Insoliti ricatti

di Iuccy_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mai lasciare il cellulare in macchina ***
Capitolo 2: *** Salvate Aida! ***
Capitolo 3: *** La telefonata ***
Capitolo 4: *** Amore paterno ***
Capitolo 5: *** Jason B. ***
Capitolo 6: *** Psicologi che indagano ***
Capitolo 7: *** Autostima ***
Capitolo 8: *** Ricatto ***
Capitolo 9: *** Vendetta personale ***
Capitolo 10: *** Fallimenti ***
Capitolo 11: *** Nuove speranze ***
Capitolo 12: *** Spiegazioni ***
Capitolo 13: *** Inutili discorsi ***
Capitolo 14: *** La resa dei conti ***
Capitolo 15: *** Pensieri e ringraziamenti ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Mai lasciare il cellulare in macchina ***


 

Aida rideva. Semir adorava la risata di sua figlia, lo metteva di buon umore e gli ricordava che la sua era una famiglia perfetta.Aida rideva mentre correva verso la cima di una collinetta nel parco di Colonia, con la tovaglia per il pic-nic sottobraccio. Il poliziotto sorrise mente, con un braccio sulla spalla della moglie e nell'altra mano il cestino, si pregustava una bella giornata in famiglia. Finalmente era arrivato il week end libero per lui e Ben. Dopo aver passato due settimane per incastrare uno spacciatore, notte e giorno dormicchiando in commissariato, quella vacanza se l'erano proprio meritata. I suoi pensieri passarono al collega che probabilmente se la stava spassando con la sua nuova fidanzata, Lilian. Come ogni sua ragazza era bellissima, alta, capelli biondi e occhi verdi, con un sorriso meraviglioso.

E infatti Ben stava passeggiando per il centro di Colonia, mano nella mano con la bella Lilian. A parte il fatto di essere sommerso di borse, pacchi, pacchetti e buste varie (l'aveva portata a fare shopping) il giovane sorrideva entusiasta, guardando la ragazza che, con l'eleganza di una farfalla e la leggerezza di un colibrì, indossava vestiti su vestiti. Uscendo dal camerino glielo mostrava, chiedendogli se preferisse l'abbinamento con le zeppe blu e il foulard, o con la borsa e le paperine dello stesso stile. Anche se Ben non se ne intendeva per niente, le chiedeva di provare tutte le combinazioni, sapendo di soddisfarla. Lilian si stava cambiando per l'ennesima volta, quando il telefono nella tasca del ragazzo squillò. Spostando il mucchio di vestiti e borse che aveva sulle ginocchia estrasse il cellulare e osservò sbuffando il numero sullo schermo. Rispondendo alla chiamata disse:-Buongiorno capo, come va?-
Intanto la ragazza era uscita dal camerino e, appoggiata al muro con le braccia conserte lo fissava con sguardo severo. Sapeva già come sarebbe finita: lui sarebbe dovuto correre in autostrada per un incidente e salutandola le avrebbe promesso di portarla a cena, mentre l'avrebbe rivisto solo il giorno dopo, una volta finite le indagini. Ben fissava il vuoto ascoltando la voce della Kruger dall'altra parte del telefono. -Ok, ok, arrivo. Ha già chiamato Semir?-
-Jager, venga subito in commissariato le ho detto!-
-Passo solo a prendere Semir e arrivo, ci metto cinque minuti...-
-Ma...- la lamentela della Kruger venne chiusa dal tasto rosso del cellulare di Ben che, guardando Lilian con gli occhi di un cane bastonato, le chiese scusa per l'ennesima volta. La ragazza sospirò. Quello era il prezzo da pagare per stare con un poliziotto:-Vai prima che cambi idea- disse, indicando con la testa la porta del negozio. Ben si alzò, la baciò su una guancia e avviandosi verso l'uscita (sempre tenendo il collo verso di lei) le disse:-Grazie- e sparì per le vie di Colonia. Lilian lo guardò correre verso il parcheggio e, sospirando, tornò al suo vestito azzurro.

 Semir aveva giurato di non farsi disturbare in quel giorno e per quello aveva lasciato il cellulare spento in macchina. Da quando era lì aveva già perso cinque telefonate dalla Kruger e due da Ben. Ma lui non poteva saperlo e godendosi il sole di luglio, si riposava con la testa sulle gambe della moglie che, appoggiata ad un albero, leggeva un libro. Aida aveva incontrato un amico e stava giocando con lui ai piedi della collinetta.
Infastidito scacciò l'ennesima formica che cercava di arrampicarsi sulla sua mano. Andrea rise:-Sono attratte dal cibo, adesso vado a lavare i piatti...- si alzò e, con le stoviglie in mano, si allontanò a caccia di una fontana. Semir si sentì scomodo dopo aver abbandonato la posizione e cercò di appoggiarsi all'albero dove poco prima c'era la moglie, ma non trovò mai la corteccia.

Contro la sua schiena era puntata una pistola e, istintivamente, l'ispettore alzò le mani. Da dietro delle braccia forzute lo sollevarono e lo fecero voltare. Quattro uomini con il passamontagna erano spuntati dalla boscaglia. Tre avevano una pistola, mentre quello che l'aveva alzato aveva ancora le mani sulle sue spalle, ed era disarmato.
Semir fece un rapido calcolo: se avesse colpito per primo quello senza armi poteva sfruttare la sorpresa per bloccarne un altro, ma ne sarebbero rimasti comunque due, per di più armati. Non poteva nemmeno tentare una mossa strana per sfuggire alla presa dell'uomo o per darsela a gambe, o sarebbe andato incontro al suicidio. Era in trappola.

 Andrea stava risalendo la collina, ma si fermò subito, vedendo suo marito circondato. Afferrò il cellulare cercando di chiamare Ben e chiedendosi se mai avrebbero avuto una giornata tranquilla, quando vide Aida correre verso il padre. La bambina lo chiamava a gran voce, attirando l'attenzione degli uomini.

Nel panico Semir si voltò per guardarla e sul viso della figlia si disegnò un espressione di terrore. Istintivamente gridò e uno degli uomini, per farla tacere, le puntò la pistola contro. Prima che il poliziotto potesse intervenire, dalla pistola partì un colpo. Un attimo dopo, Aida era a terra.

 Quando Ben salì in macchina provò a telefonare al collega, ma rispondeva la segreteria. Alla seconda chiamata decise di andare al parco. Sapeva infatti che Semir passava la giornata con la famiglia. Mentre correva per i viali pensò a lui, che non sarebbe stato per niente contento di tornare a lavorare.
Ad un certo punto vide Aida correre per il prato. Pensò di seguirla, per trovare il padre. Mentre si avvicinava a una collinetta vide Andrea che, nel panico, aveva lasciato cadere dei piatti e cercava disperatamente qualcosa nelle tasche. Non capendo alzò la testa verso la cima della collina e ricominciò a correre sulle orme di Aida.
Era a metà strada dalla bambina quando la sentì chiamare il pane. Terrorizzato da quello che sarebbe potuto succedere, percorse gli ultimi metri a grandi falcate. Quando arrivò, la prima cosa che vide fu la faccia piena di panico di Semir. Una faccia che conosceva fin troppo bene.

In previdenza si buttò sulla bambina che, si accorse solo in quel momento, stava urlando.





Angolo autrice: Questa è la mia primissima storia, quindi per favore commentate, recensite e datemi suggerimenti!! :)Ringrazio tutti quelli che avranno il coraggio di leggere questa..."cosa".
Avviso già da ora che questa fanfiction potrebbe diventare un po' OOC, visto che non ho mai visto gli episodi di "Squadra Speciale Cobra 11" in cui ci siano Kondrad o Julia, quindi i loro personaggi, presenti nei prossimi capitoli, probabilmente saranno un po' sbagliati...
Saluti!! :D
Iuccy

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Capitolo 2
*** Salvate Aida! ***


 

Semir non sentiva nulla. Vedeva solo la sua bambina e la mano dell'uomo premere il grilletto.
Era una bella giornata, ma anche questa volta, qualcuno nel mondo aveva deciso di disturbarlo.
Pensò ad Andrea e sperò che fosse ancora alla fontana, che non potesse assistere alla scena.
Pensò ad Aida che, con occhi vacui, guardava il proiettile partire dalla pistola.
Guardò sua figlia cadere con gli occhi ancora aperti poi, lentamente chiuderli e di nuovo aprirli. Pensò terrorizzato alla cattiveria di quegli uomini: non l'avevano nemmeno uccisa sul colpo? Doveva ancora soffrire prima di morire?
Ma poi capì. Vicino alla bambina c'era un altro corpo.

 Aida aprì gli occhi. Vide tutto come prima. Suo padre e i quattro uomini. Anche sua mamma, alle loro spalle. Non era ancora morta. Si ricordò quello che gli aveva detto suo padre: c'erano delle pistole che non sparavano veramente, facevano solo rumore. Forse quelle degli uomini erano così. Tuttavia non capiva come mai fosse a terra. Non era ferita, aveva solo un po' di male al fianco su cui era caduta.
Sentì un respiro affannato alle sue spalle. Lentamente si girò e iniziò a piangere.

 Andrea corse verso la figlia. Non le importava se le avessero sparato, lei doveva andare ad aiutarla. La bambina le saltò al collo, piangendo, e la madre controllò che stesse bene. Solo allora vide Ben. Aveva ricevuto il corpo diretto alla figlia e ora gemeva coricato in una pozza di sangue.

 L'uomo che aveva sparato non riusciva a muoversi. Aveva reagito d'istinto ma ora come sarebbe andato avanti? Il piano era prendere come ostaggio Gerkan, non tentare di uccidere la figlia e colpire Jager. Cercò una risposta negli occhi di Charlie che, dopo un attimo di smarrimento, si avvicinò al corpo del poliziotto a terra. Puntando la pistola contro la signora Gerkan e la figlia, le fece allontanare da Jager. Intanto Michael aveva lasciato le spalle del poliziotto e stava correndo verso la boscaglia. Probabilmente andava a prendere il furgone.
Fermo, in mezzo allo spiazzo, faceva scorrere la pistola tra Gerkan e la moglie, indeciso su chi fosse meglio puntare. Fortunatamente Rick gli fece segno di seguirlo e, lentamente, si affiancarono a Charlie.
Quest'ultimo disse:-Ora andatevene, se non volete che Jager si ritrovi una pallottola nel cranio-
Lentamente la donna si allontanò con la bambina in braccio, mentre l'ispettore restava immobile a fissare il collega. Charlie tolse la sicura alla pistola. Subito Gerkan scattò e, controvoglia, si allontanò lentamente.
Si fermò ancora una volta a guardarli, e Charlie pensò che avrebbe fatto la battuta del grande eroe tipo: “Io ti salverò, fosse l'ultima cosa che faccio!”. Invece, quando l'attenzione dell'ispettore venne catturata dal movimento della pistola, ricominciò ad allontanarsi.

 Quando la famiglia fu lontana, Alex si avvicinò a Jager e osservò la ferita. Il proiettile aveva colpito il fianco destro, il sangue aveva creato una bella pozza e ora stava sporcando il retro del furgone su cui lo stavano caricando. Si rivolse al fratello che, con tutta calma, stava mangiando un panino che aveva rubato dalla borsa di Gerkan, controllando le operazioni:-Se non lo curiamo subito, non so quanto resisterà...-
-Tranquillo fratellino, ce la farà fino alla base...com'è che ti preoccupi per lui?-
Alex non seppe cosa rispondere. Charlie aveva sempre avuto ragione, già da bambini. Non osò controbattere.
In quel momento arrivò Michael col cellulare di Jager in mano. Stava squillando. Charlie sorrise e accettò la chiamata.
-Ciao Ben, sono Julia. Ieri hai dimenticato la giacca qui da me, riesci a passarla a prendere o te la porto in ufficio quando esco?-
-Credo che faresti meglio a passare in commissariato, ma non so se troverai tuo fratello- senza lasciare a Julia la possibilità di rispondere Charlie chiuse la chiamata e lanciò il cellulare nel prato.
Poi si rivolse a Rick e disse:-Metti in moto, tra poco Gerkan sarà di nuovo qui-




Angolo autrice
Per favore recensiteeeee!!! :'( almeno mi dite che questa storia fa schifo e che per il bene dell'umanità dovrei smettere di mettere queste schifezze su internet...ma scrivetelo, non posso leggervi nella mente!!! (E sono troppo orgogliosa per capirlo da sola...)
Cercherò di aggiornare una volta a settimana (probabilmente il mercoledì), o anche prima (scuola, teatro, canto, fratelli, meteo, trasloco, punizioni, variazioni  climatiche di vario genere,innalzamento del livello dei mari, invasioni di UFO, ecc..permettendo).
Credo di aver finito con gli avvisi inutili, quindi tanti saluti!!!! :)

 

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Capitolo 3
*** La telefonata ***


Semir aveva riportato Andrea e Aida a casa e, dopo aver raccomandato loro di non uscire, si era fiondato in commissariato. Vedendo la lista delle chiamate perse si morse il labbro: forse la Kruger e Ben sapevano tutto e se lui avesse sacrificato un po' di più la sua giornata, tutto ciò non sarebbe successo.
Parcheggiò davanti all'entrata e corse nell'ufficio del capo. Appena lo vide entrare, la donna si alzò ed esclamò:-Semir! Dov'è Ben?- c'era una punta di nervosismo nella sua voce. L'ispettore si buttò sulla sedia e disse:-Non lo so- e le raccontò quello che era successo quel pomeriggio.

Quando il telefono le fu sbattuto in faccia, Julia uscì di casa di corsa, diretta al commissariato dove lavorava Ben. Decise di passare dall'ufficio di suo padre per dirglielo. Provare a telefonare significava superare migliaia di segretarie e centralini, e visto che voleva parlargli di giornata, decise di passare di persona. Infatti subito la riconobbero, ma le diedero una brutta notizia: Kondrad era a Berlino per una riunione e non era rintracciabile.
Uscendo dall'ufficio si sedette in macchina, naturalmente parcheggiata in seconda fila, e pensò che a suo fratello avrebbe fatto piacere se, almeno per una volta, loro padre si fosse preoccupato per lui.

