Fa freddo, nella foresta

di yellowloid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un triste destino ***
Capitolo 2: *** E' incredibilmente ingiusto! ***
Capitolo 3: *** Ho paura di perderti ***
Capitolo 4: *** Dopo la tempesta... ***
Capitolo 5: *** Dolci preoccupazioni ***



Capitolo 1
*** Un triste destino ***


 


Rin e Len erano seduti vicino al camino e Rin sospirava davanti ai compiti di matematica, materia in cui non andava affatto bene. Per questo a volte il gemello la aiutava, rendendosi ridicolo nelle occasioni in cui nemmeno lui sapeva svolgere quegli esercizi. Lei rideva quando si ingarbugliava in discorsi stupidi sull’algebra, discorsi senza un filo logico in cui diceva regole di aritmetica a caso imparate nel corso degli anni. Rin lo prendeva in giro per un po’, ma poi smetteva nel vederlo così imbarazzato.

“Ehi Len… Dove sono mamma e papà?”

Il ragazzo si guardò intorno. “Non lo so, credo che siano usciti”

“No, impossibile, non siamo così distratti da non sentire la porta che si apre e si chiude mentre loro escono!”

“Allora vai a controllare al piano di sopra, no?”

La ragazza gelò nel sentire quella frase. Aveva sempre avuto paura di girare in quella casa, non sapeva il perché ma sentiva una strana sensazione quando ci stava da sola.

                                                     ____________________________________

Si erano trasferiti lì due anni prima, solo perché i genitori non sopportavano di vivere a Tokyo, in mezzo a tutto quel trambusto, come dicevano i due coniugi. Per questo erano andati a vivere in una villetta in una foresta, vicino a Tokyo ma abbastanza lontana da soddisfare i signori Kagamine.

I loro due figli, Rin e Len, non sopportavano il dover vivere in quella casa, non gli piaceva ed era inquietante. E le voci che giravano su quella villa non erano affatto rassicuranti. Si diceva che chi ci viveva diventava pazzo in breve tempo…

                                                      ____________________________________

Ci fu un attimo di silenzio. Rin arrossì visibilmente.

“N-Non voglio andare da sola! Accompagnami!”

Len sorrise. Gli piaceva quando la sorella dava ordini.

“Non sei più una bambina, hai paura dei mostri*? Solo perché fuori c’è un tempaccio e piove?”

“N-Non ho paura dei mostri! E’ che…”

“Dai, andiamo a vedere”

Salirono e sentirono delle urla provenienti dalla stanza dei genitori. Rin per poco non svenne, si sedette per terra, mentre Len preoccupato andò a vedere dal buco della serratura cosa succedeva.

Dopo aver visto qualcosa, si girò e tornò da Rin che si stava ancora riprendendo dal quasi svenimento.

“Ch-Che succede Len?”

Lui non disse una parola, e senza fermarsi la prese per mano e uscirono di casa.

 

“Len, mi fai male! Allenta la stretta! Mollami la mano!” urlò Rin.

“Shh! Ci sentirà…”

“Chi?” si lamentò spazientita Rin.

Si sentì una voce proveniente dalla casa:

“Dannati mocciosi!”. Una porta che sbatteva. Il rumore di un oggetto pesante trascinato sul pavimento: “Dove siete? DOVE?”.

I gemelli guardarono terrorizzati il punto da dove proveniva la voce.

“Corri Rin!”

Iniziarono a correre e, a loro insaputa, ad addentrarsi sempre più nella foresta.

Il padre dopo un po’uscì dalla casa e iniziò a cercarli. Fu facile trovare le loro tracce perché in mezzo al fango le loro scarpe avevano lasciato delle impronte. Seguì la scia fino a quando vide che il fango era troppo e le impronte erano sparite.

Rin e Len dopo aver corso per così tanto tempo si fermarono. Erano entrambi sfiniti, ansimavano.

Rin disse, stanca:

“Che cosa… Che cosa hai visto, Len? Perché papà ci sta cercando e ci urla contro?”

Il ragazzo non rispose.

“Len!”

“Mh?” disse.

“Cosa sta succedendo?” chiese la ragazza.

“Rin… Prometti di non urlare terrorizzata dopo quello che ti dirò?”

“P-Prometto”

“Ok… Beh… Nostro padre ha…”

“Cos’ha fatto?!”

“Ha… Ucciso nostra madre.”. Il ragazzo si fece coraggio e strinse i pugni “Lui… L’ha uccisa con un’ascia…”.

La ragazza sbarrò gli occhi, desiderava solo svegliarsi e scoprire che era solo un brutto incubo. Rimase in silenzio.

“Rin, nostro padre ci sta cercando per uccidere anche noi, ne sono certo.”.

Lacrime piene di sensi di colpa iniziarono a rigare le guance del ragazzo.

“Len…”

“Potevo salvarla” sussurrò.

“Cosa?” chiese la sorella, non avendo sentito.

