When We're Older di warblerslushie (/viewuser.php?uid=435013)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 1 *** Chapter 1 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie – potete
trovare il primo capitolo in
lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note
dell’autrice:
non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno
dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non
scriverei
fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è
basato sul
personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se vi
piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing Loneliness.
When We’re Older
Capitolo 1
Blaine chiuse gli occhi
aggrappandosi al ripiano del lavandino, cercando di reggersi in piedi e
stabilizzare
la propria figura vacillante mentre ascoltava il ticchettio del timer
che
proveniva da oltre le sue spalle.
Aveva combattuto contro la
nausea
per tutta la mattina, rimettendo la propria colazione non molto tempo
dopo che
Kurt era uscito di casa per lavoro; ed ora, dopo qualche giorno passato
a struggersi
in un dibattito mentale, chiedendosi se doveva o meno andare fino in
fondo alla
vicenda, Blaine si trovava ad aspettare che un certo test
gli desse la conferma se la sua malattia era dovuta o
meno a qualcosa di più che un semplice caso di influenza.
****
«Cosa ne
pensi sulla possibilità di
avere dei bambini?»
La mano sul
fianco di Blaine si
bloccò.
Kurt era
ancora alle sue spalle e
Blaine sapeva che, se si fosse voltato, l’espressione sul volto del suo
fidanzato probabilmente non sarebbe stata piacevole.
«Perché me
lo chiedi?» domandò Kurt,
stringendo la mano sull’anca di Blaine prima di rotolare via ed alzarsi
dal
letto – aspettò a malapena una sua riposta prima di scomparire
all’interno del
bagno privato della loro camera da letto.
«Stavo solo
pensando, tutto qui»
«A
proposito di avere dei bambini?»
«Sì, voglio
dire... mi è venuto in
mente e mi stavo semplicemente chiedendo cosa ne pensi a riguardo»
Kurt
rientrò nella stanza con un panno
caldo ed umido in una mano ed un asciugamano asciutto nell’altra;
gattonò sul
letto e sedette a cavalcioni sulle gambe di Blaine.
«Abbiamo
appena fatto sesso e tu
divaghi sull’avere dei figli?»
«Beh,
magari ne vorrei un paio un
giorno e mi domandavo se è ciò che vorresti anche tu»
Kurt alzò
gli occhi al cielo e cominciò
a ripulire le tracce di seme sue e di Blaine prima di emettere un
pensieroso
“Uhm” e sorridergli, gettando il panno sporco dietro di sé con
disinvoltura.
«È solo che
è uno strano argomento
post-sesso, tutto qui»
«La gente
parla di avere figli tutto
il tempo, non si tratta di un argomento controverso dopo aver avuto
rapporti –
voglio dire, nei film succede»
«Sì, e sono
quasi sempre coppie
eterosessuali che hanno appena avuto un irrealistico amplesso sotto la
doccia e
poi, nove mesi dopo, boom! La ragazza fa saltar fuori un bambino. Oh,
le gioie
dei presagi!»
«Quindi,
tecnicamente, in questo
momento dovrei rimanere gravido visto che abbiamo appena fatto l’amore
e, nell’arco
di una decina di mesi, dovremmo avere un bambino... sai, basandoci sul
fatto
che stiamo parlando di averne in futuro»
Kurt alzò
gli occhi al cielo di nuovo
e scosse la testa.
«Questa
conversazione sta diventando
strana e voglio tirarmene fuori. Niente più discussioni sull’avere
figli»
«Ma...»
«Un giorno
mi piacerebbe avere dei
bambini, Blaine, ma in futuro, quando sarò un po’ più grande – e questo
è tutto
ciò che ho intenzione di dire a riguardo»
Mentre Kurt
raccoglieva il panno che
aveva gettato a terra e tornava in bagno, Blaine sorrise raggiante,
incrociò le
braccia dietro la testa e chiuse gli occhi – immagini di piccoli ed
adorabili
bambini che assomigliavano a Kurt gli attraversarono la mente.
****
Un
suono stridente scoppiò alle sue spalle e Blaine sussultò, girando sui
tacchi
per afferrare il timer posto sulla tavoletta abbassata del gabinetto.
Girò
la manopola, lo disattivò e lo appoggiò di nuovo.
L’ansia
andava crescendo mentre lui stava lentamente cominciando a rendersi
conto che
il timer spento significava una ed una cosa sola.
Il
test era pronto.
****
«Ti ricordi
quando Rachel credeva di
essere incinta?»
«Parli
della volta in cui non era
certa se il bambino fosse di Brody o di Finn?»
«Già»
«Sì, lo
ricordo, perché?»
Kurt lasciò
cadere la busta colma di
cibo cinese takeaway sul tavolo ed estrasse un paio di contenitori,
posandoli
davanti a Blaine, prima di continuare a parlare.
«Beh, pensa
di essere di nuovo in
stato interessante»
«Lei
cosa?» balbettò Blaine, strozzandosi con
il sorso d’acqua che aveva osato bere mentre Kurt stava parlando.
Kurt
allungò la mano verso di lui e
accarezzò la schiena del suo fidanzato, scuotendo la testa mentre lo
faceva.
«Attento,
tesoro, non voglio che tu
muoia prima del nostro matrimonio» attese che le guance di Blaine
riprendessero
colore, sorridendo appena il suo respiro si regolarizzò «Ora, come
stavo
dicendo prima che tu decidessi quasi di morire, Rachel pensa di essere
incinta»
«E Finn lo
sa?»
«No, e non
lo saprà finché Rachel non
avrà scoperto se davvero aspetta un bambino o se è solo un altro falso
allarme»
«Beh,
sarebbe bello se lo fosse. Quel
bambino verrebbe davvero viziato»
Kurt ghignò.
«Sì, da te
e dai papà di Rachel e da
chiunque altro»
«Lo
vizieresti anche tu, non mentire»
«Mh, credo
di non poterti dare
risposta in merito, ma... ad essere completamente sincero, spero che
non sia
incinta»
Blaine
inarcò un sopracciglio, la
forchetta che stava portando alla bocca sollevata a mezz’aria.
«E perché?»
«Perché è
troppo giovane per avere un
bambino! Non abbiamo nemmeno ventun anni, Blaine! E ha così tanto da
fare e poi
ha tutti questi piani... io non posso nemmeno immaginare di cambiare la
mia
vita per accogliere un altro essere umano nel mondo! Sono troppo
egoista in
questo momento per avere un figlio e, secondo me, anche Rachel lo è»
«Io penso
che sarebbe una madre
eccezionale»
«Davvero?»
chiese Kurt, il viso
stravolto dall’incredulità «Io, invece, penso che tu stia mentendo»
«Affatto.
Voglio dire, sì, Rachel è un
pochino egocentrica a volte» ignorò la sbuffata di Kurt «E, certo, è un
po’
come una bomba ad orologeria quando si tratta dei suoi obiettivi per il
futuro
e del modo in cui raggiungerli, ma le persone possono cambiare. Sarebbe
una
fantastica mamma ed attendo con ansia il giorno in cui la vedrò in Dance Moms
o Toddlers and Tiaras, ovviamente in
una versione di Broadway chiamata Stage Moms o
qualcosa del genere»
Kurt
scoppiò a ridere e Blaine sorrise
appena lo vide ridacchiare dietro la mano.
Quella
sera, naturalmente, il resto della
loro conversazione fu incentrata sulla crisi di Rachel riguardo la sua
potenziale gravidanza e del loro futuro di coppia – con tanto di
chiacchierata
sui loro futuri figli – e quando Rachel, settimane dopo, li chiamò per
raccontar loro che per l’ennesima volta si era trattato di un falso
allarme,
Blaine non poté fare a meno di sentirsi leggermente deluso dal fatto
che non ci
sarebbe stato un bebè che lui potesse finalmente viziare.
****
Quel
maledetto test lo stava prendendo in giro.
Beh,
a dire il vero c’erano svariati test – non
si può mai sapere, si era detto Blaine quando, il giorno prima, ne
aveva
comprato un’enorme quantità in farmacia.
Ne
aveva acquistati una manciata di diversi tipi perché aveva letto su
internet
che alcune marche potevano dare dei risultati falsi e lui voleva
davvero,
davvero sapere cosa c’era che non andava in lui in quell’esatto momento.
Quindi
eccolo lì, intento a fissare la fila di test di gravidanza con il cuore
che
minacciava di scappargli dal petto.
«Oh,
mio Dio»
****
«Buon
anniversario, tesoro!»
Blaine
sorrise quando sentì le labbra
di Kurt contro la guancia.
Si
accoccolò tra le braccia di suo
marito e sospirò felice quando Kurt lo strinse in uno stretto abbraccio
e
cominciò a tracciare una scia di caldi baci sul suo collo.
«Kurt! Sto
preparando la cena!»
Kurt si
allontanò dal collo dell’altro
e lo schernì giocosamente.
«È il
nostro primo anniversario di
matrimonio e tu vuoi rimanere a casa e cucinare? Pensavo che saremmo
andati a
mangiare qualcosa fuori»
«No,
sciocco, volevo cenare qui e dopo
potremmo... uhm...» abbassò la voce, sbattendo le ciglia per flirtare
con lui «Potremmo
approfittare della serata e del fatto che abbiamo tutta la notte, come
domani,
liberi da impegni»
«Sta
dicendo ciò che penso tu stia
dicendo?» chiese Kurt, ghignando diabolicamente mentre faceva un passo
indietro
per guardare intensamente negli occhi di Blaine.
«Oh, signor
Anderson-Hummel! Che
sguardo immorale mi sta rivolgendo in questo momento!» lo prese in giro
Blaine,
allontanando suo marito mentre mescolava la pasta in ebollizione nella
pentola.
Ridacchiò
quando Kurt lo avvinghiò di
nuovo e ricominciò a tempestargli il collo di baci – non riuscì a
trattenere il
gemito che gli scivolò fuori dalle labbra appena Kurt premette la bocca
contro
la sua clavicola.
«Kurt,
baby, per favore. Voglio finire
di preparare la cena e poi possiamo fare questo per tutta la notte»
Kurt sbuffò
e lasciò la presa, voltandosi
verso il frigorifero; aprì l’anta e sbriciò al suo interno.
«Devo dire
che sono un po’ deluso dal
fatto che sei più interessato al cibo che ad avere me ma, visto che
anch’io sono
piuttosto affamato, non mi lamenterò troppo»
«Sono
felice che tu sia comprensivo»
Blaine rise, scolando la pasta ormai cotta nell’apposito utensile.
Kurt prese
la salsa riscaldata dal
fornello.
Raggiunsero
la sala da pranzo, dove posarono
le pentole prima di servirsi, e qualche minuto dopo stavano godendosi
la cena e
parlando tranquillamente delle loro rispettive giornate al lavoro e a
scuola.
Kurt stava
per trangugiare un altro
pezzo di pane all’aglio quando si rese conto che Blaine lo stava
fissando.
«Stai bene, tesoro? Sembra che tu voglia
mangiare me anziché i tuoi spaghetti – non che mi stai lamentando o che
altro»
Blaine
scosse la testa e lasciò cadere
la forchetta nel piatto.
«Ho
intenzione di mandarti in estasi
appena avremo finito di cenare... ma stavo solo pensando, tutto qui.
Non c’è
bisogno di preoccuparsi»
«Un penny
per i tuoi pensieri?»
«Uhm...
beh, ti ricordi di quella
notte di qualche anno fa, quando abbiamo parlato del nostro futuro?»
«Parliamo
sempre del nostro futuro,
Blaine. L’altra sera hai detto di voler mettere un soffione a cascata
nel bagno
padronale»
«Sì, ma
questa è una cosa diversa»
Kurt alzò
un sopracciglio, masticando
costantemente il suo pezzo di pane.
«In che
senso?»
«Beh, siamo
sposati da un anno... e
i-io, uhm, mi stavo chiedendo se hai pensato alla possibilità di avere
dei
bambini»
Il pezzo di
pane che Kurt teneva in
mano cadde e rimbalzò sul tavolo, rotolando, fino a fermarsi accanto al
bicchiere
di acqua ghiacciata.
Kurt
allungò una mano e se l’appoggiò
sul petto – un paio di colpi di tosse gli sfuggirono mentre fissava
Blaine con
gli occhi spalancati.
«Che cosa?»
«Bambini.
Mi chiedevo cosa ne pensavi
di averne un paio»
«Vai ancora
a scuola, Blaine! Non hai
intenzione di avere dei figli ora, vero?»
Blaine
arrossì, agitando una mano
davanti al proprio viso.
«No, Dio,
no. Non ora, almeno. Voglio
dire, dovremmo aspettare un paio d’anni o almeno fino a quando non
saremo più
stabili e più sicuri delle nostre finanze, ma...»
«Parli come
un vecchio uomo sposato!»
scherzò Kurt.
Respirare
divenne un po’ più facile
ora che aveva assimilato che Blaine non stava suggerendo di avere un
bambino in
quel preciso momento delle loro vite.
«Sono un
vecchio uomo sposato» ribatté
Blaine «Ma, come stavo dicendo, mi piacerebbe avere un bambino nel
prossimo
futuro. Qualcuno che sia un mix di te e me, intendo»
Kurt alzò
lo sguardo, incontrando gli
occhi di Blaine, e il suo cuore perse un battito.
Sapeva
esattamente di cosa Blaine
stava parlando: della recente – e stava usando quel termine con
leggerezza –
scoperta del gene Reddin.
Era
qualcosa che gli scienziati
avevano studiato per decenni e solo nel 1994 la ricerca era finalmente
decollata.
Durante il
secondo anno di liceo di
Kurt e il primo di Blaine – non molto tempo dopo che i due erano
ufficialmente
tornati insieme dopo una brutta rottura –, gli scienziati avevano
annunciato di
aver trovato prove sufficienti che garantivano che una piccola parte
della popolazione
maschile era portatrice del gene e tramite qualche test gli uomini,
soprattutto
quelli gay, potevano scoprire se avevano o meno il gene Reddin.
Se così
fosse stato, ricevendo cure
mediche adeguate ed iniezioni mensili d’ormoni, si poteva portare a
termine una
gravidanza con successo.
A quanto
dicevano le riviste
documentate sulle gravidanze maschili, quello era un processo
drammatico per il
portatore ma fattibile, e per gli uomini gay avrebbe reso più semplice
la
possibilità di concepire un bambino che avesse entrambi i DNA dei
genitori.
Giusto
prima di sposarsi, sia Kurt che
Blaine avevano fatto il test ed avevano scoperto che Blaine era
portatore del
gene.
Ecco perché
Kurt si era spaventato a
morte quando Blaine aveva parlato di avere dei bambini... perché lui
non si
sentiva ancora pronto per dei figli.
Entrambi
avevano ancora così tanto da
fare con le loro vite, come viaggiare e godersi i loro vent’anni. A
parere di
Kurt, non avevano tempo per dei figli e anche se, in fondo, non gli
sarebbe
dispiaciuto averne uno, voleva che accadesse tra dieci anni o anche più
e non
in quel momento.
Motivo per
cui entrambi erano
particolarmente attenti.
Usavano
sempre il preservativo e, quando
invece ne facevano a meno, Blaine prendeva una pillola anticoncezionale.
A
differenza di quelle prescritte alle
donne, dato che gli uomini non avevano periodi mestruali, la pillola
non creava
problemi a livelli ormonali. Faceva solo in modo che Blaine non
rimanesse
gravido e Kurt era infinitamente grato a quella dannata piccola pillola
grigia-blu, soprattutto durante quelle notti in cui erano
eccezionalmente
ubriachi, distratti, e finivano per fare sesso senza protezioni.
In quel
preciso momento, Kurt non poté
fare a meno di notare lo sguardo pieno di desiderio negli occhi di suo
marito
mentre questi lo fissava.
Sapeva che
Blaine amava i bambini ed i
bambini si radunavano intorno a lui, non era una cosa strana – Blaine
era un
tesoro quando si trattava di piccoli frugoletti, era così affettuoso e
così
giocoso... e loro adoravano il suo modo di fare.
Kurt aveva
avuto modo di constatare in
prima persona quando Blaine fosse bravo coi marmocchi quando, una
volta, aveva
fatto da babysitter al figlio dei vicini di casa.
In
quell’istante, Kurt realizzò che
Blaine, un giorno, sarebbe stato un padre maledettamente bravo.
Ma non così
presto.
Kurt non
era ancora pronto.
Sorridendo,
allungò la mano sul tavolo
e prese quella di suo marito, stringendola.
«Un giorno,
Blaine, te lo prometto.
Magari, quando saremo più grandi, avremo un paio di bambini e saranno
perfetti»
«Lo pensi
davvero?»
«Lo so per
certo. Ma... che ne dici di
smetterla di parlare di pargoli e, magari, esercitarci nel farne un
paio? So
quanto ti piace»
Blaine
sbuffò contro la sua mano ma si
alzò di scatto dal tavolo, dimenticandosi della cena mentre si
precipitava in
camera da letto con Kurt alle calcagna.
****
«Cazzo»
Blaine
fissò la fila di bastoncini e sbatté le palpebre rapidamente – le
lacrime
copiose che gli riempivano gli occhi scivolarono lungo il suo viso.
Alzò
una mano e si asciugò il volto dai segni del pianto mentre continuava a
studiare i test davanti a lui.
Positivi.
Tutti
tranne uno.
Cosa
avrebbe pensato Kurt?
Note della
traduttrice
Non smetterò mai di
ringraziare l’autrice
per avermi permesso di tradurre la sua storia.
Generalmente mi tengo alla
larga
dalle fanfictions con tematica MPREG perché il più delle volte le trovo
irreali
dal punto di vista psicologico e, lo ammetto, un po’ inquietanti sotto
ogni
altro aspetto.
Quando ho letto la trama
di “When
We’re Older” mi sono ritrovata ad aprire la pagina senza nemmeno sapere
il perché.
E per fortuna l’ho fatto,
aggiungerei, perché è stato subito amore.
Adoro lo stile fluido di
warblerslushie
e la sua straordinaria capacità di dipingere abilmente i personaggi
senza mai
perdere il contatto con la realtà – e, trattandosi del suo primo
tentativo con
la MPREG, è una cosa a dir poco sublime: ha tratteggiato i Klaine più
umani che
abbia mai incontrato, ha fatto sì che mi affezionassi irrimediabilmente
ad ogni
parola e ad ogni lacrima – e, a proposito di lacrime, questa è stata la
primissima fanfiction che mi ha fatta commuovere.
Far ridere è
difficilissimo ma
emozionare fino a far traboccare il cuore del lettore è, beh,
praticamente
impossibile dal mio punto di vista.
Spero di ricreare
quell’atmosfera
anche qui, con questa mia primissimo tentativo di traduzione, e spero
che
abbiate voglia di seguire me e warblerslushie in quest’avventura.
Siete i benvenutissimi a
recensire,
all’autrice farà piacere sapere la vostra opinione e a me... beh, a me,
essendo
troppo timida per postare le mie Klaine, farà piacere avere qualcuno
con cui
fare la fangirl impazzita. Sì. Eh, vent’anni e non sentirli...
Per qualsiasi domanda, non
esitate
a contattarmi!
Killing Loneliness.
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Capitolo 2 *** Chapter 2 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il secondo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note dell’autrice: prima che qualcuno si faccia
venire un infarto per
le azioni di Kurt, sappiate che le cose verranno spiegate nel prossimo
capitolo. Scusate per l’angst.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se
altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions!
Inoltre, il
gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di
Reddin
del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la
tematica. È
un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 2
Blaine non riusciva a
respirare.
Il cuore gli batteva
selvaggiamente nel petto e
percepiva un nodo all’altezza della bocca dello stomaco – se questo
dipendesse dai
nervi o dalla possibilità che potesse esserci un essere umano che
cresceva
dentro di lui era ancora da stabilire ma, comunque, si sentiva come se
stesse
per vomitare.
Sporgendosi in avanti si
fece forza contro il
ripiano, appoggiando le mani su ciascun lato del lavandino.
Un basso gemito gli
scivolò fuori dalle labbra.
Era gravido.
Doveva esserlo.
Quei test non mentivano.
****
«Cazzo,
Blaine!» gridò Kurt accasciandosi contro la schiena di suo marito, il
corpo
ancora scosso dai brividi del recente orgasmo.
Blaine era
inginocchiato sotto di lui, i suoi respiri affannosi e tremanti mentre
cercava
di sorreggere sé stesso – ed ora anche Kurt – sulle proprie braccia
stanche.
«Baby, devi
staccarti o qualcosa del genere. Non riesco a sostenerti»
Kurt
brontolò e lentamente scivolò via dalla schiena di Blaine, sorridendo
quando lo
sentì gemere sotto di sé.
Gli baciò i
riccioli umidi sulla nuca.
«Scusa,
tesoro. È solo che è stato troppo bello»
«Sono
contento di essere stato di aiuto. Ultimamente, comunque, è tutto
quello a cui
servo»
«Blaine» lo
rimproverò Kurt.
Tirò suo
marito per la vita fino a farlo ricadere supino, si abbassò su di lui e
gli
baciò delicatamente la fronte sudata.
«Smettila
di parlare così. Mi dispiace di essermi perso la cena stasera ma ero
impegnato.
Lo sai che abbiamo un nuovo numero in uscita a breve e dovevo
assicurarmi che
tutto fosse pronto per il via libera»
«Potevi
almeno chiamare» s’imbronciò Blaine, allontanandosi da Kurt.
Si scrollò
dalla presa dell’altro appena questi cercò di stringerlo a sé.
«Blaine,
per
favore, non fare così»
«Perché
ogni volta che organizzo qualcosa per noi, mi tiri un bidone? Non sei
mai a
casa per cena. Non vuoi mai uscire o vedere un film. Non vuoi mai stare
in mia
compagnia... le uniche volte che mi vuoi davvero è quando vuoi fare
sesso!»
«Non è
vero»
«Sì, lo è!»
urlò Blaine, rotolando fuori dal letto con una smorfia. Incespicò versò
l’armadio ed afferrò i boxer abbandonati sul pavimento, indossandoli,
facendoli
scivolare sopra il proprio delicato fondoschiena.
«Torni a
casa e decidi di scoparmi fino allo stremo anziché sederti e parlarmi
di
qualsiasi cosa!»
«Beh, non è
che tu ti sia lamentato! Se non ricordo male, stavi pregando per avere
il mio
cazzo fino a due minuti fa!»
«Perché
ultimamente quello è l’unico modo in cui posso esserti vicino!»
«Stronzate»
sibilò Kurt alzandosi dal letto e seguendo il suo adirato marito nel
bagno padronale.
Si fermò
sulla soglia, sgranando gli occhi quando vide Blaine infilarsi una
manciata di
pillole in bocca.
«Cosa
sono?»
«Cosa sono
cosa?»
«Quelle
compresse che hai appena ingoiato. A cosa servono? Non ricordo che tu
debba
prendere delle medicine»
«Beh, se tu
fossi più attento o se fossi a casa più spesso, sapresti che sono
andato dal
medico la scorsa settimana per via della mia terribile infezione
sinusale che,
per la cronaca, non era una semplice infezione – è risultato che avevo
anche la
bronchite, ragion per cui mi hanno prescritto degli antibiotici. Se tu
fossi
stato qui più spesso, lo sapresti»
«Oh,
tesoro. Ho pensato che stessi prendendo dei semplici medicinali da
banco. Non
sapevo – »
«Non
importa» sussurrò Blaine, riponendo il flacone di pillole
nell’armadietto.
Provò a
superare
Kurt, ancora fermo sulla soglia, ma si ritrovò pressato contro il petto
di suo
marito.
«Kurt, non
– »
«No,
Blaine. Guardaci. Stiamo litigando ed il nostro anniversario è alle
porte... e non
voglio discutere anche in quell’occasione. È una cosa piuttosto grande
– »
«Dieci
anni»
«Sì, e
voglio festeggiarlo adeguatamente con mio marito. Basta con queste
liti. Mi
dispiace di non essere stato presente»
Blaine si
accasciò tra le sue braccia, la sconfitta sembrava sprigionarsi dalla
sua bassa
statura.
«No, non
dovresti scusarti. Stai lavorando così duramente ed io... mi sto solo
comportando in modo melodrammatico»
«Non sei
melodrammatico»
«Mi
dispiace di essermi chiuso a riccio e di non averti parlato di come mi
sentissi
infelice. Ci eravamo promessi che avremmo lavorato sulla comunicazione
di
coppia e io sto ancora sbagliando tutto»
«Va tutto
bene, tesoro. Siamo stati entrambi su di giri nell’ultimo periodo.
Dovremmo
mettere da parte un po’ più di tempo per rilassarci, non credi?»
sorrise quando
sentì Blaine annuire contro di lui «Ora che ne dici di andare a
coccolarci? Mi
manca stringermi a mio marito»
«Okay»
****
Blaine posò una mano
contro lo stomaco piatto.
Il bambino doveva esser
stato concepito nella
notte in cui lui e Kurt avevano litigato per la mancanza di
comunicazione
all’interno della loro coppia – Blaine aveva assunto degli antibiotici
in quel
periodo ed il foglio illustrativo delle pillole anticoncezionali diceva
che un
cocktail di medicinali avrebbe reso la contraccezione meno efficace,
cosa che
spiegava la realtà che Blaine aveva
dentro di sé.
Strofinando la mano sul
ventre, Blaine fissò il
proprio riflesso nello specchio, girandosi un po’ per vedere se si
notava
niente di strano circa il suo profilo.
La sua pancia sembrava
tonica come sempre, dunque
la gravidanza non era ancora tanto avanti da essere già evidente, ma
più
guardava e più desiderava che si notasse almeno un pochettino.
Ma se ne sapeva qualcosa –
e se la matematica non
era un opinione -, probabilmente era solo di sette settimane e la
rotondità non
si sarebbe vista per almeno un altro mese.
Forse.
In più, non era nemmeno
sicuro di essere
effettivamente in dolce attesa.
Sì, sette dei suoi otto
test erano risultati
positivi, ma aveva davvero bisogno di fare un paio di esami del sangue
prima
anche solo di tentare di parlare con Kurt del bambino.
E – oh, Dio, c’era la
questione Kurt in tutto ciò.
Il marito di Blaine stava
rinviando l’argomento
dei bebè da ormai qualche tempo, nonostante lui non avesse fatto altro
che
alludervi per mesi.
Avevano celebrato il loro
decimo anniversario di
matrimonio giusto qualche settimana prima e, quando erano usciti a cena
con i
loro amici, la discussione sui progetti riguardanti la loro famiglia
era stata
sollevata da Rachel prima che venisse deviata da Kurt, che aveva
cambiato
discorso, passando dai bambini a ciò che era successo durante la sua
giornata
lavorativa.
Nemmeno una volta, durante
la conversazione
intrattenuta a cena, aveva notato l’espressione ferita che aveva
stravolto il
viso di Blaine.
Quella notte, dopo essere
tornati a casa ed
essere scivolati nel loro letto, Blaine aveva messo da parte il dolore
per il
precedente rifiuto di Kurt, convinto che il suo compagno avrebbe
cambiato opinione
quando sarebbero tornati sulla questione della loro futura famiglia...
Ma non era successo.
Ed ora Blaine era gravido.
Accigliandosi, Blaine si
allontanò dal lavandino
ed uscì dal bagno; i suoi occhi perlustrarono la stanza prima di
posarsi su ciò
che stava cercando: il suo cellulare.
Si avvicinò all’oggetto e
lo afferrò, le sue dita
fecero scorrere la lista dei contatti fino a trovare il numero del
posto di
lavoro di Kurt.
La sua mano tremava
violentemente ed il
nervosismo gli ribolliva nel suo intimo più profondo mentre si chiedeva
se dovesse
veramente chiamare Kurt per chiedergli di tornare a casa.
«No, gliene parlerò più
tardi» sussurrò a sé
stesso.
Infilò il telefonino in
tasca, lasciò la camera
da letto e corse per il corridoio fino al loro ufficio condiviso, dove
si lasciò
cadere sulla poltrona.
Prima di poter anche solo
pensare di dirlo a
Kurt, decise di prenotare un vero e proprio appuntamento medico con
un’ostetrica
specializzata in gravidanze maschili e, per parecchi minuti, scorse
diversi elenchi
con i nominativi di ostetrici e ginecologi, fino a trovarne uno adatto
– e
proprio vicino al loro appartamento.
“Dottoressa
Aida Banes? Okay, farò un tentativo con lei”
Blaine compose il numero
dell’ambulatorio della
Dottoressa Banes ed attese pazientemente che il personale alla
reception
rispondesse. Gli ci vollero solo pochi istanti per fissare un
appuntamento e,
dopo aver confermato i propri dati, la donna all’altro capo della linea
gli
ricordò che avrebbe dovuto stare attento alla consegna del pacchetto di
documenti che doveva compilare entro i prossimi due giorni.
Sospirando, riattaccò il
telefono e si appoggiò
allo schienale della poltrona.
Si massaggiò lo stomaco
con lenti movimenti
circolari.
«Dio, Kurt» mormorò tra sé
e sé, con gli occhi
che guizzavano da una foto sua e di suo marito all’altra, appese alle
pareti della
stanza «Cosa devo fare?»
****
Kurt emise un lamento,
lasciando cadere le sue
pesanti borse a terra per poi rovistare nella tasca della giacca alla
ricerca
del suo mazzo di chiavi.
Sapeva che Blaine era a
casa ma il povero ragazzo
si era sentito malissimo negli ultimi giorni, motivo per cui era
probabilmente scivolato
in un sonno profondo, e Kurt non aveva nessuna intenzione di svegliarlo.
Bofonchiando tra sé e sé,
Kurt inserì la chiave
nella serratura e la girò, imprecando sottovoce quando non riuscì ad
aprire la
porta.
«Dannazione» sibilò,
riprovandoci.
Gli ci volle qualche altro
tentativo prima di
riuscire ad aprire l’uscio con successo ed introdursi dentro casa senza
fare
nessun rumore, ringraziando di essere addirittura riuscito a mettere
piede
nell’appartamento.
«Ricordami di chiamare il
padrone di casa e fargli
sapere di quella problematica maniglia» mormorò Kurt alla loro gatta, JennyTuttaMacchie, mentre appoggiava le
buste della spesa sul tavolo.
«Dov’è papà, tesoro?»
Si chinò e grattò
l’animale sotto il mento,
sorridendo mentre lei gli si strusciava contro e gli faceva le fusa.
«Andiamo a cercarlo»
Cullando Jenny tra le
braccia, Kurt percorse il
corridoio in punta di piedi e raggiunse la camera padronale,
accigliandosi
quando notò che Blaine non era sdraiato sul loro letto.
Le lenzuola erano
sgualcite a causa di quello che
sembrava un agitato pisolino e la camera puzzava leggermente di vomito,
cosa
che gli fece arricciare il naso.
«Si è sentito male anche
questa mattina, vero?»
chiese alla gatta, appoggiandola sul materasso mentre si dirigeva verso
il
bagno.
Sbirciò dalla soglia della
porta e si immobilizzò
– il suo sguardo cadde immediatamente sull’insolita fila di test di
gravidanza
che giacevano sparsi sul ripiano del lavandino.
«Mi stai prendendo in
giro» sussurrò,
avvicinandosi ai bastoncini.
Il suo cuore smise di
battere, o almeno così gli
sembrò, quando notò i segni positivi su alcuni test, le doppie linee su
altri e
l’ovvia scritta “Incinta” su un altro ancora.
Solo uno era negativo.
Solo uno su otto.
Oddio, Blaine era gravido.
Kurt si sentì come se
stesse per vomitare.
****
«Cosa
diavolo sono questi?»
Blaine trasalì,
riemergendo dalla posizione ingobbita che aveva assunto stando sulla
poltrona. Nel
lasso di tempo tra la programmazione dell’appuntamento con il medico e
quel
preciso istante doveva essersi addormentato, ma la voce di qualcuno
l’aveva
svegliato.
Guardò
freneticamente per la stanza prima che il suo sguardo cadesse su Kurt e
sull’espressione
furiosa dipinta sul suo volto.
«Oh, mio
Dio, sei a casa – » sgranò comicamente gli occhi quando notò i test che
Kurt
teneva in mano, sventolandoli.
«Sì, e li
ho trovati. Ma che cazzo, Blaine!»
«Stavo per
dirtelo. I-io li ho fatti circa un’ora fa»
«Pensavo
che prendessi la pillola!»
«Ed è
così... deve non aver funzionato. Abbiamo usato i preservativi e tutto,
m-ma i
test sono risultati ugualmente positivi. Non sono nemmeno sicuro se sia
effettivamente vero oppure no, devo fare un paio d’analisi del sangue»
Kurt
aggrottò le sopracciglia, sbattendo i test sulla scrivania.
«Usiamo le
protezioni regolarmente, Blaine, come diavolo è potuto succedere?»
«Non lo
so!» urlò Blaine, alzandosi dalla sedia «Credo che le pillole non
abbiano fatto
effetto durante la settimana in cui prendevo gli antibiotici, non si
dovrebbero
– »
«Abbiamo
comunque usato i preservativi!»
Blaine arretrò.
Più Kurt
urlava e più il suo cuore andava spezzandosi.
E sapeva
che stava cominciando a piangere, ne era certo.
«Perché mi
urli contro?»
«Perché ne
abbiamo parlato, Blaine! Non siamo pronti per un bambino!»
«Noi non
siamo pronti o tu non lo sei?» ribatté Blaine mentre
la
sua mano scivolava verso il basso, a coprire il proprio stomaco.
La faccia
di Kurt si contorse in una smorfia.
«Dio, non
posso farlo»
«Cosa? Cosa
non puoi fare, Kurt?»
Kurt
indietreggiò, evitando l’espressione interrogativa e ferita sul viso di
Blaine
mentre girava sui tacchi e percorreva il corridoio.
Avvertì dei
passi alle proprie spalle e lui accelerò l’andatura, non volendo
entrare nella
questione con Blaine più di quanto avesse già fatto.
Aveva
bisogno di aria, aveva bisogno di respirare – in quel preciso momento
gli
sembrava che il mondo intorno a lui stesse crollando.
“Non sono
pronto per questo” pensò tra sé
e sé, gettandosi la giacca sulle spalle.
«Kurt!
Kurt, aspetta! Non andare! Per favore, dobbiamo parlarne»
«Ho bisogno
di un po’ di tempo» disse lui con voce strozzata, lottando con la
maniglia
bloccata della porta per diversi secondi prima di riuscire ad aprirla
«Quindi lasciami
in pace»
Scappò
fuori sbattendo la porta dietro di sé e Blaine crollò a terra,
singhiozzando rumorosamente
tra le mani che aveva portato al viso.
“Non doveva
succedere così”
Note della
traduttrice
Nuovo capitolo in
tempistica semi-decente, yay!
Grazie a chiunque abbia
messo la storia nelle preferite,
nelle seguite, nelle ricordate e soprattutto a chi ha speso due minuti
per
lasciare il proprio parere.
L’autrice ne sarà
felicissima – e anche io, ovviamente!
Spendendo un paio di
parole su questo secondo capitolo...
beh, sapevamo che Kurt non voleva bambini, ma vi immaginavate una
reazione del
genere? Credete che ci sia un valido motivo sotto?
Insomma, cosa ne pensate?
xD
Siete invitatissimi a
farmelo sapere.
Spero che il capitolo vi
sia piaciuto e che sia chiaro per
quanto riguarda la traduzione.
Grazie mille a chi è
arrivato fin qui e a chi mi sta
supportando.
A presto!
Killing
Loneliness.
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Capitolo 3 *** Chapter 3 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il terzo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note dell’autrice: ora abbiamo sentito un po’ della
versione dei fatti
Kurt, ma c’è ancora tanto da raccontare a riguardo! Lasciate una
recensione,
per favore, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Grazie a chi ha
recensito i
precedenti capitoli.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se
altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions!
Inoltre, il
gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di
Reddin
del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la
tematica. È
un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When We’re
Older
Capitolo
3
La fredda pioggia
autunnale investì Kurt mentre camminava
per le trafficate strade di New York City.
Tutti gli altri passanti
avevano un ombrello con
cui proteggersi dall’acquazzone ma Kurt, quando aveva lasciato la
propria abitazione,
si era scordato delle previsioni metereologiche per quel pomeriggio ed
ora si
stava inzuppando.
Ad ogni modo, riusciva a
malapena a trovare un
motivo per cui dovesse importargliene qualcosa.
Era fuggito via nonostante
lui e Blaine si
fossero promessi l’un l’altro di non andarsene mai nel bel mezzo di un
litigio
– se mai si potesse etichettare qualsiasi dannata cosa fosse successa
nell’appartamento come tale.
Meno di un’ora prima, Kurt
era rientrato a casa
ed aveva trovato qualche di test di gravidanza sparsi sul ripiano del
bagno e,
nell’istante in cui aveva notato quelle doppie linee e quei segni
positivi
sugli stick, era entrato nel panico.
E poi si era infuriato.
Si sentiva come se fosse
stato ingannato.
Blaine aveva sempre saputo
che l’idea di avere
dei figli era fuori discussione in quel momento, Kurt aveva chiarito di
non
volere creare una famiglia fino a quando non sarebbero stati
economicamente più
stabili o avessero trovato un posto più grande in cui vivere.
Inoltre non era pronto per
un bebè, non quando
c’erano ancora così tante cose che aveva progettato di fare con Blaine.
Erano ancora giovani,
entrambi poco più che
trentenni, avevano un sacco di tempo per pensare ai bambini.
Eppure Blaine poteva
essere gravido ed era come
se tutti i piani di Kurt fossero stati gettati nello scarico.
Accigliandosi, Kurt si
ritrovò schiacciato tra un
paio di passanti che si erano staccati dal gruppo omogeneo di pedoni e
si
strinse nella giacca con più forza, tremando.
Se fosse stato più furbo e
meno impulsivo avrebbe
potuto prendere una giacca più pesante o un poncho o persino un dannato
ombrello ma il suo cervello, in quel momento, era stato logorato dal
pensiero
di un bambino e se n’era completamente dimenticato.
Ora ne stava pagando le
conseguenze.
“Questo non
sta succedendo a me. Non adesso”
La sua mente era un
vortice di pensieri.
Si riparò sotto il tendone
da sole di una
caffetteria e prese il cellulare, fissando lo schermo spento.
Blaine non lo aveva ancora
chiamato e Kurt era
piuttosto certo che suo marito non l’avrebbe fatto tanto presto, non
visto il
modo in cui si era comportato prima di lasciare la scena.
Con ogni probabilità,
Blaine stava ancora
piangendo tanto disperatamente da farsi uscire gli occhi dalle orbite
e, anche
se a Kurt faceva male pensarci – Dio, aveva sentito Blaine scoppiare in
lacrime
prima ancora di chiudere la porta –, non aveva alcuna intenzione di
ritornare a
casa.
Non fino a quando non si
fosse calmato un po’.
Scrollando la propria
fradicia figura, Kurt rimise
nuovamente il telefonino in tasca ed entrò in caffetteria, dove ordinò
il caffè
più forte, nero e lungo che avevano.
Si infilò nel separé in
angolo e lasciò cadere il
capo tra le mani.
Un forte mal di testa
stava sbocciando dietro ai
suoi occhi chiusi e, appena ricordò l’espressione ferita di Blaine
durante il
loro litigio, si sentì nauseato dai suoi stessi sensi di colpa.
Blaine era sembrato spaventato all’idea che Kurt scoprisse della sua
gravidanza, come
se avesse pensato di nascondergli l’intera faccenda fino a quando non
sarebbe
stata troppo evidente da poter essere ignorata, cosa che di per sé lo
fece
stare malissimo e non perché desiderasse davvero un bambino in quel
momento, ma
perché Blaine aveva paura della sua opinione e di lui.
In quanto suo marito,
Blaine non avrebbe mai
dovuto temere ciò che Kurt pensava ma era ovvio che fosse così, e di
questo
Kurt si sentiva un po’ infastidito – per non dire indignato.
Amava Blaine con tutto il
cuore e gli aveva
liberamente restituito il proprio dopo che lui gliel’aveva brutalmente
spezzato
durante il suo primo anno a New York e, anche se aveva cercato di non
pensare
alla passata infedeltà di Blaine, a volte questa strisciava su Kurt
come un
mostro nel buio.
Ecco perché si vergognava
ad ammettere che il
primo pensiero che gli era passato per la mente fu che quel bambino non
potesse
essere suo: perché usavano sempre i preservativi e Blaine prendeva la
pillola.
Ma Kurt sapeva che Blaine
non lo avrebbe mai
tradito di nuovo – e poi la contraccezione non era sempre efficace.
Aveva visto in prima
persona quanto il tradimento
e la conseguente rottura avevano distrutto emotivamente Blaine, eppure
quella
terribile idea gli era balenata in testa appena aveva trovato quella
fila di
test di gravidanza.
Ku si odiò per aver
persino preso in
considerazione quell’ipotesi.
Sospirando, fece scorrere
le dita sullo schermo
del cellulare e diede una scorsa ai messaggi tra lui e suo marito,
soprattutto
a quelli che si erano scambiati negli ultimi due giorni.
Gli sms di Blaine erano
corti e dolci, visto che
li inviava quando era sveglio e non mentre stava male come un cane, e
rileggendo quei messaggini, Kurt non poté fare a meno di sorridere.
Amava Blaine così tanto...
Se solo fosse riuscito a
desiderare veramente
quel bambino, per quanto terribile suonasse...
****
«Seriamente,
Kurt, dovresti essere grato che tu e Blaine non abbiate ancora dei
bambini. La
vita cambia quando ci sono dei pargoli di mezzo»
Kurt annuì
mentre sorseggiava il proprio Martini, distogliendo per un secondo lo
sguardo
da Chase per guardare il suo bellissimo marito, che stava
chiacchierando con
Isabelle all’altro lato della sala da ballo.
Riportò la
propria attenzione su Chase, accigliandosi quando si rese conto che non
aveva
ancora smesso di parlare.
«Voglio
dire, quando io e Paul abbiamo parlato di avere dei figli nostri, avevo
pensato
che magari avremmo potuto aspettare giusto un po’ ma lui era
determinato ad
averne subito, e quando siamo riusciti ad avere un surrogato e a
concepire,
sapevo che lui era entusiasta... ma io ero terrorizzato. E quando
Anastacia è
nata, mio Dio, è stato come se il nostro mondo si fosse capovolto.
Tipo, hai
idea quanto costa crescere un bambino? Tutta la tua vita ruota intorno
a lui...
e, beh, io amo Stacia con tutto il mio cuore ma a volte vorrei solo che
avessimo aspettato un po’, sai?»
«Mh»
mugugnò Kurt, abbassando il proprio drink per succhiarsi il labbro
inferiore.
Osservò
Blaine per qualche altro secondo prima di tornare alla conversazione.
«Blaine
vuole dei bambini, lo so. È un portatore e – »
«Blaine ha
il gene Reddin?»
«Mh,
l’abbiamo scoperto poco prima di sposarci. Siamo attenti quando si
tratta di
intimità e Blaine prende la pillola, però a volte fa qualche allusione
sull’avere un bambino nonostante gli io abbia già detto che non sono
ancora
pronto per un passo del genere e che quindi dovremmo aspettare, ma lui
sembra
riluttante all’idea di posticipare la cosa»
«Dubito che
Blaine possa fare niente che metta in pericolo il vostro matrimonio. Mi
ricordo
della situazione tra voi due e della vostra rottura quando tu eri
appena stato
assunto come stagista. È impossibile che possa incasinare di nuovo le
cose»
«Oh, lo so,
ma – » Kurt sorrise quando incontrò lo sguardo di Blaine, ricevendo uno
smagliante sorriso di rimando «So che vuole dei bambini... e parecchi.
Ogni
volta che siamo in compagnia dei figli dei nostri amici, Blaine diventa
tutto
pimpante ed il suo sguardo si ravviva ed i bambini lo adorano. È
strano. So che
sarà un padre fantastico... ma più avanti, capisci? Io non sono pronto»
«Ti
capisco» disse Chase, facendo tintinnare il proprio bicchiere contro
quello di
Kurt «Al potere dell’attesa!»
****
Kurt bevve ciò che
rimaneva della sua terza tazza
di caffè, ben due ore dopo essere arrivato alla caffetteria.
Dovevano essere passate
tre, forse quattro ore da
quando era uscito di casa e non aveva ancora sentito niente da parte di
Blaine
– nemmeno un messaggio del tipo “Stai
bene?” o che altro.
“Deve
essere incazzato con me” si disse Kurt mentre
buttava il bicchiere di carta ed usciva dal
locale.
La pioggia aveva da tempo
smesso di cadere ma le
strade erano ancora bagnate e scivolose; una fredda foschia era calata
sulla
città e Kurt incrociò le braccia all’altezza del petto mentre si
sbrigava a
tornare al palazzo in cui viveva.
La gente si affrettava e
si agitava sulla propria
strada di casa, e le luci della città lampeggiavano vivaci intorno a
lui, come
se la vita notturna si fosse appena concretizzata.
Girò intorno ad un gruppo
di persone che si erano
fermate a scattare qualche fotografia e sveltì il passo, praticamente
correndo
verso l’appartamento.
Gli ci volle un po’ ma
aveva finalmente raggiunto
la sua destinazione e, dopo diversi tentativi spesi a provare ad aprire
quella
dannata serratura, spalancò la porta ed entrò...
In una casa avvolta in un
silenzio di tomba.
«Blaine?»
****
«Blainey?»
Cooper forzò la porta del
proprio appartamento ad
aprirsi e guardò il proprio fratellino incespicare all’interno, in una
mano
stringeva saldamente una borsa di lana e nell’altra una piccola valigia.
L’uomo più giovane
sembrava completamente
distrutto, i suoi occhi erano rossi e gonfi e i capelli erano
appiattiti dalla
pioggia.
Cooper aspettò che Blaine
appoggiasse la sua roba
nell’atrio prima di avvicinarsi lentamente alle sue spalle.
«Stai bene? È successo
qualcosa con Kurt?»
«So-sono gravido» sussurrò
Blaine, incrociando
lentamente le braccia sull’addome.
Appena quelle parole gli
uscirono di bocca scoppiò
a piangere, addossandosi pesantemente contro il muro.
Cooper lo travolse,
avvolgendo il fratello in un
abbraccio.
«Oh, Blainey! Stai per
avere un bambino! O mio
Dio!» strinse il ragazzo un po’ più forte prima di bloccarsi e
lasciarlo andare
«Aspetta... sei qui con le valigie e tutto il resto... no, col cazzo,
non dirmi
che Kurt ti ha lasciato? Giuro su di Dio che lo ammazzo! Ammazzerò quel
piccolo
bastardo con la faccia d’angelo il secondo esatto che lo vedo, lo giuro
su – »
«Coop, smettila» lo
supplicò Blaine,
accasciandosi contro il fratello maggiore «Possiamo non parlare di lui
per il
momento? Ho solo... ho bisogno di stendermi. Mi sento male»
«Certo, come no,
fratellino» Cooper fece
scivolare un braccio intorno alla vita di Blaine e lo trascinò verso il
salotto, abbassandolo lentamente sul divano prima di correre nella
propria
stanza e raccogliere un paio di coperte di riserva.
«Mi dispiace che tu debba
dormire sul divano. Non
ho ancora disfatto la mia camera da letto, quindi tutto è un po’
incasinato, ma
la pulirò da cima a fondo e domani, se vorrai, potrai dormire là»
Blaine sorrise, guardando
il fratello con i suoi
grandi occhi lucidi.
«Grazie, Coop» mormorò
abbassando le palpebre
appena avvertì Cooper rimboccare le coperte calde sul suo corpo stanco
«Lo
apprezzo tantissimo»
«Riposati un po’, Blainey.
Sarò qui al tuo
risveglio» Cooper passò gentilmente una mano tra i capelli umidi di
Blaine,
roteando gli occhi quando sentì il gel bagnato ricoprirgli le dita.
Continuò ad accarezzargli
i riccioli ribelli e
sospirò leggermente appena avvertì il respiro di Blaine regolarizzarsi.
«Cosa ti ha fatto?» gli
chiese, aggrottando le
sopracciglia, mentre osservava le sue palpebre gonfie e le guance
rigate dalle
lacrime.
Accigliato, si alzò dal
divano e si precipitò
come una furia in camera da letto, dove prese il telefono dal comodino.
Aveva un conto in sospeso
con il marito di suo
fratello.
****
Kurt aveva aperto ogni
singola porta
dell’appartamento, dagli armadi ai bagni, senza trovare alcuna traccia
di
Blaine.
La loro camera da letto
era vuota, le lenzuola
ancora spiegazzate nello stesso modo in cui le aveva viste prima ed i
test di
gravidanza che Kurt aveva gettato sulla scrivania erano lì, intoccati.
Era come se Blaine fosse
sparito e la sola idea
gli fece accapponare la pelle.
«Blaine? Blaine, non è
divertente! Se sei qui,
rispondimi!»
Infilò la mano in tasca ed
estrasse il cellulare,
premendo il tasto per la chiamata rapida.
La chiamata andò a vuoto e
l’ansia artigliò lo
stomaco di Kurt.
Provò ancora ed ancora,
fermandosi solo quando il
suo cellulare squillò tra una telefonata e l’altra.
Cooper.
«Coop? Blaine è – »
«Che cazzo hai fatto a mio
fratello?»
«Io non... cosa? Io – »
«Si è presentato a casa
mia in lacrime, distrutto
e-e mi ha detto di aspettare un bambino! Ho dovuto fare due più due
perché non
sono riuscito a strappargli una parola di bocca e tu stai cercando di
dirmi che
non c’entri niente?»
Kurt chiuse gli occhi e si
lasciò cadere
all’indietro sul letto, il batticuore che andava calmandosi ora che
finalmente sapeva
dov’era Blaine.
«Sono uscito. Avevo solo
bisogno di un po’
d’aria, n-non volevo che se ne andasse!»
«Beh, l’ha fatto ed ora è
qui a Providence; sta
di merda ed è tutta colpa tua!»
«Lo so, mi dispiace!»
gridò Kurt, stropicciandosi
gli occhi «Ho bisogno di parlare con lui. Ho bisogno di dirgli che mi
dispiace
e... aspetta, hai detto che è a Providence? Intendi a Rhode Island?»
«Sì, è qui, e no, non puoi
parlare con lui in
questo momento. Sta dormendo. Vedrò se vuole chiamarti domattina ma non
esiste
proprio che io lo svegli per te»
«Cooper, per favore!»
«No, fottiti, Kurt. Non ho
idea di cosa tu abbia
fatto o detto per sconvolgere Blaine così tanto, ma se ha messo il culo
su un
autobus o un treno o come diavolo è arrivato fin qui e si è mostrato
alla mia
porta come un cucciolo abbandonato, sono dannatamente certo di non
volerti
offrire alcuna comprensione in questo momento»
«Coop – »
La comunicazione si
interruppe e Kurt urlò,
sbattendo il cellulare sul pavimento.
Sbatté il pugno sul
materasso prima di coprirsi
il viso con un braccio.
Questa volta aveva davvero
mandato tutto a
puttane.
Note della traduttrice
Ho poco, pochissimo tempo
a mia disposizione per
cui bando alle ciance e passiamo a ciò che è veramente importante:
ringraziarvi.
Grazie mille a chi legge
in silenzio, a chi
preferisce, a chi ricorda, a chi segue. È sempre bello vedere qualcuno
apprezzare
e supportare un progetto come questo.
E, come sempre, un
ringraziamento davvero
sentitissimo va a chi ha speso parte del proprio tempo per lasciarmi un
parere
su quest’incredibile storia e sulla mia, spero decente, traduzione:
ragazze, lasciate
che vi dica che “Credo che sia adorabile.
Voi siete adorabili” – così, giusto per ficcarci una citazione
proprio a
caso, eh xD
A questo punto, vi ricordo
che siete sempre
invitatissimi a farmi sapere la vostra opinione e che per qualsiasi
domanda
potete inviarmi un messaggio :)
Il prossimo aggiornamento
è previsto, tocchiamoci
in segno di scaramanzia, per domenica – spero di avere più tempo per
scambiare
un paio di parole in più!
A presto.
Killing
Loneliness.
|
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Capitolo 4 *** Chapter 4 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il quarto capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note dell’autrice: ora abbiamo sentito un po’ della
versione dei fatti
Kurt, ma c’è ancora tanto da raccontare a riguardo! Lasciate una
recensione,
per favore, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Grazie a chi ha
recensito i
precedenti capitoli.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se
altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions!
Inoltre, il
gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di
Reddin
del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la
tematica. È
un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 4
«E non hai sue notizie da
tre giorni?»
Chase si sedette
pesantemente in un cantuccio
della scrivania di Kurt.
Era in pausa pranzo e,
trascorrendo il proprio
tempo libero nell’ufficio del collega mentre questi sfogliava un
opuscolo, lo
aveva tempestato di domande sul motivo per cui sembrasse così cupo
nell’ultimo
periodo, ma inutilmente: Kurt non era in vena di parlarne.
Era passato un giorno o
due dal litigio con
Blaine.
Il pessimo umore di Kurt
l’aveva seguito fino
agli uffici di Vogue, e chiunque conoscesse gli Anderson-Hummel aveva
capito
che qualcosa non andava non appena Kurt si era trascinato al lavoro
come se
qualcuno gli avesse gettato il cuore in un frullatore.
«Pronto? Terra chiama Kurt
Hummel? Ci sei?» gli
chiese Chase mentre agitava la mano davanti al suo viso.
Kurt abbassò gli occhiali
da lettura e si addossò
allo schienale della sedia – gli occhi incollati su una fotografia, che
ritraeva lui e Blaine, appoggiata in un angolo del tavolo.
«Non risponde al telefono.
L’ho chiamato come un
matto e lui non vuole nemmeno tirare su. Ho anche telefonato a Cooper
ma non mi
ha permesso di parlare con lui!» alzò le mani, esasperato «Ho chiamato
Blaine
centinaia di volte... ed è come se mi stesse ignorando»
«Sono sicuro che sia
effettivamente così»
Kurt fece una smorfia.
«Chase, solo... potresti
andartene, per favore?
In questo momento non ho nessuna intenzione di entrare nel discorso con
te.
Sono stanco ed irritato e – » si premette i palmi delle mani sugli
occhi ed
emise un profondo sospiro, accasciandosi sulla sedia «Per favore,
Chase, vai
via»
«Okay, okay, ma se hai
bisogno di parlare o di
altro, mi trovi in fondo al corridoio» si offrì Chase mentre lasciava
la
stanza.
Una volta che se ne fu
andato, Kurt lasciò cadere
la testa sulla scrivania.
“Vorrei
solo che rispondesse al telefono”
****
«Oh, Dio – »
«I siti internet dicono
che dovresti bere un po’
di Ginger Ale o della Sprite... e magari sgranocchiare un paio di
crackers.
Vuoi provare?»
«No» gemette Blaine, la
voce rotta dai violenti
conati di vomito; giaceva intontito sul pavimento piastrellato del
bagno di
Cooper, con gli occhi chiusi e le mani incrociate sulla pancia.
Cooper se ne stava fermo
sulla soglia con gli
occhi preoccupati rivolti verso il basso, sul suo fratellino, che aveva
appena
finito di stare male per la quinta volta in quella mattinata.
«Vuoi che ti prenda un
bicchiere d’acqua?
Potrebbe aiutarti»
«Non voglio nemmeno
provarci. Niente rimarrà giù»
«Quella scodella di brodo
di pollo che hai
mangiato ieri sera sembrava averti aiutato, no?»
Alla mera menzione del
cibo, Blaine si mosse con
uno scatto, gettandosi sulla tazza e rimettendo quel che gli rimaneva
nello
stomaco.
Terribili suoni strozzati
gli squarciarono la
gola mentre vomitava e Cooper si affrettò a raggiungerlo, cadendo in
ginocchio
dietro di lui, prima di massaggiargli la schiena e spostargli i
riccioli dal
viso.
«Merda, scusa, B. Non
avrei dovuto parlare di
cibo. L’avevo dimenticato. Io – »
«V-vattene!» farfugliò
Blaine dopo aver sputato
nella tazza.
La sua esausta figura
scivolò via da quella di
Cooper e si raggomitolò su sé stesso, accasciandosi di nuovo contro il
muro con
un tonfo.
La sua pelle, solitamente
abbronzata, era
macchiata, rigata dalle lacrime e pallida.
«Per favore, Cooper,
lasciami da solo!»
«Voglio solo assicurarmi
che tu stia bene,
Blainey. Sei stato così male da quando sei arrivato qui e – »
«Ti prego, va via!»
Un rotolo di carta
igienica volò sopra la testa
di Cooper e lui sospirò, alzandosi dal pavimento e lasciando la stanza.
Uscì in corridoio e si
appoggiò al muro più
vicino al bagno, avvertendo lo stomaco attorcigliarsi quando sentì
Blaine ricominciare
a vomitare ed i suoi singhiozzi soffocati filtrare attraverso la porta
chiusa.
Ore dopo, Cooper si
ritrovò stravaccato su una
poltrona, una parte della sua attenzione rivolta alle battute
evidenziate del
suo copione ed un’altra focalizzata sul guardare Blaine sonnecchiare di
fronte
a lui.
C’era voluto un po’ di
tempo perché suo fratello
si calmasse definitivamente e provasse a riposarsi ma, ogni tanto,
questi
gemeva nel sonno, rigirandosi, per poi rannicchiarsi in una pallina con
le mani
protettivamente raccolte intorno alla vita.
Coop osservò Blaine
dormire e più lo faceva, più
si sentiva arrabbiato nei confronti di Kurt, che non era lì per
confortare il
marito malato.
Il povero Blaine stava
soffrendo, era palese:
riusciva a malapena a tenere qualcosa nello stomaco, tra cui nemmeno
l’acqua,
ed il suo sonno era costantemente interrotto dalle improvvise nausee –
un
qualcosa che costringeva sempre Blaine ad alzarsi, correre in bagno per
vomitare e piangere e ripetere il ciclo più e più volte.
“Kurt
dovrebbe aiutarlo” pensò amaramente Cooper.
Un’espressione accigliata
si formò sul suo volto
quando Blaine emise un mugolio particolarmente pietoso prima di
raggomitolarsi
ancora di più su sé stesso.
“Non ho
idea di quello che sto facendo. È Kurt quello che dovrebbe vegliare su
di lui.
Si tratta di suo marito e del suo bambino non ancora nato!”
I suoi occhi caddero
sull’addome coperto di
Blaine ed un’ondata di affetto protettivo ed amore travolsero Cooper.
Si alzò dal suo posto,
facendo cadere il copione
sul pavimento, per poi avanzare verso la cucina.
Si sedette sul bancone e
compose il numero di suo
cognato, il piede che batteva nervosamente contro il mobile.
«Cooper? Che succede? C’è
qualcosa che non va?»
«Non c’è niente che non va
tranne per il fatto
che hai spezzato il cuore di mio fratello e non sei ancora venuto qui a
ripararlo!»
«E come potrei? Né tu né
Blaine mi avete detto
dove siete! Riesco a malapena ad essere al corrente del minimo
indispensabile
quando parlo con uno di voi!»
«Beh, mi risulta difficile
fregarmene di ciò che
tu pensi quando il mio fratellino piange disperatamente e vomita
l’anima ogni
cinque secondi per colpa tua»
«Sta davvero così male?»
la voce di Kurt si
ammorbidì.
«Credo che il piccolo
bastardo che hai impiantato
dentro di lui lo stia mangiando vivo. In questi ultimi giorni è davvero
fuori
di testa»
«Oh... povero Blaine.
Prima era stato così male
ma avevamo pensato che fosse solo per via dell’influenza. I-io... come
sta
adesso?»
Cooper raccolse il cordone
allentato dei
pantaloni del suo pigiama.
«Sta dormendo. Non è
riuscito a tenere niente
nello stomaco per tutto il giorno ma proverò a ficcargli un litro di
Gatorade giù
per la gola appena si sarà svegliato. Ed è anche un pochino troppo
pallido per
essere normale – voglio dire, cazzo, è bianco come te»
Kurt sbuffò.
«Ignorerò il tuo commento
e ti chiedo invece di
darmi il tuo indirizzo, Cooper. Ho davvero bisogno di parlare con
Blaine faccia
a faccia, se non ti dispiace»
«Non penso che sia una
buona idea»
«No, Cooper! Prima o poi
deve accadere! Blaine
non può si può nascondere da te in eterno. Ho bisogno di vederlo, di
parlargli,
e non ho alcuna intenzione di lasciarlo scappare senza prima aver
discusso su –
»
«Sono certo che conosce
già la tua opinione sulla
questione» ringhiò Cooper, roteando interiormente gli occhi al cognato
«Tu non
vuoi il bambino e sei arrabbiato perché lui è rimasto gravido»
«Non lo sono»
«Sì, invece, e nonostante
io non voglia fare
altro che strangolarti per aver ferito mio fratello, ciò che vuole fare
è una
decisione che, sostanzialmente, spetta a lui, per cui prendi qualcosa
sui cui
scrivere: ti do il mio indirizzo...»
****
Nell’istante successivo in
cui la penna aveva
tracciato l’indirizzo di Cooper sulla carta, Kurt era online, pronto a
prenotare il primo volo disponibile per Providence, Rhode Island.
Riuscì a trovarne uno che
sarebbe decollato la
mattina presto del giorno seguente, così rifocillò JennyTuttaMacchie
di cibo ed acqua fresca e si mise a letto,
serbandosi di preparare la valigia con le poche cose necessarie
l’indomani.
Alle cinque del mattino,
la sveglia gli squillò
nelle orecchie e lui si alzò di scatto, volando all’interno del bagno
per una
rapida doccia lampo e per impacchettare i suoi effetti personali.
Infilò in valigia anche un
paio di cose da
portare a Blaine per poi precipitarsi fuori casa e, appena fu
sull’aereo, si
ritrovò a riflettere su cosa voleva esattamente dire a suo marito prima
che si
rivedessero dopo così tanti giorni di lontananza.
****
Blaine sprofondò nel
letto, stringendosi nel
piumino.
La testa gli pulsava e il
suo intero corpo era
tremendamente indolenzito, inoltre gli sembrava che lo stomaco volesse
capovolgersi... una cosa per niente confortevole. Non che non si fosse
sentito
così per settimane, ma la nausea combinata alla sensazione che qualcuno
gli
avesse pugnalato il cuore con un attizzato era una sensazione a dir
poco pessima.
Kurt gli mancava da morire.
Gli mancava potersi
rannicchiare tra le braccia
di suo marito il mattino, alzare lo sguardo su di lui ed osservarlo
dormire, con
quelle sue ciglia lunghe e setose che si aprivano a ventaglio sugli
zigomi
alti.
E, soprattutto, gli
mancava sentire Kurt
canticchiare quando si spalmava la lozione idratante sulla pelle
perfetta.
In pratica, gli mancava lui.
E faceva male.
Spingendo da parte tutti i
pensieri che
riguardavano suo marito, Blaine sbatté le palpebre prima di aprire gli
occhi
stanchi e dare un’occhiata alla camera da letto di Cooper.
Suo fratello maggiore non
aveva disimballato
assolutamente niente da quando si era trasferito, poco più di un mese
prima, nell’appartamento
– la sistemazione era solo provvisoria dal momento che stava girando
una
piccola parte in un film – quindi la stanza era semplice e pulita.
Eppure c’erano piccole
cose qua e là che
semplicemente gridavano Cooper!, ed
una di quelle era la bacheca appesa alla parete.
In un angolo, Blaine notò
un bigliettino
indirizzato a lui:
Sono andato
al lavoro! Chiamami sul cellulare se hai bisogno di qualcosa! :)
Blaine sorrise suo
malgrado e si raggomitolò, la
trapunta lo avvolgeva nel proprio calore.
“Vorrei che
fosse questo Kurt anziché una coperta” pensò, chiudendo
nuovamente gli occhi.
A parer suo più rimaneva a
letto e meglio era, e
stava pregando il bambino di cooperare con il suo stomaco almeno per
una volta
dal momento che, nonostante la sensazione turbolenta con cui aveva a
che fare, era
intenzionato cogliere l’occasione per dormire un po’.
Accoccolandosi
ulteriormente sul materasso,
Blaine cominciò ad appisolarsi di nuovo solo per poi venire svegliato
di
soprassalto dal martellante bussare di qualcuno contro la porta.
“Ignoralo,
probabilmente è il postino” si disse, chiudendo gli
occhi.
Il colpi cessarono e poi
ricominciarono, questa
volta più rumorosi e persistenti.
Il cellulare che Blaine
aveva accanto suonò e lui
gemette, allungando un braccio per afferrarlo.
Sono qui
fuori. Fammi entrare!
Era da parte di Kurt.
Il battito del cuore di
Blaine accelerò
immediatamente e lasciò cadere il cellulare sul letto.
Per qualche secondo si
chiese se doveva o meno
scivolare fuori dal suo comodo bozzolo ma più ci pensava, più Kurt
andava
intestardendosi – i colpi erano diventati più intensi e fastidiosi.
«Sto arrivando! Aspetta!»
Blaine si alzò dal letto,
appoggiando
repentinamente una mano sul comodino mentre cercava di mantenere
l’equilibrio –
ultimamente le vertigini lo coglievano sempre più facilmente.
Massaggiandosi lo stomaco
con la mano libera,
ordinò mentalmente al proprio corpo di rimettersi in sesto prima di
fare quei
pochi passi necessari per uscire dalla camera.
Ancora barcollando,
percorse lentamente il
corridoio, diretto verso la porta di casa, appoggiandosi contro il muro
una
volta raggiunta la sua destinazione, sfinito.
“Ora o mai
più, Blaine”
****
«Blaine? Tesoro, ti sento.
Per favore, fammi
entrare»
Kurt si avvicinò alla
porta e si accigliò: il
respiro affannato di Blaine si poteva sentire dall’altra parte ed un
brivido di
preoccupazione gli corse immediatamente su per la spina dorsale.
«Blaine?»
Con una lentezza
disarmante, la porta si aprì e
Kurt abbozzò un sorriso appena il suo sguardo cadde sul marito.
«Ciao»
«Ciao» sussurrò Blaine, i
suoi occhi color miele
guardavano ovunque tranne che verso il coniuge.
Il volto di Kurt si
rabbuiò ed allungò la mano
per toccare la guancia di Blaine, solo per graffiare l’aria quando
l’altro uomo
si spostò.
«Tesoro?»
«Dovresti entrare. Fa
freddo»
Kurt annuì, raccolse la
sua valigia da terra e
seguì Blaine all’interno.
Suo marito si appoggiò
pesantemente contro il
muro mentre camminava, con una mano tesa per sostenere sé stesso, fino
a quando
girò l’angolo e raggiunse quello che sembrava essere il salotto di
Cooper.
Ansioso, Kurt lo guardò
per diversi momenti,
chiudendo infine la porta dietro di sé prima di seguire Blaine nella
stanza.
«Stai bene?»
«Questa nausea mattutina è
violenta, tutto qui»
disse Blaine mentre si sdraiava sul divano «Dovresti sederti»
«Certo, ma prima hai
bisogno di qualcosa?»
«No. Non riesco a tener
niente nello stomaco»
«Nemmeno dell’acqua?»
chiese Kurt, un po’
inorridito all’idea che suo marito fosse tanto indisposto.
«No. Sto bene. Smettila di
preoccuparti»
Kurt si scrollò di dosso
la nonchalance di Blaine
e lasciò la stanza.
Si diresse in cucina e
prese un bicchiere di
Gatorade dal frigorifero per suo marito, tornando di là quasi correndo.
L’apprensione era ancora
impressa sul suo volto
ma Blaine lo notò a malapena mentre prendeva, tremante, il bicchiere
dalla mano
tesa di Kurt e lo appoggiava sul tavolino.
«Grazie»
«Cooper ha detto che sei
stato molto male»
«È solo nausea mattutina.
Starò bene»
«Ed è normale? Sembri
davvero sfinito»
Blaine si coprì il volto
con un braccio e
sospirò.
«Fino a quando i miei
ormoni non si
regolarizzeranno, sarò stremato tutto il tempo. Ecco perché ho preso un
appuntamento con la dottoressa Banes – oddio, i miei documenti sono
arrivati?
Me ne ero completamente dimenticato»
Kurt annuì.
«Sì, ce li ho con me. Sono
nella mia borsa... io,
uhm, ci ho dato un’occhiata prima di metterli in valigia. C’è davvero
parecchia
roba negli opuscoli che ha spedito»
«Hai letto gli opuscoli?
Io non sapevo nemmeno
che avrebbe spedito qualcos’altro insieme ai moduli che dovevo firmare
– »
«Beh, ha mandato delle
cose che riguardano la
gravidanza maschile e quello che dovresti aspettarti. Non erano niente
di
speciale, non li ho davvero letti. Li ho solo visti nel pacchetto e – »
Blaine si girò, dando la
schiena a Kurt.
«Non vuoi ancora tutto
questo, vero? Sei tuttora
arrabbiato»
«Blaine, io non... non
sono arrabbiato, è solo
che... le nostre vite cambieranno per
sempre. Non puoi aspettarti che le cose tornino normali quando un
bambino è
compreso nel quadro. Hai visto come le vite dei nostri amici sono
cambiate. Non
hanno più tempo per niente»
«A malapena abbiamo tempo adesso. Quasi non ti vedo più. Sei sempre impegnato con
il lavoro e
quando io sono a casa, tu sei fuori e quando tu sei a casa, io sono
fuori,
quindi non vedo come puoi dire che un bambino cambierebbe le cose!»
Kurt aggrottò le
sopracciglia.
«Non hai sentito quello
che tu stesso hai appena
detto? Non ci vediamo. Riesci ad
immaginare come sarebbe, per noi, cercare di trascorrere un po’ di
tempo a casa
con il bambino?»
«Speravo che avremmo
potuto passare più tempo insieme una volta avuto il
piccolo»
«Sì, come se potesse
accadere»
«Dio, Kurt! Perché sei
così cinico a riguardo?
Non è che io abbia concepito questo bambino da solo!»
«Beh, tu non stai
prendendo in considerazione il
modo in cui io mi sento in merito
all’avere un figlio. Ti sei alzato e te ne sei andato quando ti ho
detto che
avevo bisogno di un po’ di tempo per riflettere e, da quando sono
arrivato qui,
sei stato distante!»
Blaine si sedette,
voltandosi verso Kurt,
storcendo la bocca.
«Tu hai dato di matto!
Cosa dovevo fare? Sedermi
ed aspettare che tu tornassi? Mi hai lasciato là e mi avevi promesso
che non te
ne saresti mai andato durante un litigio – mi avevi fatto una promessa
e non
l’hai mantenuta!»
«E tu hai fatto lo stesso
quando sei scappato in
questa cazzo di Rhode Island senza farmi sapere dove stavi andando!»
«In tutti i casi non
avresti risposto al
telefono!» urlò Blaine.
Si alzò dal divano ed alzò
le braccia,
gesticolando selvaggiamente contro suo marito.
«Ti sei imbestialito da
morire e te ne sei andato
ed io non sapevo cosa fare. Avevo paura, Kurt. Ero terrorizzato e
sapevo che tu
ce l’avevi con me, per questo sono venuto qui. O qui o tornare in Ohio,
ecco le
mie opzioni, ma non avevo nessuna intenzione di volare fin là ed
affrontare i
miei genitori – »
«Blaine – »
«E vederti seduto lì,
arrabbiato con me per
questo, mi fa davvero incazzare. Non l’ho pianificato. Non ti ho
sabotato o che
altro – è semplicemente successo e penso che sia incredibile, a
prescindere dal
tuo parere! Tutto ciò a cui riesci a pensare è a te stesso e ai tuoi
piani, ma
non hai considerato nemmeno una volta a come io mi senta!»
«Questo non è vero – »
cominciò Kurt prima che
Blaine lo interrompesse.
«Sì, invece! È sempre
così! Le cose si fanno a
modo tuo o non si fanno affatto, ed io me ne sono stato seduto qui per
dieci
fottuti anni a guardare tutti gli altri intorno a noi andare avanti e
crescere
mentre noi, in qualche modo, siamo ancora rimasti bloccati come due
adolescenti. Forse il te diciottenne voleva aspettare per avere dei
bambini ma
il te trentunenne avrebbe dovuto almeno parlarne con suo marito anziché
ignorare completamente l’argomento!»
«Ne abbiamo parlato. Come
osi dire che non lo
abbiamo fatto!»
«Non abbiamo mai parlato
di bambini. Toccavo la
questione e tu ti limitavi a dire “Un
giorno, Blaine, abbi pazienza”... beh, non posso aspettare per
sempre,
Kurt! I portatori hanno solo un breve periodo di tempo per concepire,
lo sai? Ed
io sono quasi al limite, e a te non importa!»
«Non voglio un cazzo di bambino in questo momento, Blaine! Preferisco
non averne ed aspettare un paio d’anni! Questo sta
rovinando tutto! Non te ne accorgi? Smettila di essere così
fottutamente
egoista tutte le volte e cerca di capire che questo non riguarda solo
te!»
Blaine ansimò, portandosi
una mano alla bocca
mentre fissava suo marito con gli occhi sbarrati e lucidi.
Kurt era rosso in viso, lo
sguardo furente mentre
si portava le mani tra i capelli.
Entrambi gli uomini
stavano cominciando a
piangere ma per ragioni completamente diverse, all’estremo opposto
l’una
dell’altra – Blaine aveva il cuore spezzato dallo sfogo di Kurt e Kurt
era
furioso per via dell’insistenza di Blaine sull’avere qualcosa per cui,
ne era
certo, nessuno dei due era pronto.
«I-io non posso – » disse
Blaine con la voce
strozzata, allontanandosi da Kurt.
Era sul punto di
singhiozzare, le spalle tremanti
ad ogni brusco respiro che faceva.
«Non saresti dovuto
venire» gridò «D-dovresti
andare»
«Non me ne vado senza di
te, Blaine»
«Beh, non ho intenzione di
venire con te, non se
t-tu intendi comportarti in questo modo. Desidero questo bambino e
l’avrò,
anche se t-tu non lo vuoi»
Kurt portò il pollice e
l’indice a pizzicargli il
naso mentre prendeva pochi profondi e calmanti respiri.
«Blaine, io... per favore,
siediti, così possiamo
parlarne senza urlarci contro. Non voglio più litigare con te e – »
«È un po’ troppo tardi per
questo, non credi?»
sibilò Blaine, incrociando le braccia all’altezza del petto.
Lanciò un ultimo, lungo
sguardo a suo marito,
scosse la testa ed abbandonò la stanza, lasciando Kurt da solo nel
salotto a
chiedersi cosa diavolo fosse appena successo.
****
«Qui dice
che il portatore maschio medio ha la possibilità di concepire un
bambino tra i
sedici e i trentacinque anni d’età. Dopo i trentacinque, il corpo del
portatore
comincia a mostrare i primi segni della menopausa ed i suoi ovuli
diventano
sterili»
«Quindi
significa che avrai le vampate di calore e tutta quella roba favolosa
con cui
una donna in menopausa a che fare, come si vede solitamente nei film?»
«Non credo
proprio. Penso che significhi semplicemente che non sarò in grado di
avere un
bambino dopo l’età massima. Niente vampate»
Kurt annuì,
rannicchiandosi al fianco del suo fidanzato, sbirciando l’opuscolo su
cui
Blaine era chinato.
«Quindi
dovremo mettere al mondo un bambino o due prima che tu compia
trentacinque
anni»
«Già.
Speriamo di essere pronti per allora»
«Sono
sicuro che lo saremo. In ogni caso, abbiamo qualcosa come altri
quattordici
anni prima che tu raggiunga quell’età»
«Potremmo
cominciare adesso»
«Blaine – »
«Sto
scherzando! Non dare di matto!»
Kurt alzò
lo
sguardo verso il suo fidanzato, puntellandosi sui gomiti per poi
chinarsi a
catturare le labbra di Blaine in un bacio «Non dovresti spaventarmi in
quel
modo»
«Mai più.
Lo prometto. Adesso baciami»
«Se proprio
insisti»
****
L’appartamento era
mortalmente silenzioso quando
Cooper rientrò.
Aveva appena varcato la
soglia quando notò come
tutto sembrasse freddo e teso.
Onestamente, si era
aspettato di tornare a casa e
doversi tappare le orecchie il secondo esatto in cui vi avesse messo
piede –
non sarebbe stata la prima volta che incappava in una sessione di sesso
rappacificatorio tra suo fratello e Kurt.
Ad ogni modo, anziché
sentire gemiti di passione
o qualsiasi altra cosa che l’avrebbe fatto scappare inorridito, tutto
quello
che udiva era un completo silenzio.
Sfilandosi le sneakers con
i piedi nell’atrio, si
accigliò quando notò che le scarpe di Blaine ed un paio di stivali alla
moda erano
allineati le une accanto agli altri.
Sembrava che Kurt fosse
lì... e la cosa non
prometteva bene.
Togliendosi la giacca,
Cooper raggiunse il
salotto in punta di piedi e gemette quando vide il marito di suo
fratello curvo
sulla poltrona, le mani saldamente strette tra i capelli.
«Avete litigato, vero?»
Kurt non alzò nemmeno lo
sguardo ma, anche senza
vedere il volto dell’altro uomo, Cooper sapeva che era successo
qualcosa di
brutto.
«Penso che potremmo
lasciarci» gracchiò Kurt, la
voce rotta alla fine della frase.
Il cuore di Cooper si
fermò all’udire quelle
parole.
Scosse la testa, incredulo.
Quello era esattamente ciò
che non voleva sentire.
“Merda”
Note della traduttrice
Come vi avevo promesso,
ecco qui il nuovo
capitolo!
Blaine si è rifugiato da
Cooper e Kurt l’ha
successivamente raggiunto a Rhode Island ma, anziché chiarirsi, i due
hanno
litigato ancora più furiosamente... e certe parole, una volta dette,
non sono
facilmente perdonabili.
Pensate che si lasceranno
davvero? Che i nostri Endgame Sweethearts siano al
capolinea?
Se avete un paio di minuti
di tempo a
disposizione ed avete voglia di farmelo sapere, siete invitatissimi a
lasciarmi
una recensione con la vostra opinione in merito! :)
Come sempre, passo agli
onnipresenti
ringraziamenti a chi legge e preferisce e ricorda e segue... e,
soprattutto, a
chi non perde mai occasione di condividere con me il proprio parere.
È sempre bello leggere le
vostre reazioni,
ragazze! Grazie mille!
Il prossimo aggiornamento
è previsto per
mercoledì – e, tanto per farvi soffrire un po’ nell’attesa, vi anticipo
che
sarà presente la “Voce della ragione”... chissà se Kurt la ascolterà?xD
A presto!
Killing
Loneliness
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Capitolo 5 *** Chapter 5 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il quinto capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note dell’autrice: Attenzione! Questo
capitolo contiene un argomento delicato, l’aborto spontaneo. Siete
avvisati.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se
altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions!
Inoltre, il
gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di
Reddin
del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la
tematica. È
un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 5
«Non penso proprio che vi
lascerete»
Le dita di Kurt
rafforzarono la stretta tra i
capelli.
«Non eri qui, Cooper. Non
hai sentito le cose che
ci siamo detti, non hai visto la faccia di Blaine. I-io non voglio mai più vedere quell’espressione sul suo
volto. E sapere, poi, che sono stato io a ridurlo così? Mi sento
malissimo»
L’uomo si piegò su sé
stesso ancora di più e
lasciò scivolare le mani dai capelli al volto, le spalle tremanti
mentre
cominciava a piangere.
«Kurt – »
«Non riesco a volerlo,
Cooper. È pessimo, lo so,
ma non ci riesco. Sono terrorizzato.
Non sono pronto per un bambino»
«Kurt, amico, io non sono
la persona giusta con
cui discuterne. Voglio dire, vorrei poterti aiutare e quant’altro, ma
non
sarebbe meglio se di tutto questo ne parlassi con tuo padre? Burt è un
tipo
fantastico. Dovresti rivolgerti a lui»
«Sarebbe così deluso di
me. Anche lui vuole dei
nipotini e detesterebbe scoprire che Blaine è gravido e che io... io
non lo
voglio»
Mentre osservava il
cognato, lo stomaco di Cooper
si strinse.
Una parte di lui voleva
strozzarlo in onore di suo
fratello ma un’altra parte di sé poteva capirlo, non che lui non avesse
avuto
la sua razione di spaventi per la possibilità di una qualche gravidanza
con le
sue ex fidanzate, tuttavia questo era completamente diverso: Blaine e
Kurt
erano sposati, avevano precedentemente discusso sulla possibilità di
avere dei
bambini... ed ora Kurt aveva cambiato opinione.
Nel frattempo, però, era
Blaine quello ad essere
lacerato dalla situazione: Kurt era arrabbiato con lui per via della
gravidanza, stava male da morire e tutto stava cadendo a pezzi.
A Cooper sembrava che
entrambi gli uomini
stessero crollando, e faceva schifo vederli ridotti così.
«Chiama tuo padre, Kurt.
Parlaci e senti cosa
dice. Ti farà bene»
Kurt si strinse nelle
spalle, asciugandosi
velocemente le lacrime dalle guance mentre fissava Cooper.
«Pensi che sia una buona
idea?»
«Lo so per certo»
Annuendo, Kurt si alzò
dalla sedia e raccolse il
cellulare appoggiato sul tavolino, fermandosi quando il suo sguardo si
posò su
qualcosa al centro del tavolino.
«Coop?»
«Sì?»
«Blaine n-non ha mangiato
niente per tutto il
giorno. Gli ho portato un bicchiere di Gatorade prima, ma non l’ha
bevuto.
Potresti... potresti portarglielo appena vai a controllare come sta?»
«Sì, sicuro»
Cooper si abbassò e
raccolse il bicchiere
intoccato, guardando Kurt con occhi preoccupati mentre questi lasciava
la
stanza e si precipitava in cucina.
“Spero che
Burt faccia ragionare quel ragazzino perché giuro – ”
Scosse la testa e percorse
il corridoio fino a
fermarsi davanti alla porta chiusa della propria camera da letto.
«Blainey? Sei sveglio?»
Aspettò una risposta ma,
dopo alcuni momenti di
silenzio, si decise ad aprire l’uscio.
Si intrufolò
silenziosamente nella stanza e fece
schioccare la lingua contro i denti appena notò che Blaine non era lì.
Dal bagno provenne un
rumore di conati e la
posizione precisa in cui si trovava il fratellino di Cooper Anderson fu
ben
presto rivelata.
Dopo aver appoggiato il
bicchiere di Gatorade sul
comodino Cooper scivolò in bagno, chinandosi dietro Blaine mentre il
ragazzo, con
un ansito strozzato, tremava contro il gabinetto.
«Oh, Blaine» gorgheggiò,
appoggiando una mano
ferma sulla nuca di suo fratello, intanto che Blaine vomitava «Mi
dispiace di
ciò che sta succedendo. Vorrei poterti aiutare»
«Mi sono messo io nei
guai» borbottò una volta
finito, sputando.
Si alzò di nuovo in piedi
prima di cadere contro
il petto di Cooper, il corpo apparentemente svuotato di tutta l’energia.
Cooper chiuse gli occhi,
mormorando un
comprensivo “Mh”, ed avvolse un braccio intorno alla vita sottile di
Blaine,
stringendo suo fratello il più possibile.
«Stai
rabbrividendo, B. Che ne dici di tornare a letto?»
«No, no, non muoverti, per
favore. Ho solo
bisogno di... di sedermi qui per un minuto. Ho le vertigini»
«Okay, okay. Siederemo
qui. Chiudi gli occhi e
respira profondamente, okay, Blainey? Il tuo fratellone ti tiene.
Riposati. Io
ti tengo»
Cooper lisciò i capelli
sudati di Blaine,
portandoglieli indietro, ed ascoltò mentre Blaine faceva ciò che gli
aveva
stato detto.
L’uomo tra le sue braccia
si rilassò e si
accoccolò contro di lui, ricordando a Cooper di quei giorni di tanti
anni
prima, quando cercava di confortare un febbricitante Blaine ogni volta
che il
suo fratellino si ammalava ed i loro genitori erano troppo impegnati
con il lavoro
per occuparsi di lui.
Sembrava che fossero
passati milioni di anni da
allora, ma sedere sul pavimento del bagno con
suo fratello indisposto tra le braccia fece sentire Cooper come
si era sentito
in quelle occasioni: impotente.
Pregò mentalmente che Burt
Hummel fosse in grado
di mettersi in contatto con Kurt in qualche modo perché, guardando il
suo
fratellino, Cooper non era sicuro che Blaine potesse sopportare altro
stress
senza perdere il bambino.
E che fosse dannato se
avesse lasciato che una
cosa simile accadesse – anche se andava oltre il suo controllo.
****
Kurt si diresse verso una
parte deserta del
parcheggio, si sedette sul marciapiede e con una mano cominciò
lentamente a
cogliere fili d’erba che spuntavano tra le lastre di calcestruzzo.
Fece scorrere la lista dei
contatti memorizzati
sul cellulare e lasciò che il proprio pollice si fermasse sul nome di
suo
padre, il cuore gli batteva all’impazzata mentre cercava di trovare il
coraggio
di chiamarlo ed avere quella difficile conversazione con lui.
Ignorando la fitta al
petto che avvertì al
semplice pensiero di chiamare suo
padre e al fatto che entro nove mesi sarebbe stato padre lui stesso,
premette
il tasto d’invio chiamata ed aspettò che qualcuno rispondesse.
«Salve, casa Hummel. Parla
Burt»
«Papà?»
«Kurt! Sei tu?»
«Sì, papà, sono io»
«Oh, a cosa devo questo
onore? Pensavo che fossi
impegnato questa settimana, amico. È successo qualcosa?»
«Possiamo dire di sì»
mormorò Kurt.
Si portò le ginocchia al
petto ed avvolse un
braccio intorno alle gambe, piegandosi su sé stesso.
«Papà, d-devo parlarti»
«Oh-oh, riconosco quel
tono» disse piano Burt.
Kurt poté immaginarlo
mentre sedeva sulla sua
poltrona e si tirava una coperta sulle gambe per stare più comodo, in
attesa
che suo figlio sputasse il rospo.
«Che succede, Kurt?»
«Papà, Blaine ed io...
noi... io – »
Non riuscì nemmeno finire
quello che stava per
dire.
Le lacrime spuntarono dal
nulla e lui cominciò a
piangere proprio lì, nel parcheggio, senza curarsi che potessero
esserci dei
passanti intenti a fissarlo mentre entravano nell’edificio o
continuavano a
camminare per la strada.
In quel momento, tutto ciò
che desiderava era
essere in Ohio.
Voleva essere di nuovo un
adolescente, potersi
rannicchiare accanto a suo padre sul divano e piangere disperatamente
ma,
invece, era seduto in un parcheggio estraneo di Rhode Island mentre il
suo
matrimonio stava inesorabilmente andando in frantumi... e non si era
mai
sentito più solo.
Tossendo, liquidò le
domande preoccupate di suo
padre e continuò.
«Credo che tra Blaine e me
sia finita»
«Voi cosa? Come? Cos’è
successo?»
Ed eccolo lì,
l’inevitabile.
Kurt non poteva ignorare
ciò che stava per fare o
che stava per dire, non importava quanto deluso suo padre sarebbe stato.
Doveva sfogarsi, far
sapere a Burt cosa stava
succedendo e perché sentiva che tra lui e Blaine fosse ormai finita,
anche se
sapeva che suo padre ne sarebbe rimasto disgustato.
Mordendosi un labbro, Kurt
si lanciò nella storia
e raccontò al genitore del suo rientro a casa e dei test di gravidanza
e di
come Blaine fosse stato male da morire fino a circa una settimana prima.
Parlò senza sosta del loro
litigio e delle cose
che si erano detti; quando, dopo parecchi minuti, giunse finalmente
alla
conclusione della sua versione dei fatti, si fermò, ricacciando
indietro un
singhiozzo strozzato ed appoggiando la testa sulla mano libera.
La storia sembrava anche
peggio dopo averla
ripetuta al suo stesso padre.
Burt si sarebbe incazzato da morire.
«Quindi...» disse Burt
dopo un momento di
silenzio «Blaine è gravido, sta da Cooper perché voi due avete litigato
e tu
non vuoi il bambino, giusto?»
«Sì»
Oh, Dio, si vergognava
così tanto di sé stesso.
«Kurt, i-io non so proprio
cosa dire, ragazzo.
Voglio dire, tu sei mio figlio ed io dovrei supportarti in qualsiasi
circostanza, però non credo proprio che questa sia una cosa che posso
tollerare»
Lo sapeva.
Kurt lo sapeva, ma faceva
male sentirlo dire ad
alta voce da suo padre.
«Kurt, io... un bambino è
una benedizione. Quando
tua madre ed io scoprimmo della tua esistenza, eravamo in estasi. Sì,
io me la
facevo sotto, ma tua madre era incredibilmente euforica a riguardo ed è
stato fantastico
vedere quanto cambiò durante la gravidanza. È vero, stava sempre male,
però era
così felice di poterti avere ed io ho avuto modo di vederla crescere e
cambiare
e-e... non è così male come pensi, Kurt»
«Papà, io solo... io non
voglio un bambino
adesso. Lo so che è terribile da dire ma Blaine ed io... noi non siamo
pronti
per un figlio. Il nostro appartamento non è abbastanza grande e non
abbiamo
tutti i soldi del mondo e – »
«Faccio davvero fatica a
credere che Blaine non voglia un bambino. Quel
ragazzo si eccita così tanto quando voi due siete in Ohio e rivedete i
vostri
amici ed i loro figli. Dio, ha pianto più di Sam il giorno in cui
Whitney è
nata. Te lo ricordi? Quando voi due eravate qui in visita e Sam ci ha
chiamati
dall’ospedale e ci ha inviato le fotografie della bambina? Blaine era
allo
sbando»
«Era solo eccitato per Sam»
«Sì, è vero, ma era anche
un po’ geloso. Non ti
ricordi quanto ha continuato a mormorare amorevolmente a quelle
fotografie e a
dire di voler avere un bambino proprio come lei, un giorno? Non puoi
dirmi che
te lo sei già scordato»
La verità era che Kurt l’aveva dimenticato.
Durante quel fine
settimana, aveva provato a
bilanciare il tempo per la famiglia tra i suoi genitori e Blaine; in
più aveva
cercato di dare gli ultimi tocchi finali ad un’estensione per il sito
web di
Vogue, la cui data di scadenza era ormai prossima.
Era stato un po’ qui ed un
po’ lì per tutto il
viaggio e, nonostante si ricordasse di aver ricevuto dei messaggi e
delle foto
da parte di Sam e Mercedes sulla loro primogenita, rammentava a
malapena di
quello che Blaine – o chiunque altro – aveva detto quella notte.
Burt ignorò il silenziò di
Kurt e proseguì.
«Blaine desidera dei
bambini da tantissimo tempo,
ragazzo. Ricordo che aveva detto di volere creare una famiglia con te
nelle sue
promesse di matrimonio... e, ora, sei qui a dirmi che lui aspetta un
figlio e
che tu non vuoi averci niente a che fare. Kurt, io... ad essere onesto
mi sento
un po’ ferito, e non posso nemmeno immaginare come si senta Blaine. Per
lo più,
sono solo scioccato»
«Papà – »
«Non c’è niente di più
straordinario in questo
mondo che avere un bambino. So che ci sono persone là fuori che
dissentirebbero
ed altre che non vorrebbero mai e poi mai averne ma, onestamente,
Kurt... se tu
sei uno di quelle persone, non avresti mai
dovuto permettere che Blaine credesse il contrario. Gli stai spezzando
il cuore
e tutto questo stress potrebbe provocargli un aborto... e non ci voglio
nemmeno
pensare» fece una pausa e deglutì rumorosamente, allertando Kurt di
aver
sconvolto suo padre «Se pensi che le emozioni di Blaine siano fuori
controllo
ora, non vorrai nemmeno prendere in considerazione di come si
ridurrebbe se
perdesse quel bambino»
«Cosa?»
«Dopo la tua nascita, tua
madre ed io perdemmo un
bambino. Era passato circa un anno e mezzo dal tuo arrivo quando
scoprimmo che
stavamo per avere un’altra sorpresa. Faceva paura, perché tu eri ancora
una
cosina ed inaspettatamente stavamo per avere un altro figlio ma, dopo
circa tre
mesi, tua madre si ammalò davvero e cominciò a perdere sangue. Era
spaventoso,
Kurt. Tornai a casa dopo il lavoro e ti trovai nella tua culla ad
urlare con
tutte le tue forze, e capii che qualcosa non andava, ma dovevo prima
occuparmi
di te. Poi andai a controllare tua madre e lei stava piangendo
disperatamente per
qualcosa di terribile»
Kurt trasse un profondo
respiro, non proprio
desideroso di sentire il continuo della storia, ma sapeva che suo padre
sarebbe
andato avanti in ogni caso.
Attese col fiato sospeso
che il genitore
riprendesse a parlare.
Dall’altro capo del
telefono, Burt tirò su col
naso ed il cuore di Kurt si strinse.
«Tua madre aveva
cominciato a sanguinare quella
mattina. C’era sangue sul letto e sui vestiti e sulle lenzuola. La
trovai sotto
la doccia, in lacrime. Perse il bambino e, dopo, non potemmo più averne... ma eravamo stati
benedetti, avevamo te! Ma non dimenticherò mai e poi mai quanto tua
madre
rimase ferita quando perse quel bambino... e non voglio nemmeno pensare
all’eventualità
che Blaine possa perdere il mio primo nipotino. Tocca ferro»
Si udì un debole
picchiettare.
«Sai, proprio l’altra
sera, Carole ed io stavamo
parlando di voi ragazzi e del fatto che noi siamo ormai abbastanza
vecchi per
avere dei nipotini, e di come voi siate molto più grandi rispetto a
come
eravamo noi quando abbiamo cominciato ad avere dei figli – »
«Papà, non – »
«Lasciami finire. Come
stavo dicendo, Carole ed
io stavamo parlando dell’essere genitori durante i nostri vent’anni e
di quanto
fosse dura e di come i bambini, oggigiorno, abbiano tutte queste
diavolerie,
come i diversi tipi di biberon ed il latte in polvere e quei cosi dove
gettare
i pannolini sporchi, che non sono come i semplici e vecchi bidoni della
spazzatura... cose così. Sarà sempre dura crescere un figlio, ma voi
ragazzi
avete molto più di quanto avessimo noi ai nostri tempi. Ci sono più
medicine,
più tecnologie... le cose sono diverse ora.
In più, devi guardare il
quadro generale. Blaine è gravido. Blaine!
Anni fa, agli uomini non poteva succedere. Certo, le
persone potevano avere il gene, ma non avevano le risorse necessarie
per
affrontare una gravidanza maschile, e puoi immaginare quante coppie gay
che non
sapevano di poter aver figli hanno dovuto sopportare anni d’attesa
prima di
poterne adottare uno? Blaine porta in grembo il figlio creato
dall’amore che
l’uno prova per l’altro, e tu non lo vuoi nemmeno»
«Volevo dei bambini, solo
non ora – » provò ad
intervenire Kurt, solo per poi essere interrotto.
«Faccio fatica a crederci,
ragazzo. Ti conosco e
so che quando tu vuoi qualcosa, questa diventa la tua passione, è
l’unica cosa
su cui ti concentri... e non ricordo di averti mai sentito dire
qualcosa del
genere sui bambini»
«Papà – »
«Ma devi comunque pensare
a Blaine. Dovrà
passarne tante, i suoi ormoni saranno ovunque, starà male e si sentirà
sfinito,
e non ha bisogno di questo stress aggiuntivo»
Kurt si passò una mano tra
i capelli per la
milionesima volta.
«Allora cosa dovrei fare?
Non voglio lasciarlo.
Non voglio rompere con lui perché non posso perderlo così!»
«Se non vuoi questo
bambino, Kurt, allora non so
cosa dirti»
«I-io non voglio perderlo»
«Allora non farlo»
****
Chiudendosi la porta alle
spalle, Cooper trascinò
il proprio corpo stanco attraverso il corridoio e sbirciò in salotto,
per
niente intimidito dall’uomo seduto sul bordo del tavolino da caffè.
«Hai parlato con tuo
padre?»
«Sì»
Coop si sedette sul
bracciolo della poltrona ed
appoggiò gli avambracci sulle ginocchia, osservando duramente suo
cognato.
«Cosa ha detto?»
«Non è molto soddisfatto
di me... e pensa che
Blaine ed io dovremmo prenderci una pausa»
«Una pausa?»
Quello non era ciò che
Cooper si era aspettato
che Burt Hummel dicesse.
Aveva legittimamente
creduto che il vecchio
Hummel avrebbe preso suo figlio a calci in culo e che gli avrebbe
ordinato di
baciare e fare pace con Blaine, invece Burt aveva detto qualcosa di
completamente diverso.
«Cosa vuoi dire con “una pausa”?»
«Mio padre pensa che, per
Blaine, avermi intorno
sia stressante. Pensa che dovrei andare a casa e lasciarlo qui, con te,
fino a
quando non avrò riflettuto un po’ sulla faccenda»
«E pensi che la tua riflessione ti farà bene?»
Kurt si torse le mani.
«Non lo so»
«Beh, se questo è ciò che
tuo padre pensa, allora
concordo con lui. Averti qui peggiora solo le cose. Forse dovresti
andare a
casa. Terrò d’occhio Blainers»
Kurt annuì, le sue spalle
cedettero con sollievo.
«Vorrei che non dovesse
andare in questo modo»
«Sì, beh, anche io. Ma è
per il meglio»
Rassegnandosi a fare ciò
che stava per fare, Kurt
si alzò dal tavolino e prese il suo bagaglio, gettando la valigia sul
divano.
«Ho portato alcune delle
cose di Blaine. Qui ci
sono i documenti per il medico e dei vestiti. E ho portato anche... ho
portato
il cane di Margaret Thatcher, in caso ne avesse bisogno... e la sua
felpa
preferita, quella del team di scherma della Dalton. Tende ad stringersi
a
queste cose quando si sente male»
Cooper prese gli oggetti
dalle mani tese di Kurt
e li appoggiò sulla poltrona, guardandolo con gli occhi socchiusi
mentre Kurt
richiudeva la valigia e si drizzava in piedi.
«Ti chiamerò se succede
qualcosa, lo sai, vero?»
Kurt abbassò la testa e
guardò il pavimento.
«E questo vale anche per
te: se ti serve
qualcosa, chiamami, okay?»
«Lo controllerai per me?»
«Ti ho già detto che lo
farò, come l’ho fatto
anche negli ultimi giorni – »
«Intendevo dire, lo terrai
d’occhio per me? Non
voglio che vada alla deriva. Lui diventa... lui...»
«Conosco mio fratello,
Kurt» spiegò Cooper,
seguendo suo cognato alla porta di casa.
Aspettò fino a quando Kurt
fu in piedi sulla
soglia prima di continuare.
«Spero che tu possa
cambiare idea presto,
altrimenti ti perderai qualcosa di incredibile»
Fece una pausa per dargli
tempo di rispondere ma
Kurt semplicemente se ne andò, le mani che asciugavano in fretta gli
occhi
mentre si allontanava, lasciando Cooper – ed infine Blaine
– dietro di sé, a Rhode Island, mentre lui tornava a New
York per riflettere.
Note della traduttrice
Ecco Burt, ecco Burt!*-*
Inutile dire che mi
riferissi a lui quando
parlavo della “Voce della ragione”, perché Burt Hummel sa sempre cosa è
meglio per
il suo figlio – e per il fandom!
Ebbene, Kurt ha deciso di
prendersi una pausa per
riflettere sulla situazione... secondo voi gli farà bene? Cambierà
idea? Vorrà diventare
il padre del bambino suo e di Blaine?
Si accettano scommesse a
riguardo.
Dal mio punto di vista,
Kurt è un po’ ipocrita: se
ama Blaine, a parer mio, dovrebbe amare anche la vita che è dentro di
lui – perché
c’è un po’ di Blaine in quel bambino, perché è sangue del suo sangue,
perché non
credo che sia possibile dire di amare una persona ma non desiderare il
figlio
concepito insieme.
Voi che dite?
Se ne avete voglia,
fatemelo sapere in una
recensione :)
Grazie a chiunque ha
letto, seguito, ricordato,
preferito e recensito questa storia: siete gentilissimi, dei cuccioli
di
pinguino adorabili!
Il prossimo aggiornamento
è previsto per sabato.
A presto!
Killing
Loneliness
|
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Capitolo 6 *** Chapter 6 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il sesto capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note dell’autrice: non ho mai avuto figli
quindi, per i dettagli delle visite mediche e cose del genere, mi sono
affidata
a quanto letto su internet e a ciò che mi è stato raccontato da amici e
parenti. Mi sono anche presa la liberta di stimare approssimativamente
l’età di
Isabelle basandomi sull’attuale età di Sarah Jessica Parker.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se
altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions!
Inoltre, il
gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di
Reddin
del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la
tematica. È
un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 6
Dieci settimane.
Blaine era di dieci
settimane.
Le parole erano facilmente
scivolate fuori dalla
bocca dell’infermiera che l’aveva appena visitato ma, per Blaine, era
come se
il suo intero mondo si fosse rovesciato sui propri assi e poi
riconsegnato a
lui.
Era così.
Era reale.
«Hai un feto di dieci
settimane dentro la pancia»
lo prese in giro Cooper, pungolando Blaine sul fianco mentre il più
giovane si
agitava di continuo sul lettino.
«Smettila, Coop»
«No, davvero! È una cosa
fantastica. Oggi vedrò
la mia nipotina o il mio nipotino» fece una pausa «Spero che somigli a
me,
però. Mi dispiacerebbe per quel povero bambino se assomigliasse a te!»
Blaine roteò gli occhi ed
appoggiò un braccio
sullo stomaco, muovendo le gambe avanti ed indietro mentre scrutava i
grafici
ed i poster educativi allineati sulle pareti.
«Pensi che il dottor
Thompson sarà gentile?»
Cooper inarcò un
sopracciglio.
«Te la stai seriamente
facendo sotto?»
«No. È solo... volevo
vedere la dottoressa Banes
ma – »
«Ma sei qui a Providence
anziché essere a New
York, lo so. Ma la Banes ha raccomandato questo tizio, quindi non può
essere
tanto male. Devi dargli una possibilità, B.; è probabilmente un medico
fantastico e, inoltre, ha fatto nascere un sacco di bambini – e un
numero considerevole
da gravidanze maschili, stando a quanto ha detto quell’infermiera super
sexy»
«Coop»
«Cosa? Era una gran figa!»
«Ed aveva anche qualcosa,
come, venticinque anni.
Tu ne hai quarantadue. Datti una calmata, vecchio»
Cooper fece una smorfia.
«Ignorerò il fatto che hai
appena insultato la
mia età per ricordarti che non tutti possiamo sposare i nostri
fidanzatini del
liceo e vivere felici e – »
Si bloccò, gli occhi
sbarrati appena realizzò
quello che aveva detto.
Alzò lentamente lo sguardo
per osservare suo
fratello, aggrottando le sopracciglia quando notò l’espressione assente
sul
viso di Blaine.
«Oh, amico, mi dispiace.
Non – »
«Va tutto bene» sussurrò
Blaine, massaggiandosi
lentamente la pancia con movimenti circolari della mano «Non è colpa
tua se lui
non vuole questo... se non vuole noi»
«Blaine – »
Prima che potesse
continuare, un colpo alla porta
li avvertì della presenza del nuovo medico di Blaine.
L’uomo sembrava gentile, i
suoi capelli erano
brizzolati e gli occhi di un tenue e delicato azzurro.
Entrò con un sorriso ed un
cenno, porgendo
immediatamente la mano a Cooper e poi a Blaine.
«Salve ragazzi, sono il
dottor Thompson. Come
va?»
«Bene» esclamarono i
fratelli all’unisono, la
voce di Cooper molto più vivace e forte rispetto a quella di Blaine,
ora
che l’altro ragazzo era scivolato di
nuovo in un malinconico stato d’animo.
«Beh, signor Anderson,
giusto? Monique ha
scritto...» indicò la cartella clinica di Blaine «Che crede di essere
di dieci
settimane e che ha concepito il bambino agli inizi di ottobre, ho
ragione?»
«Sì, signore»
«Bene, allora che ne dice
di fare un paio di
piccoli esami e di pensare a questo bambino, mh?»
****
«Ti senti bene?»
Kurt inclinò la testa e
guardò la donna in piedi
sulla soglia del suo ufficio.
Isabelle Wright era
entrata a far parte della
vita di Kurt dal secondo esatto in cui questi aveva messo piede a New
York, ed
era sempre stata una delle poche persone, dopo Rachel, a cui poteva
rivolgersi
nel momento del bisogno.
Tuttavia, dal suo litigio
con Blaine, Kurt era
caduto in basso.
In sostanza, si era chiuso
completamente a riccio
e faceva le cose come un automa solo per arrivare a fine giornata... ma
anche
allora era dura: tornare in una casa vuota e silenziosa era terribile,
sentire
Jenny miagolare per Blaine era anche peggio.
Quello, però, era niente
in confronto a dormire
nel loro letto matrimoniale da solo, avvertendo la mancanza del corpo
di Blaine
rannicchiato contro il suo fianco.
Gli mancava
Blaine.
Gli mancava suo marito con
ogni fibra del suo
essere e sapeva che l’unica ragione dietro l’assenza di Blaine era data
dalla
sua stessa follia e stupidità.
Poteva prendere il
cellulare e chiamarlo, eppure
non l’aveva fatto.
Non aveva telefonato, non
aveva mandato messaggi,
non si era nemmeno preso il disturbo.
Aveva semplicemente spinto
da parte tutti le
intenzioni di mettersi in contatto con Blaine ed aveva lavorato.
Ecco il motivo per cui,
probabilmente, Isabelle stava
esprimendo la propria disapprovazione mentre camminava intorno alla sua
scrivania.
«Chase mi ha detto di
quello che è successo tra
te e Blaine, dolcezza» sedette sul bordo della scrivania e gli
accarezzò i
capelli con una mano «Ebbene, odio essere venuta a saperlo da lui
anziché da
te, ma non avevo idea di cosa fare e tu sembri così triste,
Kurt. Ma... ora lo so e mi dispiace sapere che state
litigando però, tesoro, devi tornare in te. Stai battendo la fiacca, so
che non
stai mangiando e sembri esausto. Ora, non so cosa sia esattamente
successo ma –
»
«Blaine sta per avere un
bambino»
Isabelle rimase a bocca
aperta.
«Davvero? O mio Dio, Kurt!
Che meraviglia! Non
posso credere – oh, oh, okay» posò una mano sulla sua spalla con
gentilezza
«Non vuoi il bambino?»
«Vuoi la totale sincerità?»
«Lo sai»
«No. No, non lo voglio»
«Okay» disse Isabelle, la
voce libera da ogni
giudizio.
Kurt si accasciò contro la
scrivania con sollievo
all’udire quel tono.
Si era aspettato
un’immediata reazione di
disgusto ma, dopo un secondo di riflessione, si era reso conto che
Isabelle non
gli avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Lo aveva sempre ascoltato
prima di dare alcun
tipo di consiglio.
Accarezzandogli il
braccio, lei continuò.
«Perché non vuoi un
bambino?»
«Non è che i-io... un
bambino non era nei
programmi in questo momento. Non per noi, almeno. Tutti i nostri amici
hanno
avuto dei figli e, sì, c’era da aspettarselo. Ma Blaine ed io
avevamo... abbiamo ancora delle cose da fare.
Dovevamo tornare a Parigi a breve, dovevamo trasferirci in un
appartamento più
grande e dovevamo andare in seconda luna di miele per festeggiare il
nostro
decimo anniversario... ma – »
Si fermò.
«Ma cosa?»
«Ma poi Blaine si è
sentito male ed abbiamo
rimandato il viaggio e l’ultima cosa che so è che è gravido, ed ecco
che i
nostri piani se ne vanno giù nello scarico» girò la testa ed appoggiò
la fronte
sulla scrivania «Avevamo fatto così tanti programmi ed ora sembra che
io sia
l’unico che vuole portare a termine i nostri obiettivi e che lui voglia
concentrarsi su qualcos’altro»
«Beh, a parer mio, un
bambino è un immenso punto focale»
«Isabelle – »
«No, seriamente, Kurt,
ascoltami. So di essere la
persona peggiore con cui parlare di bambini, voglio dire: ho quasi
sessant’anni, non mi sono mai sposata o avuto figli e sì, è stata per
mia
scelta personale e, ad ogni modo, non ho mai trovato quel qualcuno
speciale
come è successo a te. Certo, non l’ho mai davvero cercato – l’amore non
è mai stato
il mio forte – e non ho mai avuto passione per la vera
passione, come invece ho per la moda, ma... guardo te e Blaine
e vedo l’eternità. Dimmi che non lo
vedi anche tu»
«Lo vedo, ma – »
«Beh, se è così, allora
come puoi stare seduto lì
e dirmi che non vuoi ciò che lega voi due insieme nel modo più intimo e
speciale possibile? Quel bambino è nato dall’amore che voi due provate
per
l’altro, ed una parte di me sente che Blaine riconosce la cosa e tu,
forse, no»
Kurt sospirò.
«Lo capisco, davvero... è
solo che io non... non
sono pronto. Nessun altro sembra capire che non sono pronto per avere
un figlio
a in questo momento della mia vita! Mi sento come se avessi appena
cominciato,
ed ora devo fermarmi a questo punto della scala fino a quando il
bambino non sarà
cresciuto e fuori di casa– e non è neanche ancora nato!»
Si sedette, appoggiandosi
allo schienale della
poltrona.
«Is, ti rendi conto di
quanto ho lavorato per
questo? Ho avuto a che fare con così tanta negatività in Ohio, c’è
stato così tanto
fallimento e sofferenza ma poi, finalmente, è stato come se avessi
avuto una
pausa! Ho avuto il mio lavoro qui, sono stato accettato alla NYADA, mi
sono
laureato, ho partecipato ad un paio di spettacoli, ho avuto la mia
promozione
qui e sono felice – ero felice – ed
ora guarda dove sono! Sono bloccato tra l’incudine e il martello a
causa di un bambino non ancora nato»
Isabelle annuì,
comprendendo lentamente il punto
di vista di Kurt sulla vicenda.
Comunque, mentre lui
parlava, la sua mente era
esplosa con contrappunti ed idee.
Attese pazientemente che
Kurt si calmasse prima
di lanciarsi in un discorso.
«Kurt, tesoro, sai che ti
voglio tantissimo bene.
Lavori con me da anni e ho imparato ad amare te, i tuoi amici, la tua
famiglia
e soprattutto il tuo bel maritino... ma tutto ciò che mi hai detto
potrei
relazionarlo anche alla situazione di Blaine»
«Tu cosa?»
«Hai appena precisato che
ti sei fatto il culo
per arrivare fin qui... ma cosa puoi dire riguardo Blaine? Ascolta,
Kurt, non
sto cercando di giudicarti o che altro, ma tutto ciò che hai affermato
può
essere rapportato anche a lui. Non ha lavorato sodo come te? Non ha
affrontato
le tue stesse ingiustizie al liceo? So che per te, durante il college,
può
essere stata più dura, ma guardati: hai un posto sicuro qui a Vogue e
hai avuto
l’opportunità di calcare il palcoscenico. Di Blaine, invece, cosa si
può dire?
Ha lavorato in quella caffetteria col karaoke dopo la laurea, e ha
ottenuto
piccole parti negli spettacoli, ma è sempre sembrato che volesse fare
qualcos’altro. Anche dopo che ha cominciato a dare quelle lezioni di
canto,
mesi addietro, ha continuato a comportarsi come se si sentisse confuso.
E poi, al pranzo di
qualche tempo fa, mi ha detto
di essere elettrizzato al pensiero di poter finalmente creare una
famiglia con
te. Mi ha confidato che voleva parlartene dopo il vostro anniversario e
dopo la
luna di miele, perché sapeva che tu non avresti voluto sentirne parlare
fino ad
allora... ma onestamente, Kurt, Blaine vuole davvero questo bambino. So
che è
così, e non lo vedo da quel pranzo»
Kurt rimase in silenzio,
gli occhi fissi sulla
punta delle scarpe, mentre assorbiva ogni parola di Isabelle.
«Anche tu sei disgustata
da me, vero?»
«Non ho mai detto questo.
Ho solo detto che
dovresti guardare al quadro generale
e magari guardarlo dal punto di vista di Blaine»
«Ed io, allora? Nessuno
vuole provare a guardare
dal mio punto di vista. Tutti si schierano automaticamente dalla parte
di – »
«Non ho nemmeno detto
nulla riguardo prendere
posizioni, Kurt. Per favore, non discutiamo. Voglio solo aiutare»
Ma, nonostante le sue
rassicurazioni, Kurt aveva
sentito abbastanza.
«No, no, ho capito quello
che stai cercando di
fare, Is. Capisco che pensi di aiutare ma, onestamente, non è così»
sibilò
quelle parole mentre si alzava dalla poltrona, afferrando la sua giacca
«Vado
in pausa. Per favore, non seguirmi»
E se andò.
****
«Cosa
diamine è quella?»
Blaine si
voltò, lentamente ma con costanza, dato che non voleva farsi venire un
altro capogiro
– aveva avuto una terribile esperienza collassando addosso a Cooper
giusto
qualche giorno prima e non voleva ripeterla –, aggrottando le
sopracciglia
quando notò suo fratello maggiore a bocca aperta, fermo sulla soglia.
«Cosa è
cosa?»
«Quella! È
ciò che penso che sia?»
«Beh, se tu
volessi specificare cosa pensi che sia, magari lo saprei»
«Quella...
la tua pancia! Guardala»
Blaine si
spostò per fissare il riflesso della propria figura semivestita nello
specchio.
«Io non
vedo niente... oh!»
Ed in quel
momento la notò.
