempo era stato l’uomo più importante della sua vita, e pregava che tutto andasse per il verso giusto. In quel momento l’uomo incrociò il suo sguardo e sembrarono capirsi al volo come un tempo. Distrattamente Wayne aprì la bottiglietta d’acqua che era poggiata di fianco al telefono e ne prese un breve sorso. Non era tranquillo e i suoi compagni lo capirono subito quando aveva rifiutato uno snack rispondendo che non aveva fame: era decisamente strano, Wayne Rigsby aveva sempre fame!

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Ciao a tutti! Posto subito anche il primo capitolo perchè l'intro era un po breve. allora giusto qualche nota, la storia sarà formata da sei capitoli + intro, sono abbastanza brevi tranne l'ultimo... io adoro le what if? e quindi anche questa storia lo è. è la mia prima fanfiction in assoluto, quindi spero di ricevere delle recensioni per sapere com'è, sono ben accetti sia consigli che critiche... spero di aver fatto un lavoro almeno decente X)
 
 
 
(POV Lisbon)
In quel momento le porte dell’ascensore interno del CBI si aprirono al piano terra dell’edificio, lasciando entrare quell’agente dall’aria dura e dal cuore di burro. Theresa entrò e premette il tasto del piano dove desiderava andare; quando le porte si richiusero lei restò ancora sola con i propri pensieri.
Erano passati sei mesi da quando quel testardo del suo consulente era andato via, l’aveva visto entrare proprio in quell’ascensore senza fermarsi davanti alla sua rischiesta di restare, le aveva chiesto semplicemente scusa ed era scomparso dalla sua vita. Ed ora era ricomparso,e l’aveva lasciata come sempre senza parole. In quella chiesa qualche giorno prima tutta la rabbia che provava si era dissolta in un attimo davanti a quello sguardo ceruleo. Le era bastato incrociare i suoi occhi per capire che l’avrebbe perdonato e che avrebbe fatto tutto quello che le avesse chiesto pur di rivedere quello splendido sorriso, quel sorriso vero che dedicava solo a lei. Ma soprattutto le bastò solo quello sguardo per capire che lo amava. Si, Theresa Lisbon amava Patrick Jane, il consulente più rompipalle della California, o forse di tutta l’America, ancora più probabile di tutto il mondo… ma lo amava davvero. 
Era tornato e le aveva chiesto ancora scusa, le aveva spiegato per sommi capi quello che era accaduto in quei sei mesi a Las Vegas e semplicemente, come non fosse accaduto nulla le aveva esposto il suo  pazzo piano. Tipico di Patrick Jane, coinvolgerti in folli idee che probabilmente ti faranno licenziare, anzi faranno licenziare tutta la tua squadra e lanciarti uno di quei sguardi d’intesa come se fosse la cosa più naturale della terra.
-Il tuo piano è molto stupido, non è neanche un vero piano…- gli aveva detto con la voce ancora carica di dispiacere e delusione.
-Ma mi aiuterai, Lisbon?- 
E lei cosa aveva fatto? All’inizio non voleva cedere, ma poi non aveva potuto resistere; lui l’aveva tradita in mille modi possibili, non si era fidato di lei, anche se lui non lo ammetteva, ma lei non avrebbe mai potuto tradire l’uomo che amava da tanti anni ormai, l’avrebbe dovuto aiutare, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto in vita sua.
-Che cosa dovrei dire? No?- poi senza dare davvero peso alle parole aveva aggiunto -Sei un essere spregevole-
Il suono che segnalava l’apertura delle porte dell’ascensore la ridestò dai suoi pensieri, tirò un lungo sospiro e si diresse decisa verso il suo ufficio.
 
(POV Jane)
Nel frattempo, salutando qualcuno di sfuggita, aveva fatto la sua comparsa negli uffici del CbI Patrick Jane. Un sorriso tirato gli era stampato in viso, che lasciava intravedere tanta stanchezza; si Patrick era stanco, ma sapeva di dover resistere, di dover andare avanti; in fondo lo faceva per loro, per i suoi angeli, doveva vendicarli e doveva farlo anche per se stesso, per cancellare quel senso di colpa che lo ossessionava. Forse non sarebbe cambiato nulla, forse quel dolore che portava dentro non l’avrebbe mai abbandonato, ma aveva giurato a se stesso che non sarebbe accaduto di nuovo, quel mostro non avrebbe fatto più del male. Avrebbe ucciso John il Rosso.

