The meeting

di Lely1441
(/viewuser.php?uid=26394)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Casa Hawkeye - Addio campanello ***
Capitolo 2: *** Statues and Comparisons ***



Capitolo 1
*** Casa Hawkeye - Addio campanello ***


The meeting 1

The meeting


Ok, messaggio rivolto a tutte le fan del Royai: Non lapidatemi, vi supplico! ç__ç

L’idea mi è venuta in mente così: cosa posso fare per evitare di studiare? (XD Cosa che mi chiedo ogni giorno) Uhm… Scrivere, ovvio! Ma cosa? Non ho niente di ben concreto per l’aggiornamento degli Apprendisti (mi farò venire in mente qualcosa per il fine settimana, spero ^^”), e in più la musa ispiratrice delle mie adorate songfiction… Be’, o è andata in vacanza insieme a Samara, la mia adorata bimba di The Ring, oppure si è suicidata, per il suo fallimento in quanto a musa, visto quello che scrivo… Ovviamente, la prima implica la seconda! ^^ Poi, fisso la pila di volumetti di FMA (tirati fuori appositamente per l’aggiornamento e le songff, peccato che mi sia messa a rileggere tutto, tralasciando il resto) e vedo la copertina del 9 ammiccarmi (ok, no, non faccio uso di sostanze stupefacenti, anche se lo pensate! XD)… Roy e tutta la banda al seguito… Roy… Riza… Roy + Riza… Royai! Ecco qui l’idea! Scrivere qualcosa che abbia a che fare con loro due, ma non “contemporanei”, li voglio pucciosi, li voglio piccoli e pucciosi! (Me ripensa a Riza) Ok, non li voglio pucciosi ç__ç mi bastano piccoli! Piccoli ma insieme! E inizia così la mia versione dei fatti (tengo a sottolineare il mia, perché di come siano andati effettivamente i fatti, non ne ho la più pallida idea ^^”) del periodo di apprendistato di Roy a casa Hawkeye!! (Sì, lo so, lo so. Effettivamente sono un po’ fissata con apprendistati e allievi vari, in questo periodo…) Ed ecco quello che ne è venuto fuori: sappiatemi dire. Critiche, apprezzamenti, minacce di morte, strillettere, bombe puzzone, video di voi stessi che prendete a freccette un foglio con su scritto “Lely1441”… Accetterò di tutto! XD Be’, magari le bombe puzzone no XD comunque il significato è quello ^^ Basta che mi sappiate dire se sono riuscita nel mio intento di scrivere qualcosa che almeno assomigliasse alla veridicità dei fatti, e se come inizio vi piace. Riza inizialmente sembra OOC, ma è per i miei loschi fini se l'ho resa così, per spiegare com'è adesso. Per casa Hawkeye… Ho inventato! XD Mi sono ispirata principalmente a casa mia e a tutti i ricordi che ho di quando ero bambina su una casa che adoravo… Un mix, insomma! XD

Scusate se vi ho trattenuto con i miei lunghi, noiosi e inutili, assolutamente inutili, monologhi interiori! XD Kissoni!!

 

“Eccoci qui”.

Un ragazzo moro se ne stava impalato davanti alla porta di casa Hawkeye. Una casa enorme, anche se non abbastanza curata. Mah… Un imprenditore edilizio l’avrebbe probabilmente descritta in una sola parola: “rustica”. Grandi tralci di edera si arrampicavano sulla facciata principale, coprendo la ragnatela di minuscole crepe che si aprivano nel muro. Una classica villetta di campagna, con il suo bel giardino davanti, e imponenti pioppi al confine dell’appezzamento di terra erbosa a segnarne il confine, che gettavano ombra tutt’intorno. Poco distante da lui, un gelso vecchissimo, a giudicare dalla sua circonferenza. Da uno dei rami principali partivano due corde, alle cui estremità inferiori era agganciato un piccolo asse di legno. Un’altalena, che si muoveva lentamente, sospinta dalla leggera brezza che si poteva avere in pieno autunno, quasi come se la spingesse un fantasma.

