Fly

di Beb270987
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


dimentica

Il sole aveva da poco fatto capolino tra le case del piccolo paese di Hanagawa.

I raggi si riflettevano delicatamente sul mare creando dei fantastici giochi di luce ed una fresca brezza dal profumo di salsedine spirava leggera nell'aria.

Hanagawa era un piccolo villaggio circondato a nord dalle montagne e a sud dal mare.Il suo centro era situato sulla parte più bassa del monte principale,ma la maggior parte delle case,soprattutto quelle nuove,erano state costruite in prossimità dell'oceano.Era un posto abitato da non più di tremila anime tra uomini,donne,vecchi e bambini.

Mentre gli anziani si dedicavano alla pesca facendola divenire la propria ragione di vita,i più giovani lavoravano al villaggio come fabbri,droghieri,medici,veterinari e professori.Il piccolo paesino poteva contare su una grossa costruzione in cemento che fungeva da asilo,scuola elementare,scuola media e scuola superiore per i propri figli.

I ragazzi che avevano terminato lì il proprio corso di studi,se erano fortunati potevo ambire ad andare a studiare in una grande città,ma la maggior parte di loro in realtà non aveva scelta.Una volta finita la scuola quasi tutti erano costretti ad andare a lavorare nell'azienda di famiglia.

Quella mattina,tutta la popolazione si stava svegliando pronta ad iniziare una nuova gionata.

Quando la campana della scuola suonò le nove tutti gli studenti erano già pronti in classe.

Gli alunni della seconda sezione del primo anno del liceo,erano intenti a chiaccherare rumorosamente approfittando del ritardo del proprio professore.

"Silenzio!Fate un po' di silenzio!"li bacchettò l'insegnante entrando in aula accompagnato da un ragazzino.

"Nonostante il nuovo anno scolastico sia iniziato già da una settimana,è arrivato oggi nella nostra classe un nuovo alunno.Il suo nome è Takeshi Oba."disse guardando solennemente i propri allievi.

"Oba ha avuto una brutta bronchite e quindi non è potuto venire prima a scuola.Spero lo accoglierete con calore e lo aiuterete rispondendo ad ogni sua domanda"poi,si rivolse al taciturno giovane:"Vai pure a sederti nel banco in fondo all'aula".

Il ragazzo obbedì senza fiatare e,nonostante tutti gli sguardi fossero fissi su di lui,non si degnò neanche un momento di staccare gli occhi dal pavimento andando dritto in direzione del proprio posto.

Takeshi era un ragazzo di corporatura esile,aveva dei lucenti capelli neri tagliati corti e un bel viso.Probabilmente avrebbe fatto breccia nel cuore di molte ragazzine,non fosse per i suoi occhi neri e vitrei che sembravano provare odio e disgusto per qualsiasi cosa incontrasse il loro sguardo.

Nelle settimane a venire furono molti i compagni che cercarono di instaurare con lui un rapporto di amicizia o anche solo di cortesia,ma sembrava che Takeshi avesse costruito intorno a sè un muro invalicabile...un muro che nessuno avrebbe mai dovuto oltrepassare.

Stufi del suo comportamento freddo e distaccato,sia i compagni che le compagne decisero di lasciarlo perdere,isolandolo da conversazioni e divertimenti di ogni genere.

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"Perfavore Shinji!!!Daiiii....prometto che te li restituirò settimana prossima,appena i miei mi daranno la paghetta!In fondo,cosa vuoi che siano per te 10.000 Yen?"

Shinji sbuffò rumorosamente:"Tieni!Basta che la pianti di seccarmi!"disse sbattendo sul banco qualche banconota:"Sono 20.000,così evitarai di chiedermeli anche settimana prossima!"

"Grazie!Grazie!Grazie!"gli sorrise sognante il compagno.

Shinji Harakawa era probabilmente il ragazzo più ricco della scuola,suo padre era il proprietario di una grande azienda edile.

La quasi totalità delle nuove case costruite in paese erano marcate Harakawa Company.Il padre del giovane aveva acquistato tutte le piccole aziende che fino a qualche anno prima lottavano per gli appalti del villaggio,arrivando ad avere nelle proprie mani il monopolio edilizio di tutta la costa.

