Demolition Lovers

di Beautiful Disaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitoli 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - EPILOGO ***
Capitolo 11: *** Sequel part.1 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Un raggio di sole attraversa la camera, così lieve ma abbastanza intenso da riportarmi alla realtà. La meravigliosa realtà che ho di fianco. Non riesco ad aprire gli occhi, la testa mi sta per scoppiare! Guardo LA piccola sveglia sul comodino, sono appena le 09.00. Qualche vodka e Red Bull di troppo ieri sera. Accidenti…non è facile ricordare dopo stanotte, per niente. Non riesco ancora a crederci… Mi volto e lui è lì, avvolto dal candido lenzuolo ancora umido e morbido, le gote rosee e quell’espressione da bambino sul viso che mi ha fulminata la prima volta che l’ho visto. È dolce, anzi no, dolcissimo…potrei morire di diabete per lui! La verità è che è anche dannatamente sexy e sa conciliare perfettamente le due cose. Mi avvicino al suo viso, lo osservo più da vicino…è perfetto. E quei capelli sulla fronte… ho sognato di accarezzarli tutte le notti prima di questo momento, prima di averli tra le mie dita, neri e morbidi. Cerco di far piano, ma non riesco a non svegliarlo. Apre gli occhi, mi sorride. Ecco che mi sembra di non aver bisogno di null’altro al mondo. “Ehy…” Si stiracchia, poi si volta verso di me mettendosi su un fianco. “Buongiorno. Dormito bene?” gli chiedo fissando i suoi occhi verdi. “Diciamo di si…anche se mi hai distrutto!” sorride con quella sua aria dispettosa. Mi fa impazzire quando mi prende in giro. “Daaai…mi imbarazzi” – “Non sembravi così imbarazzata stanotte…” ancora quel sorrisino… “Gee, sei uno stupido!” Gli tiro una cuscinata e mi giro su un fianco, lui viene dietro e mi abbraccia. È forte con le sue spalle grandi. Il suo abbraccio è deciso…e caldo. E le sue mani riuscirebbero a dare i brividi in un’afosa giornata d’estate. Finalmente mi sento felice, non ho più il cuore spezzato, sento che pian piano si sta rimarginando. Ed è una sensazione fantastica! Non vogliamo più pensare al passato, a quel dare senza ricevere nulla in cambio. Ma quella è un’altra storia. “Cosa ti va per colazione?” mi chiede strusciando il suo naso sul mio orecchio. “Mi vai tu…” Scoppiamo a ridere. Mi giro e ricambio il suo abbraccio. Si alza e accende subito una sigaretta, ne lancia una anche a me. “uhm, lo sai che non fumo queste, fanno schifo” ride, poi va a farsi una doccia. Io rimango accucciata nella parte di letto che occupava lui. C’è ancora il suo profumo stampato sulle lenzuola… Non credevo di poter provare queste sensazioni ormai. Quando sono arrivata qui ero sola e disorientata, ho perso gli amici, la famiglia. Colpa mia, lo so. Ma vado avanti, seguo le mie scelte, giuste o sbagliate che siano. Metto giù un piede. Caspita, sono completamente nuda! Non voglio che mi veda così…cioè mi ha già vista, però la cosa mi imbarazza un tantino. Non lo conosco, fino ad una settimana fa non sapevo nulla di lui! Cioè, non è che ora ne sappia molto di più, infondo non abbiamo parlato quasi per niente… Meglio che mi tenga su il lenzuolo, dopo la doccia cercherò di ritrovare qualcosa! Nel frattempo lui esce dal bagno, avvolto in una asciugamani, tutto gocciolante. Tenta di asciugarsi un altro po’ poi la lascia cadere. Oddio. Tranquillamente si appresta a vestirsi, come se io non fossi nemmeno lì. Mi alzo con uno scatto e corro verso il bagno. Mi volto un attimo per scorgere il suo viso. Mi guarda accigliato. “Cos’hai?” uah che domanda! “Nulla, perché?” solito sorrisino. Mi infilo in fretta e furia in bagno. Uh, che imbarazzo! Mi guardo allo specchio. Che occhiaie!! Con questa matita sbavata sembro un panda… Dovrei smetterla con le notti brave…eppure non rinuncerei mai al mondo a quella appena trascorsa! Comunque, una doccia mi ci voleva proprio…chissà se dopo riacquisterò le mie piene facoltà mentali… il mio equilibrio è ormai abbastanza labile! Finita la doccia torno in camera da letto. “Dove ho messo il body? Cavolo, non trovo nulla…” “Stai cercando questo?” Arriva alle mie spalle mangiando una mela e col mio body tra le mani. Me lo porge, poi torna di là. Ecco spiegato tutto, eravamo ancora in cucina quando abbiamo iniziato a…spogliarci. Mi vesto in fretta, mi do una sistemata. Nemmeno un po’ di trucco…accidenti, sono inguardabile. Raccolgo i capelli in un fermaglio e metto le scarpe. Non voglio fare colazione con loro, con gli altri. Non voglio sapere cosa pensano, non voglio incrociare i loro sguardi. Non lavoro qui da molto ma tutti sono sembrati molto gentili, sia i ragazzi del gruppo che tutto il resto dello staff, ma come al solito mi lascio sopraffare dalle emozioni, positive o negative che siano. Trova un equilibrio tesoro, adesso. Dovrai trascorrere un tour intero con loro, non puoi cominciare così. Reagisci. Sento già le voci, le risa allegre, le tazze della colazione. Sono arrivati tutti…o erano già qui? E chi lo sa… Sono sull’uscio della camera da letto da un quarto d’ora ormai. Ti prego Gee, vieni in mio soccorso! Nemmeno ho finito di pensarlo. Eccolo. “che fai, non vieni a mangiare?” non gli rispondo. “ho capito, sei già sazia…da quanto ti stai rosicchiando le unghie?” mi prende per le spalle, capisce tutto. Sottovoce mi rassicura. “non sanno nemmeno che hai passato la notte qui…penseranno che eri in bagno o che sei venuta prima…e poi stai tranquilla, cosa potrebbe dire mio fratello? O Frank?” quel suo dannato potere ipnotico stava di nuovo funzionando. “ok… in effetti un po’ di fame si fa sentire!” cenno d’intesa e ci avviamo in cucina.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo: 2