“Potevo salvare la mamma… Sono un idiota”

“Non è vero… Papà avrebbe ucciso anche te, e subito dopo anche me”

“Se l’avessi ucciso prima io, non saremmo dovuti scappare!”. Le parole del ragazzo colpirono in pieno il cuore della ragazza che non seppe più cosa dire. Len vide che la sorella piangeva.

“Mi… Mi dispiace. Scusa.”. Si avvicinò per abbracciarla, ma lei lo respinse.

“Rin, scusa se ti ho offesa o se ti ho fatta preoccupare”

“Non è quello… E’…E’ che non sappiamo come risolvere questo problema! Cosa dobbiamo fare?”

“Beh, credo che-

“LEN! RIN! TORNATE A CASA! TORNATE DAI VOSTRI GENITORI!”. Era loro padre che li chiamava, facendo finta che non fosse successo niente per attirarli nella sua stretta e stringerli sempre più.

“Andiamo, sta arrivando.” sussurrò Len. Si asciugarono le lacrime, si presero per mano e fuggirono ancora.

 

“Dove stiamo andando?” disse Rin mentre correva.

“In qualunque posto!” rispose Len.

“Cosa?!” la sorella era perplessa.

“Basta che nostro padre non ci trovi”

“Ok”.

Si fece notte e i due gemelli si ritrovarono al buio e al freddo, affamati.

Erano sotto un albero, uno a fianco all’altra.

“L-Len…” sussurrò la bionda.

“Mh?”

“Ho freddo”

Il ragazzo le sorrise:

“Vieni”

Rin si raggomitolò tra le braccia di Len e si strinse sempre di più a lui.

“Ho paura…” ammise la ragazza.

Il ragazzo le diede un bacio sulla fronte e le disse, per rassicurarla:

“Andrà tutto bene, non ci troverà.”.

In realtà nemmeno Len aveva la certezza che la mattina dopo sarebbero stati vivi, eppure voleva pensare per il meglio. Vide che la sorella dormiva già come un sasso, così chiuse gli occhi, si rilassò e anche lui cadde in un sonno profondo.

 

LE NOTE DELL’AUTRICE!

{ * “Adolescence” dei gemellini *A* }

Ha appena piovuto, sapete? E io faccio ragionamenti contorti quando piove. Quindi mi sono detta: “Penso proprio che metterò una nuova storia!”. Ed ora eccomi qui, con questa storia che avevo già scritto da qualche mesetto fa ma che non ho mai avuto il coraggio di mettere qua su EFP. Insomma, penso sia un po’… Banale?

Boh, sta a voi decidere! Recensite, ok?

Non la aggiornerò molto frequentemente, dato che non ho molte idee per questa storia. E poi ho in corso anche “Give Me Love”, che vorrei finire entro il prossimo Natale, se possibile. Ma, visto che il mio cervello è già in vacanza, nonostante il brutto tempo, non ho ispirazione, penso che riuscirò a finire qualche storia solo tra vent’anni… LoL.

No, sul serio, il mio cervello sta già nuotando al mare, a volte si sdraia a prendere il sole in spiaggia e va a comprarsi qualche gelato al bar. E’ normale, secondo voi?!

Bene, tralasciando i miei scleri, vi saluto. Spero che questa “cosa” vi sia piaciuta e che recensiate. Ah, a proposito, questa ff POTREBBE diventare Kagamincest. Non lo so, devo decidere. Cambierò gli avvertimenti nell'introduzione, se succederà. Tutti i dubbi che vi potrebbero essere sorti, dato il capitolo piuttosto ambiguo, verranno spiegati nei prossimi capitoli.

Chu!

Ibby

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Capitolo 2
*** E' incredibilmente ingiusto! ***


 

 

Fu un rumoroso sbadiglio di Rin a svegliare Len, il quale sbadigliò a sua volta, per poi rendersi conto della posizione nella quale si trovava con sua sorella.

Rin, infatti, era letteralmente attaccata a lui e lo stringeva fortissimo, gli cingeva con le braccia la schiena, così forte che il ragazzo non riusciva quasi a respirare.

Per questo motivo, o forse per l’imbarazzo, non lo sapeva neanche lui, Len iniziò ad ansimare e a cambiare colorito, diventando di un deciso bordeaux, mentre implorava con lo sguardo Rin di staccarsi al più presto, altrimenti la sua parte hentai sarebbe presto uscita allo scoperto, facendogli fare qualche pazzia.

La voce non gli usciva per l’imbarazzo fin troppo forte, quindi provò a scrollarsela via facendole il solletico.

Rin iniziò a ridere sguaiatamente, staccandosi dal petto di Len. Rimasero l’uno di fronte all’altra, lui in imbarazzo e lei ancora assonnata.

Rin sbadigliò di nuovo, per poi borbottare, gonfiando le guance:

“Ehi… Perché mi hai tolta da lì? Stavo così bene…!”

Gli occhi azzurri e limpidi di Len, se possibile, diventarono più sgranati di prima.

“E-EHHHHHH?!?!”.

L’urlo del ragazzo fece volare via tutti gli uccelli appollaiati sui vicini alberi.