Di conseguenza,come falene su una luce,tutti i compagni di classe gli stavano attorno bramando di riuscire ad avere la sua amicizia.Le ragazze sbavavano per lui,continuando ad importunarlo e a mandargli lettere d'amore.Non c'era persona in quel liceo che non si sentisse il suo migliore amico,eppure nessuno dei suoi compagni sapeva qual'era il suo gelato preferito o quali film gli piacessero...nessuno in realtà poteva dire di conoscerlo.

Lui dal canto suo,sopportava silenziosamente quest'assurda situazione perchè non aveva voglia di crearsi problemi.Si limitava a dargli i soldi di cui avevano bisogno pur di levarseli di torno anche se sapeva bene che quel denaro non sarebbe mai tornato indietro...perchè nessuno di loro si era mai preso la briga di restuirglirlo.

In realtà Shinji li odiava tutti,o per meglio dire...li disprezzava.Erano tutti degli ipocriti accattoni che gli si avvicinavano solo perchè sentivano l'odore dei soldi.

Nonostante fosse sempre circondato da persone,Harakawa si sentiva sempre...tremendamente solo.

*************************************************************

La pila di libri che Takeshi portava tra le braccia,barcollava paurosamente.Il ragazzo attraversò cautamente il corridoio che portava dalla sua classe all'aula di scienze.

Aveva scelto il momento sbagliato per passare di lì:era suonata da pochi minuti la campana che decretava la fine delle lezioni e tutti gli alunni dell'istituto si erano riversati fuori dalle proprie classi come un fiume in piena.

Il giovane non fece in tempo ad accorgersene,che una ragazzino dai capelli castani,robusto e bassottello lo strattonò erroneamente,facendogli cadere di mano i numerosi volumi.

"Scusa"si limitò a dirgli correndo verso il piccolo chioschetto scolastico adibito alla vendita delle merendine.

Il moro si chinò a terra per raccogliere tutti i tomi.

"Posso aiutarti?"domandò una voce sopra di lui.

Il ragazzo alzò gli occhi.

Shinji fece per prendere da terra l'ultimo libro rimasto.

Nello stesso momento,quasi per evitare che il compagno gli si avvicinasse,Takeshi si fiondò sul volumetto nel tentativo di impossessarsene per primo.

Senza volerlo le mani dei due studenti si toccarono.

Oba trasse immediatamente indietro la sua,quasi si fosse scottato con quel contatto.Prese velocemente il libro e corse via.

"Che strano ragazzo..."pensò Shinji.

Takeshi si fiondò quasi istericamente nell'aula di scienze,buttò i volumi su un tavolo e corse a lavarsi le mani nel rubinetto che stava a pochi centrimeti da lui.

Continuò a strofinarsi la mano sinistra,quella che gli aveva toccato il compagno,per almeno tre minuti.

Quel suo gesto aveva un nonsochè di maniacale.

"E' sporca..."continuava a ripetere tra sè e sè il ragazzo:"E' sporca...lo sporco non va via...".

I suoi occhi si inumidirono di lacrime"Perchè lo sporco non va via...?"

La sua attenzione fu attirata da una spugnetta in fil di ferro,di quelle che si usano per sgrassare le pentole e,che loro a scuola usavano per ripulire l'aula dopo gli esperimenti di chimica.

La prese in mano e senza esitazione iniziò a strofinarla con forza sul dorso della propria mano.

L'acqua che scorreva in quel momento si macchiò di un tenue color scarlatto.

***************************************************************

La casa in cui abitava Takeshi era una piccola villetta alla fine del paese,in fin dei conti,abbastanza isolata.

Il giovane abitava lì,da solo,con il proprio patrigno in quanto la madre era morta molti anni prima.

Appoggiata la cartella in salotto,il ragazzo andò in bagno a medicarsi la mano.Dopo averla fasciata per bene si diresse in cucina per prepararsi qualcosa.

Prese due fette di pane e si fece un veloce sandwich che mangiò davanti alla televisione.

Quel pomeriggio non c'era nessun programma particolarmente interessante.Takeshi cambiò canale un paio di volte alla ricerca di qualcosa che fosse degno di essere guardato poi,stufo si mise a guardare un documentario.Nel giro di una decina di minuti,senza accorgersene,si addormentò.

