Chiamatemi Joy

di Free_Smile
(/viewuser.php?uid=204880)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova realtà ***
Capitolo 2: *** 5 anni dopo ***
Capitolo 3: *** Un libro antico ***
Capitolo 4: *** Il campo ***
Capitolo 5: *** Il primo incantesimo ***
Capitolo 6: *** ''Piccoli'' incidenti ***
Capitolo 7: *** Un trasloco inaspettato ***
Capitolo 8: *** Nuove scoperte ***
Capitolo 9: *** Una nuova sorpresa e un litigio inaspettato ***
Capitolo 10: *** Pace ***



Capitolo 1
*** Una nuova realtà ***


            

Una nuova realtà

-Joy alzatiiiiiiiiiiiiiiiii!- urlò a squarciagola mia madre alle 7.15  di lunedì mattina io, totalmente addormentata, le risposi con un gemito confuso. Era il primo giorno di scuola, io non avevo minimamente voglia di andare a lezione. Mi dovetti ricredere quando Rose, la mia migliore amica fin dalle medie, mi chiamò al cellulare e mi urlò di correre a scuola. Io obbedì, scesi dal letto, mi lavai e mi vestii a tempo di record. Quando ebbi finito corsi giù dalle scale e trovai la ‘’colazione’’ già pronta sul tavolo. Non mi misi a vomitare per miracolo, infatti, per mia sfortuna, mia madre cucina come un elefante incinta, e dato che gli elefanti non sanno cucinare, tantomeno se sono in cinta fatevi un’ idea di come cucina mia madre. Io, furtivamente, senza farmi vedere da mia madre, buttai la ‘’colazione’’ nella ciotola di Tig, il mio gatto, che guardò anche lui disgustato il contenuto della sua ciotola, però lui al contrario di me mangiò tutto. Presi lo zaino e corsi a scuola.

Erano le 7.45 quando arrivai a scuola. Incontrai immediatamente Rose, vestita con grande gusto e appena truccata, era una secchiona, ma non lo dava a vedere. Appena mi vide mi corse in contro, cosa che anche io feci e mi abbracciò. Non sapevamo dove andare era il nostro primo anno alle superiori.  Per prima cosa andammo a vedere in che classa eravamo, coincidenza vuole che eravamo in classe insieme, 1 C esattamente, eravamo al settimo cielo, ma non sapevamo che cosa ci stesse aspettando …

Entrammo in classe, quasi nessuno era seduto, erano tutti presi in conversazioni diverse. Non c’erano molte facce conosciute, e quelli che conoscevamo parlavano già con altri, quindi ci avvicinammo a un gruppo di ragazze che sembravano simpatiche. Ci presentammo e loro fecero altrettanto, erano veramente simpatiche, avevamo ragione. La ragazza che ci colpì di più fu Daisy, si capiva già dalla sua faccia truccata, che era la ‘’leader ‘’ del suo gruppo ma al contrario di altre ‘’leader’’ conosciute in precedenza non si vantava affatto, inoltre era molto carina. Insieme a lei c’erano Jade, Catt (lei ci ha raccomandato di scriverlo con due ‘’t’’)e in fine Kayly, la più strana:  era truccata e vestita di nero, immaginammo che fosse una dark.

Il giorno dopo uscì di casa con un sorriso a 32 denti stampato in faccia, anche se fu stato molto difficile dopo la pessima, anzi la terribile, colazione di mia madre. Camminai fino a scuola molto velocemente, quando arrivai abbracciai, come il giorno precedente, Rose e insieme raggiungemmo la classe. Quella mattina ci aspettavano due ore di italiano, un’ ora di chimica e una di inglese, dato che era il secondo giorno, le lezioni, erano più brevi rispetto a quelle che avremmo sostenuto per il resto dell’ anno scolastico. La giornata  era trascorsa in modo piacevole, a mezzogiorno e prima di raggiungere casa passai nella rosticceria della mia via e presi un pranzo per evitare di far cucinare mia madre. Trascorsi il pomeriggio tra compiti computer e TV . Dopo aver mangiato un panino fatto da me andai a dormire pensando a quanto fosse bello il mio liceo.

Era  passata una settimana fantastica a scuola, non potevo credere che stesse andando così bene. Avevo parlato troppo presto.

Venerdì invitai Rose a casa mia. Giunte più o meno a metà strada ci imbattemmo in un fatto alquanto strano: stavamo parlando di ragazzi, quando passammo davanti a un fiorista e, dissi quanto fossero belli i fiori e come li volessi a casa mia.

Giunte a casa, dopo aver preso qualcosa da bere giù in cucina, salimmo in camera mia, per poco non mi venne un colpo, la mia camera era tappezzata di fiori, sia io che Rose rimanemmo a bocca aperta. Fu in quel momento che apparve in camera una strana donna mediamente alta, vestita con una tunica viola e nera legata molto elegantemente in vita da una cintura nera, era sicuramente una donna molto bella. Forse a renderla così incantevole era una spilla che le tirava su la chioma, rossa e riccia, in una maniera bizzarra. Aveva un’  un aria strana, ma la cosa più bizzarra fu che apparve così dal nulla, ero esterrefatta e Rose non era da meno.

Dopo essersi guardata attorno, la stana signora, disse di chiamarsi Morgana. Noi impaurite le chiedemmo che cosa ci facesse in camera mia, lei rispose che avevo abusato dei miei poteri… Mi chiesi ‘’ma quali poteri , quale abuso?’’ Ero definitivamente confusa talmente confusa che svenni. Quando riaprii gli occhi ero distesa sul letto con Rose e Morgana che mi fissavano con aria preoccupata. Io mi alzai e le rassicurai dicendo loro che stavo bene e chiedendo a Morgana spiegazioni. Lei farfugliò cose strane tipo che nel mio sangue c’era il potere e cose simili. Inoltre abbozzò un discorso su una ricerca, di qualche libro segreto, che era indispensabile che era più vocino di quanto immaginassi. Ma proprio in quel momento mia madre bussò alla porta, Morgana scomparve :

-si può?-  chiese mia madre con voce preoccupata, probabilmente aveva sentito il tonfo della mia caduta. Mi giustificai dicendole che erano solo caduti alcuni libri, lei non era completamente soddisfatta della mia risposta, ma ci lasciò ugualmente richiudendo la porta alle sue spalle.

Io e Rose ci guardammo perplesse chiedendoci  cosa fosse accaduto, ma ci limitammo a credere che fossimo impazzite. Passammo tutto in pomeriggio a pensare all’ accaduto, io riflettei particolarmente alle ultime scene, dove morgana scomparve, mi sembrava tutto così complicato. Alla fine, ipotizzammo, che tutto fosse vero. Ragionammo sulle parole di Morgana e, non so perché, quando ripensai alla frase dove diceva che il libro era più vicino di quanto pensassi, mi venne in mente la soffitta. Quando riferì a Rose la mia intuizione lei mi guardò pensierosa, infatti fra me e lei, la razionale, era da sempre stata lei. Alla fine ammise che era una buona idea e così ci avventurammo in soffitta, entrambe avevamo paura. Avanzammo nella semi oscurità fino alla  soffitta, fino ad arrivare dinnanzi alla grande porta di legno che precedeva la stanza polverosa piena di mobili e cianfrusaglie antiche, nella quale speravamo di trovare risposte, ma soprattutto di trovare il libro di cui ci aveva parlato Morgana.

ANGOLO DELL’ AUTRICE

Questo è il mio primo capitolo non è un gran che ma spero che vi piaccia comunque, anche se non vi è piaciuto RECENSITE!!!!!!! Per me è veramente importante sapere cosa i lettori pensano. per poter migliorare il mio stile di scrittura...
Ne approfitto per ringraziare T o n k s  Fede malfoy e Eliana Lilian Piton, che mi hanno aiutata molto, alle quali dedico il capitolo.
Un abbraccio, a presto
Granger 107_30

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 5 anni dopo ***


                                                                                                    5 anni dopo
Aprimmo la porta, entrambe avevamo il cuore in gola,erano anni che non salivo in quella soffitta, esattamente da 5 anni la data in cui mio padre partì per l’ Australia, infatti la soffitta era il suo studio, e, potete immaginare, in tutto questo tempo quanta polvere si fosse depositata su tutto ciò che era all’interno di quella misteriosa stanza. Non sembrava un così cattivo posto lassù, ad un tratto mia madre grido su per le scale che stava uscendo, e, dato che sarebbe rimasta fuori a lungo, che potevo invitare Rose a cena, cosa che, anche se non mel’avesse chiesto, avrei comunque fatto, ero troppo spaventata.
Non appena sentimmo la porta di casa sbattere una nuvola di fumo grigiastra apparve dinnanzi a noi e da essa ne uscì una donna, inutile chiederselo, era Morgana, vestita con la solita tunica, ma questa volta color porpora,anche il fermaglio era cambiato insieme alla pettinatura, ma ella era sempre incantevole. Da un lato ero sollevata che fosse arrivata, dall’altro no quella donna mi spaventava. Senza salutare, Morgana, esclamò con un’ aria soddisfatta:

-ero sicura che foste venute qui.-

-e io ero sicura che fossi venuta ad aiutarci-risposi io con voce tremolante e molto impaurita. Lei ci disse che non dovevamo avere paura di lei, e che voleva solo aiutarci.

Allora cominciammo immediatamente a cercare.
Trovammo gli oggetti  più inimmaginabili lampade a olio, quadri antichi, tende di ogni tipo e colore, ma cosa più interessante fu il ritrovamento di alcuni libri illeggibili , perché le parole erano state cancellate del tempo, presumo.
Erano passate quasi due ore da quando avevamo cominciato a cercare e il risultato delle nostre ricerche era polvere, polvere e ancora polvere. Ad un certo punto Rose disse di avere trovato qualcosa, Morgana,senza perder tempo,  le corse in contro, cosa che anche io feci immediatamente. Aveva trovato veramente qualcosa di interessante, era un albero genealogico  vecchio, ingiallito e solo leggermente rovinato, della mia famiglia dal 1480  fino ad oggi ,e nel ramo più alto c’era scritto Joy Amanda Campbell, ero io.