 

“Eh ehm” Len si schiarì la voce “Sicuramente papà ci starà cercando, quindi meglio se ci muoviamo in fretta.”.

Rin era piuttosto perplessa, non sapeva cosa fare. Se ne stava lì, davanti al fratello, con un’aria completamente assente. E Len, naturalmente, se ne era accorto.

“Ascolta, Rin. So che questa è una situazione completamente folle, e lo sai anche tu. Con molta probabilità ti starai chiedendo: “Che sta succedendo? Perché una cosa del genere succede proprio a noi?”, e so per certo che sei spaventata. Lo sono anch’io. Ma… Se qualcuno proverà a farti del male, ricordatelo sempre, io ti farò da scudo, ti proteggerò anche a costo di morire.”.

La ragazza annuì, tremando.

“Prima di torcerti anche un solo capello, Rin…” le carezzò una guancia e la ragazza arrossì “Dovranno passare sopra di me! Quindi… Non preoccuparti. Sarò sempre qui, al tuo fianco, e ti proteggerò.”.

Rin osservò per qualche secondo il fratello, per poi scoppiare in un pianto liberatorio e gettarsi tra le sue braccia.

“Len, e’…” sussurrò tra i singhiozzi “E’ un’ingiustizia… Perché? Insomma… Che abbiamo fatto io e te per finire in questa situazione?!”.

Il biondo socchiuse gli occhi, carezzando dolcemente il capo della sorella e stringendola a sé:

“Non lo so, Rin, non lo so.”.

 

Si alzarono e Len si portò un dito al mento, pensieroso. Rin, che lo osservava, gli chiese:

“A cosa stai pensando, Len?”.

Lui tornò alla realtà, e le sorrise:

“Niente, non preoccuparti. Pensavo alla mamma, tutto qui.”.

E a quel che non ci avrebbe mai permesso di fare*.

“Mh… Mi manca.” Disse tutto d’un fiato Rin.

“Anche a me…”. Ci fu un attimo di silenzio: “Andiamo?” chiese Len, porgendo la mano alla sorella

-sorella sorella sorella, non devo dimenticarlo- e sorridendole.

Lei annuì, sorridente, e strinse la mano del fratello.

 

Camminarono e camminarono, non sapendo nemmeno dove stavano andando. Quella foresta, seppur non lo sembrava, era gigantesca. Purtroppo per loro, il padre –l’assassino- la conosceva benissimo, dato che per andare a lavorare, ogni mattina, a Tokyo, doveva percorrerla tutta in macchina.

Quindi, erano letteralmente in trappola.

Per quanto potessero scappare, erano sempre due quattordicenni, inesperti e di certo non abituati ad una situazione del genere, e non sarebbero cambiati sul momento.

Mentre camminavano, Len pensava solo al futuro, a quel che sarebbe successo quel giorno, il giorno dopo e così via.

Sul serio morirò qua? In questa stupida foresta, completamente isolata dal mondo esterno? Il mio corpo verrà ritrovato o nostro padre –e guardò Rin- farà in modo di nascondere i nostri corpi e la passerà liscia davanti alla polizia? Di certo non sarò in grado di proteggere Rin… E allora perché prima le ho detto tutte quelle bugie? Sono proprio un idiota, eh… La mia Rin morirà subito dopo di me… Dopo che avrò provato inutilmente a proteggerla… La mia dolce Rin…

Strinse la mano libera dalla lieve presa della sorella e si fermò. Rin lo guardò, preoccupata.

“Ehi...” sussurrò il ragazzo, mollando la mano della ragazza.

“Che c’è Len?” chiese la bionda.

“Perché…Perché non si può amare chi si vuole…?”.

Rin inclinò il capo, perplessa.

“Voglio dire… Chi ha detto che un sentimento è sbagliato e un altro giusto? Non sono forse tutti uguali?”

“B-Beh… Perché mi stai facendo questa domanda, Len? Sentimenti sbagliati… C-Cosa c’entrava?”.

Len strinse ancor più i pugni e guardò in basso.

“Qualcosa è sbagliato solo perché va contro i normali canoni, vero? M-Ma perché nessuno può infrangere questi canoni, Rin? Non è un'ingistizia?!”.

Cadde a terra, in ginocchio.

“DIMMELO, RIN!” Urlò, alzando il capo e lo sguardo verso la sorella, mostrandole le lacrime che gli bagnavano il volto da quando aveva posto la domanda alla sorella.

“L-Len…”.

Il ragazzo si coprì gli occhi con le mani e continuò a piangere, singhiozzando forte, mentre Rin, incredula, osservava quel che stava succedendo, non sapendo cosa fare.

“R-Rin… Aiutami…! Aiutami, ti prego… Io… Io…”. Non finì nemmeno la frase, riprese a piangere disperatamente. Rin gli si avvicinò e lo abbracciò, carezzandogli la testa, come era solito fare lui quando lei piangeva.

“Non preoccuparti, Len, se sei preoccupato per qualcosa devi solo calmarti, ci sono io qui… Ok?” Gli sorrise, asciugandogli le lacrime.

