Lay All Your Love On Me

di Amrita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un familiare sconosciuto ***
Capitolo 2: *** Il Principe di Asgard ***
Capitolo 3: *** Regina di Cuori ***
Capitolo 4: *** Hai un piano? ***
Capitolo 5: *** Non ho una casa ***
Capitolo 6: *** Piena di sorprese ***
Capitolo 7: *** Closer ***
Capitolo 8: *** Bound ***
Capitolo 9: *** Fiducia ***
Capitolo 10: *** Fratello ***
Capitolo 11: *** Aiuto ***
Capitolo 12: *** Please, don't leave me ***



Capitolo 1
*** Un familiare sconosciuto ***



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Un uomo alto mi si avvicinò. Era vestito in modo bizzarro, non come un babbano e nemmeno come un mago. Sembrava provenire quasi da un altro universo, ma roba come quella non esisteva... giusto?
L'uomo dagli occhi azzurri come il cielo pronunciò parole che non riuscivo a capire, ma il sorriso sincero disteso sul suo viso e la morbida voce fecero sì che il mio cuore saltasse un battito.
Allungò una mano forte ma dalle dita delicate verso di me, che l'afferrai quasi inconsciamente.

In quel momento, qualcosa cambiò. L'ambiente quasi paradisiaco in cui ci trovavamo sembrò trasformarsi in un inferno: il cielo diventò rosso sangue, la terra inaridì e una strana piogga iniziò a cadere fitta, bruciando tutta la flora che ci circondava, come se fosse acida.
Sentire la mia mano, ancora intrecciata a quella dell'uomo, essere strattonata, richiamò la mia attenzione su di lui, ormai caduto sulle ginocchia, come inerme. Il bel volto incorniciato da capelli corvini aveva perso tutta la sua gioia, lasciando spazio a un'espressione di terrore, gli occhi pieni di lacrime.

Anche io mi misi in ginocchio e lo guardai. Quando i nostri sguardi si incontrarono, si accese una strana scintilla e l'espressione dell'uomo ebbe un guizzo quasi impercettibile.
Avrei potuto lasciarlo lì e andare via, dopotutto non lo conoscevo nemmeno, ma c'era qualcosa che traspariva da quegli occhi che mi avevano convinta a non farlo. Le nostre mani si strinsero forte, la pioggia cessò.


Hermione si svegliò di soprassalto, il cuore a mille, madida di sudore sia per il caldo sia per... ah, che sogno strano aveva fatto. Forse aveva solo letto troppo, ma quell'uomo sembrava così reale...
Le sembrava ancora di poter stringere le sue mani e annegare nei suoi occhi...
Sospirò. Erano le 7 di mattina. Avrebbe potuto dormire un altro paio di ore, ma non aveva proprio più sonno. Si mise a sedere, facendo scivolare a terra il libro su cui si era addormentata la notte prima e che aveva abbandonato aperto sul suo petto, dopo aver "chiuso gli occhi per due minuti".
Normalmente l'avrebbe raccolto e rimesso sullo scaffale, ma sembrava che quella mattina anche le cose abitudinarie le passassero di mente.

Aprì il frigorifero e constatò con disappunto che era quasi vuoto. Una scusa per uscire.
Mise un paio di jeans e una t-shirt che aveva rubato tempo prima a Ron, quando ancora stavano insieme, e uscì.
Si sarebbe dovuta sbrigare se avesse voluto evitare il traffico di persone dell'ora di punta, quindi iniziò a marciare a ritmo sostenuto verso il supermercato.
In sovrappensiero, sbattè contro un passante. Si girò per scusarsi con un volto sconosciuto, ma incontrò due occhi familiari. Senza aspettare nulla, il tipo distolse lo sguardo e continuò per la sua strada.
Hermione rimase interdetta. Fece altri due passi senza vedere davvero dove andava, con lo stesso azzurro che aveva incontrato quella notte stampato in testa.
Si fermò e si girò per dare un'altra occhiata al passante, ma la sua figura era già svanita nella folla immensa di gente che iniziava ad uscire da casa per recarsi al posto di lavoro.


Qualche settimana dopo, Hermione saltò giù dal treno, arrivata alla sua fermata. Si allontanò un po' dalle porte e iniziò a cercare il telefono, che aveva iniziato a squillare, nella borsa.
Qualcosa, forse l'istinto, la indusse a girarsi e lanciare un'occhiata nel treno.
Dei capelli corvini attirarono la sua attenzione. L'uomo che li possedeva girò la testa, permettendole di vedere il suo profilo.
Ancora quegli occhi.
Che fosse il passante dell'altra volta? Eppure sembrava che qualcosa nel suo aspetto fosse degenerato, sembrava...meno curato, forse?


Era passato un mese ed Hermione non aveva più visto occhi familiari nei dintorni.
Chiuse il libro, sospirando dopo aver letto l'ultima pagina.
Guardò fuori dalla finestra: si era fatto buio e iniziava a fare abbastanza freddo.
Mentre si metteva un giacchetto, vide qualcuno sedersi con aria esausta sul marciapiede.
Hermione si avvicinò al vetro della finestra.
Capelli corvini... occhi così azzurri che brillavano come quelli di un gatto sotto la luce fioca dei lampioni... gli stessi abiti del passante e del tipo sul treno, solo ridotti peggio, così come il viso, che aveva un' aria molto più consumata di quello del passante...
Hermione trattenne il fiato. Non poteva lasciarlo lì così, anche se nemmeno lo conosceva...
Corse a prendere una coperta calda e mise due pentole d'acqua a bollire, poi corse alla porta. Con la mano già sulla maniglia, si bloccò. Poteva fidarsi a lasciarlo entrare?
Be', dopotutto non poteva nemmeno farlo morire da solo lì fuori, quindì aprì la porta e sperò per il meglio.

Attraversò la strada con una corsetta e si fermò a qualche passo dall'uomo.
Se ne stava seduto rannicchiato, le braccia che stringevano le gambe assieme e la fronte sulle ginocchia.
Hermione aprì la coperta, si avvicinò piano e la avvolse attorno alle larghe spalle.
L'uomo sussultò, ma privo di forze com'era sembrò più un brivido, e alzo la testa.
Un volto quasi impaurito e occhi pieni di lacrime la guardavano dal basso.
Hermione lo guardò sopraffatta da un tumulto di pensieri e...quel sogno....
Scosse la testa piano, poi aiutò l'uomo ad alzarzi circondandogli le spalle e disse secca «Andiamo»

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Capitolo 2
*** Il Principe di Asgard ***


L'uomo si alzò piano e iniziò a camminare debolmente, lasciandosi condurre da Hermione, senza distogliere lo sguardo dal suo viso.
La ragazza sentiva il suo sguardo su di lei, ma, dato il suo stato, era probabile che la stesse vedendo e non guardando.
Lo fece sedere al tavolo, gli mise sotto il naso un tè caldo, che lui bevve piano, e poi un piatto di pasta fumante, su cui l'uomo si avventò.
Hermione si appoggiò al bancone e lo osservò mangiare. Era un bell'uomo e le ricordava molto quello del suo sogno... gli occhi intensi, che alla luce calda della casa viravano al verde, gli zigomi pronunciati e le labbra sottili. Le braccia magre con un lieve accento di muscoli erano ben disegnate sotto alla camicia verde...
Aveva quasi finito di mangiare.
«Allora, come ti chiami?»
L'uomo finì di masticare l'ultimo boccone e poggiò le posate sul tavolo.
«Loki» bisbigliò. Poi si alzò, fece un passo e cadde a terra, stremato.
Hermione corse verso di lui. Si era addormentato in piedi, incredibile! Doveva essere veramente stanco! Lo afferrò per le braccia e lo trascinò sul suo letto come fosse un sacco di patate.
 «Beh, io l'ho fatto entrare e l'ho nutrito, ma di sicuro non posso tenerlo qui per sempre...» pensò, mentre prendeva la bacchetta dal cassetto del comodino.
Con dei movimenti silenziosi riparò e ripulì i suoi abiti, per poi passare a qualche incantesimo di guarigione.... che però non ebbe effetto.
Come poteva essere possibile? Gli incantesimi funzionavano su tutti gli abitanti di questo mondo... «Ecco la chiave...» sussurrò una voce nella sua testa, ma lei non gli prestò attenzione, troppo intenta a cercare di pensare a qualcosa che funzionasse. Dopo un'ora di interminabili ricerche nei libri, ci rinunciò e sperò solo che si svegliasse il prima possibile. Poi, si accoccolò sul divano, posò la bacchetta accanto a lei e si mise a leggere.

