The Doppelganger In The Crime

di Dreamersan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Looking Through The Mirror ***
Capitolo 2: *** The Demon In The Park ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Looking Through The Mirror ***


 

Autore: Dreamerchan

Titolo: The Doppelganger In The Crime

Fandom: Angel/Bones 

Rating: Giallo

Genere: Mistero, Sovrannaturale

TramaI battiti del cuore di Booth accelerarono bruscamente alla vista del volto dell’uomo e per un attimo le ginocchia gli tremarono visibilmente, quasi come se a causa dello shock non fosse stato più in grado di reggersi sulle sue stesse gambe. "Chi sei?" gli chiese senza voce, deglutendo rumorosamente e tentando con tutte le sue forze di calmare tutte le emozioni e la confusione causata da quella somiglianza del tutto inaspettata e quanto mai surreale."Angel" rispose lo sconosciuto. "Angel cosa?" Si sforzò di chiedergli ancora, imponendosi di mantenere un atteggiamento professionale e trattare “Angel” così come avrebbe fatto con qualsiasi altro individuo che non avesse avuto la sua faccia. "Solo Angel".

 


 

The Doppelganger In The Crime


Capitolo 1 – Looking through the mirror

 

«Agente speciale Seeley Booth, FBI! Fermo dove sei e metti le mani sopra la testa, lentamente» sibilò un uomo, mostrando minacciosamente il distintivo e rimarcando l’ultima parola con voce ferma.

Lo sconosciuto emise quella che alle orecchie dell’agente federale parve una risatina soffocata, tuttavia non rispose, ma dopo pochi secondi si fermò e il lungo cappotto nero smise di ondeggiare alle sue spalle.

Booth aggrottò le sopracciglia di fronte a quell’atteggiamento e sul suo volto si disegnò un’espressione alquanto infastidita.

«Che hai da ridere? Sei in un mare di guai amico, non c’è bisogno che te lo dica, vero? Quindi facciamo una cosa, tu mi dici che cosa stavi facendo qui e io…»

«Non sono tuo amico» lo interruppe la figura scura, con una voce stranamente familiare e iniziando a girarsi lentamente verso di lui.

Ma che diavolo…

I battiti del cuore di Booth accelerarono bruscamente alla vista del volto dell’uomo e per un attimo le ginocchia gli tremarono visibilmente, quasi come se a causa dello shock non fosse stato più in grado di reggersi sulle sue stesse gambe.

La reazione dello sconosciuto, d’altra parte, non differì molto dalla sua, con la sola differenza che dopo qualche secondo di smarrimento, quegli occhi scuri così simili ai suoi sembrarono brillare di una luce pericolosa.

Seeley fece un piccolo passo indietro di fronte a quello sguardo, ma dopo aver strinto i denti, afferrò la pistola e preoccupato dalle cattive intenzioni che il suo sosia sembrasse avere, gliela puntò contro.

«Chi sei?» Lo precedette allora il federale, deglutendo rumorosamente e tentando con tutte le sue forze di calmare tutte le emozioni e la confusione causata da quella somiglianza del tutto inaspettata e quanto mai surreale.

Doveva restare lucido, era sicuro che ci sarebbe stata una spiegazione razionale per l’intera faccenda, se Bones fosse stata lì l’avrebbe sicuramente trovata.

Insomma, non si intendeva certo di scienza, questo è vero, ma non era certo un’ignorante e sapeva che con le combinazioni di geni possibili, le probabilità che per uno strano scherzo del destino quel tipo sembrasse suo gemello fossero pressoché impossibili.

Gemello…

In effetti se quel ragazzo non avesse avuto apparentemente almeno dieci anni in meno di lui, arrivati a quel punto avrebbe anche potuto iniziare a prendere in considerazione l’ipotesi dei gemelli separati dalla nascita.

Tuttavia dato che anche questa ipotesi non poteva che sfumare, che altro restava?

«Angel» rispose lo sconosciuto e Booth impiegò un attimo per ricordarsi la domanda che gli aveva posto in precedenza.

«Angel, davvero?» Ripeté allora, alzando scettico un sopracciglio e pensando che il ragazzo lo stesse prendendo in giro; insomma, che razza di madre avrebbe chiamato il proprio figlio in quel modo?

Perché se fosse stato realmente il suo nome, avrebbe potuto solo immaginare le prese in giro che quel poveraccio avesse dovuto subire.

Ma di nuovo chi era lui per criticare, se non e un uomo che pretendeva di essere chiamato per cognome perfino dalla sua stessa partner?

«Angel cosa?» Si sforzò di chiedergli ancora, imponendosi di mantenere un atteggiamento professionale e trattare “Angel” così come avrebbe fatto con qualsiasi altro individuo che non avesse avuto la sua faccia.

Seeley aprì leggermente la bocca, quando lo vide iniziare ad annusare l’aria, tuttavia, sia per via della situazione critica, sia per la sua salute mentale, si guardò bene dal commentare.

«Solo Angel» chiarì il ragazzo con un sorriso forzato, abbandonando un poco l’atteggiamento minaccioso, che fino ad allora l’aveva caratterizzato.

Un essere umano, incredibile ma vero. Se quel tipo non era un demone in grado di assumere le sue sembianze, allora per quale strano scherzo del destino quell’uomo portava il suo stesso volto?