Si guardarono e lui sgranò gli occhi per la gioia, per poi stringerla forte e affondare il suo viso nell’incavo tra il collo e la spalla di Rin.

“Ok…Ok…!” sussurrò, mentre continuava a piangere e mentre Rin continuava ad accarezzargli dolcemente la testa.

“RAGAZZI! DOVE SIETE?! VENITE, LA MAMMA E’ PREOCCUPATA!”.

I gemelli sciolsero l’abbraccio con la quale si tenevano stretti l’uno all’altra appena sentirono quella voce, riconoscendola.

“Dannato…” sussurrò Len, stringendo i pugni “Come se non sapessimo che ha ucciso la mamma… Quel maledetto vuole solo ucciderci!”.

“Andiamo, Len.”.

Len annuì. Si alzarono, si presero per mano e fuggirono da quel pazzo, ancora una volta.

 

LE NOTE DELL’AUTRICE!

{ *Len intende il suo fidanzamento con Rin, impossibile e di certo non approvato dai genitori dato che sono fratello e sorella, cosa credevate! XD }

Awww, finalmente, rieccomi con un nuovo capitolo di questa ff!

Per prima cosa ringrazio chi devo ringraziare, altrimenti me ne dimentico.

Dato che sono un’idiota e me ne ero scordata non l’avevo scritto nelle Note dell’ultima shot di GML, ringrazio tutti coloro che hanno recensito/letto/inserito in qualche Lista la Raccolta.

Sono davvero felice che vi sia piaciuta!

Secondariamente, ringrazio i love penguin, Rin e Len forever, amastuki Yuki e Mhary1864 per aver recensito il precedente capitolo di questa storia.

Grazie, davvero!

Passando al capitolo… Vi è piaciuto? Lettori e recensori, lasciate un commentino! <3

Vi piace la caratterizzazione che sto dando ai gemellini? Se vi state chiedendo perché hanno questi comportamenti leggermente strani, è perché sono sull’orlo di una crisi di nervi. Del resto, il padre armato di ascia ha ucciso prima la madre e ora vuole trucidare anche loro, quindi questi comportamenti mi sembrano abbastanza normali in una situazione del genere.

Poi Len è anche tormentato perché la persona che ama più di ogni altra cosa potrebbe morire davanti a lui senza che possa fare niente. Eh sì, il Kagamincest inizia a farsi sentire e Len è piuttosto preoccupato per quel che prova per Rin.

E…Chissà, magari anche Rin, segretamente, sta pensando tutte queste cose e anche lei è sull’orlo…

Lo saprete nei prossimi capitoli, quindi continuate a seguire questa ff! ^^

Poi… Beh, non ho niente da dire. Quindi vi saluto.

Alla prossima!

Chu!

Ibby

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Capitolo 3
*** Ho paura di perderti ***


 

 

Dove saranno quei due cani?! Li cerco da ore eppure non sono ancora riuscito a trovarli! Devo continuare a cercarli, altrimenti potrei passare guai… Len mi ha visto, per cui mi devo sbarazzare prima di lui…

Il signor Kagamine guardò dallo specchietto l’ascia appoggiata al sedile posteriore dell’auto. Era ancora un po’ sporca, ma non gli importava.

Subito dopo uccido Rin e… Beh, nascondo i corpi in casa e la brucio, così potrò dire che sono tutti morti a causa di un incendio… Prima però devo trovare quei due…

                                                                 _______________________________

“Nee Rin” sussurrò Len mentre camminava.

“Sì?” chiese la bionda.

“Hai sentito il rumore del motore che si accendeva? Probabilmente è lui…”

“Sì…”

“Muoviamoci, su. Se ci trova siamo fregati.”.

Continuarono a camminare, più velocemente.

Certo, non sapevano che si stavano sempre più perdendo in quella foresta. Del resto, come potevano saperlo?

 

“Nasconditi qui, vado a dare un’occhiata.” Disse Len lasciando un po’ indietro la gemella, che si affrettò a controbattere, ma prima che potesse dire qualcosa il fratello sorrise, zittendola.

Rin si nascose in mezzo a un cespuglio, facendosi piccola piccola in mezzo a quelle foglie.

Len intanto era un po’ più avanti, intento a perlustrare per bene la zona circostante.

 

Mentre osservava al di là di un gruppo di cespugli più fitti, sentì un rumore a poca distanza da lui. Erano passi. Passi forti, come solo quelli di un uomo adulto potevano essere.

In quel momento Len realizzò che Rin era sola, nella foresta in cui il padre, molto probabilmente armato di ascia, li stava cercando.

Ma quanto sono scemo?!

Corse, corse più che poteva, aveva il fiatone e quasi non riusciva più a tenersi in piedi. Le braccia gli tremavano e a contatto col venticello che soffiava iniziavano a dargli fastidio.

Ma che gli importava delle sue braccia tremanti in quel momento? Niente, non doveva nemmeno pensare che gli importassero! Rin poteva essere in pericolo solo perché lui l’aveva lasciata sola, che gli importava del fastidio?

