Babsi D.

di _Babsi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chiamatemi Babsi ***
Capitolo 2: *** La seconda fuga. ***
Capitolo 3: *** Il marciapiede ***
Capitolo 4: *** Fine. ***



Capitolo 1
*** Chiamatemi Babsi ***


Era da tempo che volevo fare questo passo, io e Stella avevamo già deciso tutto, saremmo scappate di casa e saremmo andate come prima tappa al Sound, quella discoteca era la più figa di tutta Europa. Era il 1976, io e Stella frequentavamo lo stesso gruppo dove si fumava hascisc e andavamo a scuola insieme. Io avevo dodici anni e lei ne aveva tredici.
Per me Stella era la cosa più simile ad un'amica; avevamo molto in comune, non solo l'hascisc e i trip, ad entrambe era morto il padre. Mia madre si era risposata e mi avevano mandata a vivere dai miei nonni. Mentre la madre di Stella, da quello che capii, era diventata un'alcolizzata dopo la morte del marito.
Il mio vero nome era Babette, ma mi facevo chiamare da tutti Babsi. Il vero nome di Stella, invece, era Catherine, quasi nessuno lo sapeva.
Facemmo amicizia fumando hascisc, poi iniziammo a uscire sempre più spesso, anche da sole, senza il resto del gruppo, marinavamo la scuola quasi tutti i giorni e alla fine ci espulsero. Mia nonna si arrabbiò tantissimo, il giorno in cui venne a sapere dell'espulsione ci litigai come mai era successo prima e il nostro rapporto peggiorò ancora di più; non voleva più farmi uscire di casa, io me ne fregavo e di notte uscivo lo stesso; continuava a lamentarsi del fumo che usciva dalla mia camera, ma facevo finta di non sentire e alzavo il volume della musica.
Così un giorno proposi a Stella di andarcene di casa, di fare le vagabonde, tanto avremmo sicuramente trovato il modo di cavarcela, lei accettò senza pensarci due volte.
Così una sera prendemmo la metro e andammo al Sound, eravamo vestite e truccate come delle sedicenni, sperando di dimostrare almeno quattordici o quindici anni... 
Il Sound era pazzesco, era pieno di bucomani. 
Stella conosceva uno del personale, aveva circa quarant'anni e sembrava avere un debole per le ragazzine come noi, andammo da lui perché non conoscevamo nessun altro lì e speravamo che ci desse un acido, ma scoprimmo che non aveva proprio un bel niente da darci, o forse non voleva. Mi girai e vidi una ragazza molto figa che ci stava fissando, aveva la nostra età e sembrava fatta di ero. Andai verso di lei, mi presentai: "Ciao, io sono Babsi, hai un trip per me?" Lei subito mi disse di no, di andarmene e che con un acido non ci combinavo nulla. Era evidente che fosse un'eroinomane, volevo che diventasse mia amica e così le andai a prendere un succo di ciliegia. Poi si aggiunse anche Stella e iniziammo a chiacchierare. Lei si chiamava Christiane, quella sera mi ospitò a casa sua e le settimane seguenti le passammo insieme, noi tre, fumando hascisc e facendoci un trip dopo l'altro. Lei ogni sabato sniffava dell'eroina, ma non permetteva a noi di prenderne. Ma Stella riuscì a farsi dare qualcosa da qualcuno nel giro del Sound e così anche noi due avemmo la nostra sniffata di ero.
Poi arrivò la polizia, che trovò me e Stella e ci rispedirono a casa.
Mia nonna era arrabbiatissima, mi tenne segregata in casa per qualche settimana, finché non riuscii a scappare di nuovo. 