«E cosa ci fai in piena notte su una scena del crimine, Angel?» Lo interrogò ancora, pronunciando con sarcasmo quello che ancora dubitava fortemente potesse essere il suo vero nome.

Non sarebbe stata certo la prima volta che gli venisse data un'identità falsa, dopotutto, essere colti in fragrante in un luogo del genere sarebbe potuto risultare sconveniente un po' per chiunque.

Il magazzino in cui si trovavano infatti, era reso ancora più inquietante dalla scarsa luminosità e nonostante il cadavere fosse ormai stato trasportato altrove, quel posto continuava a dargli i brividi; senza contare che il parquet sul quale erano costretti a poggiare i piedi, sembrava scricchiolare sempre di più ad ogni più piccolo passo.

Il vampiro si morse per un attimo il labbro, indeciso su cosa o quanto raccontare e afferrando il bordo della manica del cappotto con due dita, cercò di celare la lama del pugnale nascosta sotto il tessuto.

Che c’entri la Wolfram & Hart? Forse si tratta di un incantesimo per… no, non ha senso, non avrebbero avuto nessun motivo per farlo e poi perché utilizzare un umano?

 Dato che a quanto pareva quell’uomo non era nulla di più che un semplice poliziotto, farsi trovare armato in quel momento non gli sarebbe di certo risultato vantaggioso.

«Sto cercando l’assassino» decise infine di rispondere, mantenendo un tono di voce pacato e osservando Seeley con la testa leggermente piegata di lato.

Era questa la sensazione che si provava guardandosi allo specchio?

Appariva veramente così visto dall’esterno?

Booth, nonostante fosse ancora parecchio turbato, si costrinse a riporre la pistola nella custodia e istintivamente, quando il vampiro fece un passo verso di lui, la sua schiena si raddrizzò e assunse quello che Bones avrebbe definito come l’atteggiamento da maschio alfa.

Sto cercando l’assassino…

«Sei un investigatore? Hai almeno una licenza?» Chiese diffidente, una volta appurato che non assomigliasse affatto a un investigatore, né del resto sembrasse esserlo.

Ma poi del resto se il ragazzo non avesse avuto l’aspetto di investigatore, allora ciò avrebbe voluto dire che neppure lui sembrasse…

Ah, continuando i questo passo gli sarebbe venuto il mal di testa.

Che aveva fatto di male per ritrovarsi in una situazione così?

«Non mi serve una licenza per questo» chiarì Angel, indicando con una smorfia le chiazze di sangue sparse un po’ ovunque e che, nonostante tutto, continuavano a provocargli delle fitte allo stomaco che, purtroppo per lui, sapeva fin troppo bene non essere per la nausea.

«Il che amico, mi darebbe una buona ragione per portarti in centrale» gli rispose Booth con calma, facendo girare un paio di manette intorno al dito indice.

Angel scosse piano la testa, guardandolo dritto negli occhi.

«Davvero? E che spiegazione hai intenzione di fornire ai tuoi colleghi?» Gli domandò, ridacchiando leggermente quando Booth non si trovò in grado di ribattere.

Infatti quello era un problema che fino a quel momento l’umano avrebbe voluto continuare ad ignorare.

«Guarda, non voglio combattere, ho solo bisogno di fermare questa creatura prima che sia troppo tardi» riprese il vampiro, stringendo i punti nel pensare che se solo fosse arrivato pochi minuti prima, ora quel povero ragazzo non sarebbe stato sventrato.

Creatura?

Ripeté Seeley mentalmente, guardando il suo sosia con un sopracciglio sollevato e non senza rabbrividire.

Avrebbe voluto domandargli perché gli assomigliasse in quel modo, interrogarlo ed arrivare a una conclusione, ma non era sicuro che sarebbe stato in grado di farlo, era tutto così assurdo…

«Cosa che se permetti spetterebbe a quelli come me, per cosa credi mi paghino ragazzo?» Scherzò, cercando di alleggerire un poco l’atmosfera e alzando gli occhi al cielo quando sul volto di Angel non comparve neppure l’ombra di un sorriso.

Oh, andiamo, mai sentito parlare di senso dell’umorismo?

«Tu non hai la minima idea di cosa si nasconda là fuori» rimarcò allora il vampiro, facendo cenno col capo verso la finestra scheggiata che dava sul parco.

«Ma tu sì, giusto? Perché sei cosa… il vendicatore oscuro?» Lo prese in giro, riferendosi in parte anche al fatto che fosse vestito interamente di nero.

Angel soffocò una risata, ricordando che tempo prima, anche Cordelia si fosse riferita a lui con quell’appellativo, tuttavia si ricompose velocemente e chinandosi verso le chiazze di sangue sul pavimento, raccolse una piccola collanina macchiata interamente di rosso.

Per un attimo i suoi occhi lampeggiarono di giallo, ma stringendo i denti si costrinse ad ignorare la sete e dopo aver dato una buona annusata a quell’oggetto, lo ripose nella tasca del suo cappotto.

«Ehi, che stai facendo?» Lo assalì Booth, fino ad allora rimasto a guardare e iniziando a quel punto ad avvicinarsi pericolosamente al suo sosia.

«Raccogliendo prove» rispose lui, come se fosse stata la cosa più normale del mondo e facendo sì che ancora una volta, Seeley si chiedesse da che strano universo parallelo fosse saltato fuori.