Rose rimase a dir poco esterrefatta, non aveva mai visto un documento così antico e ben conservato, a dir il vero neanche io ma io, al contrario di Rose, non mi ero mai interessata alla storia, così Rose sollevò un lenzuolo, e insieme ad esso tanta polvere, da un oggetto somigliante a un tavolo. Dopo aver ripulito l’ apparente tavolo ci appoggiammo l’ albero genealogico e cominciammo a consultarlo. Le prime scritte erano antiche e poco comprensibili ma con qualche sforzo riuscimmo a decifrate quasi tutto l’ albero, tranne in ramo dove comparivano dolo due lettere ‘’LL’’ . Morgana disse senza perdere tempo che dovevamo cercare il libro ma le mostre pance non celo permisero: avevamo troppa fame. Dicemmo a Morgana che avremmo continuato la ricerca dopo cena, così lei scomparve in un’ altra nuvola grigiastra.

Io e Rose corremmo giù per le scale e ci preparammo due panini a dir poco enormi, dopo averli messi in due piatti altrettanto grandi salimmo in camera e mangiammo facendo i compiti, dato che avevamo passato il pomeriggio in soffitta. Fortunatamente finimmo presto e tornammo in soffitta con una pancia più che piena.
Senza perder tempo risalimmo in soffitta portando con noi acqua, molte caramelle,torce, candele e soprattutto stacci per la polvere, potevano sempre servire. Quando fummo in soffitta ricomparsa, sempre dalla solita nube grigiastra, ricominciammo la ricerca: Rose controllava con una lente d’ ingrandimento trovata in uno scatolone l’albero genealogico, io e Morgana  ci dedicammo alla ricerca del libro di cui aveva parlato Morgana.
Eravamo tutte e tre intente alla ricerca quando Rose esordì

-ci sono, lo sapevo il nome non è stato cancellato dal tempo ma l’ ha cancellato qualcuno-

-bene continua la ricerca-risposi io frettolosamente.

Stavo rovistando dentro una libreria quando  spostati diversi volumi e notai un baule infondo alla stanza, ma non la soffitta,era un’altra stanza, era impossibile la libreria era appoggiata a una delle pareti portanti. Allora percorsi con una mano la libreria e notai un dislivello verso la fine, allora pensai che, come in tutti i film, spostando un determinato volume si fosse aperta una porta segreta svuotai tutta la libreria con Rose e Morgana che perplesse mi osservavano ma io ogni volta che cercavano di chiedermi spiegazioni le zittivo. Svuotata tutta la libreria non so aprì nessuna porta allora lasciai cadere gli ultimi volumi a retta e fissai con aria di disprezzo gli scaffali completamente vuoti, mi stavo per mettere a piangere quando mi accorsi di due ‘’elle’’ incise sul terzo scaffale le sfiorai son la mano e notai una specie di pulsante lo schiaccia, si aprì una porta, ero felice.
Senza pensarci due volte presi una torcia e andai infondo alla stanza a me sconosciuta, sembrava più piccola di quello che mi ero immaginata.

Era lì’, grande, di legno, antico e bellissimo, tentai di aprirlo, era chiuso a chiave. Rose e Morgana, che nel frattempo mi avevano seguita  mi costrinsero a spiegargli l’accaduto e così, senza alternative raccontai.
Arrivata al punto del baule chiuso mi misi a riflettere su come aprirlo, così mi tornò in mente la chiave che mi regalò mio padre quando partì, da quel giorno la considerai
quasi sacra, corsi in camera e la presi, pensai:

-possibile che sia tutto così semplice?-.

Infatti lo era ,ritornata in soffitta in filai la chiave nella serratura dorata, era proprio lei la chiave del baule, sapevo che sarebbe servita prima o poi.

ANGOLO DELL’ AUTRICE
Questo capitolo non è molto lungo ma serve a far capire molte cose che succederanno in seguito....
Ringrazio ancora le mie lettrici/ aiutanti Fede malfoy, T o n k s e Eliana LIlian Piton
Fatemi sapere cosa ne pensate, (si accettano anche critiche),ma RECENSITE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un libro antico ***


Un libro antico

Avevo quasi le lacrime agli occhi, mio padre lo sapeva, sapeva tutto. Sollevai il coperchio del baule, l’interno era tutto nero, mi affrettai a chiedere una torcia che mi venne immediatamente passata, e la puntai dentro il baule. Vidi cianfrusaglie di ogni tipo, che immediatamente spostai fino a svuotare il baule. Niente non c’era niente, al contrario di quello che pensavo, però mi tornò in memoria la libreria, esattamente il simbolo inciso sulla libreria, così mi affrettai a cercarne uno uguale sull’ antico baule, non ne trovai uno uguale, ma ne trovai uno completamente diverso dal precedente, non sapendo cosa fare provai le stesse manovre fatte in precedenza nella libreria.

Forzando un po’ le manovre riuscii ad ottenere qualche risultato, il baule aveva un doppio fondo e in esso trovai un libro dall’ aspetto antico, Morgana aveva un aspetto mai visto prima, era strana ma non strana in senso positivo, sembrava quasi spaventata nella vista di quel libro.

Erano le 23.40  eravamo esauste, troppo lavoro, Rose aveva le occhiaie fino alle ginocchia, mi venne un’ idea, dato che il giorno dopo era sabato, pensai, che Rose sarebbe potuta restare a dormire da me, appena le  proposi l’idea era entusiasta. Sentimmo la porta aprirsi, mamma era tornata, Morgana, sempre allo stesso modo sparì, senza assolutamente salutare. Proposi la mia idea su Rose a mia madre, lei era troppo stanca per ragionare, e rispose di si. Chiamammo la madre di Rose che acconsentì dopo qualche indugio. Passammo la notte a riflettere sull’accaduto della giornata, tutte e due eravamo assolutamente sconvolte.

La mattina seguente tornammo in soffitta, dopo che mia madre uscì ovviamente, Morgana non comparve, pensammo che non fosse opportuno continuare le ricerche senza di lei, così scendemmo nello stanzino delle scope e prendemmo tutto l’ occorrente per pulire un palazzo intero. Quando risalimmo in soffitta oltre alle scope ci portammo una grande forza di volontà.
Cominciammo a togliere i lenzuoli da tutto il vecchiume presente in quella stanza e, dopo averli sbattuti, li lanciammo, anzi ci andarono da soli, nella lavatrice, poi iniziammo a spazzare tutta la stanza e a spolverare tutti i mobili. Alla fine sembrava una stanza nuova completamente diversa dalla precedente, decidemmo di utilizzare questa stanza come studio delle nostre ricerche.

A mezzogiorno scendemmo in cucina e ci preparammo un grande panino ancora, più grande di quello del giorno precedente, e tornammo in soffitta. Appena  tornate in soffitta apparve Morgana, ma sta volta la nube da cui uscì non era  grigiastra ma violacea e il suo vestito era luccicante, con quello indosso era davvero stupenda. Notò con piacere l’ ordine da noi fatto, e si congraturò  con noi. Riprendemmo le nostre ricerche sull’ albero genealogico, non volli tirare fuori il libro trovato il giorno prima perché avevo il timore che Morgana avesse ancora la reazione incontrata il giorno precedente.

Passammo tutto il pomeriggio a esaminare l’albero senza grandi risultati,alle 17:20 Rose se ne andò e con lei anche Morgana.
Allora io presi il libro e mi misi a sfogliare le sue antiche pagine, appena lo aprii un fascio di luce illuminò tutti gli angoli della stanza. Cominciai a leggere la prima pagina:

    ‘’Libro  di stregoneria antica: ‘’Fraternitatem veneficas’’
    Questo libro contiene tutti gli incantesimi più potenti della  storia.''
    Scritto con l’inchiostro di centinaia di streghe è la raccolta di tutti i saperi magici dal 300 d.C. a …


Quei puntini di sospensione mi preoccupavano molto, sapevo cosa  volevano dire, ma mi rifiutai di ammetterlo anche a me stessa.

    ''Si avverte il lettore che  il libro  se verrà utilizzato con intenzioni malvagie  avrà importanti conseguenze  sulla vita dell’ utilizzatore e dei suoi conoscenti’’

Mi fermai di leggere mi sembrava già abbastanza ciò che avevo già letto, mi sembrava tutto così surreale, inimmaginabile, ero sconvolta. Mi addormentai esausta sulla vecchia poltrona accanto alla finestra, troppe emozioni, troppe domande, nessuna risposta.

Quando mi risvegliai erano passate più o meno due ore e mia madre mi stava chiamando, scesi e ''mangiai'' disgustata ciò che aveva cucinato. Salii in camera e scrissi alcune domande da porre a Morgana quando sarebbe riapparsa, inoltre mi appuntai tutti gli stani fatti su un quaderno, e andai a scattare delle foto ai simboli trovati nella libreria e nel baule, e le attaccai anch’esse al quaderno.
Esausta mi misi il pigiama mi accosciai sul letto e mi addormentai, pensando a ciò che sarebbe accaduto l’ indomani.

ANGOLO DELL’ AUTRICE
Qesto capitolo non mi esalta ma purtroppo serve a introdurre qualcosa …
Ringrazio nuovamente T o n k s, Fede malfoy e Eliana Lilian Piton che mi sostengono e mi aiutano sempre moltissimo .
                                                                                                                      

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il campo ***


Il campo

I miei occhi si aprirono nel buio, ero sudata, spaventata, dalla mia gola uscì un urlo. Le ombre scure che avevano tormentato la mia notte,  passavano davanti ai miei occhi incontrollate, la paura, che era partita dai miei occhi, ora si stava impossessando del mio corpo. Mi alzai, mi misi le scarpe e il cappotto e corsi fuori di casa, cercando di non svegliare mia madre, che stranamente non si accorse di niente, né dell’ urlo, né della mia uscita notturna.
 
