Le circle du Claire de lune

di Malanova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il circo Claire de lune ***
Capitolo 2: *** Una notte all' Oiseau rare ***
Capitolo 3: *** Amore a prima vista ***
Capitolo 4: *** Trucchi di magia ***
Capitolo 5: *** Lacrime amare ***
Capitolo 6: *** Una brutta notizia ***
Capitolo 7: *** Il prefetto Paté indaga ***
Capitolo 8: *** La stella del circo ***
Capitolo 9: *** Dolce imbarazzo ***
Capitolo 10: *** Un bacio e poi addio ***
Capitolo 11: *** Il ritorno di Maynott ***
Capitolo 12: *** In fuga! ***
Capitolo 13: *** Il cassetto con il doppio fondo ***
Capitolo 14: *** Paté e gli agenti vengono liberati ***
Capitolo 15: *** Facendo quattro chiacchiere ***
Capitolo 16: *** L'appartamento ***
Capitolo 17: *** La dichiarazione ***
Capitolo 18: *** Hafaza ***
Capitolo 19: *** Aden scopre il contenuto della cartella di cuoio ***
Capitolo 20: *** La verità svelata ***
Capitolo 21: *** Il ricordo di Hafaza ***
Capitolo 22: *** Lobo apre gli occhi ***
Capitolo 23: *** La rabbia di Francoeur ***
Capitolo 24: *** Panico ***
Capitolo 25: *** Ritorno alla città ***
Capitolo 26: *** La fine di Maynott ***
Capitolo 27: *** L'arrivo della primavera ***



Capitolo 1
*** Il circo Claire de lune ***


La ragazza si svegliò di soprassalto, nel cuore della notte. Doveva aver fatto di nuovo quel terribile sogno, ne era certa. E come tutte le volte; svaniva appena riapriva gli occhi lasciandole solo angoscia ed il viso bagnato di lacrime. Ella si sedette e si guardò intorno, cercando di calmarsi. Al suo fianco dormivano le due gemelle, con l’ampia coperta di lana tirata fin su i loro visini angelici, ed il vagone del treno era fiocamente illuminato dai raggi della luna, che filtravano attraverso alcune travi che fungevano da condotto di areazione. L’abitacolo, a una curva, prese a dondolare dolcemente, come a voler cullare le passeggere, e iniziò a far oscillare la lanterna attaccata al gancio del soffitto come se fosse un pendolo.

Allora la giovane si concentrò su di essa, stendendosi di nuovo, e fece finta che l’attrezzo fosse veramente un pendolo e si mise a ripetere nella mente le parole di scena di Mr. Gaston, il mago “Ora le tue palpebre si fanno sempre più pesanti … I tuoi occhi si chiudono! E presto cadrai in un profondo sonno …”. Sorrise: le parole risuonavano nella sua testa esattamente come le avrebbe pronunciate l’uomo, con tono borioso e annoiato. Quella voce faceva perdere la pazienza a chiunque ma non a lei, perché sapeva che sotto a quella scorza pomposa ed egoistica si nascondeva un animo gentile. L’aveva allevata e amata come se fosse sua figlia … Una lacrima le scese lungo il viso. Il mago era scomparso nel nulla da tre anni, come se l’avesse inghiottito la terra. Tutti se ne erano rattristati tranne il Direttore, che aveva fatto in fretta a trovare un altro mago che lo rimpiazzasse, facendo nascere il lei l’odio e il dubbio che lui centrasse qualcosa nella sua sparizione …

Scosse la testa e strizzò gli occhi. Si doveva riaddormentare e lasciar allontanare quei pensieri … Fece un sospiro e si girò verso le bambine, sollevandosi quel tanto da poterle contemplare. Ella sentì la sua ansia svanire ed il suo cuore si colmò di amore mentre scostava le ciocche di capelli biondo grano dai loro visi, così che non potessero infastidire il loro nasini leggermente all’insù e coperti di lentiggini. Poi la giovane depose sulle loro fronti un leggerissimo bacio e si ristese per la terza volta. Il vento di febbraio si infiltrò, gelido, tra le assi del vagone facendole tremare e stringersi di più l’una contro l’altra. Il mattino seguente il circo CLAIRE DE LUNE sarebbe arrivato nella stazione di Parigi.


Nello stesso momento in città, al noto cabaret Oiseau Rare …

“Raoul, sei sempre il solito idiota! Guarda come hai conciato il mio vestito!”. A gridare era stata una splendida ragazza dai capelli ramati, che erano raccolti dietro alla nuca da un fermaglio a forma di conchiglia. Gli occhi castani, solitamente dolci e allegri, ora fulminavano l’uomo alto e magro dalla barbetta caprina che le stava di fronte. Egli aveva tentato di difendersi con un “Mi dispiace Lucille … Però lo sai che sono fortemente allergico alle piume …”. Lei assottigliò le palpebre mentre constatava i danni sul suo abito di scena: la sostanza nera e appiccicosa aveva imbrattato la manica, creato una linea un po’ storta sul corpetto per poi finire a sporcare un ala, facendola assomigliare a quella di un piccione.

Francoeur, la pulce ingigantita dalla pozione, allungò un dito e toccò una delle macchie scure con l’indice per poi portarlo vicino ai occhi, incuriosito. La sostanza venne assorbita dalla punta del guanto bianco. Stava per mettersi il dito sporco in bocca quando Lucille lo fermò e disse “No, Francoeur! Quello è inchiostro … E’ velenoso!”. Gli sfilò il guanto dalle zampe sinistre mentre lui la guardava dubbioso: aveva visto molti dei clienti leccare la punta di quella strana cosa appuntita, uguale a quella che impugnava Raoul in questo momento e che rilasciava quella sostanza scura, eppure non aveva visto nessuno di loro contorcersi dagli spasmi intossicati. Si voltò verso di lui, che aveva portato la punta della penna stilografica vicino ai occhi e la stava studiando attentamente, per capire perché la sacca avesse ceduto. Appena portò il beccuccio vicino al naso; esso scoppiò un altro grumo di inchiostro colpendolo in faccia. I tre si guardarono in silenzio, interdetti, poi scoppiarono in una fragorosa risata. La ragazza porse uno dei suoi fazzoletti al fidanzato e mormorò dolcemente “Cosa dovrò fare con te …”. In quel momento sentirono bussare alla porta del camerino. Subito Francoeur nascose dietro alla schiena le zampe scoperte ma quando vide che erano Emile e Maud, sorrise e le porse per salutare i nuovi arrivati.

Emile era un uomo molto pacato, a differenza di Raoul, ed ricordava un folletto irlandese che aveva visto una volta in un libro illustrato. Anche Maud era una donna dai modi gentili, poco più alta del suo fidanzato, e portava un grosso paio d’occhiali dalla montatura sottile e lenti grandi e tonde. La grossa pulce chinò leggermente il capo e notò che l’uomo teneva stretto in mano il giornale. Ebbe un fremito: non era passato poi molto tempo da quando i parigini lo additavano come “Mostro” e se non fosse stato per i suoi amici e il travestimento che tutt’ora indossava; sarebbe costretto a vivere sui tetti o nei angoli bui dei vicoli senza poter mostrare al mondo la sua musica. Fece un frignio ed indicò le pagine. Emile seguì lo sguardo dell’insetto e disse, con un sorriso rassicurante “Stai tranquillo Francoeur … Nessuno ha scoperto la tua vera identità … I giornali, questa volta, parlano d’altro …”. Aprì il quotidiano e mostrò ai altri la prima pagina.

“Il circo che ha appassionato l’Europa arriverà oggi a Parigi! Fra tre giorni ammirerete i numeri mozzafiato dei trapezisti, clown, maghi ed altro eseguiti da artisti PARTICOLARI! Venite al CLAIRE DE LUNE, dove i vostri sogni si avverano!”. Raoul sembrava entusiasta. Si pulì la faccia alla ben che meglio ed esclamò “Perché non andiamo anche noi? E’ da quando avevo sei anni che non vado in un circo …” “Cosa significa ‘Artisti Particolari’?” domandò Lucille e si mise a sbuffare delusa nel vedere che la foto raffigurava solo lo sfarzoso tendone “Anch’io sono molto curiosa” disse Maud ad Emile, prendendogli il braccio dolcemente. L’uomo si sentì le guance andare in fiamme ed annuì timidamente. “Ovviamente verrai anche tu con noi Francoeur …” disse Raoul al musicista per poi ridacchiare “Potresti diventare la nuova attrazione del circo …” “RAOUL!” gridò Lucille, tirandogli uno schiaffo.

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Capitolo 2
*** Una notte all' Oiseau rare ***


Il mattino successivo il treno del circo raggiunse la stazione della città. La folla di curiosi, accorsi anche dai paesi vicini, ed i giornalisti rimasero incantati a tale magnificenza: la locomotiva rosso fuoco era grande, almeno tre volte di più di un treno normale, ed i vagoni erano dipinti di nero con su dei elaborati disegni in argento. Il nome “Claire de lune” sovrastava folletti, fate, chimere ed altre creature fantastiche. Perfino lo strillone dei giornali si era ammutolito.

Quando il treno si arrestò del tutto; un uomo scese dal vagone principale ed elargì un ampio sorriso al pubblico. Egli era alto, distinto, muscoloso e molto piacente, con un’ordinata zazzera di capelli neri pettinati all’indietro e intensi occhi azzurri. L’uomo aveva indosso un sobrio ma raffinato completo color cammello ed aveva attorno al collo una vistosa cravatta viola. L’uomo fece un cenno con aria affabile verso i giornalisti, poi andò verso i macchinisti e diede preposizioni per lo scarico e il trasporto dei vagoni verso il terreno concesso dal sindaco.

Intanto, all’interno di uno dei vagoni …

La luce del sole rischiarava debolmente, filtrando tra i fori di areazione, nascondendo le sue passeggere nella penombra. La ragazza si mise in punta di piedi e prese la lanterna, studiò il serbatoio e poi borbottò, seccata “Non c’è rimasto più olio … Mi sa che oggi dovremo farci un’altra volta il bagno al buio …” “No!” protestò una delle due bambine “Io ho paura del buio! E se poi mentre sono nell’acqua venissero ad attaccarci i mostri?” “Ah! Fauna, sei ridicola!” la schernì la sorella gemella “Lo sanno tutti che i mostri attaccano solo mentre dormi!” e imitò il ruggito di un leone. La giovane la ammonì “Flora, non spaventarla …”. Poi, usando un tono di voce più dolce, disse all’altra “Non devi avere paura: rimarrò vicino a te e farò la guardia per tutto il tempo … così i mostri non potranno avvicinarsi. Va bene Fauna?”. La bambina, rassicurata da quelle parole, annuì.

La ragazza si stiracchiò e posò la lanterna ai suoi piedi, poi si sedette e riprese la stoffa in mano. Stava cucendo una mantella con della stoffa scartata presa dal vecchio tendone. Flora le domandò, inarcando un sopracciglio “La userai per uscire?” “Si” rispose l’altra, assorta nel suo lavoro. “Ma il Direttore non vuole!” esclamò Fauna mentre Flora domandò ancora, seria “E se qualche bifolco ti vedesse?” “Grazie a questa riuscirò a passare in mezzo a loro inosservata … E poi me la svignerò di qui solo alle otto, quando lui si rinchiude nel suo vagone e non esce fino all’indomani …”. Staccò il filo in eccesso con i denti, alzò lo sguardo verso le bimbe ed aggiunse “Se la cosa vi interessa; ne ho fatta una anche per voi …”. Le bimbe rimasero in silenzio poi Flora disse alla fine, rabbrividendo “Se il Direttore ci scopre; ci frusterà”. La ragazza sospirò, seccata. Poi le venne un’idea “Se voi usciste con me stasera; vi porterei all’Oiseau Rare … Non è lì che si esibisce la vostra cantante preferita?”. Le gemelle sussultarono e lei fece un sorrisetto: aveva colpito nel segno “In più …” continuò lei con nonchalance “So che si esibisce anche un chitarrista emergente ma così pieno di talento … Credo che si chiami Mr. Francoeur …”. A quel punto; Flora e Fauna esitarono ma alla fine dissero in coro, con un sorriso “Ok … Ci hai convinto”.

Alle nove di sera …

La ragazza e le due bambine si stavano dirigendo verso l’Oiseau Rare. Lei aveva indosso un’elegante ma insolitamente ampio mantello nero, che si fondeva perfettamente con il vestito verde, dalle decorazioni floreali in oro. I capelli color cioccolata erano lisci e legati dietro la nuca, in modo che tenesse scoperto il viso armonioso a forma di cuore. Gli occhi scuri erano due pietre d’agata dai riflessi argentei. Le bambine portavano una tradizionale mantella lunga quasi fino ai piedi, anche queste abilmente fuse con i loro abiti. Quella di Flora era azzurra con decorazioni blu mentre quella di Fauna era rosa con decorazioni rosse, che facevano risaltare ancor di più l’oro dei capelli e gli occhi smeraldini. Le due bambine si stringevano ai fianchi con un braccio per farsi coraggio. E ne avevano bisogno visto che stavano per incontrare il loro idolo.

La ragazza si stiracchiò e domandò “Allora? Siete pronte ad entrare?” “Lo sai che stai giocando con il fuoco?” disse Flora “Il Direttore si infurierà un bel po’ quando scoprirà che non siamo dentro al nostro vagone”. La ragazza sbuffò “Suvvia Flora! Staremo via solo per qualche ora! Quando farà l’appello noi saremo già tornate da un pezzo … E poi non lo dire come se fossimo delle criminali scappate di prigione …”. Le diede un buffetto sulla guancia “Prova a rilassarti! Ogni tanto fa bene uscire. Non dire che anche tu non ti sei stufata di rimanere relegata in quei cubicoli di legno per tutto il giorno tutti gli anni … Abbiamo girato per il mondo eppure sappiamo così poco di esso …”. Fauna prese la parola, timidamente “Lo sai che il Direttore lo fa per proteggerci … I bifolchi sanno essere molto cattivi quando vogliono …”. La ragazza allungò il braccio e le accarezzò la testolina bionda “Per stanotte; anche noi tre saremo bifolchi”. Disse quelle parole con molta dolcezza ma non riuscì a nascondere del tutto una punta di malinconia. Quelle due piccine erano state costrette a crescere così in fretta … Maledisse anche per questo il Direttore. Si posizionò dietro di loro, facendo un sorriso sfrontato, e puntò gli occhi all’ingresso del cabaret. Quella notte sarebbe stata solo per loro.

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Capitolo 3
*** Amore a prima vista ***


La signora Carlotta, la proprietaria del cabaret e zia di Lucille; sistemò i capelli biondi nella loro formale crocchia, di fronte ad uno specchio del locale. Presto sarebbe arrivato il prefetto Paté per assistere allo spettacolo canoro e voleva lasciarlo a bocca aperta, decidendo all’ultimo minuto di indossare una collana di ametiste, la stessa che il capo della polizia le aveva donato.

Quando sentì la porta d’ingresso aprirsi; fremette dalla contentezza ma si accorse ben presto che ad entrare furono delle clienti: una giovane che aveva suppergiù la stessa età di Lucille e due bambine abbracciate l’una all’altra, gemelle. Con un ampio sorriso andò ad accogliere le nuove ospiti “Benvenute all’Oiseau Rare! Siete arrivate giusto in tempo: lo spettacolo inizierà fra un paio di minuti”. Le bimbe divennero raggianti mentre la ragazza prese parola “Vi ringrazio per la vostra gentilezza, Madame. Se permette; vorrei domandarle se dopo lo spettacolo sarà possibile vedere Miss Lucille …”. Poggiò entrambe le mani sul capo delle bambine e aggiunse, in tono confidenziale “Sa; Le mie sorelline sono delle sue grandi ammiratrici …”. Il sorriso di Carlotta si allargò di più, si rivolse alle due bimbe ed disse “Ma certo che potrete vedere Lucille, mie care … Vi condurrò personalmente al suo camerino …” “Davvero?!?” esclamarono le bimbe con gli occhi sgranati. La donna annuì.

Felicissime; le bambine abbracciarono forte la proprietaria per la vita, continuando a ringraziarla. Carlotta ridacchiò, un po’ lusingata. La giovane le prese per le spalle e le tirò verso di sé “Flora! Fauna! Vi sembra questo il modo di comportarsi con la signora?!” “Non le rimproveri” le difese Carlotta addolcita ed elargendo un sorriso caloroso “Le sue sorelline sono così adorabili …” “Le mie più sentite scuse …” mormorò lei inchinandosi ma la donna fece un gesto secco con la mano e le guidò verso uno dei tavoli migliori, vicino al palco. Quando loro si furono sedute ed ebbero ringraziato la signora Carlotta, e dopo che questa se ne sia andata a servire altri clienti; la ragazza sibilò stizzita alle bimbe “Vi siete bevute il cervello? Come vi è venuto in mente di abbracciarla?” “Non sapevamo come potevamo ringraziarla …” si scusò Flora stringendosi le spalle ma l’altra le puntò il dito contro e bisbigliò “Potevate farlo solo a parole. Ricordatevi che queste mantelle sono in grado di ingannare l’occhio ma …”. Lì si azzittì perché le luci si soffusero e il telone si era aperto, facendo apparire Lucille vestita con il suo costume bianco.

“Una suite al Gran Hotel? Non la vorrei
Un vestito di Chanel non metterei
Fosse mia la Tour Eiffel che ne farei?
Pa para papa parà
Una macchina con l’autista io non ce l’ho
Socia di un rinomato Club? No, grazie, no
Fra le braccia di un viveur io non ci sto
Pa para papa parà
Mi va, mi va di avere la libertà!
La gioia, l’amore, la semplicità
Io voglio morire di felicità”.

Le tre circensi ascoltavano, rapite dal significato della canzone oltre dalla bravura di Lucille, ma la giovane provò un sentimento del tutto nuovo quando vide entrare in scena Francoeur suonando la chitarra. Già alle prime note dello strumento; lei sentì il suo cuore esplodere ed immaginò di danzare insieme all’affascinante quanto misterioso musicista sul palco, loro due soltanto. E la sua voce … La ragazza pensò che al mondo non poteva esistere niente di più puro! I suoi occhi non riuscivano a distogliersi dal musicista nemmeno per un istante. Le bimbe se ne accorsero ed iniziarono a ridacchiare. La ragazza uscì dal suo stato di trance e le guardò male, visibilmente rossa “Che cosa avete da ridere in quella maniera?” sibilò tornando a guardare Francoeur “E’ un’artista molto bravo e pieno di talento come dicevano sui giornali …” “Si ma ti stai chiedendo anche perché abbiano omesso che era alto, muscoloso e pieno di charme …” sussurrò Flora ed ebbe un altro accesso di ridarella mentre Fauna la guardò sognante e disse “E’ così romantico! Ed è esattamente come nei libri rosa di Madame Gould: un amore a prima vista …” “Smettetela tutte e due!” ribatté la ragazza facendo il broncio ed incrociando le braccia, diventando ancora più rossa. Le bambine tacquero ma ogni tanto si scambiavano tra loro un’occhiata d’intesa.

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Capitolo 4
*** Trucchi di magia ***


Quando lo spettacolo terminò; la ragazza si stiracchiò e disse “Bene: è stato un bellissimo concerto canoro ma ora è arrivato il tempo di tornare indietro” “Nossignora!” esclamarono in coro le gemelle “Madame Carlotta aveva detto che ci avrebbe portato a conoscere Lucille nel suo camerino al termine dello spettacolo …” disse Flora mettendosi una mano sul fianco “Ma a- adesso sarà stanca e probabilmente lo sarete anche voi …” balbettò la giovane ma Fauna insinuò, sorridendo malignamente “Non è che hai paura di incontrare il tuo bel musicista?” e si mise, come la sorella, una mano sul fianco senza che però nessuna delle due disgiungesse l’abbraccio. La ragazza avvampò e disse con voce acuta “Siete due pettegole! Non provo niente per lui … Mr. Francoeur … Solo una pura e semplice ammirazione per il suo lavoro!” “Se è così allora non avrai nessun problema a far le tue congratulazioni ad ENTRAMBI gli artisti …” disse Flora inclinando la testa da un lato “Certo che no” ribeccò l’altra mogia e stringendosi le spalle: ormai aveva capito che aveva perso la battaglia contro quelle due piccole pesti.

Intanto, nel camerino della cantante …

“Tesoro mio, sei stata meravigliosa! Come sempre del resto …” disse Raoul abbracciando il suo angelo e sfiorandole le labbra con un bacio “Dai … Smettila! Mi metti in imbarazzo davanti a tutti!!!” lo sgridò la fidanzata, ma poi ricambiò il gesto, radiosa. C’erano anche Emile e Maud a far le congratulazioni per il concerto quando sentirono bussare alla porta. Carlotta si affacciò e disse “Cara, hai un minuto? Ci sono due bambine che desidererebbero tanto conoscerti …” “Si … Falle entrare …” rispose l’altra scostandosi appena dal fattorino. Le gemelle si introdussero dentro, trascinando con forza la giovane che le accompagnava, ed sorrisero. Poi si inchinarono insieme e dissero in coro “Signorina Lucille; è un onore per noi fare la sua conoscenza!” “Che bambine beneducate! E come siete graziose!” esclamò Lucille. Loro arrossirono, diventando timide, ma poi Fauna si voltò verso la ragazza insieme a loro, le tirò la manica ed implorò “Kalima, fai per Lucille quel trucco con il sasso?” “Che insolito nome Kalima …” commentò Emile “A vedervi sembrate occidentale” “Il mio è un nome d’arte” spiegò brevemente lei. In quel momento Francoeur le rivolse un sorriso e un cenno di saluto, cosa che la fece arrossire molto e voltare la testa da un’altra parte.