Gerard aveva ragione, ci sono solo loro due. Si tirano i cereali e ridono. Cavoli, non mi hanno degnata nemmeno di uno sguardo…fiu, me la sono scampata. Accidenti però, potrebbero anche essere abituati a vedere ragazze con lui al punto da non farci più caso o potrebbero essere tanto pieni di buon senso da nascondere lo stupore…ma rimarrò di certo col dubbio, non ho nessuna voglia di iniziare con le paranoie, anche perché non mi interessa saperlo cavolo, sto bene adesso e non voglio rovinare tutto. Mi unisco a loro. È piacevole chiacchierare a quest’ora del mattino, anche se con Frank puoi più che altro ridere, lui non fa altro. È la sua giornata. L’ho visto altre volte in studio o nel backstage non spiccicare nemmeno una sillaba, non guardare in faccia nessuno. Lavorare e basta. Mister Luna si potrebbe dire…d'altronde lo capisco bene, è uno scorpione, come me ed è tanto tanto aperto e gioviale quanto cupo ed enigmatico. Probabilmente, ora che ricordo, non ci siamo mai presentati ufficialmente…però ci conosciamo. È strano per certi versi ma in realtà non riesco ad immaginare altro modo nel quale avrei potuto conoscerlo. Poi c’è Mickey…lui è strano. Mi affascina, è tanto uguale a suo fratello a volte e tanto diverso altre…sembra lui il fratello maggiore, questo è certo! E’ un tipo riservato, anche se credo che sappia il fatto suo… La colazione è piacevole, il clima altrettanto. Mi godo questo momento…e mi becco anche qualche cereale in testa! In studio e tutto un via vai stamane. Gli strumenti sono già partiti insieme ai tecnici ed i fonici, mancano le ultime cose da sistemare…la band, e la restante parte dello staff del PR, new entry comprese: me. Non so ancora darmi da fare come fanno tutti i miei colleghi, cioè, mi avevan detto che avrei dovuto fare solo la lista della spesa per gli artisti…invece come ordine del giorno ho due pagine e mezzo di appunti! Il tempo passa comunque infretta, i ragazzi provano qualche canzone ed è presto mezzogiorno. Non sapevo che tra le mie mansioni ci fosse anche il carico e scarico attrezzature dai bus…sono sfinita! Tiro fuori il mio pacco di Merit e mi avvio per il corridoio, stretto e accogliente che termina con una porta a vetri, subito dopo la sala mensa, che si apre su un cortiletto murato su due lati e sul terzo confinante con un edificio abbandonato…il luogo ideale per sedersi ed avere cinque minuti di relax. Mi avvio infretta, quasi mi stessero inseguendo…è troppa la voglia che ho di sedermi e staccare un attimo da tutto quel trambusto. Appena vicino la porta…voci. La stanza accanto…una discussione abbastanza accesa, riconoscerei tra mille la voce di Gerard ma così non l’avevo mai sentito, accidenti. Si spalanca improvvisamente la porta ed esce Frank a passo veloce, mi precede in cortile, anche lui tira fuori le sue sigarette e ne avvicina una alla bocca. Saranno i tratti del viso abbastanza tesi ma quel piercing sul labbro è davvero bello a vedersi oggi… “hai un accendino?” … … …”Ehi, hai un accendino?” uh, sta parlando con me. “si certo che ce l’ho, ma stai calmo” glielo lancio, poi lo riprendo e accendo anche la mia. “cos’hai sul braccio?” “parli con me?”gli chiedo…evito di farmi chiamare di nuovo EHI. “e con chi allora? Vedi qualcuno?” si guarda attorno divertito. Era una bestia cinque secondi fa, adesso ride… “sul braccio dove?” “nell’interno dell’avambraccio destro” mi indica il punto esatto “è un tatuaggio...” “sei scorpione?” “si, come te”. Mi guarda. “e tu che ne sai? Hai letto la mia biografia?” “no, solo che hai un tatuaggio identico al mio sul collo!” sgrana gli occhi “ma sentila! Forse è il tuo che è uguale al mio…” sorride. È davvero carino…e simpatico…e stronzo! La porta della mensa si riapre e si richiude, Frank da un’occhiata, si scurisce in viso, si volta e torna a fumare come se io non fossi lì. Mmmh, glielo chiedo. Glielo posso chiedere, mi sento che non mi insulterà. “è successo qualcosa?” non risponde. Beh, cosa pretendevo con quella domanda stupida? Sono arrivata ieri e già mi impiccio dei loro cavoli. Mi si sta consumando la sigaretta in mano. Faccio una tirata intensa, butto la cicca, meglio tornare a finire il lavoro. “Sono cose che ancora non puoi capire….” La sua voce dietro di me. “il tempo ti chiarirà tante cose…intendo su Gerard, sul suo carattere” “Lo spero” getta la cicca. “non è facile essere la sua nuova ragazza” mi supera, oltrepassa l’uscio e si avvia nel corridoio, fino a scomparire dietro l’angolo. “Io non sono…” la frase mi muore in bocca.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo: 3

Non l’avevo messa così. Proprio per nulla…è strano, davvero strano….io non mi sento la sua…oh cielo, mi sto facendo troppi problemi! Mi sono ripromessa di prendere le cose così, come vengono. Niente scleri. Siamo già partiti da un po’ per Indianapolis, location della prossima data della band. Sono le 19.30, siamo quasi arrivati. Il tour bus della band viaggia davanti al nostro e io mi chiedo come sia l’aria da quelle parti, se tutta la tensione sentita qualche ora prima si sia un po’ attenuata. Sto nella mia brandina, con la mia tendina chiusa a leggere un libro, ma ci rinuncio presto, non riesco proprio a capire quello che leggo stasera. “ehi tesoro cosa fai qui tutta sola soletta?” eccola, la mia cara Becky! Lei è da anni una mia collega, abbiamo iniziato insieme questo lavoro pian piano, dal basso, ma diciamo che è soprattutto una mia grandissima amica! È una ragazzona di colore, paffuta e simpatica da morire, ha 31 anni ma gliene darei almeno dieci in meno! Lei mi è stata vicino in ogni momento, mi ha saputa tirare su in momenti davvero bui ed è per questo che io pendo dalle sue labbra, perché è l’unica che mi ha dimostrato il suo affetto incondizionatamente, a volte strigliandomi ben benino, ma è l’unica persona della quale mi fido ciecamente! “Dai vieni a mangiare, abbiamo dei panini squisiti di là!” “no Becky, non ho fame al momento, magari più tardi…” lei sogghigna “hai fatto tardi stanotte eh?””Che dici?! Hai deciso di farmi da mamma??” le rispondo un po’ alterata “Ah-ah! No piccola, è che ti ho vista andar via dal locale con quel bel pezzo di ragazzotto…!” Già, lo ha notato anche lei! Come avrebbe potuto non vederlo… “Siamo andati a casa sua e ci siamo divertiti un po’. Tutto qui.” Cerco di fare l’indifferente… “Eh certo, brava! Divertiti finchè sei in tempo!” mi risponde lei con una pacca sulle spalle “Ma perché, vorresti dire che se tu volessi non troveresti un bel ragazzotto anche per te?? Se vuoi ti presento qualche amico!” le dico ammiccando “No no grazie! Li conosco fin troppo bene i tuoi amici! Se sono tutti come…quello-tuo-di-ieri…” Le sorrido, lei è unica! Ormai usciamo insieme, quelle poche volte che siamo liberi tutti dai più svariati impegni, andiamo per locali, mangiamo insieme e conosce ogni mio segreto. Sa ogni piccolo particolare della mia vita e dei miei vecchi…problemi…cioè non proprio ogni particolare… ci siamo capiti! “Lui non è come gli altri, quelli che intendi tu. Lui è…” “Diverso??” la guardo intensamente negli occhi “Si… diverso.” Lei sembra rattristarsi “Tesoro! Sveglia! È una rockstar, ha tante di quelle donne che tu non ti immagini” Oh! Questa è proprio una pugnalata al cuore! E non posso nemmeno replicare perché probabilmente ha ragione! “Dico solo che mi è sembrato…non lo so, molto dolce e gentile, galante…non ho detto che è l’uomo della mia vita!” lei mi cinge le spalle “Ascolta, io non voglio scoraggiarti, però è un personaggio pubblico, conosciamo tutti i problemi che ha avuto in passato e sono certa che non avrebbe un’influenza positiva su di te” “Becky adesso è…” “Pulito?? Non parlo di quello piccola, parlo degli strascichi emotivi. Ricorda tutto il tempo che hai passato in analisi, ricorda quanto ci hai messo prima di riprenderti…e sono stata io a darti la mia spalla su cui piangere e a passare le notti in bianco insieme a te, ricordalo!” “Si Becky, lo so. Non dubito di te, so che lo dici per il mio bene.” Ecco qui, una bella dose di Becky-terapia mi mancava da un bel po’ di tempo…