La Kruger aveva mandato una pattuglia per proteggere Aida e Andrea, intanto Semir le stava raccontando tutti I particolari di quel giorno:-Quello che ha sparato sembrava disorientato,come se fosse nuovo dell'ambiente. Non aveva esperienza nelle armi, il colpo non era preciso, ma se Ben non fosse intervenuto avrebbe comunque ferito Aida alla testa...- non finì la frase. Se Ben non ci fosse stato. Se Ben non avesse disobbedito per andarlo a prendere, se non fosse stato così impulsivo. Se non avesse salvato Aida...lei non ci sarebbe più stata. E Semir non era stato in grado di ricompensarlo per quello che aveva fatto.
Un trambusto nell'ingresso lo risvegliò dai suoi pensieri. Il viso di Otto spuntò dallo spiraglio della porta:-Abbiamo visite!- si spostò per far passare Julia che, come una furia, entrò a passo di carica nell'ufficio. Appoggiò le mani sulla scrivania della Kruger e, con sguardo deciso, sillabò:-Dov'è mio fratello?-
Il capo deglutì e, rivolta a Semir disse:-Dobbiamo andare da Hartmut-

 Pochi minuti dopo erano tutti e tre negli uffici della scientifica, che ascoltavano una registrazione di una telefonata ricevuta al commissariato. Si sentiva la voce di un uomo e quella del capo:-Pronto, commissariato di polizia autostradale di Colonia-
-Buongiorno, chiamo per avere notizie di Ben Jager-
-Mi spiace, ma non possiamo dare informazioni sui nostri agenti-
-No, volevo parlargli per ringraziarlo per quello che ha fatto per me e mia moglie... sono Mark Wemer, mia moglie Liz è stata salvata da lui e dal suo collega... Gerkan, si chiama così?-
-Si...-
-Ah, un nome piuttosto insolito... comunque posso parlargli?-
-Hanno il week end libero, se vuole li può trovare lunedì...-
-Molto gentile, buona giornata-
La registrazione si fermò. La Kruger si alzò e, posizionandosi davanti a tutti disse:-Ho fatto delle ricerche, ma i signori Wemer ci hanno ringraziato più del dovuto. Sono quelli che ci hanno regalato la nuova macchinetta del caffè- Semir sorrise pensando a quella benedizione -e un buono cena in un ristorante 5 stelle... due mesi fa. Credo che quello che ha telefonato non fosse il vero signor Wemer, ma qualcuno che ci conosce talmente bene da sapere dei ringraziamenti della coppia. Semir, hai riconosciuto la voce?-
-No, ma teniamo anche conto che oggi pomeriggio ha parlato solo quello che ha minacciato Ben...-
-Ok, allora ipotizziamo che sia di uno degli altri tre: qualcuno voleva rapirti, ma Ben era un bersaglio più semplice, così scelgono lui. Perché? E tu Julia, cose ci fai qui, come hai saputo di tuo fratello?-
La domanda scosse la ragazza, come se fosse stata risvegliata da un sogno:-Ehm, io ho chiamato Ben, ma mi ha risposto u n uomo dicendomi che non l'avrei più rivisto...-
Semir si aspettava che scoppiasse a piangere, come facevano tutte le persone con un po' di cuore che si trovavano nella sua situazione, ma lei no. Sembrava completamente assorta nel fissare un angolo della scrivania, come se volesse analizzarlo centimetro per centimetro. Era incredibile quanto assomigliasse a Ben. Probabilmente erano entrambi le copie della loro madre, morta quando erano piccoli. Anche perché del padre portavano solo il cognome. Non c'era quasi nessuna caratteristica fisica che li accomunasse con lui, se non gli occhi.
Era completamente assorto nei suoi pensieri che quasi si spaventò quando la Kruger gli parlò:-Semir cosa ne pensi?-
-Co...cosa penso di cosa?-
-Stavamo parlando della telefonata!-
-Ehm, io penso che sia un gruppo di delinquenti che abbiamo incastrato un po' di tempo fa e che ora vogliano vendicarsi...-
-Oppure di un ricatto...- sussurrò Julia. La Kruger non capiva:-E per chi?-
-Mio papà...?-
-Intendi che vorrebbero ricattare tuo padre? Ma allora perché avrebbero cercato di rapire me?- Semir non riusciva a seguire il ragionamento della ragazza che, senza rispondere, alzò le spalle.
-Forse sapevano che Ben sarebbe intervenuto, ed avevano ragione, ma è poco probabile, anzi impossibile. Come sapevano a sapere quanto tempo ci avrebbe messo a raggiungerti, e come facevano ad essere sicuri che l'avrei chiamato?-
In quel momento Hartmut entrò nell'ufficio e disse:-Ho appena finito di analizzare il cellulare che abbiamo trovato nel parco. Ci sono le impronte di Ben e di un'altra persona...-
Semir intervenne:-Sono sicuro che gli uomini al parco portassero i guanti, probabilmente le altre sono di Lilian...-
Il tecnico segnò alcuni appunti su un foglio, poi consegnò un cestino all'ispettore:
-Questo deve essere tuo- il poliziotto afferrò il paniere che avevano usato per il pic-nic e ci guardò dentro: la tovaglia e i piatti che la scientifica aveva ritrovato, una barretta di cioccolato, due pagnotte e un panino al salame lasciato a metà.
-Porta di nuovo questo in laboratorio- disse Semir porgendo il panino ad Hartmut, che lo guardò senza capire.
-Se c'è una cosa che a mia moglie dà fastidio sono le briciole nei cestini. Oggi ho dato un boccone a questo panino, ma mia moglie mi ha detto di non mangiarlo tutto e di lasciarne per la merenda di Aida e non lo avrebbe mai lasciato senza incarto...- sventolò il panino aperto sotto il naso dei suoi ascoltatori -Sono pronto a scommettere che uno di quei quattro si è fatto uno spuntino, convinto di non essere beccato...-
-Ottima deduzione Gerkan, complimenti- disse la Kruger.
In quel momento il cellulare di Julia squillò. Lei sobbalzò spaventata e con le mani tremanti lesse il numero sullo schermo.
Con gli occhi lucidi rispose:-Papà...-

 

 

Angolo autrice
Ta-daaaaa!!!! Ed ecco a voi il terzo capitolo!! E...ta-daaaaa!!!! Compaiono Julia e Kondrad! Che saranno di sicuro sbagliati. Scusate, lo ripeto, non ho mai visto una puntata in cui ci sia la famiglia di Ben, quindi ho dovuto un po' arrangiarmi...Se volete darmi consigli su come siano in realtà questi due personaggi, ben venga!
Dedico questo capitolo a Juliana, la mia povera compagna di banco che è costretta a sentire le mie farneticazioni 5 ore al giorno e a cui ho letto in anteprima questa storia per avere consigli. Grazie Juli! (e scusa!)
Mille ringraziamenti a Teresina e Fred_Deeks_Ben per le recensioni!!!
Saluti e alla prossima! :)

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Capitolo 4
*** Amore paterno ***


 

Seduto nel suo ufficio di Berlino, Kondrad pensava a suo padre, Peter, che aveva rischiato tutto per la sua famiglia. Era stato molto coraggioso, per cambiare il loro stile di vita e le loro condizioni, che non sopportava. Prima vivevano in un piccolo monolocale, dormendo tutti e cinque nella stessa stanza, e i pochi soldi del suo stipendio da operaio bastavano appena a pagare l'affitto. Kondrad e le sue sorelle Anne e Michelle rischiavano di non andare all'università, e probabilmente non avrebbero mai avuto un buon lavoro. Così loro padre era andato dal suo capo per esporgli tutte le sue idee per migliorare la produzione. Il superiore, rimasto stupito dalle sue capacità, lo aveva promosso, finché il giovane Peter Jager era diventato vice direttore. Alla pensione del capo le industrie erano passate a lui e ora a Kondrad.
Quest'ultimo aveva sempre cercato di dare a Ben e Julia tutto quello che non aveva avuto da bambino: una bella casa, una buona scuola e un buon posto di lavoro. Ma sembrava che tutto ciò non interessasse al figlio maggiore, che appena maggiorenne era andato via di casa e aveva rinunciato ad un posto sicuro al fianco del padre. E se non bastasse aveva scelto di frequentare quella stupida accademia di polizia!
Sconsolato Kondrad appoggiò a testa sulle mani. Perché Ben non era come Julia? Così dolce e sensibile? Lei aveva capito subito i problemi del padre vedovo, lui no. Forse aveva sofferto di più la morte della mamma? In fondo lei aveva appena un anno, lui poco più di quattro, e forse non aveva ancora sperimentato l'amore materno. Lui era già in grado di capire e Kondrad non era riuscito a compensare il vuoto. Per lui Peter era sempre stato un idolo, ma per Ben lui chi era? Nessuno. Uno sconosciuto che per diciotto anni lo aveva accolto in casa sua, dandogli la paghetta ogni settimana e mangiando con lui quando non aveva nessuna riunione o problemi di lavoro. Si chiese se avesse mai letto una favola della buonanotte al figlio, gli avesse mai medicato un ginocchio dopo una caduta dalla bicicletta, o fosse mai andato ad una sua partita di calcio. La risposta a tutte queste domande era no, mai.
Il suo unico gesto di umanità era stato dargli un bacio sulla fronte quando tornava a casa tardi, ma ormai Ben dormiva e non se ne accorgeva.
Il suo sguardo cadde sul telefono; Julia aveva promesso di chiamarlo ad ogni novità sull'indagine, ma non si era ancora fatta sentire. Decise di rileggere la mail:

 Ciao Kondrad! Ti ricordi di me?
Sono Jason. Forse ti sei dimenticato, ma ti conviene
fare uno sforzo e cercare di pensarmi, perché ogni
minuto che passa, tuo figlio si avvicina alla morte. Quando
ti ricorderai di me chiamami, magari parliamo un po'..
A presto!

Jason B

P.S.: Fai attenzione a Julia!
 

Kondrad chiuse la posta, si alzò e si avvicinò alla vetrata del suo ufficio. Era all'ultimo piano, su una delle vie più trafficate di Berlino, ma in quel momento desiderò poter aprire la finestra per far entrare un po' di vento. Si appoggiò al vetro e sospirò. Avrebbe voluto urlare, ma si trattenne:-Ben, io sono tuo padre- sussurrò.
E lì, dove una lacrima pagnò il vetro giurò che avrebbe salvato il figlio, qualunque sacrificio e sforzo avrebbe dovuto compiere.

Preso dall'adrenalina della sua decisione, afferrò la sua ventiquattrore e uscì dall'ufficio. C'erano cose più importanti di una stupida riunione con i vertici dell'economia tedesca.
Decise di non prendere l'ascensore ma di usare le scale: così poteva correre e non essere disturbato dato che erano usate pochissimo. Trafelato uscì in strada e pensò che il suo autista ci avrebbe messo troppo tempo per raggiungerlo e decise di chiamare un taxi per farsi portare in aeroporto. Sulla macchina appoggiò la testa al finestrino e programmò la sua giornata: avrebbe seguito alla lettera le istruzioni della mail, sarebbe andato da Julia e avrebbe contribuito alle indagini.

 La casa di Julia era circondata dalle auto della polizia. Dopo il rapimento di suo fratello, la Kruger aveva ritenuto più prudente sorvegliarla e non lasciarla uscire sola. Cosa che non avrebbe comunque fatto, dato che aveva un incredibile mal di testa e un po' di nausea. Semir diceva che era perché era ancora sotto choc, ma lei non si sentiva così. Seduta sul divano con una tazza di te fumante, ripensava al giorno in cui Ben si era iscritto all'accademia di polizia. Già allora aveva pensato con orrore a quel momento, già allora aveva il terrore che potesse capitargli qualcosa di brutto. In un certo senso se l'aspettava, era pronta all'evenienza.
Il filo dei suoi pensieri si interruppe quando gli agenti nel suo giardino iniziarono a rumoreggiare. Si alzò e, spostando la tendina della finestra, vide un uomo che cercava di entrare in casa, mentre Otto lo tratteneva da una spalla.
Non aspettò un attimo di più. Julia uscì di corsa e, schivando due poliziotti che volevano fermarla, corse incontro a suo padre. Con le lacrime agli occhi lo abbracciò e gli chiese:-Sei tornato per Ben?- Lui le prese il viso tra le mani e accennando un sorriso disse:-Sono tornato per voi due-

 

 

Angolo autrice
Avessi dato un pugno in un occhio ai poveri registi di Cobra 11 sarebbe stata la stessa cosa. Più rileggevo questo capitolo più mi convincevo che quello di cui si parla non fosse Kondrad ma un suo omonimo...-.-” Sono una frana!!! Spero almeno che Ben e Julia siano orfani di madre oppure ho proprio sbagliato serie!!
Comunque questo capitolo sarà pure sbagliato e inutile quanto volete, ma fondamentale per quello che intendo fare del povero papà di Ben...
Spero vi sia piaciuto, attendo sempre e comunque recensioni e non temo le bandierine rosse delle critiche!!
Alla prossima! :)

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Capitolo 5
*** Jason B. ***


 

Quando Ben si svegliò si ritrovò in una specie di cantina. Era sdraiato, ma quando provò ad alzarsi sentì una fitta al fianco che lo fece gemere per il dolore. Chiunque l'avesse rapito lo voleva vivo, perchè era stato medicato e fasciato, e la ferita non sanguinava più. Si appoggiò al muro e iniziò ad esplorare la stanza con lo sguardo. L'unica fonte di luce era una lampadina che pendeva dal soffitto al centro della stanza. Ere praticamente vuota, a eccezione di alcuni scatoloni e casse ammucchiati in un angolo. Nell'angolo opposto a quello in cui era rannicchiato lui , delle scale in cemento oltre le quali c'era l'unica porta del locale. A suo fianco un cartone con della pizza ormai fredda.
Chissà che ora era. Con uno sforzo immane si alzò e zoppicando arrivò al primo scalino. Si appoggiò alla ringhiera per recuperare le forze e osservò la porta. Dallo spiraglio si intravedeva un filo di luce, a volte interrotto da ombre che passavano davanti ad una lampada o ad una finestra. Se c'erano persone nell'altra stanza voleva attirare la loro attenzione e alzò il piede per salire il primo scalino. Ma una dolore atroce gli ricordò la ferita che gli impediva di camminare bene. Si guardò intorno e, adocchiando una cassa lì vicino, le tirò un calcio con la gamba sana. Qualcuno si avvicinò alla porta e un occhio osservò Ben dallo spiraglio.
-Ehi Charlie, si è svegliato-
Dopo qualche secondo sentì dei passi e il rumore di una chiave che gira nella serratura. Poi la porta si aprì e due figure si stagliarono in controluce davanti al poliziotto. Quello che doveva chiamarsi Charlie si appoggiò allo stipite e, senza smettere di fissarlo, chiamò:-Alex, vieni qui-
Ben deglutì: chi era arrivato era quello che aveva sparato ad Aida. Un giovane magro e altissimo, con l'aria sottomessa:-Dimmi-
-Tienilo d'occhio e dagli da mangiare mentre noi andiamo dal capo-
Si incamminò con il primo uomo ma poi, come ripensandoci, si girò e, guardando negli occhi il ragazzo, indicò il poliziotto e disse -è tua responsabilità- I due si allontanarono ridacchiando e quello che doveva chiamarsi Alex sospirò chiudendo nuovamente la porta.
Ben zoppicò nuovamente verso il suo angolo e scivolò seduto per terra. Aveva avuto, per un momento, la speranza che sarebbe uscito vivo da quella storia: lo avevano medicato e gli avevano dato da mangiare. Ma ora la sua convinzione era stata rovesciata completamente, i suoi rapitori l'avrebbero sicuramente ucciso. Se no perchè farsi vedere da lui senza passamontagna, sapevano che avrebbe facilmente fatto un identikit e li avrebbe rintracciati.
Mentre si perdeva nei suoi pensieri pessimistici la porta si aprì nuovamente. Alex entrò con un vassoio in mano. Lentamente si avvicinò al poliziotto, come se avesse quasi paura. Scese gli scalini a testa bassa e, con una specie di timore riverenziale appoggiò goffamente un pasto preconfezionato davanti a Ben, che lo osservava. Voleva capire come si poteva comportare una persona così, come mai una persona a prima vista così innocua e spaventata potesse essere immischiata in una faccenda simile. Poi il giovane fece una cosa particolare: prese un bel respiro, come per farsi coraggio,e gli sollevò la maglietta senza troppi complimenti. Con lo sguardo critico di un medico gli stava controllando la fasciatura. Il poliziotto lo lasciò fare, anche perchè non aveva la forza di opporsi, e delle cure sarebbero andate solo a suo favore. Quando ebbe finito si alzò e con un espressione rassegnata fece per andarsene.
Ma Ben capì in quel momento che c'era un unica speranza, e si stava allontanando. Doveva fermarlo.
-Che ore sono?- chiese con voce roca. Alex sembrò stupito ma osservò comunque l'orologio:-Le cinque e un quarto di pomeriggio. Hai dormito quasi un giorno-
Il poliziotto però non era soddisfatto. Voleva qualche particolare in più sulla sua personalità:-Mi hai curato tu? Perché?-
Un ombra si disegnò sul viso del giovane:-Sì sono stato io. A capo non serve un morto come ostaggio- la voce gli si affievolì -almeno non per ora...- lo guardò tristemente e voltandosi se ne andò.
Ben sia appoggiò al muro con la testa e cercò di elaborare un pensiero sensato. Perché quel ragazzo era così diverso dagli altri? Era quello che aveva sparato, eppure l'aveva curato, niente aveva senso. Un pensiero gli illuminò la mente: lui e quell'uomo erano incredibilmente simili. Soddisfatto allungò le mani verso il vassoio e osservò il pasto che gli avevano portato.

