Best Years Of Our Lives

di freakout
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno di scuola. ***
Capitolo 2: *** Chiacchiere da spogliatoi. ***
Capitolo 3: *** Ci voleva la pioggia. ***
Capitolo 4: *** Rabbia. ***
Capitolo 5: *** Dopotutto l'apparenza inganna. ***
Capitolo 6: *** Amicizia e tradimento. ***
Capitolo 7: *** Caccia al tesoro. ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno di scuola. ***


Best Years Of Our Lives

 
“ Classe 1-B del primo anno di liceo, formata da: Belle, Blue, Crystal, Diamont, Gold, Green, Hikari, Hue, Komor, Kotone, Kyohei, Lino, Mei, N, Pearl, Red, Rosso, Ruby, Sapphire, Silver, Touko, Touya ”.
Ventidue ragazzi provenienti da ambienti familiari, esperienze e avventure felici e dolorose diverse, capitati nella stessa modesta classe. Alcuni si conoscono, altri meno e altri ancora si ritrovano completamente soli e spaesati, ma ognuno di loro ha una cosa in comune: è un adolescente.
Ognuno di loro ha, o avrà, i propri problemi ed è grazie ad essi che nasceranno sentimenti contrastanti: a volte si ameranno mentre altre si odieranno.
Nasceranno tanti amori e tante amicizie quanti se ne distruggeranno, e ci saranno tradimenti, discussioni, soprese, rivelazioni, gelosie, delusioni, competizioni e incomprensioni.
I loro rapporti nasceranno, si romperanno e si riuniranno, affronteranno sempre tutto a testa alta e cresceranno e matureranno insieme, nel corso dei cinque anni che affronteranno, alla fine dei quali la loro vita cambierà radicalmente e allora capiranno che quell’aula in fondo al corridoio del secondo piano, quell’aula con i banchi incisi dei loro nomi, quell’aula che è stata testimone della loro crescita, è e per sempre resterà quel luogo in cui, ogni mattina, entravano incuranti del problemi, ansiosi di scoprire quante più nuove emozioni; quel luogo in cui ogni lacrima veniva asciugata per lasciar posto ad un meraviglioso sorriso.

 

1.      PRIMO GIORNO DI SCUOLA.     [CRYSTAL]

“ Che rottura ”
Sono queste le due uniche parole a cui pensa Crystal, ragazza dai capelli di un insolito blu che attende, nel cortile della scuola, il suono della campana che simboleggerà l’inizio della sua nuova vita.
Ma non sembra importarle poi molto; scorbutica, bruta e timida ragazza che, se la legge non lo vietasse, sarebbe ancora sotto le coperte a sonnecchiare.

 In attesa di essere chiamata, Crystal, nell’aula magna della scuola, scruta i volti dei ragazzi cercando di scommettere con chi sarebbe andata a finire, tuttavia viene chiamata molto più presto del previsto, difatti era la terza nell’appello della classe 1-B.
Così Crystal raggiunse la propria postazione e cominciò ad osservare le due ragazze chiamate prima di lei e dopo i seguenti. I suoi occhi, però, si posarono su una ragazza dai lunghi capelli biondo cenere e occhi blu che veniva amichevolmente infastidita da un altro compagno: capelli biondo/castano chiarissimo e occhi verdi; anche se Crystal non riusciva a ricordarne il nome sapeva bene chi fosse, come tutti gli altri ragazzi della scuola, del resto.
Perché sì, in quella scuola che ospitava sia medie che superiori la gente che la frequentava era più o meno sempre la stessa, così non c’era praticamente nessuno che non conoscesse il “ragazzo più popolare della scuola”, definizione che bastava e avanzava per permettere a Crystal di farselo star antipatico.
Quando i nomi per l’appello vennero esauriti i componenti della classe cominciarono a far gruppo con persone che conoscevano già e Blue, la ragazza su cui Crystal aveva posato gli occhi prima, le si avvicinò sorridendole.

 Entrata in classe Crystal scelse di sedersi al terzo banco della fila laterale vicino alle finestre e Blue, sempre sorridente, le si affiancò e le due cominciarono a chiacchierare.
Entrò in classe una giovane donna sprizzante energia che, presentandosi come la loro professoressa di lettere, chiese di alzarsi uno ad uno e comunicare alla classe i propri nomi, aggiunse inoltre che non c’era affatto bisogno di presentarsi in quanto, continuò, nessuno si descriveva per ciò che realmente era nelle presentazioni di classe, invitò quindi i ragazzi a conoscersi privatamente.
Crystal, dal suo posticino, osservava i compagni notando, assieme a Blue, alcuni simpatici particolari, ad esempio: Green (che, per chi non l’avesse capito, è il già citato ragazzo più popolare della scuola) e Red, i due ragazzi seduti due banchi avanti al loro, condividevano un’amicizia particolare in quanto era ben visibile il fatto che fossero uno l’opposto dell’altro.
Poi c’era la ragazza allegra al primo banco della fila centrale, Kotone, che aveva una cotta quasi maniacale per Red e non accennava a nasconderlo.
Poi c’erano Gold e Silver, che non facevano altro che litigare ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano.
E ancora c’erano Gold e Ruby (ragazzo con uno strambo cappello bianco e verde), con la loro fantastica amicizia tutta da studiare.
Infine c’erano Touko, il fratello Touya, Komor e Belle che, con l’aggiunta forzata di N (da Touya) formavano il gruppo perfetto di migliori amici.
Ma Crystal, individualmente, notò anche dei piccoli ma continui litigi tra Gold e Sapphire e, soprattutto, il completo disprezzo che Touko (a titolo informativo: la ragazza di cui più si parlava a scuola, e non sempre in modo positivo) provava verso Green che, dal canto suo, amava infastidirla ed irritarla. Questo fatto fece nascere un lieve e soffocato sorriso sulle labbra dell’osservatrice perché che i due ragazzi più gettonati dell’istituto non riuscissero a condividere l’aria era davvero inaspettato.
La 1-B che altre sorprese avrebbe riservato a Crystal?

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Capitolo 2
*** Chiacchiere da spogliatoi. ***


2. CHIACCHERE DA SPOGLIATOI.     [TOUKO - RUBY]

Touko si preparava per andare a scuola, accompagnata dal fratello e dai due migliori amici, Komor e Belle. Arrivati al cortile della scuola si divisero e Touko, ancora in compagnia di Belle, si precipitò con lo sguardo alla ricerca di Kotone, una nuova amica.
La trovarono circondata da svariati studenti e, facendosi strada tra la folla, la sentirono urlare idiozie assieme a Gold, così le due amiche cominciarono a preoccuparsi ricredendosi però quando, arrivate finalmente dall’amica, constatarono che si trattava solo di una partita a carte che Gold perse.
Kotone si unì alle due e ricordò loro dell’ora di educazione fisica che si sarebbe svolta in piscina.
Si avviarono in classe prima del suono della campanella ma, proprio quando stavano per girare la maniglia della porta, udirono una voce proveniente da dentro l’aula ma non riuscirono a distinguere di chi fosse, così per non interrompere qualsiasi cosi si stesse svolgendo lì dentro, decisero di entrare al suono della campana.
Entrarono in aula con i compagni ma riuscirono comunque a notare che gli unici due ad essere già in classe erano Ruby e Sapphire ma chiedere a uno dei due cosa fosse successo non si rivelò una buona idea, tuttavia Kotone fece cenno a Touko (dato che a Belle non parve interessare) di avere un’idea e, così facendo, si sedette al suo fianco.
Giunse la terza ora e i ragazzi si recarono, come da orario, in piscina godendosela al massimo e, una mezz’ora prima del suono della campana, ragazze e ragazzi andarono nei rispettivi spogliatoi.

 Quando tutte le ragazze si trovarono fuori dalle docce Kotone cominciò a “ studiare ” i loro corpi, partendo da Touko ricevendo di tutta risposta un calcio ben assestato, così Kotone comprese che magari mettere in atto il suo piano sarebbe stata un’idea migliore, così urlò: “ Siamo delle ragazze in uno spogliatoio scolastico ed nostro dovere discutere di argomenti tipici di questa situazione! ”.
Sotto lo sguardo interrogativo delle compagne Kotone continuò: “ Tra tutti i ragazzi della nostra classe, c’è qualcuno che vi piace? ”.
Kotone, notati i diversi brusì, decise di avanzare delle congetture, girandosi subito verso Touko che, capendo le sue intenzioni cercò invano di fermarla.
“ Per quanto riguarda me, beh, ovviamente c’è il mio Red! È così misterioso, è così figo! Con quel suo sguardo penetrante di color rosso intenso, con le sue poche parole, con…- ”.
Touko, notando l’amica con gli occhi quasi a forma di cuoricini le diede una pacca sulla spalla per farla riprendere e incitarla ad andare avanti, dimenticando che il primo obiettivo sarebbe state lei.
“Mh, sì. Secondo me la mia Touko ha un debole per l’alto, elegante, misterioso, gentile e taciturno N!”. Touko si trovò così ad arrossire di colpo ma vedendo le compagne ridere partì all’attacco: “ Ridete, ridete! Ce n’è anche per voi, eh! Per esempio tu, Sapphire, sei sicuramente innamorata di pisellino! ”.
Le compagne la osservarono con aria interrogativa e allora Touko ricordò che lei era l’unica a conoscere quel soprannome, così spiegò: “ Pisellino è il soprannome che demmo a Ruby all’asilo perché vestiva sempre, e intendo sempre, di verde ”.
(Piccola parentesi: Touko difatti frequentò l’asilo assieme a Ruby con cui dopo, però, perse i contatti)
Sapphire allora, arrossendo visibilmente, cercò in tutti i modi di negare, fallendo miseramente.
Touko e Kotone avevano già ottenuto ciò che cercavano ma, ormai, prese dall’argomento, continuarono a tirar fuori una coppia dopo l’altra, con l’aggregazione delle altre:

-          “ E Mei? Kyohei o Hue? Non saprei! ”

-          “ Pearl gira spesso attorno ad Hikari! ”

-          “ Ma secondo me Hikari ha una cotta per Touya ”.

Continuarono così finché Kotone non pronunciò il nome di Belle, fermata immediatamente da Touko che, con decisione, disse: “ No, Belle non è innamorata di nessuno, altrimenti lo saprei! ”.
Kotone stava per annuire quando Belle, sorridente e con gli occhi socchiusi, affermò invece di essere innamorata.
Touko e Kotone rimasero quindi pietrificate, incapaci di parlare, con gli occhi sgranati fissi su Belle, per poi emettere un unico, forte e squillante suono accompagnato da quello della campanella che segnava la fine dell’ora: “ COOOOOOOOOOSAAAAAAAAAA?!?! ”.