Una lieve
protuberanza si stava formando nella parte inferiore dove una volta
c’erano i
suoi addominali: al posto del suo solito stomaco sodo c’era un duro
rigonfiamento di carne che, ad occhio nudo, dava l’impressione che
Blaine
avesse semplicemente avuto un pasto abbondante, ma ad entrambi i
fratelli
Anderson era evidente per ciò che era.
«Oh, wow»
«Sì, wow.
Guardati! Quella non c’era ieri»
«Lo so»
mormorò Blaine.
Fece
scorrere la punta delle dita sulla rotondità con un sorriso.
«Ciao,
piccolino.
Bel modo di sorprendermi!»
****
«Eccoci qui! Questo è il
tuo bambino!»
«O mio Dio, Blainey,
sembra una patatina!»
Gli occhi di Cooper si
erano spalancati dalla
meraviglia mentre fissava l’immagine sul piccolo schermo accanto al
letto di
Blaine.
La vestaglia di suo
fratello era stata
precedentemente arrotolata ed il dottor Thompson stava attualmente
facendo
correre la sonda sulla pancia nuda e ricoperta di gel di Blaine.
Caotiche immagini in
bianco e nero ricoprivano lo
schermo, ma proprio nel mezzo c’era la più adorabile cosina mai vista,
simile
ad caramella: fluttuava tutt’intorno, muovendo le piccole membra delle
dimensioni di uno spillo e più Cooper guardava, più il suo cuore si
gonfiava.
«Oh, Blaine» disse quasi
senza fiato, la gola
stretta dall’emozione «È tenerissimo»
«Non posso crederci. È
così irreale»
«Solitamente lo è per chi
diventa genitore per la
prima volta» intervenne il dottor Thompson, muovendo la sonda un po’
più in
basso «Perché non tossisci per me, Blaine? Vediamo se possiamo
svegliare questo
piccoletto!»
Blaine tossì; i suoi occhi
rimasero incollati
allo schermo mentre il bambino che cresceva dentro di lui si agitava,
apparentemente irritato per essere stato disturbato.
«O mio Dio – »
«L’hai fatto incazzare»
rise Cooper, sporgendosi
in avanti ed appoggiando il mento sulle mani, assomigliando più ad un
ragazzino
curioso che allo zio orgoglioso che era «È fantastico»
Il medico continuò a
muovere la sonda, mostrando loro
differenti angolazioni.
Continuò la conversazione
mentre faceva un paio
di foto e poi si voltò verso Blaine, sorridendo ampiamente.
«Vuoi sentire il battito
del cuore del tuo
bambino?»
Gli occhi di Blaine si
spalancarono.
«Sì, o mio Dio, sì, mi
piacerebbe»
Respirò, tremante, con le
lacrime immediatamente
sull’orlo di riversarsi da dietro le sue lunghe ciglia.
Il dottor Thompson gli
diede una pacca sulla
spalla prima di estrarre la sonda doppler, premendola sul bassoventre
di
Blaine; la mosse circolarmente per un po’ e poi si fermò, sorridendo
quando un
pacato fischio riempì la stanza.
«Lo senti? Quello è il
battito cardiaco del tuo
bambino»
«O mio Dio»
Blaine rimase a bocca
aperta, iniziando
immediatamente a piangere mentre il suono gli riempiva le orecchie.
La sua mano scattò ed
afferrò quella di Cooper,
stringendola forte mentre ascoltava il battito del cuore del suo
bambino:
sembrava forte e sano e, per la prima volta dopo un po’ di tempo,
Blaine si
sentì felice e più leggero dell’aria.
Era il suono più bello che
avesse mai sentito,
era la cosa più bella che avesse mai visto... e Kurt non era lì a
vivere
quell’esperienza.
Note della traduttrice
Avevo detto che avrei
postato sabato ed è
lunedì... ma facciamo finta che io abbia appena usato un giratempo,
okay?
Mia madre ha deciso di
dare una rinfrescata alle
pareti di casa quindi ho vernice OVUNQUE e pochissimo tempo per
tradurre o
betare o aggiornare, ergo non so quando il prossimo capitolo sarà
postato.
Chiedo scusa.
Intanto, abbiamo avuto
un'altra briciola del
punto di vista di Kurt e scoperto cos’altro pensa riguardo la
gravidanza e,
cosa ancora più importante, Blaine ha visto il suo piccino per la prima
volta
*-*
Emozionante, vero?*-*
Ringrazio, come sempre,
chi supporta questa
storia in qualsiasi modo – leggendo, preferendo, seguendo, ricordando e
soprattutto recensendo.
Vi invito a lasciarmi il
vostro parere – perché le
recensioni sono amore U.U
Killing Loneliness
|
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Capitolo 7 *** Chapter 7 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il settimo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è
basato sul
personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se vi
piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 7
«Signor Hummel, c’è una
chiamata per lei sulla linea
uno»
Kurt scacciò la stagista e
premette il pulsante
lampeggiante sul telefono dell’ufficio, appoggiandosi allo schienale
della
poltrona ed incrociando le braccia all’altezza del petto, in attesa che
chiunque l’avesse chiamato dicesse qualcosa.
«Pronto? C’è qualcuno?»
chiese infine, dopo
diversi secondi di snervante silenzio.
«Ehi, Kurt, sono Carole»
«Oh, ciao Carole. Che
succede?»
«Kurt! Non dirmi che te ne
sei già dimenticato!»
Le sopracciglia di Kurt si
inarcarono.
Si drizzò sulla sedia e
spostò da parte il pranzo
intoccato, fissando il calendario da tavolo.
Era il 22 dicembre –
mancavano giusto un paio di
giorni a Natale.
“Oh, merda”
«Cazzo. Carole, avevo
completamente dimenticato
che il vostro aereo atterrerà questa sera. Merda, mi dispiace»
«Va tutto bene, tesoro.
Tuo padre voleva che ti
chiamassi per dirti che il nostro volo è in ritardo, abbiamo passato
l’ultima
ora a terra a causa della neve, ma dovremmo riprendere quota presto»
«Avete ancora bisogno di
un passaggio?»
Carole rise.
«Beh, a meno che Finn e
Rachel siano ancora in
città e non siano partiti con Hiram e Leroy per quella crociera... uhm
– »
«No, no, ci sarò. Datemi
un po’ di tempo. Qui sono
sommerso dal lavoro, ma farò del mio meglio per uscire in orario e
incontrarvi
in aeroporto»
«Fantastico. Ci vediamo
dopo, okay? Ti voglio
bene»
«Anche io. Dà un bacio a
mio padre da parte mia»
Con parole di commiato,
Kurt riattaccò la
chiamata e sprofondò nella poltrona, passandosi una mano tra i capelli.
Sapeva che suo padre era
ancora sconvolto dal suo
comportamento.
Si parlavano al telefono
ogni giorno ma Burt,
sotto certi aspetti, sembrava essere distante.
Chiedeva ancora di Blaine,
aveva nuovamente
espresso la propria disapprovazione quando Kurt gli aveva detto che il
suo
compagno era ancora a Rhode Island ed ogni volta, prima di riattaccare,
Burt
gli ripeteva “Chiamalo, amico, e
parlatene”.
Kurt, però, non ce la
faceva.
Non aveva parlato con
Blaine da quando era andato
via da Providence... ma non c’era un secondo in cui non sentisse la sua
mancanza.
Infatti, seduto nel suo
ufficio intento a fissare
le vuote pareti bianche, Kurt non poté fare a meno di chiedersi
esattamente
cosa stesse facendo suo marito in quel preciso momento.
****
«Perché ci siamo fermati
qui?»
«Perché, fratellino, ci
rimangono solo un paio di
giorni prima di Natale e, se non l’hai notato, il mio appartamento è
piuttosto
scadente per quanto riguarda la tipica allegria delle feste. Quindi
prenderemo
un albero in svendita! Evviva!»
Blaine alzò gli occhi al
cielo e spostò il proprio
peso sulla sedia, massaggiando ferocemente l’anca destra.
«Non abbiamo bisogno di un
albero, Coop»
«Sì, invece! Non è Natale
senza albero»
«Non mi sento come se
fosse Natale» mormorò
Blaine mentre si riaccomodava.
La sua zona pelvica lo
stava uccidendo ed
ascoltare Cooper parlare dell’imminente festività lo nauseava, dal
momento
quello sarebbe stato il primo anno in un’eternità
che Blaine non avrebbe passato la vacanza con Kurt.
Erano passati dallo
trascorrere ogni Natale,
dagli ultimi anni del liceo fino all’anno precedente, insieme... ed ora
erano
separati.
Solo il pensiero fece
dolere il cuore di Blaine,
così lo spinse semplicemente da parte.
«Non voglio un albero,
Coop. Non possiamo solo
andare a casa, per favore?»
Il sorriso di Cooper si
spense, ma lui annuì ed
uscì dal parcheggio, facilitando la manovra per immettersi sulla
carreggiata
mentre spostava lo sguardo dalla strada al suo fratellino con un
rapidità.
«Non volevo turbarti, B.
Scusa»
«Non è colpa tua. Non hai
nulla di cui
dispiacerti. Io... io non mi sento tanto bene, oggi»
«Certo. Lo capisco» disse
Cooper sommessamente,
allungando una mano sopra la console centrale per batterla sulla coscia
di suo
fratello «Andiamo a casa»
****
«E poi ha fatto cadere
l’intero portfolio sul
pavimento! È stato orribile, pensavo che Isabelle l’avrebbe uccisa
ma lei ha semplicemente riso e la
cosa è finita lì»
Kurt aprì praticamente la
porta dell’appartamento
con un calcio, tenendola aperta con il piede mentre i suoi genitori
scivolavano
all’interno, trascinandosi dietro i bagagli.
Aspettò che fossero
completamente entrati in casa
prima di chiudere l’uscio con l’anca e raggiungere la cucina per
appoggiare le
buste di takeaway di cibo cinese.
JennyTuttaMacchie
arrivò di
corsa dal salotto, strofinando la testa contro la caviglia di Kurt
mentre
questi tirava fuori le confezioni di cibo.
«Possiamo mangiare qui o
in sala, se volete. A
voi la scelta»
Carole mise cautamente
piede nella stanza,
sorridendo quando Jenny venne a strofinarsi con il muso contro di lei.
«Ovunque tuo padre vuole
mangiare a me va bene,
Kurt»
«Bene, allora. Papà? Vuoi
mangiare qui o in
salotto?»
Silenzio.
«Papà?»
Altro silenzio.
Alzando gli occhi al
cielo, Kurt disse a Carole
di servirsi prima di uscire dalla cucina ed andare alla ricerca del
padre.
Mentre camminava si
torceva nervosamente le mani,
sbirciando di locale in locale per vedere se suo padre si stesse
nascondendo
oppure stesse appoggiando i loro bagagli nella stanza degli ospiti.
Si bloccò in battuta
d’arresto quando notò il
genitore in piedi sulla soglia della camera da letto sua e di Blaine.
«Papà?»
«Ho parlato con Cooper
qualche ora fa»
«Eh?»
«Voglio sia lui che Blaine
qui per Natale»
«Papà, non penso – »
Burt alzò una mano,
zittendo efficacemente suo
figlio mentre osservava la camera.
Un lato del letto era
fatto e a malapena toccato
e, solo guardandolo, Burt sapeva che quel lato era la parte del
materasso che
suo genero era solito frequentare.
«Non sono più giovane,
Kurt. Tu lo sai, io lo so.
Questo corpo è vecchio. Io sono vecchio.
E vorrei solo che questo Natale non fosse drammatico, sai? So che le
cose tra
te e Blaine non vanno bene al momento, ma vorrei vedere anche lui
mentre io e
Carole siamo qui. Mi manca»
«Lo so»
«E manca anche a te»
«Io...»
Burt sorrise tristemente.
«Per quel che vale, Cooper
ha detto che Blaine
sente da morire la tua mancanza. So che voi due non siete dello stesso
parere
su questa gravidanza ma siete ancora sposati, e vi amate. Magari potete
passare
una notte o due insieme come una famiglia prima di decidere cosa volete
fare
riguardo questa situazione»
«Papà – »
«Pensaci, okay, amico?
Blaine sarà qui in due
giorni e rimarrà almeno per qualche altro giorno. Tutto qui. Abbastanza
tempo
per vederlo e stare con entrambi»
Kurt si mordicchiò il
labbro inferiore coi denti,
preoccupato.
Non era sicuro di come si
sentisse riguardo il
ritorno di Blaine a casa.
Il pensiero era
terrificante.
Le ultime parole che si
erano rivolti non erano
state piacevoli e, durante le ultime settimane, Kurt si era sentito
come se il
cuore gli fosse stato strappato dal petto e l’avesse lasciato a Rhode
Island.
Odiava essere solo
nell’appartamento.
Odiava tornare in una casa
vuota e non sentire
Blaine cantare in cucina o svegliarsi con lui che, rannicchiato al suo
fianco, respirava
piano contro il suo petto.
Era così difficile non
avere suo marito intorno
dopo più di dieci anni di convivenza ed ora, sentirsi dire da suo padre
che
Blaine stava tornando a casa, Kurt avvertì una fitta al cuore.
Perché, in ogni caso,
tutto era cambiato tra
loro.
Cose erano state dette,
sentimenti erano stati
feriti, e Kurt non sapeva se sarebbero stati in grado di fare un passo
indietro
dal punto in cui si trovavano.
E, soprattutto, non sapeva
se Blaine sarebbe
stato capace di guardarlo in faccia dopo il modo in cui si era
comportato
giusto qualche settimana prima.
****
«Non voglio andarci»
«Oh, andiamo, Blaine!
Rimarremo solo qualche
giorno e poi torneremo qui, e tu potrai deprimerti e fare qualsiasi
cosa tu
voglia, lo prometto!»
Blaine incrociò le braccia
all’altezza del petto
e si precipitò fuori dal salotto con suo fratello alle calcagna.
«Non posso credere che tu
abbia deciso tutto
questo senza prima chiedermi cosa ne pensassi! Sai cos’è successo tra
me e Kurt,
quindi perché vuoi che passiamo il Natale insieme?»
«È Burt quello che vuole
vederti, B. Ha chiamato
e – »
«Quindi solo Burt vuole
vedermi?»
«Beh, sì... e anche
Carole. Voglio dire – »
Blaine sbatté le palpebre,
gli occhi nocciola
diventarono lucidi mentre faceva correre il palmo della mano sul ventre.
«Kurt non ha detto niente?»
«...no? Non penso – oh, no, Blaine, non volevo – »
«Non dovremmo andare»
sussurrò Blaine, la voce
nervosa.
Cooper sapeva che l’uomo
stava lottando per non
piangere e che stava miserabilmente fallendo.
«Voglio stare a casa»
«Se non vuoi andare,
allora non andremo, solo...
solo pensaci, okay? Burt e Carole vogliono davvero vederti. E magari
possiamo
portare con noi le fotografie della piccola
patatina da mostrar loro»
«Per favore, non chiamare
il mio bambino patatina, okay?»
Cooper sorrise, fingendo
di colpire Blaine al
braccio mentre il fratello gli passava accanto, diretto alla camera da
letto.
Lo guardò mentre si precipitava in bagno, poi lui tornò in salotto,
sperando di
esser in grado di piantare il seme della ragione in testa a Blaine e
persuaderlo
ad andare a New York per incontrare i suoceri.
Inoltre, se fossero
tornati a New York City,
forse Cooper avrebbe potuto fare il Cupido della situazione e far
tornare
insieme suo fratello e Kurt.
Perché, a parere di
Cooper, chi poteva resistere alla
vista di un’ecografia?
****
Carole chiuse lo sportello
del forno e si sporse
in avanti, modificando l’impostazione del timer in modo che il tacchino
di
Natale avesse un’altra ora per cuocersi.
Soddisfatta, si rimise
all’opera, mescolando una
pentola di fagiolini sul piano di cottura prima di voltarsi verso il
figliastro.
Kurt era impegnato a
lavorare l’impasto dei
panini per la cena, le mani coperte di farina, proprio come il tavolo,
mentre
batteva continuamente sul composto con i pugni.
Realizzando di essere
osservato, diresse lo
sguardo verso Carole e le sorrise debolmente.
«Il tacchino è pronto?»
«Serve un’altra oretta,
tesoro» lei lo guardò sbattere
la mano sulla lavorazione «Va tutto bene lì, Kurt?»
«Sì, tutto bene, sto solo
cercando di impastare
questo pane»
«Beh, sono sicura che la
ricetta non preveda che
tu costringa l’impasto in una mossa di sottomissione»
Kurt si fermò, fissando la
massa appiattita che
aveva davanti.
«I-io non stavo nemmeno
prestando attenzione. Mi
dispiace, io... questi panini sono probabilmente rovinati»
Carole sorrise
tristemente, guidando Kurt con
cura perché si spostasse di lato, per poi prendere il suo posto davanti
all’isola
della cucina ed affaccendarsi per rimettere insieme l’impasto battuto.
«Sono sicura che possiamo
sistemarlo, tesoro. Mi
passeresti un po’ di farina?»
Kurt si tamponò le mani su
un tovagliolo di carta
prima di allungare il contenitore pieno di farina alla matrigna, poi
volse
l’attenzione all’orologio appeso alla parete.
Erano quasi le sette di
sera e, stando a quanto
aveva detto suo padre, Cooper e Blaine sarebbero
arrivati presto.
Si appoggiò al murò e posò
le mani in basso sulle
anche, osservando Carole che cercava di rimediare ai panini danneggiati.
Mentre guardava, il suo
petto si strinse e sentì
gli occhi riempirsi di lacrime contro il suo volere.
Blaine
stava tornando a casa.
Blaine
sarebbe stato lì a breve.
«Kurt, stai bene?»
Carole aveva smesso di
armeggiare con l’impasto
del pane e si stata ora asciugando le mani su un canovaccio. Lasciò
rapidamente
cadere lo straccio e si affrettò a prendere Kurt tra le braccia,
mormorando
affettuosamente mentre lui crollava contro di lei e cominciava a
piangere.
«Bla-Blaine sta tornando a
casa. È che... non lo
vedo da quando noi... io...»
«Lo so» mormorò Carole,
sfiorando i capelli di
Kurt con le dita «Lo so, tesoro. Sei spaventato e questo è un periodo
difficile
per entrambi, ma andrà tutto bene. Tu starai bene, lo prometto»
«Ma lui... lui mi odia. E
papà mi odia e – »
«No! No,
Kurt. Tuo padre non potrebbe mai odiarti. È sconvolto, sì, ma ti ama
tantissimo
e sarà sempre dalla tua parte, qualsiasi cosa accada»
«Non riesco ad amare
questo b-bambino. Non ci
riesco»
«Va tutto bene. Certe
persone non sono adatte ad
essere genitori»
Kurt pianse rumorosamente,
stringendo la presa
intorno alla sua matrigna mentre singhiozzava. Detestava sentirle dire
una cosa
del genere – che lui non era adatto ad essere un genitore – ma era esattamente ciò che sembrava.
Non voleva quel bambino,
non era pronto per
mettere da parte la propria vita o il
proprio tempo per qualcuno a cui non
si sentiva legato – però si sentiva anche incredibilmente egoista
perché non
stava solo mettendo da parte i suoi sentimenti per quel bambino non
ancora nato,
ma stava anche mettendo da parte Blaine.
Tirando su col naso, si
allontanò da Carole e si
asciugò gli occhi ed le narici, disgustato dall’essere scoppiato a
piangere
sulle spalle della sua matrigna.
«Mi dispiace, non volevo
rovinare i tuoi
v-vestiti»
«Non fa niente» lo calmò
Carole, sistemando una
ciocca dei capelli castani di Kurt.
Lo guardò dall’alto in
basso per un qualche
minuto prima di mandarlo via.
«Perché non vai a
soffiarti il naso e a lavarti
la faccia, tesoro? Ci penso io ai panini»
«Grazie»
Dopo aver dato un ultimo
abbraccio a Carole, Kurt
si trascinò verso la sua camera e, come mise piede nel corridoio, passò
accanto
a suo padre e sotto i suoi occhi tristi – e per poco non andò a
sbattere contro
di lui.
«Stai bene, amico?»
«Starò bene» mormorò,
continuando a procedere
verso il bagno padronale, il cuore che batteva nel petto mentre
camminava.
Burt sembrava nervoso
quanto lui per il ritorno
di Blaine e, sicuro come lo era Carole sul fatto che Burt sarebbe sempre stato dalla parte del figlio,
Kurt si chiese se magari quella sera le cose sarebbero cambiate.
****
«Non posso credere che lo
stiamo facendo»
«Beh, è solo per poche
notti e poi possiamo
andarcene, se vuoi. Sii semplicemente cordiale con Burt e Carole, e
questo è
tutto. Non devi nemmeno dire una parola a Kurt se non vuoi»
Blaine sospirò, affondando
le mani nelle tasche
del suo cappotto.
Camminò leggermente dietro
Cooper mentre suo
fratello trascinava i loro bagagli alla porta d’ingresso
dell’appartamento.
«È quello il problema,
Coop. Non ho nessun
problema a vedere Carole o Burt... è che s-sono spaventato di rivedere
Kurt»
Cooper fece una pausa,
voltando leggermente la
testa per guardare Blaine.
«Oh, beh, quella è una
storia completamente
diversa»
«Non dovresti avere paura
di vedere tuo marito ma
per me è così... e mi sento malissimo»
«Lui ti ha ferito – »
«Lo so, m-ma anche io l’ho
ferito»
«Sì, tanto
tempo fa, ma voi due vi siete ritrovati da allora e so quanto vi ci
è
voluto per fare pace, però adesso stiamo parlando del presente.
Stiamo parlando del fatto che tuo marito ha dato di matto
dopo aver scoperto che tu avrai il suo
bambino, Blaine»
«Lo so – »
«Quindi, ora, i tuoi
sentimenti sono totalmente
giustificati... e se hai bisogno di una pausa o di un po’ d’aria,
fammelo
sapere ed usciamo. Possiamo fare tutto ciò che vuoi»
Blaine annuì, tenendo gli
occhi fissi sui piedi
mentre avanzava verso la porta.
Dentro di sé voleva
litigare con suo fratello,
urlargli che non aveva avuto scelta nella decisione di venire a New
York per
Natale, ma anche lui aveva riflettuto sulla cosa e deciso che sarebbe
stato nei
suoi miglior interessi rivedere i suoceri e, magari, mostrar loro anche
le foto
del bambino.
Ad ogni modo, sapeva che
sarebbe stato spaventato
a morte all’idea di rivedere Kurt visto quello che era successo tra
loro, ma
sapeva anche che non parlare con due delle persone che più amava, a
lungo
andare, l’avrebbe ferito ancora di
più.
Sbuffando, si strinse
nelle spalle e poi le
drizzò, allungando il basso per raggiungere Cooper.
«Ho paura, Coop» sussurrò,
fermandosi dietro il
fratello mentre questi appoggiava i bagagli a terra per bussare alla
porta.
«Lo so. Ma io sono qui, B.
Respira»
Con un ultimo colpo,
Cooper indietreggiò e prese
la mano di Blaine, guardandolo con occhi attenti mentre la porta veniva
aperta.
«Cooper! Ciao! Entrate!
Oh, Blaine, tesoro, vieni
qui ed abbracciami!»
Carole batté le mani ed
indietreggiò, dando una
pacca sulla schiena di Cooper mentre questi portava i bagagli ed alcuni
regali
di Natale nell’appartamento.
Blaine sgattaiolò dietro
di lui, la testa bassa
mentre metteva timidamente piede in casa.
Non sarebbe dovuto essere
così.
Quello era anche il suo appartamento, ma solo l’entrarvi l’aveva fatto
sentire come un
reietto.
Non si sentiva più a casa.
Il profumo della cena di
Natale riempì l’aria e,
invece del solito odore di bucato fresco, la casa era ricoperta
dall’odore di
cannella e di pino.
Tutto sembrava così
estraneo.
Le cose erano diverse
prima che se ne fosse
andato ma ora, dopo quasi un mese – cazzo,
era andato via giusto dopo il Ringraziamento ed ora era Natale, dov’era
finito
il tempo? – e sapendo questo, per Blaine fu bizzarro.
Il suo stomaco fece
dietrofront quando realizzò
quanto tempo era passato dall’ultima volta che era stato a casa.
Accigliandosi al silenzio
del genero, Carole si
sporse verso di lui e prese con calma Blaine tra le braccia, sorridendo
quando
l’uomo si sciolse nel suo abbraccio.
«Ciao, tesoro. Mi sei
mancato»
«Mi sei mancata anche tu,
Carole» mormorò Blaine
mentre si accoccolava tra le sue braccia.
Carole si allontanò e
passò teneramente le mani
sui lineamenti del viso di Blaine, raggiante quando i suoi occhi si
abbassarono
sulla vita dell’uomo, coperta dal cappotto.
«Perché non togli quel
giaccone pesante e vieni
ad aiutarmi in cucina? Sto preparando il tuo piatto preferito: patate
dolci
candite!»
Blaine arrossì.
«Mh, non vedo l’ora»
Si sfilò il cappotto e
permise Carole di
prenderlo ed appenderlo.
Mentre lei si occupava del
suo soprabito, lui
avvolse le braccia intorno alla propria vita ed ascoltò il vociare di
suo
fratello e Burt che chiacchieravano nell’altra stanza.
«Dov’è Jenny?»
«Oh, immagino sia qui in
giro» disse Carole,
facendo cadere lo sguardo sui fianchi vestiti di Blaine «Tesoro, posso
vedere?»
«Vedere cosa? Oh»
Lentamente lasciò cadere
le braccia lungo i
fianchi, arrossendo fino alla punta delle orecchie alla sensazione di
essere
esposto.
Quando Carole fu
finalmente in grado di dare
un’occhiata al ventre leggermente ingrossato, strillò di gioia.
«O mio Dio, guardati!»
Appoggiò le mani sui
gomiti di Blaine e lo fece
mettere di profilo per vedere meglio, un risolino di felicità le si
sollevò
dalla gola.
«Oh, è fantastico. Non
posso crederci! Oh,
Blaine, tesoro, hai un aspetto incredibile» fissò il suo addome ancora
un po’
prima di sollevare lo sguardo su Blaine, gli occhi brillanti di
meraviglia «Ti
dispiace se... se ti tocco? Vorrei sentire»
Blaine rise.
«Non penso tu riesca a
sentire qualcosa, Carole,
ma certo»
Prese la mano della
suocera e la guidò verso il
suo stomaco, rabbrividendo quando il palmo di lei si appoggiò contro di
lui.
«Oh, Blaine» sospirò, i
suoi occhi si fecero
immediatamente lucidi «Oh, wow. Diventerò nonna. Non ci posso credere»
«Non puoi credere a cosa?»
chiese una voce dalla
soglia del salotto.
Sia Carole che Blaine
alzarono lo sguardo.
Burt era lì, gli occhi
incollati alla mano della
donna posata sul ventre dell’uomo.
«Wow» sussurrò, la voce
accesa dall’emozione.
Il cuore di Blaine gli
batté rumorosamente nel
petto quando notò lo sguardo fiero negli occhi del suocero.
«Ciao, Burt»
«Ehi, ragazzo. Posso – »
«Certo» Blaine prese la
mano di Burt e la
appoggiò accanto a quella di Carole, guardando stupito come i due
ammiravano il
suo stomaco «È strano, vero? È saltato fuori l’altro giorno. Io non me
n’ero
nemmeno accorto ma Coop sì... si è quasi fatto venire un infarto!»
«Hai dannatamente ragione,
l’ho fatto» aggiunse
Cooper dal punto in cui si trovava della stanza.
Sorrise a suo fratello
quando Blaine gli fece una
linguaccia ma non appena Blaine tornò a prestare attenzione ai suoceri,
Cooper
sentì un po’ della tensione dissolversi dalle sue spalle.
“Forse
questo viaggio non andrà tanto male, dopotutto”
Ma, ovviamente, Kurt
scelse proprio quel momento
per uscire dalla camera padronale.
Note della traduttrice
Ammettiamolo,
il settimo capitolo si chiude nella maniera più bastarda possibile e
lascia col
dubbio su quello che accadrà nell’ottavo.
Pensieri?
Prognostici? Pistole alla mano?
Secondo voi
Blaine ha fatto bene ad accettare l’invito di Burt e Carole? E, vedendo
i
genitori con la mano sulla pancia di Blaine, credete che Kurt possa
avere un
ripensamento sulla gravidanza?
Ma
soprattutto: avremo un duetto di Natale?xD
Ora,
doverosa precisazione sulla traduzione: in questo capitolo, a volte
Blaine si
riferisce a Carole e a Burt chiamandoli “Mamma” e “Papà”. Io ho, però,
preferito
utilizzare i loro nomi per non creare confusione inutile durante la
lettura.
Il
significato è rimasto invariato, come avrete notato, ma mi sembrava
giusto
dirvelo :)
Come sempre,
grazie a tutti per il continuo sostegno – sempre più persone si
stanno interessando alla
storia e la cosa mi riempie d’orgoglio: è importante per l’autrice e
anche per
me, non tanto perché sono il povero elfo domestico che traduce, ma
perché adoro
questa fanfiction e sono felice di condividerla con voi *-*
Ovviamente,
soliti baci ed abbracci a chi ha perso qualche minuto per recensire *-*
Chiunque voglia
lasciarmi il proprio parere è, ovviamente, più che benvenuto a farlo .
A presto!
Killing Loneliness
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Capitolo 8 *** Chapter 8 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare l’ottavo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è
basato sul
personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se vi
piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo
8
Kurt sapeva che Blaine era
lì.
Era solo andato in bagno
per lavarsi il viso e rinfrescarsi
un po’ dopo la crisi di pianto avuta con Carole prima ma, nel lasso di
tempo in
cui si era chiuso di là e l’ultima mezz’ora, Cooper e Blaine erano
arrivati e,
stando alle risate felici ed alla leggera conversazione che poteva
sentire da
dietro la porta, Kurt era certo che le cose stessero andando bene.
Lui, però, doveva
ovviamente ancora fare la sua
entrata e tutti sapevano quanto sarebbe stato imbarazzante.
Dio, era passato così
tanto da quando aveva visto
Blaine...
L’ultima volta che si
erano parlati avevano
litigato e Blaine si era precipitato fuori, disgustato dalle parole che
Kurt
aveva detto.
Ora, poche settimane dopo,
erano in procinto di
riunirsi e Dio solo sapeva come sarebbero andate le cose.
Usando l’immaginazione,
Kurt rimuginò sull’aspetto
che suo marito avrebbe potuto avere dopo quel periodo di separazione.
Era probabilmente di
diverse settimane di
gestazione quindi, forse, poteva già vedersi qualcosa – il che poteva
spiegare
gli acuti gridolini che Carole emetteva nell’altra stanza – oppure
poteva
essere emaciato per via dello stress che aveva sopportato nell’ultimo
periodo.
In entrambi i casi, Kurt
stava morendo dalla
voglia di vederlo nonostante il dolore che era stato causato, e non
poteva fare
a meno di tremare di trepida attesa.
Ingoiando la paura, si
precipitò alla loro
toeletta e fissò il proprio riflesso nello specchio per un momento,
prendendosi
un secondo per aggiustarsi i capelli e sistemare la camicia, prima di
uscire a
nuoto nel mare dell’inevitabile tragedia.
“Vedrò
Blaine”
pensò,
ripetendolo più e più volte come un mantra “Lo
vedrò per la prima volta dopo settimane. Puoi farlo, Kurt. Andrà bene”
“Non andrà
bene”
Prendendo un profondo
respiro, aprì la porta
della camera da letto e percorse il corridoio, gli occhi immediatamente
incollati alla scena che aveva davanti: Cooper era appoggiato all’arco
che
portava al salotto e Blaine, il suo bellissimo
marito, era in piedi nell’atrio con le mani di entrambi i genitori di
Kurt
sullo stomaco – quello stomaco leggermente
più pronunciato.
“Oh”
Kurt deglutì.
«Ehi, Kurt» mormorò Cooper
rivolgendosi con
nonchalance al cognato, senza nemmeno guardarlo in faccia «Non ci
vediamo da
parecchio»
Kurt non disse una parola,
si limitò a camminare
in avanti con lo sguardo fisso su Blaine, che sembrava guardarlo a sua
volta –
i suoi occhi dorati erano spalancati e velati di tristezza.
A vedere suo marito così
spaventato e sapere che
era tutta colpa sua, Kurt avvertì il proprio cuore spezzarsi; come se
non
bastasse, Blaine dava l’impressione di essere esausto: la sua pelle era
cinerea
e le labbra un po’ screpolate.
Kurt credeva che la
gravidanza avrebbe dovuto
rendere il genitore in dolce attesa semplicemente radioso, non farlo
apparire
malato e stanco, ma Blaine era l’immagine perfetta del contrario – se
l’
apparenza poteva dire qualcosa a riguardo.
L’unica cosa che sembrava
scoraggiante in tutta
quella vicenda era che, prima che Kurt si fosse mostrato al gruppetto
nell’atrio, Blaine era felice e sorridente e quant’altro.
Ora pareva addirittura
terrorizzato.
«C-ciao, Blaine» disse
Kurt a bassa voce,
avvicinandosi alla sua famiglia senza mai perdere il contatto visivo
con suo
marito, nemmeno una volta.
Blaine lo guardò
attentamente, le sue braccia
andarono ad chiudersi intorno alla vita senza indugio quando sia Carole
che
Burt fecero cadere le loro mani dal suo ventre.
«Ciao» sussurrò l’altro
uomo in risposta,
abbassando lo sguardo sul pavimento.
Carole passò un braccio
dietro la schiena di
Blaine e gli diede un colpetto gentile, guardando alternativamente il
figliastro ed il genero.
«Volete che vi lasciamo
soli per un po’?»
Kurt si morse il labbro
inferiore, attendendo
pazientemente che Blaine dicesse qualcosa, ma non accadde nulla.
Era come se suo marito
avesse dimenticato come
parlare.
Se ne rimaneva lì, con la
testa bassa e le labbra
contratte.
Aspettò che Blaine
parlasse per quella che gli sembrò
essere un’eternità prima di decidersi finalmente a rispondere.
«Vi dispiace? È solo che
io... ho bisogno di
parlare con mio marito»
Con la coda dell’occhio,
Kurt poté notare Cooper
essere sul punto di protestare all’idea, ma Burt intervenne e lo tirò
fuori
dalla stanza per un gomito, Carole diligentemente dietro di loro.
Con la loro uscita, fu
come se la tensione nella
stanza fosse salita alle stelle – sembrava essere molto più pesante e
concreta in
quel piccolo corridoio.
«Blaine? Hai bisogno di
sedere?»
«No, no... sto bene» disse
Blaine, liberandosi
dall’abbraccio in cui si era chiuso per lasciar cadere una mano sulla
minuscola
protuberanza del suo addome.
L’intera azione non passò
inosservata a Kurt, che
non poté trattenersi dal boccheggiare alla vista.
Quando l’aria gli uscì
dalla bocca, lo sguardo di
Blaine si alzò da terra ed incontrò il suo.
«Io – »
«Di quanto sei?»
«Sarò di undici settimane
domani»
Gli occhi di Kurt si
spalancarono mentre guardava
di nuovo lo stomaco di suo marito.
Momenti delle notti
trascorse insieme gli
attraversarono la mente, notti dove Kurt aveva fatto scivolare la
propria mano
sulla pelle soda del torso di Blaine mentre si spingeva dentro di lui.
Poteva perfettamente
immaginare lo stomaco di
Blaine, il modo in cui gli addominali apparivano quando luccicavano con
il
sudore, la maniera in cui si contraevano ogni volta che Blaine prendeva
un
profondo respiro o quando urlava il nome di Kurt e si contorceva sul
letto.
Ma ora, da quanto Kurt
poteva vedere, nascosto
sotto quel cardigan rosso di una taglia troppo grande, il corpo di
Blaine era
cambiato: la vita stretta, una volta così affusolata e piccola agli
occhi di
Kurt, si era riempita un po’ e la sua pancia sporgeva giusto un
pochino,
invisibile all’occhio nudo di chi non era a conoscenza della gravidanza
ma,
oh!, così evidente per quelli che lo sapevano.
Rendeva tutto più concreto.
Blaine era gravido.
Blaine stava per avere un
bambino.
Blaine stava per avere il loro bambino.
Loro.
Di Blaine e
di Kurt.
Di Kurt.
Senza dire un’altra parola
o guardare il viso di
Blaine, Kurt si voltò e corse via, riuscendo a malapena a fare in tempo
a
cadere di fronte al gabinetto e vomitare.
Non poteva farlo.
Semplicemente non poteva.
****
«Oh, per
l’amor di Dio, Blaine! Cosa stai facendo?»
Blaine
sussultò, la maglietta ricadde nella sua normale posizione mentre lui
si girava
a guardare suo marito con la bocca aperta e grandi occhi spalancati.
Sembrava un
cervo spaventato, investito dalle luci dei fanali di una macchina in
arrivo.
Kurt
avrebbe riso se non fosse stato tanto confuso.
«Cosa sto
facendo? Io, uhm, i-io stavo solo guardando i risultati dei miei
esercizi per gli
addominali!»
Gli occhi
di Kurt si assottigliarono mentre fissava il coniuge.
Sapeva
esattamente quando Blaine stava mentendo e, basandosi sul fatto che suo
marito
era arrossito e stava cominciando a sudare, era ovvio che qualcuno non
stava
dicendo la verità.
«Oh, quindi
stavi controllando i tuoi addominali allo specchio... spingendo la
pancia in
fuori fino al limite possibile? Sembra plausibile»
«Kurt, io –
»
«Blaine,
tesoro, onestamente... cosa stavi facendo? Entro qui e ti trovo con la
maglietta alzata, intento a fissarti nello specchio, tutto gonfio come
una
donna incinta e... – o mio Dio, Blaine!»
«Non è come
pensi!»
«Stavi
guardando come sembreresti se fossi gravido?»
Blaine
lasciò cadere la testa tra le mani, la faccia completamente rossa e
bruciante
di vergogna.
«Sì»
«Perché?
Cosa diamine – »
«Stavo solo
immaginando, okay? Ero su Facebook e Sugar ha postato alcune fotografie
del suo
pancione e... ha un pancione così carino, Kurt! Mi stavo solo chiedendo
se...
beh se, quando un giorno rimarrò gravido, la mia pancia sarà adorabile
come la
sua. Tutto qui» lasciò cadere le braccia lungo i fianchi mentre
guardava Kurt
con i più tristi occhioni da cucciolo che Kurt avesse mai visto,
completi di
labbro tremulo.
Era
ridicolo, e Kurt scoppiò a ridere.
«Vieni qui,
idiota» disse Kurt, facendo cenno al marito di avvicinarsi.
Blaine si
fece lentamente spazio tra le sue braccia, stringendosi al suo petto
con un
sospiro.
«Sei la
persona più assurda che io abbia mai conosciuto, ma ti amo lo stesso»
«Uhm,
grazie?»
«E sono
sicuro che saresti delizioso con il pancione da gravidanza... o da
birra.
Dipende da quale ipotesi avverrà prima»
Blaine guaì
e si allontanò da lui, alzando velocemente la maglietta per guardare
l’addome
muscoloso.
«Mi sta
venendo la pancetta da birra? Oddio! Non bevo nemmeno così tanto!
Oddio!»
E, di
nuovo, Kurt scoppiò a ridere.
****
Molto tempo fa, quando
Blaine stava fissando il
proprio riflesso nello specchio con la pancia in fuori e la schiena
leggermente
incurvata, Kurt aveva pensato che fosse divertente.
In quel momento, aveva
persino pensato che fosse
in un certo senso carino.
Ma ora, con la situazione
ribaltata e mutata, non
era per niente piacevole perché, al posto della rotondità dello stomaco
di
Blaine dovuta al suo fare lo stupido, questa volta c’era un vero essere
umano
dentro di lui che stava costringendo il corpo di suo marito ad un
cambiamento
totale.
Blaine aveva preso peso,
sembrava stanco, stava
male, era pallido, portava in grembo un bambino... una
vita umana.
Senza fiato, Kurt si
sporse in avanti e rigurgitò
ancora, le dita strette alla fredda porcellana del gabinetto come se ne
dipendesse la propria vita mentre si strozzava e vomitava.
Fuori dalla porta del
bagno, poteva sentire delle
voci e sapeva che la sua famiglia aveva capito che qualcosa era andato
storto.
Mentre sputava nella
tazza, si chiese se stessero
controllando lui o Blaine per primo e, egoisticamente – per quanto
doloroso
fosse quel pensiero –, sperò che stessero venendo per lui.
****
«Blaine, tesoro, riesci a
sentirmi? Stai bene?»
«Perché non parla? Che c’è
che non va?»
«Blaine, amico, guardami.
Guardami, figliolo.
Andiamo»
C’erano delle voci... così
tante voci.
Venivano a lui da tutte le
direzioni ma Blaine
non riusciva a rispondere, non quando si sentiva come se stesse
annegando o
quando credeva che stesse per colare a picco sotto tutta la pressione
che gli
era caduta sulle spalle.
Era stato uno stupido a
pensare che vedere Kurt
sarebbe stata una buona idea, era stato uno stupido ad aver ascoltato
le bugie
di Cooper su come le cose sarebbero andate bene e che Kurt voleva
vederlo.
Perché Kurt era scappato
dalla stanza,
completamente verde in faccia, ed era tutta colpa di Blaine... perché
lui era lì, perché era tornato ed era gravido ed
era ovvio che Kurt non voleva vederlo.
Che non voleva averci
niente a che fare.
E Blaine aveva sentito la
necessità di andare
via.
Quindi l’aveva fatto... o
almeno così credeva.
In realtà, l’unica cosa
che aveva fatto era stato
collassare sul pavimento.
Il suo braccio si era teso
prima di cadere e lui
era stato in grado di guidarsi verso il basso fino a sedersi prima di
estraniarsi
del tutto ma, appena il suo posteriore aveva colpito il suolo, la sua
mente si
era annebbiata.
“Pensavi
davvero che questo incontro avrebbe cambiato le cose? Che Kurt avrebbe
cambiato
idea solo perché è Natale? Idiota. Lui non ti vuole. Non vuole questo
bambino.
Hai rovinato il suo Natale, hai rovinato il Natale di tutti. Diamine,
tu stai
rovinando le loro vite... ci hai mai pensato? Non riesci a fare niente
di
buono”
Ansimò e si rannicchiò su
sé stesso, stringendosi
le ginocchia al petto il più possibile, incapace di trattenersi dallo
scoppiare
in lacrime.
I terribili pensieri che
gli correvano attraverso
il cervello si fecero più forti e, assieme alle parole delle persone
che aveva
intorno, si sentiva come se stesse per svenire.
Allungò un braccio per
spingere via le mani di
qualcuno che cercavano di sollevarlo e singhiozzò, balzando tra le
braccia tese
di qualcun altro.
Nel secondo in cui queste
braccia lo avvolsero,
lui seppe chi stava stringendo: Burt.
«Mi dispiace. Mi dispiace
così tanto» gemette
sulla spalla di Burt, tremando ad ogni affannoso respiro che prendeva
tra le
parole.
Continuò a mormorare le
sue scuse a Burt e a
chiunque altro fosse nella stanza e seguitò a blaterare fino a quando
Burt gli assicurò
che non era colpa sua, che nessuno era arrabbiato con lui e che tutto
sarebbe
andato bene.
Anche se Burt sembrava
sicuro dei suoi
sentimenti, Blaine si sentiva ancora come se stesse crollando
dall’interno ed
era solo una questione di tempo prima che si sgretolasse completamente.
****
Cooper credette di essere
costretto ad uccidere
qualcuno nell’istante in cui vide Blaine rannicchiato sul pavimento, il petto che si alzava ed abbassava ad ogni
respiro affannato che esalava.
Pochi momenti prima aveva
sentito il rumore di
passi affrettati per il corridoio e, con un rapido sguardo d’intesa
indirizzato
sia a Burt che a Carole, tutti e tre erano saltati in piedi e corsi
fuori dal
salotto, puntando immediatamente i loro occhi su Blaine.
Carole si mise rapidamente
in azione, cadendo in
ginocchio accanto all’uomo stravolto sul pavimento e parlandogli quanto
più
dolcemente poteva.
«Penso che stia avendo un
attacco di panico»
esclamò, cercando di ottenere l’attenzione di Blaine.
Continuò a parlargli anche
dopo che lui si era
raggomitolato su sé stesso ed aveva cominciato a guaire, ma ben presto
Burt
entrò nella mischia, calmando i nervi di Blaine meglio che poteva.
Ci volle solo un attimo
prima che Blaine si
gettasse tra le braccia di Burt, piangendo e stringendosi al suocero
come se
questi fosse l’unico che, in quel momento, poteva tenerlo ancorato a
terra.
Appena Blaine si fu
sistemato accanto a Burt,
Carole si voltò verso Cooper e gli rivolse un sorriso triste.
«So che probabilmente non
vuoi farlo, però
potresti controllare Kurt per me? Lo farei io, ma non voglio lasciare
Blaine
nel caso capiti qualcos’altro, dato che sono l’unica con una formazione
medica
e – »
Cooper annuì, alzandosi
dal pavimento per
dirigersi ovunque Kurt fosse scappato.
«Certo, andrò a vedere che
gli è preso. Chiamami
se succede qualcosa a B.»
«Lo farò»
Detto questo, Cooper
raggiunse la camera da letto
padronale, fermandosi fuori dalla porta del bagno quando sentì i
bruschi suoni
di qualcuno che stava male dall’altra parte.
«Kurt? Posso entrare?»
Non ottenne una risposta
ma, onestamente, si
sentiva come se non ne avesse affatto bisogno; sgusciò all’interno,
ignorando
l’espressione scioccata sul viso di Kurt.
«Lasciami in pace, Cooper»
«Penso che l’ultima
cosa di cui tu abbia bisogno in questo momento sia essere lasciato da
solo,
amico. Sei qui a vomitare l’anima, nessuno di noi sa perché, mio
fratello sta
avendo un attacco di panico nell’altra stanza ed io non ho ancora
alcuna idea
di cosa sia accaduto, ma sto cominciando a rimpiangere di essere venuto
qui»
Kurt gemette e sputò di
nuovo nel gabinetto prima
di alzarsi dal pavimento ed avvicinarsi al lavandino.
Prese il bicchierino di
plastica usa e getta appoggiato
sull’erogatore e ci versò un po’ di collutorio, sciacquandosi la bocca
con il
disinfettante alla menta per poi sputare nel lavandino.
«Questa è stata una
cattiva idea. Non sareste
dovuti venire»
«Perché? Perché sei ancora
incazzato con Blaine o
perché – »
«Non sono arrabbiato con
Blaine. È solo che...
questo è troppo per me»
«È troppo per te?
Davvero? Hai intenzione di startene seduto qui e dirmi che questo è troppo per te? Stronzate»
Kurt si voltò e lo fissò,
i fiammeggianti occhi
blu mentre fissava il cognato.
«Come osi entrare in casa
mia e dirmi cosa posso
o non posso pensare! È fottutamente spaventoso, Cooper. Non hai idea di
cosa
vuol dire avere il proprio mondo ribaltato, sottosopra! Avevo dei piani
per noi
ed ora è tutto andato al diavolo!»
«Oh, quindi solo perché i tuoi piani sono stati rovinati, significa che i
sentimenti di
Blaine non contano niente?»
«Non ho mai detto – »
«Beh, lo stai insinuando!
Sembri pensare di
essere l’unico a soffrire così tanto
perché tuo marito è rimasto gravido senza che l’aveste prima programmato però, nel frattempo, tuo marito
vive con suo fratello, sta sempre
di merda ed è iperemotivo perché il suo fottuto marito non lo vuole
più, ma è
comunque colpa sua perché i tuoi piani
sono stati guastati»
«Maledizione, Coop, io non
ho mai – io amo mio
marito!»
Cooper roteò gli occhi,
girando sui tacchi per
lasciare la stanza.
Mentre se ne andava, gli
lasciò qualche ultima
parola.
«Se tu amassi Blaine così
tanto come dici, non ti
saresti atteggiato in maniera tanto egocentrica e ti saresti comportato
come un
vero marito del cazzo invece di spezzare il cuore di mio fratello ogni
fottuti
cinque minuti!»
La porta sbatté alle sue
spalle e Kurt picchiò la
mano sul lavandino, urlando quando le nocche colpirono la porcellana
dura.
«Merda!»
Ritirò l’arto pulsante e
se la portò al petto, le
lacrime nuovamente nascoste dietro le ciglia mentre usciva dal bagno e
spalancava la porta della sua camera da letto per poi percorrere il
corridoio
fino ad entrare in cucina.
Ignorò completamente il
gruppetto nell’atrio e
raggiunse il frigorifero, premendo il bottone sulla macchina del
ghiaccio
perché rilasciasse qualche cubetto sulla sua mano.
Li gettò in un canovaccio
e l’avvolse intorno al
pugno dolorante, lasciandosi cadere sullo sgabello al bancone della
cucina.
“Come cazzo
ha fatto tutto questo a diventare la mia vita?”
****
Un paio di ore dopo il
litigio-non litigio
nell’atrio, Blaine era rannicchiato sul divano sotto una coperta
lavorata a
maglia da sua nonna, il viso rigato dalle lacrime ma calmo, ora che si
era
addormentato.
Burt l’aveva abbracciato
per un periodo che era
sembrato eterno.
Era stato finalmente in
grado di riportare il
ragazzo giù da qualunque sporgenza stava vacillando nel suo inconscio
e, non
molto dopo che Blaine aveva smesso di piangere, si era accasciato
contro Burt,
completamente esausto.
Così Cooper aveva preso il
suo fratellino dalle
braccia dell’uomo e l’aveva sistemato sul divano, rimboccandogli le
coperte con
uno sguardo colmo di malinconia – uno sguardo in cui Burt poté solo
leggere un
forte senso d’impotenza.
E dunque la famiglia
aspettò.
Aspettò che Blaine si
svegliasse ed aspettò che
Kurt dicesse qualcosa, dal momento che l’uomo si era sistemato sulla
soglia del
salotto, la mano avvolta in un asciugamano bagnato mentre fissava il
marito assopito.
E nessuno disse una parola.
****
«Il tacchino è pronto.
Penso che, però, andrò a
controllarlo. Vuoi darmi una mano, Cooper?»
Il più grande dei fratelli
Anderson alzò lo
sguardo dalla rivista che stava leggendo ed inarcò un sopracciglio,
incuriosito, la lingua guizzò fuori per leccarsi le labbra mentre si
scervellava sul perché Carole lo stesse fissando in quel modo.
Lei dovette porgli la
stessa domanda un paio di
volte prima che Cooper capisse finalmente cosa voleva dire ed annuisse,
alzandosi dal suo posto per seguire la donna in cucina.
Dietro di loro, Burt
accennò di aver bisogno di
un po’ d’aria e così anche lui lasciò il salotto.
Kurt era rimasto da solo
con un Blaine sfinito.
Anche quando dormiva,
Blaine appariva dieci volte
più giovane di come sembrava quand’era sveglio. Diamine, sembrava
piuttosto
giovane anche quando era vigile e scattante ma, mentre dormiva, Kurt
non poteva
fare a meno di guardarlo come se fosse ancora il ragazzino adolescente
di cui
si era innamorato nel secondo esatto in cui aveva posato gli occhi su
di lui
sulla scalinata della Dalton Academy.
Tuttavia erano passati
decenni da quel fatidico
giorno ed entrambi avevano passato l’inferno in quei lunghi anni e, se
qualcuno
avesse osservato abbastanza vicino, sarebbe stato in grado di notare le
linee
sui loro volti che raccontavano di ogni smorfia e di ogni sorriso.
Kurt pensava che stessero
avanzando elegantemente
negli anni ma più guardava Blaine, più credeva che magari il suo
compagno
stesse invecchiando meglio di lui sotto alcuni aspetti o invecchiando
più
fretta sotto altri.
Per esempio, era
dell’opinione che Blaine fosse
maturato più di lui.
Certo, il marito di Kurt
aveva un talento per
essere immaturo quando si trattava di musica o di alcuni vestiti che
indossava
ma, oltre a quello, Blaine era diventato, giorno dopo giorno, il
meraviglioso
uomo che tutti vedevano.
Kurt, dal canto suo, si
sentiva come se fosse in
una situazione di stallo.
Si vedeva come se fosse
ancora giovane, solo che
doveva lavorare di più ed aveva più responsabilità.
Se non altro era cresciuto
molto dopo la brutta rottura con Blaine, risalente al
periodo in
cui si era appena trasferito a New York, quando lui l’aveva tradito e
spezzato
il suo cuore.
Dio, sembrava così tanto
tempo fa, ma a volte il
dolore di quei terribili ricordi strisciava su Kurt come un ladro nella
notte,
lasciandolo silenzioso e ferito, nonostante fosse acqua passata da
parecchio.
Fissando suo marito e
pensando a come si era
sentito allora, Kurt si chiese cosa stesse esattamente passando Blaine
in quel
momento.
L’altro uomo era nascosto
da una coperta, le
braccia strette intorno a sé stesso quasi come un oggetto
transizionale,
qualcosa che gli dava conforto dopo gli avvenimenti che erano successi
prima.
Le sue labbra erano
atteggiate in una stretta
linea e la fronte era aggrottata mentre dormiva.
Kurt voleva avvicinarsi a
lui e far correre la
mano sulla mascella di Blaine, solo per vedere se il suo tocco lo
avrebbe
calmato, ma rimase all’altro lato della stanza e si limitò ad osservare
il modo
in cui Blaine respirava.
“Perché
deve essere così difficile? Perché devi continuare a spezzarmi il cuore
in
questo modo? E perché io continuo a spezzare il tuo?”
Tanto tempo fa, qualcuno a
Vogue aveva canzonato
Kurt per aver sposato il suo fidanzatino del liceo.
Nonostante lui avesse
spiegato che si erano
lasciati e poi ritrovati parecchi mesi dopo, la sua collega aveva riso
e detto “Gli amori delle scuole superiori non
durano. Vivrà in una fantasia per un po’ prima che tutto crolli e
vedrà, signor
Hummel. Vedrà”
Naturalmente, dopo che la
donna aveva finito il
suo sproloquio, Kurt l’aveva corretta dicendole che ora il suo cognome
era Anderson-Hummel ed aveva poi liquidato i
suoi commenti maleducati con un movimento del polso, non senza che
quelle
parole risuonassero nella sua testa per qualche tempo.
Per qualche settimana dopo
quella conversazione,
Kurt si era ritrovato a guardare Blaine in maniera diversa: aveva
osservato suo
marito fare le faccende domestiche o come si muoveva per casa.
Aveva anche studiato il
modo in cui Blaine lo fissava e come il suo viso si
illuminava ogni volta che Kurt entrava nella stanza.
Blaine lo amava, lo amava tantissimo e non c’era niente che avrebbe potuto cambiare
questo.
O almeno fino a quando
Blaine era rimasto gravido
e Kurt non voleva il bambino – e, all’improvviso, si erano separati e
vivevano
in stati diversi.
Sospirando, Kurt agitò le
dita intorpidite e
sistemò l’asciugamano bagnato sul pugno prima di fare qualche altro
passo verso
la figura addormentata del compagno.
Si sedette sul bordo del
tavolino ed allungò la
mano buona, strofinando le dita lungo la linea marcata della sua
mascella;
poteva sentire il lieve accenno di barba contro la punta delle dita e
rabbrividì quando il respiro di Blaine si infranse contro il palmo.
«Ti amo» sussurrò,
appoggiando la mano sulla
guancia.
Blaine strofinò il naso
contro il polso freddo di
suo marito, come se stesse soffrendo per avere il suo tocco su di sé, e
il
labbro di Kurt tremò mentre fissava il suo amore dormiente.
«Mi dispiace, Blaine. Dio,
mi dispiace così
tanto»
“Ti amo
così tanto... ma non posso affrontare questa situazione. Non voglio
perderti
però è quello che sta capitando e non so come impedirlo. Non posso
amare questo
bambino, non quando non sono pronto, ma non sono nemmeno pronto a
perdere te.
Non so cosa fare”
Si chinò e premette le
labbra sulla fronte di
Blaine, le lacrime caddero tra i capelli del ragazzo mentre piangeva.
«Mi dispiace. Mi dispiace
così tanto»
****
Burt entrò in cucina, gli
occhi lucidi di
lacrime.
Carole si affrettò
immediatamente verso di lui e
lo avvolse in uno stretto abbraccio, mormorando sommessamente contro la
sua
spalla mentre lo stringeva.
Cooper si voltò alla
scena, leggermente
imbarazzato di essere nella stanza durante un momento così privato.
I suoi stessi nervi erano
logori mentre
nascondeva le mani tremanti sotto le ascelle e volgeva l’attenzione
alle
pentole e padelle piene di cibo sul fornello.
«Credete che sarebbe
meglio se Blaine ed io ce ne
andassimo?»
Burt alzò lo sguardo da
Carole e scosse la testa.
«So che c’è stata una
battuta d’arresto prima, ma
penso che dovremmo dar loro ancora qualche momento. Almeno, se passano
un po’
di tempo insieme stasera, potrebbero essere in grado di aggiustare le
cose. Se
Blaine non è a proprio agio dopo la cena o durante o in qualsiasi altro
momento, siete più che liberi di andarvene. Non voglio che la salute
del mio
primo nipote venga compromessa per questo»
«Okay»
I tre adulti
apparecchiarono e portarono il cibo
a tavola.
Di tanto in tanto, Burt
sbirciava in direzione
del figlio e del genero.
Sorrise quando notò come
l’espressione di Kurt si
era ammorbidita mentre fissava il marito addormentato.
«Burt, potresti dire a
Kurt che la cena è pronta
e, magari, svegliare Blaine? Cooper ha detto che non ha mangiato niente
nelle
ultime ore e sarebbe meglio che metta qualcosa sotto i denti prima che
si senta
troppo male»
«Okay, tesoro»
Burt lasciò la cucina e
lentamente sgattaiolò in
salotto, fermandosi sulla soglia quando notò la mano di Kurt librarsi
sopra la
piccola protuberanza dello stomaco di Blaine.
“O mio Dio,
sta per – ”
Prima ancora di poter
formulare quel pensiero,
Kurt strattonò la mano come se fosse stato scottato e la lasciò cadere
lungo il
fianco, scuotendo brutalmente la testa.
Si alzò dal tavolino e
quasi uscì dalla sua
stessa pelle quando vide suo padre proprio dietro di lui, in piedi.
«Papà?»
«La cena è pronta,
ragazzo. Stavo venendo qui per
dirtelo e per svegliare Blaine»
«Oh, okay. Beh, allora,
vado a lavarmi le mani»
Burt allungò la sua,
intenzionato ad appoggiarla
sulla spalla del figlio per fargli capire che era lì per lui, ma Kurt
la
scrollò di dosso ed uscì dalla stanza, strofinandosi gli occhi con la
mano sana
mentre si allontanava.
Note
della traduttrice
La cena di
Natale è prevista per il prossimo capitolo... sempre se Cooper non
sgozza Kurt
con il coltello per il burro prima che si siedano a tavola!xD
Siete,
come sempre, invitatissimi a lasciarmi un commento con i vostri
pensieri e
ringrazio sentitamente le anime pie che, aggiornamento dopo
aggiornamento, si
fanno sempre sentire in un modo o nell’altro!
E,
ovviamente, anche chi ha preso coraggio negli ultimi capitoli e ha
lasciato
traccia del proprio passaggio!
A presto.
Killing
Loneliness
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Capitolo 9 *** Chapter 9 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il nono capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note
dell’autrice: la
canzone che canta Blaine nel capitolo è 867-5309/Jenny,
su cui non ho nessun diritto.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions!
Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul
personaggio
di Reddin del film Junior del 1994.
Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo
prometto –
su cui, per inciso, non ho nessun diritto.
Traduzione a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 9
“Povero
ragazzo, sembra che sia a due
secondi dal cadere di faccia nel suo piatto di purè di patate”
Burt
si portò la forchetta alla bocca e prese un morso del proprio tacchino,
guardando pensieroso il genero mentre la testa dell’uomo oscillava da
lato a
lato; le palpebre stanche sbattevano rapidamente, cercando di scacciare
il
sonno che le appesantiva.
Era
uno spettacolo vedere Blaine che provava a rimanere sveglio a tavola, e
Carole
era sul punto di scoppiare in un attacco di ridarella.
«Schizzo,
hai bisogno di stenderti? Sembra che tu stia per crollare da un momento
all’altro»
Blaine
sbatté le palpebre per guardare il fratello e scosse la testa,
infilando la
forchetta in un mucchio di fagiolini verdi con scarso entusiasmo.
«No,
no, sto bene. Ho solo – » sbadigliò sonoramente e poi arrossì «Ho solo
bisogno
di mangiare qualcosa. Starò bene»
Cooper
parve accettare di buon grado la sua risposta, così il tavolo riprese a
mangiare e a fare conversazione.
Burt
si infilò in bocca un cucchiaio di broccoli in casseruola mentre
osservava il
modo in cui Kurt toccava a malapena il suo cibo.
Suo
figlio era intento a schiacciare le sue patate in un ammasso con il
ripieno, i
suoi occhi si posavano un po’ su Blaine ed un po’ sul centrotavola di
Natale.
Il
suo era uno sguardo colmo di desiderio, qualcosa che Burt aveva visto
svariate
volte nel corso degli anni quando si trattava del suo ragazzo e di
Blaine.
La
prima occasione in cui aveva visto quell’espressione rivolta verso il
genero
era stata quando Blaine era venuto a casa loro per la prima volta, ai
tempi della
Dalton, nel periodo durante il quale Kurt era follemente innamorato di
lui e
Blaine aveva ancora la testa tra le nuvole.
Oh, come
erano cambiati i tempi.
Sorridendo
tra sé e sé, l’uomo più anziano prese un sorso di acqua ghiacciata e
lanciò
un’occhiata a Cooper senza perdersi l’espressione corrucciata sul suo
volto.
Seguì
lo sguardo di Cooper verso la fine del tavolo e quasi ridacchiò di
pietà a
quello che vide: Blaine aveva la forchetta infilzata nel prosciutto, il
mento
appoggiato al petto.
Le
palpebre erano abbassate e la bocca socchiusa.
Il
ragazzo si era assopito, alla fine.
«Blaine?
Ehi, tesoro» Carole non poté fare a meno di sorridere mentre colpiva
l’avambraccio di Blaine con la propria mano, facendo saltare l’uomo
assonnato
sulla sedia come un coniglio.
I
suoi occhi si aprirono e si richiusero per un istante prima che
guizzassero ad
ogni persona intorno al tavolo, le guance arrossate dall’imbarazzo.
«Oddio,
mi dispiace così tanto. No-non mi ricordo nemmeno di essermi
addormentato. Oh,
Dio, stavo russando?»
«No,
tesoro, ti sei solo appisolato ed ero preoccupata che crollassi nel
piatto»
Blaine
si portò le mani al volto arrossato e si strofinò gli occhi, muovendo
la testa
avanti ed indietro mentre mormorava tra sé e sé.
«Mi
dispiace. Ultimamente sono così stanco, io – »
«Va
tutto bene, B. Forse dovresti stenderti per un po’? Possiamo incartare
la tua
porzione per dopo, e ci saranno sempre degli avanzi» Cooper si alzò in
piedi,
raggiungendo il fratello in modo da poterlo aiutare ad alzarsi da
tavola, ma
Blaine agitò la mano, spingendo via Cooper prima che potesse
avvicinarsi
troppo.
«No,
no, sto bene. Rimango. Ho bisogno di mangiare, per cui siediti. Non ho
intenzione di rovinare questa cena»
«Non
la rovineresti, ragazzo»
Blaine
aggrottò le sopracciglia per un momento poi scosse il capo, alzando lo
sguardo
per incontrare quello di Burt.
«Starò
bene. Lo prometto. Se mi addormenterò di nuovo andrò a stendermi... è-è
solo
che io non voglio fare casini»
Con
la coda dell’occhio, Burt poté vedere la mano di Kurt irrigidire la
presa sulla
forchetta e si chiese cosa stesse esattamente passando per la testa di
suo
figlio.
Tuttavia
non insistette.
Annuì
a Blaine e tornò a parlare con Cooper del suo tempo come membro del
Congresso,
guardando occasionalmente i suoi due ragazzi e sperando che, magari, ci
fosse
un miracolo di Natale all’opera.
****
Erano
passati almeno venti minuti da quando Blaine si era assopito a tavola
la prima
volta e Cooper, Carole e Burt stavano ridacchiando sul fatto che Blaine
si
stesse casualmente addormentando un’altra volta.
La
sua testa oscillava in avanti solo per essere poi tirata all’indietro
con uno
scatto e ricominciare tutto daccapo – il povero ragazzo era
completamente
prosciugato di ogni energia nonostante cercasse di mangiare almeno un
po’.
Tutti
si sentivano in colpa per ridere ma era adorabile guardare come Blaine
cercasse
di rimanere sveglio con tutte le forze.
L’unico
che non sembrava divertito era Kurt, che stava osservando il compagno
con occhi
curiosi ma altrettanto preoccupati e con la forchetta ancora saldamente
stretta
nel pugno.
«Non
hai intenzione di farlo andare al letto?»
«Si
metterà a discutere se solo ci provo» disse Cooper, schioccando le dita
davanti
al viso del suo fratellino «Ehi, ehi Blainey! Alzati, Schizzo! Finirai
per
farti una maschera al sugo se non smetti d’addormentarti»
«No-non
sono stanco – »
«Sì
che lo sei! Alzati, ragazzo. Andiamo» Cooper si alzò e fece scivolare
un
braccio intorno alla vita di Blaine, aiutando il suo stanco fratello ad
rizzarsi
in piedi «Andiamo a letto»
Guardò
verso Kurt ed inarcò un sopracciglio.
«O
dovrei metterlo sul divano?»
«Puoi
infilarlo nel nostro letto» disse Kurt dolcemente, facendo spalancare
le bocche
a tutti per via del suo tono di voce.
Stava
evitando i loro occhi ma, dal punto in cui era seduto, Burt riuscì a
scorgere
l’umidità che si stava raccogliendo dietro le lunghe ciglia del figlio.
«Kurt,
stai bene?»
«Sto
bene. Portalo in camera nostra, per favore... prima che collassi»
Cooper
annuì e trascinò il fratello insonnolito fuori dalla sala da pranzo –
Blaine
rimase accasciato contro di lui mentre camminavano.
Appena
furono fuori vista, Carole si voltò verso Kurt ed allungò la propria
mano sul
tavolo per prendere quella di lui.
«Tesoro,
che c’è che non va?»
Kurt
lasciò cadere la forchetta nel piatto ed appoggiò la testa sulla mano
libera,
le lacrime gli solcavano liberamente il volto mentre piangeva.
«Credete
che stia facendo un errore a non accettarlo? Credete che mi stia
comportando da
stupido?»
Burt
si accigliò.
«Tu credi
di comportarti da stupido?»
«Sì»
«E
perché?»
«Perché»
singhiozzò Kurt «Blaine è mio marito ed io ho contribuito a concepire
quel
bambino ma non riesco ad amarlo. Non riesco a volere un bambino che
dovrei
amare!»
«Tante
persone sono intimorite all’idea di diventare genitori per la prima
volta,
Kurt. Quando mio marito ed io scoprimmo di aspettare Finn, eravamo
terrorizzati. Eravamo ancora giovani e c’erano tantissime cose che
avevamo in
mente di fare: viaggiare, andare alle feste e chi più ne ha più ne
metta. Ma
capimmo che avere un bambino non era la fine del mondo. Potevamo
prendere delle
babysitters che lo tenessero d’occhio o potevamo portarlo con noi,
ammesso e
non concesso che il posto fosse sicuro, ma ce ne assumemmo la
responsabilità.
Sì, eravamo spaventati a morte, ma vedere Finn per la prima volta dopo
la sua
nascita è stato il giorno più bello di tutta la mia vita e non lo
cambierei per
nulla al mondo, né per le feste o né per nient’altro»
Kurt
guardò Carole e la fissò per qualche minuto, gli occhi ancora umidi.
Poteva
vedere la sincerità nelle sue luminose iridi verdi.
A
parer suo, la donna sapeva esattamente ciò che stava dicendo.
Da
quello che aveva imparato su di lei nel corso degli anni, sapeva che
lei ed il
suo primo marito erano stati una coppia piuttosto avventurosa:
adoravano andare
in giro sulla modo di Christopher, partire casualmente per lunghi
viaggi verso
Dio sa dove, e Carole, anche se non l’avrebbe mai ammesso, aveva un
paio di
tatuaggi – Kurt li aveva visti diverse volte mentre le faceva provare
gli
indumenti durante lo shopping.
La
seconda moglie di suo padre era una donna deliziosa e lui sapeva di
poter
rispettare la sua opinione e prendere in considerazione i suoi pensieri
sulla
vicenda.
E
l’avrebbe fatto, non appena i suoi stessi pensieri si fossero fissati.
Tirando
su col naso, prese un fazzoletto e si tamponò gli occhi, asciugando le
lacrime
dalle guance prima che Cooper tornasse nella stanza.
Non
voleva che suo cognato sapesse che era appena scoppiato a piangere.
Fortunatamente,
qualche secondo dopo che Kurt aveva appoggiato il fazzolettino usato
sul
tavolo, Cooper mise piede nella sala da pranzo, strofinando le mani
insieme con
entusiasmo.
«Okay,
torniamo a mangiare! Blainey dorme e noi possiamo finire il pasto!»
«Sta
bene?» chiese Burt ansiosamente, fissando il più vecchio dei fratelli
Anderson.
«Ah,
sì. Sta bene, è solo esausto. Credo che una gravidanza maschile sia
davvero
faticosa. Al nostro ultimo appuntamento, il dottor Thompson ha dato a
Blaine
questo libretto che parlava di tutto ciò che dovrebbe aspettarsi in
queste
ultime due settimane del primo trimestre ed è parecchia roba. Tipo, le
donne ne
affrontano davvero tante durante le loro gravidanze, ma gli uomini
devono fare
iniezioni e cose del genere perché i loro corpi non sono capaci di
avere un
bambino senza aiuto, sapete?»
Kurt
si morse un labbro, preoccupato, con lo sguardo fisso sul cibo.
«Quindi
Blaine ha dovuto fare delle iniezioni?»
«Già»
rispose Cooper con la bocca piena di patate «Ne ha fatto un paio
l’altro giorno
e deve tornarci tra due settimane per un altro paio. È stato male come
un cane
dopo quelle iniezioni d’ormoni. È stato pessimo. Il dottore ha detto
che
sarebbe successo, però. Ha anche aggiunto che, dal momento che Blaine è
basso
di statura per essere un uomo, la pancia si mostrerà più velocemente
rispetto
ad altre gravidanze maschili e che presumibilmente avrà più difficoltà
quando
il bambino crescerà, per via dei fianchi stretti e cose del genere. Mi
ha
spaventato un po’ sentire tutto questo ma Blaine sembrava non badarci»
«Oh,
poverino. Ricordo la sensazione di essere incinta. È strano sapere che
hai
qualcosa che cresce dentro di te che devi nutrire e proteggere ma, al
tempo
stesso, non puoi dire di poter veramente controllare niente. Quando
stavo per
avere Finn, ero un fascio di nervi»
Burt
annuì alla moglie.
«Già,
mi ricordo di quando Kurt stava per nascere. Sua madre ed io cercavamo
di
assicurarci che tutto fosse pronto per quando sarebbe venuto al mondo
e,
qualche volta, ero io a dovermi occupare di mettere insieme le cose
perché lei
era troppo stanca»
«Crescere
un bambino è un duro lavoro» disse Carole con una risata, guadagnandosi
un paio
di sorrisi da chiunque fosse nella stanza.
«Beh,
non so voi, ragazzi» cominciò Cooper, sorridendo ampiamente «Ma io sono
eccitato per il fatto che il prossimo Natale avrà una nipotina o un
nipotino a
cui comprare dei regali»
Dal
tavolo si levarono dei mormorii d’assenso e tutto ciò che Kurt riuscì a
fare fu
fissare il proprio piatto, la mente che fantasticava di una piccola
versione di
Blaine seduta a tavola con loro, battendo le manine nel cibo mentre il
tavolo
rideva e guardava.
“Questo
diverrà presto la norma, Kurt.
Quando ti sentirai pronto?”
****
Ore
dopo aver finito la cena ed aver guardato “A Christmas Story”, i vecchi
Hummel
andarono a letto e Cooper e Kurt si ritrovarono seduti da soli in
salotto.
Nessuno
dei due parlò o si disturbò di riconoscere la presenza dell’altro, ma
il
silenzio nella stanza era ancora soffocante.
JennyTuttaMacchie
era rannicchiata sulle ginocchia di Kurt, uscita finalmente dal suo
nascondiglio nella lavanderia, e lui era impegnato ad accarezzarle la
lunga
pelliccia.
Cooper
sedeva di fronte a lui su di una comoda poltrona, sorseggiando
lentamente un
bicchiere di zabaione mentre guardava il cognato.
«Quindi,
io dormo qui o cosa?»
Kurt
fece una pausa mordicchiandosi un labbro, pensieroso.
«Puoi
dormire nella mia stanza dato che Blaine è lì»
«Non
vuoi dormire con tuo marito?»
«Per
favore, Cooper. Siamo lontani dall’essere in rapporti amichevoli ora
come ora,
e tu lo sai, e poi i-io non so se riuscirei a farlo»
«Cosa?
Dormire vicino a Blaine?»
«Sì»
«Mh»
mormorò Cooper, scolandosi le ultime gocce del drink prima di
appoggiare il
bicchiere sul tavolino.
Riservò
a Kurt uno sguardo glaciale mentre si alzava e cominciava a
stiracchiarsi le
membra stanche.
«Beh,
se insisti che io dorma in un letto gigante con quel coccolone del mio
fratellino, presumo di poterlo fare. Non sarebbe di certo la prima
volta da
quando l’hai buttato fuori»
«Io
non – »
Kurt
cominciò a protestare, solo per essere poi interrotto da Cooper mentre
questi
lasciava la stanza.
«Buonanotte,
Kurt. Buon Natale!»
L’uomo
fece un cenno con la mano come saluto finale prima di scomparire nel
corridoio
e lasciare Kurt seduto in salotto da solo, con Jenny come sua unica
compagnia.
Borbottando
qualche imprecazione, Kurt prese la gatta e l’appoggiò sul pavimento,
buttandosi all’indietro sul divano con uno sbuffo.
Per
diversi minuti fissò il soffitto e rifletté alle parole di Cooper,
chiedendosi
se il cognato avesse ragione.
“Ho
essenzialmente buttato Blaine
fuori casa?”
“No, non
l’hai fatto. Blaine se n’è
andato di sua volontà. Smettila di incolparti”
La
sua mente ronzava di vergogna e lui si pizzicò il ponte del naso,
sperando che
l’imminente mal di testa che stava cominciando a battere dietro ai suoi
occhi
se ne andasse.
Le
sue palpebre si abbassarono con uno scatto e lasciò che la sua mente
vagasse
per un territorio proibito: le immagini che aveva visto prima mentre
era seduto
a tavola, quelle della piccola versione di Blaine, di quello che
sembrava
essere il loro futuro bambino, seduto accanto a loro per celebrare il
Natale.
Non
fu dopo molto tempo, con la mente ancora scossa dai pensieri sul loro
figlioletto,
che si addormentò.
****
«Oh,
Jenny! Eccoti. Non ti ho vista quando sono entrato. Mi sei mancata,
tesoro!»
Kurt
aprì gli occhi al vociare che proveniva attorno a lui.
Si
girò e fissò il muro, lo sguardo sfocato ed ancora assonnato cadde
sull’albero
di Natale illuminato – le luci lampeggiavano nell’oscurità.
Non
aveva dormito troppo, considerando quanto pesante sentisse il proprio
corpo e
quanto la sua testa doleva, ma qualcosa – o qualcuno, per la precisione
– era
nella sua cucina a fare rumore e l’aveva svegliato.
Brontolando,
si sedette e distese le lunghe gambe sul divano, accigliandosi quando
notò la
coperta che era stata gettata sulla metà inferiore del suo corpo.
La coperta
della nonna di Blaine.
Tirando
via il panno, Kurt si alzò e barcollò stancamente verso la cucina,
assicurandosi di essere il più silenzioso possibile.
Più
si avvicinava, più intensi i rumori diventavano e, da ciò che poteva
sentire,
sembrava che JennyTuttaMacchie fosse impegnata a fare una tempesta di
fusa.
Blaine deve
essere qui.
Kurt
si fermò sulla soglia ed il suo sguardo cadde sul marito, intento a
fare dei
piccoli lavoretti in cucina, con Jenny che serpeggiava felicemente tra
i suoi
piedi mentre lui camminava.
L’uomo
gravido aveva tutti i recipienti di avanzi sparsi sul bancone ed
aspettava
pazientemente che il suo piatto si riscaldasse nel microonde.
«Jenny,
Jenny, who can I turn to?» cantò Blaine mentre
chiudeva il contenitore
ermetico col coperchio «You give me
something I can hold onto»
Continuò
a ballare, gettando le ciotole di plastica nel frigorifero
distrattamente, la
voce sempre un pochino più forte man mano che si avvicinava al
ritornello.
Dalla
soglia, Kurt sorrise.
Era
passato così tanto tempo dall’ultima volta che aveva visto Blaine
sorridere in
quel modo – Dio, era passato così tanto tempo dall’ultima volta che
aveva visto
Blaine, punto – ma vedere suo marito
comportarsi in maniera tanto buffa gli fece gonfiare e dolere il cuore
al tempo
stesso.
“È così
sciocco! Blaine sarà un padre
fantastico”
pensò tra sé e
sé.
Continuò
a rimanere coinvolto in quel momento, semplicemente guardandolo
piroettare per
la stanza, tanto che non si accorse di quando Blaine smise di cantare
pochi
momenti dopo.
Fu
solo dopo che sentì la morbidezza ed il calore di Jenny sfregarsi
contro la sua
caviglia che si scosse dallo stato di trance e trovò il compagno
intento a
fissarlo.
«Ciao»
Blaine
arrossì, abbassando lo sguardo sul pavimento.
«Non
sapevo che ti fossi svegliato»
«Ho
sentito qualcosa dalla cucina, così ho dovuto indagare. Continuo a
dimenticare
di non essere qui da solo al momento, quindi...» si interruppe,
incrociando le
braccia all’altezza del petto.
Blaine
annuì ed andò a prendere il cibo dal microonde, appoggiando il piatto
bollente
sul tavolo prima di voltarsi verso Kurt.
«Stavo
solo preparando qualcosa da mangiare. Mi sono svegliato e mi sentivo di
merda e
– »
«Non
hai avuto modo di farlo, prima»
«Già»
disse Blaine con un sorriso, guardando il piatto pieno «Credo di
essermi
addormentato durante la cena. Mi capita spesso... i-il bambino mi fa
sentire
stanco»
Alla
menzione del bambino che stava crescendo nel ventre di Blaine, gli
occhi di
Kurt scattarono verso lo stomaco del marito, ora coperto da una felpa
della
NYADA.
Non
poteva vedere il leggero rigonfiamento della pancia come prima eppure,
semplicemente sapere che c’era, gli fece male lo stomaco.
«Sei
quasi fuori dal primo trimestre, vero?» gli chiese, ignorando
l’espressione
sorpresa sul viso di Blaine.
«S-sì,
è così. Come... come fai a saperlo?»
«Cooper
ce l’ha detto a cena»
«Oh»
mormorò Blaine, un leggero disappunto nella voce «Beh, mi rimane solo
una
settimana o due e poi comincia il divertimento»
«Il
divertimento?»
Blaine
annuì, prendendo il bicchiere di latte ed il piatto.
Si
diresse verso la sala da pranzo, Kurt che camminava lentamente dietro
di lui
mentre aspettava che suo marito rispondesse.
«Sì,
il divertimento. Da ciò c’è scritto sull’opuscolo, dovrei aspettarmi di
prendere parecchio peso e vari cambiamenti fisici... poi il bambino
comincerà a
muoversi, ma sono piuttosto eccitato per questo, perché mi sembra
fantastico
che sarò in grado di sentirlo e – » si fermò e posò la stoviglia, un
brivido gli
percorse la schiena quando realizzò con chi stava parlando e che
suddetta
persona stava in assoluto silenzio.
«Kurt?»
«Sai
detto “sentirlo”? Il bambino è un maschio?»
«Beh,
i-io non conosco ancora il sesso, è troppo presto, ma penso che sarà un
maschio. Chiamala intuizione ma io – »
Le
parole gli morirono sulla punta della lingua quando Kurt si sporse
improvvisamente in avanti e catturò la bocca di Blaine in un bacio.
Il
bicchiere di latte cadde sul pavimento.
Note della traduttrice
So che non
scriverò delle note sensate - troppa roba nell’ultimo periodo... in
più, fa
caldo. I miei neuroni si sciolgono - per cui perdonatemi se non ci sarà
grande
logica dietro le parole che state per leggere.
Finalmente
siamo arrivati ad un punto di svolta!
Che Blaine
respinga il bacio di Kurt o che Kurt voglia ricongiungersi al marito ed
al
bambino che Blaine porta in grembo, sempre di una svolta si tratta!
Che ne
pensate? Cosa credete sia più probabile?
Chiedo
venia per la lunga attesa ma spero che ne sia comunque valsa la pena.
Grazie a
chi recensisce - signore, voi mi lusingate *-* - e a chi legge in
silenzio.
Killing
Loneliness.
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Capitolo 10 *** Chapter 10 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il decimo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è
basato sul
personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se
vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione a
cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 10
Blaine
ansimò nel bacio e le sue mani corsero immediatamente ad afferrare il
viso di
Kurt mentre questi lo avvolgeva con le proprie braccia; i palmi di Kurt
caddero
sui fianchi di Blaine, i pollici sollevarono con cautela l’orlo della
sua felpa
per accarezzare le ossa iliache nude.
«Ti
amo» sussurrò Kurt quando si allontanò, aspettando a malapena la
risposta del
compagno prima di rituffarsi su di lui e baciarlo di nuovo.
Blaine
gemette contro la sua bocca e si premette più vicino, tremando quando
le mani
dell’altro vagarono sul tessuto ed si posarono infine sulla sua pancia.
«Kurt
– »
«I-io
sono ancora spaventato, Blaine. Non ho intenzione di indorare la
pillola o m-mentirti,
ma ci proverò: proverò ad abituarmi ed ad essere un buon padre e tutto
il resto,
lo giuro. Te lo prometto e-e mi dispiace così tanto... Mi dispiace di
come mi
sono comportato e di averti trattato così male. Ti amo, lo sai? Ti amo
così
tanto e... mi dispiace»
Le
lacrime rigarono il viso di Blaine mentre lui si stringeva al marito e
piangeva
contro il suo collo.
Le
mani di Kurt erano ancora gentilmente appoggiate a coppa sul suo
stomaco, i
palmi caldi sembravano estranei contro la pelle liscia del suo ventre.
«Ti
amo» boccheggiò Blaine, lottando per catturare le labbra di Kurt con le
proprie.
Entrambi
gli uomini continuarono a baciarsi ed abbracciarsi, recuperando il mese
di
tempo che avevano perduto.
Nessuno
dei due si accorse di Burt, in piedi sulla soglia, alzatosi per
controllare che
tutto fosse a posto dopo aver udito il rumore del vetro infrangersi,
con gli
occhi che brillavano di lacrime non versate.
“Era ora,
maledizione”
pensò tra sé e sé l’uomo prima di voltarsi e
lasciare la stanza per tornare a letto.
****
Il
resto della notte trascorse tra caldi baci e coccole sul divano.
Entrambi
gli uomini ripresero lentamente confidenza l’uno con l’altro.
Blaine
si ritrovò ad essere più felice in quel momento di quanto non fosse
stato per
lungo tempo e Kurt sentiva che il pezzo mancante del suo cuore era di
nuovo
tornato al proprio posto.
«Non
posso credere che sia reale» disse Blaine mentre indugiava nel tocco di
Kurt,
la voce dolce ed ansimante.
Kurt
avvertì una fitta al petto a quelle parole e rafforzò la stretta
attorno al
marito, una mano unita a quella di Blaine in un gesto rassicurante.
«Lo
è. Sono qui, tesoro»
«I-io
non pensavo... avevo così paura che fosse la fine per noi»
«Lo
so. Mi dispiace»
Blaine
tirò su col naso e strinse saldamente la mano del compagno, le sue dita
spinsero la fede nuziale di Kurt contro il palmo.
I
ricordi delle ultime settimane gli invasero la mente e lui si accigliò,
avvertendo quel terrore sempre presente insinuarsi lungo la spina
dorsale.
«Pensi
che le cose andranno bene tra di noi?»
«Non
lo so. Spero di sì... alla fine» rispose Kurt, portandosi la mano di
Blaine
alla bocca per baciargli le nocche.
Onestamente,
non sapeva se sarebbe andato tutto bene tra loro ed era certo che ciò
che aveva
detto probabilmente non era quello che Blaine voleva sentirsi dire,
però Kurt aveva
bisogno di essere sincero: avrebbe
tentato ma nessuno poteva leggere il futuro e, nonostante quanto
duramente
avesse intenzione di provare ad accettare tutti quei cambiamenti, non
poteva
promettere o garantire niente... anche se era difficile da ammettere.
«Oh.
Okay» la risposta era sottomessa e il cuore di Kurt si spezzò a
sentirla.
«Non
voglio ferire i tuoi sentimenti, Blaine. È solo... ci sto provando e cercherò di fare di più per essere dove
tu vuoi che io sia. Non sono ancora al tuo livello di eccitazione ma
spero di raggiungerlo»
sentì Blaine annuire contro il suo petto e lui rinforzò la stretta
sulla sua
mano, premendosela contro il cuore.
«Ti
amo e, anche se stiamo guarendo dalle nostre ferite in questo momento e
le cose
sono cambiate tra di noi, ho intenzione di provare ad essere il marito
che
meriti di avere. Meriti molto di più di quello che ti ho dato
nell’ultimo mese
e mi piacerebbe rimediare. Ti amo così tanto ed odio il fatto di averti
ferito»
«Anche
io ti amo» mormorò Blaine.
L’uomo
più giovane abbassò le palpebre, desiderando che la sensazione pungente
dietro
agli occhi se ne andasse.
“Faremo
funzionare le cose e tutto
andrà bene”
si rassicurò “Kurt ci sta provando e tutto quello che tu
devi
fare è aspettarlo. Alla fine ce la farà e tutto andrà bene”
Avvertendo
l’incertezza di Blaine – e piuttosto innervosito dal silenzio di suo
marito –,
Kurt appoggiò la testa su quella di Blaine e sospirò.
«Stai
bene?»
«Sono
solo di nuovo stanco. Sento che dovrei alzarmi e mangiare ma sono
esausto»
Blaine sbadigliò mentre intrecciava le gambe con quelle di Kurt.
«Fai
un pisolino, allora. Ad ogni modo, devo pulire il latte che hai
rovesciato e
mettere via il cibo»
Blaine
fece una smorfia.
«È
colpa tua se l’ho rovesciato. Mi hai baciato»
«Non
ho potuto farne a meno»
«Sono
contento che tu l’abbia fatto, però»
Kurt
sorrise contro i capelli di Blaine.
«Sì,
anche io»
Lentamente
strofinò la mano lungo la schiena del compagno e canticchiò
sommessamente,
fermandosi diversi minuti dopo quando sentì i lievi, lenti aliti di
respiro
contro il suo collo, cosa che indicava che l’altro uomo si era
finalmente
addormentato.
«Ti
amo» mormorò, la guancia premuta contro i ricci di Blaine «Ti amo così
tanto»
****
Kurt
si svegliò ore dopo, trovando la propria matrigna che lo guardava con
affetto
dalla soglia.
Lei
lo salutò con la mano e sparì per poi tornare con una tazzona di
qualcosa di
bollente, e da cui il vapore si elevava rapidamente, stretta tra le
mani.
«Buongiorno.
Caffè?» sussurrò Carole, sorridendo allegramente mentre gli porgeva la
tazza.
Il
suo figliastro era appoggiato contro il bracciolo del divano, il corpo
allungato
in modo che Blaine potesse stendersi sopra di lui, entrambe le sue mani
appoggiate a coppa sullo stomaco del marito.
Blaine
si era addormentato velocemente, la testa infilata sotto il braccio di
Kurt – ed
il sorriso sul suo viso fece battere il cuore di Carole.
«Come
state?»
«Abbiamo
parlato» disse Kurt a bassa voce, passando una mano attraverso i
capelli di
Blaine «Abbiamo intenzione di lavorarci; io non posso vivere senza di
lui e lui
non dovrebbe affrontare questo da solo»
«Sì,
ma tu sei pronto, Kurt?»
«Ci
sto provando»
Carole
annuì, accarezzando il braccio del figliastro.
«Beh,
sono contenta di saperlo. Sono felice per voi, tesoro»
«Grazie.
Lo sono anche io»
«Tuo
padre e Cooper sono in cucina a preparare la colazione. Sto per andare
ad
unirmi a loro. Hai qualche richiesta?»
Kurt
si morse il labbro, pensieroso, poi scosse la testa.
«Niente
che mi venga in mente... beh, a meno che tu non stia per preparare la
tua
solita colazione di Natale, in quel caso voglio tutto»
«Quello
era il piano» disse Carole con un sorriso, sparendo dietro l’angolo per
tornare
di là.
Appena
se ne fu andata, Kurt prese un sorso di caffè ed appoggiò la tazza sul
tavolino, voltandosi per baciare la fronte di Blaine ed ammirare i
lineamenti
riposati di suo marito.
La
mano che era premuta contro lo stomaco del compagno cominciò lentamente
a
strofinare un delicato cerchio sul punto in cui loro bambino cresceva.
Il loro
bambino.
Si
chiese sarebbe mai riuscito a superare quel pensiero.
****
«O mio Dio,
Tina, guardati!»
Blaine
strillò e prese le mani dell’amica,
facendo un passo indietro per fissare gelosamente la rotondità del
ventre di
Tina.
La ragazza
rise mentre lui la faceva
ruotare su sé stessa prima di fermarla, guardandola con quei grandi e
vecchi
occhioni da cucciolo che usava così bene.
«Sì, sì,
puoi sentire» disse Tina con
aria di resa, ridendo appena le mani di Blaine si chiusero sul suo
stomaco.
«O mio Dio,
non posso credere che
aspetti un bambino! È davvero fantastico»
«Blainey
Days! Non è che sono la prima
dei nostri amici ad avere un figlio»
«Sì, ma
qualche tempo fa avevi detto
che tu e Mike avreste aspettato fino a dopo le nozze per averne uno e
poi,
BOOM, sei incinta!»
«Beh, siamo
fidanzati, sai! Dobbiamo
rimandare il matrimonio di qualche mese, fino alla nascita della
bambina, ma
quando sarà nata sarà meglio che tu sia pronto»
Gli occhi
di Blaine si spalancarono
drammaticamente, la bocca si aprì in una O perfetta prima rivolgerle un
largo
sorriso a trentadue denti.
«È una
bambina! Tiiiiiiina! Oh mio
Dio!»
Lui batté
le mani e poi se le portò
alla bocca, con le lacrime che gli traboccavano dagli occhi mentre
fissava
l’amica.
«Sono così
eccitato per te, ragazza.
Davvero tanto eccitato»
«Aww,
grazie, Blaine!»
Un rapido
calcio contro il palmo di
Blaine, che lui aveva appoggiato di nuovo sulla pancia della ragazza,
lo
avvertì della vita presente dentro lo stomaco di lei e l’uomo
ridacchiò, osservando
Tina con i suoi occhioni brillanti.
«Credo che
mi odi»
«Sono
sicura che stia solo mettendo in
mostra le sue mosse di danza. Mike pensa che sarà una ballerina e non
posso
dire di non essere d’accordo – la mia schiena e la mia vescica sono la
prova
vivente delle capacità di break dance di questa bambina»
«Però deve
essere divertente... essere
incinta, intendo»
Tina
sospirò, strofinando una mano
sulla parte superiore della propria pancia.
«Di certo è
diverso. Onestamente
pensavo che Mike ed io avremmo aspettato ancora un po’ prima di avere
bambini
ma lui ha, tipo, un super sperma o qualcosa del genere... ed eccoci
qui» fece
un cenno al suo fidanzato, che era dall’altra parte della stanza a
parlare con
Finn «Però sono eccitata. Avrò questa piccolina da vestire e portare a
spasso nel
modo in cui mia sorella non mi ha mai permesso di fare con lei, quindi
sono
euforica»
Diede uno
sguardo al ristorante e
sorrise quando notò Kurt chiacchierare con Mercedes, i due vecchi amici
avevano
felicemente ritrovato la loro intesa.
«E tu e
Kurt? Siete sposati da dieci
anni, Blaine! Quando avete intenzione di avere dei bambini?»
«Oh, uhm...
forse presto. Non ne
abbiamo ancora parlato davvero, ma ho intenzione di risollevare
l’argomento
dopo la nostra seconda luna di miele. Kurt ha organizzato questo
fantastico
viaggio a Parigi e penso che, una volta tornati, sarà abbastanza
rilassato per
avere questa conversazione»
«Vuoi dire
che non avete ancora
parlato di avere dei figli?»
«Oh, no,
noi... uhm, Tina... non
fraintendermi. Ne abbiamo parlato ma abbiamo deciso di aspettare fino a
quando
saremo economicamente stabili e più sicuri del nostro posto di lavoro»
Un cipiglio
si diffuse sul viso di
Tina.
Fissò Kurt
e poi di nuovo Blaine.
«Ma tu non
stai lavorando al momento –
»
«Do
ripetizioni, sai, come lezioni di
canto o di piano alle scuole locali. In più, ho dei turni in
panetteria,
quindi... non è che abbiamo solo uno stipendio. Sì, è Kurt quello con
il lavoro
che porta il pane in tavola al momento, ma sono sicuro di poter
continuare a
lavorare quando decideremo di avere dei bambini. Tante donne e uomini
in attesa
lavorano fino alla data del parto... perché io dovrei essere
l’eccezione?»
«Non stavo
cercando di sminuire il tuo
lavoro o che altro, Blaine. Ero solo curiosa su ciò che Kurt avrebbe
pensato a
riguardo. Non mi è mai sembrato una persona da bambini»
«Kurt ama i
bambini, è solo che non è
molto entusiasta di averli vicino alla sua roba firmata... ma sono
sicuro che
sarebbe felice di avere il suo stesso bebè sbavare sui suoi vestiti»
scherzò
Blaine, soffiando un bacio a suddetto marito quando l’uomo gli sorrise.
«Dopo la
luna di miele sono sicuro che
saremo pronti per raggiungere te e Mike, lo prometto»
«Beh, sono
certa che ci abbiate già
battuti» rifletté Tina «Voi ragazzi siete sposati da un decennio – e a
me e
Mike ci è voluto tutto quel tempo per tornare insieme!»
«Ed ora
aspetti il suo bambino. Bel
colpo!»
«Sta’
zitto» sibilò scherzosamente la
donna più giovane, dando un colpetto al braccio di Blaine «Ora, fammi
strada
verso la torta! Questa piccolina ha fame!»
****
Dal
momento in cui la colazione fu pronta, Blaine era in piedi e pronto per
mangiare, pazientemente stazionato sulla soglia della cucina mentre
Carole dava
gli ultimi tocchi ai suoi pancakes con le mele alla cannella.
Il
suo stomaco brontolò rumorosamente e lui arrossì quando gli altri
ridacchiarono
al suono.
Cooper
emise una ridicola risata nasale.
«Dio,
Blainey. Forse dovremmo nutrirti prima che il tuo stomaco si mangi da
solo!»
«Non
ho mangiato niente da ieri, quindi sono affamato. Fammi causa!»
Passò
oltre Burt e Cooper e sbirciò oltre la spalla di Carole, leccandosi le
labbra
mentre la suocera versava le dolcissime mele alla cannella in cima ad
ogni pila
di pancakes.
«Mio
Dio, Carole... hanno un odore delizioso»
«Bene»
disse Carole, la voce frizzante.
Aggiunse
un po’ di panna montata su ogni pila e ne diede rapidamente una a
Blaine.
«Hai
bisogno di mangiare, tesoro, quindi la prima porzione è tua» appena lei
gli
passò il piatto, si voltò e fece una linguaccia sia a Cooper che a
Burt, che
fissavano Blaine con gelosia «Lui deve mangiare per due, ora, quindi ha
diritto
di proprietà sui primi pancakes. Scusate, ragazzi»
«Sì,
scusate, ragazzi!» li prese in giro Blaine mentre si avviava verso la
tavola.
Kurt
lo afferrò per un fianco mentre camminava e gli posò un rapido bacio
sulla
bocca, sorridendo quando Blaine si sciolse contro di lui per un secondo.
«Kurt,
faresti meglio a permettere a Blaine di mangiare prima! Non ha toccato
cibo da
quando è arrivato qui e ha bisogno di mettere qualcosa nello stomaco
prima che
si senta male» lo rimproverò Carole, guadagnandosi una roteata di occhi
da
parte di Kurt mentre questi lasciava comunque andare Blaine, prima di
aggiungersi alla mischia di uomini affamati che brulicavano la cucina
per la
colazione.
«Sembra
buono, Carole»
«Grazie,
tesoro»
La
famiglia raccolse tutto il cibo che poteva trasportare e si diresse in
sala da
pranzo, unendosi ad un Blaine già intento a masticare, dato che l’uomo
gravido
sbocconcellava felicemente i suoi pancakes.
Carole
e Burt fissarono i due ragazzi con eccitazione non appena Kurt si
sedette
vicino a suo marito e prese la mano dell’uomo nella sua, mangiando
attentamente
con l’altra.
Cooper,
d’altro canto, si infilò in bocca una forchettata di uova, gli occhi
socchiusi
puntati sul cognato mentre si chiedeva cosa diamine stesse accadendo.
Certo,
era felice che Kurt e Blaine si fossero riappacificati, ma era ancora
logorato
dall’uomo che aveva costretto suo fratello a presentarsi senza
preavviso a
Rhode Island gravido, spaventato e solo.
«Quindi,
Kurt» cominciò Coop, affondando il coltello in una fetta di bacon «Tra
te e
Blaine va tutto bene, ora? O devo aspettare Blaine sulla porta di casa
mia tra
un paio di settimane?»
«Cooper
– » Blaine rimase a bocca aperta, gli occhi spalancati per lo shock.
Kurt
appoggiò la forchetta nel piatto e strinse la mano del compagno,
scuotendo la
testa.
«Shh,
tesoro. Sì, Cooper, va tutto bene. Lavoreremo sulla cosa. L’altra notte
abbiamo
parlato e stabilito che il modo in cui le cose sono andate nell’ultimo
mese non
era il migliore. So di aver ferito Blaine e mi dispiace terribilmente,
ma
riusciremo a far funzionare la nostra relazione. Blaine merita molto di
più e
io ho intenzione di darglielo»
Cooper
annuì a malapena ed infilzò duramente il pezzo di pancetta.
«Finché
Blaine è felice – »
«Lo
sono» disse Blaine dolcemente, guardando il fratello con occhi sinceri
«In
questo momento sono molto felice»
Il
più grande dei fratelli Anderson riservò sia a Kurt che a Blaine uno
sguardo
glaciale prima di sollevare un angolo delle labbra e tornare alla
propria colazione.
Intorno
a lui, il tavolo si rianimò di vita ed al centro sedevano Kurt e
Blaine, le
loro mani strette, le dita intrecciate saldamente mentre scivolavano di
nuovo
nella loro regolare routine maritale.
****
“Baby, it’s
cold outside!”
Kurt
si chinò e baciò velocemente la punta del naso di Blaine mentre
finivano il
loro duetto.
Applausi
risuonarono intorno a loro ed entrambi si inchinarono in segno di
riconoscenza,
allontanandosi dal giradischi per sedersi sul divano.
Carole
sorrise loro allegramente prima di cominciare a passare agli altri
alcuni dei
regali posti sotto l’albero; Burt e Cooper avevano separato ogni
pacchetto
secondo il nome, in modo che lo scambio fosse risultato più semplice
una volta
arrivato il momento giusto.
Con
un paio di scatole splendidamente incartate accanto a ciascuno di loro,
la
famiglia strappò la carta dei propri regali – prima quelli ricevuti da
parte di
Kurt – e si meravigliò di ogni dono.
«Oh,
Kurt, questo maglione è stupendo!»
«Si
abbina ai tuoi occhi»
«O
mio Dio, ragazzo, come hai avuto questi biglietti?»
«Non
è stato niente»
«Wow,
Kurt! Questo sì che è un orologio di lusso»
«Farà
la sua figura quando punterai il dito contro le persone – »
«Stai
zitto, ormai non lo faccio più»
Kurt
rise.
«Potresti
persino ingannarmi»
Si
voltò per guardare Blaine e si accigliò, confuso dal trovare suo marito
fissare
la scatola che teneva tra le mani con altrettanto sconcerto.
«Tesoro,
che succede?»
«Come
hai fatto a ripararlo?» chiese Blaine a bassa voce, gli occhi colmi di
lacrime
non versate. Nelle mani teneva un pacchettino – il coperchio
attentamente
sostenuto col ginocchio, il resto tenuto in equilibrio sulla gamba.
Vi
era qualcosa d’oro che scintillava nel mezzo, circondato da velluto blu
scuro,
e le mani tremanti di Blaine scivolarono nella scatola per poi tirare
fuori un
luccicante orologio da taschino.
«Wow»
«Quello
non è l’orologio del nonno?» chiese Cooper, chinandosi in avanti per
ispezionare l’oggetto nella mano del fratello.
Blaine
annuì e lo strinse contro il petto, le lacrime scorsero lentamente
sulle sue
guance per poi cadere nel suo maglione.
«Oh,
tesoro, non piangere»
«Come
hai fatto a ripararlo?» domandò di nuovo, asciugandosi gli occhi.
Kurt
si fece più vicino e tirò a sé l’uomo commosso.
«C’è
un orologiaio presso i gioiellieri vicino al mio ufficio. Mi ci sono
fermato
qualche mese fa con l’orologio e programmavo di dartelo per il nostro
anniversario,
ma non era pronto in tempo. Spero ti piaccia, però. L’ho fatto pulire,
oliare
ed il dipendente è riuscito a farlo funzionare di nuovo. Io – »
Il
resto della frase fu interrotta dalle labbra di Blaine – suo marito lo
stava
baciando fino allo stremo per ringraziarlo.
«Dio,
lo adoro» soffiò Blaine mentre si allontanava «Grazie mille. Non avrei
mai
pensato che avrebbe potuto funzionare di nuovo, e tu sei stato in grado
di
ripararlo. Grazie, tesoro. Ti amo così tanto»
«Ti
amo anche io. Sono contento che ti piaccia»
«Spero
che a te piacerà il tuo regalo tanto quanto io amo il mio» sussurrò
Blaine, mettendo
delicatamente l’orologio da parte per poi prendere tre pacchetti
incartati
similmente dalle mani di Cooper.
Ne
diede uno a Carole, un altro a Burt e l’ultimo a Kurt.
«Sono
tutti uguali. Spero vi piaccia»
Carole
e Burt aprirono i loro per primi, rimanendo a bocca aperta quando li
scartarono
completamente.
Più
nervoso che mai, Kurt strappò lentamente la carta dal suo regalo ed i
suoi
occhi si spalancarono quando guardò l’oggetto che teneva tra le mani:
un’ecografia incorniciata.
Lì,
nel mezzo di una cornice di mezze dimensioni, c’era la fotografia di un
qualcosa completamente in bianco e nero.
Nell’angolo
in alto, il nome di Blaine ed i suoi dati personali erano scritti in
stampatello ed al centro dell’immagine, nel mezzo di un cerchio scuro,
si
trovava un minuscolo fagottino della grandezza di un rocchetto di filo.
Il
piccolo “fagiolo” aveva minuscole braccia e gambe e assomigliava
tantissimo ad un
bambino, nonostante l’aspetto granuloso della fotografia, e solo
guardarla fece
battere drammaticamente il cuore di Kurt nel petto.
«Ti
piace?» chiese Blaine con esitazione, la voce bassa, terrorizzato di
aver fatto
la mossa sbagliata ed aver rovinato quella che poteva essere la sua
unica
occasione di ricongiungersi con l’amore della sua vita.
Kurt
sedeva ammutolito al suo fianco e, anche se Carole e Burt stavano
attualmente
mormorando affettuosamente alle loro copie della fotografia, al momento
gli importava
solo della reazione del suo compagno.
«Kurt?»
“Eccolo
qui. Il nostro bambino.
Guardalo, Kurt. È reale. Lui è lì.”
Kurt
alzò lo sguardo sul marito, scrutando i lucidi occhi dorati di Blaine,
simili
ad oro liquido.
Sbatté
le palpebre come un gufo e balzò in avanti, catturando le labbra di
Blaine con le
sue, cominciando a piangere nel momento stesso in cui le loro labbra di
si
incontrarono.
«Lo
adoro» mormorò contro la bocca di suo marito, rabbrividendo quando
sentì Blaine
aggrapparsi alle sue spalle «È fantastico. Ti amo. Ti amo così tanto.»
«Ti
amo anche io. Buon Natale, Kurt»
«Dio,
Blaine, io... buon Natale»
“Ti amo.
Ti amo.
Ti amo”
Note della traduttrice
Lo so, sto
rallentando con gli aggiornamenti ma non è colpa mia - i miei vicini di
casa
non mi lasciano dormire quindi durante la giornata sono iperemotiva,
stanca e
molto più che smaronata... quindi prendetevela con loro.
Ed anche con
Gigi D’Alessio, perché poteva evitare di incidere dei cd e venderli al
pubblico, fornendo ai miei vicini un mezzo con cui snervarmi ogni santo
giorno.
Ma
comunque...
Yay, hanno
fatto pace!
Finalmente si
intravede la fine di questo tunnel buio e pieno di dolore in cui Blaine
e Kurt
hanno brancolato per troppo tempo.
Direi che
siamo sulla buona strada, non credete? Magari riusciranno a godersi un
po’ di
meritata serenità di coppia *-*
Ringrazio sentitamente
chi legge e chi spende sempre due minuti per far sapere la propria
opinione riguardo
la storia - l’autrice mi ha informata che legge puntualmente le vostre
recensioni (benedetto Google Chrome!) e mi ha detto di essere
entusiasta delle
vostre reazioni e dei vostri commenti :)
Chi non
avesse ancora pensato di lasciare traccia del proprio passaggio, è
sempre il
benvenutissimo a farlo e a condividere qualche supposizione con gli
altri e
qualche bella parola per l’autrice di questa storia.
A presto!
Killing
Loneliness.
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare l’undicesimo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note
dell’autrice: questo è un capitolo lungo ma
principalmente di passaggio, almeno a parer
mio. Però, se leggete con attenzione, è possibile trovare qualche
anticipazione.
Spero vi sia piaciuto.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è
basato sul
personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se
vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 11
Cooper
prese Blaine per mano e lo condusse lontano dall’ormai distratta
famiglia
Hummel, la sua presa un po’ più stretta del solito ma comunque gentile,
trascinandolo in cucina.
Lasciò
cadere le loro mani congiunte e catturò immediatamente lo sguardo
curioso del
fratello.
«Sei sicuro
di voler rimanere qui con lui?»
«Cosa?
Cooper, cosa stai cercando di dire? Ovvio che voglio stare qui con
Kurt! È mio
marito!»
«Sì, tuo
marito, che ha avuto un crollo nervoso poco più di un mese fa e che ti
ha
buttato fuori dalla tua stessa casa perché era arrabbiato che tu
aspettassi suo
figlio!»
Gli occhi
di Blaine saettarono verso la porta, spaventato che magari Burt o Kurt
avessero
sentito quello che Cooper aveva appena detto.
«Non mi ha
buttato fuori. Kurt ci sta provando, e lo sta facendo per me, Coop.
Abbiamo
parlato di tutto quanto e abbiamo intenzione di affrontarlo insieme.
Potrebbe
volerglici un po’ per giungere alla mia stessa pagina ma ci sta
arrivando, ed
io ho intenzione di stargli accanto, a prescindere da ciò che tu pensi»
«Sai che ti
voglio bene, Blaine, e che voglio il meglio per te, ma se Kurt non
fosse all’altezza
delle sue promesse? E se ti spezzasse di nuovo il cuore?»
«Non lo
farà – »
Cooper alzò
gli occhi al cielo.
«Non puoi
saperlo. Non puoi predire il futuro, B. Tutto quello che sto cercando
di dire è
che dovresti fare attenzione. Se hai intenzione di rimanere qui con
Kurt
anziché tornare a Providence con me, allora ho bisogno di sapere che
starai
bene – »
«Vuoi forse
dire che Kurt mi farà del male?» Blaine quasi strillò, i suoi occhi si
spalancarono sempre più dalla paura mentre fissava il fratello maggiore
«Sei
serio?»
«Blaine,
calmati!» lo zittì Cooper, appoggiando le mani sulle spalle del suo
fratellino
«Voglio solo che tu stia bene. Non ho mai insinuato che Kurt possa
farti
fisicamente del male, se è questo che pensi. Volevo dire che potrebbe
farlo
emotivamente... come ha fatto prima. Tutto qui»
Il corpo
teso di Blaine si rilassò, incurvandosi sotto la stretta di Cooper.
«Non lo
farà, Coop. So che non ci credi, ma non mi ferirà di nuovo. Lo conosco,
lo amo
e l’ho amato sin da quando avevo sedici anni. Conosco mio marito e ciò
che è
successo un mese fa non era da lui, e non lo farà di nuovo. Mi ama e
sta
imparando ad amare questo bambino. L’hai visto la mattina di Natale con
la foto
dell’ecografia. Sarà un fantastico padre, ne sono certo»
«Beh»
Cooper sospirò, lasciando cadere le mani dalle spalle di Blaine «Se ne
sei
sicuro, allora mi fido del tuo giudizio. Ma se qualcosa – ed intendo
dire
qualsiasi cosa – cambia e hai bisogno che io venga a prenderti, salirò
sul
primo volo e tu potrai stare con me e risolveremo le cose una volta a
Providence»
«Sono
sicuro che non verrò spinto fino a quel punto» brontolò Blaine.
«È un
suggerimento, fratellino. Solo un suggerimento»
Cooper tirò
suo fratello tra le braccia e lo strinse forte, staccandosi solo quando
Carole
entrò in cucina e chiese loro se fosse tutto a posto.
«Va tutto
bene, Care» disse Blaine appena sciolse l’abbraccio «Coop ed io stavamo
solo
parlando di quando potrò riavere la mia roba dal suo appartamento»
«La spedirò
via UPS domattina, quando sarò tornato a casa»
Carole
sorrise.
«Fantastico.
Beh, se non vi dispiace, Kurt mi ha mandato qui per controllare
l’arrosto e voi
due siete proprio davanti al forno»
Lei rise
quando entrambi i fratelli Anderson sorrisero e schizzarono via.
«Grazie.
Dovreste probabilmente tornare in salotto prima che Kurt stesso si
precipiti
qui a cercarvi»
«Stiamo
andando. Grazie, Carole» disse Blaine da oltre la propria spalla mentre
camminava per il corridoio, Cooper alle calcagna.
«Non hai
niente di cui preoccuparti, Coop» disse a bassa voce quando Cooper si
affiancò
a lui «Staremo bene»
«Se lo dici
tu» borbottò Cooper «Però mi chiamerai se avrai bisogno di qualcosa,
vero?»
«Sì, lo
prometto»
«Farai
meglio»
****
Cooper – e Carole e Burt –
se ne andarono pochi
giorni dopo Capodanno.
Per quanto fosse cattivo
da dire, Blaine era in
un qual senso felice che suo fratello fosse tornato a Rhode Island,
soprattutto
dopo una settimana di sguardi alquanto discutibili diretti sia a lui
che al suo
compagno.
Era come se Cooper non si
fidasse ancora di Kurt
– o del giudizio di Blaine, se era per quello – e fosse spaventato
all’idea di
lasciare il suo fratellino a New York da solo.
Ma, dopo diversi giorni di
serie persuasioni,
Cooper si imbarcò sul volo di ritorno per Providence e Blaine si lasciò
scappare un sospiro di sollievo quando poté finalmente abbandonarsi
contro il
corpo di Kurt nella loro casa gloriosamente vuota.
Per giorni, dopo che
l’appartamento era
finalmente stato svuotato dai suoi ospiti, i due uomini festeggiarono
la loro
riunione trascorrendo il loro tempo a letto.
Un lento far l’amore e
baci appassionati erano in
cima alla loro lista del “Tornati
insieme” e, nonostante le pause per il bagno ed il fatto che, ogni
tanto,
dovessero mangiare – o, nel caso di Blaine, anche più spesso –, spesero
insieme
tutto il tempo possibile.
Ovviamente tutte le cose
belle hanno una fine, e
Kurt dovette tornare agli uffici di Vogue per aiutare Isabelle a
lavorare su
una nuova espansione per il sito web, lasciando Blaine a casa solo in
compagnia
di sé stesso.
Il che spiegava perché
questi fosse seduto sul
divano, avviluppato sotto un mucchio di coperte, a guardare maratone di
reality
show con Jenny rannicchiata sul suo grembo.
Era ormai la metà di
gennaio e Blaine era poco
oltre la quattordicesima settimana di gestazione.
La sua pancia continuava a
sporgere, ora un pochino
più evidente rispetto a com’era durante il periodo di Natale, ma ancora
invisibile ad occhio nudo... a meno che non la si cercasse.
Blaine, però, pensava che
fosse incredibile che
il suo stomaco contenesse quella che era la vita più preziosa in
assoluto per
lui e, durante il giorno, strofinava la mano sulla piccola
protuberanza,
canticchiando tra sé e sé.
Anche Kurt aveva
cominciato a toccarla un po’ di
più, incredibilmente affascinato dal cambiamento all’interno del corpo
di suo
marito.
“È
incredibile”
Blaine sentì Kurt sospirare una notte mentre erano a letto, nudi e
sazi di tutto il sesso che stavano facendo.