Il ragazzo rabbrividì, e si diede dello stupido. Certo, lo avevano avvertito che quella famiglia aveva subito un lutto non molti anni prima, ma da qui ad un fantasma ne correva di fantasia…

“Non credevo di essere così impressionabile…”

Guardando quel campanello sopra di lui, sospirò pensando che la sua vita da adolescente poteva anche considerarsi bella che finita. Il classico addio mentale ai giorni felici e spensierati, e tirò la cordicella del campanello. Forse usando troppa forza. Fatto sta, che la corda del suddetto gli rimase in mano, e la piccola campana cadde miserevolmente a terra.

“Che diamine…?”

Non fece in tempo a formulare la frase, che un fulmine biondo gli saettò accanto, prendendogli la funicella dalla mano ancora tesa, sparendo così com'era apparso.

“Che diamine…?”

Si chiese per la seconda volta. Era sbigottito, e molto buffo, con il braccio ancora rigido nella posizione di prima. E con un’espressione attonita dipinta sul volto che avrebbe fatto ridere chiunque.

Mentre ripeteva mentalmente la sua domanda silenziosa per la terza volta, la porta davanti a lui si aprì.

- Ma tu… Tu sei la saetta di prima!

Dinanzi a lui c’era una bimba che dimostrava una dozzina di anni a malapena; magra e scarmigliata com’era, assomigliava più a un trovatello che a una signorina di buona famiglia. Era arrossata dalla corsa che aveva dovuto fare (saltar giù da un albero, rubare la corda, fare il giro della grande casa, entrare dalla porta di servizio, ritornare alla porta principale ed aprire allo sconosciuto) e aveva un fiatone tale da costringerla a rimanere piegata in due, con le mani appoggiate alle ginocchia. Stringeva ancora in mano la cordicella del campanello.

Il moro stava per rivolgerle la parola di nuovo, quando un urlo risuonò per tutta l’abitazione, giungendo fino ai due.

- Riza!!

La bambina si raddrizzò immediatamente al suono di quella voce maschile e profonda. Portandosi l’indice al dito, fece capire allo sconosciuto di mantenere il segreto.

- Riza! Dove ti eri cacciata?

Dietro alle spalle della ragazzina apparve un uomo alto e ben poco avvenente. Osservò seriamente sia il ragazzo che la figlia, prima di notare la cordicella che penzolava dalla sua mano.

- Riza! Quante volte ti ho detto che non devi appenderti alle cose? Non sei una scimmia, né tanto meno un animale! E per di più, sul campanello di casa!

La bambina, ancora senza fiato, sussurrò delle frasi scomposte. Accorgendosi che i presenti non riuscivano a capirla, sospirò con tono afflitto, e indicò prima l’oggetto preso in esame, e poi l’estraneo. Il padre a questo punto guardò con fare accusatorio l’innocente ragazzo. Il quale stava per ribattere, quando incontrò gli occhi nocciola della ragazzina, spalancati e con una forza espressiva unica nel suo genere. “Ti prego, non dirgli niente! Mi metterà in punizione!” sembrò suggerirgli. Con un’unica occhiata.

Il giovane aprì e richiuse la bocca, per poi riaprirla.

- E’ vero, ho tirato troppo e mi è rimasto in mano il campanello.

Il resto del marchingegno era caduto lì accanto, nell’erba. Guardando quella bambina sorridere grata, il ragazzo si rinfrancò; per lo meno, aveva appena compiuto una buona azione.

- Mi chiamo Roy Mustang, vengo da parte di Joyce Thales.

Accompagnò le sue parole con una lettera di raccomandazione. L’uomo gliela prese di mano e l’aprì, scorrendola velocemente con lo sguardo. La ripiegò e la mise nella tasca della camicia.

- Molto bene, ragazzo mio. Entra pure.

Roy fece come gli era stato ordinato, e l’uomo lo accompagnò al piano superiore, in una stanza stipata di libri e appunti, che evidentemente doveva essere il suo studio personale.

- Riza, preparaci un the, se non ti dispiace. E per favore, cambiati i vestiti, sembri appena uscita da un ovile.

La bambina annuì contrita, era chiaro il rimprovero tra le righe. Quello era il terzo vestito che rovinava, in quel mese. Appena si dileguò dalla loro vista, l’uomo si sedette dietro una massiccia scrivania e fece cenno a Roy di fare altrettanto.

