The Dark Side of the Moon

di Yohao88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine e l'inizio ***
Capitolo 2: *** Incontro e scontro ***
Capitolo 3: *** Abbandono ***
Capitolo 4: *** Fratelli ***
Capitolo 5: *** The dark side of the moon ***
Capitolo 6: *** L'ultima volta ***
Capitolo 7: *** Sentiero senza fine ***
Capitolo 8: *** Half ***
Capitolo 9: *** Just like you... ***
Capitolo 10: *** Un finale confuso ***
Capitolo 11: *** Special common life ***
Capitolo 12: *** Return ***
Capitolo 13: *** In un'isola abbandonata ***
Capitolo 14: *** Per sempre... ***



Capitolo 1
*** La fine e l'inizio ***


«Più di un’ora in quello stadio… Prima o poi dovevi crollare anche tu, Yoh…»
Ren rivolse un ghigno vagamente soddisfatto al ragazzo che, mentre veniva trasportato penzoloni da una mano di Golem, nonostante le condizioni pietose in cui era ridotto, riuscì ad indirizzare un sorriso all’amico, che zoppicava piuttosto malfermo, diretto con i compagni di squadra verso l’infermeria nel villaggio dei Pache.
«Già! Ce ne hai messo di tempo… » aggiunse Horo Horo, il cui viso era adornato da un occhio nero, tre o quattro denti mancanti e lividi un po’ ovunque. «Capisco che Saty e l’Iron Maiden possano guarire le nostre ferite, ma devo ammettere che ancora un po’ di tempo in quell’arena, e ci saremmo uccisi a vicenda…»
Chocolove, la cui fisionomia quasi completamente modificata non rappresentava una novità per nessuno, si limitò ad annuire allegro, data la momentanea incapacità di proferir parola a causa delle labbra più voluminose del normale.
«Ma dopo tutte le baggianate che hai detto, mi sembra il minimo, Yoh…» riprese Ren, incrociando le braccia e riacquistando la consueta espressione seria, spostando poi lo sguardo su Lyserg, il meno malconcio, che stava sostenendo Ryu, poco lontano. Vicino a loro, anche Faust aveva rinunciato totalmente ad usare il suo over soul. A spingere la carrozzella su cui era seduto c’era Tamao, appena scesa nello stadio con Manta e Anna; l’itako aveva strappato bruscamente i sette sciamani agli immediati soccorsi dei Pache, ritenendo ciò una punizione sufficiente per i fatti accaduti, fatti che di certo non avrebbero tardato a tornare in discussione.
Comprese le parole di Ren, Yoh si limitò a sorridere, mentre il silenzio s’insinuava tra loro, tra Redseb e Seyrarm all’interno del Golem, Anna, che camminava a braccia conserte ai piedi del robot, e perfino tra Ponchi e Konchi, che si rannicchiarono attorno alle spalle della loro custode, la quale, arrivata ormai alla fine del combattimento, ora era ignara e perplessa riguardo a ciò che era successo. Solo le parole di Yoh rimbombavano imperterrite nelle teste di tutti, anche di chi non era presente, di chi aveva visto o solo assistito da lontano. Quel silenzio, sgradevole per alcuni, rilassante per pochi, venne interrotto dalla voce serena di Jun Tao, che venne verso di loro dall’uscita dello stadio, seguita a poca distanza da Jeanne e Marco.
«Ren, aspetta!!» disse, richiamando con una mano alzata il fratello, che si fermò voltandosi. «Avete bisogno di cure immediate. Potevi aspettare Saty, Jeanne, oppure me, prima di uscire…»
«Non importa. Sto bene» ribatté Ren, con la solita, pretesa sicurezza, riprendendo a camminare. Jun si fermò, sorridendogli ironica.
«Ah sì? Allora come mai zoppichi? E quel braccio che sanguina?»
Messo in imbarazzo dal tono malizioso della sorella, Ren storse la bocca in una smorfia infastidita, incrociando le braccia e fermandosi nuovamente, con un rossore leggero che gli colorava le guance. Anche Jeanne e Marco raggiunsero i sette reduci del recente scontro.
«E’ stata una stupenda prova di amicizia, sapete?» disse con tono pacato, la leader degli X-Laws.
«Tsk!» brontolò Ren, voltandosi appena verso il ragazzo con le cuffie dietro di lui. «Mi chiedo proprio come faccio ad essere amico di uno che salta fuori con dei discorsi tanto assurdi!»
Yoh gli sorrise lievemente, alzando verso di lui il pollice destro, quello che non era stato tramutato un ghiacciolo assieme a tutto il braccio, o a ciò che ora ne rimaneva.
«Almeno ammetti di esserlo…» farfugliò, un po’ a fatica. Ren sbuffò interdetto e gli voltò di nuovo le spalle.
«Ma è proprio per questo che è stata una bella prova» intervenne Jeanne. «Nonostante le sue parole, avete deciso di continuare lo scontro, perché interromperlo avrebbe significato troncare ogni rapporto tra voi»
«Ma se era proprio questa la mia intenzione!!!» ribatté Ren, seccato.
«Già…» aggiunse Horo Horo, corrucciato. «Come si può dire una cosa del genere su un tizio del genere?!? Capisco che è tuo fratello… Anzi… non capisco nemmeno questo!!» disse con aria confusa, grattandosi la testa, per poi sbuffare seccato, voltando le spalle a Yoh. «Ma sì! Meglio lasciar perdere quella zucca vuota! Si potrebbe dire che ci abbia sconfitto, anche se non è così»
«Di sicuro, ha tenuto testa da solo a quattro persone…» mugugnò Chocolove, tentando, per quanto potesse, di sorridere. «E’ inciampato su un sasso prima di lanciare quello che, almeno per quanto mi riguarda, sarebbe stato il colpo decisivo, e non si è più mosso! Più o meno…»
Un sorriso curvò nuovamente le labbra di molti. Yoh ne rivolse uno sdentato ai suoi amici, accompagnato da un segno di vittoria.
Fermandosi con i ragazzi all’infermeria dei Pache per un po’, Jun e Jeanne, pian piano, guarirono tutti.
«Oh! Adesso sì che va meglio!» esclamò Yoh, stirando le dita della mano che aveva appena riacquistato, tornando a camminare sulle proprie gambe.
«Spiegami una sola cosa, Yoh…» disse Ren, voltandosi verso di lui, mentre Faust, già ripresosi, verificava la guarigione delle sue ferite. «Quant’è aumentato il tuo furyoku?»
A quella domanda, più di uno sguardo si puntò sul giovane, che alzò le spalle e sorrise perplesso.
«Be’… non so… Non ho mai controllato. Come il vostro, no?»
«Io non direi… Da quando sei tornato dall’Inferno, il tuo furyoku è più strano del solito. Non è più quello di prima…»
«In che senso?» intervenne Amidamaru, apparendo dietro a Yoh, che osservò confuso il samurai, per poi alzare nuovamente le spalle, rivolto ai compagni.
«Nel senso… che non sembra più il tuo» rispose Ren, seccato, chiudendo gli occhi. Quindi si allontanò a braccia conserte sotto gli sguardi di tutti, e uscì dall’infermeria.
«Aspettaci, Ren!!» esclamò Horo Horo, correndogli dietro assieme a Chocolove, che rivolse un’espressione confusa agli altri, prima di seguire i compagni. Le persone rimaste, uscite a loro volta, li guardarono allontanarsi, in silenzio.
«Ti rendi conto di cos’hai fatto, Yoh?» Anna, con il solito tono autoritario, si avvicinò al fidanzato, incrociando le braccia. «Dopo quello che hai detto, non solo Ren, ma anche tutti quelli che ti hanno sentito ti eviteranno, chiedendosi se sei impazzito! Come hai potuto affermare che Hao non ha amici proprio in un momento del genere?! Volevi dichiararti suo sostenitore davanti a tutte quelle persone, forse?!»
Yoh infilò le mani nelle tasche, chinando la testa con un sorriso, per poi rialzare lo sguardo sui tre ragazzi che stavano tornando alla locanda.
«Mi prenderò tutta la responsabilità di ciò che ho detto, che le conseguenze siano gravi o meno. Ho detto semplicemente ciò che pensavo...»
«Appunto!!» sbottò Anna, irritata. «Tu dici sempre quello che pensi e l’hai sempre passata liscia! Ma stavolta è nettamente diverso!»
Yoh chiuse gli occhi, abbassò nuovamente lo sguardo, mentre uno dei tanti, imperturbabili sorrisi curvava le sue labbra. Quindi rialzò la testa di scatto, con un sorriso molto più largo del precedente, e sollevò un pugno verso il cielo.
«Bene! Ora che è tutto finito, direi di andare a mangiare qualcosa! Poi me ne andrò a dormire perché sono stanco da morire! Chi viene con me?!»
Così, roteando le braccia un paio di volte, si avviò verso la locanda pensando a voce alta a cosa poteva mangiare, mentre Amidamaru lo ascoltava perplesso. Le persone rimaste indietro lo fissarono sconsolate o gli scoccarono occhiate di fuoco (N.d.A. vedi Anna…). Manta sospirò e fece spallucce, sorridendo.
«Che volete farci? E’ fatto così…»
«Be’, meno male!» disse, allegramente, Ryu, accingendosi a seguire il suo caposquadra, accompagnato a poco a poco da tutti gli altri. Ma Anna osservò immobile il giovane ancora per qualche istante. Ren aveva ragione. Qualcosa in lui stava cambiando, o era cambiato da molto tempo. Non sapeva dire cosa, ma… Yoh non era più lo stesso di un anno prima. E, per qualche strano motivo, la cosa la stava mettendo in guardia.