Anche se assonnato e
confuso, Blaine poté sentire
il palmo di Kurt correre sul rigonfiamento del suo addome e sorrise,
coprendo
la mano di suo marito con la propria.
Kurt stava cambiando
opinione.
Sapeva che l’avrebbe fatto.
Con un sospiro, Blaine
fece scendere Jenny dal
proprio grembo e scalciò le coperte, alzandosi dal divano per andare a
fare
un’incursione al frigorifero – ultimamente aveva avuto delle fortissime
voglie
di burro di noccioline e, dopo che Kurt aveva fatto scorta di diversi
vasetti,
Blaine ne aveva mangiati un paio in poche ore.
Uno di quei barattoli
avanzati stava chiamando il
suo nome in quell’esatto momento per cui, con un senso di vertigine –
aveva
avuto l’iniezione d’ormoni pochi giorni prima all’ambulatorio del suo
nuovo
medico, la dottoressa Banes, e ne stava ancora sentendo gli effetti –,
incespicò verso la cucina e frugò all’interno della credenza alla
ricerca del
suo burro di noccioline.
Afferrò il vasetto,
mormorò in segno
d’apprezzamento, l’aprì e scavò immediatamente con il cucchiaio nel
morbido
composto prima di ficcarselo in bocca.
«Sto diventando un tale
maiale» mormorò
spudoratamente a Jenny, la bocca piena della sua bontà cremosa alle
noccioline «Ma
è così buono... e al bambino sembra piacere, o almeno credo»
Jenny miagolò e si
strofinò contro le caviglie di
Blaine, facendolo ridacchiare.
«Vieni, Jenny, andiamo a
guardare un’altra
puntata di “Real Housewives of Las Vegas”»
****
Kurt spinse la porta con
il piede, aprendola, e
sbatté duramente le palpebre all’oscurità di casa.
L’intero appartamento era
completamente al buio,
il che era insolito, considerando quanto Blaine amasse lasciare le luci
accese
ogni volta che cambiava stanza.
Accigliandosi, Kurt lasciò
cadere il suo
portfolio sul tavolino contro la parete e, ignorando il fatto che
probabilmente
avrebbe dovuto sfilarsi gli stivali innevati, andò alla ricerca di suo
marito.
La preoccupazione gli
ribolliva nell’intestino.
Cercò in girò, senza
trovare Blaine da nessuna
parte.
“Dov’è?”
Correndo il più
velocemente possibile, girò
l’angolo e si diresse in camera da letto, accendendo le luci, ed
avvertì il
rapido battere del suo cuore quasi arrestarsi quando notò Blaine seduto
sul
pavimento, addossato contro il muro più vicino al bagno padronale.
«Blaine?!»
«Ciao, tesoro. Sei tornato
prima?»
«No, a dire il vero sono
in orario» disse Kurt
mentre cadeva in ginocchio, posando la mano sulla fronte di Blaine.
Il suo povero marito stava
bruciando, il suo viso
era pallido ma le sue guance erano più rosse che mai.
«Sei febbricitante,
tesoro. O mio Dio, sei stato
così tutto il giorno?»
«No, no, prima ho fatto un
pisolino e mi sono
svegliato sentendomi di merda, così sono venuto qui per stendermi. Non
lo so, dovevo
andare in bagno poco fa e l’ultima cosa che so è che tu sei qui»
«E non sei andato in
bagno?»
«Non che io ricordi»
mormorò Blaine, cadendo in
avanti per nascondere la faccia calda contro il collo di Kurt «Sei
gelido»
«Fuori sta nevicando. E tu
stai andando a fuoco»
«Ma sento freddo»
Kurt allontanò gentilmente
il compagno da sé e lo
fece appoggiare di nuovo contro la parete.
«Stai qui. Vado a prendere
il termometro e poi ti
misuro la temperatura. Se è troppo alta, andiamo in ospedale»
«Non voglio andarci» si
lamentò Blaine «Sono
appena stato là per le iniezioni e non ho nessuna voglia di tornarci»
Si portò le ginocchia al
petto ed appoggiò la
fronte contro di esse.
«Sono così stanco»
«Lo so» disse Kurt mentre
si piegava, termometro
in mano.
Spinse il pulsante per
attivare il lettore e lo
fece scivolare tra le labbra di Blaine, strofinando gentilmente le
gambe di suo
marito mentre questi si faceva prendere la temperatura.
«Non vogliamo che tu
finisca per ammalarti e che
questo possa coinvolgere il bambino, vero?»
«Nuh uh» mormorò Blaine
intorno all’indicatore.
Chiuse la bocca non appena
Kurt lo zittì.
Serrò gli occhi, aprendoli
solo quando
l’apparecchiò squillò e Kurt glielo sfilò dalle labbra.
«Cosa dice?»
«O mio Dio, Blaine, hai
39.2 di febbre. Devo
chiamare la dottoressa Banes»
Kurt si alzò dal pavimento
e corse a prendere il
cellulare, lasciando Blaine a rannicchiarsi ed assopirsi.
L’altro fu di ritorno
diversi minuti dopo e
Blaine si svegliò al contatto con le mani fredde del marito, che gli
spostavano
i ricci bagnati e sudati dalla fronte.
«La Banes dice che
potrebbe essere un effetto
collaterale delle iniezioni d’ormoni che hai fatto l’altro giorno.
Dovrei
riportarti a letto e controllarti la febbre per tutta la notte. Se non
si
abbassa o, che Dio non voglia, se si alza entro le prossime ore, ti
porto al
pronto soccorso, okay?»
«Okay» disse Blaine a
bassa voce, appoggiandosi
contro il petto forte dell’uomo mentre questi lo aiutava a tornare a
letto «Ti
stendi con me?»
«Certo»
Blaine si addormentò
appena si accomodarono entrambi
sul materasso, il suo corpo troppo caldo era strettamente
raggomitolato contro Kurt.
Kurt era preoccupato da
morire per lui:
preoccupato che, forse, Blaine non sarebbe dovuto stargli così
appiccicato, nel
caso la vicinanza gli avesse fatto salire la febbre; preoccupato che
qualcosa
andasse storto e, più che altro, era incredibilmente preoccupato per la
salute
di suo marito e del bambino non ancora nato.
“Oh, come
sei arrivato lontano” lo informò la propria
mente mentre passava una mano tra i capelli
umidi di Blaine “Smettila di
preoccuparti. Tutto andrà bene. Blaine starà bene. Il vostro bambino
starà
bene. Andrà tutto bene”
Fu un mantra che ripeté
per ore, quella notte.
****
La notte in cui Blaine
sviluppò quella febbre
assurdamente alta, fu la notte in cui Kurt realizzò quanto il suo modo
di
pensare fosse cambiato.
Era ancora spaventato a
morte all’idea di
diventare padre ma si stava riscaldando come un matto.
Quando, il mattino
seguente, la febbre di Blaine
si era finalmente abbassata, dopo diverse ore in cui gli aveva fatto
bere
bicchieri di acqua ghiacciata e fatto prendere un paio di Tylenol, Kurt
si era
sentito incredibilmente sollevato.
Non aveva chiuso occhio
per tutta la notte, il
suo sguardo era rimasto su Blaine per tutto il tempo.
Aveva fissato le
lentiggini sul ponte del naso
arrossato del compagno e sulle sue guance e, per ore, aveva immaginato
il
peggio: che Blaine potesse perdere il bambino o che Blaine stesso
potesse avere
maggiori problemi.
Nel complesso, l’intera
esperienza era stata
terrificante.
Comunque, sul presto della
mattina successiva,
quando Blaine si svegliò con uno sbadiglio e guardò Kurt con gli occhi
socchiusi ed assonnati, Kurt sapeva che tutto sarebbe andato per il
verso
giusto.
Blaine diede un’occhiata
al viso preoccupato di
suo marito e si accigliò.
«Stai bene, Kurt? Che è
successo? Cosa c’è che
non va?»
Con quelle domande
curiose, Kurt cadde contro di
lui, tempestando di baci l’umida pelle di rugiada di Blaine, felice che
suo
marito sembrasse essere nuovamente al cento percento.
«Torniamo a letto, baby.
Possiamo parlarne dopo
che ti sarai ben riposato, d’accordo?»
«Se lo dici tu»
Blaine si rannicchiò di
nuovo sul lato di Kurt e
permise all’altro di abbracciarlo stretto.
Kurt non aveva alcuna
intenzione di lasciarlo
andare.
****
«Blaine ha avuto una
terribile febbre l’altra
notte, papà» disse Kurt mentre segnava nome e cognome su qualche modulo
che la
nuova interna di Isabelle gli aveva portato «Sì, si è trattato di un
effetto
collaterale di quelle iniezioni d’ormoni che ha fatto qualche giorno
fa. Credo
che non ne abbia mai avuti con la prima serie, si è limitato ad avere
la nausea
e a vomitare, ma questa volta il suo corpo si è trasformato in
un’infernale
fornace ambulante. È stato spaventoso»
Dall’altra linea, Burt
aggiunse quanto fosse
contento che Blaine – ed il suo nipotino – stessero bene e Kurt
mormorò,
pensieroso.
«Anch’io, papà. Pensavo di
essere sul punto di
impazzire quando l’ho trovato in quello stato. Mi ha terrorizzato»
Stava ascoltando suo padre
raccontargli una
storia su qualcosa che era accaduto all’officina quando Rachel arrivò
sfrecciando
nel suo ufficio, agitando allegramente una mano nella sua direzione
mentre
aspettava che lui disconnettesse la chiamata.
Con un “Ti voglio bene” ed
un saluto sommesso,
Kurt appoggiò il cellulare sulla scrivania ed andò ad accogliere
Rachel,
sorridendo quando lei gli gettò le braccia intorno al collo con uno
strillo.
«Mi sei mancato così
tanto, Kurt! Avrei voluto
che tu e Blaine foste venuti in crociera con me!»
«Lo sai come la penso
sulle navi da crociera, e
Dio sa che Blaine non sarebbe stato in grado di non dare di stomaco per
tutto
il viaggio. Soffre di mal di mare e – »
Rachel rimase a bocca
aperta.
«Sta ancora
male? Povero Blaine, è ammalato da mesi»
«Beh, sì, in un certo
senso è ancora ammalato ma
non è grave come lo era prima. Ecco perché volevo pranzare con te,
oggi. Uhm,
Blaine è – »
Gli occhi di Rachel si
spalancarono: la ragazza spinse
Kurt da parte per poi afferrare una fotografia posata dietro la
scrivania
dell’uomo, sistemata proprio lì, come se fosse uno dei principali punti
focali
della stanza.
Fissò l’immagine per
diversi secondi, la bocca
che si apriva e chiudeva come quella di un pesce intento a respirare.
Si voltò e guardò Kurt con
occhi grandi e lucidi.
«Stai per avere un
bambino! Tu e Blaine state per
avere un bambino! Diventerete genitori! O mio Dio, Kurt! Ecco perché
Blaine è
stato così male nell’ultimo periodo! Aspetta un bambino!»
«Sì, sì, è così. Il
termine della gravidanza è
previsto per luglio»
«Luglio?» strillò,
rischiando di far cadere la
foto incorniciata dallo shock.
Kurt sussultò al suo
stupore e quasi urlò lui
stesso quando la donna gli puntò un dito contro in segno d’accusa.
«Questo vuol dire che è –
cosa? – di quattro mesi e tu non l’hai mai detto a
nessuno!»
«Mio padre e Carole lo
sanno... e anche Cooper,
ma tutto qui. Sei la prima persona a cui l’ho detto che non è un
parente
stretto»
«Sono sposata con Finn, tuo fratello, Kurt!
Quello è un parente stretto! Non credi che anche lui vorrebbe saperlo?
Avresti
potuto dircelo a Natale, invece hai aspettato quasi un altro mese prima
di farlo...
e, fammi indovinare, vuoi che sia io a dirlo a Finn?»
Kurt aggrottò le
sopracciglia.
«Perché ti stai
arrabbiando così?»
«Per-perché potrei giurare
che tu, qualche mese
fa, mi avessi detto di non volere figli in questo momento... ed ora
Blaine è,
tipo, quasi a metà della sua gravidanza ed io l’ho appena scoperto e
Finn
ancora non sa che diventerà zio e... o
mio Dio» Rachel si bloccò, fermando il ritmo dei suoi passi mentre
portava
entrambe le mani alla bocca «O mio Dio»
«Cosa? Rach, che c’è che
non va?»
«S-sto per diventare zia!
Kurt, sto per diventare
zia!»
La tensione scivolò via
dalle spalle di Kurt
mentre lui guardava la sua migliore amica saltellare su e giù per il
suo
ufficio, le guance rosate di delizia mentre strillava e rideva,
ripetendo
continuamente “Diventerò zia, diventerò
zia” più e più volte.
«È vero» ridacchiò lui,
barcollando all’indietro
con un “Omf” quando Rachel sbatté contro di lui, circondandolo con le
braccia
come un polipo.
«Non posso crederci! Sto
per diventare zia! O mio
dio, è una notizia incredibile! Devo chiamare Finn!»
«Potremmo dirglielo
insieme, se vuoi. Posso chiamarlo
e metterci in vivavoce»
«Mi sembra un’ottima idea.
Vai, vai, vai!» lo
esortò Rachel, mordendosi il labbro per forzarsi al silenzio mentre
Kurt
componeva il numero di Finn.
Entro pochi momenti,
entrambi stavano urlando la
novità al telefono, ascoltando eccitati come Finn esultava e sputava
fuori le
sue congratulazioni al fratellastro – ed al cognato.
«Dobbiamo cenare presto
insieme» suggerì Rachel,
sedendosi su una delle poltrone dallo schienale alto, posta davanti
alla
scrivania di Kurt «Voglio vedere la pancia di Blaine e voglio farlo il
prima
possibile»
«È carina» rifletté Kurt,
pensando amorevolmente
all’adorabile piccolo stomaco di suo marito «Non è molto evidente ma la
dottoressa Banes crede che spunterà fuori abbastanza presto dato che
Blaine è
un ragazzo così minuto»
«Quando l’avete saputo?
Dato che è abbastanza
avanti, immagino l’abbiate scoperto piuttosto presto, vero? Sai, posso
capire
il non volerlo dire a nessuno durante il primo trimestre, perché ho
sentito che
le persone aspettano solitamente fino a quando non ne sono fuori dal
momento
che la percentuale di un possibile aborto si abbassa, ma – »
Rachel continuò a
dilungarsi oltre ed oltre,
parlando di quanti dei suoi amici avessero annunciato le loro
gravidanze in
breve tempo e di come alcuni di loro non avevano detto niente sino a
molto dopo,
ma più parlava e peggio Kurt si sentiva... perché era costretto a dirle
quello
che era successo, di come aveva rifiutato Blaine e di come Blaine aveva
vissuto
con Cooper per un mese prima che Kurt ritornasse in sé.
E quando Rachel avrebbe
finalmente scoperto la
verità, Kurt sapeva che sarebbe rimasta delusa.
Ne era certo.
«Uhm, pronto? Kurt? Stai
bene?»
Kurt annuì, sedendosi alla
scrivania, le braccia
incrociate protettivamente sul petto.
«Non l’abbiamo detto a
nessuno per un po’, a dire
il vero... ed è stato per colpa mia»
«Colpa tua? Perché?»
Prendendo un profondo
respiro Kurt si lanciò
nella storia, senza tralasciare nessun dettaglio del loro litigio o di
come si
era comportato quando era andato a Rhode Island per riprendersi Blaine.
Alla fine del suo
racconto, Rachel aveva la testa
abbassata, gli occhi fissi sul pavimento, e lui poté sentirla tirare
debolmente
su col naso.
«Rach?»
«Le cose vanno bene tra di
voi ora, vero?»
«Penso di sì. Blaine è
tornato a casa e stiamo
meglio, ora. Quello che è successo prima è stato una terribile battuta
d’arresto ma ci stiamo lavorando. Io ci sto lavorando»
Rachel si asciugò
attentamente gli occhi.
«E Blaine?»
«Sta meglio. Si è sentito
male l’altra notte a causa
delle iniezioni, ma questa mattina era giusto in forma»
«E tu sei sicuro di stare
bene?»
«Stiamo bene come ci si
aspetta, credo. Non è che
possiamo semplicemente dimenticare quello che è successo perché era
davvero
grave e sbagliato e... beh, è stato un brutto momento per noi,
soprattutto per
me. Ma stiamo lavorando su tutto. Blaine è a casa e siamo insieme ed è
molto
meglio ora, questo è certo»
«Bene» disse Rachel,
alzandosi dalla poltrona.
Si diresse di nuovo verso
la foto dell’ecografia
incorniciata e poi appoggiò una mano sulla spalla di Kurt.
«Sono contenta che tu mi
abbia raccontato tutto...
e che tra te e Blaine vada bene, ora» quando Kurt coprì la sua mano con
la
propria, si interruppe per un momento prima di continuare a parlare
«Sei ancora
in pausa pranzo, sì? Vuoi andare a prendere un’insalata o che altro?
Offro io»
«Mi piacerebbe, Rach. Sto
morendo di fame» si
alzò dal proprio posto ed afferrò la giacca, seguendo Rachel fuori dal
suo
ufficio ed attraverso la mischia affrettata di dipendenti di Vogue.
«Grazie per essere passata
oggi, Rach. Lo
apprezzo»
«Beh, a cosa servono gli
amici?»
****
Un colpo alla porta fece
sussultare Blaine dal
suo posto in cucina, dove stava brutalmente sfregando un’incrostazione
di cibo dalla
sua teglia da lasagna preferita.
Lasciò cadere il tegame
nell’acqua insaponata e
si sciacquò le mani, asciugandole su uno strofinaccio mentre camminava.
Si fermò davanti alla
porta, sbirciò nello
spioncino e sorrise quando riconobbe la persona sul gradino d’ingresso.
«Rachel!» rise, tirando
l’amica in un abbraccio.
Rachel ridacchiò contro di
lui e si allontanò,
gli occhi guizzarono rapidamente al punto dove la maglietta di Blaine
era tesa
sulla pancia in crescita.
«Hai il pancione! O mio
Dio, Blaine!»
Allungò timidamente le
mani verso di lui,
desiderando toccare lo stomaco del cognato.
Blaine, notando la sua
esitazione, le afferrò
entrambe e le mise ai lati del suo ventre.
«Non è tanto, ma è lì»
«È fantastico» soffiò
Rachel mentre fissava l’addome
di Blaine «Non posso credere che aspetti un bambino. Quando ero
inizialmente
venuta a sapere che stavi male, Finn ed io avevamo scherzato sul fatto
che
magari tu aspettassi un bambino, ma poi oggi ho visto l’ecografia
nell’ufficio
di Kurt e non potevo crederci! Voglio dire, guardati, Blaine! Hai un
aspetto
adorabile»
Blaine arrossì, coprendo
gentilmente le mani di
Rachel con le proprie.
«Aww, grazie, Rachel»
I due amici rimasero lì in
silenzio per un
momento, assaporando il pazzesco ed eccitante avvenimento che stava
accadendo
nel corpo di Blaine.
Improvvisamente, Rachel
alzò lo sguardo ed un
sorriso triste le comparve sul viso.
«Kurt mi ha detto di
quello che è successo tra
voi»
«Davvero?»
«Sì, e voglio che tu
sappia che quando ce n’è
bisogno, se mai accadrà qualcosa di nuovo, puoi sempre venire a stare
con me e
Finn anziché andare a Rhode Island. Non penso che succederà ancora ma è
solo
un’opzione, okay?»
«Grazie, Rachel. So che
hai detto che non credi
capiterà di nuovo, ed io sono più che d’accordo, ma apprezzo il
sentimento»
«Fantastico» Rachel
strofinò le dita lungo il
girovita di Blaine prima di tirarlo in un altro abbraccio «Volevo solo
fermarmi
prima delle prove e vederti. Finn ed io stavamo pensando di cenare con
te e
Kurt una di queste sere infrasettimanali quindi, se hai voglie
particolari,
dillo a tuo marito così possiamo decidere se andare al ristorante o se
preparare qualcosa a casa»
«Beh, l’unica cosa di cui
ho voglia è il burro di
noccioline... di quello e di cipolle crude, ma non li voglio combinati,
sarebbe
disgustoso»
«Beh, sono sicura che
possiamo improvvisare
qualcosa di tuo gradimento» lo prese in giro Rachel mentre si dirigeva
alla
porta «Sono contenta di averti visto oggi, Blaine. E sono così felice
che tu e
Kurt stiate finalmente per avere dei bambini!»
«E cosa mi dici di te,
Rachel? Tu e Finn quando ne
farete un paio?»
«Forse quando non sarò
così impegnata con
Broadway, sai... ma presto, penso. Quando sarà il momento giusto, no?»
«Certo»
I due si scambiarono un
paio di baci sulla
guancia per salutarsi e Rachel se ne andò, lasciando un sorridente
Blaine ad
agitare la mano sulla soglia di casa.
Dopo che se ne fu andata
lui tornò alle pulizie
in cucina, i pensieri dell’imminente cena con i cognati che gli
correvano per
la mente mentre strofinava il bancone e finiva di lavare i piatti.
Un paio d’ore dopo, quando
Kurt tornò a casa dal
lavoro e trovò l’intera casa che profumava di limone e di pulito, seppe
che
Blaine era stato piuttosto impegnato.
Certo, trovare suo marito
addormentato sul divano
e rannicchiato vicino a Jenny, provava quanto attivo Blaine era stato
durante
la giornata.
Sorridendo, Kurt baciò la
parte superiore
dell’attaccatura dei capelli di Blaine con un quieto “Ti amo”,
sussurrato prima
di andare a telefonare a Finn per confermare i loro piani per la cena.
A metà della sua chiamata,
Blaine cominciò ad
agitarsi sul divano, brontolando a bassa voce nel sonno.
«Ehi, Finn, devo andare.
Blaine si sta
svegliando. Ti faccio uno squillo dopo, okay?»
Riattaccò e si sedette sul
tavolino da caffè
davanti al divano.
Passò una mano sulla
mascella ispida di Blaine,
fissando il marito mentre l’uomo sbadigliava e si stiracchiava.
«Tesoro, stai bene?»
«Bene» mormorò Blaine,
allungandosi per indugiare
nel tocco di Kurt «Ti stendi con
me?»
«Il
divano è troppo piccolo»
«Ti
farò posto» Blaine tirò sul col naso, spostandosi verso il bordo per
fare
spazio a Kurt, in modo che questi si sdraiasse dietro di lui.
Kurt
scavalcò lentamente il marito, rannicchiandosi nel poco spazio tra loro.
Appena
si fu sistemato, Blaine si spinse indietro e si rigirò, urtando il
mento di
Kurt con il naso.
«Grazie
per esserti unito a me»
«Sei
sicuro che non finirai col cadere giù dal divano?»
«Non
ho intenzione di dormire qui. Voglio solo un po’ di coccole» sospirò
Blaine,
baciando Kurt con lentezza e dolcezza.
Si
allontanò con un flebile gemito e strofinò il naso contro la guancia di
Kurt.
«Mi
sei mancato oggi»
«Il lavoro sta diventando
più lungo. Isabelle ha
dei piani per il sito web che devono essere correlati con la rivista,
così ho
degli incontri per tutta la settimana e chissà cos’altro da fare entro
il
prossimo mese. Il prossimo numero è uno importante e sarò piuttosto
impegnato»
«Che palle»
«Non dirlo a me»
Kurt afferrò con una mano
il mento di Blaine e lo
baciò di nuovo, approfondendo il contatto con la propria lingua.
Blaine gemette sotto di
lui ed arricciò le dita
nella camicia di Kurt.
«Ugh, Blaine... non penso
che sul divano sia una
buona idea»
«Allora andiamo in camera
da letto. Ho bisogno di
te»
Kurt sorrise
diabolicamente e si puntellò sui gomiti,
aspettando pazientemente che Blaine si alzasse cosicché potesse poi
seguirlo in
camera.
Appena Blaine fu in piedi,
tuttavia, barcollò
all’indietro e Kurt si tuffò in avanti per afferrare l’uomo mentre
questi
incespicava.
«Blaine!»
«Accidenti, scusa. So-sono
stato colto dalle
vertigini. Credo che io – »
«Siediti, tesoro. Forse è
stata una cattiva idea»
«Sembrava una buona idea
qualche secondo fa»
gemette Blaine, stringendosi tra le braccia di Kurt «Mi dispiace di
averti
appena mandato in bianco»
«Shh, tesoro. Al momento
la tua salute è molto
più importante della mia erezione»
Blaine sbuffò e chiuse gli
occhi, accoccolandosi
contro Kurt.
«Grazie per la
comprensione. Ti amo»
«Io di più» sussurrò Kurt
mentre si stendeva e
manovrava Blaine per sdraiarsi accanto a lui «Riposati, sciocco, e
forse dopo
possiamo finire quello che abbiamo iniziato»
«Sì. Forse dopo»
Blaine si addormentò non
dopo molto e Kurt si
ritrovò di nuovo sveglio per ore, chiedendosi per quanto ancora Blaine
avrebbe
dovuto avere a che fare con l’indisposizione.
“Fortunatamente,
non ancora molto. Odio vederlo stare così male”
E poteva solo sperare.
Note della traduttrice
Come ha detto l’autrice, questo
è un capitolo
principalmente di passaggio e con qualche piccola anticipazione che
riguardano
i capitoli futuri... voi avete trovato qualcosa?
O avete qualche teoria su come
dove possa andare a
parare?
Dai, fatemelo sapere con una
recensioncina – adoro quando mi lasciate le
vostre teorie a riguardo,
è come avere la certezza che non sono l’unica a farsi viaggi mentali
senza
ritorno. Mi sento in compagnia!xD
Grazie a tutte le persone che
spendono qualche minuto
per leggere, ricordare, seguire, preferire e recensire la storia. Che
dire,
siete formidabili e non posso che adorarvi!
Spero di sentirvi presto!
Killing
Loneliness.
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Capitolo 12 *** Chapter 12 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il dodicesimo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note
dell’autrice: Attenzione! Questo capitolo contiene una leggera
descrizione, assolutamente non
dettagliata, di situazioni
sessuali.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è
basato sul
personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se
vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione a cura
di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 12
«Tornerò a lavorare»
Kurt fece cadere la
forchetta sul tavolo mentre fissava
il marito, scioccato.
Blaine sedeva lì, volto
inespressivo come non
mai, quasi quanto ciò che aveva appena detto fosse una cosa normale,
come
chiedere a qualcuno le previsioni del tempo.
«Tu cosa?»
«Ricomincerò a lavorare...
al Rhytm‘n Brews‘n Baked Goods Too. Ho
chiamato Barbara e le ho chiesto se potevo tornare, e lei ha detto di
sì.
Quindi inizierò la prossima settimana»
«Mi stai prendendo in giro»
Il viso di Blaine si
adombrò; abbassò la
forchetta e la appoggiò sul suo piatto di fettuccine, assottigliando
gli occhi
mentre osservava Kurt.
«Cosa c’è di così
sbagliato nel voler riprendere a
lavorare?»
«Sei gravido, Blaine!»
disse Kurt, e la sua voce
risuonò più forte di quanto aveva pensato potesse suonare.
Posò i palmi delle mani di
fronte a sé e sospirò.
«Senti, non voglio
arrabbiarmi a riguardo ma,
onestamente, Blaine, sei serio in questo momento? Vuoi davvero tornare
a
lavorare?»
«Sì» disse Blaine a bassa
voce.
Strofinò una mano sulla
sua piccola pancia e
sospirò.
«Mi sento come se non
stessi affatto aiutando la
nostra famiglia. Tu lavori sempre e guadagni per noi e – »
«Tu aspetti un bambino.
Sono abbastanza certo che stai contribuendo all’intera
vicenda. Io sto semplicemente provvedendo per te e per lui fino a
quando non sarà
nato» guardò Blaine scuotere la testa «Blaine – »
«Non capisci. Qui è noioso
quando tu sei al
lavoro, cosa che ultimamente accade spesso. Non ti vedo quasi mai e
sedere qui,
a casa da solo, non è per niente divertente. Almeno, alla caffetteria,
posso
rivedere alcuni dei miei amici e guadagnare qualche soldo allo stesso
tempo»
«Riesci a malapena a
reggerti in piedi senza
avere le vertigini, tesoro. I tuoi ormoni sono scombussolati, sei
costantemente
esausto e non penso che dovresti lavorare intorno ad un gruppo di
persone – è
stagione influenzale»
«È sempre stagione
influenzale» mormorò Blaine,
stringendo le mani a pugno intorno al tovagliolo «Perché non puoi
supportarmi
in questa decisione? Molti degli altri futuri padri sarebbero grati se
anche i
loro compagni lavorassero»
«E questa dove l’hai
sentita?»
«L’ho tirata fuori dal
nulla ma seriamente, Kurt,
non lavorerò a lungo. Sarà per poche ore al giorno, farò qualche
infornata,
forse qualche caffè per la gente e poi tornerò a casa. E Barb ha detto
che se
avrò bisogno di prendere una pausa, sarò più che libero di farlo»
Kurt si morse un labbro.
«Non lo so»
«Se mi sentirò peggio o mi
ammalerò o qualsiasi
altra cosa del genere, smetterò e non lavorerò nemmeno un giorno fino a
quando
il bambino non sarà nato, lo prometto. Solo... solo lasciamelo fare,
Kurt. Per
favore. Voglio sentirmi come se stessi dando il mio contributo a questa
famiglia anziché non fare nulla»
Kurt borbottò di nuovo
sommessamente.
“Tu porti
in grembo il nostro bambino. Quello è un contributo bello grosso”
Chiuse la bocca, però,
appena Blaine lo fulminò
con lo sguardo.
«Va bene. Ma se ti senti
male o ti stanchi
troppo, voglio che lasci... e non avrò paura di venire fin là e dire
personalmente a Barb di licenziarti»
«D’accordo»
Blaine raccolse la
forchetta e la rigirò svariate
volte nella pasta, aspettando l’inevitabile suono di Kurt che
riprendeva a
mangiare.
Tutto quello che sentì per
diversi momenti, però,
fu il nulla.
Solo il completo silenzio.
Si fermò ed alzò lo
sguardo, sorpreso di trovare
suo marito intento a fissarlo.
«Cosa?»
«Te. Sto solo pensando a
te, tutto qui»
«In bene o in male?»
chiese Blaine con un
sopracciglio inarcato.
Kurt, davanti a lui,
ridacchiò e diede un
colpetto al suo piede sotto il tavolo.
«Sempre in bene, tesoro.
Sempre in bene»
Blaine arrossì e distolse
lo sguardo alle sue
parole, prendendo un assaggio della propria pasta.
Con la testa abbassata, si
perse completamente
l’espressione preoccupata che passò sul viso di Kurt quando questi si
alzò da
tavola per riempire la brocca d’acqua.
Nonostante le
rassicurazioni di Blaine, Kurt era
certo che quella fosse una cattiva idea.
****
«Mh, tesoro, la tua
sveglia sta per spegnersi»
Blaine sbadigliò e si
stiracchiò, scivolando
fuori dall’abbraccio di Kurt con attenzione, mentre si rigirava per
zittire il
rumoroso apparecchio – Kurt, al suo fianco, brontolò prima di
rannicchiarsi di
nuovo sotto le coperte calde.
L’altro roteò gli occhi
mentre calciava le gambe
oltre il bordo del letto, rabbrividendo quando il freddo mattutino
viaggiò
attraverso il suo corpo.
«Vado a fare una doccia e
poi mangio un boccone.
Vuoi che ti prepari uno strudel tostato e un po’ di caffè?»
«Sarebbe fantastico» Kurt
tirò su col naso, il
volto affondato nel cuscino «Grazie»
Blaine si alzò dal letto e
raggiunse
silenziosamente il bagno, cercando di non pensare a come i suoi piedi
gelassero
a contatto con il freddo pavimento piastrellato.
Raggiunse la doccia ed
accese l’acqua calda al
massimo, spogliandosi lentamente del pigiama, e poi si fermò per
osservarsi
allo specchio: la sua pancia non era grande quanto aveva pensato che
sarebbe
stata; aveva creduto che sarebbe semplicemente spuntata da un giorno
all’altro,
ma non era successo.
Kurt ne sembrava ancora
affascinato, però.
Occasionalmente
abbracciava suo marito alle
spalle ed appoggiava le mani sul suo ventre in crescita.
Con i pensieri del
compagno e del loro bambino in
via di sviluppo, Blaine strofinò il palmo sul proprio stomaco prima di
voltarsi
e scivolare sotto il getto della doccia, grato che l’acqua si fosse
scaldata
abbastanza velocemente perché lui potesse godersi il suo calore anziché
congelarsi come faceva di solito.
A metà della sua
quotidiana routine di farsi lo
shampoo e lavarsi il viso, la tenda della doccia venne sollevata e
Kurt, nudo come
un verme, si unì a lui, sorridendo quando vide il marito sussultare
alla sua
vista.
«Kurt! Cosa stai facendo?
Non devi essere al
lavoro fino alle nove»
«Non riuscivo a dormire»
mormorò Kurt, premendo
il proprio corpo nudo contro quello di Blaine «Il letto è diventato
troppo
freddo e Jenny ha cominciato a miagolare per il cibo quindi, alla fine,
ho deciso
di alzarmi. Ho preparato la caffettiera» arricciò una mano sulla pancia
di
Blaine «Tu puoi fare gli strudels, però»
Blaine rise e si sporse
verso suo marito,
sorridendo contro le sue labbra quando questi lo baciò profondamente.
Continuarono a baciarsi
mentre l’acqua calda
cadeva loro addosso, e Blaine era così preso dalla sensazione della
bocca di
Kurt sulla propria che si accorse a malapena che la mano del compagno
aveva lasciato
il suo stomaco ed era scesa ad avvolgere il suo membro, che si stava
indurendo.
«Kurt – »
«Shh, lascia che mi prenda
cura di te»
Kurt cadde in ginocchio e
Blaine si accasciò
contro la parete, la testa gettata all’indietro mentre piagnucolava di
piacere.
«Kurt, tu – » tutto il
ragionamento scivolò via
quando Kurt mugolò intorno alla sua lunghezza «Oh, cazzo, io – »
Un altro gemito lo zittì
completamente e non
emise nessun altro suono fino al momento in cui si lasciò andare, le
ginocchia
deboli per via dell’orgasmo appena avuto.
Kurt si rialzò
immediatamente e lo strinse a sé,
baciandogli il collo, mentre il compagno smaltiva l’effetto
dell’eccitazione.
«Stai bene, tesoro?»
«Io – cazzo, Kurt, io – »
«Lo prenderò come un sì»
rise Kurt.
Aspettò che regolarizzasse
il respiro prima di
lasciarlo e prendere lo shampoo.
Accanto a lui, Blaine
sbatteva stupidamente le
palpebre contro l’acqua che gli cadeva sul viso; il suo corpo era come
gelatina
e le sue gambe erano intorpidite – era passato un po’ dall’ultima volta
che
aveva ricevuto un improvviso pompino a sorpresa sotto la doccia.
Sospirando, si allontanò
dal muro ed afferrò Kurt
per i fianchi, stupito quando suo marito lo allontanò gentilmente.
«Uh, no, no. Oggi è la tua
giornata, Signor
Lavoratore»
Blaine arrossì e prese il
flacone di shampoo dalle
mani di Kurt, spruzzandone una piccola quantità nelle proprie prima di
cominciare a passarle tra i folti capelli del coniuge.
«Pensavo che restituissimo
sempre il favore»
«Beh, magari io non ho
bisogno che il favore
venga restituito» disse Kurt semplicemente, reclinandosi all’indietro
mentre
Blaine lo dirigeva verso il getto d’acqua per sciacquare i capelli dal
sapone.
I due continuarono la loro
doccia in silenzio e
quando furono entrambi completamente puliti e rinfrescati, Blaine uscì
nell’aria fredda e si infilò velocemente l’accappatoio, gettandosi un
asciugamano sui capelli bagnati, prima di spostarsi in modo che anche
Kurt
potesse uscire dal box doccia.
Ci misero pochissimo per
vestirsi e prepararsi
completamente per la giornata e, una volta che Blaine fu sicuro di
sembrare almeno
decente per il suo primo giorno di lavoro, preparò un paio di paste col
tostapane per sé e Kurt.
I due mangiarono in
tranquillità, occasionalmente
lanciando l’uno all’altro sguardi colmi d’affetto da oltre le loro
colazioni.
«Sei pronto per oggi?»
chiese Kurt mentre leccava
un po’ di glassa dal pollice.
Blaine si infilò il resto
del proprio strudel in
bocca prima di rispondere.
«Mai stato più pronto. Mi
sento piuttosto bene
ora, e spero che la sensazione duri per tutto il giorno, sai?»
«Beh, lo spero anche io.
Ho odiato vederti così
esausto durante queste ultime settimane... ma almeno la nausea è andata
via, no?»
«Sì, grazie a Dio» disse
Blaine, roteando
affettuosamente gli occhi mentre si alzava in piedi ed andava a lavarsi
le
mani.
Aprì il frigorifero, prese
il pranzo già
impacchettato e poi si voltò a guardare suo marito per un momento.
«Non pensi che questa sia
una cosa stupida, vero?»
«Cosa? Tu che torni a
lavorare?»
«Sì» annuì Blaine.
«No. Penso che se è ciò
che vuoi fare, allora
devi farlo. Io, semplicemente, non voglio che tu ti faccia del male»
«Prometto che starò
attento»
«Beh, sarà meglio per te»
Kurt sollevò il viso
mentre Blaine si chinava a baciarlo sulle labbra «Stai attento mentre
vai al
lavoro. Fuori è ancora buio e l’altra notte ha nevicato, quindi cammina
lentamente e tieni gli occhi aperti»
«Lo farò»
«Prometti?»
«Sì, apprensivo patologico
che non sei altro!»
rise Blaine «Ti amo»
«Io ti amo di più»
****
Il primo giorno di lavoro
di Blaine al Rhytm‘n Brews‘n Baked Goods Too andò
piuttosto bene.
All’inizio era
terrorizzato al pensiero di
tornare a lavorare con un gruppo di persone che non vedeva da più di un
anno ma,
nel secondo in cui varcò la soglia del piccolo locale, venne travolto
da
abbracci e saluti gioiosi.
Barbara, la proprietaria e
sua ex datrice di
lavoro, lo strinse tra le braccia e strillò di delizia quando vide il
suo ventre
in crescita.
«O mio Dio, Blaine!
Guardati!» gli prese le mani
e lo trascinò di nuovo in cucina, abbracciandolo ancora, prima di
lasciarlo
andare «Non ci sono parole per dirti quanto ci sei mancato. La gente
entra sempre
chiedendoci dove sei, e abbiamo addirittura perso dei clienti perché le
tue
barrette vegane ai cereali non erano più in commercio – »
«Davvero?»
«Già. Qualche giorno fa ho
detto ad una ragazza
che ti avevo appena riassunto e lei si è offerta di spargere la voce,
quindi
speriamo che la clientela cresca»
Blaine ridacchiò.
«E tutto questo per le mie
barrette ai cereali?»
«Puoi scommetterci,
tesoro. Ho comprato tutti gli
ingredienti che eri solito usare l’anno scorso, quando lavoravi qui. Mi
auguro
di avere preso tutto; speravo che potessimo mettere in vendita una
serie di
quelle barrette sin da oggi»
«Si può fare, Barb. Grazie
per avermi assunto di
nuovo»
«Beh, il piacere è mio»
Con ciò, Barbara lasciò la
stanza e Blaine si
mise al lavoro, mescolando insieme tutta l’avena, le bacche ed il miele
di cui
aveva bisogno per preparare le sue famose barrette vegane ai cereali e,
entro
un’ora, aveva già un’infornata pronta.
Quando fu tutto detto e
fatto, andò alla parte
anteriore del negozio e preparò caffè per le continue ondate di stanchi
e pigri
lavoratori che si fermavano al locale prima dei turni ai loro –
incredibilmente
remunerativi – lavori d’ufficio.
Ogni volta che qualcuno
entrava ed ordinava,
Blaine si ritrovava ad osservarli con attenzione, chiedendosi cosa
facessero
giorno dopo giorno e se avessero dei bambini.
Diverse volte aveva
sorpreso alcuni dei suoi clienti
abituali fissare il rigonfiamento del suo ventre, visibile attraverso
il
grembiule, ed un paio di volte alcune donne gli avevano chiesto della
sua
gravidanza – cosa di cui lui parlava con enfasi, raccontando loro del
bambino
che aveva in grembo.
«Sei di diciassette
settimane? Che dolce»
commentò una signora, una dei suoi vecchi habitué.
Cinguettò affettuosamente
alla sua pancia e poi
lasciò una bella mancia nel suo barattolo, portando gli altri baristi a
prenderlo in giro circa la sua fortuna.
«Forse dovrei rimanere
incinta anch’io» borbottò
giocosamente una ragazza in età da college, dando un colpetto sul
braccio a
Blaine prima di andare a prendere altri muffins.
Anche dopo che l’ora di
pranzo era passata ed
l’afflusso al negozio si era calmato, Blaine si ritrovò a desiderare di
fare
qualcosa di più oltre a fare dolci e preparare frappè.
Persino quando stava
cantando una canzone o due
mentre serviva, cominciava a pensare ai suoi giorni alla NYADA, dove
aveva
cantato e ballato e programmato di diventare una grande star di
Broadway... ma
quando il mondo reale aveva preso a calci la sua laurea ed i ruoli per
cui
aveva fatto l’audizione non lo avevano mai richiamato, Blaine aveva
realizzato
che la vita che lui pensava avrebbe avuto, probabilmente non sarebbe
mai
arrivata.
Ora, mentre sedeva nella
saletta dei dipendenti,
masticando con cura un panino e strofinando lentamente una mano sul
proprio
stomaco gonfio, si ritrovò a chiedersi come sarebbe stata la sua vita
se avesse
avuto un ruolo a Broadway come una volta sognava di avere.
****
Dall’altro lato della
città, Kurt era bloccato in
una situazione alquanto inaspettata.
Davanti a lui sedeva una
bambina che urlava a
pieni polmoni, il volto rosso come i suoi capelli raccolti a codini.
Ore prima, Chase era
entrato di corsa nel suo
ufficio con la bimba sul fianco, le guance pallide e gli occhi
spalancati
mentre spingeva la piccola tra le braccia di Kurt e pregava il collega
di
guardare la figlia mentre lui andava ad una riunione con alcuni
superiori di
Vogue.
Visto che Kurt non doveva
prendere parte al meeting
era la scelta perfetta per tenere d’occhio la piccola Anastacia,
soprattutto
dal momento che sarebbe diventato padre lui stesso entro i prossimi
mesi.
Ma mentre Kurt fissava la
minuscola e
singhiozzante bambina – Dio, le sue grida
era molto più grande di lei –, si chiese se forse questa cosa del
“diventare un papà” fosse davvero così debilitante come sembrava.
Anastacia stava urlando,
le mani strette a pugno
mentre piangeva e piangeva.
Kurt le corse intorno,
facendo facce buffe,
parlando il più velocemente e più forte che poteva, e provò addirittura
a
cantare.
Però non accadde niente.
Lei continuò semplicemente
a frignare.
«Per favore, Stacia, per
favore... smettila di
piangere. Dai, per favore?» sollevò la bambina, portandola su un
fianco, e la
fece trotterellare, rabbrividendo quando il suo pugno sporco di moccio
si
strinse sulla sua camicia.
«Oh, Dio»
Appena gemette lei si
rannicchiò contro di lui,
ancora piagnucolante, e si asciugò il naso proprio sul suo colletto.
«Oh, sto per vomitare»
mormorò tra sé e sé,
strofinando gentilmente una mano sulla sua schiena.
Ricordando le altre volte
in cui era stato
intorno a dei bambini, cominciò a canticchiare sommessamente, sperando
che i
toni rassicuranti l’avrebbero calmata.
Non lo fecero.
La bimba pianse ancora più
forte, facendo saltare
sul posto un paio di stagisti che passavano per di lì e portandoli a
guardare
nell’ufficio di Kurt con un forte senso di disagio.
Con un’occhiataccia da
parte sua, tornarono
velocemente al loro lavoro e Kurt chiuse la porta del suo ufficio con
l’anca,
zittendo sottovoce Anastacia mentre lo faceva.
«Andiamo, Stacia, smettila
di piangere. Sii
felice. Sii qualcosa, solo non arrabbiata»
Ma la piccola continuò.
“Non sono
adatto
per diventare un genitore. O mio Dio, questa è stata una pessima idea.
Cosa
stavo pensando? È forse un campanello d’allarme? E se il mio bambino
sarà così?
Se non riuscirò a calmarlo, come con lei? Non posso farlo”
Nel bel mezzo della sua
crisi, la porta si aprì e
la stagista di Isabelle, Denise, fece capolino.
La giovane ragazza sorrise
tristemente a Kurt
mentre entrava e chiudeva l’uscio dietro di sé, i suoi brillanti occhi
verdi si
addolcirono quando diede un’occhiata alla singhiozzante Anastacia.
«Quella è la figlia di
Chase?»
«Sì» sbuffò Kurt, facendo
trotterellare la
bambina ancora un po’.
I suoi singhiozzi
crescevano ad ogni rimbalzo e
Kurt era certo che i suoi timpani fossero rotti.
«Che ha che non va?»
«Non lo so! Semplicemente,
non smette di
piangere! Non riesco a fermarla!»
Kurt era certo di essere
sul punto di scoppiare
in lacrime e che probabilmente sembrava ridicolo, visto come stava
diventando
isterico, ma la testa gli pulsava e gli stava venendo troppo caldo con
quella
bambina allacciata intorno a lui, e più pensava alle lacrime e al
moccio che la
piccola aveva lasciato sulla sua nuovissima camicia di Armani, più si
sentiva
disgustato di tutto.
Con un sorriso
comprensivo, Denise strisciò più
vicina all’agitato duo ed allargò le braccia.
«Posso tenerla, signor
Hummel?»
«Se riesci a farla
smettere di piangere, puoi
averla»
Denise ridacchiò e prese
gentilmente la piccina
dalle braccia di Kurt.
Camminò verso la scrivania
di Kurt e vi appoggiò
la bambina, spostando con attenzione il vestitino di Anastacia in modo
che
potesse controllarle il pannolino.
Facendo schioccare la
lingua contro i denti,
Denise si voltò verso Kurt e sorrise.
«Si è bagnata»
«Cosa?»
«Il pannolino è sporco.
Scommetto che si è
bagnata mentre veniva qui e che il suo
papino non ha nemmeno pensato di menzionarglielo» aggiunse la
ragazza con
un po’ di linguaggio infantile rivolto alla bambina, già più calma.
Lentamente, la stagista
spostò un paio degli
oggetti di Kurt dalla scrivania prima di stendervi la piccola e
cambiarle il
pannolino.
Per tutto il tempo Kurt
rimase impalato sullo
sfondo, gli occhi spalancati e lo stomaco aggrovigliato, mentre
osservava la
stagista in età da college di Isabelle usare un po’ di magia voodoo e
riuscire
a far sì che la bambina, che aveva urlato nelle sue orecchie per più di
due
ore, si calmasse e ridesse a qualche ridicolo verso animale da fattoria.
“Non sono
tagliato per questo. Non posso farlo”
Questi pensieri gli
rimasero in testa per tutto
il giorno.
****
Quella sera, quando Kurt
rientrò a casa, Blaine
era già fresco di doccia e vestito del proprio pigiama, pigramente
spaparanzato
sul divano mentre guardava Jeopardy e
combatteva la stanchezza.
Sentendo il marito lottare
con la serratura della
porta, Blaine si girò ed aspettò che Kurt entrasse in salotto,
bestemmiando tra
i denti in poco più di un sussurro circa il loro incompetente padrone
di casa e
la maniglia rotta.
«Giornata dura?» chiese
Blaine, sollevandosi e
spostandosi per fare spazio a Kurt.
«Direi lunga, piuttosto.
Eravamo sommersi di lavoro. Isabelle voleva che
finissi un paio di cose sul tema incentrato sulla Fashion Week del sito
web e
poi c’è stata questa riunione d’emergenza e – ugh, è stato terribile»
«Vuoi un massaggio alla
schiena? Potrebbe aiutarti»
«No» disse Kurt mentre
osservava attentamente la
sua camicia abbottonata «Ugh, questa ha bisogno di essere lavata a
secco»
«È successo qualcosa?»
«Se si può tener conto
degli infedeli liberati
negli uffici di Vogue, allora sì»
Kurt si sfilò l’indumento
e la lanciò sulla
poltrona, ignorando deliberatamente le altre domande di Blaine su cosa
fosse
successo o se stesse bene.
Tutto ciò che lui voleva
veramente fare era farsi
una doccia ed andare a letto, ma sembrava che Blaine volesse parlare,
così Kurt
ascoltò senza troppo convinzione mentre si spogliava in salotto.
«Indovina cosa ho fatto
oggi?»
«Non lo so, Blaine.
Cos’hai fatto?»
Lui sorrise, sedendosi ed
incrociando le gambe
sotto di sé, vacillando in eccitazione.
«Oggi sono tornato al mio
lavoro di tutoraggio»
«Tu cosa?»
«Ho chiamato Moses per
vedere se lui ed i ragazzi
avevano bisogno di un tutor; lui ha detto che cercavano qualcuno che
insegnasse
canto e pianoforte, quindi sono andato là e ho schedulato tutti i miei
vecchi
studenti. È fantastico perché loro si ricordavano ancora di me ed erano
eccitati che fossi tornato e, sai, anch’io sono piuttosto entusiasta!»
«Bene» concordò Kurt,
afferrando i vestiti
sporchi da buttare nella cesta della biancheria in camera da letto.
Diede a Blaine una rapida
buonanotte prima di
sparire per il corridoio per andare a fare una doccia veloce e, anche
mentre
usciva dalla stanza, l’immagine di Blaine che lo guardava preoccupato
gli
rimase impressa nella mente.
****
«Hai
lasciato entrambi i tuoi lavori?»
«Io… sento
come se fossi bloccato qui, Kurt. Tu non capisci, tu hai Vogue e tutto
ed io ho
solo... pensavo che a questo punto sarei stato qualcuno e non lo sono»
Kurt
sprofondò nel materasso e si mise a cavalcioni sulla schiena di suo
marito,
massaggiando lentamente le spalle tese di Blaine con le mani.
«Tu sei
qualcuno, stupido»
«Sono un
vecchio che non ha combinato niente nella sua vita. Tutti gli altri
intorno a
me stanno facendo qualcosa delle loro vite e poi ci sono io, il noioso
e
vecchio Blaine Anderson – »
«Anderson-Hummel»
«Anderson-Hummel,
che canta mentre prepara tazze di caffè per la gente o che aiuta a dare
un tono
a dei bambini sordi che vogliono imparare una melodia»
«Il Blaine
Anderson che conoscevo al liceo avrebbe adorato quei lavori, sai?
Soprattutto
quello dove può aiutare dei bambini che non possono cantare»
Blaine
sospirò pesantemente.
«Mi piace
stare con quei ragazzi ma sento come se dovessi fare qualcos’altro. Il
tuo
lavoro porta a casa il doppio di quello che riesco a guadagnare con
entrambi i
miei e mi sento... mi sento...»
«Ti senti
cosa, tesoro?»
«Mi sento
inadeguato, come se non stessi contribuendo affatto a questo matrimonio»
«Stronzate»
sibilò lui mentre scivolava giù dal corpo di Blaine e lo rigirava,
osservando i
suoi occhi lucidi «Tu contribuisci così tanto, Blaine, così tanto... e
solo
perché io guadagno un pochino di più rispetto a te, non significa
niente. Sono
a Vogue da sempre e sono praticamente uno di quei vecchi rospi che
prendevo in
giro quando ho iniziato l’internato. Tu, d’altro canto, stai giusto
cominciando
con questi lavori e stai conquistando cuori di centinaia di persone...
proprio come
hai conquistato il mio»
«Lo pensi
davvero?» chiese Blaine, sbattendo le palpebre lentamente mentre le
lacrime che
prima brillavano dietro le sue ciglia si liberavano.
Kurt
asciugò gentilmente le tracce umide, abbassandosi per premere le sue
labbra
contro quelle di Blaine in un delicato bacio.
«Sì. Certo
che sì. Sei fantastico, Blaine Devon Anderson-Hummel, e ti amo
tantissimo»
«Ti amo
anche io»
«Bene, e
adesso basta con l’autocommiserazione. Che ne dici di divertirci un
po’,
invece?»
Sotto di
lui, Blaine strillò quando le mani di Kurt
gli solleticarono la vita e Kurt si abbassò rapidamente per zittire il
marito
sorridente con un bacio, avvolgendosi in un amorevole abbraccio l’un
l’altro.
****
Era quasi mezzanotte
quando Blaine, finalmente,
si alzò dal divano e raggiunse la camera in punta di piedi – aveva
dormicchiato
per le ultime tre ore e gli ci erano voluto tutto quel tempo per
trovare la
giusta motivazione per tirarsi su ed andare di là.
Con uno sbadiglio,
raggiunse silenziosamente il
letto ed osservò la figura dormiente di Kurt: il modo in cui suo marito
aveva
calciato le coperte oltre i propri piedi ed il modo in cui stava
dormendo sulla
schiena, con braccia e gambe allargate, lo facevano sembrare un ninja
assopito.
Ridacchiando, Blaine
recuperò le lenzuola della
sua parte del letto e vi si infilò sotto, mettendosi su un fianco per
stringersi a Kurt.
Appena si rannicchiò
contro suo marito, si
addormentò.
Ed il mattino dopo, quando
si svegliò e trovò
Kurt dormire vicino il bordo del lato opposto del materasso, non ci
fece
davvero troppo caso, sebbene Kurt fosse sveglio ed avesse lo sguardo
fisso sul
muro.
No, Blaine non ne aveva
alcuna idea.
Note della traduttrice
Ehm... sorpresa?
Posso già
vedere alcuni di voi prendere in mano i forconi che avevano
precedentemente
abbandonato e prepararsi ad una lunga sessione di tortura perché,
insomma, un
Kurt che prende le distanze e finge di dormire non sembra promettere
bene...
vero?
E Blaine che
riprende a lavorare? Siete favorevoli all’idea?
Fatemi sapere
cosa ne pensate in una piccola recensione, se vi va :)
Ringrazio chiunque
abbia seguito la storia fino a questo capitolo e chi non ha mai smesso
di
supportare la storia - so precious!xD
A presto!
Killing
Loneliness.
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Capitolo 13 *** Chapter 13 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il tredicesimo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions!
Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul
personaggio
di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se
vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 13
You think I’m
pretty without any makeup on...
Blaine
era seduto al pianoforte, le sue dita solleticavano i tasti d’avorio
mentre
aspettava che il prossimo studente arrivasse nella minuscola sala di
musica.
Il
suo primo allievo se n’era andato saltellando, eccitato di poter
finalmente
suonare Mary Had A Little Lamb al piano,
e la sua pupilla, una brillante ragazzina di nome Annette, sarebbe
stata lì a
breve.
Blaine
la adorava – gli ricordava tantissimo di
una sua piccola versione al femminile – e, ogni volta che pensava a
quella
signorina, si chiedeva se il bambino che portava in grembo sarebbe mai
stato
simile a lei.
Ancora
immerso nei propri pensieri, Blaine non sentì né la porta della saletta
aprirsi
né una voce morbida e musicale rivolgergli un saluto prima che la
persona si
sedesse accanto a lui sulla panca.
You think I’m
funny when I tell the punchline wrong...
«Signor
Blaine?»
Una
manina si appoggiò sulla sua e Blaine smise immediatamente di suonare,
guardando
con occhi sorpresi la bambina seduta al suo fianco.
Lei
ghignò allegramente, mostrando i buchi nel suo sorriso, laddove i denti
da
latte erano caduti ed altri stavano crescendo.
«Annette!
Non ti ho nemmeno sentita entrare!»
«Eri
impegnato a suonare, non importa» disse dolcemente Annette.
Si
sporse verso il proprio insegnante e sorrise di nuovo.
«Ad
ogni modo, cos’era quella?»
«Qualcosa
che è troppo vecchio per una bambina come te, signorina» la prese in
giro
Blaine.
Si
alzò dalla panca ed andò a raccogliere gli spartiti per la lezione di
Annette.
Quando
fu completamente in piedi, la studentessa boccheggiò accanto a lui,
puntando un
dito alla rotondità del suo busto.
«Signor
Blaine, sei ingrassato»
Blaine
ridacchiò, appoggiando una mano sullo stomaco mentre scuoteva
deliziosamente la
testa.
«A
dire il vero, non è grasso. Aspetto un bambino»
«Un
bambino? O mio Dio, signor Blaine! Un bambino!»
La
piccola batté le mani eccitatamente e saltò giù dalla panca.
«Cos’avrai?
Mia zia Rosalie ha appena avuto un bimbo e l’ha chiamato Charles Lee ed
è
tanto, tanto carino ed è anche il mio cuginetto ed io lo amo già, anche
se è
così piccolo – »
Continuò
a parlare del suo nuovo cugino e Blaine rimase lì e le prestò
attenzione,
felice che una dei suoi allievi preferiti fosse così felice della sua
lieta
notizia.
Infine,
dopo diversi minuti spesi ad ascoltare Annette parlare enfaticamente di
bambini, Blaine la zittì e la fece sedere con gli spartiti di Fur Elise.
I
due lavorarono duramente per ottenere una corretta esecuzione del brano
e, dopo
che l’ora di tutoraggio terminò, la bambina espresse la sua tristezza
sul dover
lasciare la lezione.
«Lo
so. Anche io mi sono divertito oggi, signorina Annette, ma ti vedrò
giovedì
alla stessa ora, vero?»
«Certo
che sì, signor B!»
La
bambina ridacchiò mentre lo abbracciava e poi corse da sua madre, che
Blaine
aveva notato essere rimasta ferma sulla soglia per gli ultimi minuti.
La
donna riservò a Blaine una fredda occhiata prima di indirizzare lo
sguardo
altrove, sul rigonfiamento della sua pancia, poi avvolse un braccio
intorno
alle spalle di sua figlia e la condusse fuori dalla stanza.
Una
volta che se ne furono andate, Blaine raccolse le sue cose per
prepararsi per
tornare a casa.
La
sua attenzione stava scemando dal momento che gli stava venendo fame, e
sapeva
che avrebbe avuto bisogno di un pisolino quando sarebbe arrivato
all’appartamento,
ma comunque la sua giornata era stata decente ed aveva fatto un po’ di
soldi
con le mance guadagnate prima alla caffetteria, quindi era tutt’altro
che insoddisfatto
del lavoro svolto.
Mentre
raccattava le sue cose, qualcuno bussò alla porta.
Blaine
si voltò, sorridendo quando notò Moses, suo amico e fondatore del
gruppo di
tutoraggio, entrare nella sala.
«Hey,
Mo, che succede?»
«Ti
dispiace se ci sediamo?»
Il
tono di voce fece stringere lo stomaco di Blaine ed accelerare i
battiti del
suo cuore.
Toni
come quelli non erano mai un buon segno, Blaine lo sapeva per
esperienza, e
pensò immediatamente al peggio – che
fosse capitato qualcosa di brutto a Kurt.
«Che
c’è? Che succede?» chiese mentre si accomodava sulla panca del
pianoforte.
Moses
scelse di non sedersi.
Si
appoggiò, invece, al vetro della finestra ed incrociò le braccia al
petto.
«La
signora Lively è appena venuta da me – »
«La
madre di Annette?»
«Sì»
Moses abbassò la testa e strascicò i piedi contro il pavimento in
cotto, il
labbro inferiore tra i denti.
I
dreadlocks gli caddero sul viso e resero difficile a Blaine scorgere la
sua
espressione ma, basandosi su come si stava muovendo, qualcosa non
andava.
«Blaine,
la signora Lively mi ha chiesto... vuole che io affidi Annette ad un
altro
insegnante»
«Lei
cosa? Ma perché?» chiese Blaine, spostando una mano a massaggiare lo
stomaco,
ora stretto nella morsa della nausea.
Moses
alzò lo sguardo e guardò l’altro dritto in faccia – aveva le lacrime
agli
occhi.
«Ha
detto che non vuole che Annette sia una tua studentessa, che avresti
una
cattiva influenza su di lei. M-mi dispiace, Blaine»
«Io
sarei di una cattiva influenza? Ma perché? Non ho fatto niente. Io – »
Si
bloccò, i movimenti circolari che la sua mano compiva sulla sua pancia
si
arrestarono quando capì esattamente ciò che aveva disgustato la madre
di
Annette: la sua gravidanza.
Aveva
sempre saputo che la donna non era troppo entusiasta che lui fosse
sposato con
un uomo ma non aveva mai immaginato
che sarebbe successo qualcosa del genere.
«Non
posso crederci. Io – »
«Mi
dispiace tanto, Blaine. Le ho detto che, se aveva intenzione di
comportarsi
così, allora non era più la benvenuta qui e che poteva portare la
figlia
altrove per le lezioni. Spero tu non – »
Blaine
incrociò saldamente le braccia sul petto, le lacrime gli rigavano
continuamente
il viso e ricadevano nel suo maglione.
«Non
posso credere che abbia fatto questo ad Annette. Dopo tutto quello che
abbiamo
fatto per lei, h-ha intenzione di fare una cosa simile?» tirò sul col
naso «Mi
piacevano davvero. Pensavo... pensavo che la signora Lively potesse
guardare
oltre le nostre divergenze, ma immagino che non sia possibile»
Lentamente,
Blaine si alzò e ricominciò a raccogliere le proprie cose, ignorando
gli
sguardi tristi che Moses gli stava lanciando.
«Penso
che cancellerò le mie lezioni per giovedì. Ti-ti dispiacerebbe chiamare
i
ragazzi per me? Non penso – »
«Non
è un problema, Blaine» disse Moses amaramente, dando un colpetto sulla
spalla
dell’amico prima di lasciare la stanza.
Appena
se ne fu andato, Blaine crollò su sé stesso, stringendo le braccia
intorno alla
vita mentre piangeva.
Pensava
di aver finito con quelle stronzate, finito con gli sguardi disgustati
e le
osservazioni maleducate, ma ovviamente alcune persone non erano
cambiate e a
causa dei loro pregiudizi e della loro stupidità, aveva perso la gioia
di poter
insegnare ad uno dei suoi più brillanti studenti.
Aveva
il cuore a pezzi.
****
Erano
quasi le dieci quando Kurt entrò nell’appartamento.
Jenny
corse rapidamente verso la porta per accoglierlo, serpeggiando
spiacevolmente
tra le sue gambe e miagolando appena mise piede nell’atrio.
«Gesù
Cristo, gatto! Aspetta che entri prima di attaccarmi! Dio» sibilò,
gettando il
cappotto sull’attaccapanni e sfilandosi gli stivali innevati.
Delicatamente,
spinse via Jenny e percorse il corridoio, la mente concentrata sul
fatto che la
casa era fin troppo tranquilla per essere normale.
Qualcosa
non andava.
«Kurt?»
lo chiamò una debole voce dal salotto buio quando questi vi passò
davanti.
Kurt
alzò lo sguardo e sbirciò nell’oscurità della stanza, accendendo la
luce della
plafoniera.
Là,
rannicchiato sul divano, sedeva Blaine, una coperta avvolta intorno al
suo
corpo e tirata fin sopra la testa – il suo viso era l’unica cosa
visibile.
Tracce
di lacrime gli macchiavano le guance e sembrava totalmente infelice.
«Cosa
ti è successo?»
«Io...
lei ha detto... lei...» balbettò Blaine prima di scoppiare in lacrime.
Kurt
si immobilizzò sulla soglia, il suo cuore lo incitava ad andare da
Blaine ed
abbracciarlo ma il resto di lui urlava di stargli lontano.
“Non di
nuovo. Non posso fargli
questo. Non posso”
Non
notando la confusione interiore di suo marito, Blaine continuò a
singhiozzare.
«Me
l’ha portata via e non posso più insegnarle ed è-è perché sono gay e-e
lo odio.
N-non capisco perché la gente è-è a-ancora così...»
Seguitò
a piangere disperatamente, stringendosi la coperta addosso e, a quella
vista,
Kurt sentì il proprio cuore spezzarsi un po’ di più.
Ignorando
i timori persistenti che gli invadevano il cervello, raggiunse Blaine e
si
sedette al suo fianco.
Avvolse
le braccia intorno al marito e lo tirò a sé, abbracciando il suo amore
tremante
mentre questi piagnucolava.
«Va
tutto bene. Sono qui. Va tutto bene»
«Non…
non so cosa fare»
«Calmati,
tesoro. Starai bene. Prendi un profondo respiro per me, okay? Respira.
Chiudi
gli occhi. Andrà tutto bene»
Kurt
aspettò che il tremore di Blaine si placasse e che il suo respiro si
regolarizzasse prima di lasciare la presa.
«Dovresti
dormire un po’, Blaine. Ti sentirai meglio se riposi»
«Verresti
con me? Non penso di voler stare da solo in questo momento» sussurrò
Blaine,
fissando suo marito con gli occhi lucidi ed arrossati, le lunghe ciglia
umide
intrecciate insieme.
Kurt
annuì, spingendo via i pensieri negativi, ed afferrò la mano del
compagno,
aiutandolo ad alzarsi in piedi prima che entrambi si dirigessero in
camera da
letto.
Appena
riuscì a far sdraiare Blaine, Kurt si spogliò – rimanendo in biancheria
intima
– e si infilò sotto le calde lenzuola.
La
sua pelle prese a formicolare con ferocia quando Blaine si rannicchiò
prontamente accanto a lui, la durezza del suo ventre premette contro il
suo
fianco.
«Ti
amo» mormorò il più giovane, nascondendo il viso contro la spalla
dell’altro.
Kurt
mormorò in accordo, il nodo che avvertiva alla gola era troppo stretto
perché
potesse ripetere il sentimento, e così giacque completamente immobile,
ascoltando il respiro di Blaine affievolirsi.
Come
suo marito si fu addormentato, Kurt sollevò le membra dell’altro uomo
dal
proprio corpo e rotolò giù dal letto, sul pavimento, portandosi le
ginocchia al
petto mentre lasciava cadere la testa e faticava a respirare.
I
pensieri negativi che lo avevano afflitto negli ultimi giorni gli
gravavano
pesantemente addosso.
Non
sapeva cosa fare.
****
«Grazie a
Dio sei stato in grado di
badare a Stacia, l’altro giorno. Stavo avendo la più merdosa giornata
possibile, Kurt, fino a quanto ho visto te. Spero non ti sia
dispiaciuto, però – ho
pensato che sarebbe stato come fare pratica visto che tu e Blaine ne
aspettate
uno»
Kurt
sorseggiò il suo caffè e firmò un
paio di carte.
Chase era
seduto sulla sedia di fronte
alla sua, intento a masticare una ciambella al doppio cioccolato e con
il
cellulare bilanciato attentamente sulle ginocchia, mentre svolgeva il
doppio
compito di scambiarsi messaggini con suo marito e mangiare – e,
beh, parlare con Kurt… ma quello era un triplo incarico.
«Ma,
seriamente, Paul l’ha lasciata a
me come se io non avessi niente da fare! Sapeva che avevo questa
riunione con
Isabelle e gli altri e, anziché assumere la nostra babysitter, se n’è
andato in
palestra e l’ha lasciata a casa con me. E poi, quando ieri gliel’ho
detto, ha
affermato che io non passo mai del tempo con lei – sì,
cazzo, come no. Sono spesso con lei, e lui è solo un idiota se pensa
che io non
trascorra del tempo con la mia stessa figlia, non credi?»
Chase alzò
lo sguardo dal suo
cellulare e si accigliò quando notò l’espressione freddissima di Kurt.
Lo sguardo
impassibile sul volto del
collega lo agitò un po’.
Mosse una
mano davanti al suo viso per
vedere se poteva avere l’attenzione di Kurt.
«Ehi,
amico, stai bene?»
«Com’è...
essere un papà?» chiese
Kurt, senza guardare Chase nemmeno una volta.
L’altro
sospirò.
«Penso sia
il lavoro più difficile del
mondo. Un milione di volte più duro di tutto questo» indicò i documenti
ed il
resto degli uffici di Vogue «Tu non vieni più per primo, loro sì.
Stacia è il
numero uno sulla lista sia per me che per Paul. Non abbiamo quasi più
tempo per
fare niente – sai, come
dormire o fare sesso o
semplicemente passare insieme un po’ di tempo di qualità. Scommetto che
ne
avremmo di più se i genitori di Paul vivessero qui vicino o se i miei
fossero
vivi ma, dato che siamo solo noi, siamo sempre con la bambina. Se io
sto
lavorando, lei è con Paul. Se lui sta lavorando, lei è con me»
«E la
babysitter?»
«Viene
almeno una volta alla
settimana, quando entrambi dobbiamo lavorare, ma costa denaro e non è
che ne
abbiamo granché a disposizione. Ci sono i conti per le nostre cose e
poi c’è
una pila completamente diversa per lei. Tipo, lei ha le ricevute del
pediatra e
dobbiamo pagare per pannolini e cibo e vestiti perché cresce come una
dannata
erbaccia, quindi non le sta più niente. Quindi, sai, se tu e Blaine
state
progettando di fare una piccola luna di miele prima che il marmocchio
sia nato,
ti suggerisco di farlo presto perché non avrete più denaro una volta
che il
bambino sarà qui – »
Kurt
rafforzò la fresa intorno alla
penna.
« – e puoi
scordarti di avere cose belle. Non
posso nemmeno contare la quantità di roba che Stacia ha rovinato con le
sue
mani sporche o quello che ha rotto con i suoi giocattoli. Quando ha
cominciato
a sgambettare in giro, ha rovesciato l’antico vaso italiano della
bisnonna di
Paul e l’ha rotto, cadendo dritta sul tavolino. È stato orribile – e non per via del vaso frantumato, ma
perché si è spaccata la testa e sono stati necessari dei punti e così
un paio
di giorni sono stati buttati nello scarico»
Mentre
Chase parlava senza sosta circa
i contro di essere un genitore, Kurt sentì lo stomaco dolergli.
Riusciva a
malapena a prendere in
considerazione il pensiero di diventare un padre, non dopo quello che
stava
accadendo nella sua vita in quel preciso istante.
Tutto ciò a
cui riusciva a pensare era
quello che era successo l’altro giorno con Anastacia, a come non era
stato in
grado di farla smettere di piangere.
Aveva, poi,
avuto un incubo su un
bambino che assomigliava a Blaine che continuava ad urlare e a vomitare
e a
rovinare i suoi vestiti e, quando si era svegliato, Blaine gli era
appiccicato
come un koala e lui si era sentito soffocare.
Ed ora,
seduto nel suo ufficio,
intento ad ascoltare qualcuno raccontargli della paternità dopo aver
vissuto
tutto ciò, era come se il mondo di Kurt
si fosse nuovamente rovesciato sui propri assi.
Tutto il
progresso che aveva fatto
stava lentamente bruciando: il dubbio stava strisciando dietro di lui
come un
fuoco scoppiettante che diveniva sempre più grande e che presto sarebbe
stato
abbastanza grande da consumarlo del tutto.
Non sarebbe
mai stato pronto per la
paternità. Mai e poi mai.
****
Blaine
si risvegliò lentamente.
Sentiva
il proprio corpo come schiacciato da un peso enorme, i bulbi oculari
gli
bruciavano e le palpebre sembravano essere infiammate per cui, mentre
si
sedeva, si strofinò gli occhi ed attese di avere chiara visione: Jenny
si
trovava al suo fianco, rannicchiata in una piccola pallina pelosa ma,
oltre a
lei, nessun altro dimorava il letto.
Kurt
era sparito.
«Kurt?
Tesoro?» lo chiamò Blaine mentre scivolava fuori dal letto e cominciava
a
cercarlo per casa.
Tutto
era immerso nel totale silenzio e l’unica illuminazione in tutto
l’appartamento
era la naturale e tenue luce blu del mattino che filtrava attraverso la
finestra.
L’orologio
sulla parete del corridoio segnava le 9:52 e Blaine si accigliò,
chiedendosi
perché la sua sveglia non avesse suonato dal momento che, quella
mattina,
doveva essere al lavoro alle undici.
Incuriosito,
fece capolino in cucina ed alzò gli occhi al cielo quando vide una nota
scarabocchiata sulla lavagnetta cancellabile:
“Sono stato chiamato al
lavoro. Non
sarò a casa fino a tardi.
Kurt x”
«Sorpresa,
sorpresa» disse Blaine tra sé e sé.
Aprì
il frigorifero, prese la brocca di latte al cioccolato, se ne versò un
bicchiere, sbucciò una banana e poi si sedette per consumare la propria
colazione.
Mentre
mangiava, studiò lo scarabocchio di Kurt sulla lavagna ed il suo cuore
si fece
pesante quando rilesse l’ultima frase della nota:
“Non sarò a casa fino a
tardi”
Sembrava
che Kurt non facesse altro che quello – lavoro,
lavoro, lavoro – e Blaine era preoccupato che il suo povero marito
avesse
intenzione di lavorare fino alla morte.
Sospirando,
finì il suo bicchiere di latte e mise la tazza nel lavello prima di
voltarsi
per andare a prepararsi per la propria giornata di lavoro.
Nel
profondo sperava che ora, con lui che lavorava, forse Kurt avrebbe
finalmente
capito che non aveva bisogno di affaticarsi fino allo sfinimento e che
forse,
avrebbe potuto stare a casa un po’ più spesso.
Il
suo era un sogno irrealizzabile.
****
I
giorni passavano.
Febbraio
stava scivolando via e Kurt spendeva sempre più tempo lontano
dall’appartamento.
Il
giorno di San Valentino era stato un disastro, Kurt era stato occupato
con la
Fashion Week e non aveva avuto il tempo di festeggiare adeguatamente
con suo
marito – o, almeno, questo era quello che Blaine si era sentito dire.
Notte
dopo notte Kurt tornava a casa incredibilmente tardi ed andava dritto a
letto, senza
mai disturbarsi di svegliare il compagno quando rientrava e, quando
Blaine si
svegliava il mattino dopo e trovava il lato di Kurt vuoto, era come se
suo
marito non fosse tornato affatto.
Per
quanto riguardava il proprio lavoro, Blaine era impegnato ed impegnato
ed
impegnato... però era anche in difficoltà: le sue creazioni di
pasticceria
vendevano bene e stava ottenendo mance abbastanza buone, ma sembrava
che alcuni
dei nuovi dipendenti lo odiassero.
Una
sera, mentre stava per staccare dal lavoro, aveva sentito uno dei
ragazzi più
giovani dire “Perché è così speciale?
Quel tipo è vecchio e lavora in una caffetteria con un gruppi di
ragazzi che
frequentano il college. Devono provare pena per lui”
Quando
aveva sentito quelle parole, Blaine aveva afferrato le proprie cose e
si era affrettato
verso casa, scoppiando in lacrime il secondo in cui aveva varcato la
soglia
dell’appartamento.
Peccato
che Kurt non fosse stato lì per lui né quando aveva bisogno di sfogarsi
né
quando si era risvegliato sul divano, il mattino dopo.
Quindi,
per quanto lo odiasse, Blaine stava cominciando ad abituarsi a non
vedere suo
marito.
Non
era come se non avesse già affrontato quella stessa situazione prima
d’allora:
la Fashion Week era un affare immenso
per Kurt ed il resto del personale di Vogue, ma sembrava che l’uomo
fosse più
indaffarato che mai, sebbene ora Kurt avesse altre priorità nella sua
vita,
oltre a tenere il sito web attivo e funzionante e lavorare dietro le
quinte
durante diverse sfilate di moda.
Una
di quelle principali priorità era la gravidanza di Blaine, ovviamente.
Con
il passare del tempo, la pancia di Blaine si era gonfiava con il loro
bambino
in crescita.
Blaine
era ormai di diciannove settimane – era sempre più vicino all’essere a
metà
strada della sua gravidanza – e, come il suo corpo cambiava, si ritrovò
a
sentirsi strano.
Il
suo ultimo ciclo di iniezioni d’ormoni risaliva a settimane fa ed aveva
un
imminente appuntamento con la Dottoressa Banes che sapeva essere
importante,
motivo per cui sperava che Kurt potesse prendersi qualche ora libera
per andare
con lui.
Era
quasi il venti del mese quando, quello stesso pomeriggio, l’ambulatorio
della
dottoressa Banes aveva chiamato Blaine per ricordargli
dell’appuntamento che
aveva fissato – “Se vuole, a questa
visita possiamo scoprire il sesso del bambino, signor Anderson-Hummel”
gli
aveva detto l’addetta alla reception durante la telefonata, e Blaine
era
consapevole che doveva informare Kurt della data dell’impegno.
E,
quando era finalmente stato in grado di beccare suo marito in una rara
pausa e
gliel’aveva fatto sapere, Kurt aveva promesso di esserci.
Ma
poi quel giorno arrivò e Blaine si ritrovò seduto sul divano a fissare
l’orologio, a guardare i minuti scorrere via, ad osservare come
l’orario a cui
Kurt aveva promesso di essere a casa passava... e non una volta l’altro
uomo
gli telefonò per dirgli che non sarebbe riuscito a farcela.
Non una.
Quel
pomeriggio, con le lacrime agli occhi, Blaine chiamò l’ambulatorio
dell’ostetrica e disse che doveva riprogrammare l’appuntamento perché
non aveva
intenzione di scoprire il sesso del bambino senza suo marito, anche se
questo
significava che le sue iniezioni d’ormoni avrebbero dovuto essere
rimandate di
qualche giorno.
****
«Come
mai non hai chiamato?»
Kurt
alzò lo sguardo alla voce che l’aveva colto di sorpresa: Blaine era lì,
in
piedi nel corridoio, una mano sistemata a coppa sopra la parte
superiore della
sua pancia gonfia – sembrava esausto,
la sua figura era curvata e gli occhi leggermente socchiusi mentre
fissava Kurt
con aria d’attesa.
Per
un momento, Kurt sentì il senso di colpa trafiggergli lo stomaco per
via
dell’aspetto di Blaine ma lasciò che la sensazione si dissolvesse
quando il suo
sguardo cadde di nuovo sul ventre di suo marito.
“Non posso
farlo”
«Cosa
vuoi dire? Perché avrei dovuto chiamarti?»
«Avevamo
un appuntamento oggi, Kurt! Dio! Avevi detto che saresti venuto! Avevi
detto
che saresti venuto a prendermi e che ci saremmo andati insieme! Non te
lo
ricordi?»
«Era
oggi?»
«Sì!
Sì, era oggi! Ti ho anche mandato un sms per ricordartelo, questa
mattina, e tu
non mi hai ugualmente chiamato!
Perché, Kurt? Perché non hai semplicemente telefonato?»
Kurt
sospirò.
«Sono
stato sommerso dal lavoro in ufficio, oggi. Isabelle aveva bisogno di
qualche
modifica sul sito web ed io ero l’unico che poteva – »
«Avrebbe
potuto farlo Chase! Voi due fate lo stesso lavoro! Perché non poteva
occuparsene lui mentre tu eri via?»
«Ti
ho detto che ero impegnato! Me ne sono dimenticato, okay? Fammi causa!»
Le
mani di Blaine caddero lungo i suoi fianchi e lui le strinse a pugno.
«Avevi
promesso che saresti stato più coinvolto in questa gravidanza, Kurt! Mi
sembra
di fare tutto da solo!»
«O
mio Dio! Stiamo davvero per litigare per questa storia proprio adesso?»
brontolò Kurt, passando accanto suo marito ed andando in camera da
letto.
Blaine
lo seguì a poca distanza.
«Sono
appena tornato a casa e sono stanco»
«Lo
stesso vale per me! Sono prosciugato di ogni energia, Kurt! Sto
lavorando
anch’io e pensavo che tu avresti ridotto le tue ore lavorative dal
momento che
anche io sto portando a casa un po’ di soldi, ma invece ne stai facendo
di più e non capisco perché!»
Kurt
si sfilò la camicia e la gettò nella cesta, roteando gli occhi mentre
lo
faceva.
Dietro
di lui, Blaine sbuffò un commento sul suo comportamento immaturo e fu
come se
qualcosa dentro Kurt fosse appena scattato.
«O
mio Dio, Blaine – vaffanculo! Seriamente. Non voglio neanche sentire
quelle
stronzate su te che lavori. Lavori in una fottuta caffetteria.
Prepari del caffè
per la gente – qualcosa che potresti facilmente fare qui! Non si tratta
di scienza missilistica o che altro! Gesù,
non è come se ti servisse una laurea per preparare una tazza di caffè –
non che comunque la tua laurea alla NYADA
possa esserti d’aiuto – e ti comporti come se fosse il lavoro più
difficile
del mondo! Diamine, è a malapena un vero lavoro! Addirittura non – » un
singhiozzo lo costrinse a fare una pausa in quel suo sproloquio e si
pietrificò,
le mani ferme nel tirare via i pantaloni «Io – »
Blaine
aveva una mano premuta contro la bocca.
Le
lacrime gli scivolavano ininterrottamente sulle guance e stava tremando
in
disgusto – ma soprattutto dolore –
per via di quello che Kurt aveva appena affermato.
«Non
posso... non posso c-credere che tu m-mi abbia detto una cosa simile!»
esclamò
con voce strozzata, indietreggiando lentamente verso la porta della
camera da
letto.
Kurt
rimase lì a fissarlo, i suoi freddi occhi blu si scongelarono come
realizzò
quello che aveva esattamente fatto.
«Blaine
– »
Ma
suo marito si voltò e corse fuori dalla camera da letto, il rumore
della porta
dello studio che sbatteva risuonò nella casa non molto dopo.
Appena
se ne fu andato, Kurt si buttò a sedere sul materasso e si chinò in
avanti,
lasciando cadere la testa tra le mani.
In
fondo al corridoio, Blaine scivolò sul pavimento, dondolandosi avanti
ed indietro
mentre piangeva per le cose terribili che Kurt aveva appena sputato
fuori dalla
bocca.
Note
della traduttrice
Chiunque
voglia celebrare un funerale per i propri sentimenti, presi ed
accartocciati
come fogli scarabocchiati, aggiunga anche i miei alla lista!
A mio
avviso, questo è uno dei capitoli più dolorosi della storia –
uno dei capitoli che fa più male perché, purtroppo, sminuire una
persona e
quello che fa e quello a cui tiene e quello a cui crede, significa
distruggerla... e a Blaine capita esattamente questo, prima con una
madre
ignorante e poi con un marito freddo.
Si può
dire di amare il proprio compagno ma non amare la vita che cresce in
lui? :/
Mi era
stato chiesto un aggiornamento rapido e ho fatto il massimo per
soddisfare la necessità
di un nuovo capitolo, quindi spero fortemente che vi sia piaciuto!
Siete
invitatissimi a lasciarmi la vostra opinione :)
Grazie a chi
ha letto e recensito finora.
A presto!
Killing
Loneliness.
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Capitolo 14 *** Chapter 14 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il quattordicesimo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions!
Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul
personaggio
di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se
vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione
a
cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 14
«Tesoro, stai bene?»
Barbara posò una mano
sulla spalla di Blaine mentre
questi si addossava contro il bancone – lo sguardo preoccupato di lei
cadde sul
volto pallido del ragazzo e sulle sue labbra sempre leggermente
increspate.
Era passata quasi una
settimana dal suo litigio
con Kurt e, da quel momento, Blaine si era sentito sull’orlo del
baratro,
stanco e sconvolto, e in un qual modo pareva aver preso un raffreddore
di cui
non riusciva a liberarsi.
Kurt, d’altro canto,
sembrava stare bene: andava
al lavoro in orario e tornava a casa tardi come se niente fosse.
Dalla loro sfuriata,
nessuno dei due aveva
parlato all’altro e, ogni volta che si passavano accanto nel corridoio
senza
dirsi una parola, il cuore di Blaine si spezzava un po’ di più davanti
alla
loro mancanza di comunicazione.
«Blaine, mi hai sentito?»
Riscuotendosi dai suoi
pensieri, Blaine alzò lo
sguardo sulla datrice di lavoro e le sorrise.
Barb lo fissò scettica,
soprattutto visto che
l’espressione che lui aveva appena provato a rivolgerle era molto più
simile ad
una smorfia che ad un sorriso vero e proprio.
Lo prese cautamente per
una spalla e lo condusse
ad un tavolo vuoto, facendolo accomodare su una sedia con facilità.
«Credo che dovresti
prenderti una pausa, tesoro»
«No, no. Sto bene, Barb,
davvero. È solo...
quell’ultimo cliente aveva appena finito una sigaretta prima di entrare
ed
immagino che mi abbia dato un po’ fastidio»
Barbara inarcò un
sopracciglio, ma poi annuì
comprensiva.
«Oh, ti capisco, mi
capitava la stessa cosa
durante la mia prima gravidanza. Mio marito aveva una buonissima acqua
di
colonia ma, quando aspettavo Elliot, non riuscivo a sopportarne l’odore
in
alcun modo. Non penso di aver mai visto Walter tanto spaventato in
tutta la sua
vita come la notte in cui mi sono sentita male addosso a lui. Stavamo
per
uscire per cena e lui si era spruzzato la colonia e – »
La donna si lanciò in un
racconto sul marito e
Blaine chiuse gli occhi, sentendo quel senso di nausea sempre presente
sopraffarlo mentre se ne stava lì seduto.
Ad essere sinceri,
sembrava che il fumo di
sigaretta non fosse l’unica cosa ad infastidirlo ma non aveva
intenzione di
dire niente.
Era un semplice
raffreddore, gli sarebbe passato.
Prima, però, doveva
arrivare a fine giornata.
****
Kurt fece un paio di
orecchie alle pagine di un
vecchio numero di Vogue ed alzò lo sguardo sullo schermo del computer,
stringendo gli occhi quando fissò la homepage del sito web.
La rivista stava
celebrando il ritorno degli
stili degli anni Sessanta e lui era incaricato di apportare qualche
modifica al
sito per coordinarlo al prossimo numero, ma niente di ciò che faceva
sembrava
andare bene.
D’altro canto, per quanto
riguardava la sua
mancanza d’ispirazione, poteva solo biasimare il fatto che la sua mente
fosse
altrove – pensava a Blaine, a dire il
vero, e a cosa suo marito stesse facendo in quel momento.
A parere di Kurt, al mondo
non c’era niente di
peggio che sentire Blaine piangere eppure, ogni singola notte durante
quella
settimana, era stato tutto ciò che aveva udito.
Nonostante il dolore che
aveva avvertito nel
cuore, non era riuscito a convincersi d’alzarsi e semplicemente
controllare suo
marito.
Semplicemente chiedergli
scusa.
Era rimasto sdraiato ad
ascoltare e, qualche
volta, aveva pianto con lui.
Persino quella mattina
aveva potuto sentire
Blaine ansimare alla ricerca d’aria mentre stava male, chino sopra il
gabinetto
e, nonostante fosse proprio fuori dalla porta chiusa del bagno, non era
riuscito a trovare il coraggio di aprirla ed entrare.
Era rimasto ad
origliare... e si era odiato un
po’ di più ad ogni singhiozzo.
“Perché
stai facendo questo, Kurt? Perché lo stai ferendo ancora? Cosa c’è di
sbagliato
in te?”
Sospirando, chiuse il
laptop e si alzò dalla
sedia, stiracchiando le braccia verso l’alto mentre si allontanava
dalla
scrivania ed usciva nella folla frenetici di stagisti, che correvano
tutti con pile
di fotografie e campioni di tessuto per i loro rispettivi capi.
Mentre li guardava, Kurt
ripensò ai giorni in cui
era stato un umile tirocinante che portava i caffè ad Isabelle e
rispondeva a
tutti i telefoni mentre si destreggiava tra le lezioni alla NYADA e
viveva in
uno spazioso appartamento con Rachel e Santana.
Il suo primo anno a New
York era stato pazzesco e
il successivo altrettanto stravagante, con Blaine che si era unito alla
mischia
trasferendosi nell’appartamento assieme a Kurt ed alle ragazze.
A quel tempo, Kurt era
stato entusiasta di vivere
con il suo – di nuovo – ragazzo e di notte, quando si accoccolava
accanto a
Blaine nel loro letto, sognava il loro futuro insieme: la loro casa, i
loro
lavori e le loro vite.
Ma raramente aveva sognato
dei bambini.
Qualche volta, un
marmocchio o due saltava fuori
nelle sue fantasticherie solo per poi sparire nei futuri dopo
immaginati, ma
questo era tutto.
I bambini non erano mai
stati davvero nella sua
mente, nemmeno dopo che i suoi amici più cari avevano cominciato ad
averne.
L’idea di avere figli era
stata, all’epoca, una
sorta di opzione quando era più giovane e vivace, appena sposato e
pronto a
conquistare il mondo con suo marito.
Come il tempo passava,
però, si era ritrovato a
vedere un futuro diverso – uno dove lui e Blaine viaggiavano per il
mondo, o
dove Blaine otteneva finalmente quel tanto desiderato e meritato ruolo
di
immediato successo a Broadway; uno dove entrambi avevano più denaro di
quanto
immaginassero e vivevano in un grandissimo attico nell’Upper West Side.
A volte lui e Blaine
avevano parlato di quei
sogni e, in un qualche modo, l’idea di un bambino era strisciata nella
sua
mente e Kurt aveva immaginato sé stesso ed il suo compagno camminare
per
Central Park stringendo la mano di una bambina con i codini.
Questo era quanto lontano
si era spinto... anche
se sapeva che Blaine stava pensando a qualcosa di molto più concreto.
Si era detto di aver
bisogno di un po’ di tempo,
che si sarebbe scaldato all’idea di avere dei figli in un più tardo
momento della
propria vita.
Ma, poi, si era ritrovato
bloccato in una stanza
con uno dei figli di Puck e gli era venuto mal di testa dal loro
continuo
blaterare, per non parlare di quello che era successo con Anastacia –
aveva
potuto immaginare tutti i suoi vestiti rovinati da manine sporche e
tutto il
duro lavoro svolto negli anni per essere in grado di acquistare tale
lusso
sarebbe finito dritto nello scarico.
Comunque, ogni tanto
rimuginava su quello che suo
padre aveva detto: che avere un bambino era una cosa meravigliosa e
che,
dopotutto, essere padre non era tanto male.
Certo, le cose che Chase
gli aveva raccontato
contraddicevano incredibilmente le lodi di Burt ma, a ben pensarci,
Kurt
rispettava le opinioni di suo madre molto più di quanto rispettasse un
uomo che
conosceva solo da una decina d’anni o giù di lì.
“Allora
perché stai facendo questo?”
Kurt si passò una mano tra
i capelli, la mente ancora
in subbuglio, ed entrò nell’ufficio di Isabelle, lanciandole un
patetico mezzo
sorriso quando lei gli fece un cenno e tornò alla sua telefonata.
Mentre si sedeva sulla
sedia davanti a quella
della donna, lasciò che la sua immaginazione viaggiasse verso la
propria
infanzia ed alle splendide giornate che aveva passato con sua madre
prima che
lei si ammalasse.
Ricordava di tutto il
divertimento avuto insieme,
il modo in cui lei gli permetteva di sceglierle i vestiti e di metterle
il
trucco e quanto lui amasse sentirla cantare.
Ricordava il giorno in cui
era morta, di come Burt
si era finalmente fatto forza dopo mesi di lutto assumendo il ruolo sia
di
padre che di madre e di come aveva sopportato gli stupidi ricevimenti a
base di
tè di Kurt e le serate dedicate ai film.
Amava suo padre... e suo
padre amava lui,
incondizionatamente.
L’uomo l’aveva sempre
supportato, era sempre
stato al suo fianco nonostante Kurt sapesse che a volte testava i suoi
limiti
ma, anche se era certo che suo padre gli volesse bene, a volte si
chiedeva
perché.
Burt gli aveva sempre
detto che lo aveva amato
fin dal momento in cui aveva scoperto della sua esistenza e Kurt non
riusciva a
comprendere come fosse possibile, come
suo padre potesse amare il semplice pensiero di avere un figlio.
“Un figlio
creato dall’amore di due persone”, aveva detto Burt.
Ma Kurt ancora non capiva.
Perché lui,
principalmente, sentiva di non amare
il bambino che cresceva nello stomaco di suo marito.
Nelle ultime settimane,
durante il riaccendersi
del suo matrimonio con Blaine, Kurt aveva creduto di essere eccitato
per quello
che stava accadendo ma, poi, quegli stessi vecchi pensieri colmi di
dubbio
erano strisciati su di lui come un ladro nella notte e lui si era
ritrovato
ancora un volta offuscato dalla paura.
Paura che non avrebbe mai
amato il bambino, paura
che avrebbe provato risentimento nei suoi confronti per tutto ciò che
rappresentava: la possibile fine a tutte le cose che Kurt aveva sognato.
Kurt era ancora
spaventato di quello che sarebbe successo e spaventato di quello che
stava
attualmente succedendo, come il fatto che lui e Blaine che si stessero
nuovamente allontanando.
“Colpa tua” gli suggerì il
cervello e Kurt chiuse gli occhi, cercando mentalmente di schiacciare i
raccapriccianti sentimenti che si stavano riversando su di lui “Non raccapriccianti, Kurt. Colpevoli. Molto,
molto colpevoli”
Sedette là, perso nei suoi
pensieri, fino a
quando Isabelle schioccò le dita davanti al suo viso e gli sorrise
tristemente.
Lui la guardò, i suoi
occhi blu vorticavano con
un milione di differenti emozioni fino a quando non sbatté le palpebre,
scacciandoli, e rimise la stessa vecchia maschera che aveva usato dalla
notte
in cui aveva urlato contro Blaine e l’aveva fatto piangere.
Tutto andava bene.
Niente
andava bene,
e sembrava che le cose stessero solo per peggiorare.
****
Blaine sbadigliò mentre
scioglieva lo stretto
grembiule e staccava dal lavoro.
I ragazzi del turno
successivo cominciarono a
rumoreggiare tutt’intorno a lui, preparando caffè per i clienti
dell’orario di
punta del pomeriggio e, mentre loro iniziavano a lavorare, Blaine si
schiacciò
tra loro e lasciò il retro del negozio, stringendosi nel suo cappotto
invernale
mentre camminava.
Fuori, il cielo era di un
bianco brillante e la
neve fresca cadeva in fiocchi, ed una dozzina di persone entrarono
nella
caffetteria lamentandosi dei marciapiedi scivolosi e della ridotta
visibilità.
«È davvero così brutto là
fuori?» chiese Blaine
ad uno dei suoi clienti abituali mentre si chinava contro la finestra
anteriore
e guardava qualche passante camminare lentamente attraverso la
fanghiglia.
«Eh, è più che altro
fastidioso. La neve è
davvero gelida e c’è vento, quindi quando quella roba ti viene soffiata
in
faccia è come essere presi a schiaffi da un pezzo di vetro»
“O preso a
granite sul muso” Blaine aggiunse
mentalmente, ricordando quel momento particolarmente doloroso
della sua vita.
Scosse la testa per
schiarirsi le idee ed infilò
le mani nei guanti.
«Beh, devo tornare a casa
in un modo o
nell’altro. Penso che lo sopporterò»
«Stai attento là fuori,
tesoro. Hai anche un
bambino a cui pensare»
«Oh, come se non lo
sapessi» disse Blaine con un mesto
sorriso, raggiungendo la porta per andarsene.
Era quasi fuori quando
qualcuno urlò il suo nome.
«Blaine! Ehi, Blaine!»
Riparandosi gli occhi
dalla neve, Blaine alzò lo
sguardò ed aggrottò le sopracciglia quando notò Rachel in piedi accanto
ad un
taxi in attesa, tutta infagottata nel suo cappotto rosso firmato.
«Andiamo, sciocco. Non c’è
bisogno di camminare
fino a casa mia quando puoi prendere un taxi con me!»
“Camminare
fino a casa tua?” pensò Blaine, muovendosi
attentamente attraverso la folla di persone
per poi salire sul taxi dopo la cognata.
«Stiamo andando a casa
tua?» le chiese mentre si
sistemava sul sedile ed aspettava che il tassista mettesse in moto.
«Uhm, sì? Ho invitato te e
Kurt per cena,
ricordi?»
“Kurt non
ha detto nulla a riguardo”
«Oh. Oh, sì, l’avevo
scordato. Scusa...
dimenticanza da gravidanza, sai»
Rachel sorrise e si voltò
a guardare la sua
pancia, nascosta sotto il cappotto pesante.
«Capisco completamente.
Okay, beh, forse non
proprio del tutto dato che non sono mai rimasta incinta, ma
lo posso capire. Dunque, come stai? Non sono stata in grado di
parlare con Kurt ultimamente e l’ultima volta che ho sentito qualcosa
da Carole
e Burt, voi eravate di nuovo insieme, quindi non ero certa che
disturbarvi
fosse una buona idea e – »
«Sto bene» mentì Blaine,
lasciando cadere le mani
contro il proprio ventre «Stanco, perlopiù. Il lavoro è, beh, lavoro e
questo è
quanto»
Non menzionò come si era
sentito turbato
nell’ultimo periodo – con i suoi colleghi e con Kurt e con l’umanità in
generale.
Rachel si limitò ad
annuire ed accettò la sua
risposta senza altre domande, cominciando a parlare senza sosta delle
sue
giornate indaffarate a Broadway e di come adorasse tutto quanto.
Mentre parlava, Blaine non
poté fare a meno di
provare una fitta di gelosia strisciargli lungo la spina dorsale per come tutto, per lei, sembrasse facile: aveva
un bellissimo appartamento – con una serratura che funzionava
perfettamente –,
un lavoro a Broadway ed un marito che la sosteneva.
Aveva molto di ciò che
Blaine desiderava e che,
in un qualche modo, non riusciva ad avere.
E la cosa faceva un
pochino male.
Strofinandosi lo stomaco,
Blaine si appoggiò allo
schienale e chiuse gli occhi, lasciando che il racconto di Rachel lo
cullasse
nel sonno mentre il taxi si faceva lentamente strada attraverso
l’abbondante
nevicata verso l’appartamento degli Hudson.
****
«Ehi, fratello» lo salutò
Finn quando Rachel e
Blaine aprirono la porta ed entrarono nel caldo, luminoso ingresso.
A Blaine fu necessario
qualche momento per capire
dov’era come c’era arrivato però, quando vide Finn venire a dargli un
abbraccio, realizzò che nel lasso di tempo tra l’essersi addormentato e
quel
preciso istante, doveva aver raggiunto l’edificio assieme a Rachel.
Sospirando, salutò Finn e
strinse il cognato
prima di togliersi il cappotto e permettere ai parenti di lanciarsi in “Ooooh” e “Aaaah” diretti al suo stomaco
in crescita prima che questi vi
attaccassero rapidamente le mani, sperando di sentire qualcosa, ma
Blaine
scosse semplicemente la testa.
«Io non ho ancora sentito
niente, quindi dubito
che ci riuscirete voi. Mi dispiace, ragazzi»
«Non hai ancora avvertito
i calci?» chiese
Rachel, fissando le proprie mani appoggiate sulla pancia dell’altro.
Blaine mormorò
sommessamente e lei aggrottò la
fronte.
«Non sei, tipo, di circa
venti settimane?»
«A dire il vero, il mio
medico ha detto che
potrei non sentire niente fino alla ventiduesima settimana. Aveva
affermato che
avrei potuto cominciare ad avvertire il bambino muoversi tra la
sedicesima e la
ventiduesima, quindi non sono troppo preoccupato. Spero di sentirlo
presto,
però. Penso che sia la parte per la quale sono più eccitato – oltre al
fatto di
averlo, ovviamente»
Rachel sorrise e gli prese
la mano, conducendolo
verso il salotto per farlo sedere sul loro grande divano.
«Finn ed io cominciamo a
preparare la cena però
tu puoi sedere qui e riposare, se vuoi, dato che hai passato tutta la
giornata
a lavorare. Proverò a chiamare Kurt per vedere se è lungo la strada e
poi
possiamo mangiare. Ma, se ti senti affamato o che altro, chiamami e
potrai avere
qualsiasi cosa tu voglia, okay?»
Blaine annuì e rivolse un
sorriso a Rachel,
aspettando che lei si alzasse e lo lasciasse a sistemarsi comodamente
sui
grossi cuscini.
Non si disturbò di dirle
come si sentisse strano,
dato che non voleva preoccuparla, ma sinceramente, in quel momento,
sentiva un
po’ troppo caldo ed avvertiva un po’ di nausea.
Aspettando, ascoltò i
rumori di Finn e Rachel che
si mettevano ai fornelli e quando li sentì cantare l’uno all’altro
mentre
tagliavano le verdure, si stese sul divano e si addormentò.
****
Finn fece capolino in
salotto, gli occhi fissi
sul cognato addormentato mentre questi giaceva rannicchiato sul divano.
Dalla sua posizione sulla
soglia, poteva vedere
come scarno Blaine sembrasse, come il viso fosse pallido e sudato e
come apparisse
stanco.
Blaine non aveva un
aspetto sano, quello era
certo, e vederlo in quello stato preoccupò infinitamente Finn.
«Ehi, Rach?»
«Mh?» chiese Rachel mentre
si avvicinava a lui.
Fece scivolare le braccia
intorno alla vita di
suo marito e sbirciò oltre il suo bicipite, guardando in salotto.
«Che c’è?»
«Blaine ti sembra
ammalato?» sussurrò Finn, attento
a non parlare troppo forte nel caso svegliasse accidentalmente il suo
amico.
Accanto a lui, Rachel fece
un profondo respiro.
«Lo pensi anche tu?»
«Allora l’hai notato anche
tu?»
«Non avevo intenzione di
dire niente ma Blaine
non sembra stare bene come qualche settimana fa. Ricordi quando sono
venuti qui
a cena che bella cera aveva? Ora... sembra semplicemente malato»
Finn deglutì a fatica,
strofinando la mano su
quella della moglie.
«Lo so. Penso ci sia
qualcosa che non vada»
«Sta probabilmente
lavorando troppo. L’ultima
volta che ho parlato con Burt, lui ha detto che Kurt gli aveva
raccontato che
Blaine aveva ripreso entrambi i suoi vecchi lavori, quindi si starà
quasi
certamente oberando di lavoro. Vorrei che non lo facesse, però. Sta
mettendo sé
stesso e il bambino in pericolo» scuotendo la testa, la ragazza si
allontanò
dal marito e tornò in cucina «Proverò a chiamare di nuovo Kurt. Non ha
risposto
alle mie due ultime telefonate»
«Scommetto che è in
riunione. Sarà qui presto»
aggiunse Finn mentre lanciava un ultimo sguardo al cognato per poi
seguire
Rachel.
Intanto che sua moglie
componeva il numero di suo
fratello, Finn tornò a tagliare i peperoni e le cipolle per la cena, la
mente
ancora invasa dalla vista di come malaticcio Blaine sembrasse.
****
«Blaine? Ehi, Blaine?»
Una mano scosse
delicatamente la sua spalla e
Blaine sbatté le palpebre, aprendo gli occhi e sollevando lo sguardo
annebbiato
su Rachel, che gli stava sorridendo.
Aprì la bocca per dire
qualcosa ma sentì la gola
stringersi prima ancora che ne avesse la possibilità.
«Stai bene?» gli chiese
Rachel, la voce dolce e
genuina.
Lei gli spostò una ciocca
di capelli sudati
all’indietro e scrutò il modo in cui lui sbatteva le palpebre.
«Bene. Sto bene» gracchiò,
sollevando le mani per
strofinarsi gli occhi «La cena è pronta?»
«Sì, Finn sta dando gli
ultimi tocchi a tutto. Mi
ha chiesto di venire qui a svegliarti, vuole sapere se vuoi il pollo
nella tua
quesadilla o la preferisci con solo verdure come me»
«Mh, il pollo va bene»
sussurrò Blaine, lottando
contro l’impulso di rannicchiarsi mentre una strana sensazione piombava
su di
lui: lo stomaco gli faceva terribilmente male, un lento dolore simile
ai crampi
si stava gonfiando nella parte inferiore dell’addome, e lui si sforzò
di non
aggrapparsi al proprio ventre a quell’impressione.
«Ti dispiace se uso il
vostro bagno?»
Rachel scosse la testa e
gli diede un colpetto
sul ginocchio, alzandosi dal divano.
«Sai dov’è, Blaine. Io
torno di là per dire a
Finn che anche tu preferisci il pollo»
«Okay» disse Blaine.
Aspettò che Rachel fosse
completamente uscita dalla
stanza prima di curvarsi in avanti con un sussulto silenzioso e
massaggiare la
propria rotondità.
Non c’era nulla che
andasse bene.
Il suo corpo era pesante,
si sentiva la testa
come se fosse piena d’aria e la pressione stava per fargli uscire gli
occhi dalle
orbite ma la peggiore sensazione era quella che avvertiva dentro lo
stomaco.
Si sentiva come se stesse
per vomitare o svenire
e, in quell’istante, capì che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato.
Si alzò barcollando ed
incespicò verso la cucina,
cullando la parte inferiore della pancia con una mano; l’altra premuta
saldamente contro il muro mentre si trascinava alla ricerca d’aiuto.
«Finn? R-Rachel?» gemette,
la sua voce era così
debole che trovava difficile udirla persino con le proprie orecchie.
Tremando, Blaine trascinò
il proprio corpo
dolorante sulla soglia della cucina, sbattendo rapidamente le palpebre
contro
le luci luminose ed i forti suoni provenienti dalla radio e le voci in
coro di
Finn e Rachel.
«Ragazzi? Ugh, io – »
Un basso gemito risuonò
dalla sua gola e Finn si
voltò verso il rumore, gli occhi spalancati quando vide Blaine lì in
piedi.
«Blaine?!»
Il suo viso fu l’ultima
cosa che Blaine vide
prima di collassare in avanti e colpire il pavimento.
****
«Kurt? Quello è il tuo
telefono?»
Isabelle indicò la luce
brillante che illuminava
la tracolla di Kurt dall’interno e Kurt arrossì, mormorando qualche
scusa
mentre saltava giù dalla sua sedia di direttore creativo e si
affrettava a zittire
il cellulare che suonava.
Sibilando alcune
imprecazioni a denti stretti,
Kurt spense il telefonino completamente, la rabbia raggiunse il culmine
quando
notò che era di nuovo Rachel a
chiamare per quella dannata cena a cui non aveva alcuna intenzione di
presentarsi.
Le aveva detto giorni
prima che non pensava
sarebbe riuscito a farcela e non l’aveva mai detto a Blaine, quindi non
era
come che Finn e Rachel li stessero aspettando.
Quando fu sicuro che
quella dannata cosa fosse
stata completamente messa a tacere, tornò a sedersi accanto ad Isabelle
e
sfogliò gli scatti delle diverse modelle a cui stavano venendo fatte le
fotografie.
Accanto a lui, un
fotografo stava mettendo un
paio di ragazze in varie pose ed Isabelle stava esprimendo la propria
opinione
su come pensava che le giovani dovessero posare.
«Cosa ne pensi, Kurt?
Pensi che quello possa
funzionare meglio come copertina per il sito? O dovrebbero essere un
po’ più
rilassate?»
Kurt considerò entrambe le
ragazze, fissando i
loro completi ed il modo in cui stavano in piedi.
«Probabilmente un po’ più
rilassate. La bionda
dovrebbe anche appoggiare il mento sulla mano, sembra più couture»
«Fantastico. Mi hai letto
nel pensiero» rise
Isabelle, chiedendo altre idee al cameraman.
Mentre lei era assorbita
da quanto faceva, Kurt
tornò a studiare gli scatti di prova delle modelle e si chiese come
sarebbero
parse contro la nuova combinazione che stava programmando per il sito
web.
Una mezz’ora passò così e,
mentre Kurt sfogliava
le foto e sceglieva quelle che più gli piacevano, notò a malapena la
sua nuova
stagista, Shelly, che entrò nel magazzino di corsa; la sua figura
coperta di
neve ed il suo naso di un rosso brillante per via del freddo.
«Signor
Anderson-Hummel! Signor Anderson-Hummel?!»
Kurt alzò lo sguardo, come
fece il resto del
gruppo che lavorava intorno a lui.
Isabelle gli lanciò uno
sguardo confuso e Kurt si
alzò, due secondi lontano dal rimproverare la tirocinante per il suo
comportamento poco professionale in un’ambiente così importante.
Era a pochi metri da lei
quando notò lo sguardo
nei suoi occhi – paura – e il suo
cuore si fermò immediatamente.
Oddio,
qualcosa non andava con suo padre e lui aveva il cellulare spento.
Oddio.
«Signor Anderson-Hummel,
per favore non si
arrabbi. Sono venuta il prima possibile, e ho provato a telefonarle ma
lei non
mi ha risposto!»
«Che succede?» chiese Kurt
a bassa voce, la mano
gli cadde sul petto.
I suoni che lo
circondavano cambiarono e tutto
ciò che poteva sentire era il suo cuore battere mentre guardava la sua
stagista, con gli occhi pieni di lacrime, fissarlo con terrore.
«Che c’è, Shelly?»
«Signore, è
suo marito. È successo qualcosa»
Note della
traduttrice
Giusto per mettervi la
pulce nell’orecchio e farvi mangiare
le mani durante l’attesa del quindicesimo capitolo: una botta
improvvisa allo
stomaco, come una caduta, può provocare un aborto... così come il
trauma dell’impatto
*Traduttrice selvatica appare! Traduttrice selvatica fugge via!*
Ringrazio sentitamente chi
ha letto, seguito, ricordato e
preferito la storia. Un grazie speciale, però, va a chi ha speso due
minuti per
lasciare la propria opinione - e, a proposito, mi ha fatto davvero
piacere
trovare altre voci oltre ai miei soliti affezionatissimi ed
instancabili
lettori :)
Siete invitatissimi a
lasciarmi una recensione e dirmi cosa
ne pensate di questo capitolo che, spero, abbiate apprezzato.
A presto!
Killing Loneliness
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Capitolo 15 *** Chapter 15 ***
Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il quindicesimo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When
We’re Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama;
Hurt; Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi
personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei
fanfictions!
Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul
personaggio
di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se
vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione
a
cura di Killing
Loneliness.
When We’re Older
Capitolo 15.
«Finn!
Respira?
Ti
prego, dimmi che respira!»
Rachel
stava singhiozzando, con una
mano teneva il cellulare di suo marito all’orecchio e l’altra era
premuta sul
petto, come se lei stessa faticasse ad ingabbiare l’aria.
Finn era
seduto sul pavimento, la
testa appoggiata sul torace di Blaine, intento ad ascoltare il cognato
prendere
un lento e roco respiro.
Non
riusciva a tollerare l’idea di dare
un’occhiata alla testa di Blaine, al bernoccolo che si stava gonfiando
su un
lato, e non voleva nemmeno guardargli il braccio, che era sicuramente
dislocato
o rotto.
Si accertò,
invece, che Blaine stesse
almeno respirando – cosa che
stava facendo e di cui Finn era
davvero grato.
«Sta
respirando, Rach, ma è debole»
«Ha
s-sbattuto la testa. O mio Dio, ha
sbattuto la testa» Rachel cadde in ginocchio accanto al corpo prono di
Blaine e
posò la mano libera sul suo ventre «O mio Dio, il bambino. Oh, no, no,
no, no,
no»
Finn fissò
il palmo della moglie
contro lo stomaco gonfio di Blaine e deglutì pesantemente, sfiorando
l’attaccatura dei capelli dell’uomo con la mano, laddove un brutto
bernoccolo
si era formato.
«Blaine?
Blaine, riesci a sentirmi? Se
mi senti, apri gli occhi o che altro o stringi la mano di Rachel. Per
favore.
Andiamo, amico»
Guardò il
braccio di Blaine e sibilò appena
notò come era disteso sul pavimento –
visto il modo in cui era stramazzato al
suolo, Blaine aveva colpito il lato destro piuttosto duramente e
l’impatto
della caduta aveva coinvolto perlopiù la spalla e parte della testa:
aveva
probabilmente una commozione cerebrale e un braccio possibilmente rotto
e, forse,
quello non era nemmeno il peggio, nonostante Finn sperasse e pregasse
che tutto
quello che stava accadendo non fosse vero.
Più che
altro, si augurava che il bambino
non avesse risentito della caduta e che stesse bene, perché non sapeva
come
Blaine l’avrebbe gestita se l’avesse perso... non dopo aver visto come
era
eccitato per la gravidanza.
Asciugandosi
qualche lacrima che non
si era accorto di star versando, Finn guardò Rachel e la vide comporre
dei
numeri sul cellulare con frenesia.
«L’ospedale
– »
«L’ambulanza
sta arrivando. Sono
ancora in linea con loro ma non riesco a mettermi in contatto con Kurt.
Non
risponde, Finn! Non risponde!»
«Dammi il
tuo telefono» disse Finn,
afferrando l’apparecchio dalle mani della moglie prima che anche lui
cominciasse
a telefonare Kurt ancora ed ancora.
Per diversi
minuti lo chiamò sul cellulare
e sul telefono di lavoro, ma non riuscì ad avere risposta su nessuno
dei due, e
stava per ritentare quando Rachel, che non aveva notato lasciare il suo
fianco,
arrivò con due paramedici.
Questi si
inginocchiarono rapidamente accanto
a Blaine, sul pavimento, e cominciarono a controllare i suoi segni
vitali.
Finn si
alzò e prese la moglie in
lacrime tra le braccia, zittendo i suoi singhiozzi mentre guardava,
impotente,
i paramedici fare quel che potevano per aiutare suo cognato.
Appena
legarono Blaine sulla barella
con le cinghie, Finn lasciò andare Rachel ed afferrò i loro cellulari,
spingendo
la donna fuori dalla porta cosicché lei potesse andare con Blaine
mentre lui si
assicurava che tutto in cucina fosse spento prima di seguirla in taxi.
Durante la
corsa verso l’ospedale, il
ragazzo fece del suo meglio per rintracciare Kurt sia dal proprio
cellulare che
da quello di Rachel e, quando non riuscì ad ottenere risposta a nessuno
dei
due, usò il telefono di Blaine per una chiamata d’emergenza all’ufficio
principale
di Vogue, ringraziando Dio che qualcuno avesse risposto e che avesse
preso il
suo messaggio per poi passarlo alla stagista di Kurt.