Era buoi, faceva freddo ma non mi importava ero confusa e spaventata, quel sogno mi aveva turbata, avevo bisogno di qualcuno con cui poter parlare. Cercai frettolosamente nelle mie tasche il cellulare per chiamare qualcuno, stranamente non pensai a Rose. Il cellulare non c’era, non riuscivo a tornare a casa, così rinunciai a chiamare qualcuno e corsi per la strada fino a raggiungere un campo.
Era quasi l’alba, il mio cuore, dopo la corsa, batteva a mille. Vidi una piccola pineta, decisi di recarmi lì, non sapendo che fare in un luogo mai visto in precedenza.
 
Mi addentrai del boschetto, era magnifico, l’ odore di pino mi inebriava i sensi, la rugiada notturna e il sole dell’alba facevano scintillare i pini, sembrava tutto così bello, quando vidi un’ ombra, non potei fare a meno di urlare, l’ ombra però si avvicinò a me chiedendomi di non urlare, io ubbidii. Quando questa mi fu abbastanza vicina potei vedere il suo aspetto, era un ragazzo, piuttosto alto, da quel che potevo vedere. Esso si avvicinava sempre di più,fino ad essere a meno di un metro da me.
 
La luce del sole si faceva più forte così riuscì a vedere meglio quel misterioso ragazzo, aveva dei bellissimi occhi , capelli mori, quasi corvini, era bello e muscoloso. Si affretto a chiedere scusa, per lo spavento che mi aveva fatto prendere, distese la sua mano verso di me dicendo di chiamarsi Thomas, precisando che potevo chiamarlo Tom. Io ricambiai il gesto dicendo di chiamarmi Joy.
 
Ci sedemmo sotto un pino, uno dei più grandi e centrali del boschetto, iniziammo a parlare, e a parlare, fino che il sole non raggiunse il centro del cielo, mi dimenticai completamente del sogno .  A quel punto salutai Tom e mi incamminai verso casa, quando tornai mia  madre mi attendeva sulla soglia di casa. Mi urlò dove fossi stata, con chi fossi stata. Io le gettai le braccia al collo dicendo che ero andata a fare la spesa, e che mi ero persa. Lei, senza fare una piega, ci credette.  Corsi in camera a cercare il cellulare, 18 chiamate perse, premetti sul tasto ‘’visualizza’’ comparve il nome di Rose, io , senza indugiare la richiamai.

-MA DOVE CAVOLO ERI FINITA!- strillò Rose ‘’lievemente’’ irritata.

-C-calmati Rose sono stata in giro, avevo bisogno d’aria- risposi io con voce tremante.

-Bene mentre tu eri in giro Morgana si è presentata a casa mia  infuriata-  disse Rose molto irritata.

-Rose vediamoci ora a casa mia- risposi frettolosamente.
Non feci in tempo a posare il telefono che il campanello trillò.

-Mamma vado io- urlai.
 
Era Rose.
-Come fai ad essere già qui?- chiesi incredula.

-Ero già davanti a casa tua quando parlavamo al telefono-.

Mi misi a ridere, adoro Rose.
Andammo in soffitta, aperta la porta Morgana apparve.

-Salve ragazze!- esordì con un tono tutt’altro che arrabbiato.

-Allora da oggi in poi sospendiamo le ricerche sostituendole alla vostra formazione-

-Vostra?- chiese Rose preoccupata.

-Si Rose, vostra, non porti domande in seguito capirai- rispose Morgana.
Noi annuimmo .

-Allora mie care ragazza dovete sapere che il mondo della magia è molto vasto, esistono diverse persone che ne fanno parte:
streghe, maghi, guardiane, tutrici, ragazzi con i poteri, scudor, oracoli e medamus.
Cominciamo dalle streghe, innanzi tutto  esistono streghe buone e streghe cattive….- a questo punto Morgana venne interrotta da mia madre che urlò che la madre di Rose era arrivata.

Morgana, senza salutare, sparì,accompagnai Rose alla porta e, dopo avermi fatto l’occhiolino  se ne andò.
 
Mi offrii di preparare la cena, avevo fame, e Tig era stufo di mangiare cose cucinate dalla mamma.
Preparai una deliziosa cena che mamma apprezzò molto. Finita la cena, non mi offrii di  lavare i piatti e corsi in camera.
Presi la cartella, tirai fuori il quaderno di inglese e scrissi frettolosamente qualche mia idiozia sul Canada.
Dopo aver finito i compiti di inglese presi le cuffie e il cellulare e mi misi ad ascoltare un po’ di musica. Passato un quarto d’ora la mia musica venne interrotta da una vibrazione, guardai lo schermo del cellulare ’’nuovo messaggio’’premetti sul tasto ‘’visualizza:

- Hei :)
Oggi mi è piaciuto molto parlare con te… mi piacerebbe rivederti
Tom -.


Tom? Ma come faceva ad avere il mio numero, poco importava gli risposi in fretta:

-Hei :)
Si, potremmo vederci ancora
Joy -


La sua risposta arrivò rapida:

-Questa notte al parco ok?-

So che mia madre non mi avrebbe mai dato il permesso ma gli risposi comunque:

-Ok va bene-

Non mi riconoscevo più sono sempre stata razionale, ora mi sentivo diversa, trasgressiva, questa nuova Joy mi piaceva  di più.
 
ANGOLO DELL’ AUTRICE
Vi è piaciuto? Beh fatemelo sapere con delle RECENSIONI!!!
Colgo l’ occasione per ringraziare T o n k s, Fede Malfoy e Eliana Lilian Piton che mi aiutano e mi sostengono sempre.

Abbraccio
Granger 107_30

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il primo incantesimo ***


Il primo incantesimo


Non era tardi, guardai lo schermo del mio cellulare: ’’21:22’’, troppo presto per uscire mamma era ancora troppo sveglia per uscire di soppiatto. Mi chiesi cosa potessi fare per ingannare l’attesa, ma la risposta arrivò via SMS: ‘’nuovo messaggio’’ mi chiesi se fosse Tom, ma guardano il mittente scoprì che non era Tom, ma era Rose che chiedeva di affacciarmi alla finestra. Perché mi sarei dovuta affacciare alla finestra? Mentre mi ponevo quest’interrogativo feci quel che mi aveva detto Rose nell’ SMS. Aprii la finestra: l’aria della sera mi accarezzò il viso e mi scompigliò lievemente i capelli facendomi venire un pizzico di pelle d’oca.
 
Fuori dalla finestra solo buio, poi una voce:

- Scema sono quaggiù! - disse qualcuno con una voce estremamente famigliare.

- Rose ma sei ammattita? – chiesi io bisbigliando.

- Ma non l’hai letta la lettera?- chiese con aria interrogativa.

- Ma  quale lettera? – chiesi dubbiosa.

- Ora ti spiego, aspetta che salgo – disse a metà strada fra il suolo e la mia camera.

Rose entrò in camera, io mi affrettai a chiudere la finestra che aveva fatto raffreddare l’ ambiente.

- ROSE MA COSA… -la mia sgridata verso la ragazza venne interrotta bruscamente da un ‘’ Joy si può?’’ di mia madre che lentamente stava abbassando la maniglia. Tirai uno spintone a Rose e la feci cadere dietro il letto, appena in tempo.
 Mia madre fece irruzione in camera:

- Joy tutto bene? Ti ho sentita urlare… - chiese insospettita.

Odiavo il suo tono interrogativo mette a disagio chiunque.

- No non parlavo da sola… ehm, ehm stavo sgridando Tig… - risposi con un tono falso, una scusa più cretina non potevo trovarla: Tig era accucciato nell’ suo cuscinone di fianco al letto.

- Mmmm ok ma non sgridarlo più così o uno di questi giorni muore d’ infarto – disse lei divertita, e entrambe scoppiammo a ridere.
 
Quando mia madre uscì dalla porta, continuai, dopo averle chiesto scusa, la mia ramanzina a Rose, ma lei mi interruppe dicendo che era stata Morgana.

- Morgana?- chiesi io sbalordita

- Esatto mia cara Morgana- rispose lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.

- Tu mi stai dicendo che Morgana ti  ha chiesto di fare irruzione in camera mia passando dalla finestra?- chiesi incuriosita.

- Beh non con queste parole, ma credevo che sapessi già tutto per via della lettera – disse seriamente.

- Non ho ricev…- venni interrotta da un venticello leggero e da in rumore flebile: Morgana.

Cominciò, senza nemmeno salutare, come sempre, a parlare:

- Andiamo – disse in tono serio.

- Dove?- chiedemmo io e Rose in coro.

- In soffitta no?- disse.

Da dietro la porta si udì mia madre dire un ‘’buonanotte’’ stanco, che io ricambiai con altrettanta stanchezza.

- Morgana pensandoci potremmo stare qui, no? Mia mamma ha un sonno molto pesante non la sveglia niente e nessuno.-  chiesi speranzosa, non avevo voglia di andare in soffitta, poi in camera c’era il letto, dove potevamo sederci, scaldato dal mio scaldaletto.

- Si, si può fare- rispose seccamente.

- Ho deciso che interrompiamo la teoria per passare alla pratica – al pronunciare queste parole mi scappò un gemito di allegria.

- Allora Joy vieni qui- disse Morgana. Io ubbidii all’istante.

- Bene, come già sai tu sei una strega, di quelle molto buone, però per evitare pasticci come quello dei fiori devi imparare a utilizzare i tuoi poteri- io annui poco convita.

 -Fare un incantesimo non è facile-

- Bene- dissi sarcasticamente.

- Svuota la mente, desidera intensamente ciò che vuoi, e agita la mano come ti mostro.- disse convinta Morgana.

Fece danzare la mano in aria con movimenti sinuosi e, lentamente, la lampada si alzò in aria, con gli stessi movimenti Morgana rimise a posto la lampada.

- Ora prova tu-

Mi concentrai ma non ci riuscii.
Intanto il tempo passava, io ero troppo presa dagli incantesimi per guardare l’ orologio, ma era tardi, molto tardi, e io mi dimenticai di Tom e del nostro ‘’appuntamento’’.
Decisi di provare ancora:

- Joy sei una strega, cela puoi fare non è impossibile, se ce l’ha fatta Morgana cela posso fare anche io- pensai poco convinta.

