Waiting for the future to come

di CUCCIOLA_83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eccomi qui. Ho rifletutto a lungo se pubblicare o meno questa ff. E' la prima che non potteriana che scrivo, e sono molto insicura, spero che vi piaccia.

Buona lettura.


Il sole scendeva lentamente dietro alle case e i palazzi della città di Las Vegas.

In quegli anni La città aveva subito una serie di radicali cambiamenti, da piccolo centro in mezzo al deserto del Nevada, si era trasformata nella capitale del lusso e del vizio dell’intera nazione. Proprio per quel motivo, in torno alla “zona dei casinò” si erano diffusi piccoli centri residenziali, adatte alle famiglie che non volevano avere a che fare con il gioco d’azzardo.

Dalla sua posizione, accoccolata su di un ramo del grande albero nel giardino di casa, la piccola Elizabeth guardava la grande città accendersi di mille luci colorate, distolse per un attimo lo sguardo per rivolgerlo verso il basso,

«hey Spencer perché non vieni quassù a vedere? Il Mirage e l’MGM sembrano più luminosi di ieri» disse al bambino che sedeva ai piedi dell’albero, con un grosso libro in mano,

«mmm» rispose lui, senza distogliere lo sguardo dal grosso volume,

«uffa sei sempre il solito» disse sbuffando, e cominciando a scendere per poi andare a sedersi vicino a lui,

«cosa leggi questa volta?» chiese sporgendosi per vedere meglio il libro,

«i miserabili, è ambientato in Francia durante la rivoluzione» disse Spencer,

«è gigantesco» disse Elizabeth prendendolo in mano,

«ne ho letti di più grandi» disse lui cercando di riprenderlo,

«sì, ma questo sarà l’ultimo che ti vedrò leggere» disse diventando improvvisamente triste, e lui con lei,

«già, tra pochi giorni te ne andrai, ed io sarò di nuovo solo» disse Spencer, abbassando lo sguardo, Elizabeth gli ridiede il libro poi appoggiò la testa sulla sua spalla,

«anche io» sospirò, «mi leggi qualche pagina?» chiese, Spencer annuì, aprì il libro e cominciò a leggere ad alta voce, fino all’ora di cena.

*****

la voce dell’altoparlante chiamò per la seconda volta i passeggeri del volo 5082 destinazione Linate/Milano,

«Elizabeth è il nostro volo, dobbiamo andare» disse la madre, la bimba annuì,

«è ora» disse triste,

«tieni, questo è per te, ma aprilo sull’aereo» disse Spencer, dandole un pacchetto,

«grazie. Aspetta, ecco questo è per te» disse sfilandosi un piccolo anello dal dito,

«ti scriverò tutti i giorni» disse il bambino, «ho sentito che ormai tutte le scuole americane nel mondo sono dotate di internet, anche quella dove andrai tu, ho controllato» disse ancora,

«fantastico è decisamente meglio della posta tradizionale!» disse lei poi gli diede un bacio sulla guancia «ciao Spencer» disse allontanandosi con i genitori,

«ciao Lizzy» sussurrò lui.

Arrivato a casa, corse nel giardino che fino a poco tempo prima era appartenuto alla famiglia di Lizzy.

Guardò il vecchio albero, era così alto, ma nonostante questo cominciò, lentamente e con grande fatica, a salire fino al ramo preferito dell’amica. Arrivato a destinazione, si guardò in torno, Lizze aveva sempre avuto ragione, da lì la vista della città era davvero unica, poi qualcosa attrasse la sua attenzione, osservò meglio il ramo su cui era seduto, poco distante da lui era inciso nel legno “E/S forever”, guardò in alto nella speranza di scorgere ancora il suo aereo.

La piccola Elizabeth guardò fuori dal finestrino, osservò la città che da lassù le sembrò così piccola, in quel momento si ricordò del pacchetto che Spencer le aveva dato, lo aprì e dentro una scatola bianca emerse una copia di “orgoglio e pregiudizio” lo aprì e vi trovò una dedica

“alla mia Lizzy nella speranza che si ricordi sempre di me.

A presto, tuo S.R. o Mr. Darcy”

Elizabeth guardò ancora fuori dal finestrino,

«un giorno tornerò» sussurrò,

«hai detto qualcosa?» chiese la madre, lei scosse la testa. Strinse a sé il libro e poco dopo si addormentò.





Allora cosa ne pensate? Vi è piacituo il questo prologo? spero di sì.

Vorrei ringraziare tutte le mie Lettrici/cavie, e le mie consuleti che mi hanno aiutato tantissimo, durante queste settimane di scrittura intensiva. Smack!!

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


lo ammetto, forse i primi due capitoli saranno un pochino noiosi per gli amanti dell'azione, ma erano necessari per far conoscere meglio la loro storia, quindi, abbiate solo un poco di pazienza ;)

Buona lettura




15 settembre 1993

Ciao Lizzy,

come va nella lontana e fredda Italia? Spero bene, e spero che vada tutto bene anche nella nuova scuola, tieni duro mi raccomando.

Io sono alle prese con l’ultimo anno di liceo, non sai che paura mi ritrovo ad un passo dal College e ho solo 11, anzi quasi 12 anni ma, tu lo sai, io sono forte e ce la farò. Non vi deluderò. Ora ti lascio ho ancora un sacco di compiti da fare.

Aspetto tue notizie

Tuo Spencer o Darcy (come assurdamente piace a te)







17 settembre 1993

Ciao Darcy, (hihi)

Non capisco perché questo soprannome non ti piace, ma se davvero vuoi ne troverò un altro.

La nuova scuola è strana, ma per ora mi trovo bene. Non temere sono sicura che farai scintille quest’anno, e ti assicuro che non potrai mai deludere nessuno.

Mi manchi voglio tornare a casa mia! Uffa lo sapevo, avevo promesso che non avrei pianto ma non ci riesco, quindi ora chiudo, altrimenti allago la tastiera, e qui a scuola non ne sarebbero contenti.

Non vedo l’ora di avere internet a casa così sarà più facile rimanere in contatto.

Alla prossima Mail

Tua Lizzy







18 settembre 1993

Ciao Lizzy,

ti proibisco di piangere! Non voglio che tu lo faccia, dovresti saperlo. Sono sicuro che un giorno ci rivedremo dobbiamo solo avere pazienza.

Ciao tuo Spencer

Ps: ti prego trova un altro soprannome!

*****

6 giugno 1996

Ciao Spencer,

congratulazioni!!! Sapevo che ce l’avresti fatta! Sei davvero incredibile ti sei laureato in tempi record!

Sono certa che nonostante tutto quello che è successo, tuo padre è molto fiero di te, e a suo modo anche tua madre.

In tutti questi anni ti sei preso cura di lei e ti sei laureato a pieni voti, sei unico e tu lo sai.

Ti ammiro molto Spencer, ricordatelo.

Ora esci e festeggia te lo meriti.

Ti lascio, tu ti sarai anche laureato ma la gente ordinaria come me deve superare gli esami di fine anno.

A presto tua Lizzy







7 giugno 1996

Ciao Lizzy,

non ti sembra di avere esagerato un pochino con complimenti? Comunque ti ringrazio, quelli detti, o meglio, scritti da te sono sempre i miei preferiti.

Uscire e festeggiare? Ti ricordo che ho 15 anni, non posso guidare ne tantomeno bere, che razza di festeggiamenti potrei fare?

Ho deciso che il prossimo anno accademico prenderò il dottorato, voglio rendervi tutti ancora più fieri di me.

In bocca al lupo per il tuoi esami, sono sicuro che andranno alla grande.

Ora smettila di leggere e corri a studiare

Alla prossima

Tuo Spencer

*****

25 marzo 1999

Ciao Lizzy,

L’ho fatto. Alla fine ho ceduto, ti prego non avercela con me, almeno tu non avercela con me, non lo sopporterei. So bene di averti deluso.

Ho dovuto farlo, ormai la situazione era diventata insostenibile, se ne andava in giro per tutto il quartiere recitando versi scomposti di una miriade di autori diversi.

Qualche giorno fa l’ho trovata in bagno con delle forbici in mano, i suoi lunghi capelli biondi erano sparsi per tutto il pavimento. Stava per rivolgere le lame verso di sé. Se fossi arrivato anche solo due minuti più tardi a quest’ora forse lei sarebbe…

Preferisco essere odiato da lei piuttosto che vederla.. morta.

Scusa se ti ho assillato ma ora sono qui a casa, da solo, e avevo davvero bisogno di parlare o urlare con qualcuno, sai cosa intendo.

Meglio chiudere qui. Ancora scusa

Tuo Spencer







25 marzo 1999

Spencer, non ti devi scusare di niente, hai fatto la cosa giusta! Non lo dico per farti stare meglio, è la verità

Hai 18 anni, sei plurilaureato, là fuori ti aspetta un grande futuro. In oltre hai passato gli ultimi 10 anni della tua vita prendendoti cura di lei, ora è giunto il momento di pensare a te stesso e a quello che la vita ti riserva.

Ricordati, io sarò sempre con te qualsiasi cosa tu decida di fare, nonostante l’oceano che ci separa.

Ciao Spencer, abbi cura di te, ma sono sicura che tutto si risolverà

Tua Lizzy









Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto il prologo di questa ff, e quelli che hanno commentato:

Melliola: Grazie tesorina, lo so che adori Reid proprio come me hihihi;

Toru85: grazie per i complimenti spero che anche il seguito sia di tuo gradimento.

Al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Vi prometto che questo è l'ultimo capitolo così. Questo scabio di battute avviene tramite Chat (msn o chi per lui.

Buola lettura, e non odiatemi troppo :p







10 maggio 2003


L: allora dottore, quello che vedo dietro di te è il nuovo appartamento in Virginia?

S: ebbene sì, mia cara Lizzy, questa che vedi è la mia nuova casa.

L: wow, fantastico, mi piacerebbe vederla.

S: ok,cominciamo il Tour virtuale allora, questa che stai vedendo è la mia stanza da letto, è spaziosa e ci sono un sacco di mensole per i miei libri. Questo, invece, è il soggiorno, lo so è un poco sguarnito per quanto riguarda i mobili, ma sono qui solo da una settimana, ecco questa, invece, è la cucina, piccola e funzionale, tanto dubito che la userò spesso.

L: sei davvero un’ottima guida. Però ti prego ridipingi quelle pareti, sono così…

S: bianche?

L: si molto, troppo bianche

S: già, so che la sobrietà nei colori non è esattamente il massimo per te

L: hey cosa vorresti dire??