Dopo che fu
tutto detto e fatto,
telefonò ai loro famigliari: Burt e Carole e Cooper.
Aveva
appena riattaccato dopo aver
parlato con un agitatissimo Cooper quando arrivò all’ospedale.
Gettò il
denaro al tassista prima di
correre dentro la struttura, raggiungendo il bancone della reception
per vedere
se riusciva trovare Blaine o Rachel.
Una donna
anziana era davanti a lui,
intenta a chiedere delle sorti del proprio marito, e Finn incrociò le
braccia
sul petto –
il cuore gli batteva veloce come un ghepardo mentre si interrogava sul
benessere
di Blaine e della sua nipotina o nipotino.
Chiudendo
gli occhi, pregò che tutto
andasse bene.
Non voleva
che niente accadesse al
bambino che Blaine aspettava, non dopo averlo appena scoperto ed aver
appena
avuto il tempo di eccitarsi all’idea.
Era così
pronto per essere uno zio,
così pronto di avere qualcuno nella sua vita da viziare, e se fosse
capitato
qualcosa che gli avrebbe portato via tutto quanto... beh, non sapeva
cosa
avrebbe fatto.
Era
terrorizzato.
«Per favore, fa che vada tutto bene»
****
Kurt
si catapultò praticamente fuori dal taxi, precipitandosi all’interno
dell’ospedale più in fretta che poteva, quasi investendo una manciata
di persone
durante la corsa.
All’ingresso
principale si guardò intorno, i suoi occhi scrutarono ogni persona che
potevano
individuare, prima di vedere lui: Finn,
là in piedi, appoggiato contro un distributore automatico con le
palpebre
abbassate.
Sembrava
fosse invecchiato di diversi anni nel giro di poche ore.
«Finn!
Finn, dov’è lui?»
«O
mio Dio, dove sei stato?» sibilò Finn, afferrandolo per il bicipite con
una
mano per trascinarlo verso una fila di ascensori.
Le
porte di quello centrale si aprirono e Finn tirò Kurt all’interno – i
suoi occhi
pesantemente cerchiati fissi sul fratello, tristezza e stanchezza
scritte su
tutto il suo volto.
«Rachel
ed io abbiamo provato a chiamarti per un’eternità e tu non hai mai
risposto»
«Il
m-mio cellulare era spento» sussurrò Kurt.
Il
suo sguardo era fisso sulle porte chiuse dell’ascensore e più la cabina
si
muoveva, più si sentiva come se stesse per vomitare.
La
mano di Finn rimase stretta intorno al suo braccio, ancorandolo lì al
suo
posto, e quando Kurt fu finalmente capace di distogliere gli occhi
dalle ante
trovò suo fratello intento a fissarlo.
«Abbiamo
chiamato per più di un’ora, Kurt. Un’ora.
E non siamo stati in grado di metterci in contatto con te. Rachel è
lassù e sta
uscendo di testa perché non riesce a sapere niente e tu non hai
risposto al
telefono – »
«Smettila,
Finn!» urlò Kurt mentre strattonava indietro il proprio arto superiore
e si
premeva contro la parete, le braccia strette intorno alla propria vita
«So
cos’è successo, okay? Ho spento il mio cellulare e qualcosa è successo
a Blaine
e nessuno è riuscito a farmelo sapere! L’ho capito
e mi sento di merda in questo momento, okay? Quindi non osare iniziare
a
perdere il controllo con me!»
Lo
sguardo di Finn si ammorbidì.
«Fratello,
mi dispiace. È solo che io… sono scosso da tutto questo. Vedere Blaine
in quel
modo e... non essere capace di rintracciarti… è solo che... le cose
sono
precipitate veramente in fretta e non ho intenzione di prendermela con
te, è
solo che... sono spaventato»
L’ascensore
suonò impercettibilmente e le porte si aprirono.
Kurt
lanciò al fratello uno sguardo triste prima di uscire dalla cabina come
una
furia e raggiungere la reception del reparto senza degnare di una
seconda
occhiata l’uomo che lo seguiva.
Appena
si fermò davanti al bancone, un’infermiera dal viso gentile puntò gli
occhi su
di lui e sorrise.
«Posso
esserle d’aiuto?»
«Mi
chiamo Kurt Anderson-Hummel. Io... mio marito, Blaine, è stato portato
qui
circa un’ora fa. Vorrei vederlo, per favore»
La
donna annuì e controllò la cartella dei pazienti, il suo dito scorreva
sulla
lista mentre cercava il nome di Blaine.
Alle
spalle di Kurt, Rachel arrivò di corsa e gli afferrò la mano,
sorridendo mestamente
appena lui incontrò i suoi occhi.
«Ah!
Blaine Anderson-Hummel, giusto?» chiese l’infermiera.
Quando
lui assentì, lei gli diede un pass per visitatori e chiamò qualcuno al
cercapersone dalla scrivania.
Prima
che Kurt avesse la possibilità di correre alla stanza di Blaine, un
uomo alto
con degli occhiali dalla montatura rotonda entrò nel suo campo visivo.
«Lei
deve essere il marito di Blaine, giusto? Salve, sono il dottor Marten,
colui
che è attualmente incaricato di prendersi cura di suo marito, o almeno
fino a
quando il suo medico curante potrà occuparsi di lui in prima persona.
Mi segua,
per favore»
I
due uomini camminarono per il corridoio, il medico intento a leggere
per sommi
capi gli appunti segnati sulla cartella che teneva tra le mani.
Si
fermò fuori da una stanza e guardò Kurt, rivolgendogli un sorriso
gentile.
«Suo
marito è stato ricoverato questa sera con una febbre atipicamente alta
ed un
aumento della pressione sanguigna. Stando a quanto ha detto sua
cognata, Blaine
è svenuto e ha sbattuto la testa ed il braccio sul pavimento della
cucina.
Fortunatamente, vista l’angolazione della caduta, non è stato fatto
troppo
danno al suo stomaco – »
«Il
bambino?»
«Ora
come ora, il bambino sembra stare bene. Abbiamo collegato Blaine ad un
monitor
e le pulsazioni del feto sono un po’ basse, ma stiamo tenendo d’occhio
i suoi
progressi. Dunque – »
«Aspetti,
suoi? Intende dire Blaine o – »
«Suo
figlio, signor Anderson-Hummel... oh, io – »
La
mano di Kurt cadde sul cuore mentre respirava lentamente.
Un figlio.
Stavano
per avere un maschietto e non lui non lo sapeva nemmeno.
D’altronde,
non era nemmeno sicuro che Blaine lo sapesse dal momento che avevano
mancato il
loro ultimo appuntamento, ma...
“O mio dio”
«Aspettiamo
un maschio?»
«Sì.
Le porgo le mie scuse, signore, pensavo lo sapesse. Spero di non aver
rovinato
nessuna sorpresa»
«No.
No, non l’ha fatto. È solo che... io... come sta Blaine? Sta bene?»
Il
dottore guardò di nuovo la cartella e scosse lentamente la testa.
«Suo
marito avrà bisogno di moltissimo riposo nelle prossime settimane.
Secondo i
documenti che l’ambulatorio della sua ginecologa ci ha mandato per fax,
Blaine ha
saltato un paio di importanti iniezioni ormonali sostitutivi per la
gravidanza,
e la mancanza di questi ormoni vitali
all’interno del suo organismo l’hanno portato a soffrire di qualche
piccolo
imprevisto»
«Ovvero?»
«Se
suo marito non fosse svenuto a causa della pressione sanguigna ed
avesse
continuato ad andare avanti senza le sue iniezioni di ormoni per
qualche altro
giorno, avrebbe potuto perdere il bambino. Ora, non voglio spaventarla,
ma devo
altresì sottolineare che c’è l’eventualità che il malessere possa
provocare un
aborto per via del trauma della caduta. Dall’ecografia che abbiamo
fatto quando
Blaine è stato inizialmente portato da noi, il bambino sta bene e la
placenta
non si è staccata o ammaccata con la caduta, ma dipende tutto dal corpo
di
Blaine riprendersi e non rifiutare la gravidanza. Capisce, signor
Anderson-Hummel?»
Kurt
fissò la porta, avvertendo un nodo alla gola stringersi mentre si
grattava il
pomo d’Adamo.
«Quindi
potrebbe ancora perdere il bambino?»
“No, no,
no, no, no. Di tutto quello
che può succedere...”
«È
una possibilità. Speriamo di essere in grado di dargli gli ormoni
abbastanza in
fretta da invertire il processo ma, vista la febbre da cui Blaine è
tuttora
affetto, è solo questione di tempo prima di poter dire cosa succederà.
Ho
grandi speranze per la sopravvivenza del feto ma a volte la natura
cambia il
suo corso. Per il momento, Blaine sta riposando e se la sta cavando
bene. Gli
abbiamo dato le sue iniezioni d’ormoni per ordine del suo ostetrico e
abbiamo
sistemato il suo braccio – »
«Cosa?»
«Quando
è caduto, è atterrato sul lato destro e si è dislocato la spalla. Siamo
stati
in grado di rimettergliela in sede e stiamo monitorando la pressione e
la
febbre. Finora, la febbre è calata leggermente ma la pressione rimane
un po’
alta, quindi vogliamo di tenerla d’occhio. Inoltre, suo marito ha un
bernoccolo
sulla testa dovuto alla caduta e abbiamo concluso che potrebbe avere
una lieve
commozione cerebrale. Non è qualcosa di cui preoccuparsi eccessivamente
ma non
è comunque da ignorare. Abbiamo intenzione di tenere Blaine sotto
sorveglianza
per i prossimi giorni, giusto per stare sul sicuro, e la sua ostetrica
sarà qui
domattina per controllare le condizioni del bambino»
«P-posso
vederlo ora?» chiese Kurt, lo stomaco
ancora sottosopra e sopraffatto da un senso di nausea per via di quello
che gli
era appena stato detto.
Il
medico annuì ed aprì la porta della piccola stanza, permettendo a Kurt
di
entrare prima di seguirlo per rimpiazzare la cartella ai piedi del
letto.
Dentro
la camera, macchinari ronzavano e suonavano con il loro tipico bip – i
rumori provocarono
a Kurt un brivido che gli percorse la spina dorsale.
Si
guardò intorno prima di posare lo sguardo sul letto su cui Blaine
giaceva, nel
bel mezzo della stanza.
Il
braccio destro di suo marito era fasciato e, proprio sopra l’occhio,
c’era un
bernoccolo dalle dimensioni di un uovo d’oca.
Macchine
e fili erano collegati tutt’intorno a lui, venivano dalle braccia e
dallo
stomaco; due monitor per il controllo cardiaco erano in funzione, uno
per
Blaine ed uno per il bambino – il loro figlioletto,
precisò la mente di Kurt – e, quando guardò il rigonfiamento
all’altezza del
ventre delle coperte che coprivano suo marito, Kurt sentì un immenso
senso di
colpa bruciargli la pelle, le fiamme leccavano la sua carne mentre
fissava il
marito privo di sensi.
«O
mio Dio, Blaine – » esalò.
Il
medico dietro di lui disse qualcosa sul concedergli un po’ di tempo da
solo e si
allontanò dalla stanza, lasciando Kurt con l’uomo che aveva ovviamente
ferito
in maniera terribile.
Dopo
un’occhiata più attenta, Kurt poté vedere quanto Blaine sembrasse
fragile –
come la sua pelle fosse pallida, come ci fossero le occhiaie sotto i
suoi occhi
e come apparisse malato.
L’uomo
era sembrato spento per giorni e non
una volta Kurt si era fermato per controllare come stesse e dov’era,
ora? In
ospedale, incredibilmente malato e ferito, e c’era la leggera
possibilità che
potesse perdere il bambino.
Loro figlio.
Kurt
sedette su una sedia accanto al letto e prese con gentilezza la mano,
sotto
terapia endovenosa, di Blaine nella sua.
Fissò
i tubi fermati con del nastro che uscivano dalla mano di suo marito e
quando
notò il sangue che doveva essere scivolato fuori dalle vene mentre
infilavano
l’ago in lui, cominciò a piangere.
Non
si era mai sentito più disgustato di sé stesso in tutta la sua vita che
in
quell’esatto momento.
****
Cooper
non riusciva a respirare.
Il
minuto in cui il suo cellulare era squillato ed aveva scoperto che il
suo
fratellino era in ospedale, aveva preparato una borsa ed era saltato su
un
aereo per andare da lui.
Ed
ora era là, in piedi nella sala d’attesa assieme al fratello di Kurt e
a sua
cognata, tutti e tre in attesa di sentire da Kurt cosa c’era che non
andava in
Blaine.
Stando
a quanto diceva Finn, Kurt era sparito dietro le porte principali ore
prima e non
era mai tornato – e, a tutti loro, la cosa non piaceva.
Dopo
aver saputo che Blaine si era fatto male, nella mente di Cooper non
c’era stato
alcun dubbio che suo cognato avesse qualcosa a che fare con la vicenda,
e quando
Finn l’aveva chiamato e gli aveva detto che Blaine era svenuto nella
loro
cucina e che non riuscivano a mettersi in contatto con Kurt, Cooper
aveva
desiderato di avere il potere di teletrasportarsi a Vogue ed uccidere
il marito
di suo fratello.
C’era
stata molta riluttanza nel lasciare Blaine da solo con quell’uomo dopo
quello
che era successo mesi prima, nonostante Natale fosse sembrato essere un
punto
di svolta per Kurt, ma Cooper non era stupido – o accecato dall’amore
come era
il suo fratellino – e sapeva che Kurt l’avrebbe ferito di nuovo.
Comunque
non aveva mai immaginato che avrebbe
portato Blaine ad un ricovero in ospedale
ed a mettere a rischio la vita del suo futuro nipotino o
nipotina.
«Odio
Kurt Hummel da morire» sibilò tra i denti Cooper mentre usciva per
darsi una
calmata e, per una volta, non gliene fregò un cazzo che qualcuno –
appartenente
alla famiglia di Kurt o meno – lo sentisse.
****
«Come
sta?»
Kurt
osservò il gruppo di persone che si era radunato intorno a lui ed
incrociò le
braccia sul petto.
Finn
e Rachel lo guardavano con aria stanca e Cooper sembrava semplicemente
incazzato, gli occhi blu ardevano come impazziti mentre trafiggeva Kurt
con lo
sguardo.
Erano
passate quasi cinque ore da quando Blaine era stato ricoverato in
ospedale e
tutta la banda era ancora lì, con l’aggiunta del fratello maggiore di
Blaine –
tutti loro volevano sapere le novità sulle attuali condizioni sue e del
bambino.
Sospirando,
Kurt si passò una mano sul viso e lo riferì loro.
«Sta
riposando. S-si è dislocato una spalla e, in questo momento, stanno
monitorando
il bambino per essere sicuri che lui stia bene»
«Lui?»
chiese Cooper, i cui occhi furiosi si addolcirono immediatamente e si
fecero
lucidi.
Kurt
annuì.
«Aspettiamo
un maschio» sussurrò prima che Rachel lo tirasse tra le proprie
braccia,
sorridendo ampiamente.
Quando
Kurt si tirò indietro, incontrò di nuovo lo sguardo di Cooper e si
accigliò.
«Il
dottore ha detto che Blaine dovrà stare qui per qualche giorno. Ha
saltato le
ultime iniezioni d’ormoni, cosa che in sostanza ha portato il suo corpo
a
smettere di funzionare, quindi ha bisogno di riposare. Gli hanno fatto
le
iniezioni ed ora possiamo solo aspettare»
«E
il bambino?»
«La
dottoressa Banes arriverà domattina e valuterà tutto quanto. Il dottor
Marten
ha detto che la caduta di Blaine sarebbe stata molto più pericolosa se
non avesse
favorito il lato destro però, al momento, il bambino sta bene. Il
battito è un
po’ debole ma lo stanno tenendo sotto controllo. Pensano che starà bene»
«Grazie
a Dio»
Finn
e Rachel sembrarono prendere bene la notizia, stringendo l’uno la mano
dell’altro ed allontanandosi per un momento per avere un po’ di tempo
da soli.
Quando
furono fuori portata d’orecchio, Cooper si chinò verso il cognato e
parlò con
voce bassa e pericolosa.
«Non
so cosa sia successo tra voi, Kurt, ma hai un’espressione dannatamente
colpevole in questo momento, e se Blaine si sveglia e mi dice che è
colpa tua,
non ci andrò leggero. Mi hai capito?»
Kurt
guardò l’uomo, la sua faccia era stanca e priva d’emozioni.
«Starà
bene, Cooper» disse, liberandosi di lui con un’alzata di spalle mentre
si
voltava e percorreva di nuovo il corridoio, diretto al reparto in cui
si
trovava Blaine.
Appena
fu fuori dalla vista di Cooper, l’uomo più vecchio borbottò qualche
imprecazione e si lasciò cadere su una sedia con la testa tra le mani,
mentre
cercava di calmare il cuore che batteva all’impazzata, prima di fare
qualcosa
di stupido.
****
Mercedes si
sedette sul divano e prese
la ciotola di popcorn al caramello dalle mani di Kurt.
«Scusa se
ci ho messo tanto ma mia
madre voleva parlarmi di una cosa»
«Non ti ho
messa nei guai, vero?»
chiese Kurt con esitazione, abbassando la testa cosicché la sua
frangetta gli
coprisse gli occhi.
Mercedes
roteò gli occhi e rise, dando
un colpetto alla mano del suo migliore amico.
«No, non
parlavamo di te, Kurt. Mi
stava solo chiedendo se i pettegolezzi su Quinn Fabray fossero veri.
Tutto qui»
«Conosce
Quinn?»
La ragazza
sospirò, cambiando
posizione per permettersi di sprofondare nei cuscini morbidi del sofà.
Una volta
che fu abbastanza comoda,
distese le gambe e le appoggiò su quelle di Kurt.
«Sa
perlopiù quello che io le ho
raccontato, e qualcosina saputo dagli altri ragazzi del Glee. Credo
abbia
sentito Santana e Brittany parlarne quando era venuta a prendermi per
il mio
appuntamento oculistico l’altro giorno, e voleva sapere se Quinn è
davvero
incinta o no»
«E tu
gliel’hai detto?»
«Certo che
sì! Poi mi ha chiesto di
noi e ho riso di lei – »
Kurt
impallidì istantaneamente.
«Non le hai
detto che sono – »
«No, ma
penso che lo sappia. Senza
offesa» aggiunse in fretta Mercedes, strofinando un ginocchio di Kurt
con il
piede coperto dalla calza «Ma mi ha appena detto di proteggermi e che
se avrò
mai qualsiasi domanda sul sesso, di andare da lei e parlargliene. Mi ha
anche
detto di preservarmi fino al matrimonio però io ci avevo già pensato,
così – »
Questa
volta fu Kurt a roteare gli
occhi prima di rubarle la ciotola di popcorn, ficcandosene una manciata
in
bocca.
«Sa che
Quinn vive con Puck, ora?»
«Gliel’ho
menzionato. Voglio dire, è
stata buttata fuori casa dai suoi genitori e sta vivendo coi Puckerman!
Non
riesco nemmeno ad immaginare i miei genitori cacciarmi via in quel modo
ma,
d’altronde, non riesco nemmeno immaginare di essere un’adolescente
incinta»
Kurt rise,
anche se sembrava
maleducato farlo considerata la difficile situazione di Quinn, ma
quando pensò
a sé stesso essere un teenager in dolce attesa, gli venne semplicemente
da
ridacchiare.
Accanto a
lui, Mercedes calciò la sua
coscia con il proprio piede, la bocca stretta in modo da trattenere un
risolino.
«Stai
zitto, Kurt Hummel. Scommetto
che Quinn sta passando un momento difficile. Non posso nemmeno
concepire di
essere nei suoi panni e di avere tutto quello stress pesarmi addosso.
Non può
far bene al bambino»
«Non pensi
mai che si è messa da sola
in questo pasticcio? È stata lei quella che ha tradito Finn Hudson con,
tra
tutte le persone, il più grande giovane delinquente ad aver mai
graziato Lima,
Ohio... ed ora è incinta e senza casa. Non posso fare a meno di vederci
una
sorta di karma»
«Sai che
non perdono il tradimento e
sai come la penso su Noah Puckerman» disse amaramente Mercedes,
ricordando la
sfortunata scappatella che avevano avuto pochi giorni prima «Ma Quinn è
una
brava ragazza e non riesco ad immaginare di mettermi nei suoi panni in
questo
momento»
«E come fai
a sapere che è una brava
ragazza? Voi due non parlate»
«Abbiamo
parlato un sacco e questo è
quanto, okay? Mi dispiace semplicemente per lei. La gravidanza deve
essere
difficile e dover affrontare tutto quel dramma per la paternità del
bambino ed
esser cacciata da casa, senza dimenticare la caduta in disgrazia che ha
vissuto
a scuola con Sue e tutti gli altri... sai, mi preoccupo un po’ per lei»
Kurt annuì
pensieroso, intrecciando le
mani sullo stomaco mentre si stravaccava sul divano.
«A volte ti
angosci troppo, Cedes»
«Forse è
vero, ma le donne gravide ed
i loro bambini non ancora nati non meritano così tanto stress, posso
dirti
questo. Quando avrò dei figli in futuro, dopo aver registrato qualche
disco di
platino ed aver vinto qualche Grammy, ovviamente – » lei
sorrise, illuminandosi quando Kurt concordò con lei «Spero di avere una
gravidanza facile. Mia cucina Erica ha perso un bambino non molto tempo
dopo
essere stata licenziata ed è stata dura. È difficile essere stressati
e, al
tempo stesso, provare a stare in salute. Puoi immaginare cercare di
rimanere abbastanza
in forze sia per te stesso che per il bambino?»
«Non
proprio. Io non posso avere
figli. Sono un ragazzo, ricordi?»
«Kurt!»
«Okay, sì,
sì, vabbè. Immagino di
poter capire di cosa tu stia parlando»
«Bene. Sono
contenta. Un giorno, quando
tu e qualsiasi uomo fortunato sposerai finirete per avere un surrogato
che
metta al mondo il vostro bambino, ti ricorderai di questa conversazione
e
ricorderai di come hai riso di Quinn Fabray e ti sentirai in colpa
perché
vorrai che la madre biologica di tuo figlio sia completamente in salute
per il
bene del piccolo»
Kurt sbuffò.
«Okay,
okay. Smetterò di scherzarci
sopra. Dio, Cedes. Mangia altri popcorn al caramello prima che tu
finisca per
strapparmi la testa con un morso!»
Accanto a
lui, Mercedes ridacchiò e
prese la ciotola.
«Era tanto
per dire... penso di aver
finito di parlare di bambini e di Quinn Fabray, però. Vuoi guardare un
film?»
«Niente con
i bambini!» disse Kurt,
soffocando la risata quando Mercedes gli tirò un cuscino in faccia
«Scusa!
L’opportunità si è presentata da sola ed io l’ho colta!»
«A volte
sei così insopportabile, Kurt
Hummel» lo prese in giro Mercedes mentre si alzava ed andava a
scegliere un
film.
Kurt si
stiracchiò sul divano ed, una volta che
Mercedes su assorbita dalla selezione
del dvd, andò in estasi al pensiero di avere, un giorno, un marito con
cui passare
tutto il resto della sua vita, qualcuno con cui parlare della
possibilità di
avere dei bambini o con cui prendere un gatto o un cane.
E più tardi
quella notte, dopo che i
titoli di coda di Pretty In Pink
scorsero sullo schermo e Mercedes era morta
di sonno sul suo lato del divano, Kurt si permise di sognare di avere
magari un
futuro – matrimonio, bambini,
l’intera enchilada – con qualcuno che
assomigliava in maniera inquietante a Finn Hudson.
****
Kurt
fece scorrere la mano lungo il braccio rigido di Blaine, le sue dita
correvano
lentamente sull’estensione delle vene bluastre-verdastre che si
notavano
attraverso la pelle pallida.
Aveva
rinunciato a dormire ore fa, essendo stato svegliato di colpo da una
sorta di
sogno sotto forma di flashback che l’aveva riportato a quando era un
giovane,
ingenuo adolescente che ridacchiava dei spiacevoli errori di Quinn
Fabray con
la sua vecchia migliore amica Mercedes.
Erano
passati anni – più di un decennio –
da quella conversazione e sia lui che Mercedes erano sposati da tempo,
lei con
Sam e lui con Blaine, e Cedes aveva avuto un figlio tutto suo, una
bambina
chiamata Whitney – ovviamente in onore del suo idolo –, ma le parole
che si
erano scambiati tanti anni prima lo perseguitavano ancora.
Soprattutto
in quel momento.
Guardando
Blaine, vedendo come suo marito sembrasse malato steso là in un letto
troppo
grande per la sua piccola figura, vedendo i tubi ed i fili attaccati a
lui per
essere sicuri che Blaine ed il suo bambino non ancora nato stessero
bene... era
un boccone amaro da digerire.
Kurt
aveva trascorso le ultime ore incollato al fianco di suo marito, il
cuore che
doleva per quello che aveva fatto.
Solo
il giorno prima aveva oltrepassato Blaine mentre questi, chiuso in
bagno, era
scosso dai conati di vomito e piangeva a dirotto, e non una volta si
era
fermato per vedere se stava bene.
Ed
ora sedeva lì, su una scomoda sedia accanto ad un letto da cui si
elevavano bip
e ronzii di macchinari che erano stati sistemati per dirgli se suo
marito ed il
figlio non ancora nato stessero bene.
Se,
addirittura, fossero ancora vivi.
Anni
fa – diavolo, forse persino ieri! – avrebbe considerato le lesioni di
Blaine
come niente di serio ma, mentre sedeva in quella sedia scomoda e
stringeva la
mano troppo calda di suo marito nella propria, si sentiva
incredibilmente colpevole.
La
pressione sanguigna di Blaine si era alzata, condizione probabilmente
indotta
dallo stress, e stava male perché aveva cancellato un appuntamento
importate
che Kurt era stato abbastanza stupido da ignorare.
Non
era che Kurt se ne fosse dimenticato, quel giorno.
Non l’aveva
fatto.
Aveva
guardato l’orologio per tutta la giornata, guardato come l’ora a cui
aveva
promesso a Blaine di essere all’appartamento passava e, anche dopo
essere
uscito dal lavoro, non aveva fatto altro che pensare all’appuntamento
di
Blaine.
Quando
era uscito con Chase e qualche altro dipendente di Vogue per un paio di
cocktails, la sua mente era rimasta su suo marito e su cosa stava
facendo in
quel momento.
Anche
dopo che Kurt era incespicato nell’appartamento, leggermente alticcio
ed
esausto...
Anche
dopo aver visto Blaine fissarlo, cullando lo stomaco e con
un’espressione
chiaramente ferita...
Anche
dopo tutto ciò, Kurt aveva mentito spudoratamente ed era finito per
dirgli cose
tremende e terribili, anche se era
stato lui
a rovinare tutto.
Tirando
su col naso, Kurt si asciugò qualche lacrima con il dorso della mano ed
appoggiò la testa sul letto, vicino alla coscia coperta del suo
compagno.
Si
rannicchiò più vicino che poteva alla mano di suo marito e baciò la
punta delle
sue dita, respirando il profumo della sua crema per mani e l’insolito
odore di
antisettico ospedaliero.
Sopra
di lui, il respiro dell’uomo incespicava dentro e fuori dal suo petto,
roco e
debole, e ad ogni sua esalazione le macchine che aveva intorno
continuavano a
funzionare.
Le
lacrime fuoriuscirono dagli occhi di Kurt mentre lui li chiudeva e
sussurrava
le proprie scuse contro le dita callose di Blaine.
Poteva solo sperare che
suo marito lo
sentisse e che potesse, un giorno, perdonarlo.
Note
della traduttrice
Cooper è tornato
con istinti omicidi più forti che mai e Kurt ha scoperto che il bambino
che Blaine
aspetta è un maschietto... chissà come
la prenderà Blaine quando, una volta che si sarà svegliato, glielo
diranno.
Magari
questo potrebbe essere un nuovo punto di svolta per la loro famigliola.
O forse no.
Come sempre,
ringrazio sentitamente i miei adorati ed instancabili recensori ed
anche le
ultime voci che si sono aggiunte al coro - davvero, è un’emozione unica
trovare
nuovi nomi ed opinioni nelle recensioni che lasciate *-*
A presto!
Killing
Loneliness.
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Capitolo 16 *** capitolo 16 ***
"Buongiorno!"
Kurt si mise a sedere, passandosi una mano sul collo dolorante, mentre sbatteva le palpebre assonnato verso la donna ai piedi del letto di Blaine.
L’infermiera, vestita di rosa, stava scarabocchiando alcune note sulla cartellina che stringeva in mano per poi farla cadere nell’apposita fessura ai piedi del letto prima di voltarsi verso Kurt per sorridergli dolcemente.
“Vuole che le faccia portare una sedia reclinabile? Non so perché non lo hanno fatto ieri, sanno che in questa stanza c’è un paziente a lungo termine e hanno comunque lasciato una vecchia e normale sedia qui… mi dispiace per questo” farneticò la giovane donna, fermando il suo sproloquio per fissare il monitor del cuore del bambino prima di riportare lo sguardo su Kurt, “ ero venuta a controllare i parametri vitali del sig. Anderson-Hummel di questa mattina e vedere se era sveglio per fare colazione.
Ovviamente si sta ancora rimettendo ed ha bisogno di tutto il riposo possibile visto la notte che ha avuto, ma… vuole che ordini qualcosa per lei? Stavo per ordinare qualcosa per lui, ma visto che sta ancora dormendo… vuole…”
“Non ho fame” disse a bassa voce Kurt, fissando suo marito e le sue labbra che sembravano così dolorosamente secche, ora molto evidenti grazie alla luce del sole.
L’infermiera notò il modo in cui Kurt stringesse gli occhi alla luce del sole così chiuse le tende oscurando la stanza in modo considerevole.
Dopo un’altra occhiata veloce ai parametri vitali di Blaine, la donna salutò Kurt silenziosamente non prima però di avergli passato il menù della caffetteria dell’ospedale.
Kurt lanciò uno sguardo sbrigativo al menù e lo poggiò sul comodino, cullando la mano attaccata alla flebo di Blaine una volta che l’infermiera ebbe lasciato la stanza.
Quando rimasero solo loro due di nuovo, Kurt baciò la pelle coperta dal cerotto sulla mano di Blaine ed appoggiò la testa sul bordo del letto, chiudendo riluttante gli occhi mentre continuava nel suo dormiveglia.
Dolore
Blaine gemette a bassa voce, cercando il più possibile di muovere il suo corpo in una posizione migliore di quella che aveva, quando si accorse che, in verità, non riusciva a muoversi bene come faceva di solito.
Facendo una smorfia, cercò di voltarsi su un fianco sibilando quando sentì una fitta lancinante alla spalla.
“Ungh oww” piagnucolò, sentendo le lacrime formarsi dietro i suoi occhi chiusi mentre ritornava a stendersi.
Accanto a lui , qualcuno borbottò qualcosa e Blaine individuò immediatamente di chi fosse quella voce: Kurt.
Era passato così tanto da quando aveva sentito l’ultima volta la voce di suo marito, così tanto da quando Kurt gli era stato così vicino, ed immediatamente aprì gli occhi stanchi , sbattendo le palpebre per la luce che colpì i suoi occhi e subito gli salì la nausea.
“Kurt…” gemette, inclinando la testa verso suo marito, che era appoggiato al letto, addormentato.
Kurt non si mosse, il naso si arricciò nel sonno e Blaine lottò contro la voglia di gridare per la sensazione di oppressione che sentiva crescergli in petto.
“Kurt… ti prego…” lo supplicò Blaine, chiudendo gli occhi cercando di fermare tutto dal continuare a girargli intorno.
Mosse le dita della mano sinistra ed allungò una mano per premerla contro lo stomaco dolorante, lamentandosi quando l’improvviso movimento gli causò un forte bruciore dovuto alla pelle strappata della sua mano.
Niente sembrava giusto, qualcosa di umido scorreva dalla sue dita, riusciva a sentire odore di antisettico e l’odore metallico del sangue, e tutta la parte inferiore del suo corpo, soprattutto i fianchi, gli dolevano terribilmente.
Soffocando un gemito, Blaine si toccò la pancia e sbatté le palpebre ancora una volta, e la nausea aumentò sempre peggio a causa delle luci e ai vari colori che vorticavano davanti a lui.
“Puh…”
Tossì , arcuando leggermente la schiena mentre qualcosa di spesso in gola lo soffocava, e la cosa successiva che sentì fu un suono acuto accanto a lui.
La voce di Kurt si unì ai forti rumori e Blaine chiuse di nuovo gli occhi , semplicemente sperando e pregando che il dolore si placasse.
Fa male… fallo smette… ti prego fallo smettere…
“Sta avendo le convulsioni!” una voce gridò, mentre alcune infermiere irruppero nella stanza.
Kurt fu tirato via, allontanato dal marito tremante, impotente a fissare il corpo di Blaine che si dibatteva sul letto ed il sangue che usciva dalla sua mano, quella a cui aveva strappato accidentalmente l’ago della flebo.
Kurt era riuscito solo a svegliarsi e ad alzare la testa quando la porta si era aperta e l’infermiera in rosa di prima era entrata , chiedendo aiuto dopo aver visto le condizioni di Blaine.
Aveva avuto a malapena il tempo di capire cosa stesse succedendo quando venne spinto fuori , ma ora che era lì davanti alla porta, poté vedere il punto in cui Blaine aveva vomitato e dove il sangue aveva macchiato il suo braccio e la parte all’altezza dello stomaco della vestaglie e le coperte.
“Oh mio Dio…”
“Signore… per favore, venga con me” gli chiese un ragazzo, ovviamente uno specializzando, accompagnando gentilmente Kurt fuori dalla stanza, ancora in subbuglio.
“Mio marito…. Non posso…”
“È meglio se aspetta qui fuori, signore… lasci che i dottori controllino suo marito e quando tutto sarà okay può tornare di nuovo dentro”
Kurt portò la mano sulla bocca ed annuì, guardando lo specializzando sparire oltre la porta lasciandolo li solo all’ingresso.
Lacrime scorrevano sul suo viso, sporcandogli sulla camicia e quando Kurt abbassò lo sguardo , realizzò che il sangue di Blaine era anche sulla sua mano e sul polsino della sua camicia.
“Oh dio…” si sentì schiacciato dalle pareti e barcollò pesantemente, sbattendo le palpebre quando sentì il suo respiro bloccarsi.
Non riesco a respirare.
Non riesco a respirare.
Una infermiera gli fu subito accanto e lo fece sedere sul pavimento e con voce gentile cercò di calmare la sua ansia disperata mentre Kurt lottava per respirare.
Kurt alzò lo sguardo , gli occhi fissi in quelli della donna ed il suo cuore si fermò quando vide spesse ciglia e occhi luminosi color nocciola.
Così simili a quello di Blaine… Oh dio…
L’infermiera chiamò aiuto quando Kurt svenne contro la sua spalla.
“Kurt?”
“No, figliolo, sono Burt… come ti senti?”
Blaine voltò la testa verso quel calore che sentiva sulla guancia e quando aprì gli occhi fu sorpreso di vedere suo suocero accanto al suo letto, che lo guardava con gli occhi verdi pieni di preoccupazione.
L’uomo più grande gli sorrise sollevato quando Blaine alzò lo sguardo e con una soffice risatina , Burt gli accarezzò la guancia ispida.
“Riposati figliolo, hai avuto un paio di giorni davvero pesanti”
“Dove sono?” sussurrò Blaine, cercando di fare del suo meglio per osservare la stanza.
L’ultima cosa che ricordava bene era l’aver lasciato il lavoro ed essere andato a cena da Rachel… tutto il resto era buio completo.
Sbadigliando, tentò di portare la mano sulla bocca ma si bloccò quando un’altra mano coprì la sua.
“Non muoverti così velocemente, tesoro. Farai riuscire l’ago della flebo.”
Carole era li accanto a Burt, un sorriso triste sul viso e Blaine sbatté le palpebre, una scarica gli attraversò il corpo quando notò il semplice e noioso bianco che li circondava ed il modo in cui la stanza puzzava di disinfettante.
Era in ospedale.
“Carole?” piagnucolò, la voce macchiata dalla lacrime, mentre i suoi occhi stanchi vagavano per la stanza.
Una sensazione di paura gli fece accapponare la pelle dalla punta dei piedi fino alle orecchie e all’improvviso si sentì come un bambino: spaventato e solo.
“Il bambino? È…”
“Sta bene, Blaine… un po’ stanco per questi ultimi giorni , ma bene”.
“Gli ultimi giorni?”
Lottando per schiarire la sua menta annebbiata, Blaine chiuse gli occhi, succhiandosi il labbro inferiore ; l’ansia gli scorreva tra le vene come fuoco e all’improvviso Blaine era terrorizzato.
“Cos’è successo?” disse tra le lacrime , senza nemmeno preoccuparsi di fermare le lacrime che scorrevano dai suoi occhi chiusi.
Una mano dall’ odore dolce e calmante ( il confortevole odore di rose, notò) gli asciugò le guance bagnate e Blaine si spinse verso il palmo di Carole.
“Mamma…”
“Ti sei sentito male, tesoro… eri a casa di Rachel e Finn l’altra sera e ti sei sentito male, così ti hanno portato qui… la mattina dopo, hai avuto una crisi a causa della febbre e hai dormito quasi per tutta la giornata di ieri; il tuo corpo ne ha passate tante, Blaine… hai solo bisogno di riposare e tornerai alla normalità prima che te ne accorga”.
Non appena Carole finì di spiegargli cosa era successo, Blaine iniziò a singhiozzare ed , ignorando il dolore pulsante alla mano, poggiò le dita sulla pancia gonfia.
Accanto a lui, qualcuno tirò su col naso e Blaine era sicuro che anche loro stavano piangendo, ma non aveva la forza di aprire gli occhi e guardare.
Si sentiva come morto; si sentiva completamente svuotato, come se fosse diventato di piombo e come se muoversi fosse la cosa più faticosa da fare.
Più a lungo rimaneva steso in quel letto, più percepiva le cose che si muovevano intorno a lui.
Primo, c’erano cose attaccate a lui dovunque: sul suo petto, sulle sue braccia, sulla testa e soprattutto sulla pancia.
Le cose attorno a lui ronzavano e a volte grattavano , risuonavano dei beep appena percettibili mentre inspirava ed espirava, e non appena pensò maggiormente alle macchina a cui era attaccato, più diventava curioso e spaventato.
“Hai detto che il bambino sta bene?”
“Sta meglio… il tuo medico è venuto ieri per farti un controllo dopo quello che è successo e i suoi parametri vitali sono buoni… è un bimbetto forte, questo è sicuro.” Commentò Burt, e più parlava più il cervello assonnato di Blaine si focalizzò sull’uso del pronome “maschile” e sulla sua descrizione.
“È un maschietto?” chiese aprendo gli occhi bagnati di lacrime per guardare i suoi suoceri , per valutare le loro reazioni.
Quando vide entrambi sorridergli con dolcezza, crollò di nuovo, accarezzandosi il pancione con la mano livida attaccata alla flebo.
Carole appoggiò la mano sulla punta della sue dita e le strinse dolcemente, sorridendogli quando Blaine la fissò.
“Ci avete fatto prendere un bello spavento, ma starete entrambi bene… hai bisogno di riposare questo è scontato, ma al momento giusto, tu e quel dolcissimo piccolo bimbo potrete tornare a casa”
Blaine la fissò, , la sua mente si stava schiarendo lentamente mentre smetteva di piangere e quando Carole e Burt si scambiarono uno sguardo pieno di significati, Blaine chiuse gli occhi e cercò di ricordare gli eventi degli ultimi giorni.
Ricordò di essere andato a casa di Rachel ed un’orribile sensazione lo colpì, seguita da un vago ricordo di aver aperto gli occhi e di aver visto Kurt dormire accanto a lui prima che non sentisse altro che dolore e poi il nulla assoluto.
Aprendo gli occhi , fece vagare di nuovo lo sguardo per la stanza e si accigliò quando realizzò che lui, Burt e Carole erano gli unici in quella stanza.
“Dov’è…”
“Kurt è andato a casa… Ho detto a Finn di portarlo da lui a riposare perché si stava preoccupando troppo tanto da star male e non gli stava facendo bene stare qui… così Finn si sta occupando di lui fino a quando dormirà e poi lo riporterà qui dopo… Cooper è qui in questo momento, però, se vuoi vederlo.”
Blaine guardò la porta, terrorizzato al pensiero di suo fratello ( suo fratello che probabilmente gli avrebbe detto “ te l’avevo detto quando lo avrebbe visto) che entrando lo vedesse in quello stato.
Da qualche parte in ospedale era seduto un meditabondo Cooper Anderson e più Blaine ci pensava più si sentì deluso di se stesso.
“Posso vederlo?” chiese a bassa voce , cercando di muovere il braccio destro solo per notare di essere legato da una fasciatura blu.
“Oh…”
“Quando sei caduto, hai battuto la testa e ti sei slogato la spalla… non potrai muoverti per un po’, ma tornerà come nuova presto… non agitarti”.
Mordendosi il labbro, Blaine chiese di nuovo a Burt di poter vedere Cooper e, riluttanti, i due futuri nonni lo abbracciarono e baciarono prima di uscire a cercare il maggiore dei fratelli Anderson .
Erano usciti da soli due minuti ( Blaine li aveva contati) quando Cooper entrò nella stanza sorridendo tristemente verso il fratello costretto a letto.
Alla vista di Cooper e del suo ridicolo tentativo di sorridere , il suo labbro inferiore iniziò a tremare e poi , Blaine crollò , singhiozzando contro il petto del fratello maggiore, quando Cooper lo abbracciò cullandolo.
“Coop… “
“No… non piangere B… sono qui … sono qui…andrà tutto bene”.
Blaine tremava tra le braccia del fratello ; spostò una mano dalla sua pancia e , afferrando la camicia di Cooper, tirò l’uomo più grande ancora più vicino e pianse.
“Mi dispiace…io…”
“Non ti azzardare a scusarti per qualcosa, Blaine… niente di tutto questo è colpa tua… è sua… è tutta colpa sua”.
Accarezzando la schiena di Blaine con movimenti circolari, Cooper continuò a sussurrare tutto il suo disgusto nei confronti di Kurt trai capelli di Blaine.
Tutti quei commenti arrabbiati non servivano solo a consolare Blaine, ma anche ad impedirgli di lasciare l’ospedale per ammazzare suo cognato.
“Non è colpa tua… è sua… è sua…”
La prima cosa che notò Kurt quando si svegliò fu quanto facesse caldo.
Sbattendo le palpebre assonnate, Kurt fissò la piccola donna dalla pelle ambrata che sedeva accanto a lui sul letto, un libro aperto davanti, mentre canticchiava a bassa voce.
“Rachel?”
“Oh… sei sveglio! Finn! È sveglio!”
Una voce urlò qualcosa di confuso in risposta e Rachel sbuffò, ruotando gli occhi per poi scomparire dalla camera per un momento.
La sua voce squillante si sentì per tutto il corridoio mentre urlava qualcosa a Finn che Kurt non capì.
Sbadigliando si mise a sedere sul letto , spingendo via le coperte che lo coprivano.
Capì subito di essere nella stanza degli ospiti di casa Hudson, visto che era colui che aveva aiutato Rachel a decorare questa dannata stanza; ma, mentre osservava la buia camera da letto in ciliegio , lo colse un’ondata di preoccupazione.
BLAINE….
“Rachel?! Finn?!!”
La coppia si precipitò in camera e Finn superò Rachel per correre da Kurt.
“Cosa? Stai bene? Hai bisogno di un poco d’acqua? “
“No… perché sono qui? Perché non sono in ospedale con Blaine?”
Rachel scosse la testa arrampicandosi di nuovo sul letto accanto al suo amico.
“Hai dato di matto e sei svenuto, non ricordi? Quando ti sei svegliato eri stravolto ed hai passato tutta la notte rannicchiato accanto a Blaine mentre dormiva… e poi è venuto tuo padre e ci ha chiesto di portarti a casa a riposare… così ti abbiamo portato qui”
“Ma … e se Blaine..:”
“Ahh... in questo momento sta bene… si è svegliato circa due ore fa e ….”
Kurt saltò dal letto.
“Si è svegliato e nessuno ha pensato di svegliarmi?! Ho bisogno di vederlo… forza!! Andiamo!”
Rachel allungò una mano per afferrargli il polso , ma Kurt schivò la sua presa e superò Finn per andare a mettersi scarpe e cappotto.
I due suoi amici corsero dietro di lui; entrambi cercarono di convincerlo a calmarsi per un attimo prima di fuggire dall’appartamento, ma Kurt non gli prestò attenzione e si infilò gli stivali.
Ma mentre allacciava il primo stivale il suo sguardo cadde sul suo abbigliamento… era lo stesso che indossava il giorno prima.
Fissò la manica , ancora macchiata del sangue che era uscito dalla mano ferita di Blaine , e quando vide la macchia scura sul suo braccio, impallidì.
“Kurt! Kurt! Guardami” gli ordinò Rachel , schioccando le dita davanti al cognato , fin quando Kurt sollevò lo sguardo su di lei.
Rachel cominciò a parlargli a raffica , distraendolo mentre Finn cominciò a sbottonare la sua camicia per poi sfilargliela.
Una volta tolta la camicia insanguinata, mise una maglia pulita tra le mani di Kurt.
“Indossa questa”.
Kurt abbassò lo sguardo sulla semplice t-shirt rossa che gli era stata data , ignorando il ricordo dei loro primi giorni di canto corale quando cantarono “Don’t stop believing” e la infilò senza premura.
Passandosi una mano tra i capelli disordinati, si alzò dal pavimento e prese il cappotto , voltandosi a guardare i suoi amici una volta finito di abbottonarlo.
“Dobbiamo andare… ho bisogno di vederlo”
“Vado con lui “ disse Rachel a Finn , a bassa voce , dandogli un bacio sulla guancia prima di prendere sotto braccio Kurt e guidarlo fuori dall’appartamento.
Non appena Finn chiuse la porta, Rachel si strinse ancora di più al suo migliore amico e sospirò.
“Tuo padre ha detto che Blaine era piuttosto scioccato per quello che è successo… ancora non ricorda molto a parte l’essere venuto da noi a cena… immagino ricorderà il resto più in là, una volta che sarà più sveglio”
“Probabilmente si sarà spaventato per essersi svegliato in ospedale… davvero non gli piacciono”
“Gli ospedali?” chiese Rachel, tenendo la porta aperta per Kurt mentre uscivano fuori dall’edificio nelle fredde e rigide strade della città.
Accanto a lei, Kurt incrociò un braccio al petto e si precipitò verso il bordo del marciapiedi per chiamare un taxi con l’altra mano.
Rachel attese fin quando non riuscirono a fermare e salire su di un taxi prima di chiedere a Kurt dell’avversione di Blaine per gli ospedali.
“Penso che Blaine sia stato in ospedale più di chiunque io conosca… beh a parte mio padre… la maggior parte delle volte in cui è stato in ospedale , è stato perché qualcuno gli aveva fatto del male e … beh… semplicemente da di matto ogni volta che deve andarci”.
Rachel annuì pensierosa.
“Ricordo quando si tagliò la mano lavando i piatti l’estate prima del terzo anno… eri così terrorizzato … e Santana! Mio dio! Pensavo che fosse la più forte, invece … una sola occhiata alla ferita e sbiancò! Blaine dovette tenere tutto sotto controllo fino a quando non arrivammo al Pronto Soccorso; era il più calmo di tutti”
“Penso perché è così abituato a cose come questa” disse tristemente Kurt, voltando lo sguardo fuori dal finestrino mentre il taxi si dirigeva , tra la neve, verso l’ospedale.
“Odia essere lì, ma è così abituato che semplicemente l’accetta, sai? Lo odio”
“Anche io”
Rachel afferrò la mano di Kurt tra le sue, stringendola fermamente, per rassicurarlo.
Kurt la guardò e le sorrise leggermente, prima di avvicinarsi di più a lei per poggiare la guancia sulla sua testa.
“Grazie per esserti preso cura di lui, comunque… l’ho apprezzo davvero.”
“È di famiglia … certo che mi prendo cura di lui… sta per avere questo prezioso bambino ed ha bisogno di essere seguito… sono solo felice che fosse con noi quando è successo… odio il pensiero che avrebbe potuto cadere mentre tornava a casa o mentre era nel vostro appartamento da solo prima che tu tornassi da lavoro.”
I suoi commenti non erano scortesi o taglienti , ma appena furono detti, Kurt si bloccò , un senso di colpa si abbatté sulle sue spalle mentre con la mente pensava ad altre situazioni in cui Blaine avrebbe potuto collassare.
Cadere su una affollata ed innevata strada a pochi isolati dall’appartamento… svenendo e battendo la testa sul tavolino a casa… ma in qualsiasi situazione Blaine sarebbe stato … solo.
Mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime, Kurt si voltò e baciò Rachel tra i capelli per ringraziarla, grato che lei c’era stata per suo marito nell’unico modo in cui non c’era stato lui.
Quando ci pensava, si odiava un po’ di più.
Cooper sfogliava le pagine di una logora rivista sull’essere un genitore , l’orecchio puntato su Blaine , mentre dava una veloce occhiata tra gli articoli sul parto e l’allattamento al seno.
Suo fratello si era addormentato non molto tempo dopo il suo crollo , poco più di un’ora prima ed anche se era crollato velocemente , continuava a fare i più sgradevoli suoni nel sonno; deboli gemiti, piccoli grugniti e brontolii mentre il suo corpo si dibatteva per mettersi più comodo.
Appoggiato al davanzale, Cooper poteva vedere i lividi scuri che si erano formati sul lato destro della testa e sulla sua mano sinistra di Blaine .
Era rimasto scioccato nel vedere il bernoccolo sul cuoio capelluto di Blaine , e quando aveva sentito delle sue convulsioni del giorno prima si era sentito male.
Il suo fratellino ne aveva passate così tante nella vita e in quegli ultimi mesi da solo, era come se qualcuno ce l’avesse con lui.
Suo marito non si stava comportando da uomo, il suo corpo non stava collaborando, il suo povero bambino non ancora nato si stava agitando ed il povero Blaine era davvero ad un passo dall’andare fuori di testa.
Cooper riusciva a vederlo chiaramente sul suo viso.
Blaine stava soffrendo, spezzandosi pezzo per pezzo ed ogni volta che succedeva qualcosa si rimetteva in sesto , ma c’era sempre qualche crepa nelle fondamenta che peggioravano ad ogni colpo che prendeva.
Kurt era stato distante, il senso di colpa inciso sui lineamenti del suo viso, ( che sembrava peggiorare quando Cooper era nei paraggi) parlava da solo e Cooper non doveva nemmeno chiedere a Blaine cosa avesse fatto Kurt da quando aveva lasciato New York City ed era tornato a Providence.
Kurt non aveva fatto nulla per suo marito e per il loro bambino non ancora nato… e questo faceva incazzare Cooper più di qualsiasi cosa.
Un altro gemito soffocato uscì dalla bocca di Blaine mentre, il labbro superiore contratto, voltava la testa verso sinistra.
Allungando il collo e grazie alla debole luce che si rifletteva su Blaine, Cooper poté vedere il lieve livido che si era formato sulla sua guancia quando era caduto.
“Dio Blaine” sussurrò Cooper, poi chiuse la rivista, la poggiò sulla sedia accanto a lui .
Si avvicinò al fratello ed accarezzò la pelle scurita , un cipiglio sul viso.
“È tutta una merdata”.
Blaine si lamentò di nuovo e cercò di girarsi su un lato boccheggiando quando colpì con la mano ferita il materasso.
I suoi occhi si spalancarono e si portò, lentamente, la mano al petto.
“Ugh… ow.. ow..”
“Stai bene?” chiese Cooper mentre appoggiava la mano sul braccio di Blaine per accarezzarlo.
“Mi fa male dappertutto” piagnucolò Blaine, alzando lo sguardo su suo fratello, gli occhi luminosi e umidi.
Sbatté piano le palpebre e le lacrime raccolte tra le ciglia cominciarono a scorrere sulle sue guance.
“Odio tutto questo”
“Lo so” disse Cooper cercando di calmarlo ed allungandosi per asciugargli le lacrime dal mento.
“Devi restare qui solo un paio di giorni ancora… al massimo… e poi , si spera, potrai tornare a casa… vogliono solo assicurarsi che tu ed il bambino stiate bene”
“lo so… solo…odio gli ospedali… odio essere qui.. vorrei non ammalarmi mai”
Blaine chiuse di nuovo gli occhi e rimase in silenzio.
Cooper lo guardò per un momento e poi decise di calmare il fratello accarezzando i capelli mossi di Blaine.
Canticchiò qualcosa a bocca chiusa, una canzone che cantava di solito a Blaine anni addietro quando Blaine si sentiva giù.
A metà canzone, Blaine singhiozzò e Cooper smise di cantare , la mano ferma quando un suono soffocato uscì dalla gola di Blaine.
“B…”
“Io… non posso tornare con lui , Coop” disse Blaine tra le lacrime, afferrando con la mano il polso di Cooper, “ non posso…”
“Non devi”
“Solo… lo…a…amo co… così tanto , ma lui… lui non… non mi …ama … più”
“Blaine”
“Perché n…non mi … mi ama…?”
Blaine piangeva , tirando Cooper più vicino.
Con la mano sana si strinse forte contro il fratello , piangendo sul colletto della camicia di Cooper.
L’Anderson più grande si morse il labbro ed avvolse un braccio attorno la spalle di Blaine, cercando, con attenzione , a non colpire la spalla lussata in via di guarigione.
Tenne Blaine contro il petto, poggiando una guancia sui capelli mossi del fratello.
“Andrà tutto bene, fratellino… puoi tornare con me a Providence e troveremo qualcosa quando il mio contratto d’affitto scadrà a Maggio, okay?”
Cercò di zittire i forti singhiozzi di Blaine, accarezzando su e giù la sua schiena mentre l’altro uomo piangeva forte contro di lui.
“Lo prometto… andrò a prendere tutte le tue cose e ce ne andremo una volta che sarai fuori di qui… non dovrai avere più a che fare con lui, okay? Ci penso io”
Blaine si calmò dopo un paio di minuti , continuando a tremare leggermente tra le braccia di Cooper.
“Lo a… amo ancora, lo amo più di qualsiasi cosa “
“Lo so”
“Vorrei solo … che lui… che non mi odiasse così tanto”
“Non penso che ti odi” sussurrò Cooper, mentre si allontanava per far stendere di nuovo Blaine sul cuscino, “ Kurt è un egoista pezzo di merda e, per quanto abbia voglia di spaccargli quella fottuta faccia, io… io credo che ti ami… è solo incredibilmente stupido su tutta la situazione”
Abbassò lo sguardo e si morse il labbro quando notò la mano di Blaine accarezzare il suo tondo pancione.
“Non dovresti preoccuparti di lui”
“È mio marito… certo che mi preoccupo per lui”
Cooper ruotò gli occhi , ma accarezzò, gentilmente, la mano di suo fratello.
“Vuoi dirgli che tornerai con me a Rhode Island?”
Blaine si toccò, le mani a coppa, la pancia e sospirò.
“Hai appena detto che devi trasferirti a Maggio… non avrebbe senso per me trasferire tutte le mia coso dall’appartamento in un posto che dovrei lasciare comunque”
“Beh… e allora cosa farai? Ti trasferisci in Ohio con mamma e papà?”
“Non parlo con loro da anni, Coop… ed ovviamente non funzionerebbe”
“Duh… c’ero anche io quando litigaste… te lo ricordi?” lo prese in giro Cooper, sedendosi sul bordo del letto.
Afferrò la caviglia coperta di Blaine , tirandola lentamente.
“Se non vuoi trasferirti a Providence, allora… cosa vuoi fare? Non puoi stare con lui, lo hai detto tu stesso ed io ti proibisco di tornare con lui dopo questa caduta”
“Cooper...”
“No… troveremo qualcosa… anche se dovessi spendere tutti i miei risparmi ed affittare un appartamento qui a New York per te… noi…” si fermò, alzò lo sguardo e guardò Blaine con una scintilla negli occhi, “Oh mio dio schizzo… ho avuto un’idea geniale!”
“Per favore… non chiamarmi così”
“Prenderò in affitto un appartamento qui a New York… ho abbastanza soldi da parte per trovare qualcosa, così non dovrai trasferirti troppo lontano ed ho quasi finito col film così posso annullare il contratto d’affitto o trovare qualcuno che possa subentrarmi… poi posso trasferirmi qui ed essere con te quando nascerà il bambino!”
Sorrise, ovviamente compiaciuto di se stesso.
“Ho trovato la soluzione migliore!”
Blaine ruotò gli occhi.
“Non voglio che usi tutti i tuoi risparmi solo per accontentarmi”
“Cazzate… mi piace questa idea quindi lo faremo…. A meno che tu non voglia più stare nella sua stessa città, perché in quel caso… possiamo assolutamente trovare altro.
Comunque non troppo lontano , sei già abbastanza stressato e non voglio farti affrontare un lungo viaggio per il paese almeno fino alla nascita della piccola peste”
“Intendi qualcosa tipo Los Angeles?”
“È stata la mia casa per anni, Blainey, ed ho sempre avuto un debole per quella città… scommetto che piacerebbe anche a te… e poi quando Chip sarà abbastanza grande…” ignorò lo sbuffo di Blaine a sentirlo chiamare Chip il suo bambino “ … possiamo sempre far fare al piccolo qualche pubblicità o altro… sarà meraviglioso”
Blaine sorrise , quasi senza parole, per le buffonate del suo stupido fratellone, ma riscaldato dall’affetto di Cooper, “ Sei un cretino Coop… ma ti voglio bene”
“Ti voglio bene anche io fratellino” disse Cooper, arruffando i capelli di Blaine, “ Perché non ti riposo un po’? Sembra che ti stia per addormentare addosso a me comunque”
“Sono solo tanto stanco”
“Hai avuto un collasso ieri… ti sentirai stanco per un po’ piccolo… riposati “
“Si papà” scherzò Blaine mentre chiudeva gli occhi, la mano che accarezzava , con movimenti circolari, il pancione in crescita.
Cooper lo sbeffeggiò per il commento, ma sorrise.
Qualche minuto dopo, quando il respiro di Blaine si regolarizzò e la sua mano si fermò sulla stomaco, Cooper spostò i capelli del giovane ragazzo dalla fronte e lasciò la stanza, bloccandosi non appena ebbe chiuso la porta dietro di se, ritrovandosi faccia a faccia con Kurt e Rachel.
“Cooper...”
“Blaine sta dormendo”
“Vado semplicemente a sedermi accanto a lui” disse Kurt, cercando di superare l’uomo più alto , per dirigersi verso la porta.
“Beh… al momento ha bisogno di riposare e voglio parlare con te , così puoi voltarti e Rachel può andare a sedersi con i tuoi genitori mentre noi due andiamo al bar a prenderci un caffè e a farci una bella chiacchierata”
Rachel aprì la bocca per protestare, ma la richiuse immediatamente quando Cooper le lanciò un’occhiataccia e Kurt scosse la testa.
“Bene… ma non voglio stare via per troppo tempo” aggiunse Kurt, girando i tacchi mentre rimetteva le mani nelle tasche del cappotto.
Rachel li seguì da vicino e Cooper li scortava entrambi, ma Kurt si fermò solo per aspettare che Rachel andasse a sedersi con gli Hummel nella sala d’attesa prima di ritrovarsi accanto al cognato.
“Ti suggerisco di prendere un lungo caffè Kurt… potremo dover restare giù per un po’”
“Ma ho appena detto...”
“Un lungo caffè” ripeté Cooper, la voce bassa e cantilenante, “ sto solo dandoti un suggerimento”
Entrarono in un ascensore vuoto e Cooper spinse il bottone del piano che li avrebbe portati giù in caffetteria.
Non appena l’ascensore si mosse, Kurt sentì lo stomaco annodarsi , così si appoggiò al muro, gli occhi bassi.
Accanto a lui, Cooper stava respirando piuttosto forte, attraverso il naso, dentro e fuori.
Quando l’ascensore si fermò entrambi gli uomini fecero un passo avanti e Kurt uscì per primo e quasi ebbe un attacco di cuore quando Cooper , dietro di lui, disse , dopo aver mormorato qualcosa sul non potersi più trattenere:
“Blaine ti sta lasciando”.
Note
Salve... sono froda e come promesso ho ripreso ( e finirò) questa FF lasciata a metà da troppo tempo...
Pubblicherò un capitolo a settimana, credo ogni giovedi... se dovessero esserci problemi cercherò comunque di aggiornare settimanalmente.
Beh che dire... ( io sono incapace a fare le note scusate ;) )... BUONA LETTURA, (rifatevi anche un ripassino per rimettervi in pari ...) a giovedì!!
https://www.fanfiction.net/s/9040511/16/When-We-re-Older
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
"C…cosa?"
“Non appena starà meglio, Blaine verrà a stare con me fino alla nascita del bambino… o più a lungo, qualsiasi cosa lui voglia fare.
Ne abbiamo parlato e lui non si sente più a suo agio a vivere con te”
“M…ma…”
“Ti ama ancora tanto, okay? Ma tutta questa merda è andata troppo oltre… ti avevo detto , prima di andarmene dopo Capodanno, che se gli avessi ancora fatto del male , non avrei esitato a trascinarlo con me a Rhode Island e sai cosa? Lo hai fatto… gli hai fatto del male… ma sai… forse sei in difficoltà con tutta la storia del diventare padre, ma gettare tutti i tuoi problemi su Blaine o addirittura… semplicemente ignorarlo così come hai fatto… non lo sta aiutando”, Cooper strinse la mano a pugno, “mi sono fottutamente fidato di te, sai? Pensavo fossi cambiato e poi ricevo quell’orribile telefonata… mi hanno detto che Blaine era crollato nella cucina di Rachel e che poteva esserci qualcosa che non andava con mio nipote e sapevo… sapevo che dovevo venire a prenderlo”
Kurt si pressò contro il muro , le ginocchia deboli troppo agitate per sorreggerlo ancora mentre Cooper lo rimproverava in quel corridoio leggermente affollato.
La gente li fissava, ma Kurt era andato troppo oltre per importarsene; si lasciò cadere sul pavimento con un tonfo, mentre sentiva il cuore battergli forte in gola.
Suo cognato abbassò lo sguardo , gli occhi azzurri in fiamme, e Kurt non riuscì nemmeno a ricambiare lo sguardo ; faceva troppo male.
“Mi dispiace” sussurrò, portandosi le ginocchia al petto ed appoggiando la testa tra le braccia.
La vergogna lo travolse come un’onda, che si abbatté su di lui senza fine, mentre Cooper continuò a strapazzarlo.
“Le tue scuse non bastano questa volta, Kurt… non mi importa se costruisci un fottuto monumento per mio fratello o che dica quanto ti dispiace; non appena starà bene, tornerà da me in modo che non debba più avere a che fare con le tue merdate”
Cooper si voltò e si diresse, a passo di marcia, giù per il corridoio verso la caffetteria, lasciando da solo Kurt a soffrire, pensando a quello che il fratello maggiore di Blaine gli aveva detto.
Tempo fa, Kurt avrebbe reagito, avrebbe urlato contro Cooper per quello che gli aveva appena detto; ma , in quel momento, col senso di colpa che pesava così pesantemente sulle spalle, Kurt non poté fare altro che crollare a pezzi… e concordare con tutto quello che Cooper aveva detto.
Blaine aprì gli occhi, tutto intorno solo buio ed ombre, la sua stanza era poco illuminata dalla luce della luna e da quelle dei monitor.
Non era sicuro di quanto tempo avesse dormito, sebbene si sentisse un po’ meglio rispetto a prima.
Sbadigliando, allungò la testa verso destra, con attenzione, cercando di non urtare la tempia contro qualcosa, accigliandosi quando notò una figura in ombra seduta sulla sedia accanto alla finestra.
Da quello che riusciva a vedere , la persona era un uomo, spalle larghe e magro, con i capelli scuri.
Quando , dalla gola, gli uscì uno strano suono.
La persona si voltò a guardarlo, ed immediatamente Blaine seppe che l’uomo li seduto a guardare fuori dalla finestra era sua marito.
“Kurt?”
“Cooper me lo ha detto” disse Kurt a bassa voce; la sua voce era appena un sussurro ed intrisa di tristezza.
Il cuore di Blaine perse un battito al tono della sua voce e si strinse nel camice, sbattendo le palpebre per il pizzicore agli occhi.
“Mi dispiace”
“Sono io quello che dovrebbe scusarsi… ho causato io tutto questo”
“Non volevo che finisse così” sussurrò Blaine, lasciando il camice per prendere il telecomando del letto.
Tenne premuto un tasto per poter inclinare il letto così da potersi sedere correttamente; una volta sistematosi, batté la mano sulla parte di letto accanto ai suoi piedi.
“Possiamo parlare?”
Kurt annuì e si alzò dalla sedia avvicinandosi lentamente come se avesse paura ad avvicinarsi troppo a Blaine.
Si fermò un secondo prima di sedersi accanto alle gambe incrociate di Blaine.
Esitante, allungò una mano che Blaine prese , stringendola con gentilezza.
“Ti amo ancora” ammise Blaine, guardando il pollice di Kurt accarezzare delicatamente le sue nocche, “ vorrei far funzionare le cose… sai che vorrei… ma… ma non posso farlo da solo… solo… queste ultime settimane sono state un inferno per me, Kurt.
Pensavo che saremo stati bene, ma sembra ancora che io sia l’unico eccitato per tutto questo…”
Kurt aprì la bocca per dire qualcosa, ma Blaine gli strinse un po’ più forte la mano.
“ Per favore… solo… Kurt, ti amo più di qualsiasi cosa al mondo… davvero… ma amo anche questo bambino… so che non posso costringerti a volerlo…e so che ci hai provato ma non sei pronto ad avere un bambino… riesco a capirlo ora…
All’inizio pensavo fosse solo nervosismo, ma nelle ultime settimane o giù di li, sei stato così distante nei miei confronti e non posso affrontarlo di nuovo”
“Blaine…”
Blaine tirò su col naso.
Avrebbe voluto poter usare la mano destra per potersi asciugare le lacrime che stavano scendendo velocemente sulla sue guance per poi gocciolare sul suo mento.
Rabbrividendo, alzò lo sguardo su Kurt , focalizzando la sua attenzione su quanto diverso sembrasse suo marito alla luce della luna.
Era sensazionale, gli zigomi alti ed il naso all’insù lo facevano sembrare un angelo nella fioca luce blu e solo fissarlo sapendo quello che stava accadendo tra loro , gli fece male al cuore.
“Anche tu meriti di essere felice, sai? Questo… quello che siamo ora… non ti sta rendendo felice e non mi sta facendo bene… ed è … ed è per questo che devo andarmene”
“Non posso perderti” disse Kurt , tra le lacrime, il volto arricciato quando iniziò a singhiozzare.
Blaine si sporse in avanti più che poté ed appoggiò la testa nell’incavo del collo di Kurt, respirando il suo profumo , mentre il marito lasciò andare la sua mano per avvolgerlo tra le braccia,
“Non voglio che questo ci distrugga”
“Credo che lo abbia già fatto”.
Kurt si bloccò contro di lui.
Le sue dita , che avevano stretto forte la stoffa del camice di Blaine , si staccarono e lo lasciarono andare, mentre Kurt si allontanava da Blaine.
“Kurt?”
“Quindi è così? Hai rinunciato a noi..”
“Come puoi dirlo?” piagnucolò Blaine, allungandosi per afferrare il suo polso.
Trattenne suo marito per il braccio cercando di fare del suo meglio per trattenere l’altro uomo; ma Kurt stava cercando di liberarsi , torcendo avanti ed indietro il braccio così che Blaine lo liberasse.
“Sei tu che hai rinunciato a noi tempo fa”
Kurt non disse nulla.
Semplicemente strattonò di nuovo il braccio e Blaine lo lasciò andare per evitare di far uscire di nuovo l’ago della flebo.
Non appena libero dalla stretta di Blaine, Kurt si alzò ed attraversò la stanza per prendere il suo cappotto, la schiena tremante mentre piangeva.
“Kurt… per favore…”
“Per quale motivo? È finita , no?”
L’altro uomo sibillò con amarezza, sistemandosi il cappotto sulle spalle.
Si voltò e dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Blaine ,si diresse verso ala porta.
“Mi dispiace… ti amo” disse sottovoce, aprendo la porta per andarsene il più velocemente possibile , senza aspettare una risposta di Blaine.
Una volta che la porta si chiuse, Blaine singhiozzò, lasciando cadere la testa sulla mano mentre iniziava a piangere.
Kurt se n’era andato, forse per sempre, e nulla sarebbe più stato lo stesso.
Carole scosse la testa , gli occhi tristi osservavano il figliastro che , seduto sul letto, piegava , attentamente, gli abiti da sistemare in un baule aperto.
Era rimasto nella sua camera da letto per ore, impassibile e terribilmente silenzioso, sistemando, meticolosamente, gli abiti di suo marito, in vista del trasferimento di Blaine da un’altra parte in città; e nessuno della sua famiglia era riuscito a farlo parlare ,e nemmeno fargli cambiare espressione del viso, ormai simile ad una pagina bianca.
Erano passati un paio di giorni da quando Blaine era stato dimesso dall’ospedale, una settimana da quando Burt e Carole erano saltati freneticamente su un aereo per aiutare il loro figlio ed il loro genero, solo per arrivare e scoprire che tutto stava… che tutto era andato in pezzi.
Erano in città da solo un giorno quando e cose erano crollate completamente.
Quando Blaine aveva detto a Cooper di aver bisogno di allontanarsi da Kurt e poi tutto era diventato un caos.
Burt fu quello che aprì la porta quelle terribile sera quando Kurt entrò in casa piangendo e balbettando che era finita; e, quando il giovane uomo collassò tra le braccia del padre, fu come se Carole fosse tornata indietro nel tempo mentre guardava suo marito cullare il suo piccolo bambino.
Da quel momento, Kurt si sentì perso.
Era come se tutto il suo mondo fosse finito quella sera in ospedale ed anche se Carole sapeva che Blaine stava bene, se qualcuno avesse guardato Kurt in quel momento, probabilmente, avrebbe pensato che Blaine fosse morto… Kurt era così disperato.
Sollevando un sopracciglio, la donna si allontanò dalla porta e si imbatté nell’alto ed imbranato figlio; Finn la guardò e poi la abbracciò e le diede un bacio sulla fronte.
“Ancora niente?”
“Nemmeno una parola”
“Mi dispiace tanto per lui… sembra… distrutto”
Carole annuì tristemente, poi si allontanò dalla stanza e da Finn dirigendosi in cucina dove trovò Burt poggiato contro il bancone con una bottiglia di birra in mano.
“Burt…”
“Come dovrei aiutare mio figlio , Carole? Cosa dovrei farei ora? Non posso… non riesco in nessun modo a comunicare con lui… ci ho provato, lui… solo… è così spezzato, Carole”
L’uomo prese un sorso di birra poi si strofinò frettolosamente gli occhi con la mano libera.
“Odio vederlo così”
“Lo so” mormorò Carole mentre si avvicinava a suo marito per poi avvolgerlo tra le braccia , poggiando la testa sul suo petto.
“La cosa più importante che possiamo fare adesso è essere qui per lui.. immagino”
“Non voglio lasciarlo solo… non posso... solo… so che Kurt è un ragazzo forte, ma questo … questo è qualcosa di completamente nuovo per lui”
“Lo so…”
La coppia rimase li in silenzio; di tanto in tanto Burt tirava su col naso per cercare di nascondere il suo cuore spezzato e per tenerlo insieme.
Carole accarezzava su e giù la sua schiena, la mente in subbuglio, mentre cercava di capire come potevano aiutare loro figlio con questo problema.
Davvero non riusciva a pensare ad altro se non che dovevano aiutarlo… o per lo meno dargli una mano.
Il ragazzo si stava sgretolando davanti ai loro occhi e avevano bisogno di pensare in fretta a qualcosa prima che Kurt crollasse completamente.
“Questa è l’ultima?” chiese Finn mentre sollevava un pesante baule dal pavimento per poi iniziare a portarlo verso la porta della camera da letto .
Dietro di lui, Kurt annuì in silenzio, tornando a fissare una foto incorniciata di lui e Blaine che era stata appesa alla parete.
Era una loro foto del giorno del matrimonio; Blaine stava sorridendo luminosamente alla macchina fotografica, mentre Kurt ridacchiava accanto a lui.
Finn ricordava quando era stata scattata quella foto…probabilmente perché era stato lui, senza volerlo, a scattarla ed era diventata, velocemente, la loro foto preferita tra la marea di foto scattate quel giorno.
A Finn bastò guardarla per sentire un profondo dolore al cuore, così si chiese se Kurt si sarebbe sbarazzato di quella foto ora che tra lui e Blaine era finita.
“Hey Kurt?” chiese, poggiando , con attenzione, il baule a terra.
Quando suo fratello non rispose, Finn si avvicinò e si sedette accanto a lui sul letto.
“Davvero non vuoi questo bambino?”
Gli occhi di Kurt tremarono per un momento, dando a Finn un assaggio dell’angoscia del fratello… Kurt sembrò devastato dalla domanda… e Finn si sentì dispiaciuto di averglielo chiesto.
“Non lo so” rispose il ragazzo onestamente, la voce salda e chiara .
Finn annuì e riportò lo sguardo sulla foto del matrimonio, il cuore triste per suo fratello.
“Non combatterai per questo?”
“Cosa c’è da combattere?”
Finn guardò la coppia felice nella foto e sentì il corpo bruciare dalla rabbia per il fatto che tutto stava finendo in questo modo.
“Per tutto” Dio Kurt! Blaine… lui… solo… stai lasciando andare Blaine come se niente fosse e non capisco come! Hai sempre combattuto duramente per quello che volevi e … non è… non è questo quello che vuoi? Non combatterai solo per colpa del bambino?”
Kurt era mortalmente silenzioso accanto a lui , ma quando Finn si voltò a guardare suo fratello, poté vedere le lacrime tra le ciglia di Kurt ed il modo in cui il suo labbro inferiore stava tremando.
“Kurt...”
“Nessuno sa quello che sto passando in questo momento… loro… pensano che io voglia che questo accada… come se volessi che Blaine se ne andasse e la verità è che… io non voglio… non voglio che se ne vada…
Lo voglio qui con me, ma… poi ve…vedo il suo pancione ed è così reale…
C’è un bambino li dentro e nascerà a Luglio ed è come… come se volessi solo scappare via da lui… ma scappare significherebbe che sto scappando anche da Blaine.”
Finn rimase in silenzio.
“A…amo Blaine più di qualsiasi cosa al mondo … quando eravamo giovani , sapevo che era l’unico per me… an… anche dopo che mi ha tra… tradito e spe…spezzato il cuore , lo amavo ancora.
Quando ci siamo sposati è stato il giorno più felice della mia vita ed ho fatto tutti questi progetti per noi.
Volevo che andassimo in alcuni posti e che avessimo successo e… s… sai cosa significa vedere la persona che ami di più non ottenere successo?”
“Kurt…?”
“Blaine ci ha provato così tanto! Ha fatto audizioni, lavorando e facendosi il culo, e tutti quei fottuti stronzi lo hanno tagliato fuori così tante volte ed io non so il perché.
Sai quante sere sono tornato a casa per trovarlo in lacrime, così sconvolto perché un’altra persona era stata scelta al posto suo?
Ci sono state così tante sere in cui avevo quasi paura di tornare a casa per… scoprire che qualcosa di terribile…”
“Intendi tipo…”
Kurt incrociò le braccia al petto e si chinò, le lacrime che cadevano giù sul naso e poi sopra i pantaloni.
“Blaine non avrebbe mai… non lo avrebbe nemmeno voluto ma… a volte durante la notte, le notti che aveva pianto… era come se stessi per perderlo Finn… e… volevo solo che avesse successo.
Ma poi ha avuto il lavoro come tutore e quello alla caffetteria ed era felice ed amava il fatto che lo fosse, ma non guadagnavamo abbastanza per vivere; così ho cominciato a lavorare di più a Vogue ed ho iniziato anche a fare audizioni per qualche spettacolo e poi quando ho cominciato ad essere preso per qualche ruolo, Blaine ha cominciato ad arrendersi di nuovo.”
Kurt si fermò per asciugarsi il naso con il dorso della mano, così Finn si alzò, sparendo per un secondo in bagno, per tornare con un rotolo di carta igienica.
“Tieni!”
“Grazie” disse Kurt a bassa voce mentre si asciugava gli occhi e si soffiava il naso .
“Solo… aveva questi piani per noi, stavamo lavorando entrambi così tanto e non avevamo nemmeno il tempo di stare insieme e Blaine si stava allontanando da me, così per il nostro anniversario avevo pianificato di andare a Parigi… giusto per staccare un po’, ma abbiamo dovuto rimandare perché Blaine si è ammalato …e poi… abbiamo scoperto del bambino”
Ma Blaine è davvero eccitato per il bambino… perché ti ha irritato così tanto?”
Kurt abbassò lo sguardo sul fazzoletto accartocciato su un mucchietto vicino alla sua gamba.
“Io e Blaine siamo… siamo completamente diversi Finn… Blaine è bravo con i bambini, io no… solo.. a Natale… solo vedere Blaine e stare con lui dopo quello che era successo… mi era mancato così tanto… pensavo di essere pronto per tutto … ma poi sono successe delle cose e dio… ho così tanta paura… non ho nulla per essere un buon padre… sono egoista, snob, presuntuoso e …”
“Sei un ragazzo fantastico, Kurt! Sei tollerante, gentile e divertente ed incredibilmente intelligente.
Non posso nemmeno credere che pensi questo di te, amico… saresti un padre meraviglioso…
Non dovresti sminuirti così…
E poi sei stato cresciuto da Burt… il padre più meraviglioso di tutti i padri”
Voglio dire… non ho conosciuto mio padre, ma paragonato agli altri padri, Burt è il migliore… ed è il suo sangue che scorre tra le tue vene, Kurt…
Saresti altrettanto meraviglioso, ne sono sicuro…”
Kurt scosse la testa scettico , prendendo un altro fazzolettino per tamponarsi gli occhi.
“Sei un’idiota… non potrò mai essere fantastico come lo è mio padre… non amo come fa lui”
“Si che lo fai… gli Hummel amano intensamente, Kurt… Ami Blaine così come tuo padre ama mia madre…
Alla fine, una volta che avrai conosciuto tuo figlio… sono sicuro che lo amerai così come tuo padre ama te”
“Non puoi saperlo”
Finn sospirò.
“Hai ragione… non posso… ma nemmeno tu… ti sati arrendendo ancora prima di cominciare, Kurt… ti sei fermato a metà gara…e se vogliamo essere tecnici… ti stai arrendendo ancora prima che cominci… sei tu che ti stai buttando giù…
Tutte le tue buone qualità sono oscurate dai tuoi dubbi e ti fanno sembrare il cattivo della situazione; ma per essere completamente onesti , tu sei uno dei ragazzi più speciali che io abbia mai conosciuto, Kurt e non lo dico perché sei mio fratello.”
Kurt alzò lo sguardo su Finn, gli occhi gonfi e rossi per il pianto, e fece un mezzo sorriso , appoggiandosi a lui quando Finn lo strinse in un forte e caldo abbraccio.
Mentre i due ragazzi si abbracciavano, Burt, che tirava su col naso , e Carole, che piangeva silenziosamente, li guardavano dal vano della porta, entrambi pieni di orgoglio per i loro figli.
Quando alla fine Kurt si tirò indietro e vide i suoi genitori che li guardavano, si alzò ed andò ad abbracciare entrambi.
“Ho paura” sussurrò contro il petto del padre, soffocando un singhiozzo, mentre il padre lo teneva stretto.
“Ti aiuteremo, figliolo … non preoccuparti… andrà tutto bene… andrà davvero tutto bene”
Cooper camminava per l’appartamento, agitando le braccia quando scivolò su una piastrella della cucina per fermarsi davanti ad un silenzioso Blaine.
“Questo appartamento è stupendo… sono geloso che vivrai qui da solo mentre non ci sono!”
“Tornerai tra un paio di settimane, Coop… non è così tanto!” mormorò Blaine mentre si accarezzava il pancione.
Da quando era uscito dall’ospedale, Blaine si sentiva semplicemente… spento…
Non tipo malato ma semplicemente… spento in generale, come se qualcosa di vitale gli fosse stato portato via e lui era rimasto con un pezzo mancante.
Kurt…
La sera che Kurt aveva lasciato l’ospedale , Blaine si era sentito come se una parte di lui fosse morta.
Certo, aveva ancora un piccolo bambino che cresceva in lui , che era ovviamente molto di Kurt , ma solo sapere che Kurt se n’era andato per sempre ( per non essere tecnici) , fece sentire Blaine incredibilmente perso e solo.
Sospirando, Blaine si passò le dita sul pancione prima di lasciarle cadere ai fianchi ed alzò lo sguardo su Cooper.
Suo fratello maggiore lo stava guardando con attenzione, gli occhi azzurri cercavano di capire il significato di ogni sua espressione.
“Credo davvero che sia una cattiva idea lasciarti qui mentre torno a Providence. Perché non vieni con me e poi ci trasferiamo qui quando torniamo?”
“Non voglio affrontare il viaggio” brontolò Blaine, ruotando gli occhi,” sono appena uscito dall’ospedale e sono stanco, Coop… voglio solo che tutte le mie cose sia spacchettate e poi voglio andare a dormire per una settimana e non essere disturbato. È chiedere troppo?”
“ Si … beh… quando i tuoi suoceri e gli addetti al trasloco saranno finalmente qui, potremmo darci da fare con tutta la cosa dello spacchettare … ma fino ad allora… possiamo solo fare il gioco dell’attesa ”
Blaine si trascinò verso il tavolo della cucina per sedersi , grato di aver potuto comprare e sistemare alcuni dei loro mobili prima che gli Hummel si fermassero a portargli le sue cose.
Si sentì in colpa che Cooper aveva usato i suoi risparmi per tutto ( e si sentì davvero male quando aveva scoperto quando pagassero d’affitto ) ma visto che il suo corpo era ancora molto indebolito, Blaine sapeva che sistemarsi quanto prima era, probabilmente la cosa migliore.
Sbadigliando , si appoggiò al tavolo col braccio sano e sbatté le palpebre , assonnato, verso Cooper.
“Vorrei che non parlassi così degli Hummel… sono anche la tua famiglia … ed anche se io e Kurt potremmo… essere…siamo… se le cose tra noi non vanno bene… faranno sempre parte della mia vita ed anche della tua… questo è loro nipote e dovresti passarci sopra”.
“Non sto cercando di fare lo stronzo , B… Santo cielo… calmati…cerco solo di capire come mai ci stiano mettendo così tanto… hanno detto che sarebbero arrivati un’ora fa… e sono in ritardo.
“Questa è New York, genio” lo prese in giro Blaine, chiudendo gli occhi e sistemando il braccio sul tavolo per potersi appoggiare, “ avrei bisogno di riposare”.
“Beh, abbiamo appena montato la spalliera e sistemato la rete ed il materasso… puoi andare a stenderti in camera…”
“Non ho le coperte”
“E di chi è la colpa?” disse Cooper; ruotando gli occhi , si sedette sul bordo del tavolo, ignorando Blaine quando il giovane uomo aprì gli occhi e lo fissò.
“Numero uno… non sederti sul tavolo, lo rompi… e due… voglio la biancheria del mio appartamento. Kurt ha della biancheria diversa sul letto a casa e la mia preferita è in deposito.
Posso tranquillamente usare quelle invece di comprarne di nuove.”
Cooper fissò il fratello minore, il cuore troppo pesante per dire a Blaine che continua a chiamare l’appartamento che condivideva una volta con Kurt, casa, e sorrise.
“Beh… quando arriveranno con tutte le tue cose, possiamo per prima cosa sistemare le lenzuola ed il resto, così potrai riposarti e mi lasci fare l’arredatore d’interni”
Blaine spalancò gli occhi.
“ Beh… allora forse dovrei rimanere sveglio”.
“Sta zitto”.
Ci volle l’intera famiglia ( escluso Blaine , che si era addormentato sul tavolo della cucina) e 4 ore per scaricare tutto il furgone dei traslochi e portare tutto al piano di sopra e nell’appartamento.
Dopo che avevano trascinato tutto in salotto, Carole andò a disfare le valigie con i vestiti e le lenzuola di Blaine ( le si spezzò il cuore alla vista dei piccoli post-it attaccati ad ogni vestito, su cui era segnato dove mettere ogni cosa in base a come Blaine preferiva fossero sistemati i cassetti del comò).
Finn, Burt e Cooper montarono alcuni mobili e sistemarono sui scaffali sia tutti i prodotti da bagno di Blaine sia il cibo che Kurt aveva mandato.
Per tutto il tempo, Blaine aveva dormito, poggiato al tavolo; il collo storto sul gomito e Burt era sicuro che l’uomo si sarebbe svegliato col collo dannatamente rigido e dolorante.
Poi quando fu abbastanza tardi, tanto che era già cominciato il telegiornale, il gruppo finì e si guadò intorno per ammirare il loro lavoro.
Blaine si svegliò proprio quando Carole si mise a riscaldare un po’ di cibo per una cena davvero tarda, e quando vide tutto sistemato, immediatamente, si lamentò per il non essere stato in grado di aiutare.
“Hai bisogno di riposare, sciocco” disse Carole, poggiando un piatto di pollo, purè di patate ed alcune verdure, davanti a lui, “ ora mangia…. Hai perso un po’ di peso nelle ultime settimane e si vede… mangia…”
Mangiarono tutti in silenzio, mentre il televisore in soggiorno trasmetteva qualcosa su di un festival a Central Park e quando cominciò a parlare di un nuovo musical a Broadway, Blaine smise di mangiare ed alzò lo sguardo verso i suoi suoceri.
“A proposito, dov’è Rachel? Pensavo venisse anche lei”
“Oh… ha deciso di rimanere con Kurt, tesoro…. Ha detto che sarebbe passata un altro giorno”
“Oh...” disse Blaine a bassa voce, riabbassando lo sguardo sul suo misto di verdure, “ come… umm… come sta Kurt a proposito?”
“Lo sta affrontando” rispose Burt.
Guardò suo genero e vide quei due grandi occhi nocciola ricambiare lo sguardo brillare per le lacrime.
“Sta più o meno nelle tue stesse condizioni, figliolo … so che avete bisogno di un po’ di tempo separati, ma…”
Cooper stava per dire qualcosa, ma Carole gli mise una mano sul braccio per fermarlo, scuotendo la testa negativamente, seguendo con lo sguardo la conversazione tra i due uomini.
“Kurt ha il cuore spezzato proprio come te, Blaine… so che ti sembra come se tutto il tuo mondo fosse finito,… ma devi credermi quando ti dico che Kurt prova lo stresso!”
Blaine annuì, posando la forchetta con quanta più delicatezza possibile accanto al piatto.
“Scusatemi… ho … ho bisogno di sdraiarmi” sussurrò, alzandosi da tavola e sparendo dalla loro vista il più velocemente possibile.
Non appena se ne fu andato, Cooper si voltò verso Burt, il disgusto visibile sul suo viso.
“Perché lo hai fatto?”
“Gli ho solo detto la verità, Cooper…Blaine ha bisogno di sapere che non è l’unico che sta soffrendo “
“Oh… okay… quindi va semplicemente bene che Kurt molli mio fratello… ma sta soffrendo anche lui?!...
Va bene allora… si okay…
TUTTE stronzate”
Finn gettò la forchetta.
“Sai cosa? Non sai cosa sta succedendo a Kurt in questo momento… vedi solo la parte di Blaine e questo è tutto…. Non hai mai provato a capire i sentimenti di Kurt.”
“L’ho fatto”
“Non lo hai fatto! Kurt sta passando un periodo difficile, così come Blaine; ma sei troppo focalizzato sul fatto che Blaine sia tuo fratello anche solo per capire che stanno soffrendo entrambi ora… Kurt è completamente distrutto per la fine del suo matrimonio, così come Blaine… quindi non ti permettere di comportarti come se i sentimenti di Blaine fossero più importanti di quelli di Kurt! Hanno entrambi il cuore spezzato ed entrambi hanno bisogno del nostro supporto… quindi chiudi quella cazzo di bocca e…”
“Penso sia ora che ve ne andiate” sibillò Cooper, alzandosi da tavola.
Carole lanciò un’occhiata frenetica a Burt ed anche l’uomo più vecchio si alzò.
“Andiamo Finn… Cooper… solo … pensa a quello che ti abbiamo detto, okay? Non farà bene a Blaine se continui ad abbattere Kurt in questo modo… che ti piaccia o no , mio figlio è l’altro padre del bambino e sarà sempre una parte della vostra vita”
Burt prese la mano di Carole e si diressero verso la porta, Finn che li seguiva.
“Mi dispiace molto se le cose si sono surriscaldate così…. Ma devi capire anche i nostri sentimenti su tutto questo… siamo qui per entrambi i ragazzi e spero lo sia anche tu!”
Con queste parole di commiato, gli Hummel lasciarono l’appartamento e Cooper rimase li seduto, mentre ascoltava il telegiornale in sottofondo e i singhiozzi che riecheggiavano per il corridoio dalla camera di Blaine.
Link capitolo originale
https://www.fanfiction.net/s/9040511/17/When-We-re-Older
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Capitolo 18 *** capitolo 18 ***
Kurt si accasciò contro la porta d’ingresso e spostò il ciuffo dalla fronte.
I suoi genitori se n’erano appena andati dopo aver passato poco più di una settimana con lui nell’appartamento; anche se sapeva che dovevano tornare alle loro vite li in Ohio, Kurt avrebbe sentito molto la loro mancanza in casa.
Da quando Blaine si era trasferito la settimana prima, tutto gli sembrava … vuoto.
Il letto a due piazze era troppo grande solo per lui oramai e, sebbene loro due avevano litigato nelle ultime settimane e dormivano in stanze diverse, si sentiva ancora il profumo di Blaine tra le lenzuola, soprattutto dal lato del letto di Kurt… cosa che spezzò il cuore di Kurt quando lo scoprì.
Perché in quella settimana in cui non si erano parlati, Blaine si era sentito tanto solo da accoccolarsi al cuscino di Kurt.
Ora a poco più di due settimane dall’incidente di Blaine a casa di Rachel, tutto in casa Anderson-Hummel era diverso.
In realtà, se Kurt ci pensava abbastanza a lungo, probabilmente avrebbe potuto chiamarla casa Hummel ora ; ma farlo significherebbe che tra lui e Blaine fosse davvero finita per sempre e Kurt non era sicuro di poter essere ancora pronto a pensarlo.
Sospirando, si allontanò dalla porta e si diresse in cucina; si guardò in giro alla ricerca di qualcosa da bere.
Una bottiglia di vodka alla lampone era poggiata sul bancone e Kurt se ne versò un bicchierino, e se lo scolò d’un fiato con una smorfia sul volto prima di mettere il bicchierino nel lavandino e appoggiarsi al bancone.
Jennycat si strusciò sulle sue caviglie, la coda che si muoveva contro le sue gambe mentre camminava.
“Manca anche a te, vero?”
Il gatto strofinò la testa contro i suoi piedi prima di andarsene e Kurt si morse il labbro, mentre guardava l’arredamento della stanza.
C’erano milioni di cose tutte intorno che gli ricordavano Blaine; semplici piccolo puntini di cose che gli urlavano che Blaine era stato li e che lo facevano sentire pessimo ogni volta che li vedeva.
Una note della settimana scorsa era attaccata sul frigorifero con un piccolo magnete a forma di papillon: su cui , scarabocchiato da Blaine, c’era scritto: “ Non dimenticarti… domani visita importante per il bambino dal dottore! Ti amo – Blaine”
Era la nota che Blaine gli aveva lasciato per l’appuntamento che lui aveva deliberatamente mancato, quello che Blaine aveva cancellato e per questo si era ammalato.
Solo vedere quella nota , fece sentire Kurt disgustato.
Accigliandosi, tolse la nota dal frigorifero, la fece a pezzettini e poi la gettò nella spazzatura mentre lasciava la cucina per andare in camera da letto.
Se solo fossi andato all’appuntamento con lui, tutto questo non sarebbe successo… tuo marito sarebbe qui con te in questo momento invece di vivere dall’altra parte della città.
Voi due sareste felici, invece hai rovinato tutto.
Trattenendo le lacrime, Kurt salì sul letto e si stese, coprendosi fin sopra la testa con le coperte.
Riuscì a sentire Jennycat sistemarsi ai piedi del letto e deglutì a fatica, cercando disperatamente di mandar via il nodo che gli si era formato in gola.
Solo che cominciò a singhiozzare, spezzato, e rotolando su un fianco si rannicchiò contro il cuscino che ancora odorava di Blaine.
Sono solo.
Quando Cooper tornò a Providence all’inizio della settimana, Blaine ne fu felice.
Non è che non volesse bene a suo fratello ,ma dopo averlo sentito lamentarsi di Kurt ogni cinque secondi, Blaine aveva solo bisogno di stare un po’ di tempo da solo; cosa che stava finalmente facendo ora che Cooper era tornato a Rhode Island per finire di girare il suo film.
Anche se l’appartamento era spazioso ed assolutamente stupendo, per Blaine non sembrava… casa.
Era troppo pulita, troppo grande ( solo per lui in quel momento) ed era troppo silenziosa pe i suoi gusti.
All’inizio aveva supplicato Cooper di lasciargli portare Jenny-tuttamacchie con lui, ma dopo una lunga discussione su quanto fosse pericoloso per una persona incinta possedere un gatto a causa di tutti i problemi con la lettiera e la cacca di gatto e bla bla bla.
Così Jenny rimase da Kurt e Blaine era bloccato in quella casa che aveva un acquario pieno di pesci tropicali noiosi.
Alcune mattine, si preparava solo della crema di cereali e si sedeva sul divano, guardando i pesci nuotare avanti ed indietro nell’acquario.
Poi immaginava Jenny seduta sul bordo della vasca , mentre batteva con le sue piccole zampe sull’acqua e rideva per ore.
Le mancava.
Gli mancava Kurt.
Onestamente, essere solo nel nuovo appartamento era difficile.
Alcune notti si svegliava con la voglia di un bicchierone di latte e finiva per sbattere contro un muro perché ancora non si era abituato a quella casa.
O si svegliava tremante nel bel mezzo della notte per poi rotolare ed accoccolarsi a Kurt, per poi trovare la parte del letto vuota accanto a lui.
In quelle notti , afferrava un cuscino e ci piangeva contro, desiderando che le cose fossero andate diversamente.
Ma non lo avevano fatto e non era come se lui potesse tornare indietro nel tempo per cambiarle.
E non poteva tornare con Kurt , come desiderava fare, non dopo il modo in cui erano finite prima.
Kurt era diventato distante e freddo nei suoi confronti durante le ultime settimane insieme; era ovvio che Kurt non volesse il bambino e che non era per nulla entusiasta della gravidanza ( come Blaine aveva pensato fosse) e dopo tutte le loro liti e l’aumento di stress che aveva sopportato Blaine, avevano bisogno di stare separati.
Ma comunque non tutto andò senza dolore.
Blaine si sente come se qualcuno lo avesse spezzato in due e avesse lasciato l’altra sua metà da qualche altra parte e a volte si chiede se anche per Kurt fosse lo stesso.
“Mi manca il tuo papà” dice con dolcezza al suo ventre, massaggiando il pancione mentre stende le gambe sulla poltroncina abbinata, “ mi manca anche Jennycat”
Sospirando , chiuse gli occhi cercando di immaginare cosa stesse facendo Kurt, se suo marito fosse o meno al lavoro prendendo un caffè con Isabelle; o se stesse ancora dormendo perché aveva il turno più tardi.
Fuori, pioveva incessantemente e lo aveva fatto per tutta la mattinata, così Blaine si chiese se Kurt avesse indossato i suoi stivali da pioggia se doveva davvero lavorare quella mattina.
"Mi manca. Spero stia bene" pensò mentre si scivolava nel sonno , le mani che ancora accarezzavano lo stomaco.
Un paio d’ore dopo, Blaine si svegliò sentendo qualcuno bussare alla porta.
Sbadigliando, si alzò dal divano , stiracchiando le gambe stanche , dirigendosi piano verso la porta per vedere chi fosse la persona che stava facendo tutto quel casino.
Guardando attraverso lo spioncino, sorrise quando vide chi c’era davanti alla sua porta e, quando l’aprì, Rachel saltellò dentro, un luminoso sorriso sul viso, brandendo una busta piena di cibo.
“Hey! Spero tu abbia fame! Ho portato il pranzo!”
“Come facevi a sapere che non avevo ancora mangiato?”
Rachel rise.
“Solo un’ipotesi… spero che non ci siano problemi… ho scelto italiano… ho preso qualcosa strada facendo ed ho preso un po’ di tutto nel caso avessi la voglia di qualcosa di speciale”.
“Beh….” Iniziò Blaine, sbirciando nella busta quando Rachel le poggiò sul tavolo, “ in realtà ho solo una gran voglia di latte… quello e di patate crude, ma ho mangiato patate a colazione, quindi questo andrà benissimo perché sto morendo di fame.”
“Patate crude?” chiese Rachel mentre prendeva dei piatti dalla credenza per metterli sul tavolo.
Rachel mise una generosa porzione di pasta e di insalata in ogni piatto mentre Blaine sistemava i panini all’aglio, “ non hai abbastanza amido nella tua dieta?”
“ A dire il vero… è più di schifezze che ho voglia, è strano?”
“Avrei detto di no… ma si… questo è raccapricciante”
“Prenditela col bambino”
“Questa è cattiva! Non è nemmeno qui per difendersi” scherzo Rachel mentre si sedeva a tavola.
Blaine si sedette di fronte a lei e si lanciò immediatamente sul cibo, facendo ridere la sua amica quando lo vide infilarsi un intero panino all’aglio in bocca.
“Devi essere davvero affamato”
“È colpa del bambino” mormorò Blaine con la bocca piena e Rachel ridacchiò.
I due continuarono a mangiare tranquillamente per un po’ dopo questo; Rachel di tanto in tanto faceva qualche domanda sul bambino o su quanto tempo Cooper sarebbe stato fuori.
A metà della loro conversazione sulle abitudini dal sonno di Finn, Blaine si bloccò ed una strana espressione apparve sul suo viso.
“Hey… stai bene?”
“Io…” iniziò Blaine, solo per fermarsi di nuovo, facendo un’altra strana espressione, portandosi poi la mano sul pancione, “ questo è strano”
“Cosa è strano? Stai bene? Hai bisogno che chiamo qualcuno?”
“No, no… non muoverti… solo.. penso .. penso che il bambino abbia appena scalciato”
La forchetta di Rachel tintinnò nel piatto.
Un sorriso radioso apparve sul suo viso e cominciò a battere le mani, eccitata.
“Davvero?! Oh mio Dio…posso sentire?”
“Puoi provarci… non credo che ci riuscirai perché è debole; io riesco a sentirlo visto che… beh.., sai, lui è li dentro”
Blaine si alzò e si avvicinò a Rachel, prendendolo poi la mano per poggiarla sul suo stomaco.
I due aspettarono pazientemente qualche movimento e poi Blaine sorrise.
“Ha scalciato di nuovo”
“Aww… non riesco a sentirlo!”
“Forse quando sarà un po’ più grande ci riuscirai” la consolò Blaine, sorridendo vero il suo pancione, mentre Rachel lo accarezzava dolcemente.
“Comunque… è così eccitante… scommetto che sei davvero felice in questo momento”.
“Si… lo sono” disse , accarezzando il punto un cui riusciva a sentire quei dolci piccoli calcetti.
Abbassò lo sguardo sentendo uno strano formicolio agli occhi, “ solo… vorrei che Kurt fosse qui”
“Oh tesoro”
“Cioè.. so che le cose tra noi non vanno più bene, ma a volte vorrei che lui fosse solo emozionato di tutto questo come lo sono io… capisco che non tutte le persone amano i bambini, ma… quando eravamo più giovani, ha sempre detto che non gli dispiaceva avere dei bambini quando saremo stati più grandi ed ora… ora se n’è andato”
“Non sei da solo ad affrontare tutto questo, lo sai? Hai me, Finn, Cooper, Burt, Carole… tutti noi… non sai da solo “
“Lo so… solo… è strano non averlo qui , sai?” Blaine si risedette e strofinò i palmi sulle cosce, “ mi siedo qui e guardo tutte quelle trasmissioni sui bambini su TLC e tutte le mamme sono li con i loro mariti che sono eccitati per i loro bambini … ho perfino guardato uno speciale per le gravidanze maschili l’altro giorno e gli altri papà erano al settimo cielo che i loro mariti fossero incinti… non posso fare a meno di sentirmi geloso, credo… mi manca… tanto ed è davvero strano perché è solo a pochi minuti da qui…ma onestamente… sembra che siamo ai due poli opposti del mondo.”
“Blaine…”
“Questo non è un buon argomento per una cena… scusa… continuo a rovinare le cose per noi e tutto ha cominciato a diventare tipo una storia del “me misero” … scusa” .
“Non devi scusarti” disse Rachel , prendendo la mano di Blaine tra le sue, “ sei spaventato in questo momento ed io lo capisco, completamente…. Quello che è successo negli ultimi mesi è davvero orribile e non avresti mai dovuto subire tutto quello stress… voglio dire… voglio bene a Kurt, ma stava sbagliando a trattarti in quel modo e capisco perché te ne sei andato… non ti biasimo, Blaine.
Sei uno dei miei migliori amici e ti voglio un mondo di bene e non mi piace vederti soffrire”
“Anche Kurt sta soffrendo”
“Lo so… Ma lui può badare a se stesso… tu devi pensare alla tua salute e a quella di tuo figlio ancora non nato, Blaine… Kurt starà passando un brutto momento ora… ma anche tu e, onestamente, guardarti svenire l’altro giorno è stato senza alcun dubbio il momento più spaventoso della mia vita”
Strinse la sua mano con fermezza.
“ Io e Finn non avevamo idea di cosa stesse succedendo e Kurt non rispondeva al telefono e poi abbiamo scoperto che ti stava ignorando e questo non sarebbe mai dovuto accadere.
Mai”
“Rachel…”
“Voglio bene a Kurt… davvero… ma alla fine starà bene… e lo sarai anche tu, lo so …
Solo… solo prenditi cura di te , okay? Non preoccuparti di Kurt, non preoccuparti di niente e nessuno… solo … focalizzati su te stesso e sul bambino.
Siamo tutti qui per te e se avessi bisogno di qualcuno, sai… puoi semplicemente chiamare me o Finn , okay? Saremo da te non appena possibile”
“Io… grazie.. lo apprezzo davvero molto” disse Blaine, abbassando timidamente la testa.
Rachel strinse di nuovo la sua mano prima di lasciarla andare e tornare a mangiare la sua pasta.
Sorridendo alla sua amica, Blaine prese un altro morso di pane all’aglio, assaporando quella piccola e luminosa sensazione di vicinanza che sentiva crescere in se.
Non importava quanto lunga fosse l’attesa per quel momento, ne valeva la pena anche se l’unica persona con cui poteva condividerlo era sua cognata.
Passarono diversi giorni prima che Blaine potesse uscire di nuovo di casa.
Aveva l’ordine severo di rimanere a casa e riposare dopo la sua degenza in ospedale e, mentre seguiva gli ordini del medico, aveva cominciato a soffrire di claustrofobia.
Così, dopo due settimane chiuso in casa, Blaine si avventurò tra la gente; per prima cosa, si fermò al caffè dove lavorava per salutare il suo ex capo e gli altri dello staff.
Barbara era dispiaciuta di averlo perso di nuovo, ma era felice che lui ed il bambino stassero bene ora, ed in più Blaine le promise che ogni tanto si sarebbe fermato di nuovo e avrebbe preparato le sue barrette vegane se si fosse sentito bene.
Dopo aver fatto visita al caffè, era passato a trovare i suoi amici al programma di doposcuola ed ebbe anche modo di rivedere alcuni suoi alunni.
Mentre usciva, vide Annette con uno dei suoi amici e quando la ragazzina lo vide, si precipitò da lui e lo abbracciò forte, piangendo per il fatto che non le fosse più permesso di prendere lezioni da lui per colpa di sua madre.
Blaine le accarezzò la guancia e poi parlarono di quanto lui sentisse la sua mancanza e di quanto sperasse che lei facesse del suo meglio, in futuro quando sarebbe stato il suo momento di esibirsi.
Per la fine del pomeriggio, Blaine si stava dirigendo al suo appuntamento col dottore con gli occhi pieni di lacrime dopo la sua conversazione con Annette.
Si stava ancora asciugando le lacrime quando entrò nello studio della ginecologa; l’addetto alla reception lo guardò con comprensione.
“Colpa degli ormoni, tesoro?”
“Non lo so” disse tristemente Blaine, segnando il suo nome sulla lista dell’accettazione.
La segretaria gli sorrise e gli fece un cenno.
“Oggi non siamo molto impegnati… puoi passare”
Una infermiera aprì la porta per Blaine che la seguì nella sala degli esami, rispondendo con attenzione a tutte le sue domande, prima di andare a farsi controllare la pressione ed il suo peso.
Mentre attraversava le varie stanze sulla strada verso la sua, non poté fare a meno di notare le altre persone incinte nell’edificio che avevano i loro mariti accanto come supporto.
Mi manca.
Isabelle sbirciò nell’ufficio di Kurt, aprendo completamente la porta quando vide l’uomo che stava cercando seduto alla sua sedia, il mento poggiato sulla mani mentre fissava una foto incorniciata della prima ecografia di Blaine.
“Scommetto che il bambino è molto più grande ora” commentò, sedendosi dall’altro lato della scrivania di Kurt.
L’uomo la guardò per un millisecondo per poi tornare a guardare di nuovo la foto.
“Blaine è di 22/23 settimane ora… scommetto che il bambino è enorme”
“Probabilmente starà anche scalciando” Isabelle si abbandonò ai ricordi, “ quando mia sorella era incinta, mia nipote iniziò a scalciare intorno alla 22 settimana..:”
“È un lui… Blaine sta per avere un maschietto”
“Oh… beh…congratulazioni! Umm… è emozionante”
“Si” mormorò tristemente Kurt, “ immagino lo sia”
Lanciò un’ultima occhiata alla foto prima di voltarsi completamente verso Isabelle; i suoi occhi bagnati di lacrime fissarono , ignorandola, il suo capo per qualche secondo prima di spostare lo sguardo verso la finestra.
Isabelle riuscì facilmente a vedere l’angoscia ed il dolore sul suo viso e sospirò.
"Kurt, hai pensato di parlare con qualcuno di tutto questo?"
Fu accolta dal silenzio.
“Voglio dire… come un terapista o altro? Non ti fa bene imbottigliare tutto.
Ho notato che non stai mangiando correttamente, umm… non dormi, non mangi, a malapena sei operativo e, onestamente, odio vederti così
Anche tu meriti di essere ascoltato, sai?”
"Non ho bisogno di uno strizzacervelli."
“Davvero? Perché tutto di te dice il contrario in questo momento” la donna gli fece un cenno , indicando il suo mal assortito abbigliamento.
Tutte le altre volte, Kurt era stato l’immagine della perfezione, ma Isabelle aveva subito capito che qualcosa non andava quando aveva sentito girare la voce che c’era qualcuno del suo staff , nell’edificio, stava indossando qualcosa di atroce e peggio di un pugno nell’occhio.
Naturalmente quando aveva visto Kurt sgattaiolare, in ritardo, quella mattina, aveva capito di chi stavano parlando, doveva intervenire immediatamente.
Accigliandosi, scavò nella sua borsetta e ne tirò fuori un biglietto da visita, che fece scivolare sul tavolo fino ad urtare la mano di Kurt.
“Questo è il biglietto da visita della dottoressa Gartner. È una donna brillante ed un’ottima ascoltatrice… solo… ti prego Kurt, parla con qualcuno… qualcuno che sarà neutrale su tutto questo… ti stai uccidendo ed io lo odio… solo… per favore… ti prego… chiamala”
Kurt ignorò lo spigolo appuntito che pungeva la sua mano.
Al contrario continuò a fissare fuori dalla finestra, guardando le nuvole muoversi nel cielo tempestoso.
Di fronte a lui, Isabelle si alzò e se ne andò, il suono della porta che si chiudeva annunciò la sua uscita, ed una volta che se ne fu andata, Kurt si voltò e prese il biglietto, girandoselo tra le dita mentre fissava il nome ed il numero di telefono scritto.
Per quanto non volesse andare da uno strizzacervelli, più ci pensava e più pensava che non avrebbe potuto fargli male.
Raccogliendo un po’ di coraggio, prese il telefono dell’ufficio e compose il numero.
In pochi secondi, aveva preso un appuntamento per il Mercoledì successivo.
Blaine si tirò su a sedere, usando dei tovaglioli di carta, che gli erano stati dati , per pulirsi dai residui del gel dell’ecografia dal suo stomaco.
La Dott.sa Banes gli sorrise dolcemente e gli porse alcune copie dell’ecografia del bambino, poi si alzò dalla sedia e si preparò a lasciare la stanza.
“Ricordati Blaine, hai bisogno di andarci piano e di riposarti… non ho bisogno di rivederti prima di due settimane quando devi venire per farti il vaccino, ma se dovessi sentire qualche effetto collaterale dopo quello che ti ho appena dato oggi, non esitare a chiamarmi… l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di riportarti in ospedale.”
“Si dottoressa… grazie “ disse Blaine senza fiato, ancora stupito di quanto fosse cresciuto il suo piccolo ometto .
Abbassò lo sguardo sulle foto che aveva in mano e sentì il cuore gonfiarsi alla vita del piccolo angelo raffigurato in quelle foto.
Guarda quanto sei cresciuto… aspetta che ti vedano i nonni, gli zii e le zie vedano le foto.
Sorridendo, Blaine salutò la dottoressa e finì di sistemarsi per bene i vestiti.
Mentre si sistemava il cardigan sulle spalle, si sentì bussare piano la porta ed una infermiera entrò.
“Blaine? Ciao… il mio nome è Maggie! La dottoressa Banes mi ha chiesto di chiederti di fermarti un attimo prima di andar via… vuole vederti nel suo ufficio prima che te ne vai… quindi…se non è un problema, seguimi”.
La donna lo guidò attraverso il lungo corridoio dove era l’ufficio della Banes.
La dottoressa era seduta alla scrivania, la sua attenzione era focalizzata solo su delle ecografie, che, per il terrore di Blaine, erano le sue.
Quando Maggie si schiarì la gola, segnalando la presenza di Blaine, l’ostetrica sorrise facendo un cenno del capo, indicando la sedie di fronte alla sua scrivania per far sedere Blaine.
“Scusa se ti faccio tornare tardi a casa, Blaine… voglio solo parlarti delle ecografie fatte oggi.”
Blaine sentì lo stomaco sotto sopra al tono della sua voce ed immediatamente ripensò a quel momento in cui, solo pochi minuti prima, la dottoressa si era fermata ed aveva osservato con serietà al suo bambino prima di scattare uno screenshot dell’ecografia.
“Cosa succede?”
“Beh… so che ti preoccuperai non importa cosa io ti dica, ma, prima di tutto, non c’è davvero nulla di cui preoccuparsi… mentre ti facevo l’ecografia oggi, ho notato qualcosa di strano vicino il midollo spinale del feto.
Ora… il più delle volte non è nulla… ma visti i tuoi precedenti con i malesseri e lo stress durante questa gravidanza, vorrei dare un’occhiata più da vicino.
Ora, oggi abbiamo fatto tutti gli esami del sangue di cui avevamo bisogno, ma c’è un test che possiamo fare che ci darà una comprensione più approfondita di quello che potrebbe esserci”
“E qual è?” chiese Blaine esitante, le dita che accarezzavano lentamente il pancione.
“Si chiama amniocentesi…”
“Non è quel test con un lungo ago che… che si infila nello stomaco?”
La dottoressa Banes annuì.
“Si, sfortunatamente questo è quello che spaventa molti pazienti quando glielo menziono per la prima volta, ma devo anche dire che è una procedura abbastanza comune, specialmente nelle gravidanze maschili.
Ci permette di controllare se ci sono malformazioni genetiche facendo dei test sul liquido amniotico ed anche se sembra doloroso, il test dura solo pochi secondi e ti rimetterai in piedi in poco tempo.”
La mano vagante di Blaine si fermò nel punto in cui sentiva suo figlio scalciare frenetico e , dal profondo del cuore, si chiese se il piccolino stesse cercando di mostrare la sua protesta all’idea di un ago infilato nella sua casetta.
“Umm… quando dovremo fare questo test? Ho bisogno di portare qualcuno con me?”
“Possiamo programmarla per questo Giovedì, se sei libero, e ti suggerisco di farti portare qui da qualcuno che poi ti riaccompagni a casa… anche se la procedura è cosa comune, dovrai monitorare la tua temperatura dopo, perché se dovessi avere un po’ di febbre significherebbe che c’è qualcosa che non va… è meglio avere qualcuno con te che possa controllarti per la serata e forse anche rimanere con te la notte.”
“Quindi… vuole rivedermi questo Giovedì?”
“Si” disse la dottoressa con un cenno del capo, segnando qualcosa sul calendario prima di firmare alcuni moduli.
Blaine la guardò firmare le carte con uno svolazzo e si morse , nervosamente, il labbro inferiore.
“Dovrei potercela fare per Giovedì”
“Bene… allora … mando questo giù all’accettazione così possono fissarti subito un appuntamento. Oltre questo… questo era tutto quello di cui avevo bisogno di parlarti questo pomeriggio. Eccoti un opuscolo sull’amniocentesi se sei curioso e ci vediamo Giovedì, okay? Stai attento”
Blaine prese il libretto che gli stava passando e se lo strinse al petto, alzandosi poi lentamente visto che sentiva il corpo indebolito da tutta l’adrenalina che gli scorreva in corpo.