«Wow, non puoi portare via niente dalla scena del crimine» lo rimproverò lui, la voce incupita da una velata minaccia.

In un’altra occasione, dopo tutto quel che aveva fatto, l’avrebbe semplicemente arrestato, ma fino a quando fosse stato possibile in questo determinato frangente avrebbe preferito evitarlo.

Riusciva a stento immaginare la curiosità scientifica che alla vista di Angel, avrebbe inevitabilmente assalito la sua partner o come i suoi colleghi l’avrebbero guardato con sospetto, iniziando a ricontrollare ogni più piccolo dettaglio della sua vita privata.

No, non voleva avere rogne, voleva solo che quel tipo bizzarro sparisse dalla sua vita e dimenticarsi tutto ciò che aveva visto, classificandolo come una semplice allucinazione o ancora meglio: un sogno.

«Non te lo stavo chiedendo» chiarì il vampiro, guardandolo dritto negli occhi e facendo realizzare a Booth che in quel ragazzo, ci fosse veramente qualcosa di sbagliato.

Era sempre stato bravo a leggere le persone, diavolo, aveva scelto il suo lavoro anche per quello e per esperienza, sapeva bene come i suoi istinti raramente si rivelassero sbagliati.

«Non è me che devi temere Seeley» cercò di tranquillizzarlo il vampiro, avendo fiutato l’odore della sua paura.

A quanto pare non sono l’unico in grado di capire le persone, pensò l’agente con una piccola smorfia, infastidito dal fatto che Angel gli avesse quasi letto nel pensiero.

«Certo, se vuoi puoi sempre provare a fermarmi o arrestarmi, oppure puoi fidarti di me e catturare il colpevole. Non vuoi porre fine a tutti questi omicidi?» Gli chiese il vampiro, facendo leva sul senso di giustizia e umanità che il poliziotto sembrava possedere a grandi dosi. 

Booth lo guardò per un attimo incredulo, come se non riuscisse a credere che quel ragazzo misterioso con la sua stessa faccia, gli avesse appena chiesto di lavorare insieme.

Una parte di lui, sapeva e gli diceva che non si sarebbe dovuto fidare, mentre un’altra lo spronava ad accettare la sua offerta e oltre a catturare l’assassino, scoprire il perché sembrassero essere l’uno la copia sputata dell’altro.

«E così dovrei fidarmi di te perché…»

«Perché morirai se non lo farai» gli rispose lentamente, scandendo bene ogni singola parola e parlandogli con tono di voce mortale, facendogli così correre mille brividi gelidi lungo la spina dorsale.

La visione di Cordelia, dapprima confusa, ora si stava rivelando sempre più chiara; alla luce dei fatti infatti, non era la sua morte ad essere apparsa agli occhi della veggente, ma probabilmente quella dell’agente che se avesse continuato solo per la sua strada, avrebbe inevitabilmente fatto una brutta fine.

«Ho qualche dubbio su questo» ridacchiò Booth, un po’ per sdrammatizzare e un po’ perché erano talmente tante le volte in cui si fosse trovato in pericolo che ormai la morte, sembrava essere diventata un fatto così quotidiano da apparirgli paradossalmente più lontana.

«Io no».

«E come faresti a saperlo Martin?» Ribatté Seeley, facendo una piccola allusione al protagonista dei famosi film sui viaggi nel tempo, allusione che, per ovvi motivi, Angel non riuscì a cogliere.

«Martin?» Ripeté infatti il vampiro, con un sopracciglio inarcato e sul volto un'espressione confusa.

Booth lo guardò per un attimo incredulo, poi vedendo che il ragazzo non capiva, scosse la testa.

«Lascia stare. Certo che per essere un ragazzo la tua cultura moderna è di gran lunga peggiore di quella di Bones e credimi Bones è veramente…»

Angel sbuffò leggermente e mettendosi le mani in tasca, diede un rapido sguardo alla finestra; il sangue della vittima era ancora fresco e il demone non sarebbe dovuto essere troppo lontano.

«Devo andare» disse allora semplicemente, sorpassandolo quasi come se fosse un fantasma e senza che i suoi passi producessero il minimo rumore.

Non è possibile che si tratti solo di una coincidenza...

Cordelia deve aver avuto questa visione per un motivo.

Che riguardi le Forze dell’Essere?

Non importa, arrivato in ufficio chiederò a Wesley di fare qualche ricerca e vedremo di fare un po' di luce su tutta questa storia...

E con questi pensieri, Angel scivolò nell'ombra, lasciando Seeley con mille domande nella mente.

 

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Note d'autore:

Salve a tutti, rieccomi con una nuova storia, questa volta una crossover ambientata in nessuna stagione in particolare.La storia durerà tre capitoli circa, purtroppo a causa dei numerosi impegni non son riuscita a impegnarmi in nulla di più lungo, ma spero che nonostante tutto la lettura vi risulterà piacevole :)

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Capitolo 2
*** The Demon In The Park ***


 

Capitolo 2 – The Demon In The Park

 

Erano ormai le quattro del mattino quando Booth decise di spedire tutti i dati raccolti agli squints e abbandonare finalmente la scena del crimine.

Così lasciò il magazzino e iniziò a camminare velocemente attraverso il parco, ansioso di riuscire ad arrivare fino alla sua auto.