Erano ormai le nove di sera quand'egli fu svegliato dal rumore di un'automobile che si stava preparando a parcheggiare nel vialetto di casa.

Come fosse preso dal panico il ragazzo spense la tv e tutte le luci,raccolse le sue cose e corse in camera propria,chiudendola a chiave.

Si lasciò cadere a terra con il respiro corto ed il cuore che batteva all'impazzata.

La porta d'ingresso si aprì.

Un uomo sulla cinquantina alto,grasso e quasi totalmente calvo cercò a tastoni l'interruttore della luce,imprecando sommessamente.

Un click,e luce fu.

Il patrigno di Takeshi,evidentemente ubriaco,barcollò in direzione delle scale:"E' questo il benvenuto che mi dai Takeshi?Mi fai trovare la casa buia,vuota e silenziosa?Guarda che sono io a mantenerti!Mi devi almeno un po' di rispetto!"

Il ragazzo sentì il rumore pesante dei passi del vecchio farsi avanti su per le scale,gradino dopo gradino.

Il battito del suo cuore accellerò nervosamente.

Improvvisamente nella casa calò il silenzio.Il giovane iniziò a sudare freddo,in febbricciante attesa.

BUM.

Un colpo sordo sulla porta della sua camera.Gli venne quasi un infarto.

BUM

Un'altro.

BUM.BUM.BUM.

"Aprimi Takeshi!"lo intimò il tutore"Aprimi!Lo so che sei lì!"

Il vecchio non ebbe risposta.

Il suo figlioccio dall'altra parte della porta attendeva silenzioso,le mani congiunte quasi a pregare,che lui se ne andasse.

Infastidito dalla sua impertinenza l'ubriaco iniziò a prendere a spallate la porta:"Ora mi hai fatto davvero arrabbiare!Lo sai che odio quando ti chiudi dentro a quella maledetta camera!Ti ho lasciato le chiavi solo perchè mi hai promesso che non le avresti usate!"

Tempo cinque minuti e la porta cadde sotto il peso del nerboruto aggressore.

Takeshi che nel frattempo si era nascosto nell'armadio respirava il più flebilmente possibile di modo da non farsi sentire.

"Allora?Dove ti sei nascosto questa volta?Sono stanco!Non ho voglia di cercarti!Non farmi arrabbiare oltre!"gridò infastidito l'uomo.

Poi,nuovamente qualche minuto di silenzio.

La porta dell'armadio si aprì di botto e la faccia arcigna del cinquantenne si fece ghigante:"Trovato!"

Il ragazzino fu preso dal panico e tentò di scappare.

Inutilmente.

Il patrigno che di natura era possente lo prese per l'esile vita e lo sbattè sul letto.

"Tutte le sere la stessa storia...sei proprio un figlio ingrato!Io vado a lavorare,ti permetto di andare a scuola e ti do da mangiare e tu...tu mi tratti sempre con disprezzo!In fondo cosa ti chiedo io?Di farmi rilassare per un'oretta...niente più!"così dicendo l'uomo si posizionò sul giovane slacciandosi i pantaloni e abbassandosi le mutande.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