“Quale trucco con il sasso?” chiese Maud, curiosa. Kalima sorrise, grata, e tirò fuori dalla tasca del suo abito una pietra grande, liscia e piatta. La fece roteare sul palmo, la lanciò in aria e quando la riprese; roteò il polso in modo da nasconderla sotto a una manica. Però quando ristese di nuovo il braccio; al suo posto spuntarono un mazzo di rose bianche. I presenti, tranne le bimbe, si misero ad applaudire, meravigliati. Compiaciuta dal suo successo; domandò a Lucille con un sorriso “Di che colore le piacciono le rose?” “Rosse” rispose lei, intuendo che stava per assistere ad un’altra magia. Infatti la ragazza tese il pollice e fece il gesto di versare qualcosa sui petali. Quelli diventarono prima rosa, poi di un bel rosso scarlatto. Ci fu un altro applauso e Kalima, dopo aver dato le rose alla sua coetanea, si inchinò profondamente.

Passarono così due ore piacevoli. Al rintocco della l’una del mattino; Kalima si rivolse alle gemelle e mormorò “Si è fatto tardi, bambine … Salutiamo i signori e ringraziamoli per la bella serata passata insieme …” “Se volete vi posso accompagnare verso la vostra abitazione …” si propose Raoul. Poi, con aria cospiratoria, si avvicinò al trio e aggiunse con voce rauca “Il fantomatico Mostro di Parigi è in agguato in ogni ombra, pronto ad aggredire le fanciulle ignare che passeggiano nella notte!” “RAOUL!” gridò Lucille stizzita dando una rapida occhiata a Francoeur che, come al solito, veniva scosso da un leggero brivido impaurito quando il fidanzato pronunciava quelle parole. Le due bimbe si guardarono ansiose tra loro ma Kalima ridacchiò divertita e disse “La ringrazio Mister Raoul ma temo che dovremo rifiutare: non abitiamo così lontano da richiedere un passaggio”. Spinse delicatamente le bimbe fuori dal camerino e disse, prima di prendere congedo “E si ricordi: i mostri peggiori sono quelli che albergano dentro noi”. Dopo aver pronunciato quelle parole e salutato con un altro inchino; lei e le bambine si diressero verso l’uscita del locale.

Appena furono fuori le gemelle si esaltarono “E’ stata la serata più bella della mia vita! Tutti quei colori e la musica! E poi avete visto che faccia ha fatto Raoul quando ha sentito quelle parole? Che i mostri peggiori sono dentro di noi? Era come se avesse sbattuto contro un muro!” gridò Flora euforica mentre Fauna disse, più tranquilla “Io ho preferito, oltre lo spettacolo, il trucco del sasso di Kalima”. Quel momento di esaltazione fu rovinato dal suono di un applauso. Era stato un uomo poco lontano da loro, nascosto interamente da una tonaca da frate grigio scuro e le stava osservando intensamente. Anche se il suo viso era nascosto nell’ombra del cappuccio; Kalima aveva la sensazione che stava sorridendo. E questo per loro significava solo una cosa: guai.

Veloce come era apparso; lui corse e sparì tra le ombre del vicolo alle sue spalle ma potevano sentire le sue orribili risa echeggiare tra i muri delle palazzine. “Quello lì era Lobo!” esclamò Flora con un groppo alla gola “Ora andrà ad avvisare il Direttore e saremo severamente punite!”. Kalima non ci pensò due volte. Si inginocchiò a terra e disse “Non se lo acchiappiamo noi prima che raggiunga il circo … Salite sulla mia schiena e reggetevi forte: trasgrediremo le leggi di gravità dei bifolchi …”. Loro fecero come le era stato ordinato. Quando la ragazza fu sicura che erano ben salde; raggiunse con un solo salto il tetto di una palazzina alta cinque piani che era vicino al locale ed iniziò a seguirlo dall’alto dei tetti.

Saltava come se lei e le bimbe fossero senza peso, riuscendo a star dietro all’uomo anche se correva a velocità sovrumana in mezzo alle strade ed ai vicoli più stretti. Se lui arrivasse prima al circo … No, non ci doveva pensare …

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Capitolo 5
*** Lacrime amare ***


Francoeur era seduto su una sedia ed ammirava le magnifiche rose che quella ragazza aveva fatto apparire e colorare magicamente. Prese un bocciolo e lo portò sul viso ed aspirò: anche il loro profumo era sublime. Chissà … magari la prossima volta che si sarebbero incontrati le avrebbe chiesto di fare anche a lui quella magia … Ridacchiò e si diede dello sciocco: lui sapeva solo cantare nella lingua degli uomini ma se doveva pronunciare qualche semplice parola; esse venivano sostituite dal suo verso da pulce. E poi, quando l’aveva salutata, lei aveva cambiato colore come le sue rose e si era messa a guardare altrove.

Lucille picchiettò leggermente sulla sua spalla e domandò “Sono molto belle, non è vero?”. Lui annuì, ridandole i fiori. Entrambi erano negli alloggi che lui e Lucille condividevano, collegati con l’Oiseau Rare tramite la cantina, pronti per andare a dormire. L’insetto, però, voleva domandare all’amica del perché gli esseri umani cambiavano colore alle guance ma finì a fare il suo solito verso. “C’e qualcosa che vuoi chiedermi prima di andare a dormire?” sussurrò lei, dolce. Francoeur sorrise ed annuì: per fortuna la cantante era perspicace. Con due zampe si toccò il viso bluastro mentre con le altre due indicò le rose. La giovane lo fissò perplessa e la pulce, vedendo la sua espressione, smise di fare gesti e guardò il pavimento, afflitto. Poi gli venne un’idea. Anche Charles non sapeva parlare eppure comunicava i suoi pensieri tramite dei fogli scritti. Così andò a prendere della carta ed una penna su uno scrittoio e cercò di spiegarsi al meglio. Si affacciò un attimo alla finestra, tanto per ordinare i pensieri, ma quello che vide gli fece dimenticare la sua domanda.

Vide una figura atterrare sul balcone del palazzo di fronte per poi spiccare subito dopo un salto che la fece sparire sul tetto. L’aveva vista allontanarsi a bocca aperta: nessun umano era in grado di saltare in quella maniera! Gettò la carta e la penna sul tavolo, spalancò la finestra e si precipitò fuori, nell’aria gelida. “Francoeur!” lo chiamò Lucille, spaventata dalle sue improvvise azioni. Si mise una mano sulla bocca e mormorò “Oh, no! E’ uscito senza indossare il suo costume! Se qualcuno lo vedesse … Potrebbe gettare di nuovo nel panico la città!”.

Francoeur si mise a seguire la figura ma era troppo lontano per capire che razza di creatura fosse. Stava saltando esattamente come lui .... Forse era una pulce ingigantita anche essa! Francoeur aumentò la sua velocità. Doveva raggiungerla … magari era impaurita da quel mondo diventato improvvisamente piccolo. La creatura si accorse che l’insetto la stava inseguendo; allora scese agilmente, scivolando su un tubo della grondaia, e si nascose in mezzo a un vicolo piccolo e stretto pieno di spazzatura. Francoeur frinii per il disappunto: essendo una pulce era fenomenale nei salti ma quando si trattava di correre come gli uomini … Fu costretto a fermarsi sopra al tetto della palazzina periferica dove la figura si era nascosta.

Poteva vederla la creatura, attraverso le tenebre. Iniziò a fare dei versi rassicuranti, seguiti da qualche schiocco di lingua, ed attese che essa spuntasse fuori dal vicolo. Dopo mezz’ora la creatura non era ancora uscita. A quel punto Francoeur perse la pazienza e fece per scendere nel vicolo quando sentì il rumore di un furgoncino molto familiare. Si sporse all’altra estremità fino a vedere il furgone di Raoul sfrecciare a gran velocità per la strada vicino alla palazzina. L’insetto ritornò a guardare giù nel vicolo ma si accorse che la misteriosa creatura era scomparsa. Si era approfittata della sua distrazione per uscire da lì senza che lui la vedesse. Maledizione. Si sporse di nuovo verso il mezzo di trasporto, esitò per un lungo attimo, e poi saltò nel buio.

Il fattorino picchiettava le dita sul volante del nuovo furgoncino, battezzato con il nome di Michelle. Stava canticchiando LA SEINE quando sentì un tonfo sul tettuccio del mezzo di trasporto. Sbandò leggermente ed fermò il mezzo. Poi aspettò qualche secondo. Non erano quei maledetti piccioni, altrimenti la sua allergia si sarebbe fatta sentire. Aprì lo sportello ed scese a controllare. Per poco non ci rimaneva secco: Francoeur era aggrappato sul telone del furgone, che gli faceva un cenno di saluto, senza il suo completo. Riprendendosi; il fattorino lo sgridò “Che diavolo ci fai qui? Lo sai che non puoi uscire senza vestiti?” poi il suo senso dell’umorismo prese il sopravvento “Se ti vedessero i poliziotti; ti potrebbero arrestare per atti osceni in luogo pubblico” e ridacchiò. Francoeur lo guardò interdetto: forse era meglio se ritornava a casa da solo, affrontando il rischio di essere scoperto dai altri umani. Vedendo che rideva da solo; Raoul sbuffò “Ho capito … Non c’e bisogno che mi guardi così …”. Il fattorino prese da sotto il sedile il comando del furgone ed aprì le porte posteriori. L’insetto entrò e si raggomitolò su se stesso in un angolo, pensieroso.


Kalima spinse Lobo contro un albero, vicino alla radura dove sostava il circo. Alla fine era riuscita a raggiungerlo e, posate le gemelle a terra, avevano iniziato a duellare scambiandosi pugni e calci. Nonostante avesse due brutti tagli sulla spalla e qualche contusione; la ragazza era riuscita ad avere la meglio. Lo prese per la collottola e avvicinò il viso dell’uomo al suo, in modo che gli enormi occhi gialli incrociassero i suoi. Lui si dimenò un po’ e ringhiò “Lasciami andare!” “Volevi far la spia, non è così? Raccontare al Direttore che noi siamo uscite …” “E anche se fosse? Sai benissimo che lui non vuole che noi ci mescoliamo ai bifolchi al di fuori del circo …”. Lei lo buttò a terra e gli lanciò un’occhiataccia.

L’uomo continuò, sputacchiando “Sei solo un’illusa Kalima. Se non indossavi quella mantella assurda per nascondere il tuo piccolo segreto, quei tipi del locale ti avrebbero accettato?” fece una risata sprezzante “Lo hanno capito perfino gli altri che con i bifolchi, a parte gli affari, non ci si dovrebbe avere niente a che fare …” “Che cosa vorresti dire?” domandò la ragazza cercando di nascondere il tremito della sua voce. Quello sorrise “Non mi sono affidato solo al mio super sviluppato olfatto … Nossignora! Gli altri ti hanno visto sgattaiolare insieme alle bambine fuori dalla radura e me lo hanno riferito … Poi da lì è stato facile seguire le vostre tracce …”. Le gemelle si avvicinarono a Kalima che, sconvolta, si era inginocchiata per terra. Lobo si rimise in piedi fino a sovrastarla, poi disse “Siete fortunate, voi tre: oggi mi sento caritatevole e non riferirò niente al capo. Ma se voi uscirete ancora sappiate che la vostra schiena assaggerà la sua frusta”. Si pulì la tonaca dalla polvere e si allontanò. Kalima si mise le mani sul viso. Lacrime di rabbia le scivolarono sulle gote, bruciandole sia le ferite che il cuore.

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Capitolo 6
*** Una brutta notizia ***


“Francoeur! Perché sei uscito dalla finestra in quel modo? Cosa è successo?”. Appena Lucille aveva sentito bussare alla porta di casa ed aveva visto fermi all’ingresso Raoul insieme all’insetto gigante; li aveva tempestati di domande. La cantante indossava, sopra la camicia da notte, una vestaglia di seta azzurra e calzava ai piedi delle pantofole blu. I capelli erano sciolti e le arrivavano alle spalle. Raoul guardò la sua fidanzata con una certa malizia e lei, sotto a quello sguardo, non poté fare a meno di diventare rossa mentre li faceva entrare in casa e li conduceva verso il soggiorno.

Francoeur era turbato: sapeva di aver sbagliato a scappare in quella maniera ma d’altronde non c’era stato il tempo di spiegarle ciò che aveva visto. In più era arrabbiato con sé stesso. Non era riuscito a raggiungere quella creatura misteriosa. Lucille riprese il foglio e la penna che la pulce gigante aveva gettato sul tavolo e glieli porse. In principio; Francoeur trattenne le zampe ma vedendo l’espressione preoccupata dei suoi amici li riprese e, goffamente, scrisse ciò che aveva visto. Raoul lesse il foglio, perplesso “Non so cosa dirti Francoeur … Mi ricordo che c’eravamo solo io, Emile e Charles dentro al laboratorio …” “Potresti provare a chiederlo a Emile” disse Lucille dando una rapida occhiata al pezzo di carta per poi posare gli occhi su quelli castani del fattorino “Oltre ad essere stato il primo a prendere coscienza; ha ripreso l’esplosione delle pozioni con la sua cinepresa …” “Ma quella pellicola ce l’ha sequestrata l’ex-prefetto Maynott quando siamo stati arrestati” ribatté lui “E adesso lui è in prigione, completamente fuori di testa”. Francoeur alzò una zampa per richiamare la loro attenzione. Prese dal tavolo un altro foglio e scrisse solo una parola: Paté. “Non mi sembra il momento di pensare al cibo” disse seccato Raoul ma Lucille batté le mani ed esclamò “Non si riferisce AL Paté ma A Paté! Il nuovo capo della polizia!” “Già! Ora che è il nuovo prefetto dovrebbe averla lui, la nostra pellicola!” esclamò Raoul e fece l’occhiolino all’insetto “Bella pensata” gli disse. Come risposta ebbe un verso imbarazzato. “Allora è deciso!” esclamò Lucille portandosi le mani sui fianchi “Domani mattina andremo a fare visita al prefetto”.

L’indomani i tre andarono all’ufficio d’amministrazione ed il prefetto Paté li accolse nel suo nuovo studio ma essi si accorsero che qualcosa turbava l’affabile capo della polizia: il suo viso era pallido, coperto da una leggera patina di sudore ed aveva sotto gli occhi delle profonde occhiaie. Ma tentò comunque di sorridere, stringendo le mani dei suoi ospiti ed esclamando “Miss Lucille, Mister Francoeur e Mister Raoul! Che piacere rivedervi! Cosa posso fare per voi?” “So che sembrerà una cosa assurda signor prefetto ma avremo bisogno della pellicola che ci avete sequestrato un mese fa …” disse il fattorino tutto d’un fiato. Il prefetto lo fissò per qualche secondo e poi borbottò “Dal vostro tono di voce sembrerebbe urgente …” “Infatti lo è” confermò Lucille e gli raccontò brevemente ciò che era successo la scorsa notte. Paté, alla fine della storia, fece un sussulto “Allora potrebbe essere stata quella creatura!” esclamò infine, camminando avanti e indietro “D’altronde non poteva essere stato un semplice essere umano … il muro era troppo spesso …” “Signor prefetto …” lo chiamò Lucille preoccupata “C’e qualcosa che non va?”. Il prefetto andò a sedersi sulla sua poltrona e fece accomodare gli altri sulle sedie di fronte alla scrivania. Intrecciò le mani e ci appoggiò sopra il mento, per raccogliere i pensieri. Alla fine, con voce grave, mormorò “Devo informarvi di un evento accaduto esattamente ieri notte …” li guardò intensamente, ad uno a uno “Victor Maynott è evaso di prigione”.

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Capitolo 7
*** Il prefetto Paté indaga ***


Lo studio del prefetto piombò nel silenzio. Paté continuò “Alle sei di questo mattino; abbiamo trovato gli agenti che svolgevano il turno di notte; privi di sensi. Per fortuna nessuno è rimasto ferito: sono stati semplicemente storditi da una strana polvere bluastra che ho rinvenuto sulle estremità dei loro nasi ed il muro della cella di Maynott era stato sfondato. All’inizio ho pensato che avessero usato della dinamite per aprire un varco ma dopo una minuziosa ricerca non abbiamo trovato nessuna traccia di polvere da sparo …” sospirò “Non riuscivo a capire come avesse fatto a sfondare il muro finché non siete arrivati voi tre: se questa misteriosa creatura ha la capacità di saltare quanto Mr. Francoeur; avrà anche la forza necessaria per sfondare un muro di mattoni e cemento …”.

Detto ciò aprì un cassetto e tirò fuori la pellicola “Spero che questo filmino ci aiuti a fare un po’ di luce sulla natura della creatura …” disse il prefetto porgendo il nastro. Mentre faceva questo gesto due piccoli pezzetti di carta bianca caddero come piume sulla superficie della scrivania “E questi che cosa sono?” domandò Lucille prendendoli “Quelle sono le etichette delle due pozioni che si sono scontrate” rispose Raoul, riconoscendole. La cantante girò i foglietti e vide che su retro della pozione ingigantente aveva una parola scritta in rosso INSTABILE. Guardò la pellicola e sospirò, delusa “Quel nastro non servirà a niente …” “Perché?” domandò il prefetto, volgendo uno sguardo interrogativo alla giovane. Lei gli mostrò l’etichetta e aggiunse “Se la creatura fosse veramente uscita dalla serra del Professor Amber; l’effetto della pozione ingigantente sarebbe terminato da un pezzo, come è successo a Francoeur …” e indicò l’insetto al suo fianco che fischiò perplesso: se essa non era il risultato dell’esplosione avvenuta al laboratorio … allora cos’era?

Raoul fece cadere la bobina rumorosamente “Grandioso!” sbottò incrociando le braccia “Abbiamo fatto un vero buco nell’acqua …” “Almeno abbiamo una piccola traccia” disse Paté riflessivo. Si rivolse alla pulce gigante e gli chiese “Mr. Francoeur; sarebbe disposto a ripercorrere insieme a me la strada che ha fatto ieri sera quando ha inseguito la creatura?”.

Erano arrivati al vicolo da quindici minuti e mentre gli agenti cercavano qualche traccia nell’area circostante Francoeur indicò a Paté il punto esatto dove l’essere era entrato. “Questo significa che la creatura non è solo forte, ma è anche capace di riflettere: è entrata nel vicolo deducendo che per Mr. Francoeur era impossibile entrare, ha aspettato finché non si è distratto dall’arrivo di Mr. Raoul e quando lui si è voltato ha proseguito per la sua strada”. Il prefetto Paté era bravissimo nel ricostruire i fatti accaduti in un luogo. Studiò attentamente la cartina di Parigi che si era portato dietro “Qui siamo vicino alla periferia della città … Oltre questi palazzi c’e solo una vasta distesa erbosa con un boschetto e delle campagne …”. Poi gli si accese una lampadina nella testa “Ma certo!”. Volse il suo sguardo oltre le palazzine e le case “Il sindaco di Parigi ha concesso al circo Claire de lune di posizionarsi lì per la tour!”. Arrotolò la cartina, soddisfatto. Chiamò i suoi uomini e si mise in macchina “Venite con me” disse rivolto al gruppo “Credo di aver trovato una pista”.


Intanto al Claire de lune …

“Kalima? Possiamo entrare?”. Un’anziana signora, vestita da zingara con un velo color porpora a coprirle il volto, bussò delicatamente alla porta di legno del vagone. Non ottenne nessuna risposta. “Forse è ancora arrabbiata con noi …” constatò un ragazzo completamente avvolto dalle bende tranne per gli occhi e la bocca “Come poterla biasimare?” ribatté un uomo in smoking con voce baritonale “Quei idioti dei fratelli Rui hanno fatto la spia e noi non abbiamo fatto niente per fermarli!” “Ora piantala Stanislao!” urlò la vecchia contro l’uomo, acida “Ci sentiamo abbastanza in colpa senza che tu rincari la dose quindi tappa quella bocca!”. Sentirono delle risatine da dentro al vagone. Poi si aprì uno spiraglio e la ragazza, con ancora indosso la mantella, fece capolino fuori con un lieve sorriso.