«Yoh?»
Manta si voltò verso l’amico, che stava osservando le stelle dalla finestra della propria camera e che, udendo il compagno, si voltò verso di lui.
«Che c’è, Manta?»
Il ragazzino gli sorrise sinceramente, poggiando i gomiti alle ginocchia.
«Volevo solo dirti che ho ammirato quello che hai detto oggi. Però… mi è molto, molto difficile… pensare che accada ciò che vuoi, stavolta. Apprezzo che lo pensi, ma…»
Yoh sorrise riconoscente all’amico seduto dietro di lui.
«Grazie, davvero…»
«Be’… so bene che finora hai fatto cambiare opinione a moltissime persone…» riprese Manta, alzando lo sguardo. «Ma qui stiamo pur sempre parlando di Hao. Non so se riuscirei mai a fidarmi di lui, dopo tutto quello che ha fatto… Non lo merita nemmeno…»
«Lo so» ammise Yoh, chiudendo la finestra. «Ma forse lo sa anche lui, e proprio perché nessuno lo fa io voglio provarci. L’ho già detto: mi prenderò tutte le responsabilità, qualunque esse siano. Dimentichi che le persone che possono vedere gli spiriti non sono mai veramente cattive…»
«Lo so, ma… Hao mi fa paura…» mugugnò Manta, giungendo le punte degli indici. Per tutta risposta, Yoh fece un ghignetto divertito.
«A volte anche a me, lo sai?»
«Allora sei pazzo davvero!!»
«Può darsi…» rispose il giovane, scoppiando a ridere con l’amico.

Sul prato fuori dalla locanda, brillava pallida la luce della luna, riflessa sul ruscello che scorreva in quella serata fredda, davanti a qualcuno che lo stava osservando in silenzio.
«Che ci fai qui, Ren? Ti cercavamo…»
Horo Horo si avvicinò al giovane che osservava a braccia incrociate il corso d’acqua a pochi passi da lui, seduto in pigiama sull’erba.
«Pensi ancora a quello che è successo due giorni fa?» domandò, mentre Chocolove lo raggiungeva. Ren sbuffò leggermente, chiudendo gli occhi, e i suoi due compagni si sedettero con lui.
«Oltre ad un miliardo di altre cose…»
«Ci fai l’elenco?» chiese Chocolove, con un sorriso vivace, incrociando le gambe.
Ren alzò lo sguardo sui pini al di là del fiumiciattolo luccicante, tacendo per un po’.
«Pensavo al nostro più grande problema, che, incredibile a dirsi, credo non sia Hao…»
«Infatti, è la fatina dai capelli turchini…» ribatté, sarcastico, Chocolove, aspettandosi una reazione dai compagni, che però stranamente non venne.
«Vi siete mai chiesti finora…» riprese il giovane cinese. «… che succederà nel prossimo torneo?»
Horo Horo lo fissò perplesso.
«Cosa intendi dire?»
«Nulla… Comincio solo a chiedermi… contro chi dovrò combattere…»
I due giovani che erano con lui non dissero niente, limitandosi, seri, ad ascoltarlo.
«Forse, la persona più pericolosa fra tutte è proprio Yoh, ve ne siete resi conto, vero?»
«Già… Credo di aver capito cosa vuoi dire» rispose Chocolove, abbassando lo sguardo.
Ren, che tornò ad osservare il ruscello, con un sospiro.
«Comincio a credere che Yoh potrebbe combattere per difenderlo, oltre che per sconfiggerlo. Almeno, stando a ciò che ha detto oggi, si potrebbe benissimo pensarla così»
«In effetti, credo abbia capito cosa pensiamo di quello» mormorò Horo Horo, poggiando il mento al dorso della mano. «Stavolta, però, Yoh vuole correre un rischio troppo alto, e noi non possiamo assolutamente permetterlo»
«Be’, speriamo cambi idea…» aggiunse Chocolove, osservando i fili d’erba vicino ai suoi piedi.
Ren alzò di nuovo gli occhi al cielo. Yoh… La sera prima del loro incontro allo stadio si era ritrovato proprio nel luogo dov’era ora, a parlare con lui. Le parole che aveva udito quel giorno valevano già come risposta.
«Non lo farà, lo sapete, e non negatelo…»
Horo Horo sbuffò nervosamente, osservando infastidito le cime degli alberi.
«Ma perché fa sempre così?! E’ ostinato come… come…» Si bloccò, tentando di trovare il paragone più appropriato, quindi, con un gesto rassegnato delle mani, riabbassò lo sguardo, sospirando corrucciato. «… come suo fratello…»
I tre ragazzi rimasero per qualche momento in un teso silenzio, rotto solo dal gorgogliare dell’acqua tra i ciottoli.
«Se dovessimo affrontarli entrambi, non ne usciremmo vivi, prima noi e poi anche Yoh…» disse d’un tratto Ren, alzandosi. «E se è questo ciò che Yoh ha deciso dopo tutta la strada che ha percorso con noi… bene. Allora ho deciso anch’io…»
E senza più una parola, il giovane ritornò alla locanda, seguito dai compagni.