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo: 4

La serata procede tranquilla. Arrivati a destinazione si passa la notte nei bus super attrezzati in un’area completamente dedicata agli artisti e allo staff dell’evento. Fuori l’aria è fresca un leggero venticello mi costringe a metter su una giacchetta per uscire a fumare dopo il caffè. L’atmosfera è abbastanza allegra, l’atmosfera sentita in studi qualche ora prima sembrava dileguata, infatti seduti in cerchio trovo i ragazzi al completo che ridono, scherzano e devono. “Ehi Consu, unisciti a noi!” urla Bob da lontano. Mi avvicino a loro e Mickey mi cede la sua sedia accanto al fratello. Gerard mi sorride “com’è andato il viaggio?” “Bene” ricambio il suo sorriso. Noto una strana espressione sul suo volto, come se mi stesse nascondendo qualcosa…ma forse è solo stanco. “c’è qualcosa che non va?” mi chiede quasi avendo letto nel mio pensiero…è incredibile “n-no…perché mi fai questa domanda?” “Niente, mi sbagliavo…meglio così!”. Dolcemente passa una mano tra i mie capelli, afferra delicatamente il mio collo e mi da un bacio in fronte. Proprio in quel momento mi tornano in mente le parole di Becky…e quelle di Frank. Proprio lui ci osserva, mentre sorseggia una birra. Non stacca un attimo gli occhi da noi…inizio a chiedermi se sia geloso del suo migliore amico o se sia solo un impertinente! “è il primo nostro live che vedrai?” mi chiede Ray. “si, di presenza si…mi aspetto grandi cose!” sono molto contenta, contentissima a dire il vero! La loro musica mi è sempre piaciuta parecchio. Alte due chiacchiere, pian piano ognuno si ritira. “vado anche io, sono stanchissima!” mi alzo e lo fa anche Gee. “Ti accompagno”. Mi cinge le spalle. Si ferma appena prima di arrivare a destinazione. “C’è qualcosa di cui vorresti parlare prima di andare a dormire?” mi chiede fissandomi negli occhi. E beh… è difficile restar lucidi… “Potrei farti la stessa domanda…” improvvisamente piomba un silenzio imbarazzante…vorrei essere sottoterra!! Lui sorride “Ok…allora sarà il tempo a darci le risposte che vogliamo…” mi prende il viso e mi sfiora le labbra con un piccolo bacio. “Buonanotte” “’notte”. Gira le spalle e va via. Il Tempo…sembra quasi una frase saggia! Le risposte…ma a quali domande? Quelle domande che non vorrei pormi. Non so perché, ma adesso sembra tutto così dannatamente meno “perfetto”. h.10.30 Inizia la giornata strapiena di lavoro. I ragazzi sono già sul palco a provare l’acustica gli strumenti e tutto il resto. Io e Becky cerchiamo di fare mente locali su tutte le attrezzature e soprattutto su tutta la roba da mangiare e da bere che hanno richiesto i vari artisti…”Consu, hai tu la lista che abbiamo stampato prima di partire?”… …inutile…stai parlando con un muro stamattina cara la mia Becky…un muro impenetrabile di pensieri. “Ehi!” mi strilla. “mmmh ma è un vizio…tutti a chiamarmi Ehi!!” “ma cosa stai blaterando? Un vizio…?” “niente niente, lascia perdere. Ecco la lista che volevi” “mmmh, ok..non manca nulla. Direi che possiamo andare a bere un caffè e poi possiamo assistere alle prove, che ne dici?” “Aggiudicato”. A bordo palco l’atmosfera è già accesa…si suona alla grande pur essendo solo una prova. Io mi perdo nella loro musica. Provano Teenagers..l’acustica è ottima. Inscenano un trenino, io non posso fare a meno che morire dal ridere. Li guardo, sembrano dei bambini al parco giochi… Ma c’è qualcosa di strano. Lui è triste, Gerard è triste. Fina a ieri, due giorni fa, una settimana fa… Vorrei sbagliarmi, vorrei tanto sbagliarmi. Finito di provare il primo che lascia il palco è Frank, accende una sigaretta e prende il cellulare. Si apposta a pochi passi da me, lo copre soltanto la metà di un angolo dietro di me. A volte sono proprio una bambina, come per esempio adesso spinta dalla curiosità…oh cielo…devo origliare. Indietreggio un po’, adesso sono proprio dietro di lui, l’angolo mi nasconde…ma se sposta la testa di un solo centimetro a vanti sono rovinata.! Meglio mettermi di spalle, al limite potrei cercare la scusa che non l’avevo visto. “Pronto...si ciao, come stai?…te l’avevo promesso che ti avrei chiamata. Sei a casa?...abbiamo finito di provare adesso…si…si…adesso devo andare…non sono cose di cui possiamo parlare al telefono, lo sai…te l’ho detto mille volte…cazzo ho detto che devo andare!”… non si sente più nulla. Era la sua ragazza, ne sono sicura. Ma perché non è partita con lui? Sarà meglio farmi gli affari miei, non ho nessuna voglia di mettermi nei pasticci. “Ehi, stavi origliando?” oh porca pupazza non ci posso credere! “Stavo facendo cosa? Stai delirando…sto aspettando Gerard” mi guarda e incrocia le braccia “ma davvero?” “Si” “Ok, ok…tanto non ho tempo da perdere con te, ho una gran fame e devo andare a rifocillarmi” gira le spalle e se ne va, come al solito, senza salutare. “E COMUNQUEEEE, HO UN NOME! NON MI CHIAMO EHI!!” lui da lontano “……..EHI, OK! CI SI VEDE!”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo: 5

Il tempo sembra correre via velocemente quando sei felice, quando hai delle certezze, quando ti senti protetta. Ma quando i dubbi ti assalgono e ti passano per la mente, veloci come frecce scagliate da un arco, uno dietro l’altro senza mai fermarsi allora si che il tempo sembra fermarsi, le lancette non girano, le ore non passano e la testa arriva a farti tanto male da sembrare che possa scoppiarti da un momento all’altro. Gerard è seduto lì, poco distante da me, scribacchia su dei fogli, forse scrive una nuova canzone. Alza i suoi bellissimi occhi “cosa c’è?” “Nulla” gli rispondo. “Mi stai fissando da circa venti minuti. Sei strana” gli rivolgo un sorriso. “Vieni a sederti qui” mi mette una sedia accanto a lui. Lo raggiungo. È assurdo il modo nel quale riesce a capire dandoti un solo sguardo. Gli siedo di fianco. Vorrei trovare il coraggio per dirgli quello che mi passa per la testa, per dirgli tutti quegli stupidi dubbi che mi tormentano giorno e notte…vorrei chiedergli qualcosa, ma non so nemmeno cosa! Tiro un respiro e mentre trovo finalmente il coraggio per aprir bocca lui mi ha già preceduta. “Senti…” mi prende la mano, è fredda e piena di segnetti fatti per sbaglio con la penna “spero che tu abbia capito che al momento non posso darti quello che vuoi…” mi dice. “Non sono mentalmente pronto ad…impegnarmi. Di nuovo.” Tiro via la mano. Cavolo, lui non accenna ad abbassare lo sguardo…è davvero tosto. “Scusa” è l’ultima cosa che mi dice. Non ho mai amato camminare, specialmente da sola ed in posti che non conosco, ma adesso ne sento proprio il bisogno. E questo parco è bellissimo. Gli alberi fanno ombra e la luce nelle prime ore del pomeriggio è qualcosa di meravigliosamente malinconico. Magari posso mangiare qualcosa più tardi, a pranzo non ho toccato cibo. Sarà stato l’aspetto aberrante di quei sandwich al pollo o sarà stato altro. Probabilmente. Sarà che dopo stamattina ho voluto rimuovere le parole di Gerard e mi è costata tanta di quella fatica che mi è ppassata la fame, anzi, non si è proprio fatta sentire. Mi fermo un attimo, mi siedo su una panchina, mi guardo intorno e tutto tace. Una lacrima mi solca il viso, nemmeno me ne accorgo. Mi ritrovo con la testa fra le mani ed un gran vuoto nel cuore. Non so nemmeno come faccio a star male così…lo conosco da pochissimo, ci ho passato solo una notte… Un’ombra mi spunta di fianco. Mi asciugo le lacrime e alzo gli occhi. È Frank. “Cosa ci fai qui?” sbotto. “Non ti ho vista a tavola, ho visto solo che ti allontanavi in questa direzione, credevo che stessi male” “Che fai, mi segui?” “Cavolo, è dura! Ma quanto corri?” si siede affannato. “Non stavo correndo”. “Però stavi piangendo” mi asciuga una lacrima prima che possa raggiungere la guancia. Mi volto. Lui sorride. “E’ stato il mio amichetto?” “Non ti impicciare Frank” mi passa un braccio intorno alle spalle “E’ un bravo ragazzo e ti vuole bene. L’hai capitato in un momento sbagliato…” “Poteva anche dirmelo prima di…” “Prima di farti perdere la testa?!” mi strizza un occhio. “La verità è che non so perché sono triste. Credevo di aver trovato una persona speciale, credevo finalmente di poter tornare ad essere felice! Non gli ho chiesto la luna…davvero…non volevo legarlo a me…… ah, lascia stare Frank, cosa ti sto dicendo” faccio alzarmi, ma lui mi ferma “Stai piangendo ancora, vuoi tornare dagli altri così ridotta??” “…no” mi prende la testa tra le braccia e la appoggia al suo petto, con una mano mi accarezza i capelli. Piango per quasi mezzora mentre lui è lì in silenzio a consolarmi. Adesso ho una fitta allo stomaco, non so cosa sia, se la fame o forse perché ho pianto tanto…ma è una cosa decisamente nuova. Mi metto a sedere. “Hai finito finalmente??” mi dice facendo un finto tono seccato “Scemo!” gli do un pugnetto in una spalla. Mi guarda e continua a ridere…ecco è tornato il Frank irritante che conoscevo! Anche se non mi sembra poi tanto irritante adesso, infatti riesco ad abbozzare un sorriso. “Però…” mi guarda perplesso. “Però cosa?” mani ai fianchi. “Ha ragione Gerard…quando ridi sei davvero bellissima”. Si alza, e mi tende la sua mano. La prendo mentre una nuova lacrima scende giù.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo: 6

