Seven

di nabhe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 19: *** 19. ***
Capitolo 20: *** 20. ***



Capitolo 1
*** 1. ***








Mi strinsi nel cappotto per il freddo cane che faceva a Bradford, come sempre il tempo non era dei migliori. Non era cambiato niente, osservai ogni particolare che mi circondava. Sembrava essere passata un'eternità dall'ultima volta che ero stata qui, invece erano passati solo cinque anni. Dopo la morte di mia sorella Alexis cambiò tutto, mia madre dovette occuparsi del figlio di mia sorella, Zakai, mio padre perse il lavoro, e il padre del bambino non si era mai fatto vivo, meglio così, perché se l'avrei mai incontrato un giorno, un calcio alle parti basse nessuno glielo toglieva. Zayn Malik, era questo il suo nome, ed era la prima cotta di mia sorella, la quale troppo stupida finì a letto con lui una sera. 
«Zia Dallaf, quefto fcatolone è troppo pefante.» Si lamentò Zakai, che per colpa della caduta dei due denti davanti, la s la cambiava con la f, senza nemmeno accorgersene.
«Daglieli a zia Summer tesoro.» Gli consigliai e il bambino senza esitare un secondo, diedi gli scatoloni alla mia migliore amica, che sbuffò. Quest'ultima. Summer Smith, era una ragazza molto trasgressiva. 
Ballerina di hip-hop, si divertiva a ballare per le strade e a sfidare sconosciuti. Aveva i capelli neri e corti, gli occhi azzurri chiaro. Amava il rapper, le moto, i tatuaggi, i piercing e tutto ciò che poteva essere trasgressivo.
«Avanti Summer cosa ti ha chiesto questo piccolino? Te li porto io tesoro, dai a me.» Intervenne l'altra mia migliore amica. Pixie una super secchiona dal visino dolce, che sorrideva per ogni cosa. Lei a confronto di Summer, amava la tranquillità, le piaceva leggere un libro il sabato sera piuttosto che uscire per andare in discoteca ad ubriacarsi. Preferiva una tavolozza da disegno piuttosto che imbrattare i muri della città, e amava correre per chilometri senza mai fermarsi. Studiava sempre e non si prendeva mai una pausa, per questo i suoi voti erano altissimi, una studente brillante la definiva il preside Gonzales. Aveva i capelli lunghi fino alla spalla, tenuti sempre sciolti, castani, e gli occhi celeste chiaro, il suo sguardo ti metteva molto in soggezione, ma nonostante la sua bellezza disarmante non pensava quasi mai ai ragazzi.
Poi c'ero io, che di particolare non avevo proprio nulla se non una specie di voglia a forma di triangolo sulla pancia, era strana ma molto carina.
Per quanto riguarda Zakai era un bambino iperattivo, non stava mai fermo, una volta buttò giù la televisione dal quinto piano, solo perché si era perso un misero episodio dei Griffin. Otto anni di pura intelligenza, Zakai oltre ad essere iperattivo, era un bambino autonomo e perspicace, faceva i compiti da solo, si lavava da solo, faceva tutto da solo, e aveva imparato la divisione a tre cifre molto bene, roba da pazzi. L'iperattività di Zakai era molto stressante, perdeva o rompeva i suoi giocattoli ogni giorno, litigava frequentemente con i suoi amichetti, dimenticava facilmente le regole e molte volte mangiava la colla. Rompeva ogni oggetto che si trovava in casa, mangiava ogni cosa, a patto che fosse commestibile, alcune volte faceva la pipì in testa ai bambini, e poi era un tipo che se ne stava da solo, amava disegnare ed esprimeva i suoi sentimenti tramite i disegni. Piangeva spesso e quasi sempre facevo le notti in bianche. Ma era un bambino dolcissimo e disponibile.
«Cazzo la mano!» Sbottai, imprecando contro me stessa, per la mia stupidità. 
«Ti si gonfierà la mano.» Mi avvertì Pixie.
«Non mi dire?» Ribattei ironicamente.
Avevo passato anni cercando di diventare la principessa della favola, di diventare il personaggio che credevo di essere, perché non mi ero mai resa conto di essere la stronza che faceva battutacce, che insultava le persone a cui voleva bene, quella acida che sembrava odiare il mondo, quella che non trattava bene nessuno. Ma alla fine mi andava bene così, perché quando lo facevo, le persone capivano che mi stavo sforzando di farle felici, e questo si chiamava amore, perciò si, ero nevrotica, e anche fiera di esserlo, 
Io ero Dallas Dixon, e potevo vantarmi di avere le iniziale del nome e cognome uguali.
«Stai ancora studiando? La vuoi una cioccolata calda?» Alzai la testa dai libri, e rivolsi il mio sguardo stanco a Pixie, che mi sorrideva gentilmente. Scossi la testa, sorridendole.
«Devo prepararmi per l’esame Pixie, e poi la cioccolata calda mi fa uscire i brufoli, lo sai. Piuttosto Zakai dorme?» Gli chiesi sospirando, lei annuì come risposta e poi venne a sedersi accanto a me.
«Come un angioletto» Aggiunse facendo la voce tenera, e mi venne da ridere.  Guardai il libro, che avevo aperto tre ore fa, senza capire niente. Ero troppo impegnata a pensare ad Alexis, all’improvviso mi venne in mente il suo sorriso, e la sua voce sottile che mi rassicurava ogni tal volta che papà mi urlava. 
«Vorrei che Zakai conoscesse sua madre, ne sarebbe fiero. Era stupenda» Mi lasciai sfuggire, con un sorriso amaro sulle labbra. Pixie mi accarezzò i capelli con fare materno, e poi mi baciò la fronte.
«Devi riposare Dallas, sei troppo stressata.» Aveva ragione, da quando ero arrivata non avevo fatto altro che studiare, badare a Zakai e pulire casa. Mi stavo trascurando, tutta colpa dello studio. 
«Hai ragione, ho un mese di vacanza, tanto vale godermelo.» Le diedi ragione e lei annuì sorridendo sornione.
«Che ne dici se domani portiamo Zakai al parco? Si divertirà.» 
«Okay, ha bisogno di fare amicizia con qualcuno.»
 
 
 
Zayn
 
«Smettetela imbecilli!» Sbottai irritato dal comportamento infantile dei miei amici, che se ne fregarono delle mie parole. Continuarono a cazzeggiare come faceva ogni giorno, e così arrabbiato e anche scocciato, mi alzai dalla panchina del parco, e decisi di camminare un po’. Estrassi il pacchetto di sigarette dalla tasca dei miei jeans, e me la portai fra le labbra, accendendola e ispirando il fumo. 
Bradford era una cittadina tranquilla, ma era piena di segreti. C’è chi diceva che dietro questa cittadina si nascondesse un mostro, un demone cattivo che tormentava chiunque commettesse errori. Altri invece dicevano che qui morì una bambina, e da quel giorno ella tormentava i cittadini. 
Stronzate, pensai. Tutte stronzate per far cagare sotto i lattanti,  la verità? Non ne potevo più, volevo andarmene via da qui, non era il posto per me. Non lo era mai stato, era tutto spento, buio, senza vita. Io odiavo quel posto, sin da bambino. 
«Mi paffi la palla?» Una voce sottile, mi fece tornare in me. Un bambino alto un metro e una lattina di coca cola, se ne stava poco più lontano da me, con le mani dietro la schiena, e un sorriso imbarazzato.
Sgranai gli occhi, quando guardai bene il bambino. Era la mia fotocopia da bambino, lo stesso sorrisino imbarazzato, il nasino all’insù, i denti piccoli, e gli occhi color caramello. Solo la pelle era diversa, così come il colore dei capelli. Ma per il resto era uguale a me. Scossi la testa, dandomi del coglione e afferrai il pallone che se ne stava fermo ai miei piedi. 
«Tieni.» Glielo porsi, e il bambino mi sorrise raggiante. «Grafie!» Esclamò tutto pimpante. Risi vedendo come lanciava il pallone in aria, e poi lo afferrava. 
«Come ti chiami campione?» Gli chiesi. Non amavo i bambini, li avevo sempre ritenuti dei poppanti rompi scatole, ma quel bambino mi metteva allegria. 
«Zakai e fu?» ‘Sostenere dentro le reti del mio sogno, e divenirne partecipi.’ Pensai. Aveva il mio stesso nome, insomma io ero «Zayn.» il nome del bambino era il nome della divinità, ma alla fine era lo stesso.
«Belliffimo, in arabo.» Sussurrò il bambino guardandomi attentamente. Sgranai gli occhi incredulo, con la bocca improvvisamente secca.
«C-cosa?» Balbettai.
«Il fuo nome in arabo significa belliffimo, non è cofì?» Annuì sconvolto, poi sentì delle urla da lontano e mi voltai.
«In ebraico invefe macchina da guerra.» Era posseduto quel bambino? Io alla sua età non mi mettevo di certo a specificare il significato dei nomi. 
«Zakai Dixon, dove diamine sei?» Il bambino sobbalzò a quelle urla, e si sbracciò verso una figura magra che correva verso di noi. 
Una volta vicina si buttò fra le braccia del bambino, controllando se stesse bene. Successivamente gli fece una ramanzina davvero buffa, lei era tipo ‘non ti compro più le figurine dei Gormiti se non la smetti di allontanarti da me’ e lui era ‘scusa zia, ma tu sei troppo paranoica’ 
«Che ridi?» Sbottò la ragazza girandosi verso di me, e mi fermai subito. L’avevo già vista da qualche parte, eppure non ricordavo dove. Aveva un viso molto familiare, ma risaliva ad anni fa. 
«Scusa.» Risposi divertito, portando la mano dietro la testa. Lei sbuffò, prendendo in braccio Zakai e lanciandomi un occhiata di fuoco.
«Ti ha fatto del male il signore?» Chiese gentilmente al bambino, il quale scosse la testa.
«No, lui è mio amico fia, lo sapefi che il suo nome significa belliffimo in arabo?» Spiegò con calma il bambino, in modo euforico. La zia pazza alzò un sopracciglio annuendo.
«Quale sarebbe il suo nome?» 
«Zayn.» Risposi precedendo il bambino, che annuì divertito. La ragazza sgranò gli occhi, e il suo viso diventò rosso, non so per l’imbarazzo o per la rabbia, so solo che poggiò il bambino a terra e poi mi sferrò un calcio alle parti basse. 
Mi accasciai a terra, sorpreso dalla reazione di quella ragazzina, mentre Zakai rideva.
«Tu brutto stronzo, hai reso la vita di mia sorella un inferno, stai lontano da Zakai, chiaro?» Era pazza, pazza da legare. Cosa voleva da me? Chi era sua sorella? Cosa le avevo fatto? Perché mi aveva sferrato un calcio alle parti basse? 
«Tu sei pazza!» Urlai, gemendo dal dolore.
«E tu sei uno stronzo, siamo pari no?» Disse prima di andarsene, lasciandomi a terra dolorante, mentre sbraitavo in aramaico.
«Che schifo amico, sono solo le quattro del pomeriggio e sei già ubriaco?» La voce di Harry mi fece sorridere, e subito dopo le mani di Louis mi aiutarono ad alzarmi.
«Che ti è successo?» 
«Una pazza mi ha sferrato un calcio alle parti basse, giuro su Dio che se la prendo la uccido.» 
«Uh, che cattivo ragazzo.» Mi prese in giro Harry, afferrando la mano di Louis con fare possessivo, come faceva sempre tra l’altro. 
«Chi era quel mocciosetto?» Mi chiese Harry. 
«La domanda è, chi era quella figa che portava in braccio il mocciosetto?» Lo corresse Louis, beccandosi una gomitata nello stomaco.
«Non lo so, so solo che il bambino si chiama Zakai Dixon.» Louis ed Harry si guardarono, con gli occhi sgranati e poi all’insinuo dissero «Alexis Dixon.» 




Hoooola!
Cavolo, era da tipo un mese che non scrivevo più qui su efp, ma eccomi qui, con una nuova fanfiction tutta per voi.
Partiamo prima di tutto dal fatto che, per scrivere questa storia mi sono ispirata a The ring, tra l'altro io sono rimasta traumatizzata da bambina per colpa di quel film, e volevo affrontare la mia paura più grande, così ho visto il film, ma ovviamente mi sono nascosta sotto le coperte, dettagli oh. 
Ovviamente, non sarà come nel film, assolutamente no, mi sono ispirata solo al fatto del 'sette giorni' e alla videocassetta, poi il resto è completamente diversa. Ho voluto scrivere una storia horror, perché qui su efp nessuno ne scrive mai una, di solito sono sempre romantiche, e quelle poche che ci sono, alla fine sono tutte uguali. 
In questo capitolo, come avete potuto vedere, ci sono alcuni personaggi, partiamo da 
Dallas nonché Lily Collins, poi c'è la sorella di Dallas, Alexis  o meglio Nina Dobrev, la mia attrice preferita, e secondo me Lily e Nina si somigliano molto, ecco perché ho scelto loro due. Dovete sapere che inizialmente, avevo scelto Leighton Meester meglio conosciuta come Blair di Gossip Girl, ma non c'era nessuno che somigliasse a lei, quindi. Le amiche di Dallas, sono Pixie cioè Alexis Bledel, precisiamo che io voglio che lei sia l'attrice in Cinquanta Sfumature eh, poi Summer che sarebbe Phoebe Dykstra, è stupenda quella ragazza, e io all'inizio volevo usare Chachi Gonzales, il mio primo amore, però lei sembrava più adatta al personaggio che doveva interpretare, quindi ho scelto lei. Precisiamo che Louis in questa storia è punk, ed è fidanzato con Harry, quindi nella storia ci sono anche delle scene Larry. Per quanto riguarda Zakai, un nome di merda lo so ma in qualche modo doveva essere uguale a quello di Zayn, è interpretato da Justin Bieber bambino. Il banner è stato fatto da @hjsdjmples su twitter, è bravissima giuro. Nient'altro, scusate se ci sono eventuali errori, scusate se la storia è orrenda, ma io spero lo stesso che vi piaccia, e fatemi sapere cosa ne pensate, ci sentiamo al prossimo capitolo, un bacio.
 

 
Twitter: @maliksanna

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Capitolo 2
*** 2. ***



 
 



«Alexis Dixon.»
Mi venne la pelle d’oca a sentir pronunciare quel nome, che ormai non sentivo da anni. La ragazza strana del liceo di Bradford, quella che tutti consideravano ‘pazza’. Una super secchiona, con voti pazzeschi che facevano invidia anche a Logan Kittim, colui che vinse ben dieci premi alle gare studentesche. Alexis era una ragazza che amava starsene da sola, quelle poche volte che la si vedeva nei corridoi, era sempre triste, con l’aria affranta. Vestiva di nero, gli occhi già scuri, contornati dalla matita nera, un piercing sul labbro inferiore, e ciocche rosse, perfetto stile emo, punk, nerd, o qualsiasi altro genere. Restava il fatto che quella ragazza era pazza. Tutti avevano paura di lei, nessuno la guardava negli occhi, perché chi osava farlo dopo sarebbe rimasto maledetto a vita. Classiche voci da corridoio. 
Ora capivo quella somiglianza. 
La pazza era la sorella di Alexis, erano due gocce d’acqua, solo che lei a confronto con Alexis era una tipa più perfettina. Ma erano pazze entrambe.
«Tu mi stai dicendo che quel bambino è il figlio di Alexis? E’ impossibile!» Sbottai incredulo. Non poteva essere, chi era il pazzo che aveva osato mettere incinta quella? «Stiamo solo ipotizzando Zayn, potrebbe anche essere il cugino.» Anche. Si forse era il cugino, e poi quante paranoie che mi stavo facendo, chissene fregava di quelle due pazze e del marmocchio. 
«Forza, torniamo a casa si sta facendo tardi e noi dobbiamo festeggiare.» Guardai Louis, confuso e lui sorrise malizioso ad Harry.  «Oggi è l’anniversario mio e di Hazza, due anni che stiamo insieme.»  Aggiunse, e io sbuffai divertito e poi scossi la testa.                                                 
«Credo che vi lascerò casa libera, vado da qualche parte.»
 
 
Dallas
 
«Tu mi stai dicendo che hai incontrato il padre del bambino e non gli hai detto niente?» Chiese sbalordita Pixie.
«E sopratutto, ti sei limitata a dargli un calcio nelle palle?» Aggiunse Summer. 
«Cosa dovevo fare? Potevo mai dirgli 'ehi questo è tuo figlio'? Mi avrebbe considerata una pazza.» Sbottai scocciata, e Summer rise.
«Come se non l'avesse già fatto.» Sussurrò quest'ultima. Feci una finta risata e poi tornai seria, afferrando il pacco di cereali tanto amato da mio nipote.
«E’ una cosa complicata ragazze, voi non potete capire.» Summer sbuffò, alzando un sopracciglio.
«Mia madre è rimasta incinta di me quando aveva solo quindici anni, Dallas. Sul serio pensi che solo tu hai questi problemi?» Scossi la testa scocciata. Summer aveva ragione, non ero l’unica ad avere questi problemi, se poi così vogliamo chiamarli. Ma io a quel ragazzo non ce lo vedevo a fare il padre, sembrava un ragazzino di diciotto anni, se non fosse stato per la sua leggere barba, l’avrei scambiato per un’adolescente.
«Senti Dallas, fidati di noi, fai amicizia con questo Zayn, e poi pian piano gli dici la verità.» 
«Okay, avete vinto voi.» Summer e Pixie si diedero il cinque, squittendo come delle oche, e poi andarono nel reparto, detersivi, mentre io mi recavo alla cassa. 
Ma mentre svoltavo l’angolo, un carrello venne addosso al mio carrello.
«Sapevo di essere figo, ma non sapevo di essere perseguitato dalle pazze.» Quella voce così tremendamente fastidiosa e sexy, mi fece venire il famoso tic all’occhio. Mentre la sua risata mi fece solo innervosire.
«Carino il tic» Sussurrò, e io sbuffai come risposta. 
«Senti, lo so che abbiamo iniziato con il piede sbagliato, ma che ne dici se ti offro un caffè da starbucks?» Mi propose sorridendomi gentilmente. Lo guardai alzando un sopracciglio e poi sospirai.
«Senti…tu, qui non siamo in una delle tante stupide commedie americane, dove il ragazzo che nemmeno conosci ti invita a prendere un caffè, fa il carino, e poi ti porta a letto, okay?» Lui mi guardò con gli occhi sgranati, ma un sorrisetto divertito sulle labbra, poi scosse la testa.
«Ehm…solo un caffè, prometto di non molestarti» Nonostante non volevo ridere, non riuscì a trattenermi, e una piccola risata sfuggì dalle mie labbra.
«Allora ci stai?» Annuì alzando gli occhi al cielo, e poi sorpassandolo con il carrello. 
«Alle quattro da starbucks allora» Lo sentì urlare e mi venne da sorridere. Era odioso come ragazzo lo ammetto, ma mi veniva da ridere. Era un tipo strano, simpatico. Ma allo stesso tempo era un tipo misterioso, che si nascondeva in una nuvola nera. Che metafora degna di oscar.
«Chi era quel Dio greco?» Mi chiesero all’insinuo le mie due migliori amiche, facendomi scoppiare a ridere.
«Il padre di Zakai» Risposi girandomi nella sua direzione, e lo vidi parlare a cellulare con aria esausta e poi annuire. 
Forse non sarebbe stato così male, infondo era solo uno stupido caffè.
«Occazzo.» Si lasciò sfuggire Summer, che mi guardava con gli occhi sgranati, mentre Pixie sorrideva maliziosa, cosa rarissima.
«Poi ce l’ho presenti» Aggiunse quest’ultima, mentre pagavamo raccontai a loro, di quella specie di appuntamento, se così si poteva chiamare, che avevo con quel tipo, che mi dava l’impressione di una bad boy. 
«Tu hai un culo enorme, sono solo due giorni che siamo arrivati qui a Bradford e hai già un appuntamento, ti invidio tantissimo» Cinguettò Summer, che intanto portava la busta della spesa alla macchina, che non si trovava molto distante.
«Sono così bella che nessuno mi resiste» Scherzai e non l’avessi mai detto, non so se la sfortuna mi perseguitasse o gli uccelli si divertivano a cagare sulle spalle dei passanti, ma sta di fatto che quella grossa macchia bianca che avevo sulla spalla sinistra non era né bianchetto né «Sperma?» Chiese disgustata Summer, facendoci ridere. Ecco quello che disse lei.
 
 
«Pensavo non saresti venuta» Sorrisi a quello che doveva essere Zayn, alla fine mi ero ricordata il suo nome. Okay lo ammetto non lo avevo mai scordato. Mi tolsi gli occhiali, aggiustandomi i capelli e poi lo salutai con un cenno del capo e mi sedetti.
«Giuro che stavo per rinunciare, solo che non avevo il tuo numero di cellulare» Gli confessai e lui ammiccò verso di me.
«Ottima scusa per avere il mio numero, lo sai?» Sgranai gli occhi, scuotendo la testa.
«Ehi non fraintendermi! Dicevo sul serio, e il tuo stupido numero di cellulare te lo puoi anche tenere, la mia rubrica è già piena» Mentì scuotendogli il cellulare davanti ai suoi occhi, e mentre lo facevo lui sorrise malefico e lo afferrò. Sobbalzai sorpresa e poi andai a sedermi vicino a lui cercando di levarglielo dalle mani.
«Sei un maleducato!» Esclamai indignata e lui sorrise. 
«Chi è cucciolotta?» 
«Non leggere i messaggi» Mi arresi. 
«Tieni, non sono così crudele a leggere i tuoi messaggi, volevo vedere se c’erano alcune foto di Zakai» M’irrigidì sentendo il nome di Zakai, e soprattutto per la sorpresa, non mi sarei mai aspettata che voleva vedere alcune foto di Zakai.
«Perché volevi vedere le foto di Zakai?» Lui alzò le spalle.
«I miei amici, volevano vedere il famoso bambino di cui gli parlo da ieri, sai tuo nipote è veramente fantastico» Si complimentò ed io arrossì.
«Ti posso fare una domanda?» Mi chiese d’un tratto ed io annuì.
«Tua sorella è Alexis Dixon?» Impallidì non sapevo cosa rispondere. Se affermavo che mia sorella fosse Alexis dopo avrebbe capito tutto, e sarebbe scappato, chi lo sa. Così decisi di negare il tutto, perché non ero ancora pronta a confessargli che il bambino era suo figlio.
«No, chi è Alexis Dixon? Una tua ex?» Lui sorrise, scuotendo la testa e poi tornò serio.
«Una pazza, che ti somiglia tantissimo» Aveva esagerato, dare della pazza a mia sorella, tra l’altro defunta, era una cosa crudele. Come si permetteva? Mia sorella era pazza si, ma pazza di lui. 
«Non esagerare adesso, forse questa Alexis era solo incompresa» 
«Fidati era pazza, mi perseguitava sempre, a me non piace la gente che mi sta troppo alle costole, poi faceva tutto quello che le persone gli dicevano di fare, un po’ mi dispiaceva per lei, a scuola nessuno le voleva parlare, l’avevano etichettata come quella strana, la pazza della scuola..» Lo interruppi davvero scioccata per ciò che stava dicendo, ma non sapevo io che dire, gli dissi solo «Omosessuale, eterosessuale, ritardato. Perché dobbiamo mettere etichette su tutto?» Mia sorella a scuola veniva considerata strana e pazza? Ma se lei diceva che aveva tantissimi amici, tutti la volevano bene e si faceva rispettare…erano tutte bugie le sue. 
«A te non piaceva questa Alexis?» Aggiunsi, lui scosse la testa.
«Non era il mio tipo, era una bella ragazza, prima che diventasse una emo, aveva tantissimi ragazzi ai suoi piedi.» Storsi il naso «Punk» Lo corressi e lui alzò un sopracciglio, voleva dire qualcosa ma poi si trattenne scuotendo la testa.
«Come mai tutto questo interesse per Alexis?» Alzai le spalle, fingendomi disinteressata. «Così» Aggiunsi.
«Non mi hai ancora detto come ti chiami, ragazza strana» Era fissato? Etichettava tutte le ragazze come ‘pazze’? Egocentrico, fastidioso, inopportuno, e assillante, l’avevo descritto in quattro aggettivi, ero fiera di me.
«Non è importante sapere come mi chiamo» Farfugliai, mentre sorseggiavo il caffè che aveva ordinato Zayn un po’ prima che arrivassi.
«Ma se sono interessato ad una ragazza, è ovvio che voglio sapere il suo nome non credi?» Sputacchiai il caffè, e mi strozzai scatenando la risata di Zayn, che mi diede leggeri colpetti sulla schiena, prima di porgermi un fazzoletto.
«Per l’amor del cielo, così mi farai venire un infarto, ma fai così con tutte?» Gli chiesi una volta ritornata in me, lui scosse la testa facendosi di nuovo serio.
«No, tu sei la seconda.» Alzai un sopracciglio, curiosa.
«E la prima chi è stata?» 
«Alexis»

 
Hoooola!
Da quanto teeeempo çç mi siete mancate, lool, no mi siete mancate sul serio. Sono troppo felice, troppo troppo. Io non so in che lingua ringraziarvi, spagnolo? Giapponese? Chicchinese? Grazie tante, non me lo sarei mai aspettata di ricevere tutte queste recensioni, perché per me al primo capitolo già undici sono troppe, quindi grazie. Ma non è solo per le recensioni, affatto, io ringrazio anche a chi ha giù messo questa storia nelle ricordate\preferite\seguite e chi la legge o come succede quasi sempre, chi legge e chiude subito dopo con un commento del tipo 'è orrenda' ringrazio anche il mondo intero, e mia madre e mio padre, i miei nonni, le mie amiche, il mio banco di scuola, le mie adorate ascelle e i miei piedini, sul serio grazie a tutti. Anyway, i primi due capitoli sono solo di 'presentazione' dal prossimo, inizieranno i guai, molti guai. Questa storia è un po' strana, è difficilissima da capire, perché ci sono molti intrecci, e dovete stare attente ad ogni lettere che leggete, okay? Okay. Avevo fatto il trailer di questa storia -chiamiamolo trailer, è più un documentario che dura più di cinque minuti- e credo che lo pubblicherò in questi giorni, anche se non vorrei, visto che spoilera molte cose, quindi devo ancora rifletterci, skstm. Non so che altro dirvi, se ci sono errori scusatemi, se il capitolo è orrendo ancora mille scuse e se vi annoio con le mie inutili chiacchere, sorry sorry sorry. Io vado, oppure mi ammazzate, ci sentiamo la prossima volta, un bacio.  

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Capitolo 3
*** 3. ***








Louis.
 
 
«Harry ti ho detto che arrivo fra cinque minuti, mi dai il tempo di comprare le carote, cazzo, ti ricordo che per colpa tua ho dimenticato di comprarle stamattina» Harry sbuffò, e io alzai gli occhi al cielo.
«Okay, allora ti aspetto, fai presto però» Chiusi la telefonata con il mio ragazzo, e poi entrai nel negozio di frutta e verdure, scontrandomi con una ragazza che stava uscendo.
«Ops, scusa» Mi scusai in modo gentile, quando sentì le imprecazioni della ragazza scoppiai a ridere, e alzai il capo per vedere chi fosse.
Una ragazza alta quanto me, con due occhioni azzurri mi guardava con la bocca aperta, mentre con un dito si attorcigliava una ciocca dei suoi capelli neri. Davvero bella.
 «Scusami tu, e che ultimamente sono così sbadata» La ragazza afferrò la busta che le porsi, dopo aver raccolto il contenuto, e poi mi sorrise come per ringraziarmi.
«Sono Louis piacere» Mi presentai e lei sorrise raggiante. Aveva una bocca molto grande, notai.
«Summer» Si presentò anche lei, stringendomi la mano. 
«Ma siamo in inverno…» Lei scoppiò a ridere e io la seguì a ruota. «Era pessima vero?» Aggiunsi e lei scosse la testa.
«Era carina dai, ma ti avviso che non sei il primo a farla questa battuta, ce ne sono stati altri» 
«Ragazzi o ragazze?» Le chiesi interessato. 
«E’ importante?» Mi chiese di rimando lei e io annuì divertito, okay quella ragazza dava del filo da torcere, mentre stavo per risponderle non la vidi più. 
«Se n’è andata…» Sussurrai incredulo. Nessuno aveva mai osato andarsene mentre parlavamo, ero incazzato lo ammetto, ma anche divertito.
«Signore lei desidera?»
«Due carote, giusto giusto due» Risposi precisando, come era mio solito fare. Pagai e poi mi recai a casa, pensando ancora a quella Summer. 
 
 
 
«Ciao sorellina!» Esclamò Alexis con un tono perfido, da far venire i brividi a chiunque, anche alla sua sorellina, Dallas, che se ne stava seduta a terra nel giardino di casa sua, con la bambola che le aveva regalato la sorella maggiore. 
Gli occhi di Alexis erano diventata chiari, grigi con delle sfumature di verde e rosso, il volto bianco, e le labbra rosso ciliegia, non sembrava lei. Sembrava...morta. 
«C-ciao, Al!» Balbettò Dallas, spaventata. La sorella sorrise mostrando una fila di denti, non tanto perfetti. 
«Quella è la mia bambola!» Tuonò dura Alexis, facendo sobbalzare la piccola che per la paura lasciò cadere la bambola per terra.
«Stai bene sorellina?» 
«Senza di te starò più che bene rompiscatole!» Da dietro la schiena Alexis estrasse un coltello, il sorriso perfido e gli occhi spenti, si avvicinò lentamente alla sorella, la quale indietreggiava, all’improvviso la voce della madre fece cadere a terra il coltello.
«Bambine state bene? Avete fame?» Dallas annuì scioccata, e per l’ultima volta la sorella maggiore le risvolse una sguardo agghiacciante, così come il suo sorriso, prima di prendere la bambola che giaceva a terra, e staccarle perfidamente la testa, buttandola nella pozzanghera accanto a Dallas.
«Dallas!» Qualcuno la chiamava, così la bambina si girò, ma non c’era nessuno.
«Dallas, sono io Dallas!» Ancora quella voce, chi era?
«DALLAS SVEGLIATI!» Urlò e finalmente aprì gli occhi.
«Piccola era solo un incubo, ci sono io adesso» Mi rassicurò Pixie, abbracciandomi e accarezzandomi la schiena. 
«Ti ricordi i miei vuoti di memoria?» Le chiesi e lei confusa annuì. Vuoti di memoria, già. Avevo rimosso alcune cose molto importanti, ricordi fondamentali, i miei diari, lì dove c’era scritto tutto, vennero bruciati nell’incendio di casa mia. 
«Ho ricordato una cosa importante.» La ragazza aggrottò la fronte, campendone sempre di meno, e mi venne da ridere per la sua espressione buffa.
«Mia sorella tentò di uccidermi Pixie» Le rivelai con tono estremamente serio.
 