Con mano ferma, si diresse verso l’ingresso e l’accettazione dove, in qualche modo, riuscì a controllarsi e prenotare l’amniocentesi senza problemi.
Quando l’addetta all’accettazione gli augurò una buona giornata mentre se ne andava, Blaine la salutò con la mano e si diresse verso l’ingresso col cuore che gli batteva forte in petto e la paura gli fece venire la pelle d’oca.
Con incertezza, tirò fuori il cellulare dalla tasca posteriore e lo accese, poggiandosi contro il muro perché le sue ginocchia tremanti a malapena riuscivano a tenerlo in piedi.
Dopo alcuni squilli una voce allegra e luminosa rispose.
“Pronto? Blaine?”
“Rachel… posso chiederti un favore?”
NOTE
E siamo arrivati al 18 capitolo...
Ho anticipato il capitolo perché avrei problemi a pubblicare altrimenti .. vado un paio di giorni fuori e non so se avrò un pc... quindi.... BUONA LETTURA come sempre... ( e se vi va... lasciate qualche commentino... )
https://www.fanfiction.net/s/9040511/18/When-We-re-Older link del capitolo originale |
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Capitolo 19 *** capitolo 19 ***
Andare dal terapeuta fu un'esperienza terrificante.
Kurt ebbe il suo primo appuntamento Mercoledì mattina ed anche se la sua terapista sembrava una donna amorevole , aveva paura di raccontarle tutto quello che stava succedendo nella sua vita.
Dire ad una completa estranea che aveva tagliato fuori il marito, incinto e malato, lo faceva sembrare una persona orribile già solo alle sue orecchie e non riusciva ad immaginare come una persona che veniva pagata per ascoltare i suoi problemi ( e rimanere neutrale) avrebbe persino accettato i suoi fallimenti.
Ma, nonostante ciò, andò alla sua prima seduta e parlò un po' con la dottoressa Gartner di quanto gli mancasse Blaine , ma questo fu tutto.
Pensò che ci sarebbe andato piano con la terapia e al suo ritmo; ed in più visto che non si sentiva a proprio agio in quel momento, non aveva intenzione di spingersi oltre.
Ci sarebbe voluto un po' di tempo per imparare a fidarsi della nuova dottoressa e forse, in un futuro non molto lontano, sarebbe stato abbastanza sicuro da parlare del vero motivo che lo aveva portato nel suo ufficio.
Fino ad allora , avrebbe soltanto tergiversato.
Il prossimo appuntamento andrà meglio... parlare con lei diventerà più facile, pensò quel Giovedì mattina, mentre apriva il suo ufficio,.
- Smettila di agitarti -
Blaine stava cercando di non impazzire.
Era Giovedì mattina presto e si stava preparando per il suo temuto appuntamento con la dottoressa Banes.
Era stato nervoso, per tutta la mattinata; aveva dormito troppo, non riusciva a mangiare nulla per la paura che avrebbe comunque vomitato, e mentre si stava facendo la doccia , si rese conto di aver finito il suo bagnoschiuma preferito.
- Stava andando tutto male -
Tuttavia, non importava quanto non volesse uscire di casa quel giorno, doveva farlo per il bene del bambino; quindi si precipitò a finire di vestirsi e nel giro di un'ora fu pronto per uscire.
Tirò su la cerniera della giacca primaverile, si fermò e si guardò allo specchio, lì all'ingresso, passandosi con cura una mano tra i capelli.
Tolse alcuni ricci ribelli dalla fronte, imbronciandosi.
Non riusciva a credere a quanto sembrasse diverso... i suoi capelli erano più lunghi ( e sembravano ogni giorno più ridicoli) , aveva preso un po' di peso sul viso ( che era evidente solo a lui ) e nessuno dei suoi vestiti gli andava più bene.
Oltre al contrattempo nella doccia , quella mattina, Blaine aveva dovuto lottare per infilarsi i jeans e si era ritrovato a doverseli abbottonare più in basso sui fianchi, ed ora erano poggiati , goffamente, sotto il suo pancione.
A peggiorare le cose, il suo cardigan si abbottonava a malapena sullo stomaco così lasciò semplicemente perdere, realizzando purtroppo che , presto, avrebbe avuto bisogno di comprare dei vestiti nuovi.
- Che palle -
Mettendo da parte il pensiero dei vestiti ormai della misura sbagliata , Blaine afferrò il cellulare , infilandolo nella tasca della giacca, uscì dall'appartamento, chiuse a chiave la porta e si incamminò.
Il suo stomaco gorgogliava per l'ansia , mentre pensava a quello che avrebbe dovuto affrontare quel pomeriggio : L'amniocentesi.
Per fortuna, Rachel gli aveva detto che potevano vedersi in clinica prima del suo esame, così non sarebbe stato solo.
Ma anche se sapeva che lei sarebbe stata lì con lui , non riusciva comunque a fermare quella sensazione di farfalle allo stomaco.
Era spaventato a morte per quell'esame , spaventato che la dottoressa potesse trovare qualche serio problema per il suo bambino e dopo tutto quello che aveva dovuto affrontare nei primi mesi di gravidanza, non era così sicuro di poter affrontare altro.
- Pensa positivo - ripeteva tra se mentre, col braccio alzato, fermava un taxi.
- Pensieri positivi -
“Sig. Hummel?” chiese cautamente Shelly , facendo capolino dalla porta leggermente aperta dell'ufficio di Kurt.
Kurt smise di fare gli ultimi ritocchi per il titolone primaverile ed alzò lo sguardo , sollevando un sopracciglio verso la giovane stagista.
“Si?”
“C'è una telefonata sulla linea 1 … è una certa signora Berry”
“Ahh.. si grazie” disse Kurt, , facendo un gesto alla ragazza , sbrigativo ma grato.
Salvò il suo lavoro ed afferrò il telefono, premendo il pulsante con l'1 , per prendere la chiamata.
“Rachel? Che succede?”
“Ti prego , dimmi che non hai impegni per questo pomeriggio?” disse col fiatone, la voce in affanno e rauca.
Kurt sollevò un sopracciglio e si appoggiò allo schienale della sua sedia.
“Ma di cosa diamine stai parlando?”
“Kurt... mi sento male e dovrei andare con Blaine dalla dottoressa tra... tipo un'ora, ma non posso... Gli ho promesso che sarei stata lì , ma mi sono appena svegliata .. mi sono svegliata tardi stamattina... e penso di avere un'infezione alle vie respiratorie... non lo so! Ho provato a chiamare Finn per vedere se poteva andare lui, ma non può lasciare il lavoro e tu sei l'unica persona che mi è venuta in mente per andare li... e so che le cose tra voi non vanno bene , in questo momento...ma ha davvero bisogno di un po' di supporto ora e....”
“Perché? Cosa è successo?” chiese Kurt, interrompendo l'incessante blaterare di Rachel.
Strinse più forte la cornetta del telefono e si morse il labbro inferiore , l'immagine di Blaine di nuovo in ospedale riempì la sua mente mentre la preoccupazione gli cresceva in petto.
“È il bambino?”
“Beh... “
“Oh mio dio...”
“Deve solo fare alcuni test preventivi oggi” disse Rachel tossendo.
Kurt provò pena per lei per il suono dei suoi respiri.
“Hanno visto qualcosa durante l'ecografia e la sua dottoressa vuole darci un'occhiata più da vicino... ha anche detto che è necessario che ci sia qualcuno con lui; ed è per questo che sarei dovuta andare ...ma...”
“Vado io...”
“Lo farai?”
“Si... a che ora è l'appuntamento e dove?”.
Kurt scarabocchiò su un foglio tutte le informazioni che Rachel gli stava ripetendo e dopo averla salutata ed averle augurato una pronta guarigione, Kurt attaccò , sprofondando sulla sedia.
Prese un profondo respiro, sprofondando ancora di più e si mise a fissare la foto della prima ecografia del bambino.
Quella mattina presto era andato a lavorare pensando alla sua seduta di terapia e subito , in pochi minuti, stava per andare a vedere il soggetto di quella fotografia per la prima volta di persona.
Per la milionesima volta , in poche ore, si sentiva sopraffatto.
Blaine incrociò le caviglie, una sopra l'altra , e si mise a sfogliare una rivista per bambini, le labbra strette tra i denti per la preoccupazione, mentre l'ora dell'appuntamento si avvicinava sempre più.
Rachel non era ancora arrivata, anche se aveva comunque ancora 10/15 minuti prima che , inevitabilmente, lo avrebbero chiamato per il test.
Ma, anche se sapeva di avere ancora tempo, era ancora preoccupato che non sarebbe venuta.
Si era così abituato ad essere deluso ultimamente e non avrebbe cominciato ora ad avere speranza.
Sospirando, poggiò la rivista sul tavolino accanto ed iniziò ad accarezzare il pancione, le mani che vagavano , attentamente, su e giù sul davanti della stretta maglietta.
Il bambino stava scalciando alla sua sinistra, i piedini che spingevano contro il suo stomaco e Blaine ridacchiò alla sensazione, scavallando le caviglie per sistemarsi meglio sulla sedia per allentare le fitte ai fianchi.
Questo era qualcosa di leggermente nuovo...un nuovo tipo di dolore.
Aveva sopportato il dolore ai fianchi dall'inizio della gravidanza, ma erano state fitte leggere e poco durature.
Questa sembrava più forte da quando il suo corpo aveva iniziato a prepararsi per l'imminente picco di crescita.
Dio... Sai che divertimento adesso.
Ma ne vale davvero la pena, pensò, mentre poggiava la mano nel punto in cui il bambino stava scalciando.
Non riusciva a sentirlo con la mano perché i calci non erano così forti affinché qualcuno potesse avvertirli se non lui direttamente nel pancione, ma si sentiva come se il bambino avrebbe potuto riconoscerlo anche solo poggiandoci la mano.
Quindi lo fece.
Sorridendo ,si guardò intorno , osservando le varie decorazioni e poi lanciò un'occhiata nel punto in cui erano seduti una giovane donna ed il suo compagno.
L'uomo aveva la mano sul suo pancione , sorridendo e coccolandolo mentre la ragazza accanto a lui ridacchiava.
Solo vedere quella coppia di innamorati ed insieme, fece svanire quella piccolissima sensazione di felicità e sentì una fitta di gelosia corrergli lungo la schiena prima di voltarsi ed abbassare lo sguardo sul cellulare e vide che gli era arrivato un messaggio da parte di Rachel.
- Rachel: Blaine mi dispiace così tanto... mi sono ammalata e non posso venire all'appuntamento oggi” -
Blaine sentì il cuore spezzarsi , mentre fissava il messaggio.
- Avrei dovuto saperlo... oh mio dio… dovrò affrontare tutto questo da solo? -
Lacrime di dolore si formarono tra le sue ciglia e Blaine strinse forte gli occhi cercando di fermare l'inevitabile pianto.
Accanto a lui , riuscì a sentire l'altra paziente sussurrare qualcosa al suo compagno , così strinse il labbro tra i denti.
- Ti prego... non avvicinarti...ti prego... non avvicinarti -
“Signore... sta bene?”
Blaine spalancò gli occhi umidi di lacrime e vide la donna incinta seduta accanto lui ed il compagno poggiato , con attenzione, alle sue spalle, così distolse lo sguardo dalla coppia mentre il suo labbro inferiore tremava.
Non voleva sembrare scortese o altro … non quando queste splendide persone stavano solo cercando di assicurarsi che stesse bene; ma, in quel momento, sentiva come se tutto gli stesse crollando addosso di nuovo… quando tutto quello che voleva era essere abbracciato e consolato da qualcuno che conosceva e non da un estraneo.
Tirando su col naso, abbassò lo sguardo sul suo pancione.
“Sto bene... sono solo nervoso , immagino”.
“Sei solo?” chiese la donna, la voce leggermente compassionevole .
“Io...”
“Blaine?”
Il gruppo volse lo sguardo alla porta ed il cuore di Blaine si fermò.
Kurt era lì sulla soglia, le guance ed il naso leggermente arrossati per essere stato fuori nell'aria fredda primaverile.
L'uomo più alto era li fermo, fissando le persone davanti a lui, gli occhi blu spalancati e smarriti, quando vide l'espressione spezzata sul viso di suo marito.
Vederlo li fu uno shock e Blaine sbatté le palpebre molte volte, incredulo, ignorando le lacrime che scorrevano sulle sue guance mentre lo fissava.
- Kurt era lì -
Kurt, suo marito, l'uomo che gli aveva spezzato il cuore in un milione di pezzi, l'uomo che amava più di qualsiasi cosa al mondo , era lì, sulla soglia; vestito con un paio di eleganti jeans neri, una camicia bianca ed una giacca blu scuro, essendo, ovviamente, venuto direttamente dagli uffici di Vogue e , quando Blaine sollevò lo sguardo su di lui, Kurt gli offrì un patetico tentativo di un sorriso.
“Kurt?”
“Mi ha chiamato Rachel … sta male e non riusciva ad essere qui... io... so che tra noi … le cose non vanno bene in questo momento...ma... sono qui … se mi vuoi... se va bene per te.”
La coppia seduta accanto a Blaine guardò prima l'uno poi l'altro esaminando le fedi , ovviamente uguali sulle loro dita; poi la donna diede una leggera e gentile pacca sulle spalle di Blaine, sorrise a Kurt e poi tornò insieme al suo compagno al suo posto.
Una volta che se ne furono andati , Kurt fece qualche passo in avanti , dirigendosi verso il punto in cui era seduto Blaine, che aveva gli occhi pieni di lacrime mentre tremava alla sua vista.
“Hey … non piangere... andrà tutto bene”
“Sono così spaventato” farfugliò Blaine , abbassando la testa tra le mani , mentre Kurt si sedeva accanto a lui, allungando una mano esitante.
Senza pensarci, Blaine si lasciò andare tra le braccia di Kurt, scoppiando a piangere, tutte le emozioni provate nelle ultime settimane vennero fuori insieme alla paura per il test che doveva fare quel giorno.
Kurt tenne stretto il marito che piangeva forte contro il suo petto, appoggiando la guancia sulla testa riccioluta di Blaine, leggermente divertito per la mancanza di gel tra i ricci disordinati.
“Andrà tutto bene... starai bene”
“Non sono preoccupato per me “ piagnucolò Blaine contro il colletto di Kurt, “il bambino... lui... “
“Lo so... ma andrà tutto bene... andrà tutto bene”
Blaine stava per contraddirlo, il corpo sempre più teso per i dubbi e la rabbia per il fatto che Kurt stava cercando di calmarlo per qualcosa che lui non poteva nemmeno capire, quando la porta del reparto esami si aprì ed un'infermiera con un camice con tante paperelle disegnate , ne uscì, con una cartella in mano.
“Blaine Anderson-Hummel”
Blaine si allontanò e si alzò, con Kurt che lo seguì.
Entrambi gli uomini ascoltarono le spiegazioni dell'infermiera prima di seguirla attentamente quando fece loro segno di andare con lei nella sala degli esami.
Kurt rimase qualche passo indietro rispetto al marito, mentre il ragazzo più giovane camminava rigidamente davanti a lui , mentre attraversavano il corridoio.
Kurt percepiva la tensione scorrere in Blaine ad ondate.
Poteva vedere quanto fosse agitato l'altro uomo; quanto fosse serrata la sua mascella ma anche quanto i suoi occhi brillassero per le lacrime e lo sguardo pieno di paura.
Con cautela, toccò la mano di Blaine con la sua, sollevando il palmo e guardando suo marito fissare la sua offerta.
“Kurt...”
Entrambi gli uomini si fermarono li in mezzo al corridoio, Blaine fissava ancora la mano di Kurt mentre Kurt aspettava di vedere se Blaine l'avrebbe accettata.
Lentamente, Blaine allungò la mano e strinse le dita di Kurt tra le sue, tirando su col naso quando Kurt gli strinse la mano per rassicurarlo.
“Andrà tutto bene”
“Non puoi saperlo” sussurrò Blaine, stringendo la mano di Kurt per un altro lungo momento prima di lasciarlo andare per poi incrociare le braccia al petto, chiudendosi a riccio come forma di protezione.
Immediatamente, riprese a camminare e Kurt lo seguì da vicino ma nessuno dei due uomini parlò più mentre attraversavano il corridoio.
L'infermiera si fermò e si voltò verso di loro, un sorriso luminoso sul viso mentre indicava una stanza alla loro destra.
“Bene... ci siamo... io procedo e controllerò il peso e la pressione di Blaine prima che iniziamo l'esame e poi la dottoressa Banes sarà qui a breve”.
Andò avanti e collegò lo sfigmomanometro pronto all'uso mentre Blaine si toglieva la giacca ed il cardigan.
Quando Blaine si tolse completamente il cardigan Kurt combatté l'urgenza di ansimare per quel che vide.
Dall'ultima volta che lo aveva visto , un paio di settimane prima, il suo pancione era cresciuto molto ed anche ad occhio nudo , era ovvio che Blaine fosse incinto.
Vedere il pancione di suo marito così cresciuto fu molto diverso di quanto era stato prima ; gli venne un groppo in gola così si voltò per un attimo per prendere un profondo respiro.
Dietro di lui, Blaine lo guardava attentamente , i guardinghi occhi nocciola osservavano lo strano modo in cui si stava comportando Kurt, solo per distogliere lo sguardo quando salì sulla bilancia, per controllare il suo peso, e quando gli fu misurata la pressione.
Una volta finiti questi esami, Blaine si sistemò sul lettino , dondolando le gambe avanti ed indietro , mentre aspettava che l'infermiera andasse a chiamare la dottoressa Banes.
Accanto a lui, Kurt stava guardando dei poster del corpo durante una gravidanza, le dita che accarezzavano il colletto della sua camicia mentre li leggeva.
“Non sei obbligato a stare qui lo sai?”
Le dita di Kurt si fermarono e Kurt si voltò verso Blaine , accigliandosi quando vide lo sguardo stanco e rassegnato sul viso di Blaine.
“Hai bisogno di un sostegno”
“Quindi hai decido di darmelo adesso?” sibillò a bassa voce Blaine, afferrando forte i bordi del lettino su cui era seduto.” Sei qui solo perché Rachel non poteva farlo...”
“E tu non volevi stare da solo, quindi perché ti stai arrabbiando con me?”
“Io... Kurt... Dannazione! Forse perché sono spaventato a morte che possano trovare qualcosa che non va nel mio bambino ed invece di avere accanto una delle mie migliori amiche, ho il mio ex incazzato di brutto che non lo vuole nemmeno questo bambino”
“Blaine...”
“No, Kurt! Perché sei ancora qui? Non te ne frega un cazzo di noi due, quindi perché ora? Forse perché vuoi che trovino che abbia qualcosa di veramente grave così che io forse abortirò? Huh? È questo?”
Il tono isterico nella voce di Blaine stava davvero spaventando Kurt che lasciò cadere la mano dal suo collo per portarla al suo petto.
Le cose che gli aveva detto Blaine gli stavano bruciando l'anima e riuscì a sentire le lacrime riempire gli occhi al pensiero che Blaine pensasse che lui desiderasse che il loro bambino morisse.
Poteva aver avuto delle riserve sul diventare padre, ma non voleva questo.
“No Blaine! Smettila!”
“Non lo hai mai voluto … quindi perché adesso ti importa? Perché?”
Kurt scosse la testa e fece un passo in avanti per avvicinarsi al marito, ma Blaine si tirò indietro , rannicchiandosi su se stesso, le braccia strette al petto.
Col cuore spezzato, Kurt afferrò Blaine per le spalle e lo tirò verso il suo petto, avvolgendolo tra le braccia l'uomo che tremava sotto di lui.
Lo tenne stretto , ancora più vicino quando Blaine iniziò ad agitarsi e, mentre lo teneva stretto a lui, fece del suo meglio per calmare l'uomo fuori di se.
“Blaine... ti prego.. solo… calmati... non dovresti agitarti così tanto.”
“Non sarei così agitato se te ne fossi andato!” singhiozzò Blaine contro il collo di Kurt, che sbatté le palpebre, rapidamente, le lacrime che ormai cadevano sui capelli di Blaine.
“Non ti lascio in questo momento... non così, okay? Facciamo solo questo test e ti lascerò solo dopo, okay?”
“Non ho bisogno di te!”
“Blaine ti prego...”
Il suono di qualcuno che bussava alla porta fece sobbalzare entrambi gli uomini , poi la porta si aprì ed entrarono la dottoressa Banes e l'infermiera di prima.
Entrambi le donne si fermarono per fissare la scena davanti a loro ; poi la dottoressa lanciò uno sguardo preoccupato a Blaine.
“Va tutto bene qui?”
Blaine si rabbuiò e distolse lo sguardo, trattenendo a stento l'imminente crollo emotivo che sapeva di stare per avere.
“Va tutto bene” mentì, allontanandosi dall'abbraccio di Kurt, “sono solo nervoso”.
Kurt fece un passo indietro , guardando con attenzione Blaine, osservando cautamente il cambiamento nel suo comportamento.
Era così strano vedere suo marito cambiare rotta così velocemente.
“Blaine?”
“Oh... ciao Kurt!” lo salutò allegramente la dottoressa Banes, riconoscendo Kurt per averlo visto la mattina che si era fermato in ospedale dopo l'incidente di Blaine.
Allungò la mano e Kurt la prese esitante, per poi spostarsi quando la donna si avvicinò a Blaine.
“Non ti avevo nemmeno riconosciuto... scusami per questo...è bello vederti, comunque... Blaine mi ha detto che sei stato molto impegnato al lavoro , ultimamente... scommetto che sei eccitato di vedere il bambino , nonostante la situazione”.
Kurt a malapena le fece un cenno; la sua attenzione era focalizzata su Blaine, che si era subito calmato e stava fissando il pavimento.
- Blaine ha mentito sui di me così da non farmi apparire un padre negligente... perché? -
Osservò suo marito asciugarsi gli occhi e poi sospirò.
- Oh Blaine.. -
Per qualche istante , rimase perso nei suoi pensieri , mentre la dottoressa Banes sistemava le apparecchiature per il test.
Nel frattempo, Blaine si rilassò tirando su la maglietta oltre il pancione mentre l'infermiera infilava della carta assorbente nei pantaloni di Blaine così che i suoi abiti non si sporcassero durante il test.
Mentre si preparavano, Kurt guardò attentamente e completamente incantato l'aspetto del pancione di Blaine.
Sembrava così tanto diverso da quella che aveva visto un mese fa, quando lui e Blaine stavano ancora insieme e Kurt aveva un eccitato Blaine pressato contro di lui nella doccia.
Ora la pelle dello stomaco di Blaine era liscia e tonda e non sembrava per nulla simile a quella che aveva prima della gravidanza quando era piatta e ben definita , ma comunque morbida sotto le dita di Kurt.
- Mi chiedo come sia ora -
“Okay... per prima cosa faremo una ecografia... sostanzialmente, voglio solo trovare un punto sicuro dove infilare l'ago e prelevare un po' di liquido.
Vogliamo restare quanto più lontano possibile dal bambino ma abbastanza vicini per poter prelevare sufficiente liquido amniotico.
Ricaveremo un valore e poi abbiamo finito per oggi e puoi andare a casa.
Sei pronto, Blaine?”
Blaine riaprì gli occhi ( cosa che Kurt non aveva notato) ed annuì lentamente, i suoi occhi si focalizzarono sul piccolo schermo accanto al lettino.
Kurt guardò la dottoressa poggiare una specie di aggeggio sulla pancia di suo marito ed immediatamente lo schermo scuro prese vita con alcune forme bianche e nere.
Mosse la bacchetta in tondo sullo stomaco di Blaine con facilità e poi si fermò, un sorrise illuminò il suo viso.
“Sembra che il piccolino si stia divertendo li dentro” disse, fermando i suoi movimenti per indicare lo schermo e mostrare alla coppia cosa stesse facendo il bambino.
Non appena gli occhi di Kurt si fissarono sul punto che lei indicava, sembrò che il suo cuore avesse smesso di battere.
E quando lei indicò la mano del bimbo con le piccolissime dita allargate, per Kurt fu qualcosa che non aveva mai visto prima.
Riusciva a vedere una chiara differenza con la foto che aveva appeso in ufficio e quello che vedeva in quel momento era un qualcosa di vivo.
Il bambino era cresciuto, sembrava più un vero essere umano piuttosto che una macchia al centro di una foto e , alla vista del piccolo umanoide che si muoveva sullo schermo, Kurt sentì il cuore svolazzare.
- Oh! -
“Oh mio dio...”.
“ È diverso vederlo di persona, vero?” chiese la dottoressa Banes, sorridendo alla reazione di Kurt.
Blaine voltò la testa dallo schermo per un momento per fissare suo marito, sorpreso da quanto sopraffatto sembrasse Kurt.
“Kurt?”.
“ È... è incredibile”
L'infermiera si avvicinò e sussurrò qualcosa alla dottoressa ed entrambe le donne annuirono; la Banes si allungò per avvicinare il vassoio con gli strumenti.
“Sembra che abbiamo beccato il bambino mentre dormiva... quindi abbiamo un buon posto per prendere il liquido amniotico.
Blaine... ho bisogno che tu metta le mani dietro la testa e che rimani quanto più fermo possibile, va bene? Ti tamponerò un po' la pancia con dell'antisettico prima di infilare l'ago e quando lo avrò fatto... sentirai una leggera pressione, ma sarà tutto finito prima che te ne accorga”
“O...okay” disse a corto di fiato Blaine, sollevando le braccia per poggiarle dietro la testa.
Kurt si avvicinò al lettino ed allungò una mano per prendere quella di Blaine, mentre la dottoressa stendeva dello iodio sullo stomaco di Blaine.
“Va bene... Inserisco l'ago ora, Blaine” disse la Banes, mentre con una mano teneva la bacchetta ferma allineando poi un lunghissimo e spaventosissimo ago contro lo stomaco gonfio di Blaine.
Spinse lo strumento nella sua pelle e Kurt sentì una pressione sulla mano quando Blaine gliela strinse forte.
Un basso sibilo uscì dai denti serrati di Blaine ed i suoi occhi si riempirono di lacrime, due scie di lacrime che scorrevano sul suo volto.
“Stai andando bene, Blaine” commentò l'infermiera mentre bloccava sopra l'ago una fialetta, iniziando poi ad estrarre il liquido dallo stomaco di Blaine, “ molto, molto bene, hun... solo continua a respirare così , lento e leggero... dentro e fuori”.
Blaine seguì le istruzioni dell'infermiera, ma Kurt riuscì a vedere quanto fosse dolorante ed , immediatamente, si sentì in colpa.
- Perché deve sopportare tutto questo -
Accarezzando le nocche della mano di Blaine, Kurt sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime e guardò le due donne finire il loro lavoro , prima di tirar via quell'orribile ago dallo stomaco di Blaine per poi ripulire il suo pancione.
Una volta che tutto fu fatto, la Banes passò ancora un po' di antisettico sulla ferita , pulì per bene tutta la parte e mise della garza sulla minuscola puntura.
Mentre attaccava la garza, si voltò verso Blaine.
“Come ti senti?”
“ Come se fossi stato pugnalato alla pancia” osservò semplicemente Blaine e le due donne ridacchiarono in solidarietà.
“Ti sentirai un po' strano per un po', Blaine... ma non dovrebbe darti troppo fastidio... se dovessi sentire un forte dolore o una forte pressione vicino alla puntura, ti prego... chiama il nostro ufficio o vai al Pronto Soccorso.
Inoltre, se ti dovesse salire la febbre oltre i 38° durante le prossime 24 ore, ti suggerisco di chiamarci immediatamente.
La maggior parte delle persone hanno solo dei piccoli fastidi dopo questa procedura... ma a volte le cose succedono e noi vogliamo solo il meglio per te ed il vostro bambino, okay?
Sei andato benissimo oggi, Blaine... abbi cura di te , va bene?”
Blaine annuì e la dottoressa Banes lasciò la stanza col campione di liquido amniotico, lasciando Blaine e Kurt con l'infermiera.
La giovane donna trafficò intorno per un momento, rimettendo tutto al loro posto prima di voltarsi di nuovo verso di loro per prendere la temperatura di Blaine come riferimento.
Una volta averli informati su quale fosse la temperatura di Blaine ( normale) gli augurò una buona giornata ed aspettò fuori dalla stanza fino a quando Blaine non si fu completamente rivestito , per poi accompagnarli nell'atrio.
Kurt rimase accanto a suo marito, una mano sul gomito di Blaine mentre il ragazzo più giovane camminava lentamente a passi deboli ma saldi.
“Stai bene?”
“Mi sento strano, ma bene” disse Blaine, piano , fermandosi all'accettazione per il check out.
Quando tutto fu detto e fatto, Kurt prese la mano di Blaine per accompagnarlo fuori dall'edificio, fermandosi poi davanti alle porte principali per discutere su cosa fare.
“Vuoi venire a ca... da me o vuoi andare da te?”
“Possiamo … possiamo andare a casa? Mi manca Jennycat”
Kurt sentì il cuore spezzarsi alla parola casa ma annuì, chiamando poi un taxi per farsi portare all'appartamento , dove un tempo entrambi vivevano felicemente insieme.
Ore dopo l'esame, Kurt si ritrovò sulla soglia della sua camera da letto ad osservare Blaine dormire sul loro letto, rannicchiato contro il cuscino di Kurt con Jennycat raggomitolata contro il retro delle sue gambe.
La prima volta che attraversò di nuovo la porta di casa con Blaine era stato terribilmente imbarazzante e quando Jennycat, curiosando in giro, vide Blaine sulla soglia, Kurt pensò che avrebbe perso il controllo per quanto pessimo si sentisse.
- Ho fatto io tutto questo... ho distrutto la nostra famiglia -
Era ovvio che Jennycat fosse il gatto di Blaine per il modo in cui, immediatamente, cominciò a strusciarsi contro le sue gambe e a fare le fusa quanto più forte che poteva.
Blaine stava morendo dalla voglia di abbassarsi per prenderla in braccio, ma a causa del pancione, ci rinunciò, così Kurt prese il gatto in braccio e glielo passò, ignorando la fitta al cuore quando Blaine alzò lo sguardo su di lui , con i suoi occhi dorati ricchi di emozione.
“Mi è mancato tutto questo” osservò Blaine mentre si strusciava contro il gatto e perfino Kurt capì l'implicazione dietro quella frase: - Mi manca il noi... mi manchi tu -
Ma non poteva rispondere, non ora.
Così osservò Blaine per tutto il giorno , guardando il marito girovagare per casa guardando tutti gli spazi vuoti che una volta contenevano tutte quelle cose che si era portato nel suo nuovo appartamento, e per l'ora di cena, quando sembrava che Blaine stesse per crollare per la stanchezza , Kurt gli poggiò le mani sulle spalle e lo guidò verso la camera da letto.
“Hai bisogno di dormire”
“Sto bene”
“ Riposati solo un po', Blaine... sembra che tu stia per svenire”
“Sto bene”
Ma poi Blaine sparì mentre Kurt era al telefono con Isabelle e quando Kurt, finalmente, lo trovò, Blaine era già crollato sul letto con Jenny.
E la mente di Kurt non poté fare a meno di pensare: - Questo è il posto a cui appartiene -
“Grazie per essere venuto oggi...ma dovrei andare”
“Dovresti davvero restare per questa notte “
“Starò bene...non ho avuto febbre per tutta la notte e si sta comunque facendo tardi 10 e dovrei probabilmente andare via”
“Blaine…”
“Kurt… non posso restare qui, okay? Sei venuto con me dal dottore… woo hoo… ma questo non significa che le cose siano cambiate!
Grazie per aver vegliato su di me, grazie per avermi fatto tornare qui, ma… ma… il mio posto non è più qui.
Non siamo più quello che eravamo, Kurt… e non posso permettermi di ferirmi di nuovo”
Esasperato , Kurt chiuse gli occhi e si strinse la radice del naso con le dita.
“Non sto dicendo che devi restare… solo… la dottoressa ha detto che dovresti avere almeno qualcuno con te per le successive 24 ore dopo l’esame… sono appena passate 12 ore da allora ed ho appena parlato con Isabello per farmi dare la giornata libera così che tu possa restare e non doverti preoccupare di attraversare la città”
Blaine fissò la porta d’ingresso, il suo viso sempre più corrucciato.
“Perché … perché lo stai facendo? Perché non hai fatto tutto questo prima?”
“Beh… forse perché ho realizzato di aver mandato tutto a puttane prima e non voglio più farti del male, okay?
So che non stiamo insieme in questo momento… lo so… ma onestamente…in questo momento, Blaine… sto solo cercando di proteggerti.
Non mi è piaciuto vederti in ospedale più di chiunque altro e mi ucciderebbe se tu dovessi tornare a casa e qualcosa dovesse succedere quando avrei potuto semplicemente prendermi cura di te”
Nessuno dei due uomini disse nulla per qualche secondo, poi Blaine distolse lo sguardo dalla porta e scrutò Kurt, i suoi occhi nocciola si scurirono mentre lo fisava.
“Perché non hai potuto farlo prima? Perché ti comporti così dopo... dopo tutto questo tempo?
“Io....”
“Lascia perdere” sussurrò Blaine , “grazie per avermi permesso di restare, ma appena passano queste 24 ore, vado via”
“Io... okay... okay”
Con questo, Blaine si voltò e si diresse in cucina, con Jennycat che lo seguiva.
Non appena Blaine sparì in cucina, Kurt si sedette sul divano e si prese la testa tra le mani, un milione di pensieri, rimpianti ed idee attraversarono la sua mente mentre ascoltava i rumori che stava facendo il marito mentre trafficava in quella che un tempo era la loro cucina.
NOTE
ecco il capitolo... Kurt ha iniziato la terapia e Blaine ha fatto l'amniocentesi... con il sostegno di Kurt, anche se le cose tra loro non vanno ... e Kurt rimane molto "sorpreso" dal bambino... ( vi assicuro che vederlo è una cosa stupenda)...
Al prossimo capitolo ....
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Capitolo 20 *** capitolo 20 ***
Il rombo di un tuono riempì l'aria e Kurt sbatté le palpebre e strizzò gli occhi , mentre con la mente annebbiata dal sonno cercava di capire, come prima cosa, perché si fosse svegliato.
Un altro tuono esplose facendo tremare Kurt fino alle ossa.
Kurt si tirò su e si guardò intorno nella stanza buia e si ricordò di star dormendo sul divano in salotto.
Sotto di lui, poteva vedere una debole luce diffondersi sul pavimento del corridoio accanto, così scalciò le coperte dalle gambe, rotolò giù dal divano con facilità e si diresse verso il corridoio.
La luce filtrava dalla cucina, cosa piuttosto strana visto che Kurt era certo al 100% di aver spento tutte le luci quando era andato a dormire quella sera, ma quando si affacciò in cucina, rimase sconvolto da quello che vide.
Blaine era seduto sul pavimento , appoggiato contro il piano cottura, le gambe strette al petto , quanto più strette potesse ( che non era pochi così tanto visto il suo pancione).
Il suo viso splendeva sotto la luce e quando sentì il rumore dei passi di Kurt , che si fermò sulla porta , alzò lo sguardo , mostrando il luccichio delle fresche lacrime sulle pallide guance.
“Blaine?”
L'uomo più giovane singhiozzò, lasciando cadere la testa tra le braccia mentre piangeva e Kurt , immediatamente, si avvicinò al marito inginocchiandosi.
“Tesoro, cosa c'è?
“Sono così spaventato” disse Blaine, continuando a piangere, le spalle che tremavano per ogni respiro che faticava a prendere.
Kurt scosse la testa e si lasciò cadere sul pavimento , tirando delicatamente Blaine tra le sue braccia, accarezzando , su e giù, la schiena dell'altro uomo.
“Per i risultati dell'amniocentesi?”
“ E se dovessero trovare qualcosa? E se fosse malato... o... o.. se lui... se lui...”non riuscì a finire la frase , scoppiando a piangere ancora più forte, tanto che si sentivano a malapena i rumori esterni.
Il temporale di fine Marzo sembrava adattarsi a tutto quello che stava succedendo nella testa di Blaine ( così come nel loro matrimonio ) e Kurt ci pensò solo per un secondo prima di appoggiare la testa contro i ricci di Blaine e sospirò.
“Blaine... devi pensare positivo... ti stresserai solamente se continui a pensare al peggio”
“Beh... e.... co... cosa posso pensare? Niente è andato per il verso giusto in questa gravidanza finora” piagnucolò debolmente , e per la prima volta, Kurt riuscì a capire quanto fosse spaventato Blaine... suo marito stava letteralmente tremando tra le sue braccia, terrorizzato per la salute del figlio ancora non nato ed era completamente a pezzi per gli eventi passati, completamente colto alla sprovvista dagli orribili eventi che gli erano capitati.
Ogni volta che Kurt era stato accanto a Blaine durante la gravidanza, qualcosa era andato storto ; l'unico lato positivo furono quelle poche settimane in cui avevano cercato di riconnettersi l'un l'altro... ogni altra settimana era stata un disastro puro.
Non c'era da meravigliarsi se Blaine fosse così agitato; ormai si aspettava il peggio per qualsiasi cosa succedesse.
“Oh tesoro...”
“Voglio solo che stia bene, okay?... lui... lui è tutto quello che ho”.
Il cuore di Kurt andò letteralmente in frantumi.
Le sue labbra si incurvarono e la sua pelle gli stava facendo davvero male per quanto si sentisse disgustato di se stesso.
Blaine stava praticamente tremando contro di lui, piangendo forte sulla sua spalla e tutto quello che riuscì a sentire Kurt fu l'afflusso di bile in gola.
Trattenne le lacrime che avrebbe voluto versare a causa del suo fallimento come marito e strinse, invece, la presa attorno alle spalle di Blaine, abbracciando stretto l'amore della sua vita mentre calde lacrime scorrevano sul suo viso, cadendo poi tra i capelli di Blaine.
“Starà bene, Blaine... starà bene”.
Un altro fragoroso boato risuonò dall'esterno , così forte che sembrò tremare perfino l'appartamento e Blaine si raggomitolo più stretto a Kurt, il suo stomaco schiacciato contro la coscia di Kurt .
Kurt poteva sentire la freddezza delle lacrime sul mento di Blaine così come il battito delle sue ciglia bagnate contro il collo; con la mano a coppa strinse la nuca di Blaine ed accarezzò i suoi capelli, canticchiando sottovoce mentre lo teneva stretto a se.
Il tremore di Blaine iniziò a diminuire dopo alcuni minuti; il brusio calmante della voce di Kurt lo cullò dolcemente e, quando l'ultimo dei suoi singhiozzi riempì l'aria, altrimenti silenziosa, Kurt si allontanò ed abbassò lo sguardo su di lui, strizzando le palpebre per il bruciore agli occhi per poi inchiodare il suo sguardo con gli occhi nocciola , completamente arrossati per il pianto, di Blaine.
“Va meglio?”
“Non lo so... solo... non so cosa pensare in questo momento”
“Non dovresti agitarti così” sussurrò Kurt, passando la punta delle dita sotto gli occhi di Blaine,
Asciugò le lacrime dalla guancia di Blaine e gli lanciò uno sguardo triste quando l'uomo più giovane rabbrividì al suo tocco.
“A che ora ti sei svegliato?”
“Non riuscivo a dormire... mi... mi sono svegliato verso l'1 per colpa del temporale ed ho pensato di prendermi qualcosa da mangiare, ma... ma ha iniziato a scalciare e mi sono ricordato tutto... non so...”
“Ha scalciato?”
“Si” disse Blaine, timidamente, tutto ad un tratto intimorito dallo sguardo di Kurt.
Kurt abbassò lo sguardo sul pancione di Blaine , il cuore gli batteva forte al pensiero che il loro bambino fosse abbastanza grande da permettere a Blaine di sentirlo scalciare e per qualche strana ragione , sentì una vampata di gelosia percorrergli la schiena.
Non poteva nemmeno spiegarla quella strana ed inaspettata sensazione che non meritava proprio, ma mentre fissava la pancia di Blaine e pensava al bambino che si muoveva li dentro, Kurt avrebbe voluto poterlo sentire anche lui.
Blaine abbassò lo sguardo quando Kurt rimase in silenzio, il quale ci mise qualche istante per ricomporsi , prima di alzarsi dal pavimento e di allungare la mano tesa verso Blaine.
“Dovresti provare a tornare a letto” suggerì mentre aiutava Blaine ad alzarsi .
Fu solo quando lo sollevò che Kurt realizzò quante cose fossero cambiate nel corpo di Blaine... era più pesante; il suo corpo una volta era agile e leggero ed era stato facile per Kurt tirarlo a se e gettarlo sul letto o rigirarlo durante una sessione piuttosto bollente di coccole.
Ora il peso del loro bambino , in crescita, poteva sentirsi ( non molto... Blaine sembrava ancora sottopeso per quanto avanti fosse … o almeno Kurt pensava che fosse minuto); ma sentire ( e vedere) che Blaine aveva comunque preso un po' di peso metteva le cose in un'altra prospettiva.
In pochi mesi, Blaine sarebbe stato incinto di un bambino completamente formato, di 2-3 kg e probabilmente avrebbe messo su altri 7 o più kg... e sarebbe stato adorabile.
Sorridendo al pensiero ed ignorando lo sguardo stranito che gli lanciò Blaine, Kurt allungò una mano per stringere quella del marito, per portarlo, gentilmente, fuori dalla cucina , spegnendo le luci una volta usciti, e poi verso la camera da letto.
Aiutò Blaine a sistemarsi sul letto e poi si sedette sul suo lato del letto e si appoggiò poi alla testata del letto mentre Blaine strizzava gli occhi , fissandolo.
“Cosa stai facendo?”
“Resto qui per assicurarmi che tu dorma... torna a dormire Blaine... e non si discute”
“Okay, mamma” mormorò Blaine, ruotando gli occhi , ma si tirò comunque le coperte sulle spalle e chiuse gli occhi non molto dopo, il respiro regolare dopo pochi minuti.
Kurt lo guardò dormire , per quanto raccapricciante possa sembrare, e non poté fare a meno di notare quanto fosse cambiato Blaine nell'ultimo mese o giù di lì.
I suoi capelli erano più lunghi e più folti di quanto siano mai stati.
La sua pelle sembrava più idratata e più bella ( nonostante le lacrime) mettendo in risalto la leggera spolverata di lentiggini sul naso e le sue ciglia sembravano ancora più lunghe; la loro generosa lunghezza proiettava lunghe ombre sulle guance sotto la pallida luce della luna.
Col cuore che batteva forte, Kurt allungò una mano ed accarezzò i capelli di Blaine, passando le dita tra i ricci che amava così tanto.
“Ti amo... mio... coraggioso e bellissimo marito dai capelli folti” mormorò nella notte silenziosa; il suono delle fusa di Jennycat ai suoi piedi ed il rumore della pioggia primaverile contro le finestre coprirono la sua sussurrata confessione.
“Pronto?
“Pronto? Blaine?”
“Si?”
“Ciao Blaine! Sono Mary , dello studio della dottoressa Banes! Ti sto chiamando per i risultati dell'amniocentesi! Tutto è risultato normale... va tutto bene ed il bambino è sano”
Il pesante peso che Blaine percepiva sulle spalle dalla prima volta che aveva sentito di aver bisogno di fare quell'esame sembrò sciogliersi all'istante e Blaine si lasciò cadere sul divano, trattenendosi dal piangere per la felicità mentre l'infermiera continuava a parlare.
“I livelli dell'ultimo esame del sangue erano buoni come sempre e tutto sembra apposto... l'unica cosa che la dottoressa mi ha chiesto di dirti è che vorrebbe che prendessi qualche chilo perché sei un po' sottopeso per questo punto della gravidanza, ma a parte questo... va tutto bene”
Blaine sorrise, asciugandosi le lacrime che bagnavano le sue guance.
“Si... si.. posso farlo...Gr...grazie mille...”
“Nessun problema, tesoro... passa una bella giornata, okay'”
“Anche lei” disse Blaine, chiudendo la telefonata.
Non appena sul suo cellulare riapparve il suo solito sfondo ( una foto dell'ultima ecografia del bambino ) Blaine lasciò cadere la testa tra le mani e pianse, così grato che tutto sarebbe andato bene per il suo bambino.
Mentre tirava su col naso , sentì un rapido ed improvviso movimento sul lato destro del pancione e ridacchiò.
“Ciao anche a te”
Poggiò una mano su quel lato e sorrise luminoso , focalizzando lo sguardo sulla schermata del cellulare ancora illuminato.
Fissò le icone delle varie applicazioni sulla schermata principale e poi aprì i suoi contatti, scrollando tra l'elenco di amici e familiari fino a quando non trovò l'unico nome che voleva vedere.
Ancora sorridendo luminosamente, premette il pulsante di chiamata e portò il cellulare all'orecchio, ascoltando gli squilli risuonare , fino a quando una voce meravigliosamente musicale rispose dall'altro lato.
“Pronto? Blaine?”
“Kurt...”
Il bambino stava bene.
Kurt posò il telefono sulla scrivania e si appoggiò allo schienale della sedia, affondando tra i morbidi cuscini con un profondo respiro.
Era stato molto preoccupato negli ultimi giorni, soprattutto quando si era svegliato un paio d'ore dopo l'esame ed aveva trovato Blaine seduto in cucina, il volto smunto, che piangeva forte.
Suo marito si era svegliato a causa di un incubo che riguardava i risultati del test e Kurt trascorse il resto della lunga nottata , guardando suo marito dormire accanto a lui, per assicurarsi, con attenzione, che Blaine avesse una decente notte di sonno senza che si svegliasse di nuovo spaventato.
Il pomeriggio seguente, quando Kurt si alzò dopo aver sonnecchiato un paio d'ore dopo l'incidente in cucina , gli si spezzò il cuore quando scoprì che Blaine se n'era andato, non senza che il marito gli lasciasse, però, una nota scribacchiata su di un post-it attaccato al frigorifero... insieme ad una copia dell'ultima ecografia del bambino.
- “ Grazie per ieri notte e per esserti preso cura di me... ti prego dai a Jennycat una doppia dose di coccole per me... mi manca e penso che anche a lei manchino i miei grattini. X Blaine” -
Vedere quella nota e capire che Blaine aveva lasciato la sua parte di letto rafforzò quanto reale e quanto brutta fosse , in realtà, la loro situazione ( malgrado la foto che fu la ciliegina sulla torta).
Tecnicamente, non stavano più insieme.
Erano separati, probabilmente tra loro era finita e le uniche altre opzioni che avevano erano: tornare insieme, vivere separati ma ancora sposati ( ed infelici , cosa che sembrava stupida ma la gente lo fa spesso) o potevano separarsi per sempre.
Kurt non era certo di cosa pensasse Blaine di tutta la situazione ma, l'idea che loro potessero o meno divorziare, spezzava il suo cuore ancora di più; e Kurt sapeva che non era qualcosa che lui voleva.
Ma non sapeva come sistemare le cose.
Inevitabilmente, sapeva di poter provare a corteggiare Blaine per poterlo riavere, ma sapeva anche che Blaine non era uno stupido né che lo avrebbe perdonato così in un batter d'occhio.
C'era voluta una vita affinché Kurt si rifidasse di Blaine dopo che lo aveva tradito con un altro uomo ed anche se Kurt amava ancora Blaine con tutto il suo cuore, la fiducia dovette essere ricostruita ed i sentimenti aggiustati e risolti e Kurt non aveva dubbi che anche Blaine era diffidente come lo era stato lui con Blaine dopo quella orribile esperienza.
Ti ama ancora... te lo ha detto , in sostanza, l'altra sera a casa... ma ha paura di te in questo momento e ne ha tutto il diritto... merita di meglio di quello che gli hai mostrato tu, Kurt, e se lo rivuoi indietro, devi mostrargli quanto ti importa di lui.
Riprendendo il cellulare, Kurt se lo rigirò tra le dita di nuovo prima di sbloccarlo e di scrollare tra i suoi contatti.
Apparve immediatamente un numero familiare così Kurt inviò una chiamata, sorridendo quando una voce allegra gli riempì le orecchie.
“Salve, vorrei fare un ordine da consegnare, per favore?”
Blaine rientrò nell'appartamento, in mano un meraviglioso e splendente mazzo di fiori.
Il ragazzo delle consegne aveva sorriso quando aveva aperto la porta e poi gli aveva allungato il bouquet, fissando il suo pancione prima che il suo sorriso diventasse più grande.
“Una consegna per Blaine Anderson-Hummel! Congratulazioni per il bambino” disse mentre Blaine prendeva i fiori e quando la consegna fu terminata, il ragazzo augurò a Blaine una buona giornata ed andò via.
Blaine ebbe a malapena il tempo di concentrarsi sul regalo ricevuto , essendo rimasto scioccato da quanto il ragazzo sembrasse sinceramente felice per lui, quando sentì il dolce profumo dei fiori freschi così abbassò lo sguardo sul regalo che stringeva tra le mani e ne rimase estasiato.
Era un fascio di giacinti viola , legati insieme con un bel nastro bianco.
Blaine se li strinse al petto e ne inalò il profumo, inebriato dal piacevole odore.
Non c'era nessun biglietto ma aveva una vaga idea di chi potesse averglieli mandati.
Sorridendo, si diresse in cucina e, sfilando il nastro bianco, li sistemò con molta attenzione in un alto vaso ornamentale sul bancone dell'isola.
Una volta in ammollo nell'acqua, Blaine prese il telefono ed inviò un messaggio alla persona che era sicuro al mille per cento gli aveva mandato quel dono.
Qualche secondo dopo, il suo cellulare suonò per un :
“ Di niente... ti amo e volevo solo farti sapere come mi sento”.
Fissando i fiori , Blaine cercò su google il significato dei giacinti viola e rimase sorpreso di vedere che uno dei significati poteva essere “addolorato” e che questo tipo di fiori veniva regalato come una scusa per qualcosa di molto doloroso.
Fissò i bei fiori di colore viola per un momento, il cuore gli batteva forte mentre pensava a quello che Kurt gli stava dicendo con questo mazzo di boccioli.
Gli dispiace, Blaine... ti ama e gli manchi ed è dispiaciuto.
Beh era un inizio.
Dopo il dramma che fu l'amniocentesi di Blaine, i giorni volarono.
Kurt fu travolto dal lavoro, impegnato, giorno dopo giorno, per fare delle commissioni per Isabelle che riguardavano il sito ed il lancio della linea estiva.
Era Aprile e tutto era in fiore, comprese le solite piogge primaverili ed , anche se non c'erano spaventosi temporali come settimane prima, era comunque ancora umido e buio fuori, ogni singolo giorno, e Kurt ne odiava ogni singolo istante.
Alcune mattine , Kurt andava al lavoro a piedi , l'ombrello in una mano, un caffè nell'altra ed osservava le famiglie affaccendate, genitori che tenevano per mano i loro figli mentre li aiutavano a saltellare grandi pozzanghere.
Una coppia lesbica gli passò accanto mentre tornava a casa una sera e la loro bambina era assolutamente adorabile nel suo impermeabile giallo limone con degli stivali con dei soli sorridenti disegnati sopra ed un cappello uguale.
Kurt riusciva a vedere i suoi ricci biondi legati in due piccole trecce e quando saltò accanto a lui , schizzandolo praticamente con l'acqua sporca di una pozzanghera , la bimba si fermò e si scusò, un bellissimo sorriso sdentato sul viso.
E Kurt non ne fu nemmeno infastidito.
Invece cominciò a viaggiare con la fantasia, immaginandosi con Blaine mentre camminavano per le strade di New York, con il loro bambino che trotterellava tra loro, mentre teneva strette le sue piccole manine.
Il bambino dei suoi sogni aveva i suoi occhi ed i capelli scuri ed ondulati di Blaine ed era la cosa più adorabile che avesse mai visto.
E quella sera, seduto da solo in salotto ad ascoltare il rumore della pioggia , accese il suo portatile e cercò su internet alcuni siti di negozi d'abbigliamento per bambini, permettendo alla sua mente di immaginare il bimbo dei suoi sogni indossare abitini alla marinara o piccoli e carini cardigan con dei disegni a forma di aragosta.
Un paio di giorni dopo; Kurt era dalla sua terapista e continuava a parlare dei suoi sentimenti su tutta questa situazione.
Parlò di tutto quello che era successo all'inizio... di come avesse urlato contro Blaine l'attimo stesso in cui aveva scoperto il test di gravidanza e di come Blaine fosse scappato a Rhode Island per un mese.
Parlò di come Blaine fosse tornato a casa a Natale e di come , a quel tempo, lui fosse entusiasta di diventare padre ; per vedere poi svanire tutto dopo un terribile pomeriggio trascorso a prendersi cura della figlia di un suo collega di lavoro.
Da li, caddero in quell'orribile settimana di liti e silenzi che ebbe come conseguenza il ferimento di Blaine che quasi perse il bambino; e quando gli raccontò di quando Blaine gli disse che lo lasciava , la sua terapista lo guardò con espressione seria e gli chiese :
“Quando Blaine te lo ha detto, come ti sei sentito?”
E Kurt perse il controllo.
Pianse per quanto orribile si sentisse, per quanto si fosse sentito tradito all'inizio per poi ricordarsi che era colpa sua se erano in quella situazione.
Le raccontò di quanto si sentisse morire quella sera , quando tornò a casa e dovette dare la notizia ai suoi genitori della loro separazione e di come gli fosse sembrato che Blaine fosse morto quando aveva impacchettato tutte le sue cose per poi portarle fuori dalla loro casa.
Mentre stava parlando di Blaine che lo lasciava, la sua terapista iniziò a parlargli di depressione e se sentisse o meno come se le cose fossero cambiate nella sue vita ora che Blaine se n'era andato.
“Lo amo ancora con tutto il cuore” disse asciugandosi gli occhi con un fazzolettino.
Si prese un minuto per soffiarsi il naso poi continuò.
“Non ci parliamo da un po', ma io lo rivoglio con me... so che è spaventato da me. So che ha paura di essere ferito di nuovo , ma io continuo a pensare a tutto il male che gli ho fatto e a quanto io non voglia più fargli passare tutto questo di nuovo... è il mio migliore amico e l'amore della mia vita ed anche se ero terrorizzato di diventare padre all'inizio, sento di volerci riprovare con lui.
Voglio mostrargli che ci sarò per lui e che non lo ferirò mai più...”
“Ma tu non credi che lui ti rivoglia...”
“Si! Mi sta allontanando come ho fatto io prima con lui ed io... semplicemente lo rivoglio con me, ma non so come riguadagnare la sua fiducia”.
La dottoressa Gartman annuì pensierosa e cambiò il suo modo di incrociare le gambe , scrivendo qualcosa sulla sua cartellina, prima di rialzare lo sguardo su Kurt.
“Tu e Blaine avete mai preso in considerazione di andare da un consulente matrimoniale prima di tutto questo? Prima che litigaste dopo quello che è successo in ospedale?”
“io... uh... noi... no...non lo abbiamo mai fatto”.,
“Pensi che Blaine sarebbe, forse, disposto a vederne uno con te? Hai detto che Blaine ti ama ancora molto così come tu lo ami ancora, quindi se è così... probabilmente potrebbe essere meglio per voi se ne vedeste uno .
Una delle mie colleghe è la migliore in questo campo ed è proprio specializzata in matrimoni che stanno finendo male.
Credo che se tu e Blaine ci provaste, lei sarebbe sicuramente in grado di sistemare tutto.
Potrei scrivervi una raccomandazione”
“Io... potrei chiederglielo” disse Kurt a voce bassa, stringendo nervosamente le mani mentre fissava il pavimento.
Di fronte a lui , riusciva a sentire il suono della penna della dottoressa Gartner che stava scribacchiando qualcosa su un foglio e poi quando alzò lo sguardo rimase sorpreso nel vedere che gli stava allungando una scheda.
“Voglio comunque rivederti la settimana prossima, Kurt. Ma penso che sia meglio per te parlare con Blaine circa l'andare da un consulente matrimoniale... vi potrà essere estremamente d'aiuto”
“Ok...lo farò... grazie mille”.
“È per questo che sono qui” disse la dottoressa con un sorriso, ignorando il resto della seduta per permettere a Kurt di riprendersi.
Una volta che l'uomo si fu calmato abbastanza , si salutarono e Kurt lasciò l'edificio, con una scintilla di speranza nel cuore che Blaine avrebbe accettato di andare da un consulente.
“No”
“Cosa?
“Kurt... non ho tempo di andare da un consulente... cioè... okay... ho capito che ti stai facendo aiutare e tutto, ma io ho così tanto a cui pensare adesso”
Blaine unì le mani sul tavolo ed abbassò lo sguardo, evitando quello di Kurt che stava fissando suo marito dall'altra parte del tavolo.
I due erano seduti in un ristorante, in una di quelle catene di ristoranti che cucinano carne alla griglia molto famosi che tanto piacevano a Blaine , e , mentre aspettavano gli venisse portato da mangiare, Kurt decise di parlargli dell'idea di vedere un consulente matrimoniale... e Blaine l'aveva rifiutata..
“Blaine...”
“Kurt... seriamente... ti amo, davvero... ma sono ormai di sette mesi.
Il tempo stringe ed io non ho ancora nulla di pronto per il bambino... non gli ho preso ancora nulla, niente per la sua cameretta... nemmeno un vestitino... NULLA... non ho nemmeno programmato nessun corso e la dottoressa Banes l'altro giorno mi ha detto che dovrei fare un corso preparto e delle lezioni di puericultura... semplicemente non ho tempo”
“Quindi non vuoi provare a sistemare le cose tra noi?”
Blaine strinse gli occhi grevemente e Kurt realizzò troppo tardi di aver detto la cosa sbagliata.
“Non ti permettere di cercare di incolpare me, Kurt Hummel... non ti permettere proprio”
“Blaine...”
“No, Kurt! “ sibillò Blaine , la voce così tranquilla ma comunque seria, “ ho lasciato che mi mettessi i piedi in testa dall'inizio della gravidanza perché eri infelice e nemmeno una volta hai cercato di sistemare le cose tra noi... mi hai ignorato, hai ignorato NOI... ed ora il fatto che tu sia qui seduto a dirmi che sono io quello che non ci sta provando è fottutamente da stronzi... come ti permetti?”
“Non intendevo...”
“No... so cosa intendevi”.
Blaine fece per alzarsi da tavola ma Kurt afferrò il suo braccio trattenendolo, sbattendo le palpebre con gli occhi pieni di lacrime.
Blaine lo fissò con lo stesso identico sguardo emozionato e Kurt scosse la testa , praticamente implorando Blaine di non andarsene.
“Ti prego...non andare via... mi dispiace... non avrei dovuto dirlo...”
“Si, beh... non avresti nemmeno dovuto spezzarmi il cuore... ma lo hai fatto!”
Me lo merito, pensò Kurt mentre indietreggiava di nuovo sulla sedia, la mano perse la presa sul polso di Blaine.
Blaine fissò il suo braccio per un momento prima di tornare a sedersi e Kurt sospirò profondamente , contento che l'altro uomo non se ne stava ancora andando.
“Mi dispiace... solo... mi manchi ok? Ti amo così tanto ed ho iniziato a vedere una terapista perché volevo che le cose tra noi funzionassero di nuovo e non avrei mai dovuto dirtelo... perché è tutta colpa mia...”
“Kurt...”
“...e se vuoi andartene... allora non ti biasimerò per questo ...ma... solo... ti prego, resti? Non ti vedo da un po' e mi manchi e volevo solo poter pranzare insieme senza litigare per un giorno, ti prego”
Blaine sembro scioccato per l'ammissione , ma comunque annuì' e si massaggiò il pancione, lo sguardo sfuggente.
Kurt guardò la mano di Blaine accarezzare il pancione e sorrise.
“Grazie”
“ Se significa qualcosa.... mi... mi manchi anche tu” sussurrò Blaine e Kurt sorrise.
“Significa tutto per me... grazie”
“Non devi continuare a ringraziarmi, Kurt”
“Scusa”
“E smettila di scusarti” il ragazzo incinto rise ed anche Kurt ridacchiò, prendendo un sorso di limonata quando smise di ridere.
“Allora... com'è andato il tuo ultimo appuntamento?”
“Abbastanza bene... oh... cosa che mi ricorda che devo darti questo” Blaine si allungò a prendere la tracolla che aveva comprato e tirò fuori alcune ecografie e poi le fece scivolare sul tavolo per darle a Kurt.
Kurt sentì il cuore in gola mentre fissava le foto che stringeva tra le mani.
“Hai fatto un'altra ecografia?”
“Lo so... sono scioccato anche io... la dottoressa Banes ha detto che visto che la mia gravidanza è stata molto simile ad un giro sulle montagne russe all'inizio, vuole tenermi sotto controllo per evitare che accada qualcosa... così ora , ogni volta che vado a farmi l'iniezione di ormoni, mi fa anche un'ecografia.
Meno male ho la nostra assicurazione altrimenti sarei povero in questo momento se non avesse coperto tutte queste cose”.
“Si... grazie a dio” sussurrò Kurt, continuando a fissare l'ecografia tra le mani.
Il bambino era enorme ora le sue mani ed i piedi sembravano così lunghi in foto, e Kurt riusciva perfino a vedere il suo piccolo naso ed altre caratteristiche del viso.
“Woow... posso vedere il suo viso”
“Penso che avrà il tuo naso” sussurrò Blaine, guardando Kurt tra le lunghe ciglia ed il cuore di Kurt perse qualche battito.
“Davvero?”
“Beh certamente non assomiglia al mio, questo è più che sicuro”
Kurt rise ed allineò le foto per poterle osservare meglio.
Mentre osservava ogni singola immagine (notando che di alcune c'erano dei duplicati ) Blaine gli spiegò che quelle erano copie per Finn e Rachel, che non era riuscito a vedere da un po', visto che Rachel era impegnata con degli spettacoli e Finn era pieno di lavoro.
Kurt annuì e mise giù le foto accanto alla sua gamba.
“È adorabile”
“Grazie... hai aiutato”
Kurt rise di nuovo e si morse il labbro guardando , con attenzione, attraverso le ciglia Blaine che lo stava fissando a sua volta.
Con cuore che batteva forte, Kurt non riusciva a credere a quello che stava succedendo... stavano flirtando, era decisamente così ma, quando Blaine realizzò cosa stesse facendo, distolse lo sguardo , le guance arrossate.
“Tra l'altro, manchi molto a Jennycat... continua ad affacciarsi nello studio per vedere se sei li, ma tu non ci sei e quando lo realizza comincia a miagolare forte.
È piuttosto dipendente per essere un gatto”
E comunque manchi anche a me, spero che tu lo sappia.
Blaine aggrottò le sopracciglia.
“La mia piccola cucciola...posso passare a trovarla se a te non dispiace”
“Sai che non mi dispiace... puoi venire anche adesso, dopo che abbiamo finito di pranzare se vuoi”
“Oh.. beh... si certo... mi piacerebbe” rispose Blaine, prendendo un sorso della sua acqua ghiacciata.
La cameriera tornò con i loro piatti ,poggiando un enorme cheeseburgher con pancetta ed un piatto di patatine fritte al formaggio davanti a Blaine.
Kurt fissò il piatto con un sopracciglio alzato, essendosi perso il momento in cui Blaine aveva ordinato quel piatto gigante di cibo, ma Blaine ruotò gli occhi.
“Avevo una voglia matta di qualcosa di grasso e al formaggio e questo sembrava la scelta migliore”
“Ma non te lo davano già con le patatone?”
“Voglia di formaggio, tesoro” disse Blaine, arrossendo quando realizzò che il nomignolo affettuoso aveva usato.
Kurt, semplicemente, gli sorrise e Blaine prese una della sue patatine al formaggio, ignorando la risatina di Kurt quando infilandosi in bocca una patatina questa gli cosparse un angolo della bocca con dell'appiccicoso formaggio.
“Sta zitto, stupido.. è un casino”
“Si vede... avremmo dovuto chiedere uno di quei bavaglini che danno quando ordini le costolette.”
“Sta zitto” rise Blaine, lanciando l'involucro accartocciato della sua cannuccia sulla testa di Kurt .
Kurt si chinò e ridacchiò trionfante quando la carta colpì invece il retro del tavolo.
“Mi hai mancato...mi hai mancato” canticchiò, fermandosi prima di canticchiare anche la parte del “ ora devi baciarmi”.
Blaine lo fissò, i suoi occhi dorati brillarono di mille emozioni, prima di tornare a mangiare le sue patatine e Kurt si tirò il colletto della camicia, accaldato per lo sguardo che gli aveva lanciato il marito.
Dio gli mancava tantissimo Blaine.
I due uomini mangiarono in silenzio; Blaine si abbuffò col suo sudicio hamburgher mentre Kurt masticava le sue polpette di granchio lentamente.
Mentre Blaine mangiava , sembrò perso nel suo mondo cosa che diede a Kurt il tempo di star li seduto a guardarlo.
Lo guardò mentre toglieva il cetriolino dal centro dell'hamburgher e lo vide grattare un pò di formaggio dal bordo del panino per poi infilarselo in bocca.
Di solito Kurt sarebbe stato sorpreso dal modo in cui Blaine stava mangiando ( semmai era Kurt quello più disordinato nel mangiare) , ma vedere Blaine ingozzarsi con noncuranza fu leggermente dolce e sapere che il motivo per cui avesse ordinato qualcosa che mangiava raramente ( Blaine non prendeva cibo spazzatura tanto spesso) era il bambino, fu qualcosa di importante.
Stava ancora guardando Blaine come un falco , quando l'altro uomo lo distolse dai suoi pensieri.
“Le tue polpette di granchio non sono buone? Perché le ho già mangiate una volta, prima che rimanessi incinto , ed erano piuttosto eccezionali”
“Nah... sono buone … stavo solo... non è niente”
“Stai bene? Non sarai ancora arrabbiato per la consulente matrimoniale, vero? Perché io non...”
“No, no... è tutto apposto.. non è nulla...continua a mangiare... non badare a me” disse Kurt , facendo un cenno e Blaine si fermò per studiarlo un po' più a lungo per poi tornare a mangiare il suo hamburgher .
Dopo, Kurt mangiò un po' anche se non aveva fame, ma il tempo passò più in fretta e nel giro di mezz'ora, Blaine aveva completamente finito tutto ( un'altra sorpresa, visto che Blaine era ben noto per prendere del cibo per poi portarsi a casa , in continuazione, gli avanzi) per poi rilassarsi sulla sedia mentre Kurt finiva di mangiare il suo riso pilaf ( nota)
“Sono quasi sicuro al 900 % che al bambino queste patatine al formaggio siano davvero piaciute.. sta tipo, ballando il tip tap o qualcosa di simile” disse indicando il pancione .
Kurt fissò il pancione tondo per un momento , prima di rialzare lo sguardo ed incatenarlo a quello del marito.
“Può sentirlo qualcun altro scalciare ora?”
“Non lo so... non ho visto molte persone , a parte i miei medici ultimamente.
Ho visto Barb l'altro giorno , ma abbiamo solo parlato ed ho fatto qualche dolce prima di andar via … questo è tutto...uh... puoi... umm.. puoi provare a vedere se li senti se vuoi”.
Kurt esitò per un momento, riportando lo sguardo sul pancione di Blaine.
Pensò a quanto lontano fosse arrivato nelle ultime settimane, a quando fosse stato terrorizzato dal pensiero di avere un bambino e a quanto si stesse affezionando a lui.
Solo vedere quanto fosse cresciuta la pancia di Blaine in quelle ultime settimane gli fece male al cuore pensando a tutto quello che si era perso, e all'aver rovinato tutto, ma sembrava che Blaine gli stesse porgendo una specie di ramoscello d'ulivo , invitandolo as avvicinarsi per provare a sentire loro figlio scalciare.
Ed era la cosa più bella al mondo.
“Se non ti importa...”iniziò Kurt, ma Blaine lo interruppe dicendo: “ no... va bene”
Scivolando dalla sua parte, Kurt fece il giro del tavolo e si avvicinò a Blaine, percependo immediatamente l'odore di hamburgher, di formaggio e dell'inconfondibile acqua di colonia di Blaine.
Fu uno strano mix ma funzionò, facendo desiderare ancora di più a Kurt di tornare con suo marito.
“Posso...”
“Sta scalciando qui” disse Blaine a voce bassa, prendendo delicatamente le mani di Kurt per guidarle verso la parte destra del suo pancione.
Kurt ebbe a malapena il tempo di notare quanto muovesse bene il braccio ferito Blaine, prima di sentire un forte colpo contro la sua mano e si bloccò di colpo.
“Oh mio dio...”.
“È strano, vero? È molto più che strano per me, credo perché lui è li dentro, ma il fatto che lui stia scalciando così forte tanto che tu riesci a sentirlo è piuttosto pazzesco per me” .
“È... dio... è meraviglioso” sussurrò Kurt, la voce così bassa , grazie al fatto che era sicuro che se avesse continuato a parlare avrebbe semplicemente iniziato a singhiozzare.
I piccolo battiti dei calci contro la sua mano sembravano così surreali per lui, ma questo impresse ancora di più nella sua mente che ci fosse davvero un bambino, creato dall'amore che lui e Blaine condividevano, che cresceva li dentro ; che cresceva rigoglioso e vivo.
Kurt ebbe a malapena il tempo di riprendere fiato che Blaine sussurrò:
“Stai bene?”
“Sto bene … è solo... è folle”
“Non dirlo a me ...non riesco a credere che sia già così grande da calciare così... i miei poveri organi stanno per essere maltrattati di nuovo, posso sentirlo...” poi ridacchiò “ Ah... lo sento”
Kurt sorrise , guardando Blaine, catturando il modo in cui le luci fioche del ristorante illuminavano il suo volto e di come lo facessero sembrare ancora più bello.
Il suo viso era liscio come la pelle di un bambino, neanche un ombra, e sembrava come se fosse letteralmente raggiante e per quanto cliché potesse sembrare , lo descriveva alla perfezione.
Sbattendo le palpebre, Kurt focalizzò la sua attenzione sulla bocca di Blaine , notando come Blaine stesse trattenendo il labbro inferiore, pieno e rosa, tra i denti ; cosa che Blaine faceva tempo fa quando moriva dalla voglia di essere baciato... e Kurt non poté trattenersi.
Si chinò...
“Ragazzi, avete bisogno di qualche contenitore?”
Una voce da dietro li interruppe e Kurt sobbalzò, gli venne quasi il colpo di frusta tanto velocemente si era voltato a guardare la cameriera.
Anche Blaine sobbalzò, accanto a lui , scuotendo poi la testa , così come stava facendo anche Kurt.
“No... penso che abbiamo finito... possiamo avere il conto per favore?”
“Niente dolce, ragazzi?”
“No... penso siamo pieni... vuoi qualcos’ altro Blaine?”
Blaine scosse la testa, ancora un po' stordito, “ No … sto bene così grazie”
“Okay... beh” cominciò la cameriera, ignara di quello che aveva appena interrotto, “ vado a prendervi il conto... conto unico o separato?”
“Unico” rispose Kurt nello stesso istante in cui Blaine diceva “separato”
Kurt lanciò un'occhiataccia a suo marito e Blaine scosse la testa.
“Posso pagarmi il pranzo”
“Ti ho invitato io, quindi pago io”
“Kurt...”
“ Conto unico per favore” disse Kurt , con tono definitivo, sorridendo a Blaine quando la cameriera andò via .
Non appena sparì dalla loro visuale, Kurt si girò verso Blaine e , sempre col sorriso sul volto, chiese:
“ Vuoi ancora venire a trovare Jennycat?”
“Se va bene a te”
“Oh... è più che okay per me, pensò Kurt.
“Si , si va bene...”
Va sicuramente bene.
Scusate vado di fretta ... ma non volevo lasciarvi senza capitolo... appena torno a casa sistemo ... promesso!
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Capitolo 21 *** capitolo 21 ***
Kurt sorseggiava il suo Martini , appoggiato al bancone del bar , gli occhi che scrutavano tra la folla di gente che stava socializzando sulla pista da ballo.
Si era rifugiato li al bar da un paio di minuti, dopo essersi , alla fine, troppo infastidito dalle costanti domande sul dove fosse finito suo marito sparito.
Ospite dopo ospite ( i coniugi di altri suoi colleghi di lavoro a Vogue) lo avevano subissato di domande su Blaine e su come stesse e dopo un pò il finto sorriso e le patetiche scuse sull'assenza di Blaine era diventato tutto troppo per Kurt, che andò a prendersi da bere.
Così, per evitare la folla, Kurt sorseggiò il suo drink da solo al bar, guardando i suoi colleghi tormentare qualcun altro.
A metà del suo Martini, Kurt realizzò che ci fosse qualcuno accanto a lui che quasi saltò per la sorpresa.
“Chase mi ha detto che tu e Blaine vi siete lasciati”
Kurt sollevò lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con il marito di Chase, Paul.
L'uomo era alto, biondo e bello ( la prima volta che lo aveva incontrato , molto tempo fa, Paul gli aveva ricordato il suo ex alla Nyada, Adam ) ed anche se sembrava piuttosto minaccioso con i suoi enormi muscoli ed il suo aspetto alla Paul Newman da giovane , era davvero molto dolce … fino al midollo.
Kurt non rimase sorpreso dal fatto che Paul commentasse la sua rottura con Blaine; lui e Blaine avevano legato molto, sin dalla prima volta che si erano incontrati, e il solo vedere Paul accanto a lui, Kurt seppe che, quasi sicuramente, era li per chiedergli cosa fosse successo.
“Siamo separati in questo momento”.
“Divorzierete?”
Kurt strinse più forte il suo bicchiere e contrasse le labbra.
“Non lo so”.
“Mi dispiace sentirtelo dire; tu e Blaine sembravate fatti per stare insieme per sempre”.
“Si beh... le cosa cambiano” disse Kurt , scontroso, finendo il suo drink in un unico sorso.
Paul allungò una mano dandogli delle leggere pacche sulla spalla, comprensivo.
“Chase mi ha detto che state aspettando il vostro primo figlio... Blaine aveva menzionato di essere un portatore, prima....”
“Aspetta un maschietto”.
“È fantastico, ma... hai detto "lui" aspetta un bambino? Tu non voi... tu non vuoi il bambino?”
Kurt appoggiò il bicchiere vuoto sul bancone ed incrociò le braccia al petto.
“È complicato, Paul... solo... davvero non mi va di parlarne”
Paul annuì accanto a lui, finendo il suo drink.
“Sai... la paternità non è la cosa più facile al mondo , ma penso che sia il miglior lavoro che abbia mai avuto. Voglio dire... di certo non vieni pagato per prenderti cura del tuo bambino tutto il tempo, ma vieni ripagato con milioni di cose...”
“Paul davvero non penso...”
“Chase mi ha detto che potrebbe aver contribuito ad aumentare i tuoi dubbi sulla tua idea dell'immediata paternità , qualche settimana fa, Kurt; ed io sono qui per dirti che, pur avendo ragione su alcune cose, ti ha parlato solo e soltanto delle cose negative, mentre ci sono milioni di cose positive a compensarle”.
Kurt tacque e Paul continuò.
“Adottare ufficialmente Anastacia, è stato il giorno più bello della mia vita, sai? Beh … dopo quello in cui ho incontrato Chase e quello in cui l'ho sposato.
Voglio dire... quando ero più giovane , ero leggermente avvilito che né io né Chase avessimo il gene Reddin; ma quando abbiamo deciso di adottare, era qualcosa per cui eravamo molto eccitati, perché stavamo per dare una casa ed un'amorevole famiglia a qualcuno che, se non fossimo arrivati noi, avrebbe potuto non averla mai.
Per fortuna, siamo stati benedetti da una bellissima neonata e mentre le circostanze dietro la sua nascita non sono piacevoli, è ancora la persona più straordinaria di sempre”
Kurt rimase in silenzio, il labbro inferiore tra i denti, ricordando che Chase gli aveva raccontato della madre di Anastacia e di come fosse rimasta incinta mentre si prostituiva.
Aveva dato via la bambina non appena era nata perché non poteva prendersi cura di lei e poi era fuggita e Paul e Chase avevano avuto la bambina.
Era una strana storia , me né Chase né Paul ( soprattutto Paul) si preoccupavano delle circostanze visto che avevano una bellissima bambina di cui occuparsi.
Paul continuò, “Ci sono giorni in cui vorrei avere un po' di tempo in più da solo da passare con mio marito, ma poi Stacia mi sorride o dice “pa-pa” e niente al mondo significa di più per me.
Io e Chase abbiamo le nostre differenze, su alcune cose, e so che ti ha detto alcune cose davvero poco piacevoli, ma Chase è quello che si preoccupa di più nella nostra famiglia.
Da di matto per tutto ed ha sempre paura che possa rovinare qualcosa ed a volte devo solo afferrarlo per le spalle, abbracciarlo e dirgli di prendere un profondo respiro prima che gli venga un attacco di cuore , sai?”
Kurt annuì.
Lui e Chase si davano a volte sui nervi, ma erano simili in così tante cose che era piuttosto inquietante.
“E con Stacia, ogni volta che amoreggia con me e fa quei versetti e da un bacetto a Chase prima che vada a lavorare ed è come... questo è tutto quello attorno a cui gira la vita.
Alcune persone preferiscono passare la vita da soli, ma io amo la mia piccola e frenetica vita domestica.
Amo fare da mangiare per Stacia e guardarle fare pasticci.
Mi piace guardarla imparare mentre guarda i suoi programmi preferiti in tv.
Mi piace guardarla crescere e cambiare e a volte vorrei che fosse ancora una piccola bambina perché cammina e parla e mi sembra come se fosse stato soltanto ieri che l'abbiamo portata a casa ed ora è una bimba e fa paura... ma ne è valsa la pena, Kurt. Ne vale davvero la pena.”
“Paul...”
“So che non dovrei farti una predica sui bambini, soprattutto visto che sei ai ferri corti con Blaine e tutto, ma se il bambino è il motivo per cui vi state separando , solo ricordati che avere un figlio non è poi così male.
Te lo assicuro, certo non è sempre facile come una passeggiata al parco, ma è anche divertimento e non c'è miglior lavoro al mondo che essere genitore.”
Poggiò il bicchiere vuoto sul bancone del bar e si voltò verso il punto in cui c'era Chase accanto ad Isabelle.
“È stato bello parlare con te, Kurt. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami o chiama Chase, va bene? Siamo qui per te”
Kurt annuì e guardò il suo amico andar via, il suo cuore batteva forte grazie all'immagine che gli era apparsa in mente del possibile figlio suo e di Blaine.
Tutto quello che gli aveva appena detto Paul era migliorato nella sua mente ed invece di immaginare Paul e Chase insieme a Stacia, in qualche modo la sua mente li aveva sostituiti con lui e Blaine con un piccolo bambino che sembrava un mix di loro due.
Solo l'idea stessa del loro bambino fece soffrire Kurt .
Voltandosi , fece un segno in aria per richiamare l'attenzione del barman per ordinare un altro drink.
Ne aveva, sicuramente, davvero bisogno.
Xx
Blaine entrò nell'appartamento esitante, ancora nervoso di tornare nella sua vecchia casa, anche se era stato invitato da Kurt per rivedere Jennycat.
Kurt chiamò il gatto, sorridendo quando il gatto, dopo essersi affacciato da dietro l'angolo, andò , immediatamente, a strusciarsi contro i piedi di Blaine, miagolando quanto più forte poté.
“Oh Jenny, la mia piccola” tubò Blaine, abbassandosi quanto più possibile per prendere in braccio il gatto.
La prese tra le braccia e la strinse a se, godendosi le tenere e rumorose fusa che venivano dal suo petto.
Nel frattempo, Kurt li guardava con affetto, un espressione dolce sul viso alla vista di Blaine e del loro gatto che si rincontravano dopo essere stati separati per settimane.
Era ovvio quanto avessero sentito la mancanza l'uno dell'altro e Kurt voleva disperatamente dire a Blaine di portarla con lui, ma poi ricordò quanto fosse pericoloso per una persona incinta possedere un gatto e anche del fatto che, se Jenny se ne fosse andata, allora tutti i legami tra loro due avrebbero smesso di esistere ( oltre al bambino , naturalmente) e non era sicuro di poter affrontare anche questo.
“Vuoi qualcosa da bere?” chiese Kurt, smettendo di fissare i due per dirigersi verso la cucina.
Blaine lo seguì e scosse la testa.
“No sto bene... beh.. in realtà... potrei avere un bicchiere d'acqua?”
Kurt andò avanti e tirò fuori un bicchiere da riempire con acqua e ghiaccio per Blaine.
Mentre Kurt lo faceva, Blaine iniziò a cantare al gatto, strofinando la testa del gatto con la sua, mentre cantava quelle stupide canzoncine anni '80 che pareva avesse sempre cantato per lei e per lei sola.
“Penso che le manchi sentirti cantare” disse Kurt, guardando Jennycat colpire col muso il mento di Blaine.
“Mi mancava cantare per lei, questo è sicuro” commentò Blaine mentre baciava la testa della gatta prima di posarla sul pavimento.
Accettò, cortesemente, il bicchiere d'acqua da Kurt e ne bevve un sorso.
“Grazie”
“Di nulla”
Kurt si appoggiò al bancone e sorseggiò il suo bicchiere d'acqua, gli occhi puntati su Blaine, mentre beveva un bel po' della sua acqua per poi pulirsi le labbra bagnate con una mano.
Solo vedere il modo in cui le labbra di Blaine brillavano sotto la luce della cucina, fece agitare lo stomaco di Kurt che si morse il labbro.
Dio, desiderava così' tanto baciare Blaine.
“Immagino fossi più assetato di quanto pensassi” Blaine rise e Kurt ridacchiò con lui, accigliandosi quando un forte ronzio interruppe il loro momento.
Il cellulare di Kurt stava vibrando sul bancone della cucina, lo schermo si illuminò con la foto di Isabelle.
“Oh cavolo... devo rispondere... mi dispiace. Is voleva che la chiamassi oggi e me ne sono dimenticato”.
“Va bene” disse dolcemente Blaine, facendo un gesto con la mano per indicare al marito di poter andare, “ rispondi... passerò ancora un po' di tempo con Jenny”
“Okay... grazie.. torno subito”
Con questo, Kurt si precipitò fuori dalla stanza e Blaine si abbassò con cautela per sedersi sul pavimento della cucina, allungò le gambe permettendo a Jenny di saltarci in mezzo per poi sdraiarsi .
Jenny si girò sulla schiena e cominciò a fare le fusa rumorosamente cosa che fece ridere Blaine.
“Oh mio dio , Jenny... ti adoro. Quando il bambino sarà nato , verrai a vivere con me, okay tesoro?”
Giocò col gatto ancora un po' , almeno per 15 minuto dopo che Kurt se n'era andato quando qualcuno suonò alla porta.
Blaine lanciò un'occhiata nel corridoio , per vedere se Kurt andasse a vedere chi c'era alla porta, ma Kurt non arrivò.
“Non avrà sentito” disse Blaine a Jenny, poggiando le mani dietro di se per aiutarsi ad alzarsi dal pavimento.
Ci vollero un paio di tentativi prima che riuscisse ad alzarsi, ma alla fine ci riuscì e si diresse all'ingresso e guardò dallo spioncino.
Un ragazzo con l'uniforme della UPS era davanti alla porta, e Blaine l'aprì , sorridendo quando il fattorino gli sorrise.
“Kurt Anderson- Hummel?”
“Sono Blaine, suo marito....”
“Oh… Oh okay! Beh... le dispiace firmare qui?”
L'uomo porse un tablet a Blaine che firmò col suo nome, sorpreso quando il fattorino fece un passo indietro mettendo un mostra un carrello.
Sul carrello c'era una scatola gigante, così' come due scatole piccole, e Blaine sentì il cuore balzargli in gola quando notò la scritta “Babies 'R US” scarabocchiata su tutte le scatole.
“Oh mio dio...”
“Congratulazioni per il bambino, comunque!” disse l'uomo dell'UPS, “capisco perché avete bisogno di tutte queste cose”.
Blaine fece un passo indietro per permettere al fattorino di portare dentro l'appartamento il carrello e, con attenzione, l'uomo scaricò le scatole in salotto per poi augurare una buona giornata a Blaine prima di andar via.
Una volta che fu uscito e la porta chiusa a chiave, Blaine tornò in salotto e fece un giro attorno alle scatole, accarezzando con le dita i bordi dei pacchi.
Non aveva idea di cosa ci fosse negli scatoli , ma ovviamente erano cosa per un bambino e, solo al pensiero, Blaine si portò una mano sul pancione cresciuto e si accigliò.
Cosa stava succedendo?
Kurt attraversò il corridoio, con una mano portava il cellulare nell'altra stringeva una lista di cose da fare che aveva scritto , per attaccarla al frigorifero.
Era quasi arrivato in salotto quando qualcosa attirò la sua attenzione così si bloccò e tornò indietro, fermandosi sulla porta.
Tre scatole erano poggiate al centro del salone, tutte etichettate “Babies 'R US” ed accanto a loro , appoggiato al bordo del tavolino, c'era Blaine, gli occhi spalancati dalla sorpresa.
“Oh mio dio...”
“Kurt?”
“Pensavo che tutta questa roba sarebbe arrivata domani. Oh mio dio...”
“Kurt, cos'è tutta questa roba?”
“Sono... sono solo alcune cose che ho ordinato l'altra sera”
Blaine si accarezzò il pancione, stringendo gli occhi dubbioso.
“Hai ordinato delle cose per bambini l'altra sera? Eri ubriaco?”
“Ero... ero un po' brillo ma io... Blaine...”
“Kurt , tutto questo non ha senso”
“Ha senso per me” disse Kurt sulle difensiva, costruendo una tonnellata di muri attorno a lui, mentre aspettava che arrivasse l'inevitabile tempesta.
Blaine non sembrava molto contento; in effetti , Kurt stava avendo molti problemi nel riconoscere le emozioni del marito, ultimamente.
Ormai il suo solito viso, sempre ricco di emozioni di Blaine sembrava una lavagna vuota e Kurt si preoccupò immediatamente.
“Cosa c'è di sbagliato ad ordinare cose?”
“Lo hai fatto sotto sonniferi? Perché…”
“Ho preso un paio di drink ed un party di Vogue la scorsa notte , okay? Chiamalo coraggio liquido se vuoi, ma questo è quello che è successo.”
“Quindi hai bevuto ed hai ordinato delle cose per bambini?”
“Si”
Blaine si alzò in piedi, le mani che lasciarono il pancione per tastare la fila di scatole.
Kurt lo guardò con curiosità.
“Beh... cos'hai ordinato?” chiese Blaine, fermandosi davanti alla scatola più grande e Kurt ingoiò forte e si avvicinò, lasciando il telefono e la lista sul divano.
Con cautela, Kurt si avvicinò a Blaine e cominciò a strappare le scatole, notando a malapena che Blaine fosse sparito, fin quando l'altro uomo non gli porse un taglierino.
“È più facile così che strappare le scatole con le mani rischiando di rovinarti le dita...”
“Grazie” disse sottovoce Kurt, tagliando col taglierino il nastro adesivo.
Aprì uno scatolo e sbirciò all'interno, lanciando un'occhiata a Blaine per vedere se anche lui stesse guardando nello scatolo.
Lo stava facendo.
Quanto più delicatamente poté , Kurt iniziò a tirare fuori le cose dalla scatola, sistemandolo sul pavimento.
Accanto a lui, Blaine rimase a bocca aperta alla vista di tutto quello che stava venendo fuori dalla scatola...c'era un set di bottigline, scatole di pannolini, ciucciotti, uno scalda biberon e tante altre cose per neonati.
Una volta che lo scatolo fu svuotato, Kurt aprì anche gli altri due , tirando fuori un sacco di abitini .
Blaine si lasciò scappare un piccolo gemito alla vista degli abitini e Kurt , dopo aver lasciato cadere gli abiti nella scatola, si voltò a controllare Blaine.
“Tesoro, cosa...”
Qualsiasi cosa stesse per dire Kurt, fu interrotta quando Blaine si lanciò contro il suo petto, le braccia avvolte attorno a Kurt e la testa poggiata alla sua spalla.
“Blaine?”
“Oh Kurt” Blaine si tirò indietro e Kurt riuscì a vedere i suoi occhi dorati brillare di lacrime non cadute.
Tirando su col naso, il giovane uomo si allontanò e sbirciò nella scatola , tirando fuori i vestitino per il bambino con le sue stesse mani.
Con tenerezza, accarezzò il morbido tessuto ed il ricamo in blu che disegnava un “ amo il mio papà” sul davanti.
“Sono bellissimi”
“Non ho resistito...solo...ho solo pensato che ti sarebbero piaciuti”
“Non avresti dovuto farlo”
“Volevo solo farti sapere che ci sto provando... lo sto facendo, davvero....ti dirò ancora ed ancora quanto mi dispiace per averti trattato così male perché meriti molte più scuse di quando io possa dartene.... ti amo Blaine, e mi sto innamorando ogni giorno di più di questo bambino e di te.. ed anche se è colpa mia se ci siamo lasciati, voglio sistemare le cose tra noi.. se per te va bene”
Blaine accarezzò un minuscolo vestitino rosso e blu che gli ricordò la sua vecchia uniforme dei Warblers e sorrise tristemente.
“Kurt...”
“Non devi dire niente adesso se non vuoi... so che ti ho ferito tanto e so che sei spaventato perché ti ho trattato malissimo, ma... ma farò qualsiasi cosa per provarti che mi dispiace e che ti amo con tutto il cuore e che lo faccio dal preciso momento in cui ti voltasti su quelle scale anni fa”.
Blaine tirò su col naso e strinse al petto , con delicatezza, il vestitino, sbattendo le palpebre, mentre Kurt si inginocchiava davanti a lui.
“Kurt, io...”
“Ti amo”
“ Ti amo anche io” sussurrò Blaine chinandosi per poggiare la fronte contro quella di Kurt.
Kurt gli sorrise ed allungò una mano per stringere il suo volto, baciando con leggerezza l'attaccatura dei capelli di Blaine.
“Lo supereremo... abbiamo superato tantissime cose prima di questo e ne verremo fuori, okay?”
Blaine rimase in silenzio, ma non si allontanò dal tocco di Kurt.
In realtà, sollevò la testa e poggiò la guancia contro quella di Kurt ed i due rimasero semplicemente li, respirando l'un l'altro.
Passarono un paio di minuti prima che Kurt , alla fine, si tirasse indietro, sorridendo timidamente a Blaine, prima di tornare a scavare dento lo scatolo per tirar fuori un piccolissimo cardigan.
“Oh mio dio... mi sembra familiare” smaniò Blaine, prendendo il maglione dalle mani di Kurt.
“Sapevo che lo avresti pensato.... avevi un cardigan proprio come questo” rise Kurt mentre guardava Blaine spiegare l'indumento in miniatura.
Era un maglioncino color crema con delle piccole aragoste sparse ovunque.
I due ridacchiarono per quel maglioncino così carino, Blaine stava praticamente ridendo tra le lacrime per quanto fosse adorabile e pensò che avrebbe tanto voluto avere ancora il suo maglione uguale così da potersi vestire come gemelli.
“Forse ne possiamo trovare un altro nuovo ed uguale per te” suggerì Kurt , tirando fuori altri vestiti dalla scatola e sistemandoli sul divano.
Accanto a lui, Blaine si strinse il cardigan al petto ed annuì, sussurrando tra i denti, “ Si... forse potremmo”
“Pensi che sia stupido?”
“Cosa penso che sia stupido?”
“Che chiederò a Blaine di venire da un consulente con me “
“Oh mio dio, Kurt no...non è per nulla stupido. In effetti avresti dovuto farlo anni fa... non so perché non ci ho pensato.... probabilmente perché non sono mai stata sposata, ma sai...”
“Quindi non pensi che sia un'idea stupida?”
“Non te l'ho appena detto? Se pensi che Blaine ti dirà di si, allora non hai nessun motivo di preoccuparti, no? In realtà penso che sarà di sicuro d'accordo con te … ti ama così tanto”
“Lo pensi davvero?”
“Smettila di preoccuparti e mangia prima che debba costringerti” lo avvisò Isabelle, puntandogli le sue bacchette in faccia.
Aspettò fin quando Kurt non prese un morso del suo sushi prima di tornare alla sua ciotola di tempura.
“Un consulente matrimoniale è una meravigliosa idea e voi due ne trarrete beneficio immediatamente.
Se Blaine dice di si.. cosa di cui sono sicura... voi ragazzi potreste avere la possibilità di cancellare tutto e andare avanti prima dell'arrivo del bambino, cosa che sarebbe la cosa migliore, penso”.
“Perché lo pensi?”
“Beh... vuoi essere ancora separato quando nascerà il bambino? Voglio dire ci sono le lezioni pre parto, tutte quelle fantastiche cose da fare prima che nasca e poi devi prepararti per il parto e tutto il resto... se Blaine ti vuole li, devi fare tutto questo... e se voi due siete ancora separati, questo renderebbe le cose ancora più stressanti.”
Kurt spinse via il suo involtino di tonno, appoggiando la guancia sull'altra mano e fissando la maionese speziata all'arancia che era stata spruzzata nel suo piatto.
“Le cose sono già piuttosto stressanti adesso”.
“Ed è per questo che serve un consulente”
“Lo so.... spero solo che dica di si... una parte di me è terrorizzata che rifiuti... perché in quel momento saprò che è definitivamente finita e non sono ancora pronto per questo”
“Tu e Blaine, “ iniziò Isabelle , smettendo di bere il suo tea, “ siete anime gemelle... vi completate a vicenda e nonostante abbiate avuto i vostri alti e bassi , li avete sempre superati e ne siete usciti sempre più forti... non sarei sorpresa se faceste la stessa cosa anche stavolta...”
“Ma gli ho fatto davvero molto male questa volta”.
“Cosa stai facendo adesso Kurt? Stai andando da un terapista e gli stai parlando del bambino.... stai lavorando sui tuoi problemi per migliorarti per lui.
Quello che sta accadendo tra voi due è davvero brutto e doloroso e so che Blaine ne è uscito ferito da tutto questo, ma anche tu avevi dei problemi... ma cercando di risolverli come stai facendo ora... questo mostrerà a Blaine quando tu stia provandoci per lui. Blaine non è un idiota, Kurt... anche se ogni tanto ha i suoi momenti...lui... capirà che lo stai facendo per il bene della vostra relazione.
Ti ama davvero tanto ed anche se avete incontrato qualche ostacolo sulla strada, vedrà che lo stai facendo per sistemare le cose … lo vedrà”.
“Spero tu abbia ragione”.
Isabelle gli lanciò uno sguardo e gli sorrise, ma Kurt capì il significato dietro a quello sguardo immediatamente: spero anche io di aver ragione.
Xx
“Grazie per essere passato oggi... e grazie per essere venuto a pranzo con me”.
“Grazie per aver pagato il pranzo e per aver preparato la cena... e per avermi lasciato vedere Jenny”.
“È anche la tua gatta..., puoi vederla tutte le volte che vuoi”.
Kurt si fermò davanti la porta del nuovo appartamento e si accigliò quando vide Blaine tirar fuori dalla borsa le chiavi di casa.
Blaine ci mise solo pochi secondi per trovarle ed inserirle nella serratura, aprendo la porta facilmente.
“Non ci hai messo molto”
“Lo so” ridacchiò Blaine, rimettendo in borsa le chiavi, “ questa porta non è per nulla come quella di casa nostra... non si blocca , né si inceppa o altro”.
Aprì la porta e si voltò a guardare Kurt , accigliandosi quando notò lo sguardo triste sul viso di Kurt.
“Kurt?”
“Perché continui a chiamarlo il nostro appartamento?”
Blaine si bloccò.
Onestamente, non aveva idea di aver continuato a chiamare il vecchio appartamento loro e non appena Kurt glielo aveva fatto notare, fu come se qualcuno gli avesse appena gettato addosso un secchio di acqua gelata.
Era così in imbarazzo.
“Io non...”
“Non importa... davvero... solo... non la senti come se fosse casa, vero?”
Blaine abbassò lo sguardo sul pancione e sospirò.
“Kurt...”
“Scusa... continuo a spingerti e non dovrei”
“Non è casa senza di te”
Kurt sollevò lo sguardo, catturando quello di Blaine solo per un secondo, prima che l'uomo più basso abbassasse di nuovo lo sguardo a terra, “ Cosa?”
“Sono qui da settimane ed ancora non la sento come casa mia. Mi manchi... mi manca Jenny... mi manca svegliarmi nel bel mezzo della notte e trovarti a dormire accanto a me. Mi manca svegliarmi perché Jenny si appoggia alle mie gambe... mi manca poter attraversare il corridoio fino alla cucina per prendermi da bere senza sbattere contro i muri nel frattempo.... semplicemente mi manca... ed è davvero solitario essere qui senza Cooper”
“Oh Blaine...”
“Scusa... non avrei dovuto...”
“Non scusarti … è tutta colpa mia”
Kurt fece un passo avanti, chiudendo la distanza tra loro quando strinse tra le braccia Blaine.
Blaine si accoccolò contro di lui, le braccia strette alla sua schiena e il pancione pressato contro un fianco di Kurt.
La sensazione del bambino che scalciava contro il suo fianco , fece sorridere Kurt, che si allontanò per guardare suo marito.
“Blaine” sussurrò, e afferrando il mento di Blaine si chinò in avanti, facendo sfiorare i loro nasi.
“Voglio solo che tu sappia che sto ancora combattendo per noi e che mi dispiace tanto. Ti amo così tanto e non meriti quello che ti ho fatto. Non lo farò mai più.
Farò tutto il necessario per rimediare a quello che ti ho fatto e per essere di nuovo parte della tua vita.
Non voglio che ti senta mai più solo o che ti senta non amato a causa mia di nuovo”.
Blaine alzò lo sguardo, sbattendo le lunghe ciglia mentre i suoi occhi dorato/ verdi si riempivano di lacrime.
Sbatté di nuovo le palpebre e cominciò a piangere, le lacrime scendevano velocemente sulla sue guance.
Kurt le asciugò col pollice e mentre accarezzava la sua guancia, Blaine si spinse in avanti e pressò le labbra su quelle di Kurt, così calde... gli erano mancate davvero tanto.
La mano di Kurt lasciò la guancia di Blaine per afferrare il retro della camicia di suo marito; mosse la labbra contro quelle di Blaine che lo baciò ancora più profondamente.
“Blaine” ansimò Kurt, allontanandosi solo per un secondo, prima che Blaine lo tirasse indietro per baciarlo ancora.
Le mani vagavano sui fianchi e tiravano capelli , per alcuni emozionanti istanti prima che Blaine si allontanasse, senza fiato ed esitante in quel corridoio altrimenti silenzioso .
Kurt lo fissò , fissò le labbra rosse e gonfie dai baci di suo marito e quanto eccitato sembrasse.
Una visione perfetta per lui , una che a Kurt mancava davvero tanto tanto.
“Amore?” chiese, notando l'espressione sorpresa negli occhi di Blaine mentre era ancora li in piedi all'ingresso.
“Resti con me?” mormorò Blaine, lo sguardo ovunque tranne che su Kurt, ma , anche senza guardarlo negli occhi , Kurt poté capire quanto fosse spaventato Blaine, quanto terrorizzato sembrasse per la domanda che aveva appena fatto.
Non voleva essere solo ( non è casa senza di te ) e Kurt riuscì a sentire il dolore che provava Blaine, mentre era li, in piedi a cuore aperto. Prendilo è tuo.
Kurt non sapeva cosa fare.
Voleva restare; solo dio sapeva quanto gli fosse mancato stare con Blaine in tutti i sensi, ma riusciva a vedere l'esitazione nello sguardo di Blaine.
Riusciva a vedere quanto perso fosse Blaine in quel momento, quanto gli fosse mancato essere loro ma era spaventato di dare di nuovo tutto il suo cuore a Kurt, considerando quanto glielo avesse spezzato in precedenza.
“Blaine...”
“Non... solo per stanotte ti prego... sono stanco di essere solo”
“Lo so”
Kurt fece un passo avanti , poggiando una mano sul pancione di Blaine, nel punto esatto dove aveva sentito il bimbo scalciare.
Incontrò lo sguardo di Blaine e sorrise, “ Ti amo “
“Quindi resti?”
“Si”
Blaine sorrise in risposta e trascinò Kurt dentro l'appartamento; le loro labbra si incontrarono di nuovo mentre Kurt chiudeva la porta con un calcio.
Era il più grande rischio che Blaine aveva preso in un mese o più da quando si erano lasciati, ma sentire la mano di Kurt sul suo pancione e l'emozione dietro ai suoi baci fece capire a Blaine quante cose stessero cambiando tra loro.
Voleva questo; voleva che la loro famiglia fosse di nuovo unita.
Ed anche se più in la lo avrebbe ferito di nuovo ( lui sperava tanto che non lo avrebbe più fatto ) , sarebbero stati di nuovo insieme anche se solo per una notte.
Note:
Scusate se non ho pubblicato ieri , ma sono stata impegnatissima e non ho avuto proprio il tempo...
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Capitolo 22 *** capitolo 22 ***
C'era un'insolita sensazione sul petto di Kurt, una che non sentiva da molto tempo.
Era calore e qualcosa di leggermente pesante ed aveva anche un buon odore, ma stava comunque intorpidendo il suo braccio destro.
Inoltre , era anche sicuro che qualsiasi cosa ci fosse su di lui , era … bagnata, la sua spalla era umidiccia e tipo … appiccicaticcia.
Quella era bava?
Che schifo!
Accigliato, Kurt aprì gli occhi ancora pieni di sonno e voltò il collo dolorante e teso, il volto premuto contro una testa piena di riccioli scuri.
Oh!
Ricordi della notte precedente balenarono nella sua mente …
Blaine che lo tirava nell'appartamento; mani che vagavano sotto le cinture e sotto le camicie, mentre gettavano i loro vestiti per tutto l'ingresso.
Una volta che entrambi furono completamente nudi e si stavano baciando , Kurt cominciò a diventare ansioso per quello che stava per succedere.
Blaine lo stava guardando con gli occhi scuriti dalla passione, le dita intrecciate ai capelli di Kurt, e per un momento, tutte le inibizioni furono gettate fuori dalla finestra.
Poi però la realtà prese il sopravvento, quando Kurt, chinandosi per catturare le labbra di suo marito fu fermato da un pancione largo e rotondo.
Blaine gli aveva assicurato che far sesso non sarebbe stato un problema a quel punto della gravidanza e che Kurt non doveva preoccuparsi di nulla; ma l'uomo più grande era ancora preoccupato all'idea, fin quando Blaine non ruotò gli occhi, lo spinse sul letto rimanendo sospeso su di lui
“Ti amo” disse Blaine prima di baciare di nuovo Kurt sulle labbra e con la rassicurazione che tutto sarebbe andato bene, i due continuarono a ricongiungersi l'un l'altro.
E questo spiegherebbe il motivo per cui Kurt si stava svegliando accanto ad un Blaine completamente nudo , col corpo dolorante.
Arrossendo al pensiero di quello che era accaduto la notte precedente, Kurt scivolò via , con gentilezza, dall'abbraccio di suo marito e si mise a sedere, sbadigliando mentre si stiracchiava.
Accanto a lui, Blaine dormiva ancora , comodamente rannicchiato sotto le coperte ed il piumone ; solo i suoi morbidi capelli e la testa spuntavano da sotto le coperte.
Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che Kurt si era svegliato a quella vista, così sorrise allungando una mano ad accarezzare i ricci di Blaine, con affetto.
Rimase li seduto, per qualche minuto, in silenzio, godendosi la sensazione di potersi svegliare di nuovo accanto a Blaine; ma poi uno strano pensiero attraversò la sua mente.
“Dov'era Jennycat?”
Poi … tutto crollò...
Questa non era casa sua.
Questo non era il suo letto.
Questo era il posto dove viveva Blaine da quando si erano separati... questa era casa di Blaine, non la loro.
Il pensiero fu come una scosse elettrica.
Kurt tolse la mano dai capelli di Blaine e si guardò intorno, notando quanto scialba fosse la camera... notando la mancanza di qualsiasi arredo sui muri e quanto fosse spoglia.
L'unico mobile era una cassettiera/ toeletta, un impianto audio Tv ed il letto.
Nulla di più.
Era tutto ridotto al limite necessario e difficilmente sembrava un posto vissuto, ma Blaine non era in quell'appartamento da molto tempo.
Tuttavia, per Kurt sembrava un “da sempre”.
Tutte quelle notti passate da solo nell'altro appartamento gli erano sembrate anni rispetto a quello che stava pensando .
Blaine era sparito dalla sua vita ( una specie) per mesi, tuttavia vedere come Blaine viveva fece sembrare a Kurt come se fosse stato via solo pochi giorni , come se fosse una cosa temporanea.
Nel frattempo, nel loro appartamento, tutte quelle piccole cose che ricordavano a Kurt di Blaine, facevano sembrare che Blaine fosse stato via molto più a lungo.
Nel profondo, si chiese se il motivo fosse il vedere la nuova vita di Blaine che scatenava in lui emozioni confuse e spaventose.
Sarebbe stato così per sempre?
Dopo tutto questo, Blaine sarebbe tornato con lui?
Per quale motivo avevano fatto sesso?
Era solo una cosa di una notte o Blaine voleva di più?
Cosa sarebbe successo adesso?
Kurt si sentì come se i muri lo stessero schiacciando , così scalciò via le coperte e rotolò giù al letto per prendere i suoi boxer.
Blaine dormiva, ignaro della crisi che stava avendo Kurt e , per una volta, Kurt era grato del fatto che suo marito avesse il sonno pesante.
Blaine non ha bisogno di vedere Kurt dare di matto.
Non ha bisogno di stress.
Accigliandosi , Kurt uscì in punta di piedi dalla stanza e camminò lungo il corridoio sconosciuto, le braccia incrociate al petto, mentre entrava nel freddo salotto.
Anche il salotto era semplicemente spoglio come la camera da letto.
Non aveva per niente uno stile, a parte il set da caffè coordinato ed il sistema audio tv.
Anche il divano componibile era uguale, ma non c'erano fotografie sui muri e le poche cose, che Blaine aveva portato con se per arredare casa, erano ancora appoggiati al muro.
Kurt le fissò, osservando le foto in bianco e nero di Parigi e New York e ricordò di quando lui e Blaine avevano comprato quei poster.
Per anni erano stati appesi al muro all'ingresso del loro appartamento ed anche se Kurt li aveva rimpiazzati con altre foto, Blaine era rimasto molto legato a loro e Kurt li aveva conservati in deposito, perché li avrebbe riappesi non appena avessero trovato ( e si fossero trasferiti ) in un nuovo appartamento più grande.
Ora però, vedendo le foto semplicemente poggiate contro il muro a prendere polvere, Kurt si chiese perché Blaine non le avesse ancora appese.
Sospirando, passò una mano sulla parte altra della foto di New York , facendo poi una smorfia quando le dita gli si sporcarono di polvere.
“Ugh!” gemette, pulendosi le dita sui pantaloni.
Si allontanò dalle cornici e continuò a guardarsi intorno , accigliandosi ancora di più, quando notò quanto più grande fosse il nuovo appartamento di Blaine rispetto al loro vecchio e malandato appartamento.
La cucina era il doppio di quella di Kurt e , nel complesso, molto più bella.
L'affitto sarà una rottura, pensò Kurt tra se mentre tornava di nuovo in corridoio, sbirciando nelle stanze con le porte chiuse.
Una era di sicuro quella di Cooper , visto che c'erano i mobili ma nulla di più.
Non c'erano le lenzuola sul letto o altro.
Era come una pagina bianca in attesa di essere decorata e solo sapere che Cooper sarebbe tornato presto in città, fece sentire male Kurt.
Lui e suo cognato non erano più in buoni rapporti, ormai.
Cooper era incazzato nero con lui ora, soprattutto dopo la brutta esperienza in ospedale e, nonostante Kurt non lo biasimasse, gli faceva male vedere la loro relazione sgretolarsi, ma non tanto quanto quello che stava succedendo con Blaine.
Ignorando l'agitazione allo stomaco al pensiero di suo marito che stava ancora dormendo ( si sperava) nella stanza in fondo al corridoio, Kurt riprese a dare un'occhiata alle stanze, meravigliato da tutto quello spazio in più che aveva l'appartamento.
C'era una camera che sembrava uno studio e , naturalmente, entrambi le camere da letto avevano il loro bagno personale, cosa già di per se piuttosto sorprendente ( Cooper doveva pagare una bella somma per tutto questo ) ed in più c'era un bagno lungo il corridoio che fece un po' ingelosire Kurt.
Questo era il tipo di appartamento di cui lui e Blaine parlavano quando discutevano di lasciare il loro squallido e piccolo appartamento per qualcosa di più grande.
A suo tempo, Blaine aveva parlato di prendere un posto abbastanza grande per i loro futuri figli e Kurt aveva lasciato correre; ma ora, riusciva a vedere perché Cooper e Blaine avessero scelto quel posto.
Era il posto perfetto per crescere il bambino e questo pensiero si consolidò nella mente di Kurt quando aprì la porta sulla sua destra e si ritrovò congelato sulla soglia mentre fissava quella che sembrava essere la stanza del bambino.
Oh mio Dio!
“Blaine! Blaine dove sei? Giuro che ogni volta che mi volto....”
Kurt sbuffò mentre correva tra i corridoi del “Bed, Bath and beyond” *alla ricerca del marito scomparso.
Stavano cercando un nuovo tema per il loro bagno e mentre stavano controllando alcuni schemi per le tende da doccia, Kurt realizzò che suo marito era diventato troppo silenzioso e quando si voltò, non vide altro che asciugamani e tende da doccia … ma di Blaine nessuna traccia.
“Blaine!”
L'altro uomo si era fermato alla fine di un altro corridoio, col corpo proteso in avanti oltre il loro carrello mentre ridacchiava per qualcosa che Kurt non riusciva a vedere.
Ruotando gli occhi, Kurt si precipitò da suo marito e fissò l'uomo quando si rese conto di cosa esattamente avesse attirato l'attenzione di Blaine: c'era un bambino seduto nel carrello di fronte a lui, mentre faceva delle facce buffe e salutava con la manina Blaine che imitava tutto quello che faceva il bambino.
“Oh per l'amor del cielo! Blaine cosa stai facendo?”
“ Guarda quanto è carino!” disse Blaine , tubando, salutando con la mano il piccolo bimbo che salutava di rimando, ridacchiando.
La madre del bambino era impegnata nello scegliere tra alcune tende disegnate, quindi non aveva idea del motivo per cui suo figlio stava ridacchiando; ma dopo un gridolino un po' più acuto, si voltò e sollevò un sopracciglio verso Blaine e Kurt, che era li accanto quanto più annoiato possibile.
“Suo figlio è adorabile” disse Blaine sorridendo, ricevendone uno in cambio dalla donna dall'altra parte del corridoio.
“Grazie! Di grazie , Gavin!”
Il bambino borbottò qualcosa che sembrava vagamente un grazie e Blaine rise, salutando un ultima volta la famigliola prima di spingere il carrello di nuovo verso gli arredi da bagno con Kurt che lo seguiva.
“Beh … sono stati quindici minuti sprecati” brontolò sottovoce Kurt, e Blaine lo derise.
“Non sono passati quindici minuti... forse cinque... smettila di fare il melodrammatico”
“Sai che abbiamo il tempo limitato, Blaine. Dobbiamo scegliere queste cose prima che vengano papà e mamma e tu invece di aiutarmi ti metti a fare le smorfie ad un bambino!”
“Mi ha salutato con la manina e detto ciao! Cosa pensi che avrei dovuto fare? Ignorarlo?”
“Uh... si? Non siamo venuti qui per giocare con i bambini; siamo venuti qui per scegliere un nuovo set da bagno.”
Blaine ruotò gli occhi e sospirò, spingendo il carrello fino a fermarsi nello stesso punto in cui era prima Kurt.
“Ai tuoi genitori non importerà come sarà il nostro bagno... potremmo metterci anche delle scimmie e lo amerebbero lo stesso”
“Scimmie, Blaine? … davvero? Scimmie?”
“Si! Scimmie! Come queste!” Blaine indicò delle tende da doccia poste nella sezione per bambini.
Era di tessuto bianco con delle piccole scimmie, alberi e banane ovunque.
“Guarda come sono carine! Dovremmo mettere le scimmie nel nostro bagno!”
“Si...no...” disse Kurt con tono di rifiuto , tornando a curiosare tra gli scaffali delle tendine da doccia .
Dietro di lui, Blaine sospirò di nuovo e mormorò qualcosa sottovoce.
“Cosa hai detto?” chiese Kurt mentre si voltava sollevando un sopracciglio verso suo marito.
Blaine semplicemente sbatté le palpebre e sorrise innocentemente.
“Uno di questi giorni avrò le mie scimmie... vedrai!”
“Si sicuro... come dici te, hum”
Scimmie.
Erano disegnate sul muro.
La maggior parte dei muri erano un mix di blu e verde, mentre i rivestimenti e il soffitto erano entrambi di un luminoso bianco.
La moquette combaciava con il soffitto e tutta la parte alta del muro , accanto ai rivestimenti, c'erano delle piante rampicanti verdissime che conducevano ad un albero disegnato nell'angolo della stanza.
Tantissime scimmie di varie grandezze erano appese alle piante rampicanti e sui rami dell'albero, e solo guardare tutto questo, riportò indietro Kurt a quel giorno in cui lui e Blaine ebbero una piccola discussione sulle scimmie da Bed, Bath and Beyond.
Ora Blaine aveva gli scimpanzé a decorare la cameretta del bambino.
Aveva avuto le sue dannate scimmie.
Ridacchiando, Kurt si sedette nel bel mezzo della stanza e si guardò intorno, ancora stupefatto da quello che vedeva.
Oltre ai muri decorati, non c'era altro che una sedia a dondolo in ciliegio scuro ed alcuni libri sparpagliati, aperti e contrassegnati, sul pavimento.