S: semplicemente che tu non sopporto tutto ciò che è, per esempio “troppo bianco”

L: solo perché mi sa di ospedale

S:lo vedi? ora sono nel F.B.I. devo essere sobrio

L: in questo modo non sei sobrio, sei solo noioso

S: non sono noioso

L: sì invece! Con quella cravatta lo sembri ancora di più

S: cos’ha la mia cravatta?!

L: niente, è solo che ti fa così.. grande..

S: è un complimento?

L: credo di sì

S: a ok, bene. Grazie..credo

L: non fare quella faccia dottor Reid, vediamo, ti servono dei quadri, tanti quadri. Se proprio non vuoi ridipingere almeno ravviva un pochino quelle pareti.

S: grazie Lizzy

L: e di cosa? Non bisogna essere una Designer affermata per capire l’utilità di qualche quadro

S: non dico quello. Grazie per essere sempre qui, a modo tuo

L: lo sai io, a modo mio, ci sarò sempre

S:sposta un poco la web cam verso l’alto

L: sei gia stanco di vedermi? Molto gentile

S: non che non sono stanco anzi, hem volevo vedere una cosa che mi sembrava famigliare

L: ok.. guarda

S: ma quelle sono.. le foto che ti ho mandato!

L: sì, direi di si, ci sono quasi tutte, quella del diploma, davanti all’università, la prima, la seconda e la terza laurea, e quelle sono le nostre insieme, da piccoli. Ti da fastidio? Se vuoi le…

S: no, no, anzi. Guarda

L: sei un copione! Hehe dai meglio chiudere dottore, non vorrai fare tardi domani

S: io non faccio mai tardi. Comunque ok ci sentiamo nei prossimi giorni, giusto il tempo di ambientarmi

L: ok va bene. Fatti onore dottore

S: lo farò. Smetterai mai di chiamarmi dottore?

L: non credo. Buonanotte

S: lo immaginavo. Buonanotte

*****



12 ottobre 2005


L: grandi notizie!

S: ok, parla

L: sono davvero grandi, grandissime notizie!

S: si ok l’ho capito, vuoi parlare?

L: ok, torno!!

S: torni? Qui??

L: Sì! Finalmente torno a casa, a Las Vegas, da mio zio, ti ricordi di lui? Ha sparso un po’ la voce e c’è un posto in uno studio di designer, è una cosa temporanea ma poi qualcosa troverò

S: torni… è… è fantastico! Dico davvero sapevo che saresti tornata qui

L: già finalmente saremo, se non nello stesso stato, almeno nello stesso continente

S: sono davvero felice per te, quanto arrivi?

L: tra una settimana, il tempo di organizzarmi

S: vorrei venire a salutarti

L: sarebbe bello ma sei sempre così occupato

S: dai vediamo cosa succederà, se posso ci sarò senz’altro.

L: ok non vedo l’ora!

S: anche io.


*****



27 ottobre 2005


S: scusami, sarei voluto davvero venire a salutarti, ma abbiamo avuto una chiamata urgente

L: dai non ti preoccupare, ci saranno altre occasioni

S: e pensare che non ero nemmeno tanto lontano ma non potevo dirottare l’aereo per fare un salto a Las Vegas

L: beh forse i tuoi colleghi avrebbero gradito, sai un giretto tra i casinò, belle ragazze, forse Morgan, in particolare, avrebbe gradito

S: sì probabile. Allora com’è tornare a casa? È cambiata molto la città vero?

L: già, quasi non la riconoscevo. Mio zio dice che c’è stato un boom assurdo negli ultimi anni, sono spuntati alberghi, cappelle nuziali come funghi, di conseguenza il loro lavoro è triplicato, i crimini hanno avuto un escalation pazzesca

S: non faccio fatica a crederci. E del lavoro che mi dici?

L: mi trovo bene, anche se mi sembra così strano ritrovarmi tra gli americani dopo tutti questi anni, stare all’estero ti cambia

S: è solo una questione dei primi giorni, non ti ci vorrà molto per riambientarti nuovamente

L: lo spero. Sono stata a trovare tua madre.

S: ah.

L: scusa dovevo dirtelo prima

S: no, non ti preoccupare. Come sta?

L: bene, credo. Non ha fatto altro che parlare di te. Le manchi

S: sì, lo so. Ma non riesco a tornare molto spesso

L: capisco. Scusa se ho toccato l’argomento

S: non ti preoccupare. Va tutto bene


*****



5 febbraio 2006


L: mio zio se ne è andato

S: come andato?

L: è sparito. Non so per quale oscuro motivo. Ha preso un periodo di aspettativa ed è partito lasciando solo uno stupido biglietto, dove ha scritto che partiva per non so quale zona remota del mondo dove serviva un Entomologo esperto come lui

S: e non ti ha detto nient’altro?

L: no

S: sicura che magari non ci sia qualcos’altro sotto?

L: di sicuro ma di certo non l’ha detto a me. Magari aveva bisogno di cambiare aria dopo 15 anni nello stesso laboratorio.

S: si forse. Sono sicuro che tornerà presto

L: si ma dopo questa sua mancanza di fiducia non so se mi va di rivederlo

S: non fare la bambina

L: non faccio la bambina, ma la sua scarsa fiducia in me mi ha ferito

S: è normale. Ma ti passerà

L: senti, in questo periodo sei casa?

S: si è un periodo tranquillo, perché?

L: pensavo, visto che sono “una libera professionista” nel settore del Designer, posso esercitare anche da casa, quindi pensavo di venire a trovarti. Se ti va

S: cosa? Cioè volevo dire certo che mi va!

L: sicuro che non disturbo?

S: no! Pensavo di venire io per “il nostro compleanno” ma se vuoi possiamo festeggiare anche qui

L: fantastico! Quando posso venire?

S: anche domani se vuoi. Volevo dire, quando ti è più comodo

L: ok il tempo di prenotare aereo e albergo e avvertire in ufficio, ci vorranno più o meno un paio di giorni

S: albergo? Perché?

L: devo pur dormire da qualche parte

S: beh potresti stare da me

L: non vorrei disturbare, in somma col tuo lavoro, il poco tempo che passi a casa vorrai passarlo in pace

S: non ti preoccupare. Starai da me è deciso

L: ok, grazie. Allora appena trovo un volo te lo faccio sapere

S: perfetto.

L: già, non vedo l’ora

S: anche io.







Non odiatemi, lo so che volete entrare nella storia al più presto. tranquilli il prosismo capitolo è già pronto, quindi lo posterò prestissimo.

Ringrazio ancora le persone che hanno commentato il capitolo precedente, spero che continuerete a seguire la storia :D

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Come promesso nel secondo capitolo, Fine Della Corrispondenza! (ovazione generale da parte dei lettori) sì, sì lo so sono stati noiosi.

In questo capitolo finalmente i due ragazzi s'incontrano. Ma come sarà il loro incontro?

Buona lettura





Il giorno tanto atteso era ormai alle porte. Spencer vagava senza una meta precisa per tutto l’ufficio, la tensione per l’arrivo di Lizzy si faceva, di ora in ora, più pesante. Stare era fermo era impossibile, ma persino muoversi non era d’aiuto, persino i colleghi se ne accorsero, raramente lo avevano visto in quella condizioni,

«hey Reid tutto ok? Sembri un animale in gabbia» disse scherzosamente Morgan,

«cosa? O sì, certo tutto a posto. Sai quando dovrebbe tornare Hotch?» chiese Spencer,

«Hotch? Dovrebbe tornare tra poco perché?» Chiese a sua volta Morgan,

«bene, ho una cosa piuttosto urgente da chiedergli. Domani avrei bisogno del pomeriggio libero» disse, accorgendosi troppo tardi d’aver dato decisamente troppe informazioni,

«interessante. Il diligente dottor Reid che chiede il pomeriggio libero, quale sarà il misterioso motivo?» disse JJ entrando nella conversazione,

«non c’è nessun “misterioso” motivo. E’ solo che ho da fare» cercò di sviare il discorso,

«senza un buon motivo, non posso darti il pomeriggio libero» disse Hotchner, facendo il suo ingresso in ufficio con uno strano sorriso in volto, Spencer sospirò,

«ok, va bene avete vinto. Arriva una persona a trovarmi, e vorrei andare in aeroporto ad accoglierla» disse evitando i particolari,

«una…persona?» disse Morgan, prendendo in mano un piccolo porta foto dalla scrivania di Spencer, e indicando Lizzy, il ragazzo divenne tutto rosso,

«va bene, hai il pomeriggio libero» disse Hotchner andando nel suo ufficio, prima di scoppiare a ridere davanti a tutti, cosa che, invece, fecero gli altri membri della squadra presenti.

«Ecco spiegato il tuo nervosismo, preparati al meglio per domani» lo prese in giro Morgan, rigirandosi tra le mani il porta foto,

«potresti ridarmela, per favore?» disse indicando il porta foto, Morgan ridendo la rimise sulla scrivania,

«grazie, molto gentile. Ora se volete scusarmi vado a sotterrarmi» disse uscendo dall’ufficio,

«eddai Reid, stavamo scherzando» disse ancora Morgan,

«credo che questa volta se la sia presa» disse JJ,

«no, non credo è solo imbarazzato. E se oggi è così teso, non oso immaginare come sarà domani» le rispose, passando il suo sguardo dalla porta alla collega.

*****

Il viaggio in aereo le sembro eterno, e particolarmente noioso.

Quando, finalmente, l’aereo toccò terra il suo cuore cominciò, inaspettatamente, a battere all’impazzata. Percorse, quasi correndo il tunnel di collegamento, una volta fuori vagò con lo sguardo in cerca di Spencer e lo trovò, lontano dalla ressa di amici e parenti venuti ad accogliere i congiunti, appoggiato ad un pilastro. Appena i loro sguardi s’incrociarono si staccò dal palo e cominciò ad andarle in contro.

Erano lì, l’uno di fronte all’altra, incapaci di dire una qualunque parola poi,

«non sei Lizzy» disse Spencer, lei lo guardò di traverso,

«la Lizzy che conosco io non sta zitta per due secondi di fila, quindi, tu non sei Lizzy» disse tranquillamente voltandosi

«Dottor Spencer Reid, tu sei assurdamente irritante!» disse Lizzy facendolo voltare di nuovo,

«ma sono troppo felice di vederti per picchiarti!» disse gettandogli le braccia al collo,

«anche io sono felice di vederti, ma così mi soffochi» disse Spencer, il quale aveva assunto una colorazione tendente al blu,

«oddio, scusa! Tutto bene?» chiese preoccupata,

«si tranquilla. Ma ora andiamo, altrimenti rischi di non trovare più i tuoi bagagli» disse,

«ok ti seguo, dottore» disse ridendo, prendendo il braccio che lui le offri, «e poi, ti ricordo che tu parli molto, ma molto più di me» puntualizzò.