Nel frattempo la luna stava iniziando a perdere parte del suo bagliore e i canti dei grilli cominciavano già a farsi meno insistenti.

Tuttavia la notte non aveva ancora lasciato posto al giorno e a un certo punto, un rumore di rami spezzati costrinse Booth a fermarsi e, senza che potesse far nulla per impedirlo, fece accelerare vertiginosamente i battiti del suo cuore.

Non sapeva il perché, ma sapeva solo che quando vide una strana ombra a pochi passi da lui e udì un suono di ossa spezzate, il sangue gli si gelò nelle vene.

La mano allora, corse rapidamente verso la pistola e dopo averla impugnata, si avvicinò a quello che iniziava a sospettare potesse essere veramente l'assassino che cerava.

Assassino che quando percepì la sua presenza, voltò il capo che non era nulla di quanto Seeley si sarebbe mai aspettato.

Oh, Signore...

Riuscì solo a pensare, completamente sotto shock e senza neppure avere fiato per pronunciare una breve preghiera.

Il mostro gli lanciò uno sguardo omicida, dalla sua bocca sporca di bava e sangue proruppe un ringhio brutale e a quel punto Booth premette il grilletto.

Sparò prima un colpo e poi un altro, ma nonostante nessuno dei proiettili mancò il bersaglio, la creatura sembrò non sentirli nemmeno.

Allora Seeley chiuse un occhio scuro e di nuovo prese bene la mira, riuscendo a colpire la creatura in uno dei suoi cinque occhi.

Il mostro ringhiò e senza avere alcuna intenzione di continuare a subire gli attacchi dell’agente speciale, con uno scatto afferrò l’arma di Booth, stringendola fra le sue zampe e riducendola così in mille pezzi.

A quel punto Seeley fece un passo indietro, il cuore sembrava volergli esplodere nel petto e aveva in circolo tanta adrenalina da farlo star male, ma nonostante ciò non si arrese.

Così, quando con una spinta venne lanciato cinque metri più indietro, nonostante il dolore gli facesse mancare il respiro, puntò il palmo delle mani sul verde prato e le sue dita artigliarono la terra fredda, imprigionandola nei pugni sanguinanti.

E non appena la creatura gli fu abbastanza vicino, il suo braccio si mosse e la terra venne lanciata nell’unico punto che in quel momento gli pareva vulnerabile.

Gli occhi del demone si chiusero per pochi istanti, poi iniettati di sangue si riaprirono e ben presto Booth si ritrovò la gola stretta in una morsa letale e a nulla servirono i suoi sforzi per liberarsi: il mostro era troppo forte.

Ma non poteva arrendersi, diavolo, non era da lui e non poteva morire, non per mano di una cosa che fino a poche ore prima non credeva neppure esistesse!

Così, raccogliendo le ultime forze, nonostante la mancanza di ossigeno stesse iniziando a renderlo sempre più debole, portò indietro la gamba e stringendo i denti, riuscì a colpire il demone con un calcio, che oltre a portarlo a ringhiare, non ebbe però alcun altro effetto.

Booth rantolò; non era ancora pronto ad andarsene, Parker era troppo piccolo per perdere un padre e Bones non avrebbe sopportato di essere abbandonata, non da lui, non di nuovo, non quando le aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata. 

Maledizione, pensò, riuscendo a malapena a tenere gli occhi aperti, rifiutandosi di accettare che ormai non ci fosse più nulla da fare, ma allo stesso tempo iniziando a sperare in un miracolo.

Un miracolo che proprio quando i battiti del suo cuore stavano iniziando a diventare sempre più lenti, parve arrivare e in quel preciso istante la presa sulla sua gola si fece prima più lieve e poi scomparve di tutto.

Booth impiegò un attimo per ricordarsi come respirare poi, quando l’aria riempì di nuovo i suoi polmoni, le sue labbra tremarono e con gli occhi lucidi, rosso in viso, iniziò a tossire.

Pochi secondi dopo l’aria venne squarciata da un urlo agghiacciante, ma Seeley era troppo debole per preoccuparsene; infatti gli furono necessari alcuni minuti per riprendersi e quando finalmente riuscì ad alzare lo sguardo da terra, notò per la prima volta cosa, o meglio, chi lo avesse salvato.

A pochi passa da lui infatti si trovava il ragazzo con il suo stesso volto, che nonostante fosse gravemente ferito, sembrava riuscire ad avere ancora la meglio sul mostro.

Seeley emise un suono di sorpresa quando vide che il pugno di Angel una volta colpito il mostro, lo spinse a volare tre metri più indietro e la sua espressione divenne ancora più perplessa quando all’impatto con la schiena squamosa dell’essere, un piccolo albero venne letteralmente distrutto.

Com’era possibile pur avendo una muscolatura certamente inferiore alla sua, alla luce dei fatti Angel sembrasse essere molto più forte?

C’era qualcosa che non andava e in quel momento iniziava a sospettare che la sua non fosse solo una sensazione, perché proprio allora dalla bocca del suo sosia proruppe un ringhio e per un istante gli sembrò di vedere quegli occhi così simili ai suoi, lampeggiare di una luce dorata.

Forse fu solo la sua immaginazione, ma sta di fatto che dopo quel ruggito, Angel cominciò a combattere con più foga e senza lasciare al suo avversario neppure il tempo per reagire.

Non può essere umano...