Kurt si avvicinò, realizzando che erano dei cataloghi e dei libri sui neonati.
Nel disordine c'erano un paio di ecografie che Kurt accarezzò una ad una, accigliandosi quando capì che alcune di esse non le aveva ancora viste... probabilmente erano del periodo in cui lui e Blaine non si parlavano tra loro dopo il ricovero in ospedale di Blaine.
Lacrime si formarono tra le ciglia di Kurt, mentre fissava queste ecografie del bambino; le piccole istantanee mostravano il bambino che si muoveva nel pancione ed, anche se era più piccolo in queste foto rispetto a quelle che aveva ricevuto il giorno prima , era comunque la cose più bella che avesse mai visto.
Tirando su col naso, Kurt si asciugò le lacrime che ormai scendevano sul viso, poi spostò la foto di lato per guardare la pila di libri che Blaine aveva preparato.
Vari cataloghi erano segnati con delle etichette colorare e c’erano anche dei libri sulla gravidanza.
Uno dei libri si rivelò uguale ad uno di quelli che Kurt aveva ordinato un paio di sere prima; così Kurt si fece , mentalmente, delle note di quei capitoli che Blaine aveva segnato così da poterli leggere anche lui.
Mentre studiava le cose che Blaine aveva cerchiato nel catalogo, ( che per la maggior parte erano tutti oggetti che avevano a che fare con le scimmie) un piccolo rumore lo avvisò che c'era qualcuno, così voltò la testa verso la porta; focalizzando la sua attenzione su Blaine, che era li in piedi fuori dalla porta della stanza, ora completamente vestito e confuso da quello che stava vedendo.
Kurt gli sorrise.
“Buongiorno”
“Buongiorno” sussurrò Blaine, abbassando lo sguardo sul pavimento ed arrossendo.
Incrociò le braccia al petto prima di rialzare lo sguardo su Kurt ed entrò.
“Così hai trovato la stanza del bimbo...”
“Ci crederesti se ti dicessi che stavo cercando il bagno?”
“Non direi, considerando che c'è un bagno nella mia stanza” disse Blaine ridacchiando, abbassandosi poi con cautela, per sedersi accanto a Kurt sul pavimento.
Si sporse verso il marito per sbirciare sul catalogo aperto.
“Hai trovato le mie cose con le scimmie”
“Potrei dire di essere sorpreso per il tema delle scimmie, ma non lo sono, ricordo la nostra discussione al Bed, Bath and Beyond “
Blaine rise , dando una leggera spallata al marito.
“ Non posso credere che te lo ricordi”
“Ricordo molte cose che mi hai detto”
“Evidentemente” sussurrò Blaine, sbattendo le lunghe ciglia flirtuosamente ed appoggiando la testa sulla spalla di Kurt.
Kurt si chinò per baciare Blaine sui capelli.
“Mi piace quello che hai fatto qui”
“So di averti detto di non aver preso nulla, ma onestamente mi ero dimenticato della pittura , ma Coop ha preso la sedia a dondolo.
L'aveva già quando mi sono trasferito... io... mi annoiavo e Coop disse che questa sarebbe stata perfetta come camera per il bambino ed avevo già qui la sedia; così ho deciso di dipingerla.
Probabilmente si incazzerà con me per aver fatto tutto questo mentre era via, ma ero al sicuro , quindi non dovrebbe incazzarsi troppo”.
“Lascia che si incazzi”
Blaine ridacchiò.
“Se dovesse farlo, è un problema suo... non era come se fossi in pericolo.
Ho comprato delle vernici apposta per bambini, ho usato una mascherina ed ho aperto le finestre e tutto. Non mi ha dato fastidio e la stanza è fantastica, modestia a parte, quindi ne è valsa la pena”.
“È bellissima e mi piace lo schema dei colori”.
“Bene! In realtà... ho anche scelto un po' di biancheria e altre cose da abbinare... anche se il blu dei muri non è esattamente la stessa tinta di blu della foto del catalogo.... a dire il vero, io... il blu che ho usato mi ricorda i tuoi occhi, così...” si fermò , mettendosi a massaggiare il ventre per tenersi occupato.
Kurt rimase senza parole ( molto, molto onorato dal gesto).
Si guardò intono nella stanza, sulle pareti color acqua ( un mix di turchese chiaro e verde) e poi guardò di nuovo Blaine , trovandolo con le guance rosse.
“Perché i miei occhi?”
“Amo i tuoi occhi... spero che il bambino abbia i tuoi occhi... ed i tuoi capelli... a dire il vero spero che assomigli a te “
“Blaine...”
“ Sei bello, Kurt... spero solo che nostro figlio sia bello come te... immagino lo sarà, ma...”
“Sarà bellissimo perché sei suo padre, Blaine, Spero assomigli a te perché sei tu quello magnifico, sciocchino”
Kurt poggiò gentilmente la mano sulla pancia di Blaine e fissò suo marito, scuotendo la testa quando Blaine ruotò gli occhi per il complimento.
“ Non sto scherzando, Blaine. Sei mozzafiato...”
“Non lo sono, tu lo sei Kurt”
“Possiamo restare qui seduti a discutere per tutto il giorno , quindi dirò solo che nostro figlio sarà il bambino più bello al mondo”
Accanto a lui, Blaine gemette e Kurt sbatté le palpebre per la paura.
“Cosa succede?”
“Nulla... hai appena... hai appena detto nostro figlio; penso di non avertelo mai sentito dire prima”.
“Io... “ Kurt si fermò per un momento, scervellandosi sulle sue precedenti conversazioni con Blaine .
Ci pensò e ripensò , accigliandosi.
“Hai ragione... questa è stata la prima volta... wow... non ci ho nemmeno...”
“Non volevi dirlo, vero?” disse a bassa voce Blaine, tirandosi lentamente indietro, lontano da Kurt.
Kurt fu preso dal panico, sentendo il marito allontanarsi così in fretta; così allungò una mano afferrando, saldamente quella di Blaine.
“No... no... lo intendevo! Lo intendevo per davvero, Blaine! Se me lo permetterai , mi piacerebbe far parte delle vostre vite. Non so se stanotte è stata solo una cosa di una notte o altro, ma io non voglio che lo sia... voglio tornare di nuovo con te.
Ti amo più di qualsiasi cosa al mondo e so di averti fatto molto male e questo mi perseguiterà per sempre; ma farò tutto ciò che serve per farmi perdonare da te e da nostro figlio, lo giuro.
Sono stato un idiota negli ultimi mesi e non merito il perdono che mi stai dando; ma ti prego, devi sapere che lo intendo per davvero quando dico che amo te e nostro figlio.
Mi ci è voluto più tempo di te per arrivare dove siamo ora, ma mi importa davvero di lui... davvero”
Blaine stava mordendosi il labbro inferiore , la testa abbassata, ma Kurt poté vedere le lacrime che bagnavano le sue ciglia per poi cadere giù fin sulla punta del naso.
Strinse un po' più forte la mano di Blaine e si chinò verso di lui, baciandolo su un angolo della bocca; il sapore delle lacrime salate si sparse sulla sua lingua quando si leccò le labbra, sorridendo tristemente.
“Mi dispiace di aver scaricato tutto questo su di te, so che sei ancora stanco di me e ...”
“Non lo sono... non davvero... non più come prima “ disse Blaine, con voce talmente bassa che Kurt dovette sforzarsi per sentirlo, ma anche se fu più calmo del solito, riuscì a capire cosa stesse dicendo Blaine.
“Non ti avrei portato qui se non lo avessi voluto... perché lo voglio... non avrei mai voluto che ci separassimo, ma...doveva accadere”.
“Ed ora?”
“Ed ora” iniziò Blaine, alzando un po' di più la voce, “ voglio che torniamo insieme, ma ...”
Il cuore di Kurt si fermò.
Ma?
“Ma non penso di potermi trasferire di nuovo con te... non in questo momento. So che abbiamo passato la notte insieme e so che stai lavorando su te stesso e tutto, ma stai ancora vedendo il tuo terapista, giusto?”
Aspettò fin quando Kurt annuì per continuare.
“Hai ancora tanta strada da fare, Kurt. So che ti dispiace... solo dio sa quello che provi per tutto questo, ma ho ancora bisogno di pensare anche a me stesso. L'ultima volta che siamo tornati insieme, tu...tu sei scappato di nuovo via da me e non penso di poterlo affrontare in questo momento, visto quanta strada ho fatto.”
“Blaine...”
“Lavorerò con te , però. Hai detto di voler andare da un consulente matrimoniale... ci andrò... troverò il tempo... possiamo andarci e parlare col dottore e forse possiamo sistemare le cose al punto da poter tornare a vivere insieme di nuovo, ma non ora.
È meglio se stiamo separati.”
Kurt annuì, anche se si sentiva come se gli stessero lacerando il cuore a metà.
Calde lacrime scesero dai suoi occhi e Blaine si chinò per asciugargliele.
Piangeva anche lui.
“Lo faremo funzionare, Kurt. Ci amiamo e sistemeremo le cose. Come hai detto prima, abbiamo affrontato una tonnellata di cose e ne siamo usciti bene.
Possiamo farlo di nuovo.
Ci vorrà solo un po' di tempo affinché possiamo tornare insieme 24 ore su 24 , 7 giorni su 7, sai?
Questo non vuol dire che ti amo di meno... devo semplicemente badare a me e al bambino, sai?”
Kurt serrò le labbra ma annuì di nuovo comunque.
Accanto a lui, Blaine lo tirò in un forte abbraccio ed i due si coccolarono a vicenda; entrambi piangevano per quanto ancora lontani sembrassero, anche se erano , in quel momento, molto più vicini di quanto lo fossero stati negli ultimi mesi.
Era un inizio, ma si sperava che riuscissero a sistemare le cose prima che nascesse loro figlio.
Kurt tornò a casa un paio d'ore dopo aver avuto quella discussione importante nella stanzetta del bambino.
Blaine gli aveva dato una lista con gli appuntamenti dall'ostetrica ed anche dei programmi di alcune lezioni future sul travaglio e sul parto che Blaine stava pensando di frequentare.
Kurt lesse la lista durante tutta la colazione e quando arrivò a casa, attaccò tutto sul frigorifero così che fossero la prima cosa che avrebbe visto ogni volta che sarebbe entrato in cucina.
Se lui e Blaine sarebbero mai tornati insieme , lui avrebbe fatto tuto quello che poteva per riportare suo marito a casa per sempre.
La cosa migliore da fare per cominciare era andare alle lezioni che riguardavano il bambino, a cui, onestamente, Kurt era davvero molto eccitato di partecipare.
Due giorni dopo che Kurt aveva passato la notte nel nuovo appartamento, Cooper telefonò per avvisare che stava per tornare a New York per sempre.
Avevano finito le riprese del suo film ed aveva sistemato tutto con il suo contratto d'affitto a Providence , così da poter partire il giorno dopo.
Sentendo che suo fratello maggiore stava per tornare, Blaine si sentì immediatamente, ansioso.
Amava suo fratello, davvero... ma sentiva che, in qualche modo, vivere con Cooper sarebbe stato piuttosto difficile, soprattutto ora che Kurt era tornato in giro.
Ma non importava cosa avrebbe detto Cooper, Blaine sapeva che Kurt stava cambiando davvero questa volta.
Nessuno che non avrebbe voluto un loro figlio , avrebbe passato un paio di ore a parlare col pancione della persona amata come aveva fatto Kurt prima di andare via.
Dopo la loro chiacchierata nella stanzetta del bambino e dopo aver fatto una veloce colazione, Blaine era tornato a sdraiarsi e Kurt lo aveva seguito sul letto, alzandogli la maglietta per accarezzare la pelle nuda del suo pancione.
Era un'azione così intima per Blaine ( anche piuttosto strana visto che la sera prima avevano fatto sesso) , ma il fatto che Kurt volesse, deliberatamente, sentire suo figlio scalciare direttamente sulla pelle nuda di Blaine, significò tantissimo per lui.
E sembrava che stesse piacendo molto anche a Kurt.
“La tua pelle è così liscia” aveva commentato mentre passava le mani sulla morbida pelle.
Blaine semplicemente sorrise, coprendo la mano di suo marito con la propria.
Spiegò a Kurt che le iniezioni di ormoni erano state una buona cosa per lui e che la sera prima di dormire passava sulla sua pelle della crema al cocco.
Dopo la sua ammissione sui suoi rituali idratanti per il suo pancione, Kurt gli disse di voler provare a farlo lui.
Cosa che portò Kurt a riempirsi le mani di crema per massaggiare la pelle tesa di Blaine.
“Ti amo” mormorò mentre massaggiava il ventre di Blaine che gli rispose che lo amava anche lui, appisolandosi poco dopo che Kurt aveva iniziato a massaggiarlo.
Ma poco prima che si addormentasse completamente, sorrise quando sentì Kurt parlare con voce calda e calma al suo pancione.
Ora Blaine era seduto in salotto, un libro sulla gravidanza poggiato sul pancione mentre sfogliava le pagine di un capitolo sulle cose essenziali per la stanzetta del bambino.
Poggiò la mano su un punto del pancione in cui gli sembrava di aver sentito suo figlio danzare e sorrise.
“Ti stai divertendo, piccolino?” scherzò Blaine , punzecchiandosi il fianco, prima di voltare pagina.
Il bambino continuò ad agitarsi ; Blaine sentì come delle farfalle svolazzare nello stomaco, così sospirò , chiuse il libro , lo sistemò di lato e si coprì con una coperta.
Le improvvise nuove energie che aveva guadagnato durante il giorno erano sparite ed ora aveva solo voglia di fare un riposino; così si raggomitolò nella coperta e chiuse gli occhi., lasciando che la sua mente ripensasse al tempo trascorso con Kurt.
Avrebbero fatto funzionare le cose, dovevano semplicemente farlo e non c'era cosa al mondo ( oltre al volere che suo figlio nascesse sano) che Blaine volesse di più al mondo.
“Buongiorno Isabelle! Hey Chase!”
Kurt entrò in sala conferenze e si sedette, facendo poi scivolare sul tavolo un vassoio pieno di caffè caldo verso i colleghi.
Isabelle lo fissò stranita, le labbra serrate per un momento, prima di prendere il suo caffè, ringraziandolo.
Chase, tuttavia, andò dritto al punto, dopo aver notato il sorriso compiaciuto sul viso di Kurt.
“Hai fatto sesso!”
Dal rossore che si diffuse sulle guance di Kurt, Chase capì ed esultò.
Isabelle, invece, sembrava mortificata e sbatté la tazza sul tavolo.
“Ti prego... dimmi che eri con Blaine”
Kurt spalancò gli occhi , battendosi una mano sul petto.
“Scusa? Certo che ero con Blaine!! Con chi altro avrei potuto far sesso?”
“Io... scusami...ero solo preoccupata... voglio dire voi due eravate ai ferri corti e …. scusami. Non dovevo pensare....”
“Va bene” disse Kurt con gentilezza, allungando una mano sul tavolo per accarezzare quella del suo capo.
“Penso che finalmente le cose tra noi si sistemeranno... e non potrei essere più felice di così” e quando Isabelle gli sorrise felice, Kurt le restituì il sorriso e poi continuò a sorseggiare il suo caffè , ascoltando Chase congratularsi con lui prima di iniziare a parlare del loro imminente progetto di creare un sito web.
Kurt ascoltò a malapena le parole del collega, perché i suoi pensieri erano pieni di immagini di lui e Blaine che facevano l'amore un paio di notti fa e di quanto fosse bellissimo suo marito incinto mentre dormiva.
Potrebbe aver dovuto tornare nel suo appartamento, dopo tutto quello che era successo, ma era andato via con la consapevolezza di aver fatto un grande passo avanti nella loro relazione.
Lui e Blaine erano ancora separati, tecnicamente, ma erano ancora profondamente innamorati come lo erano stati dal primo momento in cui si erano conosciuti.
Ora Blaine sapeva quanto Kurt tenesse a lui e al loro bambino e tutto quello che Kurt doveva fare ora era fare qualsiasi cosa per dimostrare a Blaine che lui poteva essere il migliore marito ed il migliore padre al mondo per il loro bambino.
Sarebbero andati da un consulente matrimoniale molto presto ed avrebbero snocciolato tutti i loro problemi; Kurt avrebbe accompagnato Blaine a tutti i suoi corsi per genitori ed alla fine ( si sperava) sarebbero tornati a vivere insieme e a gettarsi tutto questo casino alle spalle una volta e per sempre.
Sembrava che le cose fossero sulla buona strada per migliorare e Kurt era tutto preso da questo per ora.
Avere la possibilità di riconnettersi con suo marito era stato magnifico; ma poter vedere quanto Blaine fosse cambiato e cresciuto per l'imminente nascita di loro figlio , aveva reso tutto ancora più sorprendente.
Blaine era sempre stato brillante e Kurt aveva sempre ammirato la sua amorevole passione per le cose ed il suo naturale talento.
Ma ora, vedere Blaine incinto, radioso e trasformato gli fece capire quanto fortemente amasse Blaine e quanto volesse tornare con lui.
Ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per riavere Blaine.
E , al momento, gli sembrava di aver preso la strada giusta per farlo tornare con lui.
Sorridendo, Kurt si buttò nella conversazione , aggiungendo le sue opinioni su tutto e gli sembrò come se dalla sua mente ( e dal suo cuore) gli fosse stato appena tolto un peso enorme.
Tutto sarebbe andato bene.
Lui e Blaine avrebbero lavorato su loro stessi e sarebbero tornati insieme; avrebbero formato una bellissima famiglia e tutto sarebbe andato alla grande.
Kurt non era mai strato così felice.
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Capitolo 23 *** capitolo 23 ***
Cooper tornò a casa due giorni prima che Blaine e Kurt avessero il loro primo appuntamento col consulente matrimoniale.
Blaine era terrorizzato di rivedere suo fratello, per quanto brutto potesse sembrare, ma dopo aver passato un paio di settimane da solo ed in qualche modo aver fatto pace con Kurt, avere a che fare con Cooper era un pensiero terrificante.
Non è che non volesse bene a suo fratello... gli voleva davvero bene ed apprezzava tutto quello che Cooper aveva fatto per lui da quando lui e Kurt si erano separati... ma Blaine sapeva che una volta che Cooper avesse scoperto la sua riconciliazione con Kurt, tutto sarebbe andato a rotoli.
E fu per questo che , non appena Cooper entrò nell'appartamento, urlando il suo arrivo, Blaine si chiuse a riccio , dimenticandosi, convenientemente, di dire a suo fratello che Kurt era tornato nella sua vita.
Ma due giorni dopo, le cose di smossero quando Kurt si presentò nell'appartamento, un'ora prima del loro appuntamento e fu proprio Cooper che gli aprì la porta.
Blaine ebbe a malapena il tempo di intervenire mettendosi tra i due uomini, le braccia tese e gli occhi imploranti quando colse lo sguardo ostile di Cooper verso Kurt.
“Mi stai prendendo in giro? Mi stai prendendo davvero per il culo adesso?”
“Coop, no...posso spiegare!”
“Spiegare cosa, Blaine? Perché il tuo irresponsabile marito... questo... questo stronzo è qui sulla soglia di casa sorridente e sembra uno che sta avendo la più bella giornata della sua vita dopo tutta la merda che ti ha fatto passare? Dio! Dovrei spaccargli la faccia “
Dietro Blaine, Kurt mormorò qualcosa sottovoce e Cooper si lanciò di nuovo in avanti , fermandosi solo quando Blaine poggiò entrambi le mani sul petto dell'uomo più grande e lo spinse forte.
“Coop, fermati! Basta ho detto!”
Cooper indietreggiò ma il suo viso era ancora contorto dalla rabbia.
Un volta che Cooper si fu allontanato, Kurt allungò una mano per posarla gentilmente su un fianco di Blaine.
“Stai bene?”
“Si, tutto bene” gli sussurrò Blaine, mentre si accarezzava con una mano il pancione, guardando entrambi gli uomini.
Kurt sembrò preoccupato , le sopracciglia aggrottate, mentre fissava Blaine , mentre Cooper, invece, sembrava assolutamente livido.
“Cooper... “
“Avete fatto pace!” sibillò , stringendo i pugni alla vista della mano di Kurt su Blaine.
“Siete tornati insieme e non mi hai detto nulla... ma che cazzo, Blaine! È rimasto anche qui? Che bugia ti ha detto stavolta?”
“Cooper per favore...”
“No... al diavolo no... ascoltami Blaine... questo è lo stesso ragazzo che ha gridato ed urlato contro di te quando hai scoperto di essere incinto.
Questo è lo stesso ragazzo che ti ha deliberatamente ignorato più e più volte e che ha spezzato il tuo cuore ancora ed ancora... .
È il ragazzo che ti ha fatto tutto questo così sei finito in ospedale.
Questo è … “
“Basta” strillò Kurt, togliendo la mano dalla vita di Blaine per puntare un dito contro Cooper.
“Okay... Blaine sa cosa è successo... ne abbiamo parlato e mi dispiace e sarò dispiaciuto per il resto della mia vita, ma Blaine lo sa e lavoreremo su questo.
So che mi odi in questo momento, Cooper e ne hai tutti i diritti ma devi capire che ci sto provando.
Io e Blaine andremo da un consulente matrimoniale...”
“E questo dovrebbe rabbonirmi?” ringhiò Cooper, avvicinandosi a Blaine come se essere più vicino al fratello potesse far indietreggiare Kurt.
Kurt non lo fece.
Invece, fu Blaine ad avanzare.
“Non dovrebbe rabbonire te, Coop... questa è la mia vita”.
Kurt afferrò Blaine per un polso, avvicinandolo a se gentilmente, mentre cercava, con calma, di intervenire tra i due fratelli che si fissavano arrabbiati.
“Speriamo che il terapista possa aiutarci a risolvere i nostri problemi, okay? So che Blaine ha ancora paura di tornare con me... lo so questo... ma so anche che Blaine mi ama così come io amo lui ed il nostro bambino con tutto il cuore; e so di aver ferito entrambi , ma sto facendo del mio meglio per rimediare a tutto questo”
“Oh...cazzate...”
“Cooper, stai zitto per un secondo per favore!” sibillò Blaine.
Si allontanò da Kurt ed afferrò le braccia di Cooper, alzando lo sguardo sul fratello maggiore.
“Sono un adulto, Coop... posso prendermi cura di me stesso e so che sei preoccupato per me, e guarda... lo capisco... ma devi lasciarmi vivere la mia vita.
Apprezzo tutto quello che hai fatto per me , soprattutto in questi ultimi 6 mesi da solo, ma Kurt... lui è … lui è l'amore della mia vita ed è il padre di questo bambino e gli credo quando dice che ci sta provando e posso vederlo con i miei occhi.
Ci sta provando, Cooper... davvero!”
“Come sai che questa volta fa sul serio?” chiese Cooper, la voce bassa ed esitante; i suoi occhi azzurri guizzarono avanti ed indietro tra suo fratello minore e Kurt, con espressione preoccupata.
Blaine strinse i bicipiti di suo fratello per rassicurarlo.
“Conosco mio marito... è il mio migliore amico e lo è stato per anni e mi fido di lui”
Kurt emise uno strano suono dietro entrambi gli uomini e Blaine alzò lo sguardo per valutare l'espressione sul viso di Cooper.
“Lo amo Coop e mi fido di lui”
“Ti sei fidato di lui prima e guarda cosa è successo... e se...”
“Se dovesse farmi di nuovo del male , puoi ucciderlo... hai il mio permesso”
Kurt emise un altro strano suono e Blaine si voltò leggermente per sorridere, dolcemente, al marito prima di voltarsi velocemente per abbracciare Cooper.
“Possiamo riparlarne un po' di più quando torno? Io e Kurt dovremmo essere nell'ufficio del consulente per le ...”
“Si, si okay... ma non è finita, va bene? Io e te faremo una chiacchierata seria quando torni e , una volta a casa, voglio che mi racconti tutto, okay? E fai attenzione... se hai bisogno di me, chiamami , hai capito?”
Cooper avvolse suo fratello in un forte abbraccio prima di lasciarlo andare.
“Ti voglio bene, schizzo”
“Anche io ti voglio bene”
“Ed amo anche Chip”
“Non lo chiamerò Chip, Coop!” strillò Blaine da sopra la spalle mentre usciva dall'appartamento, prendendo la mano di Kurt.
I due uomini camminarono giù per il corridoio verso l'ascensore e Blaine appoggiò la testa sulla spalla di Kurt , i suoi occhi sfrecciavano dall'ascensore alla porta del suo appartamento per vedere se Cooper stesse sbirciando fuori dalla porta per guardarli.
Non lo stava facendo... ma questo non significava che non fosse poggiato alla porta per vedere se riuscisse a sentire Kurt o Blaine parlare di lui.
Sorridendo all'iperprotettività del fratello maggiore, Blaine strinse la mano del marito e sorrise quando Kurt baciò la sua nuca.
“Ti amo” sussurrò mentre la mano libera di Kurt scivolava attorno alla sua vita per accarezzare il pancione.
“Ti amo anche io” mormorò in risposta Kurt , baciandoli poi il collo.
L'ascensore di fronte a loro si aprì e Blaine vi entrò e poi Kurt lo seguì.
Quando le porte si chiusero; Kurt spinse Blaine contro il muro e lo baciò con fermezza, afferrandolo per i fianchi .
Si allontanò , senza fiato e sorridente.
“Volevo farlo da ore”
“Solo da ore?” scherzò Blaine, baciando rapidamente Kurt per poi cominciare ad accarezzare le nocche di Kurt.
“Sono giorni che desideravo baciarti, ma dovevo mettere le cose apposto con Cooper .
“Mi odia ancora”
“Si , è così... ma alla fine ci arriverà... vedrà gli sforzi che stai facendo per tutto e ti perdonerà prima o poi”
“Solo... non so … eravamo così vicini ed ho rovinato tutto”
“Te l'ho detto Kurt, gli passerà... dagli solo un po' di tempo”
“Lo pensi davvero?”
Le porte dell'ascensore si aprirono e Blaine ne uscì , la mano stretta in quella di Kurt.
Attraversarono l'atrio vuoto ed uscirono nel tiepido solo primaverile.
Una fresca brezza soffiò tra loro, portando con se l'odore della pioggia delle sera prima e Blaine rabbrividì, avvicinandosi di più a Kurt mentre scendevano dal marciapiedi.
“Dagli tempo...Cooper lo supererà e gli piacerai di nuovo, alla fine”
“Se lo dici tu!”
La consulente matrimoniale che la dottoressa Gartman aveva raccomandato a Blaine e a Kurt , aveva l'ufficio non molto lontano dal nuovo appartamento di Blaine, così decisero di fare quattro passi dal complesso di appartamenti fino all'ufficio invece di prendere un taxi.
Una volta arrivati ed essersi registrati, entrambi gli uomini compilarono tutti i moduli per l'addetto all'accettazione e poi aspettarono che arrivasse il loro turno di incontrare la famigerata dottoressa Mayweather.
La donna era alta ed attraente; i suoi lunghi capelli erano acconciati all'indietro in uno chignon lento e portava degli occhiali cerchiati di oro che nascondevano i suoi occhi castano scuro.
Quando Blaine e Kurt entrarono nel suo ufficio , li accolse con un caloroso benvenuto e li fece accomodare su un elegante divano bordeaux , in un angolo della stanza.
Kurt si sedette immediatamente, la schiena dritta e rigida e le mani sudate sulla ginocchia.
Blaine, invece, si mise a proprio agio , togliendosi le scarpe ed affondando tra i cuscini , incrociando le gambe, in stile indiano.
La dottoressa Mayweather ridacchiò quando alla fine si sedette.
“Hai difficoltà a metterti comodo?
Blaine arrossì.
“I miei fianchi mi stanno uccidendo... è difficile per me mettermi seduto bene ormai”
“Oh... ricordo quei giorni” disse la dottoressa” sei arrivato così avanti nella gravidanza che ormai il tuo corpo non sa cosa fare... ti posso suggerire di provare con un po' di yoga prenatale o di usare una borsa dell'acqua calda? Ha funzionato a meraviglia con il mio ultimo figlio”
“Oh mio dio … grazie... stavo cercando di capire cosa fare, ma sicuramente ci proverò! Grazie!”
La donna sorrise prima di dare un'occhiata ad una pila di documenti sulla sua scrivania.
Per un momento, esaminò alcuni fogli e poi alzò lo sguardo sulla coppia.
“Okay... quindi ho appena fatto due chiacchiere con Blaine, visto che qui c'è scritto che è incinto di quasi 8 mesi; quindi tu devi essere Kurt?”
Strinse la mano di Kurt poi quella di Blaine, prima di accomodarsi su una sedia con lo schienale alto, di fronte a loro.
“Quindi voi due avete avuto dei problemi col vostro matrimonio... perché non cominciamo dall'inizio e partiamo da li, okay? Ditemi cosa succede”.
Kurt iniziò a parlare , le mani strette in grembo, mentre le raccontava della scoperta del test di gravidanza e della sua reazione.
Raccontò alla dottoressa Mayweather della sua riluttanza su tutto, all'inizio, e di quanto fosse stato terribile stare senza Blaine; solo per tornare insieme e far crollare di nuovo tutto a causa delle sue paure.
Per tutto il tempo in cui parlò, Blaine rimase immobile, accanto a lui, gli occhi color ambra spalancati, mentre ascoltava Kurt parlare dei suoi sentimenti sull'intera faccenda.
Blaine non aveva mai saputo la storia dalla parte di Kurt , della sua paura di diventare padre, di quanto fosse spaventato per la salute di Blaine.
“E poi...” disse Kurt, la voce tremante e piena di lacrime, “Blaine mi disse che voleva andarsene e capii di aver rovinato ogni cosa quella volta.
Ma ero...ero solo così spaventato …tenere Anastacia quel giorno è stata una specie di terribile campanello d'allarme di che cattivo padre sarei stato in futuro...
Non ero riuscito nemmeno a capire che aveva il pannolino bagnato e lei non la smetteva di piangere ed avevo cominciato a pensare al fatto che dopo pochi mesi avrei avuto un bambino nella mia vita che non avrei potuto restituire come potevo fare con Stacia ed ho dato di matto.
E quindi me la sono presa con Blaine...ho cominciato ad ignorarlo ed ho volutamente saltato uno dei suoi appuntamenti con la dottoressa perché stavo impazzendo ed è allora che Blaine è stato male.
E quando ha cominciato a stare meglio , io avevo già rovinato tutto e... non stiamo più insieme da allora.”
“ E questo è successo due mesi fa, giusto?” la Mayweather finì di scrivere qualcosa e poi si chinò a prendere una scatola di fazzolettini che allungò a Kurt.
Kurt ne prese un paio , ringraziandola silenziosamente e poi la donna fece scivolare la scatola verso Blaine.
“Un fazzolettino?”
Confuso, Blaine sollevò una mano a toccare il suo viso, sorpreso di quanto fosse caldo e bagnato.
Prese un paio di fazzolettini dalla scatola e si tamponò gli occhi, scioccato da quanto in fretta si fossero bagnati i fazzolettini al contatto con i suoi occhi... non aveva nemmeno realizzato di star piangendo così tanto. .
“Mi scusi”
“Non è necessario scusarsi; siamo qui per discutere dei vostri problemi e capita spesso che ci siano lacrime come risultato.
Di solito se uno della coppia non piange , mi preoccupo; ma ora, vedere tutte le vostre emozioni venir fuori così... mi fa capire quanto voi ragazzi volete salvare il vostro matrimonio.”
“Lo vogliamo... lo vogliamo davvero” aggiunse Kurt , soffiandosi il naso subito dopo.
Aspettò che Blaine finisse di soffiarsi il suo prima di continuare.
“Blaine... lui sta vivendo in un appartamento con suo fratello maggiore dal giorno che ha lasciato l'ospedale.
Da allora ci siamo visti un paio di volte e poi abbiamo deciso di fare questa terapia, ma siamo ancora separati... e suo fratello mi odia”
La dottoressa Mayweather annuì.
“Puoi parlarmi della relazione di tuo fratello con Kurt, Blaine? Cosa pensi gli passi per la testa per quel che riguarda la tua relazione con tuo marito?”
Blaine parlò di quello che era successo quella mattina, così come delle cose che Cooper aveva detto nei giorni successivi al suo rientro a casa.
Più parlava di Cooper , più Kurt si rimpiccioliva sulla sedia.
A metà del suo racconto sullo stare con Cooper durante le prime settimane dopo aver scoperto di essere incinto, Blaine si allungò ed afferrò la mano di Kurt con la sua, stringendola più forte mentre raccontava di tutte le cose che Cooper aveva fatto per lui.
Il resto dell'appuntamento filò liscio come previsto.
Blaine pianse per la maggior parte del tempo, mentre spiegava di quanto gli avesse spezzato il cuore che Kurt lo aveva , all'inizio, allontanato e che non volesse il loro bambino; ma per quando Blaine iniziò a parlare di come si era sentito il giorno dell'amniocentesi, il loro tempo era finito e la dottoressa Mayweather promise loro di riprendere dal punto in cui si erano interrotti.
Lasciò la coppia da sola in modo che potessero sistemarsi e calmarsi mentre lei andava a prendersi un caffè e nei primi cinque minuti da quando era uscita, Kurt cullò Blaine tra le braccia, sussurrandogli mille scuse tra i capelli.
Quando la terapista tornò, buoni dieci minuti dopo che era uscita per la sua pausa caffè, i ragazzi erano andati via.
Blaine sapeva che avrebbero dovuto parlare ancora dopo il loro appuntamento, così non appena lasciarono l'ufficio della dottoressa Mayweather, prese la mano di Kurt e gli disse di voler andare nel loro vecchio appartamento.
Prima di tornare a casa, Kurt si fermò a prendere un po' di cibo da asporto per loro ( una tartare di pesce per lui e del polpettone per Blaine), poi presero un taxi fino a casa.
Purtroppo, Blaine dovette avvisare Cooper che non sarebbe tornato a casa... cosa che Cooper non prese molto bene... ma una volta arrivati al loro vecchio appartamento, Blaine scacciò via il pensiero del fratello arrabbiato, quando Jennycat venne a salutarlo all'ingresso.
Mentre grattava il suo micetto preferito dietro le orecchie, Kurt sistemò il cibo nei piatti ed apparecchiò la tavola, lo sguardo puntato su Blaine mentre pensava a quando fosse bello con Jenny in braccio.
Sembrava che più passasse il tempo più Blaine cambiasse.
L'uomo incinto stava indossando una comoda camicia a righe grigie e nere a maniche lunghe ed un paio di jeans aderenti.
Si era tolto le scarpe un secondo dopo aver varcato la soglia di casa, lamentandosi del dolore ai piedi a causa del gonfiore; così si mise a girovagare per casa in un paio di calzini grigi, ma nel complesso , il suo abbigliamento era carino e lui era bellissimo.
Il suo pancione era molto più gonfio , apparentemente era cresciuto un po' dall'ultima volta che aveva visto suo marito poco più di una settimana prima e vedere tutto ciò fece battere più forte il cuore di Kurt.
Il loro bambino stava crescendo molto velocemente e tra circa due mesi sarebbe nato.
Ed era stupefacente.
Sorridendo, Kurt passò accanto a Blaine e poggiò le posate sulla tavola, fissando attentamente il marito, quando Blaine posò con gentilezza Jennycat sul pavimento per unirsi al marito al tavolo.
“Sembra buono” disse , sedendosi.
Kurt si sedette di fronte a lui e sorrise.
“Sugar Mama fa sempre il miglior cibo al mondo.... non ne mangio da così tanto tempo”
“Ho preso qualcosa li un paio di giorni fa … mi era venuta una voglia matta di cavolfiore, così mi sono fatto una passeggiata fin li e ne ho presi un pò”.
“Oh... avrei voluto saperlo... non ho preso nessuna verdura per te... mi dispiace... io...”
Blaine ruotò gli occhi affettuosamente e fece un gesto con la mano per zittire il marito.
“Va bene... queste voglie passano... sto morendo dalla voglia di ciliege al maraschino però”
“Penso che c'è un barattolo chiuso nel mobiletto... serviti pure”
“Penso che lo farò dopo cena” disse Blaine con la bocca piena di purè di patate.
Kurt gli sorrise ed iniziò a mangiare il suo pesce ed i due cenarono in silenzio; gli unici suoni venivano dall'esterno, dalle persone in macchina o che passeggiavano.
Una volta che Blaine ebbe finito di mangiare, si poggiò allo schienale della sedia, le mani sul pancione, mentre guardava Kurt mangiare.
A metà pasto, Kurt si fermò e guardò Blaine , aggrottando le sopracciglia quando notò l'espressione seria e pensierosa negli occhi di suo marito.
“Qualcosa non va? Il cibo non ti piace?”
“No, no... non è questo. Il cibo era ottimo... stavo solo pensando tutto qui.”
“A cosa?”
“Preferisco parlarne quando hai finito, se non ti dispiace”
Al tono della voce di Blaine, l'appetito di Kurt sparì completamente; così spinse via il piatto.
“In realtà ho finito … possiamo parlarne se vuoi...”
“Kurt...”
“No, no, ho finito...metto via solo gli avanzi”.
Kurt si alzò dalla sedia ed andò a mettere via gli avanzi.
Quando tornò in sala da pranzo, aveva con se un barattolo di ciliege in mano che poggiò davanti a Blaine , con una forchetta.
“Goditele”
“Oh dio... grazie”
Blaine aprì il barattolo e tirò fuori alcune ciliegie con le dita, ignorando i brontolii di Kurt sull'aver portato una forchetta.
“Mmm! Oh mio dio... è passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho mangiato le ciliege al maraschino... ti benedico...”
“Sei strano, tesoro... ma … lascia perdere... di cosa volevi parlare?”
“Beh...” Blaine si fermò per ingoiare il frutto che stava masticando , “ Oggi dalla terapista, solo... mi sei sembrato … strano.
Cioè... mi è sembrato come se non le stessi dicendo tutto.
Voglio dire... ho sentito quando le dicevi che eri spaventato di diventare padre, cosa di cui parleremo di più, più tardi; ma onestamente... mi è sembrato come se ti stessi trattenendo un po'... e non voglio che questo accada di nuovo.
Non voglio che... non voglio che trattieni le tue emozioni e poi esplodi come hai fatto prima.
Voglio lavorare su questo e cercare di sistemare le cose della nostra famiglia.”
Kurt allungò le braccia sul tavolo e sospirò.
“Blaine... non so ...”
“Come possiamo tornare completamente insieme se sei ancora spaventato di parlare con me?
Come possiamo sistemare le cose se non parli con me, soprattutto di qualcosa di così serio come la ragione per cui eri così arrabbiato all'inizio?
Cioè ti credo quando dici che eri spaventato di diventare padre... lo sono anche io... ma c'è dell'altro.
La dottoressa Mayweather potrebbe non averci fatto caso o potrebbe non aver voluto dire nulla, ma io sono riuscito a vederlo, Kurt.
C'è sicuramente dell'altro.”
Kurt scosse la testa e tirò indietro le braccia , incrociandole poi al petto, mentre si appoggiava allo schienale della sedia.
“Non voglio dirtelo perché non voglio ferirti”
“Solo... dimmelo” sussurrò Blaine; e Kurt seppe che doveva dirglielo, non poteva più mentirgli.
“Blaine... io...il secondo dopo aver visto quel test di gravidanza sul mobiletto quel pomeriggio, non ero così spaventato dal pensiero di avere un bambino, non inizialmente...
Il mio primo pensiero è stato che... che il bambino potesse non essere mio”
Di fronte a lui, si sentì un rumore di qualcosa di metallo che colpì il pavimento.
Blaine aveva lasciato cadere la forchetta... e Kurt alzò lo sguardo e l'espressione del viso di Blaine mandò in pezzi il suo cuore.
Blaine era ferito, completamente distrutto; gli occhi subito si riempirono di lacrime.
“Hai pensato che ti avessi tradito?”
“Io non... io solo... ero così arrabbiato in quel momento, Blaine.
Pensai a tutti i piani che avevamo fatto ed al fatto che eri rimasto incinto nel momento peggiore e poi ho pensato al fatto che sia io che te usiamo sempre precauzioni e al fatto che non fosse possibile che il bambino fosse mio perché come potevi essere incinto visto che ho sempre indossato il preservativo ogni singola volta che facevamo sesso con te passivo?”
Blaine era silenzioso in modo allarmante al di la del tavolo e Kurt allungò una mano con la speranza che Blaine la prendesse.
Ma non lo fece e nemmeno guardò suo marito.
Al contrario si allontanò dal tavolo e si raggomitolò su se stesso, rannicchiandosi quanto meglio poté.
La vista fece accapponare la pelle di Kurt per il rimorso di aver perfino detto qualcosa.
“Blaine?”
“Hai pensato che ti avessi tradito di nuovo... tu... non ti fidi di me”
“No!... mi fido di te , Blaine.
È stato solo un orribile pensiero nella foga del momento e me ne sono pentito non appena l'ho pensato; perché so … io SO che non mi avresti tradito di nuovo.... mi fido di te così tanto e ...”
“Se ti fidavi di me... allora perché lo hai pensato? Pensi queste cose solo quando non ti fidi di qualcuno! Ovviamente non lo fai o non puoi o altro con me.... sono così stupido!”
“NO... non lo sei, Blaine. Non avrei MAI dovuto pensare questo di te! Non sei stato altro che fedele e leale in tutti questi anni e SO che non mi avresti tradito di nuovo! Lo so!
È stato solo uno stupido pensiero e me ne sono così pentito, e mi dispiace di averci pensato... mi dispiace così tanto”
Blaine tirò su col naso, togliendo la mano dal pancione per asciugarsi le lacrime dalla guance.
La mano di Kurt era ancora allungata sul tavolo, ma Blaine non riusciva nemmeno a guardarla.
“Ho bisogno di un minuto” singhiozzò; si alzò e corse giù per il corridoio.
Kurt si alzò velocemente e gli corse dietro, supplicandolo di ascoltarlo per un momento; ma l'altro piagnucolò e si chiuse nel bagno, sbattendo la porta dietro di se.
Non appena scomparve alla sua vista, Kurt si bloccò e ci accasciò sul letto, il cuore in gola mentre ascoltava Blaine piangere dall'altra parte della porta.
Blaine crollò sul pavimento e pianse forte; lasciò andare tutto il dolore e l'angoscia che lo avevano travolto negli ultimi minuti con forti e rotti singhiozzi.
Non riusciva a comprendere quello che aveva appena sentito.
All'inizio Kurt aveva pensato che Blaine lo avesse tradito e che il bambino non fosse suo... certo , lo aveva pensato solo per un milionesimo di secondo e se ne era pentito, immediatamente dopo , tantissimo, ma comunque il pensiero aveva attraversato la sua mente... e questo faceva tanto male.
Per anni si era pentito di quello che aveva fatto al liceo.
E ovviamente Kurt ancora non si fidava di lui... e questo faceva male.
Rabbrividendo, Blaine appoggiò uno mano nel punto dove il bambino stava scalciando e strinse gli occhi.
Il suo cuore batteva forte contro la gabbia toracica e sapeva di star completamente tremando.
Sembrava come se stesse andando a picco, come se qualcuno stesse usando un martello per rimettere insieme , con attenzione, il cuore che batteva nel suo petto ; e Blaine non voleva fare altro che raggomitolarsi sul letto da solo.
Da qualche parte al di la della porta c'era Kurt che , probabilmente, sentiva ogni suo singolo lamento ed ogni suo singolo tirar su col naso; ma a Blaine importava a malapena... stava solo facendo del suo meglio per calmarsi per il bene del suo bambino.
Ma ogni volta che riusciva a mantenere il respiro sotto controllo , il ricordo di Kurt che gli diceva che “ il bambino poteva non essere mio” gli ritornava in mente.
Non si fida di te.
Non si è mai fidato di te e non lo farà mai.
Stringendosi tra le braccia , Blaine non riusciva a fermare il suo pianto.
Sarebbe stato sempre tormentato dal suo passato a causa del suo tradimento e non c'era nulla che potesse fare al riguardo, perché Kurt non si fidava più di lui.
Se lo avesse mai fatto innanzitutto.
La fiducia è come uno specchio; lo puoi aggiustare se si rompe, ma potrai sempre vedere la crepa in quel fottuto riflesso – Lady Gaga
Lady Gaga ha ragione.
Kurt non si fiderà mai più di me.
Kurt riusciva a rivedere queste parole che una volta aveva letto scarabocchiate in un diario di Blaine.
Stava aiutando il suo fidanzato ( è capitato non molto tempo dopo che erano tornati insieme) a spacchettare le sue cose al loft quando il diario cadde da uno scatolone , aprendosi.
Dentro Blaine ci aveva scritto milioni di piccole cose; cose che scriveva su Kurt ed in una delle pagine , in grassetto, c'era questa frase con un commento di Blaine.
All'epoca, a Kurt sembrò come fuoco contro le sue dita.; così rimise il diario bella scatola senza più toccarlo.
Ma ora, quelle parole bruciavano in lui e mentre si sedeva sul letto della loro vecchia camera, ascoltando Blaine piangere , non poté fare a meno di ricordarsi quelle parole scribacchiate con la calligrafia di Blaine.
Non importava cosa Kurt avesse detto a Blaine nel corso degli anni ( soprattutto dopo quel primo anno che erano tornati insieme) su quanto sapesse che Blaine non lo avrebbe tradito di nuovo, a volte Blaine semplicemente si scusava a caso o si buttava giù e dava inizio ad un circolo vizioso senza fine.
Kurt non era uno stupido...sapeva che suo marito aveva problemi di autostima, soprattutto a causa della sua passata infedeltà; ma negli ultimi anni o giù di li, sembrava come se Blaine camminasse sul ghiaccio attorno a Kurt.
Si preoccupava per il suo lavoro, per la sua mancanza di successo e per qualsiasi cosa al mondo.
Il bambino era semplicemente un puntino luminoso nella triste concezione che Blaine aveva di se e Kurt lo capiva solo adesso.
Ed ora seduto sul letto mentre ascoltava Blaine piangere , seppe che non importava quante volte diceva a Blaine che si fidava di lui al 1000% , suoi marito non gli avrebbe mai creduto, soprattutto dopo quello he aveva ammesso Kurt.
La crepa che Kurt pensava di aver sistemato dozzine di anni prima era tornata in superficie; ma per la prima volta non era Kurt a vederla su quello specchio, ma Blaine.
“Sai che mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto. Per le cose che ho fatto quando ero alla Dalton... tipo... tipo Jeremiah … e le cose che ti ho detto sulle tue espressioni sexy.
E per le stronzate fatte al McKinley... tipo rubarti il ruolo principale in West Side Story...”
“Blaine...no...”
“E... e per quello che è successo con Eli.
Non mi scuserò mai abbastanza e voglio solo che tu lo sappia.
Passerò il resto della mia vita a farmi perdonare da te perché ti amo così tanto e non avrei mai dovuto ferirti in quel modo.
Sono stato uno stupido e non ti merito”.
“Blaine smettila”
“No ho mai meritato il tuo perdono … continuo a ferirti e tu continui a perdonarmi ed io no so perché...”
Kurt attirò a se Blaine e sospirò, baciandolo tra i capelli sudati,” ti ho detto tanto tempo fa che mi fido di te... ci ho messo un po', si... ma ti credo quando dici che ti dispiace e ti ho creduto le prime cento volte che me lo hai detto e ti crederò le prossime cento; anche se penso tu debba smetterla.
Quel periodo della nostra vita è finito ed ora possiamo creare nuovi e migliori ricordi che non dovrebbero essere rovinati dai nostri problemi del passato.
Ed in più, sai dannatamente bene che anche io ho la mia buona dose di colpe, quindi smettila di preoccuparti.
Ti amo e mi fido e ti ho perdonato anni fa. Fa tutto parte del passato ora”.
“Ma...”
“Shhh... tesoro.. fa tutto parte del passato... ti amo “
“Ti amo anche io”.
Kurt baciò la punta del naso di Blaine e sorrise quando vide le labbra di Blaine accennare un sorriso.
“Eccolo qua... questo è il mio fidanzato sexy...”
“Non supererò mai il fatto di sentirti chiamarmi così”
“Cosa... sexy?”
“No... tuo fidanzato”
“ futuro marito”
“Non supererò nemmeno questo”
xx
Un'ora dopo che Blaine sera fuggito in bagno , la porta si aprì cigolando e Kurt si alzò, gli occhi fissi su di essa mentre suo marito usciva , gli occhi gonfi dal pianto, le braccia incrociate sullo stomaco e lo sguardo fisso sul pavimento.
“Oh Blaine...”
“Penso...penso di aver bisogno di tornare a casa per stasera”
Kurt sentì lo stomaco stringersi.
v
“Cosa? Perché? Perché non ne possiamo parlare? Non voglio che vai via,... non così..
Non dopo che hai pianto così tanto per un'ora... devi capire quanto mi dispiace che quel pensiero mi sia venuto in mente”
Blaine sbatté le palpebre, rapidamente, fresche lacrime colavano dagli angoli dei suoi occhi giù per le guance.
“Non importa quello che dici; c'è comunque il fatto che ci hai pensato, Kurt... come hai potuto credere questo di me? Dopo tutto questo tempo?
Hai sempre detto che mi credevi quando ti dicevo che non ti avrei mai e poi mai tradito di nuovo ed invece, la prima cosa che hai pensato quando hai scoperto che ero incinto è che avrei avuto il figlio di qualcun altro! Com'è possibile?”
“Ero spaventato, okay? Mi sono pentito di averlo pensato non appena mi è venuto in mente e mi sento male perché non lo penso... ho smesso di sentirmi così dalla sera che noi due siamo tornati insieme anni fa e non mi sono più sentito così fino...”
“Fino a quando non hai scoperto che sono rimasto incinto... si lo so”
Kurt scosse la testa e si alzò, avvicinandosi lentamente al marito sconvolto.
“Non avrei mai dovuto pensarci … so che l'uso del contraccettivo può fallire ma l'ho pensato lo stesso e non so spiegartelo... ma non significa che no mi fido di te...”
“Si invece” urlò Blaine , togliendo le mani dal suo pancione per gesticolare esageratamente verso Kurt, “ non ti fidi di me! Non lo hai mai fatto! Altrimenti perché avresti pensato che stavo per avere il figlio di qualcun altro se non ti aspettassi di vedermi saltare nel letto di chiunque altro in un batter d'occhio!”
“Blaine! Mi dispiace! Dio... non penso di riuscire ad esprimere quanto sia dispiaciuto, ma devi capire che è stato un pensiero durato un secondo e l'ho subito allontanato”
“Allora, perché non volevi il bambino all'inizio?”
Kurt fece un passo avanti , fermandosi quando Blaine allungò un braccio per tenerlo lontano.
Solo vedere Blaine allontanarlo, fece dolere tutto il suo corpo e riempire i suoi occhi di lacrime.
“Ero spaventato, Blaine.... stavamo per parlare di questo , ricordi? Ma poi tutto questo è venuto fuori e ...”
“No... non penso di poterlo fare in questo momento” lo interruppe Blaine, scuotendo la testa , mentre indietreggiava verso la porta.
Kurt non avrebbe permesso che Blaine scappasse, non in quel momento; non dopo quello che era appena successo e non avrebbe lasciato che uscisse di casa da solo e così sopraffatto.
Non c'era una cazzo di possibilità.
“Non andare Blaine, ti prego... solo … resta e possiamo parlarne”
“Kurt... non posso...”
“Si... puoi... resta solo per stanotte, okay? Possiamo parlare ancora un po' e ti dirò tutto quello che vuoi sapere... solo .. ti prego non andartene... ti prego!”
Implorante, con gli occhi spalancati , Kurt prese la sua tremante mano ( oh dio... stava tremando così tanto) e la strinse forte con entrambi le mani .
“Non volevo farti di nuovo del male... non volevo dirtelo perché avevo paura che sarebbe successo tutto questo... ma devi credermi quando ti dico che non è così... è stato un momento di pura stupidità quando quel pensiero ha attraversato la mia mente e non sarebbe mai dovuto accadere... sei stato il marito perfetto in tutti questi anni ad hai dovuto sopportare le mie cazzate così tante volte da non poterle contare e non hai mai meritato quello che ti ho fatto... o quella orribile cose che ho pensato del bambino”
Sul viso di Blaine c'era un terribile e fisso cipiglio ed assomigliava alla perfetta immagine “ di anima spezzata”.
I suoi occhi erano pieni di lacrime, rossi e gonfi .
Il suo corpo stava ancora tremando per l'adrenalina e Kurt aveva paura a lasciarlo nel caso l'uomo dovesse collassare.
Rafforzando la presa, Kurt tirò , con gentilezza, Blaine a se e avvolse suo marito tra le braccia ; gli si spezzò il cuore quando Blaine cominciò a singhiozzate pietosamente , lasciandosi cadere contro di lui.
Con cautela, Kurt portò il singhiozzante marito verso il loro letto e lo fece sedere, sedendosi poi accanto a lui per poterselo sistemare sul grembo.
Blaine si appoggiò su di un fianco, gli occhi spalancati e lucidi, ma guidato da Kurt, poggiò comunque la testa sulle sue gambe e lasciò che suo marito gli accarezzasse i capelli.
“Mi dispiace, tesoro... mi dispiace così tanto” continuò a ripetere Kurt mentre accarezzava i capelli di Blaine.
Continuò con questa cantilena fino a quando, a notte fonda, alla fine Blaine si addormentò; e quando questo accadde , Kurt sistemò suo marito incinto in una posizione migliore per dormire e si accoccolò dietro di lui, le mani poggiate sul suo stomaco per accarezzargli il pancione liscio.
Rimase steso così per la maggior parte della notte, parlando a bassa voce al bambino ed ogni tanto dava leggeri baci sulla nuca di Blaine mentre suo marito tirava su col naso mentre dormiva.
Si sentiva una persona orribile per aver spezzato il suo cuore ancora una volta e mentre anche lui iniziava ad appisolarsi per la stanchezza, poté solo sperare che Blaine sarebbe stato li steso accanto a lui la mattina seguente quando si sarebbe svegliato.
Note
ed eccoci al 23 capitolo... le cose si fanno dure, ma se vogliono superare tutto il dolore ed il male che Kurt ha fatto a Blaine....
Alla prossima!!!
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Capitolo 24 *** capitolo 24 ***
Da qualche parte all'esterno, gli uccellini cantavano, facendo un gran bel baccano tanto da svegliare Kurt.
Kurt rotolò sul letto , tirandosi le lenzuola sulle spalle; ma quando si voltò per accoccolarsi tra le braccia di Blaine, si bloccò e spalancò gli occhi.
Blaine non era li.
La sua parte di letto era sfatta e fredda; il corpo steso , ore fa, accanto a lui, ora era sparito e alla vista delle coperte e del piumone sfatti, Kurt pensò che il suo cuore avesse smesso di battere.
Lottando per trattenere le lacrime, Kurt si mise seduto e si guardò intorno; sconvolto nel vedere che la stanza era semplicemente vuota, come lo era stata il giorno prima quando era uscito per andare a prendere suo marito per il loro appuntamento dalla consulente.
Cazzo.
Blaine se ne era andato.
Era andato via, così come temeva Kurt; e cioè che sarebbe stato solo quando si sarebbe svegliato al mattino.
Non era come se non se lo aspettasse, ma aveva sperato che Blaine sarebbe rimasto così da poter parlare un po' di più.
Comunque, era così...sembrava come se fosse tutto finito per sempre a causa di uno stupido pensiero durato pochi secondi.
Tirando su col naso, Kurt si morse il labbro e scosse la testa all'idea che lui e Blaine non sarebbero mai più tornati insieme.
Ieri era sembrato che le cose stessero tornando, finalmente, alla normalità.
Erano andati così lontano grazie alla terapia e poi Blaine lo aveva difeso quando Cooper gli si era scagliato contro; ma dopo aver ammesso il primo pensiero che aveva avuto quando aveva scoperto la gravidanza di Blaine, le cose erano andate in fumo.
Ed ora , Blaine se n'era andato... probabilmente per sempre; cosa che fece sentire male Kurt.
Trattenendo il fiato, Kurt si prese la testa fra le mani , combattendo contro l'urgenza di piangere ( di urlare o di gridare).
Gli faceva fisicamente male la pelle per quanto si sentisse male e non c'era nulla di più al mondo che Kurt volesse fare , se non lanciare oggetti e piangere per tutto quello che era successo; ma poi... sentì una voce venire da qualche parte della stanza che lo fece trasalire.
“Kurt?”
L'uomo emotivo alzò la testa, la vista offuscata dalle lacrime non versate, e fissò il punto da cui era venuta l'inaspettata voce.
Sbatté le palpebre, lasciando che le lacrime scorressero e che la sua vista si schiarisse e fu in quel momento che lo vide.
Blaine era li, in piedi sulla porta della camera da letto, sembrando un cucciolo rifiutato ed abbandonato.
Guardava Kurt attraverso le lunghe ciglia e la testa abbassata; fissava rattristato suo marito, con gli occhi lucidi.
“Blaine?” chiese incredulo Kurt, scalciando via le coperte per scendere dal letto.
Non era possibile che suo marito fosse realmente li, non dopo la notte scorsa.
Invece era li in carne ed ossa e Kurt ne rimase completamente stupito.
“Oh mio Dio,...”
Blaine fece dei passi avanti ed incontrò Kurt a metà strada, gettando le braccia al collo dell'uomo più alto, sussurrando:
“Mi dispiace! Non avrei dovuto sbroccare così contro di te...mi... mi dispiace”
“No! No, non devi... sono io che ho rovinato tutto! io... “
“Ma te l'ho chiesto io di dirmelo e poi ho dato di matto e non avrei dovuto.
Solo... le mie emozioni sono fuori controllo e sono stato sciocco e drammatico!”
Kurt fece un passo indietro per guardare suo marito.
“Devi credermi quando dico che non penso che mi tradiresti di nuovo.
Quel pensiero è durato solo un secondo e me ne sono pentito ogni giorno da allora e non te lo meritavi.
Mai.”
“Ma l'ho fatto” sussurrò Blaine, abbassando lo sguardo sul suo pancione.
Le dita accarezzarono la pelle del pancione gonfio e sospirò.
“Non importa quanti anni abbiamo, quella parte della nostra vita sarà sempre là.
Io sarò sempre quello che ti ha tradito e ha rotto la tua fiducia ed anche se ora dici che ti fidi di me, ci sarà sempre quel piccolo dubbio”
“Blaine, no...”.
“ È così Kurt. Sono io che ho rovinato allora la nostra relazione ed ho rotto la nostra ultima promessa e non mi sarei dovuto arrabbiare con te ieri; non per quello”.
Smise di accarezzarsi il pancione ed afferrò le mani di Kurt per stringerle tra le sue.
“Solo... voglio solo che tu sappia che non lo farò mai più e mi dispiace se ti ho mai fatto sentire come se avessi potuto rifarlo”
“Non lo hai fatto... solo... “
“Va bene... mi dispiace anche di aver sbroccato così la notte scorsa... ero solo... scosso, credo.
Pensavo avessimo superato quell'esperienza, ma quando mi sono svegliato stamattina e ci ho ripensato bene, ho capito perché ti sei sentito così... voglio dire...hai ragione...usavamo le precauzioni ogni volta e nonostante tutto non importa cosa dici o cosa dico, ci sarà sempre un dubbio e... e sono io che l'ho creato, quindi...”
Kurt deglutì a fatica ed appoggiò la fronte contro quella di Blaine.
“ Ti ho perdonato tanto tempo fa, e sei stato più che fedele.
Non avrei mai dovuto pensarla in quel modo quando l'ho scoperto.
Non riesco nemmeno a spiegartelo.
È solo successo e mi sono sentito così disgustato perché ti conosco e so quanto tu sia stato male all'epoca ed anche se ti ho perdonato un milione di anni fa, la mia mente è comunque finita lì”.
“È il dubbio... sarà sempre là”.
“Penso che forse abbiamo bisogno di parlarne con la nostra terapista anche di questo perché non voglio che questo accada di nuovo, okay? Non voglio che tu pensi che io sto sempre a pensare che mi stai tradendo ogni 5 secondi, perché non lo faccio”.
Blaine annuì, ma l'espressione del suo viso fece capire a Kurt che qualsiasi cosa avesse detto, Blaine avrebbe sempre avuto quell'ombra nera che incombeva su di lui, che lo avrebbe perseguitato per il resto della vita.
Non importava cosa Kurt avrebbe detto, Blaine si sarebbe sempre sentito una cattiva persona e, sotto sotto , Kurt sentiva male allo stomaco , si sentiva una persona orribile per averlo rinsaldato.
Sospirando, lasciò la mano di Blaine e tirò suo marito in un altro abbraccio prima di chinarsi e baciare la sua fronte.
“Da quanto tempo sei sveglio?”
“Un paio di ore... tipo due forse? Mi sentivo male così mi sono alzato”
“Come mai non ti ho sentito?”
“Sono andato nel bagno degli ospiti... non volevo svegliarti”
“Blaine....” gemette Kurt, prendendo il mento dell'uomo più basso con la mano, “ se non ti senti bene, vorrei saperlo, okay? Non nasconderti in casa perché voglio essere li con te”, usò l'altra mano per sentire la fronte di Blaine, “ti senti ancora male?”
“Sto bene... era solo nausea, ma ora è passata; sto bene ora”
“Quindi non ti senti più una merda?”
“Oh... mi sento abbastanza una merda” borbottò Blaine, distogliendo lo sguardo da Kurt, per un secondo, “ ma starò bene... sono solo cose della gravidanza, sai?”
Kurt annuì.
“Si okay... “
Ma la verità era che non lo sapeva, non quando Blaine sembrava ancora qualcuno a cui avessero preso il cuore, lo avessero messo in un frullatore per poi versare il tutto tra le sue mani a coppa.
Tristemente, Kurt sorrise a suo marito poi prese la sua mano e lo portò di nuovo a stendersi sul letto.
“Cosa ne dici se riposiamo ancora un po' e poi continuiamo a parlare?”
“Va bene”
Il loro però divenne un riposino lungo un'ora, con Kurt che si risvegliò quando Jennycat saltò sul suo petto, spaventandolo a morte.
Si voltò trovando il posto di Blaine di nuovo vuoto ed andò immediatamente nel panico, inciampando fuori dal letto, per correre verso la porta chiusa del bagno.
Aprì lentamente la porta e si affacciò, accigliandosi quando vide Blaine seduto sul pavimento accanto al water , mentre accarezzava a piccoli cerchi il pancione, reggendosi al water con l'altra mano.
“Hai vomitato di nuovo, vero?”
“È questa stupida nausea... non capisco cosa sta succedendo”
“Perché non mi hai svegliato?”
“Sono appena corso qui. O vomitavo al bagno o su di te e non penso che lo avresti apprezzato come sveglia” ridacchiò seccatamente Blaine, leccandosi le labbra mentre inclinava la testa di lato.
Chiuse gli occhi e si lamentò per un secondo.
“Starò bene... penso sia solo nausea dovuta al mal di stomaco che ho avuto e tutto.
Cioè... credo sia normale, devo solo abituarmi … era stato troppo bello aver avuto una pausa del vomitare tutto il tempo”.
Kurt sospirò comprensivo, e si sedette sul pavimento accanto a suo marito.
“Sai... stavo cercando su google cose come questa e dicevano che questi bruciori di stomaco significano che il bambino ha la testa piena di capelli”
“Non ne sarei sorpreso se questa fosse una vecchia diceria... questo oppure questo bambino ha i miei capelli e se fosse così... mi dispiace per lui”
“Aww... spero che abbia i tuoi capelli” scherzò Kurt , ridendo quando Blaine gemette contro la sua spalla, “ Sarà adorabile... tutto riccio e con gli occhi grandi... troppo bello”
“Sei un idiota... ma ti amo lo stesso”
“Ti amo anche io e mi dispiace che non ti senti bene” disse dolcemente Kurt.
Baciò la tempia di Blaine e tirò suo marito più vicino a se.
“Vuoi che ti porti qualcosa?”
“No... ma se non ti dispiace, non mi dispiacerebbe restare qui seduto accanto a te per un pò”
“Qualsiasi cosa tu voglia, tesoro”
Quando Blaine si sentì un po' meglio, i due uomini decisero di provare a mangiare qualcosa.
Kurt avrebbe tanto voluto cucinare qualcosa fatto in casa, ma Blaine desiderava da morire una pizza; così decisero di ordinarla e mentre aspettavano che arrivasse, si accoccolarono insieme sul letto, con Kurt che accarezzava timidamente il pancione di Blaine che si era appoggiato a lui.
“Kurt?”
“Hmm?”
“C'è altro che non mi hai detto... tipo altro oltre a quello che poi mi hai detto ieri sera?”
“Cosa intendi?” domandò Kurt , mentre accarezzava con una mano tra i capelli di Blaine e con l'altra il suo pancione.
“ Non hai mai davvero...beh... non hai davvero spiegato perché hai dato di matto per la gravidanza, sai... oltre a quello che mi hai detto ieri... a meno che non fosse solo quello il motivo.”
Kurt scosse la testa .
“Penserai che sono un idiota se te lo dico....”
“Scommetto di no”
“Lo farai... è stupido”
“Preferirei saperlo che restare all'oscuro per sempre” sussurrò Blaine.
Si voltò ed avvolse un braccio attorno alla vita di Kurt, sospirando quando suo marito rabbrividì al contatto.
“Non ti costringerò a dirmelo, soprattutto se sei preoccupato che io possa arrabbiarmi per questo, ma ne dovremmo parlare un giorno che sia qui o in terapia”.
Kurt annuì e , voltandosi, si allontanò da Blaine aspettando che suo marito facesse lo stesso.
Quando entrambi si misero seduti faccia a faccia, Kurt prese le mani di Blaine, stringendole forte, iniziando a parlare della sua paura di non essere un buon padre.
Disse a Blaine di quanto fosse spaventato di diventare padre e di quanto non avrebbe mai retto il confronto con quanto fosse stato meraviglioso suo padre e , per tutto il tempo, l'espressione sul viso di Blaine diventava sempre più triste.
“Kurt...”
“ Mi dispiace... è una cosa stupida … te l'ho detto... ho solo dato di matto perché non sarò mai un buon padre come lo è stato il mio, tipo....e se, dio non voglia, succedesse qualcosa a uno di noi due e nostro figlio dovesse crescere con un solo genitore?
E se … toccando ferro...ti succedesse qualcosa e dovessi crescerlo da solo?
Non potrò mai essere bravo come lo è stato mio padre con me, con nostro figlio.
Solo … non posso...”
“Non lo sai , Kurt...” mormorò Blaine, accarezzando i polsi di Kurt, “ Sarai un padre fantastico, non importa quanto dubbioso tu sia su tutto... Burt Hummel ti ha cresciuto ed hai tutte le sue ottime qualità oltre ad avere tutte quelle di tua madre... ed ho sentito milioni di storie su quanto fosse adorabile... quindi non ho alcun dubbio che ti verrà tutto naturale quando il bambino sarà nato.”
“Blaine...”
“No aspetta...solo ascoltami per un secondo”.
Kurt si zittì e Blaine continuò , chinando il capo quando Kurt cominciò ad accarezzare le sue nocche.
“Vorrei che me lo avessi detto prima perché ne avremo potuto parlare mesi fa... ma ho capito quanto fossi spaventato.
So che pensi che io sia pronto ad avere questo bambino, ma non lo sono.
Non davvero.
Sono incredibilmente emozionato, quello si; ma anche io sono spaventato perché … e se divento come i miei genitori?”
“Non sarai mai ….”
“Non puoi saperlo” ripeté , storcendo le labbra quando Kurt sciolse le loro mani per poggiarle sul suo pancione.
“ I miei genitori sono le persone più strane che io abbia mai conosciuto ed anche se gli voglio ancora bene ... ed anche se sono certo che loro non mi vogliano più bene...io...uh... sono ancora terrorizzato che un giorno mi sveglierò e sarò proprio come mio padre; che una mattina mi sveglierò e, tutto ad un tratto, mi ritroverò a disprezzare mio figlio e non voglio che questo accada mai.
Quando ero più piccolo, i miei genitori erano attenti e premurosi così come dovrebbe essere un genitore; e poi un giorno, è come se avessero deciso che non ne valesse più la pena.
Non voglio che mio figlio abbia mai a che fare con qualcosa del genere, ma ho paura che ci sia qualcosa nei miei geni o che sia un comportamento acquisito”
“Se c'è una cosa che so , Blaine Devon Anderson-Hummel, è che tu non sei per nulla come i tuoi genitori.
Gli sono stato accanto un milione di volte, ricordi?
E sei sempre stato più brillante e più amorevole e premuroso di loro due messi insieme...e non capirò mai come sia successo perché perfino Cooper è più premuroso di loro e loro hanno cresciuto voi due!
Solo... sarai un padre fantastico, Blaine... semplicemente lo so!”
“Quindi tu pensi che io sarò un ottimo genitore, ma dubiti di te stesso quando sei seriamente una delle persone più fantastiche che io abbia mai conosciuto?”
“Non ho mai...”
“Kurt, tesoro... essere spaventato di diventare genitore è inevitabile.
Tutti sono spaventati, non importa quanto eccitati siano.
So che mi hai detto che eri arrabbiato perché , tutto ad un tratto, tutti i nostri piani erano cambiati e lo capisco, ma ce la faremo.
Io e te insieme formiamo un ottima squadra se posso dirlo.
Possiamo gestire questa paura del cambiamento e la follia di doversi prendere cura di un altro essere umano solo se restiamo uniti ed è per questo che voglio lavorarci su con te”
“Anche io”
“Quindi parlerai alla dottoressa Mayweather di tutte le cose che hai detto a me?”
Kurt si mordicchiò , preoccupato, il labbro per un momento prima di alzare lo sguardo ed incontrare gli occhi preoccupati di Blaine.
“Si... si ne parlerò così come te che parlerai della tua paura di diventare come i tuoi genitori”
“ Lo farò”
“Bene” con un piccolo sbuffo, Kurt si chinò sulle ginocchia e baciò l'angolo della bocca di Blaine, sorridendo quando l'altro uomo restituì il bacio.
“Sono felice che tu sia rimasto stamattina”.
“Anche io”
“Buon Ringraziamento, ragazzi!”
“Buon Ringraziamento mamma!” dissero Blaine e Cooper insieme, sorridendo quando la madre poggiò un vassoio ovale pieno di tacchino sul tavolo.
La donna sorrise dolcemente ai suoi due figli, prima di sedersi a capotavola, passando loro varie ciotole di cibo.
Tutti riempirono i loro piatti e proprio quando tutti stavano per iniziare a mangiare , Cooper fece un'osservazione che fece scattare il finimondo.
“Che peccato che Kurt non possa essere qui con noi oggi”.
“ È molto impegnato col lavoro, ma vorrebbe poter essere qui”
Dall'altro lato del tavolo, qualcuno sghignazzò e Blaine alzò la testa , ruotando gli occhi verso l'uomo seduto li.
Suo padre fece un altro suono scontento, prima di prendere un sorso di vino, guardandosi intorno.
“Devi essere più stupido di quanto pensassi, Blaine”.
Blaine strinse gli occhi, le dita strette alla forchetta mentre fissava suo padre.
“E questo cosa dovrebbe significare?”
“Significa che devi essere abbastanza stupido se credi che Kurt sia impegnato col lavoro quando sai dannatamente bene che a lui non piace venire qui.... il ragazzino è uno snob”
“Okay... prima di tutto , a Kurt non dispiace venire qui tanto quanto non dispiaccia a me, e due, non è uno snob.
È solo davvero impegnato con le scadenze e tecnicamente saremo dovuti rimanere a New York per le vacanze; ma ho insistito per venire a far visita a tutti, così ha accettato anche se è sommerso di lavoro”.
“E non poteva prendersi dieci minuti del suo prezioso tempo per venire a salutare i suoi suoceri?”
Blaine ruotò di nuovo gli occhi e poggiò la forchetta accanto al piatto.
“Ci saremmo fermati domani dopo lo shopping del Black Friday, ma se ti comporti così , penso che resteremo dagli Hummel”
“Certo” brontolò il vecchio Anderson, uno sguardo arrabbiato sul viso, “vai a stare dagli adorati Hummel... come se non ci fossi stato abbastanza nella tua vita”
“E perché pensi che io lo faccia?” sibillò Blaine, sbattendo le mani sul tavolo.
Accanto a lui, sua madre e Cooper sbatterono gli occhi per la sorpresa e per l'irascibilità dei due uomini e la signora Anderson stava per intervenire quando il marito le fece un cenno sprezzante con la mano.
“ Non ti comporterai in questo modo in casa mia , Blaine Devon. Non resterai seduto qui a rovinare il Ringraziamento mio e di tua madre con la tua insolenza.
Sei più che benvenuto ad andartene”
“ Non ho fatto nulla” urlò Blaine, guardando suo padre sconvolto, “ Sei tu che hai cominciato a fare commenti su Kurt che non è nemmeno qui per difendersi...e non se lo merita nemmeno! Solo perché è mancato a questa cena con noi non significa che non volesse essere qui... sta lavorando davvero molto in questo periodo e sai fottutamente bene il perché , papà!”
“ Non usare quel linguaggio con me, Blaine”
“ Ho 26 anni, papà! E non riesco a capire perché usare la parola fottutamente davanti a te sia un problema”.
“È un problema, quando non mostri un po' di rispetto per tuo padre!”
“Non ho intenzione di rispettare qualcuno che insulta l'amore della mia vita ogni singola volta che può”
Il signor Anderson disse sarcastico: “Oh ti prego! Da quando hai incontrato quel ragazzo , sei cambiato Blaine”
“E come fai a saperlo? Hai a malapena fatto caso a me da quando ho fatto coming out comunque.
Le uniche volte che mi hai notato erano quando c'era qualcosa di importante per i tuoi interessi o quando trovavi qualcosa di nuovo per cercare di farmi tornare etero... beh... sai una cosa?
Sono adulto ormai e sono sposato ed in futuro creerò una famiglia con mio marito e sarò fottutamente un buon padre perché non farò mai i tuoi stessi errori.”
“Sparisci da casa mia” ringhiò suo padre, indicando la porta, “ Non resterai qui seduto ad insultarmi a casa mia.
In nessun modo.
Alza quello spocchioso culo e vattene dagli Hummel a giocare alla famiglia felice invece di cenare con me, tua madre e tuo fratello”.
“Bene... preferisco comunque essere un Hummel. Almeno loro sanno cos'è una vera famiglia...”
il subdolo commento di Blaine sembrò scatenare la rabbia del padre che sbottò.
“Oh certo... i santi Hummel! Vattene di corsa da loro come fai sempre”
“ Tesoro per favore!” pregò la signora Anderson cercando di impedire che il marito ed il figlio minore si prendessero a botte.
Entrambi gli uomini erano completamente furiosi ed al limite e sembrò che non ci fosse nulla che lei potesse fare; Cooper , d'altra parte, guardava divertito suo padre e suo fratello fissarsi in cagnesco.
“Gli Hummel sono stati più famiglia loro per me che tu in tanti anni , papà; e non resterò qui seduto permettendoti di parlar male di loro, soprattutto di Kurt.
Sai che lo amo più di qualsiasi cosa... è mio marito ed uno di questi giorni sarà il padre dei vostri nipoti e dovresti abituarti al fatto che è qui per restare”
Blaine si alzò dalla sedia e poggiò le mani sul tavolo, chinandosi in avanti per fissare duramente suo padre.
Il signor Anderson fece un suono disgustato e disse: “ Non cominciare a parlarmi di questo abominio”
“Cosa?”
“Gli uomini non dovrebbero poter fare figli insieme... è disgustoso ed immorale!”
“Io...cosa?” chiese Blaine, gli occhi spalancati mentre fissava suo padre.
Era sicuro che suo padre avesse superato la sua omofobia.......soprattutto visto che aveva smesso di fare storie sul fatto che suo figlio minore avesse sposato qualcuno del suo stesso sesso ( faceva ancora dei commenti su Kurt, perché non gli piaceva... ma senza un vero motivo).
Ma Blaine non sapeva le opinioni di suo padre sul gene Reddin né che ne avesse uno.
“ È disgustoso? Io... cosa?”
“ Mi hai sentito... è già abbastanza brutto che tu abbia quello stupido gene; ma ora vuoi anche fare un figlio con Kurt?
È pieno di bambini li fuori che potete adottare”.
“ E forse un giorno lo faremo; ma mi piacerebbe averne uno che è un misto tra me e Kurt, sai?
Hai... hai almeno realizzato quanto sia importante tutto questo?
Che anche gli uomini gay possano avere un figlio insieme invece di dover aspettare anni per un'adozione o senza dover sborsare centinaia di migliaia di dollari per trovare una surrogato?
È meraviglioso ed io sono fiero di essere portatore di quel gene che mi permetterà un giorno non solo di avere un figlio che sia parte di me ma anche parte di mio marito... e pensavo che lo avresti apprezzato”
“Il fatto che un uomo debba farsi delle bombe ormonali per poter portare a termine una gravidanza è sbagliato.
Se non può farlo da solo, allora non dovrebbe essergli permesso farlo”
“Scusami?” urlò Blaine, gli occhi indiavolati mentre sbatteva le palpebra per trattenere le lacrime alle parole del padre.
Era rosso in faccia per l'imbarazzo e la vergogna e tremava tutto mentre scuoteva la testa verso suo padre.
“Io che resto incinto perché uso il giusto aiuto per portare avanti la gravidanza non è più immorale o anormale del fatto che tu debba prendere una piccola pillola blu ogni sera perché altrimenti non riesci ad avere un'erezione”.
Cooper ebbe a malapena il tempo di scoppiare a ridere prima che suo padre balzasse in piedi e schiaffeggiasse Blaine in faccia; il giovane Anderson barcollò all'indietro a causa della forza del colpo.
La stanza divenne completamente silenziosa dopo questo, tutti si fissavano l'un l'altro ed ascoltavano il farfugliare di Blaine.
“Blaine?” chiese Cooper, guardando prima suo fratello poi suo padre.
“Blaine, tu...” ma Blaine si precipitò al di la del tavolo , scappò attraverso l'ingresso del salotto, prima di correre all'ingresso di casa.
Nessuno si alzò per seguirlo e nessuno andò a controllare quando lo sentirono infilarsi il cappotto e gli stivali e prendere le sue chiavi dalla ciotola accanto alla porta.
Alla fine, molto tempo dopo aver sentito il suono della macchina di Blaine muoversi sul vialetto di casa, nell'aria notturna , Cooper tornò a guardare , con tristezza, i suoi genitori, accigliandosi quando suo padre e sua madre tornarono a mangiare come se nulla fosse successo.
“Non...” cominciò a chiedere solo per essere zittito sa sua madre.
“Mangia la tua cena, Cooper Jay. Godiamoci questo Ringraziamento, Okay?”
“Ma Blaine...”.
“ È un uomo adulto e sa quello che ha fatto. Non avrebbe dovuto istigare suo padre così” dichiarò semplicemente sua madre, versandosi un po' di salsa sulle sue patate.
Cooper si morse il labbro e guardò i suoi genitori ancora un po', quasi vergognandosi del fatto che sua madre avesse semplicemente ignorato l'incidente che era appena accaduto tra suo marito e suo figlio minore.
Quella fu l'ultima volta che tutti e quattro gli Anderson sarebbero stati tutti insieme per molto, molto tempo.
Cooper rizzò le orecchie al rumore di qualcuno che cercava di chiudere la porta d'ingresso senza far rumore.
Si tirò su sul divano ed ascoltò con l'orecchio allenato il suono dei passi che percorrevano il corridoio.
O era appena entrato un ladro taciturno o suo fratello stava cercando ( fallendo) di intrufolarsi senza farglielo sapere.
Ascoltando con attenzione, Cooper si mise a ridere tra se quando sentì Blaine bestemmiare per aver urtato accidentalmente lo spigolo del tavolo all'ingresso.
“Blaine... puoi venire qui un momento?”
Un pancione rotondo apparve sulla soglia prima di tutto il resto del corpo di Blaine e alla vista, Cooper scoppiò a ridere , riuscendo a malapena a calmarsi quando Blaine si fermò sulla porta aperta.
“Numero 1: cosa c'è di così divertente? E due: come facevi a sapere che ero io?”
“Oh mio dio... cristo... non posso fratellino” sbuffò Cooper, stropicciandosi gli occhi prima di tornare a guardare Blaine, “ Oh dio... era così ovvio che fossi tu... sei pessimo ad intrufolarti in qualche posto, schizzo.
E poi, il tuo pancione è così grosso ora... e mentre venivi qui... è arrivato prima lui di te.
Oh mio dio! “ cominciò di nuovo a ridere a spese di Blaine e suo fratello ruotò gli occhi prima di sedersi accanto a lui sul divano.
“Sono contento che il mio essere grasso sia così divertente per te”.
“Non sei grasso... sei tutto pancione, scemo.... smettila di piagnucolare”
Coop si sdraiò di nuovo sul sofà, guardando Blaine muoversi a fatica fin quando non trovò una posizione comoda per sedersi.
“ I fianchi ti fanno ancora male?”
“Mi fanno male sempre ormai.
Ed in più penso di avere un po' di acidità di stomaco... mi sento davvero uno schifo”
“Sembri davvero una merda in effetti... me la sarei presa con Kurt, ma visto che dici di avere un po' di acidità di stomaco...umm...”
Blaine scosse la testa, poggiando entrambi le mani sul pancione, sbadigliando mentre si sistemava meglio sui morbidi cuscini.
“Kurt mi ha messo incinto, ma questo è tutto. Non puoi prendertela con lui per tutto.”
“ Posso prendermela con lui per averti spezzato il cuore”
“Cosa che sta cercando di sistemare, grazie mille”.
L'uomo più giovane sbadigliò di nuovo e chiuse gli occhi , mentre si accarezzava dolcemente la parte superiore del pancione.
“Perché sei così ostinato ad odiarlo?”
“Questa è una domanda stupida e lo sai, Blaine”.
“Non penso sia una domanda stupida” ribatté Blaine, riaprendo gli occhi per fissare Cooper, “ non sei mai stato così arrabbiato prima, credo.
Beh... senza puntare o altro...”
“Oh mio dio, quante volte devo dirti che non “punto” più? È stato anni fa ed ora sono un attore migliore”
“Ringraziando Dio”, lo prese in giro Blaine sorridendo a suo fratello e ridacchiando quando l'uomo più grande gli lanciò un cuscino.
“Sta zitto... ti faccio notare che le mie abilità d'attore sono perfette ora... sono nelle perfette condizioni per vincere un Oscar o un Emmy molto presto e quando lo vincerò, non ti nominerò nel mio discorso.
Menzionerò Chip ma sarà l'unico...”
“Non lo chiamerò Chip, Cooper!”
“Nascerà e non appena gli darai uno sguardo, penserai immediatamente: Chip e rimarrà così... e poi gli potrai raccontare la storia di come lo zio fico abbia inventato il suo nome e mi amerà”
“Sei un idiota”
“Non odiarmi” disse Cooper con un sorriso.
Allungò le lunghe gambe e si riprese il cuscino che aveva lanciato prima a Blaine.
Sospirando, si stese sul divano e sbirciò il fratello tra le lunghe ciglia.
“Com'è andata la sessione di terapia? “
“ È andata bene, credo.
Io e Kurt abbiamo litigato , ma si è trattato solo di qualcosa andata fuori controllo” si interruppe, abbassando la voce e Cooper scosse la testa.
“C'è qualcosa che non mi stai dicendo?”
“Non è niente... ne abbiamo parlato e siamo andati avanti, quindi non c'è più nulla di cui parlare.
Umm, noi... “ si fermò, trattenendo le lacrime.
Sotto sotto, sperava che Cooper non lo avesse notato, ma non si sa come, suo fratello, divenuto un grande osservatore ora, notò lo sbattere delle sue ciglia e si accigliò.
“Non ti obbligherò a dirmelo, ma non è che ti ha ferito di nuovo, vero?”
“La discussione è stata piuttosto difficile, okay? Abbiamo parlato della nostra prima separazione e solo... si sono riaperte delle ferite, questo è tutto”
Blaine non si prese la briga di riferirgli cosa lo avesse ferito; il commento sua sulla infedeltà; ma per come la vedeva lui quella non era una battaglia che doveva combattere Cooper e per lo più era acqua passata ormai, quindi non aveva intenzione di tirar fuori continuamente l'argomento.
“Staremo bene... abbiamo molta strada da fare, ma speriamo che le cose vadano bene prima che nasca il bambino”
Cooper ascoltava pensieroso i commenti di Blaine, mentre poggiava la testa sul cuscino.
Riusciva a sentire la mano di Blaine muoversi sul tessuto della sua maglietta mentre si massaggiava il pancione.
Tirandosi su, Cooper allungò una mano a palmo aperto che Blaine prese per poggiarla sul suo enorme stomaco.
“ Non odierai Kurt per sempre, vero?” chiese Blaine e Cooper scosse la testa.
“Kurt è come un fratello per me ed anche se ti ha fatto del male, tengo ancora a lui.
Si...voglio ancora la sua testa su un piatto... ma voglio anche che voi due siate felici e lo siete insieme, quindi non posso ucciderlo per davvero no?”
Blaine annuì, ma rimase in silenzio, osservando il modo in cui si muoveva il suo pancione ogni volta che il bambino scalciava forte.
Guardò la mano grande di suo fratello notando come la teneva protettivamente sul suo pancione.
“Come mai sei così protettivo? Non sei mai stato così arrabbiato con qualcuno che non fossi io prima”
Cooper sospirò pesantemente.
Togliendo la mano dall'addome di Blaine, si tirò su sui gomiti e fissò suo fratello, accigliandosi quando notò l'espressione confusa sul viso di Blaine.
“Ho fatto molti errori nella mia vita, Blaine. Tanti.
Io... non sono mai stato un bravo fratello per te.
Mi hai sempre chiesto di supportarti e... anche se l'ho fatto... l'ho sempre fatto da dietro le quinte.
Ti ho supportato al 100% da quando hai fatto coming out ma non ho mai preso le tue parti.
Quando eri un ragazzino ti comandavo a bacchetta che è quello che fanno di solito i fratelli maggiori, si?
Ma poi sei cambiato ed hai fatto coming out ; e poi ti hanno aggredito e lì ho incasinato tutto , vero?”
“Coop...”
“Sei stato in ospedale per mesi, Blaine... e sono stato così stupido allora; avrei dovuto mettere il mio culo su un aereo e venirti a trovare il secondo dopo aver ricevuto quella telefonata; ma invece ho finito quello stupido pilot per la serie tv, poi sono venuto a trovarti per pochi giorni e me ne sono andato di nuovo.
E poi quando ti ho rivisto eri cresciuto ed innamorato ed ho incasinato di nuovo tutto.
E dopo tutto questo.. dopo tutto quello che era successo tra te e Kurt al tuo ultimo anno.. tu eri così distrutto... io non ho tirato fuori le palle per diventare un bravo fratello maggiore”.
Blaine si morse il labbro e Cooper continuò.
“ Si okay... sono venuto al tuo matrimonio e ci siamo visti per ogni vacanza... o almeno ci ho provato.
Ma solo quando hai litigato con papà il giorno del Ringraziamento ho capito di essere stato una merda di fratello.
Cioè, cazzo, papà è stato un completo coglione con te ed io sono semplicemente rimasto li a continuare a mangiare.
Non ho mai detto nulla a lui o alla mamma ed anche dopo che te ne sei andato, sono solo rimasto li.
Mi sono sentito una persona orribile per quello e lo faccio ancora perché meritavi qualcuno al tuo fianco per una volta e non lo hai avuto e … e beh... credo che sia per questo che sono così esplicito su tutto questo casino con Kurt.
Perché sto cercando di farmi perdonare.”
“ Non devi farti perdonare nulla Coop”
“Meriti qualcuno che combatta per te e al tuo fianco; e Blaine... non lo hai mai avuto … non per davvero; e quella sera che sei venuto a Providence per me è stata come la perfetta possibilità di aiutarti...
Tipo... hey... ho davvero distrutto Kurt e non mi sono mai comportato così accanto a te , lo so questo... ma in quel momento ero solo così arrabbiato.
Mi sono sempre aspettato il meglio da Kurt e lui ha tirato fuori tutto questo ed ero solo incazzato.
Ma... mi hai detto , tante e tante volte negli ultimi giorni che voi due ci state lavorando insieme ed io ti credo”
“Davvero?”
“Si... se tornerà nella tua vita e se promette di non farti di nuovo del male, allora andrò avanti e prometto di non ucciderlo... o di minacciare di farlo”
L'uomo più grande si grattò il mento trasandato per un momento prima di tornare a guardare Blaine con espressione pensierosa.
“Ti sta trattando bene, vero?”
“Si lo sta facendo... ci sta davvero provando duramente... umm.. a parte questo intoppo la scorsa notte, è stato perfetto per questo non sono preoccupato.
Mi ha promesso che questa volta avrebbe fatto del suo meglio ed io gli credo.
Mi fido di lui per tutto, quindi...” si fermò, sbadigliando più forte prima di sbattere gli occhi stanchi, “ mi dispiace... sono esausto”
“Beh... allora forse dovremo continuare questa conversazione domani?”
“ Se non ti dispiace...”.
Blaine vide Cooper scuotere la testa ; e quando realizzò che suo fratello maggiore gli stava dicendo che per lui andava bene terminare li la loro conversazione, si tirò su lentamente dal divano, stiracchiandosi.
“Penso che andrò a letto”.
“Anche io … devo solo pulire in cucina prima di andare, ma ci vediamo domattina, okay fratellino?”
Blaine sorrise ed annuì , voltandosi per dirigersi in camera da letto.
Non appena sparì dalla sua vista, Cooper prese il suo cellulare dal tavolino e digitò velocemente il numero 3 della sua lista di contatti.
Il telefono squillò un paio di volte prima che la voce acuta di suo cognato rispondesse.
“Kurt”
“Cooper?”
“Ti sto chiamando solo per farti sapere che ho parlato con Blaine e mi ha assicurato che la vostra è una relazione duratura; quindi se stai cercando di fare del tuo meglio perché le cose funzionino con mio fratello allora penso di poter provare ad essere gentile con te.
Se non sei troppo impegnato domani, potresti venire qui per pranzo, così poi io e te possiamo parlare mentre Blaine fa il suo riposino pomeridiano o qualsiasi cosa sia quello che fa ora”
“Sembra una buona idea” disse tranquillamente Kurt e Cooper sospirò prima di salutare suo cognato per poi attaccare.
Con noncuranza, Cooper lanciò il cellulare dall'altra parte del divano ed allungò le braccia per stiracchiarsi, gli occhi puntati sul soffitto color crema pensieroso.
Qualche mese fa, non aveva immaginato che avrebbe rivisto Kurt, non dopo quello che era successo con Blaine ed il suo quasi aborto; ma domani avrebbe parlato con suo cognato di tutto , con la speranza che le cose sarebbero andate meglio tra loro due.
In effetti, se Cooper ci pensava bene, era abbastanza sicuro che le cose tra loro sarebbero andate per il meglio prima o poi , soprattutto visto che la data di “scadenza” di Blaine era così vicina.
Sorridendo, si rimise a sedere e rotolò giù dal divano, finì quello che doveva fare in cucina prima di dirigersi giù per il corridoio verso la sua camera da letto; a metà strada decise di fermarsi a sbirciare nella stanza di Blaine e fu felice di vedere suo fratello minore dormire abbracciato al più strano cuscino che avesse mai visto.
Gliene parlerò domattina , pensò, richiudendo piano la porta per poi dirigersi verso la sua stanza.
Dietro di lui, accoccolato al suo cuscino per la gravidanza, Blaine si rannicchiò ancora di più per respirare l'odore di cui era impregnato: Kurt.
Proprio come doveva essere.
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Capitolo 25 *** capitolo 25 ***
Il tempo sembrò volar via una volta che Blaine e Kurt iniziarono ad andare dalla loro consulente matrimoniale.
La dottoressa Mayweather fece del suo meglio per aiutarli a superare i loro problemi ed anche se ogni vecchio e doloroso ricordo portava di solito molte lacrime, alla fine sembrava come se un grande peso fosse stato tolto dalle loro spalle.
Dopo due settimane di sedute regolari, Blaine parlò a Kurt del corso prematrimoniale a cui si era iscritto per le prossime settimane.
Era di vitale importanza per lui ( e per Kurt) seguirle, visto che la dottoressa Banes aveva raccomandato a Blaine di dare un’occhiata ai corsi per la cura del neonato e di imparare qualcosa sul parto maschile; così si era iscritto e lui e Kurt ebbero la loro prima lezione un paio di giorni prima del compleanno d Kurt.
Naturalmente, quando Blaine realizzò che il compleanno di suo marito si stava avvicinando, cominciò ad agitarsi al pensiero di cosa regalargli.
Kurt insisteva di non aver bisogno di nulla per il suo compleanno quell’anno, considerando che loro figlio sarebbe nato di li a meno di due mesi e quello sarebbe già stato un meraviglioso regalo anche se in ritardo.
Ma , nonostante la sua insistenza, Blaine passò un paio di giorni a spremersi le meningi in cerca di idee… e poi, dopo estenuanti lotte contro la sua smemorataggine causata dalla gravidanza, pensò a qualcosa.
E sarebbe stato stupendo.
“Allora, sei nervoso per questa lezione o cosa?”
Blaine abbassò lo sguardo sulle loro mani unite che dondolavano tra loro e sorrise.
“Non sono così nervoso; penso di essere più che altro emozionato.
E se ci fosse un’altra coppa di portatori? Forse possiamo fare qualche amicizia ed i nostri figli potrebbero giocare insieme!”
“Sei adorabile” disse Kurt, sorridendo a suo marito quando Blaine ruotò gli occhi accanto a lui, “ma ti amo lo stesso e sono così felice che mi hai chiesto di accompagnarti”
“Sei mio marito ed il padre di nostro figlio, certo che ti avrei chiesto di accompagnarmi, stupido.
Dovresti essere qui come mio supporto e poi così puoi scoprire tutte le meravigliose cose che dovrai fare mentre sono in travaglio”
“E sei nervoso per questo?”
Blaine sollevò un sopracciglio.
“Per cosa? Per il travaglio? Beh si… mmm… l’idea che debba venir fuori da me in qualche modo é fottutamente terrificante se me lo chiedi.
Non so cosa succederà ed ho davvero solo un’idea generale di come nascerà.
Ho dato una veloce lettura in quel libro sulla gravidanza , poi mi sono spaventato ed ho deciso di aspettare fin quando non sarebbero cominciate le lezioni… voglio dire… non lo so … ma l’idea del parto mi spaventa!
“Andrà tutto bene”
“Lo spero” disse Blaine, mormorando per l’apprezzamento quando Kurt strinse la sua mano un po’ più forte, tirandolo più vicino a se.
“ Oh… e comunque ti amo anche io”
La loro prima lezione fu… diversa.
Non c’erano altre coppie di portatori, solo alcune donne incinte ed i loro mariti, così all’inizio Blaine si sentì in imbarazzo li con Kurt accanto mentre tutti gli altri fissavano lui ed il suo pancione.
In tutto il gruppo, sembrava quello più avanti nella gravidanza con un pancione enorme, così visibile ed ormai prossimo al parto e per questo si sentì piuttosto impacciato per essere li , in primo luogo.
Se non era per Kurt e l’incoraggiante mano poggiata sulla sua schiena che lo teneva ancorato al pavimento, Blaine probabilmente si sarebbe voltato ed avrebbe lasciato la stanza per un attacco di panico.
Kurt, tuttavia, sembrò notare la sua paura e si chinò, sussurrandogli all’orecchio:
“ Sono solo gelosi perché siamo la coppia più bella qui”.
Blaine ridacchiò un pò e fece vagare lo sguardo per la stanza, accigliandosi quando notò una smorfia sul volto di una delle mamme.
Era una donna più grande, probabilmente sui 40 anni, e sembrava come se avesse appena sentito un cattivo odore.
Suo marito, un signore della stessa età, era accanto a lei e rivolse un cenno del capo a Blaine e Kurt, prima di voltarsi verso la moglie per trascinarla dall’altra parte della stanza.
Nessuno dei due Anderson-Hummel si perse lo sguardo disgustato che lei lanciò loro prima di voltarsi per seguire suo marito ed una volta che si furono allontanati, Blaine scosse la testa disgustato anche lui.
“E quello per cos’era?”
“Alcune persone sono solo… ugh… non lo so … non badarci “
“Ma… lui è sembrato apposto con noi e lei ci ha guardati come se fossimo dei mostri o qualcosa di simile … non capisco”
“Non badare a loro, Blaine. Non valgono il nostro tempo”.
Kurt lanciò alla coppia, soprattutto alla donna, un’occhiataccia prima di prendere la mano di Blaine per condurlo verso un posto vuoto davanti alla classe.
Presero posto, con attenzione, sul pavimento dopo che Kurt ebbe srotolato il tappetino e Blaine scivolò all’indietro per sedersi tra le gambe aperte di Kurt.
Una volta che si furono sistemati e messi a proprio agio, Kurt avvolse un braccio attorno a suo marito e baciò la nuca di Blaine, sorridendo contro la sua pelle quando Blaine ridacchiò.
“ Se qualcuno non ci vuole qui può anche andarsene, noi non andremo da nessuna parte “
“Hai ragione… lo so”
I due uomini rimasero li seduti a guardare le altre coppie prepararsi per la lezione.
Un’altra giovane coppia entrò nella stanza e salutò alcune coppe presenti; ma quando gli occhi della donna si posarono su Blaine e Kurt, lei sorrise affrettandosi a sedere accanto a loro.
“Ciao! Siete nuovi?”
Blaine sollevò lo sguardo sorpreso che qualcun altro , oltre Kurt, stesse parlando con lui e quando vide lo sguardo curioso e gentile negli occhi della donna , Blaine sorride timidamente,
“Si… è la nostra prima volta qui. Sono Blaine”
“Ciao… io sono Bailey e lui è il mio fidanzato Jack. E tu sei?” chiese guardando Kurt.
“Kurt, il marito di Blaine”
“Aww… siete così carini. Vi dispiace se ci sediamo accanto a voi?”
Nessuno dei due ragazzi ebbe la possibilità di dire qualcosa prima che Jack aiutasse Bailey a sedersi sul pavimento; una volta che il loro tappetino fu sistemato e loro furono seduti, si voltarono verso la coppia sorpresa ed iniziarono a parlare a raffica.
In pochi secondi, fu come se Blaine e Kurt conoscessero l’intera vita di Bailey e Jack; dal giorno in cui si erano incontrati ( a Time Square durante una visita alla città), fino al giorno in chi avevano scoperto di aspettare un figlio ( cosa che accadde la mattina di Natale ) .
Nel momento in cui la coppia finì di parlare e chiese a Blaine e a Kurt la loro storia, l’istruttrice entrò nella stanza, zittendo tutti per presentarsi e chiedere a tutte le nuove coppie ( Blaine e Kurt ) di presentarsi anche loro.
Fu Kurt a parlare , visto che Blaine si era bloccato all’idea di parlare davanti ad un gruppo di persone ( cosa molto insolita visto che Blaine è sempre stato un tipo molto socievole), presentando se stesso e Blaine , e dicendo loro a che mese fosse Blaine.
Poi l’istruttrice gli diede il benvenuto ed iniziò la lezione.
Durante l’ora successiva, tutti ascoltarono l’istruttrice parlare degli ultimi mesi di gravidanza e della possibilità di soffrire per le contrazioni di Braxton Hicks.
Poi la donna mostrò loro alcuni video sugli ultimi sviluppi del feto prima di procedere con i video del parto.
“Ok, visto che la maggior parte di voi siete donne, vi mostrerò un video sul parto naturale.
Ora, signor Anderson-Hummel, ho un video anche per lei che, se vuole, posso mostrarglielo in un'altra stanza mentre faccio vedere il video a loro o potete stare qui a guardarlo e poi possiamo andare a vedere l’altro”
Blaine si morse il labbro, e si guardò intorno ; aveva gli occhi di tutti puntati su di lui, così deglutì pesantemente.
“Possiamo guardarlo separatamente, per favore?”
L’istruttrice gli sorrise , così Blaine e Kurt la seguirono in un’altra stanza dell’edificio dove incontrarono un’altra istruttrice al parto.
La donna era più grande dell’altra istruttrice e sorrise loro piuttosto eccitata quando entrarono nella sua classe.
“Non mi hai detto di avere un portatore in classe, Anita?” si lamentò la donna, balzando in piedi per stringere le mani di Blaine e Kurt.
Guardò meravigliata il pancione di Blaine per un momento , prima di voltarsi e battibeccare con la sua collega.
Mentre le due donne parlavano, Blaine indietreggiò e si guardò intorno, studiando attentamente i vari poster ed altri documenti informativi attaccati alle pareti.
Questa classe sembrava più adatta alla gravidanza maschile e Blaine non poté fare a meno di chiedersi perché non fosse stato mandato subito qui, invece di dover partecipare ad un poco confortevole corso per lo più rivolto alle donne in attesa.
“Scommetto che ti starai chiedendo perché non sei stato portato qui prima” chiese una voce dietro di lui e Blaine si voltò catturando lo sguardo della nuova istruttrice.
“Anita è un po’ stupida a volte. Mi scuso per lei… avrebbe dovuto dirmi che eravate qui perché sa, dannatamente bene, che sono la più qualificata con le gravidanze maschili più di lei.
Lei ci prova però, ma sono la più richiesta quindi… eccomi qua! Sono felice, però, che vi abbia portati qui.
Sembri di 8 mesi, ho ragione, giusto?”
Blaine annuì e lei sorrise.
“Fantastico! Hai prenotato i corsi al momento giusto! Non ci vuol molto ancora”
“lo so” disse Blaine a bassa voce e la donna gli sorrise di nuovo.
“Non è necessario essere così silenzioso, dolcezza; non mordo”
Guardò poi Kurt, “Perché voi due non vi sistemate con i tappetini li al centro, mentre preparo i video? Daremo solo un’occhiata ai vari tipi di nascite per i portatori del gene Reddin e poi possiamo parlarne una volta finiti, okay?”
“Okay”
Blaine prese la mano di Kurt ed i due presero posto al centro della stanza, gli occhi fissi sul televisore davanti a loro.
La nuova istruttrice , il cui nome era Laura, si sedette sul pavimento accanto a loro e fece partire il video, facendo, sottovoce, alcuni commenti mentre il video andava avanti.
Per la mezz’ora successiva, Kurt rimase li seduto ad occhi spalancati e sconvolto per quello che vide.
“Succede davvero? Pensavo fosse un mito!”
“Oh no, no, no” disse Laura, facendo un cenno con la mano, “ il canale temporaneo per il parto è molto reale, sebbene raro.
Un parto maschile via canale non è molto comune perché gli uomini sviluppano questo canale solo nella fase transitoria, e si dilaterà proprio come fa una cervice; ma ad alcuni uomini il canale non si dilata abbastanza per un parto naturale.
Ora se possono , una volta che il canale si sarà dilatato a sufficienza , più o meno gli stessi tradizionali 10 cm per il parto femminile, l’uomo può iniziare a spingere per far nascere il bambino”.
Blaine rimase seduto in completo silenzio, le labbra serrate mentre l’uomo sullo schermo , urlava mentre faceva nascere suo figlio.
Solo guardare il tutto , fece dolere tutta la parte inferiore del suo corpo e passò lentamente una mano sul suo pancione.
È più spaventoso di quanto pensassi.
Laura continuò, percependo la tensione dei due uomini.
“Negli ultimi mesi , incomincerai a sentire un po’ di dolore ai fianchi e questo significa che il bambino si sta preparando a nascere.
Comincerà a scendere sempre più in basso e visto che un uomo non ha le parti giuste per far nascere un bambino , il gene che hai… insieme a tutte le bombe ormonali che ti sono state date per aiutarti ad avere una gravidanza sana… ti farà sviluppare il canale.
Tutti gli uomini iniziano a sentire il canale formarsi una volta che le vere contrazioni cominceranno ; ma a molti non si dilaterà abbastanza per far nascere così il bambino, quindi è molto comune fare un parto cesareo, come vedremo”.
La scena passò da una in cui si vedeva un padre stringere al petto nudo un bambino appena nato ad una in cui qualcuno stava facendo un taglio sulla pelle del pancione di un altro uomo.
La mano di Blaine si strinse immediatamente a quella di Kurt che baciò la punta del suo orecchio , canticchiando a bassa voce per calmare Blaine.
L’istruttrice rimase a guardarli durante l’ultima parte del video ed una volta finito, si alzò, spense il dvd e si voltò verso di loro con un sorriso gentile sul viso.
“So che quello che avete visto sia scioccante, ma è una cosa naturale in un parto maschile.
Più o meno negli ultimi 10 anni , abbiamo fatto dei grossi passi avanti nel nostro campo e siamo stati in grado di scoprire così tante cose sulle gravidanze dei portatori del gene, che sono… oh… così affascinanti.
So che probabilmente sei spaventato a morte, Blaine , ma ti prometto che quando verrà il momento di partorire il tuo piccolo, andrà tutto bene.
Provare dolore quando si partorisce è inevitabile, ma molte persone pensano che ne sia valsa la pena quando stringono tre le braccia il loro bambino sano e perfetto e sono sicura che proverai le stesse cose”.
“ Mi sento così ora” mormorò Blaine , poggiando la mano su quella di Kurt che stava massaggiando il suo pancione, “ sono solo nervoso per il parto, questo è tutto”.
“Ed è per questo che sei qui. La tua dottoressa sarà colei che si assicurerà che tu sia in salute durante la gravidanza; ma io sono la persona da cui puoi venire quando vuoi parlare del parto o di qualsiasi altra cosa tu abbia bisogno.
Certo, anche la tua dottoressa può rispondere a queste domande ma come ostetrica professionista , io sono qui anche per te se ne hai bisogno”.
Si avvicinò e tirò fuori un fascicolo con alcune cartelline da un contenitore blu e lo allungò alla coppia seduta.
“Per le prossime tue lezioni, dovresti venire prima qui invece di andare nell’altra classe.
Anita avrebbe dovuto portarvi prima dame, ma le è sfuggito di mente, quindi per questa volta chiudiamo un occhio.
Comunque la settimana prossima quando venite… o se vuoi, puoi venire prima… allora ci vediamo direttamente qui.
Sarò la tua fata madrina per questa gravidanza, se vuoi!”
Blaine guardò il pacchetto tra le mani ed offrì a Laura un mezzo sorriso,
“Grazie… lo apprezzo molto”.
“Bene… lo apprezzo anche io.
È molto tempo che non ho nelle mie lezioni una coppia di portatori e si potrebbe pensare che ce ne siano molte, dato che siamo a New York, ma l’ultima che ho avuto è venuta 4 mesi fa e questo è tutto.
Quindi… vedervi qui … beh… mi fa piacere”
I tre chiacchierarono ancora un po’ e poi il rumore di alcune persone che lasciavano l’edificio li avvisò che l’altra classe ( la loro ex classe) stava andando via; quindi fu ovvio che era tempo di andar via anche per loro.
Kurt tirò su delicatamente Blaine dal pavimento prima di salutare la loro nuova istruttrice e poi uscirono dall’edificio .
Le altre coppie erano accalcate all’esterno dell’edificio, chiacchierando tranquillamente delle loro gravidanze ed altro; ma non appena Blaine e Kurt uscirono dalla porta, tutti si zittirono.
“Okay! Onestamente…” sibillò Kurt, guardando il gruppo, “che problemi avete? Non avete mai visto una coppia gay? O un portatore del gene Reddin? Perché, onestamente, gli sguardi che ci state lanciando sono dannatamente scortesi e stato stressando mio marito e non lo apprezzo per nulla…”
“Kurt…”” iniziò Blaine, solo per essere zittito quando Kurt lo tirò per un braccio per fermarlo.
L’uomo di prima , quello con la moglie acida, uscì dal gruppo.
“Non volevo.. cioè… scusateci se qualcuno di noi vi abbia fatto sentire in imbarazzo, ma… non vediamo un’altra coppia di portatori da…” si interruppe.
“Da cosa?” chiese Kurt, sollevando un sopracciglio, guardando tutti con sguardo pericoloso.
“Beh, “ iniziò l’uomo , sembrando sempre più agitato, “l’ultima coppia di portatori che abbiamo visto qui , ha causato molti drammi… hanno partecipato ad una sola lezione , ma il padre del bambino era l’ex di una delle mamme e l’aveva lasciata per quel ragazzo … quindi ha creato un sacco di casini”
“E tutto questo cosa ha a che fare con noi?”
“Nulla” disse dolcemente l’uomo.
Sembrava davvero dispiaciuto dal fatto che Blaine e Kurt sembrassero davvero stufi di lui e di quello che stava dicendo , ma prima che potesse aggiungere altro , sua moglie avanzò, l’espressione del viso così rabbiosa da sembrare minacciosa.
“Oh per favore, Robert! Ma guardali… non sono così diversi da quei due froci di qualche settimana fa”
Qualcuno del gruppo sussultò, compreso Blaine, ma la donna non si fermò.
“L’unica ragione per cui Anita li ha spostati è perché così non avremmo dovuto affrontare tutte quelle merdate come abbiamo dovuto fare con l’altra coppia! E ringrazio Dio perché l’ultima cosa che voglio è che mia figlia sia esposta a “questo”” ringhiò mentre indicava il pancione di Blaine, “ non sarei nemmeno sorpresa se fossero disgustosi come l’altra coppia… il bambino probabilmente non è nemmeno suo” urlò indicando Kurt.
Blaine si gelò sul posto a queste parole e Kurt si lanciò in avanti per poter urlare contro la donna che aveva appena insultato lui e suo marito.
Stava per aprire bocca quando sentì un gemito angosciato dietro di lui e si voltò bruscamente ed il suo cuore si fermò quando vide l’espressione sul viso di Blaine sgretolarsi in qualcosa di doloroso e spezzato.
“Blaine”
L’altro uomo si girò e se ne andò, scappando nella direzione dell’appartamento così Kurt urlò alcune cattiverie alla donna che aveva appena spezzato il cuore di suo marito.
Dietro di lui, sentì il gruppo in subbuglio, ma non si fermò ad ascoltare ; invece corse quando più veloce poté per raggiungere Blaine.
Non ci mise molto visto che Blaine aveva spesso dolori alle gambe, ma quando raggiunse finalmente suo marito, sentì il proprio cuore andare in frantumi per quello che vide.
Blaine era seduto per terra, poggiato al muro di un edificio, la testa tra le mani e piangeva.
Kurt si inginocchiò immediatamente di fronte a Blaine e tirò tra le sue braccia l’uomo più giovane.
“Oh tesoro”
“Perché lei… perché… perché lei…”
“È una stronza stupida e schifosa, che vorrebbe avere quello che abbiamo noi… che si fotta!”
“Ma perché…perché vorrebbe far nascere un bambino in un mondo così pieno di odio? Non le abbiamo fatto nulla!”
“Lo so…. È stupida Blaine. Non merita nemmeno di essere madre.
Per fortuna il padre del bambino non è un idiota come sua madre!”
Blaine soffocò un singhiozzo e rabbrividì tra le braccia di Kurt, scuotendo la testa mentre piangeva.
“Possiamo andare a casa?” sussurrò, afferrando la maglietta di Kurt.
Kurt annuì e lo aiutò ad alzarsi, avvolgendo poi un braccio attorno alla vita di Blaine mentre si dirigevano verso l’appartamento.
Superarono alcuni isolati per tornare a casa, ma una volta che Kurt riuscì ad aprire quella fottuta porta e portare Blaine dentro , si sentì un milione di volte meglio, sapendo che lui e Blaine fossero lontani da quegli stronzi moralisti che pensavano fosse divertente rovinare la vita delle persone.
Più tardi quella sera, dopo che Blaine si fu calmato abbastanza da mangiare qualcosa, Blaine e Kurt si stesero l’uno accanto all’altro sul divano.
Erano schiacciati l’uno contro l’altro visto che il divano del loro appartamento era più piccolo del divano componibile del nuovo appartamento di Blaine e Cooper; ma nonostante la mancanza di spazio, Kurt si sentiva ancora meglio nell’avere Blaine accoccolato così stretto a lui.
Blaine si era finalmente addormentato dopo aver pianto ancora per quello che aveva detto la donna ma , una volta assopito, continuò a piagnucolare nel sonno; così Kurt si stese, restando in silenzio, a riflettere su quanto incazzato fosse per quello che aveva detto la donna.
Non aveva mai voluto così tanto colpire una donna ( e certo, c’erano state alcune volte in cui avrebbe preso a schiaffi una ragazza, come con Rachel quando erano dei ragazzini ) ma in realtà avrebbe voluto fare in mille pezzi quella donna.
Certo, gli dispiaceva pensarlo visto che era una donna incinta, ma era stata così brutale quello che aveva detto loro ed anche se non sapeva nulla di loro, la donna sapeva che fare delle osservazioni sugli infelici stereotipi che gli uomini gay fossero promiscui li avrebbe feriti… e lo aveva fatto.
Ed aveva ferito Blaine in modo smisurato.
Incazzato , dilatò le narici mentre cercava di calmare il suo respiro.
Blaine stava dormendo accanto a lui, loro figlio stava facendo dei piccoli e leggeri movimenti che Kurt riusciva a sentire contro il suo fianco e loro erano al sicuro nel loro appartamento…ma ancora non si sentiva a suo agio.
Voleva urlare, gridare, lanciare oggetti e tirare pugni , ma non poteva… non quando Blaine ancora combatteva contro gli ormoni stravolti dalla gravidanza e per cercare di superare questi ultimi mesi di gravidanza.
Era tutto troppo drammatico e ridicolo e Kurt odiava che una stronza sconosciuta abbia il potere di rovinare tutti quei progressi che loro due avevano fatto; perché, ovviamente, i suoi commenti sulla paternità del bambino avevano colpito profondamente Blaine, altrimenti non sarebbe scappato in quel modo.