Passata un' altra ora circa, Hermione rilasciò un sonoro sbadiglio. Chiuse il libro e allungò il collo verso il letto. Vuoto.
Hermione strizzò gli occhi e fece per alzarsi, ma qualcosa la strise intorno al collo e la costrinse a sedersi di nuovo. Cercò di fare resistenza, ma peggiorava solo le cose, quindi gettò la testa all'indietro e vide il viso del suo aggressore, Loki. Però era strano, non aveva un espressione aggressiva, anzi... sembrava quasi che la vittima fosse lui!
Hermione poggiò una mano sul pezzo di stoffa con cui la stava soffocando e quello si spezzò immediatamente. Poi, saltò in piedi e puntò la mano verso Loki, cercando di schiantarlo. Come ebbe modo di constatare, nemmeno gli incantesimi di attacco funzionavano su di lui, perciò decise di sacrificare i libri sugli scaffali dietro alla sua testa, e glieli lanciò senza muoversi di un passo, con movimenti decisi della mano, ringraziando il giorno in cui aveva imparato a lanciare incantesimi senza l'ausilio della bacchetta, che poi afferrò. Gli si avvicinò cautamente, pronta ad attaccare.
Loki la guardò atterrito con gli occhi sbarrati, la bocca aperta dallo stupore, e le mani alzate in segno di resa.
«S-sei una sorella di Asgard?» chiese.
«Cos'è Asgard?» domandò Hermione.
Loki scosse la testa «Sei un' umana?»
«Certo che sono un' umana, cosa dovrei essere altrimenti?»
«Ma allora come hai fatto a...» si chiese, continuando a scuotere la testa.
Hermione cercò di non far trasparire il panico che la stava pervadendo «Cosa vuoi da me? Se ti serviva qualcosa bastava solo che lo chiedessi, non c'era bisogno di attaccarmi»
«Cosa avrei dovuto fare dopo essermi risvegliato in casa di una sconosciuta?»
Hermione aprì la bocca per rispondere, ma non trovò nulla da dire.
Loki si alzò sicuro e passò le mani sulle braccia come a ripulirle dalla polvere «E comunque, l'unica cosa che mi serve davvero non può certo darmela una ragazzina come te...» decretò, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. Poi alzò gli occhi su di lei e una scintilla si accese « A meno che... »
« A meno che? » ripetè Hermione poco convinta, mentre lo seguiva con la punta della bacchetta.
Loki si fermò.
«Va bene, facciamo così: tu poggi quell'aggeggio, anche se mi sembra che se mi volessi attaccare non ne avresti bisogno, io non provo più ad ucciderti e ci sediamo un momento» e tenendo le mani sollevate si sedette elegantemente sul divano, sembrava quasi un principe...
Anche Hermione si sedette e, ancora diffidente, poggiò la bacchetta sul tavolino.
«Cos'è questa Asgard che hai nominato?»
«Asgard è il posto da dove vengo, è una magnifica città di cui sono... beh, ero Re...» disse sospirando nostalgicamente
«Tu sei un Re?» chiese Hermione tutto d'un fiato e Loki ridacchiò «Sì, diciamo così», poi si bloccò.
«Voglio mostrartela»
Loki allungò la mano destra, aperta davanti a se. Delle scintille dorate sprizzarono dal suo palmo, poi il piccolo appartamento di Hermione iniziò a tingersi di un colore dorato e i contorni delle sue librerie iniziarono a cambiare e prendere forme diverse, ed ecco Asgard: giardini magnifici del verde più brillante, un incredibile castello d'oro predominava meravigliosamente su tutto, mentre le montagne si stagliavano altezzose contro il cielo. Hermione si guardò intorno stupefatta, rigirandosi sul divano come un bambino in un negozio pieno di giocattoli per riuscire a vedere il più possibile di quel posto magnifico. Poi, guardò Loki, che sorrideva come padre sorride a un figlio, un sorriso tenero ed orgoglioso.
«Bellissima, vero?»

All'improvviso, però, un'ombra apparve sul suo viso «Ora guarda come è stata ridotta.»
Loki battè l'altra mano su quella già tesa in avanti, poi le riaprì e le rigirò come se avesse rigirato una clessidra. Con quel gesto, il caldo bagliore dorato che avvolgeva la mano destra si trasferì sulla sinistra, diventando, allo stesso tempo, di un gelido color azzurro-grigiastro e Asgard cambiò. La sensazione di tepore familiare dell'ambiente soleggiato svanì, sostituita da un buio quasi innaturale. I giardini erano solo terra arida e il castello sembrava come arrugginito e pronto a cadere a pezzi da un momento all'altro.
Loki scosse la testa gravemente e chiuse il palmo della mano facendo sparire anche l'ologramma. Poi si girò a guardare Hermione.
La ragazza stava ancora fissando con gli occhi sbarrati il punto in cui poco prima si trovava il castello.

«Perchè mai qualcuno farebbe una cosa del genere?» chiese Hermione senza riuscire a distogliere lo sguardo.
«Sete di potere» rispose Loki «Gelosia che divora gli animi e li rende marci...» in quel momento gli si spezzò la voce come se anche qualcosa dentro di lui si fosse rotto, come se comprendesse le emozioni del suo nemico tanto da farle in qualche modo sue. In quel momento di distrazione, assunse un' espressione diversa, preoccupata forse? In ogni caso, riprese subito controllo di sè, tornando ad indossare l'atteggiamento sicuro che aveva ostentato fino a pochi momenti prima.
Questo creò in Hermione una certa diffidenza, comunque chiese «E' orribile, ma... tutto questo cos'avrebbe a che fare con me?»
«Ascolta, io devo salvare il mio popolo, ma sono solo e non posso farcela. Involontariamente mi hai dato prova del tuo potere e della tua prontezza d'animo: qualità che trovo fondamentali per una persona di valore, la stessa che può aiutarmi a far risorgere la mia città» disse Loki con calma, scandendo le parole e guardandola negli occhi. Fece una pausa, come per controllare la reazione della ragazza. Poi riprese «C'è solo un oggetto che può aiutarmi nell'impresa. Si chiama "Tesseract", è una fonte di energia illimitata, la fonte da cui il mio pianeta trae energia per esistere. Senza di esso, beh... hai visto cos'è successo. Questa fonte mi è stata rubata: i miei nemici, nemici del tuo mondo, vogliono utilizzarla per fabbricare armi, per portare la guerra. Il Tesseract, però, non è stato creato per far del male, il suo unico motivo di essere è portare la vita, non la morte»
Loki fece un'altra pausa.
«Credo fermamente che potresti essere un fattore fondamentale nella mia missione per recuperarlo»
Hermione lo fermò all'improvviso «Aspetta, aspetta... hai detto "pianeta?" Mi stai dicendo che questa Asgard non si trova sulla Terra?»
«Beh... no» rispose Loki come se fosse una cosa ovvia.
Hermione annuì piano. «Quindi è un... alieno? Beh, almeno questo spiegherebbe in qualche modo perchè i miei incantesimi non funzionano su di lui...»
«In ogni caso» riprese lui, incrociando elegantemente le lunghe gambe «Non c'è bisogno che tu mi risponda subito»
Si protese verso di lei con aria affascinante «Posso aspettare qui tranquillamente finché non deciderai di aiutarmi» disse con tono giocoso (anche se non aveva l'aria di uno che stesse scherzando), saltando improvvisamente via dal divano e iniziando a girovagare per la casa.

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Capitolo 3
*** Regina di Cuori ***


Hermione si svegliò abbastanza presto anche quella mattina, si lavò il viso e preparò una bella colazione che mangiò con calma. Poi preparò un altro piatto e lo mise sul tavolino davanti al divano. Loki vi era disteso sopra, ancora profondamente addormentato. Hermione si sedette accanto al piatto e lo osservò.
Poteva fidarsi di quell'uomo? L'altra sera sembrava essere sincero, sembrava amare davvero la sua città... cioè, il suo regno. Però c'era stato un momento in cui... aveva cambiato espressione così velocemente, sembrava quasi che avesse fatto cadere una maschera...
Hermione annotò mentalmente che sarebbe stato meglio tenere presenti tutti quei dettagli.
Era importante che anche lui si fidasse di lei però.
Si alzò e prese tutti i libri su Londra che aveva, poi tornò al tavolino su cui sbattè la pila di libri più forte che potè.
Loki aprì gli occhi e, dimenticandosi di essere disteso su un minuscolo divano, cercò di girarsi cadendo rovinosamente a faccia in giù.

«Ma buongiorno!» disse Hermione allegra, cercando di non ridere apertamente.
Loki grugnì, senza muoversi di un millimetro.
Hermione lo punzecchiò con l'angolo di un libro e lui si tirò sù. «Sì, sì, ora mi sveglio, grazie per la delicatezza.» mugugnò ancora assonnato.
«Cosa sono quelli?» chiese
«Libri e mappe»
«Per cosa?»
«Londra! Tu mi hai fatto vedere la tua città, io ti faccio vedere la mia!» rispose tranquillamente lei «Ma prima dobbiamo trovarti dei vestiti decenti. Op, op! La colazione è pronta e il bagno è di là se vuoi darti una pulita!»

Senza aspettare una risposta, Hermione iniziò a sistemare la casa, ancora in disordine dalla sera prima.
Sentì Loki trafficare con le posate e, dopo un po', alzarsi e dirigersi in bagno.
Hermione decise allora di lavare i piatti.
Dopo dieci minuti circa, Loki aprì la porta del bagno.
«Umana?» chiamò incerto, ma lei non sentì per via dell'acqua corrente, allora le si avvicinò.
«Ehm?» disse, poggiandole una mano sulla spalla.
Hermione si girò, sollevando le sopracciglia.
«Non trovo l'asciugamano»
«Non trovi l'asciugam-» Hermione aggrottò le sopracciglia e guardò giù.
Era completamente nudo.
«Oh! Sì! Giusto! L'asciugamano! Giusto!» disse con foga, allontanandosi e cercando di non inciampare sui suoi stessi piedi «Te lo append- CIOè TE LO PASSO, te lo passo subito!» si impicciò.
Prese un asciugamano e, tenendolo per un lembo, lo sbattè di fronte alle gambe di Loki, colpendolo sugli addominali lievemente accennati, quel tanto, comunque, da renderlo una visione piuttosto piacevole.
Loki, confuso per la reazione della ragazza, prese l'asciugamano e, senza prendersi cura di coprirsi subito, tornò in bagno.
Hermione respirò profondamente: che tipo aveva fatto entrare in casa!

Finalmente uscirono.
Per andare al centro di Londra usarono la metro, con cui Loki aveva ancora un sacco di problemi e con cui aveva fatto innervosire almeno mezza città.
Iniziarono a girare in lungo e in largo mentre Hermione faceva quello che sapeva fare meglio: declamare le sue conoscenze.
Dopo ore e ore di giri senza sosta, decisero di fermarsi per un po'.
Andarono, quindi, in un parco e, non appena si furono addentrati un po' nel verde, Hermione si gettò sull'erba come un gatto al sole.
Loki la guardò confuso «Ma... che stai facendo?»
«Non so come funziona dalle tue parti, ma qui a Londra appena c'è un prato libero ci si sdraia sopra» rispose Hermione sorridente «Dai, sdraiati anche tu!» lo incitò, tamburellando con le dita sulla terra accanto a lei.
«Oh, andiamo!» ripetè con convinzione, vedendo che lui continuava ad essere titubante, e lo tirò per la maglia.
«Ah, molto meglio. Senti che soffice l'erba. Certo, non saranno i giardini di Asgard, però...»
Loki ridacchiò «I giardini di Asgard? Sappi solo che il nostro mezzo di trasporto più comune è il cavallo, se provassi a stenderti su uno dei nostri giardini potresti stenderti sul loro sterco»
Hermione rise «Quindi sai cavalcare?»
«Certamente! Io e mio fratello adoravamo gareggiare sul Bifrost, il ponte dell'arcobaleno!» rispose, prima sorridente, poi adombrandosi.
Hermione capì di aver toccato un tasto dolente.
Loki non aggiunse altro, perciò lei si tirò su e suggerì di andare a vedere un ultimo luogo prima di tornare a casa: il Buckingham Palace!