- Bene, per essere raccomandato dal vecchio Joyce in persona, devi essere proprio bravo. Io sono il signor Hawkeye, ma d’ora in poi mi chiamerai maestro. Quella piccola pesta che hai avuto modo di incontrare – breve sospiro – è mia figlia Riza. Mi dispiace, sicuramente ti sarai fatto un’idea sbagliata su di lei, non è cattiva come sembra. E’ solamente molto vivace. Ma credo che sia normale per un maschiaccio come lei, cresciuta senza avere una figura materna di riferimento. Sempre che si possa escludere Mrs. Bennet. Ah, beninteso, lo so che è stata la piccola canaglia a rompere il campanello.

Roy si concesse un sorriso. Allora, quell’uomo non era poi tanto severo e minaccioso come sembrava.

- Soggiornerai qui con noi finché riterrò opportuno, oppure fin quando lo vorrai tu. Sei libero di andartene in qualsiasi momento, ma se lo farai senza il mio consenso, non mi farò scrupolo di avvertire chi di dovere che non hai la stoffa dell’alchimista. Il che ti chiuderà tutte le porte di un tuo futuro lavoro in questo campo.

Ok. Ritirava tutto riguardo a “severo” e “minaccioso”. Lo era eccome.

- Farò del mio meglio, signore. Cioè, maestro.

- Ma ecco qui la nostra Riza!

Roy sobbalzò per il cambio d’argomento improvviso. La bambina era riapparsa alla porta, reggendo in mano un vassoio con l’occorrente per il the.

- Grazie, cara. Sai, stavamo giusto parlando della punizione da dare al signorino qui presente, per aver rotto quel campanello. Penso proprio che passerà tutta la notte in cantina, in quella cantina, al freddo. Al buio. E con i topi.

La schiena di Riza venne percorsa da un brivido. Topi. Guardò con preoccupazione Roy, non essendosi accorta del gioco di sguardi tra i due.

- Eh, povero Roy. Un’intera notte in cantina. Tu moriresti dalla paura, non è così, Riza?

La bambina annuì con contrizione. Roy trattenne a stento un sorriso nel vederla così combattuta tra il desiderio di scagionarlo, e quello di non essere punita. Sparì velocemente come era apparsa, e a quel punto il signor Hawkeye fu libero di parlare.

- Le do quattro minuti.

Disse, fissando l’orologio da tavolo davanti a lui.

Due minuti e cinquantatre secondi dopo Riza tornò correndo. Ignorando deliberatamente Roy, si diresse verso il padre, si portò le mani a coppa attorno alla bocca e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, prima di scappare nuovamente via. 

- Dice che anche se sei stato tu, ti perdona per il fatto che sei un estraneo e che non potevi sapere che il campanello era delicato. Quindi, prega anche me di concederti la mia indulgenza, e di non punirti.

I due si guardarono un secondo negli occhi, prima di scoppiare in una fragorosa risata.

- Be’, ci ha messo meno del previsto, a cercare di salvarti. Di solito, arriva giusto giusto allo scadere del tempo. Le devi essere simpatico.

“Di solito…?”

- Quindi deve farlo spesso.

- Uh? Cosa, colpevolizzare gli altri per quello che ha fatto lei? Diciamo… Che succede, di tanto in tanto…

Il maestro si concesse un breve sorriso vedendo l’espressione allarmata di Roy, prima di alzarsi e dirgli:

- Ti mostro la casa, e ti accompagno nella camera degli ospiti. Ti offrirò vitto e alloggio gratuito, in cambio di piccoli lavori manuali, come riparare la grondaia o altro. Ti va bene?

- Benissimo, maestro.

Fecero come aveva detto, e giunti davanti alla sua nuova camera, l’uomo aggiunse:

- Spero che ti troverai bene, qui con noi.

Roy entrò, appoggiò il soprabito e la valigia che aveva con sé sulla scrivania, e si diresse alla finestra. Ormai la giornata era giunta al tramonto, e gli ultimi raggi del sole tingevano di rosso i tetti delle case del paese vicino. Il campanile batté le sei pomeridiane.