Stava per dire qualcosa ma una ragazzina di tredici anni correva a destra e a manca, facendo svolazzare il suo scialle come se fossero un paio d’ali, gridando “E’ arrivata la polizia! Entrate tutti dentro al vostro vagone!”. La ragazza si fece da parte in modo che l’anziana donna e i due uomini potessero entrare dentro al suo. Flora e Fauna iniziarono a piangere, spaventate, ma Kalima andò a consolarle mentre Stanislao mormorò “Che cosa ci fa la polizia qui?” poi si rivolse alla donna anziana “Madame Gould, voi avete l’udito più fine. Si avvicini di più alla porta e ci informi”. La signora fece come le era stato detto. Si avvicinò e tese l’orecchio …

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Capitolo 8
*** La stella del circo ***


Il prefetto Paté ed i suoi uomini arrivarono alle porte del Claire de lune. Ad attenderli c’era l’affascinante Direttore, con un sorriso congelato sulle labbra. “Buongiorno miei cari signori!” salutò l’uomo a voce alta “Mi dispiace ma il circo è ancora chiuso al pubblico ma se siete giornalisti …” “Sono il capo della polizia di Parigi, Mister Paté” si presentò il prefetto interrompendolo “Non siamo qui per lo spettacolo circense Mister …” “Luis Cyfer, al vostro servizio” si presentò il Direttore con un inchino. “Mr. Cyfer” ripeté il capo della polizia e domandò “All’una di questo mattino è stata intravista una creatura di origini misteriose dirigersi verso il vostro accampamento … lei o qualcuno dei artisti avete visto qualcosa?”. Il Direttore lo fissò “Una creatura?” ripeté scandendo le parole lentamente “Che genere di creatura? Spero che non sia pericolosa …” “Non lo sappiamo ma è sospettata di aver aiutato ad evadere un pericoloso criminale dalla prigione della città …”. Il Direttore del circo rimase impietrito per qualche secondo, poi disse “Non credo che potremo aiutarla: deve sapere che noi circensi abbiamo orari molto rigidi e andiamo a dormire molto presto, verso le nove di sera …”.

Madame Gould ridacchiò “Il mio udito si è talmente acutizzato che riesco a sentire anche i pensieri del nostro Direttore: sono nella m …” “Madame!” esclamò il ragazzo, scandalizzato “Si ricordi che ci sono delle bambine!”. Tutti si misero a ridere, anche le due piccole. La donna tornò ad ascoltare “Aspettate! Si stanno dicendo dell’altro …”.

“Se proprio insistete; potete interrogare i miei dipendenti. Al momento si trovano nei loro vagoni a PREPARARSI”. L’ultima parola la urlò forte, facendo insospettire il prefetto, ma il Direttore fece un gesto elegante con la mano “Prego, seguitemi …”.

Kalima cercò ossessivamente qualcosa nel suo enorme baule per Madame Gould. Il ragazzo incrociò le braccia e disse “Ma di che creatura parleranno i poliziotti? Gli unici che sono entrati ieri sera sono quel rognoso di Lobo e …” lì si bloccò e non fu l’unico. Anche la ragazza si paralizzò, colta da un pensiero. Quando ieri stava inseguendo l’uomo vestito da frate si era accorta che c’era qualcuno che la inseguiva. Era un essere alto, peloso, nero, che faceva salti altissimi. La creatura l’avrebbe raggiunta se non avesse avuto l’idea di nascondersi in un vicolo pieno di ciarpame. Credeva di essergli sfuggita! Se invece quello avesse finto di distrarsi ed avesse continuato a seguirla senza farsi vedere? Adesso potrebbe trovarsi nell’accampamento, nascosto chissà dove, magari pronto a aggredirli … Poi che cosa aveva detto quel prefetto? Che il mostro aveva fatto evadere un pericoloso detenuto? Quanto era stata scema! “Kalima? Sei ancora tra noi?” domandò Stanislao scuotendola per una spalla. Lei ritornò alla realtà. Tutti la stavano fissando. “Va tutto bene? Sento che sei turbata …” le disse con dolcezza Madame Gould. Lei annuì.

Sentirono bussare alla porta del vagone e la voce di Cyfer dire “Qui alloggia la stella del Claire de lune, una trapezista e un’illusionista eccezionale! Lei è …”.

La ragazza spalancò la porta e …

“Miss Kalima?!” esclamò Lucille stupita. Il Direttore diede un’occhiata alla sua diletta “Vi conoscete?” domandò con il suo sorriso congelato. La ragazza ridacchiò, nervosa “Be … diciamo che … uhm …” “La signorina è stata una spettatrice dell’Oiseau Rare ieri sera!” rispose Raoul facendo un sorriso verso di lei “Ora capisco come facevi a fare quei trucchi magici con il sasso e le rose …”. Lei ricambiò il sorriso in modo un po’ forzato ma quando i suoi occhi si posarono su Francoeur si sentì invadere da un dolce tepore e le guancie si tinsero di rosso. La pulce le sorrise e la salutò, come la scorsa notte. “C- come posso a- aiutarvi?” domandò tornando a guardare gli altri “Miss Kalima” la chiamò Paté “Sono il capo della polizia parigina. Avrei alcune domande da farle … ora le arrechiamo disturbo?” “Certo che no, signor prefetto” rispose lei “Mi chieda pure” “Ieri sera una creatura misteriosa si è diretta in questa direzione … Lei per caso l’ha vista?” “Si”. Tutti la fissarono, allibiti. “Splendido! E mi dica … Che aspetto aveva?” domandò Paté.

Kalima si spremette le meningi al massimo e cercò di ricordare i particolari dell’essere che l’aveva seguita “Dunque … Era alta, pelosa, con gli occhi rossi e … si … assomigliava a una pulce ma era cento volte molto più grossa!”. Francoeur si paralizzò dal terrore. La ragazza se ne accorse “Mr. Francoeur … va tutto bene?” “Kalima” la chiamò il Direttore “Se hai finito di parlare con il signor prefetto, ritorna a svolgere i tuoi doveri … Ricorda che domani sera c’e la prima …” “In realtà dovrei portarla alla centrale di polizia insieme a me per il rilascio della testimonianza …” borbottò il capo della polizia per poi ritornare a guardare la ragazza. Il Direttore fece un gesto con la mano, in segno di assenso, e Kalima si mise vicino a Francoeur “Faccia pure come crede, signor prefetto, ma la ragazza deve tornare entro le cinque del pomeriggio: è la stella del Claire de lune …” “Non si preoccupi Mr. Cyfer”. Condusse la giovane nella macchina insieme a Lucille e al suo collega mentre Raoul entrò con il prefetto in un’altra auto.

Kalima si voltò verso il chitarrista e lo vide ancora teso. “Mr. Francoeur? E’ sicuro di sentirsi bene?” chiese ancora la circense, preoccupata. Lui la guardò attraverso la maschera, un po’ agitato, ma le sorrise e le strinse una mano tra le sue. Lei arrossì violentemente a quel contatto ma non fece niente per svincolarsi dalla sua stretta.

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Capitolo 9
*** Dolce imbarazzo ***


Lucille era rimasta a guardare Francoeur alle prese con la ragazza. Ma quando lui prese la mano di Kalima e la tenne fra le sue, l’amica non poté far altro che rimproverarlo mentalmente: come poteva essere talmente ingenuo da non accorgersi dell’effetto che faceva alla ragazza il suo gesto?

Francoeur trovava quella giovane ragazza così carina, dolce e gentile quanto la sua amica Lucille. Tenendole la mano con le due zampe destre, allungò le altre verso il suo viso e cercò di toglierle quel rosso acceso dalle guance. Non perché le stesse male; ma perché ne aveva troppo. Però si accorse che al tocco dei suo pollice non solo il rosso non se ne andava ma aumentò di tonalità. Che strana bizzarria!

“M- Mr. Francoeur! C- che c- cosa sta f- facendo?” balbettò Kalima trovando il viso del musicista terribilmente vicino al suo. La cantante le venne in soccorso “Francoeur!” sibilò tirandogli le braccia via dal volto della circense e facendolo risistemare al suo posto “Perdonatelo Miss Kalima ma avevate la faccia sporca di polvere” disse in fretta rivolta alla coetanea. Kalima emise un sospiro deluso “Oh! Vi ringrazio …” si strofinò le guance con la mano libera e domandò con un sorriso “Sono ancora sporca?”. La cantante scosse la testa. La ragazza sfilò la mano da quella dell’insetto e le mise entrambe in grembo. Lucille bisbigliò a Francoeur “Quando arriviamo a casa devo spiegarti un paio di cose su come ci si comporta con una ragazza …” ed aggiunse mentalmente “Sperando che Raoul non ci raggiunga, altrimenti so quanto lo prenderebbe in giro … Basta ricordare quando Emile aveva fatto quella cartolina per Maud …”.

Francoeur guardò l’amica confuso e non riusciva a capire: cos’è che aveva sbagliato? Lui cercava di essere gentile! Arrivarono alla centrale di polizia dopo una ventina di minuti. Raoul scese dalla macchina e si diresse verso quella dove c’era la sua fidanzata ed l’aiutò a scendere dalla vettura. Francoeur, vedendolo, andò a fare lo stesso con Kalima, memore delle parole che gli aveva detto Lucille. Al principio la ragazza fu titubante a prendere quella mano che pochi minuti fa le aveva strofinato amorevolmente il viso; ma sotto quello sguardo gentile, lei deglutì e si fece aiutare. Sentì di nuovo le gote in fiamme. Raoul, vedendo la scena, si mise a ridacchiare ma la cantante gli diede una gomitata così forte allo stomaco che trasformò la risatina in un accenno di tosse. Alla fine tutti entrarono nell’edificio.


Al Claire de lune, il Direttore del circo aveva preso per la collottola della tunica Lobo e stava sbraitando, con gli occhi che erano diventati quasi bianchi dalla rabbia “Maledizione! Perché non mi hai detto che Kalima aveva infranto una delle MIE regole! E se quel tappo decidesse di tener sotto controllo il circo?!?” lo mollò e lo fece sbattere a terra. Si morse l’indice della mano “Quella sgualdrina! Era filato tutto così liscio …” “Se la preoccupa che qualcuno possa averci visto può stare tranquillo: Kalima aveva indosso un mantello molto ingegnoso, che indossa tutt’ora …” “Come se fosse quello a preoccuparmi; sudicio idiota …” borbottò il Direttore. Incrociò le braccia dietro la schiena e ringhiò “Kalima ha minato la sicurezza del Claire de lune con il suo folle gesto ma d’altro canto la devo anche ringraziare: se non fosse stato per lei non saremo mai riusciti a trovare il punto debole del Mostro di Parigi” sorrise “E questo è grandioso, non trovi?”.


Kalima era seduta su una sedia, davanti alla scrivania del prefetto, e aveva appena finito di raccontare dove aveva visto il Mostro, evitando di riferirgli che anche lei era sui tetti piuttosto che essere stata una semplice spettatrice. Lucille, Raoul e Francoeur erano seduti sul divano e guardavano la ragazza molto preoccupati. Paté raccolse i suoi pensieri. C’era qualcosa nel racconto della ragazza che lo insospettiva: ella aveva descritto perfettamente ogni caratteristica di Mr. Francoeur e giura di averlo intravisto solo per qualche secondo, tanto per incominciare. O lei aveva una vista di dodici decimi oppure stava omettendo dei particolari molto cruciali per l’indagine. La fissò nei occhi per pochi istanti e dedusse che lei era una brava persona e che se mentiva era per proteggere qualcuno a cui voleva bene. Ma non per questo poteva permettersi di lasciar scorrere gli eventi. Era scappato un pericoloso criminale. “La ringrazio per la sua disponibilità Miss Kalima …”. Si alzarono e lei gli porse la mano che l’uomo accostò alle labbra. Poi si rivolse a Raoul “Mr. Raoul, sarebbe così gentile da accompagnare Miss Kalima di nuovo al Claire de lune?” “Non si disturbi per questo” ribatté Kalima “Mancano ancora quattro ore prima delle cinque. Mi piacerebbe fare un giro nella vostra splendida città …” “Come volete Miss” disse il prefetto. La ragazza salutò i presenti e uscì dallo studio.

Paté si avvicinò ai altri e sussurrò “C’e qualcosa che non mi convince nella sua versione dei fatti … Ho deciso che la sera della prima mi recherò al Claire de lune a svolgere altre indagini insieme ad alcuni uomini”. Poi sorrise al gruppo “Grazie per il vostro aiuto, siete stati molto gentili” si inchinò e aggiunse “Ora potete anche andare”.

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Capitolo 10
*** Un bacio e poi addio ***


Il gruppetto uscì dalla centrale di polizia, ognuno assorto nei propri pensieri. “Secondo voi, Kalima sta davvero nascondendo qualcosa?” domandò Raoul ai due. “Il prefetto Paté è bravissimo nel suo lavoro a dispetto di Maynott …” rispose Lucille guardandolo “Se dice che c’e qualcosa che non quadra vuol dire che qualcosa non quadra”. Stettero in silenzio ma poi Raoul si arrestò e sorrise “Mi è appena venuta un’idea …” disse. Si avvicinò alla pulce gigante e gli domandò “Francoeur, perché non accompagni Kalima a fare quel giro in città? Sono sicuro che gradirebbe molto la tua compagnia …”. La cantante gli urlò “Ma come ti viene in mente di chiedergli certe cose?!” “Pensaci bene! E’ l’unico modo per farla parlare senza costringerla e insospettirla!” ribatté l’altro arrabbiandosi. “Ma così ti prendi gioco dei suoi sentimenti!” ribatté Lucille furiosa. Alla fine Francoeur emise un verso contrariato che li fece voltare verso di lui. Che diavolo stavano dicendo?

“Scusaci … Hai ragione …” mormorò la cantante e poi confessò “Raoul pensa che Kalima possa dirti qualcosa che non ha detto al prefetto. Per questo vuole che tu passi un po’ di tempo con lei …”. L’insetto alzò le spalle e scosse lievemente la testa. Perché dovrebbe dirlo a me? Raoul sbuffò esasperato “E’ incredibile che tu riesca a scrivere musiche e canzoni che riguardano l’amore ma che non lo riesca a riconoscere quando è a un palmo dal tuo naso! Kalima si è innamorata di te!”. Francoeur spalancò gli occhi e la bocca, scioccato. Kalima si era innamorata di lui?! Non poteva essere vero! “Complimenti per il tuo tatto, Raoul” borbottò la giovane donna. Poi si rivolse alla pulce “Non sei obbligato a farlo se non lo vuoi”. Francoeur si riprese e annuì. Avrebbe passato un po’ di tempo con la giovane trapezista ma non era tanto sicuro del piano di Raoul: come Lucille; anche lui pensava che stesse approfittando ma se sarebbero serviti a rispedire Maynott di nuovo in prigione, lo doveva per forza fare.

Trovarono Kalima ai piedi della Torre Eiffel immersa nei suoi pensieri. Ora che le acque della Senna si erano ritirate; sembrava erigersi ancora più imponente verso il cielo. Francoeur la osservava mentre ella alzava estasiata la testa mentre i capelli color cioccolato venivano accarezzati dal vento gelido, impreziosendoli di una spolverata di gocce. A cosa stava pensando? “Molto bene Francoeur. Lei è lì e probabilmente starà pensando all’interrogatorio del prefetto …” il fattorino gli porse un mazzo di rose che aveva acquistato da una fioraia lì vicino “Mi raccomando: sii galante”. L’insetto li prese ed alzò gli occhi al cielo. Glielo diceva uno che non sapeva neanche come si scriveva. Scrollò le spalle e si incamminò verso la circense. In testa aveva mille dubbi.

Appena le fu vicino le toccò delicatamente la spalla, facendola sussultare, ma appena vide che era lui sul suo viso spuntò un bel sorriso, carico di dolcezza. Forse era stata la rivelazione di Raoul a confondere le sue idee; ma in quel momento trovò la ragazza così bella ... Le porse con un sorriso timido il mazzo di fiori “Sono meravigliose!” esclamò lei prendendole “Lei è molto gentile Mr. Francoeur …”. Lui deglutì. Perché tutto all’improvviso diventava terribilmente difficile? Fece un gesto verso la Torre Eiffel e cercò di sorridere a sua volta.

Quattro ore, quando si sta con una persona veramente speciale, passano in fretta ed a malincuore la ragazza dovette congedarsi dal suo silenzioso accompagnatore. Videro il sole tramontare e la brezza notturna invadere la città di Parigi. “Devo ritornare al circo …” disse lei, afflitta. La pulce annuì tristemente. Anche lui si era divertito in sua compagnia: aveva una tale parlantina e gli aveva raccontato aneddoti così buffi che era stato impossibile trattenere le risate. Era di una allegria e di una dolcezza quasi bambinesca. In più iniziava ad adorare quelle gote che, ogni volta che venivano sfiorate dalle sue dita, diventavano color rubino … “Mr. Francoeur …” lo chiamò la giovane togliendolo dai suoi pensieri. L’insetto si voltò fino a vedere il suo volto. La circense continuò “Oggi è stata una giornata davvero piacevole per me. Sa, non mi capita di uscire dal Claire de lune …”. Si tormentava le mani. Lui gliele prese e le strinse appena. Vedeva le ombre dei pensieri attraversarle gli occhi come le nuvole di una tempesta. Cosa mi stai nascondendo Kalima? Lei tornò a sorridergli e mormorò “La ringrazio”. Si mise in punta di piedi e lo baciò sulle labbra.

Francoeur fu invaso da una sensazione piacevole. Aveva ricevuto dei baci da parte di Lucille; ma erano sulla guancia e fraterni mentre questo … Si chinò affinché lei potesse mettergli le braccia intorno al collo ma non lo fece. Allora cercò di stringerla a sé ma appena posò le mani all’altezza del busto sentì qualcosa di strano … sentì qualcosa muoversi! Lei si separò da lui violentemente, spingendolo via. I suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime. “Mi dispiace Mr. Francoeur …” singhiozzò “Mi sono lasciata prendere da un sentimento che non deve essere ricambiato perché io …”. Lui tese le braccia per riavvicinarla, ma la ragazza si distanziò ancora di più “Non mi tocchi, per favore …” supplicò. Poi lei scappò via senza voltarsi indietro, facendo cadere il mazzo di rose. Scomparve tra la folla prima che Francoeur la potesse fermare.

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Capitolo 11
*** Il ritorno di Maynott ***


L’insetto fissò a lungo verso il punto dove Kalima era scomparsa. Perché si era comportata in quel modo? Che cosa si era mosso sotto i suoi abiti? Lucille e Raoul, vedendolo da solo, si avvicinarono. “Allora?” domandò il fattorino “Sei riuscito a scoprire qualcosa?”. Francoeur lo guardò per due secondi prima di scuotere la testa. Per qualche strano motivo; non voleva informare i suoi amici ciò che era successo. Ritornò a guardare dove era scomparsa la circense. La cantante gli toccò lievemente il braccio “Non darti colpa. Si vede che Kalima è stata sincera …”. La pulce gigante fece un verso sconsolato. Dopo quello che era successo prima non ne era così tanto sicuro.

“Ehi! Anche voi siete qui?” chiese una voce alle loro spalle. Emile, insieme a Maud, si avvicinarono al trio “Stavamo appunto andando all’Oiseau Rare per venirvi a trovare …”. Tirò fuori dalla tasca dei foglietti di carta “Alla fine ce l’ho fatta! Ho comprato i biglietti per lo spettacolo di domani del Claire de lune”. Diede ad ognuno un biglietto grande quanto due dita. Francoeur lo studiò: era bianco, con le decorazioni blu e si immerse nei suoi pensieri. Magari sarebbe riuscito a parlarle dopo il suo numero ed allora avrebbe capito …


Il Direttore del circo, Mr. Luis Cyfer, stava riflettendo mentre fissava il fuoco del camino. Non era solo. Un uomo protetto dalle ombre del vagone riccamente arredato stava guardando nello stesso punto imprecisato del camino, sorseggiando ogni tanto del vino da un bicchiere. Ma alla fine, fu proprio egli a rompere il silenzio “Cosa ti fa credere che il Mostro di Parigi verrà a questa dimostrazione di saltimbanchi?”. Cyfer si voltò verso l’altro e rispose “Il semplice fatto che ha inseguito Kalima ... Credo che la mia trapezista gli interessi …”. Prese un sigaro e lo accese. “Interessi?” ripeté l’uomo dubbioso e il Direttore sorrise “Dopotutto, non siamo a Parigi; nella romantica Città dell’Amore? L’avrà scambiata per una femmina della sua specie” ribatté espirando il fumo e ridacchiando “La ragazza non sarà altro che un’esca, in modo che quella bestiaccia venga fuori dal suo nascondiglio. E quando l’avremo catturato …” “Lo schiacceremo una volta per tutte!” ringhiò l’ospite digrignando i denti. “Suvvia!” lo sgridò gioiosamente il Direttore “Non è questo il modo di comportarsi da persone civili …”. Aspirò ancora il sigaro “E poi vorrei ricordarti che tu mi devi un favore …” espirò “Quindi faremo così: quando l’avremo catturato tu potrai torturarlo in tutte le maniere possibili ma voglio che lo lasci ancora vivo e possibilmente integro”. Si mise a guardare il soffitto del suo vagone “Diventerà la più grande attrazione che il mio circo abbia mai avuto …” “E gli altri tuoi artisti?” domandò l’altro “Sono tutti molto particolari …” “Si” lo interruppe Cyfer “Vere stelle del firmamento”. Sbuffò un altro po’ di fumo e disse “Ma come tutte alla notte di San Lorenzo devono cadere …”.