b

La luce filtrava timidamente tra le tende della camera di Shinji.
In quella stanza,come del resto in tutta la casa,regnava il silenzio.
La sveglia poggiata sul comodino a fianco del letto iniziò a suonare prima sommessamente poi in modo fastidioso e insistente.Shinji la zittì con un duro colpo di mano,poi si tolse le coperte e si trascinò indolentemente verso il bagno.Un altro squallido giorno della sua patetica esistenza era cominciato.Si diede una lavata veloce,si vestì e andò in cucina.
Appena entrato notò sul tavolo un foglietto:"Shinji,io e papà staremo via per un paio di giorni a causa del contratto a cui tuo padre sta lavorando.Non ti abbiamo svegliato per non disturbarti.Ti ho lasciato un po' di soldi sul tavolo,buona giornata.un bacio mamma."
Ecco,tanto per cambiare quei due si erano dimenticati che quel giorno era il suo compleanno!Ma in fondo che glie ne importava,dovevano lavorare!Che glie ne fregava di lasciare il figlio a festeggiare da solo...per l'ennesima volta.
D'improvviso il telefono squillò.
Il giovane lo fece suonare per qualche secondo.Non aveva voglia di parlare con nessuno.
Poi,infine,alzò la cornetta.
"Pronto?"cinquettò una vocina dall'altra parte della cornetta:"Pronto Shinji?"
Era sua madre.
"Dimmi" rispose seccato il ragazzo
"Oh!Tesoro!Hai visto il mio bigliettino?"chiese la donna mielosa.
"Sì"
"Oh...mi spiace essere partita senza dirti niente...ma...ma lo conosci tuo padre!E' come uno squalo,quando fiuta un possibile incasso non lo ferma nessuno!"ridacchiò lei:"Non ti spiace rimanere solo per un paio di giorni,vero?"
"Tanto ci sono abituato"commentò sarcasticamente il figlio.
"Oh...non dire così,ci fai sembrare dei mostri!Che cos'hai da essere così acido oggi?"
"Ho da essere acido perchè oggi è il mio compleanno e tanto per cambiare tu e papà siete ovunque tranne che con vostro filglio!"
La donna si ammutolì per qualche secondo.
"Il...il tuo compleanno...?Cioè,lo sapevamo ma..."si interruppe un  secondo farfugliando a bassa voce in direzione del  marito:"Il suo compleanno?Ma non era settimana prossima?Oddio...ma siamo già al 22?"
Shinji roteò esasperato gli occhi.Ma la madre lo credeva scemo?
"Guarda che ti sento!"avrebbe voluto dirle,ma la scena era già troppo grottesca,non serviva a niente infierire ancora.
"Ascolta tesoro"disse la madre di ritorno alla cornetta:"Come era scritto sul biglietto,i soldi sono sul tavolo...compraci quello che vuoi!Non importa quanto spendi...bhè certo,non esagerare ma....vedi tu,insomma sei il festeggiato!Ora devo andare...buon compleanno!"
Il giovane abbassò la cornetta e chiuse gli occhi.
Tirò un lungo sospiro,prese il suo zaino ed uscì di casa in direzione della scuola.
Chi se ne fregava se quei due non c'erano!Lui poteva divertirsi anche da solo.Finite le lezioni sarebbe andato da qualche parte a far baldoria!Si sarebbe divertito come un matto e avrebbe speso un mucchio di soldi...alla faccia loro!