“Sì, spero anch’io di trovarmi bene, qui.”

 


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Statues and Comparisons ***


the meeting cap 2

Part 2

Statues and Comparisons

Riza osservava alquanto contrariata il foglio bianco davanti a lei.

- Ma padre, a me non piace disegnare! Non sono portata!

- Sciocchezze! Ci vuole solo applicazione ed esercizio, come in tutte le cose! Non è vero, Roy?

Il ragazzo alzò la testa dal voluminoso libro di alchimia che stava studiando, e osservò la scena. Riza, con tutto l'occorrente per disegnare su un ripiano accanto a lei, se ne stava con le braccia incrociate e un’espressione leggermente imbronciata dipinta sul volto, e fissava il pavimento come a volerlo incenerire. Il padre, in piedi davanti a lei, la sovrastava di parecchio, e la guardava con fare intimidatorio.

- Fallo e basta.

Roy riportò la sua attenzione alla lettura. In fondo gli dispiaceva un po’ per quella ragazzina dal carattere così indipendente, che aveva un padre forse troppo severo ed autoritario per lei. Dopotutto, anche il ragazzo odiava disegnare, e questo lo portava a schierarsi inconsciamente dalla parte di Riza.

Dopo qualche momento di tentennamento, Riza rilassò le braccia, portandole accanto ai fianchi, sospirando. Prese il materiale da disegno e sparì.

Il padre ritornò alla sua scrivania, continuando a scrivere appunti, mentre il ragazzo cercava di imprimersi in mente il concetto del Sulphur et Mercurius.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

- Come vanno gli studi?

- Abbastanza bene, maestro.

L’uomo fissò con aria critica il ragazzo.

- Roy, ripetimi ancora una volta perché hai scelto di studiare l’alchimia, per favore.

Il ragazzo trasalì. Il maestro a volte usava un tono di voce particolare, capace di fargli venire i brividi.

- Be’, perché mi sarà utile in futuro, credo.

- E quell’utile, cosa comprende? Uccidere la gente? Distruggere i sogni di pace per questo povero paese, già tanto provato?

Roy rimase a bocca aperta.

- Cosa le viene in mente? Di certo non sono un assassino, e non intendo diventarlo neanche negli anni a venire! Un alchimista è qualcuno che esiste per aiutare la gente, che senso ha ucciderla?

L’uomo lo fissò con acuta attenzione, ma Roy era troppo sconcertato per sentirsi a disagio.

- Bene, Roy. Che ne dici di andare un po’ fuori adesso, così puoi anche controllare cosa mi combina quella scimmia. Un po’ di aria pulita ti servirà, sono due settimane che non fai altro che studiare. Non ho mai visto un ragazzo così diligente.

Il ragazzo si alzò dalla sedia e appoggiò il libro sull’altra scrivania della stanza. Aveva avvertito la sottile ironia nel tono dell’uomo, ed ancora una volta era scosso dal cambiamento improvviso nei suoi modi.

Uscì dallo studio, e mentre percorreva il lungo corridoio per andare in camera sua, pensò che tuttavia l’essere un po’ matti era caratteristico delle grandi menti, ed ogni alchimista era un genio, nel suo piccolo. Sorrise con soddisfazione mentre un’immagine si faceva largo tra i suoi pensieri. Lui, in un salotto, attorniato da quattro – ma sì, facciamo anche una decina – di donne – tutte belle e prosperose, naturalmente – che ridevano con amabilità alle sue battute argute e sagaci. Ancora mezzo inebetito da quella specie di visione miracolosa, prese soprapensiero il soprabito appoggiato ad una sedia in camera, e quando uscì, rimase leggermente abbagliato dalla scarsa luce che perdurava in quella grigia giornata. Spiazzato da quella momentanea cecità, si appoggiò al muro della casa e chiuse gli occhi. Li riaprì poco dopo, essendosi ora abituato al freddo che lo sfiorava fin dove la sua pelle era scoperta, che gli faceva dolere perfino le orecchie, e alla luce biancastra del sole coperto dalle nuvole. Si guardò intorno, leggermente spaesato, e decise di farsi una passeggiata per il giardino. Era sicuro di riuscire a trovare la ragazzina, prima o poi.