***

Annunciando l’inizio di una nuova giornata, il sole spuntò sull’isola abbandonata sede del torneo. In una delle tante locande, i primi raggi penetrarono dalla finestra di una stanza, infastidendo, assieme al cinguettare degli uccelli, chi avrebbe voluto dormire ancora un po’. Con un mugolio, Yoh tentò di coprire gli occhi con le mani, dato che i suoi ciuffi ribelli non erano sufficienti. Vedendo però inutile la sua battaglia contro il giorno, si stropicciò gli occhi e si stiracchiò, osservando il soffitto per qualche secondo prima di mettersi a sedere. Aveva fatto un sacco di sogni stranissimi, negli ultimi tempi, e le precedenti ore di sonno non avevano fatto eccezione. Al contrario di come era successo molte volte dopo una nottata tranquilla, inoltre, i ricordi dei fatti accaduti un paio di giorni prima non si erano affatto allontanati. Per non parlare degli eventi riguardanti l’ultima settimana. Da certi punti di vista, potevano fargli anche piacere, ma allo stesso tempo non si era mai sentito tanto giù di corda come in quei giorni. Tutto a causa di una sola persona, persona che aveva incontrato soltanto un anno prima, dopo ben sedici anni. Prima di allora, non aveva mai avuto nemmeno la più pallida idea della sua esistenza, e poi, di punto in bianco, aveva scoperto che faceva parte della sua vita… da sempre. Gli sorse spontaneo un lieve sorriso. Era proprio una cosa strana…
Sospirando, si voltò verso la finestra, per poi strabuzzare gli occhi ancora gonfi di sonno. Proprio quella persona lo stava fissando in quel momento al di là del vetro, sorpresa quanto lui. Yoh aprì bocca per dire qualcosa, si stropicciò gli occhi perplesso, ma poi rise tra sé, come fece il volto oltre il vetro. O era il sonno, o somigliava ad Hao davvero più di quanto pensasse, se riusciva a scambiare il proprio riflesso per il volto di suo fratello, anche se… quell’espressione sorpresa, purtroppo, in lui non l’aveva mai vista…
«Che c’è, Yoh? Sei già sveglio?»
Amidamaru uscì dalla tavoletta accanto al futon del suo padrone, che gli sorrise alzandosi.
«Già! Ormai non ho più voglia di tornare a dormire. Andiamo di là?»
Amidamaru lo guardò perplesso, mentre si vestiva. Se Yoh si era svegliato almeno due ore prima del consueto, era più che ovvio che qualcosa lo preoccupava, ma non chiese nulla al giovane e lo seguì fino alla sala comune. Lì trovarono Ryu, immerso nella lettura di una rivista motociclistica, che, notandoli, rivolse loro un allegro sorriso.
«Buongiorno, Yoh! Mattiniero, oggi?»
«Già!» rispose il ragazzo, stiracchiandosi di nuovo.
«Comincio a rendermi conto che è terminato il primo torneo… Tra un po’ sarà tutto finito. Quasi quasi, non vedo l’ora…»
«Già!» asserì Ryu, per poi chinare la testa, un po’ malinconico.
Sia lui che Yoh rimasero in silenzio per qualche momento, ma poi il giovane sorrise rassicurante al compagno di squadra.
«Non preoccuparti! Lo so a cosa…»
«… state pensando.»
I due amici, sobbalzando spaventati, si voltarono verso Anna, che era poggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto. La ragazza entrò nella stanza, rivolgendosi al fidanzato.
«Soprattutto tu, Yoh. Sai bene che proprio perché sai tutto devi impedire che finisca così. Hao non deve assolutamente vincere!»
Il ragazzo con le cuffie si limitò a sospirare.
«Già… » mormorò, per poi sedersi al suo posto, serio.
«Dai! Non mi va proprio di deprimermi, ora!!» esclamò Ryu, con un sorriso. «Non pensiamoci più, ok?! Oh! Buongiorno, Tamao!» aggiunse, salutando la ragazzina entrata nella stanza assieme ai suoi due chiassosi spiriti.
Yoh alzò le braccia, stiracchiandosi per l’ennesima volta.
«Già! Hai ragione, Ryu!» disse, salutando Faust con una mano. «Allora che ne dite di andare ad allenarci, dopo?»
«Buona idea, Yoh!!» rispose Ryu. «Anche se credo che ormai sarai tu a dover allenare noi…!»
«Sì! Forse hai ragione!» rise Yoh, imitato dai propri compagni di squadra, mentre Manta, Ren, Horo Horo e Chocolove, entrati in quel momento nella stanza, cercavano perplessi di capire il perché di quell’allegria.
Nel pomeriggio, quindi, Yoh, Ryu e Faust uscirono, sotto la vigile sorveglianza di Anna, nel prato fuori dalla locanda, seguiti da Manta, venuto ad assistere.
«Potreste andare a chiamare Ren, Horo Horo e Chocolove perché si allenino con voi. Se ne vanno sempre…» propose il ragazzino, rivolto ai suoi amici, già in procinto di iniziare in seguito all’indiscutibile ordine dell’itako che li controllava.
«E’ inutile, Manta…» rispose la ragazza, appoggiandosi alla parete di legno che circondava la locanda. «Quelli preferiscono allenarsi per conto loro, soprattutto dopo ciò che è successo dopo il loro incontro. Non si nota troppo, ma…»
Pensierosa, Anna si voltò verso Yoh, che in quel momento stava parlando allegramente con Amidamaru. «Hanno interpretato le sue parole come una specie di tradimento, nonostante tengano ancora molto alla sua amicizia. Anzi, probabilmente, proprio per questo hanno deciso di stargli un po’ più lontano… Vogliono osservare da un’altra prospettiva da che parte Yoh sceglierà di stare… se così si può dire…» La ragazza sospirò tra sé, incrociando le braccia al petto. «Oramai… credo che tra poco sarà davvero costretto a scegliere…»
Manta la guardò sorpreso. Non si era accorto di ciò di cui lei gli aveva appena parlato. Anche il giorno precedente, Ren e i suoi due compagni se n’erano andati altrove ad allenarsi, ed era chiaro che Yoh non era indifferente alla cosa. Era anche vero che da qualche tempo lo aveva trovato spesso a pensare. Non si era mai chiesto a che cosa, ma aveva notato che non era più il vagare tra le nuvole di una volta. Sembrava fosse sempre più impensierito da qualcosa…
Chinando la testa, Manta si voltò poi verso Anna, aprendo bocca per chiederle un parere, ma venne interrotto ancor prima di iniziare.
«Su, avanti!!!» sbottò la ragazza, cogliendolo alla sprovvista con il brusco comando rivolto ai tre sciamani di fronte a loro.
«Non rimanete lì a giocherellare! Iniziate ad allenarvi!!»
«Ma Anna…» mugolò Yoh, con fare annoiato. «Ormai non possiamo ottenere molti più risultati di così! E poi ho sonno…»
«Taci, scansafatiche!! Ve lo dirò io quando sarete veramente pronti!!» ringhiò l’itako, seccata.
Con un sospiro, Yoh estrasse l’Harusame dal fodero e sorrise ai compagni di squadra.
«Be’… visto che ci siamo, facciamo le cose per bene! Cosa possiamo perfezionare?»
«Tutto, naturalmente!» intervenne Anna, con la sua devastante franchezza, facendo versare lacrime amare ai tre compagni.
«E va bene! Su, iniziamo!» esclamò Yoh, impugnando l’Harusame con due mani davanti a sé. Poi si voltò di nuovo verso la fidanzata, leggermente intimorito.
«Ma… sei sicura che dobbiamo ripassare tutto da capo?»
«Non si abbassa la guardia, maestro!» esclamò Ryu, attaccando svelto il ragazzo, la cui spada, dopo aver fatto un lungo volo roteando in aria, andò a piantarsi sul fondo del ruscello che scorreva poco distante. Yoh la guardò perplesso, ancora con le mani alzate, per poi sorridere timorosamente ad Anna.
«Eh eh! Ops!»
«Tsk! Sei proprio senza speranze, Yoh…!»
Il ragazzo si voltò di scatto, vedendo Ren, Horo Horo e Chocolove che venivano verso di loro.
«Ren! Siete venuti ad allenarvi con noi?» esclamò con un sorriso, per poi aggiungere: «Be’, aspettatemi qui! Vado a riprendere l’Harusame!»
E senza lasciar loro il tempo di replicare, corse verso il ruscello, scendendo la cunetta che faceva da argine, dove osservò la sua spada, grattandosi la testa incerto.
«Mmh… ora come faccio? Oh, be’…»
Si tolse gli zoccoli che portava sempre e arrotolò l’orlo dei pantaloni, mettendo un piede in acqua.
«Ehi! E’ fredda!» si lamentò, rabbrividendo. Quindi allungò una mano, sporgendosi in modo da dover entrare il meno possibile nel fiumiciattolo.
«Ecco… Ci sono quasi…»
«Buongiorno, signor Yoh!»
«Eh?»
Udendo quella vocina, il giovane si voltò perplesso, per poi sobbalzare stupito.
«Opacho!!»
Colto di sorpresa, perse bruscamente l’equilibrio, e cadde tra mille spruzzi nel ruscello, rimanendovi seduto. Quindi fissò un po’ smarrito il bimbo, che lo stava salutando con fare orgoglioso.
«Che… che ci fai tu qui?»
«Ti ho portato un messaggio del signor Hao!»
«Oh… ehm… davvero?» farfugliò Yoh, un po’ confuso dall’insolita notizia. Opacho annuì con convinzione.
«Il signor Hao ti deve parlare!»
«Adesso?»
«No, ci penserà lui a chiamarti…» rispose il bambino. «Io ho finito, signor Yoh!»
Detto ciò, si circondò col suo over soul lanoso e sfrecciò in fretta verso il bosco, sotto lo sguardo interdetto di Yoh. Cosa voleva Hao, stavolta?
Rialzandosi, afferrò l’Harusame e uscì dall’acqua.
«Yoh! Ti ho sentito gridare! Va tutto bene?!»
Sentendo la voce di Ryu che lo chiamava, il giovane si voltò, notando l’uomo che si stava dirigendo verso di lui con Amidamaru, Tokagero, Horo Horo e Chocolove. Tutti fissarono perplessi il ragazzo grondante d’acqua, segno che non si erano accorti di null’altro.
«Che ci fai ridotto così?» domandò Horo Horo, corrugando la fronte.
Yoh risalì l’argine con la spada in mano, strizzando un po’ i vestiti fradici.
«Ah… sono caduto in acqua…»
«Ma come fai ad essere sempre così maldestro?» disse allegramente Chocolove. Yoh sorrise a sua volta, strizzando la maglietta.
«Be’… non l’ho fatto apposta. Opacho è apparso all’improvviso e mi ha spaventato…»
«Opacho?!!!» domandarono i tre sciamani in coro, mentre anche gli altri tendevano d’un tratto l’orecchio per ascoltare. Quella visita poteva essere collegata ad una sola persona, quindi a niente di buono.
«Be’… sì…» fu la semplice risposta. «Se n’è andato un attimo fa, non l’avete visto?»
Per qualche secondo, nessuno rispose, osservando la faccia perplessa del giovane e la sua consueta ma sempre sorprendente tranquillità.
«E cosa diavolo sarebbe venuto a fare qui?!!» sbottò poi Horo Horo, irritato.
«Be’… mi ha portato un messaggio di Hao…» rispose semplicemente Yoh, alzando le spalle e sorridendo con calma, per poi assumere un’espressione un po’ perplessa. «A quanto pare, vuole parlarmi…»
Detto ciò, rivolse un sorriso vivace a tutti, non curandosi minimamente dei loro sguardi allibiti.
«Vado a cambiarmi! Poi torniamo ad allenarci?»
«MA COME PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE!?!?» esclamarono Ryu e Chocolove, con fare esasperato.
Il ragazzo li fissò con aria perplessa.
«Perché? Qualcosa non va?»
«Ma ti rendi conto che se Hao vuole parlarti proprio ora che il torneo sta per finire, non si prospetta nulla di buono?!!» gridò Manta, puntando un dito contro di lui.
Tuttavia, Yoh non fece una piega.
«Perché? Che c’è che non va?»
«Lasciamo perdere!» sbuffò Anna, seccata. «Su, tornate ad allenarvi, voialtri!!»
Ren fece un sorrisino ironico, voltando le spalle a Yoh, che si voltò a guardarlo.
«Tsk! Oltre che invitarti al bar, ora viene a cercarti anche qui…»
«A quanto pare, andate più d’accordo del previsto…» commentò Horo Horo, sarcastico, infilando le mani in tasca.
Ren osservò per un attimo il cielo limpido sopra di lui. Il secondo torneo si avvicinava. E in quanto a Yoh… probabilmente avrebbe dovuto affrontarlo, prima o poi. Ma l’avrebbe sconfitto ad ogni costo, per poi diventare Shaman King.
«Non potrai stare in eterno da entrambe le parti, credo tu lo abbia capito…» disse freddamente, tornando a guardare il giovane Asakura. «Il torneo finale è vicino, Yoh. Vedi di ricordare ciò che ho detto…»
E facendo un cenno ai compagni di squadra, si allontanò, sotto lo sguardo serio e pensieroso di Yoh.