 -Appena ho letto la mail ho telefonato a Julia, verso le quattro del pomeriggio sono partito da Berlino e sono subito corso a casa sua- finì di raccontare Kondrad e Julia annuì come per confermare la sua versione.
-Questo ribadisce ancora una volta l'ipotesi del ricatto- sospirò la Kruger – almeno ha una vaga idea su chi possa essere questo Jason B.?-
-No, col mio lavoro conosco tante di quelle persone che sarebbe come chiedermi la targa del taxi che ho preso ieri!-
Semir suggerì:-Potrebbe essere un suo concorrente in affari...-
-Oppure qualcuno che ha licenziato in passato- tentò il capo.
-Può darsi, ma la mail mi è arrivata poco prima di un importantissima riunione d'affari. Forse qualcuno non voleva che partecipassi...- sospirò scuotendo la testa. Ci fu un lunghissimo momento di silenzio, durante il quale Julia tornò ad analizzare il suo angolo di scrivania e il padre di Ben si appoggiò allo schienale della sedia e tirando la testa all'indietro chiuse gli occhi. L'ispettore e la Kruger si fissarono, cercando l'uno negli occhi dell'altro il bagliore di un'idea, che non ci fu.
Il capo, decisa a non stare con le mani in mano, prese un documento dal cassetto e, iniziando a scrivere chiamò Otto:-Vai nell'ufficio del signor Jager e cerca qualsiasi pratica, foglio o fascicolo che contenga il nome Jason-
-Jason...cognome?-
-Non si sa-
-Ma ci vorranno anni per controllarli tutti! Ci saranno migliaia di Jason solo a Colonia!-
-Allora inizi adesso così finisce prima!- sbottò la Kruger porgendo al poliziotto il mandato di perquisizione che aveva appena compilato. Sbuffando Otto uscì lasciando Semir confortato: il capo non avrebbe mai trattato così i suoi uomini. Era severa, certo, ma non si sarebbe mai permessa di parlargli in quel modo. Quando lo faceva era perchè era seriamente preoccupata e ci stava mettendo tutta sé stessa in quel caso.
Chissà se anche Julia e Kondrad lo capivano.

 Quando la porta si aprì il poliziotto stava dormendo. Charlie si appoggiò al muro e sorrise al suo capo invitandolo ad entrare. Lui scese i quattro scalini lentamente, osservando la figura di Ben rannicchiata in un angolo. Si sedette su una cassa e decise di aspettare il suo risveglio.
Quando aveva ricevuto la telefonata in cui gli dicevano di aver rapito Ben Jager si era sorpreso. Certo, quello cambiava un po' i suoi piani, avrebbe dovuto subito scoprire le sue carte, ma almeno facilitava il suo compito. Non avrebbe dovuto fare troppi giri di parole e la sua ricompensa sarebbe arrivata prima.
Intanto il poliziotto si era svegliato e si era sorpreso di trovarsi una faccia nuova davanti.
-Hai dormito bene?-
Ben decise di reggere il gioco e gli rispose a tono:-Non proprio comodissimo ma sempre meglio di niente...- lo osservò attentamente: giacca e cravatta, aspetto autoritario e rispettabile, sicuramente qualcuno di alto rango.
-Sei stato tu a farmi rapire?-
-Sì, sono stato io-
-Non ti ho mai visto, non puoi essere un criminale che cerca vendetta. Perchè hai cercato di rapire Semir?-
L'uomo sorrise:-Perchè subito volevo minacciare te, ma visto che ti sei messo in mezzo, perchè non ricattare direttamente tuo padre? Infondo è a lui che miravo-
-Cosa vuoi fare?- la faccia di Ben era tirata in una faccia di rabbia.
-All'inizio ho rapito il tuo collega per costringerti a rinunciare all'eredità di tuo padre. Se fosse andato tutto liscio tu non avresti detto niente perchè i miei cecchini sarebbero già stati intorno alla casa di Gerkan. Tutti avrebbero pensato alla vendetta di qualcuno che voi avevate incastrato, e tutto sarebbe saltato fuori alla morte di tuo padre, quando tutti i suoi beni sarebbero passati a me-
-E quindi ora vorresti ricattarlo... ma cosa vuoi da lui? Soldi? Allora hai preso il figlio sbagliato. E' Julia quella preferita di famiglia...
L'uomo socchiuse gli occhi per osservare quel giovane che stava tentando la sua ultima difesa psicologica. Sarebbe stato messo fuori gioco nel giro di tre secondi se Ben avesse avuto la forza di alzarsi. Lui aveva la sua età e da buon uomo d'affari rispettabile era magro e non entrava più in una palestra dai tempi del liceo. Ma era ricco e importante, e poteva permettersi molto di più di alcune guardie del corpo. Ma gli mancava una sola cosa, che il giovane davanti a lui poteva restituirgli.
-Rivoglio da tuo padre quello che mi ha tolto cinque anni fa: l'orgoglio-
Ben non capiva niente.
L'uomo alzandosi disse:-Comunque io sono Jason-  

 

 

Angolo autrice

Allora?? Come vi sembra questo Jason? Se non avete capito bene il suo piano, chiedete pure, sono anche traduttrice dai miei pensieri e scritti complicati a italiano comprensibile!!!
Ma..avete visto che ho aggiornato in orario?!? =D Nonostante la fine della scuola scuola e l'happening* sono arrivata a casa e dopo una doccia veloce ho subito aggiornato!!! Sono soddisfatta di me! E anche voi spero, quindi (per insultarmi, lanciarmi pomodori virtuali, maledizioni o ridurre ai minimi termini la mia autostima) recensite!!!!
Saluti!!:)

 * L'Happening è una festa che si svolge nella città dove vado al liceo, a cui partecipano tutte le scuole secondarie. Molto divertente, ci sono le battaglie coi gavettoni, le esibizioni allo skatepark e una band dal vivo sempre diversa come sottofondo, tutto nello stesso parco. E naturalmente, tanti amici. :) Cose da perderci delle giornate!!

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Capitolo 6
*** Psicologi che indagano ***


Quando Alex tornò col pranzo, Ben era pronto. Aveva aspettato il momento giusto: gli altri tre del gruppo erano usciti e il capo non si faceva vedere da parecchio tempo. Aveva capito che scappare era impossibile, perchè aveva visto il sensore dell'antifurto nel corridoio che avrebbero sicuramente inserito prima di uscire. Se avesse provato mentre gli portavano da mangiare, ma non sarebbe andato molto lontano ferito e con degli inseguitori armati. Così era stato costretto a cercare una nuova soluzione. E l'aveva trovata.
Mentre si preparava il discorso ringraziò il suo insegnante di psicologia all'accademia di polizia.
-Tu e Charlie siete fratelli giusto?-
Alex si fermò e lo guardò negli occhi, esitando a rispondere:-Come hai fatto a capirlo?-
Ben scosse le spalle:-Dal modo in cui ti tratta. Perché ti fai mettere i piedi in testa?-
Il giovane restò zitto per un po', indeciso su cosa dire:-Lui...lui è sempre stato il migliore, il più bravo, il figlio che tutti i genitori desiderano. Diciamo che sono sempre stato geloso di lui...-
-Perché ti sei fatto trascinare in questa storia? Tu non sei come gli altri vero?-
A quella domanda Alex si raddrizzò, come se si fosse improvvisamente risvegliato, e se ne andò a passo di carica. Il poliziotto sorrise: stava riuscendo nel suo intento, anche se ci sarebbe voluto ancora molto tempo, che forse lui non aveva. Ma aveva appena fatto un grande passo avanti, l'aveva indispettito e fatto dubitare di se stesso. Con tre domande aveva fatto scattare una rivoluzione nel cuore del suo carceriere.

 -Abbiamo i risultati delle analisi!- Hartmut era entrato urlando nell'ufficio di Semir alle 7:00 di mattina. Erano quattro giorni che l'ispettore dormiva in commissariato, da quando avevano rapito Ben. Svegliandosi improvvisamente era quasi caduto dalla sedia, ma agitato e emozionato dalle informazioni che il tecnico gli stava portando, si riprese subito e gli strappò i fogli di mano.
-Charlie Shuckworth, ha dei precedenti come piccoli furti e possiede armi regolarmente dichiarate- recitò a memoria, mentre Semir leggeva velocemente il fascicolo.
-Ultimo indirizzo Honer Markt strasse 72! Vado!- urlò il poliziotto fiondandosi fuori dall'ufficio, lasciando Hartmut ai suoi soliti autoringraziamenti.

 Nel parcheggio sentì delle voci conciate. Riconoscendole si avvicinò di nascosto e li vide: Julia, con le lacrime agli occhi, che litigava col padre, serio e impassibile, appoggiato alla macchina. Lui le prese il viso tra le mani, rassicurandola:-Vado solo a Berlino, è per il tuo bene!-
-Se mi volessi bene, se volessi bene a Ben, resteresti qua! Non potresti almeno per una volta cercare di considerarlo come qualcosa di più di un poliziotto? E' tuo figlio, dovresti impegnarti di più...-
-Lo so, lo so, ma almeno posso allontanarmi da te per tenerti al sicuro. Se è me che vogliono, non è giusto che voi subiate tutto questo solo perchè non sono stato abbastanza coraggioso da allontanarmi dai miei figli...-
-Ti sei già allontanato troppo da Ben! Lui non ti ha mai conosciuto veramente!-
-Julia, ragiona. Se io vado a Berlino, posso aiutare nelle indagini, potrò cercare nei miei archivi questo Jason...-
-Così darai una mano ai poliziotti, non a tuo figlio!-
Kondrad rimase zitto. Sapeva di avere torto, ma salì ugualmente in macchina e fece segno al suo autista di partire. Lei rimase a guardarlo allontanarsi, impotente di fronte alla testardaggine del padre.
Semir stava per andarle incontro, ma una mano si posò sulla sua spalla. Trasalì e si voltò di scatto. La donna dietro di lui si spaventò ancora di più.
-Lilian! Che cosa ci fai qui?-
Una nuvola di ricci si mosse, seguendo la smorfia di lei:-Sai benissimo chi cerco. Dov'è Ben? Sono già passati quattro giorni, pensavo che telefonare alla propria fidanzata fosse ancora buona educazione!-
-Non sai ancora niente?!?-
-No! Cosa gli è successo? Ho già provato a chiamarlo migliaia di volte, ma ha sempre la segreteria...- guardando l'espressione sul viso del poliziotto, un pensiero le frullò nella mente -Lu...lui è...-
Semir afferrò il senso della frase che la ragazza non riusciva a concludere:-No! Non ancora credo...spero- poi si ricordò quello che stava facendo poco prima e si mise a correre, urlando -Chiedi alla Kruger, lei ti spiegherà tutto!-

 Honer Markt Strasse era una di quelle vie di città in cui ci sono solo condomini di cemento senza giardini o alberi. I palazzi a quindici piani o più erano praticamente deserti a quell'ora, quando tutti dovevano essere a lavorare. Da quando era entrato in quel quartiere Semir aveva solo visto due ragazzi che probabilmente avevano marinato scuola e che speravano di non incontrare nessun conoscente nelle strade di periferia. Parcheggiò proprio davanti alla porta dell'edificio col numero 72. Scese dalla macchina e osservò i citofoni. Shuckworth, terzo piano, porta a sinistra. Decise di fare una pazzia. In fondo non aveva neanche il mandato di perquisizione. Suonò il campanello. Nessuno rispose, ma nel momento in cui il suo dito si posò sul pulsante, la porta si aprì. Il ronzio del cancelletto lo fece sobbalzare e pensò che qualcuno lo stesse spiando. Incurante del pericolo percorse il cortiletto a rapidi passi e si rifugiò sotto lo stipite della porta del condominio. Caricò la pistola e, lentamente, salì le scale. Arrivato al terzo piano trovò la porta socchiusa. Sospirò e, con un leggero calcio, aprì la porta.
Un semplice appartamento, vuoto, apparì davanti ai suoi occhi. Al centro della stanza solo un tavolo con un foglio sopra. Lentamente si avvicinò e, sempre con l'arma pronta, afferrò il biglietto e se lo mise in tasca. Non lo lesse, ma fece un giro della casa per controllare di essere solo. Dopo il controllo uscì, lasciando tutto come aveva trovato.
Respirò soltanto quando fu in strada. Strinse nella tasca il foglietto e salì in macchina, diretto al commissariato.