Mi concentrai sulla lampada, mossi sinuosamente la mano:

- Ti prego fa che si alzi, anche un solo millimetro- pregai.
La lampada si librò in aria ce l’avevo fatta! Ma la mia gioia non durò per molto: non mi concentrai più sulla lampada e quella cadde e la lampadina si frantumò in mille pezzi. Morgana con un gesto, senza mostrare la benché minima fatica rimise a posto il mio danno, decisi che appena sarei riuscita a impratichirmi dovevo imparare alcuni incantesimi da fare nei momenti opportuni.
In tutto il tempo che io provavo a fare l’ incantesimo alla lampada Rose mi fissava meravigliata della mia determinazione.
Morgana esordi:

-Bene ragazze devo andare- e si vaporizzo senza salutare, ovviamente.

Ora c’era un unico problema: Rose come ci tornava a casa?
Pensammo che uscire dalla porta d’entrata fosse una valida soluzione, così facemmo. Aprii la porta della mia stanza e, con Rose, mi diressi verso la porta d’ingresso. Lì lasciai Rose che vidi allontanarsi, di corsa verso casa sua, ad appena 2 isolati dalla mia.
Mi voltai per tornare in camera:

- M-mamma  che ci fai qui?- chiesi  alla donna davanti a me con voce tremante.

- Ma niente, solo un po’ di sete, tu piuttosto?- chiese lei.

- Mi era parso di sentire Tig fuori dalla porta così sono scesa- risposo mentendo.

- Bene è tardi va a dormire- disse mamma, io ubbidii.
 
Salii in camera e diedi un occhiata all’ orologio appeso davanti al letto: ‘’ 2:15’’ era tardissimo, per un momento pensai che l’ orologio si fosse fermato, così confrontai il primo orario con quello che appariva sullo schermo del mio telefono, l’ orologio non si sbagliava affatto. Oltre all’ orario, sullo schermo del cellulare, notai un avviso ‘’10 nuovi messaggi’’ 13, ma chi mai mi scriveva a quell’ora, mi chiesi curiosa. La mia domanda venne subito esaudita quando premetto sul tasto ‘’visualizza’’:
- Tom, Tom, Tom, Tom, Tom, Tom, Tom, Tom, Tom, Tom- Forse  era Tom.
 
Che completa cretina  mi ero dimenticata di Tom!
 
ANGOLO DELL’ AUTRICE
Scusate per il mio imperdonabile ritardo!!! Comunque passiamo alle cose serie… vi è piaciuta? Fatemelo sapere con una RECENSIONE! Un grazie particolare a T o n k s, a Fede malfoy e a Eliana Lilian  Piton per il loro aiuto.
Abbraccio
Granger 107_30
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** ''Piccoli'' incidenti ***


''Piccoli'' incidenti

 
Dopo essermi data della cretina troppe volte anche per me, che di cretinate ne combinavo di belle, pensai a cosa dovevo fare:
-Lo chiamo, gli mando un SMS o vado al campo?- mi chiesi sudando freddo. Poi optai per l’ SMS chiamarlo sarebbe stato imbarazzante, oltre che leggermente inopportuno all’ 1:30 di notte.
Scrissi l’ SMS, che venne subito inviato a Tom. In quel momento ero in ginocchio di fianco al letto, posai la testa sul cuscino, e mi addormentai lì.
 
Sentii il suono familiare della mia sveglia, così aprii lentamente gli occhi e vidi che erano già le 7:00 e che fra un ora sarebbero cominciate le lezioni del lunedì mattina. Mi alzai e notai ,non con molto piacere, che le mie ginocchia erano arrossate e doloranti. Dopo essermi fatta la doccia, essermi vestita e messa un velo di matita per gli occhi, infilai nella cartella i libri che mi sarebbero serviti.
Scesi di sotto dove trovai mia madre con in mano un’ enorme tazza di caffè. Accesi  la macchietta, a lato del frigorifero, e dopo pochi istanti mi ritrovai anche io con una tazza fumante di caffè stretta fra le mani.
 
- Mamma oggi Rose può venire a casa dopo la scuola?- dissi a mia madre che non era completamente sveglia.
 
- Va bene puoi invitarla a cena se vuoi- gridò lei dal bagno con li spazzolino da denti in bocca.
Io risposi con un si e mi avviai verso la porta.
 
Uscii di casa erano le 7:45  chiamai Rose che non tardò a rispondere. Ci mettemmo d’ accordo, ci saremmo trovate alla fine della mia via. Quando arrivai  a destinazione Rose era lì in piedi ad aspettarmi, involontariamente aumentai il passo.
-Ciao Rose!- dissi. Lei rispose con le mie stesse parole e insieme ci avviammo a scuola. Parlammo di quello che era successo la sera prima, fino ad arrivare a scuola.
 
Quando entrammo trovammo ad attenderci la nostra prof di francese che ci salutò con un BONJOUR! acuto che ci fece entrambe sobbalzare. Io e Rose constatammo con piacere che la prof aveva acquistato un nuovo vestitino giallo, che veniva fermato in vita da una cintura fucsia fluo. Il ciò era accompagnato da collant bianchi e scarpette piccolissime, direttamente proporzionate alla sua bassa statura. Quella mattina ci spiegò le conditionel, il quale entrò da un orecchio e, senza passare dal cervello, uscì dall’altro.
Per quanto riguarda il resto della mattinata lo passai a contemplare le macchie di bianchetto sul muro verniciato di verde.
Suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni mattutine, così camminammo verso il self-service della mensa, e dopo aver mangiato ci dirigemmo verso il prato, sul retro della scuola.
Ci sedemmo sugli spalti di fronte al campetto da calcio, dove i ragazzi solevano allenarsi ogni giorno, in ogni ritaglio di tempo libero.
 
 -ho intenzione di fare pratica con la magia si può rivelare davvero utile, se ti va  oggi puoi venite da me – chiesi io speranzosa
 
-certamente chiamo mia madre per dirglielo-disse Rose, ma venne fermata dalla campanella che avvisava la ripresa delle lezioni. Tornammo in classe, il prof di disegno era già in classe, e aveva riprodotto sulla lavagna un volto di una donna.
 
-allora ragazzi oggi ci dedicheremo alla riproduzione del volto, prendete un foglio e suddividetelo in due. Quando avrete terminato suddividete ancora la parte di sotto in due e provate a riprodurre quello che ho fatto io alla lavagna- disse il prof entusiasta, era sempre di buon umore. L’ora di arte passo in fretta, al contrari dell’ ora di matematica che ci attendeva. Ero brava in matematica ma la nostra prof ci faceva fare sempre gli stessi esercizi.
Suonò la campanella (-era ora!-) io e Rose ci avviammo verso casa,dopo aver avvisato la madre di Rose. Quando fummo davanti alla porta bussai, nessuna risposta, riprovai, ma con nessun risultato:
 
-mamma si è dimenticata!- dissi io arrabbiatissima.
 
- Joy guarda!- disse Rose c’era un foglietto scritto con la grafia di mamma.
 
Ciao Joy non mi sono dimenticata ho avuto un impegno urgente.
Non tornerò prima di cena, tu e Rose tanto sapete cucinare.
Mamma
Le chiavi sono al solito posto.
 
Scostai la pianta di fianco alla porta e trovai il mazzo di chiavi, sollevata aprii la porta, e quando fummo entrate, ci richiudemmo la porta alle spalle.
Andammo in camera posammo le cartelle, e corremmo in soffitta, dove provammo l’impianto elettrico.
Ci aspettavamo di  trovare Morgana, ma lei non c’era. Diedi un occhiata ai libri di papà tutti sulla medicina, poi rammentai il pulsante nella libreria, lo cercai e lo premetti. Mi ritrovai nella stanza del baule, ancora inesplorata, così chiamai Rose. Insieme cercammo a tentoni un interruttore della luce ,ma io, da persona maldestra come sono inciampai in qualcosa e caddi a terra.
Fortunatamente Rose trovò l’interruttore della luce, notai che ero inciampata su una specie di paiolo di ferro, un set di provette e un grosso tomo intitolato Manuale essenziale di pozioni per principianti Notai che quella stanza era una specie di biblioteca, era abbastanza grande,al centro c’era un tavolo che dava l’idea di qualcosa di usato e consunto. I libri sugli scaffali non erano normali libri, parlavano di pozioni e incantesimi.
Ad un tratto sentimmo una brezza leggera ci voltammo e trovammo Morgana a guardarci.
 
-complimenti l’avete trovato- disse Morgana compiaciuta
 
-trovato cosa?- chiesi io dubbiosa
 
-il posto dove tu ti allenerai per diventare una strega apprenderai l’arte delle pozioni, e gli incantesimi che ti potranno essere utili- disse Morgana e così sparì.
 
Cominciai a sfogliare il libro Manuale essenziale di pozioni per principianti :
 
-ma dove la trovo tutta 'sta roba?- chiesi a Rose.
 
-beh io proverei qui dentro- rispose e mi indicò un mobile dietro al baule. Lo aprii e trovai al suo interno provette con dentro cose mai viste prima, assomigliavano a quelli che erano gli ingredienti delle pozioni delle favole.
 
-Joy devi assolutamente provare a preparare una pozione!- disse Rose eccitata.
 
-per le pozioni mi sembra un po’ presto penso che proverò a fare alcuni semplici incantesimi- dissi io. Rose mi guardò delusa ma poi, in seguito a una mia richiesta abbozò un sorriso. Presi il libro trovato nel baule e lo sfogliai.
 
-questi incantesimi  mi sembrano troppo difficili- dissi io preoccupata. Rose mi porse un libro intitolato Incantesimi di corso primo  cominciai a sfogliarlo, trovai un incantesimo non complesso, consisteva nel generare acqua.
 
Posai il tomo sul tavolo e seguii ‘’le istruzioni’’.
-aquajenerat- pronunciai indicando un bicchiere, il bicchiere si riempì, fino a straboccare, il tavolo si stava bagnando, spostammo i volumi da esso per evitare di bagnarli, l’ acqua non si fermava.
Io e Rose eravamo nel panico.
 