Hao sorrise tra sé con aria soddisfatta, osservando dall’alto del ramo di un albero il contrasto tra i giovani poco lontani da lui. Forse avrebbe dovuto muovere molto meno di un dito per separare Yoh dai suoi compagni, dall’ultimo ostacolo che si frapponeva tra loro due. Senza volerlo, Yoh stava facendo tutto da solo. Scambiare qualche parola con lui aveva fruttato più del previsto…
Alzandosi in piedi, il giovane si fece circondare dal proprio over soul, allontanandosi in volo, in silenzio.
I compagni di Yoh non sopportavano che loro due si rivolgessero il più piccolo sguardo, men che meno che stessero vicini.
Vedevano Yoh allontanarsi da loro. Avevano paura e ciò non li faceva più fidare appieno del loro compagno. Yoh invece si fidava di loro, e non voleva lasciarli. Ma allo stesso tempo teneva molto al voler stare vicino a lui. Una cosa inutile quanto insensata…
Oh be’… l’avrebbe lasciato fare e avrebbe continuato la partita pur sapendo già il nome del vincitore. I compagni di Yoh erano i dadi, la meta era il Grande Spirito, le caselle ostacolo erano quasi finite. Presto avrebbe teso la mano sulla sua pedina, su Yoh, sulla sua metà. Doveva solo aspettare che si facesse prendere… e intrappolare.
Sorridendo lievemente, alzò lo sguardo al cielo limpido. Era piuttosto bravo a sfruttare le debolezze altrui. Tutti ne avevano. E, nonostante le apparenze… Yoh non faceva eccezione.

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Capitolo 2
*** Incontro e scontro ***


La notte era scesa da un pezzo sull’isola. La luna illuminava d’argento i prati e i boschi, e le stelle ammiccavano insistenti nel cielo limpido.
Yoh sospirò con un sorriso e si sdraiò sul prato, ascoltando il ruscello che scorreva sotto la luna.
«E’ proprio una bella nottata, vero, Amidamaru?»
«Sì, hai ragione, Yoh…» rispose lo spirito, sorridendo a sua volta, mentre guardava l’espressione tuttavia pensierosa del suo padrone. Doveva dire che era cambiato, in quell’ultimo anno, ma riusciva sempre a rimanere se stesso, con tutto e tutti… nonostante fosse il gemello di Hao. A pensarci bene, più di una volta aveva visto in lui l’ombra del fratello. Ad esempio, nello scontro con Golem, o con gli X-Laws, o anche all’Inferno, nella battaglia contro Yoken e i Cho-Oni. Forse, anche prima di conoscere lo stesso Hao, Yoh era così. Chissà… Forse, Yoh era sempre stato come lui, ma, non avendo un punto di riferimento, nessuno poteva averlo notato. Il loro modo di fare e comportarsi era spesso identico. Anche Hao, in fondo, aveva di certo qualche atteggiamento che ricordava Yoh, la tranquillità e il quasi perenne sorriso prima di tutto. Se ci fosse stato qualcos’altro oltre all’aspetto, ora non poteva dirlo con esattezza. Ma era come… se entrambi avessero un altro se stesso nascosto nel cuore, una parte di cui nessuno sapeva nulla, forse nemmeno loro.
Sospirando, il samurai si rivolse di nuovo al ragazzo accanto a lui.
«Yoh…?»
«Mh?» rispose il giovane, senza distogliere lo sguardo dal cielo.
«Volevo chiederti… riguardo a ciò che hai detto durante lo scontro con il team The Ren…»
Yoh sorrise lievemente, interrompendolo.
«Anche tu hai dei dubbi, vero?»
«Yoh… io mi fido di te…»
«Lo so…» rispose il ragazzo, alzando la testa e voltandosi verso lo spirito. «Ma io… parlavo di Hao…»
«Cosa…?»
«So che non eri per niente tranquillo, quel giorno al bar, nonostante fosse chiaro che avessimo stabilito una tregua…»
Sentendo quelle parole come una sorta di rimprovero, Amidamaru chinò la testa, e non parlò per qualche istante.
«Perdonami Yoh… Aveva cambiato espressione così all’improvviso… La prudenza non è mai troppa, lo sai…»
«Non devi scusarti, Amidamaru. Ti capisco. In quel momento, anch’io ero stato preso dalla tensione e Hao se n’era accorto. Mi dispiace di essermi preoccupato, perché credo non gli abbia fatto piacere…»
Detto ciò, Yoh tornò a guardare le stelle sopra di lui e rimase in silenzio. Amidamaru lo osservò, non sapendo cos’altro dire.
Nonostante ritenesse di star facendo la cosa giusta, per quel motivo, Yoh era già stato allontanato da molti, anche se non sembrava così. Non doveva essere un periodo facile per lui. Era conteso tra due realtà, sapeva bene di non poterle seguire entrambe… Ma quale avrebbe scelto? E soprattutto… avrebbe scelto?

Il giorno successivo venne occupato dagli allenamenti, come sempre, ma nel pomeriggio il cielo non era più limpido come la sera prima.
«Speriamo non piova, altrimenti dovremo rimandare. Anna non permetterà che si corra il rischio di prendere un raffreddore proprio ora…» disse Faust, osservando le nuvole grigie che avevano già da un po’ coperto il sole. Quindi si voltò verso Ryu. «Su, andiamo ad allenarci un po’, prima che inizi a piovere. Yoh dov’è?»
«Mi sembra di averlo visto uscire poco fa…» rispose Tamao, perplessa.
«Sì, è uscito…» confermò Anna, comparendo nella stanza. Ryu la guardò con aria confusa.
«Senza dirci nulla?»
«Se non l’ha fatto, penso che volesse stare un po’ da solo. Credo sia andato da Ren e dagli altri, che si stanno allenando al loro nuovo quartier generale…»
«Da Ren?!!» sbottò Manta, battendo una mano sul tavolo. «Ma quello gliene darà di santa ragione non appena lo vedrà!!»
«Penso sia proprio per questo che Yoh è andato da solo…» disse Anna, sospirando appena. «Ha lasciato qui anche l’Harusame. Combattere con loro è l’ultima cosa che vorrebbe…»
La ragazza osservò la finestra per qualche secondo, poi si voltò verso il tavolo, incrociando le braccia.
In quei giorni, in effetti, soprattutto i rapporti tra Ren, Horo Horo, Chocolove e Yoh erano peggiorati sensibilmente. A causa del timore pressoché insensato di un tradimento, quasi tutti avevano finito con l’evitare Yoh, se era loro possibile. Dopo lo scontro per Golem tra Yoh e Hao, dopo gli ultimi avvenimenti, molte cose erano cambiate. Vedendo avvicinarsi sempre più la fine del torneo, tutti stavano allontanando Yoh man mano che lui si avvicinava al fratello. E lui, come sempre, si dimostrava fiducioso…
Osservando le nuvole scure, Anna sospirò malinconica.
*Sei sempre il solito, Yoh…*