*****

Passarono tutto il resto del pomeriggio insieme, passeggiando per le vie della città, concedendosi solo una sosta a casa per lasciare i bagagli e rinfrescarsi dopo il lungo viaggio,

«ti hanno mai detto che sei un ottimo Cicerone? Ora mi sembra quasi di conoscere meglio questa città, di quella dove sono cresciuta in questi ultimi anni» disse Lizzy, prima di prendersi un sorso del liquido ambrato che aveva davanti,

«grazie, sinceramente sei la prima persona che non mi zittisce, o peggio, si addormenta ascoltandomi» disse Spencer,

«lo trovo difficile» commentò lei,

«fidati è così, molte volte mi devono zittire, altrimenti continuo a parlare a raffica» disse sistemandosi una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio e sorseggiando la cioccolata che aveva davanti, Lizzy cominciò a ridere,

«cosa c’è da ridere» chiese sconcertato,

«ti sei appena sporcato con la panna montata» riuscì a dire lei

«dove?» chiese cercando di ripulirsi

«proprio qui, sulla punta del naso» disse Lizzy avvicinandosi per aiutarlo a toglierla, «ecco, così va meglio» disse ancora Lizzy,

«g.. grazie» disse imbarazzato.

A tirarlo fuori da quell’imbarazzo ci pensò il cellulare, che cominciò a suonare insistentemente,

«scusa! Ma non lo posso mai spegnere» disse,

«sempre reperibile, la dura vita di un agente del FBI» disse scherzosamente Lizzy, Spencer le sorrise poi rispose alla chiamata

«dimmi tutto JJ. Cosa? Beh non saprei. Ok, Ok, aspetta» disse allontanando il telefonino, «questa sera ti andrebbe di uscire e conoscere i miei colleghi? C’è un bar dove ogni tanto ci ritroviamo. Ma se non ti va possiamo fare un’altra sera. Non sentirti obbligata ad accettare» disse

«va benissimo, sono davvero curiosa di conoscerli» rispose immediatamente,

«sicura?» chiese per sicurezza,

«certo!» confermò,

«ok. JJ va bene a questa sera allora. Ciao» disse terminando la telefonata

«non vedo l’ora» disse eccitata Lizzy

«gia ma preparati ad un serrato interrogatorio» disse pensieroso Reid,

«hai detto qualcosa?» chiese Lizzy

«no, niente. Tranquilla» disse finendo di bere la cioccolata, stando attendo a non sporcarsi di nuovo,

«bene, allora andiamo. Voglio comprare qualcosa da mettermi questa sera. Sono i tuoi colleghi e voglio fare bella figura» disse trascinandolo fuori dal locale.





Allora, come vi è sembrato questo capitolo? Ringrazio ancora una volta tutte le persone che hanno letto e commentato i capitoli precedenti.

Al prossimo aggiornamento tao tao ;)

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Ciao! sono di nuovo qui per proporvi un nuovo capitolo, ditelo che non vedevate l'ora! Che dire di questo capitolo? vediamo.. a sì, Lizzy incontra i colleghi di Spencer, come sarà questo fatidico incontro? scopritelo subito!

buona lettura e commentante in tanti ;)







«allora, come sto?» chiese Lizzy uscendo dalla sua stanza, Spencer la guardò per qualche istante,

«sei molto carina» disse senza riuscire a trovare altre parole, come se, vendendola con quel vestito azzurro e i capelli scuri raccolti in una lunga coda, gli avessero bloccato tutte le facoltà mentali collegati alla parola,

«carina? Tutto qui? Deduco che mi dovrò accontentare. Ma come, non sei ancora pronto?» disse avvicinandosi, e solo in quel momento Spencer si accorse dei tacchi,

«mi sembravi decisamente più alta» disse senza nemmeno rendersene conto,

«non cambiare discorso» lo rimproverò, Spencer si guardò,

«beh, veramente sarei proto» tentò di dire,

«ok ho capito, vieni con me» disse trascinandolo in camera sua e aprendo l’armadio,

«vediamo, questa sì direi proprio di sì. Poi, questi no, questi nemmeno, ecco questi sì» disse mettendo sul letto una camicia bianca e un paio di pantaloni neri con la cintura in coordinato

«cosa hanno che no vanno i vestiti che indosso ora?» chiese indicando la camicia a scacchi e i pantaloni marroni,

«niente, è solo che vorrei che almeno provassi questi, poi se non ti piace potrai rimetterti quelli che hai ora. A dimenticavo, anche questa» disse porgendogli anche una giacca nera per poi uscire in salotto.

Seduta comodamente sul divano aspettava di vederlo uscire,

«hai finito?» chiese impaziente, in quel momento Spencer uscì dalla camera,

«mi sento strano..» disse,

«ma..»disse a sua volta Lizzy,

«ma devo dire che mi piace. Tu cosa ne pensi?» chiese avvicinandosi,

«vediamo, fai un giro su te stesso» chiese, lui obbedì,

«sei molto carino così, ti stanno bene, lo sai?» disse alzandosi per sistemargli meglio il colletto e slacciandogli il primo bottone,

«non sapevo che fossi un esperta anche in fatto di moda» disse cercando di guardare da un’altra parte,

«non bisogna essere esperti di moda per abbinare tre indumenti» ripose Lizzy, accorgendosi di metterci un poco troppo a sistemare il colletto,

«già, ma una cravatta no?» chiese speranzoso, «no, almeno che tu non voglia anche gli occhiali da sole per fare uno dei Blues Brothers o uno di Man in Black» lo prese in giro,

«ok, ok ho capito. Andiamo?» chiese, lei annuì, e dopo aver preso i rispettivi cappotti uscirono.

Quando arrivarono nel locale, il resto della squadra era gia lì, tutti ansiosi di conoscere la misteriosa amica di Reid.

Spencer si guardò in giro poi, appena li vide s’incamminò verso di loro, tenendo Lizzy sottobraccio,

«Hey Reid finalmente, cominciavamo a pensare che volessi tenerla tutta per te. Ciao io sono Derek Morgan» disse porgendogli la mano,

«e io sono JJ piacere di conoscerti» disse la ragazza bionda vicino a lui,

«io sono Penelope Garcia» disse l’altra ragazza bionda,

«e io sono Emily Prentiss» disse la mora,

«io, invece, sono Aaron Hotchner. Piacere di conoscerti» disse l’uomo alzandosi per fare posto ai nuovi arrivati,

«io sono Elizabeth. Piacere di conoscervi, Spencer mi ha parlato tanto di voi» disse togliendosi il cappotto con l’aiuto di Reid, «ma non manca qualcuno?» chiese,

«già, ma diciamo che qui, Gideon si sente un po’ come un pesce fuor d’acqua» disse JJ,

«Wow cucciolo, che eleganza» commento Garcia osservando meglio Spencer dopo che si fu tolto il cappotto,

«grazie..» disse lui guardando con la coda dell’occhio verso Lizzy e sorridendogli,

«bene, ora che sono state fatte le presentazioni, raccontati i dettagli più intimi del nostro Reid» esordì Morgan, scatenando le risate di tutti tranne, naturalmente quelle di Spencer che protesto animatamente.

La serata proseguì tra racconti e risate. Da buona amica qual’era, Lizzy non raccontò niente di compromettente, cosa che non fecero i membri della squadra. Le raccontarono dell’esame di abilitazione al porto d’armi e anche della festa di compleanno in ufficio con tanto di cappellino.

Fortunatamente per Reid la band live cominciò a suonare una serie di canzoni una più travolgente dell’altra,

«hey maschione, ti ricordo che mi devi un ballo» disse Garcia a Morgan,

«ma certo, mia cara. Andiamo» disse portandola in pista seguiti a ruota da JJ e Prentiss che ci trascinarono a loro volta Hotchner,

«adoro questa canzone» disse Lizzy, in direzione dell’amico

«già è molto bella» rispose lui, non cogliendo le vere intenzioni della ragazza,

«ti va di ballare» alla fine chiese,

«hem, veramente io non sono..» tentò di dire Spencer,

«non è difficile, mister Darcy» commentò lei, sussurrando l’ultima parte e porgendogli la mano, titubate Reid la prese ed insieme si avviarono sulla pista con gli altri.

Quando Reid le aveva detto di non saper ballare, non scherzava, in mezzo alla pista non sapeva proprio cosa fare, mentre tutti gli altri si scatenavano,

«fai quello che faccio io» disse Lizzy tenendolo ancora per mano e cominciando a muoversi a tempo di musica.

Vedendolo in difficoltà Morgan andò dal cantante del gruppo e gli sussurrò qualcosa. Terminata la canzone il ritmo cambiò radicalmente, diventando più tranquillo. Sia Lizzy che Spencer rimasero lì a fissarsi per qualche istante,

«se vuoi torniamo al tavolo» disse Lizzy, lui scosse la testa e l’attirò a se cingendole la vita, lei allora gli mise le braccia al collo ed insieme cominciarono a ballare, sotto gli occhi dei colleghi di lui.

«Ho riguadagnato qualche punto?» le chiese continuando a ballare,

«veramente non ne hai mai persi. Ma, devo ammettere che con i lenti te la cavi bene» constatò Lizzy,

«mi ha insegnato mi madre, in uno dei momenti di lucidità che aveva. Ricordo che diceva sempre “ un ragazzo deve sempre saper ballare i lenti per…» ma non fini la frase,

«“per”.. cosa?» chiese guardandolo negli occhi,

«per conquistare una ragazza» disse piano,

«avevo dimenticato la profonda saggezza di tua madre» commentò lei tornando ad appoggiare la testa contro di lui.

La serata si concluse verso mezzanotte, e dopo aver salutato tutti i membri della squadra con la promessa di rivedersi, magari in ufficio, Lizzy e Spencer s’incamminarono verso casa,

«allora, cosa ne pensi?» le chiese,

«dei tuoi amici? Sono molto simpatici. Mi sono trovata bene, ora capisco perché ti piace così tanto lavorare con loro» disse Lizzy,

«già, mi sono stati vicino nei momenti difficili» disse Reid guardando in alto,

«lo immagino. Sapere che in quei momenti non eri solo mi ha rincuorato parecchio» disse stringendosi a lui,

«hai freddo?» le chiese, Lizzy scosse la testa,

«sono abituata al freddo, ti ricordo che ho vissuto in un posto dove il clima era parecchio rigido. E poi mi piace passeggiare» rispose,

«Non parli spesso dell’Italia. Come mai?» disse Spencer,

«forse devo ancora capire se mi manca oppure no. Di sicuro mi mancano le persone che ho conosciuto lì, ma per fortuna c’è internet» disse ridendo.