Adesso mi sento davvero meglio.non penso più a quello che è sucesso, penso solo al mio lavoro. “Ma che ti è successo? Sembri dopata…” mi dice Becky vedendomi correre qua e là. “No, perché? Sono solo efficiente sul lavoro…” la mia risposta. “Non dire cazzate tesoro! Ti sarà sicuramente successo qualcosa…” “No guarda, proprio niente e non voglio che mi succeda nulla al momento. Sto solo bene.” Mi guarda perplessa ed il pomeriggio scorre tranquillo. Stasera ci spostiamo circa due ore da qui, quindi cena in bus. “Sono affamataaa!” dico ai miei colleghi. 2E certo, a pranzo non hai mangiato nulla” cercodi sviare il discorso e mi offro di are la divisione dei panini. “A proposito…dove sei stata?” fa Becky sorniona. “Da nessuna parte” “A chi vuoi darla a bere tesoro..guarda come sei cambiata in volto!” “Cosa vuoi dire scusa?” “Che s sono illuminati i tuoi begli occhini nocciola!” centro. “No..noi…” “Allora eri con Gerard?” alla sua domanda nota subito qualcosa che non va “Gerard non h pranzato con voi, col gruppo?””no, a quanto ne so aveva da fare…”. Cazzo, io stavo male e lui aveva da fare… cosa avrà avuto di tanto importante da fare per saltare il pranzo? Infondo non dovrebbe interessarmi…ma qualcosa mi dice che diventerà un chiodo fisso. Becky mi fissa. “C’è qualcosa che vuoi dirmi?” “Non adesso…preferisco mangiare” “Ben detto”. Sono già le 8 pasate e siamo partiti. Il viaggio si preannunci più lungo più lungo di quanto credessimo perché il percorso è interrotto per lavori, quindi allunghiamo di quasi un’ora. Poco male, mi piace viaggiare. Alla mezzora ci fermiamo in un’area di sosta prima di imboccare l’autostrada, così scendiamo a fare rifornimento di birra e patatine. Ne approfitto per fumare una sigaretta. I due tourbus sono uno dietro l’altro e tutti i viaggiatori vengon fuori chi per un motivo chi per un altro. Anche Gerard e compagni sono fuori. Lui mi sta guardando menre io sistematicamente evito il suo sguardo…eppure farei follie per averlo…anche solo per un’altra notte e anche dopo quello che mi ha detto…infondo è stato sincero, non è scattata quella scintilla. Ma come mi guarda adesso…credo che anche lui stia pensando la stessa cosa, anzi, ne sono certa. Adesso evito di alzare lo sguardo, meglio concentrarmi sulla mia sigaretta. Sento dei passi, qualcuno si sta avvicinando…spero con tutto il cuore che non sia lui…o che lo sia…non ne ho idea. “Ehi” è Frank…tiro comunque un sospiro di sollievo. “Ciao Frank…” “Tutto ok?” “mah, al solito…sono solo un po’ stanca…” mi sorride. “In tour è così, presto ti ci abituerai…” squilla il suo cellulare, lo prende in mano “Cazzo…” sibila. Stacca il telefono e lo rimette in tasca. “è successo qualcosa…??” mi permetto di chiederglielo, mi spiace vederlo rabbuiato con tale velocità “anche qualche giorno fa quando per sbaglio ho sentito quela chiamata…” “ah si, quando stavi origliando..” soffoca una risatina… “non perdi mai il tuo spirito di patata, eh?” ma stavolta l’ha fatto per non rispondere alla mia domanda, l’ho capito. Eviterò in futuro, promesso, anche se mi rattrista vederlo così. “Senti…” continua “perché non ti unisci a noi per il resto del viaggio?” lo guardo e non riesco a trattenere una risata “spero tu stia scherzando Frank…” da lontano due occhi ci osservano, sfuggenti ma attenti. “Lo so che è difficile…ma magari si sistema tutto…” “No, grazie…mi basta averlo intorno tutto il giorno per lavoro…” cazzo, come vorrei averlo vicino invece! Dopo tuto quello che è successo…e pensare che siamo sai insieme una sola notte, una sola fottutissima notte! E mi manca…e lo desidero tanto..e non sopporto che mi guardi da lontano. Basta…non devo pensarci. “ok…” sbotta frank “ti lascio sola nel tuo oblio…” fa con voce spiritosa e impertinente. “Aspetta…” lo fermo mentre stava per andare via “percè non ti unisci tu a noi?” mi guarda sorpreso “ti assicuro che i mie amici soo più simpatici dei tuoi!” sorride “uhm…diciamo che si puo’ anche fare” mi fa l’occhiolino e va ad avvisare il resto della band. Dieci minuti dopo siamo di nuovo in viaggio. “ragazzi abbiamo un ospite stasera” annuncio. “WEEEE Frank!!” baci e abbracci con tutti. Frank è decisamente il più amato dagli addetti ai lavori, forse perché è il meno capriccioso del gruppo….o forse perché a volte sa essere estremamente dolce…proprio il contrario dell’impressione che ho avuto la prima volta che l’ho conosciuto. Anche Becky è decisamente pazza di lui “Pupettoooo!” lo stritola con un abbraccio “Ahi! Ahi!...qualche giorno mi romperai qualche osso!” risata generale “Allora, una birra non si offre agli ospiti?” “Tieni” gliene porgo una. Nel frattempo il viaggio prosegue piacevolmente, tra risa e scherzi…ed è già mezzanotte. Un’ora ancoa e saremo arrivati. Il nostro tourbus è davvero piccolo, due letti a castello e la parte del living divisa da una tenda, ma siamo bene attrezzati…abbiamo fatto entrare una tv ed un divanetto. I due ragazzi, i tecnici vanno a tener compagnia all’autista e a volte si alternano bella guida, mentre io, Frank e Becky siamo buttati sul divano, stretti stretti e guardiamo un po’ di tv…le smielate telenovelas sudamericane che Becky ci costringe a guardare a quell’ora. “Scusa, ma non possiamo guardare qualcosa di più intelligente??” protesta frank “E cosa picolo, i cartoons?” ribatte lei “Sarebbe anche più interessante!” ridono e litigano per chi deve impossessarsi del telecomando. Ed io mi sento davvero spensierata in questo momento. Ok, allora chiediamo il voto definitivo: Consu” Frank mi chiede una risposta, è seduto al centro, tra me e Becky. Non riesco a resistere alle sue smorfie che mi suggeriscono di favorirlo! “Cartoons!” dico mentre non riesco a smettere di ridere. “Tiè!” la riscossa di Frank “Ok, ok…avete vinto! Tanto volevo già andare a nanna!” si alza “dai rimani un altro po’” le dico “No, meglio di no. Voi giovani fate presto a parlare!” ma sentila! Frank le tira uno dei cuscinetti del divano. Poi va a letto, mentre io Frank rimaniamo davvero a guardare i cartoons! “Verso che ora dovremo arrivare?” gli chiedo “Credo che tra circa un’ora, forse un’ora e mezza dovremmo arrivare…” si acciglia e prosegue “non è che ti vuoi liberare di me??” “ma che dici stupido!” gli do un buffetto “Eppure, credevo di starti antipatico. Davvero.” “mmmh…adesso non più” “Alora era vero!” “Siii!” inizia a pizzicarmi i fianchi..”No ti prego Frank…mi fai il solletico!!” continua e ride, io faccio altrettanto. Adesso è così vicino, cazzo, così vicino che la punta del suo naso sfiora il mio. le mie risate si mozzano d’improvviso. Silenzio. Forse per la prima volta mi trovo a guardarlo negli occhi…e sono meravigliosamente belli. Il suo naso scivola sulla sua mia guancia, le sue mani che prima cingevano i fianchi scendono pian piano. Il suo fiato mi solletica le labbra. Ti prego fai in fretta, potrei cambiare idea! Le sue labbra si posano sulle mie, stampano un bacio morbido e caldo…poi si dischiudono d’improvviso e ancora le sue mani dentro i miei jeans a vita bassa. Mi tira via un gemito, vorrei scalciare per liberarmi da questo improvviso piacere…ma tutto quello che riesco a fare è chiudere gli occhi e cercare di sentirlo il più possibile, per quanto possibile. Riapro gli occhi, prendo aria…non so per quanto tempo sono rimasta in apnea. Guardo Frank negli occhi ha le gote rosse e gli occhi…luminosi. “Scusami, io non…” mi dice mentre cerca di tirar via le mani. Lo blocco. “non scusarti…” gli prendo le mani, le bacio. Lui mi guarda dritto negli occhi…e scoppia in una risata. Di certo non ha perso la sua capacità di irritare la gente, persino in momenti come questi!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo: 7