 

Arrivato dove l’aveva lasciata, Len si appoggiò ad un albero, ansimando fortemente. Aveva corso per così tanto tempo?

Quando si riprese dagli ansimi, si guardò intorno.

Nessuna traccia di Rin.

Oddio. Mi uccido.

Non poteva urlare per cercarla, altrimenti, se il padre fosse stato lì vicino, l’avrebbe scoperto. Ma allora come poteva fare per trovare la sorella?

Riprese a correre, cercando disperatamente la gemella.

 

 

Dove sei, Len…? Ti prego, arriva presto…

Rin era nascosta su un albero. Si era dovuta spostare dato che il padre l’aveva vista e la rincorreva.

Per fortuna era riuscita a seminarlo e a nascondersi là sopra, dove quell’assassino non l’avrebbe mai trovata… Ma Len? Era strano che non avesse iniziato a cercarla…

Possibile che… Abbia trovato lui?!

Prese un bel respiro e si preparò a urlare:

“LEEEEEEENNNNNN!!!!!!!”

 

 

Il ragazzo dai capelli biondi sentì un urlo. Era Rin che chiamava il suo nome.

Dove sarà?!

Corse ancora, verso una zona di boscaglia più fitta.

Probabilmente se mi addentro ancora di più nella foresta sarà più difficile uscirne. Però devo salvare Rin!, pensò Len, mentre si guardava attorno.

Non è il momento di preoccuparsi. Arrivo, Rin!

Così riprese a correre, addentrandosi sempre di più nella fitta boscaglia.

“Rin…”. Sussurrò piano Len, mentre cercava la gemella.

Purtroppo nessuno gli rispose, e mentre stava per andare a guardare da tutt’altra parte, un sussurro appena percettibile gli arrivò alle orecchie.

“Nee.”.

Len sobbalzò, sentendosi in trappola, e mentre alzava il capo per osservare meglio la persona che gli aveva appena parlato, vide quella che probabilmente sarebbe stata la causa della sua –prossima a venire- morte.

 

No, non era il padre armato di ascia. Sarebbe stato troppo ovvio, no?

 

Il biondo spalancò la bocca, in preda al panico, qualche nanosecondo prima che la sorella gli piombasse addosso facendolo spiaccicare rovinosamente a terra con lei sopra.

 

Sì, Rin si era buttata sopra Len. Da un albero. Di proposito.

 

“Ora…”

Len si riprese.

“Spiegami…”

Si tolse Rin di dosso, in modo da avercela di fronte.

“PERCHE’ ERI SU UN ALBERO, E SOPRATTUTTO PERCHE’ TI SEI BUTTA-

“Grazie per l’atterraggio morbido, Len!” esclamò la ragazza, inclinando da un lato il capo e sfoderando un sorriso angelico.

Len sbatté le palpebre una volta, poi un’altra, e altre due. Poi si voltò leggermente, dato il rossore  che gli era appena nato sulle guance.

Si alzarono.

“C-Comunque non dovresti salire sugli alberi, sai? Puoi farti male”

“Lo so, scusa… P-Però papà mi inseguiva…”.

Len sgranò gli occhi, incredulo.

“E-Ehi! Sei ferita, per caso? Non è che ti ha fatto qualcosa?”

“N-No! Sono riuscita a fuggire e mi sono rifugiata sull’albe-

“Allora perché hai urlato?! Perché hai urlato il mio nome? Se ti avesse scoperta saresti mo-” si interruppe per un attimo, esitante “Ti avrebbe fatto qualcosa! Perché hai urlato?!”.

Gli occhi di Rin erano lucidi, stava per scoppiare. Lui la stava rimproverando.

“Io… Io… Ho pensato che tu fossi in pericolo…!”.

Len esitò di nuovo.

“Eri preoccupata per… Me…?”

Cercò di posare una mano sulla spalla di Rin, che però la respinse e indietreggiò un po’, mentre le lacrime iniziavano a scorrerle lungo tutto il viso.

“Tu… NON CAPISCI NIENTE, LEN!”

“Asp-

Rin corse via, cercando di fuggire da quella verità che tanto le dispiaceva. Len le andò dietro, cercando di fermarla, perché quella fuga poteva costarle un’ altrettanto spiacevole incontro col padre.

 

LE NOTE DELL’AUTRICE!

Salve popolo! Sono tornata, sì. u.u

Scusate il piccolo ritardo, ma sono stata impegnata e poi mi mancava l’ispirazione, quindi… Gomennasai! >o<

Questo capitolo non mi convince molto, solo l’ultima parte mi piace XD

Nel prossimo capitolo scoprirete perché Rin è fuggita ^^ *vi fa’ incuriosire e dopo aggiorna tra vent’anni*

Che ne pensate del padre dei gemellini? E’ odioso, vero? XD Ditemi che ne pensate, del capitolo, dell’assassino e dei Kagamine, in una recensione. *^*

Ora mi dileguo.

Chu!