 Intanto, nello spogliatoio dei ragazzi, i compagni (fatta eccezione per Gold) si ritrovarono davanti per la prima volta ad uno Ruby senza cappello ed Hue avanzò parola: “ Dovresti portare meno spesso quello strambo cappello: capelli neri e occhi rossi, bell’accoppiata ”.
I compagni riflessero un attimo e accettarono il fatto che Ruby, effettivamente, aveva i capelli neri così Green avanzò un paragone che avrebbe perseguitato il povero Ruby per il resto della sua esistenza: “ Capelli neri e occhi rossi, proprio come Red ”.
Ruby rimase pietrificato nell’apprendere l’indiscussa verità, supportato da Gold con appariscente preoccupazione. Così Ruby, come svegliato da una trance, disse: “ Come Red! Come Red!! Perché se ho le stesse caratteristiche di Red non sono popolare quanto lui?! ”.
Gold, da bravo amico idiota, lo accompagnò in quella che non si capiva se fosse solo una sceneggiata o meno mentre Green fece per andarsene, come se avesse completamente perso interesse in quella forma di vita chiamata Ruby, tanto gli risultò stupida.
Tornato in classe Ruby si avviò verso Kotone ma, prima di parlarle, notò l’espressione di Touko (che le stava seduta accanto) pensierosa e triste.
Riflesse un attimo ma scelse di non dirle nulla, così riportò la sua attenzione su Kotone e le disse: “ C’è una domanda importante che devo rivolgere alla persona che più al mondo ama Red ”.
Gli occhi di Kotone s’illuminarono e, con la solita carica di adrenalina, affermò: “ Sì, sì! Sono io!! ”.
Ruby dunque continuò: “ Bene, ecco… Red ha i capelli neri e gli occhi rossi, …cioè, anch’io ho le stesse caratteristiche, allora perché non sono popolare quanto lui?! ”.
Il volto di Kotone si trasformò in un’espressione di superficialità, come se la risposta a quella stupida domanda fosse più che ovvia: “ Ma che domande sono? Non paragonarti mai più a Red, lui è figo e tu no, punto ”.
Ruby si sentì cadere addosso un masso tanto erano state schiette e cattive le parole di Kotone, così rimase depresso per un bel po’.

 Intanto Touko si ritrovava ancora immersa nei propri pensieri, con aria triste e abbattuta: Belle era innamorata di qualcuno e lei, la sua migliore amica, non ne era stata informata.
Perché non gliel’aveva detto? Eppure Touko le raccontava ogni cosa e, probabilmente, Belle sapeva cose su di lei che nemmeno la stessa conosceva, e allora perché Belle non si fidava di lei?
Finite le lezioni Kotone trascinò fuori dalla scuola Touko prima che potesse unirsi a Belle e compagnia per tornare a casa:

-          “ Kotone, questo… questo è un rapimento! ”

-          “ Senti, tu non vuoi sapere cosa ci nasconde belle?! ”

-          “ La curiosità mi sta mangiando viva ma… ”

-          “ Komor o Touya?! ”

-          “ Cosa?! Mio fratello è un sospettato?! ”.

Dopo la breve conversazione con l’amica affermò di dover andare a casa. Durante il tragitto notò un viso conosciuto seduto comodamente su una panchina, con una lattina in mano ed entrambi i gomiti appoggiati sullo schienale e la testa inclinata all’indietro: “ Ruby? ”.
Il ragazzo quasi sobbalzò, come risvegliato da un sogno ad occhi aperti e si spostò per far spazio alla vecchia amica che notò la sua aria abbattuta e chiese:

-          “ Cosa c’è che non va? ”

-          “ Potrei farti la stessa domanda, hai una faccia così triste ”

-          “ Potrei anche dirtelo se tu me lo dicessi per primo ”

-          “ Ma chi mi garantisce che dopo che io te lo dico tu mantieni la promessa? ”

-          “ Falla finita e parla, pisellino ”

-          “ Ah! Come puoi ricordare quel dannato soprannome?! ”

-          “ Andiamo, non provare a cambiare discorso… ”

-          “ Mh, il problema è…. Sapphire, lei è un’amica d’infanzia e diciamo che noi… ”

-          “ Oh, è nato un amore?! ”

-          “ Questo è il problema! Io non lo so! Non è che lei non mi piaccia ma è Sapphire, è strano vederla in quel modo ”

-          “ E lei, cosa pensa? ”

-          “ Se l’ho etichettato come problema significa che non è d’accordo, no? ”

-          “ Quindi c’è lei che è innamorata e tu, stupido, che la vedi ancora come una sorellina a cui fa attenzione. E, dato che l'ho capito, Gold che c’entra? ”

-          “ Gold lo sa, non perché io gliene abbia parlato ma perché certe cose le capisce da solo, e vuoi che io gliene parli, vuole essere quel genere di amico che da consigli su questa roba ma proprio non ce la faccio a raccontargli di tutti i miei problemi. Il tuo problema, invece? ”

-          “ Buffo ma… il mio problema è lo stesso di Gold. Io sono la migliore amica di Belle e lei la mia, no? Io le racconto sempre tutto, allora perché lei non lo fa? ”

-          “ Solo perché tu lo fai non significa che lei debba farlo di dovere. Io penso che non ci sia bisogno di raccontarci tutto per essere dei buoni amici. Ci sono cose di cui nemmeno io sono sicuro, ho bisogno di rifletterci da solo e dopo, quando avrò preso la mia decisione, sarò disposto a parlarne, vorrei solo che Gold mi lasciasse del tempo ”.

-          “ Ma dopo tutto il tempo passato assieme, dopo tutto il tempo che io ho passato insieme a Belle, mi sono sentita tradita…- ”.

Ruby sobbalzò ancora, ignaro su quale mossa fare, accanto alla dolce Touko ormai piangente e singhiozzante. Quando Touko si calmò si scusò visibilmente imbarazzata ma Ruby le sorrise caldamente e, avvicinandole il pugno, affermò: “ Nessun problema, tanto noi siamo soci, no? ”.
Touko, che non aveva certo dimenticato il loro passato insieme all’asilo, rimase sorpresa e contenta nel scoprire che non era l’unica a ricordarlo, così ricambiò il sorriso e avvicinò il suo pugno a quello del vecchio amico.

 Quando Touko stava per varcare la porta di casa sua Ruby, già più lontano e sempre con il corpo rivolto verso la sua strada e le mani in tasca, voltò la testa verso Touko e chiese:

-          “ Hey, hai sentito quella cosa che ho chiesto oggi a Kotone? ”

-          “ Quella storia riguardo la tua somiglianza a Red? ”

-          “ Quella. Ti ricordi anche la risposta di Kotone? Sei d’accordo con lei? ”

-          “ La ricordo. Tu, Ruby, non sei affatto figo come Red…- ”

Ruby calò il viso fingendo di piangere demoralizzato a causa dell’ennesima cattiva risposta ma Touko continuò: “ …Ma anche tu hai tanti lati buoni e ti trovo anche abbastanza carino, sai? ”.
Touko quindi entrò in casa lasciandosi dietro un Ruby sprizzante d’energia, come se fosse appena rinato.

ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve (?).
Inizio col dire che vi ringrazio di aver letto sin qui e che mi scuso per eventuali errori di grammatica/battitura.
E, adesso, ci tengo a precisare una cosa: ho dovuto far avere la reazione sorpresa ai compagni di Ruby alla scoperta dei suoi capelli neri! 
Io ho sempre creduto li avesse bianchi! 
L’ho tipo scoperto manco l’anno scorso che è un cappello, ma che volete ci capisca con la grafica del gba?! 
Insomma, è stato un trauma, compatitemi.
Inoltre LO SO, so che Ruby spesso ha gli occhi verdi, ma altrettanto spesso li colorano di rosso, e sono più fighi quindi niente, chiudete un occhio, o anche due.
Quindi boh, ciao e alla prossima, e grazie ancora ;)

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Capitolo 3
*** Ci voleva la pioggia. ***


1.      CI VOLEVA LA PIOGGIA.     [GREEN - TOUKO]

Tristissima, freddissima e grigia giornata di pioggia in cui Green non voleva e non poteva permettersi di rimanere al calduccio sotto le coperte.
Era ancora molto presto e di luce, fuori, proprio non ce n’era.
Si precipitò a sciacquarsi il viso per poi specchiarlo, e ancora una volta cercò di sfuggire alla verità che i suoi bellissimi occhi verdi non gli permettevano di dimenticare.
Indossò abiti più pesanti dei soliti, bevve una tazza di cioccolata calda e osservò la cucina vuota notando, sul tavolo, un bigliettino che, sapeva, non avrebbe letto perché a Green non serviva leggere il contenuto di uno stupido bigliettino per sapere ciò che si celava dietro quella parole.
Il silenzio, in quella casa, era così snervante e assillante da apparire terribilmente rumoroso, così tanto che Green era solito chiedersi come mai i vicini non si fossero ancora lamentati.
La luce del mattino si fece spazio tra i nuvoloni e Green si accinse ad uscire, guardando per l’ultima volta l’ingresso della casa a cui vorrebbe non dover far ritorno e, voltandosi, se la lasciò dietro, dimenticandola per lasciar spazio a ricordi ben più piacevoli di cui poteva godere solo andando a scuola.
Perché anche se la sua situazione familiare non era una delle migliori gli bastava solo uscire da quella casa per tornare felice, gli bastava solo una chiacchierata con Red (per quanto potesse essere interessante), gli bastava solo la scuola.