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


ecco un nuovo capitolo... fino al quarto saranno presi da scene del telefilm, in questo caso è in assoluto la mia preferita, il famoso "buon viaggio, ti amo". gli ultimi due capitoli sono totalmente inventati... speriamo bene! ;) vi esorto sempre a lasciarmi se vi va una piccola recensione per capire se il mio lavoro è buono... vi lascio, buona lettura
 
 
(POV Jane)
Era appena entrato nel bullpen, tutti e tre gli agenti si soffermarono a guardarlo. I visi sconcertati dei suoi amici gli dissero chiaramente che non lo riconoscevano, non era l’uomo che avevano visto l’ultima volta sei mesi prima. Se possibile sembrava ancora più triste e segnato dalla vita. 
-Jane, come stai?- la domanda non poteva che essere quella dopo un’assenza così lunga.
-Mai stato meglio… mai stato meglio.- E lo pensava davvero, ormai era vicino ad intrappolare l’uomo che gli aveva strappato la felicità dalle mani. Come poteva sentirsi? Ormai non era più nella pelle dalla voglia di mettere fine a tutto, ma alla fine sarebbe stato anche meglio. La sua coscienza si sarebbe calmata e lui forse avrebbe potuto finalmente andare avanti, anche se molto probabilmente dietro le sbarre.
Dopo un attimo di silenzio e degli sguardi scrutatori sentì la voce di Lisbon giungergli alle spalle, allora Jane si voltò e la vide, lei era lì per lui. Sempre. Fece un cenno veloce agli altri e seguì Lisbon all’interno del suo ufficio chiudendo la porta. Le tendine erano già abbassate, nessuno poteva vederli dall’esterno.
In jane si accavallarono mille emozioni, voleva farla finita subito, ma era anche in apprensione per quella piccola grande donna che lo scrutava immobile di fronte a lui. Per la prima volta da quando la sua famiglia lo aveva lasciato provava paura per un’altra persona che non era lui. Ormai lo aveva capito, anche se non poteva ammetterlo, era innamorato di Lisbon. Lo sapeva da abbastanza tempo da riuscire a capire che quello che provava non era solo il risultato di una forte attrazione fisica. Amava tutto di lei, dal suo corpo minuto ma femminile, alla fossetta che le si formava sul viso quando la faceva arrabbiare, al rossore che la invadeva quando le faceva un complimento o quando involontariamente si sfioravano, ma amava anche il suo coraggio e il suo grande cuore. Era perfetta. Non avrebbe potuto innamorarsi di nessun altro. In quel momento il pensiero di non rivedere più quei bellissimi occhi di smeraldo lo destò e lo spinse a fare quello che non si sarebbe mai aspettato di poter fare, le si avvicinò e la strinse a se con tanta forza da poterle trasmettere tutto il calore del suo corpo. Dopo qualche secondo Jane sciolse l’abbraccio e si allontanò qualche passo, estrasse la pistola che nascondeva sotto la giacca e la puntò tremante verso la donna.
-Buon viaggio. Ti amo.-
Quelle parole gli sfuggirono dalle labbra come un soffio leggero, non riuscì a trattenerle o forse non voleva più farlo. Non voleva rischiare di lasciarla senza averle detto quello che provava. Ora non poteva più tirasi indietro. Poi tre spari risuonarono nell’edificio.
 
(POV Lisbon)
Lisbon entrò nel suo ufficio e dopo qualche istante vide un Jane insicuro avvicinarsi ed abbracciarla. Non lo faceva mai, non amava il contatto con le persone, ma in quel momento le sembrò che avesse finalmente abbassato quel muro eretto intorno alla propria persona. Theresa si abbandonò a quella stretta forte ma dolce, lo desiderava da tanto. Poi si separarono e sgranò gli occhi quando lo sentì pronunciare quelle parole. Il tempo di realizzare che non fosse tutto un sogno che sentì un rumore sordo; le gambe le cedettero e si ritrovò a terra, guardò un’ombra avvicinarsi velocemente e poi più nulla. Buio.