Ren storse la bocca in un ghigno, osservando con Horo Horo e Chocolove il ragazzo appena giunto alla loro base.
«Be’, che fai? Vieni a spiarci?»
Yoh si limitò a sorridere, tenendo le mani in tasca.
«Sono venuto perché è da un po’ che non ci alleniamo tutti insieme, e allora…»
«Almeno te ne sei accorto. Vuol dire che non eri così occupato dalle visite del tuo fratellino, o della sua compagnia…» disse Horo Horo, con lo stesso tono acido di Ren, mentre Chocolove si limitava ad assistere, un po’ in disparte.
Il rombo lontano di un tuono si fece sentire assieme alle prime gocce di pioggia.
«Non hai nemmeno Amidamaru, con te…» osservò Ren. Yoh gli sorrise ancora una volta, abbassando lo sguardo.
«Perché la mia intenzione non era combattere con te…»
«Allora… saresti venuto per parlare…»
«Più o meno…»
«E di cosa?» domandò Ren, con tono di sfida, sorridendo arrogantemente. «Di quanto sia buono e bravo tuo fratello? Di come tu ti stia facendo ingannare o, ancor peggio, condizionare da lui?» Lo splendente over soul di Ren si formò all’improvviso attorno alla spada Horaiken. «Non m’interessa che tu non voglia combattere. Non m’interessa nemmeno il fatto che tu sia completamente disarmato…»
«Ren…» mormorò Chocolove, allarmato, intuendo le intenzioni del compagno. Ma nemmeno Pascal Avaf si mosse per fermarlo, e Ren non ascoltò.
«Sai, Yoh? Ogni giorno che passa, mi ricordi sempre più lui…» mormorò, irritato, il giovane cinese, che, abbassando il capo, sollevò il proprio over soul. Yoh rimase immobile, a testa china. Un’ombra provocata da un lampo oscurò l’espressione sul suo volto e un tuono rimbombò nel cielo scuro.
All’improvviso, Ren spiccò un balzo e attaccò il ragazzo di fronte a lui, con un grido di rabbia.
«Tu non meriti nemmeno la mia pietà!! Eppure, quanto è vero che sei il fratello di quel maledetto, sono certo che non ti farai nemmeno un graffio!!!»
Il suo over soul colpì Yoh con tutta la potenza di cui era capace, ma, ancor prima di toccare il giovane, la lama s’infranse nella sua stessa luce dorata, come se si fosse scontrata con una barriera invisibile. Ren ritornò a terra, ansimando a causa del furyoku così perduto, sciogliendo del tutto l’over soul. Horo Horo e Chocolove osservavano i due ragazzi, stupiti e tesi.
«A quanto pare, avevo ragione. Non so quanto sia aumentato il tuo furyoku, Yoh, ma non ti sforzi nemmeno di nasconderlo…»
«Non è difficile difendersi da chi si è già convinto di non poterti colpire… Vero, Amidamaru?» rispose semplicemente Yoh, guardando il samurai apparso accanto a lui, per poi voltare le spalle ai tre ragazzi che lo fissavano. «Ci vediamo, Ren. So che te n’eri accorto, comunque…»
Detto ciò, salutò i compagni con la mano in cui teneva la Futsunomitama no Tsurugi, che rimise in tasca, dove l’aveva tenuta fino a quel momento, riprendendo la strada del ritorno. Ren lo osservò soltanto, stringendo i pugni sotto la pioggia che cadeva fitta.

«Ma dov’è finito Yoh? E’ molto che è uscito, ormai…»
Manta interruppe il silenzio che aleggiava nella stanza, attorno al tavolo presso cui Ryu, Faust, Tamao, Redseb e Seyrarm erano seduti.
«Non preoccuparti, Manta. Sarà rimasto bloccato dalla pioggia» rispose Anna, che stava osservando le nuvole nere, appoggiata con un braccio al davanzale di una finestra.
«E se non fosse così?!» insistette il ragazzino, preoccupato. «Se fosse finito nei guai ?! Se avesse incontrato Hao?!»
Anna abbassò lo sguardo sul terreno colpito dalla pioggia.
«Anche se così fosse, io non mi preoccuperei. Dovresti averlo capito che, almeno per ora, Hao non gli torcerebbe un capello…»
«Sì, ma…»
«Amidamaru l’ha seguito. Gli ho detto io di farlo, anche se sono certa che Yoh stia bene. Non devi preoccuparti…»
Manta osservò incerto la ragazza. Sapeva che la pensava veramente a quel modo. Ma nonostante ciò… sembrava lei stessa ad essere a sua volta in pensiero.

«Ehi, Yoh…»
Amidamaru osservò il ragazzo apparentemente concentrato sulla pioggia scrosciante, sotto la tettoia dove si era riparato. Dopo un attimo di silenzio, Yoh sorrise, chiudendo gli occhi.
«Be’… è andata come avevo immaginato…»
«Yoh, io…»
Il samurai osservò dispiaciuto il giovane, tentando di trovare le parole adatte per consolarlo, ma Yoh negò con la testa.
«Non preoccuparti, Amidamaru. D’altronde, non volevo pretendere nulla…» disse, sorridendo rassicurante, mentre un altro lampo illuminava la strada. «Se un giorno capiranno, non mi rimane che aspettare…»
«Hai proprio ragione, Yoh…» disse, all’improvviso, una voce davanti a lui. Il giovane sobbalzò, capendo all’istante a chi appartenesse. Si voltò verso il punto da cui era venuta, proprio mentre un fulmine illuminava di una luce sinistra il viso di Hao, che, in piedi sul tetto di un edificio diroccato a pochi metri da lui, balzò sul sentiero con un movimento leggero, mentre il mantello gli ricadeva sulle spalle.
«Ma chissà cosa sarà ciò che capiranno…»
«Cosa vuoi dire, Hao?» chiese Yoh, rivolgendo uno sguardo freddo al fratello non appena questi gli giunse davanti. Aveva un’espressione beffarda sul viso, quella sua aria malignamente soddisfatta che sapeva mettere i brividi.
«Voglio dire semplicemente che non puoi fare nulla per far cambiare loro idea. Che sia perché ci somigliamo un po’ troppo, forse?» rispose Hao, in un sussurro, sorridendo lievemente, mentre una strana luce ardeva nei suoi occhi scuri.
«Che cosa?!» sbottò Amidamaru, portando una mano alla spada.
Ma Yoh tese un braccio davanti a lui, fermandolo.
«Non importa, Amidamaru. Forse, ha ragione. In effetti, basta guardarci, no?» affermò, con un sorriso e un po’ di celata ironia. Anche Hao si limitò a sorridere, sicuro, comunque, del fatto che Yoh avesse capito cosa lui intendeva dire.
«Ti va di fare quattro passi, Yoh?»
Il ragazzo lo fissò perplesso.
«Con questa pioggia?»
«Certo! Su, vieni…»
Non sapendo di preciso cosa fare, Yoh uscì dal suo riparo, portando le braccia sopra la testa, ma con sua sorpresa si accorse che la pioggia non lo bagnava. Anche suo fratello era totalmente asciutto. Accorgendosi del suo stupore, Hao gli sorrise.
«Guarda meglio, Yoh…»
Fu allora che il giovane si accorse della presenza di Spirit of Fire, appena visibile per lo scarsissimo uso del furyoku. Era composto da acqua, anziché da fiamme. La pioggia si riuniva al suo corpo toccandolo, e scivolava via.
«Quando sai gestire gli elementi, puoi fare ciò che vuoi, Yoh. I miei poteri non sono utili solo per combattere. Questo è più comodo di un ombrello, non trovi?» disse Hao, divertito dallo stupore del fratello. Mettendo le mani nelle tasche, quindi, si avviò con Yoh lungo il sentiero che portava alla locanda dove alloggiava il giovane.
Dopo qualche minuto di silenzio, Yoh si volse verso il ragazzo che camminava al suo fianco.
«Hao…?»
«Mh?» rispose l’interpellato, senza voltarsi.
«Posso chiederti perché mi cercavi? Volevi parlarmi, e qualcosa mi dice che stavolta una ragione particolare ce l’hai…»
Hao si arrestò, chiudendo gli occhi, mentre un sorriso curvava le sue labbra.
«Sei davvero molto intuitivo, sai, Yoh? Aspettavo che tu me lo chiedessi…» disse, con lieve ironia, tornando a guardare il sentiero davanti a sé. «Volevo proporti un piccolo combattimento tra noi due…»
Udendo quelle parole, Yoh lo fissò un po’ sbigottito.
«C-cosa?»
«Hai capito bene. Voglio… – come dire? – allenarti di persona per farti migliorare, e per rendermi conto, provandolo su me stesso, del livello a cui è arrivata la tua forza, dato che tu sarai il mio unico avversario. Ricordi bene ciò che ti ho detto quella volta al bar Mame, vero?» chiese, rivolgendo un sorriso enigmatico al fratello, per poi estrarre dal mantello l’Harusame. «Allora? Accetti?»
«Ma quella…» disse Yoh, confuso, indicando il suo veicolo per l’over soul.
«Sono andato personalmente a prenderla prima di venire qui. Sta’ tranquillo, Yoh, non si sono accorti di nulla…» rispose Hao, porgendogli la spada. «Preferirei davvero non venire interrotto dai tuoi compagni…» aggiunse, prima che Yoh potesse dire qualcosa.
Il ragazzo con le cuffie rimase qualche attimo in silenzio, fissando la sua spada, infine sorrise deciso al fratello.
«A quanto pare, non mi lasci scelta…»
«Ma questa è una buona scelta, Yoh…»
Hao gli diede l’Harusame con un sorriso, e si allontanò di qualche passo. Yoh sentì la pioggia che tornò d’un tratto a bagnarlo. Sfoderando la sua spada, sorrise rassicurante al samurai al suo fianco, per poi voltarsi verso il suo avversario, che rise di nuovo.
«Allora? Sei pronto, Yoh?»
Ancor prima che il ragazzo potesse rispondere, Spirit of Fire partì all’attacco, ma la sua mano venne tempestivamente bloccata dall’over soul Byakko. Hao ne sorrise compiaciuto.
«Sei abbastanza veloce…!»
«Anche tu!» esclamò Yoh, rispondendo subito col suo attacco, che però venne facilmente schivato.
«Ma devi stare più attento, Yoh…»
Hao gli sorrise di nuovo con calma, e Yoh fece appena in tempo ad accorgersi di Spirit of Fire dietro di lui, prima che questo lo colpisse con violenza, facendolo cadere sull’erba bagnata, dove scivolò per un lungo tratto.
«Yoh! Va tutto bene?!» domandò Amidamaru, mentre il ragazzo si rialzava.
«Sì, certo... Ma quell’over soul è davvero veloce…» rispose il giovane. Udendo la tranquilla risata di Hao, lo vide avvicinarsi a lui.
«Dai, Yoh! So che puoi fare di meglio! Dimostramelo!»
«Volentieri!» esclamò il ragazzo, schivando con un minimo e agile movimento l’ennesimo attacco di Spirit of Fire.
«Fumon Tonko, eh? Era una delle mie tecniche preferite, mille anni fa. Molto utile…» dichiarò Hao, schivando come se niente fosse il secondo attacco di Yoh. «Ma dovrai impegnarti di più, se vorrai riuscire a colpirmi…»
«Già, perché a quanto pare seguire i tuoi movimenti è inutile»
«E’ uno dei vantaggi di questo over soul. Io sto fermo, lui attacca. Se pensi comunque di aver capito come fare… prova a metterlo in pratica!»
In un istante, Hao attaccò il fratello con una velocità sorprendente, colpendolo con ancor più forza una seconda volta, e mandando in frantumi il suo over soul. Yoh scivolò per un tratto sulla schiena, rimanendo a terra per qualche secondo, per poi rimettersi a sedere con una smorfia di dolore, osservando il taglio sul petto che, nonostante le sue difese, Hao era riuscito a fargli. Era più che ovvio che lo stesse trattando con riguardo, ed era quello il peggio; era troppo forte anche così. Però, rialzandosi, ricreò l’over soul e rivolse un sorriso determinato al suo gemello.
«Puoi leggere i miei pensieri, perciò è ovvio che tu riesca a prevedere ogni mia minima mossa. E’ un notevole svantaggio per me…»
«Perspicace, non c’è che dire… Allora attaccami tu, Yoh…» disse Hao, con un sorriso calmo e ironico, mandando Spirit of Fire all’attacco alle spalle di Yoh. E all’ultimo secondo un’accecante luce bianca dalla forma di un cigno illuminò il buio paesaggio circostante per parecchi istanti. Quando infine si diradò, Spirit of Fire era scomparso. Il suo padrone sorrise soddisfatto al fratello, che ancora puntava la spada dietro le sue spalle, dove un attimo prima c’era l’enorme spirito del fuoco.
«Davvero bello il tuo Mumu Myoyakumu…» affermò Hao, che, nonostante la perdita dell’over soul, sembrava ancora nel pieno delle forze. «Ma non è ancora sviluppato al massimo delle possibilità. Fossi in te, Yoh… mi darei da fare…»
All’improvviso, le fiamme avvolsero il corpo del giovane, che lentamente si staccò da terra, salendo di parecchi metri.
«Sono qui per dimostrare – anche se più a te, che a me – che tu sia davvero degno di essere la mia metà. Sai bene che le nullità non mi servono…» disse, mentre il suo over soul più potente si formava attorno a lui. «Preparati, Yoh. Finora, come hai capito, ti ho trattato con molto riguardo, ti ho messo alla prova, ma non ho più tempo né voglia di giocare. Diciamo che, se stavolta non ti difendi… come minimo morirai…»