 Green trovò, come al solito, Red all’angolo della strada per andare a scuola e durante il tragitto incrociò lo sguardo con quello di Touko che, insieme ad altri della classe, camminava sul marciapiede di fronte.
Continuava a piovere a dirotto e, in classe, sembravano tutti sommersi da mille problemi, incapaci anche solo di sfornare un minuscolo sorriso: bastava la pioggia e un cielo scuro che già nell’aria si respirava depressione.
Kotone, così come la professoressa Aralia, non si lasciò scoraggiare da un po’ d’acqua e, incapace di sostenere ancora quell’atmosfera da funerale, decise di rallegrare i compagni accompagnata dall’insegnante.
La professoressa Aralia cominciò proponendo agli alunni un’attività diversa perché, in un giorno come quello, dovevano passare il loro tempo sui libri? Avrebbero studiato, sì, ma ci volevano dei colori, assolutamente.
Quello che Aralia aveva in mente era la realizzazione di alcuni cartelloni, idea appoggiata solo da Kotone e Pearl, in quanto tutti gli altri erano troppo contagiati dalla tristezza del cielo per accettare di fare qualcosa destinata a dei bambini. Tuttavia era la professoressa a decidere e così passarono un paio d’ore a ritagliare ed incollare su cartoncini colorati, litigando a volte su chi doveva essere il primo.
Green notò due particolari abbastanza inusuali: uno era Crystal che rideva e scherzava insieme agli altri, cosa che non faceva quasi mai; l’altra era che Touko e Belle non stavano insieme, quasi gli sembrò si evitassero.
Finita l’attività tutto tornarono ai propri posti ma la pioggia non accennava a voler diminuire, quasi minacciava di dover peggiorare: il cielo doveva essere decisamente triste e arrabbiato, quel giorno.
Poco prima l’ora dell’uscita passò una circolare che avvisò di un certo incidente alla scuola causato dal brutto tempo e che, a causa di questo, l’uscita doveva essere posticipata a tempo indeterminato.
I volti dei ragazzi sbiancarono di colpo: non bastava una giornata tristissima come quella ma ci voleva anche di essere rinchiusi a scuola.
Tuttavia, come al suo solito, Kotone continuò a non scoraggiarsi e cominciò a parlare (urlare, in realtà): “ Forza ragazzi, non lasciamoci scoraggiare dalla pioggia! Guardiamola da un’altra prospettiva! Siamo rinchiusi a scuola, liberi di fare ciò che ci pare e siamo insieme! Divertiamoci, via quei brutti musi, depressi! ”.
I compagni sorrisero sospirando e Touko affermò di essere d’accordo, seguita prima da Belle, Green, Ruby e via via tutti gli altri.
Giunta finalmente l’ora di tornare a casa Belle si avvicinò a Touko proponendole di andare a casa insieme ma lei rifiutò, affermando di dover fare ancora qualcosa, ma Belle era realmente la sua migliore amica e una bugia sapeva riconoscerla ma accettò comunque e andò via raccomandandole di far presto per evitare che la pioggia ricominciasse.
Touko aspettò una ventina di minuti seduta al proprio posto, in classe, osservando il cielo immersa nei propri pensieri finché sottili linee quasi invisibili ma rumorose la svegliarono, allora sobbalzò e disse: “ Oh no! Quanto tempo è passato?! Sta di nuovo piovendo, adesso come torno a casa?! ”.

-          “ Yo ”.

Una voce maschile che avrebbe riconosciuto anche tra altre mille le aveva parlato da dietro così Touko si girò lentamente verso la porta con la certezza di sapere chi si sarebbe trovata davanti ma, finché non incrociò i suoi occhi sperò con tutto il cuore non fosse lui: “ perfetto ”.

-          “ Green, che ci fai qui? ”

-          “ Per il tuo stesso motivo. Intendo la pioggia, non il litigio con un amico ”

-          “ Di che stai parlando? Sei irritante! ”

-          “ Ma come? Del fatto che sei rimasta qui per non andare con Belle, no? ”

-          “ Tu… come?! Non sono affari tuoi, lasciami in pace, ho da fare! ”.

Così dicendo Touko si risedette al suo posto e, aprendo la cartella, prese un libro e un quaderno e cominciò a scrivere ignorando completamente la presenza del ragazzo che le si avvicinò per vedere cosa stesse studiando:

-          “ Matematica? Ma domani non l’abbiamo… ”

-          “ Non ci capisco nulla. Devo studiarla, okay? ”

-          “ Sai, io me la cavo. Se vuoi posso aiutarti ”

-          “ Ovvio che no…., non ti credo… ”

-          “ Oh, te la stai pensando! ”.

Touko abbassò lo sguardo verso il libro e lesse qualcosa, arrossì leggermente e si spostò nella sedia accanto per far spazio a Green e, mentre il ragazzo cominciava a scorrere le righe dell’esercizio, Touko avanzò una domanda:

-          “ Perché sei qui? Intendo il vero motivo ”

-          “ Nessun motivo in particolare ” –rispose distrattamente, senza togliere gli occhi dal libro-

-          “ Capisco, non vuoi dirmelo ”

-          “ E tu? Perché hai litigato con Belle? ” –questa volta si voltò-

-          “ No…Non abbiamo litigato… ”

-          “ Qualunque cosa sia parlale, no? ”

-          “ E se pensasse che sono infantile? ”

-          “ Ma tu sei infantile, piccola Touko ”.

Allora Touko si adirò. Odiava Green e i suoi modi di fare, la sua voce così vissuta e presuntuosa, odiava il fatto di non riuscire a capire nulla di lui e odiava quando la chiamava ‘piccola Touko’ solo perché sapeva che le dava fastidio. Allora si alzò ed esclamò: “ Hai visto?! Non si può parlare con te! ”. Green sbuffò: “ Ah, sei una ragazza problematica ”.

-          “ Sarei io ad essere problematica?! Sei tu quello prepotente che mi innervosisce sempre solo per divertimento! ”

-          “ Ma sei tu quella che evita l’amica per un motivo banale di cui non ha nemmeno il coraggio di parlare ”

-          “ Banale?! Lei non me l’ha detto nonostante io mi sia sempre confidata riguardo tutto! Ma è Belle e so che se l’ha fatto c’è un motivo ma proprio non vuole dirmelo, lei non si fida di me! ”

-          “ Se non te lo dice lei magari vuole che sia tu a chiederglielo ”.

Touko si fermò un attimo rendendosi conto di aver raccontato il suo problema a Green, quel Green. Ma poi riflesse sulla sua risposta e ricordò che, in effetti, non le aveva mai chiesto nulla: Belle ascoltava ma non parlava.
Allora capì di essere lei stessa il problema, si rese conto di quanto era stata egoista in tutti quegli anni e si sentì terribilmente in colpa: doveva rimediare.
Green la osservava quasi compiaciuto perché aveva ben capito di aver fatto completamente centro ma all’improvviso la vide voltarsi di scatto verso la porta e la fermò velocemente:

-          “ Sta ancora piovendo ”

-          “ Ma devo andare da Belle! ”

Così i due andarono in cerca di due ombrelli e, trovandoli, si diressero fuori ma prima di separarsi Touko disse qualcosa: “ Green, potrebbe scoppiarmi il fegato per ciò che sto per dirti ma… ecco, grazie… mi ha aiutata davvero molto ”.
Green rimase un attimo allibito, non aspettandosi minimamente parole del genere uscire dalla bocca di Touko, specie se dirette a lui, ma poi le sorrise e, facendo segno con la mano, andò via.

 Touko giunse davanti casa di Belle e, suonando il campanello, venne accolta dalla madre dell’amica che l’invitò a salire di sopra.
Bussò alla porta della camera e l’aprì lentamente mentre Belle, davanti la scrivania con gli occhi fissi sulle righe del libro che aveva in mano, si sorprese e la invitò ad accomodarsi.
Allora Touko fece un rumoroso sospiro e, fissando Belle negli occhi, cominciò a parlare: “ Belle io volevo chiederti scusa. Quando tu hai detto di essere innamorata di qualcuno io ci sono rimasta male, ho pensato che non ti fidassi di me. Voglio dirti che ho capito di essere io il problema, io ti ho sempre rivelato i miei segreti, pensieri e sentimenti ma non ti ho mai chiesto di rivelarmi i tuoi, ho ingenuamente pensato semplicemente che non avessi nulla da dirmi ”.

-          “ No, Touko, ti stai sbagliando ”

-          “ No che non mi sto sbagliando! ”

-          “ E invece si o meglio, forse è vero che non mi chiedi mai nulla ma non te ne ho mai fatto una colpa ma questo non ne è il caso. Non ti ho detto di essere innamorata di qualcuno perché neanche io ne sono sicura e, prima di parlarne alla mia migliore amica, volevo pensarci un po’ su da sola, volevo e voglio ancora capire meglio i miei sentimenti, prima ”.

In un lampo Touko ricordò la conversazione fatta con Ruby giorni prima: era proprio come aveva detto lui, ma era anche come aveva detto Green. Loro avevano capito tutto e lei, che conosceva Belle da tanti anni, non si era mai accorta di nulla.
Accettò pazientemente la decisione di Belle e andò a casa, ma la scena che si trovò davanti non era certo quella che si aspettava, difatti c’era Touya con uno sguardo truce rivolto al padre che dal canto suo cercava di imporsi con le maniere forti, mentre la madre cercava con tutte le sue forze di fermarlo. Ma Touko sapeva fin troppo bene che la stretta non sarebbe durata ancora a lungo e che, presto, si sarebbe ritrovata ancora davanti a una scena che non voleva rivivere, così si precipitò su Touya avvolgendolo con le sue sottili braccia per trascinarlo fuori sa quella casa, con occhi tristi e supplicanti ma il padre le mollò uno schiaffo ben assestato istigando ancora di più la rabbia del fratello che, ormai, aveva completamente perso le staffe.
Ma Touko continuò a trascinarlo via urlandogli: “ Andiamo Touya, smettila, andiamocene! ”, e così dicendo riuscì a farlo uscire dalla casa.
Si allontanarono un po’ quando Touko non ce la fece più e scoppiò in lacrime mentre veniva avvolta dalle calde braccia del fratello.
Per una giornata come quella, ricca di emozioni belle e brutte ci voleva decisamente qualcosa che facesse scivolar via tutto e che nascondesse ogni lacrima, ci voleva la pioggia.               