Ma le sue parole avevano ferito Blaine come mille coltelli roventi e Kurt riusciva a vederne i danni proprio sul viso del marito.
Mentre dormiva sulle labbra di Blaine apparve una profonda smorfia e le sopracciglia erano aggrottate e la vista spezzò il cuore di Kurt.
Negli ultimi giorni , le cose tra loro andavano così bene, scherzavano molto ed altre cose simili; era come se loro stessero tornando alla normalità.
Erano felici, in forma e poi tutto questo era successo… e Kurt poteva solo sperare che una donna qualsiasi non avesse mandato a farsi fottere , di nuovo, il suo matrimonio perché non sarebbe riuscito ad affrontarlo nuovamente.
Sospirando tristemente, Kurt passò le dita tra i capelli ( ora) arruffati in modo ridicolo e poi lasciò la mano sulla nuca di Blaine.
“Ti amo” mormorò tra i ricci del marito, concedendosi finalmente di dormire, spingendo in fondo alla sua mente tutti quei pensieri tormentati di quella notte.
Non aveva intenzione di permettergli di consumarlo ancora; avrebbe affrontato tutto la mattina dopo.
Quando Kurt si svegliò la mattina seguente, fu sorpreso di sentire odore di bacon .
Blaine non era più accanto a lui sul divano, ma la voce di Beyoncè che risuonava dalla radio , fece capire a Kurt dove esattamente fosse suo marito ( oh… anche il profumo di bacon naturalmente).
Sbadigliando, Kurt si stiracchiò le sue membra doloranti e si tirò su dal divano per dirigersi in cucina, grato quando vide Blaine ai fornelli che toglieva, cautamente, dalla pentola dei pezzi di bacon croccanti e sfrigolanti per poggiarli su un piatto con dello scottex sopra.
“ Ti sei alzato presto”
“Avevo fame”
Blaine buttò un po’ di grasso dalla padella e poi ci ruppe un paio di uova dentro, girandole agilmente e lentamente con una spatola mentre friggevano.
Nonostante sembrasse calmo e composto, Kurt poté vedere la spossatezza che gli eventi del giorno prima avevano causato.
Anche se stava preparando la colazione , facendo roteare la spatola come faceva di solito, Kurt poté vedere la tensione tra le sopracciglia e da quanto rigida fosse la sua mascella.
Blaine era sconvolto , giustamente, e Kurt non voleva fare altro che stringerlo tra le braccia e dirgli che sarebbe andato tutto bene.
Perché sarebbe andato tutto bene … alla fine.
“Kurt?”
“Hmm?” chiese Kurt, voltando la testa per guardare Blaine.
Non si era nemmeno accorto di essersi perso nei suoi pensieri fin quando suo marito non lo aveva chiamato.
“Cosa c’è?”
“Quante uova vuoi?”
“Umm... due. Non sono tanto affamato , quindi niente toast per favore”
Blaine annuì e finì di cuocere le uova che aveva nella padella prima di mettere due fette di pane nel tostapane per se.
Per alcuni minuti, rimasero entrambi in silenzio; l’unico suono era lo sfrigolio delle uova nella padella e quando il pane tostato saltò finalmente fuori , Blaine subito lo imburrò e lo mise nel piatto.
Per quando veloce stava andando Blaine, Kurt ebbe paura che suo marito si potesse bruciare.
“Blaine… forse dovresti rallentare…”
“Sto bene, Kurt”
“Non ho… tesoro, rallenta”.
Blaine si voltò per afferrare la padella per togliere le uova ormai pronte, mettendone due nel suo piatto e poi due nel piatto di Kurt.
Ma, mentre faceva scivolare le uova nel piatto di Kurt, una scivolò troppo in fretta e cadde per terra , rompendo il tuorlo all’impatto.
Il viscido liquido giallo si spalmò sul pavimento e Blaine sbatté la padella ed imprecò a bassa voce mentre prendeva dei fogli di scottex.
Dietro di lui, Kurt lo guardò tristemente bagnare lo scottex per poi inginocchiarsi per pulire l’uovo; sconcezze e parolacce confuse uscivano dalla sua bocca mentre puliva.
“Blaine non ti preoccupare, posso farlo io… perché non vai a mangiare?”
“No… ci penso io.. va tutto bene. Mi dispiace solo di aver fatto cadere il tuo uovo. Posso fartene un altro”
“Non devi… va bene”
“Puoi prendere uno dei miei… sono cotti un po’ di più quindi il tuorlo non cola come piace a te, ma puoi mangiare una della mie. Va bene…”
Kurt scosse la testa, “ Blaine, io..”
“Mangia questa cazzo di uova , Kurt… porca troia!”
Dopo questo scatto, Blaine trattenne un singhiozzo e continuò a pulire l’appiccicaticcio uovo, cercando di grattar via la sporcizia dal pavimento con uno scottex ormai sporco.
Kurt si chinò e tirò su suo marito dal pavimento , prendendo lo scottex sporco e gettandolo nella spazzatura prima di portare Blaine verso il lavandino per lavarsi le mani .
“Chiamerò la dottoressa Mayweather” sussurrò , stringendo Blaine mentre suo marito cercava di non crollare.
Blaine tremava e Kurt sentì la pelle formicolare dalla rabbia e per quanto disgustato fosse che qualcuno avesse ridotto in quello stato Blaine.
Accarezzando col palmo il pancione di Blaine, Kurt portò l’altra mano ad accarezzare il collo di suo marito e sospirò.
“Solo… respira, tesoro . Andrà tutto bene”.
“Non va bene” disse Blaine, piangendo e scuotendo la testa, “ non va mai tutto bene”.
La dottoressa Mayweather acconsentì a fare una seduta d’emergenza con loro quel pomeriggio e Kurt non era mai stato così grato per qualcuno in tutta la sua vita.
Non appena le ebbero raccontato tutto quello che era successo, Blaine andò in pezzi e cominciò a piangere per tutto quello che gli era passato in mente quella sera.
Kurt rimase semplicemente seduto accanto a lui, la mano ferma poggiata sul ginocchio di Blaine mentre l’altro piangeva per tutto il dolore causato dal fatto che qualcuno potesse essere così cattivo con loro.
Poi, quando Blaine iniziò a calmarsi, la terapista si voltò verso Kurt , così fu il suo turno di sfogarsi.
E tirò fuori tutto .
Imprecò, si lamentò e raccontò di quanto avesse voluto fare a pezzi quella donna con le parole ( e forse anche con i pugni) e per tutto il tempo in cui Kurt parlò Blaine lo studiò attentamente.
“Volevo… volevo solo colpirla per averlo detto … non stavo nemmeno pensando n quel momento perché so di essermi avvicinato a lei e non posso dirle quello che avrei fatto, perché non lo so… ma volevo solo urlarle contro e dirle che si sbagliava… e poi Blaine è scappato ed ho ricordato quello che lei aveva detto e di come potesse essere sembrato a Blaine ed ero terrorizzato che lo avrei perso di nuovo”
“Non succederà” disse Blaine, la sua voce appena un sussurro.
“Solo… non capisco perché le persone possano essere così crudeli.
Non le abbiamo fatto nulla e quella puttana… lei solo… ha deciso di tirar fuori il suo bigottismo contro di noi , quando tutto quello che doveva fare era semplicemente andar via.… non capisco”
“Beh… in base a quello che mi hai detto, Kurt, “ iniziò la dottoressa Mayweather guardando l’uomo dagli occhi blu così arrabbiato davanti a lei, “ non credo che l’avresti colpita, ma penso che l’avresti aggredita solo verbalmente.
Non mi sembri una persona fisicamente violenta, soprattutto visto che abbiamo discusso di alcuni episodi violenti del tuo passato… e beh… penso che volessi solo vendicarti di quella donna per aver detto quelle parole crudeli a te a e Blaine.
Ora , per quel che riguarda il resto del gruppo, visto che pensi di averli sentiti urlare contro la donna per difendervi... non sarei sorpresa se questo fosse davvero successo.
Non te lo posso garantire, ma… potrebbe essere successo.
Non lo saprete mai”
“Ma cosa possiamo fare? Ho paura di tornare li dopo quello che è successo “
Blaine guardò la terapista scrivere qualcosa prima di tornare a guardarlo.
“Vorrei contattare la vostra istruttrice per raccontarle dell’incidente e vedere se per voi c’è un modo per programmare i vostri corsi nelle serate in cui quelle persone non sono li.
Vuoi che il resto della gravidanza sia il più possibile senza stress e si, so che andare ai corsi dove ci sono delle persone che vi hanno ferito non sia libero da stress… ma se parlate con l’istruttrice potete trovare una soluzione”
Kurt annuì , concordando con lei e l’ascoltò mentre spiegava loro altre opzioni per le loro lezioni.
Per la fine della seduta , nonostante si sentisse ancora arrabbiato per l’intera situazione , Kurt si sentiva un poco meglio , visto che anche Blaine stava molto meglio.
Prendendo la mano di suo marito , Kurt lo condusse fuori dall’edificio e poi a casa di Cooper.
“Vuoi che racconti a Cooper quello che è successo?”
“No… posso farlo io”
“Beh… rimango… possiamo dirglielo insieme”
Blaine annuì, ma rimase in silenzio per tutto il breve tragitto; ed una volta arrivati davanti l’appartamento, Blaine tirò fuori le chiavi ed il cellulare dalla sua borsa a tracolla.
Aggrottò leggermente le sopracciglia , cosa che fece anche Kurt sporgendosi dalla spalla di Blaine per vedere cosa stesse guardando.
“Cosa c’è?”
“Mi ha chiamato Laura”
Blaine portò il telefono all’orecchio ed ascoltò il messaggio in segreteria, il suo cipiglio sparì lentamente mentre serrava le labbra.
“Blaine… cosa succede?”
Il giovane uomo attaccò e si voltò verso Kurt con un piccolo sorriso che illuminò i suoi lineamenti.
“Hanno cacciato quella coppia fuori dal programma per aver causato problemi… penso che non sia la prima volta che quella donna abbia dato problemi così le hanno detto di trovarsi un altro corso prenatale perché non era più la benvenuta”
Kurt sorrise e poi rise, sporgendosi per catturare le labbra di Blaine per un bacio pieno di gioia.
“Le sta bene…stupida puttana”
Blaine ruotò gli occhi affettuosamente alle parolacce di Kurt e cercò di aprire la porta, bloccandosi quando quest’ultima si spalancò , rivelando un sorridente Cooper.
“Blaine! Kurt! Siete a casa … finalmente!”
Kurt guardò suo cognato incredulo , sapendo che anche Blaine aveva la stessa espressione sul viso perché Cooper stava guardando entrambi con lo stesso stupido e malizioso sguardo.
“Entrate! Entrate! Ho preparato la cena e si sta freddando, quindi entrate in casa! Andiamo”
Blaine ruotò gli occhi di nuovo e tirò Kurt dentro casa, lasciandolo chiudere la porta con un calcio prima di seguire Cooper giù per il corridoio.
Quando superarono la cucina, Blaine aggrottò le sopracciglia e stava per mettere in dubbio la sanità mentale di suo fratello ma venne interrotto da un coro di voci che urlava: “ SORPRESA!”
Entrambi gli uomini sobbalzarono e Cooper scoppiò a ridere, risata che si diffuse per tutta la stanza.
Lì, seduti nel salotto di Blaine e Cooper, c’era un bel gruppo di persone… Finn e Rachel, Carole e Burt, Isabelle, Chase e Paul ( e la loro figlia Stacia), il vecchio capo di Blaine, Barbara, ed alcuni vecchi amici della caffetteria, così come alcune persone del suo lavoro di ripetizioni ed altri loro amici sparsi in giro per il salotto.
Blaine spalancò gli occhi alla vista di tutta quella gente e Kurt strillò correndo ad abbracciare i suoi genitori.
“Cosa ci fate tutti qui?”
“Beh, il tuo compleanno è tra due giorni quindi avremmo preso un aereo per venire qui , ma Cooper ha menzionato di voler fare una “Baby shower” ( festa per il bambino dove si aprono tanti regali) così… eccoci qui!”
Blaine rimase a bocca aperta.
Si voltò verso suo fratello maggiore.
“Questo è un “Baby shower”?! Oh Cooper…”
“Ovviamente non hai visto le decorazioni” scherzò Cooper, indicando i festoni bianchi e blu e tutte le altre decorazioni, “ te lo meriti, Blaine… spero solo che non ti dispiaccia che abbiamo organizzato tutto questo senza fartelo sapere”
“Oh… sai che non mi dispiace…. Solo… grazie!”
“Non è un problema, fratellino”
Cooper diede scherzosamente delle pacche sulla testa di Blaine, facendo ridere il ragazzo più giovane che cercò di allontanarsi , ma Cooper lo tirò in un abbraccio e lo tenne stretto.
“Spero che ti piaccia la tua festa, schizzo”
“Grazie tanto”
“ È il minimo “
Sorridendo , Blaine si voltò ed andò a salutare tutti gli ospiti mentre Kurt facevo lo stesso.
Per un po’ tutti i pensieri sulle cose orribili che gli erano state dette la sera prima sparirono.
I ragazzi riuscirono a godersi la bella festa per il loro bambino con i loro amici e familiari e Blaine ricevette tantissimi regali per loro figlio, cosa che gonfiò il cuore di Kurt ogni singola volta che Blaine rideva e sorrideva per le cose che gli venivano date.
Verso la fine della serata, quando la festa stava per finire, Kurt si ritrovò accanto a Paul e Chase mentre guardavano Blaine cullare e cantare per far addormentare Stacia, e fu li che Kurt realizzò che non importava cosa le persone dicevano o facevano … non c’era nulla che volesse di più al mondo se non metter su famiglia con Blaine.
Nulla di più.
Scusate il ritardo ... |
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Capitolo 26 *** capitolo 26 ***
Il Baby shower che Cooper e gli altri avevano organizzato fu la cosa più divertente che Blaine avesse fatto da molto tempo.
Aveva ricevuto così tante e diverse cose per il bambino e la nursery era praticamente finita ora.
Finn e Cooper montarono la culla in ciliegio che Burt e Carole avevano portato per il bambino e quando finirono, Carole e Kurt decorarono la stanza con il resto delle cose a tema “scimmia”.
Per tutto il tempo in cui lo fecero, Blaine rimase a guardare in disparte, osservando con curiosità la sua famiglia mentre preparavano tutto per l’arrivo del bambino.
Solo vedere tutto montato e a post rese ancora più reale il fatto che nel giro di un mese e mezzo, un piccolo neonato avrebbe vissuto in quella stanza.
Il bambino sarebbe dovuto nascere per metà Luglio ed era quasi la fine di Maggio , quindi non restava ancora molto tempo e Blaine riusciva a sentirlo.
In realtà riusciva a sentirlo per tutto il corpo.
Parti del suo corpo si muovevano per aiutare il bambino a prepararsi a nascere ed anche se si stava sempre più avvicinando alla fine ( era ufficialmente incinto da 8 mesi ora ) Blaine sentì che il bambino si stava prendendo il suo tempo per arrivarci.
Era stanco.
Era completamente sfinito ed era per questo che tutti lo avevano fatto sedere mentre sollevavano cose o facevano quelle più stressanti.
Così mentre gli altri facevano tutto il lavoro, Blaine rimase seduto sulla sedia a dondolo sorseggiando un ginger ale , osservando e commentando serenamente ogni cosa.
“Sono adorabili” sussurrò quando vide le lenzuola che Carole stava sistemando sul materasso della culla.
Avevano, come ogni altra cosa nella stanza, della scimmie sopra e quando Kurt le aveva tolte dalla carta, Blaine aveva riso.
“Pensi che tutto quello che è qui sia adorabile ” commentò Cooper, asciugandosi il sudore dalla fronte con la mano.
Guardò il fratello minore per un momento prima di lanciare uno sguardo a Burt e Carole.
Tutti e tre condivisero uno sguardo significativo che Blaine semplicemente non capì, ma era così stanco per cercare di trovare un’idea nella sua mente, così sollevò solo un sopracciglio verso di loro e prese un altro sorso della sua bibita.
“Cosa ne pensi di questa scimmietta di peluche se la metto seduta sul cassettiera?” chiese Finn cercando di bilanciare il peluche accanto ad una lampada a forma di albero della giungla.
Blaine annuì approvando il suggerimento e Finn esultò quando l’animaletto di peluche rimase in piedi.
“Grazie a dio…. Pensavo che questa cosa non sarebbe mai rimasta in piedi”
Non appena pronunciò queste parole , la scimmietta si inclinò in avanti e cadde sul pavimento, con grande divertimento da parte di tutti.
Blaine fu quello che rise di più, grugnendo tanto da sputacchiare il suo ginger ale che finì su tutti i suoi vestiti.
Kurt ruotò gli occhi affettuosamente per il suo sciocco marito e prese un asciugamani dal bagno degli ospiti per aiutare Blaine a pulirsi; quando fu di nuovo tutto asciutto e pulito, Kurt baciò le labbra al sapore di zenzero di Blaine ignorando i dolci cori di “awws” che vennero da tutta la stanza.
“Ti amo” sussurrò a suo marito e Blaine ricambiò le parole, sottolineando i suoi sentimenti con un altro bacio.
Dietro di loro, il gruppo degli Anderson/Hudmels misero un mucchio di vestiti per bambini nel cassettone e finirono di appendere alcuni dipinti di vari animali della giungla.
Nel giro di poche ore , avevano finito l’intera stanza e si misero seduti ad ammirare il loro lavoro mentre Rachel e Finn lasciarono la stanza per preparare qualcosa per pranzo ( visto che avevano finito tutto il cibo del Baby shower la sera prima).
Mentre erano via, Carole e Burt raccontarono agli altri alcune storie di quando Finn e Kurt erano bambini.
“… e poi entrai in camera e Kurt era seduto sul cassettone!
Sua madre stava ridendo così forte e aveva la macchina fotografica in mano facendogli un foto, e non riuscivo a capire il perché, visto che era sul quel fottuto cassettone!
Ma ho scoperto che Kurt si era avvicinato e aveva aperto tutto i cassetti in modo da potersi arrampicare e potesse spruzzarsi in continuazione col profumo di sua madre e lei pensò che fosse divertente e non potetti fare a meno di scoppiare anche io a ridacchiare!”
“Quanti anni aveva?” chiese Blaine una volta smesso di ridere e Burt sorrise.
“Poco più di due anni… quindi… penso che se la genetica significa qualcosa sul come si comporterà vostro figlio… avrete di sicuro le mani piene. Soprattutto visto che Cooper dice che saltavi su tutto e con Kurt che si arrampicava ovunque… vi ritroverete con un piccolo alpinista tra le mani!!
“Oh mio dio” gemette scherzosamente Kurt, facendo ridere tutti per il suo tono.
Una volta che si furono calmati, Carole cominciò a raccontare una storia sulla voglia di Finn di girare nudo in pubblico, ma poi il soggetto di quella imbarazzante storia entrò nella stanza e fissò sua madre.
“Non raccontare quella storia, ti prego! È orribile”
“Oh ma tesoro… questa è la mia storia preferita” scherzò Rachel, entrando dietro al marito e avvolgendo le braccia attorno alla sua vita, “ Sono sicura che Blaine e Cooper amerebbero ascoltare di quando ti togliesti i vestiti e poi cominciasti a correre per tutto il vicinato , salutando tutti.”
Finn ruotò gli occhi borbottando qualcosa sottovoce che sembrò rendere tutto ancora più divertente, così tutti scoppiarono a ridere a crepapelle.
Kurt era praticamente piegato in due con le lacrime agli occhi e Cooper non stava messo meglio.
Blaine, invece, aveva smesso di ridere molto prima degli altri, e quando Carole notò Blaine smettere di ridere, subito si alzò dal posto sul pavimento, accanto alla culla, per andare a controllare suo genero.
“Blaine, tesoro, tutto bene? “
“Io… uh… il bambino… lui…”
Kurt spalancò gli occhi, guardando attentamente suo marito e vide cosa lo avesse lasciato senza parole.
Il pancione di Blaine, che solo a volte veniva spinto verso l’esterno dai calci e pugni del bambino, si stava muovendo piuttosto rapidamente, come se il loro bimbo non riuscisse a trovare una posizione comoda ed avesse bisogno di più spazio.
La mano di Blaine rimase sospesa sul suo pancione come se fosse impaurito di toccarlo nel caso spaventasse suo figlio e tutte le persone nella stanza si ammutolirono, guardando stupiti la parte superiore del pancione di Blaine sollevarsi in una specie di bozzo rotondo che poi continuò a muoversi abbastanza lentamente verso il basso, fino al suo ombelico.
“Oh mio dio.. si sta girando !” disse con voce dolce Carole, mentre Blaine spalancava gli occhi.
“È piuttosto doloroso” disse Blaine , ancora sconvolto da quello che stava accadendo al suo copro e Kurt si tirò su sulle ginocchia per poggiare , con delicatezza, una mano sul punto in cui loro figlio stava cercando di sistemarsi.
“Oh woow… tesoro”
“Questo l’ho decisamente sentito… oh mio dio… penso che potrebbe aver rotto qualcosa… o ammaccato gravemente qualcosa”
Finn e Cooper fecero dei commenti sugli alieni e su quanto tutto quello fosse inquietante, ma Kurt non prestò loro attenzione perché non era mai stato così ipnotizzato da qualcosa in tutta la sua vita come lo era dal loro bambino ancora non nato.
Dopo solo pochi secondi, il bimbo decise che quella posizione fosse scomoda così si ribaltò di nuovo , ma fece un movimento così ampio che l’intera stanza riuscì a vederlo e, nonostante fosse qualcosa di piuttosto doloroso per Blaine, fu comunque la cosa più pazza e bella che Kurt avesse visto in tutta la sua vita.
“Dio… ti amo “ disse, baciando il pancione prima di chinarsi per catturare la bocca di Blaine con la sua.
Attorno a loro, sentirono qualcuno bisbigliare di lasciare la coppia da soli per qualche minuto poi i ragazzi furono lasciati nella silenziosa nursery appena finita.
Blaine sorrise quando si allontanò da suo marito e coprì la mano di Kurt con la sua, sorridendo ancora di più quando Kurt riempì di baci la punta del suo naso.
“Ti amo anche io”
“Non riesco a credere che ha appena fatto tutto questo… è da pazzi”
“ E doloroso… penso che mi abbia rotto la milza”
“La milza?”
“O i miei reni… o i miei polmoni.
Non lo so, ma li ha rotti.
Penso che dovremmo aggiungere futuro ginnasta alla sua lista di successi insieme a ballerino di breakdance e pugile olimpionico.”
Blaine accarezzò la parte alta del pancione dove, in quel momento, il bambino stava scalciano e sospirò.
“Ora sta usando le mie costole come uno xilofono. Fantastico!”
“Oh tesoro” disse Kurt comprensivo.
Poggiò la mano su quella di Blaine e si chinò ancora più vicino al pancione, fermando quando il suo naso quasi lo toccava.
“Hey, bimbo…non dovresti colpire il tuo papà. Non è carino.”
Sorridendo, strofinò la guancia contro il ventre di Blaine e ride quando venne colpito alla mascella dal pugno del bambino.
“Oh mio dio… mi ha colpito!”
“Vuole molestare entrambi. Ho capito come funziona” scherzò Blaine, dando dei piccoli colpetti al suo pancione, quando il bambino scattò di nuovo e Kurt fu allontanato dal ventre per un momento, “ penso che non approvi le effusione dei suoi papà”
Diventerà uno di quei bambini che urla e corre per tutta la stanza ogni volta che ci coccoleremo.
“Oh… non sono mai stato uno di quei bambini. Ho sempre cercato di intrufolarmi tra gli abbracci ed i baci dei miei genitori. E tu?”
Blaine si morse il labbro per un momento e si accigliò.
“I miei genitori non sono persone che fanno queste cose quindi….”
Kurt alzò lo sguardo lanciando un’occhiata a Blaine, una di quelle che solo loro due capivano e quando Blaine lo vide, si sporse in avanti e baciò la testa di suo marito.
“Non saremo come loro… saremo migliori”
“Certo che lo siamo… siamo Kurt e Blaine…siamo migliori di tutti”
“Sei così vanitoso… lo amo”
“So che lo ami… come credi di essere rimasto incinto?”
Blaine scoppiò a ridere e spinse, scherzosamente, via Kurt.
“Sei tremendo!”
Rise alzandosi lentamente per uscire dalla stanza.
“Non prenderò più parte a questa volgare conversazione, vado a prendermi da mangiare”
“Oh si … perché hai lavorato così tanto oggi” li rimproverò, afferrando il bicchiere di soda di Blaine, seguendolo poi fino alla porta.
Prese la mano di suo marito con quella libera e sorrise quando Blaine ruotò gli occhi.
“Cerca di rimanere incinto e poi puoi prendermi in giro”
“Awww… non ho il gene… fa proprio schifo essere me”
Blaine rise di nuovo ,” Si, idiota… fa schifo essere te”
Più tardi quella sera, dopo che Kurt e gli altri erano tornati a casa , lasciando Blaine e Cooper soli nel loro appartamento, Blaine si ritrovò annoiato a morte.
Si sedette nella nursery , solo, dondolandosi avanti ed indietro sulla sedia mentre si guardava intorno nella stanza ormai finita.
I mobili coordinati stavano perfettamente con la vernice che aveva passato qualche settimana prima e tutte le decorazioni con le piccole scimmie facevano sorridere Blaine ogni volta che le vedeva.
Era ormai pronto ad accogliere questo bambino.
Ma nonostante fosse eccitato per l’imminente nascita di loro figli, c’era qualcosa che non andava.
Guardare Kurt andar via con Burt e Carole gli aveva fatto male al cuore.
Avevano passato un bel po’ di tempo ad augurarsi la buonanotte prima che Kurt se ne andasse ma invece di sentirsi contento che si sarebbero rivisti il giorno dopo per il compleanno di Kurt , si sentì come se qualcuno lo avesse spezzato a metà… ed odiava sentirsi così.
Sospirando, si tirò su dalla sedie e scese di soppiatto verso la camera di Cooper, bussando un paio di volte alla porta prima di entrare , trovando suo fratello maggiore sdraiato sul letto intendo a leggere un copione.
“Coop?” chiese , avvicinandosi per sedersi sul bordo del letto, “ possiamo parlare?”
“Certo schizzo… cos’è che ti turba?”
Blaine si sistemò meglio per stare più comodo, stendendosi , rilassato, accanto a suo fratello.
Cooper attesa fin quando Blaine non si rilassò prima di allungare una mano per dare una piccola pacca sulla pancia di suo fratello.
Il bambino scalciò forte al tocco, ma dato che era a testa in giù, il piede colpì il petto di Blaine che ansimò, in cerca d’aria per un secondo prima di alzare lo sguardo per fissare Cooper.
“Mi hai fatto dare un calcio”
“Nah… cercava di dare un calcio a me… ma si è confuso. Povero Chip … mi spiace per lui”
Blaine ruotò gli occhi al soprannome, ma decise di tornare al motivo principale per cui era venuto a parlare con Cooper.
“Sai che domani è il compleanno di Kurt, vero?”
“Umm…si? Non è come se tutti avessero parlato di altro negli ultimi 3 giorni”
“Beh… stavo cercando di capire cose potessi regalargli e lui mi ha detto di non volere nulla perché il bambino nascerà presto… ma vorrei comunque fare qualcosa per lui così stavo pensando che… io… uh… voglio… voglio…”
“Vuoi?” lo prese in giro Cooper e Blaine tolse la sua mano dal pancione.
“Sta zitto… solo non so come dirlo”
“Sputa il rospo, fratellino. Se hai qualcosa di darmi… allora fallo… sono tutto orecchie”
Blaine si tirò su a sedere , sbattendo le palpebre a causa delle lacrime che minacciavano di uscire mentre guardava suo fratello.
“Sai che significhi molto per me, Coop.
Sei stato un fratello meraviglioso da molto tempo, ed apprezzo davvero tanto tutto quello che hai fatto per me in questi ultimi mesi… ma … mi manca davvero tanto Kurt e … e so che sono venuto a stare qui con te perché lui mi ha fatto del male, ma sento che stiamo bene adesso.
Mi manca per tutto il tempo.
Mi manca stare con lui e svegliarmi accanto a lui e solo… mi sento come se fossi stato fatto a pezzi quando sono andato via … io…”
“Vuoi trasferirti di nuovo con lui?”
“Io… si… so che probabilmente pensi che sia una pessima idea, ma è cambiato, Coop! È così emozionato per questo bambino quanto lo sono io e so che ci ha messo un po’ per arrivarci , ma è dispiaciuto per quello che ha fatto ed è pronto per questo. So che lo è…”
“E ne sei sicuro?”
“Al 100%”
Cooper annuì ed abbassò la testa a fissarsi le mani, ancora poggiate sul suo grembo.
Sospirò.
“Sai… Stavo solo aspettando che venissi da me un giorno per dirmi che eri pronto ad andartene”
Blaine mormorò sottovoce accanto a lui e Cooper ridacchiò tra se.
“Tu e Kurt…. Voi due vi siete riavvicinati sempre di più da quando ti sei trasferito qui con me e davvero penso che l’aver vissuto separati ha fatto la differenza nel modo in cui Kurt ha affrontato tutto questo.
Hai ragione… ci sta provando… e non ci vuole un genio per vederlo.
Io… in realtà , l’ho guardato tutto il giorno mentre aiutava a decorare la nursery e perfino io ho potuto notare il cambiamento”
Blaine sorrise ed appoggiò una mano sul pancione, annuendo alle parole di Cooper.
“È cambiato molto”
“L’ho perfino sentito piangere prima mentre parlava a Carole della tua amniocentesi…”
“Davvero?”
“Si… ed ha detto che per lui è stato una specie di campanello d’allarme… che avrebbe potuto esserci qualcosa che non andava nel bambino e che tu avevi già dovuto affrontare tutta la storia dell’ospedale e poi questo e quando l’ho sentito parlarne con Carole, sapevo che le cose erano cambiate.
Ed ora sei qui, che mi dici che vuoi tornare da lui ed io… lo capisco perfettamente.”
“Davvero?”
“Si, ma…. Blaine non voglio che torni nel tuo vecchio appartamento”
“Ma…”
“Voglio che state qui… entrambi”
Blaine spalancò gli occhi
“Cosa?”
“Il tuo vecchio appartamento è così piccolo, Blaine… li non c’è una camera per il bambino!
Inoltre le serrature sono difettose e fa schifo.
Cioè… so che siete legati a quel posto… ci avete vissuto da sempre, ma mi sentire meglio se viveste qui invece.”
“Coop…!”
“Quindi, domani quando passerai la giornata con tuo marito per il suo compleanno e gli dirai che vuoi tornare a vivere con lui… assicurati di dirgli che verrete a vivere in questo appartamento”
“Cooper! Questa è casa tua! Non possiamo semplicemente prendercelo!”
“Ti prego. L’affitto di qui non è molto più altro di quello del vostro vecchio appartamento e non provare a dirmi che non stavate già cercando un nuovo appartamento.
Questo posto è perfetto per voi e se non volete stare qui, non dovete, ma già c’è una stanza in fondo al corridoio tutta pronta per il vostro bambino e sarebbe da stupidi portare tutto da qui al vostro vecchio appartamento da cui dovresti comunque andare via perché è troppo piccolo da viverci per chiunque.”
Blaine fissò suo fratello scioccato, lacrime di felicità scorrevano dai suoi occhi mentre si passava le dita sulle guance.
“Non so come ringraziarti…. Ti voglio tanto bene, Coop”
“Ti voglio bene anche io, schizzo” .
Cooper strinse suo fratello minore in un abbraccio e sorrise quando Blaine cominciò a piangere contro la sua spalla.
“Sarò davvero felice quando i tuoi ormoni si stabilizzeranno di nuovo perché sei troppo emotivo per i miei gusti”
Blaine gli diede un colpetto al braccio e Cooper rise, accarezzando l’altro uomo teneramente sulla schiena.
“E se i soldi sono un problema per voi due, posso aiutarvi visto che ho scelto io questo posto…”
“Coop…”
“Ma dopo che Chip sarà nato e voi due vi trasferirete qui completamente, tornerò a LA.
Ho già pianificato tutto”
“Cosa?”
“Lo vedi questo?” Cooper fece scivolare il copione che stava leggendo verso Blaine e vide gli occhi di suo fratello brillare, “ Si… ho ottenuto il ruolo da protagonista”
“Lo stavi studiando quando eravamo a Providence!”
“Si… ed ho ottenuto la parte… ed inizierò a registrare ad Agosto e gireremo in California, quindi devo tornare li e prepararmi”
“Perché non hai detto nulla?”
“Perché volevo vedere come andavano le cose tra te e Kurt. Non volevo darti questa notizia in caso le cose tra voi due non stessero andando bene perché non ero certo di accettare il ruolo altrimenti, ma quando sono tornato qui e vi ho visti insieme di nuovo ed ho visto quanto crescendo Kurt per sistemare le cose, ho capito che le cose sarebbero andate bene.
Così ho accettato il ruolo ed andrò via non molto dopo la nascita di Chip”
“Woow… non so cosa dire”
“Puoi farmi le congratulazioni?”
Blaine sorrise luminosamente e si allungò di nuovo ad abbracciare suo fratello.
“Congratulazioni Coop! È meraviglioso”
“Lo so…vero? Io sto preparandomi per recitare questo nuovo fantastico ruolo e tu stai per avere un bambino.
Anno impegnativo per i fratelli Anderson, giusto?”
“È stato un anno folle, vero?”
“Ci puoi scommettere il culo che lo è stato”
Cooper diede una gomitata a Blaine e Blaine gli cacciò la lingua. Entrambi i fratelli si stavano godendo il loro momento insieme.
Presto non sarebbe stato più così, non con il bambino in arrivo e Cooper pronto a tornare a LA; ma nonostante gli imminenti cambiamenti, sembrò che i due fratelli Anderson fossero più uniti che mai e non avrebbero voluto diversamente.
“Perché continui a bussare ogni volta che vieni qui?” chiese Kurt aprendo la porta per far entrare Blaine.
Jennycat si fece largo tra i due uomini e Blaine la prese in braccio e se la strinse al petto mentre seguiva Kurt in salotto.
Quando i genitori di Kurt lo notarono, subito si alzarono dai loro posti per andare a salutare lui ed il suo pancione, parlando e coccolando il bambino che si stava muovendo.
“È un piccolo ballerino, vero?” chiese Carole poggiando una mano nel punto in cui si sentiva muovere il bambino.
Blaine annuì e baciò la testa di Jennycat prima di lasciarla saltare sul divano.
“Credo pensi sia divertente spostarsi tanto e tenermi anche sveglio la notte. Giuro non ho dormito bene la scorsa notte ma quando mi sono svegliato stamattina , ha deciso finalmente di addormentarsi e quando ha realizzato che avrebbe ricevuto tutte le attenzioni dei suoi nonni… ha deciso di muoversi di nuovo” .
“Presto la smetterà. Una volta che diventerà più grande, ci sarà meno spazio per muoversi e quindi si rilasserà.
Anche Finn era così; si muoveva per tutta la notte e non riuscivo a riposare e quando ero sveglia e mi muovevo in giro , dormiva.
Penso lo facesse per darmi fastidio”
“Questo è Finn per te” commentò Kurt da sopra le sue spalle mentre spostava alcune cose dal divano e dal tavolino.
Una volta finito di pulire un altro angolo del salotto, si diresse verso Blaine e lo baciò , sorridendo quando sentì Blaine gemere.
“ Stai bene tesoro?”
“Sto bene… solo… mi sei mancato… questo è tutto”
“Mi hai visto ieri sera”
“Ma mi sei mancato lo stesso” disse Blaine, facendo il broncio e colpendo Kurt su una spalla.
Carole e Burt osservavano questo scambio in silenzio, scambiandosi degli sguardi consapevoli e poi si allontanarono per tornare a sedersi.
Una volta che si furono tolti dai piedi, Kurt si avvicinò a suo marito e lo abbracciò baciandolo pienamente prima di allontanarsi e poggiare la fronte contro quella di Blaine.
“Mi sei mancato anche tu, se vuoi saperlo”
“Buon compleanno… come ci si sente ad avere un anno in più?”
“Non mi sento più vecchio. La mia schiena è schioccata stamattina ed ho quasi scherzato sul fatto di dover aver bisogno di un salvavita ma… mi sono ricordato che mio padre è qui quindi…”
Burt protestò dietro di loro e Blaine rise, spingendo scherzosamente suo marito pe una spalla mentre si scusava con suo suocero.
“Non essere cattivo con tuo padre… è energico come una volpe”
“Si… come se qualcuno sapesse cosa significa” lo prese in giro Kurt.
Kurt portò Blaine sul divano e si sedette accanto a lui, poggiando immediatamente una mano sul pancione gonfio di Blaine.
Un calcio veloce colpì il palmo della sua mano e Blaine sbuffò ruotando poi gli occhi.
“Tuo figlio sta cercando di uccidermi.
Morto a causa di tutta l’aria che calciata via dai miei polmoni… ecco come morirò… Kurt, e sarà colpa tua”
“Scusami? È anche parte di te, grazie tante”
“Ma ha preso i suoi calci alti da te, non da me. Io non so calciare così in alto. Non sono così flessibile”
“Mi permetto di dissentire” disse Kurt, uno sguardo malizioso sul viso.
Un colpo di tosse spezzò il loro inesorabile flirtare e Kurt ruotò gli occhi verso suo padre quando notò l’uomo anziano con le guance rosse che li guardava divertito.
“Papà… ho quasi 30 anni e mio marito è incinto. Ho superato l’età in cui mi imbarazzavo su tutto quello che riguarda il sesso.”
“Sto solo cercando di capire dove sia finito quel ragazzo che si infilava le dita nelle orecchie cantando ogni volta che qualcuno parlava di sesso…mi manca quel ragazzo”
“Quel ragazzo…” iniziò Kurt , solo per essere interrotto da Blaine quando l’altro uomo batté le mani per bloccare, efficacemente, l’imminente conversazione imbarazzante.
“Allora … quali sono i piani per oggi?”
“Beh…” intervenne Carole, capendo che Blaine aveva bisogno di aiuto, “ Io e Burt vogliamo portarci a cena fuori , quindi qualsiasi cosa abbiate pianificato, voi due potete andarci ora e poi possiamo incontrarci qui intorno alle 19 se non vi dispiace.”
“Perfetto” concordò Blaine, voltandosi verso suo marito, “in realtà ho pianificato qualcosa per le 13, quindi se sei pronto, possiamo uscire ora e …”
"Oh, sono pronto. Devo solo mettermi le scarpe e possiamo andare."
“Grande”
Blaine aspettò che Kurt si infilasse gli stivali ed una volta che ebbe finito, entrambi gli uomini salutarono Burt e Carole e lasciarono l’appartamento.
Blaine non riusciva a trattenere l’eccitazione e praticamente saltellò durante tutto il viaggio in taxi dall’appartamento verso il luogo che aveva programmato di visitare per prima quel giorno.
Quando finalmente arrivano alla loro prima destinazione, Kurt sembrò confuso, ma permise a suo marito di condurlo all’interno del piccolo edificio; una volta dentro spalancò gli occhi alla vista delle foto sul muro.
“Stiamo per…”
“Si! Ho pensato che sarebbe stato un bel posto per iniziare I festeggiamenti per il tuo compleanno”.
“Oh Blaine…”
“Spero non ti dispiaccia… mi rendo conto che questo è qualcosa un po’ per entrambi, ma…”
“Lo sai che non mi dispiace…. Solo.. woow tesoro”
Blaine sorrise e si avvicinò all’accettazione, sorridendo alla receptionist quando la donna spostò il vetro per salutarlo.
“Anderson-Hummel abbiamo un appuntamento alle 13”
“Ahh sii… uno dei pazienti della dottoressa Banes… vi chiamerò appena siamo pronti”
“Okay grazie” Blaine portò Kurt verso alcune sedie vuote ed entrambi si accomodarono, con Kurt ancora preso ad osservare le foto sul muro.
"Faremo foto come queste?"
"Sì. Qualunque posa tu voglia… e poi ci saranno altre belle sorprese, quindi…”
Kurt saltellò sulla sedia, sorridendo da un orecchio all’altro mentre sfogliava un catalogo con tutte le diverse pose che i due uomini potevano fare per le loro foto.
Questo era il primo regalo per Kurt, alcune foto “pre-nascita” di loro due così da poter ricordare la gravidanza ed anche se era un regalo per entrambi ( Blaine realizzò che la maggior parte dei suoi piani per la giornata riguardava entrambi così di rattristò un po’) ma a Kurt sembrava non importare affatto.
In realtà il festeggiato sembrava entusiasta per tutto quello che sarebbe successo e fu evidente in tutte le sue foto.
Fecero alcuni scatti di loro due abbracciati, alcuni di Kurt che baciava e toccava il suo pancione ed alcuni solo di Blaine.
Poi fecero alcune foto solo del pancione di Blaine, con le loro mani che lo accarezzavano e alla fine del servizio fotografico, Kurt stava saltellando in punta di piedi, ignorando le foto sul computer.
Blaine gli lasciò scegliere quali foto prendere visto che era il suo compleanno e quando il fotografo diede loro il pacchetto di foto ed alcuni CD con le foto digitali, Kurt baciò Blaine sulla testa e lo ringraziò per il meraviglioso regalo.
“Non è finita qui” gli disse Blaine mentre si dirigevano verso un altro edificio e quando arrivarono alla loro seconda destinazione, Kurt spalancò di nuovo gli occhi.
“Stiamo…”
“Stiamo per vedere se lui ha davvero il tuo naso”
“Blaine…”
E fu così che finirono per fare una ecografia in 3D/4D.
Per tutto il tempo, Blaine fu preoccupato che il bambino fosse sceso troppo in basso per ottenere una buona ecografia, ma fortunatamente per lui, il bambino era in un’ottima posizione per essere fotografato; così fecero alcuni scatti.
Kurt ebbe gli occhi lucidi per tutto il tempo, le mani strette a quelle di Blaine mentre osservavano il tecnico delle ecografia mostrar loro differenti angolazioni del corpo del bambino e quando lei ingrandì il viso del loro bambino, Blaine strillò.
“Quello è il tuo naso, Kurt! Guardalo! Ha il tuo naso!”
“Oh mio dio, davvero!”
“Lo sapevo! Te lo avevo detto che avrebbe avuto il tuo naso!”
“Avevi ragione su tutto” sospirò Kurt, la voce bassa per lo stupore.
Il tecnico mostrò loro ancora qualche angolazione e fece alcune foto prima di stampare e dare tutto alla coppia.
Una volta che Blaine si tolse il gel dal pancione e si sistemò gli abiti , baciò Kurt e poi si allontanò ridendo gli occhi strizzati per la felicità.
“Non riesco a credere che sia così bello”
“È adorabile ed il bambino più bello al mondo e non è ancora qui ed io lo amo così tanto”
“Lo so… anche io”
“Ed amo te”
“Ed io ti amo di più. Buon compleanno , Kurt”
Il resto del suo compleanno lo passarono andando a vedere uno spettacolo a Broadway e poi si incontrarono con Burt e Carole per cena.
La cena fu piacevole ed ai genitori di Kurt piacque molto guardare le foto che i due uomini avevano fatto quel giorno.
Burt fu particolarmente entusiasta di guardare le foto in 3D.
“Ha il naso di tua madre, figliolo” disse, la voce incrinata dall’emozione e Blaine si morse il labbro per evitare di mettersi a piangere a tavola per quanto fosse felice che loro bambino avrebbe avuto il naso della madre di Kurt.
“Sarà un vero tesoro. In realtà lo è già” osservò Carole mentre studiava le foto.
Parlarono dell’aspetto del bambino e delle foto che Blaine e Kurt avevano fatto prima e quando arrivarono le loro pietanze, Blaine era così affamato che spazzolò praticamente tutto, sentendosi poi in imbarazzo per quanto avesse mangiato così voracemente mentre gli altri stavano ancora mangiando.
“Non devi sentirti così agitato per aver mangiato così velocemente, tesoro.
Sei incinto e capita” disse Carole per calmarlo, accarezzando la sua mano.
Blaine le credette e le sorrise, grato che qualcuno almeno lo capisse; più tardi, quando decisero di fare una passeggiata fino a casa per smaltire il cibo le restò accanto parlando di differenti cose legate alla gravidanza.
Una volta arrivati all’appartamento, Burt e Carole scambiarono uno sguardo d’intesa con Blaine e fu così che capì che loro sapevano quale fosse la sua prossima mossa.
Ovviamente Cooper aveva detto loro che Kurt si sarebbe trasferito nell’altro appartamento ed era per questo che continuavano a scambiarsi questi sguardi tra loro.
“Buona fortuna” gli sussurrò Carole entrando nell’edificio e Blaine fece un profondo respiro e si girò verso suo marito.
Kurt lo guardò con curiosità, un bellissimo sopracciglio aggrottato mentre lo fissava.
“Sembri spaventato per qualcosa”
“Non lo sono”
“Allora cosa c’è che non va?”
“Ho un altro regalo per te in realtà”
“Oh mio dio Blaine… cosa ti… ti avevo detto che non dovevi farmi nulla ed hai già fatto così tanto per me oggi! Non mi hai ascoltato?”
“Ovviamente no” scherzò Blaine, avvicinandosi a Kurt per prendere la mano dell’uomo più grande.
Poggiò la mano di Kurt sul suo pancione e si chinò per catturare le sue labbra in un caldo e profondo bacio, “ primo di tutto… buon compleanno… sono così felice di aver potuto celebrarne così tanti insieme a te e ti amo moltissimo”
“Ti amo anche io”
“E voglio dirti che sono così orgoglioso di te per essere andato in terapia per me e per il bambino e per aver lavorato su te e su noi per far funzionare di nuovo le cose e… ed io… solo… grazie.
Ti amo più di qualsiasi cosa al mondo e queste ultime settimane insieme a te sono state meravigliose.
Ho avuto la possibilità di vederti crescere e mi sono innamorato di te sempre di più ogni giorno e voglio tornare con te di nuovo”
“Tu…”
“Voglio dire… vivere di nuovo insieme.
Non voglio più starti lontano.
Voglio svegliarmi accanto a te di nuovo e passare tutto il tempo con te di nuovo come una volta e… voglio solo stare con te.
Odio il fatto che viviamo separati… voglio che torniamo ad essere noi di nuovo.”
“Oh Blaine” singhiozzò Kurt per poi stringerlo tra le sue braccia, piangendo contro la guancia dell’uomo più basso mentre lo teneva stretto a se.
“Blaine, Blaine, Blaine”.
“Ma voglio anche che ci trasferiamo in un posto più grande.
Quindi… voglio che tu e Jennycat vi trasferiate da me”
Kurt indietreggiò un momento, studiando il marito con gli occhi azzurri bagnati di lacrime , “vuoi che ci trasferiamo con te e Cooper?”
“Beh… me, per lo più… Cooper si sta per trasferire a LA”
“Davvero?”
“Si…. E mi ha detto che possiamo farci carico del suo affitto e tutto una volta che sarà andato via.
Il posto è più grande ed è il miglior posto per crescere la nostra famiglia.
Inoltre non dovremmo più combattere con la porta difettosa che non si chiude correttamente o che si blocca e…”
“lo farò… mi trasferisco”
“Davvero?”
“Certo! Oh mio dio Blaine… io… questo è meraviglioso!”
“Quindi ti sono piaciuti i tuoi regali di compleanno?”
“Li ho amati ed amo te così tanto” sussurrò Kurt, sporgendosi in avanti per baciare Blaine.
I due uomini si strinsero l’un l’altro, le braccia avvolte ai loro corpi, fusi insieme come a formare un'unica persona per la prima volta dopo molto tempo.
C’erano voluti mesi per tornare dove erano ora, dal terribile litigio in ospedale e spaventi in abbondanza, ed ora eccoli qui, fuori dal loro vecchio condominio, che si baciavano, piangevano e si stringevano l’un l’altro senza voler mai lasciarsi andare.
Ed era tutto perfetto.
Era stato il miglior compleanno che Kurt Hummel avesse avuto da tanto tempo e, essere li tra le braccia di Blaine, e sentire loro figlio scalciare contro di lui… non voleva che quel momento finisse…mai…
NOTE
ed eccoci alla parte più difficile... le note... ahaha...
Allora... Baby shower l'ho lasciato così perché non c'è una parola simile in italiano... è una tradizione americana... e festa del bambino per noi è "altro"... ma se avete qualche suggerimento sono tutta "dita"!
per il resto... ho amato Cooper in questo capitolo!! e i regali di Blaine per Kurt....
Ho pubblicato oggi perché domani non posso ... a giovedì prossimo!!!
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Capitolo 27 *** capitolo 27 ***
Kurt si trasferì nel nuovo appartamento la prima settimana di Giugno, non molto tempo dopo il suo compleanno.
Tutti lo aiutarono a trasferirsi ed in un paio di giorni lasciò il vecchio appartamento e si stabilì con Blaine e Cooper ( il loro vecchio appartamento fu preso abbastanza rapidamente da una giovane coppia che cercava un posto per iniziare una nuova vita in una nuova città e Blaine fu grato che non dovessero più avere a che fare con quel posto, nonostante i tanti ricordi… belli e brutti… che avevano in quell’edificio).
Una volta che si fu sistemato, Kurt si ritrovò travolto dalla ridicola quantità di tempo che aveva da passare con Blaine.
Certo, le cose al lavoro erano in piena attività, ma Isabelle gli aveva detto di prendersela comoda e che lei e Chase si sarebbero occupati di alcuni suoi progetti soprattutto visto che la data prevista per il parto si stava avvicinando e che il tempo che avrebbero potuto passare da soli sarebbe diventato molto raro in futuro.
Perfino Cooper fece del suo meglio per restare fuori dai piedi, andando in giro per la città ed andando a degli appuntamenti con delle donne più giovani ed affascinate dalla sua celebrità e che trovavano il famoso attore di Hollywood, Cooper Anderson, irresistibile.
Diversamente da Cooper , Burt e Carole tornarono in Ohio, promettendo loro di tornare da loro quando la gravidanza sarebbe giunta al termine ( o quando Blaine sarebbe entrato in travaglio a seconda di quale delle due sarebbe arrivata prima).
Quindi, visto che erano tutti fuori dai piedi, i due uomini ebbero la possibilità di passare insieme dei bei momenti, sfruttandoli al meglio… e cioè parlando, facendo sesso e tutte queste cose fantastiche.
Kurt era estremamente felice di essere di nuovo con Blaine, visto che gli era mancato essere accanto al marito per tutto il tempo come al solito ed anche se aveva avuto molte difficoltà a capire come girare per l’appartamento ( come aveva fatto Blaine, aveva l’abitudine di sbattere contro i muri non conoscendo bene il posto) gli piaceva davvero molto la sua nuova casa.
Sembrava piacere anche a Jennycat che era anche molto eccitata di essere di nuovo accanto a Blaine, rifugiandosi costantemente contro il suo pancione mentre dormivano… e Kurt aveva fatto tantissime e bellissime foto come prova.
Tuttavia, una cosa che Kurt non si sarebbe aspettato ( anche se in realtà avrebbe dovuto sapere che sarebbe successo) fu che durante l’ultimo mese di gravidanza, Blaine era diventato piuttosto depresso.
Assolutamente infelice.
Essere incinto durante una calda ed afosa estate era terribile; Blaine non era mai a suo agio nemmeno con l’aria condizionata a pieno ritmo mentre stava sdraiato nella loro camera da letto con indosso solo un paio di slip troppo stretti.
Ma quando la temperatura salì intorno ai 35 gradi , Blaine divenne incredibilmente infelice, lamentandosi continuamente mentre faticava a trovare un posto fresco dove potersi stendere e rilassare.
Per la seconda settimana di Giugno ( Blaine era ormai alla 35 settimana) le cose tra loro si inasprirono un po’.
Kurt cominciò a tornare a casa da un marito scontroso che si lamentava in continuazione della mani e dei piedi gonfi e di quanto odiasse il fatto che fosse sempre sudato.
Kurt si sentì perfino in colpa quando, entrando in casa, trovò Jennycat chiusa fuori dalla porta della camera da letto su cui era attaccato un biglietto in cui si implorava chiunque fosse arrivato a casa di non lasciarla entrare perché faceva troppo caldo avere un gatto steso su di te con un tempo così terribile.
Un particolare pomeriggio, poi, mentre il sole splendeva e c’erano più di 35 gradi di umidità, Kurt tornò a casa , trovando di nuovo Jennycat appollaiata fuori dalla porta con lo stesso biglietto appiccicato al muro.
Facendo schioccare la lingua contro il palato, Kurt guardò il biglietto e la gatta, prima di sospirare.
“Il paparino cattivo ti ha chiuso di nuovo fuori dalla stanza?” chiese e, prendendo in braccio la gatta, aprì silenziosamente la porta della loro camera da letto.
Blaine era steso sul loro letto di fronte a lui, quasi completamente nudo a parte un paio di boxer della taglia sbagliata.
La pelle luccicava a causa del sudore ed il suo viso era completamente rosso.
“Per favore… non portarla dentro” lo implorò l’uomo incinto, la voce incrinata dalle lacrime.
Kurt si voltò immediatamente per posare il gatto in corridoio prima di chiudere la porta per poi raggiungere l’emotivo marito.
“Aww… tesoro. Cosa c’è che non va?”
“Mi sento uno schifo” piagnucolò Blaine, cercando di trattenere le lacrime e si passò una mano sul pancione e rabbrividì.
“Sono così sudato e puzzo… ed è così difficile per me muovermi e… e guarda il mio stomaco, Kurt! Ho delle smagliature! Delle smagliature!”
Kurt si chinò per guardare il punto che Blaine stava indicando e sospirò, ruotando gli occhi quando vide soltanto delle minuscole linee rosse da entrambi i lati della parte bassa del pancione di suo marito.
Erano solo un paio di linee, ovviamente nuove visto che non c’erano prima, ma ce n’erano abbastanza per far scoppiare Blaine.
“Amore… sono piccole… probabilmente spariranno in un paio di settimane dopo la nascita del bambino”
“Non puoi saperlo! Il mio copro non sarà mai più lo stesso. Avrò la pancia, floscia e con le smagliature. Diventerò grasso e ti chiederai perché sei rimasto con me”
“Baby, no!” sussurrò Kurt, chinandosi per baciare l’appiccicaticcia guancia di Blaine.
Passò una mano tra i capelli bagnati del marito e sospirò.
“Sei bellissimo, soprattutto ora che sei incinto di nostro figlio… sei così bello e non me ne frega nulla se hai le smagliature o la pancia o altro.
Sarai sempre bellissimo per me”
“Si.. si è facile per te dirlo, Adone” disse Blaine mettendo il broncio e sbattendo rapidamente gli occhi.
Kurt asciugò attentamente il sudore e le lacrime dalle guance di Blaine e poi si stese sul letto accanto a lui, facendo attenzione a non avvicinarsi troppo nel caso stesse esagerando.
“Come mai non vuoi far entrare Jennycat? È qui in corridoio che aspetta che tu la faccia entrare”
“Fa così caldo, Kurt… fa dannatamente caldo e lei vuole stendersi su di me tutto il tempo e… e so che sente la mia mancanza ed anche a me manca… ma lei è così pelosa ed io sono sudato e lei lascia peli dappertutto su di me… e qui dento fa troppo caldo! Mi dispiace per lei che continua a miagolare e a grattare sotto la porta… ma non puoi capire… fa solo troppo caldo per coccolarla!”
Kurt sorrise , concordando col lamentoso marito; dolcemente poggiò una mano sul pancione di Blaine , aggrottando le sopracciglia quando sentì quanto fosse calda la sua pelle.
Il bambino si mosse un po’ al tocco, facendo lamentare Blaine, per poi calmarsi.
Kurt si accigliò.
“Penso che anche lui sia sfinito”
È stretto li dentro… è schiacciato contro tutti i miei organi ed entrambi siamo scomodi.
Onestamente , non vedo l’ora di partorire perché è una rottura”
“Mi dispiace che tu non ti senta bene” disse a bassa voce Kurt, baciando di nuovo i ricci di Blaine, prima di iniziare a togliersi i vestiti per mettersi qualcosa di più fresco.
Blaine lo guardò per un momento prima di girarsi su un fianco per accoccolarsi un po’, poi un piccolo gemito uscì dalle sue labbra.
“Questo ha fatto male”
“Cosa ha fatto male?” chiese Kurt , lasciando cadere sul pavimento i pantaloncini che stava per indossare.
Vide Blaine fare una smorfia prima di attraversare di corsa la stanza per salire, freneticamente, sul letto e poggiare una mano sul pancione di Blaine.
“Cosa ti fa male?”
“Queste stupide contrazioni di Braxton Hicks… ne ho avute un po’ negli ultimi giorni… questa qui… questa qui non è stata piacevole”
“Sei sicuro che non fosse una vera contrazione’”
“Beh… se ne avrò un’altra presto… probabilmente lo era, ma penso che fosse solo una di quelle di Braxton… non devi preoccuparti.
Va a metterti i pantaloncini”
Kurt aspettò qualche minuto nel caso succedesse qualcosa, ma Blaine gli fece cenno di andare per poi stendersi sull’enorme letto, tipo stella marina.
Fuori dalla porta, Jennycat miagolava e grattava con le zampe, facendo sentire in colpa Blaine e Kurt per averla lasciata in corridoio; ma dopo qualche minuto in cui continuò a piagnucolare, la gatta se ne andò in giro a fare altro.
Una volta che se ne fu andata, Kurt salì sul letto accanto a Blaine, che stava quasi per crollare dal sonno, e cominciò a spalmare del burro di cacao sulla pelle tesa del pancione di suo marito.
“Questi segni spariranno, sai? Sei stato davvero bravo a tenere la pelle sempre idratata e sei riuscito a tenerle lontane per molto tempo… ora si sono formate solo perché stai per partorire ed il bimbo sta crescendo molto”
“Uh…Huh…” disse Blaine assonnato, sbattendo gli occhi scuri mentre Kurt massaggiava il suo pancione.
“È bellissimo”
“Bene” sussurrò Kurt.
Passò le mani sui fianchi di Blaine, mordendosi il labbro quanto sentì, sotto le mani, la pelle ancora più calda.
“Sei bollente , tesoro… accidenti, scotti!”
“Sono un’incubatrice umana” borbottò Blaine, chiudendo gli occhi, “ come quelle che si usano per le uova ancora non schiuse dei pulcini… solo che la mia è umana e…”
“Oh Blaine… vai a dormire amore…. Stai iniziando a blaterare.”
“Okay”.
Kurt ridacchiò tra se ed una volta che sentì il respiro di Blaine regolarizzarsi, poco dopo avergli detto di andare a dormire, e che la crema si fu assorbita, Kurt si sentì sfinito.
Sbadigliando, lanciò di lato la bottiglia di burro di cacao e si stese accanto a suo marito, attento a non avvicinarsi troppo per evitare che il calore in più lo svegliasse, ma strinse comunque la sua mano , intrecciando le dita gonfie di Blaine con le sue.
“Ti amo”.
“Tesoro perché non sei a letto?”
Blaine alzò lo sguardo dal libro e sospirò, scivolando sul divano così che Kurt potesse sedersi e accoccolarsi a lui.
“Il bambino ha il singhiozzo e mi ha svegliato”
“Il singhiozzo?”
“Si.. vieni a sentire”
Kurt si sedette accanto a suo marito e lo tirò sul suo grembo, avvolgendolo con un braccio e poggiò una mano sul pancione.
Immediatamente, sentì questi strani, piccoli movimenti leggermente diversi dai soliti calci o pugni ed in più erano molto frequenti.
Quando sul suo viso apparve un’espressione confusa, Blaine rise, facendo tremare il suo corpo contro quello di Kurt.
“Lo hai sentito? Ha il singhiozzo… povero piccolino”
“È questo quello che senti quando il bambino ha il singhiozzo?”
“Si… lo ha tipo da un’ora , ora… no so come farlo smettere… cioè l’ultima volta che lo ha avuto è passato da solo quindi… spero solo passi presto.
È stanco e lo sono anche io”
Kurt sorrise e strofinò la testa contro il collo di Blaine, respirando il suo profumo mentre Blaine sfogliava un libro di nomi per bambini.
“Hai già trovato qualche nome?”
“No… e tu? Hai pensato a qualcosa?”
“No, niente”
“Questo piccolino nascerà con il singhiozzo e senza nome.
Non lo avrà fin quando non farà un mese. Vedrai!”
“Forse prima di poter scegliere il suo nome, abbiamo bisogno di vederlo .
Sai… come nei film.
La gente decide un nome e poi il bambino nasce e non assomiglia al nome che avevano scelto.
E se fosse così anche per noi?
Cioè… dovremmo sceglierne un paio e quando nascerà… lo sapremo!”
“In realtà è quello che stavo pensando anche io.
Non voglio scegliere un nome che poi non è adatto a lui.
Deve avere un nome degno di lui… cioè… non lo chiamerò Patrick se poi non assomiglia ad un Patrick, sai?”
“Bene… perché a me non piace il nome Patrick comunque!”
“Kurt!”
“Lo sto solo dicendo”
“Ma… e se poi assomiglia a Patrick?”
“Beh… allora dovrà solo assomigliare a qualcun altro”
Blaine ridacchiò e spintonò la gamba di Kurt, chiudendo il libro per lanciarlo di lato e si accoccolò di nuovo tra le braccia di suo marito.
“Non lo chiamerò Junior o Chip… Cooper può andare al diavolo!”
Kurt sorrise.
“Immagino che lo capiremo quando nascerà.
Mancano solo 3 settimane e mezzo.”
“Si… e non abbiamo ancora finito tutte le lezione del corso prenatale”
“Lo capiremo” lo consolò Kurt, stringendo le braccia attorno a Blaine per stringerlo più forte, “ Altrimenti possiamo sempre chiamarlo Patrick…”
Blaine ridacchiò.
“… Junior o Chip mentre impariamo a fare i genitori”
“Sei un idiota”
“Mi ami”
“Si”
Per le successive due settimane, Blaine dovette affrontare il singhiozzo del bambino, gli orribili crampi alle gambe ( di quelli che erano così atroci da farlo svegliare e piangere dal dolore), che facevano spaventare tanto Kurt, ogni singola volta, ed altri disagi degli ultimi giorni di gravidanza.
Era così vicino al traguardo, poco più di una settimana e mezzo ancora, ma sembrava come se fosse in ritardo.
I giorni e le notti sembravano lunghissimi come se si fossero mescolate insieme per tutto il tempo.
Non riusciva a dormire, aveva sempre forti bruciori di stomaco e quasi tutte le notti restava steso sul letto completamente sveglio, sudato e dolorante, a causa delle contrazioni di Braxton Hicks.
Kurt, cercando di fare attenzione più che poteva, faceva del suo meglio per aiutare Blaine, ma c’era davvero così poco che poteva fare visto che la maggior parte dei disagi di Blaine erano causati dal peso del bambino dentro di lui e dal modo in cui il suo corpo si stava preparando per il parto.
Il più delle volte, era come se Blaine galleggiasse tra il dormiveglia e l’essere completamente sveglio.
Cominciò ad addormentarsi la sera tardi per essere poi svegliato da forti crampi allo stomaco o dei terribili crampi al polpaccio che lo facevano gemere di dolore e, per il resto della notte, rimaneva sveglio seduto in salotto con Jennycat mentre Kurt e Cooper dormivano nelle loro rispettive camere.
A volte Kurt si svegliava in un letto vuoto e trovava suo marito addormentato sul divano, così faceva del suo meglio per non disturbare Blaine sapendo quanto fosse raro e prezioso il suo riposo ora che l’uomo incinto soffriva di insonnia ed altri dolori; ma poi Blaine si svegliava a causa di un crampo o perché aveva la sensazione di dover vomitare e quindi tutto era inutile.
Verso la fine di Giugno, quando una corrente d’aria fredda proveniente dal Canada arrivò a New York, portando temperature più fredde e clementi, Blaine passò molto tempo a passeggiare , da e verso l’edificio delle loro sedute di terapia di gruppo ( continuavano ad andare perché sentivano di averne ancora bisogno nonostante le cose tra loro andassero bene) e verso altri posti in giro per la città.
Kurt lo accompagnava ogni singola volta, ma Blaine gli diceva che stava bene e che sarebbe andato tutto bene.
Kurt, naturalmente, andava comunque.
Poi, una settimana prima della data di scadenza ( giusto un paio di giorni dopo il 4 Luglio, che nessuno aveva festeggiato visto che Blaine era esausto e soffriva molto per il dolore ai fianchi) Blaine e Kurt andarono al loro ultimo appuntamento con l’ostetrica prima della nascita del bambino.
La dottoressa Banes vedeva abbastanza spesso Blaine da quando aveva superato la 36 settimana, quindi non è che non si vedessero mai eppure quando entrò nella stanza, quel giorno, sorrise ed elogiò i due uomini.
“È l’ultima settimana. Il bambino nascerà da un momento all’altro”.
“Lo ha detto anche l’ultima volta” borbottò Blaine, piegandosi in avanti quando iniziò una delle contrazioni di Braxton Hicks.
Kurt accarezzò la sua schiena e mormorò: “un’altra contrazione?”
“Le odio… vorrei solo avere quelle vere così che tutto sarà finito”
La dottoressa sorrise comprensiva verso Blaine.
“La maggior parte delle persone non vede l’ora di partorire perché nelle ultime settimane di gravidanza di avviliscono, ma poi… quando nasce il bambino sentono la mancanza della gravidanza.”
“Si come no…” mormorò sottovoce Blaine e la Banes ridacchiò, aiutando il ragazzo a stendersi per poter controllare il battito cardiaco del bambino e fare l’ecografia.
Mentre passava la bacchetta sul pancione incredibilmente gonfio di Blaine, Kurt guardava, con meraviglia, suo figlio muoversi .
Era enorme ora; Blaine pensava pesasse sui 3,5 kg e sembrava così diverso , sullo schermo , dalle precedenti ecografie.
Inoltre, videro anche qualche altra cosa durante l’ecografia: dei piccoli ciuffi bianchi sulla nuca del bambino.
“Quelli sono i suoi capelli” disse la Banes, la prima volta che Kurt indicò quei ciuffi, “ sembra che ne abbia tanti”.
E Blaine si lamentò scherzosamente.
Erano davvero emozionati di vedere quanti capelli avesse il bambino.
Soprattutto Kurt, che sperava tanto che loro figlio nascesse con i capelli neri e con dei ricci ribelli.
Blaine, dall’altra parte, sperava che loro figlio avesse dei meravigliosi capelli castani e lisci come l’altro suo papà.
Naturalmente, non lo avrebbero saputo fin quando il bambino non fosse nato; ma il mistero li eccitava e perfino la loro famiglia aveva cominciato a scommettere sui capelli del loro bambino. ( Stava vincendo Blaine visto che solo lui e Finn pensavano che avrebbe avuto i capelli di Kurt).
Sorridendo, Kurt baciò la mano di Blaine e fece alla dottoressa una semplice domanda, una che avrebbe sicuramente irritato suo marito.
“I suoi capelli sembrano ricci o…”
“Avrà i tuoi capelli, Kurt” mormorò, esasperato Blaine.
Kurt baciò di nuovo la sua mano ed ascoltò la dottoressa dirgli, di nuovo, che era difficile dirlo visto che i capelli stavano fluttuando nel liquido amniotico; ma erano lunghi, quindi il bambino avrebbe avuto, quasi sicuramente, molti capelli.
Sorridendo, Kurt guardò la dottoressa fare tutto quello che doveva e che, una volta che ebbe finito, chiese a Blaine se avesse qualche domanda da farle e poi li salutò una volta che il loro appuntamento era finito.
Sulla strada di casa, Kurt camminava al fianco di Blaine e guardava suo marito che era insolitamente silenzioso e con lo sguardo fisso, come se fosse in un mondo tutto suo.
“Tutto bene?”
Blaine lo guardò per un attimo e poi riportò lo sguardo nel vuoto.
“Pensavo a quando fosse strano per un uomo andare in travaglio”
“Cosa intendi?”
“Beh… sai, ho fatto tutti quei meravigliosi esami per la gravidanza come fa una donna, ma dal momento in cui… beh sai… non c’è ancora nulla li da cui possa uscire il bambino… e non c’è un modo per poter dire se sono in travaglio o meno fin quando non inizieranno le vere contrazioni.
Del tipo…potrei essere in travaglio proprio adesso e fin quando non iniziano le vere contrazioni , il canale temporaneo per il parto non si formerà affatto.
Per lo meno una donna si dilata quando va in travaglio e loro possono monitorarla.
Io devo aspettare fin quando non inizia il vero travaglio anche solo per fare qualcosa.
“Ma la Banes e Laura ci hanno detto che lo capirai sicuramente quando sarai in travaglio… hanno detto che la formazione del canale del parto è molto dolorosa quindi quando comincerà, lo saprai.”
“Oh si… non vedo proprio l’ora”.
“Forse potresti prendere qualche antidolorifico”
“No!” lo interruppe Blaine, guardando Kurt con occhi spalancati.
“So che ne abbiamo parlato durante il corso, la settimana scorsa, ma non voglio usare gli antidolorifici a meno che non abbia davvero bisogno di un cesareo e per questo gli antidolorifici sono obbligatori quindi… ma se posso partorire naturalmente… beh questo è quello che voglio.”
“Ne sei sicuro?”
“Mi hanno dato così tante e diverse medicine mentre ero in ospedale dopo la caduta e non voglio prenderne altre prima di partorire.
È stato già esposto a così tanti medicinali ancora prima di nascere”
“Ma molte persone …”
“Quelle persone non sono me, Kurt!” disse Blaine, fermandosi sul marciapiede per guardare suo marito, “non voglio antidolorifici. Voglio fare la cose in modo naturale e se non funziona allora parleremo di medicine… ma non fino ad allora “.
“Okay”
“Io… solo… non intendevo prendermela con te.
Solo… sono stanco, così tanto, e non voglio essere stanco e sotto farmaci mentre partorisco, sai?
Voglio solo essere sveglio e presente durante il tutto e come posso farlo se sono sfinito dal cocktail di farmaci che avrei in corpo?”
“No, no… hai ragione… lo capisco” concordò Kurt, prendendogli la mano, “nessun antidolorifico. Se questo è quello che vuoi, allora sarà quello che avrai.
Sei tu che partorirà…
Si fa come dici.”
“Sono contento che la pensi così”
“Io sono contento che tu sappia quello che vuoi per quando andrai in travaglio… potrei essere completamente inutile in quel momento”
Blaine lo schernì giocosamente, allontanandosi da lui per colpirlo , dolcemente, sul petto.
“Spero di no… ho bisogno che tu ti assicuri che io non dia di matto per il dolore o altro”
“Farò del mio meglio, ma potrei anche voler vomitare o altro se tu dovessi dare di matto”
“Forse dovremmo darle a te le medicine allora…” scherzò Blaine, intrecciando le dita con quelle di Kurt mentre si dirigevano verso la metropolitana.
Kurt rise e scosse la testa, chinandosi per baciare la nuca di Blaine.
“Si… avrò bisogno di tutte le medicine che vorranno darti… quando partorirai, sarò io quello strafatto”
“Si certo… vedremo”
Entrambi gli uomini ridacchiarono per la loro stupidità e si avviarono nella stazione della metro, stringendosi l’uno all’altro mentre aspettavano, tra la folla, l’arrivo del treno.
Kurt guardava suo marito accanto a lui, ( Blaine indossava una maglietta a tinta unita , troppo aderente, e dei pantaloncini ) e sorrise.
Blaine aveva una mano sul fondoschiena a supporto mentre l’altra era avvolta al braccio di Kurt ed il suo pancione teso e gonfio, era incantevole ed in bella mostra.
Tra una settimana, tutto sarebbe finito e Blaine sarebbe tornato il vecchio se ed avrebbe avuto un bambino e le loro vite sarebbero cambiate per sempre.
Mentre guardava Blaine spostare la mano dalla schiena al suo pancione per accarezzarlo dolcemente, Kurt realizzò quando gli sarebbe mancato vedere Blaine incinto.
Gli sarebbe mancato non potersi più accoccolare a Blaine e tenerlo stretto a se mentre il loro bambino ancora non nato , scalciava al tocco.
Gli sarebbe mancato non poter più massaggiare col il burro di cacao la pelle tesa ed irritata del pancione di suo marito e , più di tutto, gli sarebbe mancata la loro intimità e quanto fossero cambiate le cose tra loro.
Aveva la sensazione che il loro legame fosse diventato ancora più forte e loro più vicini ora che avevano attraversato l’inferno e ne erano usciti.
Quando avevano iniziato questo viaggio, Kurt era stato così immaturo e spaventato, ma ora era pronto.
Blaine era stato agitato e con il cuore spezzato, ed ora era pronto per tutto.
Erano cambiati e cresciuti tutti e due e sembrava che il bambino li avesse riavvicinati, se tutto questo aveva un senso.
Fissare Blaine ora, e vedere tutti i cambiamenti che aveva fatto per poter far nascere il loro bambino ( anche se il bambini non era ancora nato) fece battere forte il cuore di Kurt.
Osservava i cambiamenti nel corpo di Blaine, i suoi ridicolosamente ( ora) lunghi e ricci capelli ( che senza gel si arricciavano sulla fronte e sulle orecchie come se fosse un aureola ed era così bello da restare senza fiato) e a quanto fosse meraviglioso Blaine incinto.
“Ti amo” gli sussurrò , fissando Blaine che gli sorrise stanco e gli ripeteva quelle parole che Kurt amava tanto sentire.
“TI amo anche io”
Cinque giorni prima della scadenza, Blaine si sentì come se fosse stato risucchiato in un vortice e risputato in un mondo sporco, disordinato e sudicio.
Niente , in casa, sembrava abbastanza pulito per l’arrivo del bambino , così passarono tutta la mattina, tutto il pomeriggio e tutta la sera a pulire da cima a fondo , l’intero appartamento.
Spolverò, passò l’aspirapolvere, strofinò, e, quando non riusciva a fare qualcosa, c’erano Kurt e Cooper ad aiutarlo.
Passarono la giornata a pulire l’appartamento per preparare tutto per l’arrivo del bambino e per quando iniziò il telegiornale in tv, i tre uomini erano completamente sfiniti a causa del duro lavoro.
Kurt e Cooper erano stesi sul divano , mezzi addormentati, dedicando poca attenzione al giornalista che continuava a parlare del prezzo della benzina.
Nel frattempo, Blaine era seduto sulla poltrona con le braccia poggiate sul ventre; le dita accarezzavano piano il pancione mentre Blaine lo fissava.
“Grazie per aver lavato i tappeti prima, Cooper”
“È stato un piacere, schizzo. Spero siano abbastanza puliti per i tuoi standard”
“Sono immacolati… ho apprezzato il tuo grande impegno e …e grazie per aver pulito il bagno e la vaschetta di Jennycat, Kurt.
Avrei potuto farlo io ma non mi è permesso fare queste cose, quindi….”
“ Non te lo avrei comunque lasciato fare” disse a bassa voce Kurt, sbattendo lentamente le palpebre mentre lui e Blaine si fissavano l’un l’altro.
Blaine sbadigliò, stropicciandosi gli occhi un attimo, prima di tirarsi su, con attenzione, dalla poltrona e stiracchiarsi; si voltò poi verso Kurt con un dolce sorriso sul volto.
“Vado a letto. Vuoi unirti a me?”
“Ugh… se vuoi due state per far sesso, vi prego… fatelo in silenzio.
Non voglio sentire tutto , stasera… ho bisogno di dormire.”
Blaine lo guardò arrabbiato.
“Non faremo sesso… sono troppo stanco per questo… volevo solo vedere se Kurt voleva venire a letto nella nostra camera da letto prima di addormentarsi sul divano con te.
Smettila di dire cavolate”
Kurt ruotò gli occhi a causa del battibecco tra i due fratelli e poi si tirò su, chinandosi per baciare Blaine prima di lasciare lui e Cooper , in salotto, che continuarono a litigare.
Qualche minuto dopo, Blaine entrò in camera da letto e chiuse la porta, dirigendosi nel bagno privato per lavarsi i denti.
Si chinò verso Kurt, impegnato con la sua routine idratante serale e gli diede un bacio al sapore di menta fresca prima di tornare in camera da letto; salì sul letto e rotolò verso la sua parte di letto in attesa di Kurt per potersi accoccolare a lui.
“Vuoi sistemarti a cucchiaio?” chiese Kurt mettendo un po’ di crema sotto gli occhi.
“Si… se non ti dispiace.
Mi fa male la schiena e forse se ti pressi contro di me, il tuo calore potrebbe farmi sentire meglio.”
“Posso farti un massaggio” disse Kurt, ma Blaine scosse la testa e disse:
“No… è solo uno stupido mal di schiena, passerà.
Penso sia colpa di tutto il lavoro pesante fatto oggi.
Passerò da solo coma al solito.”
“Ok… se ne sei sicuro” disse Kurt si infilò sotto le coperte e tirò Blaine più vicino.
Sistemò le coperte su di loro, grato che quella notte fosse più fresca di quanto non fosse stato nei giorni precedenti e chiuse gli occhi, poggiando il naso contro la nuca di Blaine.
Suo marito sospirò felice e Kurt sorrise, baciando la delicata pelle sotto l’orecchio di Blaine prima di chiudere di nuovo gli occhi e crollare in un sonno profondo.
Quattro giorni prima della data di scadenza, o , approssimativamente alcune ore dopo essersi addormentato, dopo aver passato la giornata a pulire casa il giorno prima, Blaine si svegliò all’improvviso.
L’intero appartamento era mortalmente silenzioso a parte il leggero ronzio del climatizzatore e Blaine sbatté le palpebre per abituarsi al buio pesto della loro camera da letto.
Kurt era accora accoccolato dietro di lui, un braccio avvolto protettivamente alla sua vita, il respiro lento e leggero contro il suo orecchio mentre dormiva.
Ai piedi del letto c’era Jennycat, acciambellata ai piedi di Blaine, e quando lo sentì muoversi, si stiracchiò ed iniziò a fare le fusa avvicinandosi al suo padrone ormai sveglio.
“Che ore sono?” chiese Blaine a nessuno in particolare, la voce ancora assonnata.
Sbatté le palpebre ancora un po’, cercando di far abituare i suoi occhi all’oscurità e poi si allungò sul comodino per prendere il cellulare, accigliandosi quando vide che erano solo le 4 del mattino.
“Mi sono svegliato troppo presto” borbottò , rotolando sulla schiena e poggiando la mani a coppa sul suo pancione.
Non appena toccò la parte superiore del pancione, fu travolto da un’improvvisa sensazione di rigidità accompagnata da un’ondata di dolore.
Oh Dio.
Chiuse gli occhi e piagnucolò, in attesa che il dolore si placasse, prima di provare a muoversi di nuovo.
Una volta che il dolore fu passato, fece dei respiri profondi e spostò Jennycat così da potersi sedere.
Non appena si mise seduto, una sensazione pungente e di bruciore sembrò laceragli la metà inferiore, così ansimò forte, piegandosi in avanti per cercare di lenire il dolore al sedere.
Oh mio dio, Oh dio, Oh dio, Oh dio.
Lamentandosi , si trascinò fino al bordo del letto e poi spostò le gambe di lato prima di collassare sul pavimento in posizione ricurva sulle sue ginocchia, una mano poggiata sul pancione mentre con l’altra stringeva pietosamente la moquette.
Non era sicuro di quanto tempo fosse rimasto in quella posizione prima che un’altra ondata di dolore lo travolse seguito immediatamente da un dolore acuto nelle parti basse.
Incautamente, singhiozzò e boccheggiò quando il dolore cominciò ad affievolirsi.
“Kurt?” piagnucolò, sporgendosi leggermente per vedere se riuscisse a sentire suo marito muoversi sul letto.
Non sentì nulla, quindi provò di nuovo, piagnucolando il nome di Kurt ancora ed ancora fin quando non sentì il letto cigolare.
“T…tesoro? Blaine… dove sei?”
“Kurt...” disse con tono strozzato Blaine ed immediatamente la lampada sul comodino si accese e Kurt rotolò dall’altra parte del letto, gli occhi blu assonnati spalancati per lo shock.
"Oh dio, Blaine!"
L’uomo più giovane si afferrò lo stomaco ed abbassò la testa, vergognandosi per l’espressione di dolore sul viso, ma era insopportabile e riuscì a malapena dal trattenersi dal trasformarsi in un disastro piangente.
Riuscì a sentire Kurt alzarsi dal letto e crollare sul pavimento accanto a lui, ma non si mosse, ma aspettò di sentire le mani di Kurt su di lui, prima di gemere forte.
“Fa male…”
“Tesoro… sei in travaglio?”
“Io… non… non lo so… credo… credo di si… fa così male!”
“Okay amore, resta qui.
Vado a svegliare Cooper e a chiamare la dottoressa Banes… torno subito , okay?”
“Okay”
Blaine sentì la porta sbattere contro il muro quando Kurt la spalancò e dal pavimento riuscì a sentire i passi di Kurt su per il corridoio mentre correva verso la stanza di Cooper.
Un’altra fitta di dolore attraversò il suo pancione così urlò, arcuando la schiena quando sentì’ dolore anche li; dopo qualche secondo un paio di mani forti si poggiarono sulla sua schiena, cominciando ad accarezzare la sua testa.
Blaine alzò lo sguardo e vide Cooper e Kurt che lo fissavano, entrambi con occhi spalancati per la paura.
“Sto chiamando la dottoressa Banes, tesoro… solo… respira, okay?”
“Non appena Kurt finirà di parlare con loro ti porteremo in ospedale, okay piccolo? Stai andando alla grande… continua a respirare.”
Blaine ricacciò indietro le lacrime ed abbassò di nuovo la testa, sibilando per il dolore che gli attraversò il corpo dolorante.
Cooper stava massaggiando la sua schiena, Kurt farneticava al telefono e Blaine riusciva a sentire il suo cuore battere forte nella sua martellante testa.
Era così… era in travaglio.
Il bambino stava per nascere.
E Blaine era fottutamente spaventato.
Note
Ed eccoci al 27 capitolo ... ormai manca poco alla fine e Blaine sta per partorire...
Andrà tutto bene?
Come chiameranno il bambino?
Tutto alla prossima puntata... ops capitolo....
Buona lettura!!!
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Capitolo 28 *** capitolo 28 ***
“Piccolo mio, tra pochi giorni sarai qui e cambierai le nostre vite per sempre.
Io ed il tuo papà siamo davvero eccitati per il tuo arrivo, sai?
I giorni passano e stai crescendo e sei quasi pronto per venire al mondo; ed è davvero sorprendente per me che all’inizio eri solo un piccolo puntino nella pancia del tuo papà e ora sei grande, forte e così bello!
Hai il naso di tua nonna… il naso di mia madre che è anche il mio… e sono sicuro al 1000% che avrai le labbra ed i capelli ricci del tuo papà, così non vedo l’ora di vederti solo per vedere a chi assomigli fisicamente e caratterialmente.
Sei già piuttosto folle; scalci sempre e ti muovi in continuazione; ed anche se so che è molto difficile per il tuo papà portarti in grembo, amo guardarti mentre lo fai.
E sono ancora sbalordito che in una settimana ti starai dimenando tra le mie braccia; ma sono così emozionato di poterti finalmente incontrare ed abbracciare e spero che mi amerai così come ti amo io, piccolo mio.
Stai per entrare a far parte di una famiglia che ti ama così tanto e potrai incontrare tutti una volta che sarai nato, quindi spero tu sia pronto.
Ti amo tantissimo, mio piccolo angelo.
Con amore
Il tuo papi
“Per il mio bambino
Quando ho scoperto di essere incinto, ero emozionatissimo come non lo ero mai stato in tutta la mia vita.
Sei il mio mondo e non sei ancora nato; ma fin da quando ho scoperto di te, ho capito che eri quello che mancava alla mia vita.
Quando ho ascoltato il battito del tuo cuore per la prima volta, ti ho amato così tanto.
La prima volta che hai scalciato… avrei voluto che quella sensazione non finisse mai.
E sono sicuro che non appena ti vedrò e ti avrò tra le mia braccia, ti amerò ancora più di quanto io faccia ora.
Sei tutto per me, tesoro mio.
Hai fatto così tanto per me anche se sei ancora nel mio pancione e non riesco ad esprimere quanto io sia grato di essere stato così fortunato da averti.
Non vedo l’ora di incontrarti e poter vedere il tuo piccolo volto, le tue manine, i tuoi minuscoli piedi… in generale non vedo l’ora di vedere te.
Non vedo l’ora di baciarti e stringerti ed amarti e so che anche l’altro tuo papà e gli altri della famiglia non vedono l’ora.
Li amerai, piccolino.
Hai due fantastici nonni che ti riempiranno di regali, di abbracci e di baci per il resto della tua vita.
Hai una zia straordinariamente talentuosa ed uno zio adorabile ed estremamente alto, oltre ad uno zio che potrebbe affibbiarti nomignoli buffi ma dovresti rispondergli a tono e vedrai che non protesterà.
Ed avrai anche una migliore amica… il suo nome è Jenny e già ti ama.
Sono sicuro che riconoscerai le sue fusa non appena verrai al mondo.
Oh, e c’è anche il tuo papi, che amo tantissimo ed anche lui ti ama.
Entrambi ti amiamo tanto e non vediamo l’ora di vederti, quindi arriva presto ( ed in sicurezza) , okay tesoro?
Ti amiamo tanto e voglio che tu sappia che ti amerò tutti i giorni della ma vita.
Papà ti ama , piccolo.
Kurt non si aspettava che il travaglio fosse qualcosa simile a quello che stava vivendo Blaine.
Non era stupido, sapeva che sarebbe stato doloroso, ma Blaine aveva dolori lancinanti, soprattutto a causa della formazione di questo strano e nuovo ( e ringraziando iddio, temporaneo) canale del parto.
Il viaggio in taxi fino all’ospedale era stato orribile; Blaine non riusciva a stare seduto fermo a causa dei terribili crampi nelle parti basse ed aveva passato l’intero viaggio appoggiate alle spalle del marito mentre gli stringeva forte le mani e la maglietta.
A metà del tragitto, Cooper gli prese la mano per cercare di alleviare la schiacciante pressione sulla mano di Kurt; ma invece di lasciare andare la mano di Kurt, come si aspettavano, Blaine si staccò solo dalla maglietta di Kurt e strinse forte anche la mano di Cooper, così che entrambi gli uomini si ritrovarono con le dita pulsanti fin quando finalmente non le lasciò andare una volta sceso dal taxi e portato all’interno dell’ospedale su una sedia a rotelle.
Questo accadeva ore fa; ora Blaine era seduto in una grande vasca per il parto piena di acqua calda.
Stava partorendo in modo naturale, ma più andava avanti nel travaglio, più diventava doloroso e Kurt odiava vedere suo marito affrontare tutta questa sofferenza.
La dottoressa Banes andò avanti ed indietro per tutta la notte per vederli e quando arrivò il mattino tornò di nuovo per vedere i progressi di Blaine.
Sembrò tutto okay, ma per l’uomo incinto c’era ancora tanta strada da fare prima che potesse cominciare a spingere; così rimasero nella vasca penando anche un po’.
Kurt era seduto dietro Blaine, le braccia avvolte dolcemente attorno a suo marito, mentre Blaine si lamentava contro la sua pelle umida, piagnucolando, a bassa voce, ogni qual volta una contrazione particolarmente forte attraversava il suo corpo.
Sembrava che Blaine stesse arrostendo ed i suoi capelli erano fradici di sudore e a causa dell’acqua nella vasca.
Era sudatissimo, appiccicaticcio e caldo al tatto e Kurt non voleva spostarsi anche se sembravano quasi incollati l’un l’altro a causa di tutto quel sudore.
Dopo una contrazione davvero dolorosa, Blaine si accasciò contro Kurt e, respirando a fatica, poggiò la testa sul petto di suo marito mentre ascoltava il suo cuore battere forte.
“Ti amo” disse Blaine, sbattendo gli occhi mentre Kurt lasciava un bacio sulla sua testa.
“Ti amo anche io, tesoro. Così tanto!
Sei così forte e coraggioso e bellissimo e ti amo tanto!”
Kurt si strinse un po’ più forte Blaine per avvicinarlo a se, strofinando il naso contro il suo orecchio.
“Non manca molto alla nascita di nostro figlio.
Riesci a crederci?”
“Probabilmente no, se non fosse per il fatto che sta cercando di farmi a pezzi per nascere” scherzò debolmente Blaine mentre si allontanava da Kurt per sistemarsi in una posizione diversa.
Quando la sua schiena si pressò contro il petto di Kurt , Blaine scivolò un po’ più giù nell’acqua bassa e sospirò.
“Non so quanto posso ancora sopportare tutto questo. F
Fa così male”
“Oh tesoro…”
“Voglio che sia al sicuro e voglio farlo in modo naturale, ma fa davvero così tanto male… solo… fa male”
“Stai andando così bene, tesoro; ma se vuoi prendere qualche antidolorifico , ti capirei completamente.
Nessuno ti giudicherà… sei tu quello che sta per partorire, amore, non noi”
“Solo… non voglio che gli antidolorifici creino qualche casino”
“Un sacco di persone che partoriscono usano antidolorifici.
Non sarai il primo e di sicuro nemmeno l’ultimo.
Fai solo quello che senti di voler fare, Blaine.
Fai quello che ti renderà le cose più facili”
Blaine annuì per un momento prima di lamentarsi di nuovo, irrigidendosi tra le braccia di Kurt.
Kurt riuscì a sentire quanto teso fosse Blaine , soprattutto attorno allo stomaco e alle parti basse e si accigliò quando Blaine trattenne il fiato a causa del dolore.
“Oh tesoro, respira… dentro e fuori… proprio come abbiamo imparato”
Blaine fece un profondo respiro e poi sibillò, mentre gettava la testa all’indietro e poi piagnucolò contro la mascella di Kurt.
Questa contrazione durò un po’ di più e poi finì, dando a Blaine un momento per respirare normalmente
“Questa è stata orribile” disse, tristemente, mentre dopo averla tirata fuori dall’acqua, si massaggiò con una mano il pancione, in piccoli cerchi.
“Vuoi che ti vada a cercare qualcuno per farti fare un epidurale o altro?”
“No, no… voglio solo fare questo e poi togliermi il pensiero.
Non voglio che l’epidurale rallenti tutto”
“Okay … okay… possiamo farcela”
Kurt poggiò la mano su quella di Blaine ed appoggiò la guancia contro i capelli di suo marito.
“Vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere o dei cubetti di ghiaccio?
Sei davvero bollente”
“Pensi che Cooper andrebbe a prendermi un po’ di ghiaccio?”
Kurt gridò e l’uomo dai capelli neri si affacciò sorridendo e vide che sia Blaine che Kurt lo stavano fissando.
“Cosa posso fare per voi?” chiese Cooper , entrando nella stanza per inginocchiarsi accanto alla vasca.
Accarezzò i capelli di Blaine per un secondo.
“Vuoi qualcosa di fresco da bere?”
“Del ghiaccio… ho bisogno di ghiaccio”
“Vado “ disse Cooper uscendo e, in sua assenza, arrivò un’altra persona.
Un’infermiera, una giovane e gentile donna di nome Carly , sorrise ai due uomini e si sedette sul bordo della vasca per parlare con loro.
Era andata avanti ed indietro per la maggior parte della notte controllando Blaine, facendolo alzare per farlo camminare un po’ per un paio di volte, prima di farlo rimmergere nella vasca; ma, questa volta, mentre si sedeva , sembrò piuttosto contrariata.
“Blaine , tesoro.
Penso che dovremmo farti camminare un po’ di più e soprattutto fuori dalla stanza”
“Fuori?”
Carly annuì.
“Si… sei stato nella vasca per un bel po’ , ma sembra che il canale del parto non si stia formando in fretta quanto dovrebbe.
Visto che il travaglio è così forte, sarebbe meglio se ti facessi un giro per il reparto.
In più ti consiglio di accovacciarti durante le contrazioni… aiuterà l’apertura del canale visto che ti distenderesti di più”
Kurt l’ascoltò attentamente, guardando Blaine diventare sempre più terrorizzato di minuto in minuto; ma, non appena Carly gli ebbe spiegato che camminare avrebbe accelerato il travaglio, Blaine sembrò deciso ad uscire dalla vasca .
Così lo aiutarono ad alzarsi e ad uscire dalla vasca in pochi minuti.
Carly uscì dalla stanza mentre i due uomini indossavano qualcosa di più adatto per camminare nel reparto ( jeans e maglietta per Kurt, un camice ed una vestaglia per Blaine) poi tornarono in camera sorridendo quando videro Cooper, appoggiato alla porta, fare gli occhi dolci ad una Carly arrossita.
“Smettila di flirtare con la mia infermiera” lo avvertì Blaine, avvicinandosi al letto per poggiarsi quando iniziò una contrazione.
Kurt gli si avvicinò alle spalle e massaggiò, gentilmente, la parte bassa della schiena di suo marito.
“Stai bene?”
“Bene” borbottò Blaine, accovacciandosi mentre Kurt si sistemava accanto a lui.
Quando la contrazione finì, Blaine tirò su col naso e Kurt sentì il cuore dolergli per quel gesto.
“Tesoro?”
“Fa male… questo è tutto. Non so perché sto diventando così emotivo”
“Tesoro non succede nulla se piangi… non ti giudicheremo”
“Cavolo … io ho pianto l’altro giorno quando Jennycat mi ha graffiato le nocche.
Quella gatta è una stronza” aggiunse Cooper e Blaine ridacchiò con le lacrime agli occhi.
“Jennycat è un tesoro.
Non le piacciono i pomposi matusa”
Cooper lo schernì per l’offesa ed entrò nella stanza, abbassandosi accanto a suo fratello e a suo cognato, in mano una tazza piena di ghiaccio.
“Ecco il tuo ghiaccio, a proposito.
Scusa se ci ho messo un po’… la tua infermiera è una strafiga”
Qualcuno si schiarì la gola dalla porta ed i tre uomini alzarono lo sguardo per trovare Carly , rosse come il suo camice, e Cooper rise.
Blaine e Kurt, invece, ruotarono gli occhi poi Kurt prese la tazza col ghiaccio e mise qualche cubetto in bocca a Blaine.
“Vado a cercare la dottoressa Banes così possiamo controllarti un attimo e poi voi due potete andare a camminare un po’ per i corridoi per accelerare il travaglio, okay?”
La donna uscì dalla stanza e Cooper sospirò, appoggiandosi contro il letto mentre la guardava andar via.
“Pensi che si offenderebbe se le dessi il mio numero?”
“Mi offenderei io se le dessi il tuo numero” borbottò Blaine, tirandosi su per salire sul letto.
Kurt lo aiutò a sistemarsi e poi aspettarono che l’ostetrica e l’infermiera tornassero.
“Inoltre, sono quasi sicuro che sia spaventata da te”
“Penso di piacerle”
“Tu pensi di piacere a tutti”
“Chip mi amerà!”
“Il suo nome non sarà Chip, fattene una ragione!”
I due fratelli continuarono a battibeccare mentre Kurt se ne stava in disparte; ma quando smisero di litigare a causa di un’altra contrazione, Cooper, alla fine, si zittì e prese la mano di suo fratello, guardando attentamente il volto del fratello stravolto dal dolore.
“Mi dispiace che stai soffrendo così tanto , schizzo!”
“Anche a me… ma ne vale la pena”
“Certo che vale … Chip sarà qui e tutto sarà fantastico… non vedo l’ora”
“Anche io” sibillò Blaine .
Si raggomitolò su se stesso per un momento e poi espirò lentamente quando il dolore cessò.
“Dio… spero che Carly abbia ragione sul dover camminare… prima finisce tutto, meglio è”
“Aww… non ti mancherà essere incinto?” chiese una voce dietro di loto; tutti alzarono lo sguardo e videro la dottoressa Banes sorridere.
Blaine fece uno strano suono e la dottoressa annuì, avvicinandosi al letto.
Controllò uno dei macchinari per poi mormorare a bassa voce mentre controllava alcuni fogli; poi si avvicinò ai piedi del letto, accarezzando con attenzione le caviglie di Blaine, guardando tutti.
“Faremo una veloce ecografia per vedere dove il bambino si sta spostando e poi controllerò quanto ti sei dilatato. Vuoi che qualcuno vada via o….”
Prima che potesse finire la frase, Cooper gettò le braccia in aria e si alzò velocemente dal letto.
“Non penso di voler vedere come sia fatto il canale temporaneo del parto, quindi passo.
Buona fortuna, fratellino.
Vado ad aspettare in sala d’attesa e chiamo Burt e Carole; se vi serve qualcosa , Kurt vieni a chiamarmi”
Tutti lo salutarono , poi la dottoressa Banes fece sistemare Blaine per poterlo controllare.
L’ecografia mostrò dove si fosse spostato il bambino, ma il canale ( che era la parte più dolorosa di questi controlli) non sembrava si stesse formando velocemente come speravano.
Quando la dottoressa Banes stimolò la zona, Blaine si irrigidì immediatamente e strillò, voltando la testa e poggiandola contro la camicia di Kurt per soffocare i suoi lamenti.
Kurt lo strinse forte, mordendosi il labbro inferiore quando Blaine mormorò un fiume di scuse mentre la dottoressa lo controllava.
“Tutto fatto , Blaine.
Mi dispiace… so che è doloroso, ma deve essere fatto”
Si tolse i guanti e guardò l’infermiera Carly.
“Procedi e rimettigli il monitor e poi può camminare per il reparto per un po’ per vedere se lo aiuta a dilatarsi un po’ di più.
Possiamo ricontrollarlo tra un’oretta o poco più”
Carly annuì e la dottoressa uscì dalla stanza, lasciando che l’infermiera rimettesse il monitor per il battito cardiaco del bambino attorno al pancione.
Una volta finito, Carly disse alla coppia di camminare per i corridoi per aiutare il travaglio e poi se ne andò.
Kurt fece del suo meglio per aiutare Blaine a scendere dal letto, ma l’uomo più giovane era ancora dolorante per l’esame interno, così esitò prima di sedersi per i pochi secondi che gli servivano per rotolare giù dal letto.
“Fa così male”
“Lo so, tesoro. Mi dispiace”
Blaine sospirò e si tirò su dal letto e si poggiò contro Kurt, fermandosi per un attimo per riprendere fiato prima di raddrizzarsi.
“Sono davvero felice che tu sia qui.
Non ce l’avrei mai fatta senza di te”
“Non vorrei essere da nessuna altra parte” sussurrò Kurt mentre baciava dolcemente Blaine; poi prese la sua mano ed uscirono, lentamente, dalla stanza per dirigersi verso il corridoio dove avrebbero passato la prossima ora, camminando avanti ed indietro per velocizzare il travaglio , fermandosi solo quando c’era una contrazione.
“Sono felice che tu e Carole siete arrivati così velocemente”
“Beh, non è stato difficile.
Di solito il primo figlio ci mette davvero tanto per nascere ed il nostro volo non è stato lungo, quindi siamo arrivati in tempo”.
Kurt sollevò la testa per guardare suo marito, accoccolato tra le braccia di Carole ,mentre la donna più grande gli accarezzava su e giù la schiena .
Erano quasi le 4 del pomeriggio ed erano stati in ospedale da sempre e nulla era cambiato.
Blaine era a malapena dilatato ma il dolore era peggiorato sempre più, così che nell’ultima ora o giù di li Blaine era diventato un disastro balbettante.
Era davvero bollente, troppo stanco, stava semplicemente troppo male, in generale e Kurt lo odiava.
Burt e Carole erano appena arrivati e Carole entrò , immediatamente, nel ruolo di mamma ( così come in quello di infermiera) e sostituì Kurt , permettendogli di andare in bagno e di raggiungere suo padre per un momento.
Ora, però, Kurt guardava semplicemente la sua matrigna mentre consolava suo marito sconvolto mentre un’altra contrazione lo travolgeva e Kurt sentì il cuore dolergli per questo.
“Odio che stia provando così tanto dolore”
“È dura da guardare.
Ricordo quando tua madre stava per avere te.
Anche lei voleva che fosse un parto naturale, ma il dolore era così forte per lei da sopportare così le diedero qualcosa per aiutarla.
Ed io ne sono stato felice perché non stava più soffrendo come prima, ma so che non fu molto contenta di se stessa.
Per un po’ l’aveva superata soprattutto visto che aveva realizzato che prendere gli antidolorifici non le fece così male e tu nascesti in salute, ma era comunque arrabbiata “
“Questo è quello che ha detto Blaine.
Non vuole l’epidurale ma penso che potrebbe facilitargli le cose.
Cioè… è il suo corpo ed è lui quello che sta affrontando tutto questo ma…. Sta soffrendo così tanto…”
A riprova di quanto appena detto, un doloroso singhiozzo si sentì per la stanza e Kurt quasi corse da Blaine , bloccandosi quando Carole scosse la testa per poi sentire suo marito borbottare delle scuse per aver urlato.
Con comprensione, Carole massaggiò la schiena di suo genero mentre zittiva , a voce bassa, le sue scuse.
“Tesoro, no… va tutto bene.
Puoi piangere ed urlare se vuoi.
Non nascondere i tuoi sentimenti”
Blaine borbottò e ruotò leggermente i fianchi per calmare il dolore e Kurt si voltò di nuovo verso Burt con gli occhi pieni di lacrime.
“Visto?” disse Kurt con un nodo in gola, asciugandosi gli occhi.
Burt gli diede una pacca sulle spalle e scosse la testa .
“Blaine starà bene… ha un bel numero di dottori ed infermieri che lo stanno aiutando ed ha un ottimo sistema di sostegno ora.
Starà bene”
“Lo so… solo…”
“Sei preoccupato.
Blaine è l’amore della tua vita, sta soffrendo ed è dura… ma alla fine si risolverò tutto.
Stai per diventare padre, figliolo , e… e …”
Burt tirò su col naso e Kurt si morse il labbro.
“Non iniziare a piangere davanti a me, papà”
“Non sto piangendo… mi è entrato qualcosa in nell’occhio” borbottò Burt, sorridendo quando Kurt gli si avvicinò e lo avvolse tra le braccia.
“Ti voglio bene, figliolo”
“Ti voglio bene anche io papà”
“Sono davvero fiero di te, lo sai? Molto fiero.
E sono molto fiero anche di te, Blaine” disse ad alta voce all’uomo in travaglio dall’altra parte della stanza, ma Blaine non lo sentì perché troppo impegnato ad ansimare affannosamente contro il collo di Carole a causa di un’altra contrazione.
Una volta che i due Hummel sciolsero l’abbraccio, Kurt si tirò indietro e si asciugò le lacrime prima di tornare accanto a Blaine e a Carole.
Abbassandosi, si inginocchiò accanto a suo marito e poggiò una mano ferma sul suo fondoschiena.
“Vuoi rimetterti a letto, tesoro?” . " chiese, sporgendosi per baciare il collo sudato di Blaine.
Blaine scosse la testa e poi si tirò su, (era ancora accovacciato) , per poggiarsi di peso contro Kurt e Carole mentre si alzava.
“Le mie gambe sembrano di gelatina”
“Hai bisogno di altri cubetti di ghiaccio, tesoro?” chiese Carole, guardando la tazza vuota poggiata sul comodino.
Blaine annuì e Carole fece un cenno a Burt che capì subito quello che stava indicando.
L’uomo più grande prese la tazza e lasciò la stanza alla ricerca di altro ghiaccio e, mentre era via, Carole e Kurt aiutarono Blaine a tornare a letto.
“Vuoi che vada a chiamare la tua dottoressa? Posso andare a cercare qualcuno “
Blaine scosse la testa e rotolò immediatamente su un fianco, poggiando il braccio sul pancione mentre strizzava gli occhi.
“Mi sento come se dovessi vomitare”
Kurt allungò una mano e prese la bacinella rose dal mobiletto accanto al letto.
Lo tenne vicino al volto di Blaine quando l’uomo più giovane cominciò a vomitare abbondantemente.
Carole gli accarezzava la schiena e Kurt si mordicchiò il labbro mentre Blaine vomitava tutto il contenuto del suo stomaco ( che non era altro che l’acqua che aveva bevuto prima ed un po’ di bile) .
Per alcuni strazianti secondi, il povero ragazzo vomitò anche l’anima ed alla fine , dopo aver sputato l’ultima goccia di bile, rotolò sulla schiena con un lamento.
“Mi dispiace”
“Oh no tesoro, no. Va tutto bene” cercò di tranquillizzarlo Kurt, spostando piano la bacinella dal letto per evitare che qualche goccia cadesse su Blaine.
La portò nel bagno interno alla stanza e la sistemò nel lavandino prima di tornare di corsa da Blaine; e mentre guardava attentamente suo marito, si accorse che Blaine stava tremando.
Gli battevano perfino i denti .
“Oh tesoro”
“Vado a cercare l’infermiera. Torno subito” disse Carole, uscendo dalla stanza, oltrepassando un confuso Burt che stava rientrando in camera.
Una volta dentro, Burt arricciò il naso a causa del forte odore di vomito nell’aria.
“Stai bene, Blaine?”
“Sto bene” sussurrò Blaine, battendo ancora i denti.
Scuotendo la testa comprensivamente, Burt si avvicinò al letto ed allungò la tazza col ghiaccio a Kurt , usando la mano libera per accarezzare la spalla tremante di Blaine.
“Sembra che ti stia avvicinando al momento delle spinte, figliolo.
Me la ricorda questa parte.
La mamma di Kurt ha fatto la stessa cosa”
“Vuoi dire che questo potrebbe essere il segnale che è quasi finita?” chiese Kurt , guardando suo marito e suo padre, in stato di shock, col cuore che batteva forte al pensiero che il bambino potesse nascere prima di quanto si aspettasse.
Non è che non era pronto o altro, ma l’idea che il bambino potesse nascere proprio in questo momento, lo stava facendo sclerare.
Sbattendo rapidamente le palpebre, Kurt prese la tazza col ghiaccio dalle mani di suo padre e la poggiò sul tavolo, poi strinse le mani di Blaine.
“Vuoi una coperta o altro, Blaine?”
“Non ho freddo… sono solo spaventato” disse Blaine e Kurt sorrise tristemente.
I due uomini continuarono a guardarsi negli occhi , fin quando non sentirono una voce e l’infermiera Carly, insieme ad altre due infermiere e alla dottoressa Banes non entrarono.
Carly si diresse immediatamente ai monitor per valutare i grafici e la dottoressa Banes si andò a lavare le mani ed infilò un paio di guanti nuovi
Visto che la stanza divenne piuttosto affollata, Carole e Burt salutarono ed andarono a cercare Cooper all’ingresso.
Kurt li guardò andar via e la paura per l’imminente paternità si insinuò rapidamente in lui, ma la scacciò via quando Blaine boccheggiò , portandosi una mano al petto.
“Tesoro?”
“OH!! Questa era proprio forte” commentò una delle infermiere mentre osservava il macchinario che registrava la quantità di dolore causato dalle contrazioni.
La dottoressa Banes annuì ed aspettò che terminasse prima di chiedere a Blaine di aprire le gambe per controllare la formazione del canale.
Non appena avvicinò le mani alla zona, Blaine inspirò bruscamente e si allontanò rapidamente , balbettando delle scuse per quello che era successo.
Sembrò, tuttavia, che alla dottoressa non importò dicendo che capitava molto spesso e che , quindi, non era una novità per lei; poi tornò al lavoro, ispezionando, con cautela, per assicurarsi che tutto fosse pronto per il parto.
Mentre la dottoressa lo controllava, sembrò che Blaine fosse scivolato in un mondo tutto suo, ma il disagio per tutto questo si poteva leggere su tutto il viso viste le lacrime e le smorfie.
Kurt fece del suo meglio per calmare suo marito, asciugando dolcemente le lacrime che scorrevano sulle guance di Blaine , ma visto che il controllo stava durando un bel po’, il dolore di Blaine aumentava.
“È abbastanza dilatato?” chiese Kurt, odiando il fatto di sembrare troppo impaziente, ma anche davvero preoccupato a causa di tutto il dolore che stava provando suo marito.
La Banes scosse la testa con espressione seria e si allontanò dalle gambe aperte di Blaine , le labbra serrate.
“Non si sta dilatando quanto dovrebbe .
Il bambino si sta preparando ad uscire, ma il canale non si sta formando correttamente.
Ti daremo una supposta emolliente, Blaine, per accelerare le cose sperando che tra un’oretta possiamo cominciare a spingere … se… “
“Dottoressa Banes?” disse Carly fermando l’altra donna dal continuare il suo discorso.
Kurt guardò le infermiere ed il suo cuore perse un battito quando vide l’espressione seria sul viso di Carly.
Oh no
La Banes si alzò e si avvicinò al macchinario, dove si trovava Carly, e lesse velocemente il grafico che le stava allungando l’infermiera.
“Oh… oh.. okay” serrò di nuovo le labbra e Kurt deglutì il nido che si era rapidamente formato nella sua gola.
“Che succede?”
La Banes guardò i due uomini preoccupati e sorrise rassicurante ( nessuno dei due pensò fosse un sorriso sincero, ma non dissero nulla) .
“Il battito del cuore del bambino è un po’ basso per i nostri gusti.
Di solito se il battito cala può essere colpa delle contrazioni, ma potrebbe essere anche colpa del cordone ombelicale avvolto attorno al collo de bambino.
Ora… il battito non è pericolosamente basso, quindi proveremo a vedere se riusciamo a portarlo ad un livello più sicuro prima di fare qualcos altro, ma …”
“Come faremo?” chiese Kurt, stringendo lentamente la mano di Blaine , mentre guardava attentamente la dottoressa.
“Beh… per prima cosa faremo voltare Blaine… stare steso sul fianco sinistro aumenta il flusso sanguigno verso il bambino, liberandolo dalla pressione; quindi proveremo prima così, dandoti anche un po’ di ossigeno in più, Blaine… e poi vedremo da qui…”
Kurt annuì e voltò lo sguardo su Blaine per trovare suo marito completamente incredulo.
L’uomo sembrava incredibilmente preoccupato per la notizia appena ricevuta e Kurt aggrottò le sopracciglia , sfiorando la morbida guancia di Blaine.
“Hey tesoro, andrò tutto bene”
“Non… non so come sia potuto accadere… ho fatto tutto bene”
“So che lo hai fatto, ma a volte queste cose succedono.
Andrà tutto bene.
Faremo quello che hanno bisogno che facciamo ed andrà bene”
Ci fu un gran trambusto mentre le infermiere aiutavano Blaine a voltarsi sul fianco sinistro e a stendersi; una volta che si fu sistemato , gli fecero scivolare sul viso una maschera per l’ossigeno.
Poi una delle infermiere si mise a controllare il monitor del battito cardiaco del bambino mentre le altre si diedero da fare per la stanza e pulirono anche il disastro che Kurt aveva lasciato in bagno dopo che Blaine aveva vomitato.
Mentre lavoravano, Kurt si sedette accanto a Blaine e tenne stretta la mano di suo marito, gli occhi azzurri guardavano profondamente preoccupati gli occhi nocciola spalancati di Blaine.
“Ti amo” disse a bassa voce , accarezzando col pollice le nocche di Blaine e suo marito sbatté le palpebre, le lacrime che scorrevano dai suoi occhi , cadendo poi sul cuscino.
Alla vista delle lacrime di Blaine, anche i suoi occhi si riempirono di lacrime così si chinò per baciare la mano di suo marito.
“Andrà tutto bene… te lo prometto… starai bene”
Per alcuni minuti sembrò che tutto si fosse fermato in quella stanza.
L’infermiera Carly rimase accanto al monitor, osservando Blaine mentre aveva un’altra contrazione.
Una volta finita, Blaine si lamentò a voce bassa mentre cercava di calmarsi e respirare l’ossigeno che gli arrivava dalla mascherina sul viso.
Kurt fece del suo meglio per sembrare coraggioso per evitare che Blaine si agitasse, ma non stava funzionando come sperava; tuttavia, Blaine non era ancora crollato completamente, e questo era un bene.
Sorridendo tristemente , Kurt passò una mano tra i ricci ormai duri di Blaine e canticchiò sottovoce.
Accanto a lui, Blaine si lamentò e strinse forte la mano di Kurt, tirando poi il braccio per portarselo al petto e poggiare la mano sul cuore.
“Kurt… ho paura”
“Lo so… andrà tutto bene”
“Non puoi saperlo”
“Tesoro… dobbiamo solo lasciare che i dottori facciano tutto quello che è necessario e tutto andrà bene.
Se continui a preoccuparti, renderai le cose ancora più complicate, ma … ma se ti calmi questo ti aiuterà”
Kurt deglutì pesantemente, sentendo aumentare il senso di colpa perché il tono della sua voce più che calmare Blaine, sembrava quello di uno che stava mentendo spudoratamente; ma sapeva che non poteva far agitare Blaine in questo momento, non col battito del cuore del bambino che diminuiva così tanto.
Leccandosi le labbra secche, si avvicinò al marito agitato, poggiando la guancia contro le loro mani unite.
“Qualsiasi cosa accadrà, starete bene… tu ed il nostro piccolo.
La dottoressa Banes è una delle migliori in questo campo, me lo hai detto tu stesso ed io mi fido di lei e so che lo fai anche tu; e lei sta facendo di tutto per sistemare le cose”
“Lo so” tirò su col naso Blaine e Kurt sentì il cuore stringersi.
Non poteva farlo; star li seduto accanto a Blaine a dirgli cose in cui credeva a malapena perfino lui.
Ma prima che potesse dire qualcosa sentì l’infermiera fare uno strano verso e poi chiamare una delle colleghe per mandarla a cercare la dottoressa Banes.
“Cosa c’è che non va?” chiese Kurt , cercando di capire gli sguardi preoccupati che si stavano scambiando le infermiere.
“Cosa c’è?” arrivò la Banes e cominciò a parlare con l’infermiera a bassa voce, un tono che fece rizzare i capelli di Kurt ed immediatamente la sua mano si strinse più forte a quella di Blaine, mentre quest’ultimo cominciò ad andare nel panico.