 
«Tesoro!» La voce squillante di mia madre mi fece sorridere. «Ciao mamma» La salutai e avevo tanta voglia di abbracciarla, ma purtroppo lei si trovava a New York per lavoro, ed io a Bradford.
«Ti avviso che qui sono le cinque del mattino» Scoppiai a ridere per il tono che aveva usato, poi sospirai.
«Senti mamma ti ho telefonato, per sapere una cosa» 
«Cosa?» Mi chiese e potevo giurare che dall’altro capo lei stava aggrottando la fronte, e arricciando il naso, come suo solito fare. Anche io avevo il suo stesso vizio.
«Alexis ha mai tentato di uccidermi?» Le chiesi di getto, forse avevo sbagliato ad usare quel tono, così schietta. Ci fu qualche minuto di silenzio, poi la sentì sospirare.
«Si tesoro, non una sola volta, ci ha provato tantissime volte, anche quando eri appena nata, all’inizio pensavo che scherzasse, ma poi quando all’età di cinque anni lei ti buttò in acqua, e sappiamo tutti che tu hai paura dell’acqua, tentando di affogarti, lì capì che non stava affatto scherzando.» Mi raccontò, e d’istinto mi portai la mano sulla bocca, scioccata. 
«P-perché? Perché voleva uccidermi?» 
«Lei diceva che tu eri un errore, avresti causato solo guai e sciagure alla nostra famiglia e al mondo intero…» Rispose con tono poco convinto, e aggrottai la fronte non capendo ciò che stava dicendo.
«Ma se l’unico guaio che ho fatto è stato nascondere la dentiera di nonna Needy nel panino di papà.» Lei scoppiò a ridere e la seguì di ruota.
«Mamma non avete mai provato a portarla da qualche dottore?» Le chiesi tornando di nuovo seria.
«Certo, la portai da uno strizzacervelli, la cosa non durò a lungo, visto che Alexis si opponeva a parlare con quell’uomo, e ogni volta tentava di scappare, ma da quello che aveva capito, trasse una conclusione…» Rispose, lasciando la frase in sospeso. Sapevo che c’era qualcos’altro sotto, qualcosa di brutto che non voleva dirmi.
«Cosa? Quale conclusione mamma?»
«Disse che tua sorella era pazza» Rispose tutto d’un fiato, e sentì il pavimento sotto di me mancare. 
«Tua sorella non è morta, Dallas» Non riuscivo a parlare, se prima ero scioccata adesso lo ero ancora di più. Cosa significava tutto quello? Mia sorella era pazza? Non era morta? E se non era morta dov’era? 
«Se ti stai chiedendo dove si trova, beh l’abbiamo chiusa in una clinica per pazzi, aveva dei gravi disturbi»
«P-perché me…me l’avete tenuto nascosto per tutti questi anni?»
«Per proteggerti tesoro, tua sorella non ha cercato di ammazzare solo te, ma anche Zakai, quando lo aveva in grembo ha tentato più volte di ucciderlo, detersivo, coltelli, pillole e quant’altro. Ha cercato di uccidere me e tuo padre, chi credi che sia stato ad appiccare il fuoco un anno dopo la nascita di Zakai al suo compleanno?» 
«Alexis…»
 
 
 
«Ragazze ho noleggiato una videocassetta!» Esclamò Summer entrando in cucina, il suo sorriso scomparve non appena notò la faccia mia e di Pixie scioccate. Le rivelazioni di mia madre mi aveva totalmente sconvolta, tenermi nascosto per ben sette anni che mia sorella non era morta, ma si trovava in un manicomio, è stato un colpo basso.
Tra l’altro era pazza, aveva tentato di ucciderci, e di certo non scherzava. 
«Cos’è successo?» Ci chiese sedendosi accanto a noi, Pixie sospirò.
«Dallas ha scoperto che Alexis è viva, ma è rinchiusa in una clinica per pazzi, perché ha tentato più volte di ammazzare la sua famiglia e suo figlio che all’ora portava in grembo» Rispose tutto d’un fiato la ragazza, che subito dopo aver raccontato in breve la conversazione mie e di mia madre, prese un respiro.
Summer era scioccata, benvenuta nel club, pensai.
«Okay, dove sono le telecamere? Siamo su Punk’d vero? Adesso escono le telecamere, Miley Cyrus e Justin Bieber gridando ‘ciao sei su Punk’d questo era uno scherzo!» Ironizzò Summer, che pareva non crederci, ma si rassegnò quando notò che né io né Pixie ridemmo. 
Le raccontammo per filo e per segno tutta la conversazione avuta con mia madre, espresse il suo parere come fece anche Pixie, poi stufa di parlare di quello cambiai argomento.
«Che video cassetta hai noleggiato?» Le chiesi sorridendole e lei parve ritornare in sé perché ci sorrise estraendo la videocassetta.
«The house on fire!» Esclamò andando a mettere la videocassetta nel videoregistratore, ci andammo a sedere sul divano, e partì la videocassetta.
Era tutto nero lo schermo, poi comparve un triangolo in mezzo allo schermo e dentro un fuoco. 
Subito dopo, spuntò una casa circondata da fiamme, e una bambina, ma che dicevo, un mostro, era un mostro che prendeva fuoco, e parlava in una strana lingua, forse arabo o ebraico, e attorno ad essa c’erano degli spirti maligni che sussurravano ‘Luxith’ e da lontano c’erano due persone, adulti più che altro, forse dovevano essere i genitori, ma essi invece di piangere, sorridevano. 
Poi all’improvviso un primo piano della bambina\mostro. 
Sobbalzai dalla paura. 
Il volto era completamente bruciato, gli occhi erano bianchi e grigi, i suoi capelli erano legati in due trecce, una posta a sinistra e l’altra a destra, e sorrideva i suoi denti erano marci, e poi si sentì solo lo squillo di un telefono. 
Tutti e tre impaurite ci voltammo verso il telefono, e notammo Zakai che tremava accasciato a terra, con lo sguardo fisso sul televisore.
«Zakai no!» Esclamai, andando accanto a lui e accarezzandogli la testa, mentre lui rimaneva con lo sguardo ancora fisso sul televisore. Mentre il telefono continuava a squillare, ma né Pixie né Summer si alzarono per rispondere, così sbuffando afferrai la cornetta del telefono.
«Pronto?»
«Sette giorni, sette giorni per fuggire dalla morte, dopodiché morirai, il tuo destino è già segnato, come quello di tuo nipote, e delle tue fottute amiche…non sfidare la morte.»


TRA SETTE GIORNI MORIRAI..BUH.
naah, qui l'unica a morire sono io per colpa vostra, io vi ringrazio tantissimo ragazze, mi avete fatto tantissimi complimenti anche su twitter, e sul serio siete fantastiche. Scusatemi se ieri non ho aggiornato, ma non avevo tempo, vabbè nemmeno oggi perché sono tornata cinque minuti fa a casa ma ehi, eccomi eh. 
Non ho molto da dire, questo capitolo è pieno di sorprese, leggetelo più di una volta, ripeto che questa storia è complicata da capire.
Ci vediamo alla prossima, un bacio <3

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Capitolo 4
*** 4. ***







«Cosa desidera?» Mi chiese la ragazza dello starbucks, sorridendomi gentilmente. Non ricambiai il sorriso, non ne avevo la forza dopo l’accaduto di ieri. C’era davvero gente così cretina in giro che telefonava sconosciuti e si divertiva a spaventali? E quella cassetta? Tutte stronzate! 
«Un caffè, grazie» La ragazza mi sorrise di nuovo e poi se ne andò. 
Luxith, se questo era il nome di quella specie di bambina\mostro, allora avrei indagato. 
«Ci incontriamo di nuovo» Alzai il viso, nella direzione in cui una voce a me familiare aveva appena parlato.
«Oddio, hai due occhiaie incredibili tesoro, se vuoi ti presto un correttore» Alzai un sopracciglio verso un ragazzo che si trovava accanto a Zayn. Era molto bello, aveva i ricci che gli ricadevano sulla fronte, due occhi verde smeraldo, limpidi, labbra sottili e la carnagione bianca come il latte.
«No grazie, preferisco avere le occhiaie piuttosto che nascondere la vera me con chili di trucco» Gli risposi in modo sfacciato, e un ragazzo che si trovava alle spalle di Zayn, mi sorrise.
«Cioè un mostro?» Scoppiai a ridere, contro le mie volontà, e poi scossi la testa divertita.
«Un mostro, si.» Ne avevo abbastanza di mostri. Il ragazzo che mi aveva appena definito un mostro, era alto quanto Zayn, sebbene il riccio fosse più alto di loro e più muscoloso. Aveva gli occhi celesti, un filo di barba, e un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
«Loro sono i miei amici, Louis ed Harry» Me li presentò Zayn, ed io afferrai la mano del riccio che mi guardò con aria di sfida.
«Louis non si tocca, ragazza mostro, è mio» Mi sussurrò all’orecchio, e io aggrottai la fronte divertita.
«Tranquillo ragazzo mestruato, io ho il mio Frankenstein a casa che mi aspetta» Scherzai e lui scoppiò a ridere. 
«Tu devi essere Louis?» Il famoso Louis annuì sorridendomi e poi porgendomi la mano.
«In riga e bretelle super schianto, sai per essere un mostro sei molto bella» Arrossii e sperai con tutta me stessa che non avessero notato il mio rossore, ma sfortunatamente non parve passare inosservato a Zayn, che mi sorrise malizioso.
«Sei tenera quando arrossisci.» Sbuffai spingendolo, e poi chiesi a Louis se si voleva accomodare, e successivamente anche Harry e Zayn senza il mio permesso si accomodarono.
«Vi ho per caso detto accomodatevi?» I due risero e poi ordinarono un caffè. Iniziammo a parlarle, e scoprì che Louis ed Harry erano fidanzati, non c’era da stupirsi, visto il modo in cui Harry guardava le labbra di Louis, e quest’ultimo guardava le labbra del riccio. Erano davvero carini, certo avevano due caratteri completamente diversi, ma come si dice? Gli opposti si attragono.
Sentimmo un urlo provenire da fuori, e subito tutti i presenti nel bar si alzarono e corsero fuori.
Così facemmo anche noi quattro, e quello che vidi non era affatto bello. Due macchine completamente distrutte, e incenerite si trovavano nel bel mezzo della strada, e attorno ad esse, un grosso triangolo le circondava. Mentre i conducenti erano in fin di vita su delle barelle. 
Giurai di aver visto una ragazzina, dalla pelle bianco cadavere, le treccine e il volto bruciato, che mi sorrideva.
«L’hai vista anche tu?» Il sussurro di Zayn mi fece sobbalzare, e lui mi accarezzò la spalla per tranquillizzarmi.
«Chi?» Chiesi confusa.  «La bambina Dallas.»  Rispose.
«Si…» 
 
 
 
«Okay partiamo dal principio, tu hai guardato quella videocassetta giusto?» Mi chiese Zayn, con un tono che usavano le persone per comunicare con quelli che facevano fatica a capire. Annuii.
«Sei una stupida!» Esclamò Harry, che si alzò dal divano portandosi le mani nei ricci. 
«Ehi stupido ci sarai te e i tuoi capelli da quattro soldi» Risposi a tono, e lui mi lanciò un’occhiata di fuoco.
«Basta!» Intervenne Louis. «Lei non poteva saperlo Harry, non è colpa sua.» Cercò di farlo ragionare il fidanzato. Harry annuii, sebbene non fosse d'accordo con Louis.
«Sei in pericolo Dallas, chi altro ha visto quella cassetta?» Mi chiese Zayn.
«L…le mie amiche e…» 
«E chi?»
«Zakai…» Zayn imprecò, portandosi come aveva fatto il riccio, le mani nei capelli. Cosa se ne fregava lui di Zakai? Non era mica suo padre? Okay, ironia portami via.
«Senti io non ne sapevo nulla di quella maledetta cassetta, la mia amica Summer l’ha noleggiata, cosa ne potevamo sapere?»
«Aspetta Summer? La ragazza dagli occhi celesti, e la bocca grande?» Mi chiese sbalordito Louis ed io annuii confusa.
«Posso gentilmente sapere chi è Summer?» Gli chiese Harry, e Louis sbuffò e subito dopo rispose «Nessuno»
«Da come l’hai descritta non mi sembra che sia nessuno, Louis mi stai tradendo per caso? Non mi ami più?» Zayn mi guardò sorridendomi.
«Andiamo fuori, lasciamoli da soli» Mi disse, prendendomi per mano e conducendomi fuori casa.
«Senti Dallas, siete in pericolo, dico sul serio. Lei non perderà occasione di uccidervi, siete tutte femmine e un bambino di sette anni in una casa che immagino sia molto grande, non potete stare da sole» Capitan ovvio. «Quindi verrete a vivere da noi, sarà una cosa momentanea ovviamente, il tempo di sistemare questa faccenda» Si affrettò a precisare, e io lo guardai confusa.
«Perché ci vuoi aiutare?»
«Lo faccio per Zakai, non per te e nemmeno per le tue amiche» Rispose in tono freddo. 
Mi sarei dovuta trasferire da quel ragazzo nonché padre di mio nipote, perché una stupida bambina pazza aveva deciso di ucciderci?
 «Come hai intenzione di risolvere tutto?» Gli chiesi di punto in bianco e lui mi sorrise.
«Non lo so, è questo il bello.» 
 
 
Sentimmo delle urla al piano di sopra, e subito ci alzammo dal divano, correndo nella stanza di Zakai. 
«Oddio, prende un'asciugamano Pixie!» Esclamai, correndo verso il bambino e tenendogli la testa ferma.
«Un altra crisi epilettica?» Mi chiese Summer che tremava dalla paura, e io mi limitai ad annuire. 
Dalla bocca del bambino usciva sangue e schiuma, gli occhi erano diventati bianchi, e il suo corpo continuava a fare su e giù, destra e sinistra in modo sempre più veloce e ritmatico. Presi la siringa e piano piano la conficcai nel braccio di Zakai.
«Luxith.» Farfugliò il bambino, iniziando a calmarsi, dopo che gli avevo somministrato un calmante.
«Zakai, stai bene?» Gli chiesi, asciugandomi le lacrime. Ormai ero abituata, gli succedeva sempre, ma ogni volta era sempre più brutta.
«Lei ci sente...» Sussurrò nel mio orecchio, con un tono che mi fece accantonare la pelle, dalla paura.
«Chi? Chi ci sente Zakai?»
«Luxith, lei si prenderà la sua vendetta, ucciderà tutti.» Quella non era la voce di Zakai, che cavolo stava succedendo? Il bambino scosse la testa e mi guardò confuso e spaesato.
«Cos'è successo?» Vuoti di memoria

 
 
 
Hooooola!
Io vi amo. Okay? Cioè siete fantastiche, sul serio. Grazie per tutti i complimenti, che alla fine non mi merito, grazie perché continuate a leggere questa storia, grazie per tutto. 
Avete molta pazienza e per questo vi ringrazio. 
Anyway, spero che il capitolo vi piaccia, anche in questo si iniziano a scoprire altre cose, e presto succederà qualcosa di veramente scioccante, tenetevi pronte. 
L'altro ieri, avevo cercato di guardarmi the ring, ma non è andata molto bene, purtroppo mi sono nascasta sotto le coperte, e ho iniziato a canticchiare, sembravo una stupida :( ma, ho scoperto che non sono l'unica ad avere paura di quel film, menomale. 
Allora, per il personaggio di Luxith, che tra l'altro questo nome l'ho scelto pensando alla piccola Lux, ma penso che l'abbiate già capito, comunque dicevo per il personaggio di Luxith ho scelto Jodelle Ferland, la bellissima Jodelle.
Okay, non so che altro dirvi, tolgo il disturbo, vi ringrazio ancora, e ci sentiamo alla prossima, e vorrei avvisarvi che, non so quando aggiornerò, tra poco ci sono gli esami, e io sono ancora a zero con la tesina e tutto il resto, quindi perdonatemi se non aggiornerò in tempo. Un bacio.

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Capitolo 5
*** 5. ***







«Fia Fallas, perché fiamo andando via? E dofe andiamo?» Mi chiese Zakai, con quella sua voce così innocente. 
Non gli sapevo dare una risposta ben precisa. Ero stata una stupida a non riflettere prima di dire direttamente si, a quei tre. Cavolo, avevo vent’anni dovevo ragionare, ero matura e non potevo prendere tutto alla leggera. Una pazza ci stava perseguitando, ci minacciava di ucciderci, e io che facevo? Mi trasferivo a casa di tre ragazzi, tra l’altro innocenti, e fargli correre il pericolo. Dallas sei una stupida.
«Dallas, tutto bene?» Mi chiese Pixie appoggiando una mano sulla mia spalla, intanto avevo preso a respirare, ma non mi ero mai accorta di trattenere il fiato.
«Si Pixie, tutto bene, alla grande non vedi? Sto benissimo» Lei alzò un sopracciglio e io sbuffai. «Sto di merda, sono solo una stupida, dovevo rifletterci prima di accettare, adesso correranno il rischio anche quei poveri ragazzi, Pixie. Mia sorella Alexis non avrebbe mai sbagliato, non avrebbe mai commesso una stupidata come la mia, mai, sono solo un fallimento» Mi sfogai, rossa in viso, come sempre, dalla rabbia, e il naso arricciato. Proprio non capivo, mamma mi considerava immatura, e allora perché mi aveva affidato quel bambino? Perché proprio a me? Io lo avevo messo in pericolo, avevo fatto si che guardasse quella maledetta cassetta. Ero un’ingrata.  
«Dallas, non potevi saperlo, non darti delle colpe non vere. E poi se loro ti avranno proposto di trasferirti non erano così stupidi da mettere le loro vite in pericolo non pensi?» Cercò di farmi ragionare Pixie, ma con scarsi risultati visto che iniziai a fare avanti e indietro per l’atrio.
«Sai cosa avrebbe detto il professor Green in questo momento?» Pixie scosse la testa. «Dixon sei una nullità!» Esclamai scimmiottando il professor Green, quello che tanto odiavo alle superiori. Pixie scoppiò a ridere per la mia splendida imitazione, supponevo, e poi mi abbracciò.
«Finché ci sarò io, Summer e Zakai andrà tutto bene» Mi sussurrò.
«Ed è per questo che ho paura. Ho paura per voi, perché vi ho messo in pericolo…»
«Veramente è stata colpa mia, non dovevo portare quella cassetta a casa, ma il commesso era stato così carino a consigliarmela che non ho potuto dire di no, mi dispiace» Ci girammo verso Summer, che ci guarda intenerite, ci guardava in cerca di un abbraccio che non le negammo, e subito dopo ci trovammo avvolte tutte e tre in un solo abbraccio.
«Vi voglio bene ragazze» Disse Summer, baciandoci la fronte ad entrambe e poi ci sorrise. Pixie ridacchiò, e amavo tanto sentir ridacchiare Pixie, perché aveva una voce così dolce e sottile che quando rideva, sembrava una fatina, avete mai visto quei film dove ci sono le fatine che ridono come poni? Ecco, Pixie non era un poni ma un essere umano.
«Secondo te a che starà pensando?»
«Quando ha lo sguardo fisso nel vuoto di solito pensa alla tua risata, Pixie»
«Perché? Cosa ha di strano la mia risata?»
«E’ uguale a quella di un cavallo, amore» Scossi la testa e ritornai fra di loro, che litigavano per la risata più bella del mondo. E proprio in quel momento sentimmo ridere qualcuno. Una risata profonda, che proveniva alla nostra destra, vicino alla porta c’era un ragazzo alto più o meno quanto Summer, occhi verdi e capelli ricci, una camicia bianca e dei pantaloni beige, Harry.
«Scusa da quando il giardiniere è diventato così figo?» Mi chiese urlando Summer, e il riccio rise avvicinandosi a noi. 
«Ciao pazza, queste sono le tue amichette?» Mi chiese ammiccando verso le mie due amiche, che lo guardavano con la bava alla bocca. Annuì e cercai di chiudere la bocca di Summer che non ne sentiva ragione, continuava a tenerla aperta e a sbavare.
«Carina, è pazza anche lei?» Mi chiese ironico Harry, indicando Summer che si riprese subito, incenerendolo con lo sguardo.
«Sono Summer, no pazza» Gli rispose sorridendogli in modo perfido, e il riccio sgranò gli occhi e mi rivolse uno sguardo del tipo ‘questa è quella puttana di cui parlava Louis?’
«Sono Harry e non me ne frega» Ribatté con lo stesso tono, e la ragazza diventò rossa per l’imbarazzo. Strano, non succedeva quasi mai. 
«Okay, abbiamo capito, vi odiate» Sbottai io stufa, e il riccio mi sorride comprensivo.
«Immagino che non sia facile vivere con una ragazza del genere…» Mi sussurrò all’orecchio indicandomi con lo sguardo Summer, che intanto stava giocando con Zakai evitando Harry.
«Smettila riccio, non la conosci e non puoi giudicarla!» Esclamai e il ragazzo alzò le mani in aria come per difendersi, sentimmo qualcuno ridacchiare e mi aggiunsi alla risata dolce di Pixie che ci guardava con fare innocente. Harry sembrava in imbarazzo e subito scosse la testa, porgendo la mano all’altra mia amica.
«Harry Styles.» Si presentò come se stesse commerciando, Pixie dal canto suo, afferrò la mano del riccio con decisione.
«Pixie, e il cognome non è importante» Era solito di Pixie non rivelare il suo cognome, infatti io lo scoprì due mesi dopo che ci conoscemmo. Non mi aveva mai detto il perché non rivelava il suo cognome, lei diceva solo che non le piaceva e basta, ma era un cognome molto bello, come lei.
«E’ importante se si tratta delle belle ragazze come te.» Alzai gli occhi al cielo, e mi venne un conato di vomito, e così spinsi via il riccio dalla mia amica.
«Tu e i tuoi due amichetti vi scambiate le battute da dire alle ragazze? Siete proprio dei ragazzi tristi» Il riccio rise e mi accarezzò la testa, e intanto Pixie era ancora imbarazzata per le parole di Harry.
«Non proprio Dallas, Zayn ed Harry non hanno un loro stile e così si divertono a copiare le mie battute, non è così?» L’entrata di Louis mi sconvolse, e quando si avvicinò minaccioso ad Harry, mi venne da sorridere. Era geloso.
«Stai bene Louis?» 
«Louis? Oh merda.» Louis si girò verso Summer, che lo guardava con gli occhi sgranati e un sorriso raggiante sulle labbra, il ragazzo corse ad abbracciarla e poi rivolse un’occhiata di sfida al suo fidanzato.
«Ciao Summer, che piacere rivederti, non pensavo che fossi amica di Dallas» Cosa? Mi prende per il culo sicuramente, pensai.
«Si è amica di Dallas, e anche questa bellissima ragazza è amica di Dallas, lei si chiama Pixie non è vero Dallas?» Sbottò Harry arrabbiato, e ripetendo per ben tre volte il mio nome, io mi strinsi nelle spalle, sentendomi a disagio. 
«Si e io sono vostro amico Zayn, e adesso l’amico vi manderà a fanculo e vi farà stare in silenzio, okay? Okay.» Nella stanza calò il silenzio non appena Zayn varcò la soglia di casa mia, mi rivolse un cenno del capo come saluto, e poi diede due buffetti amichevoli a Louis ed Harry. Che prepotente, maleducato, pensai. 
«Stavo scherzando, potete parlare» Sbottò Zayn, sorridendoci e subito iniziarono a parlare uno sopra l’altro, mentre io lo guardavo in silenzio. Lui si avvicinò a me, e mi baciò la guancia, facendomi rimanere sorpresa.
«Ciao meraviglia, come stai?» Oddio, stavo per morire. Poteva essere arrogante, prepotente e stupido, ma ci sapeva fare con le donne e soprattutto con le labbra.
«M-merda…cioè bene, sto alla grande, si si.» Scoppiai a ridere nervosamente, e Zayn alzò un sopracciglio divertito, e poi si girò guardandosi intorno, non appena vide Zakai e quest’ultimo avvistò lui, il bambino gli corse incontro e lo abbracciò, e Zayn lo prese in braccio ridendo. Le mie ascelle lacrimavano, avevano preso in affitto il lavoro degli occhi, a tempo indeterminato, cosa strana, ma vera.
Ci mancava solo Alexis in quell’abbraccio e sarebbero stati una vera famiglia, invece no, in quell’abbracciò c’ero io, in un modo o nell’altro Zakai mi aveva trascinato nell’abbraccio e adesso sentivo il respiro di Zayn sul mio collo e le manine fredde di Zakai sulla mia spalla.
«Quindi feniamo da fe Zayn?» Gli chiese Zakai sputacchiando un po’ per colpa dei denti, e Zayn scoppiò a ridere annuendo e poi mi guardò con la fronte corrugata. 
«Stai bene Dallas?» Io annuì e lui mi guardò ancora più a fondo «Hai gli occhi rossi…»
«Il cloro, devo avvisare l’idraulico, ci rendiamo conto? Dal lavandino esce cloro e non acqua, ecco perché ho gli occhi rossi» Lui scoppiò a ridere ancora una volta e poi scosse la testa tornando serio.
 
 
Harry
 
 
«Harry, dove sei?» La voce di Louis sempre più vicina, mi fece sorridere, ma ritornai subito dopo con il muso. 
Ci aveva provato con quella sgualdrina davanti ai miei poveri occhi, certo anche io lo avevo fato con quella ragazza, ma era nella mia natura essere così,  anche con le amiche mi comportavo così, anche con Zayn…okay con Zayn no, però c’eravamo quasi vicini.
«Da quando fumi?» Mi chiese Louis avvicinandosi a me, ma senza toccarmi. Io cacciai fuori il fumo, che andò a finire al vento.
«Da quando il mio ragazzo ci prova con altre ragazze, davanti ai miei occhi» Gli risposi con un sorriso beffardo, e lui sbuffò roteando gli occhi. 
Come facevo a non essere geloso? Insomma a Louis piacevano anche le donne, oltre che gli uomini, chi mi avrebbe mai assicurato che un giorno lui non se ne sarebbe scappato con una bella bionda, lasciandomi da solo a morire? Nessuno.
«Harry di nuovo con questa storia? Summer è solo una mia amica, e ti conviene fartela piacere visto che vivrà sotto il tuo stesso tetto per molto tempo» Lo incenerì con lo sguardo, arrabbiato e frustato mi avvicinai a lui, con fare estremamente minaccioso e lo afferrai per la maglia a righe che indossa, sbattendolo contro al muro.
«Chi cazzo sei tu per dirmi quello che devo fare o non fare? Non sei nessuno, porca puttana, nessuno!» Gli urlai in faccia e Louis chiuse gli occhi come per proteggersi, poi prese un lungo sospiro.
«Tu sei fuori di testa, io non ti ho detto niente di particolare, non puoi farmi sempre queste scenate di gelosia, porca vacca, io allora cosa dovrei fare eh? Ci provi costantemente con tutte quelle che ti passano avanti, e mi sto zitto, perché non voglio litigare con te, ma con questo non vuol dire che non sono geloso!» Urlò a sua volta, voltandomi le spalle e entrando dentro.
«E con questo non vuol dire che non ti amo, cazzo» Lo fermai, afferrandolo per il polso e lui si girò lentamente. Gli sorrisi, un sorriso che esprimeva le mie scuse e lui sembrò accettarlo, così ricambiò.
«Mi dispiace, anche a me non piace litigare Louis, ma tutto questo mi sembra inevitabile, ho paura per noi, per te, per me. Ho paura che prima o poi tu possa dimenticarti di me, tradirmi o chissà abbandonarmi» Lui scosse la testa divertito, e poi mi baciò, un bacio dolce, che sembrava volesse proteggermi da tutti.
«Oddio» Ci girammo di scatto, allontanandoci alla vista di Summer, che guardava la scena con gli occhi sgranati.
«Ehi Summer, sorpresa!» Esclamai divertito, e vidi chiaramente nei suoi occhi la rabbia e l’odio nei miei confronti. Louis sbuffò, e io me ne andai, ma prima mi fermai e le sussurrai all’orecchio «1 a 0 per me, stronzetta.» 



