Forget Me Not.

di LittleSist3r
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Incontri ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Prologo.

Plic,plicLa pioggia cade. Plic,plicE’ insopportabile. Plic,plicMe lo ripeti ancora una voltaLo so che anche tu non sopporti questa pioggia. Plic,PlicResisti, è vicinoPlic,plicSta venendo a salvarci, non ci lascerà solePlic,plicNon te ne andare da dentro di me, siamo una cosa sola. Plic,plicE’ la fine. Plic,plicTe ne sei andata. Plic,plicNon mi perdonerà. Plic,plicSono sola,non c’è più nessuno, se ne andrà anche lui, lo soPlic,plicAddio amore.

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Capitolo 2
*** 1.Incontri ***


1

1.Incontri

Odio questa città,la odio,la detesto, come fanno tutti a viverci così bene? E’ un buco, piove sempre…Io odio la poggia. Mi manca la mia città,mi manca la mia Italia, invece sono costretta a vivere qui, a Forks…Ma siamo seri, che razza di nome è Forks? Perché mio padre si è voluto trasferire qui? Perché proprio quando le cose a casa sembravano andare bene? Perché? C’è una spiegazione logica a tutto questo? Non credo.

Mi stavo dirigendo verso la mensa della scuola, pioveva, lungo il tragitto riuscii ad inzupparmi ancora di più, i miei capelli corvini erano completamente bagnati e su quel terreno scivoloso facevo fatica a non cadere. Ormai una sbucciatura in più o una in meno non faceva la differenza.

Finalmente ero arrivata, presi un vassoio e vi poggiai sopra una mela, non avevo per niente fame.

In pochi secondi raggiunsi un tavolo vuoto a pochi metri da me, benché fossi sicura che nessuno mi considerasse, mi sentivo tante paia di piccoli occhi addosso e non mi capacitavo del perché.

“Ciao.” Una voce posata,ma con un tono che nascondeva un velo di tristezza, parlò a pochi centimetri dalle mie orecchie, ero convinta che chiunque fosse non ce l’avesse con me. Mi rigirai la mia mela tra le mani per poi riposarla sul vassoio…Non avevo proprio fame, per niente. Mentre ero totalmente assorta nei miei pensieri sentii che qualcuno si stava schiarendo la voce, emettendo dei suoni delicati e composti.

Alzai la testa e fui letteralmente sorpresa quando davanti a me vidi qualcuno che non mi sarei aspettata mai e poi mai di trovarmi lì vicino. Era uno dei Cullen, almeno così avevo sentito dire…A quanto pare erano conosciuti per la loro capacità di rimanere sempre in disparte…Cosa che a me non succedeva mai, dato che un minimo di quattro volte su cinque ero quella che si trovava distesa per terra dopo un’ imbarazzante caduta.

“Ciao.”Risposi a mezza voce dopo aver capito che il saluto che avevo udito qualche istante fa era riferito a me.

“Posso sedermi?” Domandò il ragazzo increspando gli angoli della bocca in un sorriso…Accidenti,era davvero molto bello, aveva gli occhi color dell’oro e i capelli color bronzo, un fisico che sembrava quasi scolpito nella pietra e la carnagione tremendamente pallida.

“Si.” Risposi,senza aggiungere altro. Non feci quasi in tempo a rispondere che lui era già seduto sulla sedia, davanti a me, cosicché fossi costretta a guardarlo negli occhi.

“Attiri l’ attenzione.” Dissi quasi sbuffando, non mi piaceva che tutti avessero gli occhi puntati su di me, ma che potevo farci se seduto davanti a me, c’era quella bellezza così inumana che, sarebbe stata veramente difficile,se non impossibile da non notare.

“Quella ragazzina è stata avvicinata da un Cullen…Ma cosa ci trova di bello in quella racchia?” Racchia eh? Allora era questo che le ragazzine della scuola pensavano di me…Oh beh…Affari loro, quella cosa non mi toccava minimamente e poi si sa che l’ invidia è una brutta bestia.