Vi arrivarono in pochi minuti, trovando, stranamente, pochi turisti.
Si avvicinarono alla recinzione.
«Ed ecco a te il palazzo della Regina! Come vedi anche noi abbiamo dei regnanti» disse Hermione fiera.
«Non è bello come quello di Asgard, ma comunque... aspetta, palazzo della Regina? E il Re?»
Hermione spiegò «L'ultima regina ha avuto solo figlie femmine, perciò il regno è detenuto solo dalla Regina, Elisabetta. Ovviamente ha un marito, ma non viene considerato un Re, si chiama semplicemente Principe Reggente»
«Capisco» rispose Loki «Ora che mi ci fai pensare, una volta recuperato il mio regno avrò bisogno anche io di una Regina» continuò, per poi guardare distrattamente Hermione.
«Beh, con quel fisico non dovresti avere troppi problemi...» pensò. Poi girò la testa e, trovandosi addosso lo sguardo di Loki, si sentì come presa con le mani nel sacco ed arrossì.
«Buona fortuna allora. Adesso dovremmo davvero tornare a casa, si sta facendo tardi» asserì.
Poi, si allontanarono.

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Capitolo 4
*** Hai un piano? ***


Hermione e Loki si sedettero sul divano, un po' troppo piccolo perchè potessero mettersi a una distanza appropriata, ma Loki non ne sembrava infastidito, come al solito.
«Allora, hai intenzione di dirmi qualcosa su di te? Com'era la vita ad Asgard?» chiese Hermione gentilmente.
Loki ridacchiò «Niente di speciale, credimi. Vivevo nel palazzo con mio fratello Thor. Ci divertivamo soprattutto a fare casini e a lottare tra di noi» sorrise «Eravamo molto uniti»
Hermione sorrise di risposta «Doveva essere veramente bello! Però... perchè dici che eravate uniti? Non lo siete più?»
Loki scosse la testa, ombroso «No, non più. Credo che qualcosa si sia rotto tra di noi, lui era cambiato. O forse io ero cambiato? Forse non ero colui che credevo di essere.» disse.
Una nota nella sua voce fece capire ad Hermione che lui sapeva perfettamente di cosa stesse parlando, c'era qualcosa, un tasto dolente... Hermione, comunque, aveva capito che non aveva voglia di parlarne e si limitò ad annuire gravemente.
«Scommetto che la vita qui sulla Terra sia molto diversa.» disse, per evitare un silenzio imbarazzante.
«Lo è!» rispose lui, nuovamente allegro «A voi umani piace usare tutte queste strane macchine! Devo ammettere di aver avuto qualche problema all'inizio con quei vostri "treni"...e potrei aver casualmente soggiogato qualcuno per passare indisturbato.» ghignò «Tranquilla comunque, con te non l'ho fatto.» aggiunse.
Hermione sollevò un sopracciglio «E anche se ci avessi provato non ci saresti riuscito, non con me.»
Loki sogghignò «Non ho mai incontrato altri umani che conoscessero le arti magiche, umani come te. Ho incontrato solo quegli americani, si fanno chiamare gli "Avengers", i Vendicatori. HA! Quegli esseri non hanno veri poteri...»
«Be', non tutti gli umani hanno poteri magici in questo mondo.» spiegò Hermione «Le persone che non hanno la magia non sanno di noi maghi e noi li chiamiamo "babbani". La magia di solito è genetica ma alcuni, come me, hanno parenti babbani.»
«Mi piace questo nome che gli avete dato.» ridacchiò Loki «Qualcuno, però, deve averti insegnato come usare la tua magia!»
«Certo che sì, tutti i ragazzi che mostrano di avere i poteri viene mandato a una scuola di magia e stregoneria.»
«Capisco... ma quindi voi maghi vivete con i babbani?»
«In realtà c'è una parte nascosta della città in cui ci sono solo maghi. Si può scegliere di vivere lì tra le comodità magiche o qui tra i babbani.»
«Perché vivi quì allora? Non sarebbe più facile vivere con altri maghi?» insistette Loki.
«Probabilmente sì, ma sono cresciuta nel mondo babbano e sì, avrei potuto vivere lì con il mio fidanzato ma... Credo che qualcosa sia andato storto e non potevo più sopportare quella situazione, perciò ci separammo prima di sposarci...» raccontò Hermione tranquillamente «Ma probabilmente ti stò annoiando con queste scemenze.»
Loki, che l'aveva ascoltata attentamente, disse «Assolutamente, non mi stai annoiando affatto. Che cosa credi fosse cambiato?» chiese, sinceramente interessato.
Hermione era un po' confusa. Non era suo desiderio raccontargli tutte quelle cose sulla sua vita amorosa, ma aveva notato di aver catturato la sua attenzione quando aveva menzionato che la sua relazione era cambiata.
«E' una lunga storia...»
«Be', adoro le storie e devo dire di non avere nulla di urgente da fare al momento.» rispose, protendendosi leggermente verso di lei.
Hermione non si allontanò, sospirò e decise di dirgli tutto, così che si potesse fidare di lei.
«Iniziò tutto con il mio migliore amico: Harry Potter.»
Raccontò di Harry e Ron, di Piton e Silente e, infine, Voldemort.
Loki sembrò particolarmente affascinato dal personaggio di Voldemort, la sua brama di potere, la sua intelligenza.
Quando finì la storia, era tarda notte.
«Potresti scriverci un libro su tutto questo, sai?» disse assonnato Loki.
«Non sono sicura che avrebbe molto successo.» rispose lei.
Loki sorrise e si stiracchiò, cercando una posizione più confortevole sul divano. Poi mise il braccio sullo schienale e vi poggiò la testa. Le palpebre pesanti si chiusero lentamente e il suo respiro rallentò, cadendo in un sonno senza sogni.

Quando si svegliò non era più sul divano, ma sul soffice letto di Hermione.
Si mise a sedere e la vide già (o ancora) sveglia, il divano pieno di libri.
Lei sollevò la testa dal libro che stava leggendo e quando vide che Loki si era svegliato saltò in piedi.
Poi, iniziò a camminare freneticamente avanti e dietro.
«Ci ho pensato su» disse velocemente «Non mi piace usare la violenza per risolvere le cose, non mi è mai piaciuto e mai mi piacerà. Tuttavia, sai a che eventi sono andata incontro e...» si bloccò e lo guardò fermamente negli occhi «Ti aiuterò.»
Loki annuì silenziosamente. Poi si alzò e le si avvicinò sorridendo, mettendole le mani sulle spalle.
«Grazie Hermione, non me ne dimenticherò.» disse, guardandola negli occhi.
Hermione sorrise «Hai già un piano?» chiese.
«Certo che ne ho uno!» rispose lui.
_____

«Devi farlo per forza?» chiese lei.
«Be', ho bisogno di creare "rumore" per farmi trovare, e non so in che altro modo potrei fare...»
«Credo che un terrificante discorso basti e avanzi, potrai improvvisare al momento se ce ne sarà bisogno.»
«Adoro improvvisare.» sorrise lui.
_____

Quella notte, mentre Loki dormiva, Hermione prese le "Fiabe di Beda il Bardo": era arrivato il momento di perfezionare quell'incanto di invisibilità che Silente aveva appuntato su una pagina.

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Capitolo 5
*** Non ho una casa ***


Loki, vestito con un elegantissimo smoking che risaltava benissimo il suo fisico, offrì il braccio a Hermione con un sorriso beffardo «Il piano era che io attirassi l'attenzione, non tu»
Lei lo accettò, sbuffando «E' una serata di gala, non potevo di certo presentarmi in jeans»
Loki sorrise e insieme entrarono nella grande sala. Quando scesero l'ampia scalinata, in molti si girarono ad ammirare la coppia.
Dopo un po' si separarono, confondendosi nella folla. Hermione, una volta lontana abbastanza, diventò invisibile e tornò indietro, così da poter osservare il suo accompagnatore, proteggerlo se ce ne fosse stato bisogno e seguirlo più da vicino.
Loki iniziò ad attaccare, come da programma, menando qualche fendente a destra e manca.
La folla si agitò, ma lui sembrò pensare che non fossero allarmati abbastanza, perciò afferrò un uomo accanto a lui.
Strinse le dita sottili accanto al suo collo ed un raccapricciante "crack" risuonò nella sala.
In quel momento, la folla iniziò ad urlare terrorizzata e a scappare fuori.
Loki iniziò a camminare verso l'uscita, con un sorriso ferocemente compiaciuto sul viso.
Hermione si rese visibile e lo chiamò. Gli occhi che si girarono a guardarla non erano quelli che aveva conosciuto così bene, erano occhi pazzi, con un espressione che rasentava la bestialità.
Non appena Loki la mise a fuoco, comunque, la sua espressione si ammorbidì.
Hermione, tuttavia, gli si avventò «Cosa cavolo fai? Questo non era nei piani!»
«Dovevo improvvisare! L'hai detto anche tu.»
«Improvvisare non vuol dire uccidere un uomo innocente!» urlò lei.
Poi, prese un respiro profondo e, con disgusto, sibilò «Sei un mostro.»
Loki si irrigidì. I suoi occhi diventarono lucidi, ma sollevò la testa, fiero.
«Mi addolora questo tuo pensiero. Credi davvero che io vogila essere così?» disse calmo. Poi, alterandosi improvvisamente, urlò con voce tremante «Lo sai cosa mi tiene vivo ora? La disperazione e la sofferenza!»
Hermione sobbalzò.
«La mia e quella del mio popolo» aggiunse Loki, prima di sistemarsi gli abiti e incamminarsi verso l'uscita.
«Ora perdonami, ma non posso lasciar scappare il mio pubblico»
_____