Ibby

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Capitolo 4
*** Dopo la tempesta... ***


 

 

“Rin! Fermati!” Urlò Len mentre rincorreva la sorella, che però non sembrava voler smettere di scappare.

“RIN!”

“Baka baka baka Len!” urlò la bionda, coprendosi le orecchie con le mani e scuotendo il capo, cercando di correre più veloce.

Sa essere davvero irritante…

Rin continuava a correre, senza fermarsi.

Mentre guardava dietro sé per assicurarsi che il fratello fosse a una certa distanza, non si accorse che il sentiero finiva proprio dove lei aveva appena mosso un passo, per giunta storcendosi una caviglia. Stava per scivolare da una collinetta abbastanza ripida.

Però lei…

Len si avventò verso di lei, mentre la ragazza scivolava.

E’ LA MIA RIN!

La prese per mano, appena in tempo, e la attirò a sé, impedendole di iniziare a rotolare rovinosamente lungo il pendio della collina.

In quel momento Len era sopra Rin, e la guardava, impedendole di fare qualsiasi cosa.

Lei continuava a piangere, mentre ricambiava lo sguardo del ragazzo.

Scossa da forti singhiozzi, cercò di articolare una frase, ma Len la zittì:

“Sei impazzita?! Ti sembra modo di comportarsi?!”.

Rin lo spinse via, facendolo sedere, per poi rimanere seduta anche lei a terra, piangendo disperatamente.

“Ti sei arrabbiato…” sussurrò, sfregandosi un braccio sugli occhi cercando di asciugare le lacrime.

Len non rispose, si limitò a guardarla.

“…PERCHE’ MI SONO PREOCCUPATA PER TE?!?!” urlò Rin, scoppiando nuovamente a piangere.

Il biondo continuò a guardarla, ascoltando i suoi singhiozzi, osservando i suoi occhi azzurri pieni di lacrime.

Poi, lentamente, si alzò e si avvicinò a lei. La invitò ad alzarsi porgendole una mano e lei la afferrò, sollevandosi piano e zoppicando un po’ a causa della storta procuratasi prima.

“Potrei mai…” disse Len.

Abbassandosi, si esibì in un lieve ed elegante baciamano a Rin, che lo guardava, sorpresa.

“…Arrabbiarmi con te?” finì il ragazzo, alzando il capo e sorridendole.

Rin rimase ferma per qualche secondo, affascinata dal ragazzo.

“L-Len…”

“Vogliamo andare, milady?”.

La bionda annuì, e con un leggero movimento Len la prese in braccio.

Lei lo guardò, interrogativa:

“P-Perché mi hai presa in bra-

“Ho notato che zoppicavi, eh.” Disse Len, sorridendole.

Lei si aggrappò saldamente a lui, abbracciandolo forte.

“Grazie…” gli sussurrò all’orecchio.

Sorrisero, mentre si incamminavano.

 

 

Ormai si era fatta notte e i due gemelli si sedettero sotto un grande albero, fermandosi per dormire un po’.

Rimasero in silenzio. Rin abbracciava Len, cercando di scaldarsi un po’, e lui la stringeva leggermente a sé.

Il ragazzo stava per addormentarsi, aveva già gli occhi socchiusi, quando vide che intorno a lui e alla sorella era pieno di lucine brillanti.

“Nee, Len! Le lucciole… Che belle…” disse Rin  a voce bassa, stringendosi al fratello.

“S-Sì… Sono bellissime…” sussurrò Len.

Rin sorrise, felice. Chiuse gli occhi, e proprio mentre stava per addormentarsi, Len aggiunse:

“Sono bellissime e brillano di una luce abbagliante… Proprio come te, Rin.”.

La ragazza arrossì, guardando le lucciole. Sì spostò,  sedendosi davanti al biondo.

“Che c’è?” chiese lui, interrogativo, vedendo lo sguardo concentrato e allo stesso tempo spensierato della ragazza.

“Tu-

Len le carezzò una guancia, per poi prenderle il viso tra le mani.

So benissimo cosa sto facendo… E’ sbagliato… Però questo è il momento.

Lentamente, si avvicinò sempre più al viso della bionda. Ormai erano a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra, e Len, avvicinandosi ancora, eliminò quella piccola distanza che li separava.

Rin si mostrò un po’ titubante, ma si abituò presto alle morbide labbra di Len sulle sue, e dopo qualche secondo lasciò che la lingua del ragazzo che cercava di farsi strada nella sua bocca si intrecciasse lentamente alla sua.

Si allontanarono e si guardarono. Le lucciole che li circondavano rendevano l’atmosfera perfetta, e i gemelli avevano capito quel che provavano reciprocamente, un amore che andava oltre il semplice affetto fraterno, qualcosa in più.

“Len…” disse Rin, mentre osservava quei due frammenti di cielo così simili ai suoi.

Il biondo tese le braccia davanti a lei, invitandola ad avvicinarsi a lui.

Lei si sistemò tra le braccia del fratello, che la strinse un po’.