 
ANGOLO DELL’ AUTRICE
Allora questo capitolo l’ho scritto in frette e di getto, spero che vi piaccia comunque, mi farebbe piacere una recensione per migliorare…
Ringrazio Feli_Tonks, Fede malfoy ed Eliana Lilian Piton per il loro aiuto
Grazie anche a voi che leggete :3
Vi abbraccio
Granger 107_30
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Un trasloco inaspettato ***


Un trasloco inaspettato

 
-Rose e ora che facciamo?!- chiesi spaventata.
L’acqua che fino a poco prima ricopriva solo una piccola parte di scrivania, ora si stava estendendo al pavimento.
-MA IO CHE NE SO! QUI LA STREGA SEI TU!- disse Rose terrorizzata.
 
-APPUNTO! Non so che fare- dissi, intanto che l’acqua si espandeva troppo velocemente.
Rose ebbe un’idea geniale, mi lanciò il libro di incantesimi.
-e con questo che ci dovrei fare?- dissi ancora più spaventata.
 
-usalo no?- esclamò Rose con tono ovvio, che nascondeva ancora un po’ di paura.
Cominciai a sfogliare il libro, cercai contro incantesimi o roba simile. Quando orami avevo perso ogni speranza trovai un capitolo intitolato ‘’Contro incantesimi per incantesimi elementari’’ sperai che l’incantesimo che avevo fatto fosse elementare. Cercai contro incantesimi di acqua, e li trovai, appena in tempo, l’acqua stava per uscire dalla ‘’stanza segreta’’.
 
-Retrioaquem- pronunciai speranzosa. In quel momento l’acqua che era sul pavimento si diresse verso di me, sperai che sparisse dentro la mia mano o roba simile, ma per mia sfortuna, mi finì addosso. Ero zuppa.
Io e Rose ci precipitammo in bagno, mi avvolsi nell’accappatoio do mamma, più grande del mio, pensai che mi avrebbe asciugata meglio.
Sentimmo bussare alla porta: mamma. Era in considerevole anticipo Entrò in casa con una faccia stranamente malinconica. Io mi cambiai e scesi di sotto, seguita da Rose.
 
-ragazze vi devo parlare, anzi vi dobbiamo parlare- da dietro mia mamma spuntò quella di Rose, Cristina, ma noi la chiamavamo Kris. Ci  sedemmo intorno al tavolo in cucina.
 
-cara Rose- cominciò la mamma della ragazza- ti ho parlato di quel lavoro in Germania come redattore associato di quella rivista- disse con una voce malinconica. Rose annuì.
-bene perché mi hanno accettata-concluse la donna. Una lacrima rigò il volto sempre sorridente di Rose, che ora assunse un’ espressione quasi di dolore.
-q-q-quando partiamo- singhiozzò la ragazza.
-domani all’alba- rispose la mamma di Rose. Lei mi abbracciò e scoppiò a piangere.
-mamma non c’è nulla che possiamo fare?- chiesi speranzosa. Mia madre fece cenno di seguirla, staccai Rose dalle mia spalla, ora bagnata dalle incessanti lacrime di Rose.
 
Io e mamma ci dirigemmo nella mia stanza, disordinata, come sempre.
-mamma c’è sicuramente qualcosa che possiamo fare, c’è sempre un modo- dissi io.
-io avrei pensato a una cosa- si interruppe, ma riprese, in seguito ad un mio ‘’continua’’.-potremmo ospitarla da noi, camera tua è abbastanza grande per due e se non volete stare in stanza insieme, possiamo arrangiarci, in soffitta- concluse.
Io approvai con un si. Ero felice.
Proposi a Kris quello avevamo pensato con mamma. Lei esitò, pensava che fosse impegnativo, non voleva caricare di spese mia madre. Mamma la convinse dicendole che, se cambiava stato, Rose avrebbe dovuto imparare il tedesco, per non parlare della nuova scuola. Così si misero d’accordo: Kris avrebbe mandato dei soldi per il mantenimento di Rose. Ma a Rose e a me non importava, ci interessava solo stare insieme. Per il resto della serata, la macchina di mamma e di Kris viaggiavano da casa mia a quella di Rose e viceversa per portare le cose di Rose. Cosa molto difficile fu portate il letto su per le scale, dovemmo girarlo in orizzontale, il materasso cadde e una doga lo seguì. Infine lo sistemammo accanto al mio in modo da formare una specie di letto matrimoniale. Inoltre mi dovetti mettere in equilibrio precario sulla sedia con le rotelle, per tirare giù dall’armadio un altro comodino simile al mio solo un po’ più consunto.
***
-ciao Rose ci sentiamo via e-mail tutte le sere ok?- disse Kris con gli occhi lucidi. Si dovette trattenere per non piangere.
Rose annuì, abbracciò la madre, che venne accompagnata alla porta dalla mia, non appena si staccò dalla figlia.
Il telefono che avevo in tasca vibrò, sbirciai chi fosse: Tom. Mi allontanai e lessi in testo del messaggio:
- CIAO! Come stai è da un po’ che non ci sentiamo dopo il tuo messaggio di scuse, mi piacerebbe vederti
Domani notte al campo ok?
Tom-
Cosa dovevo dirgli? Con Rose in camera, avrei dovuto parlarle di Tom? Mentre fantasticavo, venni riportata a terra da Rose che mi intimò a sistemare la camera.
Fino all’ ora di cena sistemammo la camera.
 
-Joy la cenaaaaaaaaa!- urlò mamma.
-arriviamo- risposi io.
 Scendemmo le scale, il tavolo era apparecchiato bene, pregai perché mia madre non avesse cucinato: preghiere invane. Aveva preparato pasta, carne impanata e dessert(budino, che pur essendo stato nel frigo due ore e mezza era ancora liquidissimo). Mangiammo, o meglio Tig mangiò. A metà cena corsi su per le scale con la scusa di andare in bagno, ma andai in soffitta e recuperai alcuni libri di incantesimi, e tornata di sotto li infilai sotto al letto, scesi le scale e tornai appena in tempo per il dessert. Quando avemmo finito io andai in bagno e risposi a Tom:
Ciao non so se riesco ho avuto diversi ‘’ inconvenienti ‘’ ti farò sapere
Joy
Uscii dal bagno andai in camera e mi misi il pigiama, mia mamma urlò ‘’buonanotte e andò a dormire. Rose era già in pigiama, seduta sul letto, ad aspettarmi. Chiusa la porta, mi lanciai sul letto, abbracciai  Rose, eravamo entrambe felici, anche se negli occhi di Rose traspariva una tristezza lieve. Ma era  pursempre tristezza. Ci fu un momento di silenzio e udimmo il ticchettio della pioggia sul vetro della mia finestra, andai a vedere, delle goccioline disegnavano la mia finestra. Era bellissimo.
Ad un certo punto io esordì:
 
-che c’è di meglio in una serata piovosa che giocare alle streghe?- e così tirai fuori da sotto il letto i libri che avevo preso dalla soffitta. Li posai sul letto, ne presi uno che attirò la mia attenzione era vecchio e consunto, una grossa macchia faceva vedere il titolo a mala pena ‘’ Incantesimi di tempo e di spazio ’’ . Mi sedetti di fianco a Rose. Aprii il libro. La mia bocca si spalancò. Le scritte del libro si muovevano, una voce, piuttosto flebile intonò una specie di canto,io e Rose dovemmo avvicinare le orecchie al libro per udirlo a pieno:
se qualcosa volete sapere,
al libro magico dovete chiedere
 
Il canto sottile cessò e io richiusi il libro
-forse è meglio se aspettiamo a fare queste cose, che dici- dissi io convinta.
-si io proverei con quello laggiù- esclamò Rose. Si protese in avanti e afferrò un libro di colore rosso scuro, anch’esso macchiato come il precedente. Lei cominciò a sfogliarlo, trovò un incantesimo curioso si chiamava ‘’incantesimo di divisione’’. Lessi a cosa servisse. Clonarsi. Rammentai l’ultimo incantesimo che avevo fatto clonarsi non sarebbe stato prudente.
- Joy guarda!- esclamò Rose senza nessun preavviso.
- che hai trovato?- chiesi
- incantesimo di luce-rispose lei.
Io non risposi a parole ma mi limitai a lanciarle uno sguardo complice.
Essere una strega- pensai – era davvero troppo figo.
Lessi le istruzioni per l’incantesimo di luce. Non era difficile. Mi alzai in piedi, puntai un dito verso Rose e sussurrai
 
-lucisgeneratem- fu così che dalla punta del mio indice uscì un piccolo fascio di luce. Stavo migliorando: al primo tentativo, entrambe rimanemmo a bocca aperta. Arretrai il dito e la flebile luce si spense.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve a tutti! Questo capitolo l’ho scritto in poco tempo, spero vi piaccia :3
Un abbraccio e un saluto
Granger 107_30
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Nuove scoperte ***


 

Nuove scoperte

Dopo l’accaduto andammo entrambe a dormire, eravamo stanche dopo il trasloco. Le nostre schiene erano doloranti, i piedi gonfi e Rose aveva mal di testa, molto forte a sentirla parlare.
La mattina seguente ci svegliammo alle 7 in punto, anche se avevamo ancora voglia di dormire, andammo a turno in bagno facendo aspettare mia madre, che a ogni secondo che passava, si spazientiva sempre di più. Ci preparammo da sole la colazione (pane tostato e crema alla cioccolata), anche Rose aveva avuto modo di sperimentare la nefasta cucina di mamma. Ci spalmammo due fette di pan carrè e lo avvolgemmo nella carta stagnola, lo infilammo nella cartella. Uscimmo frettolosamente di casa e ci dirigemmo a scuola, con una giustificazione firmata per i compiti non fatti (per via del trasloco), e mezza pagina di avviso su entrambi i diari sul trasferimento di Rose ( la motivazione sul perché l’avviso fosse su entrambi i diari mi era sconosciuta, dal punto che esso non mi riguardava).
Stranamente restai molto attenta e concentrata  su tutte le lezioni, inglese, arte, storia grammatica e con mia sorpresa anche durante quella di francese, dove ero solita a prendere sonno.
Le lezioni, fortunatamente, terminarono a mezzogiorno, come di consuetudine il martedì, il mercoledì e il venerdì.
Tornammo a casa ridendo, scherzando, pensando quanto ci fossimo divertite a vivere insieme. Ad un tratto mi venne in mente Tom, alla sera non potevo uscire, e non mi andava di dire a Rose di lui, così picchiettai veloce sullo schermo del mio i-phone un SMS:
 