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Ciao a tutti! :)
Innanzitutto grazie a chi sta seguendo la mia storia, spero di cuore che vi stia piacendo, anche se siamo ancora negli eventi del telefilm... volevo avvertire che questo capitolo è molto breve, per scusarmi posterò tra non molto anche il quarto.
Grazie a tutti quelli che mi dedicano anche solo un secondo della loro giornata :) ...Buona lettura

 
 
 
 
(POV Lisbon)
 
Dopo quell’abbraccio Lisbon e Jane si erano ritrovati in quel rifugio. Jane era seduto in attesa leggendo un libro cercando di rimanere calmo, mentre Lisbon completava gli ultimi preparativi per la missione che forse era la più rischiosa ed importante della sua carriera. Un Rigsby agitato era appena andato via; erano nuovamente soli. In quel momento per Lisbon l’aria sembrò caricarsi di imbarazzo e tensione. Non era sicura fosse il momento giusto per parlarne, ma non poteva attendere ancora, doveva sapere. Lui la amava davvero? Non era solo una sua illusione? Tanti anni aspettando che lui si accorgesse di lei, che smettesse di dar la caccia ai suoi fantasmi e ricominciasse a vivere. Era il momento di scoprire se i suoi desideri potevano diventare realtà, si doveva solo dare forza.
 
-Senti… Quella cosa che mi hai detto prima di spararmi,che cosa intendevi dire?- chiese Lisbon con la voce tremante, tenendo bassi gli occhi sperando che non si notasse l’imbarazzo che provava in quel momento.
 
-Cosa ho detto?- rispose Jane facendo vagare lo sguardo dalla collega al lato opposto come per ricordare. –Ero un po su di giri, credo- continuò abbozzando un debole sorriso.
 
Theresa non poteva crederci, aveva sentito bene? Forse aveva davvero immaginato tutto, o forse aveva completamente travisato il significato di quelle parole. Rimase un attimo immobile, non sapendo cosa fare, voleva un chiarimento, ma il telefono del collega suonò indicando il momento di agire. Ancora una volta avrebbe aspettato che lui fosse stato davvero pronto. In fondo Theresa Lisbon era brava ad aspettare.
 

(POV Jane)
 
Era davvero un essere spregevole come gli aveva detto in quella chiesa. Come aveva potuto farle questo? Non aveva più scuse da porgerle, era un codardo. Ancora una volta aveva deluso e tradito l’unica persona che gli era sempre rimasta fedele, che gli era sempre rimasta vicino in qualsiasi situazione. Le aveva detto che l’amava, ed era vero, ma non era il momento giusto. Si era fatto trasportare dai sentimenti, e non sarebbe dovuto accadere. In fondo erano molto vicini a John il Rosso ma ancora non lo avevano preso, e Patrick non poteva rischiare di perdere anche l’unica persona al mondo che gli rimaneva. Avrebbe aspettato che tutto fosse davvero finito. In fondo Patrick Jane era bravo ad aspettare.

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Allora... come promesso ecco anche il quarto capitolo. Da questo momento inizia la parte di fantasia che si collega alle scene finali della quarta stagione... Speriamo bene! ;p
...Sono sempre ben accette delle recensioni per capire cosa ne pensate.
Grazie a tutti, Ciao :)
 
 
 
 
Qualche ora dopo si erano ritrovati seduti su quella duna di sabbia; mano nella mano il mondo si era fermato, quel semplice tocco aveva messo in pausa tutto il resto, nessun suono poteva essere ascoltato se non quello dei loro cuori che battevano all’unisono. In lontananza il rumore delle sirene risultava una melodia ovattata. Ora era davvero tutto finito, ma in realtà non era che l’inizio di una nuova vita, una vita libera dalla paura, una vita libera da John il Rosso.
Alla fine l’agente Darcy aveva voluto ascoltare le parole di Lisbon ed erano giunti in tempo per salvare Jane. La stessa agente dell’FBI aveva ucciso John il Rosso. Un colpo esploso dalla sua pistola aveva raggiunto alla testa il mostro. Jane rimpiangeva di non essere stato lui a togliere la vita all’uomo che l’aveva tolta alle sue donne, ma poi si voltò a guardare la mano intrecciata alla sua e ogni dubbio si dileguò dai suoi pensieri. Ora e da molto tempo c’era solo lei nella sua testa. Al suo fianco Lisbon lo guardava cercando di interpretare i suoi pensieri, ma non era mai stata così lontana dall’immaginarli.
 
-Tutto ok?- aveva chieto la bruna stringendogli ancora forte la mano per paura che potesse di nuovo sfuggirgli.
 