 Quando Rick arrivò a casa di Charlie si stupì di vedere il collega di Jager che usciva dall'edificio. Subito telefonò al complice.
-Gerkan a casa mia?-
-E' uscito adesso, non so se abbia trovato qualcosa...-
-E' ovvio che ha trovato qualcosa! Avrà sicuramente preso il biglietto! Va' a controllare!- e attaccò il telefono.
Appena l'ispettore ripartì, Rick attraversò la strada e, armato di cacciavite, smontò il citofono. La sua idea di usare il campanello come apri porta era stata brillante, ma doveva essere usata da Jager, non dal suo collega! Col broncio scollegò il circuito ed entrò usando le chiavi.
In casa si congratulò col nemico. Gerkan aveva fatto un lavoro pulito, nessuno avrebbe sospettato di un intruso se non per la mancanza del biglietto.
Perse il cellulare e richiamò il padrone di casa:-Avevi ragione, ha preso il biglietto. Credi che seguirà le istruzioni?-
-Non credo, aspettiamo che Jager senior si rinfreschi la memoria, poi vedremo...-

 

 

Angolo autrice
Et voilà!! Capitolo 6!! Che ne dite? Sto iniziando a definire i caratteri dei rapitori di Ben... abbiamo: Alex, quello sottomesso, timido, senza ambizione, Rick, intelligente ma cagnolino di Charlie e Charlie stesso, pieno di sé e leader in tutti i sensi.
Beh, che dire? Spero che questo capitolo vi piaccia...
Ringrazio chi ha recensito e chi ha messo questa storia tra le seguite!!! <3
Ma ora ci sarà una sorpresa...
Saluti!!:)

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Capitolo 7
*** Autostima ***


Ben stava urlando per il dolore. Cercava di scappare a quella tortura, ma Alex lo teneva fermo ridendo:-Se non stai fermo ti farà ancora più male!-
Il giovane gli stava cambiando per l'ennesima volta le bende sulla ferita. -Il proiettile è ancora nella carne, per questo ti fa così male. Ti sta venendo un infezione, ma dovrei operarti per curarti completamente. Per ora posso solo cercare di migliorare la situazione-
Ben strinse i denti:-E tu avresti lasciato la carriera di medico per venire a curare il prigioniero di un ricatto?-
Ormai era passata una settimana dal suo rapimento e il poliziotto e il suo carceriere erano quasi diventati amici. Ormai, ogni volta che poteva, Alex chiacchierava con Ben e sembrava si conoscessero da una vita. Per entrambi, l'altro era un faro che illuminava quel brutto periodo, rischiarato solo dalla piccola lampadina sul soffitto.
-Per la famiglia questo ed altro- sospirò il giovane.
-See, per la famiglia... io ormai ho rinunciato- -In che senso?- -Sono rimasto orfano di madre a cinque anni. Mio padre non mi ha mai seguito, pensava che quella più traumatizzata dalla sua scomparsa fosse mia sorella... di me s'è praticamente dimenticato, così appena maggiorenne me ne sono andato di casa e ho cercato di tagliare i ponti col passato...-
Alex sorrise amaramente, ritirando tutte le bende e i cerotti che aveva appena finito di usare:-A me invece è successo il contrario: non sono stato io ad andarmene, loro mi hanno lasciato solo-
-Che altri parenti hai oltre a Charlie?-
-I miei erano divorziati. Lei vive a Berlino con il nuovo marito, lui è morto qualche anno fa...-
-Ah, mi dispiace-
-Tranquillo, non fa niente-
Ci fu un lungo silenzio, durante il quale Alex si sedette su una cassa lì vicino.
-Perchè non ti ribelli?-
Alex guardò Ben, che aveva gli aveva parlato senza guardarlo in faccia:-A cosa?-
-A tuo fratello, ai suoi compagni e a quel Jason!-
-Perchè non voglio perderli di nuovo. Loro sono tutto quello che ho... non voglio più stare da solo...-
-Pensi che a loro importi qualcosa di te? Non credi che se non avessero avuto avuto bisogno di qualcuno che sparasse non ti avrebbero chiamato?-
Alex rimase zitto, come per ragionare su quello che aveva appena ascoltato:-Come sapevano che avrei sparato? Ho ancora adesso gli incubi sulla fine che avrebbe potuto fare quella bambina! E mi dispiace per quello che ti ho fatto...-
-Sapevano che sarei intervenuto per salvare Semir, come sapevano che tu ti saresti fatto prendere dal panico. Non sai quante persone ho visto sparare perchè avevano paura che il loro piano fallisse-
-Quindi ho sparato perchè avevo paura?-
Ben annuì:-Mi spiace, ma era tutto calcolato. Tu eri la persona perfetta:avresti sparato, salvandoli da una condanna più pesante nel caso in cui fosse andata male, e avresti medicato un eventuale ferito. Ti hanno imbrogliato...-
Alex fissò il vuoto per un po', poi si scosse e si alzò di scatto:-Perchè dovrei fidarmi di te? In fondo l'unica cosa che t'interessa è scappare giusto?- lo guardò ferito.
-Perchè noi ci assomigliamo più di quel che pensi. Mettila come vuoi ma noi due siamo soli allo stesso modo-
Il carceriere tremava. Si voltò e corse fuori.

Semir era in macchina, quando il telefono suonò -Pronto qui...-
-Semir! Mi sono ricordato! Era così semplice! L'avevo detto a Julia!-
-Cosa? Kondrad? E' lei? Si calmi non capisco niente!-
-Oh, mi scusi, è che sono così contento, cioè no dovrei esserlo, ma ce l'ho fatta! Questo aiuterà le indagini...-
-Aspetti, sono arrivato in commissariato, ne parliamo con la Kruger...-
-No, sto arrivando anch'io-
In quel momento una Ferrari parcheggiò vicino alla sua macchina e dal sedile posteriore sbucò il padre di Ben, tutto sorridente. Semir si chiese come si potesse essere felici in un momento simile. -
Me ne sono ricordato a metà strada per Berlino, così sono subito tornato indietro...-
Quando furono nell'ufficio della Kruger, Kondrad non si tratteneva più. Sembrava si stesse sforzando di non dire nulla.
Il capo arrivò alle loro spalle e si sedette rapidamente alla scrivania:-Allora cosa avete scoperto?-
-Il famoso Jason di cognome si chiama Berger ed era uno dei direttori dell'azienda di mio padre- disse tutto ad un fiato il padre di Ben
-Diciamo che la sua scalata al successo non è andata molto bene. Ha sempre dato contro ad ogni iniziativa, probabilmente per gelosia. Aveva sempre ambito al posto di Peter, che non se la sentiva di licenziarlo perchè era molto efficiente. Era stato assunto in una posizione molto elevata, poco sotto mio padre. Ha avuto la fortuna di essere promosso due volte, una perchè il suo diretto superiore era andato in pensione. Alla fine, cinque anni fa, quando l'azienda era già passata a me, si è licenziato ed ha fondato una sua impresa che ha avuto un grande successo, una delle nostre più grandi rivali-
-Quindi si parla di ricatto per vendetta- chiese la Kruger, come se stesse pensando ad alta voce.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale i due poliziotti formularono le loro ipotesi.
Semir, lo sguardo fisso sul muro alle spalle del capo chiese quasi sovrappensiero:-Nella mail c'era scritto di contattarlo, abbiamo un indirizzo o un numero di telefono?-
Kondrad scattò e si mise a frugare nella sua ventiquattrore. Con un sorriso enorme estrasse un fascicolo:-Questo è il curriculum di quando è stato assunto. All'epoca aveva poco più di vent'anni, più o meno abbiamo la stessa età. La differenza è che io ho iniziato dalla gavetta e con una buona laurea...-
La Kruger afferrò i fogli che l'uomo le porgeva. Gli diede un'occhiata veloce e chiamò Susanne:-Controlla se in Wolfang strasse numero 74 abita un certo Jason Berger-
-L'avete trovato?-
-Forse, l'abbiamo identificato-
-Ok, faccio più in fretta che posso-

Quando la donna uscì, Semir si ricordò della sua gita:-A casa di Shuckworth ho trovato questo- dalla tasca estrasse il biglietto e lo lesse ad alta voce
 

Complimenti signor Jager jr., se hai trovato questo foglio significa che hai trovato l'indizio che ti ha lasciato il mio collega. Secondo le mie ipotesi l'analisi del DNA sulla saliva è durata cinque giorni, quindi il tuo amico Gerkan è nelle mie grinfie da circa una settimana. Ora, se vuoi che lui resti vivo ancora per un po' non dovrai dire più nulla di questa storia alla polizia. Devi raccontare della vendetta di un vostro vecchio nemico che avete arrestato, nessuno deve sapere nulla, nemmeno la signora Kruger. Cinque giorni dopo aver ritrovato questo foglio ci troveremo sotto il ponte sul Reno, alle 8:30 di sera. Non farti accompagnare da nessuno, porta solo il tuo testamento.
Jason B.


Il poliziotto alzò gli occhi e fissò senza parlo il vuoto davanti a lui.

Angolo autrice
Chiedo scusa, scusa, scusa a Maty66, che già in una recensione mi aveva mostrato i suoi dubbi rispetto a questa storia dell'eredità, ma questa storia è già su carta da Dicembre, e non saprei proprio come modificarla...quindi, perdonatemi per questa imperfezione, ma non trovo proprio il modo di migliorarla.
La sorpresa era il doppio aggiornamento! :) Dato che la prossima settimana sarò in montagna senza internet, questa volta dose doppia!! *pensa ai poveracci che leggono la sua storia SOLO perchè si sentono in dovere dato che l'hanno iniziata* Ehm...scusate..:]
Comunque, dato che io sabato parto, auguro a tutti quanti una buona estate e delle buone vacanze!!
Saluti!!:)

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Capitolo 8
*** Ricatto ***


Semir era allarmato:-Cosa significa porta il testamento? Lo, lo uccideranno?-
La Kruger cercava di tranquillizzarlo, ma in realtà anche lei era entrata nel panico. Elaborò un pensiero razionale per controllarsi:-No, non lo faranno. Credo che questo foglio sia stato scritto prima del rapimento. Ben è già con loro, devono aver cambiato i loro piani... ma perchè il testamento?-
Appoggiò la testa fra le mani. Kondrad borbottò qualcosa che nessuno capì. Semir lo fissò e gli chiese di ripetere. Il padre di Ben sospirò:-Con Jason Berger ho fatto un corso circa dieci anni fa. Tra le persone come noi è molto frequente il ricatto, e queste riunioni spiegano come evitare queste situazioni, anche se poi nella pratica servono a ben poco. Ebbene, lì ci avevano fatto diversi esempi di ricatto, tra cui uno molto raro e difficile da preparare, ma allo stesso tempo efficace e poco sospettabile. Per prima cosa viene rapito un caro dell'erede di una grande fortuna. Quest'ultimo viene obbligato a modificare il suo testamento, in modo che alla morte, in questo caso del padre, l'eredità passi al rapitore. In questo modo si scopre il piano solo dopo parecchio tempo e, molto spesso, le due cose non vengono collegate. Secondo me volevano prendere te Semir, perchè sapevano che io non mi sarei insospettito, e che tutto sarebbe passato abbastanza inosservato. Sapevano anche che Ben sarebbe subito intervenuto e che avrebbe fatto di tutto per aiutarti... dev'essere successo qualcosa che gli ha fatto abbandonare il loro piano originale...ma cosa?-
A questa rivelazione la Kruger si illuminò. Afferrò una biro dal portamatite davanti a sé e si mise a scarabocchiare su un foglietto:-Forse le cose iniziano ad avere un senso. Abbiamo sbagliato tutto, nessuno ci garantiva che gli indizi andassero letti nell'ordine in cui li trovavamo!- finì di scrivere e, dopo aver controllato i suoi appunti, passò il foglietto a Semir -e se fosse andata così?-
L'ispettore lesse
  1. Preparazione del rapimento

  2. Osservazione dei nostri movimenti (caso Wemer)

  3. Creazione del biglietto trovato in casa di Shuckworth

  4. Tentato rapimento di Semir

  5. Errore?

  6. Rapimento di Ben

  7. Mail per Kondrad per cercare correggere l'errore del punto 5 e attenersi il più possibile al piano originale

-Quindi pensi che il biglietto sia stato scritto prima della mail?-chiese Semir
Il capo annuì:-Secondo me sì. Dopo l'errore il nostro Jason ha cercato di rimediare inviando la mail a Kondrad, ma ormai era tardi e Shuckworth si era già consegnato nelle mani della scientifica. L'unica cosa in cui poteva sperare era che tu non ti accorgessi del panino, ma era una cosa molto improbabile. Così ha provato a rimediare lui stesso, cercando di sviare le indagini su di sè. Ora la domanda è: dobbiamo seguire o no le indicazioni del biglietto?-
Kondrad scosse la testa come per cercare di uscire da un sogno:-Dobbiamo assolutamente contattare Jason. Ma come facciamo?-
In tutta risposta il telefono squillò. Era Otto:-Qui non abita nessun Berger, ma la padrona di casa si ricorda di lui...purtroppo non sa dove viva ora, devo portarla in commissariato per farla interrogare?-
-Dannazione. No, non importa, torna in commissariato- la Kruger abbassò la cornetta con un gesto secco.
Semir afferrò il curriculum di Berger, abbandonato sulla scrivania da Kondrad dal momento in cui era arrivato. L'uomo, vedendolo interessato al fascicolo gli disse:-Lasci stare, no troverà niente. Quei fogli sono vecchissimi, all'epoca non c'erano ancora i cellulari...-
l'ispettore però non si curò delle parole del padre di Ben e continuò a sfogliare il plico:-Abbiamo un indirizzo, probabilmente ormai abbandonato, e un numero di telefono...scritto a matita, perchè?-
Kondrad corrugò la fronte, sforzando la memoria:-Ah, ora ricordo. Circa cinque anni fa, poco prima di licenziarsi, venne da me per dirmi che probabilmente cambiava numero di telefono. Era solo per le emergenze mi aveva detto, da usare in caso di estrema necessità. Quando facemmo questa discussione eravamo nell'archivio, così ho trovato comodo poterlo scrivere lì...-
Semir, più stupito che mai, esclamò:-Stava già progettando il suo piano cinque anni fa?- preso da un moto di rabbia si allungò per afferrare il telefono -penso che questo sia veramente un caso di estrema necessità!-
Stava per alzare la cornetta quando il cellulare nella sua tasca suonò. L'ispettore alzò gli occhi al cielo, respirò profondamente e, dopo aver ripreso il controllo, rispose.
-Pronto, ispettore Ger...-
-Shh, adesso parlo io. Quello con cui sto chiamando è un cellulare criptato, quindi è inutile che vi sforziate a rintracciarmi. Segnatevi solo questo, Lowel strasse 62, lì troverete il vostro amico. Ma fate attenzione, cercatelo solo martedì, il giorno dello scambio. La sorveglianza infatti è stretta e non hanno intenzione di portare Jager con loro sotto il ponte sul Reno. Non provate a cercarmi, altrimenti mi scopriranno e il vostro collega non avrà più nessun alleato-
La telefonata si chiuse, lasciando il commissario, ancora una volta, a bocca aperta.