Hooooola!
Mi sono svegliata da poco, e avevo quasi dimenticato di postare il capitolo, ma eccomi ed eccovi il tanto atteso capitolo. Allora, qui non succede niente di interessante, c'è il trasferimento, il pensiero di Dallas, e poi la sorpresa per Summer. Allora, vorrei precisare che, non mi ricordo in che capitolo lool, Zayn spiegherà come sanno tutte queste cose riguardo alla bambina, vi ho rivelato già una cosa avete visto? Amatemi. Comunque, io vi ringrazio infinitamente, per le recensioni, per i complimenti, per tutto, siete stupende, grazie mille sdfghjkl. Per qualsiasi cosa io su twitter sono @maliksanna, e scusate se ci sono eventuali errori. Non so che altro dirvi, ho sonno e fame, e vi adoro, quindi ci sentiamo al prossimo capitolo, un bacio <3

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Capitolo 6
*** 6. ***







«Buongiorno» Entrai in cucina ma non c’era ancora nessuno, così decidi di preparare la colazione, almeno avrei fatto qualcosa. 
Dovevo iniziare a studiare, ma con tutti questi casini come potevo concentrarmi? Dovevo iniziare ad indagare di più su questa Luxith, dovevo parlare con mia sorella assolutamente, e dovevo trovare le parole giuste e soprattutto il momento giusto, per dire a Zayn che Zakai era suo figlio. Un po’ avevo paura. Avevo paura che potesse portarmelo via, insomma l’avevo cresciuto io a quel bambino, io e i miei genitori, era come un figlio più che un nipote. 
«Brum, brum, bruum, vola aereoflanino vola!» Sobbalzai sentendo Zakai urlare, e mi affacciai, vedendolo che correva per il soggiorno con il suo amato aereo. Mi scappò una risate e poi andai da lui, prendendolo da dietro e baciandogli il collo. Lui rise e si dimenò, ma poi subito dopo mi abbracciò.
«Fia Fallas, fi piafe il mio aereoflanino? » Annuii e lui continuò a giocare quando lo posai di nuovo a terra. 
«Buongiorno…?» Mi girai, e vidi Zayn guardarmi con un sopracciglio alzato, confuso. 
«Zaaaaaaayn!» Urlò il piccolo andandogli incontro, e baciandogli la guancia. Il padre lo prese in braccio e lo fece girare due volte, mi venne da ridere vendendoli giocare così tranquillamente.
«Ho preparato la colazione, forza venite a tavola» Li avvisai e Zayn mi seguii mentre andavo in cucina.
«Potrei abituarmici a tutto questo lusso, signorina Dixon» Non feci in tempo a ribattere che la voce squillante di Louis e Pixie mi risuonò nelle orecchie.
«Bonjuor, cos’è questo odore?» Ci chiese Louis e io indicai la colazione che si trovava sulla tavola, subito si andò a sedere iniziando a mangiare come un’animale. 
«Dallas io dopo devo andare in biblioteca…» Mi avvisò Pixie diventando rossa dall’imbarazzo. Forse perché Zayn la guardava attentamente. Gli diedi una gomitata per farlo smettere e così fu, solo che mi mandò affanculo.
«Non ho la macchina Pixie, come ci vai?» 
«La posso accompagnare io» La voce di Harry ci fece girare tutti verso la porta, e sorridemmo, tutti tranne Louis che gli lanciava occhiate omicide. 
«S-sicuro? Non vorrei recare fastidio...» Harry le sorrise rassicurante, e poi ripetè la frase precedente. 
«Fia, offi vogliamo andare al parfo?» Mi chiese Zakai, facendomi gli occhi dolci. Ci pensai su, e poi risposi.
«Oggi devo studiare tesoro, mi dispiace»
«Ti porto io al parco piccolino…sempre se per tua zia non è un problema, ovviamente» Sbuffai e Zayn rise, non sapendo che altro dire annuì. «Tienilo d’occhio» Aggiunsi.
«Ma Summer dov’è?» Ci chiese Pixie guardandosi intorno. 
«Non lo so, stamattina si è svegliata presto, ha detto che andava a farsi un giro…» Risposi, e vidi subito Zayn irrigidirsi e lanciare un’occhiata di chi la sapeva lunga a Louis ed Harry.
«Chiamala» Mi ordinò Zayn, con voce dura e seria. 
«T-tu pensi che lei…» 
«Che lei sia in pericolo? Si lo penso, chiamala immediatamente!» Ci pensò a continuare lui la frase, e non me lo feci ripetere di nuovo, afferrai il cellulare  e digitai sul nome ‘Summy’ 
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Sei.
Sette.
Sette squilli. Sette squilli e non rispondeva. Perché in tutta questa faccenda c’era in mezzo sempre il numero sette? Che significato aveva?
«Non risponde!» Esclamai, con l’ansia che cresceva a dismisura. Sentimmo la serratura della porta, scattare, così ci girammo tutti preoccupati verso la porta, dalla quale sbucò Summer sudata.
«Buongiorno raga…ehi...state bene?» Corsi ad abbracciarla e con me si unii anche Pixie, e la ragazza sembrò confusa, anzi lo era, ma ricambiò lo stesso.
«Pensavamo che quella pazza psicopatica ti avesse ucciso, non rispondevi al cellulare» Mi affrettai a spiegarle, e Summer cacciò il cellulare dalla tasca e me lo mostrò.
«Si è scaricato, scusatemi se vi ho fatto preoccupare»
«L’importante è che tu stia bene»
 
 
Harry
 
 
Guardai la ragazza che sedeva difronte a me, tutta concentrata a leggere alcuni libri, e a scrivere. Aveva il nasino rosso, per colpa del raffreddore, le labbra schiuse e ogni tanto le leccava in modo sensuale. Pixie era davvero una bella ragazza, mi ritrovai a pensare. 
«Sei fidanzata?» Le chiesi improvvisamente e mi diedi dello stupido per il tono che avevo usato, così schietto, che la ragazza arrossii di brutto e rise nervosamente.
«I ragazzi non sanno nemmeno che esisto Harry…risposta negativa» Rispose con evidente imbarazzo.
«Eppure sei una bella ragazza» Continuai, e lei continuò ad arrossire, sembrava un palloncino rosso, che si gonfiava man mano.
«Lo so, che non stai dicendo la verità» Ribattè lei facendomi un occhiolino. 
«Io dico sempre la verità, piccola» Lei mi ringraziò balbettando, e dopo ci fu solo silenzio, quando improvvisamente lei non lo ruppe.
«Vieni a vedere Harry!» Andai a sedermi accanto a lei, e mi mostrò una pagina di un libro, di demoni e roba del genere. C’era una foto di Luxith quella bambina barra demone. Pixie fermò la bibliotecaria che passava di lì come suo solito fare.
«Dimmi»  
«Ci sono altri libri che parlano di questa bambina? Luxith?» La bibliotecaria ci pensò su e poi ci disse di aspettare, dopo un paio di minuti tornò da noi con due libri in mano abbastanza grandi e pesanti per la sua forza e statura.
«Ecco» Ci disse, buttandoli sul tavolo e facendo issare una nuvola di polvere, Pixie tossii e io mi affrettai a scacciarla via, mentre la bibliotecaria si scusava e se ne andava.
«Questo è un vecchio articolo di giornale, risale al 17 Luglio del 1992, l’anno di nascita di Dallas, Summer e mio…» Le strappai con gentilezza la pagina che si trovava nel libro, e lessi molto attentamente ciò che c’era scritto.
‘Undicenne morta in un incendio, Lux Dixon figlia dello stalliere Mark Donovan e  Margaret Lord, è stata trovata morta nella stalla del padre a causa di un incendio scaturito da qualcosa. La scientifica non ha ancora trovato tracce, si presume sia stato un semplice incidente’ 
«Oddio…» Si lasciò sfuggire Pixie, sconvolta, scioccata, confusa e chi ne ha più ne metta, mi guardava come se avessi appena letto una stronzata.
«La bambina ha lo stesso cognome di Dallas e la sorella!» Alzai un sopracciglio anche io estremamente confuso.
«Sorella? Dallas aveva detto che non aveva nessuna sorella» La ragazza s’irrigidii, diventando per la millesima volta rossa in viso.
«Alexis Dixon è la sorella di Dallas» Mi spiegò, e io non potevo credere alle mie orecchie.
 
 
 
Dallas.
 
«Quindi, la bambina ha il mio stesso cognome?» Ripetei per la millesima volta sconvolta. Chi diamine era quella pazza che mi tormentava? Cosa voleva da me?
«Esatto, tra l’altro il giornale risale allo stesso giorno della tua nascita, e contemporaneamente alla morte di Luxith.» Non potevo credere alle mie orecchie, ero totalmente scioccata e confusa. Tutta quella situazione era una tale confusione, dovevo iniziare a mettere in chiaro un po’ le idee.
«Aspettate un secondo!» Esclamai. Forse quello che stavo per dire era totalmente una cazzata, ma c’era un filo logico.
«La bambina è morta a undici anni, quando è nato Zakai io avevo undici anni, la mia vecchia casa è stata distrutta in un incendio, idem per quella di Luxith» Pixie stava per ribattere ma Zayn la fermò.
«Guardate cosa ho scoperto!» Esclamò quest’ultimo, e mi porse il computer, dove c’era aperta una pagina su Luxith.
«La bambina era viva, non è morta sul colpo, l’hanno portata in ospedale, è rimasta viva per sei giorni, il settimo giorno è morta. Con questo voglio dire che Zakai ha sette anni, e sette è il numero di Luxith, lei vi ha dato sette giorni di vita, perché anche lei sono stati concessi solo sette prima di morire. In un modo o nell’altro, tu e tuo nipote siete coinvolti in questa storia più che mai»




Hoooola!
Allora, parto con le mie più sincere scuse a chi mi ha recensito lo scorso capitolo ma io non ho risposto. Si era rotto il pc, e me lo hanno dato lunedì sera, ma la linea non funzionava molto bene, e non sono proprio entrata su efp, ma ci tengo a rispondervi in questo spazio autrice. Io non sono una Larry Shipper, li amo questo è vero, ma non mi considero tale, io sono solo una directioner o meglio una crazymofo, sry, poi, per quanto riguarda la storia dei ragazzi che loro sanno di Luxith, beh lo scoprirete nell'ottavo capitolo, lì spiegheranno tutto, tranquille. Poi, vi ringrazio infinitamente per i milioni di complimenti che mi fate, io non penso di meritarmelo, alla fine non faccio niente di particolare, ma comunque vi ringrazio lo stesso. Sono impegnata con l'esame di terza media, si sono in terza lo ammetto, e ho una paura tremenda, quindi non so se avrò tempo per aggiornare, ma in un modo o nell'altro ci riuscirò. Scusatemi se ci sono eventuali errori, ma vado di fretta. 
Alla prossima, un bacio <3

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Capitolo 7
*** 7. ***








«Zayn, sei qui?» Entrai senza bussare nella camera di Zayn, e trovai un Harry Styles senza maglietta, e i ricci bagnati che gli ricadevano sulla fronte. Mi guardò e poi mi sorrise. Successivamente indossò la maglia, e io lo guardavo ancora con la bocca aperta, incredula. 
«Levati la maglietta, cazzo, è come se tu fossi photoshoppato.» Sbottai e lui scoppiò a ridere avvicinandosi e scompigliandomi i capelli. 
«Anche Louis lo dice.» Mi fece l’occhiolino e poi andò in bagno per asciugarsi i capelli, e io lo seguii a ruota.
«Senti, sai dov’è Zayn?» Lui alzò un sopracciglio e continuò a fare facce buffe allo specchio, poi mi rispose.
«A lavoro tesoro» 
«Lavoro? Non sapevo che lavorava…che lavoro fa?» 
«L’insegnante. Lavora alla Bradford University, è il professore di storia» Mi rispose e io ancora non potevo crederci. Insomma chi l’avrebbe mai detto che quel ragazzo lavorava? Soprattutto come insegnate. Io pensavo che fosse un meccanico ignorante, e invece era un’insegnante di storia, non ci potevo credere. 
«Gli dovevo parlare, grazie lo stesso» 
«Dallas!» Mi chiamò Harry ed io tornai indietro, aspettando che parlasse.
«Quel bambino è il figlio di tua sorella Alexis non è così?» Mi irrigidii sentendo pronunciare il nome di mia sorella, e poi lentamente annuii.
«Mi ricordo benissimo quella sera Dallas, avevo promesso che non mi sarei ubriacato e così fu, io vidi tutto, non puoi continuare a tenerglielo nascosto, lui deve saperlo» Mi disse con tono severo, cercai di liberarmi dalla sua presa ferrigna, non sapevo nemmeno come ci fosse riuscito a prendere il mio polso.
«Lui non deve sapere niente, e fatti i cazzi tuoi!»
 
 
Summer
 
«Andiamo non ti facevo una bad girl, che faceva graffiti sui muri, ma forse mi sbagliavo» Sobbalzai e feci cadere la bomboletta a terra, quando sentii la voce roca del riccio alle mie spalle. Mi voltai e lo guardai con crescente odio, e lui ghignò.
«Cos’è quel coso?» Mi chiese ancora, indicando il disegno che avevo da poco finito. 
«Non sono affari tuoi» Gli risposi, afferrando le varie bombolette e posandole nella borsa, lui rise e si avvicinò di più a me.
«Perché sei così cattiva con me? Non ti ho mica chiesto se hai scopato con la regina Elisabetta» Sbuffai esaurita al massimo, e poi gli diedi le spalle ancora una volta.
«E’ un sette capovolto, circondato da un triangolo e un cerchio. Dallas lo definisce il volto a metà. Vedi questa spaccatura?» Lui annuì concentrato. «Divide il cerchio dalla metà cattiva a quella buona. Zakai lo disegna sempre, e ne sono rimasta colpita, così ho deciso di disegnarlo anche io» Gli spiegai e lui annuì senza dire niente. Sbuffai, e vedendo che non parlava feci per andarmene, ma lui mi fermò ancora una volta.
«Quello è il simbolo di Luxith» Finalmente parlò. Alzai un sopracciglio confusa e lui si affrettò a spiegare «Il sette è il numero di Luxith, il cerchio sono le persone che moriranno, e il triangolo sta a d’indicare un amore…un amore a triangolo» 
«Dobbiamo dirlo ai ragazzi, sbrighiamoci!» 
 
 
 
 
 
Dallas.
 
«Voi mi state dicendo che Luxith ucciderà più persone per chiudere il cerchio?» Sbottai con voce stridula, e Summer annuì. Vidi Zayn portarsi le mani nei capelli, e poi imprecò.
«Dobbiamo evitarlo» Disse quest’ultimo.
«Non puoi evitarlo, è già segnato, lei ha fatto la sua scelta, non si fermerà per nessuna ragione» Sobbalzai sentendo la voce di Zakai alle nostre spalle. Il bambino se ne stava sulla soglia della parta, a fissarci con attenzione, il viso pallido e gli occhi chiari. 
«Zakai, stai bene?» Andai vicino a lui, accarezzandogli la testa e notai che scottava parecchio.
«Cavolo, tesoro tu hai la febbre, vieni andiamo a letto» Lo presi in braccio e lo sentì respirare con fatica, come se avesse corso. Quando finalmente lo posai nel letto e feci per andarmene la sua voce mi bloccò.
«Vedo la gente morta…ma loro non sanno di esserlo.» 
 
 
 
La bambina se ne stava seduta, con un gattino in mano e lo accarezzava come se fosse l’unica cosa rimasta. Aveva il viso pallido, le trecce, e il volto sfigurato. 
Dallas incuriosita le si avvicinò, le posò una mano sulla spalla, e subito dopo si sentì un urlo, la bambina alzò la testa e la guardò negli occhi, i suoi erano bianchi e grigi con delle sfumature di rosso, tutto nel giro di due secondi, la bambina le poggiò una mano, in modo violento, sul suo braccio. Varie scene le scorrevano davanti in modo veloce. Una casa, un incendio, una stalla, un gatto, due signori che ridevano, due bambini che giocavano allegre mentre una se ne stava in disparte, un bambino piccolo, dei morti, dei simboli e robe varie.  Dallas lo ritirò subito impaurita, cadendo a terra come un sacco di patate.
«Ti ho trovata»  
«Dallas!» Aprì di scatto gli occhi e mi misi a sedere sul letto, sentivo la fronte sudata, i battiti del mio cuore accelerati, gli occhi sbarrati dalla paura, e il viso pallido. Due forti braccia mi circondarono, e quando capii che Zayn mi aveva abbracciato mi rilassai.
«Era solo un incubo, tranquilla» Mi rassicurò e io feci un respiro profondo, cercando di calmarmi. Alzai subito la manica del pigiama, e vidi che sul braccio c’era una mano grande, era come un marchio, scottava e allo stesso tempo luccicava. 
«Oddio, Zayn lo vedi anche tu?» Gli mostrai il braccio e lui alzò un sopracciglio, scuotendo la testa. 
«Zayn, Luxith mi ha marchiata, guarda, guarda!» Non riuscivo a crederci, com’era possibile che Zayn non riusciva a vedere quel marchio così grande? 
«Non c’è niente Dallas, forse te lo sei solo immaginato, ti sei appena svegliata da un incubo, è normale che tu immagini le cose» 
«Io non sono pazza Zayn, come fai a non vederlo?» Alcune lacrime mi rigarono le guance e subito dopo i singhiozzi. Avevo troppa paura, per me, per loro, per mio nipote, tutto era così strano. Perché tutto questo doveva capitare a me? Cosa avevo fatto di male? 
«Shhh, si risolverà tutto, non piangere per favore»
 
 
«Ehi, noi usciamo, sei sicura che non vuoi venire?» Mi chiese per la millesima volta Zayn, ed io mi limitai a scuotere la testa, lui mi sorrise e sussurrò qualcosa nell’orecchio di Zakai. Il bambino subito dopo, venne ad abbracciarmi e mi baciò una guancia.
«Fiao Fallas!» Mi salutò e poi tornò da Zayn, la mia risata li fece ridere e poi dopo avermi salutato di nuovo, se ne andarono. 
Sentii il telefono squillare, e sobbalzai. Il cuore batteva forte, mancava poco e poi sarebbe uscito dal petto per la troppa paura. Mi alzai titubante dal divano ed afferrai la cornetta del telefono. 
«P-pronto?»
«Dallas, tesoro! Finalmente mi hai risposto, che diamine stavi facendo?» Sospirai sollevata, quando sentii la voce allegra di mia madre invadermi le orecchie. 
«Ciao mamma, scusa ma ero in bagno» Mentii, e la immaginai mentre stava annuendo. 
«Mmmh, d’accordo. Non ti fai proprio sentire, come sta il piccoletto?» 
«Sono impegnatissima mamma, e comunque Zakai sta bene, si sta divertendo tantissimo» Lei rise, una risata raffinata, tipica di mia madre. Già, mia madre, Katerina Pierce era una donna alquanto sofisticata, odiava le brutte maniere, le parolacce e le donne che vestivano male. Ricordo che urlava sempre Alexis, ogni volta che alzava il volume della musica oppure le scappava una parolaccia. Alexis era intelligente, dolce e raffinata, ma era tutta una maschera di finzione, in realtà era tutto tranne che dolce e raffinata, quando stava a casa vestiva come una principessina, ma nella sua borsa portava sempre i vestiti di ricambio, quelli da punk, e nella tasca nascondeva il piercing che aveva fatto sul naso, per paura che mamma si sarebbe arrabbiata. 
«Tesoro sei in vacanza, goditela e non pensare sempre allo studio» 
‘Oh, te lo posso assicurare che in questo momento lo studio è l’ultimo dei miei problemi mammina’ Pensai.
«Tra due mesi ho l’esame mamma, preferisco studiare piuttosto che non fare nulla»
«Tutta sua sorella! Anche lei si chiudeva in camera e invece di uscire con le amiche, stava sempre sui libri a studiare» Trattenni una risata per la colossale cazzata che aveva appena detto mia madre, e poi scossi la testa.
«Posso sapere perché mi hai telefonato mamma?» Le chiesi gentilmente, e lei sospirò.
«Senti tesoro, mi hanno telefonato dall’ospedale psichiatrico, tua sorella non fa altro che ripetere il tuo nome in continuazione, vuole vederti…» Mi paralizzai all’istante. Non sapevo che fare, che dire, come reagire. Da una parte era un bene che mia aveva cercato, dall’altro no, avevo paura di vederla. 
«D-dove si trova?»
«Oh, non molto lontano da Bradford, quando ci trasferimmo io e tuo padre decidemmo di farla restare lì, lontano da te, così non avresti sofferto» Era una cosa terribile. Nessun genitore l’avrebbe mai fatto. Come si può lasciare una figlia, seppure pazza, lontana chilometri e chilometri da te? Era inammissibile. Decisi di non dire niente, non volevo litigare, non ne avevo le forze e nemmeno la voglia. 
«Dove esattamente?» 
«Wolverhampton» Rispose secca. 
«Okay, appena avrò tempo ci andrò, adesso vado mamma»
«Ti voglio bene tesoro, stai attenta» Sorrisi e staccai senza dire altro. Ero indecisa, dovevo andarci? Dovevo dopo anni e anni rivedere mia sorella? Quella che credevo morta, ma invece era viva e rinchiusa in un ospedale per pazzi, dovevo? 
«Doccia sto arrivando!» Esclamai esasperata. Andai in bagno, con l’urgente bisogno di una doccia rinfrescante, avevo bisogno di pensare e forse una bella doccia mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee. Il getto d’acqua scorreva veloce sulla mia pelle, bagnai i capelli, lunghi e lisci, alzai la testa e l’acqua mi travolse il viso, come un’onda. Mi lavai i capelli con cura, li allisciavo con la mano, li sciacquavo, poi ripassavo di nuovo. Improvvisamente però, alcune ciocche caddero a terra, e l’acqua se le tirò con se, spaventata presi l’asciugamano e mentre chiudevo l’acqua, vidi un’ombra nera che passava accanto alla doccia. Non mi mossi, non osai fare un passo. Restai lì nella doccia per alcuni minuti, e quando realizzai che non c’era nessuno, uscii. 
Ma ciò che mi sconvolse non era il fatto che i vestiti puliti erano a terra, come delle pezze, no affatto, era quell’enorme scritta fatta di sangue ancora fresco che abbelliva lo specchio. 
«TI HO TROVATA» Recitava. 


Hoooooola!
Mi sono ritrovata anche io, ahahahahah. Okay, scusatemi, lo so che ho fatto tardi ad aggiornare, ma ho l'esame, martedì, mercoledì e oggi sono stata impegnatissima, prove scritte, studiare e studiare, e non vedo l'ora che finisca presto, tutto questo. Lunedì ho l'ultimo esame scritto, e poi martedì ho l'orale, diciamo che non sono preoccupata, no no. Ma poco importa, più che altro, voi come state? Spero che il capitolo vi piaccia, e scusatemi se sono sempre breve in questo spazio ma non so veramente che dire. Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, siete gentilissime, e scusatemi se non ho risposto ad alcune, ma sapete, non sono proprio entrata su efp in questi giorni. Passerò appena ho tempo, alle vostre storie promesso, ma ora devo scappare. Un bacio <3

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Capitolo 8
*** 8. ***







«Dallas, calmati cazzo!» Esclamò Louis sbuffando. 
«Scusa, scusa hai ragione, respira Dallas, respira forza» Mi ripetevo,  ma più lo facevo e più diventavo nervosa, dovevo assolutamente trovarmi un hobby. Guardai la stanza attorno a me, ma non trovai nulla d’interessante, poi posai lo sguardo su Louis, il quale cercava di rintracciare Zayn, senza ottimi risultati.
Louis alla fin dei conti era un bel ragazzo, certo era inquietante con tutti quei tatuaggi che aveva sulle braccia e sul collo, ma quel suo lato da ‘cattivo ragazzo’ mi piaceva molto. Mi soffermai a guardare le sue labbra, sottili e rosee, aveva un piercing, anzi due, un altro ce l’aveva all’orecchio. I suoi occhi sprizzavano allegria da tutti le parti, erano di un azzurro vivo, un azzurro oceano, ed erano ricalcati da una leggerissima matita nera, quasi non si vedeva. I capelli non sapevo come descriverli, ogni giorno cambiava pettinatura, una volta li portava raccolti in una cresta, un altra volta abbassati, e così via. Louis Tomlinson era un punk, ma lui si ostinava a dire il contrario, chissà perché. Era un ragazzo sempre allegro, erano rare le volte che lo si vedeva triste, le sue labbra erano piegate sempre in un sorriso, e ciò che amavo di più di quel ragazzo, era la sua voce. Aveva una voce sottile, per niente stridula, somigliava un po’ alla mia, per questo l’amavo. Ma Louis sapeva essere anche arrogante, presuntuoso e cattivo, ed era un lato che odiavo.
«Cazzo Zayn rispondi!» Sbottò il ragazzo, sferrando un pugno nel muro, poi si accasciò a terra portandosi le mani nei capelli.
«Chi era quella che doveva calmarsi?» Lui rise un po’ sollevato, e quando sentimmo il cellulare squillare balzammo in piedi, come delle molle, in uno scatto felino.
«Pronto? Cazzo Zayn il cellulare a che cazzo ti serve? Fanculo. Senti devi correre immediatamente a casa. Tu vieni e basta. Okay ciao.» Sospirò, rimettendo a posto il cellulare e regalandomi un sorriso, il quale ricambiai. 
«Credi che ci ucciderà?» Gli chiesi tornando seria, lui non rispose, forse stava riflettendo o semplicemente non voleva rispondere. Si limitò a guardarmi, mi penetrò con lo sguardo, ed era come se volesse leggere i miei pensieri, le miei paure, tutto.
«E’ probabile.» Finalmente rispose, e io annuii per niente tranquilla, ma non lo diedi a vedere, nascosi il tutto con un sorrisetto furbo. 
«Ti sei fatto male?» Gli chiesi indicando i suoi mille tatuaggi che gli decoravano le braccia, lui alzò le spalle e annuì.
«Un poco…» Aggiunse. Capii che non ne voleva parlare, almeno non con me. Così la stanza tornò nel silenzio più totale, si sentivano solo i nostri respiri. 
«Dio, che situazione di merda!» Louis decise di rompere il silenzio, con la sua esclamazione che mi fece rattristire. Era colpa mia se adesso era coinvolto in questa storia, non mi conosceva nemmeno eppure aveva accettato di aiutarmi, anzi aiutarci, in ballo c’erano anche le vite di Summer, Pixie e mio nipote Zakai. 
«Mi dispiace, non avrei dovuto coinvolgervi…» Louis sospirò e serrò le labbra, sembrava che volesse trattenersi,  ma alla fine sputò fuori tutto.
«Si infatti, non avresti dovuto, anche perché noi non abbiamo mai avuto a che fare con te, e le tue stupide amiche, e non pensare che se vi aiutiamo lo facciamo per le vostre belle facce, no no, lo facciamo solo per quel bambino, che non merita di morire a soli sette anni, e devi ringraziare Zayn per tutto questo che stiamo facendo!» 
Avevo capito che era arrabbiato con noi, ma perché tutto questo rancore? Le mie amiche non c’entravano nulla, perché metterle in mezzo allora? E non c’era bisogno che un ragazzo che nemmeno conoscevo mi venisse a dire quello che avrei dovuto fare o non. 
«Scusa» Mi limitai a dire. Avrei voluto dirgli tantissime cose in effetti, ma non parlai, non dissi niente, non mi sembrava il caso e poi Zayn aveva appena fatto il suo ingresso con in braccio Zakai, che appena mi vide fece un salto molto atletico e venne ad abbracciarmi.
«Amore!» Esclamai baciandogli la testa, e il bambino mi accarezzò le guance per poi pizzicarle, come faceva sempre. Era una specie di tic, che amavo tanto. 
«Fia, fiamo andafi al parfo, f’erano tantiffimi bambini! Io però fono rimafto con Zayn» Mi spiegò tutto eccitato, e poi indicò Zayn che sorrise guardando il bambino. 
«La prossima volta ti porto a giocare a calcio, facciamo uno contro due, ci stai?» Gli proposi, e lui annuì con veemenza, abbracciandomi. 
«Ferò fu ftai da fola…Louif perché non fieni anche fu?» Chiese il bambino, guardando il ragazzo che mi aveva appena urlato contro quelle cattiverie, e correndo a prendergli la mano. Louis rise, e poi scosse la testa.
«Mi dispiace, non so giocare a calcio» 
«Certo, non sai giocare...Smettila di dire cazzate Louis, sei più forte di Messi e Ronaldo messi insieme» Sbottò Zayn con fare divertito, e Louis sbuffò lanciandogli addosso il dinosauro di Zakai, che aveva appoggiato sulla tavola appena arrivato.
«Forse un giorno» Rispose alla fine, lasciando mio nipote in sospeso. Ma quest’ultimo si limitò ad alzare le spalle e andò nel soggiorno per giocare tranquillamente, senza che nessuno lo potesse disturbare. Proprio come facevo io.
«Allora cos’è successo?» Mi chiese Zayn, sedendosi difronte a me con aria confusa. Louis si appoggiò alla mia sedia, e guardò il suo amico, un’occhiata di chi la sapeva lunga. 
«Mi stavo facendo una doccia, all’improvviso i miei capelli iniziavano a cadere, e ho visto un’ombra che passava accanto alla tenda. Quando sono uscita dalla doccia, i miei vestiti erano a terra, e sullo specchio c’era, anzi c’è scritto ancora, ‘ti ho trovata’» Finii facendo il segno delle virgolette, e vidi Zayn irrigidirsi, poi guardò di nuovo Louis e infine me.
«Di solito lei si firma così, e il suo modo di spaventare la gente Dallas…» Una cosa non capivo. «Posso sapere tu come fai a sapere tutte queste cose?» Finalmente espressi la mia domanda, che da tempo tenevo rinchiusa dentro di me, e vidi Louis sedersi sul tavolo, mentre Zayn si alzava.
«E’ una lunga storia…» Farfugliò guardando fuori dalla finestra. 
«Io ho tempo» Lo sentì sbuffare, e vidi con la coda dell’occhio Louis alzare gli occhi al cielo. 
«E’ capitato anche a due miei amici, Liam e Niall, circa sette anni fa. A quel tempo io avevo solo diciannove anni, abitavo insieme a Louis, Liam e Niall, un giorno mentre io e lui non c’eravamo quei due noleggiarono una videocassetta. La stessa che avete visto voi quattro. Da quel giorno nessuno chiuse più occhio. Quella fottuta bambina continuava a combinare casini su casini, forse è per questo che odio così tanto i bambini, ma resta il fatto che lei non voleva farci del male seriamente. Non approfondimmo mai le ricerche, Liam e Niall scapparono, ora si trovano in America, lontano da tutto e tutti, ma vivono lo stesso nella paura di essere uccisi. Non sono più quei due ragazzi spensierati, che se ne fregavano di tutti, ora non più. Tutto per colpa di quella bambina, e della sua fottuta videocassetta» Sbottò Zayn, dando un calcio alla sedia dove se ne stava seduto poco fa, quest’ultima cadde a terra con un tonfo secco, che mi fece sobbalzare e a far ridere Louis, il quale non aveva parlato per tutto il racconto.
«Ed Harry? Lui come l’avete conosciuto?» Chiesi.
«Facile. A quei tempi per la troppa paura iniziammo a prendere lezioni di autodifesa, Harry faceva boxing, lui allenava veramente. Era un ragazzo abbastanza violento. Aveva una forza incredibile, capace di distruggere anche un Nokia – risi per il paragone che fece Louis- Fu amore a prima vista, anche se Zayn lo odiava, diceva che si dava troppe arie, questo era vero anche adesso se le da ma di meno, tranquilla. Gli raccontammo tutta la situazione e lui si propose per difenderci e darci anche una mano, non servì molto, quella bambina a me e Zayn non osava toccarci, le sue vittime erano Liam e Niall i quali non uscirono proprio illesi dalla ‘battaglia’» Mi raccontò Louis, che intanto prese un sorso d’acqua che gli aveva porto Zayn, lo ringraziò e poi mi guardò, aspettandosi una mia reazione, la quale non arrivò. Non sapevo che dire, ad essere sincera.
«Quindi…siete sicuri che a te, a Zayn e ad Harry non vi torcerà nemmeno un capello?» Dopo vari secondi di puro silenzio, finalmente parlai.
«Questo non lo sappiamo per certo. Ma fino a quando stai qui insieme a noi, sei in buone mani» Intervenne Zayn, toccandosi con la mano destra il bicipite sinistro. La manica della maglia si alzò, e intravidi dei tatuaggi per tutto il braccio, sorrisi perché dovevo aspettarmelo. 
«Ho deciso di partire» Gli confessai, e i due strabuzzarono gli occhi increduli. 
«P-per dove?» Balbettò Zayn confuso.
«Wolverhampton» Risposi secca, alzandomi dalla sedia e recandomi in soggiorno, con i due ragazzi alle costole.
«Non puoi partire Dallas, è pericoloso!» Esclamò Louis.
«Non eri tu quello a cui non fregava un cazzo di me? Tue testuali parole, eh» Zayn lanciò un’occhiata confusa a Louis il quale sbuffò, mimando un ‘dopo’.
«Posso sapere almeno perché ci vuoi andare? Ti accompagno io» 
«No! Ci devo andare da sola Zayn, è una cosa personale…scusa» Il moro si portò una mano fra i capelli, e poi si bagnò le labbra.
«E’ pericoloso, non pensare che ti lasci fare un viaggio di ben tre ore da sola, scordatelo proprio! Che vuoi o no io ti farò compagnia» 
 
 

Pixie.
 