Manta sobbalzò improvvisamente, distogliendo l’attenzione dal libro che stava leggendo.
«Cos’è stato questo rombo?! Non era finito il temporale?!»
«A quanto pare, è ripreso…» mormorò Ryu, con fare annoiato, osservando il lampo fuori dalla finestra.
«No… questo non è temporale…»
«Signorina Anna…» bisbigliò Tamao, notando l’espressione sospettosa e allarmata della ragazza che aveva parlato. Anna si alzò in fretta e altrettanto velocemente corse alla porta, uscendo. Tutti capirono all’istante che qualcosa non andava, mentre una strana aura si levava nell’aria. In lontananza, una luce arancione si accese all’improvviso dietro gli alberi. Anna la fissò immobile, percependo l’enorme furyoku che raggiunse in un attimo il luogo in cui si trovavano.
«Non è possibile… Quello è…»

«Ehi, Ren! Che succede?!?»
«Ma che vuoi che ne sappia, Horo Horo?!?» rispose il ragazzo, mentre, superando il compagno e Chocolove, correva velocemente fuori, in tempo per vedere una luce bianca che si stava spegnendo poco distante.
«Ehi! Non era l’attacco di Yoh?!» chiese Chocolove, udendo il boato lontano.
«Ma quelle…» mormorò Horo Horo, dapprima perplesso, osservando il riverbero accesosi all’improvviso. «Non sono fiamme?!!»
Ren sgranò gli occhi, incredulo. Non poteva essere!
«Yoh!!»

Il prato e il bosco si tinsero di arancio e il terrificante over soul Kurobina luccicò per la seconda volta davanti agli occhi di Yoh. Hao osservò con un sorriso malizioso il ragazzo, mentre il fuoco creava sul suo viso ombre spettrali.
«Allora, Yoh… che farai?»
Yoh osservò ad occhi sbarrati quell’over soul. Stavolta era certo di non poter minimamente evitare alcun attacco e, se ciò che aveva detto Hao corrispondeva davvero alle sue intenzioni, a scomparire non sarebbe stato solo il suo corpo. Non capiva…
«Yoh… dentro di te è nascosta una forza che forse un giorno diverrà uguale alla mia ed è inutile che ti ricordi perché…» riprese Hao, osservando dall’alto il fratello. «Ma se non riuscirai a trovarla, allora anche la tua abilità non potrà più crescere. E ciò vorrà dire…»
Le fiamme guizzarono ancora una volta negli occhi di Hao, per poi venire risucchiate dal suo stesso over soul.
«… che anche la mia preziosissima metà diventerà solo un inutile intralcio!!!!»
All’improvviso, un’enorme colonna di fuoco scosse con un boato il terreno, allargandosi ad una velocità incredibile attorno ad Hao, e abbattendo con facilità ogni cosa che fosse più alta di un filo d’erba.
Yoh osservò per la prima volta davvero terrorizzato quella potenza devastante, che di lì a qualche secondo avrebbe spazzato via persino il suo spirito. Perché quella decisione improvvisa?! Ormai, la colonna di fuoco l’aveva raggiunto. Non poteva scappare in alcun modo, non poteva distruggere qualcosa che non fosse un’over soul! Perché Hao lo stava facendo? Si ritrovò solo a sperare con tutte le forze in qualcosa che potesse difenderlo, ripensando alle parole che Hao gli aveva detto. Perché? Fu l’ultima domanda che si pose. E poi…

«Accidenti!! Io gliel’avevo detto, ma lui non ha voluto ascoltarmi!!» esclamò Ren, correndo a perdifiato verso il luogo dello scontro. «E ora se finirà male sarà solo colpa sua!!»
«Ti rendi conto che là troveremo Hao, non è vero?» chiese Chocolove, raggiungendo il compagno.
«Lo so benissimo!! Ma se qualcuno dovrà sconfiggere Yoh, quel qualcuno sarò solo io!!»
«Già, hai ragione!!» affermò Horo Horo, con un sorriso incoraggiante, seguitando a correre.
«Ma Anna!! Non dicevi che non gli avrebbe torto un capello?!?» esclamò Manta, dall’abitacolo di Golem, rivolto alla ragazza in piedi sull’ala del robot che, oltre a Redseb, Seyrarm e Tamao all’interno, trasportava anche Ryu e Faust sull’altra ala.
«A quanto pare mi sbagliavo!! Quel tipo è più pazzo di quanto credessi!!» rispose Anna, senza distogliere lo sguardo dal punto in cui evidentemente si stava svolgendo la battaglia. D’un tratto, Ryu indicò tre ragazzi sotto di loro.
«Ehi!! Ci sono anche Ren e gli altri!! E quello cos’è?!!» chiese poi, alzando lo sguardo, quando ormai erano a pochi metri dalla loro destinazione. Quello che sembrava un enorme uccello nero circondato da fiamme si era infatti levato in volo davanti a loro.
«Maledizione!!» esclamò Anna. «Quello è Kurobina, il vero over soul di Hao!! Il solito Spirit of Fire non è niente in confronto a questo!!»
«Che vuol dire, signorina Anna?!» domandò Tamao, preoccupata.
«Vuol dire che, se non facciamo qualcosa, Yoh…!!»
L’itako non ebbe il tempo di terminare la frase.
A pochi metri da loro, un vortice di fuoco si alzò all’improvviso, estendendosi a vista d’occhio, proprio nella loro direzione.
«Ehi!! Cosa…?!!» balbettò Manta, osservando il terribile spettacolo.
«Presto, Redseb!!» esclamò Faust. «Scendi a prendere Ren e gli altri, altrimenti non fuggiranno in tempo da là sotto!!»
Il ragazzino annuì deciso e Golem si lanciò verso i tre ragazzi sotto di loro.
«Oh no!!» esclamò Ren, incredulo, bloccandosi alla vista dell’enorme vortice fiammeggiante che si era appena alzato verso il cielo.
«Ren!! Ragazzi!!!»
Udendo la voce di Ryu, i tre sciamani si voltarono verso Golem, che si stava avvicinando velocemente a loro. Ryu fece loro un cenno.
«Forza, salite!! Dobbiamo andarcene di qui!!»
I tre ragazzi ubbidirono subito, aggrappandosi ad un ala del robot, che si allontanò in fretta.
«E Yoh?! Yoh dov’è?!!» esclamò Ren, guardando indietro.
Anna si voltò verso il punto da cui era partita la colonna di fuoco, per poi sbarrare gli occhi. Fece appena in tempo a vedere la figura di un ragazzo, prima che questa venisse inghiottita dalle fiamme.
«No… YOH!!!»