“Mi dispiace che tutte queste attenzioni da parte degli studenti della classe ti possano dare fastidio, ma ho bisogno di parlarti…Erica.” Oh, non si doveva assolutamente preoccupare di quello che stava accadendo nella mensa della scuola. Quel ragazzo sembrava così ben educato da provenire quasi da un altro secolo. La cosa che mi sconvolgeva di più, a parte quella sua gentilezza fuori dal comune, era il fatto che conoscesse il mio nome mentre io non conoscevo il suo. Credo avesse letto la confusione sul mio volto e forse era per quello che un sorriso sghembo si era improvvisamente dipinto sul suo volto.

“Certo che quel Edward è davvero strano.” Un’ altra di quelle ochette stava spettegolando all’orecchio di una sua compagna, sicuramente non erano neanche amiche, ma erano lì a parlare tra loro solo perché avevano trovato un argomento comune su cui sparlare. Però da una parte mia avevano quasi aiutata, almeno avevo capito quale era il nome del ragazzo…Edward…Non era di certo un nome comune e ne ero contenta, quel così bel nome non faceva di certo onore a tutti quei ragazzi così rozzi che popolavano quella dannata scuola.

“Parlare con me? Sei sicuro di non aver sbagliato persona…Edward?” Chiesi guardandolo negli occhi. Quel suo colore così vicino alla tonalità dell’oro quasi mi ipnotizzava. Ma che razza di pensieri mi stavo facendo? Non era da me fare quei paragoni tanto sdolcinati, non mi ero innamorata per 17 anni e non avrei di certo cominciato adesso. Gli uomini erano tutti meschini, rozzi e insensibili, di questa cosa ne era più che sicura e nemmeno una bellezza come quella di Edward mi avrebbe fatto cambiare idea.

“No. Sono sicuro che sia tu la persona che cerco…Le somigli troppo.” Le somiglio troppo? Ma cosa stava dicendo? A chi avrei mai potuto mai somigliare? Aprii la bocca per porgli la domanda, ma come se mi avesse appena letto nel pensiero -cosa del tutto impossibile, sia chiaro.- mi interruppe.

“Non credo che questo sia il luogo adatto per darti delle spiegazioni valide, quindi, se a te non dispiace, potresti saltare il resto delle lezioni e seguirmi, in modo che io possa fornirti le risposte alle tue domande.” Sorrise di nuovo, questa volta sembrava mascherare meglio il velo di tristezza che avevo scorto sul suo volto la prima volta. Mi doveva delle spiegazioni, mi aveva chiesto gentilmente di saltare le prossime due ore di lezione e per di più mi aveva anche chiesto di seguirlo da qualche parte che non mi aveva ancora detto. Sorrisi, sembrava il mio primo sorriso sincero da una settimana che ero lì, forse ero davvero contenta. Non ti fare troppe illusioni Erica, quelle come te non arrivano da nessuna parte! Era questo che la mia testa continuava a ripetermi e le davo ascolto…Quelle come me non arrivano da nessuna parte e infatti, io non volevo arrivare da nessuna parte.

“Okay...A dir la verità sono piuttosto contenta di saltare le prossime ore.” Lui annuì. Ripresi in mano la mela e gli diedi un morso, sentivo l’ oro liquido dei suoi occhi che mi stava osservando. Per una volta mi sembrava di sentirmi quasi felice di essere arrivata a Forks.

Mentre la mia testa viaggiava verso pensieri nati sul momento, la campanella che annunciava l’inizio della prossima ora suonava composta producendo un suono gradevole…Probabilmente era così gradevole perché non l’avrei più sentita fino al giorno seguente.

Note a fine capitolo:

- Vorrei ringraziare tutte le persone che recensiscono e leggono questa storia. Spero continuiate a seguirla anche nei prossimi capitoli.

Un bacio, LittleSist3r.

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