Inspirò a fondo l’aria gelida, che bruciava nei polmoni come alcool su una ferita aperta, e che tuttavia lo fece sentire meglio. Erano giorni che si era praticamente barricato in casa Hawkeye, e non era mai uscito dallo studio del maestro se non per i pasti e per riposare. Si era ripetuto che una volta raggiunta il suo obiettivo, non avrebbe mai più toccato un singolo foglio di carta scritto. Era un ragazzo estremamente intelligente, ma la voglia di studiare era una dote di cui egli proprio difettava. Così, il problema non era tanto l’azione di capire un concetto, quanto il mettersi seduto di fronte ad un libro e rimanerci un tempo sufficientemente lungo per riuscire a memorizzare tutto. Tuttavia, facendo ricorso a tutte le sue scorte di buona volontà segregate in qualche parte del suo essere da molto tempo, era stato all’altezza delle proprie prerogative, e quella breve sferzata di ossigeno sulla pelle fungeva da tonico per la sua mente.

Prese a girovagare senza una meta ben precisa, camminando nell’erba piuttosto alta e decidendo, quasi colto da ispirazione, di addentrarsi nel boschetto di pioppi al limite del giardino. I rami bianchi protesi come braccia scheletriche verso l’alto, e il tappeto di foglie cadute tempo addietro, creavano un’atmosfera surreale, quasi da romanzo. Fermandosi un attimo per orientarsi meglio, intravide un piccolo spiazzo alla sua destra. Vi si diresse con fare sicuro, e trovò un piccolo gazebo di pietra, con una statua di un angelo vicino.

- Riza…

Aveva intravisto la piccola testa bionda dentro al gazebo. Riza si voltò e lo fissò con i suoi grandi occhi nocciola.

- Tuo padre voleva solo sapere se andava tutto bene.

La ragazzina si girò, e Roy si accorse che quello che stava guardando con tanta concentrazione era proprio la scultura. Era di grandezza naturale, ma notò che il volto granitico aveva qualcosa di particolare. Osservandolo meglio, si accorse che aveva una strana espressione, ma soprattutto assomigliava molto all’altra persona che lo stava guardando.

- Chi era?

La bambina staccò di controvoglia lo sguardo dal viso di marmo, e lo fissò su quello decisamente più vivo del ragazzo.

- Mia madre. Poco più in là c’è la sua tomba.

Roy tornò a guardare l’immagine scolpita della madre di Riza. Faceva uno strano effetto, a dirla tutta, vedere quel viso che tanto somigliava a quello della figlia. In più, la cosa che più lo aveva colpito era stata l’espressione: un angelo lo si immagina come una creatura eterea e serafica, piena di pace; quel volto invece era terribilmente umano. Comunicava uno strano miscuglio di emozioni: era delicato, quieto, ma aveva insieme un’aria di fierezza, compostezza e dava la sensazione di star proteggendo qualcosa. Più che un angelo custode, sembrava un angelo vendicatore, pronto a scatenare la sua ira su qualsiasi cosa lo avesse disturbato. O che avesse disturbato quello che proteggeva.

Roy rabbrividì. Sembrava che dentro quella pietra vivesse una persona, o che contenesse uno spirito immortale. Intanto si era avvicinato alle spalle di Riza, entrando anche lui nel gazebo. Gettò un’occhiata al blocco da disegno che l’altra teneva sulle ginocchia e ne rimase sorpreso. Il ritratto della statua era sicuramente incompleto, anzi, per tutto il tempo che era stata fuori, Roy si sarebbe aspettato che lo avesse perlomeno terminato, ma il tratteggio era incredibile. Ogni dettaglio, ogni singolo dettaglio era stato raffigurato con una precisione incredibile. Da quella distanza, Roy non si era nemmeno accorto della minuscola crepa che partiva dall’estremo di un occhio e percorreva la guancia, né delle minuscole macchie più scure della pietra, laddove era stata più colpita dal tempo, e dalle intemperie.

- E’ davvero somigliante…

Riza osservò il proprio disegno e alzò le spalle. Poi si rizzò improvvisamente in piedi, richiudendo con un colpo secco l’album.