Ci fermiamo per un’ultima sosta. Si apre la porta ed una ventata di aria fresca invade il van e ci raggiunge seppur in quell’angolino nel quale ci troviamo. Poi si richiude. Un brivido mi fa stringere nelle spalle. Frank sorride e mi stringe a se, la mia testa sul suo petto ed il suo viso tra i miei capelli. Poi si scosta. “Stiamo per arrivare, sarà meglio che torni dagli altri” dice. La sa voce è pacata e dolce. “devi proprio?” “e’ meglio così” gli occhi gli cadono sulla tasca dei jeans. Il cellulare. “Ok” gli sorrido, lo bacio sulla punta del naso. Si riapre la porta…sono già tornati…accidenti, hanno rovinato il nostro ultimo momento. Vorrei che durasse per sempre… E di nuovo quella ventata di fresco e la porta che nuovamente si richiude. Frank non ha ancora staccato le braccia dal mio collo e la mia mano continua ancora a giocare nervosamente con la zip della sua felpa. “Buonanotte” mi dice guardandomi negli occhi. Non baciarmi ti prego, potrei non farti più andar via. Scosta le braccia e prende il mio viso tra le sue mani, quelle mani che riescono a far vibrare il corpo di una donna come le corde di una chitarra. Le nostre labbra ad un centimetro le une dalle altre. Una voce alle nostre spalle rompe il silenzio, magico. “Frank…” ci giriamo, contemporaneamente ed è quasi un sussurro, all’unisono “Gerard!” Silenzio. L’aria si fa macigno. I suoi occhioni ci fissano…e non distoglie lo sguardo da noi nemmeno per un attimo. Mi torna in mente l alite di qualche giorno fa, in studio, in mensa. E le telefonate di Frank…ho capito subito che era la sua ragazza quella volta, come ho capito subito che c’è un filo che lega tutto ciò…ma ho paura di sapere. “Volevo dirti che stiamo ripartendo e…uhm lascia stare” si volta e va per ucire. “Aspetta” Frank si alza frettolosamente “Gerard aspetta…cosa volevi dirmi?” non si volta, non risponde, prosegue verso la porta, esce. Frank lo segue, sembra tremendamente allarmato dal comportamento del suo amico, forse troppo. “Ma che ti prende!!??” finalmente Gerard si gira “sei intrattabile, non mi rispondi, nemmeno mi guardi!” eccolo Frank che gli urla in faccia la sua rabbia. Gerard sfodera la risatina isterica che ultimamente utilizza troppo spesso. Frank si calma, sa come prenderlo ormai “Cosa volevi dirmi…?” gli chiede col tono più dolce che abbia mai usato. “Una sigaretta. Volevo solo una semplice sigaretta.” Ma lui sa che non è vero. Non ho la minima idea di quello che possa essere successo tra loro, posso solo immaginare il forte sentimento di amicizia che li lega, o meglio, ne ho sentito parlare davvero tanto. Ho visto le loro esibizioni, ho visto tanti di quei video. Ho visto come si cercano sul palco, come si toccano, come si baciano…hanno nel loro cuore qualcosa di speciale,un legame indissolubile. Non riesco a non pensare e ripensare al suo sguardo, ieri sera…per un momento ho sperato che fosse gelosia. Gelosia verso di me, verso la breve ma intensa storia che abbiamo avuto. Geloso lo era, ma non di me. Era geloso del suo amico. Amico. Il sole di mezzogiorno picchia sulle nostre teste, il palco è quasi pronto, tutto procede nella norma. Becky mi raggiunge “Bellezza!” “Uh, finalmente trovi un minuto per cagarmi…” “pungente come al solito eh??” ride, mi prende in giro. Per lo meno lei è una di quelle poche persone che riesce a rendermi serena. “Allora, com’è andata ieri?” mi chiede con aria curiosa “in che senso scusa??” mi siedo, accendo una sigaretta. Lei inizia a ridere “Dai che hai capito! Ho notato subito come vi divoravate con gli occhi!” prende il mio braccio a piccole gomitate “Divorare…ma cosa vai blaterando…smettila!” “Guardala come arrossisce…” Io arrossisco?? Oh Cielo, se è vero è la prima volta in vita mia. “Su, su…” cerca di convincermi “Ok, ok. Qualche abbraccio, qualche carezza…” “…e qualche bacio??” continua la mia frase “No. Un bacio, Uno solo” “Lo sapevo, lo sapevo!” continua nella sua fragorosa risata “Ma scusa” le dico “tu non eri colei chemi metteva in guardia dagli uomini??” “No tesoro. Io ti mettevo in guardia da QUELL’…uomo”. Non le rispondo. Mi infastidisce il fatto che debba sempre avere ragione. Gerard e Frank nel frattempo stanno prendendo un caffè, insieme. Sono molto seri. Volevo anche io un maledetto caffè, ma vedendoli lì insieme preferisco lasciarli soli…e spero almeno chiariscano un paio di cose. Gerard tiene lo sguardo abbassato, continua a mescolare il suo caffè da cinque minuti, poi porta il bicchiere alle labbra. Scotta. Passa nervosamente la lingua sulle labbra appena ustionate. “Tutto ok?” gli chide Frank guardando di sfuggita i suoi movimenti “Scusa per ieri, non credevo potesse darti fastidio…” “Lascia stare Frank” “No, non lascio stare…credevo che tra voi due non ci fosse più nulla” gerard lo guarda e inizia a ridere di gusto “Perché ridi?” “Perché tu Frank, non hai capito nulla” Frank lo guarda, è sorpreso dall’affermazone del suo amico anche se non riesce proprio a capire cosa voglia dire “Cosa devo capire?? Parla, Santo Cielo!!” continua a ridere, beve tutto d’un fiato il suo caffè e va via. Non avrei mai voluto vedere quella scena. Mi avvicino a Frank, lui scaglia il bicchiere ancora pieno contro il pavimento.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo: 8