Loki uscì con lunghi passi decisi.
Hermione rimase ferma ad osservarlo. Un evidente conflitto interiore sembrava separare la sua anima in due.
La ragazza aveva ora due scelte possibili: smaterializzarsi e lasciarlo al suo destino o seguirlo.
Chiuse gli occhi per un momento e inspirò profondamente.
«Seguilo»
Hermione diventò invisibile e uscì.
Quando lo raggiunse, Loki era intento a declamare un discorso al suo "pubblico" costretto in ginocchio. Parlava di come gli esseri umani fossero destinati ad essere subordinati a qualcuno di più forte e privati della loro libertà.
Hermione sperava che fosse semplicemente l'improvvisazione di cui avevano parlato, ma le sue parole erano molto decise e ciò che seguì la confuse.
Un uomo di mezza età si alzò «Sarà pure nostro destino, ma non ci inchineremo mai a uomini come te»
«Non ci sono altri uomini come me» ghignò Loki.
«Ci sono sempre uomini come te»
Loki si fece serio, poi rabbioso. Si preparò a punire quell'affronto, ma un uomo con un'armatura completa rossa e oro sbucò dal nulla e lo attaccò.
Hermione rimase sbigottita. Poteva essere quel tipo di cui parlavano sempre in Tv? Quel Tony Stark, o meglio, Iron Man? Hermione non aveva mai voluto credere alla storia del cervellone milionario con un armatura potentissima capace di volare, ma dovette ripensarci.
I due combatterono per un po', poi Loki decise che era il momento di farsi catturare e si lasciò sconfiggere.
Degli agenti lo ammanettarono, lo portarono su uno strano catorcio volante e lei li seguì.
Fecero sedere Loki e Stark iniziò a borbottare con un agente dai capelli rossi che era stato fin troppo facile.
Improvvisamente, un tuono risuonò nell'aria e Loki sobbalzò.
«Che c'è, hai paura dei tuoni ora?» chiese ironico Stark.
«Diciamo solo che non sono particolarmente appassionato di ciò che ne consegue» rispose criptico lui.

Un secondo dopo, l'entrata dell'aereo si aprì e un uomo alto dai tratti nordici, ma vestito come un vichingo, entrò, afferrò Loki e si gettò fuori.
Stark si preparò per seguirli, ma l'agente lo trattenne per un po', abbastanza tempo perché Loki comunicasse a Hermione il posto in cui si trovava.
Lei vide un immagine formarsi nitida e reale nella sua mente e la riconobbe come una di quelle che Loki le aveva spiegato essere capace di mandare, accordandosi di utilizzarle quando avrebbe avuto bisogno di aiuto.
Così, si smaterializzò.

Quando riapparve, si trovava in un posto desolato, su una bassa collina, poi iniziò a sentire due uomini che discutevano.
Seguì le voci e si ritrovò davanti Loki e il vichingo che litigavano animatamente.
«Non ho il Tesseract, Thor, è inutile questa scenata»
«Sai che non è questo, fratello, ti stiamo aspettando tutti ad Asgard, nostro padre..»
«Permetti che ti corregga» lo bloccò Loki «Tuo padre»
«Ci ha comunque cresciuti e amati entrambi, questo lo sai» rispose Thor fermamente. Poi, poggiò una mano sulla spalla del suo interlocutore «Torniamo a casa»
«Non ne ho una»
Rimasero in silenzio per un attimo.
Hermione trattenne il respiro. Ecco cosa c'era dietro a quel personaggio.
Un bolide rosso e oro tornò alla carica dal cielo, lanciando via Thor.
Hermione si rese visibile e corse da Loki.
«Andiamo via ora!»
«No, devo rimanere, ancora non ho il Tesseract» rispose Loki, sedendosi a terra per godersi lo spettacolo dell'imminente combattimento di suo fratello con Iron Man «Tu vai pure, ma tieniti sempre allerta»
«Aspetta, mi spieghi perchè mi hai chiamata allora?»
«Bah, temevo che il mio amato fratello potesse rovinare i nostri piani, ma a quanto pare l'ho sopravvalutato» spiegò, indicando con un cenno della testa il vichingo.
Hermione annuì e fece finta di allontanarsi, rendendosi invisibile dopo un po'.

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Capitolo 6
*** Piena di sorprese ***


Loki camminava fiero tra le guardie, mentre veniva condotto nella sua cella.
Hermione li stava segretamente seguendo, quando vide  una stanza particolare. La porta si stava chiudendo, ma lei video un cubo di un azzurro acceso al suo interno e lo riconobbe: il Tesseract. Cercò di memorizzare la stanza al meglio, senza smettere di camminare.

Loki fu rinchiuso in una cella con le pareti trasparenti.
«Non scapperai mai con questa» gli disse un agente «E' stata costruita per un esseri molto più potenti di te»
Il prigioniero si limitò a sorridere e fare un cenno di assenso con la testa, così l'agente, confuso, se ne andò.
Hermione sorrise per la sfacciatezza di Loki.
Poi, decise di portare a termine il piano il prima possibile e si materializzò nella stanza del Tesseract.
Incantò l'aggeggio che lo sorreggeva, che probabilmente aveva qualche sistema di allarme, e prese il cubo. Per trasportarlo e nasconderlo meglio, lo trasfigurò in un ciondolo e lo mise al collo. Poi, si materializzò nella cella di Loki.
Gli si avvicinò e gli strinse una spalla, bisbigliandogli «Pronti per andare?»
Loki sobbalzò e si ritrasse «Chi è là?»
«Sono io, Hermione!» disse lei, scocciata per la perdita di tempo.
Lui guardò verso il punto in cui aveva sentito la sua voce «Hermione?» esclamò sorpreso. A quel punto lei tornò visibile, con un sorrisetto furbo.
«Come... sei capace di renderti invisibile?» chiese incredulo.
Lei annuì, un'espressione fiera sul volto «Ho imparato da poco, è un incanto piuttosto complesso. Sono pochi i maghi che sanno farlo» si vantò.
Poi, lo afferrò per un braccio «Preparati, ora ti porto fuori da...» si interruppe quando due uomini fecero irruzione nella stanza. Riuscì a sentirli urlare qualcosa poi con un familiare strattone si smaterializzò, portando Loki con sè.

Si materializzarono nell'appartamento di Hermione.
Lei atterrò con grazia, abituata al processo, mentre Loki, scombussolato, perse l'equilibrio e cadde.
«Ma che diamine! Diventi invisibile, ti smaterializzi così, quando avevi intenzione di dirmi di questi poteri?» disse rialzandosi «E soprattutto, perchè diavolo mi hai portato via? Non avevo ancora finito, non avevo ancora il Tesseract!» continuò alzando la voce.
«Stai calmo, eccolo il tuo amato Tesseract» rispose Hermione, lanciandogli il ciondolo.
Loki lo prese «Questo non è il Tesseract, questa è una dannata collana!»
«Guarda meglio» suggerì lei.
Loki rigirò il ciondolo tra le mani «Non vedo niente di speciale. Cos'è quel cubetto azzurr.... oh» alzò la testa «Come diamine hai fatto a farlo entrare in questo coso?»
«Trasfigurazione» rispose senza tanti giri di parole Hermione
«Intelligente» ridacchiò lui «Tieni, indossalo e, mi raccomando, conservalo con cura»
Lei indossò di nuovo la collana «Davvero credi che mi permetterei di perderla dopo tutta questa fatica?»
Loki scrollò le spalle «Non si sà mai» disse, guadagnandosi un'occhiata fulminante di Hermione.
«Riguardo al nostro prossimo passo, avremo bisogno di qualcosa di altrettanto potente per aprire il portale! Qualcosa con tantissima energia, qualcosa come...» si bloccò senza la più pallida idea di cosa potesse usare «Ehm...»
Hermione ridacchiò «Non ti preoccupare, farò qualche ricerca io»
«Magnifico! Adoro non dover fare tutto da solo» sorrise «Io direi di festeggiare, ti và?»
Hermione rise ed annuì «Perchè no, già so dove potremmo andare»

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Capitolo 7
*** Closer ***


Loki ed Hermione entrarono nel ristorante. Dopo aver condiviso quell'avventura, sembravano andare molto più d'accordo e lei sapeva che, ora che l'avevano vista aiutarlo, avrebbero pensato che fosse sua complice, perciò non poteva far altro che rassegnarsi ed aiutarlo.
Passarono una bella serata, chiacchierando del più e del meno.
« Mi stai davvero dicendo che non hai mai cavalcato? » chiese Loki divertito.
« No, mi turba un po' affidare la mia spina dorsale ad un animale così grande. »
« Ma sono essere pacifici e, come dite voi umani, non farebbero male a una mosca! »
« Ci credo, sono io ad essere poco... atletica, diciamo. » rispose, arrossendo, Hermione.
Loki aggrottò le sopracciglia, pensieroso « Avete dei campi per i cavalli quì sulla terra? »
Lei lo guardò dubbiosa « Dei maneggi? Sì, certo... ma cos'hai in mente? »

Il giorno seguente andarono al maneggio e Loki scelse il cavallo più docile per lei.
Montare sull'animale non fu un gran problema, ma Hermione era terrorizzata di perdere il controllo.
Loki, però, cavalcò accanto a lei, dandole direttive su cosa dovesse fare.
Improvvisamente uno sparo, probabilmente di un cacciatore, risuonò troppo vicino nell'aria.
I due cavalli, impauriti, s'imbizzarrirono.
Mentre Loki, esperto, riuscì a calmare il suo, quello di Hermione iniziò a correre.
«Tira le redini! Tira le redini!» le urlò Loki, ma lei sembrava avere troppa paura per riuscire a reagire.
Loki la raggiunse velocemente e riuscì a frenare l'animale. Guardò Hermione, mortificato. La ragazza arrossì: si era mostrata incapace di tenere la situazione sotto controllo ed era una cosa che odiava.
« Stai bene? » chiese lui, sinceramente preoccupato, ed Hermione grugnì in risposta, ancora sotto shock.
Loki si spostò sull'altro cavallo, davanti a lei, continuando a tenere le redini del suo.
Tornarono indietro cavalcando lentamente. Il viaggio di ritorno fu tranquillo, ma Hermione stette rannicchiata contro la schiena di Loki per tutto il tempo, con il terrore che l'animale potesse imbizzarrirsi nuovamente.
Una volta arrivati, Loki scese da cavallo e aiutò una titubante Hermione a scendere. Lei, però, per la fretta di allontanarsi dall'animale, saltò giù con troppa foga e gli cadde rovinosamente addosso.
Non appena si rese conto di essere atterrata su Loki, saltò via, il viso livido per la vergogna di essere stata un tale fallimento.
« Lo sapevo che non sarebbe stata una buona idea. » borbottò contrariata.
Loki iniziò a ridere piano, poi sempre più forte.
Hermione lo guardò con gli occhi sbarrati « Che c'è di così divertente? »
« Riesci a portarmi via indenne da un'organizzazione segreta con soldati pieni di armi come la Shield, "derubandoli" per giunta, e non riesci a scendere da un cavallo?! » disse, continuando a ridere.
Hermione gli lanciò un'occhiataccia, ma non potè fare a meno di cominciare a ridere, contagiata da lui.