«Smettetela voi due!» Esclamai esausta. Harry e Summer non facevano altro che litigare, da una buona mezz’ora. 
Odiavo il traffico, odiavo le macchine e i viaggi in macchina. Odiavo le macchine punto. Da piccola i miei genitori ed io facemmo un’incidente, mio fratello più piccolo morì, mentre io riportai gravi ferite al cranio. Mio padre e mia madre andarono in coma, si svegliarono solo dopo due mesi, ma mia madre ben presto perse la memoria. Un anno. Un anno che ci guardava in faccia, senza riconoscerci. Un anno di pura agonia, dolore e continue lotte per andare avanti, senza una madre. Certo era presente, ma non collaborava, si rifiutava di fare tutto, anche di lavarsi! 
«Odio gli uomini, sono così stupidi!» Esclamò a sua volta Summer, lanciando un’occhiata ad Harry, il quale rise.
«Ecco perché sei così cogliona, ora capisco. Dovevo immaginarlo che sotto a quei maglioni larghi, si nascondeva un uomo» La mia amica gli sferrò un pugno abbastanza forte da farlo sbandare, e io andai a finire con la testa in faccia al sediolino. Gemetti per il dolore e iniziai a sentirmi male.
«Cos’ha?» Chiese Harry allarmato, vedendomi pallida e sentendo i miei lamenti.
«Mal d’auto, ti conviene accostare riccio, se non vuoi i sediolini ritappezzati di puro e splendido vomito» Harry face una faccia disgustata, e subito accostò facendomi scendere. Notai che in celo c’era uno stupendo arcobaleno, e sorrisi, appoggiandomi all’auto e sospirai.
Ero sempre stata un’amante dell’arcobaleno, da piccola lo inseguivo con la bici e alcune volte avevo rischiato anche di cadere nella vallata. I suoi sette colori mettevano allegria, ma proprio non capivo perché quei colori, e perché proprio sette. 
Sobbalzai e subito corsi da Summer ed Harry che si trovavano al bar non molto lontano, li chiamai e loro si voltarono.
«Ho scoperto un’altra cosa!»
«Cosa?»
«Sette sono i colori dell’arcobaleno, le note musicali, i chakra e le meraviglie del mondo!»




HOOOOOOLA!
ehm, scusate il ritardo. Sono stata impegnata con l'esame, ma adesso che è finito tutto, tornerò ad essere precisa. E' andato tutto bene, non mi hanno chiesto niente di particolare, ed io pensavo che fosse più complicato, ahimè, che sciocca. 
Allora, spero che questo capitolo vi piaccia, se ci sono errori ditemelo, così io correggo. Avete visto? Mi avevate tanto chiesto come facevano quei tre a sapere di Luxith, e adesso lo sapete. Presto entreranno in scena anche Liam e Niall, tranquille. Anyway, ringrazio tutte quelle ragazze che hanno recensito allo scorso capitolo, siete fantastiche, e scusatemi se non vi ho risposto, ma sono entrata oggi su Efp. Ci tenevo a ringraziare anche a coloro che hanno messo la storia nelle ricordate, seguite e nelle preferite, grazie grazie grazie grazie. Se tutto va bene, il prossimo capitolo lo posterò giovedì, e poi quando avrò tempo metterò anche il trailer di questa ff. Okay, adesso vado, non voglio disturbarvi più di tanto, un bacio dolcezze <3

 
Twitter: @maliksanna

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Capitolo 9
*** 9. ***







«Per qualsiasi cosa chiama!» Esclamai per la terza volta da quando ero uscita di casa. Pixie e Summer alzarono gli occhi al cielo, e presero le valigie mettendole in macchina. 
«Come cavolo sei ripetitiva! Stai tranquilla abbiamo tutto sotto controllo, a Zakai ci pensiamo noi» Si sentì un urlo, e subito dopo vidi Zakai correre verso di me e saltarmi addosso.
«Fia fi prego, fammi fenire fon fe, Fummer e Pixie fono paffe!» Piagnucolò il bambino, sputacchiando di qua e di la, mentre piangeva. Mi venne una cosa al cuore, per la troppa tenerezza che mi faceva, ma gli asciugai le lacrime e gli posai un bacio sulla guancia.
«Amore mi dispiace, ma non posso, tranquillo che io arrivo subito e ti porto anche una bella cosa, dai» Al sentirmi pronunciare quelle parole, al bambino gli si illuminarono gli occhi e subito mi abbracciò.
«Che mi porfi?» Mi chiese subito dopo.
«Sorpresa!» Esclamai e si sentirono delle risate, mi girai e notai Zayn, Louis ed Harry guardarmi con fare divertito. Divenni rossa in viso, peggio di un pomodoro, e posai Zakai a terra.
«Allora andiamo?» Chiese a Zayn, il quale annuì e scattò in avanti, salutò i suoi amici e poi le mie amiche, seppure in modo freddo ma le salutò.
«Stai attenta tesoro» Mi sussurrò Pixie all’orecchio e io le sorrisi abbracciandola.
«Fallo anche tu» Abbracciai Summer, e lei mi ripetè le stesse cose di Pixie, e io feci lo stesso. Salutai Harry e Louis con un cenno del capo e ricambiarono, poi abbracciai per l’ultima volta mio nipote, e salii in macchina.
«Si parte!» Esclamò il moro di fianco a me, e io gli sorrisi annuendo. 
-
«Dallas!» Sobbalzai, svegliandomi di colpo e quando aprì gli occhi notai Zayn ridere, e poi scuotere la testa.
«Ciao» Mi salutò con un tono di voce dolce, e io gli sorrisi «Ciao» aggiunsi. 
«Siamo arrivati» Mi fece notare Zayn, indicandomi l’hotel che avevamo prenotato per soli due giorni. 
«Fantastico, sono stanca morta, odio i viaggi in auto» Gli confessai e lui alzò gli occhi al cielo, forse l’aveva già capito. 
«Tu come farai con il lavoro?» 
«Sono solo due giorni, sicuramente i ragazzi se la caveranno senza di me» Mi rispose accompagnando il tutto con un occhiolino, che mi fece ridere. Zayn insegnante? Non ce lo vedevo proprio, insomma si portava piccolo nonostante i suoi ventisei anni, sembrava un ventenne o un diciannovenne. Fortuna che aveva la barba, oppure qualcuno lo avrebbe scambiato per un adolescente. 
«Da quanto tempo fai l’insegnante?» 
«Quattro anni, lavoro al liceo di Bradford…veramente ho lavorato tutti e cinque anni» Mi spiegò e poi scosse la testa.
«Tu invece che lavoro fai?» Mi chiese.
«Oh, io vado all’università, non lavoro» Lui annuì e aveva un’espressione del tipo ‘ti pareva’.
«Però sto cercando lavoro» Aggiunsi e lui sorrise.
«Io ci ho messo un anno per trovare lavoro, tu sicuramente impiegherai di meno» Mi fece un sorriso beffardo, come se volesse prendermi in giro e poi scese dall’auto, senza lasciarmi il tempo di ribattere entrò nell’hotel, ma prima chiuse l’auto.
«Salve» Salutò una signorina che si trovava alla reception. E quest’ultima alla vista del ragazzo diventò rossa in viso, successivamente viola, gialla e verde. 
«S-salve…m-mi dica» Balbettò e notai che sudava e si mordicchiava il labbro. Tipico comportamento di chi è nervoso, o imbarazzato. Quel ragazzo sapeva come far mettere in soggezione una ragazza. 
«Abbiamo prenotato una stanza. Malik.» Le disse Zayn senza rivolgerle nessuno sguardo o sorriso, niente di niente. Era un tipo professionale e serio, notai. Peccato che la tipa se lo stava mangiando con gli occhi a quel povero ragazzo, e forse lui l’aveva anche notato.
«Ecco a lei le chiavi» Mi guardò e mi fulminò con lo sguardò, io alzai le spalle e seguii Zayn, che intanto entrava in ascensore.
«Lo sai che quella ragazza ti stava mangiando con gli occhi?» Gli chiesi, e lui sorrise confuso.
«Non l’avevo notato» Mi rispose, e io sgranai gli occhi.
«Credo che qualcuno non sa che effetto faccia sulle donne» Lo canzonai e lui rise, poi mi guardò, e si passò la lingua sulle labbra, con fare sexy. 
«Anche su di te quindi faccio quell’effetto?» Mi chiese in un sussurro, che mi fece diventare rossa come la felpa che indossavo in quel momento.
«No!» Esclamai stizzita e lui rise e iniziò a prendermi in giro, canticchiando una canzone squallida un po’ come lui.
«Finiscila!» Sbuffai, ma nonostante tutto lui continuò a canticchiare, e io non vedevo l’ora di uscire da quell’ascensore al più presto possibile, uno: si soffocava e due: gli ascensori erano imbarazzanti. D’un tratto, l’ascensore si fermò, e il forte impatto, mi fece cadere su Zayn che mi prese a volo reggendomi saldamente. Le luci si spensero, e io abbracciai il ragazzo per la paura, e intanto lui mi sussurrava un ‘stai tranquilla’ continuo nell’orecchio. Cinque secondi dopo le luci si riaccesero, e  una grossa scritta come quella che c’era sullo specchio di casa Malik, adesso si trovava sullo specchio dell’ascensore. 
«E'inutile che fuggi,tanto ti troverò ovunque tu vada.Vivere o morire,fai la tua scelta.»
 
 
 
«Come stai?» Mi chiese Pixie, e io andai a sedermi sul letto sospirando. 
«Come vuoi che stia? Sono scioccata, ho una paura tremenda e per di più ho un senso di colpa da far invidia anche al più grande assassino» Pixie ridacchiò e sentii un vociferare di sottofondo, immaginai che fossero i ragazzi e Summer, quindi non feci domande.
«Devi stare calma Dallas, c’è Zayn a proteggerti!»
«E’ questo il problema, chi protegge lui? Chi protegge i ragazzi? Che casino, che casino, che casino» Piagnucolai e affondai la testa nel cuscino, esasperata.
«Zayn è abbastanza grande e forte per proteggersi da solo, idem per i ragazzi» Rispose con fare ovvio «Summer smettila!» Esclamò poi, ridendo, e risi anche io sentendo nostalgia delle ragazze e di mio nipote.
«Avanti Pixie vieni a divertirti» Sentii dire «Dallas scusa, ma c’è un tizio davvero figo che sta guardando da ben mezz’ora la qui presente Pixie, ti lasciamo, ciao e divertiti anche tu» Non ebbi nemmeno il tempo di dire ‘ciao’ o aggiungere qualche altra cosa, che sentii subito il ‘tututu’ del telefono, e così sospirando lo appoggiai sul letto, e afferrai il computer. 
Digitai su Google, ‘Luxith’ ma non mi uscii niente di interessante, così scrissi ‘Incendio alla fattoria Donovan’ 
C’era scritto questo:
Incendio molto doloso, la sera del 17 Luglio viene appiccato alla stalla dove c’erano i cavalli dello stalliere Mark Donovan, la figlia undicenne, Lux Dixon rimane coinvolta. Gravi sono le mille ferite e le ustioni che ha riportato, la piccola è andata subito in ospedale, ma dopo sette giorni, il suo piccolo e fragile corpo ha ceduto.
Non c’era nulla d’interessante, quelle erano cose che già sapevo. Ero di nuovo all’inizio di tutto, non riuscivo ad andare avanti, non riuscivo a trovare nessun indizio, niente di niente, solo cumuli di bugie. 
«Dovresti dormire, domani ci aspetta un viaggio molto duro» Sobbalzai nel sentire la voce di Zayn invadermi le orecchie, e gli rivolsi un sorriso. 
«Fra poco spengo» Lo avvisai, e lui si sedette sul letto accanto a me, mentre fissava lo schermo del computer. 
«Lux…quindi lei si chiama Lux e non Luxith» Annuii e lo vidi che pensava, come se stesse cercando di scoprire qualcosa. «Aspetta…Luxith è il nome del demone del fuoco!» Esclamò alzandosi dal letto e guardandomi sconvolto. 
«Perché in tutta questa storia c’è sempre di mezzo il fuoco e il numero sette?» 
«Non lo so, ma dobbiamo scoprirlo» Rispose afferrando il computer, e portandoselo sulle sue gambe. Mi misi dietro di lui, poggiandogli le mani sulle spalle e lui mi guardò confuso, poi mi sorrise. 
«Cosa stiamo cercando esattamente?» Gli chiesi perché ancora non avevo capito, e lui rise scuotendo la testa.
«La casa di quella fottuta bambina, tesoro» Arrossii per come mi aveva chiamato, ma immaginai che chiamava tutte così, anche perché tutti i maschi lo facevano. Lui e mia sorella Alexis insieme avrebbero fatto davvero una bella coppia. Lo guardai, mentre tutto concentrato scriveva ciò che doveva trovare, e notai che la sua lingua si trovava leggermente fuori dalla bocca. Di solito chi lo faceva era un tipo serio, con dei sani principi, mi era capitato molte volte che quando parlavo con qualcuno, questo si portava la lingua fuori dalle labbra. 
«Perché mi fissi?» Mi chiese con finto terrore il ragazzo, e io risi rossa in viso e abbassai la testa.
«Ho notato che quando sei concentrato cacci la lingua fuori…» Gli risposi, grattandomi il collo per l’imbarazzo, lui mi sorrise, un sorriso timido.
«Vedo che la psicologa si diverte a studiarmi» Disse diventando serio, e il tono che aveva assunto per dire quelle parole mi fece rabbrividire. Avevo per caso fatto qualcosa di sbagliato? 
«Hai trovato qualcosa?» Gli chiesi lasciando perdere il discorso, e lui sbuffò forse irritato, e annuì.
«Abitava a Bradford, strano ma vero» Rispose alzando un sopracciglio, confuso almeno quanto me. E io mi irrigidii di colpo, perché in tutta quella storia c’era un filo che collega il tutto.
«Dove precisamente?» Gli chiesi, forse con troppa prepotenza perché vidi il ragazzo alzare gli occhi al cielo.
«7 Mornington Villas» Rispose e il mio cuore perse un battito. 
Quella era la mia vecchia casa.
Era la casa dove abitavo io prima di trasferirmi. 
Era la casa incendiata. 
La House on Fire, così chiamata dalle vecchie che popolavano il viale. 
«Quella era casa mia…» Gli confessai e lui assunse una faccia sconvolta, ma allo stesso tempo confusa.
«Quella era anche la casa di Alexis Dixon!» Esclamò e io sbuffai, troppo esasperata. 
«Alexis Dixon è mia sorella»




Hooola!
questa volta non ho ritardato con l'aggiornamento, amatemi. Allora mi scuso con le ragazze  che mi hanno chiesto di passare alle loro storie ma non l'ho fatto, mi dispiace ma non ho veramente tempo e ne siete in tante, ma tranquille le leggerò tutte quando mi libero da tutti questi impegni. 
Ringrazio chi recensisce questa storia, siete veramente fantastiche, e chi l'ha messa nelle seguite, preferite e ricordate, e anche ai lettori muti, amo anche voi, tranquilli. Poi volevo chiarire una cosa, Luxith non esiste davvero, è un personaggio inventato, però tuttti i vari collegamenti sono veri, ci ho messo un mese per fare questi collegamenti, per dare un senso a questa storia, un filo logico da seguire senza confondersi. Okay, premetto che il capitolo 10, cioè il prossimo che lo metterò martedì, è molto ma molto interessante ahahahahaha, non vi svelo più niente, basta così. 
Scusatemi se ci sono degli errori, ma non ho ricontrollato, casomai se ne trovate qualcuno ditemelo che io correggo subito. Se mi volete seguire su twitter, o semplicemente parlare per perdere tempo io sono @maliksanna tranquilli seguo tutti, e rispondo a tutti, non abbiate vergogna icsdi.
Ora vado, un bacio e alla prossima fghjkl <3


PS: non crepate, plis.

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Capitolo 10
*** 10. ***


 




 


Zayn.
 
 
 
«Cosa cazz…Mi stai prendendo in giro?» Sbottai troppo confuso da tutta quella merda di situazione che stavo vivendo in quel momento. La ragazza ormai pallida in viso, iniziò a singhiozzare e subito dopo le sue guance vennero rigate dalle lacrime, lacrime amare. 
«E’…è tutto un casino» Sussurrò a fatica, scossa dai singhiozzi e non sapendo che dirmi, come spiegarmi tutto. 
Alexis Dixon era la sorella di quella pazza? Allora non mi sbagliavo affatto. E perché tenermelo nascosto? Perché mentirmi? Perché? A che scopo? 
La somiglianza era spaventosa. Lo stesso sguardo intimidatorio, lo sguardo di chi non si sarebbe mai arreso facilmente, lo sguardo di chi soffriva ma non lo dimostrava. Le stesse labbra, sottili e rosee, e per quel poco che mi ricordo di Alexis, il sorriso non me lo sarei mai dimenticato. Erano poche le volte che la si vedeva sorridere, ma quando lo faceva tutti rimanevano a bocca aperta. Un sorriso che andava da un orecchio all’altro, un sorriso capace di spegnere il sole e rimpiazzarlo, il suo stesso sorriso ce l’aveva la sorella Dallas. Avevano la stessa fronte, e anche gli stessi capelli, dello stesso colore e della stessa lunghezza, per non parlare delle guance che diventano rosse non appena le facevi un complimento. Forse il viso era un po’ diverso, quello di Alexis era più sottile e tirato, mentre quello della sorella era più pieno. Alexis era una bellissima ragazza, ma quando subì quella trasformazione da angelo a diavolo nessuno più la guarda in faccia, o le faceva qualche tipo di complimento, anche il più stupido, nessuno. 
«Senti mia sorella Alexis era una tipa strana» Iniziò ma non  la lasciai finire.
«Come te tra l’altro» Ironizzai e lei mi fulminò con lo sguardo, ma poi sospirò aggiustandosi i capelli.
«Dicevo…era una tipa strana, e più diventava grande più non la si capiva, era cambiata, non era più la stessa, si era innamorata» Ricalcò la parola innamorata guardandomi, con uno sguardo del tipo ‘per colpa tua’.
«L’amore gioca brutti scherzi alcune volte, la psicologia dice che l'amore e la paura di perdere la persona o la cosa amata, accompagnano spesso un sentimento di protezione o gelosia verso l'oggetto di tale sentimento. In taluni casi l'amore assume aspetti patologici, quando è la causa che impedisce la conduzione di una vita normale o l'elemento scatenante di un attaccamento morboso. Infatti Alexis era diventata così possessiva nei confronti di quel ragazzo, che non faceva altro che parlare di lui, non mangiava nemmeno più perché era troppo impegnata a scrivere su una merda di diario dei suoi sentimenti verso questo stronzo!» Di nuovo quello sguardo, ma proprio non capiva che voleva da me. E soprattutto chi era quel ragazzo?
«Di chi era innamorata tua sorella? Zakai è suo figlio quindi? E soprattutto che fine ha fatto?» Lei stava per rispondermi ma un rumore ci fece sobbalzare entrambi, e subito scattai in avanti per proteggerla. La finestra si era aperta, e adesso si sentiva il rumore delle foglie secche, della pioggia che non cessava e gli ululati dei lupi, era davvero inquietante. 
 
 
 
Dallas. 
 
«Dallas dai vieni a prendere la palla!» Esclamò la bambina, nonché sua sorella, che intanto aveva preso a sporcarsi nel fango. Dallas sbuffò e un po’ impaurita perché doveva recuperare la palla nel boschetto del parco, si incamminò correndo. 
Quando vide la palla sobbalzò, anche perché si trovava nelle mani di una bambina. Una bambina con delle trecce, il viso pallido e gli occhi bianchi e grigi. 
«Ciao Dallas» La bambina tremò, impaurita dalla voce di questa sconosciuta. Sembrava indemoniata, aveva la voce dell’esorcista, il film che sua sorella Alexis le aveva costretto a vedere. 
«C-chi sei?» Domandò tremante come una foglia, e la sconosciuta le si avvicinò. 
«Oh, io non sono nessuno…» Le rispose accompagnando il tutto con una risata malefica, che le fece accantonare la pelle dalla paura. 
«M-mi ridai il pallone?» D’un tratto la testa della sconosciuta iniziò a girare su se stessa, e cacciò la lingua appuntita come quella di un serpente fuori, i suoi occhi erano diventati completamente rossi e con delle sfumature di nere, e tutto intorno a lei si accese un fuoco, un fuoco tremendo. Intanto la testa della sconosciuta girava velocemente, e la sua lingua andava avanti e indietro, a destra e a sinistra. Dallas iniziò ad urlare, piangendo come una pazza e urlava, urlava, urlava. Urlava con la speranza che qualcuno la venisse a salvare, urlava nella speranza di dimenticare.
«Dallas! Dallas! Dallas svegliati Dallas!»  Sentii qualcuno chiamarmi, cosa stava succedendo? Aprii gli occhi di scatto, mettendomi seduta sul letto. Il mio petto faceva su e giù, il cuore che batteva fortissimo, ed ero sudaticcia.
«Dallas!» Guardai meglio avanti a me e vidi Zayn a cavalcioni su di me, che aveva un’espressione preoccupata in viso, e mi tamponava la fronte con la sua maglia. 
«Z-Zayn…» Lui mi abbracciò, mentre le lacrime non cessavano. 
«Era solo un incubo Dallas, tranquilla» Mi tranquillizzò accarezzandomi la testa, e iniziai a pensare che Zayn non era così antipatico, e che non pensava solo a se stesso. Quella sera vidi il lato buono di lui, quando mi abbracciò e mi sussurrò cose dolci per tranquillizzarmi, e capì di chi si era innamorata mia sorella, di Zayn Malik il dolce. 
«Cosa hai sognato?» Mi chiese Zayn, quando mi vide calma. Erano le cinque del mattino, era così presto. Sospirai, cercai di prendere fiato, ma ero troppo nervosa e agitata.
«C’ero io, Alexis, poi lei tira la palla e mi costringe ad andarla ha prenderla, ma la palla ce l’aveva Luxith in mano, non voleva darmela, ha detto che non era nessuno, poi la sua testa girava, girava veloce, e la sua lingua. Dio, la sua lingua sembrava quella di un serpente, il corpo era circondato dalle fiamme, e io…e io…non…io…» Sentì delle labbra soffici, sottili, poggiarsi sulle mie, e mi bloccai di colpo, mentre le lacrime continuavano a rigarmi le guance. 
Mi stava baciando o stavo solo sognando? 
Si staccò da me e riaprì gli occhi, mi guardò aspettandosi forse uno schiaffo, un pugno, ma non arrivò niente da parte mia, se non un altro bacio. 
Non sapevo che mi era preso, forse era la paura, l’ansia, quella situazione di merda che mi perseguitava da quando ero tornata a Bradford, a baciarlo, a baciarlo con passione, una passione incredibile. 
Dopo poco mi ritrovai sotto di lui, mentre le sue mani vagavano sotto la mia canottiera, bagnata per il sudore post incubo. Mi sfilò la canottiera e restò qualche secondo ad ammirare il mio corpo, e subito le mie guance si colorarono di un rosso accesso quando realizzai che non portavo il reggiseno, perché odiavo dormire con quel coso. I suoi occhi luccicavano, ma sembravano anche confusi, come se si fosse ricordato di qualcosa o di qualcuno. Zayn cominciò a baciarmi la pancia, scendendo più giù e poi si fermò, proprio vicino alla voglia a forma di triangolo.
«…Sembra di averla già vista» Forse mia sorella ce l’aveva coglione? Pensai.
E d’un tratto, la figura di mia sorella mi si piazzò davanti, offuscandomi la mente, e il senso di colpa si fece spazio in me. Ma venne scacciato via, quando Zayn poggiò di nuovo le sue labbra sulle mie, baciandomi con passione e forse rimase stupito perché ricambiai con foga il suo bacio. 
«Sei sicura Dallas?» Mi chiese il permesso, e io mi limitai a baciarlo, portando le mie mani nei suoi capelli, e scoprì che erano davvero lisci. Zayn sembrò contento dalla mia scelta, e mi sfilò definitivamente i pantaloni del pigiama, e io feci lo stesso con lui. Esaminai ogni centimetro del suo corpo, del suo petto scolpito, come se fosse una statua di chissà quale divinità greca, e mi soffermai a guardare una cicatrice che gli rovinava tutto, era abbastanza grande ma non si vedeva proprio bene, così la bacia e lo vidi irrigidirsi. Forse era solo stata una mia impressione. 
Sorrisi, quando fummo una sola cosa, quando le lacrime non tardarono a farsi sentire, ma non per il dolore, ma per la paura di tutto quello che stava succedendo. E sentì le sue dita asciugarmi le lacrime e baciarmi gli occhi, per poi passare alla mascella e alle labbra. Mi aggrappai a lui per paura di soffrire, di morire, di vederla di nuovo. Mi aggrappai a quel ragazzo che tanto odioso non era, mia aggrappai a colui che mi dava la forza di reagire, mi aggrappai al padre del mio piccolo nipote. 
 
 
 
Guardai Zayn, che aveva la mascella serrata, come se fosse arrabbiato, ma sapevo che era solo preoccupato o stava pensando. Non avevamo osato parlare di quello che era successo ieri sera, tra l’altro era stata uno stupido sbaglio. I sensi di colpa non mi avevano abbandonato un secondo, avevo quella sensazione di tradimento sulla pelle. Avevo tradito mia sorella, era lei quella innamorata di Zayn e non io. Avevo commesso uno sbaglio, spinta dalla paura che ci circondava in quel momento, e anche lui la pensava come me, anche se non me l’aveva ancora detto. 
«Manca ancora molto?» Gli chiesi spezzando il silenzio che si era creato da…quando eravamo partiti. E lui finalmente parlò.
«Cinque minuti e siamo arrivati…posso sapere cosa devi fare in un ospedale psichiatrico?» Non ero ancora pronto a dirgli che si trattava di Alexis, così decisi di mentire, per il mio e il suo bene. Meno sapeva, meglio era.
«Lì si trova una mia zia a cui volevo e le voglio ancora molto bene, ho deciso di farle visita» Lui annuì bevendosela in pieno la mia grande bugia. 
Non avevo ancora capito perché stavo andando lì, per quale motivo, per chiedergli cosa? Per farmi solo del male? Perché? 
Quanti perché, quante domande e quante poche risposte, alcune di queste non del tutto vere. 
Vidi il cartellone ‘Margaret Lord psychiatric hospital’ 
L’osservai bene. 
C’era qualcosa di familiare, e non era il psychiatric hospital, affatto. Quel nome, Margaret Lord, non mi era affatto nuovo. Lo avevo già sentito da qualche parte, ma dove? 
«Margaret Lord è la madre di Luxith cazzo!» Esclamò Zayn.



HOOOOLA!
scusate per il ritaardo, omg. Ho dimenticato di aggiornare la ff ieri, me ne sono ricordata cinque minuti fa. Allora, in questo capitolo succede una cosa proprio da far rimanere tutti con la bocca asciutta, ma non tutti. Sappiate che Zayn e Dallas non stanno insieme, okay? Okay. Poi Dallas ha un altro incubo, ma un risveglio molto bello. Poi si scopre chi è la madre di Luxith. Molti di loro mi hanno chiesto perché Luxith ha un cognome diverso dal padre, lo scoprirete più avanti tranquilli. Mmh, non so che altro dirvi, ringrazio tutti quelli che seguono questa storia e la receniscono, grazie di vero cuore. Aggiornerò in tempo la prossima volta, promesso. Un bacio <3

 

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Capitolo 11
*** 11. ***







«Signorina aspetti qui» Mi avevano detto. 
Ed era tipo mezz’ora che aspettavo mia sorella, seduta dietro ad un tavolo, tipo come nei carceri, solo che non c’era un vetro, era un stanza piccola, bianca, metteva quasi inquietudine, ma del resto in quel posto tutto faceva paura.
Vidi la porta aprirsi, e il mio cuore iniziò ad accelerare, batteva così forte che sentii la testa girare per un momento. E la vidi. Vidi quella che un tempo avrei chiamato sorella, ma che adesso avevo paura di dirlo ad alta voce. Era cambiata. Dov’era finita quella adolescente che non arrivava a prendere i piatti dalla vetrata? Al posto suo c’era una donna, si una donna, una donna alta forse più di me, i capelli castano scuro erano spenti, come i suoi occhi, le sue labbra erano screpolate e con delle fossette, il viso pallido come una pagina pulita, aveva le braccia pieni di lividi e graffi, una cicatrice sulla mano, e camminava a fatica. 
Quando mi vide i suoi occhi brillavano, una strana luce, una luce cattiva, come il suo sorriso. 
«Dallas…» Mi salutò con voce forzata, di chi non aveva fatto altro che urlare per tutta la vita, e adesso si ritrovava senza voce. Le sorrisi a stento, troppo impegnata a decifrare la sua espressione, troppo impegnata a studiarla.
«A-lexis.» La mia voce per un momento tremò, ma con un respiro profondo ritornò normale «Come stai?» Aggiunsi. Lei si guardò intorno, e poi mi guardò.
«Alla grande. Così bene che credo finirò con l’uccidermi» Scoppiò a ridere, una risata strana, malefica, una risata che mi fece rabbrividire dalla paura.
«Alexis sono venuta qui…»
«Lo so perché sei venuta qui, non sono scema!» Mi fermò, alzando di un’ovatta la voce, e io sobbalzai, mentre un nodo si formava all’altezza della gola.
«Ti prego Alexis aiutaci, dicci come fare, come liberarci di lei» La implorai sentendo gli occhi e il naso pungermi.
«Lei non dorme mai…» Sussurrò, inchiodandomi con lo sguardo «I morti non dormono mai» Aggiunse sempre sussurrando.
«Che vuoi dire Alexis? Spiegati meglio» Sembrava che stessi parlando con un bambino di cinque anni, quando nascondeva qualcosa e dopo non si ricordava. 
Mi ero sempre chiesta se lei pensasse mai al suo bambino, a Zakai, se ogni tanto si ricordava di quel povero bambino, ma forse non si ricordava nemmeno il proprio nome.
«Sette! Il sette è la chiave. Il triangolo il codice. Sette è la chiave. Il triangolo il codice» Continuava a ripetere questa parole, facendo avanti e indietro con il busto stando seduta, e con una voce d’un tratto roca. 
«Il sette? Cosa c’entra il sette? Cos’è il triangolo?» 
«Sette omicidi per chiudere il cerchio. Tre omicidi per chiudere il triangolo. Un intreccio amoroso e lei vivrà per sempre» Che stava dicendo? Non riuscivo a capirla, cosa voleva intendere con il cerchio il triangolo? Era una lezione di geometria? Io ero una schiappa!
«Alexis, Alexis non ho capito, puoi spiegarmi meglio?»
«1992, 1889. 1992, 1889. 1992, 1889. Ti ricordi? Gli indovinelli che facevamo da piccole? Arriva alla soluzione Dallas» 
Indovinelli? Perché non ricordavo niente del mio passato? Di che indovinelli parlava? Cosa significavano quei numeri? 
«Ti scongiuro Alexis aiutami! Tuo figlio Zakai, ha visto quel filmato e adesso anche lui è in pericolo, ti prego aiutaci ti prego!» Scoppiai in un pianto silenzioso, e vidi i suoi occhi aprirsi sorpresi, come se avesse ricordato qualcosa, e notai che erano lucidi.
«Figlio? Io non ho un figlio. Di chi stai parlando Dallas?» Track. No, non era un fuoco di artificio, era il rumore del mio cuore mentre si rompeva. Non si ricordava di suo figlio, sangue del suo sangue, come poteva? 
«Zakai Alexis, come puoi non ricordarti di lui? Il figlio che hai concepito insieme a Zayn, te lo ricordi Zayn?» Le presi entrambe le mani e le avvicinai a me, la vidi pensierosa e confusa, ma poi scosse la testa.
«Io sono sola. Solo quella bambina mi fa compagnia in questo posto. Tu mi hai rubato tutto! Tutto mi hai rubato! La mamma, il papà, mio figlio e il ragazzo di cui ero innamorata! Mi hai rovinato la vita e io non sono pazza dovresti esserci tu qui, non io, tu!» Scattai dalla sedia allontanandomi da quel mostro alias Alexis, che mi voleva aggredire, e che mi aveva urlato contro tutte quelle cattiverie, dette con una rabbia incredibile. Vidi i dottori somministrarle qualcosa, forse per farla calmare visto che continuava ad urlare, mentre piangeva come una pazza, la quale era.
«Ascolta le voci... ascolta il tuo bambino...lui ti dirà di ucciderla...solo così potrai liberarti di lei…ascolta le voci…ascolta il tuo bambino…» Iniziò a canticchiare mentre scoppiava a ridere e veniva portata via «La paura sta chiudendo il cerchio Dallas! Non puoi sfuggire alla morte!» La sentii urlare e io scappai fuori da quel posto, mentre continuavo a tremare e piangere, vidi Zayn scendere dalla macchina e venirmi contro.
«Dallas stai bene?»
«Portami via di qui ti prego»
 
 
Harry.
 