                     

Angolo autrice:
Salveeee.
Tanto per cominciare scusate il ritardo ma sono tipo stata senza connessione per molto, troppo, tempo. Poi boh, mi scuso sempre per eventuali errori e spero che il capitolo vi sia piaciuto abbastanza, con questo vi invito sempre a recensire, che mi regalate un bel sorriso :3
Infine, secondo voi, di chi è innamorata Belle? TA TA TA TAAA.
Ultima, ultimissima per davvero, cosa: che mi dite di Green? Non se possa piacere come personaggio ma ci ho messo un po’ il cuore, posso dirlo. Ed è il personaggio che preferisco insieme a Touya (che avremo modo di studiare meglio dopo, dopo assai).
Quindi basta, grazie per aver letto e arrivederci, alla prossima ;)

                                                                  

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Capitolo 4
*** Rabbia. ***


1.      RABBIA.     [TOUYA - MEI]

Touya si svegliò allarmato dalla sveglia puntata per non ritardare a scuola, si vestì di fretta, aspettò gli amici e la sorella e si avviò.
La sorella.
Guardandola sorridere e scherzare non riuscì a pensare ad altro che al compito che si era auto-imposto di non far sparire quella serenità dai suoi meravigliosi occhi azzurri.
Il loro padre non era violento ma non era affatto uno dei padri modello, ecco.
Lui e Touya non andavano affatto d’accordo e si ritrovavano spesso a litigare, capitava inoltre che tornasse ubriaco la sera, di tanto in tanto, e allora eccedeva a parlare e se Touko commentava lui la insultava e questo faceva ribollire il sangue del ragazzo.
Touko gli era veramente molto affezionata e lui doveva proteggerla, doveva farla sorridere, sempre.
Ma lui, normale sedicenne, cosa poteva fare? Come poteva proteggerla?

 Come al solito si recò in classe e, sedendosi al proprio posto davanti a quello di Touko, cominciò a seguire le lezione ma era ancora infuriato per l’accaduto del giorno prima e proprio non riusciva a dimenticarlo, però notò Touko, che doveva essere sicuramente ancora scossa, sorridere e scherzare: lo nascondeva davvero troppo bene. Così bene che, per un attimo, anche Touya cadde nell’inganno e quasi crebbe che a Touko non importasse nulla e che lui fosse l’unico a preoccuparsene, ma si riprese arrabbiandosi con se stesso, come poteva pensare questo di Touko?
Ma il fatto era innegabile: lui era arrabbiato.
Con chi, poi, aveva ben poca importanza.
Il ragazzo sapeva fin troppo bene che se qualcuno gli avesse regalato anche la più piccola occasione di scatenare la sua furia l’avrebbe accettata al volo.
Giunse finalmente la pausa e i ragazzi si rilassarono tuttavia Green, come suo solito fare, cominciò ad infastidire Touko e a discutere con Kotone che, contemporaneamente, andava dietro Red.
Era tutto normale, la solita routine di cui Touko faceva parte: com’era possibile che fosse sempre la stessa? Come poteva semplicemente dimenticare e andare avanti?
Touya la sentiva salire, sempre più prepotente ed esplosiva, una terribile rabbia che avrebbe voluto sfogare sulla sua amata sorella, ma non poteva farlo, allora notò Green disturbarla ancora e accettò quell’occasione sbagliata per sfogarsi, per incolpare qualcun altro all’infuori della sorellina.
Ebbe troppo poco tempo per pensare a quanto fosse sbagliato ciò che stava per fare, si ritrovò così a litigare con il ragazzo quando gli altri cercavano di frenarli, finché una voce non li raggiunse: “Basta, smettetela! Touya, che ti è saltato in mente?!”.
Allora il ragazzo sentì che la furia non si era affatto calmata, anzi, la voce della sorella che lo incolpava ancora non faceva che alimentarla, così decise di scappare via da quell’aula.

 Più tardi Touya si trovava seduto su una vecchia panchina che dava sul fiume, mentre sorseggiava una lattina di succo d’arancia.
Tornare a casa, dove c’era Touko, non era una brillante idea, ma non lo era nemmeno andare da Komor, Belle o N, in quanto a loro Touko stava a cuore, e molto.
Così non gli rimaneva altra scelta che rimanersene seduto bevendo la sua bibita, con gli occhi rivolti verso il cielo.

-          “ Touya? Che ci fai qui, solo e depresso? ”

-          “ …Mei ”

-          “ Cos’è? Ti stai allenando per diventare emo? E poi cos’è quel tono scocciato?! ”

-          “ Mei, non sono proprio dell’umore adatto ”

-          “ Lo so! Ed è per questo che bisogna fartelo cambiare! ”

-          “ Non credo che, adesso, ci sia un modo per farmi sentire meglio ”

-          “ Mamma, come sei depresso! Suvvia, fammi un bel sorriso! ”

Touya si voltò verso Mei e, fissandola, cominciò a pensare e giunse alla conclusione che la ragazza aveva proprio ragione, essere così giù di morale non era affatto da lui.

-          “ Come potrei sentirmi meglio? ”

-          “ Magari potresti raccontarmi cos’hai, con me sei in una botte di ferro! ”.

Sì, Mei era un’amica, ma non così tanto intima da poter raccontarle una cosa del genere, ma aveva davvero bisogno di sfogarsi e a quelli a cui avrebbe potuto parlare liberamente Touko stava a cuore. Poi, ironia della sorte, l’unico fuori da quel gruppo con cui era stato in grado di parlare di argomenti più o meno seri era Green. Decise così che parlarne a Mei, dopotutto, poteva non essere un’idea da scartare completamente:

-          “ Il problema è Touko, e non mi sarei mai immaginato di pensare una cosa del genere. Touko è mia sorella e allo stesso tempo un mia grande amica ma, ultimamente, c’è qualcosa che non va. Io non faccio altro che proteggerla e spesso, facendolo, mi metto nei guai o magari mi capita di soffrire, ma lei… sembra non accorgersene o, se lo fa, non gliene importa nulla. Non voglio certo renderla in debito con me ma vorrei solo che… mi ringraziasse ”

-          “ Touya! Touya! Anch’io conosco un po’ Touko e, da quel che so, lei non è molto brava in questo genere di cose, le cose le capisce ma non riesce ad esprimersi. Io non so se ti debba o meno arrabbiarti con lei, però, certamente, dovresti parlarle ”.

Ma per Touya parla di questo a Touko era tutt’altro che facile.

 
Mei, sdraiata sul letto nella sua camera, ripensava al discorso di Touya indecisa se riferirlo a Touko o meno ma scelse bene di tener la bocca chiusa e mantenere la promessa fatta al ragazzo.
Si sentì poi chiamare dalla madre che le chiese di andare a comprare certe cose al supermercato così, contro voglia, uscì di casa.
La sera era già calata da un pezzo e le strade erano desolate, fatta eccezione per alcune macchine che passavano di tanto in tanto.
Dunque Mei, improvvisamente, si sentì un po’ impaurita e sperò di poter tornare a casa il più in fretta possibile, accelerando così il passo, tuttavia la strada era ancora lunga e a ogni macchina che passava la paura della ragazza aumentava e allora, per scacciar via quei pensieri, si rimproverò a voce alta: “Ma guarda un po’ se devo preoccuparmi così tanto!”

-          “ Preoccuparti di cosa? ”.

Una voce maschile fece saltare in aria la povera Mei, già abbastanza spaventata di suo ma, a suo gran sollievo, voltandosi scoprì si trattava solo di Hue. Cominciò così ad urlargli contro:

-          “ Hue! Stupido idiota! Non farmi spaventare così! ”

-          “ Sei per caso spaventata perché stai camminando da sola al buio? ”

-          “ Lasciami in pace! È causa del mondo, non mia! ”

-          “ E allora perché te ne vai in giro? ”.

Mei spiegò dunque all’amico la situazione e lui subito si propose di accompagnarla, guadagnando da lei un si con falsa riluttanza.

-          “ Hue, tu hai un sogno? ”

-          “ Mh, non saprei. Non credo di essere particolarmente bravo in qualcosa ”

-          “ Sei sicuramente bravo in qualcosa, solo che non cerchi di scoprirlo! ”

-          “ Dici? Allora perché non mi aiuti a trovare quel qualcosa? ”

-          “ Sicuramente! E ti aiuterà anche Kyohei, vedrai… ”

-          “ Ma io l’ho chiesto a te, Mei ”.

E con l’ultima affermazione il ragazzo si perse in un largo sorriso, accompagnato dall’inevitabile imbarazzo dell’amica che certamente, per reagire così, vedeva Hue sotto un aspetto un po’ particolare.
Capendo che la ragazza non avrebbe più proferito parola, Hue avanzò domanda:

-          “ E tu? Hai dei sogni? ”

-          “ Anch’io devo ancora pensarci, o meglio, trovare ciò in cui sono brava ”.

Hue rimase un po’ sorpreso dalla risposta e chiese:

-          “ E allora da cosa nasce il discorso? ”

-          “ Da nulla in particolare. Ma senti, sai che tra poco viene qui la mia banda preferita e che io non posso andarci? Sono finiti i biglietti! ”.

I due erano ormai arrivati al supermercato quando Hue capì che Mei, parlando di sogni, non si riferiva affatto a quel genere di ambizioni lavorative, ma cose come quella di incontrare i propri idoli, così si promise che le avrebbe trovato quel dannato biglietto.
Comprarono ciò che dovevano e tornarono nelle rispettive case, quando Mei giunse alla sua poggiò il sacchetto sul tavolo della cucina e salì in camera senza dir parola, per poi chiudersi la porta alle spalle e sprofondare sul letto con le guance arrossate e il cuore perso in una moltitudine di veloci battiti che segnavano qualcosa che Mei conosceva bene.
Perché sì, la ragazza aveva una bella cotta per l’amico d’infanzia, ma non ha mai avuto il coraggio di dichiararglielo o, in alternativa, di accettare le sue continue sottospecie di dichiarazioni. Difatti anche Hue era innamorato perso ed entrambi lo sapevano e, se fosse dipeso solo da lui, starebbero già insieme.
Fin adesso Mei ha continuato a vivere con lui come sempre ma adesso le cose erano cambiate, perché i suoi sentimenti si facevano sempre più grandi e doveva assolutamente dirglielo, ma come fare?

 
Intanto Touya, appena tornato a casa, ancora abbastanza irritato, si precipitò in camera senza neanche dare un’occhiata alla famiglia seduta a tavola e, con questo suo comportamento, istigò un’altra lite col padre e, ancora una volta, Touko cercò di fermarli trascinando il fratello fuori dalla casa, ma una volta uscita Touya si liberò dalla stretta della ragazza e le gridò di lasciarlo andare, cominciando a discutere con lei mentre l'impeto di rabbia che cominciava a farsi sentire non gli faceva prevenire nulla di buono:

-          “ Touya, ma che diavolo ti succede?! Ti diverti per caso? Hai anche litigato con Green! ”

-          “ Mi diverto?! Tu non sai niente! ”

-          “ E allora coinvolgimi, dannazione! ”

-          “ Vuoi davvero che te ne parli?! D’accordo! C’è che è colpa tua, Touko! Io continuo a litigare con papà a causa tua, perché ti difendo ogni volta, e non me ne pento, perché sei la mia sorellina! Ma tu sembri fregartene! Vivi felicemente lasciando tutto il peso sulle mie spalle e non mi hai mai ringraziato, nemmeno una sola volta! ”

E lo sfogo liberatorio si interruppe quanto notò il volto di Touko rattristirsi e sforzarsi di trattene le lacrime:

-          “ Hai ragione, mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto ”.