Il pomeriggio lavorativo scorre tranquillo, ma il preserata è frenetico. Alle 9 pm dovrebbe iniziare lo show, soo le 7 pm ed il soundcheck è già iniziato.. non sono riuscita a scambiare una parola con Frank, l’ho solo incrociato un paio di volte durante l’allestimento del palco, nemmeno il tempo di fumare una sigaretta insieme, lui e Ray hanno lavorato tutto il pomeriggio su degli accordi ed io non ho voluto disturbarli. Forse ho anche cercato di evitarlo, non voglio essere invadente, ma non voglio che creda che non gli sono vicina… Il backstage è ok, cibo e bevande: non manca nulla. Il soundcheck è terminato e anche il lavoro mio e di Becky. Sigaretta time. Raggiungo lo spiazzo dietro il palco, aiuole e panchine, un angolo piccolo ma gradevole. Un po’ devastato dalle nostre attrezzature ma non perde la sua intimità. Mi siedo sulla panchina poco dopo l’entrata del backstage, accendo una sigaretta. Tiro una prima boccata, getto la testa all’indietro, soffio via il fumo pia piano. Sono davvero stanca. “Ehi, non fumi un po’ troppo?” ecolo, chi se non lui potrebbe chiamarmi Ehi?! Frank, mi siede di fianco e anche lui accende una sigaretta. “E tu?” gli dico. Sorride. Finalmente. Ha gli occhi tristi, di una bellezza inaudita. Ha una maglia smaniata, nera la solita. La adoro, gli sta divinamente. Vorrei uccidermi per non aver notato la sua bellezza prima d’ora…e non è una bellezza prettamente fisica. Iniziano a piacermi anche le sue ciglia…e le sue unghie…e questo mi preoccupa. Non l’ho mai guardato tanto attentamente…vorrei guardare ogni centimetro del suo corpo, potergli trovare un difetto che mi eviti di innamorarmi di lui. Cosa ho pensato! Accidenti a me… Sorridiamo. È come se non fosse mai successo niente ed è come se non ci fosse bisogno di parole. Le nostre gambe si sfiorano, le nostre mani si cercano ed è brivido che sale e attraversa la schiena, riscende e si impadronisce delle mie budella. Le nostre dita si incrociano. “Stanotte o dormito davvero poco” mi dice con un sorrisino e lo sguardo basso…sembra quasi timido adesso “però ti ho sognata”. Che colpo al cuore! “Allora ci siamo incontrati” gli rispondo, mentre stringo più forte la sua mano. Lui sfodera uno di quei sorrisi che ti tolgono il fiato a tempo indeterminato! “Ed io ho sognato il mio migliore amico e la mia pseudo ragazza che flirtavano!” esordisce Gerard arrivando a passo spedito. Mi siede di fianco, dall’altra parte. “Sei un cafone…” Oddio, cosa gli ho detto. Non vedo più nulla dagli occhi, sembra essermi entrato il diavolo in corpo! Mi volto di scatto “Pseudo cosa?? Io non sono nulla per te. Me lo hai detto tu, ricordi?” mi afferra il viso con una mano, avvicina il suo viso i suoi icchi sono troppo vicini ai miei, mi fanno del male “Potrei anche essermi sbagliato…” “Fanculo!” spingo via la sua mano e vado via. Frank è incazzato. Ma di brutto. Non riesce quasi a parlare… “Ma cosa cazzo ti passa per la testa Gee??” lo guarda stupito e confuso. “Vorrei tanto saperlo anch’io” risponde l’amico che si prende la testa tra le mani. Frank gli va vicino, adesso sembra aver lasciato spazio alla compassione, ma non vuole che Gerard capisca, lo odierebbe a morte, e lui non vuole. Nonostante tutto lui non vuole. Gli accarezza i capelli, poi delicatamente gli tira su il mento con due dita. “Perché la tratti così, la fai star male.” Lui ha le lacrime agli occhi “Io non sopporto…” ha la voce spezzata “Io non sopporto che lei, che voi…” non termina la frase. Rimane in silenzio una manciata di secondi, poi trova la forza di continuare “Avete fatto sesso?” Frank non sembra sorpeso da quella domanda, anzi, se la aspettava. “No” è la sua risposta secca. Guarda Gerard che abbassa il viso sollevato da quella risposta che attendeva col cuore in gola “Non so nemmeno perché mi interessi così tanto…” “Invece lo sai” Frank ha già capito tutto. In piedi davanti a lui, prende la testa dell’amico e la stringe in grembo, mentre Gerard fa di tutto per non piangere e stringe sempre più la stretta ai fianchi dell’amico. Ma adesso è tempo di andare, dieci minuti e si va in scena…e si preannuncia uno show particolarmente intenso.

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Capitolo 9
*** Capitoli 9 ***