«Okay, ciao Zayn» Posai il cellulare in tasca, mentre mi sedevo a tavola. Zayn mi aveva detto che Dallas era andata in un ospedale psichiatrico e quando era uscita piangeva e tremava. Ma chi era andata a trovare? 
«Ragazze, Dallas ha qualche partente pazzo?» Vidi le due ragazze irrigidirsi mentre si guardavano, mentre io e Louis posammo le forchette e le guardammo.
«No…nessuno!» Esclamò Pixie, alzandosi dalla tavola e iniziando a sparecchiare.
«Lo so che stai mentendo occhi celesti, ti conviene parlare immediatamente!» Sbottò Louis, alzandosi da tavola e afferrando il polso della ragazza che lo guardò spaventata.
«Louis lasciala, la stai spaventando» Gli consigliai e vidi il mio ragazzo sbuffare e lasciarla innervosito. 
«La sorella di Alexis è rinchiusa in ospedale psichiatrico da ormai sette anni, perché ovviamente, è pazza» Parlò Summer. 
«Summer!» Urlò Pixie, uccidendola con lo sguardo e la ragazza alzò le spalle scusandosi. 
«Pixie loro ci vogliono aiutare ma dobbiamo dirgli tutto okay?»
«Aspettate un secondo, Alexis quindi è la sorella di Dallas?» Chiese confuso Louis, e noi tre annuimmo e lui fece lo stesso, mentre sorrideva. «Non ci sto capendo un cazzo…» Sussurrò, portandosi le mani nei capelli.
«Alexis è la madre di Zakai» Ci confessò Summer, beccandosi un'altra ammonizione da parte di Pixie, che questa volta era veramente arrabbiata.
«Cosa?» Dicemmo all’insinuo io e Louis. 
«Zayn è il…» Prima che Summer potesse parlare Pixie si scaraventò addosso a lei, tappandole la bocca, e pizzicandole un braccio.
«Una lotta fra ragazze da non perdere, peccato che adesso vogliamo sapere tutto!» Scandii bene l’ultima parola, mentre le inchiodavo con lo sguardo, e vidi Pixie sbuffare e Summer lamentarsi dal dolore.
«Okay noi vi diciamo tutto, ma non una parola con Dallas o Zayn, ci state?» Ci propose Pixie, e Louis subito annuì, mentre io lo fermai con lo sguardo confuso.
«Perché non dovremmo dire niente a Zayn scusa?»
«Perché è il padre di Zakai, contento?» Sbottò Summer. E d’un tratto, tutto si fece più chiaro. La somiglianza, l’affetto che provava Zayn verso il bambino, e viceversa. Gli sguardi di Dallas quando vedeva i due abbracciarsi o giocare insieme. Tutto era chiaro.
«Com’è possibile?» Chiese Louis scioccato quanto me.
«Una sera ad una festa Zayn e Alexis, ubriachi, finirono a letto insieme, ed ecco la sorpresa!» Esclamò ironica Summer, e potei giurare che lei non sopportava i bambini, mi venne quasi da ridere ma mi trattenni perché era una cosa seria.
 
Pixie.
 
 
«Guardate cosa ho trovato ragazzi!» Esclamai, mentre correvo verso di loro con il computer in mano. Si girarono verso di me, e vidi Harry squadrarmi dalla testa ai piedi e arrossii quando realizzai che avevo solo dei pantaloncini e una canottiera. 
«Cosa?» Urlò Louis, e vidi Harry sobbalzare e così facendo distolse lo sguardo da me e lo rivolse al ragazzo accanto a lui.  Che strano, pensai.
«Il triangolo infuocato, è il simbolo del fuoco. E Luxith è morta per colpa del fuoco. E questo stesso simbolo ce l’ha Dallas e Zakai sulla pancia, è una voglia!» Vidi i tre annuire, mentre Summer aprì bocca.
«Aspettate un secondo, Zayn è la settima lettera degli alfabeti semitici» Guardai sconvolta Summer, mentre lei alzo le spalle. «Mio padre studiava queste cose» Ci spiegò imbarazzata e io risi leggermente.
«Il sette e il fuoco così come il triangolo compare in ogni cosa, tutto quello che dobbiamo fare noi è cercare informazioni su quel numero e collegarlo a quella bambina, scavare nel suo passato e poi arriveremo alla conclusione, ma ci rimangono solo cinque giorni, quindi ci dobbiamo dare da fare»



SCUSATEMI TANTO.
sono in ritardo lo so, scusatemi, il fatto è che non entravo su efp da molto tempo, e quindi mi dimenticavo sempre di aggiornare. Ma ora sono qui, vi sono mancata non è così? Dite la verità.  Facciamo i seri: sinceramente? A me la parte del dialogo tra Alexis e Dallas mi ha fatto un po' paura, immaginate la scena vi verrà la pelle d'oca. Okay, commentate voi questo capitolo, io non sono molto brava, spero solo che vi piaccia. 
Ah, scusatemi se non ho risposto alle recensioni, sappiate che le ho lette tutte, e ci tenevo a ringraziarvi adesso, siete davvero molto gentili, mi sostenete sempre e per questo vi ringrazio. Scusatemi se ci sono errori, ma non ho riletto, casomai avvertitemi.  Ok, vado via, un bacio e alla prossima, credo che aggiornerò il 23, è il mio compleanno e l'anniversario dei ragazzi, ottimo non credete? Basta, un bacio <3

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Capitolo 12
*** 12. ***





«Aria di casa, finalmente!» Esclamai e sentì un urlo accompagnato dalle risate, così andai in cucina e vidi Summer ricoperta di marmellata, ed Harry che teneva in mano un coltello sporco di marmellata. Scoppiai a ridere e tutti si girarono verso di me.
«Dallas!» Esclamò Pixie, abbracciandomi più che altro soffocandomi, poi vidi Summer che mi mandò un bacio, e se ne andò per lavarsi la faccia, e subito dopo Louis mi sorrise in modo falso, ma almeno mi sorrise, mentre Harry si limitò ad alzare la mano in segno di saluto, e io mi aprì in un sorriso.
«Ciao!» Aggiunsi, poi senti una voce che urlava ‘Fia! Fia!’ e mi resi conto che era Zakai, uscì in salone e lo vidi scendere le scale in modo goffo con le sue ciabatte a forma di Bart Simpson, e corse ad abbracciarmi e io lo presi in braccio, mentre lui mi stritolò le guance e mi baciava il naso. 
«Mi fei mancafa fia, mi hai porfafo il giocaffolo?» Mi chiese tutto pimpante e io non feci a meno di ridere annuendo, lo posai a terra e dalla borsa estrassi un gattino, lui era un’amante dei gattini e quando lo vide lo afferrò stritolandolo come se fosse un orsacchiotto.
«Come lo vuoi chiamare?» Gli chiesi piegandomi alla sua altezza e lui mi guardò, e notai qualcosa di diverso nei suoi occhi.
«Luxith» Disse accompagnando quel nome con un sorriso malefico, e io caddi all’indietro mentre guardava impaurita mio nipote.
«Dallas stai bene?» La voce di Zayn mi fece sobbalzare, e lui venne accanto a me.
«N-no, Z-Zakai ha n-nominato quel nome…Luxith!» Esclamai balbettando per la paura, e Zayn rivolse prima uno sguardo a Zakai e poi a me, alla fine sbuffò avvicinandosi al bambino e afferrandogli le sue esili braccia.
«Ehi piccolino, stai bene?» Gli chiese con voce estremamente dolce, da far salire il diabete, Zakai annuì confuso.
«Cos’è succeffo?» 
Era una fottuta stronza
Riusciva ad entrare nelle teste degli altri, a controllarli, a controllare le loro emozioni, tutto. Cos’era? Cosa voleva da noi? 
«Dallas, ti dobbiamo parlare» La voce seria di Louis mi fece risvegliare dal mio stato di trance, e vidi Zayn prendere in braccio il bambino e facendomi un occhiolino.
«Cosa…dovete dirmi?» La mia voce divenne un sussurro alle ultime parole, quando vidi i volti seri dei quattro ragazzi guardarmi, come se fossi un’aliena. 
«Sappiamo tutto» Parlò Harry, e a quelle parole, il mio cuore si fermò.
 
 
 
 
«Come avete osato dire tutta la verità a quei due?» Urlai sbattendo la porta della mia camera, e le due ragazze sobbalzarono. Ma non me ne fregò, ero troppo arrabbiata. Arrabbiata con loro, con quei due, con Zayn, arrabbiata con me stessa, con tutto e tutti.
«L-loro ci vogliono aiutare Dallas, hanno giurato di non dire nulla a Zayn» Balbettò spaventata Pixie, e io le rivolsi uno sguardo gelido, mentre facevo un sorriso ironico.
«’Hanno giurato’. L’ultima volta, esattamente tre giorni fa, hanno giurato che non avrebbero nascosto lo shampoo, e guarda caso? Lo shampoo è sparito! Caso? Non credo proprio!» Esclamai, iniziando a dare di matto, e vidi che Summer se ne accorse, perché sbuffò alzandosi.
«Senti noi l’abbiamo fatto per te, quei ragazzi ci vogliono solo aiutare, ma per farlo devono sapere tutto! E quando dico tutto, intendo anche il colore delle mutande che indossi, perché quel minimo particolare forse è un indizio che ci porterà a quella fottuta bambina!» Esclamò alzando la voce, mentre si avvicinava a me con fare minaccioso, ma io non mi feci piccola piccola come le altre volte, o no, le afferrai la maglia e la guardai anche io minacciosa.
«Quelli erano cazzi miei personali, come avete potuto raccontarli a quei due semplici sconosciuti? Non venirmi a dire cosa è giusto o cosa è sbagliato, perché ti ricordo che tu sei la prima che commette errori, ed è colpa tua se adesso ci troviamo in questo casino!» Sputai fuori, forse in modo troppo crudele perché vidi la ragazza irrigidirsi e Pixie alzarsi e mettendo una mano fra di noi.
«Colpa mia? Colpa mia? Come puoi osare dare la colpa a me? Tu e la tua cazzo di famiglia avete dei seri problemi mentali, a partire da tua sorella che si fa mettere incinta dal primo coglione che passa, a finire a tuo nipote quel moccioso ritardato! E lo sappiamo tutti che tuo padre tradiva quella perfettina di tua madre!» Rimasi estremamente ferita a quelle parole. 
Summer era la mia migliore amica. Io e lei non avevamo mai litigato in quella maniera. Quelle poche volte che succedeva era per colpa di Leonardo di Caprio, ma finivamo con l’abbracciarci subito. Invece questa volta, la mia amano si chiuse a pugno e si alzò in modo veloce, nello stesso modo che colpì la gota di Summer, così forte che la ragazza girò il viso dall’altro lato, e vidi chiaramente il sangue uscirle dal naso, mentre Pixie urlò afferrando la ragazza che si accasciò a terra.
«Fino a prova contrario, tua madre è una puttana drogata da quattro soldi, e tuo padre un ubriacone cornuto, almeno la mia famiglia ha un marchio rispettoso la tua fa schifo anche agli zingari» Detto questo uscì dalla stanza, e mi scontrai con un Harry e un Zayn estremamente sconvolti, se non scioccati. 
 
 
«Da quando fumi?» Sobbalzai dalla sorpresa sentendo il corpo caldo di Zayn dietro di me e la sua mano che mia accarezzava la spalla lasciata scoperta dal maglione troppo largo.
«Da quando la mia vita è diventato uno schifo» Risposi ironicamente, mentre aspiravo quel fumo nocivo per i polmoni, ma poco me ne importava, ero troppo arrabbiata e delusa per pensare a cosa facesse male e cosa no.
«Come ti capisco…» Sussurrò Zayn, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette e prendendone una, portandosela in modo sensuale alle labbra.
«Non pensavo che la tua vita facesse schifo…insomma hai tutto, amici, un lavoro, soldi, bellezza» Inizia ad elencargli e lo vidi ridere, forse avevo mancato qualcosa o aggiunto.
«La libertà e l’amore, queste due cose mi mancano, e non posso di certo comprarle» Mia sorella ti aveva offerto tutto l’amore che volevi brutto stronzo! Esclamai.
«Libertà? Da cosa vuoi essere libero?»
«Da questa città e dal mio passato schifoso» La città? Cosa c’era di male in quella città? Praticamente tutto, ma questi erano dettagli.
«Vorresti andartene da qui?» Lui annuì scacciando una nuvoletta di fumo con la mano «Come mai?» Aggiunsi.
«Io non sto bene qui. E allora perché dovrei far finta di si?» Quanto lo capivo. Era lo stesso per me. Lo pensavo anche io, ecco perché adesso mi trovavo qui a Bradford con una stupida bambina che mi voleva uccidere.
«Capisco…come mai vuoi liberarti del tuo passato? Cos’hai fatto di male?» Lui mi rivolse un’occhiata furba, ma allo stesso tempo divertita.
«A parte far soffrire mille ragazze –Tra queste anche mia sorella- Ho ucciso una persona» Sgranai gli occhi, e impallidì improvvisamente, ebbi dei brividi, di terrore più che per il freddo. Stavo parlando con un assassino?
«U-ucciso una persona?» Lui scoppiò a ridere, trattenendosi la pancia, mentre buttava via quello che rimaneva della sigaretta ormai finita.
«Te l’ho fatta! Dio è così facile farti abboccare!» Lo mandai a quel paese con molta allegria, la stessa di un quarantenne che gli resta un’ora da vivere, con la macchina a corto di benzina bloccato in un tunnel e la moglie dietro che sta per partorire. 
«Ho solo commesso qualche furto, niente di che» Stavolta lessi la sincerità nei suoi occhi e io annuì ancora con un dubbio.
«Se hai la pedina penale sporca come sei diventato professore?» Gli chiesi aggrottando la fronte e lui alzò le spalle.
«A cosa servono gli amici poliziotti?» Mi disse ironicamente e io sorrisi scuotendo la testa. Quel ragazzo era così strano e misterioso.
«Dallas per quanto riguarda l’altra sera…» Iniziò e io iniziai a sudare freddo, imbarazzata e agitata più che mai, e lo vidi fare tanti giri di parole anche lui in difficoltà.
«Zayn, niente, lo volevamo tutti e due, ma è stato uno sbaglio, non si ripeterà mai più» Conclusi il tutto sorridendogli o lo vidi stupito, come se non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere. 
«Buonanotte»
 
 
 
La bambina camminava, camminava, camminava senza fermarsi in quel tunnel buio. Buio come il suo cuore, come il cuore di una bambina rimasta ferita. 
«Vieni Dallas, vieni» La bambina si voltò, guardò a destra e a sinistra, avanti e indietro, ma non vedeva nessuno, era troppo buio.
«Non puoi scappare…ti ho trovata micetta» Una forte luce accecò la bambina, una luce, una luce che sembrava un faro. 
Un faro…cacciò un urlo, quando vide un treno con avanti la faccia una bambina, con le trecce, il viso pallido e mezzo bruciato, gli occhi ora diventati rossi, e un sorriso malefico sul viso.
«Ti ho trovata!» La bambina urlò, urlò più che poteva, urlò sperando che quello fosse solo un sogno.
«Dallas!» Mi alzai di scatto dal letto, e sentì il sangue pulsarmi nelle vene, il cuore battere forte, e le goccioline scendermi dalla fronte. Misi a fuoco l’immagine di Harry, che mi guardava preoccupato, e sospirai. Non dovevo mai più dormire sul divano, mai più.
«Sto bene Harry, vai a dormire» Gli consigliai, e lui annuì guardandomi ancora preoccupato, dopo un po’ non lo vidi più, e rimasi solo io e il buio del soggiorno. 
Mi alzai cercando l’interruttore della luce. 
Da quando era diventato così molliccio e ruvido? Da quando sembrava un naso? Cacciai un urlo, e sentì una risata malefica e poi mi venni afferrata.
«Ciao Dallas, sono il tuo peggior incubo, ti ricordi di me?» Chiusi gli occhi, e quando li riaprì non c’era nessuno. Non ero alzata, ma seduta sul divano. Due incubi in uno. Erano aumentati. Bene.
Sentì uno strano bruciore alla pancia e alle braccia, mi alzi prima la maglia, e vidi la voglia a forma di triangolo diventare rossa, la guardai meglio e lì capì. Quello era il famoso triangolo. Mi alzai le maniche del pigiama e vidi al braccio destro un incisione, un graffio e recitava queste parole ‘1…2…3…Adesso tocca a te’ 


Sorry. 
ok, sul serio scusatemi per i ritardi che faccio, ma non ho tempo per aggiornare, ma poi me lo dimentico anche, sul serio scusatemi. Stasera sono di poche parole, spero che il capitolo vi piaccia, e scusatemi gli errori, che ovviamente ci saranno, e ringrazio tutte quelle che recensiscono la storia, la seguono, l'hanno messa nei preferiti e ricordate, grazie di vero cuore. Un bacio <3

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Capitolo 13
*** 13. ***







«Buongiorno!» Esclamai entrando in cucina. Quel giorno era iniziato male, la sveglia non era suonata, Zakai aveva pianto per due ore, minimo, avevo sentito le urla di Pixie e Summer, e gli schiamazzi dei tre ragazzi. 
Vidi tutti sorridermi, tranne Summer, che mi guardò e poi si voltò per prendere il latte. Non la calcolai, doveva essere lei quella a scusarmi con me, e non io. Certo avevo sbagliato, ma lei mi aveva provocato, dicendo cose non vere.
«Zayn?» Chiesi non vedendolo seduto al tavolo.
«E’ andato a lavorare, e fra poco devo andare anche io» Rispose Louis guardando l’orologio che aveva sistemato con cura sul suo polso. Aggrottai la fronte, sorpresa.
«Che lavoro fai?» Gli chiesi curiosa, e lui guardò Harry e poi me.
«Il modello» Mi rispose divertito. Non sapevo se dovevo credergli, visto che lo disse con una punta di ironia e un sorriso divertito sulle labbra, ma alla fine era un bel ragazzo, perché non poteva fare il modello?
«E tu Harry? Che lavoro fai?» Mi rivolsi al ragazzo e lui alzò le spalle.
«Aiuto mia madre. Abbiamo un bar in città, molto conosciuto» Annuì interessata, poi vidi Summer alzarsi e afferrare il cappotto che aveva appoggiato dietro la sedia, indossarlo e salutare tutti, tranne me.
«Dove vai?» Le chiese Pixie, e lei alzò le spalle.
«I muri delle città mi aspettano» Rispose con nonchalance, e se ne uscì accompagnata dalle risate dei ragazzi e di Pixie.
Vandalismo, ormai il mondo è pieno di vandali, che non avendo nulla da fare si diverte a fare murales e roba del genere sui muri delle città o paesi. Cosa ci trovavano di divertente? Rovinare l’immagine di una città non era fatto una bella cosa. Io ero sempre stata contraria al vandalismo, forse perché sono cresciuta in una famiglia dove mia madre era una perfettina e mio padre un poliziotto duro da far paura. Summer aveva la testa dura, era stata beccata due volte, ma se ne fregava e continuava a fare scarabocchi senza senso.
«Pixie che ne dici se andiamo in biblioteca? Ho bisogno di un libro» Mi fece segno di aspettare con la mano visto che stava mangiando i suoi amati muffin, e una volta ingoiato mi sorrise.
«Certo, ma a Zakai chi bada?» Mi schiaffeggiai dandomi della stupida, poi guardai il bambino che mangiava tranquillamente. 
«Potremmo portarcelo con noi…» Pixie rise e poi scosse la testa.
«Non fanno entrare i bambini nella biblioteca, insomma è un posto di pace» Giusto dimenticavo che Pixie era un topo di biblioteca, passava le intere giornate in quel posto a leggere chissà quanti libri, non usciva mai a divertirsi e quella volta che lo faceva non si rilassava per un secondo.
«Hai ragione, senti se ci vai tu?» Lei mi guardò confusa «Io resto a casa con il bambino» Lei annuì.
«Ho bisogno della macchina però» Le lanciai le chiavi che tenevo appoggiate sempre sulla mensola accanto al forno.
«Trattamela bene, papà non me ne compra un’altra» Vidi Harry e Louis guardarsi in modo ironico, e poi tornarono a guardarci. Pixie arrossì e lo stesso feci io, poi mi schiarì la voce.
«Bene, credo che chiamerò mia madre, io inizio a fare qualche ricerca su quella bambina!» Esclamai battendo le mani e afferrando un biscotto dal piatto di Pixie, la quale mi schiaffeggiò la mano divertita.
«Stasera c’è una festa, vi andrebbe di venire?» Ci chiese Harry, e vidi Louis ammonirlo con lo sguardo.
«E’ pericoloso» Rispose Pixie alzando le spalle, ed Harry sbuffò.
«Andiamo nonnina, non vi succederà niente ci siamo noi» Pixie arrossì di nuovo e poi mi guardò, io alzai le mani come se volessi difendermi.
«Non posso, c’è Zakai» Mi giustificai, e Louis sospirò.
«C’è una mia amica che fa la babysitter, può stare lei con il bambino, che ne dici?» Lasciare mio nipote nella mani di una sconosciuta tra l’altro di notte? Ma neanche per sogno. Non lo avrei lasciato per nessuna ragione al mondo. Però volevo staccare un po’ la spina, divertirmi anche io, ma ero in serie difficoltà.
«Non lo so…questa babysitter ha un diploma? E’ specializzata? Da quanti anni fa questo mestiere? Ha la fedina penale pulita? E’ brava?» 
«E’ mia sorella, e ti assicuro che è meravigliosa!» Esclamò Louis spazientito, e io rimasi di stucco. Aveva appena detto che era la sorella? Ma come se cinque secondi fa aveva detto che era una sua amica…quel ragazzo era bipolare al massimo.
«Quanti anni ha?» Louis alzò un sopracciglio divertito.
«Siamo in procura agente? –Mi sfidò calcando la parola ‘agente’- ha la tua stessa età» Me ne sarei pentita, lo sapevo, ma volevo correre il  rischio, alla fine Zakai non aveva mai avuto una babysitter forse si sarebbe divertito.
«Okay, okay, ma se gli succede qualcosa tua sorella è licenziata!» Esclamai convinta, e Louis rise. 
«Tranquilla, mia sorella non è pazza» Mi rispose, sfidandomi con lo sguardo. Cosa voleva dire? Che io ero pazza? O che mia sorella lo era? 
 
 
«Ciao mamma!» Esclamai mentre chiudevo il frigo, e reggevo le uova con una sola mano, la sentii sospirare.
«Ciao tesoro…» Corrugai la fronte.
«Stai bene mamma?» Sentii un rumore di una sedia, e immaginai che si era appena seduta.
«Affatto, aveva organizzato una festa io e tuo padre, sai…oggi sono passati non so quanti anni che lui concluse un caso su una strana bambina, morta in un incendio, e non sono arrivati i palloncini rossi! Capisci? I palloncini che avevo prenotato da Natale, ancora non sono arrivati!» Rizzai le orecchie quando sentii quello che aveva detto. Della bambina, dell’incendio.
«Mamma mi parli di questo caso di papà?» Le chiesi.
«Tesoro io non ne capisco un cavolo, ti passo a papà così, forse, lui ti spiegherà tutto» Sentii mia madre urlare con eleganza il nome di mio padre, e di sottofondo c’era un rumore di motosega o qualcos’altro.
«Dal, ciao!» Pax Dixon, meglio conosciuto come ‘il tizio dai soprannomi strani’. Tutti lo chiamavano così perché si divertiva ad inventare soprannomi, io ero Dal, pitbull, streghetta, patatona, micetta e così via.
«Ehi papà, come stai?»
«Alla grande, stavo tagliando l’erba e ho trovato una fossetta, quella dove tu e la tua amichetta nascondevate i bracciali dell’amicizia!» Cosa? Bracciali dell’amicizia? Amica? Perché non me lo ricordavo? Perché non ricordavo niente del mio passato?
«Fantastico…senti papà, ho bisogno che mi parli del caso della bambina di sette anni fa, per favore è una cosa importante» Sicuramente aveva corrugato la fronte confuso, ma non fece domande.
«Ventuno anni fa, a Bradford si incendiò una casa, quella della famiglia Donovan, a loro non successe nulla, ma la loro bambina, Lux Dixon morì. Morì sette secondi prima della mezzanotte, il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno, avrebbe compiuto sette anni. Restò sei giorni in coma, e appunto il settimo giorno morì. Era estate, e contemporaneamente alla sua morte nascesti tu, il 17 Luglio del 1992. Non sapevo che fare, se correre in ospedale o continuare a lavorare a casa mentre restavo con tua sorella.» Non solo aveva il mio stesso cognome, ma era morta anche nella mia stessa data di nascita, e guarda caso? Il sette c’entrava in ogni cosa. Che ironia della sorte non è vero?
 «Papà perché non aveva il cognome di suo padre?» 
«V-vedi…tesoro, Lux venne adottata dalla famiglia Donovan. La bambina era figlia di un’amica di Margaret Lord, e questa sua amica le ordinò di non cambiare il cognome, perché da grande la bambina avrebbe avuto un indizio per cercare suo padre» Non ci stavo capendo niente, e da quando mio padre sembrava, anzi era, così teso? Come se stesse nascondendo un segreto, grande quanto la luna.
«Come si chiamava questa sua amica?» 
«Cr-credo si chiamasse Keira Balush…» Keira Blush. Quel nome non mi era nuovo. L’avevo già sentito o visto da qualche parte, ma proprio non ricordavo.
«Dove la posso trovare papà?»
«Perché?» Mi chiese alzando un po’ la voce. Che gli prendeva?
«Ho bisogno di parlare papà, dimmi dove la posso trovare ti prego!» Esclamai e lo sentì sospirare, ci furono attimi di silenzio, poi si decise a parlare.
«Si trova in America, a Dallas, si è trasferita quando partorì a sua figlia» Dallas? Che cosa strana, la mamma si trasferì a Dallas. In tutta questa storia non solo il sette c’entrava, ma anche io!
«Grazie papà…ah, lo senti ancora quel tuo amico?» 
«Quale amico?»
«Simon, Simon Cowell?» 
«Oh si. Si è sposato con Nicole Scherzinger, te la ricordi? La mamma di Ed, il bambino che veniva all’elementari con te» Ed Sheeran. Chi poteva dimenticarsi un ragazzo di una dolcezza unica? Era davvero bello, ricordo che una volta ci scambiammo un bacetto, innocuo, e lui poi mi cantò una canzone. Lui non aveva il padre, come Zakai, ma a differenza di Zayn, il padre di Ed era morto, invece lui era ancora vivo, ma non sapeva la verità, questo era vero.
«Non ci posso credere! Papà vorrei fargli visita in questi giorni, sai dove abitano?» 
«Non ne ho idea Dallas, credo che abita ancora nella casa affianco alla nostra…ma perché? Che devi fare?» Mi chiese con fare sospettoso.
«Niente papà, vorrei far visita ad Ed, sono anni che non lo vedo. Senti ma chi era quell’amica di cui parlavi?» Gli chiesi cambiando discorso. 
«Non te la ricordi? Sorin Madlen, siete state amiche per un paio di mesi, poi si è trasferita, non abbiamo mai conosciuto i genitori di questa bambina…che peccato, senti tesoro io adesso devo andare, l’erba non si taglia da solo, un bacio e divertiti»
«Ciao papà» Posai il telefono, appoggiandolo sulla cornetta e poi cercai Zakai, che era intento a disegnare qualcosa.
«Andiamo piccolino, ti porto a conoscere gli amici di nonno e nonna, forza» 
 
 
«Dallas? Dallas Dixon sei veramente tu?» Scoppiai a ridere abbracciando il ragazzo dai capelli rossi che si trovava avanti a me. 
Era cresciuto, aveva la barba, era alto, robusto, ma i suoi occhi erano sempre gli stessi. Certo adesso aveva molti tatuaggi, forse un’ottantina se non di più, ma era lo steso bellissimo. 
«Chi è questo piccolino?» Chiese indicando mio nipote che gli sorrise.
«Mio nipote, il figlio di Alexis» Aprì la bocca sconvolto, ma non riuscì a parlare perché la figura del padrigno, Simon, comparve alle sue spalle.
«Chi è?» Chiese al figlio, e non appena sentì il mio nome mi abbracciò, come aveva fatto poco fa Ed. 
«Entra dai, immagino che questo sia il figlio di Alexis, tuo padre me ne ha parlato, mi dispiace tantissimo…» Feci un gesto con la mano, come se stessi scacciando una mosca fastidiosa e gli sorrisi.
«Che ci fai qui?» 
«Nella casa affianco ci abita qualcuno, Simon?» Gli chiesi e lui mi guardò confuso poi scosse lentamente la testa. 
«Hai le chiavi?» Gli chiesi ancora e lui scosse la testa.
«Ma perché? Che vuoi fare? Non ci troverai niente Dallas, è vuota come il cervello del criceto di Ed»
«Ehi! Lascia stare il mio criceto papà» Scoppiai a ridere portandomi una mano alla bocca, come sempre, e poi mi ricomposi.
«E’ successo un casino, è una storia lunga e se ve la racconto non ci crederete mai, ho bisogno di entrare in quella casa e ho bisogno anche del fascicolo riguardante Lux Dixon» Lui sgranò gli occhi, e iniziò a boccheggiare, mentre mi guardava sbalordito.
«N-non ce l’ho» Rispose, e capì che stava mentendo perché si toccava le labbra e aveva la testa inclinata.
«Studio psicologia e capisco chi mente e chi no. E tu stai mentendo Simon, ti prego è una questione di vita o di morte!» Lui sbuffò alzandosi e guardandomi.
«Non potevi chiederlo a tuo padre?»
«No! Lui mi avrebbe tartassato di domande e non ho tempo per rispondere, te l’ho detto è una storia lunga, per favore dammi quel fascicolo, dammi tutto quello che hai su quella bambina, poi te lo riporterò» Lo supplicai e sentì gli occhi pizzicare, ma ricacciai indietro le lacrime e sospirai.
«Okay, ma se trovo qualcosa di mancante in quei fascicoli giuro che ti faccio arrestare Dixon! Sei tutto tuo padre» Risi e lo seguì, lo vidi afferrare due cartelline, piene di fogli, alcuni di questi sporchi di polvere, o invecchiati.
«Grazie mille Simon, ti devo tutto» Lo ringraziai mentre lo abbracciavo, e lui mi baciò la testa.
«Fai attenzione Dallas» Gli feci l’occhiolino e quando tornammo in salone vidi Ed giocare con Zakai.
«Noi dobbiamo andare, visto che non hai le chiavi della mia vecchia casa, mi sa che dovrò scavalcare. Intrufolarmi come una ladra in casa mia…che vergogna» Recitai con fare drammatico, fingendomi ferita, e Simon sbuffò cacciando un urlo piccolo e isterico che mi fece ridere. Mi consegnò le chiavi e poi mi disse: «Smamma!»