Arrivò la sera della prima e il circo era ghermito di persone. Lucille, Francoeur e Raoul insieme a Emile e Maud; avevano dei posti in terza fila mentre il prefetto Paté con la signora Carlotta occupavano la prima. Alcuni poliziotti stavano in borghese sparsi per lo sfarzoso tendone, alcuni insieme alla propria famiglia. Era stata un’idea del prefetto, in modo che il signor Cyfer non si insospettisse. Si fece buio. In mezzo al tendone si accese un riflettore dove apparve il Direttore del circo che urlò al pubblico “Benvenuti miei cari ospiti nel favoloso circo Claire de Lune …”.

Dietro alle quinte l’uomo che era in compagnia fino a pochi minuti fa con Cyfer; fece scorrere gli occhi scuri tra gli spalti del pubblico finché vide Francoeur seduto tra Raoul ed Emile. Cercò tra le tasche e tirò fuori una piccola pistola. Questa volta non l’avrebbe mancato quell’insetto schifoso e al diavolo il patto che aveva fatto con Luis.

Il Direttore, intanto, concluse “Ed ora vi presento i giocolieri più bravi del mondo, signori e signore … I fratelli Rui!”. Le luci dell’arena si spensero per qualche secondo e si riaccesero. Quattro uomini incredibilmente bassi sfoggiavano giacche rosse con le rifiniture in oro e trasportavano un baule verde pieno di variati oggetti da lanciare. Nonostante la loro bassissima statura, loro riuscivano a lanciare in alto e a scambiarsi delle palline, poi passarono ai cerchi ed infine uno si mise sopra l’altro fino a creare una colonna e si lanciavano dei coltelli. Le persone applaudirono. Non si era mai visto una cosa del genere. Lo spettacolo andò avanti: arrivò l’anziana Madame Gould, che si tolse il velo color porpora e mostrando una faccia completamente liscia tranne per due forellini che aveva al posto del naso e della bocca ma che sapeva ogni cosa soltanto sfiorando la mano dell’ospite. Dopo venne Stanislao, il domatore di leoni dalle braccia e gambe meccaniche, che riusciva a comandare anche la fiera più irrequieta semplicemente schioccando la lingua e poi arrivò il ragazzo bendato, Aden, con i suoi trucchi magici e illusionistici. Il gruppo dell’Oiseau Rare era rimasto a bocca aperta: ognuno dei artisti avevano qualcosa che mancava o aggiunto. Certi sembravano usciti dai loro incubi peggiori mentre altri avevano una bellezza irreale.

Si arrivò a metà serata e il Direttore annunciò “E ora l’artista che ha conquistato l’Europa con le sue spericolate acrobazie e la sua bellezza: la meravigliosa Kalima e le sue apprendiste Flora e Fauna!”. In alto, sui trapezi, apparve la giovane indossando un costume attillato, nero con ricami verdi. Le sue quattro braccia si aprirono come petali di un fiore esotico e teatralmente prese l’asta con cui si doveva dondolare. Sorrise al pubblico. Dall’altra parte una bambina a due teste, con lo stesso costume, fece la stessa cosa. Tutti rimasero a bocca spalancata.

Francoeur si alzò di scatto: ora capiva perché si era comportata in quel modo! Era … era … come lui.

La ragazza guardò giù e lo vide. Il suo cuore smise di battere.


Uno scoppio all’improvviso fece trasalire gli spettatori. L’insetto guardò la sua sedia e vide che si era aperto un foro sul legno della sedia, a pochi centimetri di distanza dal suo fianco. La figura imponente di Maynott venne fuori dal suo nascondiglio con i capelli arruffati e gli occhi spiritati e la pistola puntata contro la pulce gigante. Si avvicinava a loro velocemente, con un ghigno folle sulle labbra. La gente scappò impazzita verso le uscite e i poliziotti in borghese ne furono travolti, perfino il prefetto. Non perdendo d’occhio l’insetto, che era rimasto immobile al suo posto per lo shock, Maynott stava per sparare un altro colpo ma fu atterrato da Kalima che, con un salto di venti metri, era atterrata sulle sue spalle, tramortendolo.

Il Direttore, fuori di sé, urlava ai suoi sottoposti “Cosa fate lì impalati idioti?! Andate a riprendere Victor! E catturate QUELLA COSA!”.

“Kalima!” chiamarono le bambine dall’alto. La ragazza dette una triste occhiata ai cantanti prima di voltarsi e, saltando ancora un paio di volte, le raggiunse per riportarle a terra.

Francoeur si mise a fischiare forte e a far schioccare la mandibola, tendendo un braccio verso la circense “Presto! Dobbiamo andarcene da questo posto!” gridò Lucille all’insetto “Maynott potrebbe riprendere i sensi da un momento all’altro!”.

Kalima, intanto, era corsa verso Madame Gould e le porse le bimbe “Mettile al sicuro!” le disse. Poi si voltò verso il ragazzo bendato ed ordinò “Fa saltare l’impianto elettrico e assicurati …” si voltò e indicò con una mano Francoeur e gli altri “… Che loro siano al sicuro e lontani dal tendone …”. Il ragazzo bendato annuì e borbottò mentre si avviava “Quel pazzo dell’amico del Direttore! Come gli è venuto in mente di sparare in mezzo al pubblico?!”.

Il tendone, dopo pochi secondi, precipitò nelle tenebre facendo spaventare ancora di più la gente. Aden si avvicinò sgomitando al gruppo e gridò per sovrastare il rumore “Non abbiate paura: sono un amico di Kalima”. Fece il gesto di seguirlo all’uscita più vicina del tendone. Kalima stava osservando gli artisti, colta da una strana sensazione di sconforto. Dopo una rapida ricerca i suoi dubbi furono confermati: Lobo era sparito.

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Capitolo 12
*** In fuga! ***


Francoeur e gli altri si ritrovarono a correre per allontanarsi il più possibile dal Claire de lune. Dopo un po’ Raoul perse la pazienza ed afferrò per un braccio Aden, che stava a pochi passi davanti a lui “Aspetta un secondo Tutankhamon moderno” gli disse irritato “Ora ci devi spiegare un paio di cose …”. Il ragazzo si voltò, visibilmente a disagio. “Ti pare il momento delle spiegazioni?” ribatté cercando di togliersi di dosso la mano del fattorino “Quello psicopatico si sarà ripreso e noi non ci siamo allontanati di molto dal tendone …”. Lucille si fermò incrociando le braccia “Non faremo un altro passo finché non ci spieghi come mai Maynott, un pericoloso detenuto, era rifugiato nel vostro circo …”.

Aden si voltò verso di lei “Detenuto? Noi non lo sapevamo che era un detenuto!”. Riuscì a farsi mollare il braccio con un ultimo strattone e spiegò “Quando è arrivato l’altra sera il Direttore ci aveva detto che era un suo amico …”.

Stette per un attimo in silenzio, poi si guardò intorno e domandò “Adesso dove andiamo?” “Potremo andare al mio appartamento” propose Lucille posando gli occhi sui altri “E’ l’unico posto che mi viene in mente che Maynott non sa dove si trova” “Molto bene” disse il ragazzo bendato.

Si girò verso il tendone e notò che qualcuno si stava avvicinando rapidamente. Lo riconobbe subito “Maledizione!” urlò e si rivolse ai altri “Correte più veloce che potete: sta arrivando Lobo!”. Infatti l’uomo vestito da frate si stava avvicinando sempre di più, a velocità inaudita. “Qui vicino c’è parcheggiato il mio furgone! Andiamo a prenderlo!” gridò Raoul. Tutti seguirono il fattorino ma quando stavano per raggiungere il mezzo, Maud venne catturata. Lobo l’aveva afferrata per i polsi con le sue mani dalle unghie simili ad artigli.

“Maud!” gridò Emile, ritornando indietro. Si avvicinò al circense “Tolga immediatamente le mani dalla mia fidanzata altrimenti ne pagherà le conseguenze!”. Lobo lo fissò interdetto per qualche secondo e, subito dopo, fece una risata sguaiata “Cosa vorresti farmi tu? Farmi pagare le conseguenze?”.

Francoeur, che aveva raggiunto il mezzo, fece un balzo e atterrò a pochi centimetri dall’uomo vestito da frate. Lui socchiuse gli occhi e ringhiò “Allora quello che aveva detto il Direttore era vero: al circo è arrivato il Mostro di Parigi …”. Con la mano libera strappò all’insetto gigante il cappello e la maschera. Maud si dimenò e tirò un calcio allo stinco del suo aggressore. Il cappuccio gli scivolò dalla testa, mostrando il suo viso.

La testa era ricoperta da un lungo e fitto pelo color grigio chiaro. Il muso allungato mostrava una fila di lunghi denti giallastri e molto aguzzi. I suoi occhi gialli mandavano lampi furenti. “Tu chiami Francoeur ‘Mostro’ …” sibilò Emile “Ma hai provato a guardarti allo specchio Lassie?”. Lobo ringhiò più forte, alla sua direzione. Lasciò andare Maud e gli si avventò contro ma la pulce gigante gli diede una spallata.

Il fattorino continuò a correre finché non raggiunse il suo furgone. Si infilò dentro e accese il motore. Michelle fece un rombo sommerso. “Ora ti faccio vedere io, dannato lupo mannaro” borbottò puntando gli occhi su Lobo. Mise un piede sull’acceleratore e andò a tutto spiano.

Vedendo il mezzo avvicinarsi; Francoeur spinse ancora Lobo per terra e spiccò un balzò per salire sopra al tettuccio della macchina. L’uomo lupo fece per rialzarsi ma venne preso in pieno dal cofano. Si mise a rotolare per qualche metro fino a immobilizzarsi a qualche metro di distanza, vicino a un vagone “Presto, montate su!” gridò Raoul ai altri che si affrettarono a salire. La cantante mormorò allarmata “Lo hai ucciso?” “Stia tranquilla signorina” ribatté Aden sistemandosi nel retro del mezzo insieme a Francoeur “Ha preso botte peggiori … Se la caverà”. Il gruppo partì a tutta velocità verso Montmartre.

Dopo qualche minuto, come predetto dal ragazzo bendato, Lobo si rimise in piedi con il muso sanguinante. Maledetti, gli avevano messo fuori uso il suo fiuto ma non gli sarebbero fuggiti ancora per molto.

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Capitolo 13
*** Il cassetto con il doppio fondo ***


Kalima scassinò la porta che conduceva all'interno del vagone del Direttore ed entrò silenziosamente, senza che nessuno la vedesse. Aveva intuito che Lobo era corso alla ricerca di Aden e dei altri ... ma chissà perché il Direttore e il suo fantomatico amico si interessavano così tanto a loro ... Non ci rimuginò molto sopra: quel peloso leccapiedi andava fermato subito e lei era a conoscenza della collezione di proiettili narcotici che il capo teneva dentro a un cassetto della sua scrivania di mogano. Era un gesto un po’ estremo, lo ammetteva, ma doveva difendere le uniche persone che aveva trattato sia lei che le bambine umanamente. Ripensò un attimo a Francoeur e le si strinse il cuore.

Aprì tutti i cassetti finché li trovò nell'ultimo reparto insieme alla pistola. Soddisfatta; fece per prendere l'arma quando inavvertitamente schiacciò con troppa pressione il fondo del cassetto. La tavoletta di legno fece un leggero clic e mostrò uno scompartimento segreto. Incuriosita; Kalima la spostò affinché potesse infilare una mano e prendere ciò che c'era dentro. Era una cartella di cuoio morbido color caffè, ripiena di fogli e chiusa da un elegante nastro rosso in velluto.

La ragazza rimase a fissarla con perplessità finché non sentì delle voci provenire dall'esterno del vagone "Maledizione, Victor! Che cosa ti è saltato in mente?" "Stai tranquillo Luis ... la tua nuova stella sarà sicuramente diretto all'Oiseau Rare ... E’ lì che si esibisce …" "Non dire fesserie! Ti avranno riconosciuto ed avranno trovato un altro posto dove rifugiarsi, un posto non conoscerai, puoi starne certo!".

Lei sentì la maniglia girarsi ma quando l’uomo spinse la porta ci andò a sbattere contro. Sentì il Direttore ringhiare e cincischiare con le chiavi. Fortuna che la ragazza aveva pensato di richiuderla. "Ho mandato Lobo sulle loro tracce ... spero solo che quell'incapace non lo faccia a pezzi ..." aggiunse l’uomo infilando la chiave nella serratura.

Kalima doveva pensare in fretta: non sarebbe mai riuscita ad andarsene senza che quei due la vedessero e non c'erano molti angoli oscuri dove nascondersi tranne ... Sistemò in un lampo il cassetto e si fiondò sotto il letto proprio nel momento in cui Cyfer entrava insieme a Maynott, che urlava furioso "Non puoi biasimarmi per aver voluto vendicarmi su quella schifosissima pulce ... Per colpa sua ho perso tutto ciò che avevo e sono stato in carcere in compagnia di quel topo di fogna di Albert e del borsaiolo!" il Direttore lo interruppe "Si, conosco a memoria quella storia: quei due cantavano dalla mattina fino alla sera stonati come due campane e che hanno deciso di darti una cella singola solo dopo che li hai quasi strozzati ... Ma voglio farti ricordare che era stato grazie a mio padre se tu eri diventato il prefetto di Parigi: era stato lui a comprare le votazioni del ministero e a darti tutti quei soldi che hai sperperato sia per i tuoi capricci che per quella cantante!" "Non nominare quella sgualdrina!" ringhiò Maynott "A tempo debito la pagherà cara anche lei. Ho sentito dire che si è fidanzata con quell’imbecille di fattorino …" "Niente più colpi di testa, Victor!" ordinò l'altro parandosi davanti all’ex prefetto "Se vuoi vendicarti su quella gente fallo pure ma voglio quella creatura VIVA!” A un certo punto la porta si spalancò e uno dei fratelli Rui apparve all'entrata, con il respiro affannoso e sudando “Non ti hanno insegnato a bussare?” domandò il Direttore furente. L’altro sussultò e disse "Lobo è tornato indietro, signore, ed è gravemente ferito al muso: credo che per mesi non potrà più sentire gli odori …” “E loro?" domandò Maynott secco. Il nano abbassò lo sguardo e non disse niente "Vattene" ordinò allora il capo circense "E di a Lobo che lo raggiungo subito". Dopo che Rui fu andato via; l'uomo si rivolse all'ex prefetto "Se hai così tanta voglia di sfogare la tua rabbia … puoi fare pratica sul cane rognoso che ha fallito la missione ..." ed entrambi uscirono.

Kalima uscì dal suo nascondiglio, tutta tremante. In quel momento provava molta pietà per l'uomo lupo. Andò di nuovo a frugare nel cassetto. Ora non le servivano più i proiettili ma era curiosa di sapere che cosa conteneva quella cartella che aveva trovato nello scompartimento nascosto. Lo aprì di nuovo, sfilò il nastro e prese tra le mani i fogli. A prima vista; essi sembravano dei riassunti clinici, come quelli che i medici facevano per fare un quadro completo sulle visite del paziente e sulle varie cure effettuate. Ma che cosa ci faceva il Direttore con questi strani appunti? Decise di leggerne uno.

Man mano che proseguiva la lettura i suoi occhi si dilatarono. Lesse anche gli altri fogli con crescente agonia e le costò parecchio reprimere le urla: quelle cartelle cliniche riguardavano tutti gli artisti del Claire de lune!

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Capitolo 14
*** Paté e gli agenti vengono liberati ***


Il prefetto Paté aprì lentamente gli occhi, cercando di ignorare il mal di testa che pulsava su una tempia. Era seduto su del terriccio battuto piuttosto secco mentre i polsi erano legati da una spessa corda. Dimenò le braccia, cercando di sfilarsi i guanti cosicché potesse liberarsi. Ma la corda era così stretta che, dopo un paio di tentativi, dedusse che era tutto inutile. Si guardò attorno. Era rinchiuso in una gabbia dalle sbarre di ferro molto robuste, con quattro ruote da carro e con la vernice rossa che si stava scrostando. Sicuramente doveva essere stata fatta per tenere gli animali pericolosi al suo interno. Non era lì dentro da solo: tutti i suoi agenti erano nelle sue stesse condizioni.

Carlotta, vedendo che Paté si era ripreso, camminò sulle ginocchia e si avvicinò. “Oh, Anton!” esclamò lei, molto sollevata “Per fortuna stai bene, mio caro! Mi sono così preoccupata quando quei buzzurri di artisti ti hanno trascinato qui con la testa che ti sanguinava e privo di sensi …” “Devono avermi colpito quando ho cercato di fermare il signor Cyfer quando stava inseguendo Maynott … Come sospettavo; il Direttore mi stava mentendo sulla sua evasione!”.

Appena ebbe finito di pronunciare queste parole; Paté vide Maynott e il Direttore dirigersi verso il limitare della radura. L’ex prefetto voltò distrattamente la testa e lo vide “Ah, Paté! Guarda com’è piccolo il mondo …” sghignazzò avvicinandosi alla gabbia “Come al solito vedo che non sei riuscito a farti gli affari tuoi … Ti piace la tua sistemazione?” “La gradirei molto di più se al posto mio ci fosse lei!” rispose Paté fissando il suo interlocutore con rabbia. Maynott si mise a ridere “Ah, ah, ah! Vedo che finalmente hai imparato ad avere un po’ di senso dell’umorismo … Molto bene!”. Allungò il braccio e lo prese per il bavero così improvvisamente che il prefetto non fece in tempo a ritrarsi. Si ritrovò con il viso pigiato tra le due sbarre di ferro e a pochi centimetri dal viso dell’altro. Maynott stava per mettergli una mano attorno al collo ma Cyfer lo richiamò “Victor, per il momento lascia stare il capo della polizia … Ci servirà dopo …”. Poi l’uomo puntò i suoi occhi di ghiaccio sulla figura della signora Carlotta “Altrimenti come facciamo a convincere la signora a rivelarci dove è nascosta sua nipote?”. Maynott lasciò andare Paté, un po’ riluttante, ed affrettandosi a raggiungerlo.

La donna posò la testa sulla spalla del prefetto, singhiozzando. L’uomo cercò di consolarla “Andrà tutto bene mia cara … Non disperarti così tanto … Perdonami per averti coinvolto in tutto questo …”. Passarono diversi minuti, nel più assoluto silenzio. La signora Carlotta era ancora abbracciata al suo prefetto fino a che … lui sentì il rumore di una corda rompersi.

Paté si ritrovò improvvisamente con le mani libere. Stupito si girò su sé stesso e vide la signorina Kalima, ancora vestita con il suo costume di scena. In una delle quattro mani stringeva con forza un pugnale dal manico nero. “Fate silenzio … vi porterò via da qui …” sussurrò la ragazza tutto d’un fiato. Dette il pugnale al prefetto e aggiunse “Vado a legare i cavalli alla gabbia … Voi intanto liberate gli altri …”. Stava per allontanarsi quando Carlotta le sussurrò “Dirigeteci verso l’Oiseau Rare: mimetizzata con i mattoni del locale c’e una piccola porta che conduce alla cantina del mio locale. Da lì si può raggiungere l’appartamento di Lucille … Sono sicura che tutti si trovino lì …” “Molto bene” annuì la circense e si rivolse di nuovo a Paté “Quando vi darò il segnale; dite ai vostri uomini di reggersi forte alle sbarre”. Radunò in fretta due magnifici destrieri dal manto castano e li legò insieme. Flora e Fauna la raggiunsero di corsa “Bambine!” le rimproverò Kalima “Che cosa ci fate qui?! Vi ho detto di rimanere insieme a Madame Gould! E’ troppo pericoloso per voi …”. “Noi veniamo con te!” sibilò Flora “Siamo o non siamo le tue apprendiste? Se ci capita qualcosa sarà tutta colpa tua perché sarà segno che non c’hai insegnato bene …” aggiunse Fauna. La ragazza fece un sospiro esasperato ma non poté fare a meno di sorridere a tanta cocciutaggine. Allora mormorò “D’accordo …”. Le prese e le fece sedere sulla panca, poi le raggiunse e sussurrò dietro di sé “Mr. Paté, Madame e voi altri; tenetevi forte!”.

Senza aspettare risposta; prese le briglie dei cavalli e le fece schioccare. La gabbia fece uno strattone improvviso, che fece perdere un po’ l’equilibrio ai prigionieri, e si allontanarono rapidamente. Tra le ombre dei alberi, però, un altro dei fratelli Rui aveva spiato i movimenti della trapezista. E come se non bastasse aveva sentito tutto.

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Capitolo 15
*** Facendo quattro chiacchiere ***


Lucille stava camminando avanti e indietro nel salotto del suo appartamento, ancora molto scossa dalla serata trascorsa. Raoul si era seduto su una sedia vicino a un bel tavolino di mogano, dove sopra ci stava un vaso pieno di rose rosse. Prese un petalo che era caduto dal fiore sulla superficie del mobile e ci giocherellò, assorto nei suoi pensieri. Francoeur invece era appostato vicino alla finestra e guardava oltre i confini della città, dove presumeva che ci fosse il tendone del circo e sospirò, afflitto. Emile era seduto accanto a Maud sul divanetto e le teneva teneramente la mano mentre lei fissava tristemente il pavimento "Quelle povere bambine ..." mormorò con voce flebile "Chissà che orribile passato hanno avuto … Speriamo che stiano bene …".