 

Angolo autrice
Allora?!?! Che ve ne pare di questo capitolo?? Piano piano, con le indagini, la Kruger e Semir stanno ordinando i loro e i miei pensieri. Spero che ora, con la lista, sia più facile anche per voi capirmi!! :p
Ora però, si aggiunge questo misterioso informatore...TO BE CONTINUED
Saluti e alla prossima!!:)

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Capitolo 9
*** Vendetta personale ***


 Quando Alex entrò nel seminterrato, Ben stava dormendo. Controllò che nessuno lo vedesse e si chiuse la porta alle spalle. In punta di piedi si avvicinò al poliziotto e, scuotendolo lo svegliò. Lentamente quest'ultimo aprì gli occhi con grande sforzo.
-Avevi ragione, hai sempre avuto ragione. Cosa devo fare?-
Ben non riusciva a capire e, guardandolo con gli occhi socchiusi, gli chiese di ripetere.
-Ho capito di aver sbagliato a fidarmi di mio fratello, ma cosa posso fare ora? Io voglio aiutarti, ma se Charlie mi scopre mi ucciderà!-
Il poliziotto sussurrò:-Potresti chiamare la polizia e denunciare tutto. Sai meglio di me che il mio collega farebbe i salti mortali per trovarmi...-
-No, no, se provo ad uscire mi pedineranno di sicuro. Ho un idea migliore: telefono a Gerkan col telefono criptato di mio fratello e gli dico dove siamo...-
-Non funzionerà, se arriva una squadra della polizia si sentiranno traditi e ci useranno come ostaggi. Perchè l'operazione abbia successo Charlie e gli altri non devono essere in casa...sai quando saranno tutti fuori?-
-No, molto spesso ci sono tutti e tre e cercano di darsi il cambio per sorvegliarti...Sarà capitato massimo due o tre volte che non ci fosse almeno uno-
Ci fu un momento di silenzio, finché Alex deglutì:-Ci sarà un momento in cui la casa sarà praticamente vuota, ma forse sarà troppo tardi... Martedì ci sarà lo scambio per salvarti, ma gli altri hanno deciso di lasciarti qui... obbligheranno tuo padre a modificare il suo testamento, la i suoi beni passeranno a Berger, ma non ti restituiranno. Per ora sei vivo solo perchè c'era la possibilità che lo scambio non andasse bene, ma quando Kondrad avrà firmato tu diventerai inutile...hanno intenzione di ucciderti-
Ben si fece forza:-Bene, potrei morire in tutti e due i casi, non ho niente da perdere-
Alex lo guardò negli occhi e, trovato un po' di coraggio chiese:-Lo sai a memoria il numero di Gerkan?-

 Semir aveva composto il numero scritto a matita sul curriculum di Jason e stava fissando la Kruger per cercare un cenno d'assenso per premere il pulsante verde. Lei annuì e Kondrad sospirò. Con il viva voce, il tuu-tuu del telefono rieccheggiò nell'ufficio.
-Buongiorno Kondrad, allora, hai deciso di aiutare tuo figlio come ogni bravo padre?- alla risata che giunse dall'altra parte il papà di Ben chise gli occhi e strinse i pugni, cercando di restare calmo. Mordendosi il labbro borbottò:-Cosa vuoi da me?-
-Gerkan ha trovato un biglietto a casa di un mio amico... seguite le istruzioni, ma al posto di tuo figlio dovrai venire tu...-
-Perchè devi continuare con questa messinscena? Non sei ancora abbastanza ricco? Hai una moglie, due figli, che altro vuoi?-
-Voglio che tu mi consideri, perchè in tutti questi anni non mi ascoltavi mai, non mi prestavi attenzione. Ora dovrai per forza ascoltarmi, perchè sono io che detto le regole del gioco. Diventerò il tuo più grande problema-
-Tu sei pazzo! Sarai felice dopo tutto questo? -
-Spero di sì, anche perchè se non sarò soddisfatto sarà tuo figlio a pagarne le conseguenze-
La telefonata si chiuse.
Kondrad guardò negli occhi Semir, ma non vedendo risposta nel suo sguardo, fisso sul telefono, si voltò verso la Kruger, che sospirò.

 - Non provate a cercarmi, altrimenti mi scopriranno e il vostro collega non avrà più nessun alleato- Alex chiuse il cellulare e ricominciò a respirare. Aveva qualche minuto prima che Michael si svegliasse dal suo solito sonnellino pomeridiano e prima che gli altri tornassero. Doveva rimettere il telefono al suo posto e recuperare la calma, o Charlie l'avrebbe subito scoperto. In punta di piedi entrò in casa e appoggiò lo appoggiò sul mobile dell'ingresso, nella stessa identica posizione di prima. Lentamente attraversò il corridoio e, controllando che nessuno lo stesse seguendo entrò rapidamente nel seminterrato.
Scese velocemente gli scalini e quasi si buttò addosso a Ben, svegliandolo:-Ho telefonato al tuo collega, gli ho detto di venire martedì, il giorno dello scambio...-
Ma il poliziotto non capiva. Le parole sembravano lontane e indistinte, non vedeva più bene. Sul punto di svenire appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi. Le fitte al fianco si facevano sempre più forti, e lui sempre più debole.
Lanciò un ultima occhiata ad Alex, che cercava di dirgli qualcosa, e vide un' ombra dietro di lui. Riconoscendola cercò di farglielo notare, ma non ci riuscì. Quando, qualche secondo dopo, il ragazzo smise di parlare, e Ben capì che non c'era più nulla da fare. Poi svenne.

 Quando Alex sentì una mano posarsi sulla sua spalla trasalì. Lentamente si girò e vedendo il fratello capì che era spacciato. Incrociò i suoi occhi azzurri e freddi come il ghiaccio e per un secondo gli sembrò di vedersi allo specchio.
-Che eroe, rischiare la propria pelle per salvare quella dell'amico... devo darti un suggerimento però: non scoprire mai le tue carte fino alla fine del gioco, o qualcuno alle tue spalle potrebbe riuscire ancora a fermarti...- estrasse dalla cintura la pistola, e Alex lo guardò terrorizzato.

 Charlie si sentì malissimo. Negli occhi azzurri del fratello, gli occhi che condividevano, vide se stesso, cinque anni prima, davanti a Jason. Era uno dei loro primi lavori, con Michael e Rick aveva solo tentato qualche piccolo furto, ma erano sempre stati incastrati. Ma la loro grande occasione era arrivata con quell'imprenditore, che, nei loro piani, avrebbero imbrogliato facilmente. Dopo un lungo studio del piano erano riusciti ad entrare nella sua villa e i suoi due compagni stavano svaligiando la cassaforte mentre lui cercava i gioielli nelle camere. Era in quel momento che Jason era saltato fuori, smascherando tutto il loro piano, e gli offriva due proposte: o lavorare per lui, o la morte. Naturalmente la prima opzione era sembrata più conveniente ed avevano subito accettato il compito: pedinare un altro miliardario, probabilmente un concorrente in affari.
Ora, Charlie voleva dare una possibilità al fratello, e così fece.
La pistola fra le sue mano roteò e, tenendola per la canna, diede un colpo alla testa di Alex, per farlo svenire.

Quando il ragazzo cadde svenuto davanti a lui provò nausea verso sé stesso e, chiamando Rick e Michael, uscì dal seminterrato diretto verso il salotto.
 -Rick, Michael, venie ad aiutarmi!- al richiamo del capo i due si alzarono dal divano e scesero nel seminterrato.
-Che è successo?- chiese il primo entrando-
-Dobbiamo andarcene di qua, Alex ci ha traditi- rispose velocemente Charlie, prima di allontanarsi imbronciato. Senza nemmeno voltarsi ordinò:-Prendete Jager e caricatelo sul furgone, lasciate del cibo a mio fratello per almeno una settimana e preparatevi a partire-
-E tu?-
Il capo si fermò in mezzo al corridoio:-Io devo scrivere una cosa.
I due si guardarono negli occhi, poi Rick alzò le spalle e scese in silenzio le scale, seguito dal compagno.

 

 

Angolo autrice
Hola amigos! In questo capitolo scopriamo chi è questo misterioso informatore, niente popò di meno che Alexander (questo è il suo vero nome...) e la triste verità sul ricatto: Ben non sarà liberato tanto presto... sto diventando sadica anch'io, questa è colpa di Maty....;)
Comunque, cara Maty ti ringrazio per la recensione e grazie anche ad alex_love che ha inserito questa storia nelle preferite!!! <3
Alla prossima
Saluti!!:)

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Capitolo 10
*** Fallimenti ***


 Il martedì mattina Semir si alzò molto presto. In realtà quella notte non aveva dormito per niente, preoccupato per quello che avrebbe dovuto fare. Era persino tornato a casa per la notte, ma il letto non aveva migliorato molto la situazione dopo una settimana passata 24 ore su 24 in commissariato. In cucina, davanti a un succo di frutta, tamburellava le dita sul tavolo. Era terribilmente nervoso, e l'unica cosa che l'avrebbe distratto un po' sarebbe stato il lavoro. Perciò si preparò e uscì nell'alba di Colonia.
In macchina accese la radio, sperando in una qualsiasi chiamata per un incidente, che però non ci fu. Così si costrinse ad andare in ufficio, davanti ai fogli riguardante l'indagine su Ben. Preso nuovamente dalla preoccupazione afferrò il piano che avevano preparato il giorno prima per entrare in casa di Jason. Sfortunatamente il loro informatore non si era più fatto sentire, e non avevano più avuto aggiornamenti sulla situazione. Il rombo del motore di una Ferrari lo fece alzare lo sguardo verso la finestra, annunciando l'arrivo di Kondrad che, dopo qualche secondo entrò trafelato nell'ufficio.
-Santo cielo Semir!-
Il saluto dell'uomo fece sorridere l'ispettore che si sorprese dell'inaspettato effetto che quella storia aveva avuto sull'imprenditore. Fino a qualche giorno prima il suo nome era “quel Gerkan” o “il collega di mio figlio”, il fatto che lo chiamasse col nome giusto lo faceva sentire importante. Forse tutta quella storia lo stava veramente cambiando.
-Semir, ho il terrore di dimenticarmi il piano! No ce la posso fare, io, io ho paura di fallire...-
-Calmo Kondrad, stia calmo, andrà tutto bene! Mentre lei sarà sul ponte con Jason, sarai circondato da tiratori scelti, al primo passo falso ti proteggeranno. Intanto io e la squadra speciale andremo a liberare Ben. Tutto filerà liscio come l'olio e sta sera saremo tutti a mangiare cena insieme per festeggiare-
In realtà lo diceva più per tranquillizzare sé stesso che l'uomo. Aveva uno strano presentimento, sentiva che il piano non avrebbe funzionato. Forse non avevano fatto bene a fidarsi di quella telefonata anonima, forse conduceva a una trappola, ma era l'unica opzione che avevano.

 Quando Kondrad arrivò al ponte si stava facendo tardi. Nella controluce del sole estivo che tramontava si distinguevano chiaramente le quattro figure intorno ad una macchina. Lentamente, con la sua ventiquattrore in mano, si avvicinò. Riconobbe subito Jason, la stessa faccia di cinque anni prima, solo più scavata e sofferta. Ma allo stesso tempo aveva un ghigno soddisfatto.
-Bene, bene, bene. Il nostro signor Jager è arrivato finalmente...-
In tutta risposta Kondrad emise un grugnito:-Farò quello che volete, ma datemi mio figlio-
-Ah si? Tu chiedi tuo figlio? Eppure sai benissimo che non lo abbiamo portato, vero?-
Lui non rispose.
Jason tirò un pugno al cofano della macchina e urlò:-Vero?- si raddrizzò e parlò di nuovo ad un tono di voce medio -Fortunatamente siamo riusciti a fermare il vostro informatore. Hai ancora una possibilità per salvare tuo figlio- alzò un plico di fogli e sussurrò sorridendo -Firma il nuovo contratto-
Kondrad deglutì e si avvicinò lentamente.

 Quando Semir e la squadra speciale arrivarono in Löwel Strasse trovarono il cancello e la porta del numero 62 aperti. L'ispettore ebbe un vuoto allo stomaco: erano arrivati troppo tardi?
Lentamente avanzarono nella villa, avanzando stanza per stanza.
Davanti alla porta del seminterrato la sfondarono e Semir si fiondò subito sul corpo che si trovava in terra.
In quel momento uno dei cecchini che doveva aiutare Kondrad si collegò al suo auricolare:-Hanno scoperto il nostro informatore, avete trovato Jager?-
Con le lacrime agli occhi Semir sussurrò:-Fate scappare Kondrad, qui Ben non c'è-
E così dicendo lasciò cadere nuovamente a terra il povero Alex, che aveva scambiato per Ben.

 In macchina Semir, la Kruger e Kondrad stavano parlando. Cioè il padre di Ben faceva un monologo:-Grazie al cielo i cecchini sono intervenuti, non sarei resistito un altro momento con Jason. Avevo una paura folle, quegli uomini erano armati! Io sono abituato a girare sotto scorta, non a offrirmi per uno scambio! E poi che sarebbe successo se i cecchini avessero colpito me, eh? Ma ora dove stiamo andando?-
-Al Helinger Franziskus hospital, c'è l'uomo che abbiamo trovato a casa di Jason. Ha un trauma cranico risalente a qualche giorno fa. E' stato ricoverato d'urgenza ed è la nostra unica pista per trovare Ben-
Quella frase pose fine al discorso dell'imprenditore e fece finalmente respirare i due colleghi. Però fu proprio la Kruger a ricominciare:-Sappiamo chi è?-
-Per ora no- rispose Semir -quando l'abbiamo trovato era senza sensi. A quanto pare si è svegliato da poco e ha dato disponibilità per essere interrogato. Vedremo cos'ha da dirci-

 Parcheggiarono vicino all'ingresso e la Kruger entrò a passo di carica, diretta verso la reception. Sventolò il distintivo sotto il naso di un' infermiera e disse:-Polizia autostradale, devo vedere subito un uomo che è stato portato qui ieri sera scortato dalla polizia-
L'infermiera rispose:-Mi spiace ma ha subito un operazione, non dovrebbe affaticarsi troppo...-
-Dispiace anche a me ma quell'uomo è accusato di violazione della privacy, rapimento di persona e se no lo interroghiamo subito potrebbe avere sulla coscienza anche una vita-
A quelle parole Semir s'irrigidì. Non ci aveva ancora pensato. Dato che avevano fatto fuggire Kondrad nessuno gli confermava che Ben fosse ancora vivo. D'altra parte Jason e i suoi uomini non avevano più alcun motivo di tenerlo in vita,perchè non ucciderlo dopo il mancato scambio sul ponte? Oppure erano abbastanza crudeli per ucciderlo sotto i loro occhi? Sperò nell'ultima opzione, il male minore. Mille domande senza risposta accompagnarono l'ispettore fino al reparto di rianimazione.
Oltre la porta la porta bianca, coricato sul letto, c'era un giovane. Non più di trent'anni, altissimo e magro, gli occhi azzurri e sorridenti. Prima di entrare lasciarono il passaggio ad un infermiere che uscì salutando:-Ciao Alex, rimettiti presto!-
La Kruger, bocca spalancata, fermò l'uomo:-Lo conosce?-
-Sì, eravamo alla facoltà di medicina insieme-
Semir e la donna si scambiarono uno sguardo interdetto:-Quell'uomo è medico?-
-Già, uno dei migliori nella chirurgia!-
-Come si chiama?-
-Alexander Shuckworth-
I due poliziotti rimasero senza parole:-Shuckworth?-
L'infermiere era un po' intimorito da tutte quelle domante e rispose in modo più sbrigativo:-Già, si scrive S,H,U,...-
-No, non importa, grazie mille- la Kruger abbozzò un sorriso.
L'uomo scosse le spalle e se ne andò fischiettando allegro, incurante di cosa fosse successo.
A quel punto, dopo un'occhiata d'intesa i tre entrarono.