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Capitolo 2
*** La seconda fuga. ***


Mia nonna, nelle tre settimane che mi tenne a casa, riuscì a farmi riammettere a scuola e così ci dovetti pure andare. 
Era arrivata la primavera. I fiori avevano iniziato a sbocciare, il loro profumo mi era sempre piaciuto, mi faceva pensare ad un nuovo inizio. Per un attimo pensai di smetterla con tutte quelle droghe, ma ci ripensai subito. Erano l’unica cosa che non mi facevano pensare alla mia vita… ai miei genitori. Non mi importava se mi riducevo una merda.
Tornai a scuola, era una palla assurda, più di quanto ricordassi. Non avevo socializzato con nessuno, ma tutti mi conosceva, o meglio conoscevano la mia “ribellione”, quindi stranamente tutti volevano diventare miei amici. Ma non me ne fregava molto di quelli della mia classe, erano tutti abbastanza sfigati. Feci amicizia, però, con un ragazzo di un anno più grande, con cui avevo parlato qualche volta. Frequentava il mio stesso gruppo dell’hascisc, ma non eravamo mai stati intimi. Si chiamava Dano. Un giorno, dopo scuola, mi offrì un po’ di hascisc e iniziammo a chiacchierare. Aveva i capelli biondissimi, ma la cosa che mi piaceva di più di lui erano i suoi occhi azzurri. Mi chiese di uscire, io rifiutai dicendo che mia nonna non me lo permetteva, in realtà volevo fare un po’ la difficile. La seconda volta accettai e saltammo la scuola, fumammo per tutta la mattina. Ero stata davvero bene con lui, mi divertivo da matti e poi era così bello… Ci mettemmo insieme, facevamo davvero una bella coppia, a scuola tutti ci guardavano. Dopo una settimana mi chiese se volevo farlo. Ero vergine, però ero pronta, anche se avevo solo 13 anni. Mi sono sempre ritenuta più grande della mia età; certo, non ero molto responsabile e tanto meno matura, ma per quello ero pronta. Così saltammo di nuovo la scuola e andammo a casa sua. Lui era gentile, mi aveva trattata bene e non era affatto terribile come mi aveva raccontato Stella. L’unico problema fu che due giorni dopo lui, senza tante cerimonie, mi lasciò dicendo: “E’ stata una bella avventura, ma non credo che possa funzionare tra noi due.” Non mi aveva ferita e non ci ero rimasta neanche troppo male, dopotutto la scopata non era stata un granché e quindi probabilmente non era tanto bravo. Ero solo molto incazzata, me la presi col mondo, perciò con mia nonna diventai ancora più acida di prima. Andai da Stella a sfogarmi e decidemmo di scappare un’altra volta. Non ce la potevo fare a rimanere lì, andare a scuola e vedere la faccia di Dano che avrei preso a schiaffi con molto piacere.
Tornammo a girare nella zona del Sound. Cercammo Christiane, era difficile trovarla in quel periodo, stava sempre con il suo ragazzo. Ci trovammo nuove amicizie e riuscivamo a procurarci un bel po’ di hascisc e di acidi, ma quello che volevamo era l’eroina, la volevamo a tutti a costi. Intanto venni a sapere che Christiane si era fatta il primo buco, poi era partita per l’estate. Volevo bucarmi anche io, lo volevo disperatamente. Se l’aveva fatto Christiane, potevo farlo anche io, cosa me lo impediva?
Erano iniziate le vacanze estive e sapevo che i miei nonni sarebbero partiti. Aspettai il giorno della loro partenza, poi andai a casa, entrai e presi un po’ di cose che servivano a me e a Stella; cercai anche un po’ di soldi, che trovai nel salvadanaio, erano 10 marchi, e presi qualcosa che avrei potuto rivendermi. Stella pensò anche che avremmo potuto fermarci a dormire lì, almeno per una notte, ma scartai l’idea perché i vicini erano molto pettegoli e non volevo che i miei nonni sapessero che ero andata a rubare in casa loro. 
La situazione per me e per Stella era molto difficile, non trovavamo sempre qualcuno disposto ad ospitarci per la notte e non avevamo soldi per comprarci il cibo, figuriamoci per le droghe. La mancanza di denaro ci aveva impedito di iniziare a farci di ero. Quando non trovavamo un’abitazione, giravamo per tutta la notte e poi solo alla luce del giorno ci appisolavamo su una panchina, perché con la luce ci sentivamo un po’ più al sicuro; per fortuna l’arrivo del caldo aveva reso più sopportabile la mancanza di un tetto. Per procurarci i soldi naturalmente andavamo a rubare, oppure chiedevamo degli spicci fuori dal Sound.
Dopo che eravamo uscite dalla casa dei miei nonni dissi a Stella che non era giusto che tutti i soldi li procurassi io; così siamo andate anche a casa sua, la madre non era in casa, abbiamo trovato 20 marchi e poi abbiamo preso qualche oggetto da rivendere.
In tutto, anche vendendo gli oggetti, abbiamo ricavato 150 marchi che avrebbero dovuto durarci per un po’. Abbiamo speso subito 20 marchi per il cibo e con 40 ci siamo comprate la prima dose di ero. La siringa l’avevo trovata io nei bagni del Sound. Ci siamo fatte il primo buco. Sì, una vera bomba.