Arrivati a casa andarono nelle rispettive camere per mettersi qualcosa di più comodo. Quando Lizzy uscì per andare a prendersi un bicchiere d’acqua vide che la luce nella camera di Spencer era accesa, bussò poi attese una risposta,

«entra pure» disse dall’interno,

«come mai ancora sveglio? Non devi lavorare domani?» chiese,

«sì, ma leggo sempre prima di dormire» rispose il ragazzo, accantonando il libro che teneva in mano,

«in pratica un libro al giorno. Questa sera a cosa ti dedichi?» chiese sedendosi sul letto e allungandosi per prendere il libro, «Orgoglio e pregiudizio» lesse il titolo «quello che mi hai regalato lo porto sempre con me» sorrise,

«gia, come quando ci siamo conosciuti, ricordi?» le chiese Spencer,

«certo. Tu eri nascosto dietro uno dei cespugli vicino al grande albero del nostro giardino. All’inizio pensai che quel grosso librone ti servisse per darti un tono da intellettuale, una sorta di gioco, ma quando mi presentai come Elizabeth tu mi dicesti “come la protagonista del mio libro, solo che tutti la chiamano Lizzy» rispose lei,

«da quel giorno ti ho sempre chiamata così» disse Reid,

«non ho mai permesso a nessun’altro di farlo» disse lei, Spencer la guardò stupito ma con una punta di orgoglio,

«mister Darcy ti va di leggermi qualche capitolo?» chiese, lui annuì, e cominciò a leggere mentre Lizzy si sistemò meglio sul letto, c’era una sola persona al mondo capace di farla sentire così a tranquilla e a proprio agio, lei che di solito non stava ferma nemmeno quando dormiva, e quella persona era finalmente al suo fianco, proprio come sognava da tanti anni.

Dopo solo qualche pagina però, entrambi, esausti per la lunga giornata, si addormentarono.







Allora? vi è piaciuto? spero davvero di sì.

Volete una piccola anticipazione sul prossimo capitolo? ok dai se insistente tanto, eccola:

dal quinto capitolo avrà inizio il caso investigativo che coinvolgerà tutta la squadra della BAU.

Al prossimo capitolo!! tao tao ;)

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Rieccomi!vi sono mancata?

cosa succederà tra Lizzy e Spencer? Chi sarà il nuovo SI con cui si dovranno confrontare gli agenti della BAU? se volete una risposta a questa domanda, leggete questo capitolo ;)

ci vediamo in fondo per delle comunicazioni di servizio

buona letture ;)








Un suono particolarmente insistente li disturbò dal sonno,

«ma cosa..» biascicò Lizzy ancora intontita,

«la sveglia…» rispose Spencer anche lui visibilmente intontito, cercando di spegnerla. Improvvisamente, entrambi si resero conto di essere nello stesso letto per di più abbracciati,

«oddio scusa! Mi devo essere addormentata…» disse alzandosi di colpo, facendo cadere il libro, che fino a poco prima si trovava sul grembo di Spencer, il quale non sapeva esattamente cosa dire,

«hem, ieri sera, eravamo esausti. E’ stata una giornata lunga e..» tentò infine,

«già, è vero» confermò lei tornando a sedersi sul letto, «però devo ammettere che sei un ottimo cuscino» disse colpendolo a tradimento con un vero cuscino,

«hey!» disse restituendo il colpo.

Continuarono così per svariati minuti, poi Lizzy si arrese,

«ok, basta ti prego!» urlò dopo l’ultimo colpo che le fece perdere l’equilibrio e ricadere sul letto,

«sicura?» chiese minacciandola con il cuscino, lei annuì consegnandogli il suo, «ok, bene..perché non ne potevo più» disse ansimando, lasciandosi cadere anche lui sul letto vicino a lei,

«dottor Reid, devi prepararti o farai tardi» disse Lizzy, mettendosi su di un fianco, per guardalo, Spencer fece lo stesso, ritrovandosi particolarmente vicino a lei,

«se arrivo tardi sarà colpa tua» disse,

«scommetto che i tuoi colleghi ci camperebbero sopra per anni. Quindi per evitare tutto questo, vado a preparare la colazione, tu cambiati» disse alzandosi,

«ma di solito io prendo solo un caffè» confessò,

«solo perché sei troppo pigro per prepararla» lo rimproverò uscendo, lasciandolo nuovamente spiazzato.

Dopo un quarto d’ora si ritrovarono in cucina,

«non passi molto tempo a casa, vero? Non c’è praticamente niente da mangiare. Solo dei cereali e del latte» disse Lizzy,

«già, avrei dovuto fare un po’ di scorta, ma con il lavoro e il resto» disse imbarazzato,

«non ti preoccupare, ci penso io. Ho tutto il giorno» disse Lizzy,

«sicura che non ti scoccia?» chiese

«no, anzi. Così farò un giro per la città. Volendo potrei anche preparare una cena italiana» disse cominciando a scrivere una lista delle cose da comprare,

«va bene a te il comando» disse Spencer consegnandole le chiavi di casa,

«grazie dottore, non te ne pentirai».

*****

Arrivato in ufficio si sentì stranamente osservato. Cercò di non dargli troppo peso ma, all’ennesimo schiarimento di voce da parte di Derek, lasciò perdere il rapporto, che stava tentando di leggere da circa un’ora, e si voltò verso il collega,

«cosa c’è? Hai per caso mal di gola?» chiese Spencer,

«dai Reid, sputa il rospo. Com’è andata il resto della serata?» chiese Morgan,

«vediamo, siamo andati a casa e poi a dormire» rispose tranquillamente Reid,

«tutto qui?» chiese ancora l’uomo, visibilmente deluso, «cos’avevi in mente di preciso?»chiese a sua volta Spencer,

«andiamo, Derek, lascialo in pace, non sono affari tuoi» disse Emily,

«sono solo curioso..» si giustifico Morgan,

«la tua curiosità dovrà aspettare, abbiamo un caso. Ci vediamo in sala riunioni» disse JJ richiamando l’attenzione dei colleghi.

Quando tutti furono riuniti in torno al tavolo, JJ cominciò ad illustrare il caso,

«la polizia del distretto di Columus ci ha contattato per una serie di delitti che si sono verificati nelle ultime settimane» disse cominciano a visualizzare delle fotografie dei delitti sul tv al plasma,

«come mai ci hanno contattato solo ora? Non sono molto distanti da qui» chiese Emily,

«avevano una pista, ma dopo gli ultimi due corpi ritrovati si è rivelata inconcludente» rispose la ragazza,

«le vittime presentano qualcosa di particolare o strano?» chiese Derek,

«se per strano intendi il fatto che le vittime sono dissanguate ma che le uniche ferite sono una serie di piccoli fori circolari, sparsi in vari punti del corpo. Sì hanno qualcosa di strano» confermò,

«Quanto dissanguate?» chiese Emily,

«parecchio, almeno 3 litri» rispose,

«il corpo umano ne contiene 5, non avevano nessuna via di scampo» confermò Spencer,

«asportato per scopi medici?» chiese Hotchner

«i fori sono troppo grandi per esser stati causati da delle siringhe, ma abbastanza profonde per trapassare le arterie e vene principali» rispose JJ facendo vedere un ingrandimento delle ferite,

«mi ricordano qualcosa.. se fossero sul collo potrebbero sembrare morsi di vampiro in qualche vecchio film» scherzò Reid,

«come questi?» chiese JJ facendo vedere un’altra foto,

«ohh..» commentò lui,

«quale pista seguiva la polizia?» chiese Gideon,

«una piccola setta, sospettata di praticare riti satanici. Ma tutti i membri erano in carcere al momento degli ultimi due rapimenti» rispose la ragazza,

«qualche membro sfuggito alla cattura?» chiese Derek,

«no, erano tutti schedati. Nessuno è in libertà» confermò,

«nella storia, ci sono stati vari casi di vampirismo, ma più che altro erano per dei riti propiziatori. I guerrieri vincitori spesso banchettavano con i corpi degli sconfitti, e ne bevevano il sangue per acquisirne la forza. In molte tribù si pratica ancora oggi» disse Reid,

«comincio a pensare di diventare vegetariana» disse Emily,

«vegana vorrai dire, i vegani non mangiano nessun prodotto di origine animale, compresi latte e uova» le suggerì Spencer,

«mi accontento di non mangiare carne» si affrettò a dire la donna,

«non siamo sicuri che sia un caso simile. Potrebbe vendere il sangue a qualche centro trasfusionale» disse Derek,

«se così fosse avrebbe trovato il modo per prenderlo tutto e non si sarebbe disfatto dei corpi in maniera così artista, non trovi?» affermò Spencer, prendendo in mano una foto che ritraeva il corpo della terza vittima, e mostrandola agli altri, «il fatto che metta i corpi così in bella vista e in questa posizione, che ricorda una croce, è come se volesse esporre al mondo la sua opera» illustrò,

«Ok, Morgan, Hotch andiamo sulla scena dell’ultimo ritrovamento, Prentiss, Reid, andate dalle famiglie delle vittime» disse Gideon.

Tutta la squadra passò il resto della giornata analizzando ogni singola prova e ogni scenda del crimine per tracciare un profilo dettagliato del SI.

A sera inoltrata si ritrovarono al dipartimento di polizia per illustrare agli agenti quello che avevano scoperto sul SI. Gli agenti però sembrarono abbastanza sconvolti,

«state parlando sul serio?» chiese uno di loro,

«è probabile che il nostro SI sia un maschio tra i 20 e i 30 anni, bianco, fan di un certo genere di film, si sente inadeguato nella vita reale e, quindi, si rifugia nella sue fantasie. E’ un tipo metodico, e paziente. Dal momento del rapimento alla morte e quindi al ritrovamento dei corpi sono passati in media 3 giorni, questo vuol dire che le ha tenute in vita fino all’ultimo togliendo poco per volta il sangue dai corpi. Questo ci fa pensare ad un sadico sessuale» disse Hotchner

«e cosa ne farebbe del sangue?» chiese un’agente,

«non lo sappiamo, potrebbe usarlo per dei rituali, o semplicemente potrebbe venderlo. Quello che sappiamo è che rapisce le ragazze a due a due, a distanza di poche ore» Rispose Derek.

Dopo le ultime rivelazioni, gli agenti uscirono dal dipartimento parecchio turbati, borbottando tra loro,

«non mi sembravano molto convinti» disse Emily,

«semplicemente non si aspettavano una cosa del genere e, francamente, nemmeno noi. Hey Reid ti senti bene?» chiese Hotch, vedendolo un poco assonnato,

«sì certo, perché?» chiese a sua volta il ragazzo,

«se vuoi andare a casa fai pure, ci vediamo in ufficio domani mattina» disse l’uomo,

«no non ti preoccupare, ho già avvertito Lizzy, hem, Elizabeth» rispose,

«a turno andremo tutti a casa a riposare, tu puoi fare il primo turno. Vai. È un ordine» disse sorridendo,

«va bene. Vado. Allora, a domani» disse congedandosi.