Aden scrollò un po’ le spalle, appoggiato con la schiena su una parete, con le braccia bendate incrociate e in silenzio: ora sapeva perché da tempo il Direttore era smanioso di raggiungere questa città. Dette un'occhiata a Francoeur, che ora era senza maschera e cappello, e fece un sibilo così acuto che tutti si voltarono verso di lui, allarmati. "Scusate ..." borbottò leggermente imbarazzato, senza togliere gli occhi sulla pulce gigante "Ma credevo che tutte quelle voci sul Mostro di Parigi fossero soltanto leggende metropolitane ..." "In parte è così" ribatté la cantante, fissando infastidita il circense "Francoeur non ha mai fatto del male a nessuno e non ha distrutto la città ...". Incrociò le braccia sul petto e assunse un'aria dura, come per sfidarlo ad aggiungere qualcos’altro.

Raoul sollevò la testa, smise di giocherellare con il petalo e domandò "Che cosa succederà agli artisti che ci hanno aiutato a fuggire? Da come sembra; Cyfer è fatto della stessa pasta di Maynott ... non saranno molto contenti ...". Il ragazzo bendato scosse leggermente le spalle "Se la caveranno ... soprattutto Kalima ... Lei ha iniziato a ribellarsi ai voleri del Direttore già da tre anni ma …". Fece una risata amara "Ma alla fine tutti torneremo con la coda fra le gambe dal Direttore del circo ... anche lei ...". "Ma perché non provate a stabilirvi da qualche parte ..." domandò Emile ma Aden lo interruppe subito "Ma ci hai visto attentamente?! Hai mai visto uno come me andarsene a zonzo per la città a fare ... che ne so, il fattorino?". Emile abbassò lo sguardo con le guance rosse ma Maud ribatté "Non c'e bisogno che ci parli in questo modo! Però voglio farti presente che anche Francoeur è riuscito a nascondersi perfettamente in città e ormai tutti lo conoscono come il virtuoso della chitarra e ...". Fu interrotta da un verso che produsse proprio l'insetto gigante, che tamburellava un dito alla finestra. Tutti si affacciarono. Una vecchia gabbia per animali, trainata da due cavalli, si era appena fermata nei pressi dell'Oiseau Rare.

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Capitolo 16
*** L'appartamento ***


Kalima scese agilmente dal carro e aiutò Paté e gli altri ad uscire, scassinando la serratura delle sbarre con un robusto fermaglio d’oro che si era tolta dai capelli. Il prefetto, dopo un breve ringraziamento verso la circense, congedò i suoi sottoposti e li lasciò ritornare alle loro case. Poi la trapezista alzò l’asse di legno sul quale erano sedute lei e le gemelle, prese una sacca di seta verde ed il suo mantello, ed infine fece trottare i cavalli lontano dal locale, ancora attaccati alla gabbia scarlatta. Erano animali intelligenti e sapevano ritornare al tendone senza aver bisogno del cocchiere. Sperava solo che facendo così avrebbe depistato dei possibili inseguitori.

Si apprestò a seguire la donna, che già si era addentrata dentro a uno dei vicoli che conducevano nel retro del locale, seguita da Paté. Prese la mano di Fauna e dette un’occhiata fugace verso l’alto. A quell’ora; c’erano pochissime finestre illuminate e in una gli parve di vedere un’ombra familiare … scosse leggermente la testa, spazientita. Stava ancora pensando a lui e non doveva. Si addentrò con le bambine nel vicolo. Era molto tetro ed era pieno di casse di legno, lattine e bottiglie vuote. Dopo pochi minuti furono davanti a una piccola porta verde. Mentre la donna toglieva un mattone dal muro per prendere la chiave nascosta all’interno; gli occhi della circense si posarono su una targa che recava il nome del vicolo. Passaggio Francoeur. Gli occhi si inumidirono di lacrime ma in qualche modo riuscì a trattenerle. Fauna tirò lievemente il braccio della ragazza, portandola alla realtà. La proprietaria teneva la maniglia della porta socchiusa e sia lei che il prefetto la stavano fissando. La ragazza annuì e si affrettò a raggiungerli.

Si trovavano in un corridoio con la moquette che ricopriva tutto il pavimento ed le pareti tinte di rosa salmone. La donna aprì una porta ed condusse tutti ai piedi di una ripida scala di ferro. “Da questa parte” sussurrò Carlotta alle sue spalle “Scese da queste scale ci ritroveremo nella cantina. Da lì ci sarà un’altra rampa di scale che ci porterà agli alloggi di Lucille …”.

Intanto la cantante spostava, con l’aiuto di Raoul e di Emile, un grosso baule di legno scuro che le aveva regalato sua nonna quando aveva iniziato la sua carriera. Sotto di esso ci stava una botola dalla maniglia d’ottone a forma di testa di leone. La prese e tirò con tutte le sue forze fino ad aprirla. Poi prese una lanterna e l’accese, illuminando la scala con una tenue luce ambrata. Intravidero la capigliatura bionda della signora Carlotta e si spostarono, permettendo ai altri di entrare nella stanza.

La donna andò ad abbracciare la nipote “Lucille, mia cara! Sono felice che tu stia bene!”. Paté strinse energicamente la mano a Raoul mentre le gemelle si fecero coccolare da Maud e Emile. Francoeur aveva mantenuto le distanze, aspettando che tutti fossero all’interno, ansioso. Voleva rivederla, voleva sfiorarle ancora una volta con le dita le guance color ciliegia, voleva … Aden passò davanti alla sua visuale ed andò incontro a Kalima. Si chinò sulla ragazza dandole un affettuoso abbraccio e le sussurrò qualcosa all’orecchio.

Per la prima volta; Francoeur sentì una sensazione molto strana. Sbagliava o le labbra del ragazzo bendato erano terribilmente vicine all’incavo del collo della trapezista? E le sue mani non stavano indugiando un po’ troppo sui fianchi? Socchiuse gli occhi, incrociò le braccia e si appoggiò al muro, terribilmente a disagio e irritato, senza riuscire a staccare gli occhi da loro e senza smettersi di chiedersi perché gli dava così fastidio che fossero così vicini.

Kalima ascoltò attentamente Aden. Quando le rivelò la vera identità del chitarrista; lei si sentì confusa. Lui, il Mostro di Parigi? Era impossibile! Alzò lo sguardo fino a vedere il musicista, che se ne stava in disparte, a fissarli. Ora che era senza cappello e senza maschera riusciva a vedergli chiaramente il viso. Era lui che la inseguiva quando stava rincorrendo Lobo! “… E ora che facciamo?” sussurrò Aden “Dopo tutto quello che è successo stasera; non so quanto sarà magnanimo il Direttore …”. Lei sospirò abbassando lo sguardo. “Non lo so …” gli rispose con lo stesso tono “Non so più a cosa pensare …”.


Intanto al circo …

Luis Cyfer si diresse verso uno dei vagoni più lontani del suo accampamento. Il suo volto era imperturbabile. Arrivato a quello più lontano; fece scorrere la porta ed entrò dentro. Incatenato contro a una parete ci stava una creatura simile a un gargouille, grande quanto un masso. Il Direttore prese un lungo bastone dall’altra parete e lo fece scattare. Delle scintille fulminee percorsero la punta. L’essere tremò. “Allora Hafaza … ti va di farmi un altro favore?”.

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Capitolo 17
*** La dichiarazione ***


Kalima era affacciata al balcone dell’appartamento di Lucille, assorta nei suoi pensieri. Le gemelle si erano addormentate da un pezzo ed Emile le aveva prese in braccio e deposte sul letto della cantante mentre Aden aveva trovato un posto sul divano. Non aveva ancora trovato il coraggio di far vedere ai altri tre circensi ciò che aveva scoperto nel cassetto del Direttore. Si premette due mani sul viso mentre le altre due stringevano con forza il cornicione di legno. Come poteva dirlo ai altri? Sembrava che i suoi pensieri si fossero trasformati in acqua, così vividi mentre scorrevano nella sua mente, però appena lei si soffermava su di uno, esso sfuggiva. Aveva una gran voglia di piangere e di urlare.

Un suono, alle sue spalle, le fece scostare le mani dal viso e voltarsi. Francoeur si mise al suo fianco molto lentamente. Sul suo volto indossava una maschera di riserva, caso mai qualcuno si affacciasse alla finestra del palazzo di fronte. Le fece un cenno di saluto. La ragazza lo fissò per un lungo istante. Perché si imbambolava così tanto appena lo vedeva? Eppure, ora che sapeva chi era in realtà, doveva aver paura di lui. Eppure … Adesso erano a pochi centimetri l’uno dall’altra. Arrossì. Lui sorrise con dolcezza. Kalima lo ricambiò. La pulce gigante le mise una mano sulla spalla: stai bene? Lei annuì e tornò a guardare oltre l’orizzonte.

Parigi era davvero magnifica di notte.

Lui si affrettò a prendere carta e penna dalla tasca, scrisse qualcosa sul foglio e lo porse alla circense. C’era scritto “E’ stata tutta colpa mia: se io non fossi venuto al Claire de lune, i miei amici non sarebbero stati in pericolo e voi …”. Kalima alzò gli occhi dal foglio e ribatté “No, non è vero! Prima o poi saremo scappati dal tendone …”. L’insetto gigante la interruppe e indicò il foglio. Voleva che lei continuasse a leggere. La trapezista ritornò con gli occhi sulla carta. “… Non sareste stati costretti a fuggire. Però oggi, dopo che ci siamo baciati …” dopo aver letto quella parola; lei arrossì violentemente “Io dovevo sapere che cosa nascondevi sotto la mantella, dovevo sapere perché eri scappata. E quando ti ho visto lassù, mentre stavi per iniziare il tuo numero sui trapezi, ho provato una fortissima emozione; come se avessi ritrovato qualcosa di inestimabile valore …”. Kalima alzò di nuovo gli occhi ma prima che potesse dire qualcosa, lui le indicò ancora il foglio. Le rimanevano poche parole ormai. Dopo qualche secondo; Kalima sollevò la testa dal pezzo di carta per la terza volta. I suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Si avvicinò di più e si mise in punta di piedi. Lui la circondò con le braccia e si chinò, affinché potesse unire la sua bocca a quella di lei. Il foglio sfuggì dalle mani della circense e la brezza notturna lo fece volare via. “… E ora non voglio più perderla. Ti amo”.

Ai pressi dell’Oiseau Rare, il gargouille, vestito con un grossolano smoking, fissava con occhi bovini l’edificio. Sapeva che là dentro c’erano altri circensi ma gli ordini del Direttore erano questi: elimina i traditori, cattura il Mostro.

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Capitolo 18
*** Hafaza ***


Francoeur si separò da Kalima solo per poterla guardare nei occhi, senza però disgiungere il loro abbraccio. Erano brillanti quanto due stelle e lo facevano sentire così … vivo! Si sorrisero. E pensare che due giorni fa non sapevano l’uno dell’esistenza dell’altro! “Forse dovremo rientrare” gli sussurrò la ragazza dolcemente “Gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto”. Lui annuì ma tenne ben salda una delle sue mani e aprì la porta-finestra. Lucille, Maud, Raoul, Emile, le gemelle e Aden caddero come dei sacchi di patate ai piedi dei due amanti. La pulce gigante li fissò a bocca aperta: che cosa ci facevano loro dietro alla porta a vetri? “Voi due che ci fate ancora in piedi?” gridò la circense con voce insolitamente acuta indicando le gemelle. Poi si rivolse ad Aden “E tu! Bel esempio che dai alle bambine: insegnarle a spiare le persone!”. Tutti arrossirono, colti dall’imbarazzo, ma Carlotta ridacchiò e disse “Non te la devi prendere cara. Non dovresti vergognarti di essere stata beccata in flagrante mentre ti baciavi con Francoeur …”. L’insetto gigante strinse con più forza la mano della trapezista mentre le guance di lei si imporporavano. Questa volta; toccava a loro due sentirsi in imbarazzo.

Dei tonfi provenienti dalla stanza di Lucille spezzarono l’atmosfera. Qualcuno stava cercando di sfondare la botola della cantina del locale! Kalima si voltò allarmata verso Carlotta “Chi altri sapeva dell’esistenza del passaggio?” domandò con una nota di paura nella voce “Nessuno!” rispose la donna andando dietro alla schiena del prefetto “L’unica volta che l’ho menzionato è stato quando ci hai liberato …”. Aden tirò fuori dalla cintola un piccolo coltello a serramanico “Chiunque sia stato ora non ha nessuna importanza” disse fissando la botola che si stava riducendo a pezzi a vista d’occhio. Francoeur si parò davanti alla ragazza. Con un ultimo e potente colpo, la botola si sbriciolò facendo saltare migliaia di schegge per tutta la stanza. Un enorme braccio muscoloso fuoriuscì dal buco, seguito pochi secondi dopo dal resto del corpo.

Era un essere mostruoso: grande e grosso quanto Francoeur ma con la pelle grigiastra e grumosa, come se fosse stata scolpita nella pietra. Le corna d’ebano partivano dalle tempie e si curvavano verso la nuca come quelle di una capra. I denti inferiori spuntavano dal labbro simili a zanne di cinghiale. “Hafaza …” sussurrò inorridita la giovane trapezista, riconoscendolo. Il mostro si avvicinò a loro minaccioso e provò a colpire con un pugno la pulce. L’insetto riuscì a scansarsi appena in tempo. Il braccio calò giù fino a crepare il pavimento. La cantante si mise le mani sulla bocca, terrorizzata. Aden allora contrattaccò lanciandosi contro il gargouille. Spiccò un salto e tirò un fendete contro il collo ma Hafaza lo prese con una mano per la collottola della giacca e lo lanciò contro una parete. Il corpo del ragazzo sfondò il comodino, spaccandolo, e perse i sensi. Il mostro chinò la testa verso di lui e borbottò “Scusa …”. Poi si girò verso Francoeur e ringhiò “Cattura il Mostro … Uccidi i traditori …”. Kalima si lanciò in avanti in modo da essere tra Francoeur e il gargouille “Hafaza, non sei costretto a fare questo! Lo so che tu in realtà sei molto buono …”. Lui la guardò per qualche secondo e borbottò “Bastone brucia … Lobo fatto a pezzi … Amico cattivo …”. Raoul lo fissò perplesso, brandendo un attizzatoio che aveva preso dal camino “Che cavolo sta dicendo quell’energumeno?!?”. Le gemelle, che si erano rifugiate dietro la gonna di Maud, risposero “Il Direttore ha usato il bastone elettrico per farsi ubbidire da Hafaza e lo ha minacciato di ridurlo come Lobo se non avesse fatto quello che gli diceva e che lo avrebbe fatto punire dall’amico …”. Emile le guardò ammirato “Wow … Siete in gamba a mettere insieme i fatti”. Le bambine sorrisero timidamente. “Non mi sembra il momento …” bisbigliò Kalima. Hafaza si avvicinò minacciosamente facendo scrocchiare le dita ma la trapezista si mise in posizione d’attacco. Poi disse ai altri “Andate via da qui e portatevi anche Aden e le bambine … Io lo tratterrò qui!”. Francoeur la afferrò per le spalle e fece un verso di protesta. Non poteva lasciarla da sola insieme a lui! L’avrebbe uccisa! Kalima ribatté “Non c’e altra soluzione: nessuno di voi può tenergli testa e tu non sei in grado di difenderti qua dentro: appena cercherai di saltare potresti andare a sbattere contro il soffitto”. Gli accarezzò una guancia con una delle mani e mormorò “Andrà tutto bene …” “Francoeur” lo chiamò Lucille “Ha ragione … Noi non possiamo fare niente”. “Voi teneri …” grugnì Hafaza chinando la testa “Ma ora io devo prendere il Mostro …”. La circense fece dei passi in avanti “Prima dovrai passare sul mio corpo”.

Raoul ed Emile presero Aden e lo aiutarono ad uscire dall’appartamento. L’ultimo ad uscire fu Francoeur, che non voleva lasciare la ragazza. La cantante gli prese il braccio delicatamente. Tutti corsero verso l’uscita della palazzina e salirono sul furgone del fattorino. Le gemelle portavano tra le braccia il sacco di tela di Kalima.

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Capitolo 19
*** Aden scopre il contenuto della cartella di cuoio ***


Raoul stava sfrecciando per le strade deserte di Parigi a tutta velocità. Aveva le braccia indolenzite e formicolanti, perché aveva aiutato gli altri a trattenere Francoeur per l’ennesima volta dal ritornare alla abitazione di Lucille, incapace di lasciare Kalima da sola insieme a quel mostro. Ora la pulce gigante era nel retro del furgone seduto su due sacchi di farina accanto alla collega, furioso ed amareggiato, sentendosi allo stesso tempo inutile. La cantante cercava di consolarlo come meglio poteva ma era come parlare al vento: non l’ascoltava e continuava a guardarsi le zampe. Anche Aden era nel retro del furgone, di fronte all’insetto ed affianco alle gemelle. Vedendo il musicista in questo stato sbottò, seccato “Smettila di preoccuparti per lei”.

Francoeur alzò la testa fino a incrociare gli occhi dell’uomo bendato. Non gli piaceva, quello li, anche se era un amico di Kalima. L’altro notò la smorfia di disgusto dipinta sul suo volto e scoppiò in una risata sguaiata “Sapessi quante persone mi hanno guardato come lo stai facendo tu adesso!”. Poi, ritornando serio, disse “Come ti stavo dicendo prima; non dovresti preoccuparti troppo per lei”. Appoggiò di più la schiena contro l’abitacolo “Kalima è stata allevata da un circense esperto nelle arti marziali, oltre ad aver talento con i trucchi magici … Sono sicuro che tu l’abbia vista all’opera”.

Lucille si rivolse al ragazzo “Raccontaci un po’ di lei … Da come la descrivi; devi conoscerla da molto tempo …”. Francoeur si fece più attento mentre Flora e Fauna si voltarono verso di lui. “Be si …” rispose Aden “Io e Kalima siamo arrivati al Claire de lune nello stesso giorno. A quell’epoca avevo circa otto anni …” “E prima dove abitavi?” domandò Raoul, che stava ascoltando il discorso. L’altro si bloccò prima di ammettere “Non serbo alcun ricordo della mia vita passata … Forse sono stato abbandonato da mia madre e da mio padre quando si sono accorti di aver concepito un mostro ed avrò vissuto di stenti fino a quando il Direttore non mi avrà trovato …” “E lo stesso riguarda Kalima …” mormorò Fauna all’improvviso. Poi, come se fosse colta da un pensiero, aggiunse “Ora che ci penso … neanche io mi ricordo che cosa facevamo prima di arrivare al circo …” voltò la testa verso la sorella “Tu Flora ricordi qualcosa?”. L’altra stava giocherellando con i laccetti della sacca della trapezista e borbottò “No … però mi ricordo che quel giorno ero terrorizzata”. Fauna cinse con il braccio la parte della sorella ed appoggiò la testa contro la sua. Flora continuò “Quel giorno ero convinta che fosse successo qualcosa di veramente terribile, quasi da non riuscire nemmeno più a respirare. Poi Kalima ci ha preso come sue apprendiste e si è presa cura di noi come una sorella più grande …”. Guardò gli altri e sorrise “Per cui sono d’accordo con Aden quando dice che non dobbiamo stare in pensiero per lei: è una ragazza in gamba e dalle molte risorse”. Allungò la mano ed afferrò una delle mani di Francoeur. Lui la strinse e ricambiò il sorriso.

Il prefetto era rimasto silenzioso per tutto il tempo. Però non aveva distolto i suoi occhi dalla sacca che le bimbe tenevano in grembo. Si schiarì la gola e mormorò “Scusate signorine, ma la sacca che portate con voi …” “Ah, si” disse Fauna “E’ di Kalima … Se la porta con sé da quando è venuta a liberarvi …” “E che cosa contiene?”. Le bimbe lo fissarono per qualche secondo prima di rispondere con una scrollata di spalle “Non lo sappiamo, Kalima non ce ne ha parlato …”. Aden le strappò di mano la sacca, l’aprì e ci infilò la mano dentro. “No!” protestarono le gemelle “Già l’abbiamo presa senza il suo permesso; non puoi frugarci dentro!” “Però adesso lei non è qui …” borbottò l’altro e tirò fuori la cartella di pelle. Guardandola perplesso; slacciò il nastro e prese in mano il primo foglio della pila.