La mattina dopo Loki si svegliò, sentendo un peso sul petto. Aprì gli occhi e si trovò davanto un gatto rosso decisamente in sovrappeso, il muso schiacciato in un espressione perennemente arrabbiata.
Saltò in piedi, lanciando via il gatto che strillò contrariato.
Hermione entrò di corsa, richiamata dal rumore.
« Grattastinchi! » esclamò andando a raccogliere il gatto e stringendolo a sè.
« Ma cos'è quella roba? »
« E' il mio gatto. » rispose Hermione noncurante, preoccupandosi solo di riempire una ciotola con dei croccantini.
« Gatto? Da bambino con mio fratello incrociammo una rana con un cane peloso, ciò che ne scaturì sarebbe potuto passare per gatto molto più facilmente di quel coso con le zampe! »
Hermione sbuffò, abituata a simili critiche al suo povero gatto e tornò alla pila di libri e appunti da cui era emersa.
Il gatto iniziò a sgranocchiare rabbiosamente croccantini, per poi alzare il muso e soffiare contro Loki, che, con fare innervosito, ricambiò soffiando a sua volta. Hermione lo guardò incredula, poi scoppiò a ridere.
« Ecco che succede a far incontrare un gatto e un principe alieno. »

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Capitolo 8
*** Bound ***


« Trovato! » strillò Hermione, emergendo da una pila di fogli.
« Trovato cosa? » chiese Loki.
« Il posto dove aprire il portale! » rispose Hermione eccitata, alzandosi e facendo sedere Loki a forza dietro alla scrivania dove aveva lavorato fino a pochi minuti prima.
« Ci ho pensato a lungo ed è stato un lavoro veramente arduo, ma alla fine ce l'ho fatta. Ho pensato a tanti posti, ma nessuno mi sembrava potente abbastanza, per un portale ci vuole tanta energia e niente sembrava poterne contenere abbastanza. » disse gesticolando freneticamente, con il sorriso che aveva sempre ogni volta che riusciva a portare a termine qualcosa che richiedesse l'intelligenza, mentre Loki continuava a spostare lo sguardo dai fogli a lei, annuendo con un sorriso. Hermione fece la sua presentazione per altri venti minuti buoni, per poi decidersi ad arrivare al punto « Insomma, ho pensato a una centrale nucleare! » e fece una pausa per vedere la reazione di Loki... che però si limitò a continuare a guardarla sorridendo senza reagire in altro modo.
« Allora? » lo incitò lei.
« Hm? »
« Centrale nucleare? » ripetè Hermione.
« Che... cos'è? »
« E' una centrale elettrica che sfrutta il calore prodotto da reazioni nucleari e... » iniziò a spiegare, ma vedendo lo sguardo perso di Loki si fermò « Ah, lascia perdere, è roba babbana, ma è molto potente, fidati di me. In ogni caso c'è una di queste centrali non troppo lontano da quì, a... »
Loki si alzò in piedi.
« Cosa...è successo qualcosa? » chiese Hermione.
Lui si limitò a scuotere la testa e le si avvicinò.
Lei fece un passo indietro, trovandosi, però, con le spalle contro il muro.
Loki continuò ad avvicinarsi, finchè non furono a pochi centimetri di distanza, o anche meno.
« Grazie. » sussurrò, poi, sulle sue labbra. Loki le prese la mano, poi alzò gli occhi e in quel momento Hermione sentì il cuore iniziare a battere così forte che temeva lui potesse sentirlo. Entrambi abbassarono lo sguardo, senza osare avvicinarsi ancora l'uno all'altro. Poi, finalmente, un bacio.
Un bacio tenero, leggero, che non necessitava di spiegazioni. Un bacio che profumava di estate e di tutte le cose che si preferiscono, come quella pozione di cui Hermione non aveva voglia di ricordare il nome. Un bacio che tocca l'anima.
Quando si separarono, però, la magia si spezzò. Tante, troppe cose sovvennero alla mente di lei, soprattutto il fatto che non poteva permettersi di invaghirsi di lui.
« Perché no? » sussurrò una voce nella sua testa, ma Hermione, determinata a rimanere lucida, non la ascoltò.
« Ho bisogno di uscire. » disse d'un fiato.
Lui annuì e lasciò la sua mano. Hermione uscì senza nemmeno girarsi e Loki non potè far altro che abbassare la testa, cercando di dissimulare il tumulto di pensieri che combattevano nella sua testa:
« Sono stato troppo avventato. »
« Perché è scappata? »
« Perché l'ho baciata? »
« Per coinvolgerla emotivamente e usarla, è ovvio. » cercò di convincersi, ma non ne era sicuro. Non lo era mai stato.

Hermione camminava già da mezz'ora senza meta sul marciapiede della strada deserta. Aveva così tanti pensieri contrastanti che urlavano nella sua testa per avere la precedenza, non riusciva proprio a districare quella matassa di voci.
Cosa stava provando? Il suo cuore aveva accellerato i battiti prima di...
Ma perché Loki l'aveva fatto?
Forse provava qualcosa?
Era sincero?
Stava mentendo?
Tutte queste domande si affollavano instancabili nella sua mente. Improvvisamente, notò un movimento strano con la coda dell'occhio e accellerò il passo. Iniziò a credere di averlo soltanto immaginato, ma l'esperienza le aveva insegnato che la prudenza non era mai troppa, quindi tornò a casa.

Esitò per un momento sulla porta, ma si fece coraggio ed entrò.
Trovò Loki disteso sul divano con un braccio sulla fronte e l'altro sullo stomaco, mentre fissava il soffitto.
Come vide Hermione entrare, Loki si alzò, un sorriso si distese sul suo viso mentre si avvicinava con le mani protese verso di lei. Tuttavia, le abbandonò lungo i fianchi quando notò che Hermione stava evitando il suo sguardo. Si fermò a pochi passi da lei, senza azzardarsi a dire una parola.
Dopo qualche minuto, Hermione disse piano « Mi dispiace di essere scappata così, non ero pronta a... Non credevo avrei avuto quella reazione. E' passato almeno un anno dall'ultima volta in cui ho provato qualcosa di solo vagamente simile. » la voce le si spezzò.
Loki prese il volto lei tra le mani, spostandole una ciocca di capelli ribelle dagli occhi « Va bene così. » disse con la sua voce calda.
Hermione incurvò la bocca in un sorriso, improvvisamente più rilassata.
Istintivamente, si unirono in un abbraccio e lei venne sopraffatta dal profumo della pelle di Loki, mentre stringeva le spalle forti. Quando si separarono, si guardarono negli occhi per qualche minuto, per poi scambiarsi un altro bacio. Questo fu un bacio più maturo, sincero e diretto ed Hermione si ritrovò distesa sul letto, senza nemmeno sapere con precisione come ci era finita.
Sapeva soltanto che la sua mano destra stringeva quella di lui e le dita della sinistra accarezzavano i capelli corvini, mentre il petto di Loki sfiorava i suoi seni e i loro vestiti giacevano sul pavimento.

Il mattino dopo, Loki si svegliò con il nome di lei sulle labbra e il debole sole inglese che già filtrava dalle finestre sul suo viso. Hermione respirava piano, ancora addormentata e suoi capelli un po' arruffati per via della sera precedente lo fecero sorridere.
Si sentiva strano e non sapeva più quale sarebbe dovuta essere la sua prossima mossa. Si era sempre sentito come un pesce fuor d'acqua, in qualunque posto si trovasse non era mai riuscito a dire che fosse "casa". Con lei, tutto era casa.
Nessuno, nè l'amato fratello Thor, nè il caro padre Odino, nè la sua amorevole madre erano riusciti a farlo sentire così, come se fosse la persona giusta nel posto giusto nel momento giusto.
Credeva di avere un fine, credeva sarebbe stato facile attuare il suo piano indisturbato, ma poi aveva trovato lei. O meglio, lei aveva trovato lui.
Forse avrebbe dovuto essere sincero, ma... se lei si fosse arrabbiata ascoltando la verità?
Non poteva permettersi di perdere tutto questo, era un tesoro enorme, più importante del potere, più importante di tutto.
Sarebbero potuti andare via, vivere ad Asgard magari, le sarebbe piaciuta, eccome... cavalli a parte ovviamente.
Hermione sospirò e aprì gli occhi, girandosi verso di lui.
« Buongiorno. » sorrise, rimanendo incantata dal colore chiarissimo ma intenso, tra il verde e l'azzurro, che gli occhi di Loki avevano preso per via della luce del sole
« Buongiorno. » rispose lui, accarezzandole il viso.
Hermione gli baciò il palmo della mano e poi si alzò.
Corse in bagno per darsi una sistemata, si vestì e stampò un bacio sulle labbra di Loki « Vado a comprare qualcosa per fare colazione. » disse sorridendo, e uscì.