Allora, vi è piaciuto? Spero di sì.

Picola anticipazione che, però, non riguarda questa ff. Ho in serbo due ff per natale, una sulla coppia Dr. Spencer Reid/ Lizzy, mentre l'altra Remus/Tonks mentre . quindi vi do appuntamento per il 23 e il 24 Dicembre.

tao tao ;) :*

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Visto che sono una persona buona, (se certo come no) ho deciso di pubblicare un capitolo anche oggi, così da lasciarvi per tutte le feste in sospeso. Vi prego non fatemi male! Prometto che mi farò perdonare con il regalo di Natale che vi ho preparato.

Buona lettura, ci vediamo in fondo al capitolo come sempre


ps: se è venuto così cattivo sappiate che è colpa di Nonna Minerva ;;)







Quando arrivò a casa trovò Lizzy intenta a lavorare sul suo pc portatile, le si avvicinò e si sedette anche lui sul divano,

«mi dispiace per la cena» si scusò,

«non ti preoccupare, ce ne saranno altre» rispose la ragazza,

«a cosa lavori?» chiese lui,

«niente di particolare, uno dei miei racconti» disse Lizzy,

«li scrivi in italiano. Per leggerle in anteprima l’ho persino imparato» disse ridendo Spencer,

«sì, mi ricordo. Sbaglio o stai cercando di sviare il discorso sul tuo lavoro? Sapevi che lo stavo per chiedere» disse Lizzy, senza distogliere lo sguardo dal monitor,

«senti, domani ti andrebbe di venire in ufficio con me?» chiese, infine Reid,

«come mai? Pensavo non fosse permesso durante delle indagini» affermò stupita per la richiesta,

«sì, ma credo che si possa uno strappo alle regole» si affrettò a dire,

«Spencer Reid, lo fai per tenermi sotto controllo? T’informo che sono perfettamente in grado di badare a me stessa. Dovresti saperlo che non amo sentirmi in trappola» lo informò,

«lo so benissimo. È solo che..non voglio che ti succeda qualcosa» disse Reid,

«io lo apprezzo ma non voglio essere segregata in casa o nel tuo ufficio» disse guardandosi in giro,

«ti prego, vieni con me domani» le disse al limite della supplica,

«ok, verrò per qualche ora. Scusami, sono stanca. Me ne vado dormire. Buonanotte» disse gelida, alzandosi e andando in camera sua, sbattendo la porta.

Rimasto solo, Spencer, vagò per la casa, aprì il frigorifero e vi trovò parecchi contenitori con del cibo mai toccato. Lo richiuse, ormai non aveva più fame, quindi, andò anche lui in camera .

La mattina seguente si ritrovarono in cucina, entrambi avevano l’aria di non aver dormito molto, ma nessuno dei due emise una sola sillaba fino al momento della partenza,

«pronta?» chiese Reid,

«ho altra scelta?» chiese a sua volta lei, Spencer non rispose e fissò la porta, «andiamo» disse ancora Lizzy.

Arrivati in ufficio, Lizzy si guardo in giro,

«ciao Elizabeth, è bello rivederti» disse JJ andando verso di loro,

«ciao JJ. Avrei preferito rivedervi in altre circostanza» disse lanciando un’occhiataccia a Spencer, per poi andare a salutare gli altri,

«ma che le hai fatto?»chiese JJ,

«niente, sto solo cercando di proteggerla da quel pazzo che gira là fuori» rispose Spencer,

«segregandola qui? Pessima idea Spence» commentò,

«perché siete tutte fissate con la parola “segregazione”?» chiese Reid,

«dovrai escogitare qualcosa di molto, molto, sorprendente per farti perdonare» disse la ragazza allontanandosi,

«ma per cosa?» le chiese ancora ma non ottenne risposta.

Nel frattempo Lizzy si era sistemata in una scrivania vuota, e non rivolse più la parola a Spencer per tutto il resto della giornata.

Tutta la squadra si dava da fare in torno a lei, Derek ed Emily erano alla ricerca di testimoni, JJ passò buona parte del tempo al telefono per cercare di limitare la fuga di notizie, Hotch e Reid, invece, erano in sala riunioni, al piano di sopra, ad osservare delle lavagne trasparenti su cui erano state appese molte fotografie. Lizzy li osservò per parecchi minuti,

«sono interessanti?» chiese una voce alle sue spalle, la ragazza si voltò e si trovò davanti a Jason Gideon, in persona. Lizzy schizzò in piedi, come se fosse stata sorpresa da un professore a copiare il compito di un compagno,

«mi scusi, non volevo. È solo che, sembrate tutti così impegnati» rispose,

«sì, è così. Hai scoperto qualcosa?» le chiese facendola riaccomodare sulla sedia,

«in che senso» chiese confusa,

«li hai osservati a lungo. Cosa ne pensi di loro?» le chiese, Lizzy ci pensò per qualche istante,

«vediamo, Derek è molto brillante e persuasivo, sia al telefono che di persona. Infonde molta sicurezza, e questo gli permette di ricevere “confidenze” dai famigliari o dai testimoni. Emily è molto distaccata, anche osservando le foto dei delitti, ma conosce il suo lavoro e ci sa fare con la gente. JJ, è abilissima a trattare con i media, ha molto autocontrollo e non si scompone mai nemmeno davanti al giornalista più invadente, e oggi al telefono ne deve aver sentiti parecchi, non so davvero come faccia. Hotchner è il classico capo, si sobbarca di tutte le responsabilità, è severo ma ha un grande cuore» disse Lizzy continuando a guardasi in torno,

«acute osservazioni. E di Reid cosa mi dici?» chiese ancora Gideon

«beh lui lo conosco da tantissimi anni. Sembra fragile, ma nasconde una grande forza, basti pensare a tutto quello che ha passato nella sua vita, tra la madre e tutto il resto. Spesso sembra insensibile e privo di tatto, ma è solo perché non si sente a suo agio con le persone, probabilmente perché in molti lo prendono per un fenomeno da baraccone o per un’enciclopedia vivente. È un ragazzo dolce» disse guardando verso la sala riunioni, Gideon sorrise,

«proprio così, ma hai dimenticato di dire che è anche molto iperprotettivo» disse allontanandosi.

Lizzy, affacciata alla finestra guardò il sole scendere dietro ai palazzi,

«tutto bene?» le chiese Emily,

«sì, voglio direi, a parte il sentirmi in gabbia. Stavo pensando di tornare a Las Vegas» rispose, continuando a guardare fuori,

«di già? Reid ci resterà male» affermò la donna,

«dici davvero? Io non credo. Mi sembra di essere solo d’intralcio alla sua vita. Non è più abituato ad avermi in torno. Tanto vale che me ne vada. Come amici andiamo più d’accordo a chilometri di distanza. Se trovo un posto in aereo me ne andrò domani, così non si dovrà più preoccupare di me» disse tornando alla scrivania.

Spencer guardò fuori da una delle finestre della sala riunioni che guardavano verso il resto dell’ufficio,

«qualcosa non va?» chiese Hotch

«no, niente. Se ne vuole andare, l’ho capito da come si comporta» rispose, abbattuto, «ma forse è meglio così. A Las Vegas sarà più al sicuro» continuò

«ne sei davvero sicuro?» chiese l’uomo, Reid annuì, «io ne dubito, almeno che lì non viva in una palla di gomma antiproiettile» disse ancora Hotch,

«cosa vuoi dire?» chiese Reid confuso,

«non puoi controllare quello che fanno ogni secondo della loro vita» rispose,

«ma ci posso provare» affermo. Hotchner, vista la determinazione del ragazzo non trovò altro da dirgli, e continuò a lavorare.

Poco dopo qualcuno bussò alla porta,

«scusate il disturbo. Spencer, vado a casa» disse Lizzy, voltandosi per uscire, e lasciarli lavorare, il ragazzo guardò Hotch il quale annuì, infondo anche lui non voleva che la ragazza girasse da sola di notte,

«ti accompagno» disse Reid, seguendola fuori,

«non ti preoccupare. Qui avete molto da fare e io conosco la strada» rispose la ragazza,

«lo so. Ma ti accompagno lo stesso» insisté il ragazzo,

«fa come ti pare» rispose gelida, «a presto ragazzi» disse ancora congedandosi dal resto della squadra.

Appena sparirono dietro le porte dell’ascensore i membri della squadra si guardarono, sconcertati,

«questa volta Reid l’ha combinata grossa, lei sembra un tipetto deciso» commentò Derek,

«sono certa che si risolverà» disse Emily,

«speriamo, vi ricordate com’erano carini l’altra sera?» chiese JJ, tutti gli altri annuirono.

Sul taxi che li riportava a casa nessuno dei due parlo, fino a quando,

«dovevi rimanere lì, hanno bisogno di te» disse Lizzy,

«anche.. tu» disse Spencer, Lizzy fece un mezzo sorriso,

«sono anni che me la cavo da sola» rispose, infine.

Arrivati davanti al palazzo dove si trovava l’appartamento di Reid, Lizzy si fermò improvvisamente,

«parto domani pomeriggio. Torno a Las Vegas» disse con voce piatta,

«lo immaginavo. La prossima volta verrò io da te» disse lui, un sorriso amaro le si dipinse in volto,

«già, ci avrei scommesso. Ok, sono arrivata. Ora puoi tornare al tuo lavoro, io preparerò le valige» disse voltandosi per entrare,

«no, aspetta cosa volevi…» Reid non riuscì a finire la frase, perché cadde a terra, al suo posto, Lizzy, trovò una figura vestita di nero con i capelli lunghi e scuri

«oddio Spencer!» urlò inginocchiandosi vicino al ragazzo,

«ferma!» disse la figura strattonandola, e portandola via con sé,

«no! Lasciami!» urlò ancora Lizzy, «Spencer!!», continuò ad urlare.

Reid, non riuscì a fermarlo, intontito com’era dal colpo ricevuto e poco dopo perse i sensi.







Eccomi!Non fatemi Male! Ricordavi che mi volete tanto bene, e che ho un regalo di Natale per voi. E poi se mi fate male come faccio ad aggiornare questa FF?

Ok da bravi, posate i bastoni... così, ecco. Ok allora vi do appuntamento al 23 Dicembre per il regalo.

tao tao!

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Chi ha rapito Lizzy? Cosa le succederà? e cosa farà Spencer per salvarla? Lo scoprirete solo leggendo questo capitolo!