Lette le prime righe e i suoi occhi si spalancarono dal terrore. Gli altri lo guardavano preoccupati. Alla fine della lettura; Aden si voltò verso Raoul e balbettò “R- riportaci al C- Claire de lune … Subito!”. Il fattorino frenò così d’improvviso che sia Emile che Maud, seduti davanti, vennero sbattuti contro il cruscotto mentre gli altri del gruppo andarono a sbattere l’uno contro l’altro. “Ti hanno estirpato il cervello dal naso?!” gridò poi voltandosi indietro “Perché dovrei tornare in quel posto? Se non te ne sei reso conto là ci sono due uomini che ci vogliono morti!” “Se non sei tu a riportarci laggiù allora ci penserò io!” urlò l’altro tirando fuori il coltello. Lo puntò contro il fattorino e sibilò “Te lo dico per l’ultima volta … Ora riportaci al Claire de lune …”. Le bambine gridarono “Aden, smettila!”. Gli afferrarono con forza i lembi della giacca e tirarono “Che ti prende? Perché fai così?!” urlò Flora. Per tutta risposta Aden fece cadere l’arma e mugugnò, con gli occhi riempiti di lacrime “Perché lei non c’ha detto niente?!”. Si inginocchiò e si mise le mani sul viso, singhiozzando, facendo cadere a sua volta il plico di fogli e facendoli spargere per l’abitacolo. Tutti lo fissarono stupiti mentre le bimbe cercavano di consolarlo.

Paté prese un foglio da terra e lo portò vicino ai occhi. Stava per leggerlo ad alta voce quando si sentì un tonfo alle porte posteriori. Tutti si voltarono verso di esse, allarmati. I tonfi continuarono e una voce femminile sussurrò debolmente “Ehi … Sono io … Aprite per favore …” “Kalima!” urlarono le gemelle e Raoul azionò il comando. La ragazza aveva il vestito strappato in più punti e un livido si estendeva dall’occhio destro fino alla mascella. Con passi incerti, si issò nell’abitacolo. Appena entrata venne subito raggiunta da Francoeur, che la strinse amorevolmente fra le sue braccia e le toccò delicatamente il livido. Lei gli accarezzò a sua volta il viso usando la stessa dolcezza con una mano, mentre le altre si aggrapparono al corpo della pulce “Non preoccuparti … Ho avuto botte peggiori …” sussurrò con un lieve sorriso.

Aden spintonò malamente l’insetto gigante da parte e schiaffeggiò la circense con forza sulla guancia ferita facendola gemere dal dolore. Frinendo furiosamente; Francoeur afferrò il collo del ragazzo bendato e lo sbatté sulla parete ma Kalima gli toccò le zampe e gli fece mollare la presa. Respirando affannosamente; l’aggressore urlò contro la ragazza “Quei moduli che cosa sono?!”. Lei lo guardò tristemente e disse “Scoprirlo così è stato duro anche per me …”. Aden boccheggiò “Allora … Lui … Per tutto questo tempo …”. Paté posò il suo sguardo indagatore su di lei. Kalima fece con la testa un gesto al foglio che il prefetto teneva ancora in mano “E’ giunto il momento che tutti lo sappiano … Signor prefetto; proceda pure con la lettura …”. Paté si sistemò meglio gli occhialini e lesse ad alta voce …

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Capitolo 20
*** La verità svelata ***


“Numero esperimento: 09-11-1890
Nome e Cognome: Liluye Kamila Vallee
Anni: 8
Razza: Meticcia (padre franco americano e madre indiana N. A.)
Luogo del prelievo: Kansas – America
Procedura: Applicazione di due braccia in corrispondenza dei arti originali ma leggermente più in basso.
Operazione completata con successo: l’esperimento riesce a muovere gli arti estranei come se fossero le sue braccia naturali. Essa riesce ad afferrare gli oggetti ed a lanciarli. In più sono sensibili al dolore, al tatto e ai cambiamenti di temperatura. Pero l’esperimento, come i precedenti, presenta momenti di instabilità mentale, attacchi di panico ed scoppi di violenza. Essa non accetta la sua nuova condizione naturale e in più delle volte ha cercato di amputarsi gli arti in eccesso tramite posate.
Soluzione del problema: isolamento forzato in una cella imbottita e somministrazione dei viveri tramite carta e tubi. Tra venti giorni si procederà con la cancellazione della memoria e l’assegnazione di un nuovo nome. Dato che Essa, ora, assomiglia a una divinità induista il nome assegnatogli sarà …”.

“Kalima” mormorò la ragazza insieme al prefetto. Il capo della polizia sollevò gli occhi dal foglio per guardare la circense. Ma lei si era inchinata sulle gemelle e le aveva abbracciate dolcemente. Le bimbe si erano messe una mano sui loro visetti e avevano iniziato a piangere contro il petto della ragazza. Aden stringeva le mani a pugno, incapace di dire anche una sola parola. Gli occhi erano fissi sul pavimento del veicolo. Anche gli altri erano indignati e disgustati.

Paté tornò a guardare il modulo e mormorò “C’e anche una firma … queste annotazioni le ha scritte … Luis Cyfer?!? Il Direttore del circo?!” “Quell’orribile bestia!” urlò Lucille facendo sobbalzare tutti dallo spavento “Non c’era da stupirsi se Maynott è un suo amico …” “Quello che ha fatto lo rende ancora più orribile del nostro ex prefetto …” commentò Emile stringendo le spalle di Maud, che aggiunse “Servirsi di poveri bambini per i suoi esperimenti … è inaccettabile! Scandaloso!”. La trapezista alzò lo sguardo verso i presenti e raccontò “Quando ho trovato la cartella avevo intenzione di mostrarla ai altri per rivelargli la vera faccia del Direttore ma poi mi è stato riferito che i suoi scagnozzi avevano imprigionato in una gabbia il prefetto e i suoi agenti così ho dovuto scegliere …”. “E per questo vi sarò eternamente debitore …” disse il prefetto sorridendo e inchinando leggermente la testa “Tuttavia” disse Raoul “Ora cosa facciamo? E’ fuori questione tornare al circo, l’avete sentito cosa ha detto quell’energumeno di prima, però non possiamo nemmeno andare a nasconderci dopo aver scoperto … questo. Sarebbe come abbandonarli al loro destino …”.

Le bambine avevano smesso di piangere e mormorarono “Vorrei dormire un po’ …” “Credo che abbiamo tutti bisogno di riposare” concordò Aden con voce atona “Magari se ci dormiamo su ci verrà qualche idea sul da farsi …”. Raoul si guardò intorno e disse “Siamo vicino alla serra del Professor Amber ... Magari ci potrà dare ospitalità per il resto della notte”. Gli altri annuirono, un po’ mogi. Dopo essersi seduti, il gruppo partì alla volta della serra.

Appena arrivati furono accolti da un assonnato Charles e da un vispo vecchietto che, senza fare molte domande, fece entrare tutti nella sua abitazione, costruita sopra agli alberi di sequoia, e diede un giaciglio dove dormire.

Francoeur, però, era rimasto sveglio. Da quando Paté aveva finito di leggere; un idea aveva cominciato a farsi largo nella sua mente ma non aveva il coraggio di dirla ai altri, soprattutto a Kalima … o doveva chiamarla Liluye adesso? … A Lei, dopo le peripezie che ha dovuto passare per proteggerlo. Si voltò verso la ragazza, che si era assopita al suo fianco, con la testa posata sulla sua spalla. Gli occhi rossi si soffermarono ancora sul livido, ora violaceo, che gli fece stringere il cuore in una morsa. Le diede un bacio leggero sulle labbra, dicendole mentalmente che l’amava tantissimo, e si alzò lentamente, in modo che non si svegliasse. Non avrebbe più permesso a nessuno di farle del male.

All’alba del giorno seguente; Kalima aprì gli occhi e si accorse che Francoeur non c’era. Si alzò in piedi e si guardò intorno. Dov’era andato? Pian piano anche gli altri si svegliarono e si accorsero dell’assenza dell’insetto. Lo cercarono dappertutto ma senza successo. “Dov’è andato a finire Francoeur?” domandò Raoul con il fiatone. Aden ringhiò “Quell’idiota! Che cosa crede di fare?”. Si voltò verso il gruppo e aggiunse “E’ sparita anche la cartella di cuoio!”.

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Capitolo 21
*** Il ricordo di Hafaza ***


Francoeur si calcò meglio il cappello sulla testa e procedette il suo cammino, a testa bassa. Ormai era arrivato nei pressi del circo e tra pochi secondi i due nani che facevano da sentinella in cima ai vagoni lo avrebbero visto e corso ad avvisare il Direttore. Strinse la cartella con più forza e allungò il passo con determinazione. Iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia invernale.

Come aveva predetto; i due fratelli Rui che stavano in cima al varco d’entrata lo videro e subito uno dei due scese agilmente dal vagone ma fu bloccato da una mano ricoperta di peli grigio chiaro. Lobo lo sollevò di peso e biascicò “Dove credi di andare moscerino? Ritorna al tuo posto di sentinella …” “Razza di imbecille, mollami!” rispose l’altro afferrando con la sua piccola mano il polso del suo aggressore “La pulce gigante si sta avvicinando al circo … devo avvisare il capo!”. Il lupo mannaro lo guardò perplesso “Quanto hai bevuto nano? E’ impossibile che quel mostriciattolo si avvicini al Claire de lune di sua spontanea volontà … C’e Hafaza con lui?” “No, non c’e Hafaza … Ti dico che è da solo … Se non mi credi chiedilo a mio fratello! Lo sta tenendo d’occhio là in alto …”. Lobo lo buttò a terra e ringhiò. Per tutta risposta l’altro gli fece un gestaccio e corse verso il vagone del Direttore. “Quella pulce o deve essere pazza oppure molto stupida …” borbottò alla fine. Tirò il cappuccio sulla sua testa e si arrampicò sul vagone dove c’era l’altro Rui. In effetti il Mostro si stava avvicinando a passi svelti, stringendo tra le zampe qualcosa … “Hai controllato se nei dintorni non ci fossero qualcuno dei suoi amici? Potrebbe essere un imboscata …” “Anche se lo fosse sarebbe da pazzi … Li superiamo di numero e nessuno di loro, tranne Kalima e Aden, sa combattere. No … Quello è venuto da solo …” ribatté Rui. Prese una fiaschetta dalla cintola e la porse al lupo. “Fatti un goccio” gli offrì il nano facendo un mezzo sorriso “Ti aiuterà a dimenticarti delle ferite e dei dispiaceri … ”. Il lupo mannaro fece un cenno di ringraziamento e ingoiò il liquido. Il pelo gli si rizzò ed emise un guaito.

Il Direttore del circo, appena sentì la notizia, non poteva credere alle sue orecchie: il Mostro di Parigi era venuto di sua volontà al Claire de lune?! In principio pensò che il nano avesse esagerato con la vodka scadente che era solito a bere ma Maynott lo tranquillizzò con queste parole “Quella bestia avrà anche un talento nel cantare e suonare la chitarra ma ha un cervello di un bambino di tre anni … visto che non gli stai dando tregua nella caccia avrà deciso di consegnarsi purché tu non faccia del male ai suoi amici” “Che anima pura e nobile” commentò ridacchiando Cyfer ed insieme si avviarono verso l’ingresso. Nonostante la pioggia; per lui la giornata non poteva essere più bella.

Francoeur venne immobilizzato da Lobo e dal Rui. Lo buttarono a terra, macchiando i suoi vestiti bianchi di fango, ma lui non se ne preoccupò. Più che altro temeva che la cartella che aveva tra le braccia potesse cadere e che l’acqua rovinasse il suo contenuto. Lobo la notò e ringhiò “Cosa tieni lì dentro? Le tue ultime volontà?” e lì iniziò a ridere sguaiatamente. Ma la sua risata si spense quando l’insetto lo guardò dritto nei occhi e gli porse la cartella. In lui non c’era traccia di terrore o di rabbia. Lo fissava determinato e intanto gli porgeva la cartella. Quando sentirono la voce del Direttore e di Maynott, la pulce sussultò. Questa volta supplicava al lupo di prenderla. “Che cos’è quella cartella? Perché te la porge?” domandò il Rui guardandolo storto “Che vuoi che ne sappia io?” rispose l’altro guardando Francoeur confuso. Poi fu questione di un attimo.

“Che onore essere visitati dal celebre Mostro di Parigi!” gridò entusiasta il Direttore “Sono sicuro che il tuo soggiorno nel Claire de lune sarà piacevole, se ti comporterai bene …”. Poi notò la cartella di cuoio che l’insetto gigante stringeva a sé “Che cos’è …” iniziò a chiedere l’uomo ma subito dopo il suo viso impallidì “Dove hai preso quella cartella?!” urlò diventando di colpo paonazzo “Come fai ad avercela tu? Come ne sei entrato in possesso?!”. Vedendo che non gli dava risposta, Maynott disse “Ti conviene rispondere parassita: Luis quando si arrabbia diventa più aggressivo di me …”. Francoeur spalancò la bocca e fece il suo verso. “Ah, impossibilitato a parlare … Che cosa buffa” disse il Direttore calmandosi un po’ “Giuro di aver sentito in giro che tu canti come un usignolo … Forse il mio bastone elettrico ti potrà accompagnare nelle note alte …”. Poi ordinò a Lobo e ai due fratelli Rui “Portatelo nel mio vagone”. Lobo chiese, esitando “Signore … Che cosa contiene quella cartella?”. Il Direttore lo fissò con gli occhi divenuti quasi bianchi dall’ira “Non ti riguarda” rispose glaciale e lo avvertì “E se non vuoi assaggiare di nuovo la frusta di Maynott; ti conviene non pormi più questa domanda … Sono stato abbastanza chiaro?!” “Si, signore …” “Bene! Ora portalo nel mio vagone …”.


Hafaza aveva seguito le tracce di Kalima fino ad arrivare nella serra. Anche lui, come Lobo, aveva l’olfatto molto sviluppato ma non era più sicuro di voler adempiere la sua missione. Per la prima volta aveva dei dubbi e dei pensieri. Tutti scaturiti da quelle brutte cose che la ragazza gli aveva detto quando si erano ritrovati da soli in quella casa “Ascoltami Hafaza! So che quello che sto per dirti ti sembrerà assurdo e crudele ma è la verità: prima di arrivare al Claire de lune tutti noi artisti eravamo persone normali … eravamo umani. Poi, un giorno, il Direttore c’ha strappato dalle nostre case, dalle nostre famiglie e ci ha trasformato in questi fenomeni da baraccone …” “Tu menti!” aveva urlato allora lui “Direttore, anche se picchia, è buono: lui ci difende da persone cattive che vogliono fare solo male a noi …”. Lei allora lo aveva guardato con quella dolce tristezza e gli aveva chiesto “Allora dimmi una cosa … Ti ricordi la tua vita prima di venire a vivere al circo?”. E lui si era sforzato tanto, tantissimo, fino a ripescare nella memoria la figura di una donna, bellissima, che correva in mezzo a un campo di grano in piena estate, quando il sole stava per tramontare. Aveva i capelli biondi raccolti dietro alla nuca e un vestitino marroncino che metteva in risalto l’esile figura. Quando si era voltata verso di lui gli aveva sorriso, allegra, facendo brillare i suoi occhi castani e spiccare le lentiggini sul suo viso. Lui urlò, ritornando alla realtà, ed aveva schiaffeggiato Kalima con forza. Il colpo fu così improvviso che non le aveva dato il tempo di difendersi. L’aveva vista cadere a terra, priva di sensi. Poi era scappato via, buttandosi dalla finestra e correndo per le strade. Però quel viso e quelle parole lo avevano perseguitato durante la sua fuga. E se lei avesse ragione? Se quella donna apparteneva al suo passato? Dopo averci riflettuto parecchio; prese la decisione di ritornare da Kalima ma lei non c’era più ed allora seguì la sua traccia fino ad arrivare in quel posto con tante piante. Oltre al suo profumo sentiva l’odore bruciacchiato di Aden e quello di pesca delle bambine, mescolati con gli odori che emanavano le persone che erano nella casa. Il viso della donna rispuntò di nuovo nella sua mente, fino a che le sentì sussurrare “Harry!”. Una lacrima gli scivolò lungo il viso e sussurrò “Imogen”.

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Capitolo 22
*** Lobo apre gli occhi ***


“E’ strabiliante ciò che è riuscito a fare quel Luis Cyfer … Se fosse stato una persona sana di mente; avrebbe perfino vinto un premio Nobel …”. Così aveva commentato il professor Amber quando aveva visto più da vicino le quattro braccia di Kalima. La circense annuì, tetra, poi si rivolse al gruppo nervosa “Se Francoeur si è davvero diretto al Claire de lune; allora lo dobbiamo fermare” “Impossibile” aveva ribattuto Aden guardandola nei occhi “E’ partito quando noi stavamo ancora dormendo … a quest’ora lo avranno già preso …” “Allora dobbiamo escogitare un piano per liberarlo!” aveva urlato lei. Lucille le si avvicinò e le afferrò le spalle dicendo “Ma l’avete detto voi che ogni artista del circo è dotato di capacità particolari … In confronto a noi; loro sono più forti e numerosi …”. La trapezista le rivolse un mezzo sorriso “Può anche darsi … Ma se colpiamo direttamente il Diretto … Cyfer … senza dar a loro il tempo di difenderlo; forse avremo qualche speranza” “E come pensi di fare?” domandò Raoul “Non possiamo mica saltellare allegramente dal tuo ex-capo e dirgli ‘Siamo qui per farti nero e per svelare al mondo intero le terribili atrocità che hai commesso’. Appena avremo varcato la soglia, carina, ci imprigioneranno o faranno di peggio …”. Piombò un silenzio pesante, interrotto solo da un lieve ronzio delle api del professore.

D’improvviso; la porta a vetri andò in frantumi e la possente figura di Hafaza si scagliò contro le tenui luci del mattino. Maud e la signora Carlotta urlarono mentre Kalima si parò davanti al gruppo e si mise in posa di combattimento. Però sembrava che il grosso gargouille non avesse brutte intenzioni. A confermare ciò furono le sue parole “Kalima, metti giù le mani. Io no fare più male a nessuno …”. Tutti si rilassarono un pochino ma Aden teneva sempre pronto il suo pugnale, nel caso fosse una trappola. Hafaza si grattò la testa, vicino alle corna, e grugnì “Tu ha ragione … Quando io ho corso via ho ricordato un poco della mia prima vita … Io avevo moglie sai? Si chiamava Imogen ed era molto bella …”. Delle grosse lacrime gli solcarono il viso e continuò “Ma un giorno, Direttore viene al mio villaggio e dice ‘Ho bisogno di aiutanti per il mio spettacolo … C’e qualcuno così forte da poter sollevare delle apparecchiature?’. Io alzo la mano e dico ‘Io’. Lui ha fatto sorriso brutto e mi dice ‘Bene. Vieni insieme a me che iniziamo subito a lavorare’. Io ho seguito lui a lungo, poi … io non ricorda più niente, solo grande dolore alla testa e a tutto corpo …”. Si avvicinò al gruppo e disse “Mi dispiace tanto! Io non voleva far voi del male, io no sapeva …” “Stai tranquillo” disse Emile rivolgendogli un sorriso “E’ acqua passata”. Tutti annuirono e il gigante fece un sorriso mostruoso ma gentile a sua volta. Kalima si rivolse a Hafaza, colta da un idea fulminante “Hafaza, Cyfer sa che hai riacquistato la memoria?” “No” rispose lui fissandola “Io tanto sconvolto, io ho corso per strada ma poi volevo tante risposte così tornato a casa della signorina che canta. Vedendola vuota ho seguito odore fino alla casa con le piante …”. Lei si mise una delle mani sul mento e inclinò leggermente la testa. “Conosco quella posa” esclamò il ragazzo bendato “Kalima, stai architettando qualcosa …”.


Francoeur fece un altro stridio, prima di accasciarsi sul pavimento. Gli abiti e la maschera gli erano stati strappati via. Da allora il Direttore non aveva fatto altro che gettargli addosso delle secchiate di acqua gelida e colpirlo con il bastone elettrico. Maynott era rimasto in disparte per godersi lo spettacolo. Cyfer ridacchiò “Credi che io mi stia stancando, schifoso parassita?!? Sono soltanto all’inizio …”. Si chinò, gli afferrò il collo e ringhiò “Ti conviene parlare mostriciattolo se non vuoi sentire più dolore … Dove hai preso quella cartella? Chi altri sa del suo contenuto?”. Francoeur lo guardò con i suoi occhi rossi con puro odio e frigni. “Molto bene …” borbottò Cyfer. Lo buttò a terra e fece un cenno a Maynott “Vai a prendere quella pressa che ti ho fatto vedere prima … Così scopriamo quanto è resistente il suo esoscheletro …”. L’ex prefetto rise malignamente e si alzò dalla sedia ma l’entrata di una ragazzina senza braccia lo tenne inchiodato li. Il Direttore sbuffò “Lilith … Che diavolo vuoi? Non vedi che sono impegnato?”. Gli occhi della giovane scattavano tra il Direttore e l’insetto gigante, inorriditi, e ogni tanto anche su Maynott. Deglutì e balbettò “Mi dispiace signore … Volevo solo informarla che Hafaza è ritornato ... e …” “E?” ripeté lui. Lei chiuse gli occhi e disse “Ha con sé i traditori”.