Pensò e proprio in quello stesso istante, il capo del mostro venne brutalmente strappato dal suo corpo e il tutto con l'ausilio della sola forza delle braccia.

Booth guardò schifato la testa rotolare ai suoi piedi e fece un passo indietro quando questa rischiò di toccare le sue scarpe sporche d’erba e fango.

Il vampiro dal suo canto era sfinito e nonostante non avesse bisogno di ossigeno, il suo respiro o era ormai pesante e la schiena curva sembrava essere sostenuta dalle sole braccia poggiate sulle ginocchia.

E quando Seeley riuscì finalmente ad incontrare gli occhi del suo sosia, i due si lanciarono uno sguardo strano e per dei minuti che parvero interminabili, nessuno parlò.

A un certo punto però, Seeley scosse la testa e non riuscendo più a trattenersi, sicuro che Angel sapesse esattamente cosa stesse succedendo, iniziò a parlare.

«Ok, penso di aver bisogno di una spiegazione» ammise ancora sconvolto e con un profondo sospiro, dopo aver messo le mani in tasca e dopo aver guardato il suo riflesso in attesa di una spiegazione.

Il vampiro non rispose, ma anzi, le sue labbra sembrarono sparire in un'unica linea sottile; non aveva alcuna intenzione di parlare.

Booth alzò gli occhi al cielo e quasi rise; era tutto troppo ridicolo per essere vero.

«Ah, ho capito, si tratta solo di uno scherzo non è così? Bene, è stato divertente, davvero, anche se devo ancora capire come diavolo tu abbia fatto a...»

«Hai visto anche tu quello che è successo, in che modo avrei potuto falsificare tutto e soprattutto, per quale motivo avrei dovuto farlo?» Lo interruppe il vampiro, asciugandosi con il dorso della mano bianca un rivolo di sangue proveniente dal labbro spaccato.

Seeley scosse la testa, come per rifiutarsi di accettare quei fatti che avrebbero potuto cambiare per sempre il modo al quale si ritrovava ad essere così affezionato.

«Oh, non lo so, so solo che quella cosa non può essere reale» rispose allora frustrato, indicando con disprezzo la testa mozzata e rabbrividendo leggermente nel vedere gli occhi del demonio ancora sbarrati.

Il suo sguardo si posò nuovamente su Angel e fu costretto a deglutire prima di poter continuare.

«Tu non puoi essere reale, insomma non siamo neppure parenti e tu gli assomigli così tanto che…»

«Dio, sono troppo vecchio per questo» si lamentò sottovoce il vampiro, avvolgendosi con una smorfia una mano attorno al fianco e maledicendosi quando lo sguardo perplesso del suo sosia gli fece capire che l’avesse sentito.

«Vecchio? Mi prendi in giro? Insomma, non sono Bones e tu un teschio, ma direi che superi di poco i venticinque anni» ridacchiò, ma impallidendo nel pensare che se avesse avuto anche lui dieci anni in meno, distinguerli sarebbe risultato impossibile.

«Sono molto più vecchio di te» ribatté il vampiro, senza dar troppo peso alle parole appena pronunciate, ma volendo solo rimarcare che fosse Booth ad assomigliare a lui e non il contrario.

Seeley soffocò l’ennesima risata, poi notandola sua serietà alzò gli occhi al cielo, esasperato dalla totale assurdità di quell’intera faccenda e non sapendo bene se Angel fosse pazzo o si divertisse semplicemente a prenderlo in giro.

«Oh, ma davvero? Ed allora cosa, hai bevuto il filtro dell'eterna giovinezza per caso? Dai, andiamo, non poi pensare che io creda a…»

«Wow, aspetta, non puoi andartene così!» urlò, quando lo vide fare furtivamente un passo verso il fitto fogliame.

Il vampiro gli lanciò un’occhiataccia e Booth chiuse gli occhi per un istante, desiderando ardentemente riordinare le idee.

«Ho bisogno di sapere se è successo davvero».

Dapprima Angel scosse la testa, sapeva quanto fosse pericoloso che gli esseri umani arrivassero alla conoscenza del soprannaturale, ma c’era qualcosa nello sguardo di Booth che non seppe identificare, ma che di malavoglia lo portò ad annuire leggermente.

Booth allora, timoroso di ciò che il suo sosia gli avrebbe potuto dire sbiancò e il suo sguardo cadde nuovamente sul demone; se non stava sognando e tutto quello che stava vedendo era reale allora…

«Che cos’era?»

Angel sospirò e zoppicando leggermente fece in passo verso di lui, estraendo dalla tasca del cappotto un piccolo oggetto.

Tuttavia quando gli fu ormai a meno di un metro di distanza, Booth notò una cosa che gli fece mancare il respiro; lo stomaco del vampiro infatti presentava un buco delle dimensioni del suo pugno, buco che pareva attraversarlo da parte a parte.

La sua esperienza in guerra e ancora di più come cecchino, gli aveva insegnato che non c'era modo che un essere umano sarebbe potuto sopravvivere con una ferita del genere.

«Che cosa sei?» Gli domandò allora, facendo un salto all'indietro quando si accorse di quanto gli fosse vicino, ma cercando di rimanere.

Angel abbassò lo sguardo e i suoi pugni si strinsero fino a che le nocche divennero bianche.