HOOOOOOLA!
finalmente sono tornata anche io a casa, dopo le vacanze. Diciamo che quest'estate è stata molto bella, mi sono divertita, ho conosciuto nuove persone, e ho parlato molte lingue,  francesi, inglesi, scozzesi, russi, tutti da me venivano, si mi ero dimenticata che io sono il Papa sotto copertura. Anyway, spero che il capitolo vi piaccia, non è molto in effetti, ma si viene già a scoprire altre cose, come il padre di Dallas, che ovviamente, ne sentiremo parlare ancora. Molto probabilmente non ci sarà nessuno a leggere il capitolo, visto che è agosto e sono tutti a mare, ma volevo metterlo lo stesso. Le recensioni ho notato che ultimamente sono calate di molto ma molto molto, però per me non è un problema, insomma l'importante è che a voi piace. Sono contenta di tutti i complimenti che mi fate, e che mi sopportate ancora, vi ringrazio per le recensioni magnifiche che mi lasciate, ringrazio ogni singola persona che segue questa storia, che l'ha messa nelle preferite, ricordate e seguite, ringrazio anche i lettori muti, e anche chi offende questa storia, sono una portatrice di pace e amore, tranquilli. So, fatemi sapere se vi piace questo capitolo, e niente scusate se ci sono tanti errori, ma devo ancora disfare la valigia. Ci sentiamo al prossimo capitolo, un bacio <3

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Capitolo 14
*** 14. ***






Tossicchiai quando entrai nella mia vecchia casa. C’era un’incredibile puzza di chiuso, ma potevo immaginarlo, alla fine si sapeva, era restata chiusa per chissà quanti anni. Il soffitto era bruciato leggermente, alcune pareti anche, le finestre erano ricoperta con della carta bianca, la luce non si accendeva. 
«Fia, ho paufa…» Sussurrò Zakai, stringendosi a me. Aprii le finestre e la luce del sole invase la stanza. 
Improvvisamente la mia mente venne offuscata dai ricordi.

«Avanti Dallas, ridammi il mio diario!» Urlò Alexis, arrabbiata nera con la sorella, ma Dallas se ne fregò altamente, continuò a leggere ad alta voce il suo diario.
«Faccio incubi strani, sogno una bambina, ho paura…Di cosa hai paura Alexis? Che quella bambina ti possa uccidere?» Scherzò la sorella scoppiando a ridere, e prima che potesse fare qualcosa, una scarpa le arrivò in faccia. Alexis l’aveva colpita. Dallas si accasciò a terra, con il naso sanguinante.
«Così impari stupida stronzetta. Lei non dorme mai, indovina chi è» La sfidò.
«Alexis Nikolina Dixon, cosa diavolo hai fatto a tua sorella?» 


Scossi la testa e capii, a che indovinelli si riferiva mia sorella l’altra volta. Capii che la bambina tormentava anche lei, ma io ero piccola per poterlo capire, per poter capire cosa stava succedendo. Dovevo trovare quel diario, ma dove diavolo poteva stare? 
«Zakai aspetta qui okay?» Il bambino annuì confuso e poi cacciò fuori delle macchinine. Io intanto, ero salita al piano di sopra, mentre altri ricordi che avevo rimosso, vennero a farmi visita. 
Entrai in quella che doveva essere la camera di Alexis, era vuota. Vuota. Non c’era nulla. Alexis era una tipa furba, astuta, non avrebbe mai lasciato il suo diario nelle mani di qualcuno, soprattutto mamma o papà, o me. Lei lo nascondeva sempre, ricordai che una volta vidi dove lo nascose, ma non ricordavo il posto. 
Avanti Dallas, sforzati, mi ripetevo. 
Poi la lampadina nel mio cervello si accese.
«Le mattonelle!» Esclamai, e cominciai a dare pugni sulle mattonelle, per sentire quale di queste nascondeva il diario. Sentii del vuoto sotto una mattonella, e mia affrettai ad alzarla, ma nel farlo mi spezzai un unghia.
«Fanculo!» Imprecai, e quando riuscì a levarla, vidi il diario. Ricoperto di polvere ma ancora intatto. 
Tornai giù, e vidi Zakai fissare lo schermo di una tv che non avevo nemmeno visto. Era accesa, ma non trasmetteva niente, se non tante ‘formichine’ bianche e nere. Mi avvicinai a Zakai, scuotendolo e lui mi fissò negli occhi, e notai che gli usciva il sangue dal naso.
«Lei non dorme mai!» Esclamò e io cacciai un urlo, quando vidi nei suoi occhi l’immagine di quella bambina che mi sorrideva.


Nome: Lux
Cognome: Dixon
Nata a: Bradford, Inghilterra.
Madre naturale: Keira Blush.
Padre naturale: Non specificato.
Madre adottiva: Margaret Lord.
Padre adottivo:  Mark Donovan. 
Deceduta: 17\07\1992.
Ad anni: Sei.
-La bambina aveva i polsi pieni di lividi, così come le braccia e le gambe. In più, un grosso triangolo infuocato, si trovava all'altezza del suo ventre. La bambina prima dell’incendio è stata picchiata, legata e poi uccisa.
-Lux Dixon, aveva strane patologie mentali. Era vittima di allucinazioni, ed era sonnambula. Ha tentato più volte di uccidere chi la circondava e se stessa, mentre dormiva. E’ stata rinchiusa per breve tempo nell’ospedale psichiatrico di suo madre, Margaret Lord.
-La bambina disegnava cadaveri, triangoli, e cerchi. 
-Si presume che Lux Dixon aveva poteri paranormali.

C’era una sua foto. Era bellissima. Il volto pallido, un sorriso stupendo, gli occhi metà chiari e metà scuri, erano strani ma molto belli. I capelli castani le ricadevano sulle spalle in due trecce, e le sue guance erano colorate di un rosa pallido. 
La cartella clinica di Lux diceva che lei aveva poteri paranormali, ecco spiegato come ci riusciva ad entrare nella testa degli altri. Ma una cosa non capivo, anzi due, da chi era stata picchiata? Cosa significava quella cassetta?
«Dallas, eccoti il libro e guarda cosa ho trovato!» Nascosi subito le cartelle cliniche ed afferrai un libro a caso, sorridendo a Pixie che mi guardò confusa. 
«Tutto bene?» Annuì, e decisi di non dirle niente. Si sarebbe solo preoccupata, e mi avrebbe fatto anche la ramanzina. Mi porse un libro, grande, molto grande, e sopra c’era scritto ‘Demoni, angeli e fantasmi’ 
«Ha detto la bibliotecaria che in questo libro parla anche di un demone di nome Luxith, ci ha consigliato di leggerlo, ma io ho da fare, il professor Miller mi ha telefonato, stranamente, e mi ha detto che quando ritorniamo all’università dovevo portare una tesina, che palle!» Esclamò sedendosi sul letto, e ringhiando. Mi venne quasi da ridere, ma la mia attenzione venne catturata da qualcosa. Avevo visto un’ombra passare accanto alla finestra. Strano ci trovavamo al secondo piano.
«Ti aiuto con la ricerca?» Le chiesi e lei scosse la testa, iniziando a giocare con l’anellino che gli lasciarono i suoi genitori.
«No grazie, preferisco farla da sola» Aggiunse e io le sorrisi, tipo di Pixie non farsi aiutare «Tra l’altro stasera dobbiamo andare a quella festa e non so che mettermi!» Esclamò esaurita, e io le andai vicino afferrandole la testa, piccola come lei.
«Ehi, qualsiasi cosa metterai, sarai bellissima lo stesso, e non farti troppe paranoie. Stasera noi ci divertiremo, e non penseremo a stupide bambine, psicologia, tesine e quant’altro, okay?» Lei annuì non del tutto convinta, poi sospirò.
«Ci hai parlato con Summer?» Mi chiese, cambiando argomento. Scossi la testa e lei alzò gli occhi al cielo.
«Dallas! Siete amiche da tre anni cavolo, metti da parte l’orgoglio ogni tanto e sii ragionevole, era fuori di se, quella ragazza hai suoi problemi, e anche tu eri arrabbiata e stanca» Cercò di farmi ragionare, ma non m’interessava di niente. Nessuna scusa era buona per giustificare il comportamento di Summer, era mia amica, ma le amiche non ti dicono quelle cose spregevoli o sbaglio? 
«Non mi interessa, né di Summer né di chiunque altro. Dopo che ha mangiato nel mio piatto, si permette anche di sputarci dentro, fanculo» Sbottai, sentendo la rabbia salirmi nelle vene, e sospirai cercando di mantenere il controllo. 
«Okay, cambiamo discorso! Parlami dei due giorni passati lì in quell’hotel, che avete fatto tu e Zayn?» Mi chiese ammiccando e diventai rossa come un pomodoro e la vidi sgranai gli occhi e boccheggiare.
«Non.Ci.Credo! Siete andati a letto insieme?» Posai una mano sulla sua bocca, perché aveva appena urlato ciò che cercavo di tenere nascosto e lei me la tolse.
«Oddio, raccontami tutto! Com’è stato? Bello? Delicato? Rude? Cattivo? Com’è successo?» La fermai, perché mi stava tartassando di domande e sospirai portandomi una mano fra i capelli.
«Avevo avuto un incubo, e lui per calmarmi mi ha baciata. E’ stato…bello –Mi meravigliai di averlo detto, ma alla fine era stato davvero bello- per un momento non ho pensato a niente, c’eravamo solo io e lui, ma dopo i sensi di colpa mi hanno offuscato la mente…Lui era il ragazzo di cui era innamorata Alexis, il padre di Zakai! E’ stato uno sbaglio!» Lei mi guardò, alzando un sopracciglio divertita.
«Ti stai toccando il collo e ti mordi le labbra, non si fa bugiarda. Tu vorresti rifarlo di nuovo, perché provi interesse, non dico che ti piace, ma non sei del tutto indifferente, e riguardo ai sensi di colpa, quelli spariscono. Andiamo sono passati anni Dallas, tua sorella se ne sarà già dimenticata, e ora che tu ti faccia una vita nuova, e tua sorella un’altra in quel manicomio, e metti da parte il passato!»
«Come posso metterlo da parte Pixie? Ogni volta che lo faccio questo mi ritorna indietro come uno schiaffo! E forse si, non sono del tutto indifferente a Zayn ma lui è il padre di Zakai, non potrà mai nascere nulla fra me e lui, capisci?» Lei sbuffò roteando gli occhi e facendo un segno con la mano.
«Stronzate Dallas, stronzate! Non puoi continuare a vivere in questa tua bolla di protezione! I ragazzi non sono tutti come quel coglione di Finn lo capisci? Lui è stato uno stronzo è vero, ma chi ti dice che lo sarà anche Zayn?» Chiusi gli occhi e feci il tredicesimo sospiro
«Sono maschi Pixie, questo rientra nella loro natura, è normale!» Pixie scoppiò a ridere e mi spinse amichevolmente. Cosa ci trovava di divertente? 
«Cara Dallas, è vero io non ne capisco di uomini, la mia unica relazione intima è stata con mio cugino Halent dieci anni fa, ma ti posso assicurare che i maschi sono comuni per il loro amichetto, ma non tutti sono stronzi e senza cervello» Si alzò dal letto e si recò alla porta, prima di uscire mi fece un occhiolino e mi sorrise.
«Pensaci okay?» Annuì e mi accasciai sul letto, mentre sentivo la porta chiudersi. 
‘Stupida bambina eh?’ Sobbalzai spaventata, e mi guardi intorno. 
Perché sentivo la sua voce? Oddio stavo impazzendo.
‘Vediamo se sono ancora tanto stupida!’ Improvvisamente mi sentii afferrare un ginocchio e venir trascinata sotto al letto, e mi ritrovai faccia a faccia con Luxith che mi sorrideva. 
Occhi grigi e bianchi e una scintilla di rosso. Trecce. Sorriso scaduto e la faccia bruciata. Cacciai un urlo, ma non avevo voce. Com’era possibile che non avevo voce?
‘Non urlare micetta, non ti conviene’ 
«Lasciami stare» Urlai, ma non avevo voce, era come un sussurro, come mai? 
«Perché fai tutto questo? Che ti abbiamo fatto?»
‘Oh voi niente. Ma tuo padre si, e dovete pagare. Ucciderò tutti i vostri amati, e finirete soli, soli come lo sono io’
«Cosa cazzo centra mio padre? Lascialo stare!» Mi afferrò il polso, e diventò tutto bianco.
«Sono incinta» Una signora dai capelli scuri, e legati in due trecce, si portò le mani sul  grembo, mentre il signore accanto a lei sgranò gli occhi e le afferrò il polso, diventando scarlatto.
«Che cazzo stai dicendo?» Le urlò contro, e la donna chiuse gli occhi impaurita.
«S-sono incinta, oggi ho avuto la conferma…» L’uomo si portò le mani fra i capelli, e imprecò un paio di volte.
«Io sono sposato felicemente con mia moglie lo capisci? Te ne devi andare, tu e questo bambino, sparite dalla mia vita okay? Oppure finirà male»
Quell’uomo era mio padre.

«Tu non vuoi far del male a nessuno Lux…» Sussurrai con il volto ricoperto di lacrime, e lei mi sorrise malefica. 
‘Però lo faccio e mi dispiace ma…questa cosa non finirà’ 
Buio.
Tutto era buio. 
Un bruciore incredibile alla pancia e al polso.
Delle voci.
«Dallas, svegliati Dallas!» Sobbalzai, aprendo gli occhi di scatto e respirando, come se stessi trattenendo il fiato da anni. Vidi Zayn sospirare, e guardarmi preoccupato.
«Cosa ci facevi sotto al letto? Sei svenuta…» Mi guardi in torno, e notai che mi aveva appoggiata sul letto, mi portai le mani sulla pancia e lo guardai.
«Lei…è stata lei» Alzai la maglia e gli feci vedere la voglia a forma di triangolo colorata di rosso, Zayn la guardò e poi quando finalmente capì mi guardò.
«Mio padre tradiva mia madre, con una donna, quella donna è la madre di Luxith, e adesso lei vuole vendetta. Dobbiamo trovare quella donna Zayn, ci restano solo quattro giorni» 
«Io non posso partire Dallas, mi sono già preso due giorni di festa. Potrebbe venire Harry o Louis con te» Mi propose e io improvvisamente divenni triste, ma non sapevo perché. 
«Louis. Ci odiamo, forse è meglio che venga lui con me, almeno avrò tempo per chiarire con lui»




Hola!
Okay, mi scuso, anzi vi imploro di perdonarmi per l'immenso ritardo, non so se ci sarà ancora qualcuno che leggerà questa fanfiction dopo il mio ritardo, ma okay. Ho avuto da fare, uscite con gli amici, stare insieme alla famiglia, il tempo volava, ma volava sopratutto perché mi stavo dedicando a scrivere il continuo della fanfiction 'Il diario di una ragazza autolesionista' che pubblicherò verso ottobre o novembre, giusto il tempo di scrivere un paio di capitoli, anche se non è continua. Ci sto lavorando da due mesi, visto che quella mia fanfiction è piaciuta a molti di loro, e ancora oggi mi arrivano complimenti, ho deciso di scrivere il continuo, sperando che piaccia a tutti. Anyway, oggi ho iniziato la scuola, il primo anno delle superiori,omg. Ammetto che ero eccitata, ma dopo la prima ora volevo già andare a casa. Sono stanchissima, e vorrei dormire per venti ore consecutive, ma purtroppo non posso, la vita mi chiama. Spero vi sia piaciuto questo capitolo, non è niente di che, ma accontentatevi amici, io ora vi lascio, prometto che non tarderò ancora una volta, sarò puntuale, un bacio <3
twitter: @maliksanna

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Capitolo 15
*** 15. ***






«Non ci credo. Il ragazzo punk è un fan di Adele, allora non sei così duro come pensavo» Ironizzai, quando Louis inserì il cd di Adele, lui mi guardò e poi sbuffò.
«Non sono un punk, e cos’hai contro Adele? E’ una grande!» Esclamò, poi sorrise, forse stava pensando a qualcosa, chissà. 
«Ehi non ho detto nulla di male, Adele mi piace che sia chiaro, e poi mi spieghi perché neghi il fatto di essere punk? Che c’è di male?» Sbuffò, e avrei tanto voluto portare i palloncini di Zakai per darglieli. 
«Non vali nemmeno le calorie che brucerei per parlarti.» Sgranai gli occhi, e mi staccai dal sediolino per guardarlo meglio. 
Avevo sentito bene? Come osava darmi quella risposta?
«Sei un maleducato, e va' a nuotare in una piscina di acido, stronzo.» Lui scoppiò a ridere, ma non capii il motivo, forse per quello che avevo detto? O forse per la mia espressione?
«Sei uguale a tua sorella sai? Anche lei quando si arrabbiava, cioè sempre, corrugava la fronte e le si formava una v tra le sopracciglia» Si lasciò scappare, e lo vidi irrigidirsi, mentre io mi zittì, non sapendo che dire. Veramente ci somigliavamo così tanto? Io non volevo essere come lei, certo da piccola avrei dato anche la mia vita pur di somigliarle, ma adesso no. Le cose erano cambiate dalla nascita di Zakai, erano successe cose strane, lei aveva smesso di amare chiunque, e proprio non riuscivo a capirla. 
«Io non sono come lei!» Sbottai infastidita, e lui sbuffò ancora una volta. 
«Si forse hai ragione sai? Tu sei una perfettina del cazzo, lei se ne fregava altamente di essere perfetta, era spontanea e non si faceva problemi a dire qualcosa. Si forse era evitata da tutti, ma quando venne il giorno della sua partenza tutti erano dispiaciuti, perché alla fine era una persona importante. Invece tu sei una rompipalle stratosferica, e se te ne andrai farai un piacere a tutti, sai?» 
«Ferma la macchina!» Esclamai arrabbiata, e lui mi rivolse uno sguardo confuso.
«Cosa?»
«Ferma la macchina, voglio scendere, sbrigati» Lui ghignò, poi accostò e spense l’auto. Non aspettai altro, mi slacciai la cintura e uscì dall’auto, iniziando a correre. Sentivo Louis chiamarmi, forse mi stava rincorrendo? 
Ero stanca. Stanca che la gente mi giudicasse senza conoscermi, stanca di chi mi paragonava a mia sorella, stava di tutto e di tutti. Per una volta volevo spegnere l’interruttore, e stare in pace, una sola volta, non chiedevo altro.
«Fermati!» Sentì il polso staccarsi la braccio, okay forse non proprio staccarsi, ma il ragazzo punk lo afferrò con una forza incredibile. Era incazzato, l’avevo notato dalle sue mani, stese e irrigidite. 
«Sai che c’è Louis? Vorrei solo sentirmi importante per qualcuno. Sin da bambina tutti avevano occhi per mia sorella, esisteva solo lei. Lei era quella intelligente. Ma sai che c’è? Anche io lo ero, forse più di lei, ma nessuno se ne accorgeva, e quando lei portò a casa la notizia che era incinta, i miei genitori erano rimasti delusi così tanto che alla fine la seconda scelta diventò lei, e non più io. Ero così felice, che me ne fregai altamente di ciò che provasse mia sorella, sapevo quello che stava passando, l’avevo provato anche io, ma nessuno mi aveva mai ascoltato, e per ripicca non lo feci nemmeno io con lei. Sai quante volte mi addormento piangendo nella speranza di poter ritornare indietro e cancellare quel ricordo o almeno rimediare a quell’errore? Ma purtroppo non si può, uno sbaglio è uno sbaglio, non c’è modo di rimediare. E prima di giudicarmi, impara a conoscermi!» Avevo davvero detto tutte quelle cose ad un ragazzo che mi odiava e tra l’altro nemmeno conoscevo? Cavolo, avevo bisogno di una bella visita con la psicologa di mia madre, almeno lei mi avrebbe ascoltato. 
Lui sospirò, e abbassò la testa lasciandomi il polso, e io lo guardavo attentamente, ma non successe niente, passarono secondi, che sembrava anni, poi alzò la testa e mi sorrise. Un sorriso così gelido, da farmi rabbrividire.
«Esatto, non si può tornare indietro per rimediare ai proprio errori. Finalmente l’hai capito Dallas. Sei solo un’egoista, stronzetta, e te la farò pagare a te e a tutta la tua famiglia!»
«Luxith…» Sussurrai indietreggiando, vidi il corpo di Louis accasciarsi a terra, e corsi verso di lui, che piano piano apriva gli occhi e mi guardava confuso.
«Cos’è successo?» Scossi la testa, sorridendogli.
«Niente, non è successo niente» 


Louis mi fece l’occhiolino per rassicurarmi, e io annuì, sospirando a fondo e bussando alla porta, di quella che doveva essere la madre di Lux.
Ad aprirci fu una donna, con i capelli lunghissimi, castano chiaro ma erano spenti, così come i suoi occhi grigi, ci sorrise confusa.
«Salve, lei è Keira?» Lei annuì lentamente, e io guardai Louis che mi fece cenno di continuare. 
«Io sono la figlia di Pax Dixon…» Lei sgranò gli occhi e fece per chiudere la porta, ma il mio piede e quello di Louis più veloci di lei, bloccarono la porta e lei sbuffando la riaprì di nuovo.
«Mi dispiace, ma io non posso dirvi niente» Le afferrai le mani, sentendo la disperazione farsi largo in me.
«La prego signora, lei ci deve aiutare, vorremmo solo parlare di sua figlia Lux, è una cosa importantissima, ci lasci entrare» Ci pensò per alcuni secondi, poi sospirò e si fece da parte invitandoci ad entrare. 
Ci fece segno di sederci sul divano, e così facemmo, ci sedemmo e lei ci guardò.
«Cosa volete sapere?»
«Mio padre tradiva mia madre con lei? Se si perché?» Mi affrettai a chiederle, e lei mi guardò confusa, poi annuì.
«Si io e tuo padre ci vedevamo di nascosto, un perché non c’era, eravamo solo innamorati, tutto qui» Annuì e feci mente locale, per cercare altre domande da farle.
«Come ha scoperto di essere incinta?» Lei sospirò tristemente, e incrociò le dita.
«Sentivo dei fortissimi mal di pancia, e mi bruciava quasi come se volesse prendere fuoco, vomitavo sempre e così decisi di fare il test di gravidanza, lo feci per ben sette volte, per essere sicura di quello che confermava quell’aggeggio, la risposta era sempre si.» Sette. Di nuovo quel sette, tutto girava intorno al sette.
«Come reagì mio padre?»
«Male. Malissimo, anzi. Non volle assolutamente quella bambina, e alla fine mi toccò darla in adozione a dei miei amici. Non volevo farlo, amavo quella bambina, anche se non l’avevo mai vista, l’amavo follemente, ma purtroppo non potevo darle un futuro, ero sommersa dai debiti, i miei genitori mi avevano cacciato di casa, tuo padre non ne voleva sapere niente, e così quella fu la mia unica scelta» Si asciugò alcune lacrime e poi continuò «Non l’avessi mai fatto. Lei è morta, è morta senza conoscere la sua vera madre, capite?» Corsi ad abbracciarla, e lei si appoggiò alla mia spalla, piangendo.
«Perché siete venuti qui?»
«Sua figlia ci perseguita, vuole vendetta e a costo di averla ci ucciderebbe tutti»



Zayn.


Stavo per raggiungere camera mia, ma la voce di Summer e Pixie mi fece tornare indietro, e mi misi ad origliare la loro conversazione.
«Secondo te Dallas avrà mai il coraggio di dire a Zayn tutta la verità?» Chiese Pixie alla sua amica, e io aggrottai la fronte.
«Non penso, Dallas è una fifona, ha troppa paura di perdere Zakai, non lo farebbe mai» Zakai? Cosa c’entrava il bambino? E soprattutto io cosa c’entravo?
«Si ma Zayn ha il diritto di sapere la verità, diamine!» Esclamò sempre a bassa voce Pixie e Summer sbuffò.
«Senti Pixie, sono cazzi loro okay? Alexis avrà imparato la lezione, cioè, mai fare sesso senza preservativo se non vuoi trovarti spiacevoli sorprese» Scherzò, anche se in modo perfido Summer e vidi Pixie guardarla sconvolta.
«Come puoi dire una cosa del genere Summer? Stiamo parlando di Alexis, colei che era innamorata di Zayn, quella ragazza così ingenua e presa dall’amore che provava per lui è andata a letto e Zakai non è una spiacevole sorpresa. Ti ricordo che è stato concepito con amore» 
«Con amore un cazzo Pixie! Zayn si è scopato Alexis e non si ricorda un cazzo, non se n’è mai fregato di quella pazza di Alexis, e sono cazzi suoi se adesso ha un figlio e lui non lo sa okay?» Scioccato mi allontanai dalla porta e rischiai di cadere a terra.
Alexis?
Zakai?
Figlio?

Scopato?
Cosa? Chi? Perché? Quando? Come potevo avere un figlio e non saperne nulla? Come potevo essere andato a letto con una ragazza senza precauzioni? Oddio.