Quando riprese i sensi, Reid, si guardò in giro disorientato, poi improvvisamente si ricordò quello che era successo poco prima, prese il telefono,

«Hotch! Ha preso Lizzy!» disse per meglio dire urlò,

«Reid, calmati. Spiegami cos’è successo» cercò di calmarlo,

«l’SI, ha preso Lizzy, stavamo entrando nel palazzo, poi qualcuno mi ha colpito alle spalle. Ora lei è sparita!» disse in preda al panico,

«ok, resta lì, noi arriviamo subito» disse Hotchner, chiudendo la comunicazione,

«andiamo, l’SI ha preso Elizabeth» disse prendendo la giacca e correndo verso l’ascensore,

«cosa? Ma quando? Sono usciti meno di mezz’ora fa» disse incredula Emily, seguendolo,

«non lo so. Ora sbrighiamoci» disse ancora Hotchner schiacciando il pulsante dell’ascensore per far chiudere le porte.

Appena arrivati trovarono Reid che camminava in tondo, incapace di calmarsi,

«hey Reid, come ti senti? Fammi vedere la testa» disse Emily,

«sto bene, e anche la mia testa. Dobbiamo trovarla Hotch, la devo trovare!» disse Spencer cadendo in ginocchio,

«Reid, la troveremo. Ora fatti medicare, poi torniamo in ufficio» rispose Hotch chinandosi verso di lui.

*****

Lizzy aveva da poco ripreso in sensi. Cercò di muoversi ma, braccia e gambe erano legate all’estremità del letto su cui era sdraiata.

Voltò la testa verso destra e vide un’altra ragazza priva di sensi con delle macchie di sangue zone del corpo, in quell’istante si ricordò di alcune foto che aveva visto di sfuggita nell’ufficio della BAU, il panico prese il sopravvento. Tirò degli strattoni per cercare di liberarsi ma inutilmente,

«ben svegliata, mia Dea. Dormito bene?» chiese la figura in nero,«mi dispiace se questa sistemazione non è di tuo gusto. Ma non sarà per molto. La nostra amica, qui, lo sa bene» disse indicando l’altra ragazza,

«è morta?» chiese Lizzy con un filo di voce,

«morta? Che brutta parola, diciamo che tra poco la sua bellezza sarà eterna, manca poco. E anche la tua lo sarà» le sussurrò, avvicinandosi al suo collo, mostrando una dentatura affilata.

*****
In ufficio tutti si stavano impegnando per trovare ogni minima traccia dell’SI. Reid, seduto alla sua scrivania, stava descrivendo quel poco che era riuscito a vedere prima di perdere i sensi,

«aveva la pelle totalmente bianca, quasi cerulea, vestiti neri, capelli lunghi e neri. Gli occhi, erano grandi, e rossi, il naso poco pronunciato ma dritto e a punta» disse non credendo nemmeno lui a quello che stava dicendo,

«occhi rossi?» chiese il ritrattista,

«è quello che ho detto» affermò sgarbatamente, l’uomo annuì.

In sala riunioni Derek e Gideon stavano rileggendo tutte le testimonianze,

«sempre la stessa storia, una ragazza passeggia per strada da sola, qualcuno in abito scuro le si avvicina e poi spariscono insieme, la ragazza viene ritrovata due giorni dopo, in bella vista e dissanguata. Gideon, abbiamo poco tempo» disse Morgan, l’uomo annuì,

« questa volta però, l’SI ha commesso un errore, forse per la fretta» disse a sua volta,

«Reid» finì per lui la frase,

«già, controlliamo tutti i video della sorveglianza» disse infine.

Hotchner si avvicinò a Spencer, il quale se ne stava seduto, fissando la foto che teneva sulla scrivania,

«è colpa mia» disse il ragazzo,

«no, non è vero» cercò di confortarlo,

«sì invece, se fossi più… come Morgan, o te, non l’avrebbe presa.. è…» continuò Reid,

«questo non lo puoi sapere, non siamo invincibili, Reid, lo sai» lo interruppe Hotch,

«solo ieri se ne andava in giro per fare la spesa. A casa mia non c’è mai molto da mangiare» fece un mezzo sorriso,

«ieri? Dove?» chiese l’uomo,

«fammi pensare, a casa c’erano delle buste, alcune del supermercato del quartiere altre..di un negozio di prodotti italiani, due strade più avanti. Aspetta..» si bloccò di colpo,

«che c’è?» chiese Hotch,

«per arrivarci, bisogna oltrepassare alcuni vicoli, sono bui anche di giorno, se l’SI veste sempre di nero, sono un ottimo nascondiglio per osservare le vittime» esclamò,

«quindi lì potremmo trovare degli indizi che ci possono condurre all’SI. Ottimo lavoro» disse Hotchner, andando ad avvisare gli altri, seguito a ruota da Reid.

*****

«Rieccoti tra noi, mia dea» disse la figura in nero,

«cosa.. mi hai fatto?» chiese sentendo una fitta al collo,

«ora un po’ di te è dentro di me la tua essenza mi rinvigorisce» disse continuando a girarle in torno,

«tu sei pazzo!» urlò Lizzy,

«pazzo? Si definisce così quello che si distingue dalla massa. Ma non temere, quando tutta la tua essenza sarà in me, vivrai in eterno. La nostra amica lo è già» disse ridendo,

«dov’è?» chiese terrorizzata,

«il suo involucro terreno era inutile, come anche il tuo» così dicendo le morse il braccio sinistro,

«no! Smettila!» urlò dimenandosi, ma non servì, talmente era forte la presa.

*****

I sopraluoghi si rivelarono particolarmente utili, in alcuni punti, particolarmente bui, trovarono macchie di sangue secco misto ad una sostanza grigia e a pezzi di legno,

«ti sembra una buona idea farlo partecipare alle indagini?chiese Derek a Hotch, indicando Reid, che continuava ad osservare ogni angolo del vicolo,

«in ufficio sarebbe impazzito, è pieno di sensi di colpa, deve sentirsi utile» cercò di tranquillizzarlo, Morgan annuì.

«venite a vedere, ci sono delle impronte e altre.. tracce di sangue con del terriccio» disse Reid richiamando i colleghi,

«terriccio? Ci potrebbe essere utile per capire dove si nasconde» disse Emily, in quel momento il telefono di Morgan squillò,

«JJ dimmi tutto. Cosa? Oddio, si sa chi è? Ok grazie, stiamo per rientrare» disse chiudendo la comunicazione,

«cos’è successo?» chiese Emily,

«hanno trovato un'altra vittima» rispose,

«chi è? È… lei? Dimmelo!» urlò Spencer,

«no, non è lei, ma ora abbiamo poco tempo per trovarla» affermò Derek.




Allora, cosa ne dite, vi è piaciuto il capitolo? se sì, me lo lasciate un commentino? (occhi luccicosi)

Vi lascio con la promessa di aggiornare presto.

Tao tao! alla prossima

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Riusciranno gli agenti della BAU a trovare Lizzy prima che sia troppo tardi? scopritelo leggendo questo capitolo che vi regalo augurandovi Buon Anno!!







Lizzy si sentiva sempre più debole. Le forze la stavano rapidamente abbandonando a causa della perdita costante di sangue e dalla privazione di cibo e acqua.

Non sapeva da quanto era rinchiusa lì, era sempre buio, ma una cosa la sapeva, non avrebbe resistito a lungo. Un solo pensiero la faceva resistere, sapere che, sicuramente, Spencer e il resto della squadra la stavano cercando.

*****

Garcia, di solito se ne stava chiusa nel suo bunker computerizzato, ma nonostante questo si precipitò dagli altri per riferire le ultime novità della scientifica.

«Ragazzi! Ci sono grandi notizie da parte della scientifica, vi ricordate il sangue rappreso? Ecco ci hanno trovato anche dei capelli e, notizia delle notizie non è di nessuna delle vittime» disse.

«E come dovrebbe esserci utile?» chiese Hotch.

«Fatemi finire. Dunque, hanno confrontato il DNA con quello trovato sotto le unghie della seconda vittima e… coincide. Il problema è che non è di un uomo, ma di una donna, che attualmente risulta morta da almeno due mesi» disse ancore Penelope.

«Come morta?» chiese Derek.

«Ho trovato il suo necrologio» disse mostrandogli la stampa di un giornale cittadino.

«Morgan, dobbiamo far riesumare il corpo» disse Gideon. «vado» disse l’uomo uscendo dall’ufficio.

«Garcia cos’abbiamo sulla signora.. Cherry Broome?» chiese ancora Gideon.

«Vediamo, da piccola è stata ricoverata più volte per “incidenti domestici”, ma mai denunciate, da adolescente è stata arrestata più volte per vandalismo e percosse, da adulta ha passato 5 anni in una casa di cura per un disturbo della personalità. Poi più nulla fino al necrologio» disse.

«Come mai l’hanno fatta uscire dalla casa di cura?» chiese Hotch.

«Era un ricovero volontario, per uscire basta una firma» rispose Garcia.

«Del terriccio che abbiamo trovato nel vicolo che ci dici?» chiese Emily.

«Lo stanno ancora analizzando per individuare la zona precisa da cui proviene» rispose ancora, in quel momento Reid scattò in piedi.

«Non ce la faccio più a restare qui, mi sento inutile! Abbiamo poco tempo, rischiamo d’arrivare troppo tardi» disse uscendo dalla sala riunioni, JJ fece per seguirlo ma Gideon la bloccò.

«Ha bisogno di restare da solo» disse.

Una volta uscito dalla sala riunione si diresse, quasi senza rendersene conto, verso il bagno degli uomini, si assicurò che non ci fosse nessuno, poi prese una boccetta di vetro dalla borsa e l’appoggiò sul lavabo, vicino ad una piccola siringa.

Quando Hotchner lo trovò era seduto a terra con le ginocchia strette al petto e la testa bassa. Si voltò e vide la boccetta con la siringa.

«Reid..» sussurrò, con una certa nota di sconforto nella voce.

«Non l’ho fatto» disse il ragazzo.

«Lo so» rispose l’uomo, chinandosi verso di lui.

«Ne sono stato tentato però, e questo mi fa paura. Ma..» spiegò.

«Ma?» chiese.

«Ma non posso ricaderci ogni volta che le cose vanno male. In più se Lizzy mi vedesse mi prenderebbe a calci da qui all’eternità» disse sorridendo, Hotch gli mise una mano sulla spalla, Spencer alzò lo sguardo verso di lui.

«Reid tu sei più forte di quanto pensi, e ora ne hai la prova. La troveremo, te lo prometto» disse, Spencer annuì.

Poco dopo Hotchner si alzò per uscire dal bagno, ma Reid lo fermò.

«Hotch, portala via. Non la voglio più vedere quella roba» disse, Hotchner prese la boccetta e sorridendo uscì, lasciandolo nuovamente solo, questa volta più sereno nel sapere di essere sulla buona strada per la guarigione completa.