«Tu non sei umano, non è vero?» Continuò Booth, fissando lo con un misto di disgusto e paura e sussultando leggermente quando l’assenza di risposta che seguì la sua accusa, confermò i suoi sospetti.

«Ti ho salvato» Gli ricordò il vampiro, iniziandosi a chiedere come avrebbe fatto a fuggire da quella brutta situazione.

Mancano pochi minuti al sorgere del sole, riesco già  a sentirne l'odore...

L'agente speciale aprì la bocca, pronto a ribattere, ma poi non disse nulla.

Infatti se non fosse arrivato Angel a quest'ora sarebbe già stato morto.

Ma perché? Perché l'aveva salvato?

«Perché mi hai salvato? Perché hai assunto il mio aspetto?» Gli chiese, cercando ragionare razionalmente e non sapendo se fidarsi del suo istinto.

Il suo sesto senso infatti, continuava a dirgli che se fosse stato un mostro, Angel non si sarebbe certo scomodato per salvarlo, ma come poteva esserne sicuro quando un minimo errore gli sarebbe costato la vita?

«Ho questo aspetto da molto prima che tu nascessi è ti ho salvato perché questo è quello che faccio, salvo le persone» rispose, pronunciando imbarazzato quella che da alcuni anni di lì a parte era diventata la sua vocazione.

«Come faccio a sapere che non stai mentendo?»

«Non puoi farlo, ma non posso restare qui e tu non puoi fermarmi» disse con una scrollata di spalle e Seeley fece una smorfia contrariata quando si ricordò della forza di cui il suo sosia gli aveva precedentemente dato prova.

Che cosa doveva fare?

Lasciarlo andare o, nonostante fosse sicuro di fallire, provare a fermarlo?

Di fatto Angel non era umano e quindi come poteva permettergli di andarsene senza avere la certezza assoluta che fosse innocuo?

Con che faccia si sarebbe guardato allo specchio se a causa di un suo errore fosse morto qualcuno?

«Dimmi almeno che cosa sei» sospirò allora esasperato, non sapendo più che pesci pigliare.

«Non aiuterebbe, ma forse questo sì» disse il vampiro, porgendogli uno dei tanti biglietti da visita che senza che lo sapesse, Cordelia gli aveva nascosto nelle tasche del cappotto.

Seeley lo afferrò riluttante, ma prima che il suo sguardo si potesse posare su ciò che gli era stato dato vide comparire sul volto di Angel l'ombra di un sorriso.

Infatti, non appena ebbe rialzato lo sguardo, si ritrovò a fissare il parco deserto.

Booth rimase a osservare il punto in cui Angel era sparito per alcuni secondi; avrebbe dovuto immaginarselo, ma forse dopotutto era meglio così.

Un cartoncino, ecco tutto ciò che gli era rimasto di quello strano incontro, pensò scuotendo la testa con un sorriso nel vedere di nuovo le parole stampate su quel foglio.


Angel Investigation

Aiutiamo gli indifesi

Specializzati sul paranormale.

 Tel. 213-555-0162

 

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Uff, ecco qua anche il secondo capitolo che sinceramente mi stupisco di essere riuscita a scrivere data la marea di cose che ho da fare in questi giorni...

Spero che la storia, anche se tratta di un incontro un po' assurdo e molto difficile da trattare proprio per questo, vi stia piacendo ugualmente e vi volevo informare che il prossimo capitolo sarà l'epilogo :) 

 Per quanto riguarda questo episodio, Booth è troppo sconvolto e troppo debole per spaventarsi come dovrebbe e d'altronde non riesce neppure a capire se quella che stia vivendo sia la realtà o un sogno ed Angel non può e non vuole dare troppe spiegazioni e l'arrivo dell'alba in ogni caso, lo obbliga ad andarsene.

Il nostro vampiro gli consegna il bigliettino per dargli l'opportunità di parlare di eventuali chiarimenti e per dargli un punto di riferimento nel caso si dovesse imbattere nuovamente nel soprannaturale.

P.S. Il numero della Angel Investigation è quello originale della serie, che ho trovato ingrandendo le foto dei bigliettini ;) 


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Capitolo 3
*** Epilogo ***


 

Epilogo

 

«Angela faresti una ricerca per me?» Chiese Booth all'artista, entrando nel suo studio.

La donna alzò lo sguardo dal computer e con un sussulto si ritrovò a fissare il volto dell’amico; Seeley era così pallido da farle quasi paura e la sua gola colma di lividi, come se qualcuno avesse tentato di strangolarlo.

«Oh mio Dio, Booth, che ti è successo?» Domandò preoccupata, alzandosi in piedi e aggrottando leggermente le sopracciglia quando, portata una mano alla gola con una smorfia, egli scosse la testa.

Aveva deciso che non avrebbe raccontato a nessuno quel che gli era successo e che dopo aver chiesto ad Angela il favore per il quale era venuto, avrebbe cercato in ogni modo di dimenticare tutta quell’assurda faccenda.

«Ho bisogno che tu cerchi di rintracciare quest'indirizzo» le disse semplicemente, porgendole, non dopo aver cancellato la parte che riguardava il “specializzati sul paranormale”, il bigliettino che gli aveva dato Angel.

L’artista prese il foglietto e dopo avergli dato una rapida lettura, si concentrò nuovamente sul compagno della sua migliore amica.

«Booth tu lavori all'FBI non credo che...» iniziò senza capire e prima che lui la interrompesse.