****************************************************************

Takeshi,chino e con lo sguardò rivolto a terra,si stava incamminando verso l'edificio scolastico.
La mano che si era medicato il giorno prima gli pulsava e le escoriazioni su di essa bruciavano maledettamente.
Il giovane oltrepassò il cancello della scuola e anzichè dirigersi verso l'ingresso prese il piccolo vialetto che portava alla grossa palestra dell'istituto.
Si nascose dietro ad alcuni cespugli e poggiò la cartella a terra.
Tirò un lungo sospiro e iniziò a piangere sommessamente.
Con lo sguardo ofuscato dalle lacrime frugò nello zaino estraendo il proprio astuccio.
Le sue dita vagarono tra matite e righelli,sino a trovare un taglierino.
Il ragazzo fece fuoriuscire la lama di circa un centrimetro e tremante la avvicinò al suo polso sinistro.
Voleva porre fine alle proprie sofferenze,voleva sparire...voleva smettere di sentirsi sporco...
Appoggiò la lama fredda sulla pelle ed esercitò un leggera pressione.
Una goccia di sangue iniziò a colargli lungo il braccio.Il piccolo taglio iniziò a bruciare,come se quel minuscolo tratto di pelle stesse andando a fuoco.
Il cuore di Takeshi iniziò a battere all'impazzata.
Forse questa volta ci sarebbe riuscito...forse avrebbe trovato finalmente il coraggio di sparire dalla faccia della terra...
Riprovò a posizionare la lama del taglierino sul polso.Il suo cuore non accennava a rallentare il suo frenetico battito.
Stette qualche secondo fermo,lì,in silenzio.
L'eccitazione che sino a pochi istanti prima l'aveva spronato al folle gesto ora era stata sostituita da un panico crescente.
Quello che si era fatto prima era un semplice taglietto...ma affondare veramente e con decisione una lama nella propria carne avrebbe fatto certamente un male assurdo.Sarebbe riuscito a resistere ad un dolore simile?
No.Non ne avrebbe avuto il coraggio.
Alla fine era solo un vigliacco...quante volte aveva provato a farla finita...eppure era ancora lì...vivo e a provarci per l'ennesima volta.
Era davvero patetico
Lanciò rabbiosamente il taglierino in mezzo all'erba e continuò a piangere,stavolta singhiozzando.
Che cosa aveva fatto di male per meritarsi questo?Era sempre stato un bravo bambino!Perchè mai gli Dei lo punivano a questo modo?Avrebbe tanto voluto scappare...librarsi in volo come un gabbiano e volare senza meta...avrebbe voluto sentirsi libero.
"Ma guarda un po'..."proruppe una voce alle sue spalle:"...ehi ragazzi,qui abbiamo una femminuccia che piange!"
Takeshi si voltò terrorizzato mentre un ragazzo di nome Kazuo e la sua banda di balordi lo guardavano divertiti.
Il gruppo di ragazzi trascinò il moro fuori dalle siepi e lo sbattè contro il muro della capanna degli attrezzi del custode.
"Ehi femminuccia...dimmi...scommetto che hai un bel pò di quattrini in tasca...perchè non li dividi con noi?"ghignò il capo.
"Non mi toccare..."balbettò sommessamente Takeshi.
"Come?"rispose interdetto il corpulento compagno.
"Non mi toccare!"
La combricola scoppiò in una sonora risata:"Non ti dobbiamo toccare?"domandò uno dei quattro:"Oh,mi scusi sua maestà se la sporchiamo con le nostre sudice mani..."poi continuò:"E invece la sai una cosa?Noi ti tocchiamo eccome!"così dicendo gli tirò un pugno nello stomaco,facendolo acasciare a terra per il dolore.
"Allora? vuoi tirare fuori i tuoi maledetti soldi?"
Senza neanche ascoltarli il ragazzino scoppiò nuovamente in lacrime:"Non mi toccate!Non mi toccate!Non mi toccate!"gridò rannicchiandosi su se stesso.

******************************************************************

Shinji guardò l'orologio:le nove meno un quarto.Era in ritardo!Ancora qualche minuto e il custode avrebbe chiuso i cancelli della scuola impedendogli di entrare.
Il giovane corse a perdifiato arrivando pochi secondi prima del suono della campanella.
"Ah!Ah!Ah!Che mezza sega!E' stato come rubare le caramelle ad un bambino!"ridacchiò Kazuo dirigendosi verso l'ingresso dell'edificio scolastico insieme ai suoi amici.
Shinji lo guardò infastidito,possibile che quel cretino non sapesse far altro che maltrattare gli altri?Chissà chi era stata la sua vittima quel giorno?Mah!A lui che importava?Non erano affari suoi...meglio non impicciarsi!
Attraversò la porta d'ingresso e si diresse al suo armadietto delle scarpe,fece per togliersele...poi ebbe un ripensamento.
La persona che era stata infastidita,se non aggradita,da quel bestione di Kazuo magari era ancora lì fuori a piangere.
Da dove era venuto quel grassone?Dal vialetto che portava in palestra!Il ragazzo non ci pensò due volte e si mise a correre in quella direzione.
In fondo,se lui si fosse trovato in una situazione simile gli sarebbe piaciuto che qualcuno fosse andato a consolarlo o aiutarlo.
Arrivato a destinazione,rimase allibito.
Un ragazzino moro e minuto stava raggomitolato,tremante,in un angolo vicino alla capanna degli attrezzi.
Gli si avvicinò e notò che l'altro ebbe come un tremito di terrore.
"Stai...stai bene?"gli domandò un po' preoccupato.
Takeshi alzò lo sguardo,gli occhi vitrei e vuoti.
Shinji sobbalzò:era lo stesso ragazzo a cui aveva raccolto il libro il giorno prima!Lo fissò silenziosamente per qualche istante.C'era qualcosa di strano in lui...lo guardava come se non avesse più niente da perdere...come se fosse arrivato al culmine della disperazione...come fosse caduto in un baratro senza ritorno.