Così dicendo Touko corse via e prima che Touya potesse chiamarla lei era già andata via, lasciandosi alle spalle il fratello con gli occhi sgranati, tremante e pieno di vergona e rimorso.
Sprofondò per terra sedendosi, con i denti serrati e con un senso di colpa che gli assillava l’anima.
Che fine aveva fatto la sua sorellina? Tra quali braccia era andata a piangere lacrime provocate da lui?
Rimase così seduto lì per tutta la notte ad aspettarla.

ANGOLO AUTRICE.
Salve e grazie tante per aver letto il capitolo ma, soprattutto, mi scuso per il ritardo ma diciamo che durante le vacanze (che spero abbiate passato alla grande) non ho avuto molto tempo.
Touya è un personaggio che ho imparato ad apprezzare col tempo e, devo ammettere, mi ci sono affezionata giusto un po', per Mei ed Hue, invece, la cosa è un po' diversa. Sono due personaggi abbastanza nuovi e non li ho particolarmente a cuore quindi beh, spero di averli resi simpatici a qualcuno XD
Vi ringrazio ancora e vi saluto andando a sclerare per casa a causa della notizia della Game Freak sulla sesta generazione, dio cane sdgsdg.

" Non mi fate arrabbiare... " [cit.] (chi vuol capire, capisca AHAHAHAHAH)

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Capitolo 5
*** Dopotutto l'apparenza inganna. ***


1.      DOPOTUTTO L’APPARENZA INGANNA.     [TOUKO - KOTONE]

Era sera tarda ma Kotone proprio non riusciva a dormire, ogni cosa attorno a lei le ricordava l’amato Red e la situazione corrente che non riusciva più a sopportare.
In fatto era che Kotone sapeva di amare Red (cosa ben chiara a tutti del resto, no?) e lui, ovviamente, ne è a conoscenza, ma tra i due non cambia mai nulla.
Kotone continua a ridere e scherzarci su e quando gli rivela di amarlo lo dice senza il minimo d’imbarazzo, ed è forse per questo che il loro rapporto non accenna a cambiare.
Kotone continuava così a girarsi e rigirarsi sotto le coperte pensando: “Lo amo davvero, lo so! Ma non riesco a dirglielo seriamente, è inconcepibile per me, così incasinata ad esprimere i miei sentimenti! Così glielo dico scherzando ma evidentemente non va bene, o forse lui… non ricambia i miei sentimenti?”.
Pensando a queste cose si appallottola sempre di più sotto le coperte con un’espressione tristissima perché che Red non ricambiasse i suoi sentimenti non l’aveva mai pensato, nonostante non avesse mai dato motivo di credere il contrario.
Ma era anche vero che Red non ha mai rifiutato le sue attenzioni, o era solo gentilezza?
Pensare a questa possibilità era come un coltello al cuore per Kotone: “Io, Kotone, che cerco sempre di rallegrare gli altri, come posso tenere il muso?”.
Semplicemente non era il carattere di Kotone e lei non voleva cambiare e diventare una di quelle solite ragazze adolescenti piene di problemi d’amore, affatto.
Allora si prese di coraggio e decise senza pensarci due volte che avrebbe detto tutto a Red il giorno seguente. Così tra timore e ansia riuscì ad appisolarsi.

 Nel frattempo la sua dolce amica, Touko, stava affrontando un altro problema.
La ragazza continuava a correre piangendo senza nemmeno accorgersi di starsi dirigendo dritta verso casa di N. Forse, inconsciamente, Touko sapeva di aver bisogno di lui più di chiunque altro, in quel momento.
Continuava però a correre senza pensare ne’ fermarsi finché non sbatté contro qualcuno e, dimenticandosi dei propri occhi in lacrime, alzò quasi d’istinto il viso per guardare in faccia la persona che aveva appena urtato.
I suoi occhi piangenti s’incrociarono con quelli stupendamente verdi e impenetrabili che conosceva fin troppo bene ma no, non erano quelli di N.
Allora Touko sgranò gli occhi, seguita a ruota dall’altro, e senza pensarci scappò via da quell’imbarazzante situazione che, se anche durata qualche secondo, le parve essere durata decine di minuti. Ma si sentì afferrare per il braccio sinistro ed essere riportata indietro, così abbassò lo sguardo, rassegnata all’idea di non poter andar via tanto facilmente:

-          “ Green, per favore… lasciami stare ”

-          “ L’avrei fatto se non ti avessi vista piangere, piccolo particolare che non avrei voluto vedere ”.

Ma Touko non era proprio in vena di chiacchiere, specie se l’interlocutore era Green, con i suoi dannati occhi verdi che non le permettevano di capire, almeno un po’, l’essenza di quel ragazzo.
Cercò di liberarsi dalla sua stretta e di andarsene ma Green le mise le mani sulle spalle, fermandola e chiedendole cosa le fosse successo.
Touko però non rispose ma si limitò a ripensare all’accaduto e alle parole che il fratello le aveva rivolto, scatenando così un’altra tempesta di fitte troppo dolorose per poter essere affrontate da sola; in quel momento chiunque era un’ancora di salvezza.
Le mani di Touko si portarono, così, lentamente a stringere le maniche della giacca di Green che, con le sue di mani, la teneva saldamente incollata su quel pezzettino di asfalto.

-           “ Green –fece in tono quasi supplicante- io non ce la faccio più… ”

  “ C’è qualcosa che posso fare? ”

“ Io… non voglio tornare a casa, stanotte ”.

In un lampo Green comprese che Touko non voleva certo che la lasciasse andare ma che fosse proprio lui ad ospitarla: portare Touko, che lo odiava, a casa sua, quanto brutta poteva rivelarsi quest’idea?
Seduta sul divano nel salotto della casa di Green, rimpinzandosi di cioccolatini, Touko si era momentaneamente ripresa mentre il compagno, sedutole di fronte, la osservava con grande sorpresa e anche un pizzico di fastidio:

-          “ … Touko? ”

-          “ Oh, Green. Ma non c’è nessun altro in casa? ”

-          “ I miei sono sempre fuori per lavoro e mia sorella studia all’estero ma hei, perché mi sembra che tu ti sia appena accorta della mia presenza?! ”

-          “ Perché questi cioccolatini sono troppo buoni ”

-          “ Ma allora: dopo che ti ho ospitata e, soprattutto, dopo che hai mangiato i miei cioccolatini, non pensi di dovermi una spiegazione? ”.

Il volto di Touko si fece allora di nuovo triste, ma cominciò a parlare:

-          “ Ti ricordi quando litigai con Belle e tu mi aiutasti? ”

-          “ Certo… ”

-          “ Avevi proprio ragione, sono una dannata egoista… ”

-          “ Chi è, questa volta, il problema? ”

-          “ Il problema sono io! Touya si è arrabbiato con me, mi ha detto ciò che pensava ed ha ragione, ma… ”

-          “ Ragione o meno stavi piangendo, no? Quindi è lui quello da rimproverare ”

-          “ La colpa è mia! ”

-          “ Può darsi, ma poteva dirtelo senza ferirti, sei pur sempre sua sorella ”.

Touko sospirò, sapeva di dover parlare con Touya chiaramente ma non era ancora pronta, e non voleva pensarci per il resto della nottata.

-          “ Green, che intendevi quando dicevi che non mi avresti fermata se non mi avessi vista piangere? ”

-          “ Io non sono affatto gentile, quindi non ti avrei aiutata ”

-          “ Ma l’hai fatto… ”

-          “ Perché stavi piangendo e se non l’avessi fatto mi sarei sentito in colpa ”

-          “ Appunto. Io credo che tu, invece, sia gentile eccome. Sai, io dico di odiarti perché non riesco proprio a comprenderti, non ti conosco affatto ”

-          “ Ferma! Tu mi conosci invece, tutti a scuola mi conoscono ”

-          “ Io non credo proprio! Tu, sicuramente, non hai nulla a che fare con il Green che conosciamo a scuola, credimi, lo so per esperienza personale. Ma proprio non riesco a capire come sei realmente, però oggi credo di aver scoperto che sei gentile, no? ”.

Green rimase a fissarla in silenzio senza cambiare espressione, come qualcuno che aveva appena perso una partita che era sicuro di vincere, perché Touko avevo colto nel segno e a lui non andava bene. C’era una sola persona, oltre Red, che lo conosceva realmente e che qualcun altro fosse capace di capirlo proprio non l’accettava.
Perché se Green indossava delle maschere c’era un motivo, lui non voleva che nessuno scavasse a fondo nel suo animo, non voleva che nessuno vedesse attraverso i suoi occhi.
E in quel momento avrebbe voluto dire della parole ciniche e apparentemente cattive e fredde alla ragazza, per allontanarla il più possibile, per non correre alcun rischio ma bastò un’unica domanda dalla parte della ragazza per smontarlo completamente:

-          “ Green, posso provare ad esserti amica? ”

-          “ Fa come ti pare ”.

Dopo un’oretta Green notò gli occhi della ragazza chiudersi quasi da soli, allora le propose di accompagnarla a casa, ma lei si fermò ad osservarlo senza proferir parola, così Green sospirò e, sbuffando, disse: “Ti accompagno nella camera degli ospiti, idiota”.
Prima che Touko fosse completamente entrata all’interno della sua stanza si voltò e chiamò Green:

-          “ … grazie, idiota ”

-          “ Questa è la seconda volta ma è sempre una sorpresa ”.

La mattina successiva Touko si svegliò completamente rilassata, si vestì e andò in cucina indecisa se chiamare Green o meno ma, a sua gran sorpresa, lo trovò già lì a bere qualcosa che, a giudicare dall’odore, si direbbe fosse cioccolata calda.
Il ragazzo prese allora un’altra tazza e la diede a Touko, affermando: “ Mi sveglio sempre presto, io ”.
Touko cominciò a bere la sua cioccolata guardando l’orario accorgendosi così di quanto tardi avesse fatto:

-          “ Green, perché non mi hai svegliata?! Andiamo a scuola! ”

-          “ Sicura di voler venire con me? Non so se tu voglia tenere questa cosa per te, ma io vado sempre con Red ”

-          “ Oh, non preoccuparti, ci penso io! ”.