“E’ sbagliato, ma… Ti amo… Rin…”.

Detto questo, cedette alla stanchezza e cadde in un sonno profondo.

“Ecco cosa intendevi l’altra volta… Dicendo che “Non si può amare chi si vuole”… Ma anche io ti amo, fratellino…” disse Rin, per poi addormentarsi, felice.

 

LE NOTE DELL’AUTRICE!

Muahahahha!!!! Sono tornata, gente! Sì, dopo pochi giorni! Vi torturerò!

...

Eh ehm, salve a tutti e bentornati!

La vostra Ibby oggi è più energica che mai! E sta pensando seriamente di trasferirsi/teletrasportarsi in Giappone, a causa della sua passione irrefrenabile per quel Paese, ma questo è un altro discorso. ù.ù

A proposito di Giappone! Ne voglio approfittare, oggi, per fare gli auguri di Buon Compleanno a VipTenchou, un Nico Singer che mi piace molto e che ieri, 14 luglio 2013, ha compiuto gli anni! 27, se non sbaglio. ^O^  *O*

Omedetou, Tenchou! OuO

 

E non mi importa se in Giappone c’è un fuso orario diverso e quindi chissà che ora è, io gli auguri glieli faccio lo stesso. ORA. ù.ù

E con un giorno di ritardo, oh! X°°D

 

Comunque, parlando del capitolo, scusate se è un po’ più corto degli altri ma ho pensato di farlo finire con i gemellini che si addormentavano, così, come per dire “E’ passata un’altra giornata”. ù.ù [?]

Questo capitolo vi è piaciuto? E la dichiarazione dei gemellini?

Ebbene, è ancora l’inizio della dichiarazione, perché nel prossimo capitolo vorranno entrambi “spiegazioni” e dovranno dichiararsi più esplicitamente. ^_^

Volevate il Romantico, e Romantico sia! Muahahhaha!!!!

Uh, uh! Avrete notato che ho cambiato i nomi dei capitoli! Che ne pensate, sono carini? *^*

Recensite, please! <33333

Io mi dileguo, chu!

Ibby

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Capitolo 5
*** Dolci preoccupazioni ***


 

 

La ragazza dai capelli  biondi si svegliò tra le braccia del fratello, che ancora dormiva profondamente.

“Nee, Len!” esclamò la ragazza. Non ottenendo nessuna risposta, guardò storto il biondo, per poi sorridere e avvicinarsi alle sue labbra, facendo aderire su di esse le proprie.

“Eh…? Ma cosa-

“Ben svegliata, Bella Addormentata” disse Rin, scherzando, mentre staccava le sue labbra da quelle di  Len.

“Ah, Rin… Sei tu.” Len socchiuse gli occhi, ignorando la battuta della sorella e stringendola a sé, facendola arrossire e non poco.

“Beh, su, è ora di muoversi, altrimenti quello ci troverà.” Continuò il biondo, riferendosi al padre.

Si alzarono, pulendosi gli abiti un po’ sporchi di terra, e si avviarono verso… Chissà dove.

 

Dopo un po’ di camminata, Rin si fermò, sentendo delle gocce che iniziavano a scendere dal cielo, bagnandole i capelli.

“Piove…” commentò, osservando il cielo nuvoloso.

“Già...” continuò Len, mentre si avvicinava alla sorella, rimasta indietro.

“Senti Len… Ieri…”

“Cosa?” domandò il ragazzo, un po’ imbarazzato.

“Mi chiedevo… Perché? Insomma… Perché mi ami? Non sono nemmeno così attraente, perché…?”.

Rin indietreggiò verso il tronco di un albero, per poi lasciarsi andare lungo tutta la sua lunghezza, finendo col sedersi a terra. Sorrise con amarezza, rivolgendo lo sguardo all’amato e portandosi le ginocchia al petto.

Len ci mise un po’ a capire dove voleva arrivare la sorella. Quando finalmente capì quel che gli era stato appena detto dalla bionda, le si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lei, accarezzandole con dolcezza una guancia e guardandola, comprensivo.

“Vuoi sapere perché ti amo, eh? Beh… Semplicemente perché sei tu, Rin.” Disse il ragazzo.

“E non mi importa del fatto che siamo gemelli, ok? Non mi importa.” Continuò.

Rin sperò vivamente di non essere arrossita. Ma dal caldo che sentiva, constatò che sì, era diventata color porpora.

Cercò di distogliere lo sguardo, gli occhi del fratello puntati sui suoi la facevano sentire strana. Prima che lo distogliesse, però, Len le afferrò il mento e la costrinse a continuare a guardarlo negli occhi.

“L-Len…” sussurrò la bionda.

“Ti basta come risposta?” le chiese il ragazzo, deciso.

La bionda annuì, e l’espressione di Len si addolcì visibilmente, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Rin lo attirò a sé, trascinandolo in un bacio poco casto.

Fu la stessa Rin che, per mancanza d’aria di entrambi, dopo qualche secondo si allontanò da Len, ansimando.