-Si… mai stato meglio.- aveva risposto il consulente con un sorriso stanco ma sincero. –Comunque io non vado da nessuna parte- Continuò Jane posando gli occhi sulle loro mani e allargando di più il suo sorriso pensando alla stretta della collega. – Se vuoi puoi mettermi le manette se ti rende più tranquilla- esplodendo in una vera e proprio risata.
 
Lisbon non lo aveva mai sentito ridere così, e il cuore le si scaldò di un sentimento carico di dolcezza, poi subito staccò la stretta alla mano con il viso scottato dall’imbarazzo per essersi esposta in modo tanto chiaro.
 
-No, ti prego Lisbon, non volevo offenderti. Non allontanarti…- e così dicendo bloccò la mano dell’agente dagli occhi di smeraldo tra le sue e restarono così per qualche secondo. Il silenzio venne interrotto proprio da Lisbon
 
-Non vado da nessuna parte, Jane. Io ci sarò sempre… lo sai vero?-
 
-Si, lo so- le rispose guardandola negli occhi. Poi alzò la mano per posarla sul viso accaldato di Lisbon che rimase immobile con gli occhi brillanti incatenati in quelli di Jane. Lui lasciò la sua mano un po più a lungo in quella posizione disegnando dei piccoli cerchi col pollice, senza preoccuparsi dell’insolito contatto tra loro. Ad un tratto sembrò voler dire qualcosa, ma il tentativo venne interrotto dall’arrivo dei tre colleghi, obbligandolo anche a ritrarre la mano dalla comoda posizione in cui era collocata.
 
-Come stai, Jane? …Scusa, non abbiamo potuto fare prima- disse Van Pelt, col respiro corto.
 
-Sto bene, grazie piccola Grace- e sfoderando ancora uno dei suoi migliori sorrisi la guardò dritta in viso per rassicurarla, per poi portare il suo sguardo ancora su Lisbon che guardava dritto davanti a se evitando di lasciar intravedere l’imbarazzo per il contatto precedente.
 
-Credo sia il caso di andare- aggiunse infine Cho, che come solito fu il primo a capire che forse avevano interrotto un momento speciale.
Inaspettatamente anche Lisbon si alzò dalla duna in cui si era accomodata:
 
-Ragazzi vengo con voi… tu ci raggiungi con il tuo catorcio, vero Jane?- aveva infine detto la bruna voltandosi verso il suo consulente, che in principio era rimasto un po stranito dal comportamento della donna, ma poi pensò che fosse solo stanca.
 
-Ehi, la mia auto non è un catorcio… è un vero e proprio pezzo di storia!- fece infine lui assumendo l’aria da uomo profondamente offeso.
 
-Si, è proprio da museo!- rispose Lisbon camminando verso il suv nero, lasciandosi andare però in una sonora risata.

Dietro di lei anche i suoi sottoposti avevano iniziato a ridere sotto i baffi pensando che finalmente tutto sarebbe tornata alla solita, noiosa… amata routine. A loro erano mancati davvero tanto i battibecchi quotidiani del capo e Jane.
Patrick rimase ancora qualche minuto seduto sulla sabbia a sorridere guardando il suo team allontanarsi in direzione del CBI. Quando anche l’ultimo granello di polvere alzato dall’auto nera si abbasssò, lui si mise in piedi sistemandosi il completo grigio sgualcito, poi incaminandosi tirò un sospiro di sollievo.
Si, sarebbe andato tutto meravigliosamente bene.
 

 

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Ecco a voi il penultimo capitolo! :) Siamo in dirittura d'arrivo, grazie a chi segue questa mia pazzia... Ciao ;)
 
 
 
 
 
Al CBI era tutto un complimentarsi per l’operazione svolta ed ai cancelli c’era già una lunga fila di giornalisti pronti a catturare qualsiasi informazione sulla morte del mostro che aveva per circa un decennio terrorizzato la California. Solo alla sera tutto sembrò tornare tranquillo. Gli uffici erano ormai quasi tutti vuoti e le luci spente tranne nel bullpen della squadra dell’agente speciale Theresa Lisbon, dove in quel momento si stava consumando un rito sacro.
 
-Pizzaaa!- esclamò Rigsby entrando tutto felice.
 
-Ehi, ma dov’è Jane? Per caso lo avete visto, ragazzi?- Lisbon non potette neanche concludere la frase che il biondo consulente fece capolino recando nella mano destra una bottiglia di spumante dall’aria costosa e nella sinistra un cestino di fragole.
 