“Blaine calmati per favore”
“Non posso… è … è colpa mia…”
“Blaine “ iniziò la Banes, entrando nella sua visuale, “il battito del bambino non sta migliorando ; è ancora molto basso e sta scendendo ancora e non vogliamo prendere altri provvedimenti.
Probabilmente sarebbe meglio per tutti noi fare un cesareo”
Alla parola cesareo, Blaine si mise immediatamente a piangere e Kurt si alzò pe prendere suo marito tra le braccia.
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“Va tutto bene, tesoro… va tutto bene”
La Banes poggiò una mano rassicurante su una spalla di Blaine, “ non lo faremmo se non fosse assolutamente necessario, Blaine, ma, in questo momento, col battito cardiaco di tuo figlio che scende con questo ritmo , è meglio se lo facciamo nascere il prima possibile.
Il tuo canale per il parto non si è formato abbastanza da poter farlo nascere naturalmente e se cercassimo di aspettare, potrebbero esserci delle brutte conseguenze”.
“Lo so” disse Blaine piangendo, facendo del suo meglio per non crollare.
Tirò su col naso e singhiozzò per un secondo, prima di annuire.
“Faremo qualsiasi cosa dobbiamo fare per farlo nascere sano e salvo, voglio solo… che sia un bambino sano”
“Okay allora… dobbiamo muoverci più in fretta possibile.
Kurt ho bisogno che tu vada con Carly che ti farà sistemare e lavare per la sala operatoria.
Maria ha già chiamato l’anestesista così che faremo subito l’epidurale a Blaine e da li andremo avanti e ci prepareremo per la nascita.
Faremo di tutto per aiutare questo bambino a nascere”
La camera si animò e Kurt si chinò per sussurrare parole di incoraggiamento all’orecchio di Blaine, prima di baciare le guance bagnate e salate di suo marito.
“Tornerò non appena posso, tesoro, okay? Tornerò ed andremo a far nascere questo piccoletto e tutto andrà semplicemente bene”
“Non voglio rimanere solo, Kurt.
Puoi far venire Cooper o Carole o qualcuno , per favore?” lo pregò Blaine, gli occhi pieni di lacrime spalancati per la paura.
“Vado a chiamarli, okay tesoro?
Arriveranno il prima possibile e poi ci rivediamo in sala operatoria e faremo nascere il bambino.
Ti amo tantissimo”
“Ti amo anche io” sussurrò Blaine, guardando, impotente, Kurt andare via.
Attorno a lui, le altre infermiere fecero diverse cose per prepararlo prima essere portato in sala operatoria, con una sedia a rotelle; così aspettò, sibilando per il dolore quando sentì una dolorosa fitta nelle parti basse.
Una contrazione lo colpì con tanta forza e Blaine si lamentò, piegandosi in avanti ed aggrappandosi al pancione quando il dolore divenne troppo forte da sopportare.
Dopo pochi secondi , un paio di mani fredde si avvolsero al suo viso e Blaine sentì un dolce profumo di rose… Carole… e poteva sentire Cooper parlargli dall’altro lato del letto.
“Stai andando alla grande, fratellino… è quasi finita”
“De… devono farmi … il cesareo”.
La sua voce era appena un sussurro e Carole sospirò, accarezzando i folti capelli di Blaine mentre pronunciava parole rassicuranti nel suo orecchio.
Cooper aggiunse quel che poteva, che non fu poi così tanto visto che era piuttosto scioccato da tutta quella situazione; poi , mentre i due cercarono di calmare Blaine, arrivò l’anestesista così tutti si affrettarono a preparare Blaine per poterlo portare in sala operatoria e poter fare subito l’epidurale.
Carole e Cooper lo abbracciarono forte, cercando entrambi di fare del loro meglio per calmarlo, ed una volta che tutto fu pronto per portarlo in sala operatoria, i due lo lasciarono andare con riluttanza e con Carole che gli urlò: “ Saremo qui quando tu e quel meraviglioso bambino tonerete, tesoro. Buona fortuna! Ti vogliamo bene!”
Poi Blaine fu portato via e loro rimasero nella stanza vuota, entrambi spaventati ed emozionatissimi per quello che sarebbe successo dopo e se Blaine ( ed il bambino) sarebbe stato bene…
Kurt fissò il camice verde/blu che stava indossando e sospirò.
Una sensazione di nausea si insinuò in lui mentre era li fermo, mentre guardava il suo corpo avvolto nel camice dell’ospedale che lo ricopriva da capo a piedi.
In una mano stringeva una cuffietta per i capelli ed una mascherina e si sentì ridicolo a star li fermo da solo con quegli strani abiti.
Fuori dalla stanza, l’infermiera Carly aspettava, pazientemente, che finisse; una volta che Kurt si fu vestito adeguatamente , uscì e guardò imbarazzato l’infermiera, che gli sorrise dolcemente.
“Sta bene Signor Anderson-Hummel. I colori le si addicono e si abbinano ai suoi occhi”
Kurt abbassò lo sguardo sul camice e sospirò
“Ho fatto tutto quello che mi ha chiesto.
Ho messo il camice, ho lavato le mani con quello strano macchinario li… ( e penso che dovrebbe essercene una in ogni luogo pubblico, così che la gente avrebbe la mani davvero pulite se usasse questo macchinario) e l’unica cosa che devo fare è indossare la cuffietta e la mascherina e poi,…”
“Bene… la indossi e mi segua.
Suo marito la sta aspettando”
Velocemente e con molta attenzione, Kurt infilò la mascherina sul viso e si mise la cuffietta e seguì l’infermiera che lo guidò nel labirinto di corridoi fino, alla fine, alla sala operatoria n.1.
Entrambi entrarono e Kurt vide subito Blaine, steso sulla schiena col pancione e la parte inferiore completamente esposte mentre indossava ancora il camice ( anche se era completamente tirato su, ammucchiato sotto le ascelle).
Le sue braccia erano divaricate e stava fissando il soffitto; era ovvio, anche da dove era lui dall’altra parte della stanza, che Blaine stesse piangendo e quella vista gli strinse il cuore.
Trattenendo le proprie emozioni , Kurt si diresse verso il centro della stanza e si lasciò cadere su uno sgabello lasciato li, sul lato sinistro di Blaine, per farlo sedere.
Con gentilezza, accarezzò la fronte di Blaine e sistemò alcuni ricci di suo marito che erano usciti dalla sua cuffietta, sorridendo anche se sapeva che suo marito non poteva vederlo a causa della mascherina.
“Ciao tesoro”
“Kurt?”
“Come ti senti?”
“Male… mi sento malissimo”
“Ti hanno già fatto l’epidurale?”
“Si e non sento niente… nulla... non sento nulla”
“Da dove?”
Blaine inclinò la testa e mosse le dita, ma i movimenti erano incostanti e leggermente ridicoli.
“Mi sento tutto intorpidito.
Le mie mani sono strane, non capisco”
Kurt si accigliò e si voltò per guardare gli infermieri che affollavano la stanza ma, invece si ritrovò a fissare uno strano lenzuolo che era stato tirato su per separare la zona dove sarebbe stato operato Blaine.
Si sentirono delle voci al di la del lenzuolo e poi la voce della dottoressa Banes riempì l’aria.
“Blaine, puoi dirmi se riesci a sentire qualcuno di questi tocchi?”
Punzecchiò alcuni punti del suo pancione, alcuni colpi leggeri ed altri più decisi e forti; ma ad ogni tocco, Blaine sbatteva le palpebre, stancamente, verso il muro.
“Non sento nulla”
“Perfetto.
Allora possiamo iniziare.
Il battito del bambino è ancora un po’ basso, quindi faremo del nostro meglio per tirarlo fuori quanto più velocemente e con più sicurezza possibile.
Se senti qualcosa fammelo sapere , okay Blaine?”
“Okay”
“Bene, iniziamo”
Kurt focalizzò la propria attenzione verso il marito ormai esausto e sospirò quando vide gli occhi rossi e pieni di lacrime di Blaine lottare per restare aperti.
“Oh tesoro, puoi riposare se vuoi.
Hai avuto una giornata davvero lunga”.
“Non posso” sussurrò Blaine, sbattendo gli occhi gonfi con forza, “devo stare sveglio per incontrare il nostro bambino.
Non posso dormire adesso”
“Puoi, però, riposare gli occhi… sembri esausto”.
Blaine scosse semplicemente la testa come meglio poté e fissò il muro, gli occhi nocciola persi nelle mura imbiancate della stanza.
Accanto a lui, dietro al telo stava succedendo qualcosa.
Strani suoni simili ad una spremitura ed un odore di sangue ed antisettico riempì l’aria e Kurt si morse le labbra, continuando ad accarezzare la guancia di Blaine per distrarlo dal pensare troppo a quello che stava accadendo al suo corpo.
Blaine, però, inclinò la testa strofinandola contro il palmo di Kurt, offrendo a suo marito uno sfinito sorriso.
“Ti amo”
“Oh tesoro… ti amo anche io… davvero tanto”.
Blaine mormorò pensieroso e chiuse gli occhi, lasciandosi finalmente andare per un momento, ed una volta che lo fece Kurt lasciò un bacio, attraverso la mascherina, sul naso di Blaine prima di tornare a sedersi sullo sgabello ed ascoltare gli strani suoni che lo circondavano; i monitor, i macchinari, le voci dei medici e delle infermiere, gli strumenti utilizzati per far nascere il bambino… facevano tutti insieme un gran casino e Kurt si chiese se Blaine riuscisse comunque a sentirli nonostante la sonnolenza.
Mentre i suoi pensieri tornarono su Blaine , Kurt si voltò a guardare il volto di suo marito e sorrise, osservando, attentamente, la pelle sudata della fronte e delle guance di Blaine e quanto lunghe fossero le sue ciglia che ricadevano in ciocche scure.
La sua pelle, solitamente dorata con le sue bellissime e piccolissime lentiggini, ora era eccessivamente pallida a parte le guance arrossate e le labbra screpolate a causa di tutti i morsi e le leccate che aveva fatto durante tutta la giornata.
Mentalmente, Kurt si applaudì per aver avuto l’idea di aver messo in valigia tutte le creme idratanti ed il burro di cacao di Blaine e si disse che, una volta che Blaine si sarebbe ripreso , si sarebbe personalmente assicurato di prendersi cura della pelle e dalle labbra di suo marito.
Sorridendo, Kurt accarezzò la mano di suo marito e si inclinò per sbirciare oltre il lenzuolo.
Un dottore gli impediva di vedere qualcosa ma sentì un fiotto ed un forte sussulto, così capì che qualcosa stava accadendo.
Per fortuna, la dottoressa Banes fu abbastanza gentile da spiegarglielo.
“Abbiamo appena fatto rompere le acque… ci siamo quasi “
Una scarica di eccitazione scorse nelle vene di Kurt, così si avvicinò un po’ di più a Blaine baciandolo con dolcezza per svegliarlo , fin quando le sue lunghe ciglia non si aprirono, mostrando i suoi meravigliosi occhi color ambra arrossati.
“Cosa succede?”
“È quasi qui, tesoro.
Il nostro bambino sta per nascere”
“Davvero?”
“Si… si sono appena rotte le acque e sarà presto qui “
“Spero stia bene” sussurrò Blaine e Kurt annuì, stringendo più forte la mano di Blaine.
“Lo sarà… starà bene”
“Okay ragazzi” li chiamò la Banes al di la del lenzuolo, “ riesco a vedere la testa ed è pieno di capelli incredibilmente scuri…
Blaine… sembra che abbia la tua stessa tonalità”
“Oh mio dio…”
“Eccoci qui … su dai piccolino”
Accanto a lui, i medici tiravano e strattonavano , ma Blaine non sentiva proprio nulla.
Era li steso, gli occhi puntati sul muro, i denti che battevano senza motivo e Kurt stava letteralmente tremando sullo sgabello accanto a lui.
“È quasi qui” disse Blaine con uno stanco sorriso sul volto, sbattendo le palpebre per trattenere le lacrime quando Kurt gli sorrise con gli occhi pieni di lacrime e con il labbro tra i denti.
“Dio Blaine… io…”
Un piccolo grido trafisse l’aria ed entrambi gli uomini si bloccarono.
Blaine guardò Kurt e Kurt guardò Blaine con le lacrime che cominciarono a scorrere bagnando la mascherina.
“Oh Blaine…”
“È un bel maschietto” annunciò la Banes dall’altra parte del lenzuolo, poi sollevò il piccolo, che piangeva e si dimenava nella sua presa, per poterlo mostrare a Blaine e a Kurt.
“Oh mio dio” sussurrò Blaine , gli occhi così pieni di lacrime che era davvero difficile per lui vedere il piccolo esserino che gli veniva presentato, ma non gli importava per niente riuscire a malapena a vederlo.
L’unica cosa che gli importava era che poteva sentirlo … poteva sentirlo piangere e fare versi , la prova che era vivo e sano e Blaine cominciò a piangere ancora più forte.
Ma andava bene perché anche Kurt stava piangendo forte quanto lui; la voce acuta per l’emozione mentre balbettava su quanto amasse Blaine e loro figlio e, quando la Banes passò l’urlante neonato ad una infermiera li accanto, Blaine schiaffeggiò, con la mano intorpidita, il braccio di Kurt.
“Kurt amore… va a controllarlo… per favore, Kurt!”
Kurt abbassò lo sguardo su suo marito e lo baciò velocemente sulle labbra, si alzò dallo sgabello e corse verso un punto della stanza in cui un gruppo di infermiere si stavano occupando del bambino.
Mentre si avvicinava le sentì dire qualcosa sul fatto che il bambino fosse nato col cordone ombelicale avvolto due volte attorno al collo e di quanto fosse blu in un primo momento, ma che aveva comunque un bel paio di polmoni visto quando stesse strillando.
Ancora stordito, Kurt si avvicinò alla piccola culla di plastica in cui stavano pulendo il piccolo e sorrise, il cuore stava per scoppiargli in petto mentre fissava il suo piccolo bambino.
Ed eccolo li in tutta la sua gloria, tutto rosa e con una quantità ridicola di capelli che ricopriva la sua piccola testa.
Era paffuto, cosa che era molto divertente , ed aveva il naso di Kurt e le labbra avevano la stessa forma di quelle di Blaine ed aveva tutte le dita delle mani e dei piedi ( eh si Kurt le contò… solo… per davvero) e quando il bambino sollevò in aria il suo pugnetto e fece un vagito particolarmente alto, Kurt pensò di aver appena sentito una versione più acuta del pianto di Blaine.
“Oh… è perfetto”
“È bellissimo, non è vero? Nove mesi nell’utero e poi ottieni questo miracolo” disse una delle infermiere che sollevò il bambino dalla culla e lo passò ad un’altra infermiera che lo misurò.
Pesava circa 3kg ed era lungo 54 cm.
Kurt spalancò la bocca e guardò il bambino molto colpito.
“È più grande di quando pensavamo” osservò, sorridendo quando il bambino smise di piangere e sbatté le palpebre guadando il soffitto con i suoi meravigliosi occhi blu scuro, incorniciati da piccole e scure ciglia ( anche se piuttosto lunghe per un bambino)
“Hai le ciglia di tuo padre, piccolino” tubò Kurt.
Mentre lo guardava ammirato e l’infermiera puliva il piccolo monello, il bambino pianse ancora un po’ spingendo in altro le piccole braccia e gambe.
E Kurt era così innamorato.
Blaine era steso sul tavolo operatorio, la testa inclinata a destra mentre guardava Kurt aggirarsi nella zone dove stavano pulendo loro figlio.
I dolci vagiti del bimbo riempirono l’aria e si mischiarono alle voci dei medici che lo stavano ripulendo e ricucendo; ma tutto quello a cui Blaine riusciva a pensare era che voleva vedere il bambino.
Kurt doveva essersi già innamorato del piccolo visto che non si era ancora voltato per dire qualcosa a Blaine e questo lo feriva un pò, ma capiva; erano stati entrambi molto preoccupati per il battito del bambino molto basso.
“Tutto bene , Blaine’” chiese la Banes e Blaine annuì prima di realizzare che lei non poteva vederlo da sotto al lenzuolo, così mormorò un si sotto voce e riportò la sua attenzione al bambino, sbattendo le palpebre per trattenere le lacrime formatesi agli angoli degli occhi.
“Sta bene?”
“Da quello che si vede e si sente direi di si, caro.
Kurt te lo porterà non appena lo avranno pulito, ne sono sicura.
Come ti senti, comunque? Stanco?”
“Molto”
“Beh… puoi riposarti.
Abbiamo quasi finito poi mettiamo i punti al canale prima di rimandarti su per guarire.”
“Voglio vedere prima il bambino”
“Okay… o puoi restare sveglio anche per questo”
La Banes ridacchiò ed il suono della sua risata si mischiò al suono degli strumenti che ricadevano nel vassoio di metallo.
Blaine sbatté gli occhi per tenerli aperti e poi mosse le dita intorpidite e formicolanti, sperando che Kurt lo vedesse muoversi e gli portasse il bambino.
“Kurt?”
L’uomo più grande si voltò per un secondo, un grande sorriso sul viso , poi si voltò di nuovo verso le infermiere.
Non si rivoltò per qualche altro minuto, ma quando lo fece stava stringendo tra le braccia un piccolo fagottino avvolto in una coperta blu, bianca e gialla.
“Hey tesoro” sussurrò Kurt, avvicinandosi a Blaine , “ti presento tuo figlio”
Abbassò le braccia ed il cuore di Blaine si gonfiò alla vista del bimbo con i capelli scuri.
Le lunghe ciglia del bambino si aprirono, rivelando dei graziosi occhi azzurri e Blaine allungò una mano per accarezzare con la punta delle dita i morbidi e soffici capelli.
“È perfetto“
“Lo so…tu… lo hai fatto tu… guarda cosa hai fatto”
“Tu hai aiutato”
“Ma hai fatto tu tutto il lavoro, tesoro.
Lo hai portato al mondo ed io sono così, così fiero di te.
Dio… ti amo così tanto”
“Ti amo anche io” sussurrò Blaine , distogliendo l’attenzione dal volto del bambino per guardare suo marito negli occhi.
Sul volto di Kurt c’era tanta ammirazione per lui e Blaine si sentì arrossire sotto quello sguardo, ma Kurt si limitò semplicemente a baciarlo.
“Sei bellissimo ed io sono così fiero di te”
Blaine sorrise e riportò lo sguardo sul bambino, osservando suo figlio , amabilmente, mentre si dimenava e faceva dei piccoli versetti mentre ascoltava il suono delle voci dei suoi papà.
“Ora che è nato, ha bisogno di un nome”
Kurt annuì, concordando, avvicinando a se il bambino, ovviamente già affascinato da loro figlio e la vista di loro due insieme riempì il cuore di Blaine di gioia.
“Hai qualche idea? “ chiese Kurt, guardando Blaine per un secondo prima di tornare a focalizzare la propria attenzione sul bambino tra le braccia.
“Ora ho qualche idea… ora che posso vedere il suo volto e tutto il resto”
“Davvero? A quale nome stavi pensando? “
“Beh… per me sembra un Clark”
“Clark? Tipo come… tipo il Clark di Superman?”
“Beh … se la metti così… si, suppongo di si.
Guardalo…
Ha i capelli neri e gli occhi azzurri, proprio come Superman.
E Clark significa studioso, così forse, crescerà e diventerà un giovane uomo intelligente”
Fissò il bambino per un momento e poi guardò di nuovo Kurt.
“Ti piace?”
“Non è male… e capisco il perché ci hai pensato… hmm… Clark” disse Kurt un paio di volte il nome del bambino per provare e poi si accigliò.
“Ha anche bisogno di un secondo nome”
“Umm… non dobbiamo chiamarlo Clark se non vuoi… possiamo comunque parlarne e …” Blaine sbadigliò , il suo corpo gli stava ricordando quanto fosse esausto e quando Kurt lo vide , guardò severamente Blaine.
“Non farlo” borbottò Blaine, “ non vado a riposare fin quando non daremo un nome a nostro figlio”
“Non dobbiamo immediatamente dargli un nome, tesoro… dovremmo pensarci bene”
“E … che ne dici di Ian? Tipo Ian Clark? O Clark Ian? Cosa ne dici?”
Kurt annuì pensieroso e guardò il fagottino tra le braccia , le labbra arricciate , mentre fissava loro figlio.
“Hey piccolo, come ti sembra Clark? Ti piace? Clark Ian Anderson-Hummel; non… ti riempie la bocca…
Cosa ne dici di Ian Clark Anderson-Hummel? Cosa ne dici?”
Il bambino rimase in silenzio e Blaine ridacchiò stanco, sfiorando con le dita la morbida coperta che avvolgeva suo figlio.
“Mi piace anche il nome Owen.. o Tate… o forse Landon.
Non lo so… non so che nome dargli”
“Dovresti riposare e possiamo parlarne dopo una volta che sarai al reparto degenza, tesoro.
Sembra che tu stia per crollare”
“In effetti mi sento come se stessi per svenire” aggiunse Blaine, sbadigliando e Kurt ruotò gli occhi affettuosamente, chinandosi meglio che poté col bambino in braccio e baciò Blaine.
“Riposati , tesoro.
Saremo qui quando ti sveglierai e potremo dargli il nome giusto.
Non voglio dargli un nome che odierà per tutta la vita solo perché il suo papà era troppo esausto per capire qualcosa”
“Il suo papà è stato in travaglio per molte ore ed ha subito un importante intervento chirurgico… penso di avere una scusa” scherzò Blaine.
Vide Kurt sorridergli e più fissava suo marito cullare e tubare loro figlio, più la sua vista si annebbiava.
“Ti amo” disse prima di crollare in un sonno necessario e Kurt semplicemente gli sorrise, l’orgoglio dipinto sul tutto il suo viso mentre guardava le ciglia di Blaine chiudersi.
“Ti amo anche io… più di quanto tu possa immaginare”
Note
E finalmente è nato....
Per il nome ... alla settimana prossima! |
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Capitolo 29 *** capitolo 29 ***
Sono padre.
Erano queste le parole che Kurt ripeteva tra se mentre si toglieva il camice e si prepara per comunicare a tutti gli altri che lui e Blaine erano diventati genitori.
Buttò via gli indumenti sterili e poi si guardò allo specchio, sorridendo quando vide quanto stanco sembrasse.
Aveva le borse sotto gli occhi , la pelle leggermente giallastra ed i suoi capelli erano spettinati e gli ricadevano qua e là e davanti agli occhi… ma non era mai stato così felice
Era come se stesse galleggiando per aria.
Sono padre.
Pochi minuti prima, era uscito dalla sala operatoria ed era rimasto a guardare una delle infermiere portare suo figlio verso la nursery con la promessa che sarebbe potuto tornare con il resto della famiglia per vedere il bambino.
I medici e le infermiera si stavano ancora occupando di Blaine, che si era addormentato subito dopo la nascita ( cosa normale visto quanto fosse esausto l’altro uomo, soprattutto ora che Kurt aveva saputo dalla dottoressa Banes che Blaine aveva perso una discreta quantità di sangue durante l’intervento) così Kurt era a solo in questo momento.
Siamo ufficialmente diventati papà.
Appallottolando il camice, la mascherina e la cuffietta, gettò tutto in un bidone , si lisciò gli abiti ( un semplice paio di jeans ed una maglietta ) e tornò a guardarsi allo specchio.
Prima quando era stato in quella stessa stanza per indossare tutto, si era guardato in quello stesso specchio ed aveva pensato al fatto che la prossima volta che si sarebbe guardato in quello specchio , sarebbe stato un uomo diverso.
Ed era cambiato.
Ora era il papà di qualcuno, il protettore di qualcuno.
Aveva una nuova responsabilità nella sua vita ed , in generale, un ruolo completamente nuovo.
Non era più solo Kurt Anderson-Hummel, web editor per Vogue e marito di Blaine , ora era anche padre di un perfetto, piccolo essere umano… un figlio.
Sorridendo, Kurt si allontanò dallo specchio ed uscì dalla stanza, voltandosi per attraversare per attraversare il lungo corridoio fino alla sala d’attesa del reparto maternità, dove sapeva esserci la sua famiglia.
Aveva alcune meravigliose novità da condividere con loro e non vedeva l’ora di farlo.
“È un maschietto.. pesa quasi 3kg ed è lungo 54 cm!”
Un paio di facce sorprese ed euforiche si alzarono alle parole di Kurt e , nel giro di pochi secondi, si sentirono delle urla di gioia.
Burt e Carole si alzarono dalle loro sedie ed avvolsero Kurt tra le braccia, mentre Cooper, Rachel e Finn festeggiavano tra loro la meravigliosa notizia.
Burt non riuscì a fermare le lacrime mentre abbracciava suo figlio, emozionatissimo per essere finalmente diventato nonno.
Anche Carole piangeva eccitata per il figliastro che stava iniziando questa nuova avventura di vita; e dopo essersi tirata indietro dall’abbraccio, si allontanò con un sorriso, felice di permettere al marito di avere un momento solo con suo figlio.
“Kurt sono così felice per te”
“Sono felice anche io, papà”
“A chi assomiglia? Ha il naso di tua madre come sembrava dalla ecografia?”
“Si” disse Kurt arrossendo ed abbassando lo sguardo. “È bellissimo… ha il naso di mamma, le labbra e le ciglia di Blaine ed i suoi occhi a dire il vero mi ricordano un po’ Cooper… oh… ed ha anche i capelli di Blaine.
È così bello.”
Rachel e Cooper urlarono dalla gioia sentendo che il bambino aveva quei “maledetti ricci” e Kurt divenne ancora più rosso per questo.
“Papà” sussurro, sollevando lo sguardo su suo padre, “ sono così innamorato di lui”
“Sapevo che sarebbe successo, figliolo”
“Solo… è… è così perfetto, in tutti i sensi.
In un primo momento ci ha fatto spaventare un po’ perché aveva il cordone ombelicale avvolto attorno al collo, ma ora sta bene e… e quando l’ho visto per la prima volta… è stato come se sapessi che non importa cosa mi accadrà in futuro, nulla sarà più importante di lui.
Nulla.”
Gli occhi di Burt si riempirono di nuovo di lacrime mentre sorrideva fiero verso suo figlio.
“Sono felice di sentirtelo dire, Kurt.
Ci hai fatto preoccupare, sai?”
“Lo so… solo… sono stato così stupido e davvero adesso lo so, specialmente da quando è nato.
Dio… è semplicemente bellissimo, papà.
Dovreste tutti venire a vederlo prima che finisca l’orario di visite”
Il gruppo annuì concordando, eccitati di vedere il bambino , ma prima che si muovessero, Cooper allungò una mano afferrando stretto il polso di Kurt.
“Come sta Blaine? Sta bene?”
Kurt aggrottò le sopracciglia quando si rese conto di non aver detto loro come stava Blaine.
Guardò il gruppo ed in particolar modo Cooper quando parlò.
“Blaine è stato portato in reparto per riprendersi.
Stavano mettendogli i punti quando me ne sono andato e stava dormendo.
Ha fatto un ottimo lavoro e sono così orgoglioso di lui.
È … è davvero esausto però ed il suo medico mi ha detto che ha perso un bel po’ di sangue a causa dell’intervento e che quindi, probabilmente, dormirà fin quando non si sentirà al 100%.
Quando si sveglierà, decideremo il nome del bimbo”
“Chip non ha ancora un nome?”
“No... sfortunatamente il bimbo non ha ancora un nome.
Semplicemente non riuscivamo a deciderci e Blaine era davvero stanco per il parto, quindi ne riparleremo quando si sentirà meglio.
Voi potete anche dare qualche suggerimento.
Siamo un po’ in difficoltà a dargli un nome”
Mentre parlava, Kurt condusse il gruppo verso la nursery; li si fermarono davanti ad una grande finestra, fuori dalla nursery.
Kurt sparì per andare dal bambino ed un paio di minuti dopo, riapparve dall’altro lato del finestrone con un fagottino avvolto in una coperta.
“Eccolo qua” disse , avvicinandosi più che poté al gruppo di spettatori; la sua voce era leggermente attutita dal vetro spesso che li separava, ma a nessuno importò perché troppo impegnati a fissare quello che Kurt aveva tra le braccia .
Si pressarono tutti contro il finestrone e Carole e Rachel cominciarono immediatamente a tubare col piccolo bimbo accoccolato tra le braccia di Kurt.
“Oh Kurt… è bellissimo” disse Rachel con ammirazione, pizzicando il braccio di Finn mentre il marito scrutava il bambino.
“Assomiglia a Blaine” disse Finn.
“Lo so! Questo è esattamente quello che stavo pensando io” aggiunse Cooper che prese il cellulare e scattò alcune foto a suo nipote, raggiante.
“Povero piccolo, passerà le pene dell’inferno con quei capelli”
“Mi piacciono i suoi capelli” brontolò Kurt, ma il sorriso sul suo viso dimostrò che non si fosse offeso al commento. >
Cullò il bambino ancora un pò, poi si diresse verso il padre, inclinando leggermente le braccia per dare a Burt una migliore visuale.
“Di ciao a nonno, tesoro… Ciao nonno!”
Burt tirò su col naso e si asciugò le lacrime col pugno chiuso.
Era così strano per lui, vedere il suo piccolo bambino così, vedere suo figlio li in piedi con un neonato tra le braccia .
Quella vista fu tipo il miglior regalo che potesse chiedere , soprattutto quando ripensava al brutto periodo che avevano passato.
Pensò al fatto che Kurt avesse perso sua madre quando era molto piccolo e a quello che aveva affrontato a scuola a causa della sua sessualità.
Ricordò di quando Kurt fece coming out e di quando suo figlio si innamorò.
Poi, naturalmente, ricordò il cuore spezzato ed i pianti e il dolore e poi la riconciliazione che li aveva poi condotti al matrimonio e ad altri problemi ed ora… questo: suo nipote.
Onestamente, Burt (quando pensò , per la prima volta, che Kurt potesse essere gay molto prima che suo figlio iniziasse perfino l’asilo vista la sua ossessione per il Power Ranger rose ed i tacchi alti) si era sempre chiesto se avesse mai potuto avere dei nipoti da suo figlio.
Egoisticamente aveva anche pensato che Kurt avrebbe avuto delle difficoltà a trovare il vero amore in Ohio per potersi poi creare una famiglia; poi aveva trovato … Blaine; e le cose si erano sistemate… anche se c’era voluto tempo affinché tutto trovasse il proprio posto.
Ora però, suo figlio e suo genero erano diventati genitori di un bellissimo e sano bambino e questo era più di quanto Burt avesse potuto chiedere.
Soprattutto quando era li che fissava suo figlio tenere tra le braccia il suo bambino come se fosse il regalo più caro e prezioso che avesse mai ricevuto e lo era davvero.
Sorridendo, Burt abbracciò Carole ed i due fissarono meravigliati il loro primo nipote.
Carole fece una battutina a Finn e Rachel sul mettersi in pari con Blaine e Kurt , ed i due arrossirono ; ma poi tutti fissarono il nuovo membro della famiglia con così tanto amore e meraviglia da restare senza più parole.
Fu il momento perfetto, il felice momento dello stare insieme di cui tutti avevano bisogno dopo la folle avventura che era stata la gravidanza di Blaine.
Cooper uscì dall’ospedale per qualche minuto per prendere una veloce boccata d’aria fresca.
Tutti gli altri erano rimasti a parlare con Kurt ancora un po’, prima di lasciare l’ospedale per una tarda cena e Cooper promise loro che li avrebbe raggiunti non appena avesse finito di fare quello che doveva; così lo lasciarono solo e Cooper sgattaiolò fuori col cellulare in una mano.
Scorse tra le varie foto che aveva fatto di suo nipote e ne allegò qualcuna in un messaggio, le labbra serrate mentre le inviava.
Da Cooper: è nato ed è perfetto. Assomiglia a Blaine.
Dopo alcuni minuti il suo cellulare vibrò e si illuminò e Cooper aprì , tremante, il messaggio sorridendo tra se quando solo pochi secondi dopo il cellulare cominciò a squillare.
“Pronto?”
“Cooper?”
“Hey mamma… ti è piaciuto il mio messaggio?”
Cooper sentì la madre piangere e sorrise.
“Lo prenderò per un si.
Ore dopo il parto, Kurt si stava rilassando su una di quelle scomode poltrone che ti danno in ospedale.
Si appisolava e svegliava in continuazione perché nonostante fosse esausto per gli eventi della giornata, non riusciva ad addormentarsi per quando duramente ci provasse.
Cominciava a sonnecchiare per poi svegliarsi di soprassalto per fissare Blaine per vedere se suo marito fosse sveglio o meno ; ma ogni volta vedeva il volto addormentato di Blaine così sereno e tranquillo ora che finalmente poteva dormire quanto meritava.
Sbadigliando, Kurt avvicinò silenziosamente la poltrona al letto e si sistemò meglio, un braccio appoggiato accanto a quello di Blaine, le loro mani intrecciate mentre finalmente cedeva al sonno.
“Ora prenditi cura di tuo fratello, hai sentito?”
Blaine si fermò davanti alla stanza dell’ospedale e fissò sua madre, notato l’espressione triste che apparve sul suo viso prima di sollevare la mano libera ( l’altra stringeva la mano di Blaine) per bussare alla porta.
Una voce roca rispose e poi la porta quando Cooper, gli occhi pieni di lacrime , uscì; il ragazzo emotivo si stava asciugando le lacrime mentre passava accanto a sua madre e al suo fratellino.
“Mamma… perché Cooper sta piangendo?”
“Non preoccuparti di Cooper adesso, Blaine… solo… entra a salutare il nonno”
Blaine entrò nella stanza, accompagnato poi, con dolcezza, verso il letto su cui era sdraiato suo nonno malato.
L’uomo anziano voltò la testa meglio che poté e sorrise alla vista del nipote più giovane.
Con cautela, Blaine si avvicinò al letto per poi fermarsi prima di avvicinarsi troppo.
Suo nonno ruotò gli occhi , battendo il palmo sul materasso.
“Vieni a sederti accanto a me, Blaine”
“Non penso sia una buona idea” intervenne sua madre, ma l’uomo anziano non ne volle sapere e le fece un cenno con la mano.
“Lascia che un povero vecchio veda suo nipote… vieni Blaine… vieni qui e siediti con tuo nonno”
Blaine si arrampicò sul letto e si sedette accanto all’uomo malato.
“Stai bene, nonno?” chiese, gli occhi spalancati quando si accorse quanto pallido e stanco sembrasse il suo nonno preferito.
L’uomo anziano ridacchiò piano e prese le piccole mani di Blaine nelle sue fragili mani, fissandolo con quegli stessi occhi azzurri che aveva ereditato Cooper.
“Il nonno non si sente tanto bene in questo momento, cucciolo… ma volevo passare un po’ di tempo con i miei nipotini…”
“Mamma dice che sei malato… molto malato”
L’uomo guardò male la donna preoccupata sulla porta prima di riportare lo sguardo sul bimbo seduto accanto a lui.
“La tua mamma ha ragione… ma presto starò bene”
“Non mentirgli” lo interruppe la donna che tacque quando suo suocero la zittì.
“Blaine… lo sai che ti voglio bene, vero?”
“Ti voglio bene anche io nonno”
“Beh… questo è un bene… ora… ho qualcosa da darti.
Ho dato qualcosa anche a Cooper, ma questo qui è per te” allungò una mano e prese un piccolo orologio da taschino d’oro dal comodino per poggiarlo nelle piccole mani di Blaine.
“Questo è il mio orologio preferito… voglio darlo a te così che ti possa ricordare di me”
Gli occhi di Blaine si spalancarono mentre fissava l’oggetto tra le mani .
Per anni aveva ammirato quell’orologio ed aveva amato guardare il nonno che lo usava per controllare l’ora; era la sua cosa preferita ed ora era tutta sua.
“Grazie nonno!”
Rimase senza fiato mentre, con entusiasmo, si chinò per abbracciare suo nonno, un ampio sorriso sul volto che mostrò la finestrella tra i denti dopo che quelli da latte erano caduti.
Suo nonno sorrise ed accarezzò con dolcezza la testa del piccolo bimbo.
“Prenditene cura, okay? E ricordati che ti voglio tanto, tanto bene, mio piccolo Blaine”
Quella fu l’ultima volta che Blaine vide suo nonno.
Due giorni dopo William J. Anderson morì.
La stanza era al buio quando , finalmente, Blaine si svegliò.
La sua mano era stretta in qualcosa di caldo e qualcuno russava dolcemente accanto a lui, il suono dei loro respiri mischiato a quello dei molti macchianti collegati che c’erano in stanza.
Sbadigliando, sbatté le palpebre per abituarsi al buio poi voltò la testa di lato, sorridendo quando individuò Kurt che dormiva accanto a lui, il corpo di suo marito raggomitolato sulla poltroncina , un braccio allungato per stringere la mano di Blaine.
“Kurt?” sussurrò, fermandosi per sbadigliare di nuovo prima di voltarsi nuovamente verso suo marito, “ … Kurt? “
“Hmm… Huh?… cosa?”
“Che ore sono?”
Kurt aprì gli occhi assonnati e si tirò su a sedere con cautela, allungando la mano per accendere la luce sopra il letto di Blaine.
“Sei sveglio”
“Si… che ore sono?”
Kurt allungò una mano per prendere il suo cellulare , sbloccandolo non appena lo trovò.
“Sono la 4 del mattino.
Hai dormito per un bel po’ ora.
Come ti senti?”
“Stanco… davvero molto stanco” ridacchiò Blaine, allungando una mano per stringere un’altra volta quella di Kurt, che il marito strinse felice.
“Dov’è il bambino?”
“È nella nursery.
Avrebbero dovuto portarcelo non appena di fossi svegliato, così visto che ora sei sveglio…vado a cercare qualcuno che possa portarcelo, anche se è tardi.”
Blaine annuì poggiando il braccio sul suo stomaco ormai piatto, facendo poi una smorfia quando notò quanto fosse molliccia ed insolita gli sembrasse ora che il bambino non cresceva più al suo interno.
Ruotando gli occhi, Kurt gli sorrise e lo baciò, mormorando sottovoce quanto Blaine fosse bellissimo e di smetterla di punzecchiarsi la pancia, prima di lasciare la stanza per chiamare qualcuno.
Tornò pochi minuti dopo insieme aduna piccola culla ed una giovane e sorridente infermiera.
“Ciao Blaine! Sono Samantha e sarò la tua infermiera per le prossime ore.
Sono contenta di trovarti sveglio.
Hai dolore?”
“Solo un pò “ ammise Blaine, distogliendo lo sguardo da quello preoccupato di Kurt mentre si toglieva il lenzuolo che ricopriva la sue metà inferiore.
L’infermiera mormorò qualcosa, diede degli antidolorifici a Blaine e gli fece qualche altra domanda mentre Kurt sollevava loro figlio dalla culla tenendolo stretto a se.
Dopo avergli fatto altre domande, l’infermiera mostrò ai due ragazzi come cambiare il bambino così come a dargli da mangiare, a come tenerlo in braccio.
Molte di queste cose le sapevano già grazie al corso prenatale, ma riuscire a cambiare il bambino fu piuttosto pazzesco a causa del pezzo di cordone ombelicale ancora attaccato.
Tuttavia, imparavano in fretta così capirono velocemente e quando Samantha si ritenne soddisfatta dal fatto che i due potessero gestire tutto da soli , li lasciò a legare col figlio e a discutere di nuovo sul nome da dargli.
“Hai avuto qualche altra idea?
Qualcuno ti ha dato qualche suggerimento?” chiese Blaine, passando un braccio sotto al bambino per prenderlo in braccio per la prima volta.
L’infermiera Samantha lo aveva poggiato sul letto proprio davanti a Blaine per fargli cambiare il pannolino, quindi era nella giusta posizione per essere preso in braccio dal suo papà.
Quando prese suo figlio in braccio, il bimbo sospirò lievemente e Blaine sentì il proprio cuore sciogliersi.
“Oh mio dio… è così adorabile”
“Lo so… ed io lo amo già tanto”
Blaine sorrise e strinse suo figlio al petto, appoggiandolo dolcemente a se per poter sentire il profumo del suo bambino.
Ciuffetti di capelli neri erano sparpagliati ovunque e sembrava che i suoi capelli sarebbero diventati ricci, per il dispiacere di Blaine.
Con attenzione, Blaine tolse un braccio da sotto il corpo del bimbo per accarezzare i capelli ondulati del figlio ; il piccolo tra le sue braccia sbadigliò, facendo gonfiare il cuore di Blaine dall’emozione.
“Oh Kurt… guardalo”
“Lo sto guardando” mormorò Kurt, gli occhi fissi sul marito e sul figlio, osservando la sua nuova piccola famiglia.
Solo vedere Blaine col bambino rese tutto migliore.
Non si era reso conto di quanto si sarebbe potuto innamorare ancora una volta di Blaine , ma quella giornata gli aveva dimostrato che si innamorava di Blaine ogni giorno di più.
Vedere suo marito superare il travaglio e tutto il dolore che aveva provato per partorire loro figlio suscitò un’emozione più profonda e più piena nel cuore di Kurt.
Adorava Blaine, lo amava con tutto il cuore ed avrebbe sempre ammirato la forza di suo marito.
“Vi amo entrambi”
“Ti amiamo anche noi” sussurrò Blaine, baciando il piccolo naso all’insù del figlio , poi Kurt si sedette sul bordo del letto semplicemente osservando e legando con la sua famiglia.
La sua famiglia…aveva un suono meraviglioso…
“Ha bisogno di un nome… il povero piccolo è senza nome ed è nato da più di mezza giornata!”
Kurt chiuse la porta del bagno privato e salì sul letto per sedersi a gambe incrociate di fronte a suo marito e a suo figlio, guardando con affetto Blaine che cullava il piccolino.
Avevano passato buona parte del tempo a legare con loro figlio, così come tra loro ed ora era arrivato il momento di dare un nome al loro bambino.
Era un pensiero preoccupante, ma dovevano farlo e Kurt tenne lo sguardo fisso sul bambino mentre parlava.
“Cooper ha detto che dovremmo chiamarlo Chip… quello ovviamente, o Cooper per suo zio”
Blaine rise, ruotando gli occhi e sollevando il bambino per lasciare un bacio sui suoi soffici ricci neri.
“Tuo zio Cooper è un idiota, tesoro.
Mi dispiace che tu debba avere a che fare con lui… ha buone intenzioni, ma è uno stupido”
Il piccolo aprì gli azzurri occhi e Blaine sussultò.
“Oh mio dio… non mi ero reso conto di quanto assomigliasse a mio nonno”.
“Quale? Quello che ti ha lasciato l’orologio da tasca?”
“Si… wow… mi ricorda davvero mio nonno… è così strano”
“Vorrei averlo incontrato.
Dai tuoi racconti sembra che fosse una bella persona”
“Lo era… scommetto che ti avrebbe voluto bene anche lui.
Mi piacerebbe pensare che avrebbe accettato il fatto che sono gay; ma è morto prima ancora che capissi perfino che mi piacessero i ragazzi, quindi...”
Blaine si interruppe, fissando il figlio che lo guardava farfugliando.
Anche avvolto ben stretto nella coperta , il bambino si agitava ed i suoi movimenti fecero sorridere Blaine mentre lo guardava.
“Hey… cosa ne dici di Liam?”
“Liam?”
“Si… mi ricorda molto mio nonno ed il suo nome era William … quindi Liam? Cosa ne dici?”
Kurt si sporse e guardò il piccolo accoccolato tra le braccia di Blaine.
Accarezzò la guancia paffuta del bimbo e sorrise.
“Mi piace… è molto meglio di Clark!”
“Hey… Clark è un bellissimo nome… solo … non era perfetto per lui.
Ora che lo guardo meglio, assomiglia più ad un Liam”
“Beh… ora che questo è deciso, ha bisogno di un secondo nome”
“Che ne dici di Elijah? Può essere una specie di giochino col tuo secondo nome ed anche qualcosa in onore di tua madre” chiese Blaine, sbattendo le ciglia mentre fissava Kurt.
Kurt si strinse le labbra tra i denti mentre , per un lungo momento, studiava attentamente il bimbo.
Il nome di sua madre era Elizabeth ed il suo vero secondo nome era Elijah, ma dopo la morte della madre , aveva chiesto a suo padre di cambiarlo così in suo onore.
Ora, decenni dopo, Blaine stava suggerendo il suo vecchio secondo nome come secondo nome per loro figlio ed era pazzesco… ma anche incredibile.
“Liam Elijah Anderson-Hummel” guardò suo figlio per qualche secondo ancora prima di sorridere.
“Hmmm… non importa quale nome gli metteremo, sarà sempre pazzesco da pronunciare, vero?”
Blaine rise.
“È bloccato col cognome Anderson-Hummel; questo povero piccolo ci odierà quando dovrà imparare a scrivere il suo nome completo”
Entrambi gli uomini ridacchiarono e Kurt si chinò a baciare la fronte di suo figlio.
“Mi piace Liam Elijah… è perfetto”
“Fantastico…
Benvenuto in famiglia, Liam” sussurrò Blaine, “è meraviglioso incontrarti finalmente”
Liam passò un’oretta con i suoi papà nella stanza , fin quando Blaine non cominciò di nuovo a sentirsi davvero stanco ed ebbe bisogno di un’altra dose di antidolorifico.
L’infermiera di turno venne a prendersi il bambino per riportarlo alla nursery, promettendo loro che , una volta di nuovo pronti, Kurt potesse andare a prenderlo ; una volta che se ne fu andata , Kurt si rannicchiò di nuovo sulla poltrona e si addormentò accanto a Blaine.
Ore dopo, il telefonino di Kurt cominciò a vibrare incessantemente contro la sua gamba , così si svegliò per colpa di un messaggio di Cooper che lo avvisava che tutta la famiglia stava andando in ospedale.
Così Kurt si alzò velocemente, si fece una doccia e si preparò per incontrarli.
Blaine si svegliò per mangiare mentre Kurt stava per uscire dalla stanza; gli promise quindi che sarebbe tornato col bambino dopo essersi incontrato con suo padre e gli altri.
Cooper, Burt e Carole erano all’entrata del reparto maternità quando Kurt li raggiunse, tutti eccitati e rinfrescati quando lo videro apparire di fronte a loro.
“Facciamo prima un salto alla nursery e poi torniamo in camera” disse loro ed il gruppo annuì e seguì Kurt per il lungo corridoio fino alla nursery.
Quando arrivarono accanto al finestrone dovettero fermarsi a causa di un piccolo ingorgo.
Un gruppo d mamme in attesa con i loro compagni erano davanti al finestrone tubando con i bambini al di la del vetro.
Tuttavia, dopo un’occhiata più attenta, Kurt capì che non erano eccitati per tutti quei bambini ma solo da uno in particolare… Liam.
“Oh mio dio… guarda quanti capelli ha!”
“È così bello”
“Che bambino adorabile!”
Sentendo tutti i loro complimenti, Kurt si sentì ridicolosamente orgoglioso, così si avvicinò e si affacciò al di là del gruppetto per vedere cosa stesse facendo suo figlio.
Gli occhi del bimbo erano aperti mentre sbatteva le palpebre stanco a causa delle forti luci della stanza; era avvolto in una coperta bianca e blu, agitava i pugnetti ed aveva i capelli completamente arruffati, lunghi e folti come le ciglia.
Il gruppo di madri con gli occhi dolci, continuarono a tubare così Kurt le superò, un sorriso luminoso sul viso mentre picchiettava contro il vetro e poi mormorò:
“Hey tesoro”
“È il vostro bambino?” chiese una delle donne, sollevando lo sguardo su Kurt con occhi luminosi.
“Si è il mio” disse Kurt, gonfiando un pò il petto.
Il gruppo attorno a lui cominciò a parlare eccitato e poi una voce familiare di sentì tra le altre.
“Kurt Anderson-Hummel? Kurt, sei tu?”
Kurt si voltò e si ritrovò faccia a faccia con nientemeno che Bailey, una delle mamme del loro corso prenatale.
Era “molto” incinta adesso, ma ancora pimpante, allegra e dinamica come lo era quando si sono incontrati qualche mese fa.
Dietro di lei c’era Jack, il suo ragazzo, che , non appena incontrò lo sguardo di Kurt, allungò una mano per stringergli felicemente la sua.
“È davvero bello vedervi di nuovo”
“Altrettanto! Oh… e guardatelo…un papà orgoglioso! Che emozione!” disse Bailey sorridendo , voltandosi poi per tornare a guardare il ( molto popolare) piccolo Anderson-Hummel, “ Le altre ragazze stanno tubando col tuo bambino da un po’ , Kurt! Non avevo nemmeno realizzato che fosse vostro… probabilmente avrei dovuto, vista la targhetta col nome sulla culla, ma comunque…
È nato ed è in salute ed è tutto quello che potevate chiedere, giusto?”
“Esattamente”
“Come sta Blaine?” chiese Jack, parlando finalmente.
Kurt si voltò verso il ragazzo e sorrise.
“Sta riposando! Ha avuto una giornata pesante ieri; ha dovuto fare il cesareo per forza ed il cordone ombelicale di Liam era avvolto attorno al suo collo, così il battito del suo cuore era basso.
È stato spaventoso ma capita, sai?”
Bailey annuì, accarezzando il pancione tondo.
“Sono felice che stanno tutti e due bene.
Speriamo non capiti nulla del genere quando nascerà la nostra Ginnifer”
Si voltò a guardare di nuovo Liam , prima di parlare ancora.
“ Sono felice di averti rincontrato... mi piaceva davvero Blaine… anche tu naturalmente… e sono felice che stiate entrambi bene.
È stato bello rivederti.
Dovremmo rimanere in contatto… scommetto che i nostri figli si divertirebbero tanto a giocare insieme”
“Sarebbe fantastico” concordò Kurt e la coppia gli diede tutti i loro contatti.
Poco dopo il gruppo ( Kurt scoprì che erano donne incinte di altri corsi prenatali che facevano in reparto) se ne andò, lasciando Kurt e la sua famiglia li in corridoio.
“Okay… ora che la folla è sparita, posso vedere mio nipote?” scherzò Burt, dando una pacca a Kurt sul braccio; Kurt ruotò gli occhi, salutando velocemente il gruppetto quando se ne andò a prendere il figlio.
Era andato via solo da pochi secondi quando tornò spingendo una culla davanti a lui ed il gruppo lo accerchiò per salutare il bambino.
“Hey… hey… dateci spazio” disse scherzando Kurt , chinandosi per prendere il bambino in braccio.
Si voltò prima verso suo padre e poi gli si avvicinò sorridendo.
“Liam, questo è tuo nonno… di ciao!”
“Oh figliolo” Burt tirò su col naso mentre prendere suo nipote dalle braccia di Kurt.
Abbassò lo sguardo sul suo primo nipotino con una tale meraviglia negli occhi e sentì la gola stringersi a causa di tutte le emozioni che stava provando.
Gli occhi del bimbo si aprirono per guardarlo ed anche se Burt sapeva che il piccolino non potesse in realtà ancora vederlo, pensò che Liam sapesse chi lo stava tenendo tra le braccia.
“Ciao Liam… sono tuo nonno”
Mentre Burt legava col bimbo, si incamminarono verso la stanza di Blaine.
Carole rimase incollata al fianco di Burt, farfugliando al piccolo Liam e Cooper camminò accanto a Kurt, mentre suo cognato spingeva la culla giù per il corridoio.
“Blaine è sveglio?”
“Si… dovrebbe essere quasi pronto il pranzo… scommetto che è affamato.
Non ha mangiato nulla da ieri.
Abbiamo provato a fargli fare colazione, ma era così stanco e dolorante per provarci ; così spero che ora mangi qualcosa.”
Kurt aprì la porta della stanza e permise a tutti di entrare, lasciando andare il fiato che non sapeva di star trattenendo quando vide suo marito.
Blaine era seduto sul letto, mentre sollevava, lentamente, il vassoio di cibo che gli era stato messo davanti e quando li sentì arrivare, alzò lo sguardo e sorrise, la stanchezza ancora visibile sul viso ma comunque sorrise a tutti allegramente.
“Hey”
“Come ti senti, schizzo?”
“Stanco, ma felice”
Blaine batté il palmo sul letto così che qualcuno di loro potesse sedersi così Cooper si lasciò cadere accanto a lui.
“Come sta Liam?”
“Si sta pavoneggiando per il nonno” rispose Burt, avvicinandosi al letto per mostrare a Blaine quello che stava facendo suo figlio.
Il neonato stava facendo della faccine carine e si dimenava, mostrando agli altri quanto fosse bello ( anche se non deliberatamente); era solo… troppo adorabile e si sentirono per tutta la stanza tanti “oooh” e tanti “aww” .
“Ti assomiglia moltissimo, Blaine… a parte il naso “
“Mi dispiace un po’ per lui… questo povero bambino mi odierà per i suoi capelli”
Kurt ruotò gli occhi e punzecchiò, gentilmente, la spalla di Blaine.
“Sta zitto… i suoi capelli sono perfetti proprio come i tuoi.”
Baciò la punta del naso di Blaine e si alzò per poggiarsi alla spalla del padre per ammirare suo figlio.
“È strano che mi sento ancora così sbalordito per tutto questo?”
“Cosa?” chiese Burt, guardandolo,” il fatto che Liam sia qui?”
“Si… solo… è così strano.
L’ultima volta che siamo stati tutti insieme eravamo in attesa che nascesse ed ora è qui ed è strano”
“Dillo a me” intervenne Blaine, “ ho passato gli ultimi mesi a trasportarlo ed ora Burt lo sta tenendo in braccio ed è pazzesco”
Carole guardò i due ragazzi e rise, scuotendo la testa mentre li fissava.
“Diventerà ancora più pazzesco, ragazzi. Solo…aspettate e vedrete… aspettate e vedrete”
Tre giorni dopo la nascita di Liam, Blaine ed il bambino tornarono a casa dall’ospedale.
Burt e Carole erano rimasti nell’appartamento con Cooper mentre Blaine, Kurt ed il bambino erano via; quindi l’appartamento era completamente immacolato quando la famigliola tornò a casa.
Blaine era grato che i suoceri e Cooper si fossero assicurati che tutto rimanesse pulito come quando Blaine era andato via ( l’appartamento era dannatamente pulito da quando Blaine era stato in piena modalità nido ore prima di andare in travaglio) e quando entrarono dalla porta, respirando l’odore fresco di limone, Blaine non poté fare a meno di sorridere.
“È bello essere a casa” sospirando queste parole, Blaine si diresse, lentamente, in salotto con Kurt accanto, la mano di suo marito poggiata alla sua schiena.
Nonostante si fosse sentito meglio in ospedale, il viaggio in taxi fino al loro appartamento , così come la passeggiata lungo il corridoio, gli aveva messo sotto sopra lo stomaco.
Il solo muoversi troppo, lo fece preoccupare che una graffetta o un punto potesse saltare , quindi non vedeva l’ora di guarire completamente, anche se ci sarebbe voluto ancora un mese circa.
“Stai bene, tesoro?” chiese Kurt, quando sentì Blaine sibilare mentre si sedeva sul divano.
“Sto bene… è solo un pò di dolore” rispose Blaine mentre aspettava che Cooper poggiasse il sediolino sul divano prima di chinarsi a prendere in braccio Liam.
Il bambino aveva dormito per tutto il viaggio verso casa , per fortuna, ed ancora dormiva ora che erano arrivati a casa.
Sorridendo all’adorato figlio, Blaine se lo poggiò contro il petto, appoggiò i piedi sul tavolino e si sistemò contro i morbidi cuscini, sospirando felice.
Non era passato molto da quando si era seduto che Blaine si addormentò e Kurt non perse tempo e tirò fuori il suo cellulare per scattare alcune foto di Blaine e Liam che dormivano sul divano insieme.
Le mani di Blaine cullavano, protettivamente , il figlio contro il suo petto, una poggiata stretta contro la parte bassa del pannolino di Liam e l’altra contro la sua schiena… ed erano assolutamente adorabili.
“È possibile essere ancora più innamorato di lui?” chiese Kurt a nessuno in particolare, mentre scorreva tra le dozzine di foto sul suo cellulare.
Accanto a lui, Cooper ridacchiò e Burt e Carole si limitarono a sorridere mentre guardavano tutti il turbine di emozioni che apparivano sul viso di Kurt.
“Quando dici “ di lui”, intendi di Blaine o di Chip?”
“Beh… li amo entrambi, ma intendevo Blaine. Solo… ho amato Blaine dal giorno che l’ho incontrato ed è come se… più stiamo insieme più lo amo; ma vederlo ora con Liam mi fa sentire come se mi innamorassi di lui perfino più di quanto abbia mai fatto”
“È diverso vedere l’amore della tua vita con vostro figli; riesci a vedere un suo differente lato quando diventi genitore ed a volte questi lati diversi ti fanno realizzare quanto più lo apprezzi e li adori” finì di parlare Carole e poi prese la sua macchina fotografica per fare alcune foto di Blaine e del bambino, “ Anche quando i tuoi figli si fanno grandi e se ne vanno per crearsi le proprio vite, provi ancora questi sentimenti.
È strano … ma è la vita”
“Concordo con tutto quello che ha detto “ aggiunse Burt e tutti risero.
Finn e Rachel , che si erano incontrati con gli altri quando Blaine era stato dimesso dall’ospedale, annuirono per concordare e Kurt vide quanto tutti fossero felici.
“Sono contento che siete tutti qui con noi, sapete? Condividere tutto questo con voi e tutto il resto.
Ed anche che eravate tutti li per noi… soprattutto per Blaine… quando le cose si sono messe male.
Non so come potrei mai ripagarvi e ringraziarvi abbastanza”
“Il fatto che Chip sia qui sano e salvo è tutto quello di cui ho bisogno “ affermò Cooper, chinandosi per accarezzare con le lunghe dita i folti capelli del bambino.
Gli altri, sostanzialmente, dissero le stesse cose, zittendosi per un momento per fissare il duo padre e figlio sul divano, prima di cominciare a girare per l’appartamento.
“Abbiamo portato del cibo se avete fame” disse Rachel, dirigendosi in cucina.
Finn indicò i vari cibi che avevano portato e Burt, Carole e Cooper decisero di mangiare qualcosa, lasciando così Blaine e Kurt soli in salotto col bambino, anche se Kurt era l’unico sveglio.
Con le labbra tra i denti, Kurt si sedette accanto al marito addormentato, si sporse verso di li ed appoggiò la guancia contro la sua spalla, fissando il viso del piccolo Liam dormire tra le braccia di Blaine.
Il bambino si muoveva al ritmo del respiro del suo papà e le piccole labbra erano all’infuori nel più adorabile broncio; i capelli erano arruffati e le lunghe ciglia si allargavano sulle guance rosee e paffute.
Era la cosa più perfetta al mondo e Kurt era in totale ammirazione.
Distogliendo lo sguardo dal bambino, Kurt si focalizzò sul marito addormentato, un enorme sorrido sul viso mentre guardava Blaine risposare.
Blaine era ancora esausto, lo si poteva notare dalle ombre sotto agli occhi, ma , in quel momento, sembrava comunque felice per tutto.
La sua bocca era leggermente aperta mentre respirava , ma c’era un bellissimo sorriso sul suo volto.
Solo guardarlo dormire , fissare il suo meraviglioso volto e vedere il modo amorevole con cui stringeva loro figlio, fece perdere qualche battito al cuore di Kurt.
Con delicatezza, allungò un amano e la poggiò a metà su quella di Blaine, che era appoggiata sulla schiena di Liam, e metà direttamente sulla schiena del figlio.
Da li, poteva sentire Liam respirare in sincronia con Blaine e gli mancò il fiato per quanto amasse le due persone accanto a lui.
Questo è tutto quello che conta.
Questo è tutto quello che Blaine sognava.
Posso vederlo ora.
“Vi amo entrambi” sussurrò Kurt ai due suoi amori addormentati e quando Jennycat saltò sul divano sistemandosi sul suo grembo ( non prima di aver lanciato uno sguardo interrogativo al piccolo ometto accoccolato al petto di Blaine) tutto sembrò completo e perfetto, proprio come doveva essere.
Proprio come una famiglia.
NOTE
E finalmente sappiamo il nome del bambino... in onore di nonno Anderson!
Giovedì prossimo l'ultimo capitolo e ci saranno altre due o tre novità nella storia...
A giovedì!!!
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Capitolo 30 *** capitolo 30 ***
Kurt sentì il suono acuto di un pianto e sospirò, rotolando sul letto mentre si strofinava gli occhi assonnati.
Calciò le gambe di lato e si tirò su, ondeggiando leggermente ancora assonnato; poi si voltò per assicurarsi che Blaine stesse ancora dormendo .
Non lo era.
In effetti, Blaine non era proprio a letto.
“Merda” pensò tra se Kurt mentre si guardava intorno nella stanza da letto al buio, trovando il posto completamente vuoto.
Blaine doveva aver portato il bambino nella nursery, così che non dovessi alzarmi.
Solo poche ore prima , la famiglia si era sistemata per dormire, Blaine e Kurt nel loro letto e Liam dormiva nella sua culla sistemata poco lontana da loro.
Il piano era alternarsi con Blaine che si alzava per prendersi cura del bambino e poi sarebbe toccato a Kurt; ma in qualche modo il piano doveva essere cambiato perché ora Blaine ed il bambino erano in fondo al corridoio mentre Kurt era rimasto solo a dormire.
Ma come poteva dormire sapendo che Blaine stava avendo problemi a far addormentare loro figlio?
A dire il vero, il povero Liam non si sentiva bene ultimamente.
Il bambino , che ora aveva poco più di un mese, stava avendo problemi nel digerire il latte in polvere ed anche se Blaine era riuscito ad avere un appuntamento con il pediatra di Liam per quel venerdì, dovevano ancora ascoltare loro figlio lamentarsi e piangere per qualcosa che non riuscivano a capire.
Una telefonata a Burt e Carole li informò che avrebbe potuto essere un'allergia di Liam a qualcosa nel latte in polvere, così Kurt era uscito a comprare diversi tipi di latte da provare fin quando non avessero visto il pediatra; ma nulla sembrava funzionare e Liam era semplicemente infelice.
Per sottolinearlo, un urlo particolarmente forte si sentì giù per il corridoio e Kurt sentì il cuore dolergli a causa del suono.
Con un sospiro triste si precipitò fuori verso il pianto che sapeva provenire dalla nursery.
Aprì silenziosamente la porta socchiusa e sbirciò dentro, per nulla sorpreso di trovare suo marito che andava avanti ed indietro con Liam tra le braccia, canticchiare sottovoce per cercare di calmare il bambino urlante che teneva stretto contro il suo petto.
I capelli di Blaine erano vaporosi ed arruffati e c'erano delle borse sotto ai suoi occhi, la prova di tutti gli alti e bassi dell'essere genitore soprattutto durante questo periodo difficile.
La piccola testa di Liam era nascosta sotto il suo mento; Kurt non poteva vedere il suo volto ma sapeva che suo figlio aveva pianto così tanto da essere tutto rosso in volto.
“Gli fa ancora male il pancino?” chiese Kurt, entrando in camera e Blaine inclinò la testa di lato, sbattendo gli occhi assonnati mentre fissava suo marito.
“Dovresti tornare a letto... devi lavorare domani mattina”
“Mio figlio sta male e mio marito sembra esausto... non vado domani.”
“Ma tu...”
“Isabelle capirà, tesoro”
Kurt si avvicinò a Blaine ed abbassò lo sguardo su loro figlio, accarezzando poi gli scuri ciuffetti ricci di Liam-
“Povero piccolo... da quanto tempo è sveglio?”
“Da circa un'ora... non si sente per niente bene. Ha vomitato tutto il latte ed ho provato ad accarezzargli il pancino per aiutarlo a dormire, ma sta ancora male...ed io... non so cosa fare e lo odio.”
“Potremmo portarlo in ospedale”
“No... solo...” sussurrò Blaine, fermandosi quando Liam si lamentò di nuovo, “odio il fatto che sia così a disagio.
Mi sembra come se non ci fosse nulla che io possa fare, ma se lo portassimo in ospedale e li ci dicono che è solo un po' d'aria nel pancia?
E se poi non lo portiamo ed invece è qualcosa si serio?
Solo... ho paura!”
Kurt fissò suo marito e gli baciò la tempia prima di mettersi davanti all'uomo più basso per pendere delicatamente Liam dalle braccia di Blaine.
Con attenzione, poggiò il figlio contro il petto ed accarezzò la calda schiena del bambino.
“Oh tesoro” sussurrò, baciando la fronte di Liam, “ ti aiuteremo a stare meglio, okay? Andrà tutto bene. I tuoi papà miglioreranno le cose”.
Alzando lo sguardo su Blaine, Kurt smise di accarezzare la sua schiena e allungò una mano per stringere quella di suo marito.
Non rimase sorpreso dal sentire la mano di Blaine tremare.
“Perché non torni a letto a dormire un altro po'? Resto io con lui e se non riesco a calmarlo, ti vengo a svegliare e troveremo insieme una soluzione”
“Ma lui...”
“Carole ha detto di controllarlo per la notte ed io posso farlo.
Non hai dormito bene negli ultimi giorni e ti sentiresti meglio.. diamine , io mi sentirei meglio .. se dormi un po'... per favore? Puoi farlo per me?”
Blaine lo guardò per un momento, sbattendo, lentamente, gli occhi nocciola prima di annuire comprensivo così diede il bacio della buonanotte al marito ed al figlio.
Esitò solo un attimo sulla soglia fin quando Kurt non lo cacciò via ed una volta che fu lontano, Kurt si lasciò cadere sulla sedia a dondolo , poggiò una mano ferma sulla schiena di Liam dando , con dolcezza, delle pacche sul sedere di suo figlio mentre il bambino si lamentava contro di lui.
“Papi è qui, scimmietta. Shh!”
Per le successive ore, rimase a guardarlo, cullandolo con attenzione continuando a tenerlo d’occhio per tutta la note.
Quando arrivò l'alba, Blaine si trascinò per il corridoio ed entrando nella nursery rimase sorpreso di trovare Kurt e Liam addormentati sulla sedia a dondolo ed anche se sapeva che Kurt avrebbe avuto un dannato torcicollo, era felice che suo marito fosse riuscito a calmare il bambino abbastanza da permettere a tutta la famiglia di dormire.
I problemi di stomaco di Liam erano causati da un'allergia al lattosio, il cui rimedio fu passare al latte di soia.
Il nuovo latte in polvere funzionava a meraviglia, cosa che fu una manna dal cielo per Blaine e Kurt che furono sbalorditi dal cambiamento di atteggiamento di loro figlio.
Il bambino, però, ora era felice ed in salute ed era tutto quello che potevano chiedere, soprattutto visto che Kurt era tornato a lavorare a tempo pieno e Blaine si stava abituando al suo nuovo ruolo di papà casalingo.
Nonostante le giornate fossero lunghe e stancanti, Blaine sapeva che non c'era nulla al mondo che amava di più che essere padre.
Doveva coccolare Liam e semplicemente divertirsi con lui ogni singolo giorno fino a quando Kurt tornava a casa e Blaine lasciava che legasse col figlio mentre lui riposava.
Tuttavia, non andava mai a dormire visto che amava troppo guardare suo marito parlare o cantare per il loro bambino.
Kurt era entrato nel ruolo di papà davvero bene, proprio come un gioco da ragazzi, un enorme cambiamento rispetto ai terribili mesi in cui aveva rotto con Blaine a causa della gravidanza e la sua paura di diventare padre.
“Ti vuole davvero bene, sai?” mormorò Blaine, una sera a cena; stava mangiando un'insalata di pollo e guardava Kurt dare il latte serale a Liam.
“Hm?”
“Liam... ti adora... fa le faccine più divertenti, tristi ed imbronciate quando lo baci la mattina prima di andare al lavoro; è come se sapesse che non ti vedrà per alcune ore e penso che lo odi... è adorabile.
Farò una foto per te uno di questi gironi.”
Kurt ridacchiò, muovendo il braccio per tirare Liam un po' più su.
“Ha il tuo stesso broncio, penso.
Nessuno sa fare gli occhi da cucciolo come fai tu”
“Oh sta zitto”
“Cosa? È vero.
Voi due avete le stesse espressioni facciali.
Non vedo l'ora che sia abbastanza grande da saper parlare; vi farò sfidare per vedere chi sa fare le facce più ridicole... sarà divertentissimo”
Blaine ruotò gli occhi e sorrise quando Kurt squittì perché Liam aveva finito la bottiglina.
“Era affamato”
“Oh si lo era proprio” tubò Kurt , poggiando la bottiglia vuota sul tavolo prima di portarsi il bambino sulle spalle sopra al tovagliolo.
Un paio di pacche sulla schiena ed il bambino fece un ruttino piuttosto forte ed entrambi gli Anderson-Hummel scoppiarono a ridere.
“È un bravo bimbo” disse Kurt felice che il loro bambino fosse sazio ed avesse anche fatto il ruttino poi si appoggiò allo schienale, continuando ad accarezzare la schiena di Liam, guardando in silenzio Blaine mentre infilava dei piccoli bocconi di insalata in bocca.
“Speriamo prenda anche le tue impeccabili maniere a tavola”.
Blaine ridacchiò.
“Fin quando non guardi suo zio Finn quando mangia e decida che il mio sia il modo giusto per pulire il piatto… stiamo apposto”
Entrambi ruotarono gli occhi e Blaine tornò a mangiare, ignorando gli occhi vigili su di lui.
Dopo alcuni minuti passati a guardare Blaine, Kurt tornò finalmente alla realtà e si alzò da tavola, posando delicatamente Liam nella sua culla 3in1.
“Hai ricevuto una strana lettera, comunque.
Non so perché non me ne sono ricordato fino ad ora”
“Una strana lettera?”
“Si”
Kurt uscì per un momento dalla stanza, tornando poco dopo con una grande busta da lettera.
“Penso sia un bigliettino, ma non c’è il mittente quindi non so chi te l’ha mandata… penso sia qualcosa per congratularsi con noi per la nascita di Liam.
Però è indirizzata a te quindi penso che debba aprirla tu.
Scusa se non te l’ho data prima.
Me ne sono completamente dimenticato quando sono tornato a casa”
“Va bene” disse dolcemente Blaine, prendendo la busta dalle mani di Kurt.
Sussultò leggermente quando notò la calligrafia usata per scrivere il suo nome e Kurt sollevò un sopracciglio per questa reazione.
“Tesoro?”
“Quella…. Quella è la scrittura di mia madre… la riconoscerei ovunque”
“Cosa? Davvero?”
“Si” disse Blaine, tenendo la lettera tra le mani, le dita tremanti mentre pensava a cosa potesse contenere.
Sembrava pesante sul suo palmo, leggermente spessa come se ci fosse qualcosa all’interno e Blaine respirò tremante mentre girava la busta per poterla aprire.
Ci riuscì facilmente, nonostante gli tremassero le mani; tirò fuori la lettera dalla busta, scioccato di trovare anche un biglietto d’auguri blu.
La parte davanti era bianca con la scritta in corsivo “Congratulazioni” fatta con dei brillantini azzurro pastello.
Una foto di un bambino dentro ad un cesto portato da una cicogna era al centro sotto la scritta e Blaine sentì il cuore balzargli in gola mentre guardava il biglietto.
“Non capisco”
“È un biglietto d’auguri?”
“Si”
Kurt si alzò e si appoggiò alla sedia di Blaine, chinandosi per guardare il biglietto.
Una volta letto, poggiò una mano sulla spalla di Blaine e la strinse, offrendo il suo sostegno al marito mentre il ragazzo più giovane continuava a fissare il biglietto con aria assente.
“Apri il resto”
Con attenzione, Blaine finì di strappare la busta e questa volta sussultò ancora di più quando un pezzo di carta cadde da dentro per finire sul suo grembo.
“Ha mandato un assegno”
Kurt allungò una mano e prese l’assegno, spalancando gli occhi quando notò l’importo scritto.
“Ci ha mandato un assegno di cinque mila dollari, Blaine”
“Oh mio Dio…”
“Credo ci sia anche una lettera” sottolineò , sollevando lo sguardo per controllare l’espressione sul volto di Blaine quando lo sentì prendere un profondo e tremante respiro.
“Tesoro?”
“Non capisco… non riesco a capire”
“Leggi la lettera, tesoro. Ti lascio da solo “
Kurt baciò la spalla di Blaine ed uscì dalla stanza, lasciando Blaine da solo con la lettera ( ed un addormentato Liam, accoccolato nella sua culla).
Una volta che Kurt se ne fu andato, le lacrime che Blaine aveva finora trattenuto, cominciarono a scorrere e Blaine sistemò sul tavolo il biglietto, la lettera e l’assegno; poi poggiò la testa tra le mani mentre piangeva.
Non riusciva a capire; non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
Come aveva fatto sua madre a scoprire che aveva avuto un bambino?
A meno che qualcuno vicino a loro non glielo avesse detto e… Oh… Oh… era stato Cooper.
Doveva essere stato lui.
Dannato Cooper.
Blaine si asciugò le lacrime e si sporse, tirando, con rabbia, la lettera fuori dalla busta.
L’aprì e si accigliò quado vide la perfetta calligrafia di sua madre sulla pagina.
Era difficile dimenticare l’ondulata e sinuosa scrittura di sua madre anche se erano passati cinque anni dall’ultima volta che l’aveva vista o che aveva parlato con lei.
E poi anche se era stato terribilmente arrabbiato con lei per aver lasciato che il marito lo sminuisse durante quella cena del Ringraziamento tanti anni fa, Blaine non poté fare a meno di pensare a quanto gli mancassero i suoi genitori, soprattutto quando vedeva quale meravigliosa famiglia fossero gli Hudmels.
Tirando su col naso, Blaine avvicinò la lettera al viso fissando la calligrafia col cuore che batteva forte quando lesse il saluto con cui iniziava la lettere.
“Mio caro bambino.
È passato molto tempo, vero? Ma è stata tutta colpa mia.
Sono passati più di cinque anni dall’ultima volta che ho sentito la tua voce o che ho visto il tuo volto e sono stata davvero stupida in questi ultimi anni, Blaine.
Sei mio figlio minore, il mio bambino e non sono stata giusta con te né lo è stato tuo padre.
Mentre sono qui seduta a scriverti, non posso fare a meno di pensare a tutte le cose della tua vita che mi sono persa in questi anni sprecati.
Sei cresciuto così tanto, tesoro mio, ed odio il fatto di aver permesso che accadesse tutto questo.
Ed ora, ora so di essermi persa un’altra enorme pietra miliare della tua vita e mi si spezza il cuore sapere che è successo.
Ti prego, non arrabbiarti con lui, ma Cooper mi ha detto del bambino.
Il mio primo nipotino: un maschietto.
Un nipote maschio!
Santo cielo, quando Cooper mi ha mandato un messaggio per avvisarci che era nato, ho pianto per giorni, Blaine.
Davvero l’ho fatto.
Perché ho perso il giorno più importante della tua vita: la prima volta che sei diventato papà.
Accidenti, ammetto che la prima volta che hai detto a me ed a tuo padre che eri portatore del gene Reddin, ero spaventata a morte.
Non avevo idea di come anche un uomo potesse rimanere incinto per non parlare di poterlo crescere dentro di se e farlo nascere .
Ma poi ci hai detto di avere quel gene e pensai a quella sera , quando eri più giovane, in cui ci dicesti di essere gay ed al fatto che fossi arrabbiata perché non avresti mai potuto darci un nipotino.
So che è stato un pensiero egoista.
Lo so ora ma era qualcosa a cui avevo pensato e che rimpiango tanto; così come rimpiango il fatto di non fare più parte della tua vita in questi ultimi anni.
Ed ora sei padre, il papà di un bellissimo bambino ( ho visto delle foto solo alcuni scatti di lui nella nursery dell’ospedale ed alcuni che Cooper ha fatto qualche giorno dopo la nascita) e mi si è spezzato il cuore per essermi persa tutto questo a causa della mia stupidità.
Blaine, caro, mi manchi.
Mi sei mancato da quella sera che andasti via e mi dispiace così tanto di non aver lottato per te e di averti lasciato andar via quella sera.
Avrei dovuto lottare più duramente, avrei dovuto dire a tuo padre di chiudere la bocca e di crescere perché non sei stato altro che un figlio perfetto per noi ed invece di focalizzarsi sulle grandi cose che hai fatto, tuo padre si è focalizzato sul suo bigottismo ed io ho lasciato che ti ferisse.
Mi dispiace così tanto.
So che è troppo tardi per chiedere o implorare il tuo perdono ma voglio solo farti sapere che mi dispiace tanto e che ti voglio davvero tanto bene.
Io e tuo padre abbiamo parlato di quello che accadde quella sera ed anche lui è molto dispiaciuto, Blaine.
Ha capito che quello che aveva fatto era sbagliato e che non avrebbe mai dovuto dirti quelle cose orribili su Kurt e sul tuo gene.
Ci manchi davvero tanto tesoro, ed odiamo il fatto di starci perdendo così tante cose della tua vita e della vita del nostro caro nipote per qualcosa di così stupido che abbiamo fatto così tanto tempo fa.
Quindi, ho incluso un assegno di 5 mila dollari per te, per poter comprare qualcosa di carino per te, Kurt ed il bambino.
Cooper non ha voluto dirmi il suo nome perché mi ha detto di aver già oltrepassato il limite mandandoci la foto e che volevamo saperlo dovevamo chiedere a te, ma ha anche detto che ci sarebbe piaciuto molto.
Penso che amerei comunque lo stesso il suo nome qualunque sia perché è bellissimo , Blaine.
È così bello.
Sembra te quando eri neonato, in realtà.
Ti ho mandato alcune tue foto di quando eri un piccolissimo ometto e puoi confrontarle se vuoi.
Sembra che i geni degli Anderson siano dominanti nel tuo piccolo anche se posso vedere anche un po’ di Kurt in lui… soprattutto il naso!
Quello è sicuramene il naso degli Hummel!
Così carino!
Solo scrivere di quanto bello sia mio nipote senza nemmeno averlo visto di persona, mi spezza il cuore, ma so che non è altro che colpa mia e mia soltanto.
Sono stata orribile con te, Blaine e spero tu possa un giorno accettare le mie scuse e possa permettermi di tornare nella tua vita.
Mi manchi davvero tanto e farò qualsiasi cosa per dimostrarti quanto sia dispiaciuta.
Per favore da un bacio a Kurt da parte nostra e ti prego dai un bacio anche al tuo bellissimo bambino.
Spero un giorno di poterlo incontrare, anche solo per un secondo.
Ti voglio tanto bene, Blaine Devon.
Io e tuo padre siamo molto dispiaciuti e speriamo di sentirti.
Ti voglio bene!
Mamma”
Blaine lasciò cadere la lettera sul tavolo e si chinò in avanti poggiando la fronte sulla mani, respirando a fatica.
Si sentiva come se qualcuno fosse seduto sul suo petto e lo stesse soffocando e sentiva lo stomaco sottosopra mentre pensava al dolore che aveva sofferto quando aveva tagliato fuori dalla sua vita i suoi genitori.
Pensò alle prime settimane di gravidanza quando era solo nell’appartamento di Cooper e a quanto avesse desiderato chiamare sua madre per parlarle delle sue paure perché tanto, tanto tempo fa era stata una buona ascoltatrice… beh almeno fino al suo coming out… poi quella era una storia diversa.
Aveva pensato a lei mentre era in ospedale con Liam che dormiva sul suo petto, la guancia poggiata contro i folti capelli del bambino e pensò al fatto che c’era una foto nel suo vecchio album di neonato a casa che era molto simile a quella scena; una foto di sua madre che lo teneva tra le braccia proprio così, la guancia poggiata sui ricci di Blaine mentre lo cullava amorevolmente.
In quel momento avrebbe voluto chiamarla per farle migliaia di domande su come prendersi cura di un neonato, ma aveva lasciato perdere ancora ferito dal modo in cui aveva lasciato che suo padre calpestasse i suoi sentimento così tanti giorni del Ringraziamento fa.
Così si era rivolto a Carole che era stata più di una madre per lui, più di sua madre ed aveva lasciato che il dolore che aveva riempito la sua anima sparisse mentre dimenticava i problemi con sua madre.
Ma ora li seduto , in sala da pranzo, la testa tra le mani, la cena dimenticata davanti a lui, così come la lettera, il pacchetto di foto e l’assegno sparpagliati sul tavolo, Blaine si sentì perso.
“Kurt” lo chiamò, la voce roca e piena di tristezza.
Kurt entrò nella stanza e sospirò , tristemente, quando vide l’espressione disperata sul viso di Blaine.
“Oh tesoro” sussurrò, tirandolo a se e lasciandolo piangere; con una mano accarezzava la testa di Blaine, l’altra era avvolta attorno alle sue spalle.
“Va tutto bene… sono qui; andrà tutto bene”
Accanto a loro, Liam cominciò ad agitarsi, essendosi svegliato a causa di tutto il trambusto e Kurt prese un profondo respiro , il cuore a pezzi nel sentire Blaine crollare e dei piagnucolii che venivano dalla culla.
“Shh! Shh! Ci sono io “
Un paio di minuti dopo, Blaine tirò su col naso e si tirò indietro , sciogliendosi dall’abbraccio di Kurt per andare a prendere Liam.
Tirò su il bambino e lo strinse al petto, accarezzando i morbidi capelli neri di Liam, abbassando la voce e sussurrando parole di conforto al bambino.
“Blaine?”
“Non diventerò come loro, Kurt. Mai”
“Intendi i tuoi genitori?”
“Se dovessi mai ferire Liam, come hanno fatto loro con me, non meriterò di essere perdonato”
“È quello che vogliono?” chiese cautamente Kurt, avvicinandosi lentamente al marito ed al figlio.
Allungò una mano e fece voltare Blaine in modo da trovarsi faccia a faccia, le mani di Kurt si abbassarono e strinsero la vita di Blaine mentre guardava la sua famiglia.
“Vogliono che li perdoni?”
“Cooper gli ha detto di Liam e vorrebbero far parte della sua vita.
Vogliono conoscerlo , anche se loro… mio padre… lui…anche se ha detto che è un abominio partorire grazie al gene”
“Forse hanno cambiato idea?”
“Kurt, io non…”
Kurt sorrise tristemente, scuotendo la testa per zittire il marito.
Aspettò che Blaine tacesse prima di continuare.
“So che i tuoi genitori ti hanno ferito . Davvero lo so….ma cos’hai appena detto… “come hanno potuto chiedere perdono dopo tutto quello che è successo?”… forse ti stanno allungando un ramoscello d’ulivo.
So che ti hanno ferito davvero molto.
E li odio per quello che ti hanno fatto ma…
Ti dispiace se leggo la lettera?
Forse se potessi leggerla, potrei spiegarti meglio le cose”.
Blaine scrollò le spalle e Kurt annuì, allontanandosi per prendere la lettera gettata.
Gli diede una scorsa, prendendosi qualche minuto per leggere il tutto ed una volta finito, alzò lo sguardo incrociando gli occhi arrossati di suo marito, un sorriso dolce sul viso.
“TI ricordi quando mi hai perdonato per tutto quello che ho fatto?”
“Si”
“Ricordi quanto fossi spaventato di diventare padre? Quanto sono stato egoista allora?”
“Si”
“Ricordi quanto ottuso ero diventato e di come ci abbiamo lavorato insieme?”
“Si … ma Kurt…”
“Non sto dicendo che dovresti perdonare I tuoi genitori per il modo in cui sis ono comportati, ma forse hanno cambiato idea?
Forse, finalmente, hanno realizzato quanto siano stati stupidi ed hanno, alla fine, realizzato di aver incasinato tutto?
Forse sono finalmente rinsaviti?”
“Kurt…”
“Sai… tanto tempo fa mi dicesti che avevi paura di diventare come tuo padre.
Forse ora è il momento di parlare con lui… e con tua madre… e scoprire cosa diamine è successo perché cambiassero il loro atteggiamento nei tuoi confronti.
Puoi semplicemente parlare con loro una sola volta e vedere come va e se la cosa ti mette a disagio, puoi semplicemente tagliare tutti i ponti con loro.
Ti supporterò al mille per cento, ma onestamente, penso che per te sia un bene anche solo parlare con loro.
Perdonare è una cosa difficile da fare quando sai stato ferito, ma… entrambi, tu ed io… l’abbiamo affrontato e ne siamo venuti fuori bene, giusto?”
Blaine annuì, voltandosi solo per un momento per rimettere Liam, addormentato, nella culla.
Una volta sistemato, Blaine si voltò e si gettò letteralmente tra le braccia di Kurt, poggiando la testa contro la spalla di suo marito, sospirando tremante.
“Pensi davvero che dovrei telefonargli?”
“Non ti farebbe male, tesoro”
“Lo pensi davvero?”
“Chiamali e parla semplicemente con loro.
Se, in qualsiasi momento, ti mettono a disagio o ti sembrerà di non essere pronto o non sono così dispiaciuti come pensi siano… puoi riattaccare e non preoccuparti mai più di loro”.
“Ci parleresti insieme a me?”
“Farò qualsiasi cosa tu voglia che io faccia, Blaine.
Qualsiasi cosa tu voglia”
Ci volle un’intera settimana a Blaine per accettare quello che stava per fare.
Kurt era rimasto accanto a lui, disposto e pronto a cogliere qualsiasi necessità di Blaine.
Passarono tutta la settimana a discutere di tutte le opzioni.
Così come ne parlarono con la loro analista e quando finalmente ebbero un solido piano, Kurt disse ad Isabelle che aveva bisogno di prendersi una mezza giornata libera per risolvere dei problemi familiari e poi se ne tornò a casa prima; poi si sedette accanto ad un pietrificato Blaine, seduto al tavolo della cucina col cellulare stretto in pugno.
“Sei pronto?”
“Pronto come non mai”
Blaine fece partire la chiamata, mise il vivavoce e si appoggiò allo schienale, stringendosi poi al braccio di Kurt.
Il telefono squillò per un po’ prima che una voce familiare rispondesse, il suo tono calmante riempì l’aria dell’appartamento mentre parlava.
“Pronto?”
Blaine aprì la bocca come per parlare, ma nulla uscì dalle sue labbra e Kurt si accigliò, stringendo la mano di suo marito che scosse la testa.
La signora Anderson continuava a chiedere se c’era qualcuno al telefono ed , alla fine, Kurt rispose, chinandosi per avvicinarsi al telefono e parlare.
“Signora Anderson? Marisol… sono Kurt. Kurt Hummel”
“Kurt? Oh mio dio Kurt… ciao!
Blaine è con te?”
Blaine prese un respiro tremante e poi espirò, facendosi poi riconoscere.
“Mamma?”
“Blaine… oh mio dio, Blaine… “
“Ciao mamma”
“Oh tesoro. Mi dispiace così tanto… Mi dispiace così tanto…!”
La donna dall’altra parte cominciò a singhiozzare e Kurt si morse il labbro quando sentì Blaine cadere a pezzi accanto a lui; l’altro uomo stava cercando di nascondere il fatto di aver cominciato a piangere dopo aver sentito la voce di sua madre dopo cinque anni.
“Mamma… “
La signora Anderson iniziò a balbettare, singhiozzando scuse e promesse di non ferirlo di nuovo, mai più.
Blaine a malapena parlò, passò il tempo della conversazione ad annuire con la testa, sebbene sua madre non potesse vederlo e dopo alcuni minuti in cui i due piansero , un debole lamento li fece zittire.
“Oh…”
“Tesoro, vado a pendere Liam…torno subito” sussurrò Kurt, baciando Blaine sulla testa prima di uscire dalla stanza.
Blaine si rivoltò e si accigliò quando non sentì altro che silenzio.
“Mamma?”
“Liam? Lo hai chiamato Liam?”
“Liam Elijah, lo abbiamo chiamato così per nonno… cioè… lui... solo…”
“Lo hai chiamato così per papà?”
Oh… quella era una voce nuova… il signor Anderson.
“Papà?”
“Blaine”
Kurt tornò in cucina con Liam, cullandolo piano mentre i dolci piagnucolii del bimbo si calmavano.
Quando vide Blaine con gli occhi e la bocca spalancati si accigliò ma quando sentì la voce del padre di Blaine venire dal telefono, capì perché il marito fosse così sconvolto.
“Signor Anderson?”
“Ciao Kurt”
Liam piagnucolò di nuovo e Marisol singhiozzò forte, risvegliando Blaine dal suo sogno ad occhi aperti.
Il giovane Anderson alzò lo sguardo su suo marito e su suo figlio e poi di nuovo sul telefono, le dita che tremavano mentre fissava il timer della chiamata.
“Volete vedere Liam?”
“Cosa?”
“Volete vedere il bambino? Con facetime?”
“Oh tesoro… certo”
Blaine si alzò ed aprì Facetime dal loro Ipad, chiamando poi i suoi genitori mentre Kurt si sedeva con Liam e lo preparava ad incontrare per la prima volta gli altri nonni.
In pochi secondi i volti di Marisol e di Nicholas Anderson apparvero sullo schermo e Kurt osservò quanto la coppia fosse invecchiata.
I capelli castano scuri di Nicholas ora erano brizzolati ed indossava un paio di occhiali dalla montatura scura che proteggeva i suoi occhi azzurri.
I capelli mossi di Marisol erano tirati indietro in una coda di cavallo e c’erano ombre scure sotto gli stanchi occhi nocciola.
Quando i due adulti videro Blaine sullo schermo , entrambi sorrisero tristemente.
“Sei cresciuto” commentò Marisol e Blaine arrossì.
“Sono passati cinque anni, mamma”
“Lo so… ho perso così tanto”.
“Si… io e Kurt siamo genitori ora!”
Kurt si chinò quando sentì il suo nome , salutando con la mano libera i suoi suoceri.
Entrambi gli Anderson risposero al saluto e Blaine riportò la telecamera su di lui.
“Pronti ad incontrare Liam?”
“Assolutamente” disse Nicholas.
Blaine voltò lo schermo verso Kurt che si tirò su , sistemando meglio il bambino tra le braccia così da essere davanti alla fotocamera dell’Ipad.
Quando riuscirono a vederlo , un coro di “aww” e di parole adoranti venne dai nonni che cominciarono poi a tirar su col naso , sempre di più.
Kurt alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare due persone completamente commosse e sconvolte e si scambiò un’occhiata con Blaine, non sorpreso di trovare il marito con il labbro inferiore tra i denti.
“Stai bene?” sussurrò a Blaine , guardandolo annuire lentamente.
Blaine voltò di nuovo la telecamera su di lui e si spostò più vicino a Kurt e a Liam, chinandosi mentre la giovane famiglia guardava i suoi genitori.
Nicholas li guardava con meraviglia e Marisol si stava asciugando le lacrime dagli occhi con un fazzoletto.
Quando Liam sbadigliò, i nonni lo guardarono sbalorditi e Marisol allungò una mano per stringere quella di Nicholas.
“È bellissimo, tesoro”
“Grazie” mormorò Blaine, abbassando lo sguardo sul figlio assonnato.
Kurt sollevò un po’ più su il bambino e lo passò al marito , guardando con amore il modo in cui Blaine prese Liam tra le braccia con così tanta cura.
“È il mio mondo… insieme a Kurt, naturalmente”
“Avete fatto un ottimo lavoro, ragazzi”
“Grazie”
Dopo ciò, la conversazione scemò soprattutto visto che gli Anderson erano rimasti incantati da loro nipote.
I successivi minuti trascorsero quasi in totale silenzio ( a parte i dolci sbuffetti che Liam faceva mentre beveva la sua bottiglina di latte pomeridiana) e quando Blaine, alla fine, poggiò la bottiglia vuota di lato e gli fece fare il ruttino, Marisol parlò.
“So che siamo stati distanti e che ti abbiamo davvero ferito tanto, tesoro; ma… ci stavamo chiedendo se possiamo venirvi a trovare o forse … voi ragazzi potete fermarvi da noi la prossima volta che venite in Ohio…”
Kurt si morse il labbro, spostando lo sguardo su Blaine per cercare di capire cosa stesse pensando, ma sul viso di Blaine c’era solo un’espressione vuota.
L’uomo più giovane sembrava perso nei suoi pensieri , sbattendo lentamente le palpebre mentre lasciava vagare la mente.
I suoi genitori aspettavano pazientemente dall’altra parte, senza dire una parola, ma Kurt poté vedere la loro preoccupazione quando Blaine non rispose.
“Blaine?”
“Saremo in Ohio per il Ringraziamento”
“È meraviglioso tesoro. Assolutamente meraviglioso”.
“Non posso credere che siamo finalmente qui” sospirò Kurt mentre apriva la portiera della sua macchina e si stiracchiava.
Blaine scese dal lato del passeggero e si arrampicò immediatamente sul sedile posteriore per sganciare Liam dal seggiolino.
Il loro bambino , che aveva 4 mesi ora, dormiva profondamente, essendo stato attirato nel mondo dei sogni durante il viaggio verso casa dei nonni; e quando Blaine sollevò il bambino dal seggiolino, Liam sbadigliò e ricadde contro il petto di suo padre, felice di ascoltare il battito del cuore di Blaine mentre l’uomo lo portava verso casa.
“Questo è stato il viaggio più lungo che abbia mai fatto… ed ero solito usare l’autobus per gli eventi scolastici”
“Come me… ricordi il viaggio a Chicago per le Nazionali durante il mio ultimo anno? È stato abbastanza disgustoso”
Blaine ridacchiò e si fermò davanti alla porta , tenendo Liam cautamente con una sola mano mentre con l’altra bussava.
La porta si aprì ancora prima che Blaine finisse di bussare ed apparve Carole che strillò alla vista dei suoi cari.
“Ciao ragazzi! Oh… datemi il mio nipotino”
Blaine gli diede il bimbo poi si voltò per tornare indietro e prendere alcuni dei bagagli che Kurt aveva lasciato sui gradini.
Una volta che lui e Kurt avevano finalmente finito di scaricare la macchina, entrambi si rifugiarono nel tepore della casa dove trovarono Carole e Burt con un Liam ora sveglio che sbatteva gli occhi mentre li guardava imbronciato.
“Probabilmente è arrabbiato perché si è svegliato, ma comunque è meglio se è sveglio adesso.
Ho bisogno che dorma stanotte”
Carole annuì al commento di Blaine e si spostò sul divano permettendo a Burt di sistemarsi accanto a lei mentre l’uomo più grande faceva dei versi al nipotino.
“Questo è il mio bambino! C’è il mio piccolo Liam! C’è il bimbo del nonno”
“Penso che papà si sia dimenticato come parlare inglese “ lo prese in giro Kurt, sorridendo a suo padre quando Blaine gli diede una gomitata in un fianco.
“Oh… va bene… anche io ho dimenticato come parlare correttamente accanto a Liam”
“Kurt fa versi al bambino a casaccio, quindi ignorerei semplicemente questo cretino!
Usa un linguaggio infantile più di quanto faccia io, quindi non ha il diritto di prenderti in giro, Burt”
“Immagino… di solito parlava in modo infantile anche alla sue scarpe firmate… mi mancano molto quei tempi”
Kurt ruotò gli occhi e si voltò verso Blaine, incoraggiando il marito a seguirlo al piano di sopra per sistemare i loro bagagli.
Una volta arrivati nella vecchia stanza di Kurt ed aver appoggiato le valigie a terra, Kurt attaccò suo marito con un bacio, sorridendo contro le labbra di Blaine quando sentì il marito gemere.
“Scusami” sussurrò quando si allontanò, “ Questa stanza ha riportato indietro molti ricordi”
“Direi” aggiunse Blaine, ridacchiando.
Si sporse e baciò Kurt di nuovo, gemendo contro le sue labbra mentre l’altro uomo accarezzava le sue labbra con la lingua.
I due continuarono a sbaciucchiarsi, lasciando che Burt e Carole passassero un po’ di tempo con il loro nipotino prima di decidere di smettere e di tornare al piano di sotto.
Quando entrarono in salotto, i due nonni non commentarono le loro labbra rosse e gonfie a causa del baci ed il loro aspetto arruffato, ma si notò dai loro sorrisini consapevoli che sapevano cosa stessero facendo al piano di sopra, Blaine e Kurt.
“Allora” iniziò Burt, “ Io e Carole stavamo pensando che potreste lasciarci Liam tutte la notte.
Possiamo sistemare la culla nella nostra stanza in modo che voi possiate dormire ininterrottamente per una notte mentre noi ci occupiamo di nostro nipote.
Cosa ne dite?”
La coppia si scambiò un’occhiata prima di voltarsi di nuovo verso Burt.
“Sarebbe meraviglioso papà. Non abbiamo avuto così tante notti da soli da quando è nato” concordò Kurt.
Nel frattempo, Blaine, dopo aver annuito per concordare con Kurt, si sedette sul divano accanto a Carole, chinandosi verso sua suocera per parlare col figlio.
“Ama davvero la sua nonna!”
“Certo che si! Ed anche la sua nonna lo ama!” sorridendo raggiante al nipotino, Carole gli baciò i ricci sulla testa, ridacchiando quando il piccolo tra le sue braccia, brontolò cercando di divincolarsi dalla presa.
“Sembra un po’ affamato… ti spiace se gli do io da mangiare?”
“No… certo che no. Vado a preparargli la bottiglina”
“Vengo con te” disse Carole alzandosi e seguendo Blaine in cucina, lasciando i due Hummel da soli.
Quando Burt se ne accorse, batté un amano sul divano per dire a Kurt di sedersi.
Nel frattempo, Burt si sedette sulla poltrona, sorridendo quando Kurt si accomodò.
“Sono contento tu sia potuto venire qui per le vacanze, figliolo”
“Sono contento di aver potuto prendermi questi giorni.
Isabelle mi ha detto di venire a casa visto che Liam è ancora piccolo e che voi meritate di vederlo più spesso”
“Ho sempre saputo che quella donna mi piaceva”
“E con Blaine che va dai suoi genitori questo Venerdì…” si interruppe.
“Come la sta affrontando Blaine? È pronto per tutto questo? È un grande passo”
Kurt annuì e sprofondò ancora di più nel divano.
“Penso che voglia semplicemente farla finita e vedere cosa succede.
So che è preoccupato visto che non li vede da anni , ma credo che voglia far pace con loro per il bene di Liam, sai?
Andremo li, staremo con loro e Cooper per un po’ per poi tornare qui così che le cose non diventino troppo strane”
“Capisco…
Come sta Cooper, a proposito?
Non lo vedo da quando è tornato in California dopo la nascita di Liam”
“Beh… sta andando bene… sta ancora facendo le riprese del suo film.
Sono in pausa per il Ringraziamento, quindi verrà per qualche giorno qui prima di rientrare per le altre riprese.
E so che Blaine è molto eccitato di rivederlo.
Parlano su Skype ed al telefono per tutto il tempo.
Penso che a Blaine manchi”
“Probabilmente si… hanno fatto affidamento l’un l’altro molto negli ultimi anni”
“Si, davvero”
Il resto della conversazione su Cooper fu interrotta quando Carole tornò in salotto, il bambino in braccio e Blaine al seguito.
Sorrise a Kurt e poi si voltò per dare il bambino a Burt.
“Devo parlare un attimo con Blaine, puoi finire di dare la pappa a Liam?”
“Come se potessi perdermi l’opportunità di dar da mangiare alla mia piccola pulce” brontolò Burt, con voce scherzosa.
Sorrise al piccolo tra le braccia e cominciò a dire, con voce infantile, che gran mangione fosse Liam.
“Cosa state combinando voi due?”
“Non si inizia mai troppo presto a fare le compere di Natale!” urlò Carole mentre trascinava Blaine al piano di sopra.
Mentre sparivano, i due Hummel riuscirono a sentire Blaine ridere.
Era ovvio che Carole aveva qualcosa in mente, ma era un suo segreto così non fecero domande.
Lascia che si diverta.
Una volta che i due furono fuori dalla loro vista, Kurt si voltò verso suo padre, intenerito alla vista dell’uomo più grande che blaterava col nipotino.
“Non è troppo pesante per te, vero papà?”
“Pesante? Ti prego Kurt…è a malapena grande quanto il mio braccio… è leggero come una piuma”
“Dillo ai miei bicipiti”
“È solo un bambino che mangia sano. Questo è tutto! È vero, tesoruccio?
Ti piace fare gnam gnam!”
Kurt ruotò, con affetto, gli occhi poi tornò ad osservare suo padre con suo figlio.
Mentre Burt dava da mangiare al bambino, Kurt parlò di come Liam cresceva e di quanto fosse paffuto.
Il piccolo bimbo era in salute, il che era grandioso, visto che non stava più soffrendo come prima che cambiassero il suo latte in uno senza lattosio; ed in più cresceva come un normale bimbo di quattro mesi.
Liam amava ascoltare Blaine cantare per lui e Kurt leggere per lui, soprattutto quando Kurt cambiava tono di voci per ogni personaggio.
Fondamentalmente amava il suono delle voci dei suoi genitori.
Inoltre amava i sonagli e gli oggetti che stridevano ma amava sopra ogni cosai “giochi sul pancino”… cioè quando uno dei suoi papà lo sistemava su una soffice coperta per poi sistemarsela sulla pancia lasciando che il bimbo si muovesse un po’.
Non faceva molto, ma stava migliorando tanto nell’alzare la testa e nell’agitare gli arti, cosa che faceva pensare a Blaine che presto avrebbe cominciato a rotolare.
“Ahh… rotolare... mi ricordo quando iniziasti a rotolare. Un giorno ti sistemai sul letto per un riposino ed in qualche modo sei rotolato giù, facendomi quasi venire un infarto.
E tua mamma… tua mamma mi ha quasi spellato vivo perché mi sono voltato per un secondo e boom eri sul pavimento!
Grazie a dio non ti sei fatto male.
Anche se a volte mi chiedo se tu non abbia sbattuto la testa sul pavimento quando sei caduto…”
“Papà!”
“Sto scherzando” ridacchiò Burt , un grande sorriso sul volto mentre scuoteva la bottiglina ormai vuota in mano.
“Qualcuno aveva fame!”
Si chinò in avanti, posò la bottiglia sul tavolino prima di sistemarsi Liam sulle ginocchia iniziando a dargli dei leggeri colpetti alla schiena, sorridendo a Kurt quando Liam fece un mostruoso ruttino.
“Ecco qua! Questo è il mio ragazzo!”
“Onestamente, penso abbia preso da zio Finn il modo di ruttare.
Non è qualcosa che ha ereditato da me o da Blaine”
“Potrebbe averlo ereditato da suo nonno, vero piccolino?”
Liam tubò con nonno ed allungò le manine paffute per afferrare i polsini della camicia a quadri di Burt.
Gli fece un sorriso senza denti quando Burt rise ed il cuore di Kurt si sciolse alla vista.
Nel guardare i due legare, Kurt non poté fare a meno di ammirare quanto fossero adorabili e quanto fosse emozionato di vedere suo padre così felice.
Un anno prima, non avrebbe mai potuto immaginarsi in una situazione come questa: vedere suo padre tenere in braccio il suo primo nipotino.
Non si sarebbe nemmeno mai immaginato un figlio nato da lui e Blaine… ma ora non poteva immaginarlo in nessun altro modo.
Sospirando felice, si alzò dal divano ed andò a sedersi davanti alla poltrona, bilanciandosi, attentamente, sulle ginocchia mentre si chinava a baciare le guance paffute di Liam.
“Ti voglio bene, tesoro”
Burt sorrise al gesto, togliendo una della mani dalla schiena di Liam per dare una pacca sulla spalla a suo figlio.
“Sai… sono così fiero di te, Kurt.
Sei cresciuto molto in quest’ultimo anno e voglio solo che tu sappia quanto fiero di te io sia.
Ti voglio un mondo di bene, figliolo”
“Grazie papà… ti voglio bene anche io”
I due tornarono a giocare con Liam e dopo alcuni minuti distratti dalla totale dolcezza del bambino, non si accorsero, nessuno dei due, di Blaine a Carole che li guardavano dalla soglia del salotto, entrambi sorridenti per la preziosa vista.
“Dovrei prendere la macchina fotografica?” chiese Carole, estasiata quando sentì Kurt cantare al bambino mentre Kurt lo cullava contro la propria spalla.
Accanto a lei, Blaine scosse la testa e tirò fuori qualcosa dalla tasca: il suo cellulare.
“Ci penso io “
Kurt ruotò su se stesso, facendo scivolare un braccio attorno alla vita di Blaine, avvicinando ancora di più a se il marito addormentato.
Erano a letto da un paio di ore, ora, e dopo aver fatto l’amore, lentamente ma con passione, Blaine si era addormentato subito, ma Kurt era ancora sveglio, la mente vagava mentre fissava il soffitto illuminato dalla luna.
Era così strano non avere Liam in stanza, sia che fosse nella sua culla accanto al loro letto, sia se stesse dormendo insieme a loro.
Il piccolo era stato con loro dal giorno che era tornato a casa dall’ospedale, quindi era strano sapere che stesse dormendo da qualche altra parte, ma Kurt sapeva che era in buone mani, soprattutto visto quanto fossero sembrati eccitati i suoi genitori di fare un piccolo pigiama party col loro nipotino.
Ed in più non è che Blaine e Kurt non avessero approfittato del tempo da soli che gli era stato donato.
Riuscire a fare sesso senza doversi preoccupare di svegliare il bambino addormentato era stato sorprendente anche se avevano dovuto comunque essere silenziosi per non disturbare gli altri occupanti della casa.
Tuttavia, i due uomini avevano limitato i loro gemiti e si erano semplicemente goduti l’amore l’uno per l’altro ed il loro tempo insieme senza interruzioni.
Arrossendo al ricordo di come Blaine fosse andato in pezzi sotto di lui, Kurt strinse un po’ troppo forte suo marito e poggiò il volto contro quello di Blaine, strofinando , con dolcezza, la guancia contro quelle trasandata di suo marito.
Al contatto, Blaine mormorò ed aprì gli occhi, voltandosi leggermente tra le braccia di Kurt per fissare, ancora assonnato, il volto di suo marito.
Sbatté le palpebre a causa del buio e sbadigliò, gli occhi socchiusi mentre fissava nell’oscurità.
“Kurt? Sei ancora sveglio? Che ore sono?”
“Sono tipo … le 4 meno un quarto… è tardi.
Torna a dormire, tesoro… io non ho sonno”
“No… no… almeno fino a quando non provi a dormire anche tu. Abbiamo una giornata impegnativa domani” commentò Blaine, ricordando a Kurt la loro giornata di spese per la cena del Ringraziamento prevista tra qualche giorno.
Kurt ruotò gli occhi e baciò la fronte di Blaine , respirando il profumo della pelle di suo marito.
“Non dobbiamo andare a fare spese così presto.
Possiamo prenderci una giornata in piena pigrizia ed andare più tardi.
Senza fretta”.
“Disse l’uomo a cui piace trascinarmi in giro al mattino per evitare la folla”
“A volte certe azioni devono essere fatte per assicurarci di trovare quello di cui abbiamo bisogno.
Dubito che avremmo problemi nel trovare quello che ci serve qui a Lima, Ohio”
Blaine sbuffò.
“lo dici adesso, ma vedrai: andiamo a fare compere e non avranno più le patate dolci e di chi sarà la colpa?
Tua.
Perché vuoi prenderti una giornata pigra.”
“Oh ti prego...”
“Ed in più abbiamo promesso ai tuoi genitori che saremmo usciti mentre loro terranno il bambino.
Non vuoi farli arrabbiare, vero?”
“Oh si… perché se non usciamo saranno sconvolti “ lo prese in giro Kurt, baciando la tempia di Blaine proprio nel punto in cui i capelli di suo marito si arricciavano in modo davvero adorabile.
“Una parte di me pensa che quello che si arrabbierebbe saresti tu se non approfittassimo di tutto questo domani!”
“E se lo facessi?”
“Non lo farai perché andremo a cena da Breadstick…” ignorò lo sbuffo di Blaine, “ e tu piacerà. Sarà proprio come ai vecchi tempi”
“Si… a prima che avessimo un bambino e a prima che io fossi grosso come una casa”
“Oh sta zitto!” gemette Kurt, colpendo Blaine su un fianco.
Nonostante il bambino fosse nato a Luglio , Blaine pensava ancora che il suo corpo non fosse tornato come era prima, anche se aveva già perso tutti i chili presi a causa del bambino ed era semplicemente bellissimo ( affascinante, bellissimo, magnifico, favoloso) per Kurt.
Più e più volte, l’uomo più giovane si girava e rigirava davanti allo specchio e faceva perfino spegnare la luce a Kurt ogni volta che facevano l’amore, cosa che lo infastidiva tantissimo perché amava il corpo di Blaine, ma era ancora un tasto dolente per il nuovo papà.
Sospirando impotente, perché sapeva che era una battaglia che non avrebbe vinto, Kurt continuò.
“Sei perfetto, tesoro.
Hai appena avuto un bambino ed il tuo corpo sta bene.”
“Ho ancora delle smagliature”
“Davvero? Dove? Perché non le ho mai viste “
“Sono ovunque. Semplicemente non ti faccio guardare abbastanza a lungo”
“Beh… ho visto più che abbastanza e non ho mai visto queste smagliature di cui parli, quindi devi essertele immaginate.
Ed in più sei bellissimo.
Hai avuto un figlio quattro mesi fa e sei stato costretto a non poter far molto a causa dei punti.
Sei bellissimo.
Sei perfetto e vorrei che potessi vederlo anche tu”
Blaine sospirò ovviamente perso nei suoi pensieri, così Kurt si arrampicò su di lui con dolcezza, sospirando mentre si chinava per catturare le labbra di suo marito con le sue.
Se non poteva convincere Blaine di quanto fosse sexy, Kurt poteva farglielo vedere, poteva farglielo sentire
Così lasciò che fosse il suo corpo a mostrarglielo, muovendo, lentamente, i fianchi per dimostrare a Blaine che nonostante tutto, Kurt Hummel pensava ancora che suo marito fosse l’uomo più sexy del pianeta.
“Blaine?” gemette Kurt mentre si tirava indietro.
Non voleva interrompere la loro sessione di coccole, ma mentre si spingeva contro la coscia di suo marito, la sua mente era scivolata altrove e tutto ad un tratto ebbe il bisogno di parlare.
“Si?”
“Riesci a crederci che l’anno scorso, in questo periodo… eri incinto? Cioè eri a malapena incinto, ma lo eri comunque”
“Io… lo so. È strano, vero? Continuo a pensare al periodo natalizio dell’anno scorso e a quanto fosse tutto frenetico..”
“Mi dispiace…”
“TI prego, tesoro… no... abbiamo superato tutto e so che ti dispiace.
Me lo hai detto mille volte e ti ho perdonato tempo fa.
Stiamo bene ora, giusto?”
“Si”
“Allora basta scuse.
Siamo andati avanti ed è tutto quello che conta”
“Lo so… ti amo”
“Ti amo anche io”
Kurt sorrise chinandosi di nuovo per baciare Blaine, la mano che accarezzava il fianco di suo marito prima che le portasse ad accarezzare il petto nudo di Blaine.
Blaine si inarcò al tocco, ansimando quando Kurt cominciò a baciare la sua mascella ed il suo collo.
“Kurt?”
“Sono qui” sussurrò l’uomo più grande, leccando la clavicola di Blaine.
Infilò una mano tra i loro corpi per afferrare il pene duro di Blaine, quando un urlo squarciò l’aria.
Sotto di lui, Blaine rimase immobile per un minuto prima di ridacchiare; poi la sua risata si unì alle urla che provenivano dal corridoio.
Kurt si fermò, scioccato dal cambio di umore ma poi cominciò a ridere anche lui, cadendo con non curanza contro il petto di Blaine mentre i lamenti del figlio si sentivano per tutto il corridoio.
“Siamo stati appena bloccati da nostro figlio e non è nemmeno qui” ridacchiò Blaine, ansimando per le risate e Kurt sbuffò, colpendolo su una spalla.
“Sei tu quello che ha iniziato a ridere! Potevamo continuare”
“Mi dispiace… non ho potuto farne a meno .
È come se sapesse.
Farà… farà questo per il resto delle nostre vite, lo sai questo, vero?”
Kurt sogghignò e si tirò su a sedere, ancora a cavalcioni di Blaine, mentre fissava il viso sorridente di suo marito.
Anche alla luce della luna, Kurt poteva leggere su tutto il viso di Blaine , l’amore che suo marito provava per lui, soprattutto nei suoi straordinari occhi; ed ancora ora, dopo tutti questi lunghi anni ed i momenti difficili, quell’amore, quell’emozione faceva ancora sentire Kurt come se fosse in cima al mondo.
Sbattendo le palpebre, per trattenere le lacrime che cercavano di sopraffarlo, Kurt sorrise a Blaine, accarezzando la sua mascella e guardando l’amore della sua vita ( il padre di suo figlio, il suo tutto) che lo fissava.
Eccoli li:
Kurt Hummel, un uomo di trent’anni, un marito, un padre che aveva superato così tanto nella vita.
Aveva affrontato le avversità, un cuore spezzato, una paura travolgente ed ora stava vivendo ed amando più di quanto avesse mai fatto prima.
Era innamorato di tutto, ora.
Amava la sua famiglia, amava suo marito ed amava suo figlio e dopo un anno così duro e lungo, dopo aver quasi perso due delle persone più importanti della sua vita, sapeva che questo… questo momento, questa volta nella sua vita era tutto per lui.
Col cuore che batteva forte, Kurt guardò Blaine e lo baciò di nuovo sulle labbra.
Mentre si tirava indietro, sentì suo padre cantare a Liam da qualche parte in corridoio ed il suo sorriso si allargò , poi sussurrò la risposta alla domanda di Blaine, nell’aria notturna.
“Certo che lo farà… e a me va bene così”.
NOTE
Ed eccoci alla fine di questa storia... lasciata incompleta per tanto tempo...
Alla prossima traduzione ( ancora non ho deciso quale... mi prendo un paio di giorni di "riposo", per tradurre un paio di articoli per la mia pagina dedicata a Darren su Facebook)... |
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