Ciao stasera non posso, penso che per un po’ non c vedremo.
Joy
 

Cercai di non farmi notare eccessivamente da Rose. Premetti invio.
Giunte a casa, aprii la porta, con le chiavi che mi ero stranamente ricordata di portare. A breve un grosso panino al salame, formaggio e  insalata finì nelle nostre pance, e sazie andammo di sopra a fare i compiti. Stranamente fummo veloci a farli, forse perché eravamo state tanto attente durante le lezioni. Non sapendo cosa fare
andammo in soffitta, tanto mamma non c’era.
 Giunte lì apparve Morgana, insolitamente bella, sembrava più giovane rispetto all’ ultima volta. Portava uno strano mantello viola sopra il lungo vestito tutto pizzi e merletti nero. I capelli rosso fuoco erano raccolti in un fermaglio argentato, con incastonate due piccole pietre verdi. I suoi piedi erano racchiusi in stivaletti di cuoio nero pece.
 
-sedetevi grazie- disse la donna senza salutare, come sempre. Noi annuimmo. In quel momento la coscia mi vibrò. Il cellulare. Non lo presi, per paura di una sgridata di Morgana.
 
-ragazze oggi vi parlerò di streghe - esitò un momento, corrucciò la fronte, guardando Rose, e continuò - e guardiane- concluse
 
-guardiane?-chiesi non capendo.
 
-esatto -disse Morgana con voce insolitamente acuta.
 
-cominciamo, le streghe hanno molti poteri, alcune sono molto potenti- in quel momento fece un sorriso compiaciuta di sé- altre  utilizzano male le loro doti- e qui la sua faccia si oscurò, ma poi tornò chiara e continuò altre ancora devono sviluppare le loro arti magiche-
Con uno schiocco spense le luci, io afferrai subito quello che lei intendeva farmi fare e sussurrai:
 
 -Lucisgeneratem- e un fascio di luce uscii dal mio dito.
 
-bene ti sei allenata, ci speravo, hai provato anche con le pozioni?- disse lei.
Io mi trattenni dallo scoppiare in una sonora risata, era assurdo come potevo riuscirci se neanche un incantesimo generatore di acqua mi riusciva decentemente?
 
-presumo di no- disse Morgana leggermente delusa, ma io non ci feci caso
 
-bene cominciamo ora- disse la donna entusiasta.
 
-o-ora? Balbettai sconcertata.
 
-dai Joy ce la puoi fare, che ci può volere?-disse Rose in tono sarcastico.
 
-sarà una passeggiata- dissi io con lo stesso tono della mia amica.
La faccia di Rose si contrasse in una smorfia, di dolore presupposi, dalla mano portata alla fronte dalla ragazza.
 
-che c’è?- le dissi preoccupata.
 
-no niente, mi succede spesso, se ne va via presto, ecco se n’è già andato- disse
sforzando un sorriso. Giurai di vedere Morgana sogghignare. Pensai a una svista.
 
Ci dirigemmo tutte al tavolo, più disordinato rispetto all’altra volta. Morgana aprì un libro che non avevo mai notato fino a quel momento. Era di colore verde scuro, le pagine erano gialle e bruciacchiate agli estremi, una grossa macchia pervadeva la copertina. Morgana estrasse dal mobiletto sopra il baule alcune fialette e prese il paiolo in cui ero inciampata il giorno precedente.
Morgana fece danzare la mano, puntò il dito verso il bicchiere dal quale era straripata l’acqua quasi dodici ore prima, ed eseguì un perfetto incantesimo generatore di acqua. Versò il contenuto del bicchiere dentro al paiolo.
 Io ero invidiosa perché non ero riuscita a fare anche io quell’incantesimo, ma capii che per lei, essendo più esperta di me, eseguire un incantesimo del genere dovesse essere una passeggiata.
 
-ora tocca a te, segui le istruzioni- disse Morgana.
Lessi nella mente i pochi ingredienti scritti su quella pagina, più nuova delle altre, presi le fialette e le ampolle e cominciai a fabbricare quella che dovrebbe essere stata una pozione per curare le ferita gravi e profonde.
Il risultato che ottenni era più simile a una minestra di ceci e cavoli messi insieme.
Si era fatta ora di merenda, scesi giù in cerca di cibo e tornai con un pacco consistente di caramelle, cioccolatini e una bottiglia di coca-cola.
 Buttammo la mia ‘’ pozione’’, e decidemmo che con le pozioni ci avremmo riprovato più avanti. Passammo agli incantesimi. Morgana domandò se mi fossi esercitata ancora, io dissi che avevo provato solo l’incantesimo della luce, e omisi l’incantesimo dell’acqua, che era stato un gran fiasco.
 
-mi aspettavo di più, allora- disse Morgana ma si fermò un attimo- Joy vai a prendere dell’acqua distillata- concluse lei esitando.
Io andai a cercare dell’acqua distillata, stranita dalla richiesta di Morgana, che lasciai sola con Rose.
 

***

Intanto in soffitta si aprì una discorso importate fra Rose e Morgana.
 
-bene prima di dirti qualsiasi cosa vorrei farti una domanda- cominciò Morgana con un sorriso in volto che faceva intravedere  i suoi bianchi denti.
 
-ok…- rispose Rose esitante.
 
-quel mal di testa che hai avuto poco fa, negli ultimi tempi si sta facendo più frequente?- chiese la donna mostrando ancora la sua brillante dentatura.
 
-si ogni volta è sempre più for- qui Rose venne interrotta da una luce proveniente dal dito di Morgana, che si avvicinava alla sua fronte velocemente.
La testa di Rose cominciò a pulsare sempre più forte, il dolore era acuto, quasi le palpebre della ragazza di chiusero. Ma ad un tratto il dolore, che nel frattempo era diventato acutissimo, cessò senza prima alleviarsi. Rose si sentì come se la sua testa non potesse mai più sentire alcun male.
 
 -c-che cosa mi hai fatto?-chiese Rose con un pizzico di rabbia nella sua voce .
 
-oh, beh quel mal di testa non era altro che una conferma del mi sospetto, con questo incanto che ti ho fatto, il tuo dolore non si farà più sentire-disse compiaciuta Morgana.
 
-che sospetto?-  chiese quasi impaurita Rose.
 
-cara Rose da questo istante fai parte del mondo magico, sei una guardiana-

 
 
ANGOLETTO DELL’AUTRICE:
allora questo capitolo non è un gran che ma  spero vi sia piaciuto *.*
ringrazio tutti quelli che hanno letto e leggeranno ma ringrazio soprattutto chi RECENSISCE! Ringrazio Felì_Tonks, Fede Malfoy Eliana Lilian Piton, che mi aiurano e mi sostengono sempre inoltre vorrei ringraziare tutti quelli che leggono in silenzio….
Abraccio e saluto
Granger 107_30
p.s. mi scuso per l’angolo autrice demenziale

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Una nuova sorpresa e un litigio inaspettato ***


Una nuova sorpresa e un litigio inaspettato

Rose s' irrigidì, forse per la felicità di fare parte del mondo della magia (per quanto lo trovasse strano) o per la paura di essere qualcosa mai sentito prima, neanche lei lo capì bene. Poi Morgana cominciò a spiegarle che cosa fossero le guardiane:

-Non hai morivo si essere preoccupata o impaurita, essere una guardina è una bella cosa, ma anche una responsabilità- disse Morgana.

 

- In che senso responsabilità?- chiese Rose con un pizzico di paura nella sua voce.

 

- Tu da oggi sei la guardiana di Joy, la seguirai nel suo percorso magico e la aiuterai a prendere buone decisioni- disse Morgana con orgoglio.

 

-Ma non ci sei già tu ad aiutarla nel suo percorso?-domandò Rose preoccupata dall’incarico affidatole.

 

-No, credevo che l’avessi capito- in quel momento la faccia di Rose fece una smorfia imbarazzata, e Morgana, nel vederla, decise di darle una spiegazione - Allora io sono una strega che aiuta una principiante, sono una tutrice, tu, invece, non hai tutti i poteri che possiedo io, anzi alcuni dei tuoi poteri io non li possiedo, tu sei una guardiana- concluse la donna.

 

- I-io dei p-poteri?- balbettò Rose incredula ma felice.

 

- Oh si poteri molto utili che però sono difficili da padroneggiare-

 

- Posso chiedere che poteri possiedo?- chiese Rose.

 

-Oh, bene allora ti puoi viaggiare nel tempo, anche le streghe lo possono fare, però per noi può essere rischioso- qui Rose fece un salto di gioia, era sempre stato uno dei suoi desideri poter viaggiare nel tempo- Inoltre le guardiane possono fermare per qualche ora il tempo, e poi farlo ripartire a loro piacimento, e , per ultimo, il potere che nessuna delle streghe possiede: leggere nel pensiero-

 

Rose fece un sorriso a trentadue denti, viaggiare nel tempo, fermarlo, leggere nella mente….non le sembrava vero. Ma, poi, le venne in mente una domanda.

 

-Morgana ma perché non hai fatto rimanere qui Joy?-

 

- Sei tu che dovrei dirglielo, non è mia competenza informare la tua strega- rispose autorevolmente Morgana.

 

La conversazione fu interrotta dalla porta della soffitta che si aprì e da una me molto  affannata e sudata per la corsa dal negozio fino a casa, con in mano una bottiglia di acqua distillata.

 

 

-Ho interrotto qualcosa? Ho qui l’acqua- chiesi con ancora il fiatone.