 

 

 Angolo autrice
E allora? Questo capitolo era, proprio come diceva il titolo, quello dei fallimenti. Qui ognuno ha la sua piccola sconfitta: Jason non riesce a far firmare Kondrad, Kondrad non trova Ben, Ben non è dove pensava di trovarlo Semir, Semir trova Alex, Alex ricorda con rimpianto ancora una volta la sua vita precedente. Tutto è collegato e tutto è un fallimento. o.O
Sto dando di matto, ma prima di lasciarvi... dedico questo capitolo al mio carissimo nonno!! Ha imparato a usare il computer e adesso legge le mie storie! :) Ti voglio bene nonnino!! <3
Saluti!!:)

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Capitolo 11
*** Nuove speranze ***


Quando Alex li vide entrare sorrise:-Signor Gerkan!- subito sul suo volto si dipinse un'espressione preoccupata -Io, io sono terribilmente dispiaciuto per sua figlia! Mi dica, sta bene? Non l'ho ferita, è ancora molto spaventata?-
L'ispettore trattenne a stento l'improvvisa rabbia:-Sei stato tu a sparare?!?-
-Ehm sì...non sa quanto mi dispiace! Ogni notte ho l'incubo di quella bambina... e non ho manco il coraggio di pensare al povero Jager...-
Semir non si tratteneva più:-Dov'è Ben?-
Ma il capo lo frenò:-Con calma, una cosa per volta-
Afferrò una sedia vicino al letto e si accomodò:-E' stato lei a telefonarci?-
-Sì, sono stato io- sospirò.
-E perchè avrebbe dovuto tradire i suoi complici?-
-Perchè avevo capito che non potevo stare dalla loro parte. Grazie al cielo Jager mi ha aperto gli occhi...-
-Ecco, che relazione ha avuto con Ben Jager?-
-Ero il suo carceriere, una specie. Gli portavo da mangiare, lo medicavo...-
Semir intervenne:-E' ferito gravemente?!?-
Il ragazzo infossò un po' la testa tra le spalle:-Emh...io penso che il proiettile sia ancora nella carne, e che abbia fatto infezione. Ho provato a curarlo, ma ho solo potuto cercare di fermare il dolore. Ma se non viene operato non ci sarà molto da fare...-
L'ispettore abbassò il capo e lasciò continuare la donna, che cercava di mantenere il sangue freddo:-Grazie per quello che ha fatto per il nostro collega. Ma ora, che legame ha con Charlie Shuckworth? Siete parenti?-
Alex esitò per qualche istante poi sospirò:-Siamo fratelli, ma siamo anche incredibilmente diversi. E' stato lui a farmi finire in questa storia. Diceva che un bravo fratello non abbandona mai la sua famiglia in difficoltà e che lui era seriamente nei guai, ma dopo questa volta si sarebbe messo a posto. Con questo colpo sarebbe stato pagato bene e avrebbe smesso...-
L'ispettore completò la frase:-Ma non voleva sulla sua fedina anche un assassinio e quindi ha pensato bene di chiamarti. Sapeva che ti saresti fatto prendere dal panico e che, se necessario, avresti anche sparato. E, guarda che caso, tu sei pure medico, in modo che, ci fossero stati dei feriti, saresti di nuovo servito! Pensi che ti abbia chiamato perchè eri suo fratello? Se non avesse avuto bisogno di un medico, un assassino e quant'altro tu non saresti in questa situazione!- Semir stava urlando.
-Semir!- lo richiamò il commissario -non mi pare il caso di gettargli contro tutte le accuse!- e con quella frase intendeva “E' appena stato operato, non è ancora totalmente lucido e non c'è bisogno che gli ricordi tutto il casino che ha combinato”.
Ma Alex non sembrava per niente turbato, anzi, abbastanza stupito. Strabuzzò gli occhi ed esclamò:-E' praticamente la stessa cosa che mi ha detto Ben! Cos'è, vi studiate assieme le frasi ad effetto?-
Semir, che non si aspettava un simile intervento, sorrise:-Se passi tutto il giorno con una persona inizi a muoverti, gesticolare e parlare proprio come lui...-
La Kruger alzò gli occhi al cielo e cercò di continuare l'interrogatorio:-Conosciamo Jason Berger, tuo fratello, chi sono gli altri due?-
-Uno si chiama Rick Hörenz, l'altro Michael Tench, sono due amici di mio fratello. Credo che siano compagni di avventure da un po'...-
-Dove possiamo trovarli ora che sono scappati?-
-Non saprei proprio. Probabilmente avranno qualcosa tipo una base da qualche parte, ma non so dove...-

 Mentre il capo interrogava Alex, Semir si era alzato e stava osservando l'armadietto dell'uomo. C'erano i pochi effetti personali che aveva con sé quando l'avevano trovato, e l'ispettore iniziò a svuotare tutte le tasche sul comodino vicino al letto. Il ragazzo lo guardò male, ma lo lasciò fare. Semir non se ne accorse nemmeno, tanto era concentrato sui suoi pensieri.
Se Ben non era ancora morto, ma era gravemente ferito come diceva, avrebbe ancora avuto bisogno di cure. E se aveva capito bene, Alex era uno che per la famiglia avrebbe fatto tutto. Come minimo Charlie avrebbe lasciato qualche indizio al fratello per farsi rintracciare. No, questa volta si sbagliava. Aveva tirato troppo, e ora la corda si era strappata, Alex non poteva più sopportare. Se avesse trovato quello che sperava, la soluzione si sarebbe avvicinata. Di appena un passo, ma sarebbe già stata più vicina.
In quel momento un foglio gli scivolò sul dito e lo tagliò. Se no si fosse fatto male non se ne sarebbe nemmeno accorto, dato che il biglietto era incastrato sotto l'orlo della tasca posteriore dei jeans. Sorrise, e succhiandosi il sangue che usciva dal taglio, porse il foglietto ad Alex, che lo guardò stupito.

 Con la testa bassa Charlie si stava prendendo la sfuriata da parte di Jason:-Non è possibile, da te non me lo sarei mai aspettato!- fece un gesto teatrale, portando una mano alla testa -Prima lasci che tuo fratello dica tutto alla polizia, poi gli dai pure la possibilità di tornare a redimersi!-
Si voltò e iniziò a camminare nervosamente in cerchio:-Massì! Diamo una mano al fratellino! Ora cos'hai intenzione di fare eh?- dato che Charlie restava in silenzio continuò -Cosa dovrei fare io? Fidarmi? Di voi?-
Osservò Rick e Michael, appoggiati alla scrivania, che abbassarono immediatamente lo sguardo.
-Vuoi che ci scoprano ancora una volta? Cos'è questa storia del biglietto? Perchè non l'hai semplicemente ucciso?- terminò la frase urlando in faccia a Charlie. Quest'ultimo strinse i pugni e si fece coraggio. Era ora di affrontare quel pazzo.
-Lei ha detto che avrebbe voluto uccidere Jager davanti al padre, ma nelle sue condizioni non arriverà a venerdì! Abbiamo bisogno di mio fratello perchè lo curi- cedette allo sguardo infuocato di Jason, e mormorò -E poi dopo la botta di ieri non credo farà lo stesso errore...-
Jason restò a guardarlo ancora per qualche secondo, poi si voltò e ridendo s'incamminò lungo il corridoio.
Charlie, stremato dal confronto, cadde seduto sulla sedia dietro di sé e pregò perchè quella storia finisse presto.

 

 

 Angolo autrice
Ave popolo di EFP!!! Come sono stati questi due giorni senza vedermi sul sito? Bene, rimpiangeteli, perchè sono tornata!! =D
*Il suo pubblico inizia a scappare terrorizzato*
:) Okk, basta così...ma state tranquilli! Dopo questo ci sono solo più 4, massimo 5 capitoli (devo ancora decidere se metterne uno o no in più...) ma poi tutto questo sarà finito e potrete tirare un sospiro di sollievo! :)
Beh, non so che dire quindi...
Saluti!!:)

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Capitolo 12
*** Spiegazioni ***


Alex leggeva la lettera di suo fratello, stupito più che mai .Semir invece aveva gli occhi che brillavano. La Kruger continuava a non capire e cercava di farsi spiegare cosa stesse succedendo.
Allora l'ispettore le riassunse tutto il contenuto:-Charlie gli ha lasciato la possibilità di tornare indietro. Dice di essersi accorto di aver fatto uno sbaglio...-
-Già. Secondo lui Berger è pazzo- continuò Alex per lui, gli occhi che scorrevano velocemente sul foglio che aveva davanti -Ha paura che questa volta si sia cacciato nei guai. Questa cosa è più grande di lui. Ha bisogno di me?!?-esclamò a quel punto, con un misto di pietà e rabbia nella voce.
Semir guardò la Kruger mordendosi il labbro inferiore, e lei lo ricambiò con uno sguardo preoccupato.
-Và avanti, cosa dice d'altro?-
-Ha deciso di fare base nel vecchio alloggio che usavo quando ho iniziato l'università, saremo lì, se vorrai tornare. Ti prego, fallo per me, ti prometto che questa sarà l'ultima volta...- Alex chiuse la lettera e osservò il soffitto bianco della stanza. La Kruger non osava fare domande, e il ragazzo sembrava perso in qualche pensiero.
Solo Semir rifletteva, sulle possibili conseguenze di quello che stava per fare.
-Dove abitava?-
La domanda colse di sorpresa l'uomo che balbettò:-Kurze Strasse 25...ma perchè? Se la troverai mio fratello e gli altri non ci saranno più speranze né per te né per Ben! Lo uccideranno!-

-Forse. Ma io non ho intenzione di fallire di nuovo. Andrò là e lo salverò. E non riuscirete a fermarmi- con uno sguardo deciso fissò il capo.
Lei sospirò:-Gerkan, non ho intenzione di fermarti. Mi fido di te e del tuo intuito, ma non puoi farcela da solo. Ragiona: se arrivi lì senza rinforzi non risolverai un bel niente- si alzò, prese il cellulare e disse:-Chiamerò le squadre speciali, ti prometto che faranno il prima possibile...-
Semir acconsentì con la testa poi, infilandosi la giacca, uscì dalla stanza.

Un quarto d'ora dopo, davanti al commissariato di polizia autostradale di Colonia, le squadre speciali si stavano organizzando per fare irruzione in casa di Charlie. Tutto andava secondo i piani, ma c'era qualcosa fuori posto. L'intruso era naturalmente Kondrad che, ronzando attorno alla Kruger, cercava di rendersi utile. Nonostante gli sforzi di lei per allontanarlo, lui non demordeva, anzi, si faceva sempre più insistente. Il capo sospirò:-Signor Jager, sta intralciando le operazioni, se mi lascia fare il mio lavoro, tutto sarà più semplice e troveremo prima Ben-
-Sì ma...-
-Lo so che vuole aiutarci, ma ora abbiamo bisogno che lei si faccia da parte. Noi salveremo suo figlio. E' una promessa-
-Voglio andare anch'io-
-Cosa? Ma è impazzito? E' assolutamente fuori questione!-
-Ma io posso salvarlo! Io conosco Jason, io so cosa sta provando, io posso fermarlo!-
-Signor Jager mi ascolti...-
-No mi ascolti lei adesso! So che è una pazzia, ma devo dimostrare a mio figlio di essere suo padre. Lui non lo sa, ed è mio compito insegnarglielo. E' la mia grande occasione, ne ho già sprecate molte. Sì, è senza senso, ma io devo provarci. Lui deve vedermi come qualcuno, non come uno qualunque-
Aveva gli occhi che brillavano, finalmente aveva capito che Ben non si sarebbe mai comportato come voleva lui, perchè era un ribelle. Perchè era diverso da Julia. Finalmente aveva capito che lui gli voleva bene, ma a modo suo. Perchè un figlio ama sempre il padre ma lo fa mentre lo giudica e quasi mai perdona i suoi errori. E Kondrad aveva sbagliato troppe volte. La Kruger sospirò: non se la sentiva di distruggere le speranze di quell'uomo:-Va bene, ma resterà indietro e potrà intervenire solo quando Jason sarà stato fermato e disarmato-
-Sì, ok, va benissimo, starò buono, voglio solo essere presente-
-Ora vada dentro e chieda a Otto un giubbotto antiproiettile. Sa usare una pistola?-
-No, ho sempre avuto la scorta a proteggermi, ma ora non importa. Entrerei nel panico nel sapere di avere la possibilità di decidere della vita o della morte di un' altra persona-
Il capo annuì, pensando che in fondo quell'uomo era molto saggio. Guardandolo allontanarsi con quel nuovo, buffo modo di fare, la Kruger sorrise. Kondrad si fermò a metà strada e, voltandosi disse:-Sa, se potessi tornare indietro farei il poliziotto da grande-

 Semir si stava sistemando il giubbotto antiproiettile quando la Kruger gli si avvicinò. Dato che lei non parlava, ma dalla sua espressione doveva dirgli qualcosa di importante le disse:-Che cos'è che la tormenta?-
-Ho paura, questa volta ho paura. Questa volta non si tratta di un completo sconosciuto a cui dobbiamo salvare le penne, questa volta si tratta di un nostro collega, di nostro amico! E se quello che ha detto Alex fosse tutto una montatura? Una trappola? E se questo indirizzo non ci fosse mai stato? Non sono sicura...-
-Lo so, ma io mi fido di lui. Quel ragazzo ha perso tutto, non gli resta che vendicarsi e cercare di ricominciare. E poi non penso che sia così bravo a recitare-
Con queste parole chiuse il discorso e continuò a controllare il caricatore della pistola.