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Capitolo 3
*** Il marciapiede ***


Per tre settimane in quel caldo maggio del 1976 io e Stella avevamo fatto le vagabonde, l'unico modo per ricavare un po' di grana era andare a fare marchette per strada. Andavamo sulla Kurfurstenstrasse, quel marciapiede era pieno di ragazzine come noi, di circa 13-14 anni, che battevano.
All'inizio avevo paura di andare con gli automobilisti, l'unica cosa che mi tranquillizzava era che con me c'era Stella e ci guardavamo le spalle a vicenda; se una delle due dopo un po' di tempo non vedeva tornare l'altra scattava l'allarme, ma per fortuna non successe mai nulla. 
Io abbordavo molti clienti, perché avevo davvero il corpo e la faccia di una bambina, quei porci ci andavano pazzi...
Con gli automobilisti non ci scopai mai, facevo solo seghe e a volte alla francese. Stella, invece, più di una volta ci fece sesso.
Naturalmente i soldi che guadagnavamo ci servivano per il cibo e per l'ero.
Per le prime due settimane non mi bucai, la prima volta mi ero sentita male e quindi preferivo sniffare, a differenza di Stella che si bucava sempre e presto ne divenne dipendente. Lei ormai era arrivata, litigavamo più spesso del solito per colpa dell'eroina e perché non riuscivamo mai a dormire abbastanza, andavamo d'accordo solo quando si trattava di guadagnare.
La terza settimana cominciai a bucarmi anche io. Una sera, mentre Stella si stava preparando la sua dose, ebbi l'impulso di farmi un buco... Dopo che Stella ebbe finito, presi la sua siringa e preparai un buco anche per me; non mi ero mai sentita così, ero proprio sballata, in quel momento avrei potuto volare...
Non passò molto tempo ed ero arrivata anche io.
Intanto Stella mi raccontò di aver tovato un uomo vecchio di nome Heinz che le aveva proposto di diventare suo cliente fisso, le avrebbe dato direttamente l'eroina e lei doveva solo andare a casa sua. Mi disse che voleva provare, perché le cose sarebbero state più semplici e che forse era meglio per entrambe se tornavamo a casa... 
Così tornammo alla vita di sempre, naturalmente mia nonna era furiosa, ma ormai non perdeva più tempo a farmi la predica, aveva capito che non c'era più nulla da fare con me, ero una causa persa in partenza, fin da quando ero piccola e lei mi aveva presa sotto la sua custodia, perché mia madre non poteva badare a me a causa del suo lavoro all'estero... 
Mi mancava la mamma, quando mi bucavo mi sembrava di esserle più vicina, mi ricordavo di quando ero piccola e inspiravo il suo profumo... Non potevo più fare a meno dell'eroina, ma non potevo più andare a battere per strada. Mi facevo portare le dosi da Stella, che ne aveva sempre in abbondanza, grazie a questo Heinz. Andava da lui ogni pomeriggio, però non mi voleva mai dire che cosa facevano.
L'eroina mi stava distruggendo, ero magrissima, non avevo nenche un po' di seno e il mio sedere era quasi scomparso; sembravo uno zombie, ero diventata anche io un cadavere. 
Passò l'estate e iniziò la scuola, dovevo andarci regolarmente, mi ero stufata di scappare.
Un pomeriggio mi trovavo in giro con Stella e mentre stavamo mangiando qualcosa arrivò il famoso Heinz. Voleva vederla e vide anche me; capì subito che ero un'eroinomane e mi propose se volevo incontrarlo... Era davvero vecchio, mi faceva schifo, ma accettai lo stesso, avevo bisogno della droga, ormai tutto girava intorno all'ero e poi non dovevo per forza andarci a letto.
Qualche giorno dopo fregai il cliente fisso a Stella. Ogni pomeriggio andavo da Heinz, all'inizio non ci scopai, ma con il passare del tempo si arrivò anche a quello. La cosa, però, era comoda: dormivo ogni notte a casa mia, la mattina andavo a scuola e il pomeriggio stavo da lui. Mia nonna non scoprì mai nulla, ma credo che non le importasse più di tanto.
Un giorno, per caso, mi trovai in quello squallore del Bahnhof Zoo, dove c'era la peggiore gentaglia. Da lontano vidi una ragazza, assomigliava incredibilmente a Christiane, ma non ne ero certa; mi avvicinai di più, finché non me la trovai accanto. Ci guardammo, eravamo entrambe arrivate; ci abbracciamo, ero felicissima di averla ritrovata. Con lei mi trovavo bene, avevo solo due amiche: Stella e lei.
Con Christiane non avevo mai litigato, c'era un legame tra le nostre anime di cui non sapevamo neanche l'esistenza.
Chiacchierammo a lungo, le raccontai del mio cliente fisso e di come stavano andando le cose, non ebbi il coraggio di dirle che lo facevo con Heinz.
Lei mi raccontò del suo ragazzo, Detlef. Un po' la invidiavo, lei aveva qualcuno con cui parlare di ogni cosa, si volevano bene... Io ero praticamente sola. Quando fai marchette non puoi farti amiche, c'è troppa rivalità.