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Capitolo 3
*** Abbandono ***


Anna osservò sbalordita il turbine di fuoco in cui Yoh era scomparso. La sua voce si perse nel boato provocato da quell’attacco devastante. Attonita, si lasciò cadere in ginocchio, mentre Golem si fermava a mezz’aria, ormai al sicuro. Avvertiva solamente il furyoku di Hao…nient’altro…
«Y-Yoh…?» mormorò Manta, rimanendo immobile, come tutti gli altri, osservando le fiamme che stavano iniziando a diminuire. Ryu aprì bocca un paio di volte, ma non riuscì a dire nulla. Anna rimase in ginocchio, con lo sguardo perso nel vuoto.
Ren osservò il punto dove un attimo prima c’era Yoh; là le fiamme ardevano ancora con forza.
«No… non è possibile…» sussurrò.
Hao curvo le labbra in un lieve sorriso, mentre il fuoco vorticava attorno a lui.
«Te l’ho detto che le nullità non mi servono, fratellino…»
D’un tratto, Redseb scattò in piedi, e aprendo l’abitacolo indicò le fiamme.
«Ehi!! Guardate là!!»
Avvertendo un elevato furyoku salire all’improvviso da quella direzione, tutti si voltarono; un piccolo punto luminoso era comparso nel fuoco. Osservandolo, Hao socchiuse gli occhi, e sorrise con aria soddisfatta.
«Ma tu hai superato questa prova… Yoh…»
Improvvisamente, un’enorme luce bianca si accese tra le fiamme, prendendo la forma di un uccello maestoso, che dissolse il fuoco che aveva attorno, spezzandosi poi in mille piume lucenti. Un attimo dopo, Yoh venne sbalzato con forza fuori dal vortice, e cadde sull’erba, dove rimase disteso, privo di forze, con qualche bruciatura, ma salvo.
«Yoh!!»
Anna guardò stupefatta il giovane, mentre altri sorridevano sollevati.
«Ce l’ha fatta!! Ha resistito ad Hao!» esclamò Manta, mentre Ryu aggiungeva, ridendo: «Ah! Questo sì che è il nostro leader!!»
Ren si limitò ad abbassare lo sguardo, senza dire nulla. Anna si rialzò, riprendendo coraggio e autoritarismo all’istante.
«Forza! Avviciniamoci! Dopo quel colpo, Hao non sprecherà forze per attaccare noi!»
«E penso che il nostro amico abbia bisogno di una mano…» aggiunse Faust, con un sorriso, mentre Golem si preparava ad atterrare.
«Una forma curiosa, comunque…» commentò Hao, scendendo lentamente verso terra. «E’ davvero somigliante al mio Kurobina. E non credo sia una semplice coincidenza, dopotutto…»
Il giovane posò delicatamente un piede sull’erba umida, sciogliendo il suo over soul.
«Anch’io, Yoh…» disse, avvicinandosi al ragazzo steso ansimante a terra. «… la prima volta che ho creato quest’over soul non ho pensato ad una forma particolare da dargli. E’ venuto così e basta. L’over soul viene creato dal nostro cuore. E il fatto che il tuo over soul somigli al mio è la prova che anche i nostri animi sono più simili di quanto tu creda…»
Yoh osservò il fratello con aria leggermente smarrita, cercando di regolare il respiro, mentre Hao si fermava di nuovo a qualche passo da lui, sorridendo lievemente per la sua perplessità.
«In poche parole, Yoh, quello è il tuo over soul kobaku-shiki, una vera e propria armatura, e, se vuoi, ti aiuterò io stesso a migliorarlo al massimo…» aggiunse il giovane, con un sorriso un po’ più ampio. «E’ stato davvero degno di te il tuo ultimo colpo… Hai capito che davanti al fuoco non si può semplicemente restare calmi…»
Yoh sorrise leggermente, mentre le ultime gocce di pioggia gli bagnavano il viso.
«In quel momento, ho solo desiderato di potermi difendere e ho deciso di fidarmi di Amidamaru e del mio over soul, invece di spaventarmi…»
Sorridendo più apertamente, rimase disteso sull’erba, a braccia aperte. «A dire il vero, però… ho capito che potevo farcela perché ti fidavi di me. Non mi avresti attaccato così, se non fossi stato certo che avrei avuto una possibilità di difendermi… Ho ripensato a ciò che mi avevi detto… e in quel momento ho capito che ce l’avrei fatta. Dopotutto, dipende tutto dalla volontà, no?»
Nell’udire ciò, Hao rise appena, chiudendo gli occhi, soddisfatto, per poi guardare nuovamente il giovane.
«E’ esatto, Yoh. La lezione ricevuta all’Inferno ti è servita, eh?»
«Be’… non è stata piacevole, ma… per fortuna che è successo!» dichiarò Yoh, con un largo sorriso.
Hao chiuse di nuovo gli occhi, per poi voltarsi alla propria destra.
«Già… Una vera fortuna…» disse, osservando i compagni di Yoh, diretti verso di loro, che si arrestarono non appena lo videro girarsi. Senza dar loro bado, però, tornò a guardare il fratello, che, dopo aver notato i suoi amici, si voltò di nuovo verso di lui.
«Be’, per oggi posso ritenermi soddisfatto, Yoh. Hai guadagnato qualche altro punto. Poco alla volta, ma pur sempre qualcosa…»
«Eh eh! Devo dire che per un istante ho creduto davvero di lasciarci la pelle, stavolta!»
«E l’avresti fatto, se non fossi stato in grado di evitarlo. Sarebbe scomparso addirittura il tuo spirito. Mi sono trattenuto anche stavolta. I miei attacchi più forti non sono così vistosi…»
Davanti al silenzio di Yoh e al suo volto improvvisamente serio, Hao sorrise di nuovo, mentre nei suoi occhi tornò a brillare l’affascinante luce malvagia.
«Che c’è? Pensavi forse che sarebbe stato insensato da parte mia eliminarti? Uno spirito debole non mi serve a nulla, anche se si trattasse del tuo…» mormorò, voltandogli le spalle. «Anche se…» aggiunse, girandosi appena. «… hai ragione, sapevo sin dall’inizio come sarebbe andata…»
«Ehi!! Come sarebbe?!» sbottò Ren, facendo un passo avanti. Hao gli rivolse un tranquillo sorriso.
«Stai calmo, Ren! Non ti è bastato quello che hai visto?»
«Proprio per questo…» disse il giovane, con tono di sfida. «Hai consumato parecchio furyoku, mi sembra. Oltretutto, ora sei solo…»
L’onmyoji sorrise, chinando la testa, ma fu Yoh a parlare.
«Ma voi non farete nulla, non è vero?» disse, tranquillamente, sorridendo ai compagni e sollevandosi sui gomiti.
«Che cosa?!!» ribatté Horo Horo, reagendo alle parole che avevano stupito tutti.
«Be’, perché sarebbe un suicidio…» fu la semplice risposta di Yoh. «Se lo rifacesse, nessuno avrebbe scampo, io compreso, dato che ho esaurito il mio furyoku…»
«Ascoltate il vostro amico, vi conviene…» disse Hao, girandosi verso il suo gemello, e, sorridendo, gli porse una mano.
«Ce la fai ad alzarti, vero?»
Yoh annuì e afferrò la sua mano, tornando in piedi, un po’ barcollante, per poi seguirlo. Hao si fermò a poca distanza dai compagni del fratello, voltandosi di nuovo.
«Oggi mi sei piaciuto, Yoh…»
Detto ciò, tese una mano al livello della ferita al petto del giovane, che venne circondato da un lieve alone arancio, mentre i suoi tagli e lividi scomparivano velocemente. Yoh osservò le ferite appena svanite con aria un po’ sorpresa, quindi sorrise al fratello.
«Ti ringrazio, Hao…»
Senza rispondergli, il ragazzo si voltò e s’incamminò, passando tranquillamente davanti a Ren e a tutti gli altri, che lo fissarono a denti stretti.
«Ci vediamo, Yoh. E sta’ attento nei prossimi giorni, te lo consiglio…»
Yoh lo guardò allontanarsi, con un lieve sorriso sul volto, prima che l’onmyoji sparisse nel guizzo di una fiamma.
Il vento soffiò silenzioso tra i fili d’erba e gli alberi radi, allontanando le nuvole, mentre il cielo tornava lentamente limpido.
«Tsk! Solo questa ci mancava!» disse Ren, seccato, rivolgendo a Yoh uno sguardo tagliente. «Ora ti fai anche aiutare da colui che devi sconfiggere!»
Nessuno parlò; tutti osservarono Yoh, in attesa di una risposta. Il ragazzo mise una mano in tasca, sorridendo con calma e mostrando le due spade che aveva nell’altra mano.
«Be’, lui me l’ha proposto e io ho accettato. Non vedo perché non avrei dovuto…»
«Ma ci hai quasi lasciato la pelle!!» intervenne Manta.
«So che sei fatto così, Yoh…» riprese Ren, senza lasciare al giovane il tempo di rispondere. «Ma io ti avevo avvisato. Non ti conviene passare troppo tempo con lui, e non perché potrebbe farti del male. Ma a quanto pare, a lui non importa, mentre tu continuerai a fare di testa tua…»
Yoh gli sorrise ancora una volta.
«Vi ringrazio di esservi preoccupati per me…»
«E io mi pento di averlo fatto…»
Ren si voltò e si avviò verso il suo alloggio, senza aggiungere altro, Horo Horo e Chocolove lo seguirono, dando un’occhiata sfuggente a Yoh, che sorrise soltanto, rimanendo in silenzio.
«Va tutto bene, capo?» chiese Ryu, osservando preoccupato il leader della sua squadra, che si girò verso i compagni rimasti.
«Sì, certo!» rispose, con un sorriso, per poi guardare perplesso Anna, che si era fermata a testa china davanti a lui. Senza dire una parola, la ragazza sollevò il braccio e gli diede all’improvviso un forte schiaffo su una guancia, quindi si voltò, e prese a sua volta la strada per la locanda.
«Su! Torniamo indietro!»
Tutti ubbidirono, senza osar dire altro, non prima di aver lanciato qualche occhiata dispiaciuta verso Yoh. Guardandoli mentre si allontanavano, il giovane portò una mano al viso. Non era certo il primo schiaffo che riceveva da lei, ma questo gli aveva fatto particolarmente male. Stavolta, Anna si era arrabbiata veramente…
«Mi dispiace, Yoh…» mormorò Manta, avvicinandosi all’amico, mentre anche Amidamaru ricompariva accanto al suo padrone. «Non ce l’hanno con te. Sono solo… un po’ confusi. E forse avevano paura di Anna…» aggiunse, con un sorriso. Yoh sorrise di rimando, grato.
«Sì, forse hai ragione… Ti ringrazio, Manta…»
«Non c’è di che! Ah! Sai, è davvero bello il tuo stile di attacco!» esclamò, allegro, il ragazzino, incamminandosi col compagno verso il loro alloggio.
«Sì, è vero, Manta! L’ha detto anche Hao…!»
«Be’, ma a lui fa comodo! Non capisco bene perché ti voglia sempre più forte…»
«Già…»
«Però è stata una sorpresa…» riprese Manta, incrociando le braccia sulla testa e alzando gli occhi al cielo. «Non avrei mai immaginato che Hao potesse pensare di ucciderti veramente…»
« Be’…» disse Yoh con un mezzo sospiro. «Se il suo discorso vale per tutti, non vedo perché non dovrebbe valere anche per me…»
«Ma tu sei suo fratello! La… la sua metà!!» esclamò Manta, tra l’esasperato e l’incredulo. Yoh abbassò lo sguardo, per poi alzarlo verso le ultime nuvole, che, correndo con il vento, se ne stavano andando.
«Lo so… E credo lo sappia benissimo anche lui…»