*****

Lizzy, riuscì a malapena ad aprire gli occhi quando sentì la voce di una ragazza che urlava, si voltò e vide sull’altro letto una ragazza mora che si dimenava senza sosta, mentre la figura in nero continuava a girarle in torno, saltellando e ridendo,

«S.. Spencer.. aiutami..» sussurrò prima di perder nuovamente i sensi.

*****

Emily si avvicinò a Reid porgendogli una tazza di caffè.

«Tieni. Ma dovresti cercare di riposare, quante ore sono che non dormi?» gli chiese.

«Grazie. Non saprei, ma non posso dormire, non fino a quando l’avremo trovata» rispose, sorseggiando, il liquido bollente.

«Ci sono novità!» disse Hotchner attirando l’attenzione di tutti, «Morgan ha appena chiamato, la bara è vuota, Charry Broome è ancora viva, probabilmente ha simulato la sua morte per immedesimarsi meglio nella sua fantasia» disse, nello stesso momento arrivò anche Penelope con le ultime notizie dalla scientifica.

«Hanno finito di analizzare il terriccio, non ha niente di particolare a parte residui di sangue, è semplice terra che si trova nella parte nord della città ma, e qui viene il bello, ha assorbito molta umidità. Si trova in posti tipo gli scantinati, interrati» disse ansimando per la corsa.

«Parte nord della città hai detto?» chiese Emily, Garcia annuì.

«Non ha usato casa sua, lei abita nella parte est, potrebbe essere ovunque» affermò ancora la donna.

«No, invece. I suoi genitori abitavano nella parte nord, ma la casa è disabitata da anni, come quasi tutta quella zona, è quasi totalmente crollata, rientra nel programma di risanamento della città» disse Reid leggendo degli incartamenti.

«Ok, andiamo!» disse Gideon.

*****

La ragazza di fianco a lei continuava ad urlare e a dimenarsi, ma Lizzy la sentiva come se si trovasse lontanissima da lei. Ormai non aveva più la forza di compiere il più piccolo movimento.

Improvvisamente sentì nuove voci all’interno della stanza, molte voci che urlavano e impartivano ordini a destra a sinistra. Rumore di passi, molti passi, qualcuno veniva trascinato via urlando, qualcuno piangeva. Sentiva una presenza famigliare vicino a lei, qualcuno le prese la mano.

*****

La squadra d’assalto del FBI era pronta all’azione, una quindicina di uomini circondavano l’abitazione, in attesa di un ordine.

«Entriamo!» disse Hotch, nel giro di pochi secondo fecero irruzione all’interno della casa, facendo meno rumore possibile.

«Da questa parte» disse Morgan indicando la porta che conduceva nello scantinato.

Entrarono nella stanza talmente velocemente che l’SI non riuscì a reagire, venne bloccata da due uomini e trascinata via.

Appena la situazione si fu calmata, Spencer corse verso Lizzy.

«Lizzy ti prego svegliati! Chiamate i paramedici, è ancora viva!» urlò.







Vi è piaciuto? spero davvero di sì. Mancano solo due capitoli alla conlcusione di questa mia prima ff non potteriana. Ma non temente, ne ho gia pronta un'altra sempre su Criminal Mind. Ma le anticipazioni sulla prossiam storia ve le darò più in la. ;)

tao tao

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


Lizzy se la caverà? Sperncer di sicuro non la lascerà sola, ora che l'ha ritrovata...

Buona lettura ;)








Spencer, JJ e Morgan erano seduti su delle scomodissime sedie di plastica in quella sala d’attesa totalmente bianca e spoglia da almeno due ore, in oltre nessun medico li avevi ancora informati sulle condizioni di Lizzy.

«Perché nessuno ci da notizie?» chiese Reid.

«Non lo so ma quest’attesa è snervante» convenne Morgan.

«Credo che abbiamo aspettato abbastanza, è ora di avvalersi dei privilegi federali. Aspettatemi qui» disse JJ alzandosi, e andando verso il bancone dell’accettazione del reparto di terapia intensiva, l’infermiera ascoltò con attenzione, poi prese il telefono. Poco dopo un medico uscì dal reparto e si diresse verso di loro.

«Buon pomeriggio agenti, siete qui per Elizabeth Mclane?» chiese il medico, controllando la cartella clinica.

«Sì, come sta?» chiese Spencer, vistosamente agitato.

«Veramente potrei riferire delle condizioni della paziente solo ai famigliari» disse ancora il medico.

«La sua famiglia è dall’altra parte dell’oceano. L’unico parente che abita negli Stati Uniti è sparito in una zona remota dell’america latina. Io, sono l’unica persona più vicina ad un parente che ha» disse Reid.

«In oltre, è un agente del FBI» rincarò la dose Morgan.

«Va bene, ho afferrato il concetto. La paziente ha subito una notevole perdita di sangue, l’avete trovata appena in tempo. L’abbiamo sottoposta a due trasfusioni ma non si è ancora ripresa» disse scartabellando la cartella medica.

«E questo cosa vuol dire?» chiese Spencer.

«Se non si riprendere nelle prossime 24 ore non credo che ce la farà» affermò il medico con voce piatta, JJ si portò le mani alla bocca.

«Posso… vederla?» chiese Spencer, il medico annuì.

«Mi segua» disse facendo strada.

«Noi torniamo in ufficio a compilare i rapporti. Se ci sono novità faccelo sapere» disse Morgan.

«Grazie…di tutto» così si allontanò.

Quando entrò nella stanza e la vide sdraiata in quel letto così pallida, le sembrò quasi di vedere la bambina che anni prima era stata operata di appendicite. Rimase lì in piedi ad osservarla e a ripensare al passato quando un’infermiera attirò la sua attenzione.

«Prego, le ho portato una sedia» disse.

«G…grazie..» rispose sedendosi e prendendo tra le mani quella di Lizzy.

«Ciao Lizzy, sono io. Ti prego, apri gli occhi, abbiamo ancora un sacco di cose da fare insieme, e poi, mi devi ancora insegnare a ballare» disse asciugandosi gli occhi.

*****

anche in ufficio la tensione era palpabile, tutti erano in attesa d’avere notizie dall’ospedale, quando videro rientrare Morgan e JJ, li tempestarono di domane.

«Come sta?» chiese Garcia.

«Non bene, le hanno gia fatto due trasfusioni, ma non si è ancora ripresa» disse JJ.

«Se non si riprende entro 24 ore…» continuò, scotendo la testa.

«O mamma» commentò Garcia.

«E Reid come sta?»chiese Hotch.

«è rimasto in ospedale, vuole starle vicino. Gli ho detto di non preoccuparsi che qui ce la saremmo cavata anche da soli, spero che per te vada bene» chiese Morgan.

«Ma certo» confermò Hotch.

«E qui come va? Gideon ha interrogato la Broome?» chiese JJ.

«Sì e la sua confessione è stata una delle più assurde mai sentite. Afferma di averlo fatto per acquisire la vera essenza della vita, attraverso il loro sangue. Secondo lei, le vittime, erano delle dee scese sulla terra sotto forma umana, incapaci di tornare indietro a causa dei beni materiali. Lei le liberava dell’involucro terrestre assorbendo la loro essenza, cioè il sangue, così che loro per ringraziarla l’avrebbero portata con loro» disse Emily.

«Cosa? Non ci credo, in pratica le dissanguava per innalzarsi ad un livello celestiale? Non finirò mai di stupirmi davanti a cosa la mente umana è capace di concepire» disse JJ.

«Già, ed è qui che entriamo in gioco noi. Il nostro compito è fare in modo che non facciano più del male a nessuno e che, queste persone vengano aiutate» disse Gideon facendo il suo ingresso in ufficio.

«Come sta Elizabeth?» chiese.

«Non bene, Reid ci terrà informati» rispose Derek.

«Bene, sono certo che ce l’ha farà» disse ancora Gideon.

*****

Reid non lasciò mai la stanza di Lizzy, persino i medici e le infermiere rinunciarono a convincerlo ad andare a casa a riposare.

«Non vi preoccupate per me. Sto bene, non voglio lasciarla sola» disse Spencer.

«La sua fidanzata è fortunata ad averla vicino» commentò un’infermiera.

«La mia cosa? Oh no, lei non è… la mia fidanzata» rispose, stupendosi deluso da quello che aveva appena detto.

«Davvero? Mi devo essere sbagliata. Le chiedo scusa. Tenga le ho portato qualcosa da mangiare, tra poco verranno a farle una nuova trasfusione» disse appoggiando un vassoio sul tavolino.

«La ringrazio» disse Spencer cominciando a mangiare, sono in quel momento si accorse di aver toccato cibo da quasi un giorno.

Lizzy sentiva intorno a se la presenza di varie persone, una in particolare non l’aveva mai lasciata sola. Avrebbe voluto aprire gli occhi, muoversi, ma si sentiva troppo stanca per farlo. Improvvisamente sentì una voce, quella di Spencer. Lui continuava a parlarle, lei avrebbe tanto voluto rispondergli ma dalla sua bocca non usciva nessun suono.

Spencer non sapeva esattamente quando aveva cominciato a parlarle, ma ora non riusciva più a smettere.

Mentre il sole scendeva le raccontò cose che non le aveva mai detto prima.

«Ti ricordi l’albero nel tuo giardino a Las Vegas? Tu mi prendevi sempre in giro perché non riuscivo mai a salirci, beh il giorno che sei partita l’ho fatto. Certo, ci ho messo un’eternità, ma dopo parecchi lividi e graffiature varie ci sono riuscito. Hai sempre avuto ragione, da lì c’era una vista magnifica» disse continuando a tenerle la mano. «Ti piacerebbe tornarci un giorno, con te. In quel giardino ci siamo conosciti e ci siamo divertiti. Tu eri, e sei l’unica persona che non prende in giro quando comincio a parlare a raffica. Non te l’ho mai detto ma io ti avevo gia notata prima di quel giorno, quando mi hai trovato nascosto tra i cespugli, volevo conoscerti, ma non sapevo esattamente come fare, non sono mai stato bravo a farmi avanti con le persone, ma a te non è mai importato» disse ancora sorridendo.

Lizzy raccolse tutte le sue forze, doveva anzi, voleva, fargli capire che era ancora lì, con lui.

Provò a muovere più volte la mano destra, ma senza riuscirci, allora provò con quella sinistra e con le poche forze che le rimasero riuscì a muovere il dito indice.

Appena Spencer percepì quel piccolo movimento quasi non riuscì a crederci, «rifallo, ti prego rifallo, so che puoi» le disse, dopo qualche istante Lizzy mosse ancora il dito, «bravissima! Dottore venga, presto!» urlò Spencer. In men che non si dica il medico e due infermiere si precipitarono nella stanza.