-Lisbon, so che non puoi vivere senza di me, ma abbi un po di pazienza!- esclamò infine lui sfoderando il sorriso più sincero e splendente che avessero mai visto.
 
-Cos’è quella, Jane?- si intromise Van Pelt giusto in tempo per salvare il povero Jane da un pugno sul naso.
 
-Beh, non potevate certo credere che in un giorno come questo mi sarei accontentato di una semplice pizza!- offrì ad ognuno una fragola soffermandosi un attimo in più su Lisbon, che già pregustava quel dolce frutto.
 
-Aspetta lo spumante golosona- le disse lanciandole uno sguardo divertito mentre Lisbon aveva già avvicinato la fragola alle labbra. Theresa morse il frutto incurante delle parole del consulente, e ingoiando gli lanciò uno sguardo di sfida. Nel mentre, Cho aveva distribuito i bicchieri, così Jane aprì la bottiglia facendo schizzare il tappo dal lato opposto del bullpen con un rumore sordo e iniziò a versare il liquido frizzante nei bicchieri.
 
-Al caso chiuso!- esclamò semplicemente Rigsby innalzando il calice. Van Pelt e Cho li accostarono aspettando che gli altri facessero lo stesso.
 
-Ottimo lavoro ragazzi!- disse Lisbon avvicinandosi.
 
Gli occhi puntarono tutti su Jane che in quel momento aprì la bocca guardandoli tutti negli occhi:
 
-Alla migliore squadra del CBI… e ai migliori amici che potessi mai desiderare, perché hanno sempre creduto in me senza mai abbandonarmi, nonostante il mio brutto carattere e la predisposizione a cacciarmi nei guai.- sorridendo semplicemente –Grazie- aggiunse con la massima serietà.
 
Rimasero un istante a guardarlo. Lisbon, che aveva imparato a conoscere bene il suo consulente, si rese conto che la persona che in questo momento aveva accanto era completamente diversa. Nuova, rinata.
 
-Cin cin- dissero infine in coro.
 
Mangiarono la pizza parlando amabilmente senza però toccare il discorso di John il Rosso; con la sua morte il suo solo pensiero era svanito con lui e non avevano nessuna voglia di rovinare quella serata perfetta. Buttarono giù il resto dello champagne accompagnato da qualche fragola, poi Lisbon si alzò:
 
-Ragazzi mi ha fatto piacere stare qui con voi a chiacchierare, ma nonostante la giornata libera che ci è stata concessa domani dal capo credo sia arrivato il momento di andare… non so voi, ma mi sento terribilmente stanca.-
 
Gli altri si trovarono in perfetto accordo con la donna e si alzarono per andare via. Scesero tutti insieme nel parcheggio interno del CBI e solo davanti alle loro auto si salutarono. Jane rimase qualche secondo in più accanto a Lisbon, mentre il resto della squadra andò via.
 
-Se vuoi posso accompagnarti io con la mia auto, Lisbon- disse il consulente prima che la collega lo potesse salutare.
 
-E rischiare la vita ora che finalmente abbiamo chiuso il caso John? …No, grazie, Jane. E poi ho la mia auto.- disse sorridendo.
 
Calò il silenzio tra loro, quando Lisbon si rese conto che Jane la fissava insistentemente con uno sguardo indecifrabile. L’agente pur volendolo, non riusciva a staccare gli occhi da quei suoi pezzi di cielo. Jane fece prima un movimento impercettibile poi, sospirando come a trovare la forza per continuare, iniziò ad avvicinarsi lentamente al viso di Lisbon che continuava a guardarlo incerta, spostando lievemente lo sguardo dai suoi occhi alla sua bocca dischiusa. Quando alla fine l’ amico-consulente fu troppo vicino al suo viso, Theresa sembrò destarsi da quella specie di trans e si allontanò un poco per riprendere la giuste distanze.
 
-Allora buona notte, Jane…- disse infine con lo sguardo rivolto alla portiera che aveva aperto per andarsene. Sapeva che se avesse ancora posato gli occhi in quelli meravigliosi di lui non avrebbe più avuto la forza di andare via.
 
-…Buona notte, Lisbon- disse Jane preso alla sprovvista dalla contromossa dell’agente mora. Gli era costato molto fare quel passo, ma sapeva bene che Lisbon aveva solo paura di soffrire o di far soffrire lui, pensando che non fosse ancora il momento adatto.
 