«È una cosa personale, per favore, è molto importante» la pregò, facendole intuire dal tono di voce che Brennan non sapesse nulla di tutta quella faccenda.

«Non riguarda Temperance, vero? Booth, so che sei un bravo ragazzo, ma se dovessi ferirla in alcun modo ti ucciderei, lo sai no?» lo minacciò scherzosamente, facendogli scappare un sorriso genuino.

«Va bene, inserisco tutto nel computer, ma ricordati, mi devi un favore» contrattò, facendogli l’occhiolino e iniziando poi ad esaminare i risultati della ricerca.

«Mmh, vediamo, qui c’è un sito web che però sembra essere inattivo, mentre qui c’è una denuncia che riguarda l’Hotel Hyperion, il luogo dove ha sede la tua agenzia che oltre a questo sembra essere un luogo fantasma.»

Booth non ne era sorpreso.

«Prova a cercare un tizio di nome Angel.»

Angela inserì il nome nella barra di ricerca, ma non ottenne che una serie di immagini su delle creature alate.

«Ok, questo è strano...»

Seeley deglutì rumorosamente prima di decidersi a parlare.

«Cosa è strano?»

«Non esiste nessuno con questo nome, non a Los Angeles almeno, tuttavia vi è un intero libro che sembra parlare proprio di un tipo chiamato “Angel”, il problema è una nuova e rarissima edizione di un testo antico, che è arrivata da poco e che è possibile consultare solo in biblioteca.»

«Non ha importanza, mi basta l’indirizzo.»

«Booth, sei sicuro di stare bene? Insomma hai un aspetto veramente…»

«Sto bene Angela, grazie dell’aiuto e oh, dì a Bones che l’aspetto alle otto alla tavola calda» gridò, ormai lontano dal laboratorio.

A quel punto Angela scrollò le spalle e scuotendo lentamente la testa si rimise a lavorare.

 

Booth non era mai andato pazzo per le biblioteche; infatti le aveva sempre trovate troppo silenziose e piene di squints per i suoi gusti.

Non che non gli piacesse leggere, questo è vero, ma alla luce dei fatti quei luoghi gli apparivano inquietanti e in quel momento altrettanto inquietante gli sembrava essere la sezione nella quale aveva appena scoperto si trovasse il libro che cercava.

Demoni, vampiri, spiriti maligni…

Dio, non riusciva manco a pensare che lo stesse facendo davvero, pensò mentre il suo dito scorreva sui titoli in rilievo dei libri disposti ordinatamente sugli scaffali.

Trattato sui demoni più pericolosi dell’ultimo millennio.

Ecco, era questo il libro che il vecchio bibliotecario, guardandolo in modo strano, gli aveva detto parlare della creatura chiamata “Angel”, ma ad essere sinceri, arrivati a quel punto Booth non era più sicuro di volerlo leggere.

Allo stesso tempo però, la sua curiosità era talmente grande che, dopo aver poggiato il volume su una scrivania lì accanto, vinto dalla curiosità iniziò a sfogliarlo.

Le stampe che gli si pararono innanzi, erano un qualcosa per cui non era preparato e nonostante a causa del suo lavoro fosse abituato a vedere cose che per i più avrebbero causato una visita da un bravo psicologo, quelle immagini gli diedero il voltastomaco.

Corpi smembrati, creature orribili che ora sapeva essere reali raffigurate  con la bocca coperta di sangue e una miriade di cadaveri ai loro piedi…

Fino ad ora di Angel nessuna traccia e per un attimo fu tentato di chiudere il libro, fino a quando almeno arrivò alla sezione dedicata ai vampiri che si ripromise mentalmente sarebbe stata l’ultima.

I vampiri sono essenzialmente dei demoni che abitano cadaveri umani dei quali si impossessano dopo averli dissanguati e fatto ingerire il proprio sangue…

Booth fece una smorfia disgustata e riprese a leggere sei righe più sotto.

Un vampiro non è una persona, può conservare il carattere e perfino gli aspetti più profondi dell’umano che era, ma non ha un’anima e nel suo profondo è un demone incapace di distinguere il bene dal male e privo di qualsiasi moralità. È stato registrato un solo caso di un vampiro con l’anima, ma al fine di evitare possibili fraintendimenti, l’argomento verrà trattato in seguito.

Seeley alzò per un attimo gli occhi dal volume, concedendosi un attimo per assimilare tutte quelle informazioni e in particolare per controllare che intorno a lui non ci fosse nessuno; l’ultima cosa che desiderava era essere scoperto a leggere un libro del genere.

I vampiri…

Possibile che fossero reali anche quelli?

Pensò con un brivido, per poi scuotere la testa e riprendere dal paragrafo in cui venivano elencati i vampiri più pericolosi.

E quasi si strozzò con la sua stessa saliva quando vide in cima alla lista il nome di Angelus, il flagello d’Europa, il demone con il volto angelico.

«Oh mio Dio…» mormorò con il cuore che gli batteva a mille ed iniziando a sfogliare freneticamente il volume, fino a quando arrivò al capitolo interamente dedicato a quello che era considerato il vampiro più sadico e perverso mai esistito sulla faccia del pianeta.

Non può essere lui!