Arrivati all’incrocio i due si unirono a Red ma lui non sembrò affatto notare Touko che, sentendosi ignorata, gli urlò: “ Buongiorno, Red! ”.
Il moro allora scrisse su un fogliettino: “ Buongiorno Touko, ci sei anche tu oggi? ”, facendo infuriare la ragazza mentre Green se la rideva.
Il ragazzo continuò a parlare e scherzare con Red mentre lui rispondeva con buffi bigliettini e Touko pensò che non era poi male, stare con quei due.
Però le parve certo insolito che Red non fosse neanche un po’ sorpreso di vederla in compagnia dell’amico, che volesse solo evitare di metterla in difficoltà?

 
Kotone si dirigeva verso la scuola con il cuore che batteva a mille, era nervosa ma troppo ansiosa di arrivare in classe e vedere Red, ma prima di tutto ne avrebbe parlato alle amiche Touko e Belle per ottenere il loro fondamentale supporto.
Giunse finalmente a scuola e, attendendo il suono della campanella, scrutò tra la folla e vide Belle così le si precipitò contro ma, con delusione, scoprì che mancava Touko all’appello.
Dopo una decina di minuti la vide però arrivare a scuola con aria infastidita e accompagnata da Red e Green. Le due amiche rimasero anche troppo stupite e, quando la raggiunsero, le chiesero: “ Sei venuta a scuola con Red e Green? Con Red e Green?! ”.
Touko cercò di evitare il discorso e Kotone accettò, troppo nervosa alla sola vista di Red.
Le ore passarono in fretta e giunse finalmente l’intervallo: i compagni cominciarono ad uscire di classe e Kotone riuscì in tempo a fermare Red riferendogli di dover parlare, lui rispose facendo cenno a Green di poter andare avanti da solo.

-          “ Mh, come cominciare… Voglio chiederti una cosa, ma non sono molto brava in questo. Tu sai cosa i provo per te, non c’è dubbio, dunque… io mi chiedevo… se tu, insomma, se tu mi ricambiassi. Ah! Ma con questo non voglio tipo metterti fretta, voglio solo saperlo, così… ”.

Red estrasse un fogliettino bianco dalla tasca e scrisse due lettere, poi lo diede alla ragazza che, immediatamente, tornò al suo solito atteggiamento sprizzante di energia e, contentissima, gli saltò addosso abbracciandolo: “ Si ”.
Era bastata una sola sillaba per rendere Kotone la ragazza più felice del mondo.
Certo, sbadati com’erano, non sapeva per certo che il loro rapporto sarebbe cambiato ma la certezza di essere ricambiata le bastava, al momento.

 
Finite le lezioni Touko tornò a casa accompagnata da Belle, durante la strada chiacchierarono su quanto fossero felici per l’amica ma poi giunse davanti alla propria casa e si fece seria: era il momento di affrontare Touya, che era pure mancato a scuola.
Entrò in casa e chiese alla madre di Touya, ma le non le diede risposta ma l’abbracciò sollevata di averla a casa dopo non vederla tornare la notte scorsa.
Salì di sopra ed entrò in camera di Touya, lui si alzò di scatto dal letto e le chiese, preoccupato, dove fosse stata, tuttavia ignorò la sua stessa domanda e cercò immediatamente di scusarsi, cercando le parole più appropriate, ma Touko lo fece tacere e lo avvolse con le sue braccia stringendolo:

-          “ Touko, mi dispiace… ”

-          “ Touya, ti ringrazio, per tutto ciò che fai per me ”.

Touko stava ormai di nuovo bene e, distesa sul suo letto, ricordò quando, correndo disperata, pensò ad N.
N, da quanto tempo non faceva una bella chiacchierata con lui?
Pensò a quando dicevano fosse innamorata di lui e sorrise, lei non era mai stata innamorata dunque non sapeva se si trattasse di amore ma qualcosa le diceva che non era affatto così, e che il ragazzo giusto doveva ancora arrivare.
Intanto chiamò N e parlarono davvero tanto, gli raccontò l’accaduto con Touya, lasciando da parte la questione Green che, per qualche strana ragione, conoscevano solo Belle e Red, e solo quando si rese conto del tardo pomeriggio giunto attaccò la chiamata per mettersi a studiare e, sentendosi ottimista, cominciò con la matematica ottenendo scarsi risultati.
Si chinò all’indietro con la sedia sospirando, puntò lo sguardo verso la finestra, rimise il libro nella cartella e uscì di casa.
Non aveva idea del perché l’avesse fatto ma era davanti casa di Green che aspettava di vederlo arrivare dopo aver suonato il campanello. Lui giunse presto alla porta e, rimanendo un attimo sorpreso, sbuffò:

-          “ Touko, con chi hai litigato questa volta? ”

-          “ Con la matematica! ”.

 




ANGOLO AUTRICE:
Salve, questa volta sono puntuale? In realtà non so dirvelo con certezza dato che non ricordo quando ho postato il vecchio capitolo, perdonatemi çç
Vi è piaciuto il capitolo? Sperdo di si e grazie per aver letto, come al solito vi invito a recensire c:
Alla prossima belli, ancora grazie ;)

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Capitolo 6
*** Amicizia e tradimento. ***


      AMICIZIA E TRADIMENTO.     [RUBY - GOLD]

Ruby, come ogni pomeriggio, si recò in biblioteca e si concesse al suo hobby preferito, l’unico in cui l’amico Gold non osava metter becco dato che non era proprio roba per lui, la lettura.
Non è che Ruby odiasse passare il suo tempo assieme a Gold, anzi adorava l’amico ma lui era sempre stato estremamente rumoroso e quell’ora e mezza circa che dedicava alla lettura doveva essere perfetta.
Tuttavia ultimamente Ruby trascurava Gold, un po’ a causa dei suoi pensieri e un po’ a causa dello stesso Gold. Difatti quest’ultimo gli affermò che se avesse stretto una relazione amorosa con Sapphire, con cui litigava sempre, avrebbe smesso di essergli amico.
Ed è per questo che la lettura s’interruppe comunque, infuriato e scocciato a causa del comportamento infantile dell'amico. La cosa peggiore stava nel fatto che non era un’infantilità temporanea perché Gold era infantile sempre e il pover Ruby sapeva sin troppo bene quanto fosse capace di far qualcosa del genere, ed ecco ciò che frenava i suoi sentimenti per Sapphire.
Così Ruby, sempre più irritato per l’ignota motivazione del comportamento dell’amico, posò i suoi occhiali da lettura nella rispettiva custodia e andò via.

 La mattina seguente Gold giunse all’incrocio che dovrebbe sicuramente passare per giungere a scuola e incontrò Ruby che, un po’ più in lontananza, lo aspettava al solito posto per fra la strada insieme.
Ma Gold accelerò il passo, lo raggiunse, lo guardò sbuffando e si voltò con lo sguardo al lato opposto a quello dell’amico, attraversando la strada con gli occhi chiusi, badando ben poco al semaforo mentre Ruby continuava a consigliargli di far attenzione.
Tuttavia Gold continuava imperterrito a camminare dritto facendo fermare macchine dopo macchine per lasciarlo passare, finché una moto che svoltava l’angolo scelse di non fermarsi rischiando di prendere in pieno Gold che, per fortuna, venne tirato indietro sul marciapiede da un uomo che passava di lì.
Gold rimase un po’ imbambolato, non avendo ancora capito troppo bene cosa fosse appena successo, mentre l’uomo lo rimproverava e Ruby gli si avvicinava attraversando la strada infuriato.
L’uomo se ne andò irritato dall’imprudenza dei giovani incoscienti mentre Ruby alzava lo sguardo verso l’amico e, dopo averlo fissato dritto negli occhi, gli sferrò un pugno ben assestato su viso con tutta la forza che si ritrovava in corpo.
Gold indietreggiò, sputò un po’ di sangue e, tornando a guardare Ruby con sguardo truce, gli urlò: “ Che diavolo fai?! ”.
Tuttavia la sua voce non era così alta e arrabbiata quanto quella dell’amico, che rispose: “Che diavolo faccio, io?! Se tu l’idiota che si stava facendo ammazzare!! ”.
Gold rimase in silenzio non sapendo come rispondere perché l’unica risposta adatta ad una litigata che gli era venuta in mente era “ che te ne importa? ”, ma era in compagnia di Ruby e sapeva bene che gliene importava eccome, dunque Ruby continuò:
“ Vuoi spiegarmi che ti succede?! Se solo arrabbiato perché non te l’ho detto prima? Ma quanti anni hai?! … No, lo so che non è questo, Gold! Allora dimmelo, dannazione! ”.
Gold distolse lo sguardo, ringhiò e corse via.
Il ragazzo corse più veloce che poté nella direzione opposta a quella per giungere a scuola finché non si rese conto di essere abbastanza lontano, allora si fermò, prese una bibita e si sedette su una panchina poggiando lentamente la lattina fresca sulla guancia ancora dolorante, borbottando tra se’: “ Non è un pugno da dare a un amico, questo ”, lamentandosi spesso.
Gold riflesse un attimo ma non ricordò altre volte in cui aveva litigato con Ruby. Certo, era forse successo un paio di volte che avessero smesso di parlarsi per circa un’ora per poi tornare a fare pace come due idioti quali erano, ma mai per qualcosa di serio.

-          “ Gold, perché non sei a scuola? ”

-          “ Touko?... Potrei farti la stessa domanda ”

-          “ Mi sono addormentata! Ma… che hai fatto alla guancia?! ”

-          “ Ruby… mi ha dato un pugno ” disse, sottovoce e voltando lo sguardo

Touko urlò un “ cosa? ” che fece comprendere abbastanza bene quanto essa fosse stupita. Apprese la strana situazione e, non curante del tardo orario, gli si sedette accanto:

-          “ Allora Gold, che succede? ”

-          “ Niente ”

-          Ruby ti ha dato un pugno, non è niente! Perché l’ha fatto? ”

-          “ Per qualcosa che non voglio dirgli… ”

-          “ Brutto affare le cose non dette, eh? ” fece Touko, come se lo comprendesse appieno.

Se c’era qualcosa che Gold non poteva dire a Ruby era grave, tanto grave.
I due erano una coppia inseparabile sin da bambini e, per quanto Touko lo cercasse, non riusciva a trovare nessuna buona ragione che potesse farli litigare, capendo così di non poter aiutarlo lo incoraggiò e continuò la sua lotta contro il tempo per arrivare a scuola.