********************************************************************

La campanella aveva appena suonato la fine della lezioni quando Shinji bussò all' infermeria.
La signorina Tanaka aprì delicatamente la porta:"Sì?"
"Come sta il ragazzo che le ho portato stamattina?"domandò preoccupato il giovane.
"E' andato via circa cinque minuti fa.Gli ho chiesto se non preferiva che lo accompagnassi io a casa,ma non mi ha risposto.Si è semplicemente alzato,ha preso la cartella ed è uscito.Comunque stasera chiamerò a casa sua per sapere se sta bene."
"Come si chiama?"chiese Shinji.
"Takeshi...Takeshi Oba.Comunque,se ti sbrighi forse fai in tempo a raggiungerlo."
Il giovane non se lo fece ripetere due volte:in men che non si dica era all'inseguimento dello strano ragazzo il cui comportamento gli aveva scosso insistentemente i pensieri dalla prima volta in cui l'aveva visto.

********************************************************************

Takeshi avanzava lentamente lungo il marciapiede che costeggiava la statale a due chilometri da casa sua.
Si sentiva distrutto,sia fuori che dentro.Non aveva voglia di tornare a casa...in realtà non aveva voglia di fare più niente.
Si fermò ad un semaforo,pronto ad attraversare.In attesa del semaforo verde,la sua mente iniziò a vagare tra i ricordi...Come era potuto arrivare a questo punto?Quand'era cominciato quell'inferno?
Lo ricordava bene.
Sua madre all'età di dicianove anni era stata messa in cinta da uno dei suoi tanti ragazzi.I genitori l'avevano disredata e così lei lo aveva partorito e accudito da sola sino a quando lui aveva compiuto cinque anni.
Poi,il giorno del suo sesto compleanno lei aveva portato a casa un uomo,più vecchio di lei di almeno quindici anni:"Lui sarà il tuo papà!"aveva detto.
Era andato tutto bene per qualche mese,poi a natale...lui...non aveva più rispettato il suo accordo...non si era comportato più...da papà.
Takeshi ebbe come un flashback.
Le luci dell'albero di natale brillavano allegre e riempivano il salotto di mille colori.
"Dammene un altro bicchire"ridacchiò la madre di Takeshi in direzione del marito.
L'uomo non se lo fece ripetere due volte e riempì il calice della donna sino a far strabordare il vino sulla tovaglia.Entrambi ridacchiarono di gusto.
Erano circa le undici della vigilia quando la signora Oba si addormentò ubriaca.
Takeshi,eccitato per l'imminente venuta di babbo natale era seduto di fronte al camino con un piattino di biscotti."Babbo Natale avrà fame quando scenderà dal camino!"pensò.
"Takeshi"lo chiamò il patrigno.
Il bimbo si voltò sorridente.Un sorriso che gli si spense subito sulle labbra.
L'uomo che sino al giorno prima gli sorrideva dolcemente,ora lo stava guardando in modo strano...un modo che al bambino fece venire i brividi.Poggiò il piatto che aveva in mano per terra e si diresse alla propria cameretta.
Il trentaquattrenne lo seguì.
"Takeshi...babbo natale non verrà stanotte."gli disse con voce suadente,chiudendo la porta della piccola stanza alle sue spalle:"Ma non ti preoccupare...ti darò io un regalo stasera...e sono sicuro che ti piacerà."
Il bambino indietreggiò sino al proprio armadio tremando.
Perchè il suo nuovo papà lo guardava a quel modo?Sentiva quegli occhi trapassarlo come una lama.I suoi pantaloni si bagnarono.Se l'era letteralmente fatta addosso dalla paura.
L'uomo ridacchiò:"Non ti preoccupare,all'inizio fa un po' male...ma poi..."
L'ombra del patrigno oscurò il viso del bimbo.
Quella notte,per la prima volta nella sua vita,Takeshi...desiserò morire.
Il ragazzo tornò di colpo alla realtà,il fiato corto a causa dell'orrendo ricordo rivissuto.
Quante volte da allora aveva desiderato porre fine alla propria esistenza?Quanto sarebbe dovuta durare ancora quell'agonia?Sarebbe stato capace di resistere?
Una lacrima gli solcò solitaria la guancia.
Era ora di finirla e questa volta,per davvero.
Guardò il semaforo accendersi di rosso e sentì il rumore di una macchina in avvicinameto.Le sue gambe non ebbero esitazioni.
Un passo.
Due.
E si trovò in mezzo alla strada.
"Attento!!!"sentì urlare alle proprie spalle.
Si voltò e vide Shinji.Lo fissò con sguardo vuoto e gelido,poi fece un altro passo.
La macchina che arrivò in quel momento lo travolse senza avere il tempo di frenare,sbalzandolo ad almeno un metro da dove si trovava.