Gridò nella sua mente, ma ogni sua speranza sembrò irrimediabilmente crollare quando trovò una stampa di quello che, se non avesse avuto i capelli lunghi raccolti elegantemente con un nastro di seta, sarebbe potuto essere lui in un epoca passata.

Ma a sconvolgerlo non fu tanto quell’immagine quanto invece quella in cui Angelus veniva raffigurato nel suo vero volto.

Vedere la sua faccia distorta in quella cosa, la sua bocca piena di zanne e la sua fronte solcata da profonde creste, gli fece mancare il respiro.

Il fatto però che gli dava più fastidio era il non essersi reso conto di aver davanti una creatura in confronto alla quale anche il serial killer più spietato che avesse mai incontrato sarebbe apparso ridicolo.

Come aveva potuto essere così cieco?

E se da un lato a questo punto la voglia di leggere gli era passata del tutto, dall’altro sapeva di non poter più tornare indietro.

Aveva bisogno di sapere, doveva sapere, doveva capire il perché il suo istinto l’avesse ingannato in quel modo, doveva farlo, altrimenti non sarebbe più stato sicuro di niente.

Così iniziò a leggere, strabuzzando per un attimo gli occhi quando lesse la data di nascita del suo sosia.

Sono molto più vecchio di te…

Chissà perché, ma ora quell’affermazione non gli pareva più tanto ridicola, anzi, la situazione cominciava ad apparirgli sempre più raccapricciante mano a mano che leggeva delle innumerevoli vittime che quel che non gli era sembrato più che un ragazzo aveva causato.

Tuttavia proprio quando dopo centocinquanta anni di omicidi, aveva ormai iniziato a perdere ogni speranza che il suo istinto si fosse sbagliato, gli saltò agli occhi una nota.

Fino a qualche decennio fa non si era più avuta alcuna notizia di Angelus, alcuni hanno pensato che fosse morto, altri, non riuscendo a trovare spiegazione alcuna, han preferito non pronunciarsi. Tuttavia grazie al contributo di uno dei membri dell’Accademia degli Osservatori, entrato in diretto contatto con il vampiro, siamo riusciti a colmare rilevanti lacune.

A quanto pare la scomparsa di Angelus fu dovuta a una maledizione che gli venne scagliata da un potente clan di zingari desiderosi di vendicare la morte che il flagello aveva brutalmente inflitto alla loro pupilla.

Così l’anima di Liam O’Connor venne richiamata dall’etere e restituita al suo corpo facendo sì che Angelus, ormai cosciente del male arrecato all’umanità e soffocato dai sensi di colpa, lasciasse il suo sire e iniziasse a vagare per l’Europa senza meta, incapace di uccidere e vivendo del sangue delle bestie più immonde.

Al sorgere del nuovo secolo egli si imbarcò per l’America, ma il senso di colpa non lo abbandonò e continuò a vivere come un reietto fino a quando l’incontro con un messaggero delle Forze dell’Essere lo portò dalla parte del bene.

Da quel momento in poi Angelus, che preferì cambiare il suo nome in Angel, lavora in stretto contatto con la Cacciatrice, cercando la redenzione per i suoi peccati.

Arrivati alla fine del testo, Booth interruppe la lettura e ripose il libro nello scaffale, chiudendo così, metaforicamente parlando, anche una parte della sua vita.

Era difficile dire cosa provasse in quel momento; si sentiva strano, in parte sollevato, in parte ancora turbato, ma proprio allora, le parole che una volta gli aveva detto Bones, gli tornarono alla mente.

Lui era stato cattivo, aveva ucciso, commesso alcuni dei peccati più gravi prima di rendersi conto di quanto fosse preziosa la vita.

«Pensi davvero che si debba essere cattivi per diventare buoni?»

Sì, lo pensava davvero, rifletté, scuotendo la testa e incamminandosi verso l’uscita della biblioteca quasi ormai vuota, pensando nel mentre che forse, dopotutto, lui ed Angel non erano poi così diversi.

 

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Bene bene, ecco l'epilogo come promesso che capita a fagiolo dato che oggi è anche il compleanno di David che, nel caso non fosse ancora risultato chiaro, è uno dei miei attori preferiti xD

Inizio subito col dire che ho voluto fare un finale aperto; in principio avevo pensato di scrivere che in realtà Booth non fosse altro che un discendente di Liam che, come ben sappiamo, non era di certo famoso per disdegnare la compagnia di donne diverse quando e come voleva.

Poi però ho deciso volutamente di non spiegarla in quanto farlo a mio parere, per la lunghezza della storia, sarebbe risultato forzato e poi perché ritengo che non si possa arrivare a scoprire il perché di ogni cosa, non sempre e non subito almeno :)

Le strade di Angel e Booth si sono incrociate per caso e ora giustamente si ridividono, d'altronde Seeley è un essere umano ed è necessario che viva nel suo mondo, combattendo quelli che sono i mostri umani e lasciando al vampiro i mostri veri.

Bene, non ho più niente da dire, se non che mi farebbe molto piacere avere un vostro parere su questa breve fanfic, sapere se vi sia piaciuta oppure no etc. etc.

P.S. Prima di scrivere questa storia stavo già lavorando a un'altra crossover fra Angel e Bones ( sì, ormai siete finiti, mi sono fissata xD) molto più lunga di questa e che spero, dato che ho talmente tante storie in corso da sfornare un capitolo ogni tre mesi, di riuscire prima o poi a pubblicare :)



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