- Sarà… Purtroppo impiego troppo tempo a disegnare tutto, e riprodurre sulla carta quello che vedo non mi piace particolarmente. Vorrei solo fissare lo sguardo su qualcosa, e rimanere ad osservarlo senza il timore di non riuscire a finire un noioso disegno.

Come avendo chiusa la questione, la ragazzina cominciò ad andarsene.

- Aspetta!

Riza si voltò con aria interrogativa.

- Posso sapere chi l’ha scolpita? La statua, intendo.

La ragazzina rimase interdetta.

- Non è stata scolpita. Mio padre, poco dopo la sua morte, venne qui e trasmutò un’enorme roccia che era in quel punto.

Roy annuì. Nessuno scultore avrebbe mai potuto far sembrare un blocco di pietra così vivo.

- Ti accompagno a casa, aspettami.

La ragazzina sorrise.

- E’ un atto di galanteria oppure è la semplice paura di perdersi, una volta rimasto solo?

Il giovane rimase momentaneamente spiazzato dalla domanda. Non tanto perché in parte la ragazzina aveva indovinato i suoi pensieri, ma perché aveva confrontato naturalmente Riza ad una delle tante ragazze che gli morivano dietro, quando ancora non viveva lì. Lei sarebbe arrossita e avrebbe ringraziato imbarazzata, magari mettendo in mezzo alla sua dimostrazione di gratitudine qualche risolino, quando sarebbe sicuramente inciampata su una radice visibilissima da terra e facilmente evitabile, sfruttando la scusa per appoggiarsi al suo braccio. Va bene, la ragazzina aveva solamente dodici anni, ma vedersela lì davanti, che ridacchiava sotto i baffi per quella proposta come se fosse una cosa tremendamente buffa, lo lasciò momentaneamente spiazzato.

“Non ha peli sulla lingua, non c’è che dire…”

Riza tornò seria e disse:

- Tutto bene?

Roy si riscosse dai suoi pensieri e si affrettò a raggiungerla.

“Che strana ragazzina…”

 

- Riza, la prossima volta cerca di tratteggiare meglio le ombre. Vedi, qui, qui e qui… Nel complesso non è male, ma devi impegnarti di più.

- Va bene, Padre.

Appena la ragazzina se ne fu andata, il signor Hawkeye si voltò verso l’allievo e disse, con un’espressione orgogliosa sul volto:

- Visto che razza di vista da falco ha mia figlia? Veramente degna del cognome che porta! (*)

 

(*) Hawk: Falco (Lo sapevate già, ne sono sicura, ma lo metto per sicurezza ^^)

 

 

Il paragone con Edward credo sia fondamentale… Credo che anche Roy, inizialmente, credesse che gli alchimisti servono ad aiutare la gente, e conseguentemente ne è rimasto deluso, quando ha visto cosa significa veramente essere un cane dell’esercito. Comunque... Vi è mai capitato che dopo ore e ore rinchiusi in casa, all’uscire fuori, nonostante sia una giornata dal cielo plumbeo, abbiate avuto un attimo di smarrimento, di accecamento parziale? E' una sensazione bellissima XD 
L'idea della statua mi è venuta guardando un video delle t.A.T.u., "Gomenasai", dove ogni tanto appare quest'angelo marmoreo... Be', è stato quello che ha dato il via alla scrittura di questo capitolo, anche perché non sono ben certa di come continuare la storia. Be', in qualche modo mi arrangerò ^^ Mi scuso per la brevità del capitolo, ma credo di non riuscire a fare di più. Credo di avere un blocco mentale per i capitoli lunghi XD 
Bene, passiamo ai ringraziamenti:

Kabubi: Ti dico la verità: neanche io so se il padre di Riza è severo e minaccioso perché lo è veramente, oppure finge!! XD XD Be’, credo entrambi, dopotutto un adulto pare molto spesso minaccioso a un bambino (ma perché continuo a dire che Riza è una bambina?! In fondo ha 12 anni, mica 6!! XD XD Vabbé, ormai bimba è, bimba rimane! XD XD) E poi non preoccuparti se ti sei scordata cosa volevi dirmi, in fondo è capitato anche a me un sacco di volte! Ho una memoria di carpa tremenda, veramente! XD Grazie mille per il commento!! XD XD Ci risentiamo su msn!