 Rick entrò sbattendo la porta e salì la scala del soppalco in volata. Jason, irritato da rumore, si voltò, pronto a carbonizzarlo con lo sguardo, ma aggrottò le sopracciglia: l'uomo era rosso in volto e aveva il fiatone, come dopo una bella corsa. Buttandosi su una sedia cercò di riprendere fiato e annaspò:-Stanno organizzando le squadre speciali, credo che Alex ci abbia traditi!-
-Cosa?!?- tuonò Jason alzandosi e, porgendosi dalla ringhiera, urlò -Charlie! Charlie! Vieni qui brutto idiota!-
Dalla cucina sbucò la testa del diretto interessato, impallidito per quello che il capo avrebbe potuto dirgli. Lentamente si avvicinò alle scale e, a testa bassa, salì i primi sei scalini. Si fermò e non osando andare oltre balbettò:-Sì?-
-Tuo fratello ha detto tutto!-
-Mi, mio fratello? Che cos'ha fatto?-
-Gerkan e quella della stradale hanno chiamato le squadre speciali!-
Charlie barcollò. E adesso? Che poteva fare? Non aveva più carte da giocare, questa volta non l'avrebbe passata con una semplice sgridata...
Ma Jason era troppo preoccupato per l'imminente arrivo della polizia per punirlo. Anzi, iniziò subito a dare ordini.
-Se partono adesso dal commissariato saranno qua tra cinque minuti. Rick, Michael, aspettateli al cancello. Tu resterai qui in casa nel caso riuscissero a entrare. Ma prima andate nel seminterrato e portate qui Jager-
Subito tutti e tre, impauriti come conigli, scattarono per eseguire l'ordine.

 La serratura scattò e Ben aprì un occhio. Vide avvicinarsi tre figure, ma la vista era annebbiata e non riuscì a riconoscerle. Comunque, era sicuro non fossero dalla sua parte, dato che erano troppo alte per poter essere Semir, e non vedeva più Alex da un bel po'. Temeva per lui. Uno dei suoi ultimi ricordi gli era inginocchiato accanto, con Charlie alle spalle, poi era caduto in un sonno agitato, o forse era svenuto. Dopo si era accorto di aver cambiato prigione, anche se non aveva avuto la forza di esplorarla, se non con lo sguardo. I pasti, che non riusciva a mangiare, glieli portavano a rotazione gli altri tre, Jason, invece non s'era più fatto vivo.
Le tre figure lo afferrarono, due per le spalle e una per i piedi e lo portarono fuori. Provò a ribellarsi debolmente alla loro stretta, ma non riuscì a sfuggire. Passarono per un corridoio, ben illuminato, che gli fece socchiudere gli occhi. Negli ultimi tre giorni, nei suoi momenti di coscienza, l'unica fonte di luce era stata una piccola finestra alle sue spalle, ora, il sole pomeridiano gli sembrava accecante.
Quando sentì la testa cadere verso il basso, e i movimenti dei suoi portatori più a scatti, capì che stavano salendo delle scale.
Venne adagiato a terra e udì un tono imperioso nella voce di Jason. Poi sprofondò di nuovo nell'incoscenza.

 

 

Angolo autrice
Salve mondo!! :D Avete visto che ho fatto fare al povero Kondrad? Si, lo so che è impossibile che ci sia un intruso nelle operazioni della polizia, ma mi serve nel prossimo capitolo che il papà di Ben sia presente. E poi mi piaceva troppo inserire quella frase nei suoi pensieri, che nella versione originale è “Ma un figlio ama sempre il padre ma lo fa mentre lo giudica e quasi mai perdona” (tratta dalla canzone “Grand uomo” di Claudio Baglioni).
Beh, che altro, se avrete voglia di continuare a leggere..al prossimo capitolo!!
Saluti!!:)

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Capitolo 13
*** Inutili discorsi ***


Cosa fosse successo nel giardino gliel'avrebbero riferito dopo: Michael Tench morto per un proiettile arrivatogli sul collo, proprio sulla giugulare. Rick Hörenz fermato e portato in ospedale per qualche ferita superficiale, ma stava bene e le sue condizioni erano stabili.
Gli uomini della speciale avevano fatto un ottimo lavoro, ma Semir non ci aveva nemmeno fatto caso. Aveva subito puntato alla porta e, appena era stato possibile era entrato.
Lo accolse una scarica di proiettili, ed uno lo colpì di striscio al braccio destro, costringendolo a nascondersi dietro lo stipite. Continuò a sparare alla ceca, finché gli agenti non arrivarono a dargli man forte. Coperto dal fuoco dei compagni, l'ispettore riuscì ad entrare nel salotto e trovare Charlie, nascosto dietro al divano. Mentre lui tentava un ultima difesa ed era concentrato a sparare contro gli altri agenti, Semir lo colpì sulla testa col cacio della pistola, facendolo svenire.

 Finiti gli spari la casa risultava silenziosa. Troppo. Semir ragionò: due uomini in giardino uno in salotto... ne mancava uno, il più importante, Jason.
Intanto la squadra speciale era entrata ed aveva iniziato ad ispezionare l'appartamento. Dalle varie stanze arrivavano le loro grida:
-Libero!-
-Libero!-
-Libero!-
L'ispettore si riscosse dai suoi pensieri e decise di collaborare.
Alzando la testa però la sua attenzione fu attirata da un luccichio di metallo proveniente dal soppalco...che immediatamente sparì. Osservò attentamente il luogo da cui gli era parso provenisse il bagliore, ma non c'era niente che potesse riflettere la luce in quel modo. La ringhiera era in legno, contro il muro c'era una libreria e un quadro. Ma il vetro non aveva quel riflesso. La luce lo aveva colpito in viso, come il sole che batte contro un orologio, uno specchio...una pistola.

 Caricò la pistola e si avvicinò a passi leggeri alla scala, ma il gradino scricchiolò quando gli posò sopra un piede.
Proprio questo rumore fece voltare di scatto Jason , che fino a poco prima era coperto da una poltrona.
Ma Semir non ebbe la prontezza di riflessi per sparare, tanto era stato veloce il movimento dell'uomo.
Quest'ultimo riapparve pochi istanti dopo, in cima alle scale, ma nuovamente l'ispettore non poté intervenire: a fargli da scudo c'era il corpo di Ben.
Semir iniziò a tremare per la rabbia guardando Jason che, con un braccio passato sotto le ascelle del collega, sosteneva il suo corpo immobile. Nell'altra mano aveva la pistola, puntata alla tempia del poliziotto e in volto un ghigno folle e divertito.

 In tre secondi Semir si trovò circondato dai propri colleghi, e Jason urlò:-Non muovetevi o gli sparo-
Nonostante tutto era terrorizzato e tremava come una foglia.
-No, non farlo!- gridò di rimando una voce proveniente dal giardino.
A grandi falcate, arrivò Kondrad, che dritto e impettito, si piantò in mezzo a loro, sfidando lo sguardo di Jason.
-Non hai bisogno di farlo. Tu ce l'hai con me, non con mio figlio. E allora discutine con me- il padre di Ben lasciò cadere la pistola che gli avevano costretto a portare con sé e allargò le braccia -Allora, perchè non scendi? Hai paura? Hai paura perchè sei circondato dalla polizia? E perchè? Se non avessi fatto nulla di male non avresti paura. Ma è qui il problema. Tu hai sbagliato. Tu hai fatto molti errori, ma non hai mai avuto il coraggio di ammetterlo...-
-Zitto! Sta zitto!- gridò Jason fuori di sé, con le lacrime agli occhi.
Ma Kondrad proseguì irremovibile.
-Non hai mai accettato la sconfitta, le correzioni che ti venivano suggerite, hai continuato a voler credere di non avere mai torto. Ma non si può avere sempre ragione. Avere sempre ragione porta alla follia, e tu sei un esempio, ci sei arrivato. Guardati, settant'anni suonati, la camicia spiegazzata, una pistola in mano e un ragazzo mezzo morto a difenderti dal mondo-
Pensò a quello che aveva appena detto ed ebbe un brivido. Ma doveva continuare a parlare fino a farlo cedere. Quindi alzo fieramente la testa e riprese fiato.
-Potresti essere seduto davanti a un camino a giocare a dama con tuo nipote, oppure in giro su un'auto d'epoca con tua moglie. Eppure eccoti qui. Ecco qual'è stato il tuo grosso errore: non crearti una famiglia. Dei parenti ti sarebbero stati vicini nella tua follia, ma tu eri troppo preso dalla MIA famiglia. Dal tuo folle piano per distruggerla. Sai che ti dico? Mi fai pena. Eri un uomo brillante e pieno di capacità, ma ora...non ho più nessuna stima di te. E pensavo di essere l'unico ad averne-
A quel punto Jason non si trattenne più e sparò. Kondrad venne spinto all'indietro e cadde contro il tavolino.

 Subito Semir si precipitò ad aiutarlo, ma mentre gli aprivano la giacca per cercare la ferita si udirono altri due spari, che squarciarono l'aria.
E distrussero le speranze dell'ispettore.

 Si era fatto tanto trascinare dal discorso che aveva dimenticato l'obbiettivo principale: Ben!

 Si voltò di scatto e vide quello che temeva. Sulle scale c'erano due corpi immobili, uno sopra l'altro. Jason, gli occhi aperti, aveva del sangue che colava da un angolo della bocca. Di Ben, la testa appoggiata su uno scalino, il corpo schiacciato sotto quello dell'uomo, vide solo i capelli.

 Poi chiuse gli occhi cercando di fermare il pianto.

 

 

Angolo autrice
Buongiorno mondo!! :D
E allora? Che ve ne pare di questo capitolo? Di questo coraggioso Kondrad?
Vabbè, faccio che scomparire prima rischiare la lapidazione...:3
Saluti!!:)

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Capitolo 14
*** La resa dei conti ***


Davanti alla casa di Charlie Shuckworth c'erano quattro ambulanze con le sirene spiegate e una folla di curiosi. I vicini l'avevano sempre considerato il ragazzo serio e responsabile, e tutti pensavano lavorasse in una libreria in centro Colonia, nessuno l'avrebbe mai immaginato come un rapitore.
La gente mormorava mentre i responsabili caricavano sulle barelle i corpi di Rick, Charlie e Ben.
Kondrad si era salvato grazie al giubbotto antiproiettile che la Kruger gli aveva dato, la caduta era dovuta più allo spavento che ad altro, ma lo volevano comunque portare in ospedale per accertamenti.
Semir era elettrico. La Kruger sembrava sparita e quelli delle squadre speciali non volevano dire niente.
Strattonò il primo agente che gli passò davanti e gli rubò la relazione che aveva appena scritto. “Come sono organizzati quelli delle squadre speciali” pensò “è finita da cinque minuti e hanno già tutti i documenti a posto...non come noi che ci mettiamo dei mesi a fare il verbale di una riunione”. Gli vennero alla mente le ore sprecate in commissariato perchè le battute di Ben lo distraevano ...ma quel pensiero gli fece male e cercò di allontanarlo.
Il documento era lungo e dettagliato, e l'ispettore cercò il punto che gli interessava leggendo qualche frase sparsa.
Irruzione nella casa alle ore 15:35...
...ostaggio nel locale soppalcato...
Tre proiettili andati a segno.
Il cuore del poliziotto per un attimo si fermò.
Cercò di dedicare più attenzione a quella parte.
Michael Tench, un colpo alla gola. Morte istantanea.
Jason Berger, suicida, un colpo in mezzo alla fronte, uno allo stomaco.
Un bagliore di speranza illuminò la mente di Semir. Con un sorriso ebete restituì il foglio al proprietario e capì.

 Ben non era ancora morto. Mentre tutti erano distratti Jason si era suicidato, ma non aveva pensato di portare con sé nell'aldilà anche Ben. Anzi, l'aveva lasciato cadere a terra, poi si era sparato cercando di centrare il cuore. Ma dato che non c'era riuscito aveva tentato alle tempie. E finalmente ce l'aveva fatta. Infine era caduto anche lui, addosso al suo povero collega.
Provò una di seguito all'altra, tutte le emozioni, dalla gioia per la fine della storia all'eccitazione per la salvezza di Ben, dall'odio per Jason all'orgoglio per Kondrad, dalla preoccupazione per lo stato di salute del collega all'ansia per quello che sarebbe potuto capitare.
Frastornato si avvicinò alle ambulanze, dove finalmente trovò la Kruger, che con un gesto lo fece avvicinare. Insieme salirono sul mezzo dove c'era anche Ben e che partì correndo per le strade di Colonia.

 Tenendo la mano al collega commentava a mezza voce le frasi della Kruger. Dopo il casino che gli era scoppiato in testa, ora l'unica emozione superstite era la preoccupazione.
Il commissario intanto cercava di fare conversazione per distrarre Semir dai suoi pensieri.
-Non capisco perchè Jason si sia suicidato. Non ne aveva motivo. Era ad un passo dalla vittoria...-
-Era pazzo capo, questo basta-
-Già ma mi sfugge qualcosa...-meditò un po' poi esclamò -potrebbe essersi accorto, in un momento di lucidità di avere due Jager morti in mano, che non gli sarebbero serviti...non poteva immaginare che Kondrad avesse il giubbotto antiproiettile e che Ben sia così incredibilmente fortunato-
-Non c'è niente da spiegare per me- la interruppe l'ispettore.
Per tutto il percorso non aveva staccato gli occhi dal corpo del collega, come se smettere di guardarlo fosse significato perderlo per sempre.
Sospirò e chiuse gli occhi, abbassando la testa. La mano della Kruger gli si posò sulla spalla.
-Tranquillo Semir. Tranquillo. Tra poco arriveremo in ospedale...-
Lui annuì, poco convinto. Aveva un nodo allo stomaco e non sentì il cellulare, tanto che rispose solo perchè la donna glielo fece notare.
-Pronto?-
-Semir? Sono Julia. Oh, grazie al cielo, almeno tu sei vivo! Nessuno mi risponde al cellulare!- l'ispettore tremò -Come sta Ben? E' con te?-
-Sì, sì, siamo in ambulanza. Stiamo andando al St. Jacob hospital, devono operarlo-
-Oh mio Dio! Arrivo subito!-
Chiuse la chiamata e sbirciò sopra l'adesivo opaco che copriva i vetri per vedere dove fossero arrivati.