*********************************************************************

"Come sta?"chiese istericamente Shinji alla prima infermiera che vide uscire dalla sala operatoria.
"Ce la farà...ha tre costole rotte ed una commozione celebrale ma ce la farà!Lo stanno portando adesso in camera."rispose lei con voce dolce:"Sei suo fratello?"
"No,io...io sono...sono un suo amico!La prego,mi faccia parlare con lui!"
"Non se ne parla neanche!Deve riposare!E ora vai a casa,potrai venire a trovarlo nei prossimi giorni."
Shinji stette a guardarla supplichevole.
"Vaaai!O i tuoi genitori si preoccuperanno!"insistette lei.
Il ragazzo fece per andarsene.
"Mi scusi signorina,mio figlio è stato portato qui da un ambulanza!Ha avuto un incidente!Si chiama Takeshi!"gridò un signore grosso e mezzo pelato in tono agitato.
"Venite!Da questa parte!"gli indicò la ragazza.
Il patrigno e Shinji si scambiarono uno sguardò sfuggente,poi l'uomo si voltò in direzione del corridoio indicato dall'infermiera.

**********************************************************************

Takeshi mosse lievemente le palpebre.Si sentiva pesante come un macigno.
Dove si trovava?Era morto?
Aprì faticosamente gli occhi e si guardò intorno.Nonostante la flebile luce riconobbe il luogo in cui si trovava:era in un ospedale.
Sentì come un tuffo al cuore.
Come poteva essere soppravvissuto?Perchè gli Dei giocavano col suo destino in questo modo?Nel medesimo istante in cui aveva visto l'auto venirgli addosso si era sentito come liberato da un peso,come se le sue sofferenze fossero finalmente destinate a giunere al termine.Perchè era ancora lì?Perchè non era in un posto migliore?
Scoppiò sommessamente a piangere,anche se ogni singhiozzo gli faceva duolere le costole rotte.
Qualcuno bussò alla porta.
Nella semi oscurità della stanza si fece avanti Shinji.
"C...ciao,sei sveglio?"domandò flebilmente.
Takeshi si girò.Aveva già visto quel ragazzo...era quello che gli aveva raccolto il libro una volta...quello che l'aveva portato in infermeria dopo che quei ragazzi della scuola l'avevano pestato...quello che aveva visto prima dell'incidente...che cosa ci faceva lì?Che cosa voleva da lui?
"Come stai?"gli chiese il compagno.
Il ragazzino non gli rispose.
"Tra quanto ti dimettono?Te l'hanno detto?"continuò l'altro.
Takeshi lo guardò negli occhi:"Chi sei?E che cosa vuoi da me?"domandò freddamente.
"Oh...scusami!"arrossì imbarazzato Shinji:"Mi chiamo Shinji,e...volevo sapere come stavi!"
"Come vedi...sono vivo...ancora."
Shinji fu scosso da un brivido.Quella frase gli suonò immensamente triste e amara.Era come se quel ragazzo fosse tutt'altro che contento d'essere sopravvissuto all'incidente.
Si scurì in volto e ancor prima che il suo cervello potesse collegarsi alla bocca,gli sputò a bruciapelo una domanda:"Per quale motivo hai attraversato la strada,nonostante avessi visto più che bene il semaforo rosso?"
Takeshi ebbe come un sussulto,ma non per la domanda posta dal molesto estraneo bensì,per l'oscura figura che aveva fatto capolino nella camera:il suo patrigno.
L'uomo,che aveva sentito più che bene l'accusa lanciata dall'amico al suo figlioccio,rimase fermo sulla porta.
Nei suoi occhi passò un lampo di collera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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