Holaaa!
secondo giorno di scuola, sono distrutta, stanca e annoiata, non vedo l'ora che finisca cazzo. Allora, Zayn ha scoperto di Zakai, uhuh, cosa farà adesso? Sappiate che adesso la storia diventerà più complicata ed interessante, Luxith non userà più le buone maniere ne tanto meno i ragazzi. Spero solo che per voi la storia non sia troppo affrettata, ma i giorni stanno scadendo e loro devono sbrigarsi, e spero anche che questo capitolo vi piaccia, è solo di passaggio, il prossimo sarà moooolto interessante. Poi volevo sapere una cosa ragazze, come vi avevo detto nel capitolo precedente, ho scritto il continuo della mia ff Il diario di una ragazza autolesionista, se io pubblicassi il primo capitolo (non ora) in quante lo leggerebbero? Ho paura che quella storia nessuno se la cagherà, ci ho messo il cuore per scriverla davvero. Anyway, ho parlato già troppo, sono stata puntale, e ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito il capitolo scorso e anche messo nei preferite, seguite e ricordate, siete un'amore. Un bacio e al prossimo capitolo <3

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Capitolo 16
*** 16. ***







«Ehi, ciao Harry, posso entrare?» Il ragazzo annuì e io non me lo feci ripetere due volte, entrai e andai a sedermi accanto a lui, e feci finta di non aver notato che non indossava la maglia. Sospirai, e lui mi guardò confuso. 
Avevo tante cose da chiedergli, cose che riguardavano Zayn. Da quando ero tornato, lo avevo visto due volte, non mi aveva nemmeno salutato, mi aveva semplicemente mandato a fanculo, e non capivo il perché. Avevo provato a chiedere a Pixie ma lei non ne sapeva nulla, con Summer non mi parlavo, Harry era l’unico che poteva sapere qualcosa.
«Senti –iniziai portandomi una mano tra i capelli- sai per caso perché Zayn si comporta così? Gli ho fatto qualcosa, oppure ho detto qualcosa di sbagliato?» Lui parve pensarci e poi scosse la testa.
«No…anche se ieri sembrava abbastanza scioccato, era bianco peggio del latte e non spiccava parola, ho provato a chiedergli cosa avesse ma lui mormorava sempre un ‘non ci posso credere’ così mi sono arreso…perché questa domanda?» Non ci posso credere. A cosa non poteva crederci? Cosa gli era successo? Cosa stava combinando?
«Niente così, mi ero solo preoccupata tranquillo» Gli feci l’occhiolino e poi uscì dalla stanza, sentendo un suo sospiro. Era sera, tutti dormivano, tranne me ed Harry, quest’ultimo era troppo confuso, lo si poteva capire perché si mordeva continuamente il labbro inferiore. Andai in cucina, per prendere un bicchiere d’acqua, ma un sussurrio inquietante mi fece bloccare in mezzo al corridoio. Sentivo chiamarmi, ma non riuscivo a capire da dove proveniva la voce, poi sentì un rumore provenire da fuori, e subito corsi verso la finestra, l’aprì ma non c’era nessuno, e alcune gocce d’acqua mi bagnarono le mani ed il viso. C’era un forte temporale, e Zayn ancora non era tornato, stavo iniziando a preoccuparmi. 
Andai verso il pc, lo aprì e inizia a ricercare altre cose, quella sera non avevo sonno, così andai su Google, inserì ‘Vari significati del numero sette’ e una sfilza di informazioni mi si parò davanti.
-Nella Bibbia Dio impiegò sette giorni per realizzare la sua creazione e sette sono i giorni della settimana che lo ricordano all’uomo.
-Sette è la somma delle invocazioni contenute nel Padre Nostro ottenuta con la somma tra tre, numero perfetto, delle invocazioni per il divino.
-L'Antico Testamento utilizza sette nomi per indicare la terra e altrettanti per il cielo; secondo il libro dell'Apocalisse, la fine dei mondo sarà annunciata dalla rottura dei sette Sigilli, seguita dal suono di sette trombe per bocca dei sette Angeli, quindi dai sette Portenti e infine dal versamento delle sette Coppe dell'ira di Dio.
-Nella tradizione ebraica, il Candelabro a sette luci, le sette luci ardevano per rappresentare simbolicamente la fede eternamente accesa.
-Sette erano le fanciulle e i fanciulli che venivano offerti dalla città di Atene a Minosse.
-Sette sono i peccati capitali.
-Sette sono le proverbiali vite di un gatto.
-Sette sono gli anni di sfortuna quando si rompe uno specchio.
-Sette sono i giorni della settimana e l’astrologia babilonese riconosceva sette pianeti e divideva il mese lunare in cicli di sette giorni.
Stampai tutte le informazioni e le rilessi per almeno cinque, sei volte, e tutto quello mi stava mettendo paura, anzi la paura me la portavo dietro dall’inizio di tutto questo. 
Dovevo parlare con i genitori adottivi di Luxith, era l’unico modo per sapere delle informazioni, dovevo parlare con mia madre, con mio padre, con Zayn, con quasi tutto il mondo, ma il tempo era poco, mi rimanevano solo tre giorni, il tempo stava per scadere.
Sentì la porta di casa aprirsi, ed io scatta in piedi correndo verso di questa, e vidi Zayn completamente fradicio, con un labbro rotto, le nocche delle mani rotte e un livido sotto l’occhio. Corsi subito da lui, e feci per afferrargli la mano ma lui mi spinse di malo modo, e mi snobbò.
«Si può sapere che diavolo ti prende? Ti sembra questa l’ora di ritornare? Hai fatto a botte?» Vedendo che non mi rispondeva, lo afferrai ancora una volta per il polso e lo feci girare verso di me, e l’odore di alcool mi invase le narici, e feci una smorfia.
«Cavolo Zayn, quanto hai bevuto? Veni di sopra dai» Lui si strattonò e avvicinandosi a me, mi urlò più che sussurrò un «Vattene a fanculo!» Lo guardai scioccata e confusa, non capendo il perché di quel suo atteggiamento.
«Che cazzo hai Zayn?» Urlai, spingendolo all’indietro e lui subito dopo spinse me, facendomi finire con le spalle al muro.
«Io che cazzo ho? Piuttosto tu che cazzo hai! Da quando per te è un problema quello che faccio? Non te ne sei mai fregata!» Sbottò e io strinsi gli occhi, cercando di calmarmi, ma la rabbia mi salì ancora di più.
«Che diavolo stai dicendo? Sono l’unica in questa casa che continua a preoccuparsi per te, e tu mi tratti come se fossi una merda!» Improvvisamente diede un pugno accanto alla mia faccia, la sfiorò solo, poi colpì cosi forte il muro che fece rimanere un segno, ed io spaventata sobbalzai.
«Tu sei una merda! Quando avevi intenzione di dirmi che avevo un figlio porca puttana? Ti rendi conto? Non potevi continuare a tenermelo nascosto!» Lo guardai scioccata e sentii il battito del cuore accelerare. 
«C-chi te l’ha detto?» Gli chiesi balbettando.
«Non ha importanza cazzo!» Rispose urlando, e poi si staccò da me, ma potevo sentire la sua rabbia, la sentivo, ed era così forte che se avesse avuto la voce, a quest’ora sarei diventata sorda.
«Zakai è mio figlio, ti rendi conto? Perché non me lo hai detto cazzo? Perché? Io avevo il diritto di saperlo, non potevi continuare a fingere!» Urlò ancora una volta e io mi avvicinai a lui, poggiandogli una mano sulla spalla, ma lui ancora una volta si strattonò arrabbiato.
«Non mi toccare!» Sbottò e io sospirai.
«Se non te l’ho detto un motivo c’è Zayn. Avevo paura! Paura che avresti reagito male, ed è stato così. Avevo paura che una volta che lo avrei saputo, saresti scappato via con Zakai, me lo avresti portato via…mi dispiace» Lui scoppiò a ridere e poi con una violenza incredibile, diede un calcio al divano, facendolo spostare più avanti e poi mi afferrò il polso guardandomi negli occhi.
«Ti è piaciuto scoparmi, sapendo che tua sorella era innamorata di me?» Il senso di colpa fece ancora una volta capolinea in me, e io mi sentii una merda.
«Come reagirà quando verrà a sapere che il padre di suo figlio si è scopato la sorella?» 
«Smettila! Smettila tu non hai il diritto di dire queste cose okay? Non puoi saperlo, tu non sai niente quindi non parlare! Smettila!» Urlai, iniziando a tirargli pugni sul petto, ma lui non si spostava.
«Che c’è Dallas? Solo ora ti rendi conto della ‘stronzata’ che hai fatto?» Mi chiese con cattiveria, calcando sulla parola ‘stronzata’, e mi ricordai delle mie parole, quando parlammo. 
Ci era rimasto male…
«Sai che ti dico Dallas? Mi è piaciuto scoparti, e se si potesse tornare indietro lo rifarei di nuovo, perché tu solo quello puoi fare…sei solo una puttana!» Il palmo della mia mano destra, improvvisamente si alzò e poi con una forza che non pensavo esistesse in me, gli sferrai uno schiaffo che non se ne sarebbe mai dimenticato.
«Tu, pezzo di merda che non sei altro, non ti permettere mai più. Non sai nemmeno come mi sento in questo momento, non sai tutto quello che ho dovuto affrontare nella vita, tu non sai un cazzo, sei solo un coglione!» Gli urlai contro, scoppiando a piangere e scappando in camera mia, nel corridoio vidi Harry preoccupato, ma io lo evitai ed entrai in fretta nella mia camera. 
Affondai la testa nel cuscino, e mi scusai con quest’ultimo se lo stavo bagnando. Potevo capire che era ubriaco, che forse non pensava tutte quelle cose, ma la cattiveria con cui le aveva detto, mi avevano ferito, tanto.
«Vaffanculo!» Urlai, alzandomi dal letto e prendendo la sedia che si trovava vicino la scrivania e sferrandola in faccia al muro, così facendo questa si ruppe, e io continuai a sfogare la mia rabbia dando pugni al muro o sul letto, poi scivolai, ormai scossa dai singhiozzi, a terra, con il muro freddo che mi teneva. Dopo un po’ senti la porta di camera mia aprirsi, e poi due braccia che mi stringevano, così forte da strozzarmi. Le riconobbi quelle braccia, ma non osai cacciarlo via dalla stanza, in quel momento me ne importai delle cattiverie che mi aveva detto, mi lascia abbracciare da Zayn.
«Scusa…la metà di quello che ti ho detto non lo pensavo sul serio, e che mi sono lasciato prendere la rabbia» Mi sussurrò nell’orecchio, continuando ad asciugarmi le lacrime.
«Mi dispiace per non averti detto nulla, ma avevo paura…» Lui con uno ‘shh’ mi zittì e continuò a cullarmi. La rabbia non era sparita affatto, ero più che arrabbiata con lui, doveva ancora sentirmi per bene, domani avremmo fatto i conti, non potevo tenermi tutte quelle offese da parte sua, assolutamente no. Chiusi lentamente gli occhi, e dopo un poco caddi in un sonno profondo, però sentì qualcosa di morbido sotto di me, e immaginai che fosse un letto
La bambina se ne stava da sola, in quel parco, come ogni giorno. Ascoltava il suono che emetteva il suo pupazzo, che quando lo stringevi parlava. Sentì dei passi dietro di lei, e si girò, non l’avesse mai fatto. La figura della sorella, Alexis, se ne stava dietro di lei, con un sorriso cattivo sulle labbra, ed un coltello in mano. 
«Ciao sorellina, ti andrebbe di giocare con me?» Dallas si alzò dall’altalena e iniziò ad indietreggiare.
«P-perché hai un coltello?» Le chiese e prima che potesse fare altro, Alexis le sferrò una coltellata alla gamba, poi un’altra all’altezza della pancia, e subito dopo la spinse nel laghetto. Dallas che non sapeva nuotare, cercava di salire a galla, ma le ferite non le permettevano di fare niente, poco dopo tutto ciò che vide, fu il buio. 
Buio. Oramai era abituata al buio, quest’ultimo la circondava, e non aveva paura, fino a quando non vide due occhi bianchi e grigi fissarla. Cacciò un urlo, quando riconobbe Luxith, e si dimenò.
«Ti ho trovata!» Esclamò, poi si risvegliò di colpo.

«Dallas, che succede?» Mi girai verso Zayn, che mi guardava ancora assonato. Mi asciugai la fronte con il lenzuolo, e poi mi alzai.
«Niente, ho avuto un incubo…» Risposi e quando Zayn tornò ad addormentarsi, mi si scorpii la pancia, trovandoci una ferita, succesivamente passai alla gamba e anche lì c'era una ferita. Come mai tutte quelle cose non me le ricordavo?




SCUSATEMI!
Okay,so che farete fatica a perdonarmi,so che vi avevo promesso di essere pentuale con l'aggiornamento ed invece è passato quasi un mese,ma purtroppo non ho più tempo di fare niente,la scuola mi tiene sempre impegnata,i compiti,lo stress,il sonno,e tutto,e non ho nemmeno il tempo per respirare pensate. Spero che nonostante tutto ci sia ancora qualcuno disposto a leggere la mia storia, so che praticamente se ne saranno andati la metà dei lettori, ma tutto ciò è anche colpa mia, e dei miei continui ritardi, quindi me ne farò una ragione. Ho notato che le recensioni sono diminuite eccessivamente, non m'importa molto sinceramente, anzi, solo che quelle mi facevano capire che almeno a qualcuno piaceva sul serio la mia storia, ora ho come l'impressione che nessuno se la vuole più cagare, cioè per me non c'è problema se voi me lo dite che la storia vi annoia o non vi piace, io accetto critiche, consigli, e complimenti, accetto di tutto sul serio, quindi spero che almeno in questo capitolo voi mi facciate sentire -sapere- la vostra opinione riguardante questo capitolo. Ci tengo a ricordarvi che la storia è già finita da Maggio, in tutto sono 24 compreso l'epilogo, e che nel prossimo capitolo succederà qualcosa che vi scioccherà davvero tanto, però non vi dico nient'altro,okay? okay. Cosa ne pensate di questa nuova coppietta, o meglio: Zayn e Dallas? Cosa ne pensate della sua reazione alla scoperta del figlio? Fatemi sapere. Allora, non vi faccio promesse, perché tanto non sarei capace di mantenerle, visto i miei continui ritardi, quindi ci sentiamo alla prossima, non so quando aggiornerò, ma spero presto, dipende dalla scuola haha, spero anche ((quanti spero oddio)) che al mio ritorno tutti quelli che un tempo mi seguivano, si facciano sentire. 

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Capitolo 17
*** 17. ***






«Harry io esco» Mi avvisò Louis, ed io annuii, vidi il ragazzo dirigersi verso di me, e darmi un bacio sulle labbra, che io approfondii subito, lo sentii sorridere e poi si staccò.
«Buon compleanno amore» Mi sussurrò appoggiando la fronte sulla mia, e io lo baciai di nuovo.
«Grazie BooBear» 
«Stasera andiamo a festeggiare in quel locale che tanto amavi, ti ricordi? Ho chiamato anche la tua famiglia, hanno detto che verranno» Sbuffai e mi staccai da lui.
«Louis, lo sai che preferivo una serata solo io e te…» Lui mi zittì con un bacio e poi rise.
«Smettila di fare l’apatico, io vado oppure farò tardi» Lo salutai e poi mi recai in bagno, prima però incontrai Summer e non evitai di prenderla in giro.
«Sei bellissima lo sai?» Lei mi mandò a fanculo e io risi.
«Sei davvero antipatico, giuro» Mi bruciò con lo sguardo ed io mi appoggiai al muro, guardandola. Quella stronza voleva Louis a tutti i costi, ma io non gliel’avrei mai ceduto, mai. Lui era l’unica cosa a cui tenevo, avrei rischiato la vita pur di non lasciarmelo scappare. 
«Che c’è Summer, la sconfitta brucia?» La sfidai e lei sbuffò ridendo, una risata cattiva e finta come lei.
«Tesoro, io non mi arrendo così facilmente sappilo» 
«Ti conviene farlo. Tanto Louis non ti caga di striscio, sei davvero convinta che lui ti ami? Brava, meriti un oscar per il miglior film mentale mai esistito. Lui ama me, non te, mettitelo in testa» Lei mi spinse arrabbiata e io risi.
«Sei un coglione!»
«Scusa ma non sono la racchia, zitella e depressa» La insultai fregandomene altamente di quello che avrebbe fatto dopo, però tutto ciò che fece fu andarsene arrabbiata, mentre io ridendo entrai in bagno, e mi catapultai sotto la doccia. 
Avevo deciso di chiedere a Louis di sposarmi, gli avrei chiesto la sua mano. Lo amavo così tanto, che non mi importava di nulla, volevo passare il resto della mia vita con lui. Avevo anche deciso di partire. Andarcene da qui, da questa merda di posto. Io e Louis avevamo sempre sognato di trasferirci a New York, dove tutti ti amavano e se ne fregavano se eri gay o non. Finalmente potevamo essere liberi. 
La tenda della doccia si aprì improvvisamente, e io mi volta di scatto coprendomi le parti intime. Non riuscii a vedere chi fosse perché una dolore atroce mi fece scivolare e sbattere la testa a terra. Dolore alla gamba, in faccia, alla gola, alla pancia, sulle braccia, alla parte più intima, e successivamente un dolore diritto al cuore.
«Ho vinto io, stronzo» Sentii sussurrarmi all’orecchio, poi tutto ciò che vidi fu il buio. 


Louis.


«Andiamo Zayn, io posso anche odiare Dallas ma quello che hai detto è inaccettabile» Lo sentii sbuffare, mentre aprivo la porta di casa, lui entrò buttandosi sul divano, mentre io andai in cucina. 
«Harry siamo tornati!» Esclamai, ma non ricevetti risposta, così ripetei di nuovo «Harry, siamo tornati!» Questa volta più forte. 
Ma ancora una volta non ricevetti risposta, forse stava dormendo, oppure era uscito. Iniziai a salire le scale, e sentii il rumore della doccia, che mi tranquillizzò. Ma tutta questa tranquillità sparì non appena vidi macchie di sangue davanti alla porta del bagno, sulla porta, vicino alla maniglia, ovunque. Mi catapultai in bagno, e notai la tendina completamente sporca di sangue, mentre la testa di Harry era fuori e il corpo dentro la doccia. Cacciai un urlo fortissimo, e sentii i passi di Zayn salire le scale.
«Hazza» Gli andai vicino, prendendogli il polso e controllando il suo battito cardiaco. Non c’era. Non batteva. Le lacrime non si fermavano, bagnavano il suo viso perfetto, e poi sentii un imprecazione di Zayn, che mi allontanò dal copro di Harry.
«Sta dormendo vero?» Gli chiesi, e lui mi guardò con pena.
«Lou..»
«Lui deve dormire per forza Zayn! Lui sta dormendo!» Lo interruppi e mi buttai a terra davanti al suo corpo, iniziando a schiaffeggiarlo.
«Andiamo Harry, non è divertente! Smettila di far finta di dormire, basta dai, ti preparo la torta di mele se la smetti» Zayn mi allontanò ancora una volta, ma io lo spinsi, facendolo sbattere con la testa in faccia alla porta, ma me ne fregai.
«Harry!» Urlai.



Dallas.

Mi asciugai le lacrime, e quando vidi Louis uscire fuori dalla stanza, lo abbracciai. Anche se non andavamo d’accordo, in quel momento aveva bisogno di aiuto. Si appoggiò con la testa sulla mia spalla, mentre continuava a piangere.
«Era il suo compleanno…guarda cosa ho trovato in camera sua» Mi porse una scatoletta ed io la aprii. Un anello. Un anello di matrimonio. Lo abbracciai di nuovo.
«M-mi voleva chiedere d-di sposarlo…non ce la faccio!» Gli accarezzai la testa e piansi silenziosamente.
«S-shh, piangere non serve a niente Louis, devi essere forte, Harry avrebbe voluto questo lo sai vero?» Lo sentii annuire e pian piano si calmò.
«Devo sapere chi è stato, io lo scoprirò, giuro che lo scoprirò» La mia mente subito collegò l’omicidio di Harry a Luxith, ma era impossibile, lei non usava armi, era un demone. Poi improvvisamente l’immagine di Summer ed Harry che litigavano mi annebbiò la mente. 
Era stata Summer. Lei odiava Harry, lo odiava così tanto da ucciderlo.
«Dallas, ti posso parlare?» La voce di Zayn mi fece distrarre e lasciando Louis, annuii. Mi trascinò in camera mia, e chiuse la porta, mentre sospirava.
«Lo so che sei arrabbiata con me, ti capisco…però ti chiedo scusa, ieri ero arrabbiato ed ubriaco» Lo guardai con ironia, e lui invece mi guardò confuso.
«Sul serio pensi che io mi lasci passare tutta questa storia come se nulla fosse? Mi hai chiamato puttana, hai detto che mi avresti scopato di nuovo e che ero una merda, ti rendi conto? Posso accettare il fatto che eri ubriaco, ma come si dice…in vino veritas» Lui mi si avvicinò, afferrandomi per le spalle e mi guardò negli occhi.
«Non lo pensavo sul serio, giuro. Ero solo arrabbiato perché non mi avevi detto la verità, ero arrabbiato per quello che avevi detto l’altra volta. Per me quella sera è stata importante okay? Io non vado in giro a scoparmi le ragazze se non provo niente, non sono stupido!» Scoppiai a ridere, e lo spinsi.
«Ah è così? Però hai messo incinta mia sorella, te la sei scopata e non provavi niente per lei, sei sicuro di quello che hai appena detto Zayn?» Lui si portò le mani tra i capelli e cacciò un urlo di rabbia.
«Io amavo tua sorella cazzo!» Urlò ed io mi paralizzai. «Di quella sera mi ricordo tutto! Io l’amavo e quando venni a sapere che se ne doveva andare ebbi una delusione grandissima. Quando lei mi evitava, io ci rimanevo di merda, quando lei continuava ad odiarmi, io odiavo me stesso. Nascondevo il tutto con un pizzico di menefreghismo, ma a me importava eccome di tua sorella, era la persona più importante della mia vita, e non me ne pento di quella sera. E’ vero ero ubriaco, ma non troppo da non capire ciò che stavo facendo» Mi asciugai le lacrime e ancora una volta, come la sera precedente, iniziai a dargli cazzotti sul petto e vidi una smorfia di dolore sul suo volto.
«Pezzo di merda, perché non glielo hai mai detto? Perché? Lei soffriva come un cane ogni santo giorno per colpa tua. Se tu ti fossi confessato adesso lei non si sarebbe trovata in un manicomio per pazzi!» Lui mi guardò scioccato, e poi cercò di farmi smettere, ma io non mi fermai.
«Pazzi? Manicomio? Che stai dicendo Dallas? E smettila cazzo!» Sbottò bloccandomi i polsi e spingendomi con calma in faccia al muro, tenendomi bloccata.
«Ti ricordi del nostro viaggio? Beh, in quel manicomio si trovava mia sorella, e sai una cosa? Dopo tutti questi anni lei non riesce ancora a dimenticarti!» Appoggiò la testa al muro, e sentii il suo profumo invadermi le narici, mentre il suo petto si alzava e si abbassava.
«Che situazione di merda…» 
«Ti sei cacciato tu in tutto questo casino…riesci a far innamorare sempre tutte le ragazze di te, ma proprio non capisco come fai…» Mi pentii di ciò che avevo appena detto, portandomi una mano sulla bocca, mentre iniziavo a sentire caldo e  qualcosa si muoveva nel mio stomaco. Lui alzò lentamente la testa, e i nostri volti si trovavano vicinissimi.
«Anche te?» Mi chiese, mentre si avvicinava ancora di più, facendo sfiorare i nostri nasi. Innamorata di lui? Non lo sapevo, ero così confusa in quel momento. Avevo paura di soffrire ancora una volta, come era successo in precedenza, non volevo più affezionarmi ad un ragazzo e poi starci male, ma Zayn era diverso, lui per quanto stronzo potesse essere, sapevo che non era in grado di far del male a qualcuno.
«N-no» Dissi la verità e allora perché in cuor mio sapevo che era una bugia? Lui sospirò, sfiorando le mie labbra.
«Avanti, lasciati andare Dallas…io non ti farò soffrire lo giuro» Corrugai la fronte e mi allontani di poco da lui, che mi guardò «Pixie» Disse a mo’ di spiegazione, prima di afferrarmi il mento e alzarmi la testa.
«Giuralo» Mi guardò confuso «Giura che non mi farai soffrire» Lui mi sorrise e poi mi baciò, non come l’altra volta, questa volta era dolce.
«Lo giuro» Mi sussurrò e prima che potessi dire qualcosa, la porta di aprì e da dietro a questa uscii Zakai, che ci guardava sorridenti. 
Zayn mi guardò come se mi stesse chiedendo il permesso ed io annuii, così aprii le braccia verso Zakai e il bambino senza farselo ripetere due volte corse da lui, saltandogli addosso e abbracciandolo.
«Papà!» Esclamò e io rimasi a bocca aperta così come Zayn, che non solo rimase a bocca aperta, ma vidi nei suoi occhi una strana luce di felicità e poi una lacrima che gli rigava il volto.
«Ciao piccolino» Io risi e andai da loro, e Zayn mi abbracciò così come Zakai, e io mi lasciai trasportare dal loro abbraccio.
«Vi voglio bene» Ci disse Zakai e noi ripetemmo lo stesso. Presi Zakai in braccio e subito dopo Zayn si accasciò a terra, iniziando a sputacchiare sangue. Cacciai un urlo, mentre Zakai rideva. 
Luxith.
«Te la farò pagare, ucciderò tutti i tuoi amati, tutti»




Hooola!
Ok, allora ho deciso che non posterò più ogni cinque giorni, ma dieci, sempre se riuscirò a postare puntualmente haah. Allora so che adesso mi riempirete di parolacce, insulti, e cose così, mi dispiace, anche io scrivendo questo capitolo ci sono rimasta malissimo, purtroppo però la cerchia di Luxith deve chiudersi no? Tranquilli, Harry non sarà l'unica vittima, questo è solo l'inizio, infatti nel prossimo capitolo ci sarà un'altra morte. Purtroppo i giorni stanno scadendo, e bisogna affrettarsi no? Luxith sembra arrabbiata, e senza pietà. Comunque l'unica cosa che non mi piace di questo capitolo è l'ultima parte: mi sembra troppo scontata, non credete? Diciamo che era scontato sta' cosa di quei due forse per questo non mi piace, ma io sono fatta così, anche se una storia è horror ci deve essere sempre quel pizzico di luce, di amore in tutto ciò, se non vi piace il capitolo, o qualcosa in particolare non esistate a dirmelo, mi fa piacere che voi parliate con me. Scusatemi se non rispondo quasi mai alle recensioni, ma sono alcuni mesi che efp non mi fa rispondere mai, e ho segnalato il problema ma ancora nessuna risposta, ma ci tengo a dirvi che le leggo sempre, e che sono contentissima che questa storia vi piaccia, mi rendete sul serio felice, grazie tante ragazze, grazie a tutte quelle che recensiscono, a chi ha messo la storia nelle seguite\ricordate\preferite siete davvero tante e non smetterò mai di ringraziarvi. Ho visto che nello scorso capitolo vi siete fatte sentire di nuovo, che cosa beeeeeeeeeeeella, mi era mancato tutto questo. Ehm, non so che altro dirvi, se avete qualche dubbio a riguardo, o c'è qualcosa che non capite, ditemelo che ve lo spiego, non c'è problema. Vi lascio al capitolo, ci sentiamo la prossima volta, un bacio.

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Capitolo 18
*** 18. ***





«Sette! Il sette è la chiave. Il triangolo il codice. Sette è la chiave. Il triangolo il codice»
«Il sette? Cosa c’entra il sette? Cos’è il triangolo?»
«Alexis, Alexis non ho capito, puoi spiegarmi meglio?»
«Sette omicidi per chiudere il cerchio. Tre omicidi per chiudere il triangolo. Un intreccio amoroso e lei vivrà per sempre» Che stava dicendo? Non riuscivo a capirla, cosa voleva intendere con il cerchio il triangolo? Era una lezione di geometria? Io ero una schiappa!
«Alexis, Alexis non ho capito, puoi spiegarmi meglio?»
«1992, 1889. 1992, 1889. 1992, 1889. Ti ricordi? Gli indovinelli che facevamo da piccole? Arriva alla soluzione Dallas»
«Ascolta le voci... ascolta il tuo bambino...lui ti dirà di ucciderla...solo così potrai liberarti di lei…ascolta le voci…ascolta il tuo bambino…» 


«P-perché? Perché voleva uccidermi?» 
«Lei diceva che tu eri un errore, avresti causato solo guai e sciagure alla nostra famiglia e al mondo intero…»


«Quindi, la bambina ha il mio stesso cognome?»
«Esatto, tra l’altro il giornale risale allo stesso giorno della tua nascita, e contemporaneamente alla morte di Luxith.»
«La bambina è morta a undici anni, quando è nato Zakai io avevo undici anni, la mia vecchia casa è stata distrutta in un incendio, idem per quella di Luxith»
«La bambina era viva, non è morta sul colpo, l’hanno portata in ospedale, è rimasta viva per sei giorni, il settimo giorno è morta. Con questo voglio dire che Zakai ha sette anni, e sette è il numero di Luxith, lei vi ha dato sette giorni di vita, perché anche lei sono stati concessi solo sette prima di morire. In un modo o nell’altro, tu e tuo nipote siete coinvolti in questa storia più che mai»

«E’ un sette capovolto, circondato da un triangolo e un cerchio. Dallas lo definisce il volto a metà. Vedi questa spaccatura?» Lui annuì concentrato. «Divide il cerchio dalla metà cattiva a quella buona. Zakai lo disegna sempre, e ne sono rimasta colpita, così ho deciso di disegnarlo anche io»

«Voi mi state dicendo che Luxith ucciderà più persone per chiudere il cerchio?»
«Vedo la gente morta…ma loro non sanno di esserlo.»

«Ho scoperto un’altra cosa!»
«Cosa?»
«Sette sono i colori dell’arcobaleno, le note musicali, i chakra e le meraviglie del mondo!»

«E’ inutile che fuggi, tanto ti troverò ovunque tu vada. Vivere o morire, fai la tua scelta.»

«C-chi sei?» Domandò tremante come una foglia, e la sconosciuta le si avvicinò. 
«Oh, io non sono nessuno…»


Mi svegliai di colpo, sentendo un urlo, e corsi subito in camera di Zakai, e quando vidi la scena rimasi lì bloccata, senza riuscire a muovermi.
Zakai aveva un coltello sporco di sangue in mano, mentre Summer si trovava sul suo letto, e non si muoveva.
«Z-akai, cosa hai fatto?» Lui buttò il coltello a terra, e poi mi guardò perso.
«Cos’è successo?» Si girò e cacciò un urlo quando vide il corpo, forse morto, di Summer, e io gli coprì gli occhi, portandolo fuori. Louis, Pixie e Zayn arrivarono subito dopo, e le loro facce sconvolte guardavano il copro di Summer. Louis subito si avvicinò a lei, e le prese il polso e sentimmo un sussurro.
«Ti amo…» Poi Louis confuso quanto noi, ci disse «E’ morta…» 
Due morti in due giorni. Pixie mi abbracciò, mentre entrambe piangevamo. Nonostante tutto, volevo bene a Summer era una persona importante, la mia seconda migliore amica, e adesso se ne era andata. 
«Siamo rimaste solo noi due, dobbiamo farci forza» Mi sussurrò Pixie, e io annuì, continuando ad abbracciarla.  Domani si sarebbero svolti sicuramente i funerali di Harry e Summer, nel frattempo vidi Zayn a telefono con qualcuno.
«La polizia sta arrivando» Ci avvisò e noi annuimmo. Non vedevo l’ora che tutto quella storia finisse, non ce la facevo più. 
Passammo il resto della notte in caserma, dove ci interrogarono, e i poliziotti non potettero fare niente su Zakai, visto che lui era un bambino, così tornammo a casa e anche se eravamo distrutti, ci mettemmo a lavorare. Facemmo altre ricerche, io dissi tutto quello che sapevo ai ragazzi, gli raccontai i falshback che avevo avuto quella notte, ed eravamo quasi ad una soluzione. 
«Aiibahhi!» Esclamò Pixie, e noi la guardammo confusi «Se unisci le due date, cioè 1992 e 1889 esce fuori Aiibahhi, che se non sbaglio in aramaico significa, ciao demone» 
«E poi nella videocassetta se ci fate caso ad un certo punto fa vedere uno specchio, forse può significare, l’amore che prova per i genitori, alla fine anche lei li amava. E l’anello invece è il cerchio di persone che ucciderà, poi la mosca, i vermi sono tutti simboli infernali, lei ha fatto una brutta morte, e tra l’altro l’albero che brucia se ci fate caso nella videocassetta c’è lei che è attaccata all’albero e lentamente brucia e per colpa dell’incendio ha il volto sfigurato. Poi fa vedere un laghetto e c’è un uomo che si butta dentro…forse sarà il padre, che per i troppi sensi di colpa si suicidò. Il triangolo infuocato è la sua firma, l’unica cosa che non ho capito è quei due signori, forse erano i genitori, che saltellavano e festeggiavano mentre bruciava…» Mi catapultai su Pixie, iniziando a baciarla e lo stesso fece Zayn, mentre Louis le fece un occhiolino e lei diventò paonazza. 
«Sei un genio. Io ti amo cazzo!» Esclami e poi aggiunsi «Siamo quasi vicini ragazzi, impegniamoci di più dai» Zayn si sedette accanto a me e mi strinse la mano, mentre i volti confusi di Louis e Pixie ci guardavano.
«State insieme?» Ci chiesero, e io guardai Zayn non sapendo cosa realmente rispondere.
«Ci stiamo…frequentando, tutto qui» E io annuii pienamente d’accordo con lui. Sentimmo il campanello suonare e io mi catapultai ad aprire. Davanti a me si trovavano due ragazzi, stupendi, che mi guardavano confusi. Uno era biondo e portava il ciuffo alzato, e anche l’altro quello castano, entrambi alti.
«Ehm…chi siete?» Loro si guardarono «Io sono Niall, lui è Liam, siamo gli amici dei proprietari di casa…tu invece chi sei?» Non ebbi il tempo di rispondere che Zayn sorpassandomi mi fece bloccare, mentre lo vedevo abbracciato agli amici e vidi il biondino asciugarsi le lacrime.
«Louis come sta?»
«Come deve stare secondo te?» Loro fecero un sorriso forzato, e poi mi guardarono. Solo allora capii chi erano. Niall e Liam, quei due che erano perseguitati da Luxith. 
«Cosa ci fate voi due qui? Siete completamente impazziti, se vi troverà lei vi ucciderà!» Esclamai tirandoli entrambi per le maglie, dentro. Zayn mi presentò e spiegò loro la situazione, salutarono Louis, si presentarono con Pixie e poi ci aiutarono anche loro con le ricerche.
«Io sapevo che Luxith era un’amante dei gatti. Avevamo fatto delle ricerche anche noi, e avevamo scoperto l’indirizzo della casa di Margaret, e delle strane canzoncine che cantava, Liam caccia fuori il registratore, fagliele sentire» L’amico tirò fuori un registratore di vecchia data, e fece partire la musica. Si sentiva la voce di una bambina che cantava ‘Nascondino ndino ndello questo è un gioco molto bello, nascondino ndino ndello questo un indovinello è. Nascondino ndino ndello nel mio cuore un segreto c'è, nascondino ndino ndello solo Dio sa qual è.’ 
Miliardi di ricordi si impossessarono di me. Quella canzone la cantava sempre Alexis, e quando lo faceva di solito era buia, diventava subito nervosa e cattiva.
«Io questa canzone la conosco…la cantava sempre mia sorella Alexis» I due ragazzi sgranarono gli occhi e mi guardarono poi insieme dissero «Alexis Dixon è tua sorella?» Annuì confusa, e chiesi loro alcune cose, subito mi spiegarono tutto «E’ stata lei a farci vedere la cassetta. Ci chiese aiuto, perché una strana bambina la perseguitava, le tormentava la vita, e così ci chiese aiuto. L’aiutammo, ma poi sparì e ci rimase da soli, nel pericolo totale…non la vedemmo più, dopo quel giorno» 



Afferrai il diario di mia sorella, quello che avevo trovato quando ero andata nella mia vecchia casa, sotto le mattonelle. Inizia a sfogliarlo, erano tantissime pagine, saltai quelle meno importanti e poi iniziai a leggere una che catturò la mia attenzione.
Caro diario, 
nessuno mi capisce, l’unica che sembra farlo sembra quella strana bambina che mi perseguita, lei mi vuole aiutare, è brava. Dice che ha vissuto la mia stessa storia, e mi ha chiesto di aiutarla, lei vuole vendetta. Io devo uccidere il bambino che porto dentro di me, mia sorella, i miei genitori e il ragazzo che mi piace…ma non posso, io li voglio bene, anche se mi fanno arrabbiare, sono la mia vita. Lei dice di essere mia sorella, dice mio padre tradiva mia madre da piccola, forse è vero. Una volta vidi una signora baciarsi di nascosto con papà, era uguale a lei. Lei ucciderà tutti, ed io ho paura.