 Gold rimase ancora una volta perso tra i suoi pensieri: come poteva rivelare al suo migliore amico che non voleva rivelasse i suoi sentimenti alla ragazza che amava perché aveva scoperto che ormai era troppo tardi per farlo, perché aveva scoperto che le pensa ormai ad un altro?
Il rapporto che Gold ha sempre avuto con Ruby era particolare e il primo, simpatico e socievole ragazzino, aveva paura di perderlo più di ogni altra cosa, ed è per questo che non avrebbe mai potuto dirglielo: se lo avesse odiato per averglielo rivelato? Se lo avesse odiato per non averglielo detto in tempo? O se, semplicemente, decidesse di conquistare Sapphire e si dimenticasse di lui?
Come poteva rivelargli sentimenti tanto infantili ed egoisti?

 Intanto Ruby, all’ignaro di tutto, si trovava seduto al proprio posto, dietro Red e Green, con la sedia al suo fianco vuota e, allora come non mai, si rese conto di quanto quella situazione lo straziasse.
Osservò Sapphire seduta al primo banco al fianco di Kotone e, così facendo, fece scivolare via anche l’ultima possibilità che aveva di poter rivelarle i propri sentimenti, perché Ruby teneva all’amico ed era al suo rapporto con lui, portato avanti ormai da anni, a cui doveva pensare.
Questa volta, dopo la scuola, Ruby non si fermò in biblioteca bensì nel luogo in cui era solito andare quando aveva bisogno di riflettere: la panchina ben in vista all’interno di una villetta pubblica che dava sulla strada che lo portava a scuola ogni mattina.
Prese allora la sua solita lattina di succo d’arancia alla macchinetta e cominciò a sorseggiarla con lo sguardo rivolto ora al cielo, ora al terreno ai suoi piedi: cosa avrebbe dovuto fare?
Ed ecco che, come se si trovasse dentro uno di quei telefilm ripetitivi e banali che tanto odiava, incrociò ancora una volta lo sguardo con Touko.
La ragazza, allora, gli strappò di mano la lattina e, infuriata, si sedette al suo fianco rumorosamente:

-          “ … Touko? ”

-          “ Green è un idiota! Lo odio con tutta me stessa!!! ”

Touko continuava a borbottare insulti tra se e se non curante della presenza dell’amico, mentre lui si chiedeva come e dove avesse mai potuto incontrare Green, a quell’ora.

Ruby notò subito dopo l’improvviso cambio d’espressione della ragazza, come se si fosse appena accorta della sua presenza:

-          “ Oh, Ruby! Perché te ne stai qui da solo? ”

-          “ Ho un problema… ”

-          “ Con Gold, vero? ”

-          “ … come lo sai? ”

-          “ Gold è SEMPRE la tua fonte di problemi, no? ”

-          “ Mi ha detto che se mi… dichiaro a Sapphire smetterà di essermi amico, è così infantile che mi vergogno per lui!! ”

-          “ Oh, ma è solo geloso! ”

-          “ Ma che diavolo dici! Sono serio, anzi lui è serio, lo farebbe veramente ”

-          “ Quindi non ti dichiarerai a Sapphire? ”

-          “ Certo che no… Gold è il mio stupido migliore amico… ”

-          “ Senti, Gold è indubbiamente un ragazzo idiotamente infantile, ma questo è esagerato anche per lui, non pensi che ci sia dietro qualcos’altro? ”

-          “ Certo che lo penso… anzi, lo so per certo.. ma non vuole parlarmene ”

-          “ Magari ha solo paura di ferirti o che tu possa prendertela con lui, non penso che Gold sia molto bravo in queste cose, dopotutto ”

-          “ Allora dovrei semplicemente dirgli che non mi arrabbierò? ”

Ruby si alzò di scatto dalla panchina e, affermando “ Proviamoci ”, sorrise alla ragazza e si diresse verso casa dell’amico, leggermente in ansia.
Vi arrivò correndo e, quando la madre di Gold aprì la porta e lo accolse, lui scattò verso la camera del ragazzo aprendo rumorosamente la porta interrompendo la concentrazione che l’amico riponeva sul suo video game.
Inizialmente Ruby non fece nulla, se non unirsi al gioco con Gold, perché tutta la fermezza che aveva prima di giungere nella camera dell’amico era svanita in un lampo: avrebbe potuto dirgli che era tutto a posto, che poteva parlare liberamente e che non si sarebbe arrabbiato ma proprio non gli uscivano le parole, non riusciva neanche a formularle nella mente.
Perché loro avevano sempre parlato spontaneamente dei propri problemi, ma stavolta era diverso perché uno dei due non voleva affatto parlarne, allora c’era qualcosa che non andava.
Ruby finalmente apprese che se c’era qualcosa che Gold, il suo migliore amico, non poteva e non voleva dirgli poteva significare una sola cosa: gli avrebbe fatto immensamente male.
Però non poteva lasciar a Gold il peso di quel fardello che, molto probabilmente, nemmeno spettava a lui portare, allora lo chiese e basta: “ Parla o ti uccido, Gold ”.
Nel suo tono di voce, però, non c’era alcuna cattiveria, semplicemente non aveva la più pallida idea di come cominciare il discorso e, probabilmente proprio per questo motivo, la sua frase suonava anche ironica, allora Gold si concesse un sorriso e si sentì un po’ sollevato, ma non abbastanza per vuotare il sacco, così Ruby insistette:

-          “ Guarda che tanto ormai lo so che non mi piacerà per nulla, eh ”

-          “ Guarda che tanto non te lo dico lo stesso, eh ”

-          “ Pensi sia meglio che io semplicemente non lo sappia? ”

-          “ Non voglio essere io a dirtelo… ”

-          “ Io invece vorrei fossi proprio tu a dirmelo ”

-          “ Davvero? E se magari lo dicessi a tua madre e lei lo dicesse a te? O magari al tuo cane…”

-          “ Anzi, è un tuo dovere!! ”

-          “ Ma proprio non lo capisci?! Devo dirlo io? A parole?! ”

-          “ Vuoi dirmelo con dei gesti per caso? ”

-          “ Forse… ”

-          “ Riguarda Sapphire? ”

-          “ Okay, amico. Io penso che lei… diciamo, non credo che pensi a te più come prima ”

Gold stava seduto al lato del letto col la testa all’indietro china sul materasso quando lo Ruby si girò di scatto a guardarlo abbastanza sorpreso e, Gold non poté non notare, dispiaciuto.

-          “ … Quindi sta con un altro? Li hai visti? ”

-          “ Non la stai prendendo troppo alla leggera? ”

-          “ Li hai visti. Comunque… diamine, sono distrutto, è assurdo! Mi ha torturato per tutto questo tempo dicendomi che andava bene, che mi avrebbe aspettato, e invece?! Ma cosa peggiore, TU mi hai torturato per tutti questi giorni, facendomi pensare a miriadi di motivi, per un cosa del genere?! ”

-          “ Sei pazzo? Non è 'una cosa del genere', è Sapphire! ”

-          “ Perché non me l’hai detto subito? Voglio dire, ti stavi tipo facendo mettere sotto da un motore bastardo per cosa? Per non ferirmi? Sapphire, sì mi dispiace, ma che vada al diavolo! Andiamo, tu sei Gold e io sono Ruby, che ce ne importa dopotutto? Non cambierà proprio nulla, la nostra amicizia è più importante, no? ”

La questione divenne, tutto sommato, lievemente serie ed era una cosa che Gold e Ruby non sarebbero mai riusciti a mantenere a lungo, così tornarono quelli di sempre fingendo grossi stupidi lacrimoni con occhi luccicanti e si fiondaronoi uno contro l’altro pronunciando stupide frasi: era tornati i soliti, stupidi, infantili Gold e Ruby.

 Dopo una bella serata in compagnia dell’amico, Ruby si distese sul letto e, ripensando a quanto rivelato da Gold, sbatté un pugno contro il muro per poi dedicarsi a tirare i cuscini verso la parete e, infine, voltarsi con sguardo truce verso la propria scrivania e notare una foto sua e di Sapphire incorniciata, così si precipitò a distruggerla gettandola bruscamente per terra.
L’aveva preso in giro, aveva giocato con i suoi sentimenti e questo non gli stava affatto bene, perché lui l’aveva amata e lei l’aveva tradito, e adesso la odiava come nessun altro, solo vedere il suo volto l’avrebbe fatto imbestialire.
Gli aveva promesso che lo avrebbe aspettato per tutto il tempo che gli occorreva: “ LO AVEVA PROMESSO!! ”.
Ruby, dopo aver sfogato ancora per un po’ gran parte della sua rabbia, rilassò i muscoli, sospirò e chiuse la faccenda con un’unica parola: “ Stronza ”.

 

 

 






ANGOLO AUTRICE:
Salve gentili lettori (?) tanto per cominciare grazie per aver letto e scusate per il ritardo ma non ho avuto linea internet, per stavolta potete chiudere un occhio.
Che dire? Io AMO Gold e Ruby assieme quindi boh, ne è uscito questo XD
Sappiate pure che se avete Twitter trovate il link del mio account nella mia descrizione efp, e se volete seguitemi pure c:
Detto questo mi scuso per eventuali errori, vi invito sempre a recensire che mi fa piacere e a darmi consigli, sempre be accetti.
Adios gente, alla prossima ;)

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Capitolo 7
*** Caccia al tesoro. ***


1.      CACCIA AL TESORO.     [MEI - GREEN]

Le vacanze estive erano alle porte e la simpatica classe 1-B decise di organizzare un gita in un isolotto non troppo lontano dalla loro città, cosa che il caldo tempo estivo permetteva perfettamente.

La prima mattina, a colazione, la professoressa Aralia ordinò ai ragazzi di recarsi in spiaggia dopo aver finito, senza essere degnati di una motivazione.
Giunti lì trovarono la professoressa carica di torce elettriche e, posata sulla sabbia, un’ampolla ripiena di bigliettini piegati che non facevano presupporre nulla di buono.
La professoressa consegnò dunque una torcia ad ognuno degli alunni e, sorteggiando dei nomi scritti sui fogliettini all’interno dell’ampolla, cominciò a formare gruppi da quattro elementi ciascuno. Solo dopo aver esaurito i bigliettini si degnò di spiegare ai ragazzi cosa avesse in mente, così, indicando delle grotte a poca distanza, urlò: “ Caccia al tesoro! ”.