 

-Ehm no, stavo per andare via- rispose Morgana. Schioccò le dita e sparì un una sottile nebbiolina viola.

 

-Rose,  avevo ‘st’ acqua distillata, ho corso tre isolati per riuscire a trovare un negozio che vendesse ‘sta roba- dissi delusa.

Rose rispose con un’ alzata si spalle e una smorfia di dispiacere.

 

-Ho voglia di esercitarmi, ormai ho l’acqua la prossima volta che verrà Morgana, voglio stupirla- dissi troppo sicura di me.

 

- Ma, non so se è una buona idea, potresti fare qualcosa di sbagliato e creare qualcosa di pericoloso al posto che una semplice pozione- disse Rose come se sapesse esattamente ciò che stava dicendo.

 

-Ma Rose dai che può esserci di male non farò niente a nessuno- dissi con convinzione.

Rose annuì senza esserne convinta.

 

Presi il paiolo e lo lavai (l’acqua la presi dal lavandino non pensai neanche di usare alcun tipo d’incantesimo). Estrassi dalla libreria un libro, il più nuovo che vidi, e cercai una pozione fabbricabile con dell’acqua distillata. Non ne trovai nemmeno una allora presi un altro libro. Anche in esso non trovai niente. Allora decisi di provare con un’altra pozione, una che non fosse complicata anche se non occorreva l’acqua distillata.

 

- Joy dai non fare la pozione, non ne sei capace e poi potresti fare qualcosa di male- disse a bassa voce la mia amica.

 

-Rose smettila dai so quello che faccio! Se sono veramente una strega, ce la posso fare che sarà mai!- risposi a tono, anche se, in fondo, pensai che avesse ragione.

 

-Morgana non approverebbe- controbatté Rose alzando di almeno due toni la sua voce.

 

- Tu non sai quello che approverebbe Morgana!- dissi senza ragionare.

 

- E invece sì- rispose Rose.

 

- Ah bene adesso sai quello che pensa Morgana, sai quello che è meglio per me evviva- dissi con una dose di sarcasmo incredibile nella mia voce.

 

- JOY CAVOLO SONO LA TUA GUARDIANA, SAPRO’ BENE QUELLO CHE E’ MEGLIO PER TE!- rispose Rose.

 

-U-una guardiana- balbettai io.

 

- Ehm sì, volevo dirtelo ma-  Rose venne interrotta dalla porta della soffitta che sbatté. Io me ne ero andata. Non ci potevo credere, me l’aveva tenuto nascosto per tutto il tempo, che amica era? Andai in camera, guardai l’ora, era già ora di cena.

Chiamai mia madre. Le chiesi a che ora sarebbe tornata, e lei mi disse che sarebbe stata a casa verso le nove.

Presi il mio cuscino, e il piumone, e scesi le scale e posai sia cuscino sia piumone sul divano. Una lacrima mi rigava il viso. Ero confusa, perché mi aveva tenuta nascosta una cosa del genere? Perché non si fidava di me?

Sentii dei passi scendere le scale, era Rose che stava venendo verso di me. Aveva due occhi gonfi e rossi segni di un pianto appena concluso.

 

-J-Joy t-ti po-posso  spieg-gare- disse Rose singhiozzando. Dagli occhi cominciarono a scendere lacrime a dirotto.

 

- Non credo che ci sia nulla da spiegare, hai fatto già abbastanza, se non ti fidi di me, che amica sei?- dissi, sforzandomi di non far cadere neanche una lacrima dai miei occhi.

 

Rose si avviò verso la camera da letto, io la seguii, solo per prendere in computer.

Tornai sul divano, guardai l’ora sul mio i-phone, otto e un quarto. Andai in cucina e preparai una pasta, la feci anche per Rose, anche se contro voglia.

Aspettai che l’acqua bollisse, intanto mi misi a pensare. Mi ricordai quella volta che avevo riempito la mia camera di fiori, Rose era con me, quando io e Rose pulimmo la soffitta,  dall’incantesimo generatore d’acqua…

Una lacrima scese dal mio occhio e raggiunse il mio mento. Andai verso la pentola, vidi che l’acqua bolliva, misi il sale, buttai la pasta nell’acqua.

Aspettai dieci minuti, la mia mente in quel poco tempo si svuotò da ogni pensiero, anche dal più banale.

Scolai la pasta, la misi in due piatti, e la condii con olio e formaggio. Controllai di non avere lacrime in faccia, non volevo fare notare a Rose che mi dispiaceva per il nostro litigio.

Salii le scale bussai alla porta, mi aprii una Rose molto triste con gli occhi due volte più gonfi e rossi. Le lasciai il piatto in mano, lei tentò di parlarmi ma io mi girai e tornai di sotto.

Accesi il computer, navigai in internet per quasi un’ora, almeno fino a quando mamma bussò alla porta.

 

- Ciao mamma ti avverto io dormo sul divano, io e Rose abbiamo litigato- dissi, senza far proferire alcuna parola a mia madre.

 

- Ok, basta che non litighiate ora che sono stanchissima e voglio dormire. Subito- disse mamma che salì immediatamente le scale, entrò in camera sua e non ne uscii per tutta la serata.

Andai sul divano, e mi addormentai ero stanca.

Aprii gli occhi intorno a me era tutto buio presi il mio telefono e guardai nuovamente l’ora (le due e trentacinque), e notai che mi era arrivato un messaggio lo lessi:

 

Joy quando possiamo vederci? So che non puoi, ma mi piacerebbe

Tom

 

Io senza riflettere risposi:

 

io stasera posso uscire…

 

La risposta mi arrivò immediata:

 

stesso posto ;)

 

 

 

Misi il giubbotto e le scarpe da ginnastica, dovevo parlare con qualcuno che potesse capirmi, e consigliarmi quello che dovevo fare. Mi ricordai anche di prendere il cellulare stranamente. Uscii di casa. Guardai subito l’ora, erano quasi le tre. Subito sentii il freddo pungente sulle mie guance. Cominciai a camminare, ad ogni passo che facevo, il freddo penetrava sempre di più sotto i miei abiti. Percorsi quasi duecento metri il freddo divenne più intenso, e si alzò una brezza gelata che, come un coltello, mi tagliava il viso. D’istinto misi le mani in tasca, si stavano congelando. Mai come quella notte la distanza fra casa mia e il campo era stata così lunga.

 Ero quasi a metà strada, quando la brezza di poco tempo prima, si trasformo in vento, in un forte vento, che mi fece lacrimare gli occhi. Abbassai leggermente la testa per evitare che gli occhi mi lacrimassero ancora. Stavo guardando il marciapiede, era pulito, ma sopra esso giaceva un sottile strato di brina notturna, che rendeva la superficie dell’asfalto argentea. Non incontrai nessuna macchina, e nessun pedone, ciò mi fece sentire sola, più sola che mai. Mi rincuorai però con il pensiero di vedere Tom, il mio caro amico. Lo conoscevo da poco ma sapevo che potevo fidarmi di lui, sia la sua voce sia la sua calma mi mettevano a mio agio, era come se lo conoscessi da sempre. Camminavo, mancavano ancora dieci minuti buoni di cammino, che passai a pensare a Rose, precisamente al litigio fra me e Rose. Una lacrima non poté fare a meno che scendere dal mio viso congelato dal freddo. Non ricordavo esattamente l’ultima volta che litigai con un’amica, sicuramente era passato troppo tempo, e quindi non mi ricordavo la data, ma seppi affermare che era successo molti anni prima. Una parte di me voleva fare pace con Rose, l’altra no. Le domande vorticavano nella mia testa velocemente. Non sapevo cosa pensare, dovevo fidarmi di Rose? Oppure non aveva fiducia lei in me?

Finalmente riuscii a scorgere il campo ,dove mi incontravo con Tom, riuscii a scorgere il piccolo boschetto di abeti. Mi misi a correre. Veloce.

Raggiunsi il campo, lo attraversai, l’erba sotto i miei piedi era decorata dalla brina, e quando camminavo scricchiolava sotto di me. Accompagnata dallo scricchiolio, raggiunsi il boschetto di abeti. Mi addentrai in cerca di Tom. Sotto gli abeti, il freddo, non pungeva come sulla strada, la brina non rivestiva nessuno dei fili d’erba sotto gli alberi. Il mio naso venne ancora una volta deliziato dal profumo piacevole dell’abete. L’oscurità era sempre più densa, tirai fuori il cellulare per scorgere l’ora e illuminare i miei passi. Il telefono indicava le tre e mezzo.

Sentii un venticello sfiorarmi il collo, però, mi accorsi, che più che un venticello, somigliava ad un respiro. Un flebile respiro. Il sangue mi si gelò nelle vene. E se ci fosse stato qualcosa lì dietro? Non volevo girarmi, avevo paura che qualcuno alle mie spalle mi volesse aggredire o fare del male. Poi, come un riflesso incondizionato, mi girai di scatto: idiota, pensai rivolta a me. C’era davvero qualcuno dietro di me. Lanciai un urlo soffocato. Poi un dito si avvicinò alla mia bocca, e mi zittii. Poi una luce, che proveniva dal cellulare, illuminò il volto dell’uomo. Tom.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE PIU’ LUNGO DELLA STORIA

Eccovi il nuovo capitolo….siamo già al capitolo nove…ma non vi aspettate che la storia finisca qui…..non vi libererete mai di me muahhmuahhmuahhh

Ok basta con lo sclero. Come vi è sembrato il capitolo? Se vi è piaciuto o non vi è piaciuto per niente fatemelo sapere con le recensioni…. Vi basti sapere che durante il litigio tra Joy e Rose ho pianto, non pensavo di essere così sensibile….

Ringrazio tutte le persone che recensiscono, in particolare Felì_Tonks, senza la quale non avrei pubblicato questa storia, che mi aiuta, mi sostiene e soprattutto mi sopporta, e soprattutto sopporta i miei sproloqui mentali….. grazie amica miaaaaa :3

Inoltre ringrazio tutti quelli che leggono in silenzio, e che mi rendono felice anche solo leggendo, mi piacerebbe che lasciaste un commento anche solo per dire se non vi piace perché sono alle prime armi e quindi inesperta, mi piacerebbe ricevere un po’ di aiuto, non che non me ne diate già leggendo….