«Oddio…»



Hooola!
Splendida notizia: una settimana senza andare a scuola, questo vuol dire: scrivere, scrivere, scrivere, finalmente anche io posso rilassarmi. Ecco a voi questo schifo di capitolo, che non mi piace per niente, vorrei poter dire che sia di passaggio ma non lo è. Mancano esattamente cinque capitolo più l'epilogo sei alla fine della storia, poi dopo inizierò il continuo del 'Diario di una ragazza autolesionista'. Niente, ho visto il calo di recensioni dello scorso capitolo ma è okay, non fa niente, spero che vi piaccia questo capitolo e fatemi sapere qualcosa. Alla prossima <3

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Capitolo 19
*** 19. ***


                                     




Sospirai, mentre mi guardavo intorno, alla ricerca di qualcosa interessante, ma tutto ciò che trovai fu una vecchia signora che sussurrava cose incomprensibili, mentre dondolava avanti e indietro.
Alla fine avevo telefonato la psicologa di mia madre, la signorina Jennifer Skins, una quarantenne amante del suo lavoro e molto professionale. Si trovava nei paraggi, e mi aveva offerto una seduta gratuita, così avendo un necessario bisogno di parlare con qualcuno, avevo subito accettato.
«Dixon, tocca a te» Mi avvertì la ragazza uscendo da una stanza, ed io sorridendo mi avviai verso la stanza della dottoressa, e prima ancora di bussare, un ‘avanti’ quasi gridato, mi fece sobbalzare. Sospirando aprì la porta, e notai la dottoressa che scriveva qualcosa e non appena mi vide, si alzò e corse ad abbracciarmi.
«Ciao tesoro, da quanto tempo non ci vediamo io e te?» Mi chiese, mentre mi ispezionava con lo sguardo, e io mi strinsi nelle spalle, leggermente imbarazzata.
«Saranno anni…» Risposi, e lei sorridendomi ancora una volta mi indicò una poltrona, e aggiunse un «Accomodati pure» Non me lo feci ripetere due volte, mi andai a sdraiare, mentre chiudevo gli occhi, e la sentì che si sedeva accanto a me.
«Allora Dallas, come mai sei venuta da me?» Mi chiese, e la sentivo scrivere, sospirando e bagnandomi le labbra, risposi.
«Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, sono successe cose orrende e io sto diventando pazza» Quasi urlai, e quando mi accorsi del mio tono di voce, sussurrai uno ‘scusa’ e lei in risposta mi sorrise rassicurante.
«Cos’è successo, ti va di parlarne?» Annuì, mentre facevo mente locale, e una lista enorme mi si parò davanti, ma partì dal primo.
«Ho trovato il padre di Zakai» Lei sobbalzò, e mi incitò a continuare «E’ un tipo apposto, è un professore, è molto simpatico, Zakai si è affezionato molto a lui…» Le rise in sottofondo e poi mi disse «E anche tu a quanto pare ti sei affezionata a questo ragazzo» Alzai un sopracciglio, ancora con gli occhi chiuse, e poi vedendo la realtà dei fatti, sbuffai.
«Forse…il problema è  che…ci sono andata a letto…e non so se questa è una cosa negativa o positiva. Ho un senso di colpa che quasi mi divora, pensare che mia sorella Alexis è ancora innamorata di quel ragazzo mi mette una tristezza assurda, e quando sono accanto a lui mi sento sporca…» Immaginai che stava annuendo, mentre appuntava tutto su quel foglio, e poi la sentì parlare.
«E’ normale avere i sensi di colpa Dallas. Ma ora tu sei grande e vaccinata, se ci sei andata a letto un motivo c’era, forse sei innamorata di lui e da quel poco che mi hai detto, lo sei, solo che non vuoi ancora ammetterlo a te stessa, ti ostini a credere il contrario semplicemente perché sei stata delusa in passato. Il senso di colpa è descritto come un mix di elementi emotivi e cognitivi, è definito come il sentimento spiacevole, che deriva dalla convinzione. In poche parole, tu sei convinta di aver tradito tua sorella, quando poi non è così. Eri cosciente, e anche lui, e quando si è coscienti non devi avere paura di aver sbagliato qualcosa» Mi disse, e da una parte riuscì a convincermi ma dall’altra ancora no. Sentivo ancora quel peso addosso, il peso del tradimento.
«Vai avanti dai, cos’altro è successo?» Chiusi di nuovo gli occhi sospirando, e il secondo punto era Luxith.
«Una bambina morta quando io ero appena nata, ci sta perseguitando» Lei mi guardò incredula, ma ancora con fare professionale, annuì e con un segno della mano, mi fece andare avanti.
«Un giorno Summer tornò a casa con una videocassetta, noi la guardammo…e c’era lei, c’era la sua morte in quella videocassetta, c’erano cose tremendi, il bello è che l’aveva vista anche Zakai, e dopo un paio di secondi il telefono squillò, era lei…sette giorni –citai le sue parole, mentre con gli occhi chiusi, proiettai di nuovo la scena di quella sera- sette giorni di tempo, per trovare il suo segreto, sette giorni e se non l’avremmo trovato saremmo morti, tutti quanti, anche il piccolo. Quando lo venne a sapere il padre di Zakai, lui decise di ospitarci a casa sua…sono successe cose tremende. Ho scoperto che mio padre tradiva mia madre con la mamma di questa bambina, ho scoperto che lei abitava nella mia casa, quella dove andai ad abitare un mese dopo la mia nascita, la stessa casa che andò a fuoco. Ho scoperto che questa bambina tormentava mia sorella Alexis, la spronava ad uccidere le persone, e tra queste c’ero anche io. Ha tentato più volte di uccidermi, solo che non mi ricordo niente del mio passato, di quando ero piccola…ho un vuoto di memoria, che mi sta ammazzando…mi mancano solo due giorni sa…» Aprì gli occhi, e la vidi concentrata a scrivere, poi alzò il capo e mentre mi guardava, la vidi leggermente pensierosa.
«Quello che mi hai detto è un qualcosa di veramente spaventoso, e mi devi credere faccio fatica a crederti, ma sapendo che tipo di persona sei, allora ti credo, ti prenderò in parola. Tua madre mi aveva raccontato di Alexis, di quante volte aveva provato ad uccidere qualcuno, soprattutto te. Ti dirò le stesse cose che ho detto a lei. Alexis era solo spaventata, aveva paura di tutto e di tutti, era incompresa e si chiudeva sempre in se stessa. E adesso che tu mi hai raccontato questa cosa posso collegare il tutto. Lei aveva paura di questa bambina, lei vi amava non vi avrebbe mai fatto del male, ma era come soggiogata in quei momenti, come se qualcuno avesse preso il comando del suo corpo, era come un robot telecomandato, rispondeva ai comandi che decidevi tu. Di solito la paura porta a chiudersi in se stessi, inizi a diventare paranoico con il passar del tempo, hai paura del giudizio della gente, di ciò che ti circonda, hai paura di essere libera, forse Alexis da piccola ha subito un trauma…tu ne sai qualcosa?» Scossi la testa, mentre rielaboravo le sue parole. Quindi Luxith era capace di controllare qualcuno? Ecco perché prima Zakai, poi Louis e tutto il resto appresso. Chiusi gli occhi, e cercai di ricordarmi qualcosa su Alexis, ma un nero profondo mi bloccava.
«Non mi ricordo niente» Mi lamentai, come se volessi piangere, e la dottoressa mi sorrise. 
«Una cosa alla volta tesoro, adesso raccontami qualche altra cosa dai» Annuì e arrivai al terzo punto. La morte di Harry e Summer.
«E’ morto il fidanzato di Louis, nonché i due migliori amici di Zayn il padre di Zakai, ad ucciderlo è stato Summer…tutto conduce a lei, era lei che lo odiava con tutto il cuore, ma la cosa più straziante è che dopo un paio di ore è morta anche lei –la dottoressa alzò il capo e mi guardò incredula- ad ucciderla è stato Zakai» Lei aprì la bocca, ma non emise nessun suono, era scioccata almeno quanto me. 
«Quando ero andato nella sua stanza, era perché avevo sentito uno strillo, e avevo trovato lei accasciata sul letto,  lui davanti a me con un coltello pieno di sangue. E davanti ai miei occhi, mi si era parata la scena di Alexis quando mi accoltellò e poi mi buttò nel laghetto fuori casa…ho cercato di fare finta di niente, di essere forte ai due omicidi, ma proprio non ci riesco. Pensare che lei è morta ed io non avevo fatto pace, mi crea una voragine enorme, un senso di vuoto, molto brutto. Alla fine lei era la mia migliore amica, le volevo un bene dell’anima…» La mia voce si affievolì sulle ultime parole, a causa delle mie lacrime, che non la smettevano di scendere. La dottoressa mi porse un fazzoletto, abbastanza comprensiva, e io mi asciugai le lacrime, mentre piano piano mi riprendevo.
«Tieni, bevi» Afferrai il bicchiere d’acqua che mi aveva porto, e lo bevvi, schiarendomi la voce, poi bagnandomi di nuovo le labbra, aspettai una sua risposta.
«Sono tremendamente scioccata Dallas. Conoscevo Summer, e non immagini come ci sono rimasta male. Questo che tu provi è un altro senso di colpa, che non devi assolutamente avere. Insomma Dallas, lei lo sa che tu la volevi bene, anche se avevate litigato lei lo sapeva che tu non potevi odiarla. Tu non sei una persona capace di odiare, non sai nemmeno cosa significhi questa parola, sei una persona buona, e Summer lo sapeva meglio di me o di chiunque altro» Annuì con veemenza, convinta delle sue parole, e poi arrivai ad un altro punto. La canzone e il diario.
«Ho scoperto tramite degli amici di Zayn, che questa bambina canta sempre una canzone prima di uccidere qualcuno, ed è la stessa canzone che cantava Alexis da piccola. Lei la conosceva, l’ho letto nel suo diario, eccolo qui» Le porsi il diario segreto di mia sorella, ma lei si rifiutò di prenderlo.
«Sono cose sue, non invado la privacy Dallas» L’apprezzai per quello che aveva detto, era una donna degna di fare quel lavoro.
«Dottoressa io non ce la faccio più. Sento che la bolla di protezione che mi ero creata anni fa, sta scoppiando e tutte le cose brutte che si erano appoggiate sopra a questa adesso mi stanno cadendo come una doccia fredda, addosso ed io non sono abbastanza forte da poterle reggerle, sento che cadrò a pezzi prima o poi» Lei mi sorrise comprensiva, mentre scriveva di nuovo sul foglio, e poi si schiarì la voce.
«Sai l’essere forti indica il bisogno di una sicurezza che non si possiede. Se la fortezza è assediata, evoca l'esigenza impellente di trovare soluzioni a problemi rimasti in sospeso da tempo. Dallas, tu hai bisogno di qualcuno forte accanto a te, hai bisogno di aiuto, ti capisco, anche io in un momento della mia vita mi sono sentita come te, ma devi essere positiva. Prima o poi le cose si aggiusteranno, i problemi si risolveranno, solo che non lo fanno da solo, devi essere tu ad affrontare queste cose, devi essere forte per i tuoi genitori, per Summer, per Zakai e per il ragazzo di cui ti sei innamorata Dallas, non puoi cadere a pezzi adesso, in questo momento non puoi, devi essere forte e reagire. Devi essere più forte del male che ti circonda, okay?» Annuì sorridendo sornione, e lei ricambiò bevendo dalla bottiglina d’acqua.
«Per quanto riguarda ai vuoti di memoria Dallas, adesso sai cosa faremo?» Scossi la testa, prestando attenzione a ciò che diceva.
«Chiudi gli occhi –feci come mi diceva- fai un grandissimo respiro, trattieni e poi scaccia via, libera la mente da tutto, e focalizzati sul tuo passato, okay?» Annuì e piano piano eseguì ciò che mi aveva detto. Sentì una puntura sul braccio destro e poi «Tranquilla questo ti servirà per svegliarti, casomai succede qualcosa» Rifeci di nuovo tutto d’accapo, come mi aveva detto lei, e piano piano venni avvolta da una strana luce.
*Le due bambine giocavano al parchetto, come ogni giorno, si divertivano a rotolare nel fango e a giocare con le loro macchinine nuove. Alexis si alzò e con voce alta avvisò a sua sorella «Vado a lavarmi le mani, aspettami qui» Dallas annuì, e l’altra bambina corse verso una fontanella. Mentre si lavava le mani e anche il viso, vide un signore picchiare una donna, nessuno li avrebbe mai visti, erano nascosti. Ma ciò che catturò di più l’attenzione di Alexis fu la collanina a forma di triangolo che aveva al collo quel signore. La stessa che portava suo padre. Il signore afferrò per i capelli la donna e poi la baciò, prima di spingerla in modo violento e andarsene, la povera signora si alzò e si girò verso Alexis che si era ben nascosta, vide il suo volto pieno di sangue e scappò verso Dallas, che nel frattempo stava facendo volare il suo orsacchiotto in aria.
«Alexis stai bene?» Le chiese la sorella, vedendola con il viso pallido come quello di un fantasma. Alexis tremava, e si sedette accanto alla piccola e la guardò.
«Papà stava picchiando una signora e poi l’ha baciata…»*
«Dallas svegliati! Dallas! Dallas!» Aprì gli occhi di scatto, e presi un respiro profondo, e mi accorsi che stavo trattenendo il fiato. La dottoressa sospirò ed io mi affrettai a raccontarle tutto.
«Aveva visto mio padre picchiare una donna e poi baciarla…penso che quella donna sia la mamma della bambina»



«Sono a casa!» Esclamai e notai che non c’era nessuno, meglio così, pensai. Andai sopra, e mi cambi, mettendomi qualcosa di comodo, e mi buttai sul letto, portandomi una mano in fronte. 

Guardai l’orologio che segnava mezzogiorno, e sospirai, mentre mi alzavo dal letto e uscì dalla stanza. Mentre uscì mi scontrai con qualcuno, e quando alzai lo sguardo, vidi quello divertito di Zayn che mi guardava con un sopracciglio alzato.
«Sei già a casa?» Annuì, mentre il mio sguardo si perse sui suoi addominali, ben piazzati e notai tutti i tatuaggi che si trovavano, erano belli, ma strani. Notai che aveva solo un asciugamano attorno alla vita, e notai soprattutto la ‘v’ maledettamente sporgente e interrotta dall’asciugamano, le spalle larghe e le goccioline che sciavano sul suo petto, che si alzava e abbassava. 
«Sono bellissimo vero?» Arrossì di colpo e lui scoppiò a ridere, mentre io sbuffai imbarazzata.
«Comunque, si sono tornata non mi vedi?» Lui sbuffò divertito, e poi si abbassò alla mia altezza.
«Seduta o alzata sei sempre della stessa altezza possibile?» Grugnì infastidita, mentre gli diedi un pugno sul petto e lui rise.
«Ti odio, Malik» 
«Anche quando mi baciavi mi odiavi non è così?» Lo incenerì con lo sguardo, e poi mi avvicinai a lui.
«Non ti sentire Dio sceso in terra, solo perché ti ho baciato» Lo avvertì e lui alzò le mani ancora con quel ghigno divertito.
«Scusa dolcezza» Cacciai un urletto, e feci per andarmene ma lui mi tirò per i fianchi e mi fece scontrare con il suo petto, poi mi alzò il viso e sorridendomi posò le sue labbra sulle mie.
«Ciao anche a te, tesoruccio» Alzai gli occhi al cielo divertita, e poi me ne andai esasperata. Mentre andavo in cucina, notai il cappello preferito di Summer, e lo presi, mentre un ventata di ricordi mi fece piangere.
«Ti voglio bene Summer…»



SCUSATEMI!
okay, ci tengo a scusarmi infinitamente con voi, purtroppo si era rotto il caricatore del pc e non ho potuta aggiornare, fortunatamente il mio papà ha provveduto a comprarmene uno nuovo ed ecco che aggiorno. 
Allora, dovrebbero mancare ancora altri cinque capitoli, compreso l'epilogo, sinceramente a me dispiacerà tantissimo uan volta che questa storia sarà completa, mi ci sono affezionata troppo e anche a tutti voi. Vorrei scusarmi anche perché non rispondo mai alle recensioni, ma non lo faccio perché mi sento importante o altro, ma semplicemente non ho tempo per farlo, ma sappiate che quando aggiorno mi fermo a leggerle e vi ringrazio infinitamante per il supporto che mi date, anche se le recensioni sono calate di molto non m'interessa. Bene, ringrazio anche quelle che l'hanno messa nelle preferite\seguite\ricordate grazie tante ragazze, grazie anche ai lettori muti, siete stupendi anche voi. Ok, vado via, e spero che questo capitolo vi piaccia, un bacio e alla prossima.

 

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Capitolo 20
*** 20. ***





«Fai piano» Si lamentò il moro, con una faccia dolorante, mentre io sbuffai. «La prossima volta eviti di fare a botte» Lo ripresi, ma lui non parlò, così alzai lo sguardo e lo vidi pensieroso  e confuso, poi mi disse «Io non ho fatto a botte con nessuno. Sono svenuto, e quando sono tornato a casa, mi sono ritrovato questa ferita…» Mi disse, e io strabuzzai gli occhi, mentre guardavo bene la ferita. Era a forma di ‘L’. Nel film di Zorro lui si firmava con la sua iniziale, forse…
«Luxith…» Mormorai, bloccando le mie ipotesi mentali. Era stata lei. Lei mi aveva detto che avrebbe fatto del male a tutti quelli a cui tenevo, e Zayn era uno di questi.
«Cosa?»
«E’ stata Luxith, guarda la tua ferita, ha la forma della sua iniziale, è stata lei Zayn» Lui guardò la ferita, e poi sembrò risvegliarsi.
«Prima di svenire mi ricordo solo che avevo visto una…una bambina, che mi guardava…pensavo che fosse solo frutto della mia immaginazione, ma poi me la sono trovata davanti, faccia a faccia…» Balbettò, e sembrò sotto shock, perché non disse più nulla, sembrava spento, come un robot.
«Zayn…» Lo chiamai scuotendogli una spalla, e finalmente alzò lo sguardo, ma quando vidi due occhi color grigi, sobbalzai, e rischiai di cadere dal letto.
«Ciao Dallas» Mi salutò, scoppiando a ridere, e io mi alzai a fatica, mentre indietreggiavo e lei invece avanzava verso di me.
«C-cosa vuoi da me?»
«Ohw niente, volevo solo farti i miei complimenti, sei quasi vicina allo scoprire il mio segreto…» Inciampai sulla scarpa di Zakai, e caddi all’indietro, e continuai lo stesso ad indietreggiare, mentre la guardavo attentamente.
«Lasciaci in pace Luxith, noi non ti abbiamo fatto niente» Sentì le lacrime rigarmi il volto, e lei rise ancora una volta. Quella risata, che ti faceva accantonare la pelle, quella risata così finta, così crudele.
«Pace? La stessa pace che tuo padre ha lasciato a mia madre?» I suoi occhi si infuocarono, e io mi alzai in piedi, prendendo una penna dalla scrivania, volevo usarla come arma, ma improvvisamente la mia mano si aprì e la penna si scaraventò in faccia al muro, difronte a me. Lei mi stava controllando.
«Sono così stanca che tutti se ne vadano sai?» Indietreggiai ancora una volta, fino a scontrarmi con il muro freddo, come il cuore di quella bambina. «Anche tua sorella lo era»
«Non nominare mia sorella! Tu non sai niente di lei!» Urlai, sentendo il viso andare in fiamme, per la rabbia, mai lei continuò a ridere.
«Oh cara Dallas, perché tu invece sapevi tutto di lei? Sapevi anche che lei aveva poteri sovrannaturali? Questo lo sapevi? Sapevi che lei soffriva quando ti vedeva così felice, mentre i tuoi genitori ti coccolavano? Tu non sai niente di tua sorella. Tu sei un’egoista, ipocrita e cattiva, meriti di marcire all’inferno» Si avvicinò di poco a me, ma ormai il mio corpo era un terremoto vivente, e i miei occhi? Il mare.
«No…non è vero. Tu sei cattiva, tu meriti di marcire all’inferno, tu sei una stronza» 
«Io almeno non ho ucciso la mia migliore amica» Il mondo mi cadde addosso, come una doccia fredda, sentì la colpevolezza farsi spazio in me, il gusto della morte, del senso di colpa.
«Chi sei tu? Dimmi chi cazzo sei!» Le urlai come una furia, sentendo la testa scoppiarmi, e lei finalmente mi sorrise, sembrò un sorriso sincero, e non provai paura quando si avvicinò a me.
«Tua sorella» Mi sussurrò all’orecchio, e i miei occhi divennero due pozzi, due pozzi di tristezza, rabbia, rancore, due pozzi pieni di acqua.
«Non ti credo» Sputai fuori con rabbia, e lei rise, mentre prese a giocare con una ciocca dei miei capelli. Sentì le gambe trasformarsi in gelatina, e stavo quasi per cedere, ma in quel momento, quando lei mi guardò, qualcosa mi diede la forza di reggermi in piedi.
«Chiedilo a tuo padre. L’uomo che per anni vi ha mentito, vi ha fatto vivere nelle menzogne, chiedilo a Sorin, tuo padre» E da quel momento, sentendo quel nome, mi ricordai tutto. Tutto il mio passato. Tutti i vuoti di memoria, tutto. Mi ricordai, dei litigi dei miei genitori, quando mio padre picchiò Alexis, quando vidi quel documento, con la foto di mio padre e il nome ‘Sorin’. Mi ricordai tutte le volte che Alexis mi chiedeva aiuto, ma io la snobbavo, di tutte le volte che aveva cercato di uccidermi. E mi ricordai soprattutto, di quella volta, quando andai a prenderla a scuola, e c’era lui. Zayn. C’era lui, che la guardava, la guardava come un gatto guarda il topo, la guardava con amore, ma lei non se ne accorgeva.
«P-perché ci vuoi fare del male?»
«Io non voglio farvi del male» Mi rispose, e la sua faccia divenne normale, mentre la mia assumeva una smorfia incredula e confusa.
«Davvero?»
«NO!» Urlò, e poi la sua mano con violenza si scontrò con il mio stomaco, e sentì un bruciore assurdo, come se qualcuno fosse entrato dentro di me, come se in quel momento io fossi una fiamma, poi vidi il buio.


Pixie.

«Dici che si riprenderà?» Mi chiese Louis, e io annuì convinta. Lo vidi aspirare il fumo dalla sua sigaretta,  poi mi guardò e scacciò tutto. 
Era distrutto. Ma era anche troppo orgoglioso da dimostrarlo, nascondeva il tutto con una maschera di indifferenza, come se non fosse successo niente. Sbuffai, portandomi una mano tra i capelli, e poi risi.
«Doveva essere una vacanza. Una pausa dallo studio. E guarda adesso, una pazzoide ci vuole ammazzare e la mia migliore amica è morta, fantastico non è vero?» 
«Non è morta solo quella tua fottuta amica. E’ morto anche il mio fidanzato okay? E sai chi lo ha ammazzato? Beh, notizia del giorno, la tua migliore amica. Non è fantastico?» Lo guardai stupita, e poi inizia a spingerlo arrabbiata.
«Non parlare mai più di lei così. E’ morta, lasciala stare!» Urlai, scandendo bene ogni parola, mentre lui indietreggiava guardandomi attentamente. 
«Allora smettila!» Urlò anche lui. «Smettila di fare la vittima, come se solo tu stessi soffrendo, perché se non lo vedi anche io, Dallas, Zayn e tutti gli altri stiamo soffrendo, non fare l’egoista, non pensare solo a te stessa» Sentì le lacrime rigarmi il viso, e mi accasciai a terra, distrutta. Non ci potevo ancora credere. Summer, era morta. Si avevo Dallas, ma lei era comunque la mia migliore amica, cosa avrei fatto senza di lei? 
«Piangi pure, ti farà bene» Vidi Louis entrare dentro, e io invece me ne restai fuori, a pensare. Luxith, era la figlia di Pax il padre di Dallas e di Alexis, e sua madre era Keira. Lei aveva ucciso Summer ed Harry, e alla sua lista rimanevano ancora Dallas, Zayn, Zakai, Niall, Liam ed io. Un triangolo di tre persone, Louis, Summer ed Harry, un cerchio di sette persone, due di queste già morte. 
Mi alzai di scatto, e corsi dentro, e quando vidi Dallas abbracciata a Zayn, sospirai.
«La prossima vittima è tua sorella Alexis» Dallas sbiancò e mi guardò confusa, mentre avanzava verso di me.
«Che stai dicendo?» 
«Un cerchio di sette persone, due sono già morte, e queste due facevano parte del triangolo. Ne rimangono cinque, la prima lettera dell’alfabeto è la A, la prossima è tua sorella» Guardai l’orologio, che segnava le nove di sera, e finalmente realizzai.
«Non c’è tempo Dallas, chiama subito l’ospedale, la sua stanza scoppierà in aria» Dallas iniziò a respirare faticosamente, mentre Zayn afferrava il telefono e componeva il numero.
«Rispondete cazzo, rispondete!» Esclamò il moro, e Dallas venne accanto a me, e io l’abbracciai. 
«Salve, passatemi urgentemente Alexis Dixon, è una questione importante. Grazie.» Zayn guardò Dallas, che piangeva come una bambina e tremava tutta. 
«Alexis, sono Zayn. Esci subito dalla tua sta…» Il telefono gli cadde dalle mani, e ci guardò, con gli occhi lucidi, e capimmo tutto. Dallas urlò e si accasciò a terra, iniziando a dare pugni al pavimento.
«Luxith ti giuro che te la farò pagare, lo giuro!» Urlò a squarciagola, e Zayn corse ad abbracciarla, anche lui scioccato.
«Mi dispiace…» Le sussurrò, ed io caddi a terra, accanto a loro, iniziando a piangere anche io.
«Mamma…» Sentimmo un sussurro, che però su gridato, e ci voltammo tutti i presenti a guardare Zakai, con il viso pallido, gli occhi rossi e gonfi e una collana in mano, Dallas lo andò ad abbracciare.
«Va tutto bene, la mamma sta bene Zakai»
«No.No.No.No. Non è vero, lei è morta. Io la sento. Sento i morti, sento tutto. Lei è morta, è morta, morta, morta» Continuò a ripetere il bambino, dondolando su se stesso, e io mi terrorizzai così come Dallas, che indietreggiò, ma Zakai continuò, e una forte luce si accese sul suo ventre, era a forma di triangolo. Una forte luce, che catturò tutti noi, una luce strana, inquietante. 



SCUSATEMI!
lo so, sono in ritardo di tipo un mese e qualcosa, perdonatemi, avevo semplicemente deciso di prendermi una pausa da efp, infatti ho smesso di scrivere per un po' però visto che oggi è l'ultimo giorno dell'anno ho deciso di aggiornare come regalo. Avevo pensato di fare un sequel di questa storia, però che non riguardava affatto Dallas, Zayn e Zakai, ma altri due personaggi, e non horror ma romantica e basta, però è solo un idea poi si vedrà. Comunque: è morta la nostra carissima Alexis :( mi dispiace, sono abbastanza crudele e farò morire altre persone, purtroppo sono così, pft. Mancano tipo 4 capitoli se ho contato bene, e da questo capitolo in poi le cose si svolgeranno più velocemente, MOLTO velocemente, e questa cosa non mi piace affatto ma questi ragazzi hanno i giorni contati e stanno per scadere quindi se non vi piace come continueranno i capitoli pazienza. Intanto io spero che ci sia qualcuno ancora disposto a leggere questa storia -penosa- beh se ci siete ancora, fatemi sapere cosa ne pensate ok? Ci tengo molto, anche se questo capitolo non è niente di che. Perdonatemi l'assenza di nuovo, e scusate anche gli errori, credo che una volta finita la storia poi correggerò tutto. Vi auguro -in anticipo di molte ore- un felice anno nuovo, che porti tante cose belle -e tanti soldi- e beh, auguri e figli maschi, che il signore sia con voi e con il vostro spirito, lo spazio autrice è finito, andate in pace, amen <3


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