 
Mei si ritrovò in gruppo con Green, Touko e Pearl; la presenza dell’amica, che per lei era ormai come una sorella maggiore (nonostante fosse proprio Mei quella più matura e adatta a quel ruolo, delle due), la rassicurava in quanto aveva davvero paura dei luoghi bui, pericolosi e misteriosi come la grotta che avrebbero dovuto esplorare.
La professoressa Aralia non dichiarò l’identità del tesoro ne’ lo descrisse, affermò solo che l’avrebbero riconosciuto una volta visto e augurò loro buona fortuna.
Il gruppo di Mei cominciò a muoversi chiacchierando e la ragazza notò con sorpresa il rapporto lievemente diverso che c’era tra Green e Touko: continuavano a litigare, certo, ma a Mei parve quasi una questione di principio, come se agissero così di proposito, difatti Touko non le parve affatto realmente arrabbiata come lo era di solito, quando litigava con Green.
Il gruppo si era già addentrato in una delle grotte e Mei, incurante della tranquillità dei compagni, cominciava già ad avere i brividi di freddo, proprio come quelle volte in cui si ritrovava a dover uscir da sola di casa a notte calata.
Pearl, impaziente come al solito, si fermò di scatto imponendo ai compagni di creare una strategia, in quanto non avevano la più pallida idea di cosa fare, da dove cominciare a cercare il “ tesoro ”.
Tuttavia continuarono a camminare ancora qualche minuto finché giunsero davanti a due strade parallele.
Green propose allora di dividersi, cosa che alla povera Mei non piacque affatto, specie quando si ritrovò in compagnia di Pearl in quella buia galleria che riservava chissà quanti pericoli.

Intanto, nella galleria opposta, Green camminava indifferente mentre Touko, irritata, continuava a lamentarsi di essere in sua compagnia:

-          “ Ma di che ti lamenti? ”

-          “ Perché devo star proprio io con te?! ”

-          “ Ma che vuoi? Chi è quella che da un po’ di tempo a questa parte devo ospitare a casa mia ogni pomeriggio?! ”

-          “ Ah! Stai dicendo che ti do fastidio?! Infame! ”

-          “ Non cambiare discorso quando non ti conviene e non mettermi in bocca parole che non ho detto, sei irritante!! ”

Perché difatti era proprio vero che Touko, in un modo o in un altro, si ritrovava spesso e volentieri a casa di Green e questo, a lui, non andava tanto bene.
Non è che lei gli desse fastidio, semplicemente non voleva che scoprisse della sua situazione familiare che, comunque, avrebbe già dovuto intuire, difatti Green si chiedeva come mai non gli avesse ancora chiesto nulla.

All’improvviso i due, voltando l’angolo, notarono una luce e raggiungendola si ritrovarono in un’ampia spiaggia isolata e notarono anche una bella villa che di certo non passava inosservata, così la raggiunsero curiosi.

 Mei e Pearl intanto incrociarono il cammino con un altro gruppo e la ragazza si sentì immediatamente più sollevata, comprese tuttavia che ogni possibilità di incontrare Hue, con cui voleva passare più tempo, era davvero molto bassa e improbabile.
Decise allora di distrarsi per evitare di sobbalzare ad ogni minimo rumore ma, capendo di essere troppo nervosa per star al passo dell’allegra e serena conversazione degli altri, cominciò a fantasticare su cose belle che l'avrebbero distratta, tipo montagne di dolci.
Purtroppo per lei, però, quel fantasticare le fu fatale e, quando tornò alla realtà, si accorse di essere completamente sola e ignara della sua postazione armata solo di una torcia.
Emise un grido strizzato e, nonostante i brividi che già le torturavano il corpo, si fece coraggio e, a piccoli e cauti passi, cominciò ad avanzare.
Tuttavia, com’è facile aspettarsi da una ragazza come lei, ogni rumore la spaventava a morte, finché esausta e piangente decise di rassegnarsi e si sedette per terra impaurita.
Passarono parecchi minuti ma, finalmente, Mei riuscì ad udire dei passi che le si avvicinavano, dall’ombra apparì Hue e Mei, al massimo della felicità e sollevazione (un po’ perché era impaurita, un po’ perché voleva vederlo), gli si precipitò tra le braccia senza pensarci, così improvvisamente che il ragazzo si ritrovò ad arrossire leggermente d’istinto:

-          “ Mei? Ti sei persa?... ”

-          “ Assolutamente si! Non riesco a uscire, avevo paura! ”

-          “ Me lo immaginavo, quando smetterai di essere così fifona? ”

Hue le accarezzò la testa mentre lei continuava a tenerselo stretto, finché lui non la prese per mano e cominciò ad andare avanti.
Mei in sua compagnia era sempre stata completamente serena ma, quella volta, il cuore non smetteva di batterle a mille: sapeva assolutamente che se voleva dichiararsi quello era il momento adatto ma le parole non riusciva a farle uscire fuori.
Non ebbe però poi molto tempo per pensarci perché Hue, tirandola verso se da un braccio, la prese tra le sue braccia ancora una volta e non le diede neanche il tempo di collegare il tutto che già le sue labbra si trovavano su quelle dell’amante.

 Dall’altro lato Touko e Green si trovavano già davanti la villa e non ci volle molto per capire che era disabitata: “ proprio come un banale film horror, eh? ”.
Touko sobbalzò udendo quella frase e non poté non constatare che aveva proprio ragione, e la cosa non l’aiutava certo a rimanere calma, già irascibile com’era.
I due entrarono all’interno dell’enorme villa sotto suggerimento del ragazzo che, per divertirsi, aveva sfidato Touko a una specie di prova di coraggio, notata la sua fifa.
Dall’interno la villa era ancora più enorme di quanto non apparisse al di fuori, così i due ragazzi continuarono a camminare entrando in ogni camera che, però, risultava sempre vuota.
Continuando ad esplorare camera per camera giunsero in una attrezzata con solo una scrivania e un ampio letto rotondo con un sottile lenzuolo rosso, così Touko, sfinita per tutto quel camminare, gli si gettò sopra immediatamente.
Green si voltò a guardarla chiedendosi se magari quel letto potesse essere una trappola, come tipico di ogni horror, ma venne distratto da praticamente perfetto corpo di Touko e dai suoi abiti troppo aderenti per non spostarsi al contatto della superficie del letto, lasciando così la pancia della ragazza semi scoperta, le bretelline cadute e i shorts tirati in su, lasciando vedere ancora di più le bellissime gambe che lei non si privava certo di mostrare, seppur con pudore.
Allora Green, scherzandoci su per sdrammatizzare, affermò arrossendo lievemente: “ Hey, piccola – Touko, abbi un po’ di decenza, sei in compagnia di un ragazzo! ”.
Touko assunse un attimo un’espressione interrogativa e abbassò lo sguardo verso il suo corpo, arrossendo immediatamente, cominciando a tirar contro Green tutto ciò che le capitava sotto mano, urlante insulti.
Il tempo che i due impiegarono per ritrovare la direzione giusta per uscire da quello che sembrava un labirinto era così tanto che fuori si fece buio e decisero quindi di tornare all’hotel a mani vuote, non che poi gli importasse tanto di quel tesoro.
Giunti lì notarono che tutti gli altri erano già seduti a tavola e che chiacchieravano aspettando il cibo, Touko si unì allora a Belle e Kotone mentre Green, dal lato opposto del tavolo, si sedette vicino Red, Gold e Ruby cominciando a conversare e scherzare.

 
La mattina successiva ognuno sarebbe tornato alla propria casa e Mei, insicura com’era, aveva paura che il bacio avvenuto tra lei ed Hue venisse dimenticato.
All’interno della grotta i due avevano continuato a baciarsi finché non udirono delle voci di alcuni compagni che erano andati a cercarli avvicinarsi, così non ebbero certo possibilità di parlarne.
Ma se c’era qualcosa che Mei proprio non sopportava (oltre i luoghi bui e pericolosi, s’intende) erano le cose lasciate in sospeso, decise quindi, a notte fonda, di sgattaiolare in camera di Hue e chiarire una volta per tutte la loro relazione.
Giunta alla sua camera notò con piacere che il ragazzo pensò esattamente la stessa cosa, difatti era pronto ad uscire dalla stanza, quando lei vi giunse.
I due cominciarono a parlare e continuarono a lungo, giungendo a l’unica ovvia conclusione che i due si amavano ormai da troppo tempo, e che non gli andava proprio di lasciare le cose com’erano. Allora Hue le sorrise e avvicinandosi la baciò dolcemente e le chiese di diventare la sua ragazza, proposta che, ovviamente, lei accettò con molto piacere.

In mattinata si ritrovavano già sul treno che li avrebbe riportati a casa e Green, seduto al suo posto, osservava i paesaggi scorrere al finestrino, regalandosi un ultimo ricordo.
Pensava al fatto di dover tornare in quella casa, pensiero che solitamente detestava, tuttavia per strani motivi che ignorava, per la prima volta in vita sua trovò quasi piacevole tornarci.
La notte seguente Red disse all’amico, tramite messaggio, di volergli parlare e così s’incontrarono: un po’ con i suoi silenzi, un po’ con i suoi sguardi e un po’ con le parole che scriveva, Red chiese a Green di Touko.
Perché Red sapeva della situazione familiare dell’amico e sapeva ancora meglio quanto lui ne soffrisse e quando non volesse denudarsi davanti qualcuno che non fosse lui stesso o quella certa persona, ed è per questo che gli chiese cosa avesse intenzione di fare, perché ferire una ragazza come Touko era davvero troppo facile.
Green non si limitò però solo ad abbassare lo sguardo verso l’asfalto, così Red voltò e le spalle e fece per andar via, pronunciando solo un’unica insolita frase: “ Devi solo star attento ”.
Green sorrise malinconicamente, capendo perfettamente a cosa alludeva l’amico, cose che certo non serviva ricordargli: “ Tranquillo, non potrei innamorarmi di nessuna ragazza, pensa di una così irritante come lei ”.

Green tornò allora a casa e si sedette riflettendo: “ Da quand’è che quella casa non è più un incubo per lui? Quand’è che quella cucina era diventata così rumorosa? Da quand’era che Touko rallegrava così tanto le sue giornate? ”.
Proprio non riusciva a trovare delle risposte e questo lo irritava dannatamente, il suono del campanello lo svegliò però dai suoi pensieri e, aprendo la porta, si trovò una Touko allegra e pimpante: “ Oggi dormo qui! ”.
Allora Green sospirò e, allontanandosi dalla porta, le fece cenno di accomodarsi, perché tanto sapeva che non avrebbe fatto altrimenti.

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