Capitolo: 9

Mancano quindici minuti, i ragazzi sono già pronti, messi in tiro, tutti vestiti di nero. Gerard indossa i suoi soliti pantaloni con la riga bianca sui lati, una camicia nera, il gilet non puo’ mancare ed ha insolitamente messo del gel sui capelli…non l’ho mai visto così tirato. Frank ha la sua maglia smaniata…ed i suoi jeans strappati. I capelli spettiati sul volto. Mickey non porta gli occhiali, ha pettinato i capelli all’indietro…e assomiglia in modo impressionante al fratello. Ray e Bob carini come al solito, l’uno con la sua capigliatura esagerata, l’altro con la barba mai fatta. Salgono sul palco, la scenografia è bella come al solito, il fuoco non manca. È un mescolarsi di suoni, tra Revenge e Black Parade…e il pubblico è in visibilio. Le aspettative sono quelle che tutti i fan più passionali hanno…vogliono vederli insieme. Loro due. Ma stavolta non è solo un gioco e i due ragazzi lo sanno, lo sanno già da un pezzo. Suonano Helena, è la fine dello show, bellissimo e intenso come tanti altri. Gerard si avvicina e dice qualcosa a suo fratello, fa lo stesso con Ray e Bob, ma nulla a Frank…tutti sembrano cadere dalle nuvole, si guardano tra loro, ma quando Gerard ordina loro eseguono. Si fidano ciecamente di lui, anche in momenti di pazzia come quello. Non l’hanno più suonata dal 2003, Bob non è nemmeno sicuro di averla mai provata. Demoltion Lovers. Frank non fa una piega, non ne è sorpreso riconoscendo i primi accordi. Inizia a suonare e ci mette l’anima. Ha gli occhi bassi sulla sua chitarra adesso, è totalmente immerso nella sua musica, nella loro musica. Perché ha scelto di suonare a sorpresa quella canzone? Perché? Alza lo sguardo per cercare quello dell’amico e puntualmente lo trova. Corre verso di lui, succede tutto in meno di un attimo, lascia andare la sua chitarra, smette di suonare per una manciata di secondi afferra il viso dell’amico e lo bacia. Gerard rimane col microfono in mano, adesso non sta cantando, solo Bob che picchia la batteria alle sue spalle, suo fratello e Ray che continuano a graffiare e loro corde. Ma per lui è come se tutti fossero scesi dal palco e la gente fossa andata via. Urla di visibilio…ma non è questo quello che volevano stavolta, non volevano nulla, non si erano messi in testa di fare il solito show. E allora perché farlo sul palco? Probabilmente perché sul palco tutto è concesso, sul palco sei una rock star pazza e fuori controllo e nessuno ti giudica, sul palco. Nessuno ti fa domande quando scendi. Becky mi afferra il braccio. Deve aver visto la scena meglio di me che sto dietro un palo che sostiene la scenografia, dietro le quinte. Mi guarda ma non dice nulla. Le sorrido “Il loro solito show…” e lei “Accidenti, faranno morire qualcuno di crepacuore!” anche lei ride adesso. Ma io so che non è stato per niente il loro cazzo di solito show. Si sono cercati con gli occhi tutto il tempo, erano timidi, non si sono avvicinati a meno di due metri…fino a quel momento. Il cuore mi batte forte, non capisco che mi prende. Fatico a mascherare la mia agitazione. Sono agitata. Vedo i loro visi vicini, le loro labbra incollate e cazzo, mi si sta infiammando il cervello e mi si attorcigliano le budella. Un flash e sono li con loro, potre morire tra le loro braccia e continuare a guardarli per ore. Potrei spogliarmi e concedermi a loro senza fare domande. Cazzo devo tornare in me, quei due stanno limonando sul palco ed io qui impotente a guardarli. Adesso vado e li picchio con l’asta del microfono… eppure… eppure mi sento incredibilmente triste. Cazzo sono perfetti…sono una coppia. Non stanno giocando, ci metto la mano sul fuoco. Non stanno giocando. E questa canzone… Finisce lo show, i ragazzi lasciano il palco, adesso i due non si guardano. Gerard corre nel suo camerino, ha già una sigaretta alla bocca. Frank viene verso di noi, ha lo sguardo perso nel vuoto ed è rosso in viso. Lo guardo dritto negli occhi “…bello show…” sembra non ascoltarmi. Prende il mio viso tra le mani, ha il respiro affannato. “Ho bisogno di te. Adesso.” Mi ha tolto la capacità di respirare. Non ho la forza di aprire bocca e non ne uscirebbe comunque nulla di sensato. Mi tira per un braccio, mi fa quasi male. Mi porta nel camerino, il suo, allestito in un van come quello di tutti gli altri membri. Dice qualcosa ad un bodyguard che annuisce senza batter ciglio. Entriamo. E’ tutto un caos, disordine, abiti di scena e jeans e magli sparse in giro, ed un letto, attaccato alla parete. Sarà al massimo una piazza e mezza, getta via la custodia della chitarra che vi è sopra. Una lampada all’angolo nella parete opposta manda una luce fioca. Si tira via la maglia, si tira via la cintura. Mi tira a se, mi sfila il maglione…le sue labbra sul collo e la sua lingua calda, scende pian piano sulla mia spalla mentre le sue mai hanno già sbottonato i miei jeans, ora ai miei piedi. Le lenzuola sono fredde al contatto con la mia schiena, lui è un fuoco sopra il mio corpo. I suoi baci mi offuscano la vista. Le sue mani sudate mi stringono i fianchi, adesso è dentro di me, lo sento entrare come una furia, i suoi gemiti mi rimbombano in testa. Mi aggrappo ai suoi capelli. Cerco invano nelle lenzuola un appiglio, le tiro a me, non basta. Il sudore della sua fronte mi gocciola sul viso. Non respiro, mi manca l’aria. Alza il busto, si aggrappa alla barra del letto un urlo soffocato…lo sento venire dentro di me. Bacio il suo petto mentre lo seguo. Ricade sul mio corpo. Mi abbraccia forte, come non ha mai fatto. Ricambio l’abbraccio, accarezzo la sua schiena, bagnata. Trovo la forza di sussurrare il suo nome. “Frank…” “Sssh…non parlare” mi tappa la bocca con un bacio. Il trambusto fuori dalla porta ci fa voltare contemporaneamente, Frank si alza improvvisamente, ma quasi nello stesso momento si apre la porta. “Cazzo Gerard…” io mi tiro le lenzuola ancora umide fino al mento “ avevo detto di non far entrare nessuno…!” “Non è mai valsa per me questa cosa.” Si guardano, gli occhi pieni di risentimento e passione. Gerard chiude la porta alle sue spalle. Sta fissando l’amico, la sua vita, nudo davanti a lui. Sente aumentare la salivazione…lo afferra dal collo, lo bacia. I suoi occhi mi fissano semi nascosti dai capelli di Frank. Lui è immobile, quasi di pietra, il suo corpo indietreggia poi pian piano mentre la sua lingua ha iniziato ad esplorare la bocca di Gerard. Come qualche minuto, fa, ma adesso sente che non gli basta più. Cerco di raccogliere la mia roba il più in fretta possibile…non riesco a descrivere questo momento di eccitazione e paura. Voglio solo andare via. Mentre sono già distesi cerco di scivolare via il più velocemente possibile ma Gerard mi afferra da un braccio, mentre come niente fosse continua la presa su Frank, adesso inchiodato al letto. “Lasciami…” non risponde e stringe la presa “Lasciami ho detto!” “Non è ancora il momento di andare…” mi accarezza i capelli e scende fino ai seni…un brivido mi percorre la spina dorsale. Si scosta da Frank, mi tira a se. Cerco di liberarmi, ma sono già fuori dal letto. Le mie mani stanno sbottonando i suoi pantaloni, non mi rendo conto di cosa cazzo sto facendo. Si siede ai piedi del letto, adesso sono accovacciata addosso a lui. È un attimo, un fottutissimo attimo di panico e desiderio quando sento le mani di Frank tra i capelli e il suo petto contro la mia schiena. Sento Gerard adesso, lo sento dentro, come la prima volta cazzo, come quella volta. La pelle, il suo profumo. È il delirio dei sensi. Lo sento, lo sento venire dentro di me. E urla. Lui non geme, lui urla. È pazzesco… È pazzesco come in un attimo mentre gli sto ancora sopra torna a baciare il suo amico. Amico… E’ pazzesco con quale energia mi scosta e si alza attirandolo sopra di se. Lo prende in braccio, in un attimo sono sul letto. Raccolgo la mia roba, la indosso come posso, in fretta e furia. Apro la porta…mi volto un attimo, una sola volta, una sola fottutissima volta…li guardo, sorrido. Una lacrima mi scivola sul viso, ma sorrido. “Io qui ho finito”. Esco e chiudo la porta alle mie spalle.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - EPILOGO ***


Capitolo: 10 - EPILOGO

L’aria fresca mi pizzica il viso, sono appena le 7.00 del mattino, tutto tace, devo tornare dentro per prendere una felpa. Cammino, ho bisogno di schiarirmi le idee, ho dormito come un ghiro stanotte…chi l’avrebbe detto. Accendo una sigaretta non ho una meta precisa, ma cammino. Non partiremo prima delle 10 quindi ho tutto il tempo che mi serve. Ci spostiamo, torniamo in New Jersey per le ultime due date, niente più tourbus e vita da campeggio fortunatamente. Tra una settimana sarà tutto finito. È già passato un mese, cavolo un mese. Continuo a camminare, ed è stupido. È stupido come sto evitando di pensare a ieri, a quello che è successo… ma non è questo che la mia mente sta evitando. La mia mente sta evitando di immaginare a cosa possa essere successo quando mi sono chiusa la porta alle spalle. È un amore folle, il loro, e non sarò certo io a rovinarlo. Mi viene da ridere adesso che capisco Frank e le telefonate misteriose di Jamia. È triste, ma romantico. Mi fa male, mi fa male pensare a loro. E parlo di Frank che ha saputo sciogliermi il cuore come nessun altro al mondo, che ha voluto far l’amore con me per scacciare il fantasma del suo amore, ma che non mi ha mai ferito qualsiasi cosa abbia fatto. È tempo di tornare alla realtà. Ore 10. Raduno prima di partire. Eccoli, davanti ai miei occhi, bellissimi e sorridenti, bevono un caffè. Non voglio che vedano che li sto guardando, non voglio turbarli…e non credo di essere in grado di affrontarli adesso, ma va bene così. Meglio entrare sul bus, ho fame, dev’esserci ancora qualche brioche, la prendo, vado a sedere sul divanetto. Eh si, il cuore sussulta un attimo…e ricordo il primo bacio che ci siamo dati…e le sue mani nei miei jeans. Oh, basta pensare a lui. Basta! “Devo smetterla!!” urlo. “Smettere di fare cosa?” Frank…mi abbaglia col suo sorriso, è lì, davanti a me. Cazzo ho lasciato aperta la portiera. Ho un nodo in gola, la voce mi trema. “Smettere di pensare a te” “Non devi se non vuoi…” si avvicina. Si inginocchia davanti a me. Sorride…io non posso far altro che ricambiare, anche se dentro di me sto urlando di dolore. Mi appoggia un dito in fronte, mi accarezza il profilo, dal naso, alle labbra e il mento. Poi si avvicina e mi sfiora le labbra con un bacio, leggero e tremendamente dolce “Grazie di tutto…” mi sussurra all’orecchio. Adesso non riesco più a trattenere le lacrime, perché è proprio nel momento in cui mi dice addio che capisco di amarlo. Mi asciuga le lacrime. “Non intralcerò il vostro amore Frank, te lo prometto.” Un’altra lacrima viene giù. Lui adesso è serio “Dimmi solo che non ti sei innamorata di me…ti prego…dimmelo” non riesco a trattenere una risatina isterica. Mi asciugo le lacrime da sola. Poi provo a raccogliere il fiato che mi rimane… “E’ troppo tardi”. Lui chiude gli occhi, è addolorato. Gli accarezzo i capelli…ed è lacerante perché qualsiasi gesto adesso mi riporta a ieri. “Vai adesso. Non perdere tempo qui con me, stiamo per partire. Vai da lui.” Si getta al mio collo, mi stringe fortissimo e lo sento piangere. Passerà questo momento, appena uscirà da quella porta, nel frattempo odoro i suoi capelli per l’ultima volta. Non ci ho mai creduto che sarei rimasta ancora con loro per un altro giorno. Ho dato le mie dimissioni l’indomani dalla fatidica notte, appena arrivata in New Jersey. Non ho detto niente a nessuno, ho solo pianto tra le braccia di Becky fino a sera. Poi ho salutato Gerard che mi ha beccata in Studio quando tutti loro sarebbero dovuti già essere a casa. “Grazie” mi ha detto. Non riesco a sopportare il dolore di aver risvegliato il loro amore. Ma sono felice. Per loro, per la loro storia. Sono felice, davvero. Non li vedo da due settimane, non riesco ad immaginare cosa stiano facendo adesso, immagino le loro risate, la loro continua ricerca di baci rubati. Adesso sorrido al pensiero. Ho incrociato Jamia ieri pomeriggio, di fronte la farmacia. Non ci siamo mai presentate, ma avevamo lo stesso sguardo perso nel vuoto… Adesso sono qui che aspetto il mio taxi, un aereo mi aspetta, torno in Italia. Le chiavi sul tavolo, non mi serviranno più, ho già chiamato l’agenzia per vendere la casa. Sono qui, con la mia nausea e miei capogiri e accanto alle chiavi quel bastoncino coloratosi magicamente di rosa. Sorrido e piango, ma sono serena. Un clacson, è ora di andare. Fuori il sole splende, i vicini innaffiano le aiuole e tosano i prati. Mi fanno cenno con le mani…abbasso il finestrino, ricambio i loro saluti. Il profumo di erba appena tagliata è forte e gradevole. Chiudo gli occhi un attimo e cerco di immaginare… i suoi occhi probabilmente saranno verdi e di certo sarà moro. Ancora più certo è che sarà bellissimo. Non voglio sapere altro, non ne ho bisogno. "As snow falls on desert sky Until the end of everything"