Guardò la donna che amava salire in auto e partire. Con lo sguardo perso nella direzione che aveva preso la vettura, la sua mano andò a toccare l’anulare sinistro come gli capitava di fare spesso quando rifletteva, ma non toccò nient’altro che la sua pelle liscia.
Sapeva cosa doveva fare.
 

Non molto distanti, in un angolino poco illuminato, stavano ancora i tre agenti.
 
-Hai visto Grace, come ti avevo detto non è successo assolutamente nulla… quei due sono solo ottimi amici.- esclamò Rigsby.
 
-Ti sbagli Wayne, è successo molto- disse Van Pelt seguendo con lo sguardo Patrick che si dirigeva verso la sua auto.
 
-Sei un idiota Rigsby- fece sottovoce Cho con aria divertita, pensando che il suo collega avesse davvero qualche problema di recezione.
 
-Ah si? Allora scommettiamo… 50 dollari che non accadrà assolutamente nulla- irruppe Wayne sicuro di sé.
 
-Ci sto!- disse semplicemente il coreano.
 
All’improvviso una voce dolce si intromise nella loro piccola discussione:
 
-Siete sempre i soliti voi due… Scommetto 100 dollari che si metteranno insieme entro la fine della settimana- sorrise la rossa e se ne andò, lasciando i due colleghi a bocca aperta.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Ed ecco a voi il capitolo finale! è un po più lungo dei precedenti, ma non volevo dividere la scena in ulteriori parti... Spero che vi piaccia, e se potreste dedicarmi un po del vostro tempo lasciandomi una recensioncina ne sarei molto felice :) ...giusto per sapere a storia finita se è stato un lavoro almeno sufficiente...
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa mia storia senza pretese, e grazie a chi ha recensito... e anche a chi non lo ha fatto ;)
Buona lettura... Ciao :)
 
 
 
 
 
 
 

Theresa si era appena richiusa alle spalle la porta del suo appartamento. Appese la giacca all’appendiabiti e lasciò cadere la borsa ai suoi piedi, poi si diresse a passo deciso verso la cucina per prepararsi un caffè. Si fermò un attimo a riflettere. Cosa stava facendo quell’idiota del suo consulente? Aveva davvero intensione di baciarla? No, non era possibile. Non poteva essere, era sicura che fosse ancora innamorato di sua moglie, e poi non poteva provare qualcosa proprio per lei. Amicizia, forse; sicuramente non amore… Eppure le aveva detto di amarla. Scrollò violentemente la testa per cacciare quei pensieri. Un suono la riportò alla realtà, il caffè era pronto. Versò abbondantemente il liquido scuro in una tazza e ne bevve un sorso. Certo che lei non poteva desiderare altro che l’uomo che amava da diversi anni ricambiasse i suoi sentimenti.
Basta, farsi del male Theresa… ci vuole un rilassante bagno caldo e poi una bella dormita, e vedrai che domattina starai molto meglio. 
Si diresse verso il bagno, posò la tazza di caffè sulla vasca e aprì il rubinetto. Un vapore caldo si iniziò a diffondere nel bagno e Theresa andò a scegliere una fragranza distensiva da versare nel liquido trasparente. Iniziò a spogliarsi e finalmente si immerse nella vasca. Rimase qualche minuto stesa con gli occhi chiusi con l’acqua che le carezzava la pelle. Quando iniziò a rilassarsi davvero e rischiò di addormentarsi in quella posizione, un rumore la risvegliò. Credeva di averlo immaginato, ma in quell’istante un altro colpo alla porta le disse che c’era qualcuno che la cercava.
 
-Dannazione! Chi diavolo potrà mai essere?- così dicendo uscì velocemente dalla vasca annodandosi un asciugamano intorno al corpo. Il campanello suonò di nuovo.
 
-Arrivo!- esclamò un po infastidita da quell’interruzione.
 
Si diresse subito verso la porta e senza guardare dallo spioncino la spalancò. Quello che vide la lasciò letteralmente senza fiato. Un Patrick Jane ripulito stava dinanzi a lei con un mazzo di fiori in mano. Sul viso dell’uomo pian piano il sorriso si tramutò in stupore quando vide l’abbigliamento della donna.
 
-S-Scusa Lisbon, non volevo disturbarti…-
 
-N-no, è tutto ok.-
 
Rimasero qualche secondo immobili sulla porta a fissarsi con sguardi imbarazzati, a Lisbon sembrò addirittura di vedere le guance di Jane colorarsi di un leggero rossore.
 