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Capitolo 4
*** Fine. ***


19 luglio 1977.
Ciao a tutti, sono Babette Doge e sono un'eroinomane. Giuro, ho provato a disintossicarmi, ma non è facile; penserete che ci voglia solo tanta determinazione, vero? Beh, io la determinazione ce l'avevo ed era tanta, non è bastata.
In questi ultimi mesi ho avuto solo un pensiero fisso: disintossicazione. Mi sono anche fatta ricoverare in uno di quei centri di cui tutti parlano e sono tutte prese per il culo inefficaci, ci sono andata un paio di volte, forse di più, e ogni volta sono dovuta scappare. Ho fatto davvero tutto quello che io, una ragazzina di 14 anni, da sola, potevo fare per tornare ad avere una vita normale come tutti gli altri adolescenti, era l'unica cosa che desideravo.
Oggi, dopo che sono scappata da un centro di riabilitazione, mi sono resa conto che l'unico posto in cui posso andare è la stazione del Bahnhof Zoo, in mezzo a tutti quegli eroinomani, che ormai sono la mia gente; gente che, come me, ha perso tutto a causa della droga; io ho perso la mia famiglia, la mia casa, i miei amici, la scuola, me stessa, la vita... Perché io, questa, non la posso chiamare "vita", io non sto vivendo, la droga mi ha ucciso dentro da molto tempo. 
Per essere una quattordicenne ho visto e fatto troppe cose brutte; il mio corpo è completamente distrutto dall'eroina, sono magrissima, senza forme, il viso di uno zombie, non posso stare senza sigarette e mi drogo per andare, con la mente, in un mondo dove la droga non c'è. 
Eccomi qui, sta per sorgere l'alba, sono sola con una siringa in mano e una dose troppo abbondante per me; ho sentito di persone che si sono sparate non so quanta eroina nelle vene per andarsene da questo mondo di merda e poi sono sopravvissute. Io non voglio sfidare quel qualcuno che è lassù per vedere se riesco a sopravvivere e non voglio neanche esattamente suicidarmi, la mia intenzione è semplicemente di affidare la mia vita al destino, o alla siringa.
Tra qualche ora, quando questa via inizierà a popolarsi di cittadini che vanno a lavoro, qualcuno mi troverà accasciata in mezzo alla strada. E se sarò ancora viva quella persona penserà: <> mi porteranno in ospedale dove mi disintossicherò e potrò vivere la mia vita. Mentre se sarò morta penseranno tutti: <> e rimarrò nella storia.
Preparo la siringa e penso che quest'oggetto ormai è l'unica cosa che mi trattiene nel mondo terreno, dico alla siringa: <
Trovo la vena, mi buco, bum. Buio...
Non sono cosciente, ma continuo a ragionare, poi sento che mi sto staccando dal mio corpo. Stop.

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