«Cos’è successo?» chiese.

«Si… si è mossa, cioè ha mosso un dito» rispose lui.

«Potrebbe essere un riflesso involontario dei muscoli» disse il medico.

«No, guardi. Lizzy, potresti rifarlo? So che puoi» le chiese, come prima, la ragazza mosse il dito indice, «è un buon segno, vero?» chiese Spencer, al medico, lui annuì, dopo aver controllato con una luce i riflessi delle pupille.

«Sì, è così. Ci vorranno alcuni giorni, ma si riprenderà» affermo.








Siamo quasi alla fine! ancora non mi sembra vero, la mia prima ff su criminal mind è quasi giunta al suo epilogo! Chi mi conosce sa come scrivo, quindi vi assicuro che il finale sarà in pieno stile Cucci ;)

Al prossimo, e ultimo, capitolo Tao tao :*

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


Tutte le cose prima o poi hanno una fine. Ma di sicuro non l'amore vero.

Buona lettura








Lizzy era uscita dall’ospedale già da una settimana, ma Spencer non le permetteva ancora di lasciare il letto per più di un’ora,

«Spencer, mi sento bene, domani posso uscire? Ti prego ho bisogno di aria» disse Lizzy,

«non se ne parla» rispose con fermezza,

«eddai, solo un paio d’ore» disse ancora facendogli gli occhi dolci,

«non ci provare, non funziona..» disse Spencer poco convinto,

«ne sei sicuro? Se vuoi vengo in ufficio con te. Mi basta uscire di qui» propose,

«vedremo… ti serve qualcosa prima che vada di la?» chiese, Lizzy ci pensò un po’, si vergognava nel chiederglielo ancora,

«ecco, io.. non me la sento ancora di…» abbassò lo sguardo verso il letto,

«certo, non ti preoccupare, resterò ancora qui con te» rispose,

«grazie..» disse facendogli posto.

Erano lì sdraiati l’uno vicino all’altra, e i loro curi cominciarono a battere talmente forte che sembrava volessero schizzare fuori,

«L..Lizzy..» la chiamò,

«sì? Cosa c’è?» chiese lei,

«hem.. no, niente..» si affrettò a rispondere, «buonanotte..» disse ancora,

«buonanotte» rispose.

*****

la mattina seguente Lizzy riuscì a convincere Spencer a farla andare con lui al lavoro.

Quando entrambi fecero il loro ingresso negli uffici della BAU, vennero assaliti dai vari membri della squadra,

«ciao Elizabeth! Che bello rivederti qui!» disse Garcia abbracciandola, o per meglio dire stritolandola,

«a.. anche io lo sono.. ma vorrei respirare» disse Lizzy,

«oddio scusa..» si scusò Penelope,

«non ti preoccupare non sono così fragile» sorrise,

«ciao finalmente Reid, ti la lasciato uscire di casa» disse Emily,

«già, ci ho messo due giorni per convincerlo» disse ridendo Lizzy,

«non volevo che ti stancassi, tutto qui» si giustificò Reid,

«avrei una proposta, cosa ne dite di uscire questa sera? Per festeggiare la guarigione di Elizabeth» propose JJ,

«non so se sia il caso..» disse Reid,

«dai Spencer»disse Lizzy facendogli ancora gli occhi dolci, seguita a ruota da Garcia, Emily e JJ,

«ok, ok ma ora smettetela!» disse Reid allontanandosi da loro, peccato che Garcia e JJ continuarono ad inseguirlo.

Rimaste sole, Lizzy ed Emily cominciarono a parlare tra loro,

«allora, come stai, realmente?» chiese Emily,

«a parte la mano destra che è ancora un poco rigida, le cicatrici, gl’incubi e la paura del buio, direi che sto bene» rispose,

«mi dispiace, non deve essere facile» disse ancora la donna

«già, ma almeno non sono sola. A suo modo Spencer mi aiuta tantissimo» sorrise guardandolo, mentre cercava di seminare Garcia e JJ,

«quindi, per ora resti qui?»chiese

«sì, per ora sì. Sempre che mi voglia tra i piedi» scherzò Lizzy,

«io sono sicura di sì» sussurrò Emily.

*****

Mancava meno di un’ora all’appuntamento e Lizzy non accennava ad uscire dalla sua stanza. Preoccupato, Spencer, bussò più volte alla porta ma non ottenne risposta,

«Lizzy, sto entrando» avvertì, aprì la porta e chiuse gli occhi per ogni evenienza,

«puoi aprire gli occhi, prima di farti male» disse Lizzy, Spencer li riaprì lentamente, e la trovò in piedi davanti allo specchio in tuta, mentre a terra e sul letto erano sparsi un mucchio di vestiti,

«cos’è successo?» chiese,

«niente, è solo che qualsiasi cosa mi provo, vedo solo i segni dei.. suoi denti» rispose lasciandosi cadere sul letto, Reid le si sedette vicino,

«se vuoi ti aiuto a trovare qualcosa» si propose, Lizzy sorrise, «hey, guarda che non sono così imbranato come sembro. Non ci credi? Ok, vediamo. Questa camicetta rosa è molto carina e poi è a maniche lunghe, quindi, i segni sulle braccia non si vedranno, poi questa gonna nera, con delle calze nere, in modo che anche quelli sulle gambe sono a posto» disse prendendo gli abiti,

«grazie, ma per il collo? Il trucco non basta» disse fissando la sua immagine riflessa nello specchio,

«non eri tu la maga della moda? Basta usare uno di questi» disse indicando alcuni foulard appesi nell’armadio,

«ok, agli ordini dottore. Potresti uscire? Così mi cambio» chiese, prendendo in mano i vestiti,

«hem, si certo. Ti aspetto di la» disse uscendo di scorsa.

Arrivati al locale, trovarono subito gli altri membri della squadra, compreso Gideon e un’altra donna bionda, Elly la moglie di Hotchner.

Seduti al tavolo parlando del più e del meno, ma nessuno toccò l’argomento rapimento, e Lizzy fu molto grata per questo. Improvvisamente Morgan la invitò a ballare,

«ok! Penelope non ti dispiace, vero?» chiese Lizzy,

«vai pure ragazza, ma mani a posto»disse puntandole il dito contro, ridendo,

«agli ordini» così Lizzy andò sulla pista da ballo con Derek. Spencer si scoprì a non riuscire a toglierle gli occhi di dosso mentre ballava, peccato che tutti se ne accorsero,

«cos’aspetti?» chiese JJ,

«per cosa?» chiese a sua volta Spencer,

«ad andare da lei..» disse Emily

«no, voglio dire, non è il caso» rispose,

«Reid, fidati, devi farti avanti. Prima che lo faccia qualcun altro» disse Emily indicando un paio di ragazzi seduti poco distanti da loro, che continuavano a fissare Lizzy,

«ma siamo amici da una vita.. noi…» balbettò Reid,

«basta parlare… vai!»disse Garcia buttandolo giù dalla sedia,

«hey, fa piano» si lamentò Spencer,

«non ti lamentare. Vai!» ordinò ancora Garcia, Spencer non se lo fece urlare un’altra volta e andò anche lui in pista,

«scusa, Morgan, posso?» chiese, l’uomo si voltò,

«ma certo, è tutta tua, Romeo» disse sussurrando l’ultima parte, per poi andarsene, lasciandoli soli,

«rieccoci qui» disse Lizzy,

«gia, se non ricordo male, mi dovevi insegnare a non inciampare sui miei stessi passi» disse a sua volta Reid,

«ma certo» disse porgendogli la mano.

Continuarono a ballare, per modo di dire, per le due canzoni successive, poi il ritmo cambiò,

«finalmente, qualcosa che non rischia di farmi cadere e massacrare i tuoi piedi» disse Reid, «almeno che tu non sia stanca» si affrettò a dire, Lizzy scosse la testa, per poi mettergli le braccia intorno al collo,

«grazie, Spencer» disse,

«per cosa?» chiese confuso,

«per tutto, ma in particolare per essermi sempre stato vicino, ti ho trattatati malissimo, ma nonostante tutto sei ancora qui» disse,

«io ci sarò sempre, te l’avevo promesso» rispose Spencer,

«già» sussurrò Lizzy,

poco dopo, si congedarono dal gruppo e tornarono a casa, in taxi. Arrivati davanti al palazzo però Lizzy si aggrappò, involontariamente, a Spencer, il quale aprì velocemente la porta facendola entrare per prima, solo una volta entrati nell’appartamento, Lizzy, ricominciò a respirare,

«ti senti bene?» chiese Spencer,

«sì, mi devo solo.. riabituare» rispose, cercando di togliersi il cappotto ma senza riuscirci, a causa della mano destra che non collaborava e quella sinistra che continuava a tremare, Lizzy lanciò un grido di frustrazione. Vedendola in difficoltà le si avvicinò e le slacciò i bottoni del cappotto,

«g..grazie» sussurrò,

«d.. di niente, figurati» sussurrò a sua volta.

Nessuno dei due riusciva a guardare l’altro negli occhi ma, quando lo fecero, entrambi sentirono un forza che li attirava l’uno verso l’altra, e nel giro di pochi secondi annullarono le distante tra loro.

Quando si allontanarono erano entrambi rossi in viso,

«s..scusa non so cosa….» tentò di dire, ma Lizzy lo zittì con un dito premuto sulla bocca, per poi baciarlo nuovamente. Questa volta il bacio fu più profondo, e quando si allontanarono entrambi si guardarono e sorrisero, intrecciarono le loro mani, come se non volessero allontanarsi l’uno dall’altra,

«credi che sia una cosa saggia?» chiese Spencer,

«ha qualche importanza ora?» chiese a sua volta Lizzy,

«no, non credo» rispose sorridendo lui, Lizzy annuì.







E fu così che l’allegra brigata arrivò alla fine del suo viaggio inaugurale. Ok scusate è il raffreddore che parla, non io. Però è vero che siamo arrivati alla fine di questa mia prima FF su Criminal Mind.

Ringrazio tutte le persone che hanno letto e commentato, ma anche tutte quelle che hanno solo letto. Spero che vi sia piaciuta, nonostante le incertezze e i sicuri errori che ho fatto.

presto, non so ancora bene quando, pubblicherò un’altra ff sempre su questo argomento e mi auguro che la seguiate con la stessa passione. In pratica sarà l’evoluzione di questa, con protagonisti sempre Reid e Lizzy, e tutti gli altri personaggi faranno da contorno, ma con un’aggiunta che spero gradirete, vi do solo un piccolo indizio “Las Vegas”!

Ora vi saluto, nella speranza di ritrovarci presto sulle pagine di questo sito ;)

Tao tao

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