 Nella sala d'attesa Julia camminava avanti e indietro, sventolando la borsa a tracolla. Semir era incastrato su una microscopica poltroncina tra la Kruger e la macchinetta del caffè.
Dei passi pesanti arrivarono dal corridoio e dopo pochi secondi videro entrare Kondrad, del tutto incolume, che si precipitò ad abbracciare la figlia. Si sedettero vicini, dall'altro lato della sala, teste unite e cominciarono a parlare sottovoce.
Lui aveva il volto contratto in un espressione tesa, mentre lei alternava espressioni di stupore a un sorriso o un sospiro triste.
Semir era convinto che stessero parlando dell'avventura appena conclusa,ma era troppo lontano per averne la certezza. Si massaggiò il gomito dolorante su cui la pallottola lo aveva colpito, e guardò con attesa il corridoio. Nella saletta cadde il silenzio quando entrò il chirurgo.
-Siete parenti di Ben Jager?-
-Sì, sì, io sono il padre, e lei è la sorella- esclamò Kondrad alzandosi.
Il medico squadrò Semir e la Kruger e borbottò:-Sono autorizzato ad informare solo i famigliari-
La Kruger non ne poteva più e stava per protestare, quando il padre disse di voler autorizzare la diffusione della notizia.
Il chirurgo sospirò e iniziò a giocherellare coi fogli del fascicolo che teneva in mano.
-Allora?- chiese Semir.
-Il signore aveva un proiettile nel corpo, poco sotto i polmoni, ma ha tre costole rotte. Aveva un'emorragia interna, dovuta dal fatto che il proiettile non è uscito, ma siamo riusciti a tamponarla e limitarla...-
Semir non si convinse:-E poi? Ci avevano detto che aveva un'infezione!-
Il medico si rivelò infastidito dall'interruzione, ma continuò:-Già, appunto. Ma le sue condizioni sono già troppo critiche, non abbiamo voluto fare altri interventi che le avrebbero potute peggiorare...- prese un bel respiro. Non gli piaceva dare quel tipo di notizie -L'abbiamo messo in coma farmacologico-
Julia si lasciò scappare un gridolino e nascose il viso sul petto del padre.
La Kruger chiese:-Lo possiamo vedere?-
-Sì, ma solo uno per volta-

 

Angolo autrice
Buongiorno mondo!!
Aggiorno oggi perchè domani parto di nuovo per la montagna...:)
Quindi...pensavate veramente che avrei ucciso Ben? Non sono ancora così crudele, e poi come farei a scrivere un possibile seguito se lo uccido? Perché purtroppo per voi ho un po' di idee per un possibile seguito ;) Dovrete sopportarmi ancora un po'!!
Scusate per questo capitolo assolutamente inutile, era questo che non sapevo se mettere o no, purtroppo l'ho inserito. Okk, ammetto che sono troppo pigra per modificare il prossimo quindi ho messo questo schifo.
Se dopo questo capitolo non avete avuto sintomi quali vomito, svenimenti o malori di vario tipo, al prossimo!!
Saluti!!:) 

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Capitolo 15
*** Pensieri e ringraziamenti ***


Il primo ad entrare fu Kondrad, che, indossati maschera, cuffia e camice sopra i vestiti, restò dentro per cinque minuti buoni. Si sedette dando le spalle alla porta e appoggiò le mani sulle lenzuola bianche.
-Ben...Ben, mi senti? Sono...- fece una pausa per scegliere le parole giuste -papà. Sono papà. Ce l'abbiamo fatta Ben! Sai c'ero anch'io con Semir e le squadre speciali, l'avresti mai detto? Avresti mai immaginato ME con una pistola e un giubbotto antiproiettile? Già, il giubbotto... meno male che ce l'avevo, se no a quest'ora sarei ridotto molto peggio di te... Quel pazzo di Jason mi ha sparato prima di suicidarsi. Ma ti sembra logico? Dico, se vuoi ucciderti, ti sembra il caso di far fuori qualcun'altro prima?-
Sospirò osservando i tubi che entravano e uscivano del corpo del figlio. Urtò con il piede il palo della flebo, e la guardò dondolare.
-Guarda come ti ho ridotto. Se ti avessi ascoltato, non saresti in questa condizione. Ti chiedo perdono Ben...io oggi ho fatto tutto il possibile e prometto di farlo tutti i giorni...se tu mi perdoni. Ma permettimi di aiutarti. Per favore-

 Fuori dalla stanza un medico stava consegnando a Julia alcuni fogli riguardanti le condizioni del fratello.
Lei, guardando scocciata l'ora chiese:-Posso entrare ora? Mio padre starà lì dentro per degli anni se nessuno lo obbliga ad uscire...-
-No, mi spiace, non potete entrare troppi per volta, dato che potrebbe sentirvi...-
Lei annuì e si avvicinò al vetro della porta per vedere il padre che in quel momento aveva stretto la mano al figlio.

 Dopo Kondrad Semir lasciò entrare Julia, che però uscì dopo poco, piangendo. Quindi toccò a lui.
Nella stanza c'era il silenzio più completo, interrotto solo dal sibilo del respiratore e dal “bip” regolare dell'elettrocardiogramma.
Sedette su una sedia e la trascinò vicino al letto.
Restò un attimo ad osservare il collega, poi lo chiamò:-Ben? Ti devo ringraziare. Grazie per aver disubbidito alla Kruger l'altro giorno. Se non ci fossi stato tu, io ora sarei a piangere Aida. Tu..tu l'hai salvata. Non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto, ma mi piacerebbe iniziare. Quindi svegliati presto ok?-
Due colpetti sulla porta lo fecero voltare: la Kruger gli faceva degli strani segni e lui intuì che dovesse andarsene.
Le rispose con un cenno del capo e si rivolse nuovamente al collega:-Anche la Kruger voleva salutarti, ma è dovuta andare via. Dovrà sistemare qualche affare in ufficio... Sai che hai combinato un bel casino? Abbiamo chiamato due volte le squadre speciali, messo sotto protezione sia tuo padre che tua sorella... il capo ha avuto un bel po' da sbrigare per salvarti la pelle...-
Restò ancora qualche minuto poi, a malincuore, decise di alzarsi.
Non era ancora uscito in corridoio che Lilian era già dentro in lacrime.
Le lanciò un occhiata attraverso il vetro della porta, poi si voltò, sospirando, verso Julia e Kondrad.

 Semir si allontanò dal corridoio della camera dell'amico e si sedette su una poltroncina in un angolo della sala d'attesa di radiologia. Aveva bisogno di stare solo. Il dolore che aveva trattenuto fino a quel momento uscì sotto forma di lacrime dai suoi occhi.
Non aveva senso, niente aveva senso.
Vide, con la coda dell'occhio, avvicinarsi una sedia a rotelle, ma non degnò di uno sguardo chi fosse.
-Sai Semir, studiando medicina ho imparato cosa molto interessanti. Lo sai per esempio perchè quando ci facciamo male, la ferita ci fa male per un po'? Perchè il nostro cervello vuole che ce ne prendiamo cura. Vuole che medichiamo il nostro taglio affinchè guarisca bene e sia sano per riprendere a funzionare.
La stessa cosa vale nella vita. I momenti di dolore servono a ricordarci quanto sia importante e fondamentale prenderci cura di ciò che amiamo. Perchè se il taglio ci facesse male solo nel momento in cui ce lo facciamo, chissà quante brutte cicatrici avremmo. Ma il dolore ci fa lottare per superare al meglio la nostra malattia. Se non avessi sofferto così tanto per Ben in questo periodo, non l'avresti salvato. Ed è per questo che stai così male. Perchè finché lui non guarirà, non guariranno nemmeno le tue ferite. Non provo nemmeno a consolarti, perchè so che sarebbe inutile, ma ricorda, il dolore è solo debolezza che esce dal corpo. Una volta finita questa storia sarai più forte-
Semir alzò lo sguardo verso Alex che, continuò:-Ci sono molti dottori in questo settore: la famiglia, gli amici, i colleghi...- sorrise -Ora vai a casa, tua moglie sarà sicuramente in ansia-
L'ispettore si alzò con un abbozzo di sorriso sul volto ancora rigato dalle lacrime.
Stava quasi per andarsene quando gli chiese:-Sai tutto?-
L'altro annuì:-Negli ospedali le voci corrono, soprattutto se sai a chi chiedere-
Si sorrisero.

 

 Sei mesi dopo...

Semir afferrò il cellulare che suonava, sorpreso di leggere sullo schermo quel numero che da tanto tempo non vedeva.
Preoccupato rispose:-Pronto, Kondrad?-
-Ciao Semir, ti ricordi cosa mi hai detto quel mattino prima di tutta la storia del ponte eccetera eccetera?-
L'ispettore si sedette, appoggiando la testa tra le mani-Ehm, no, non mi ricordo... è qualcosa di importante?-

 Dopo due minuti l'ispettore entrò nell'ufficio del capo a riferire la notizia.

 

Angolo autrice
Salve!!
Prima di tutto, i diritti d'autore: la frase “Il dolore non è altro che debolezza che esce dal corpo, dopo questo sarai più forte” è stata detta da Cody Lundin in “Dual survival” anche se in tutt'altra situazione.
Beh, ditemi che ne pensate, nonostante il fatto che entrare in coma sia una cosa comune in molte ff, ma soprattutto sul discorso di Alex, perchè ci ho messo tanto amore per scriverlo:3
Il prossimo sarà, finalmente staranno pensando in molti, l'ultimo capitolo, ma altre sciagure si abbatteranno su di voi, visto che sto già scrivendo il seguito... Mhuhahaha *si strofina allegramente le mani, pregustando sadicamente il dolore altrui*
Bene,ora vi saluto, alla prossima!!
Saluti!!:)

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 5 buoni motivi per creare una lista personaggi in questo fandom:

  1. Se esiste significa che serve a qualcosa

  2. Aiuta a capire a quale serie si riferisce una ff

  3. Si può capire immediatamente chi è il partner di Semir senza dover leggere mezzo capitolo

  4. Per le one-shot che a volte non contengono un'avventura che implichi sparatorie, inseguimenti e altre cose da starci ottantasei ore, si capisce immediatamente e parzialmente di chi e di cosa (più o meno) si parlerà

  5. Bastano solo 5 voti e qualche personaggio ne ha già 4... basta l'impegno di uno solo di noi per migliorare questo fandom!:)

Si trova in alto a sinistra, “lista personaggi”. Si aprirà una lista e affianco ad ogni nome troverete il numero di voti e la possibilità di votare. Forza, lottiamo uniti per un fandom più ordinato!! :D

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Premessa: non potevo concludere senza un altro grottesco errore... ho di nuovo fatto un pasticcio con Julia... ma perdonatemi, in fondo è l'ultimo capitolo...:3
Voi immaginate che non sia ancora sposata okk?

 

 Aida rideva e gridava al padre:-Dai papà, più veloce!!-
E lui la faceva girare su se stessa, in una piroetta, in modo che potesse mostrare alla Kruger la gonna nuova che faceva la ruota. Il capo si lasciò sfuggire un sorriso e le prese un dolce pizzicotto sulla guancia.
Andrea disse:-Forza piccola, inizia a sederti. Ti metti vicino a me?-
-Sì!- esclamò la bambina, arrampicandosi sulla sedia.
-Buona serata a tutti!-salutò Kondrad entrando. Posò la sciarpa e il cappotto sull'attaccapanni e baciò sulle guance il commissario e Andrea. Poi accarezzò la testa ad Aida e si voltò per guardare il ragazzo che era entrato dietro di lui. Non tanto alto, due occhi neri e profondi come pozzi e i capelli scuri alzati in un leggero ciuffo.
-Richard!- Kondrad abbracciò il ragazzo e lo presentò -Il fidanzato di Julia.
Semir gli strinse la mano e il giovane sorrise timidamente.
Poi si voltò e chiese:-Julia non è ancora arrivata?-
-Eccomi!- rispose quest'ultima entrando. Aiutò la sedia a rotelle a superare il piccolo scalino e Aida si fiondò a salutare il ragazzo che c'era seduto sopra.
-Zio Ben!-
Il giovane allungò le braccia per afferrarla, per quanto la carrozzella glielo permettesse.
-Ehi principessa, come stai?-
-Io bene, ma tu resti sulla sedia a rotelle per sempre?- nella sua vocina c'era una grande preoccupazione.
-No, se no chi ti riporta il papà a casa ogni sera?- sorrise alla bambina e la fece scendere dalle sue ginocchia -guarda qua-
Fece forza sui braccioli e si alzò, per lasciarsi cadere su una sedia poco più in là. Quei pochi passi bastarono per far tornare il sorriso alla bambina.
-Hai visto? Ho solo bisogno di un po' di allenamento, poi torno a correre con te-
Si accorse che tutti lo guardavano ed esclamò:-Ehi, non guardatemi così, non sono mica un fantasma!-
Gli altri sorrisero.
In quel momento entrò una cameriera a prendere le ordinazioni.
Tutti si sedettero. La Kruger a capotavola, dal lato opposto, Kondrad. Vicino al padre, alla sua destra, Ben, Semir e Aida, mentre dall'altro lato Julia, Richard e Andrea. Quest'ultima allungò le mani verso la figlia che aveva davanti e le tolse i bicchieri per il vino, che passò alla cameriera.
Tutti aprirono i menù e quando Ben ordinò una minestra Andrea chiese:-Puoi ancora solo mangiare quelle poltiglie da ospedale?-
Il poliziotto alzò le spalle e disse:-Per ora sì...ma tra poco potrò prendere la frutta!!- un sorriso si dipinse sul suo volto -finalmente qualcosa da masticare!-
Strizzò l'occhio in direzione del collega:-Tra poco tornerò a sporcarti la macchina di patatine-
Semir sbuffò, nascondendo un sorriso.
La Kruger entrò nel discorso:-E come va fisioterapia?-
-Bhe, riesco già a camminare, ma mi affatico velocemente e alla sera non ce la faccio proprio più. E' per questo che sono venuto sulla sedia a rotelle...-
Arrivarono i piatti e Ben osservò con disgusto il suo pasto.
Alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di Richard.
-Allora, come va? Se sei qui vuol dire che papà non ha ancora trovato una buona ragione per buttarti fuori di casa...-disse soffiando sul cucchiaio.
Una sberla scherzosa gli arrivò sul collo:-Non sono ancora così crudele- esclamò suo padre.
Il figlio alzò gli occhi al cielo e sorrise a Richard, che non aveva capito molto.
Julia intervenne in sua difesa:-E tu? Quante ne hai lasciate?-
-Ehi, innanzitutto sono io che le lascio, e non mi lascio influenzare da papà...-
-E Lilian? E' lei che ti ha lasciato se non sbaglio...- cinguettò, convinta di aver segnato un punto contro suo fratello.
Il giovane stava per ribadire, quando intervenne Semir:-E' vero, che fine ha fatto Lilian?-
-Mi ha lasciato mentre ero in coma, a quanto pare non se la sentiva più...- si appoggiò allo schienale della sedia e sorrise -Ma non faceva per me, almeno sono di nuovo libero- disse, facendo l'occhiolino alla cameriera, che arrossì.
Semir scosse la testa:-Non cambierai mai!-

 

 

 Angolo autrice
Ta-daaaaaaa!!!! L'ultimo capitolo... :') allora che ne pensate? Questo era proprio conclusivo, niente azione, niente sparatorie, niente inseguimenti. Solo degli amici che mangiano una cena insieme, come dovrebbe sempre essere.
Richard spero sia l'ultimo dei miei strafalcioni, ma mi piaceva il confronto sorella/fratello riguardo fidanzati/e e l'intervento di papà Kondrad, quindi non ho voluto toglierlo.
Ed ora... mi prendo un po' di merito che non è mio... Dopo i miei “5 buoni motivi per creare una lista personaggi”, qualche buon'anima è andata ad aggiungere il suo voto! Mi sento onorata :')
Moltissimi ringraziamenti a chi ha recensito: Teresina e Fred_Deeks_Ben!! E ad alex_ love che l'ha inserita nelle preferite!!! Ma il più grande va a Maty66 che mi ha sempre seguita con recensioni, consigli e tanto affetto. Un abbraccio dalla piccola chiromante!
Sto scrivendo un seguito per questa storia, spero che, se lo metterò mai su EFP, facciate un salto per leggerne almeno un capitolo....
Saluti e tanto amore!!<3
Da Iuccy

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