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Capitolo 9
*** Fiducia ***


Hermione iniziò a camminare in sovrappensiero. Il cuore che batteva forte ogni volta che pensava alla notte precedente e un sorriso che andava da un orecchio all'altro l'accompagnarono per il tragitto.
Si fece seria, quando un uomo le si parò davanti, spuntando dal nulla.
Hermione lo riconobbe: era una delle guardie dello Shield.
Gli lanciò l'incantesimo delle pastoie, immobilizzandolo, ma, prima che potesse girarsi per correre via, si trovò circondata da altri agenti. Era già pronta ad attaccarli tutti e scappare, quando una voce da sopra la sua testa le urlò di fermarsi. Tony Stark le atterrò davanti.
« Lieto di conoscerti, cara. » disse « Potresti contenere i tuoi magnifici poteri per qualche secondo? Mi sembri una persona ragionevole, vorrai sicuramente ascoltare ciò che abbiamo da dirti. »
« Non ne sarei così certa, se fossi in te. »
Stark ridacchiò, sicuro « Quando hai incontrato il tuo complice? »
Hermione si limitò a lanciargli un'occhiata di sfida a cui lui rispose con una smorfia divertita.
« Sentiamo allora, quali fantastiche storie sulla sua magnificenza ti ha raccontato quel coso che si spaccia per un dio? »
Lei si sentì avvampare per la rabbia, come se fosse stata offesa personalmente « Mi ha detto ciò che avete fatto! Siete solo dei vermi disgustosi, pronti a tutto pur di essere i più forti! » strillò, esagerando il suo pensiero più di quanto avrebbe dovuto.
Stark non sembrò rimanere scosso da quelle parole « Capisco. Be', avrai intuito che non è la verità, spero. »
Le certezze solo recentemente rinforzate che aveva su Loki iniziarono a vacillare, per poi sfracellarsi a terra senza speranza quando Stark disse semplicemente « Loki ti ha costretta a rubare il Tesseract, ti ha manipolata per farti credere che fosse una tua scelta, è una sua particolare abilità. Non sò quale storia abbia inventato per convincere una tipa sveglia come te, ma è una balla. La sua reale intenzione è iniziare una guerra sulla terra per sottomettere tutti noi umani, il Tesseract gli serve per aprire un portale per far passare il suo esercito alieno. Di chi ti fidi ora, di noi o di lui? »
Hermione non riuscì a dire nulla. Si sentì debole, aveva abbassato troppo la guardia.
« No, non può essere... NO! » urlò, stringendo la testa tra le mani.
Un agente, che era stato sulle spine fino a quel momento, si agitò e sparò un colpo.
Hermione sentì un dolore lancinante alla spalla e si accasciò a terra, ma, appena prima che riuscissero ad afferrarla per catturarla, si smaterializzò.

Ricomparve all'entrata di una casa accogliente, la casa di Harry e Ginny. Chiamò il nome del migliore amico debolmente e riuscì a sentire dei passi veloci che si avvicinavano a lei prima di svenire.

Quando si risvegliò, non troppi minuti dopo, si trovava su un letto. Ginny le stava medicando la ferita, mentre Harry le scrutava il volto con aria preoccupata.
« Sì è svegliata! » esclamò, evidentemente sollevato « Hermione? Mi senti?»
Hermione fece un debole cenno di assenso.
« Cos'è successo, si può sapere? Come hai fatto a farti sparare? » iniziò a chiedere Harry senza nemmeno fermarsi a prendere fiato tra una domanda e l'altra.
« Harry, si è appena svegliata e ha perso un bel po' di sangue, lascia che si riprenda un momento! » lo fermò Ginny.
Lui si zittì all'istante, continuando a guardare Hermione, ansioso.

Non appena ebbe recuperato le forze, la ragazza si mise a sedere. Harry lanciò un'occhiata eloquente a Ginny, che lasciò la stanza.
« Allora, vuoi dirmi cos'è successo? » insistette nuovamente lui.
Hermione sospirò e gli raccontò tutto ciò che era successo fino a quel momento, evitando lo sguardo indagatore dell'amico.
Harry annuì gravemente per tutto il tempo, evitando di commentare.
« Non so che dire. » disse non appena Hermione finì la sua storia. Poi, esitante, chiese « Credi di essere innamorata di lui? »
Hermione ne rimase contraddetta. Non era un'opzione che aveva preso in considerazione. Affetto, infatuazione magari, ma amore?
« Innamorata? Certo che no! Voglio dire... Ah, non lo so! » rispose caotica.
Harry annuì ancora, lasciando intendere le parole che non preferì non pronunciare e disse solo « Ti accompagno a casa. »

I due si materializzarono all'entrata dell'appartamento di Hermione.
Loki si affacciò dalla cucina, sorridendo « Eccoti finalmente! Ma chi è il tuo amico? » chiese. Poi, si rese conto dell'ampia macchia rossa sulla maglia di Hermione e le corse incontro, cercando di toccarla per confortarla in qualche modo, senza successo « Che cosa è successo? Perchè questo sangue? » disse, con voce strozzata.
Hermione strinse le labbra e si ritrasse dalle sue mani.
Loki assunse un espressione di rabbia e fece un passo deciso verso di lei « Chi ti ha fatto questo? »
Harry lo bloccò con un braccio, sibilando « Non toccarla. »
Gli occhi di Loki diventarono fiammegianti « Non osare darmi ordini, umano! » urlò, lanciandolo via con una semplice spinta della mano.
Harry finì contro una libreria e svenne. Hermione cercò di aiutarlo, ma venne bloccata da Loki.
« Chi è quello? »
« Lasciami! Stava solo cercando di aiutarmi! »
« Aiutarti? Allontanandoti da me? » chiese lui, cercando di avvicinarla a sè. Hermione lo respinse con una smorfia di dolore per la ferita guarita da poco.
« Si può sapere che diamine è successo? »
« E' successo che mi è stata rivelata la verità sui tuoi piani! » urlò Hermione mentre lacrime amare iniziavano a scorrere sul suo viso « So tutto! Non so come ho fatto a fidarmi di te, a credere che fosse reale... Non ti importa nulla di me, vero? »
Loki si bloccò, come congelato « Chi ti ha detto... »
« Quelli della Shield. » rispose lei secca, senza dargli tempo di finire la frase. Loki sospirò, addolorato « Non ti ho detto la verità perchè non volevo che finissi in questa storia senza via di fuga. »
« Avrei potuto aiutarti ad uscirne, se solo avessi voluto. »
« No. Gli Antichi, i miei superiori, non avrebbero mai lasciato che io li abbandonassi senza ripercussioni. Devo consegnargli il Tesseract, altrimenti... »
Hermione trattenne il fiato, aspettando che Loki finisse la frase.
« Non posso morire, perchè sono un dio, ma posso provare dolore; e provare dolore per il resto dell'eternità è mille volte peggio della morte. » terminò cercando nel suo sguardo un briciolo di compassione, negli stessi occhi che solo poche ore prima l'avevano abbracciato e accettato.
Hermione drizzò la schiena. Nonostante l'avesse ferita, non poteva sopportare l'idea che soffrisse.
« Benissimo, allora prendi il Tesseract e vattene. Non tornare mai più. » disse, strappandosi il ciondolo dal collo e gettandolo a terra.
Gli occhi di Loki si fecero lucidi « Tu non capisci, io non so nemmeno cosa ci vogliano fare con il Tesseract! »
« Però vuoi dominare la terra, distruggerla! »
« No! No! Era il mio intento iniziale, ma poi sei arrivata tu e... »
« Vattene. » ripetè Hermione a voce bassa.
Loki respirò forte, raccolse il Tesseract e si avvicinò alla porta.
Si fermò sull'uscio e gettò uno sguardo dietro la spalla.
« Mi dispiace. » disse infine.
Poi, uscì.

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Capitolo 10
*** Fratello ***


Loki iniziò a camminare senza ben sapere dove andare.
Perché mai l'umana si era arrabbiata tanto con lui? Sarebbe stato disposto a cambiare i suoi piani pur di renderla felice, ma lei, così come Odino e tutti coloro che un tempo gli erano stati cari ad Asgard, non sembrava volerlo ascoltare.
Con quel pensiero, si innervosì: perché un dio potente, figlio del Re dei Giganti di Ghiaccio, come lui si lasciava denigrare da una semplice mortale? Che importanza aveva per lui? Gli aveva solo offerto qualche mera ora di piacere...
« Lei ti ha accettato. » sussurrò una voce nella sua testa.
« No! Mi ha illuso e abbandonato, come tutti gli altri. » pensò ancora con rabbia.
"Illuso".
Ripensare a quella parola gli provocò una reazione indefinita, tra l'ira e l'ammirazione: quella stupida umana aveva davvero illuso il dio dell'inganno?

Loki si bloccò all'improvviso, fissando un punto sull'asfalto.
Sangue.
Un moto di rabbia lo assalì nuovamente. Nonostante non fosse stato presente alla scena, era consapevole che era quello il posto in cui quei vermi della Shield avevano attaccato Hermione.
« Se le avessi detto la verità, magari non sarebbe successo. Forse sarebbe stata pronta a reagire. » si disse.
Ma un'umana non avrebbe mai capito, non avrebbe mai potuto capire i problemi di un essere superiore come lui.
« Lei è diversa, l'avevi già capito da tempo. »
Loki strinse il ciondolo nella mano. Per quanto non potesse nemmeno immaginare il dolore che gli antichi gli avrebbero inflitto, decise che non avrebbe mai potuto tradirla; dopotutto, riflettè, il fatto che fosse rimasta così delusa significava che provava realmente affetto per lui.

Qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla
« Fratello. » disse una voce familiare.
Loki si girò verso Thor, con un sorriso stanco.
« Finalmente ti ho trovato. Voglio chiedertelo ancora una volta, prima che... » iniziò, ma Loki lo interruppe « Tornerò ad Asgard con te. »
Thor rimase con la bocca aperta per qualche secondo. Poi, stranamente sospettoso, chiese « E il Tesseract? »
Loki aprì la mano, mostrandogli il ciondolo e, con un semplice movimento, annullò l'incanto, facendo tornare il Tesseract alla sua forma originaria.
Lo porse a Thor.
Il dio del tuono sorrise e strinse brevemente il fratello in un abbraccio.
« Sapevo che avresti fatto la cosa giusta. »

Più tardi, Thor stava spingendo con gentilezza il fratello nella grande sala dorata. Sul trono sedeva, regale, Odino.
Loki tenne alta la testa, contrastando lo sguardo di severo disappunto del padre. Poi, si arrese e abbassò gli occhi.
« Qual'è l'inganno che stai architettando? Perchè ci hai consegnato il Tesseract con tale facilità? » chiese Odino, la cui voce risuonava limpida nella stanza.
Loki non si mosse.
« Rispondi, fratello, conosci bene nostro padre... » bisbigliò il dio del tuono.
Loki si irrigidì « Mi è stato ordinato di tacere per tanti anni, non disobbedirò di certo adesso. » rispose con un sorriso sarcastico.
Odino si alzò, gli si avvicinò e, con aria triste, gli mise una mano sulla spalla « Figlio mio, perché tanto odio? Quando ti raccolsi quel giorno lo feci solo per il tuo bene, solo perché... » fece una pausa, notando che Loki aveva iniziato a tremare. Con aria preoccupata, gli si avvicinò ancora.
« Voglio solo il tuo bene. » ripeté. Loki lo guardò con fermezza e strinse le labbra. Odino fece un passo indietro « Non c'è fine al tuo astio, non è vero? E' mio compito assicurarmi che tutti i mondi siano al sicuro, perciò ti ordino di rivelarmi i tuoi piani! »
Dopo un momento di silenzio, continuò con un tono paurosamente tranquillo « Non sai i metodi che sono a mia disposizione per farti parlare, il dolore che posso farti provare... »
« Questa l'ho già sentita. » bisbigliò Loki tra sè e sè.
« PARLA! » ordinò Odino con un'espressione dura sul volto, facendo risuonare uno schiaffo sul viso del dio.
Thor si mosse verso di loro quasi involontariamente « Padre, no! »
Odino girò la testa verso di lui, rabbioso. Dopo aver lanciato un'ultima occhiata a Loki, ordinò freddamente « Portatelo via. »
Thor osservò le grandi porte chiudersi alle spalle delle guardie che scortavano il fratello. Poi, avvicinandosi al trono, si inginocchiò dinnanzi al padre.
« Lascia che parli con lui. »

Thor entrò nella cella in cui il fratello era stato rinchiuso. Loki sollevò la testa « E' inutile che Odino cerchi di mandare te per convincermi, davvero crede basti così poco per raggirarmi? »
Thor, semplicemente, sedette accanto a lui « Non vengo per conto di nostro padre, ma in veste di fratello e amico. » fece una breve pausa. Poi, riprese « Il soggiorno a Midgard ti ha cambiato, sei tornato ad essere come il bambino con cui sono cresciuto e che ho sempre chiamato fratello. Lo vedo nei tuoi occhi, nonostante cerchi di nascondere la tua nobiltà d'animo. Qual'è l'evento che ti ha riavvicinato alla giustizia? »
Un nome si delineò chiaro nella mente di Loki, ma rimase impronunciato.
Thor sospirò e, capendo che il fratello non avrebbe detto nulla a riguardo, continuò « So che ti senti sotto pressione per la diffidenza di nostro padre così come per la mia. Vorrei fosse diverso, credimi. Ne abbiamo combinate tante insieme, siamo stati sgridati tante volte per tutti i guai che abbiamo fatto. Ti ho sempre voluto bene, fratello e ho sempre creduto in te. Proprio per questo sono rimasto deluso, affranto e mortificato quando mi hai tradito, ma non credere per un solo minuto che io abbia mai smesso di amarti, che non abbia sofferto quando ti lasciasti cadere dal Bifrost. » gli strinse un braccio.
« Ammetto soprattutto che non mi ero mai reso conto del modo in cui nostro padre ti ha sempre trattato fino a quel momento, non avevo mai capito quanto ne soffrissi e per questo ti chiedo scusa. Qualsiasi cosa Odino possa pensare, per me sarai sempre mio pari. »
Loki allontanò il fratello « Non capisco perchè continui a riferirti a Odino come "nostro" padre. Mi sembrava di aver chiarito che... »
« Siamo comunque una famiglia. » interruppe Thor.
« Una famiglia piena di menzogne e mezze verità può chiamarsi ancora famiglia? »
« Una famiglia ti aiuta a crescere, in un modo o nell'altro. Se non noi, quale credi sia la tua? »
« Hermione! »
Il nome uscì dalle labbra di Loki senza che se ne rendesse conto.
L'altro sollevò la testa con interesse « Hermione? Chi è? »
« Solo un'umana. » rispose il dio, sprezzante.
Thor rimase in silenzio per un momento, studiando il volto del fratello.
« E chi è per te? »
« Per me? Nessuno! Non è nessuno! Come puoi credere che io ti somigli tanto da potermi abbassare a provare affetto per una mortale? » rispose Loki con foga.
Thor si limitò a guardarlo, aspettando ciò che sapeva sarebbe successo.
Così, Loki distolse lo sguardo.
« Anche se fosse, comunque, dubito fortemente che voglia avere ancora a che fare con me. » disse pianissimo, nascondendo il viso tra le mani.
« Ah, le umane: la nostra forza e la nostra debolezza. »
Loki si alzò « Non osare confrontarla con quegli altri stupidi esseri. » asserì, glaciale « Non ha niente a che vedere con loro. Lei è... diversa. »
Thor annuì con un sorriso eloquente, si alzò e, uscendo, sentenziò ridacchiando « Vedo che nemmeno l'amore riesce ad ammorbidirti, fratello. »

Loki aprì gli occhi. Si sentiva intorpidito, i sensi scombussolati e un brivido lo scosse. Conosceva bene quelle sensazioni e lo scenario in cui si trovava. Una voce tuonò nell'aria « Ci hai disobbedito. Eri stato avvertito e per il tuo comportamento verrai punito. »
Loki si guardò intorno, cercando di non far trasparire la paura che gli aveva attanagliato lo stomaco. « Mostrati. » bisbigliò, come ringhiando.
« Crediamo tu conosca questa umana. » riprese la voce, ignorando il tentativo di minaccia del dio.
L'immagine di Hermione si formò davanti ai suoi occhi. Istintivamente, le si avvicinò. La ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto, come se non riuscisse a vedere ciò che la circondava, i pugni stretti e gli occhi lucidi.
Loki strinse le labbra e allungò una mano verso il suo viso, ma, prima di riuscire a toccarla, il volto della ragazza venne stravolto da una smorfia di dolore, la bocca spalancata in un urlo che giungeva ovattato alle orecchie del dio. Cercò di avvicinarsi ancora a lei per proteggerla in qualche modo, ma venne scaraventato lontano.
« Ogni volta che chiuderai gli occhi, ci sarà lei. Questa e' la punizione per il tuo tradimento. » concluse la voce e tutto iniziò a svanire.

Quando Loki si svegliò, si trovava steso sul freddo pavimento della sua cella.
« Hermione! » esclamò, alzandosi di scatto. Con movimenti incerti e la mente offuscata, ispezionò la cella, continuando a pronunciare il nome della ragazza.
Dopo un po', esausto, cadde sulle ginocchia, mentre lacrime amare iniziavano a rigare il suo volto.
« Sono stato io a creare questa situazione, io dovrei essere punito, lei è innocente. PUNISCI ME! » urlò spalancando le braccia.
Nulla successe.
Loki si accasciò a terra, maledicendosi. Poi, dopo un respiro profondo, chiuse gli occhi. Come gli era stato promesso, Hermione apparve nella sua mente. La ragazza si contorceva in preda a un dolore straziante, troppo forte persino per darle la forza di urlare.
Loki osservò con orrore la scena, incapace di reagire.
Un moto di risoluta rabbia lo assalì.
Aprì gli occhi e, alzandosi, si avvicinò alle sbarre.
Improvvisamente lucido, chiamò le guardie.
« Devo parlare con mio fratello. »

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Capitolo 11
*** Aiuto ***


« Volevi parlarmi? » chiese Thor, entrando nella cella.
Loki era girato di spalle, le mani intrecciate dietro la schiena « Per essere precisi, ho bisogno del tuo aiuto. » disse, girandosi verso di lui.
« Potrai sempre contare su di me, fratello. »
Loki annuì e sorrise « Lo so. »
Poi, si sedette, invitando Thor a fare lo stesso.
« Riguardo al piano per la conquista di Midgard, devi sapere che non ero solo. Gli antichi mi hanno spinto e costretto ad aiutarli, chiedendomi di rubare il Tesseract per loro e promettendomi il pianeta come ricompensa. Se non gli avessi obbedito, tuttavia, sarei stato compensato con un dolore straziante per l'eternità. »
Thor si avvicinò istintivamente al fratello con aria preoccupata « Ma tu non gli hai consegnato il Tesseract! Stai bene? »
« Io sto bene, per così dire. Hanno optato per un dolore peggiore di quello fisico: hanno trovato Hermione, l'hanno catturata e ora... la stanno torturando. » disse con voce rotta. Poi, si avvicinò al dio e, mettendogli le mani sulle spalle, continuò « Ti prego, ti prego fratello, devi aiutarmi a salvarla! Se non per me, fallo perchè è ingiusto che un'innocente debba pagare per i miei sbagli! Non sapeva dei miei veri piani e quando li ha scoperti mi ha respinto! E' un'anima buona, non merita tutto questo! »
Loki si assicurò di utilizzare le parole giuste nella sua richiesta di aiuto, parole che, sapeva, avrebbero spinto il dio ad accettare.
Thor sorrise sentendosi chiamare "fratello" « Risparmia le parole, se ti è cara sono sicuro che sia anche degna di essere salvata. » e lo abbracciò. Poi, si alzò « Ne parlerò con Odino. »
Loki scosse la testa « Non credo vorrà aiutarmi, crederà che sia un inganno. Come sempre. »
« Non dire così, so per certo che accetterà. » insistette Thor e si allontanò.