Cyfer si voltò verso Francoeur che, al sentire la notizia, il suo viso divenne una smorfia di dolore e paura. Lui continuò “Morti spero …”. Lilith annuì iniziando a piangere. Maynott si mise a ridere sguaiatamente “Hai sentito, orribile pulce? Ma non essere triste: la tua bella trapezista adesso è in un posto migliore!”. Francoeur fischiò di dolore e si raggomitolò su sé stesso, prendendosi il viso tra le mani. Vedendolo; il Direttore ordinò “Dì ad Hafaza di portarmi il cadavere di Kalima. Penso che al nostro ospite farebbe bene …”.

Lobo non riusciva a respirare. Teneva tra le mani un foglio della cartella di cuoio e, dopo averlo letto, gli sembrò che il mondo gli fosse crollato addosso. Ecco perché l’insetto si era fatto prendere! Quando il Direttore stava arrivando con Maynott; la pulce gigante gli aveva infilato velocemente qualcosa in una delle tasche della tunica. Poi lo aveva guardato come per dirgli “Non dirgli niente”. Ululò di rabbia e di dolore. Il Direttore la doveva pagare!

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Capitolo 23
*** La rabbia di Francoeur ***


Il gigantesco gargouille entrò poco dopo nel vagone del Direttore. In braccio teneva, quasi con amore, il corpo della bella trapezista che sembrava dormire profondamente. La adagiò vicino a Francoeur con delicatezza e indietreggiò lentamente, tenendo gli occhi fissi a terra. Poi il Direttore ordinò, sussurrando “Va a prendere gli altri …”.

La pulce strisciò verso Kalima e le sfiorò il viso con la zampa. Era così freddo e immobile … una maschera di marmo. L’insetto frinì di disperazione. Lei non poteva essere morta! Non la sua Kalima! La prese con delicatezza con le sue esili quattro braccia e la strinse forte al suo petto, incurante che gli uomini lo stessero guardando, e si mise a cullarla facendo dondolare lievemente il corpo. E allora cantò.

“Bambina
Ascolta la mia voce
Sono vicino a te

O mia fiera guerriera
Nostra giovane donna
Guarda e impara
Stai affrontando un lungo viaggio
Il sole e la luna
Ti guideranno
In queste ore per farti avere la tua gloria e il tuo onore

Bambina
Nostra giovane donna
Mia nobile e fiera guerriera …”


“E’ così commovente da far schifo …” commentò Maynott facendo finta di asciugarsi una lacrima. Francoeur alzò di scatto la testa, fino a quando i suoi occhi si incrociarono con quelli dell’ex prefetto. Sotto quello sguardo; l’uomo non poté fare a meno di arretrare. Davanti a lui, ora, si trovava un essere completamente diverso. Gli occhi della pulce gigante erano diventati di un vivido rosso sangue mentre dalla sua bocca uscirono degli schiocchi. Maynott si voltò verso il Direttore del circo, che fissava a sua volta l’insetto con crescente interesse. Il dolore per la perdita di una persona amata erano capaci di mutare anche l’animo più sensibile e rendere i loro cuori di pietra.

La pulce riadagiò la ragazza per terra e si accovacciò, come se dovesse saltare. Maynott rivolse un’altra occhiata impaurita al capo circense e disse “Richiama quel bestione! L’espressione di quel mostro non mi piace per niente …”. Ma il Direttore non gli diede ascolto. Si rivolse all’insetto con voce pacata “Vuoi ucciderlo, non è vero? Fa pure, se questo ti aiuterà a star meglio” “Non scherzare Luis! Non è divertente!” gridò l’altro spalancando gli occhi ma egli continuò “Avanti Francoeur … Sfoga il lato più oscuro del tuo essere … Vendica la morte della tua amata … Uccidilo!” e di colpo si azzittì. La pulce si era scagliata contro l’ex prefetto, facendolo cadere a terra. Poi cercò di mordergli il collo taurino ma, non riuscendo ad arrivarci per via delle grosse braccia che lo spingevano, voltò di scatto la testa e diede un possente morso al polso. Maynott urlò dal dolore mentre il sangue iniziò a sgorgare copioso dalla ferita. Francoeur si ritrovò con la bocca piena, così lasciò che il fluido gli raggiungesse la gola. Sorrise malignamente. Ora anche lui sta soffrendo come me.

“Bravo Francoeur … Continua così …” disse suadente il Direttore “Fargliela pagare per avertela portata via … Si, è stata sua l’idea di ucciderla …” “Sei per caso impazzito Luis?!? Aiutami!” gridò Maynott terrorizzato. Francoeur mosse le quattro mani verso il collo dell’uomo e glielo strinse come una tenaglia. Si; era stato lui … Vedeva gli occhi dell’ex prefetto roteare all’indietro mentre dalla sua bocca fuoriuscivano dei gorgoglii. E lui continuava a tenere tra i denti quel braccio che ostinatamente cercava di allontanarlo, anche se adesso erano colpetti piuttosto che vere e proprie spinte. La voce del Direttore del circo entrava nella sua testa dandogli un senso di conforto, come immergersi in una vasca piena d’acqua piacevolmente calda. Sentiva attraverso le dita che l’uomo stava per morire e ne fu entusiasta …

Il grido di dolore del Direttore lo riportò nella realtà. Si rese conto di quello che stava facendo e indietreggiò, spaventato. Maynott si mise a tossire ed a ansimare, mulinando le braccia, e cercò di alzarsi. “Francoeur …” lo chiamò flebilmente una voce femminile. Lui si voltò verso di essa e vide Kalima, in ginocchio, con due mani che facevano leva sul pavimento e due che stringevano il manico di un coltello senza lama. Lei sbatté le palpebre e gli gridò “Non ascoltarlo! Ti sta usando per liberarsi di Maynott! Lui … Entra nella menti altrui e le manopola come se fossero fatte di argilla”. La pulce camminò verso di lei e quando l’ebbe raggiunta la abbracciò. Kalima ricambiò brevemente il gesto e disse “Non aver paura, tesoro. Non gli permetterò più di usarti …” “Quanto sei ingenua Kalima” ringhiò il Direttore.

La lama del coltello si era infilzata al fianco, facendolo ringhiare dal dolore “Lui è una pulce gigante, un mostro! Come tutti voi” “Qui gli unici mostri che vedo indossano vestiti eleganti e sono davanti ai miei occhi!”. Si alzò, aiutata da Francoeur, e disse “Cyfer … Ci hai strappato dalle nostre case, allontanato dalle nostre famiglie, ci hai condotto in una stanza ed hai fatto dei macabri esperimenti su di noi trasformandoci in ciò che siamo. E man mano che il tuo popolo cresceva, ti sei liberato di quelli obsoleti uccidendoli a sangue freddo come il mio padre adottivo …”. Notò che gli occhi di ghiaccio erano spalancati e aggiunse “Si, Cyfer, io so tutto: fui io a prendere la tua cartella di cuoio ed ho letto il suo contenuto: hai tramutato lo spagnolo Enrique De La Cruz in un lupo mannaro, Harry Smash in un gargouille vivente; hai buttato dell’acido sul volto di Madame Gould in modo da non avere più un viso, dato fuoco a Fabio Latini e lo hai trasformato in una mummia vivente, segato le gemelle Florence e Faustine Marcì per ricucirle in un unico corpo … e queste sono alcune delle migliaia di vite che hai distrutto!” “Nessuno ti crederà!” urlò lui fuori di sé “Tu non hai niente! Solo parole buttate al vento!”. Francoeur scosse la testa e fece finta di ululare, per poi indicare un mucchio di fogli riposti sulla scrivania del Direttore. Kalima inarcò un sopracciglio e disse “Non so se ho capito bene ma Francoeur dice di aver fatto vedere un modulo a … hai ululato?... Quindi l’hai dato a Lobo!”. L’uomo, premendosi una mano sulla ferita sanguinate, cercò di raggiungere la porta ma venne colpito alla schiena da due spari, che lo fecero accasciare a terra, morto. I due si voltarono verso Maynott, che era riuscito a mettersi in piedi e teneva stretta tra le mani la pistola fumante. “Con questo, la nostra amicizia finisce qui, Luis …” disse ridacchiando verso il cadavere. Poi puntò la pistola verso Kalima e Francoeur borbottando “Anche per voi la cosa finisce qui …” “Non uscirà mai dal circo vivo. Gli artisti la prenderanno appena metterà piede fuori dal vagone …” disse la trapezista stringendosi di più alla pulce “Oh, ma tu non sai niente … Luis mi ha fatto vedere le meraviglie che nasconde questo piccolo cubicolo di legno …”. Andò verso la biblioteca e tirò leggermente un libro dalla copertina verde. Subito il vagone prese a vibrare sotto ai loro piedi.

Intanto, fuori dal vagone del Direttore, le cose non erano andate come Kalima aveva pianificato ma si erano lo stesso concluse bene: Lobo era riuscito a mostrare ai altri artisti il foglio che gli aveva dato l’insetto gigante così, appena la pozione che simulava la morte del professor Amber aveva finito di fare effetto; il gruppo si ritrovò circondato da artisti non più ostili “Ora dobbiamo dirlo a Kalima” avevano detto Flora e Fauna all’unisono “E poi dopo?” domandò Lilith allarmata “Che cosa ne sarà di noi?”. Prima che Paté potesse rassicurarla in qualche modo; si udirono degli spari e il rumore sommerso di un motore che si accendeva “Guardate!” gridò Emile “Il vagone del Direttore si sta muovendo!”. Il cubicolo di legno sfrecciò davanti ai loro sguardi stupiti e lo videro dirigersi in città “Francoeur e Kalima non sono usciti dal vagone” disse Raoul rivolto ai altri “Credo che siano rimasti intrappolati là dentro!” “Si va a prenderli!” urlò Hafaza e gli altri alzarono le mani in segno di sostegno “Ma come faremo a seguirli?” domandò Maud “Vanno troppo veloci per inseguirli a piedi …” “Signora; dimenticate che, dopotutto, i vagoni li ha costruiti il Direttore” disse Stanislao “Anche i nostri vagoni sono motorizzati” “Allora che aspettiamo, che ci inviti in città il sindaco?” disse Aden “Andiamo a riprenderli!”.

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Capitolo 24
*** Panico ***


Il carro mobile di Cyfer sfrecciò attraverso la campagna incontaminata a tutta velocità, seguito poco dopo dai altri carri dei circensi. Maynott aveva provato a condurre il veicolo a suo piacimento; ma la guida di quello strano trabiccolo era più difficoltosa di quanto immaginasse. Il mezzo si stava dirigendo verso la città di Parigi, prendendo tutte le buche e i sassi che si trovavano davanti al suo cammino. “Come si guida questo affare?!?” gridò l’ex prefetto irato. Cercò di girare quella sottospecie di timone d’acciaio che era spuntato dalla libreria quando aveva azionato la macchina; ma il volante girò talmente forte che gli storse violentemente il braccio ferito dai morsi di Francoeur. Ululò dal dolore, mollando la presa dal manico.

Kalima, che ancora era intontita dalla pozione del professor Amber, dette un’occhiata veloce a Francoeur ed indicò con un impercettibile cenno della testa lo scrittoio che si trovava alle spalle della pulce gigante. Poi sillabò con le labbra le parole “Ultimo cassetto” e “Pistola”. L’insetto gigante capì ed annuì. Lentamente; senza farsi notare Maynott, cercò di dirigersi verso il mobile ma una curva particolarmente violenta lo fece finire addosso alla circense ed insieme si scontrarono contro una parete, affianco al cadavere del Direttore. I due sussultarono dall’orrore: quei occhi di ghiaccio sembravano ancora guardarli con odio.

Maynott stava schiacciando una serie di pulsanti luminosi che apparvero in ogni dove sulla stessa piattaforma del volante, troppo occupato per badare ai suoi due prigionieri, e il vagone prese a sbandare sempre di più, aprendo e chiudendo una serie di finestrelle che prima erano invisibili. Alla fine, ringhiando dall’esasperazione, si voltò verso la coppia, che era ancora stesa a terra, e gli puntò contro l’arma. “Tu, bambolina, alzati dal pavimento e vieni a guidare questo coso … subito!” gli ordinò alla circense, togliendo la sicura.

Francoeur frinì minaccioso verso l’uomo e con il suo corpo possente avvolse quello della trapezista, facendo sì che rimanesse esposto solo lui e il suo esoscheletro, immune ai proiettili. “Dannato parassita” ringhiò Maynott abbassando la pistola contro il fianco. Gli occhi neri come il catrame scrutarono l’interno del vagone, alla ricerca di qualcosa che potesse essere utile finché finirono sul bastone elettrico, che a causa delle sbandate era rotolato fino ai suoi piedi. Fece un sorriso diabolico e guardò l’insetto con gioia sadica. Lo prese accuratamente da terra e lo sventolò davanti alla faccia del chitarrista. Gli occhi rossi di Francoeur si spalancarono dal terrore e iniziò a tremare. Maynott si avvicinò, con uno sguardo folle, e girò una manopola del bastone, che si mise a produrre scintille elettriche alla punta. “L’hai voluto tu, sottospecie di pidocchio …” tubò l’uomo e tirò indietro il braccio per fare l’affondo. L’altro si rannicchiò ancora di più per poter proteggere meglio la sua amata, nonostante ella cercasse di liberarsi e continuava con le lacrime ai occhi a supplicarlo di lasciarla andare, e si preparò al colpo. Ma qualcosa urtò violentemente il retro del vagone, tanto che l’uomo perse l’equilibrio e cadde all’indietro, perdendo la presa del bastone che fu scagliato contro una delle finestrelle, per perdersi all’esterno.

Maynott si voltò verso il retro del mezzo con la bocca spalancata. Che diamine stava succedendo?


“Raoul che cosa stai facendo?!” aveva urlato Lucille guardandolo irata e spaventata nello stesso tempo. A causa dell’urto che aveva causato il fattorino, pigiando un piccolo pulsante viola, tutti tranne lui erano cascati a terra come un sacco di patate. “Prova a guidarlo tu se pensi di essere migliore di me!” aveva ribattuto l’uomo ricambiando l’occhiataccia “Ha più pulsanti questa macchina che il comando della mia adorata Michelle …” poi notando l’occhiata perplessa di Aden e dei altri circensi aggiunse con un borbottio “Il mio furgone”.

Gli artisti annuirono anche se non avevano capito perché lui avesse chiamato il suo furgone con il nome di una donna. Hafaza scosse leggermente la testa e disse “Ora l’uomo cattivo sa che noi raggiunto …” “Non potrà fare niente finché siamo qui e in movimento” ribatté il ragazzo bendato affacciandosi alla finestrella frontale “E poi guarda come fa sbandare il vagone a destra e a sinistra … è strano che il Direttore guidi il vagone così male …” “Comunque dobbiamo fermarlo prima che raggiunga la città” aveva detto Madame Gould. Poi volse il suo viso senza tratti all’uomo bendato e gli rispose “Non c’e il Direttore al volante ma il suo amico … quello che Hafaza ha fatto evadere … ha ammazzato il nostro capo ed ha azionato il vagone per scappare dal circo …”. I presenti raggelarono a quelle parole dette con tanta naturalezza dall’anziana donna. “Comunque sia, li abbiamo quasi presi …” disse Aden rivolto ai altri “Se diamo un altro paio di colpi sul retro potremo farli finire fuori strada!”. Raoul non se lo fece ripetere. Pigiò ancora il tasto viola. Si scontrarono di nuovo con l’altro vagone, facendo ricadere gli altri “Cretino!” aveva gridato la cantante “Almeno facci reggere a qualcosa!”.


Al secondo colpo; Maynott riperse l’equilibrio, difficoltosamente raggiunto, e andò a picchiare la testa contro uno spigolo della biblioteca. Non fece alcun cenno di rialzarsi e rimase fermo. Francoeur si eresse leggermente e gli diede un’occhiata. Sembrava che avesse perduto i sensi. Si tolse di dosso alla ragazza e lo indicò. Lei si alzò in piedi e si avvicinò con molta prudenza. Lo esaminò con cura e disse “Si … è ancora vivo ma il colpo che ha ricevuto l’ha messo fuori combattimento …” si voltò verso l’insetto e ordinò “Prendi le nappe che tengono su quelle tende”. Francoeur fece come gli era stato detto e lei legò l’ex prefetto come un salame “Ora, anche se riprendesse i sensi, non potrebbe più farci niente” disse Kalima soddisfatta. Si avvicinò ai comandi e urlò “Guarda che casino ha combinato! Ha rotto gran parte dei comandi con le sue orride manacce!”. Schiacciò una serie di pulsanti, facendo aprire un oblò frontale in modo da vedere la strada, e tirò anche una leva ma sembrò non sortire alcun effetto “I freni sono andati” disse rivolgendosi a Francoeur, pigiando altri pulsanti per riassestare il mezzo. Poi sentirono un terzo urto e la pulce fece un verso tra l’irritato e il sorpreso. Andò vicino a una finestrella che Kalima aveva lasciato aperta e si affacciò. C’era un vagone, identico a quello con cui stavano viaggiando, che si era scontrato contro di loro. C’era Raoul alla guida con Aden vicino. Stava per fargli un cenno quando si sentì un ‘clic’. I due vagoni motorizzati furono agganciati l’uno all’altro. “Ora che gli prende a questo affare?!” sibilò lei irritata.


“Ben fatto Raoul!” esclamò Aden “Ora cerca di frenare il più dolcemente possibile … ricordati che al suo interno ci sono i nostri amici …” “Lo so benissimo! Lo vedo anche io Francoeur da qui” sbottò l’altro. Tirò una leva e cercò di far frenare anche quello che stava di fronte. Ma sembrò non funzionare, anzi: il loro vagone aumentò la velocità come quello del Direttore “Se continua così; raggiungeremo la città in quindici minuti!” gridò Madame spaventata “Mi scusi signora …” disse Emile “Ma non vedo che cosa ci sia di male …” “Credo che la risposta sia piuttosto semplice signor Emile” rispose Paté “Credo che tutta la città sia ormai al corrente che Maynott è stato aiutato ad evadere da Cyfer: a quest’ora tutta la popolazione si starà muovendo contro di loro …” “Ma questo è ridicolo!” esclamò Maud scioccata ma il capo della polizia scosse la testa e disse “Quando si ha paura; l’istinto di sopravvivenza cancella dai occhi anche la verità …”.


Infatti, a Parigi, il primo cittadino stava comunicando con una folla inferocita al di sopra di uno spalto e gridava “Cittadini di Parigi! Unite le vostre forze e la vostra rabbia contro il Claire de lune, il circo infestato dalle creature immonde! Gridate insieme a me ‘Basta ai mostri dentro la nostra città’!”. Gli uomini alzarono il loro fucili ed i forconi mentre le donne scandivano “Al rogo!”. Il sindaco puntò il dito contro l’orizzonte e tuonò “Rispediamo all’inferno quelle creature senza Dio!”.

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Capitolo 25
*** Ritorno alla città ***


Il carro di Cyfer entrò nella periferia della città, trascinando appresso il vagone dove erano rinchiusi Raoul e gli altri. Kalima aveva tentato di riparare i freni ma fu inutile: il mezzo non voleva saperne di fermarsi né tantomeno di far un minimo cenno di cambiare direzione. Francoeur prese le spalle della ragazza con le zampe e guardò i comandi con sbigottimento: come faceva lei a capirci qualcosa? Per lui erano soltanto un mucchio di pulsanti colorati, leve e lucine! Si strinse di più contro la ragazza e frinì preoccupato. “Non avere paura: sta andando tutto bene … almeno per ora …” disse Kalima cercando di sorridere ma dentro di sé pensava “Se non riesco a fermarlo o a riprendere il controllo dei comandi rischieremo di scontrarci contro qualche edificio o di investire qualche passante …”. Aprendo un piccolo sportello; prese quattro fili elettrici, li tagliò e cercò di unirli e di far fare contatto a quello principale del freno, che si era tranciato di netto, con l’unico risultato di fare un mucchio di scintille e prendersi la scossa.

Francoeur alzò lo sguardo e puntò gli occhi verso la finestrella che avevano di fronte. Spalancò la bocca, impallidendo. Scosse le spalle della ragazza e con una zampa indicò davanti a sé. Lei borbottò “Non posso distrarmi adesso Francoeur: forse ho trovato un modo per fermare il vagone …”. La pulce gigante fece un verso spaventato e continuò a scuoterle le spalle. Alla fine ella alzò la testa, spazientita, e si mise a guardare il punto dove il chitarrista indicava costantemente. Il suo viso divenne una maschera di cera. Il vagone motorizzato stava andando contro un immenso palazzo. I due si guardarono nei occhi per un istante, poi la circense gridò “Buttati a terra!”. Francoeur non se lo fece ripetere ma, mentre si lanciava contro il pavimento, prese Kalima per un braccio e la fece stendere di nuovo sotto di lui.