“Rin… Ti amo…” ansimò Len, le guance leggermente imporporate.

“A-Anche io…” disse Rin, per poi sorridergli.

 

Mano nella mano, i gemelli camminavano nella la foresta. Ormai non sapevano nemmeno dove andare, si limitavano a vagare per la boscaglia, fuggendo dal padre che sicuramente li cercava.

Per qualche giorno si erano nutriti di bacche e piante commestibili. Le sapevano riconoscere grazie alla madre, esperta in quel tipo di cose, che aveva insegnato loro a distinguere le piante velenose da quelle commestibili.

Però, era raro trovare molte bacche, e soprattutto commestibili, e di certo per due quattordicenni non bastava così poco cibo.

Len si avvicinò ad un cespuglio, controllò per bene le bacche che aveva prodotto e, dopo aver appurato che erano commestibili, le raccolse, per poi porgerle alla sorella.

“Tieni, mangia.” Le disse, mettendogliele nelle mani.

“Ehi Len! Così tu rimani senza!” Esclamò preoccupata Rin “Prendine un po’…”.

Il fratello la osservò, rimanendo incantato dalla dolcezza della gemella.

“Tranquilla, tu pensa per te, io posso benissimo farne a meno!” le disse, sorridente.

“Ehi! E’ da qualche giorno che non mangi, guarda che me ne sono accorta! Se continui così, non ti reggerai nemmeno più in piedi!”.

In effetti Rin aveva ragione. Len non mangiava da due giorni, e a poco a poco stava perdendo le forze.

Ma io devo pensare solo a difendere lei… Non importa se sto male.

“N-Non ti preoccupare, io sto bene” si affrettò a rispondere il ragazzo.

Rin era seriamente preoccupata. Dopo aver sentito l’affermazione del fratello, non resistette più e gli si buttò addosso prima che lui potesse fare qualcosa.

“Ora… Tu… Mangi!” urlò, mentre Len si dibatteva sotto di lei, per poi ficcargli in bocca tutte le bacche.

“N-Non riesco a respirare!” sibilò Len, le bacche gli stavano andando di traverso e Rin sopra il suo torace non lo aiutava di certo a respirare meglio.

“Oh! Scusa!” squittì Rin, alzandosi di scatto e cercando di aiutare il fratello a riprendersi.

Dopo essersi ripreso, Len la guardò e vide che era completamente rossa in viso, e aveva gonfiato le guance. Le lacrime stavano per sgorgare a cascate dai suoi grandi occhi azzurri. Il ragazzo trovò quella reazione estremamente degna di Rin, e scoppiò a ridere.

“Perché ridi?!” esclamò Rin, imbarazzata e leggermente stizzita.

“Perché…” Len smise di ridere, per quanto fosse estremamente difficile “Sei carinissima, Rin.”.

La bionda sbuffò, abbassando il volto per non farsi vedere così paonazza. Le lacrime avevano iniziato a rigarle le guance.

“Ehi, ma perché piangi? Perché mi hai quasi ucciso con delle bacche?” scherzò Len.

“Zitto.” Lo fulminò la sorella, arrabbiata.

“Allora, perché?”

“P-Perché… Ogni volta che cerco di aiutarti finisco solo per essere d’intralcio, e ti metto anche in pericolo…” sussurrò Rin, per poi singhiozzare forte.

“Ehi…” Len le alzò il capo, asciugandole le lacrime. “Tranquilla. Non sei mai d’intralcio.”.

Rin lo guardò, sollevata. Len si avvicinò lentamente a lei, e la baciò dolcemente, abbracciandola, la pioggia che bagnava loro i capelli d’oro.

 

LE NOTE DELL’AUTRICE!

Allora. No, devo scusarmi. Scusarmi per l’enorme ritardo e soprattutto, scusarmi per le carie che vi saranno venute in seguito alla lettura di questo capitolo. Sul serio, adesso ci cadranno tutti i denti.

Eh ehm, intanto Salve a tutti coloro che stanno leggendo! Parliamo del chapter, che è meglio. ù__ù’’

E’ più corto degli altri, mi dispiace, ma non ho avuto abbastanza forza per continuare. ‘Sti due gemelli mi uccidono con il loro Fluff fluffuoso. Non ce l’ho fatta. X°°D

Poi, che dire… Ah, sì. So che tutti mi starete maledicendo urlando:

“Autrice, i Kagamine stanno fuggendo da un pazzo psicopatico, ‘sta fiction è Angst, facci vedere l’Angst! E non farci cariare i denti con tutto questo Fluff incestuoso!”.

Ma io non ce la faccio, popoloh. ;^; Non resisto, il Fluff ci deve essere in dosi industriali! Ma nei prossimi capitoli vedrete l’Angst, ve lo prometto.

… Forse. UwU

Recensite e ditemi che ne pensate di questa cosa zuccherevole [?], chu!

Ibby

PS: Questi giorni sono molto ispirata. Finalmente, dopo tanto che l’ispirazione non si faceva sentire, è tornata. ^__^ *Niente, ci teneva a dirlo.*

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