Qualche ora più tardi, Loki alzò la testa, sentendo dei passi leggeri e veloci avvicinarsi. Aprirono la cella ed entrò una donna: sua madre.
I due si osservarono per un secondo, poi, simultaneamente, si avvicinarono e si strinsero in un abbraccio.
« Figlio mio, si può sapere dove sei stato? Ero così in pena per te, tutti lo eravamo! » disse Frigga, tenendo il volto del figlio tra le mani.
« Madre cara, credo alla tua preoccupazione e a quella di Thor, ma non mi convincerai mai di Odino. »
« Oh cielo! Come sei ripetitivo! » esclamò, colpendolo giocosamente in viso « Se non ti avesse voluto non ti avrebbe mai portato qui! »
« Anche tu sei ripetitiva, madre. » rispose Loki, tenendo le mani della donna tra le sue « Lo so ormai, voleva usarmi solo per i suoi scopi. »
« Riappacificare Asgard e il regno di Laufey? Oh, quale viltà! » suggerì lei, con uno sguardo di rimprovero « Odino sarà pure un re, ma è pur sempre un guerriero: gli piacciono le cose dirette, gli piace andare al punto. Non credo si sia mai soffermato a raccontarti altro. Quando ti portò a casa, stretto nel suo mantello, dicendomi che eri figlio dei giganti di ghiaccio, ebbi paura per la nostra incolumità. Lui, però, ti mise in braccio a me e mi disse che eri un bambino con grandi potenzialità come guerriero e come re. Più crescevi, più mostravi le tue abilità e la tua intelligenza e non si poteva non volerti bene. Forse ti sei sentito escluso dagli affetti di Odino a volte, ma sappi che ha sempre creduto in te. Pensi davvero che ti avrebbe destinato a una cosa grande come la pace di due mondi se fosse stato il contrario? » disse ancora, con fare materno.
« Scoprendo la verità sulla mia provenienza da solo non potevo certo sapere di questi altri dettagli. » rispose Loki con una scrollata di spalle.
« Cosa ti ha spinto a tornare, figlio mio? Ho saputo che hai riportato il Tesseract ad Asgard. » chiese Frigga amorevolmente.
« Sarebbe più corretto chiedere chi mi ha spinto a tornare. » la corresse il dio, per poi abbassare la testa, portandosi le mani al viso « L'ho fatto per lei, per salvarla e invece è l'unica a dover subire le conseguenze delle mie azioni. »
« Lei? » ripetè la madre, sollevando il volto del figlio « E' forse amore quello che sento nelle tue parole? » chiese ancora, nonostante sapesse già la risposta.
Loki non rispose, limitantosi a guardare la donna con sguardo eloquente.
Frigga annuì, poi aggrottò le sopracciglia « Di quali conseguenze parli? »
Il dio sospirò e raccontò alla madre ciò che già aveva raccontato al fratello.
« Questa Hermione dev'essere una ragazza veramente straordinaria. »
« Lo è. » disse piano Loki, arrossendo lievemente, per poi continuare con tono deciso « Non posso lasciarla nelle loro mani! Ti prego, madre, aiuta Thor a convincere Odino! Devo liberarla! »
« Farò il possibile, Loki. In ogni caso, sono sicura che andrà tutto bene e, una volta finito tutto, avremo modo di celebrare delle magnifiche nozze. » terminò la donna, sorridendo.
Abbracciò il figlio ancora una volta e uscì.

I giorni passavano, e Loki sembrava consumarsi di preoccupazione ogni momento di più.
Poi, finalmente, la porta della cella si aprì, permettendo l'entrata di Odino.

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Capitolo 12
*** Please, don't leave me ***


Loki entrò nell'ampia sala piuttosto spoglia, senza decorazioni particolarmente sfarzose. Dopotutto gli antichi non dovevano dimostrare la loro superiorità a nessuno.
I passi del dio risuonavano limpidi, scandendo il tempo come le lancette di un orologio, sotto lo sguardo severo degli esseri.
Gli occhi di Loki iniziarono ad ispezionare freneticamente la stanza, per poi fermarsi su un punto ben preciso. Un alto arco di pietra si innalzava dietro agli antichi e, al suo interno, c'era Hermione. La sua immagine, però, appariva lievemente offuscata, come se ci fosse un velo quasi impalpabile che le impediva di muoversi. La ragazza era evidentemente spossata, ancora sofferente, ma, troppo stanca per urlare o dimenarsi, se ne stava accasciata a terra come un burattino a cui erano stati tagliati i fili, il petto che si alzava e abbassava in respiri leggeri.
Alla sua vista, Loki contrasse la mascella, cercando di contenere la rabbia e continuò a camminare. Una volta raggiunto il centro della sala, si inginocchiò e, tremando lievemente, sollevò le braccia, permettendo una visione migliore del Tesseract, che aveva avuto in mano per tutto il tempo.
«Mi rammarica che il mio ritardo nella consegna del Tesseract sia stato interpretato come un tradimento. Ho avuto un piccolo ostacolo, niente d'impossibile da risolvere, come potete vedere» disse lentamente, tenendo la testa bassa con reverenza. I suoi occhi guizzarono impazienti verso Hermione.
Un antico si avvicinò silenziosamente al dio e prese il cubo «Non cercare di insultare la nostra intelligenza, sappiamo quali erano le tue intenzioni, così come sappiamo che questi umani sembrano avere uno strano effetto su voi asgardiani. Hai portato a termine il tuo compito, ora puoi riavere la tua stupida mortale» tuonò.
Poi, si avvicinò alla strana cortina che intrappolava la giovane strega e, con gesti delicati, iniziò a romperla come se fosse una ragnatela.

Non appena l'apertura fu larga abbastanza, si fece da parte.
Loki lo raggiunse con passi veloci, attento a ogni mossa dell'antico.
Prese Hermione tra le braccia e si allontanò dall'arco, per poi adagiarla a terra. Sembrava non avere nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti. Loki strinse le mani della ragazza tra le sue e si piegò sul suo viso.
«Andrà tutto bene» le sussurrò all'orecchio, la voce tremante di felicità: finalmente poteva stringerla ancora.
«Perdonami per...» esordì Hermione, ma la voce le si spezzò per la stanchezza.
«Goditi la tua preziosa umana finchè puoi. Ora che il Tesseract è nelle nostre mani nessuno si opporrà al nostro volere. Chi lo farà verrà distrutto.»
Loki si girò, piantando il suo sguardo in quello dell'interlocutore.
«Spiacente di rovinarvi la festa, ma sembra che non sarò l'unico a trovare intoppi nel mio piano» sentenziò.
In quel momento, Thor, Sif e i tre guerrieri fecero irruzione nella sala, facendo sobbalzare gli antichi. Con un urlo, i cinque si scagliarono contro i nemici, dando inizio ad un'impetuosa battaglia, mentre Loki si assicurava che Hermione fosse lontana abbastanza e al sicuro.
«LOKI, ADESSO!» urlò Thor.
Loki si alzò e corse verso la cortina strappata, che distrusse completamente per poi spostarsi al lato.
Dopo aver radunato gli antichi in un unico punto, facendo sì che non se ne rendessero conto, tutti i guerrieri si allontanarono dai loro avversari, lasciandoli confusi per un secondo. Thor impugnò meglio Mjolnir e, con un ampio movimento, sprigionò una forza tale da scaraventare gli antichi all'indietro, facendoli cadere nell'arco.
Thor sorrise compiaciuto e, dopo aver fatto un cenno d'approvazione al fratello, si girò per complimentarsi con i suoi compagni. Loki tornò nuovamente al fianco di Hermione, che era riuscita ad alzarsi con fatica e la sostenne stringendola in un abbraccio.
«Credevo che non ti avrei vista mai più, anche se, data la situazione, forse sarebbe stato meglio...»
«L'unica cosa che mi ferma dal tirarti uno schiaffo è il fatto che sono troppo debole, sappilo» mugugnò lei.
Poi, aggiunse «Comunque mi sei mancato anche tu.»

All'improvviso, la ragazza sobbalzò e si irrigidì, lanciando un urlo agghiacciante mentre veniva trascinata via dalle braccia del dio, verso il portale.
«Sei uno sciocco, non la rivedrai mai più» tuonò la voce di un antico per l'ultima volta, prima di dissolversi, portando con sé la giovane strega.
Loki rimase pietrificato per un attimo. Poi, guardò il fratello.
«Loki, non farlo» disse Thor, scuotendo la testa «Loki, NO!» urlò.
Ma era troppo tardi: Loki aveva già preso la rincorsa e, con un solo salto, era entrato nell'ignoto seguendo, per una volta, il suo cuore.




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Hermione era distesa su un prato, un albero le faceva ombra e, quando rinvenì, la fragranza dei fiori che la circondavano le riempì le narici. Si portò una mano al viso: stava sognando? Oppure tutto ciò che aveva vissuto era un sogno e lei si era soltanto addormentata in qualche parco? Poi, però, sentì il suoi muscoli rilassarsi, finalmente liberi dal dolore che aveva dovuto sopportare per ore, giorni, o forse di più, non aveva avuto modo di tener conto del tempo.
« A costo di non poterlo mai più rivedere, quasi vorrei che davvero fosse stato tutto solo un sogno. » disse a sé stessa, alzandosi « Ma che diamine di posto è questo? » si chiese, notando che il tempo era troppo bello per essere in Inghilterra. In realtà, tutto era fin troppo armonioso per essere un qualsiasi posto sulla Terra. Il campo di fiori si estendeva a dismisura, era impossibile dire dove terminasse. L'unica costruzione che Hermione poteva vedere in lontananza, era il castello di Hogwarts.
« Amore! Finalmente sei a casa! » esclamò una voce alle sue spalle. Hermione si girò, per trovare Ron che le sorrideva felice. Era Ron, ma era diverso. La sua voce era, in qualche modo, più profonda, gli occhi più intensi, il fisico più armonioso, il viso più luminoso, il portamento più elegante e l'atteggiamento più maturo, ma non c'era ombra di dubbio: era proprio Ron. Possibile che fosse cambiato così tanto?
« A casa? » ripetè lei, sbalordita.
« Certo! » disse Ron, cingendole le spalle con un braccio e indicando una casetta modesta, ma molto graziosa che, Hermione avrebbe giurato, non esisteva assolutamente dieci minuti prima.
« Mamma! Mamma! » sentì chiamare. Due bambini le si avvicinarono correndo e l'abbracciarono. Hermione gli accarezzò i capelli, dubbiosa. Erano una femmina e un maschio, i capelli rossi e gli occhi scuri. Avevano un paio di anni di differenza ed erano entrambi bambini bellissimi. Ridendo, si separarono da lei ed iniziarono a rincorrersi.
« Rose! Hugo! Attenti a non farvi male! » gli urlò dietro Ron, senza smettere di sorridere e, stringendo amorevolmente Hermione a sé, la portò in casa. La ragazza osservò l'interno con stupore: tutte le stanze, tutti i mobili erano le parti preferite della casa dei suoi genitori e di casa Weasley. Aveva l'impressione di essere entrata in un mondo perfetto, generato dai suoi sogni più intimi. Dove era finita?






Fine






Fine?


Note:
Potete trovare il sequel qui.


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