Il vagone urtò violentemente contro il muro bianco sporco dell’edificio, riducendo in mille pezzi tutta la parte anteriore. Anche il vagone attaccato sul retro si scontrò con il primo ma subì meno danni. Raoul era rimasto con le mani incollate sul volante ed era inginocchiato a terra. Tremava leggermente e, lentamente, ritornò alla posizione eretta. Poi borbottò “Signori, siamo arrivati al capolinea. Grazie per aver viaggiato sull’Espresso Cyfer …”. Lucille si alzò da terra e sibilò irritata. Emile aiutò Maud ad alzarsi e sussurrò “Accidenti, che botta! Chissà come staranno Kalima e Francoeur …” “Io va a vedere …” si propose Hafaza tenendosi una mano sullo stomaco “Così io va anche a vomitare …”. Il fattorino, con le gambe un po’ traballanti, ribatté “Ehi! Non è stata mica colpa mia: il vagone seguiva i movimenti che faceva quello di Cyfer”. Si massaggiò le braccia e aggiunse “Ho provato in tutti i modi di fargli seguire i miei comandi ma sembrava dotato di vita propria …” “L’importante è che stiamo tutti bene” tagliò corto Aden. Poi guardò con bramosia la porta e disse “Anche io voglio uscire …”.

Pian piano; tutti uscirono dal vagone e videro con orrore come si era ridotto l’altro. Madame Gould, che era cieca ma aveva un udito sovrumano, piegò leggermente la testa e disse “Francoeur e Kalima stanno bene però sono rimasti intrappolati sotto la libreria”. Aden si avvicinò nel punto dove prima c’era una porta e disse “Se qualcuno mi aiuta; potremo sbloccare questo ingresso e controllare la situazione all’interno …”. Hafaza, dopo aver rimesso dentro a un bidone della pattumiera, si avvicinò al ragazzo bendato e diede un pugno poderoso contro il legno. La porta cedette subito, mostrando l’interno del vagone pieno di detriti e oggetti alla rinfusa. Aden diede un fugace sguardo e borbottò “Il danno, per fortuna, si è esteso meno di quanto pensassi: nel punto dove si dovrebbe trovare la libreria non ci sono tracce di legno spezzato o altro. Si vede che il mobile è caduto su di loro perché le viti che lo tenevano hanno ceduto …”. Si sporse di più e aggiunse “Vado a riprenderli …”.

Kalima tossì e cercò di fare il punto della situazione. Si trovava stesa sul pavimento, con la testa che gli pulsava dolorosamente e il peso della pulce gigante che gravava su di lei. L’immense libreria era caduta su di loro, proteggendoli dalle travi affilate ma bloccandoli come la neve di una valanga. La ragazza cercò di vedere il viso dell’insetto ma la polvere le aveva irritato gli occhi. “Francoeur …” lo chiamò infine, tossendo ancora. Lui, per tutta risposta, emise un flebile verso e si sollevò appena, in modo che il suo viso fosse alla stessa altezza di quello della trapezista. Lei lo guardò e fece un sospiro di sollievo. Era un po’ disorientato ma non aveva ferite gravi. Si sorrisero, per dare ad uno la rassicurazione che l’altro stava bene. Francoeur chinò il suo viso e baciò delicatamente le labbra della ragazza. Lei sollevò il suo e ricambiò il gesto. Si strinsero di più, entrambi felici di essere ancora vivi. Si diedero un altro bacio ed un altro ... “Ehm … Scusate se vi disturbo …” disse Aden schiarendosi la voce.

I due amanti volsero la testa verso il passaggio tra gli scaffali che il ragazzo, con l’aiuto di Hafaza, aveva aperto. Lui continuò “… Ma siamo dentro a un vagone che cade a pezzi e in una città piena di gente che si potrebbe rivelare ostile … quindi potreste rimandare i sbaciucchiamenti a un altro momento?”.

Hafaza si irrigidì ad un tratto, scosso da un terribile presentimento. E non fu l’unico. Anche Madame Gould aveva curvato la testa verso destra e sentiva grazie al suo udito, un insieme di mormorii e crepitii di torce. La gente inferocita li stavano raggiungendo.

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Capitolo 26
*** La fine di Maynott ***


“Dobbiamo andarcene via da questo vicolo” sentenziò l’anziana e si aggrappò al braccio di Aden. Il gruppo si diede un’occhiata preoccupata finché fu Flora a dar voce ai loro pensieri “E dove ce ne andiamo? Non possiamo andare da Lucille, Hafaza ha distrutto l’appartamento; né dal Professor Amber, che si trova troppo lontano e tantomeno ritornare allo spiazzo dove c’era prima il circo visto che è stato il sindaco a darcelo”. Si guardò intorno ed aggiunse “Ed in più abbiamo perso gli altri che ci seguivano nei altri vagoni mentre ci siamo attaccati al carro di Cyfer …”. Tutti rimasero in silenzio. Emile si mise una mano sul mento e disse “Potremo andare al cinema …” “Ti pare questo il momento di vedere un film?!” esclamò Raoul, stizzito “Perché non compriamo anche un pacchetto di popcorn?” “Ma che hai capito, idiota …” sbottò Lucille dandogli uno scappellotto alla nuca “Il cinema è il luogo ideale per nasconderci: è un posto molto buio …” “Ma siamo in troppi” disse Kalima guardando i presenti “Non possiamo muoverci tutti assieme: qualcuno ci vedrà sicuramente” “Ma non possiamo rimanere neanche qui” disse Paté prendendo parola “Per cui vi consiglio di iniziare ad avviarci, separandoci eventualmente, in modo da far perdere le nostre tracce. Poi quando saremo giunti a destinazione penseremo a qualcos’altro …”. Tutti furono d’accordo.

Francoeur si mise a saltare sui tetti, in modo da non rallentare i suoi amici visto che la corsa non faceva per lui ed era più facile lassù non incontrare gente. Al suo fianco, la splendida circense riusciva a tenere il suo passo ed ogni tanto si assicurava che ognuno andasse nella direzione giusta. Era così bella con quei capelli che si muovevano liberi nel vento e quel tenue rossore che le imporporava le guance ...

A un certo punto, quando furono arrivati al cinema dove Maud ed Emile lavoravano, la trapezista si fermò, colta da una spiacevole sensazione. Si aggrappò a un camino e tese lo sguardo dietro di sé fino a vedere la folla che, dopo essersi fermata nel luogo dell’incidente, avevano proseguito il loro cammino. Sospirò. Che cosa la turbava così tanto? Mentre stava per voltare la testa vide la folla radunarsi come tante formiche verso a un punto imprecisato della strada, un po’ più vicini alla Senna. Le si gelò il sangue nelle vene. I carri perduti si erano raggruppati tutti lì, forse per dar uno spunto a loro dove dirigersi, ed erano stati assaliti dai parigini impazziti!. Si mise una mano tra i capelli ed urlò ai altri, che intanto erano riusciti a riunirsi ai piedi dell’edificio, quello che stava succedendo. “No si ferma ora! Noi essere quasi al sicuro!” iniziò a dire Hafaza ma la ragazza ribatté inorridita “Come puoi dire una cosa del genere?” “Ma ha ragione cara …” obbiettò Madama Gould tendendo una mano verso di lei “Non possiamo fare niente contro una folla formata da centinaia di persone”. La trapezista fece un gesto con la mano e borbottò, scendendo a terra “Allora voi rifugiatevi là dentro, io ritorno indietro …” “Sei pazza?!” esclamò Aden, afferrandola “Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivare fino a qui; tu vorresti ritornare indietro?”. Lei diede uno strattone alla mano bendata e gli tirò un ceffone con l’altra. Guardò gli artisti uno per uno e disse, indicando un punto imprecisato alle loro spalle “Dovreste vergognarvi: come potete avere il coraggio di abbandonarli? Per me loro sono importanti quanto lo siete voi …”. Fece un passo in avanti e continuò “Non abbiamo scelto noi di essere così e di fare questa vita; ma siamo rimasti sempre rimasti uniti come una grande famiglia, prendendoci cura l’uno dell’altro!”. Si voltò e disse “Ho perso già una volta le persone che a me stavano di più a cuore … Non voglio che questo accada di nuovo …”. Ricacciò indietro le lacrime e concluse “Non posso … non voglio … più nascondermi”.

La folla aveva circondato i carri e li scuotevano a destra e a sinistra, presi da una furia isterica. Però si fermarono quando sul tettuccio di un mezzo apparve la figura maestosa di Kalima, che alla luce delle torce sembrava veramente la dea induista. Impietrirono dal terrore. La ragazza scese dal tettuccio del carro e gridò, furiosa “Indietro, branco di bestie!”. Poi ringhiò “Ma cosa avete al posto del cuore? Un muro di mattoni? Che fine ha fatto il vostro motto Libertà, Legalità e Fraternità?!”. Spiegò l’intera storia e le atrocità subite, toccando i cuori dei parigini che fino a pochi secondi fa erano pieni di rabbia.

Intanto la raggiunsero Raoul, Lucille e tutti gli altri. Francoeur rimase al sicuro sui tetti dei palazzi ed ascoltava attentamente ciò che diceva la trapezista. Quando le persone stavano finalmente iniziando ad abbassare le armi e i forconi; un grido echeggiò nell’aria. Maynott si era aperto la strada tra la folla.

Lo avevano tirato fuori dal vagone un gruppo di ragazzi, che si erano promessi di portarlo alla centrale di polizia quando avrebbero preso i circensi, ma egli era riuscito a scappare da loro rubandogli una rivoltella.

La stava per puntare contro la cantante, la persona più vicina della maledetta combriccola che gli aveva rovinato la vita. Lucille non aveva scampo. Il fattorino si mise a correre verso di lei gridando il suo nome mentre il volto di Maud ed Emile sbiancarono, terrorizzati. In alto, sui tetti, Francoeur cercava di saltare ma le mattonelle su cui si poggiavano le zampe erano troppo scivolose. Fischiò di rabbia e di disperazione. La canna dell’arma era a pochi centimetri dalla testa ramata della donna ed l’ex prefetto stava per premere il grilletto, ridendo di gusto, quando gli occhi neri si spalancarono e divennero vuoti.

Lentamente; egli si accasciò a terra, gemendo in modo quasi impercettibile, ed morì con un’espressione incredula sul viso. Il retro della giacca si tinse del sangue causato da un grosso foro nel centro della schiena. Raoul raggiunse la sua fidanzata e l’abbracciò forte, ringraziando il cielo tra le lacrime che stesse bene. La cantante era ancora paralizzata dallo shock ma quando sentirono le braccia del fattorino circondarla; ricambiò la stretta e verso anche lei qualche lacrima. Gli occhi nocciola si posarono per qualche secondo sul cadavere, poi si sollevarono fino a che non vide Kalima.

Ella teneva ancora stretto nelle sue quattro mani il fucile che aveva sottratto a un cittadino e stava tremando. Un sottile filo di fumo fuoriusciva dalla canna.

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Capitolo 27
*** L'arrivo della primavera ***


“Mr. Paté, posso comprendere benissimo i suoi sentimenti, ma purtroppo mi ritrovo con le mani legate in questo caso …” stava spiegando placidamente il sindaco di Parigi al prefetto. Era passata una settimana dalla rivolta di Parigi contro il Claire de lune. I due uomini si trovavano nel ufficio del politico, un po’ troppo sontuoso per i gusti di Paté, e stavano discutendo sul rilascio di Kalima, arrestata per aver ucciso Maynott “Ma se ella non avesse rubato quel fucile e sparato a quel manigoldo; sarebbe morta la signorina Lucille al suo posto!” aveva protestato il capo della polizia, tormentandosi il bordo della tuba “Dovrà pur dimostrare qualcosa … quella ragazza ha agito per difesa …”. Il sindaco lo guardò dritto nei occhi e disse freddamente “Però la ragazza ha pur ucciso un uomo e questo gesto è punibile in tutta la Francia con la pena di morte tramite ghigliottina, anche se esso era un fuorilegge e assassino …”.

Raoul camminava avanti e indietro fuori dalla magistratura, agitato. Anche gli altri erano ansiosi di sapere come stesse andando la trattativa con il sindaco. Francoeur era al fianco di Lucille e teneva gli occhi fissi sulla finestra dove si doveva trovare l’ufficio del politico. Quando avevano arrestato la trapezista; l’insetto gigante era strisciato per un breve tratto, pronto ad intervenire, ma la ragazza aveva alzato lo sguardo verso di lui e scosso la testa. Con un piccolo gesto delle mani lo aveva esorto a starsene fermo dov’era ed aveva seguito senza fiatare l’agente, che la rinchiuse dentro a un furgoncino della polizia ed l’aveva trasportata in prigione. Da allora era andato a trovarla ogni giorno, vestito con il suo solito completo che utilizzava per nascondersi dai parigini. Grazie alla benevolenza di Paté era riuscito a passare meravigliosi momenti, anche se rinchiusi in una piccola cella umida e fredda, scambiandosi piccoli baci e abbracciandosi teneramente. E ogni volta che si dovevano separare era sempre un tormento per entrambi. Chiuse gli occhi e pregò silenziosamente che il prefetto riuscisse a fare qualcosa.

Dopo un paio d’ore; l’uomo era uscito e si stava dirigendo verso di loro ma bastò un solo sguardo per capire che non c’era stato niente da fare: Kalima sarà ghigliottinata entro la fine del mese. Francoeur sentì il mondo crollargli addosso. Si inginocchiò a terra e si ricoprì il viso con le mani. “Quel … quel … mostro!” balbettò la cantante fuori di sé. Strinse le mani a pugno e urlò “Se quella ragazza avesse salvato la vita a lui; a quest’ora sarebbe stata riempita di onori!”. Il fattorino prese la fidanzata per le spalle e lei si appoggiò al suo corpo, mettendosi a piangere “Non è giusto che debba essere condannata per avermi salvato la vita!”.

Emile diede una pacca sulla spalla dell’insetto gigante che lentamente si stava rialzando in piedi. D’improvviso scattò in un balzo portentoso e saltò da un tetto all’altro verso la prigione. Arrivò senza farsi vedere da nessuno ed entrò nell’edificio. Gli agenti erano ormai abituati alle frequenti visite del famoso musicista e lo fecero passare senza dire niente. Lui fece un cenno con la testa ed entrò nella cella.

Kalima era in piedi a guardare fuori dalla finestra ma quando sentì le porte aprirsi, si voltò di scatto. Il suo viso si riempì di candido rossore e gli rivolse un sorriso così dolce che lo fecero sentire ancora più male. “Francoeur” disse lei andando verso il musicista ed accarezzandogli la guancia “Che cosa ci fai qui? Di solito vieni più tardi …”. La pulce l’abbracciò con forza e emise un piccolo fischio doloroso. La lasciò andare e si mise a frugarsi nelle tasche, finché non tirò fuori un taccuino e una matita. Scrisse in fretta ciò che aveva detto Paté ed aspettò una risposta. La ragazza, però, non disse niente e si limitò ad appoggiare la testa contro il suo petto.

Francoeur tornò a stringerla a sé, appoggiando il viso sulla testa di lei e iniziò a cantare

“Dove siamo?
Cosa diavolo sta succedendo?
La polvere ha appena iniziato a cadere
Cerchi bucati nel tappeto
Dimenticati Ritrovati.

Fammi girare di nuovo
E stropicciami gli occhi
Questo non può accadere …”.

Kalima lo strinse di più e iniziò a piangere. Lucille e gli altri, però, non volevano arrendersi. Fecero di tutto ciò legalmente possibile per far si che la trapezista avesse la grazia. Pensarono anche di andare dal presidente e di esporgli il caso ma tutti i loro sforzi furono vani. Così arrivò la fine del mese.

Il giorno dell’esecuzione Francoeur era sui tetti e stava guardando lo spiazzo della prigione riempirsi di gente. Si ritrovò ad odiarli uno per uno. Respirò profondamente e attese. Indosso non aveva il suo tradizionale travestimento, ma una lunga giacca marrone logorata e un cappello nero a larghe tese. Ora era il Mostro di Parigi, un essere a cui non interessavano le futili regole create dall’uomo. Avrebbe salvato la sua amata ed sarebbero fuggiti insieme, anche se questo significava abbandonare Parigi ed i suoi amici. Il suo cuore si strinse al pensiero. Doveva molto a loro ed avrebbe sofferto la loro mancanza e di quelle piccole cose che li rendevano unici ma era sicuro che avrebbero capito il suo gesto e perdonato.

Un cupo mormorio echeggiò nell’aria, facendolo distrarre dai suoi pensieri. La gente stava parlando tra loro e sembravano piuttosto sconcertati. Si mise in ascolto. Essendo una pulce, il suo udito era portentoso e così poté sentire ciò che si stavano dicendo. Il sindaco stava esclamando “E’ successo ancora una volta! Andate subito a chiamarmi Paté! Mandate alcuni uomini allo spiazzo riservato al circo!”. L’insetto sussultò nel sentire tutto ciò. Decise di ritornare all’Oiseau Rare.

Lucille camminava avanti e indietro, senza sosta e diceva “Me lo sentivo che Francoeur stava progettando qualcosa! Ogni giorno diventava sempre più disperato … ma indossare gli abiti del Mostro …” “Devi stare tranquilla, Lucille” disse Raoul cercando di stare calmo a sua volta “A tratti può sembrare anche ingenuo; ma non è così stupido da assaltare una prigione …”. Emile ribatté “Io penso tutto l’opposto: se capitasse una cosa del genere a Maud avrei fatto di tutto per liberarla …”. La donna, sentendo ciò, lo abbracciò amorevolmente, appoggiando il viso contro la sua spalla. Poi la sua fronte si corrugò e chiese “Ma … non vi siete accorti che, da quando hanno preso Kalima, gli altri artisti del circo non si sono fatti più vedere in giro?”. Si guardarono nei occhi.

In quel momento Francoeur entrò da una delle finestre del locale e frinì a mo di saluto. La cantante andò subito da lui e gridò “Dove ti eri cacciato?!? Eravamo tutti così in pena per te!”. L’insetto chinò la testa, dispiaciuto, poi prese il suo taccuino, scrisse velocemente e porse il foglietto alla ragazza. Lei lo prese con cura ed lesse ad alta voce, in modo che gli altri potessero sentire. Quando ebbe finito, disse “Non ci resta che aspettare il prefetto: soltanto lui potrà dirci che cosa è accaduto”.

Attesero diverse ore, in piena apprensione. Verso sera, finalmente, il prefetto varcò la soglia del locale, ansimando leggermente, e disse “E’ riuscita a scappare … insieme ai altri artisti … lo hanno fatto la scorsa notte …”. Raccontò ciò che aveva scoperto: a quanto pare neanche gli artisti del circo erano rimasti con le mani in mano così hanno pianificato la sua fuga come avevano fatto con Maynott. Aveva riconosciuto la mano di Hafaza e la sostanza narcotica che aveva stordito le guardie di turno. E gli agenti che erano andati allo spiazzo? Lo trovarono vuoto tranne il terreno. Era ricoperto di vernice scrostata nera con parti d’argento: avevano cambiato il colore dei vagoni meccanici.

“Ma perché non ci hanno riferito nulla?” domandò Raoul offeso “Credevo che ci considerassero dei amici …” “Ed è così infatti” ribatté il prefetto “Se noi avemmo saputo qualcosa ed il sindaco se ne fosse accorto; saremo stati arrestati per complicità …”. Francoeur aveva smesso di ascoltare ed aveva appoggiato una delle sue mani sul cuore e sospirò. Kalima … Amore mio …

Un anno dopo …

Francoeur era sotto un albero e stava pizzicando le corde della chitarra senza troppo entusiasmo. Ormai Parigi si era dimenticata del Claire de lune e di tutti i suoi artisti, compresa Kalima che doveva essere giustiziata per l’omicidio di Maynott. Era il primo giorno di primavera e tutti, in città ed altrove, erano allegri. Tutti tranne lui. Guardò per qualche secondo Lucille litigare con Raoul perché aveva portato una delle sue invenzioni che, invece di aiutarli a mettere una tovaglia sul prato e mettere le posate; si era messo a lanciarle. Emile era steso a terra, colpito alla fronte con un cucchiaio volante e Maud gli tamponava la faccia con un fazzoletto umido.

Finalmente il fattorino riuscì a spegnere il marchingegno ed allora l’insetto gigante riprese a suonare. Mentre stava ripetendo un ritornello; il vento trasportò il petalo di una rosa e lo posò sul suo viso. L’insetto allungò una mano, lo portò ai occhi e lo studiò attentamente. Era un petalo bianco di una rosa ma, d’improvviso, divenne prima rosa e dopo rosso scarlatto. Anche gli altri avevano visto la trasformazione del petalo e sussultarono. Solo una persona era capace di far cambiare così il colore di un fiore …

Francoeur si voltò di scatto e vide in lontananza una graziosa ragazza dai capelli ramati e la mantella nera dai decori d’oro che si muoveva nel vento. Alle sue spalle c’erano tutti gli altri artisti del Claire de lune, felici e sorridenti, sfoggiando dei apparecchi che li confondevano perfettamente con le altre persone.

Flora e Fauna furono le prime a mettersi a correre verso il gruppo, andando ad abbracciare Maud ed Emile, seguite poco dopo da tutti gli altri. Solo allora il musicista si mise in piedi, colmo di una felicità senza pari, e corse verso Kalima, incurante che il vento gli avesse fatto cadere il cappello. Anche lei gli andò incontro urlando dalla gioia. Finalmente era arrivata anche per lui la primavera.

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