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Capitolo 11
*** Sequel part.1 ***


Sequel part.1

È fermo davanti la porta, immobile, scruta il numero civico scritto sul foglietto come se d’improvviso non sapesse più leggere. Si, è proprio uguale a quello esposto sulla mia porta.

Non ha il coraggio di allungare il dito e suonare il mio campanello…eccolo lui, tenero come l’ho lasciato, un anno fa. Ha i capelli più corti e la barba spuntata, lo vedo dalla mia finestra, passetti brevi e indecisi lo portano pian piano sulla mia soglia così decido di evitargli l’imbarazzo e precederlo. Apro la porta…

“Ciao Frank”

È sorpreso, sorride, forse non si aspettava nemmeno di essere accolto così tranquillamente, probabilmente perchè non sa che adesso sto bene, ho gettato tutto alle spalle, ho chiuso quella porta e sto davvero bene…con me stessa e col mondo.

“Ciao…” si tocca i capelli, come fa sempre quando è imbarazzato, nervoso. Mi sorride, ed è la cosa più bella che possa esistere.

Restiamo fermi a guardarci e potremmo star qui per ore, sotto questo lieve sole, coccolandoci a distanza, con gli occhi e coi sorrisi.

Non è facile rivederlo dopo tanto tempo e dopo come ci siamo ‘lasciati’. Sono sicura che anche nella sua testa alcune immagini stanno rapidamente formandosi, come ricordi di un passato vicino, come successo tutto ieri e non dodici mesi fa. Ma adesso c’è qualcosa che non deve sapere, qualcosa che non posso e non voglio condividere con lui né con qualcun altro, perciò chiudo la porta alle mie spalle e lo raggiungo…faremo una breve chiacchierata qui, sugli scalini…mi dirà perché è venuto a cercarmi e come vanno le cose…tra loro.

“Ho letto che siete in concerto qui in Italia”

Continua a fissare la porta alle mie spalle mentre gli parlo.

“Si, suoniamo domani…”

È strano, sembra che voglia dirmi qualcosa e noto che fatica ad essere distaccato e cinico come vorrebbe, in una situazione che dannatamente lo richiede.

Smettila di provarci, tu non sei così.

Gli sorrido, anche se vorrei letteralmente correre tra le sue braccia…e non perché provi ancora qualcosa per lui, tra l’altro è un pensiero che ho iniziato a rifiutare categoricamente sin dal giorno in cui mi sono licenziata, sin dal giorno in cui in lacrime ho incontrato Gerard mentre andavo via e mi sono resa conto di quanto io fossi piccola davanti a lui…è solo che è una persona a me molto cara e la realtà dice che sono stata una vile.

In pochi secondi riesce a spazzar via i miei dubbi sul da farsi, i miei dubbi sul ‘ti voglio bene ma…’ e viene ad abbracciarmi, un abbraccio così forte ma allo stesso tempo morbido e ‘accogliente’…non posso far altro che ricambiare .

Mi è mancato da morire a dirla tutta. L’ho sognato ogni notte, ho lottato giorno e notte contro il suo pensiero, sempre vico e costante e adesso è qui e tra le sue braccia mi sento come se non avessi bisogno di null’altro.

Mi accarezza i capelli, mi guarda negli occhi “Mi sei mancata…”

Fosse stato ‘un altro’ non gli avrei creduto, ma lui è Frank e cammina col cuore in mano.

Evito di rispondere e se potessi eviterei anche di capire. E poi ho la voce spezzata dall’emozione, non ci riuscirei comunque, perciò mi limito a sorridergli come posso e a baciare l amano che ancora tiene appoggiata al mio viso.

“Hai cambiato numero, avrei voluto sentirti ogni tanto, anche solo per dirti ciao…”

Cazzo Frank, mi fai sentire dannatamente in colpa!

“Ho preferito staccare la spina per un po’…” è quello che gli dico, ma la verità è che volevo proprio chiudere quel breve, intenso capitolo della mia vita.

In men che non si dica torna serio, anche sela sua espressione, per quanto serie e incupita tradisce sempre la sua innata dolcezza.

“Lo so che lo fai per proteggerlo…ma voglio vederlo”

Deciso e consapevole il suo tono adesso tanto da farmi tremare le gambe…lui sa. Lo sa. Sa del bambino e non riesco proprio a capire come abbia fatto… no, Becky non mi avrebbe mai tradita e nemmeno le mie amiche, la cosa più cara che ho, loro sono la mia famiglia…

“Una tua amica sta organizzando il nostro party di benvenuto”

“Serena…”

Annuisce. Dovevo immaginarlo, la regina del catering.

“E’ da un po’ che non la sento…” cerco di sviare il discorso.

“Si, è colpa nostra che l’abbiamo tenuta impegnata tanto in questo periodo…” sorride, cerca di tranquillizzarmi forse, non lo so…e comunque non funziona.

“Non credere che me l’abbia spifferato” continua “Parlavamo di te, mi ha visto preoccupatoe me l’ha detto…” è dolce, anche dopo aver scoperto una bugia così grossa, o meglio, una grossa omissione.

“Come sta?” gli chiedo informazioni sulla mia amica.

“Non passa un bel momento, ma ti racconterà tutto lei e ti assicuro che ne avrete per parecchie ore!” sorridiamo entrambi anche se il nervosismo si fa spazio sui nostri volti.

“Sta tranquillonon ce l’ho con lei. Vorrebbe che tutto fosse rose e fiori per tutti…ma a volte purtroppo le cose non vanno come dovrebbero…” guardo il pavimento adesso, non ce la faccio a guardarlo negli occhi.

“E tra noi come sarebbe dovuta andare?” mi chiede come per dire che comunque non avrebbe funzionato.

“Non lo so, ma non lo sapremo mai giusto?” il mio tono di sfida lo spiazza e stavolta sa che deve darmi ragione…ma mi guarda e sa che io so che adesso c’è qualcosa che potrebbe cambiare le cose se solo…

Perché sei qui Frank? Non dovresti esserci, dannazione. Si avvicina nuovamente, mi stringe forte la mano come per darmi coraggio e allo stesso tempo dar forza a se stesso.

“Adesso dobbiamo entrare” non mi lascia molta scelta, non mi da nessuna possibilità di dialogo…e lo capisco, è giusto così…ma non sono pronta cazzo.

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