Abbraccio

Un grazie

Granger 107_30

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Pace ***


Pace

 

-Ma sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo!- esordii io con ancora un pizzico di paura nella mia voce.

-Credevo di farti una sorpresa…- spiegò Tom.

 Tutto il boschetto era avvolto nella semi oscurità, ma luce che proveniva dal mio cellulare illuminava una piccola parte del volto del ragazzo, che da un candido rosa, si fece rossastro.

-Più che una sorpresa mi hai fatto prendere un mezzo infarto!- dissi ridendo.

La mia risata, dapprima sincera si sfumò e via via si spense. Il pensiero della litigata fra me e Rose aveva soppresso quel piccolo pensiero felice. I miei occhi si stavano colmando di lacrime. La mia gola era come annodata, in un groppo che, mano a mano che passavano i secondi si faceva sempre più stretto, facendo passare solo l’aria che serviva ai miei polmoni.

- Joy che hai? Ti senti bene?- domandò Tom. La sua voce era dolce e rincuorante come non lo era mai stata.

Si alzò una brezza leggera e fredda, che mi scostò i capelli dal viso e mi fece salire un brivido sulla schiena.

-Si, è tutto a posto, non ti preoccupare- risposi. Ma una lacrima, che mi rigò la guancia, tradì immediatamente la mia risposta.

Tom mi si avvicinò lentamente e, guardandomi negli occhi, alzò le braccia verso di me e mi abbracciò. Era un abbraccio caldo, amichevole. Ad un certo punto le lacrime che fino ad un momento prima bagnavano il mio viso, cessarono di cadere dagli occhi.

-Ora mi vuoi dire che ti è successo?- mi chiese Tom tenendomi ancora abbracciata. Io mi allontanai da lui, sciogliendo così l’abbraccio che mi aveva rincuorato.

-No, dai, lascia stare, non è niente- singhiozzai.

-Sì, che è qualcosa. Stai piangendo.-

-No sul serio, lascia stare, ti annoierei per niente- conclusi asciugandomi con la maglietta una lacrima.

-Adesso tu mi racconti tutto, se mi annoierò, sopporterò in silenzio, promesso-. Il ragazzo si mise una mano sul petto come se fosse un giuramento

-Allora, diciamo che è un po’ complicato da spiegare. Comunque cercherò di fare del mio meglio, ho litigato con la mia migliore amica, Rose. Lei vive in casa mia, dorme nella mia stessa stanza, la vedo ogni giorno. Non capisco come possa avermi tenuto nascosta una cosa simile, poi qualcosa che mi riguarda e…- confidai tutto di un fiato, ma fui interrotta da Tom.

-Hey, hey, calmati o finirai per strozzarti- mi disse avvicinando una un dito alla mia bocca zittendomi.

-Che ne dici se ci sediamo- propose il moro.

-Forse è meglio- risposi. Sulle mie labbra si dipinse un sorriso.

Ci sedemmo sotto un grande albero.

L’erba era gelata e, a contatto delle mie gambe, mi  causava un brivido su tutta la schiena. Pochi istanti dopo il gelo dell’erba divenne quasi  piacevole. Non ricordavo che il boschetto fosse così bello, tutto aveva un aspetto fiabesco e il profumo di pini inebriava i sensi. Dava quasi un senso di tranquillità.

-Allora, fammi capire, tu hai litigato con questa Rose, che vive in casa tua, ed è, scusami, era, anche la tua migliore amica, giusto?- riepilogò brevemente il ragazzo.

-Si, esatto. Però ho ragione io- risposi, ma la convinzione nella mia voce stava tentennando.

-So che vuoi fare pace con Rose, ti si legge negli occhi- la dolcezza nella voce di Tom faceva venire in mente una torta al cioccolato.

-Ah ora sai leggere gli occhi, come se si potessero leggere gli occhi…-  scherzai.

- Mi stai prendendo in giro? No sai giusto per sapere- chiese Tom infastidito e, come un bambino di tre anni, mise il broncio. Era davvero carino con quell’ espressione.

-Adesso fai pure il broncio?-

-Sì…-

Rimanemmo in silenzio a fissarci l’un l’altra per pochi secondi, ma che a me parvero secoli. Il mondo si era fermato.

-Per me, dovresti fare pace con Rose- esordì Tom rompendo il quell’ silenzio che mi era così piaciuto.

-Non posso perdonarla.-

-Tu vuoi perdonarla- mi persuase lui.

-No-

-Sì che vuoi, ammettilo-

-No-

Tom mi guardò in modo penetrante, con occhi sinceri.

-Forse, e dico forse, hai ragione- sospirai.

Pronunciando queste parole mi accorsi che il viso si Tom si stava sensibilmente avvicinando alla mio. I erano così vicini, un brivido mi percorse la schiena. Non avevo mai guardato Tom da così vicino. Mi colpirono i suoi occhi, avevano un colore unico, ero sicura che due occhi del genere non li avevo mai visti prima. Una pupilla nero pece era orlata da un’iride verde, che, mano a mano che si avvicinava agli estremi dell’occhio diventava marrone cioccolato. I suoi capelli erano fin troppo scuri e incorniciavano un viso di un candido pallore, che si trasformò in un rosa sempre più acceso ogni millimetro che il suo viso faceva verso il mio. Ancora un centimetro verso di me. Ancora un altro. Mi accorsi che cosa sarebbe accaduto di lì a poco, se solo le nostre facce si fossero avvicinate qualche centimetro in più… Ma a questo punto mi voltai, quando solo tre centimetri separavano i nostri volti. Non sapevo perché mi fossi voltata rovinando tutto. Presi il telefono, per guardare l’ora. Tom era paonazzo, anche io non ero da meno.

-Oh…Ehm…Si è fatto tardi devo…Ehm…Andare- così lasciai lì Tom. La mia mano fece un cenno di congedo, e poi  mi inoltrai nel boschetto per arrivate alla strada per tornarmene a casa.

‘’Stupida’’ pensai calciando un sassolino nero.

‘’Sono proprio un’emerita stupida, eravamo lì a pochi centimetri e io che faccio? Giro la testa. Tom mi piace, come amico intendo, forse non ero pronta a baciarlo rovinando la nostra amicizia, ma perché continuo a tremare allora? ’’  mi stavo veramente insultando, e avevo ragione, ero stata così stupida.

Uscii dal boschetto. Nella mia testa ronzavano tutta una serie di pensieri su me e su Tom. Faceva ancora freddo, come all’andata. Corsi verso casa con il vento che mi tagliava il viso e che mi faceva lacrimare gli occhi. I miei piedi erano congelati, che brutta idea le All Star in autunno.

‘’Devo fare pace con Rose? Tom ha ragione o no?’’

Giunta davanti alla porta di casa tirai fuori le chiavi dalla borsa e le feci girare nella serratura sei volte. Tirai verso il basso la maniglia e la porta si aprì. Il divano era ancora come l’avevo lasciato, disordinato. Cercai il portatile tra il piumone, il carica batterie e una forchetta –perché c’è una forchetta qui?- . Lo accesi.  Andai sulle mail e ne creai una nuova. Cominciai a picchiettare sulla tastiera:

Ciao Rose, che fai?

Ci ripensi un poco a noi? Tutte quelle volte, le cavolate fatte insieme, tutte quelle che dovremo ancora fare? Mi spiace, sono stata una cretina, o forse peggio. Perché buttare la nostra amicizia per una banale cavolata? No, sei la mia migliore amica! Se non ci sarai più, chi farò impazzire? Chi tartasserò di domande? È da cretini buttare via una cosa del genere. Quindi, ti chiedo scusa Rose.

La tua scema

 Joy J

 

Premetti invio. ‘’Rose tu sei sveglia vero? Non puoi dormire, leggerai la mail’’  

Sperai con tutto il mio cuore che leggesse la mia mail, solo in quel momento mi accorsi dei miei errori con Rose. Cinque minuti, poi dieci, mi sembravano anni. Il mio sguardo era fisso sul mio computer, continuavo a entrare in Internet per vedere la casella delle mail, niente.

‘’Dai Rose rispondi, ti prego’’ 

La porta di camera mia si aprii con un leggero cigolio, Rose scese dalle scale, mi corse incontro e mi abbracciò. Di nuovo la mia migliore amica. Ero felice, volevo un abbraccio, ero confusa, troppo confusa.

-Mi potrai perdonare?- chiesi con il tono più dolce che riuscii a trovare.

-Già fatto- mi disse.

-Per quella storia della guardiana mi spiegherai... Non credere che me ne sia dimenticata…- dissi ridendo. Rimanemmo qualche secondo a fissarci.

-Ho fame- decretai.

-Anche io un pochino…-

-Pasta?-

-Mmm, no. Altre proposte?-

-Torta?-

-Certamente-

Corremmo verso la cucina e tirammo fuori gli ingredienti per una torta alla ricotta.

‘’Finalmente amiche. Io e Rose unite come prima’’

Erano quasi le cinque del mattino. Erano quasi le cinque del mattino, e io, stavo facendo una torta. Erano quasi le cinque del mattino, e io, stavo facendo una torta, con la mia migliore amica.

Ero felice, tutto si era sistemato, nella mia mente non vorticava nessun pensiero assillante in quel momento, mi era mancata un po’.

Rose, intendo.

Però ora che riflettevo un problema c’era… Dovevo dire a Rose di Tom? E del “quasi-bacio”?

 

ANGOLETTO AUTRICE

UAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

*Si mette in ginocchio*

Scusate per il mio ritardo ritardassimo, ma con questo capitolo ho avuto un bel po’ di difficoltà, non si faceva proprio scrivere, ne ho fatte 8 copie!!!

Sperò che l’attesa abbia dato i suoi frutti J

Simpallaio a tutti voi!

Granger 107_30  (che presto cambierà nickname se glielo concedono è.é)

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1424318