Sisya: Mah, probabilmente ho sempre amato il Royai, ma adesso ho una crisi acuta, mi capita di fantasticarci sopra praticamente sempre!! XD XD Mi ha fatto troppo ridere una mia amica, quando le ho detto che stavo scrivendo una nuova ff, e lei mi ha risposto: “Su cos’è… No, aspetta… Ci arrivo da sola… Allora, un personaggio è biondo, l’altro ha i capelli scuri… C’è di mezzo un cane –  eh, questo no… il povero Black Hayate non era ancora nato! XD - … Queste due persone hanno i nomi che iniziano con le stesse vocali… Mah, chissà chi sono, proprio non ci arrivo…”  Ed io: “Caspita, che acume! Hai indovinato, sono proprio Edward ed Envy!!” Dopo di che, ci siamo messe a ridere come due sceme… XD XD Sono diventata troppo prevedibile, accidenti… La storia delle mail si è risolta da tempo ^^ Grazie mille come sempre per i tuoi commenti, li adoro!! XD 

Shatzy: Noooooooo!! Davvero avevi avuto la stessa idea?! Caspita, non sai quanto mi dispiace! ç___ç Ho addirittura pensato di cancellarla! Poi mi sono detta che era assurdo, possiamo pubblicarle insieme, che problema c’è? Alla fin fine, ognuno si immagina quel periodo come vuole… Fammi sapere cosa pensi, altrimenti la cancello davvero, non ci sono problemi ç____ç
Per la cronaca, quella che si appendeva agli oggetti non ero io, ma la mia migliore amica (e la madre la chiamava veramente “scimmia”, ma se ci credi, mi è venuto in mente solo dopo averlo scritto XD) invece io ho veramente staccato il campanello di casa!! Oltre a quello elettrico, abbiamo accanto una specie di piccola campanella in miniatura, che sta lì più che altro a far scena , visto che non è nemmeno collegata all’interno come i campanelli di una volta XD Insomma, è successo che ho tirato la corda, e la campana mi è rimasta in mano!! XD XD Ho preso una paura pazzesca, e l’ho lasciata lì dov’era, accanto ai vasi di fiori… Tanto i miei se ne sono accorti comunque, ma speravo lo stesso di riuscire a farla franca! XD Il padre, certo, l’ho creato buono, ma più avanti le cose cambieranno (neanche a me sta troppo simpatico ^^”) Grazie mille per i tuoi commenti!! Sei troppo buona!

The_Dark_Side: No, anche tu?! ç___ç Ma cos’è, ci leggiamo tutte nel pensiero?! Accidenti, questa ff comincia male… Speriamo che non succeda più! Anche a me a volte è capitato di trovare qualche fanfiction che avevo in mente, ma che l’avessi scritta io… No, questo no! Ripeto, mi dispiace troppo!! Comunque ecco qui il secondo capitolo, sappimi dire se ti piace ancora! Il povero Roy… Eh già, ho in mente di farlo lavorare duro (penso che sia così sfaticato perché ha già dato la sua parte in quegli anni XD) Ti ringrazio per il commento, dimmi se anche questo capitolo ti piace, ok? XD XD

Piccola dea: Ok, spero che prima o poi passi a leggere questo secondo capitolo, visto che il tuo computer è deceduto per l'ennesima volta XD Che posso dirti? Grazie mille per passare sempre a lasciare un commentino, ricordati di aggiornare una certa fiction di nostra conoscenza, o giuro che è la volta buona che ti massacro! (Detto con la mia migliore espressione passiva) Per il resto... Ci vediamo domani! (Risposta al commento super breve, per una volta XD)

Grazie anche a chi legge e basta… Anche se non lo merito, ho copiato questo avviso:

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)

 

 

P.S. Perché mi mettete tra le vostre ff preferite, se non le commentate neanche una volta? E non vale solo per me, ma anche per altre persone… Accidenti, è un controsenso!! XD XD Vabbé, persone non ignote, ma che non commentano, grazie comunque! XD XD XD

 

Kissoni a tutti, e alla prossima!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=182473