-Posso entrare?- fece infine Jane che aspettava lì impalato.
 
-C-certo, scusa-
 
Sorpassò Lisbon che chiuse la porta e le si posizionò davanti.
 
-Questi sono per te. So che portare dei fiori ad una ragazza è da scolaretti, tanto quanto sedurla con del cibo,* ma volevo chiederti scusa e non avevo abbastanza tempo per inventarmi qualcosa di meglio- disse con un sorriso tenero che colpì l’agente Lisbon dritto al cuore.
 
-Grazie, ma scusarti di cosa?-
 
-Sai, per quello che ti ho fatto passare negli ultimi mesi… per non aver mai risposto alle tue chiamate o ai tuoi messaggi… è stato meschino. Non volevo metterti in pericolo, ma in fondo avrei potuto renderti partecipe del mio piano per avvicinare John… in fin dei conti tu sei l’unica persona di cui io mi sia mai davvero fidato…-
 
Lasciò queste parole in sospeso nell’aria guardandola intensamente e Theresa non poteva credere alle sue orecchie. Sorrise anche lei di rimando. Jane le si accostò un po e le sfiorò con la mano una guancia che divenne di fuoco sotto il suo tocco. Lisbon si irrigidì non sapendo cosa fare, mentre Patrick si sporse ancora per lasciarle un tenero bacio sull’altra guancia. L’agente mora dischiuse leggermente le labbra dalla sorpresa. Non avevano mai avuto un contatto così intimo da quando si conoscevano. Vide il suo consulente di nuovo davanti al suo viso fissarla in attesa… in attesa di cosa? La scena di poco prima nel parcheggio del CBI le passò per la mente: Jane aveva lo stesso sguardo d’allora. No no no…doveva fare qualcosa. Si mosse velocemente e si allontanò da lui, andando verso la cucina.
 
-Devo trovare un vaso per questi fiori… se vuoi ti preparo un the…-
 
Jane sorrise dandole ancora le spalle. Stava scappando di nuovo, ma questa volta l’avrebbe fermata, o l’avrebbero rimpianto entrambi.
La raggiunse nel cucinino, lei era di spalle ma lo sentì arrivare, se ne accorse dalla postura rigida che assunse immediatamente il suo corpo. Le si accostò portando la mano sinistra ad accarezzare i suoi morbidi capelli e facendola voltare di poco nella sua direzione.
 
-Jane…- non riuscì a dire nient’altro che l’uomo la interruppe.
 
-Theresa, ti prego chiamami Patrick-** disse in un soffio leggero che provocò i brividi a Lisbon. Il suo cuore mancò un battito quando sentì il suo nome pronunciato da quell’angelo che aveva di fronte. Erano state poche le volte che si erano chiamati con i rispettivi nomi, e le faceva sempre un certo effetto. Indecisa sul da farsi aprì la bocca per iniziare a dire qualcosa
 
-Patrick…- ancora non riuscì a parlare perché l’angelo che era sceso sulla terra per lei, la stava riportando tra le nuvole con un leggero ma meraviglioso bacio. Le loro labbra rimasero unite per pochi attimi che ad entrambi sembrarono un’eternità. Poi lentamente Patrick si separò per lasciarle il tempo di decidere cosa fare, se sbatterlo fuori di casa o accoglierlo tra le sue braccia.
Rimase a guardarla in tutto il suo splendore, aveva le gote leggermente colorate di rosso e fissava le scarpe. 
Lisbon tirò un sospiro leggero, era stato meraviglioso, assaporava ancora sulle proprie labbra il gusto di quelle dell’uomo di fronte a lei. Si fece coraggio e posò una mano su quella di lui ancora ferma tra i suoi capelli. La sua pelle era davvero liscissima… liscia?! Spalancò gli occhi e si portò la mano davanti per analizzarla come in preda al panico.
 
-Patrick, ma dov’è la tua fede?-
 
Di rimando lui sorrise a quello sguardo confuso, era ora di uscire completamente allo scoperto.
 
-L’ho tolta… Ho capito che era il momento di ricominciare in un certo senso- poi guardando l’aria quasi preoccupata di Lisbon, proseguì:
 
-In realtà non me ne sono separato del tutto, non voglio rinnegare il mio passato o le persone a cui tenevo- disse estraendo dal taschino interno della giacca il piccolo cerchietto in oro.
 
-Avevo pensato di comprare una catenina per portarla sempre con me, in fondo loro avranno sempre un posto nel mio cuore- poi staccando gli occhi dall’anello e riportandolo fisso su Theresa, continuò:
 
-Solo che ora ho capito che non le tradirei se provassi a rifarmi una vita, e so che loro approverebbero la mia scelta-
 
Negli occhi di Lisbon iniziarono a formarsi delle piccole lacrime che riusciva a trattenere a fatica. Quando non potette far altro che lasciarle scorrere liberamente sul viso, abbassò la testa cercando di nasconderle. Un tocco leggero sotto il mento le fece rialzare la testa.
 
-No, Theresa, ti prego non piangere. Non voglio mai più vederti piangere, soprattutto non per colpa mia. Non ti farò mai più del male, te lo prometto- disse con gli occhi carichi di tristezza.
 
-Patrick, sono solo felice per te che finalmente hai trovato un po di pace… Posso chiederti una cosa?- disse con un po d’ansia nella voce.
 
Il consulente fece segno di si con la testa.
 
-Ora che hai raggiunto il tuo scopo, che hai vendicato la tua famiglia, cosa farai? Non hai più motivo di restare al CBI.-
 
-Ti sbagli. Quando sono arrivato dopo la morte di mia moglie e mia figlia pensavo che una volta finito tutto sarei andato via, sarei partito, scappato lontano da questo posto. Ma ora è tutto diverso. Io ho trovato in tutti voi la mia nuova famiglia, e non me ne voglio privare. Siete importanti per me… Tu sei importante per me!-
 
A quelle parole Lisbon si avvicinò un po di più con fare tremante:
 
-Cosa stai cercando di dirmi Patrick Jane?- disse con voce carica di speranza. Tutta la sua felicità sarebbe dipesa da quella risposta.
 
-Sto cercando di dirti, in maniera un po confusa, che io so di essere un gran rompiscatole, che ti creo sempre problemi e so che ti ho deluso in mille modi possibili, ma so anche che ti amo, e non posso più aspettare di dirti quello che provo da ormai molto tempo, non voglio avere più paura di amare, perché credimi, non potresti che essere tu l’unica persona in grado di sopportarmi, ma soprattutto di rendermi felice.-
 
Sul viso di Lisbon si aprì un grande sorriso. Facendo un altro profondo respiro recuperò tutto il coraggio che possedeva e colmò lo spazio rimasto tra loro con un altro tenero bacio. All’inizio il bacio fu casto e dolce, poi quando Jane realizzò cosa stava accadendo portò le braccia alla vita della donna che amava per stringerla stretta a lui, e Lisbon di rimando portò le sue al collo dell’uomo che aveva conquistato il suo cuore. Si separarono un momento con gli occhi chiusi e il respiro corto sulla pelle l’uno dell’altro.
 
-Patrick…-
 
-Lo so- e le lasciò un altro bacio sulla pelle calda. 
 
Quelle tenere carezze si susseguirono sul collo della donna diventando sempre più cariche di passione. Riportò allora le labbra sulle sue e approfondirono il bacio. Patrick scoprì che Lisbon aveva lo stesso sapore delle fragole, il frutto preferito di lei, e che da quel momento sarebbe diventato inevitabilmente anche il suo; Theresa ebbe difficoltà ad associare il sapore di Patrick ad un’unica cosa, in realtà pensava fosse lo stesso del the che beveva ogni giorno, forse anche lei avrebbe iniziato a berne di più. Quando i baci diventarono  più urgenti e la passione che avevano tenuto nascosta iniziò a prendere il sopravvento, Patrick la strinse tra le braccia e la sollevò da terra. 
Theresa non capì mai come fosse arrivata in camera da letto; si ritrovò stesa e l’asciugamano che le cingeva il corpo era scomparso. Quando ebbe liberato anche il suo (ora davvero suo) consulente dall’intralcio dei vestiti si unirono in un’unica cosa, anima e corpo, facendo l’amore.
 
-Patrick… ti amo-
 
-Anche io amore mio-
 
 
 
 
 




*Riferimento ad una frase detta proprio da Jane in uno dei primi episodi… ma forse non c’era bisogno di specificarlo, vero? ;)
 
**Altro riferimento ad una frase di Jane nel secondo episodio della quinta stagione… quanto adoro quel momento! XD
 

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