Quella sera e il giorno seguente, quasi tutti cercarono di comportarsi come se nulla fosse successo, anche se tutti, ogni volta che rivolgevano la parola a Yoh, sembravano indecisi se farlo o meno. Non era una questione di sfiducia, né di paura. Era soltanto la conseguenza di un altro colpo, da cui dovevano riprendersi.
Sospirando profondamente, Yoh si tolse le cuffie, sdraiandosi sull’erba, vicino al ruscello, osservando le stelle che brillavano sopra di lui. Era perfettamente consapevole del perché i suoi compagni si comportassero così. Doveva aspettarselo, in fondo. Per la prima volta, avevano visto lui e Hao insieme, li avevano sentiti parlare, avevano visto da vicino qual’era il rapporto formatosi già da un po’ tra loro due, che di certo non era inimicizia. Non volevano capirlo, si rifiutavano di accettarlo. Era comprensibile, dopotutto. Amidamaru e Yoken erano ancora gli unici a sapere la verità, a sapere cosa Hao gli aveva detto. E forse… anche qualcun’altro ne era a conoscenza.
«Non riesci a dormire, Yoh?»
«Non proprio…»
Yoh sorrise, senza voltarsi, mentre Anna andava a sedersi accanto a lui.
«Stavi pensando?»
«Già…»
«Ad Hao…» disse la ragazza, più come affermazione, che come domanda, alzando lo sguardo al cielo.
Yoh sospirò appena.
«Be’, non solo a lui…»
Rimasero entrambi in silenzio per un po’, a guardare le stelle, ad ascoltare il vento tra gli alberi o l’acqua che scorreva a pochi passi da loro.
«Yoh…»
«Mh?»
«Mi dispiace per quello schiaffo…»
Il giovane si voltò perplesso verso Anna, anche se lei non fece lo stesso. Poi sorrise tranquillamente e si mise a sedere, poggiando le mani dietro di sé e tornando a guardare in alto.
«Non devi scusarti, Anna…»
La ragazza raccolse le ginocchia al petto, guardando il ruscello davanti a lei.
«Ma dopotutto lo meriti…» aggiunse, seria. «Mi hai fatto stare in pensiero. Per un momento ho davvero creduto di averti perso per sempre…»
Yoh si voltò a guardarla, ascoltandola in attesa.
«Mi sono accorta che sei cambiato molto dall’inizio del torneo, Yoh. Ti sei fatto più maturo, ma ultimamente anche più stupido…» riprese lei, con un’ombra di risentimento nella voce. «Ren ha ragione. Stai davvero rischiando di avvicinarti troppo ad Hao. Potresti non riuscire più a sconfiggerlo, ci hai pensato?»
«Scusami, Anna…» rispose Yoh, sorridendo lievemente, e lei lo guardò leggermente sorpresa.
«Sai… Mi dispiace un po’ che tu possa capire tutto ciò che penso…» mormorò il giovane, guardando in basso. «… perché solo con te o con Hao mi rendo conto del fatto che sto mentendo. Ancora una volta, sto nascondendo la verità a tutti, oltre che a me stesso. Ma se lo sapessero andrebbero di certo incontro alla morte, solo per evitare qualcosa che non si può evitare…»
Anna chinò a sua volta la testa, rabbuiandosi.
«Tu sai perché Hao abbia voluto sottoporti a quella prova, o comunque aiutarti, non è vero?»
Yoh la osservò in silenzio per qualche secondo, poi sorrise e si voltò verso il bosco al di là del ruscello.
«Me lo ha spiegato quando sono andato al bar con lui, e spero mi perdonerai se non te l’ho detto subito. Non avevo intenzione di tenerlo nascosto a nessuno…»
Il giovane tornò a guardare la ragazza al suo fianco, e le sorrise con calma. «Mi ha detto… che quando la mia abilità sarà giunta al limite massimo, lui assorbirà il mio spirito, per poi diventare Shaman King. Tutto qui, in fondo…»
Anna lo osservò senza dire nulla. Yoh distolse lo sguardo da lei, piegando un ginocchio e poggiandovi un gomito.
«Forse si poteva immaginare fin dall’inizio…»
«Ma ti rendi conto, Yoh?!» intervenne l’itako, scaldandosi. «Ciò significa che tu… scomparirai! Nonostante tutto, ti puoi fidare a stargli così vicino?! Ti puoi fidare di lui?!»
Il ragazzo chiuse gli occhi, sospirando appena.
«Lo so, Anna… Ma in fondo, che io gli stia vicino o lontano penso non importi. Quando dovrà accadere, accadrà. Per ora, non sono ancora abbastanza forte per lui…»
«Però…»
«Era da tanto che volevo parlargli. Mi ha fatto piacere l’averne avuto l’occasione…»
«Ma Yoh, non capisci?!» sbottò Anna, alzando la voce. «E’ proprio per questo che Ren e gli altri si stanno allontanando da te!»
«Lo so…» rispose Yoh, alzando lo sguardo verso il cielo. Accanto a lui, Anna si rialzò in piedi, osservando il ruscello.
«So bene, Yoh, che Hao non ha usato tutto il suo potere su di te. Ma rimane il fatto che tu abbia resistito, pur avendo un furyoku molto inferiore al suo. Se i vostri valori fossero stati invertiti, per Hao sarebbe valso lo stesso. Basta vedervi combattere per capire come siete. E sai cosa mi dispiace davvero di tutto questo?» mormorò, stringendo i pugni lungo i fianchi. «Il fatto che vi assomigliate davvero così tanto…»
Abbassando lo sguardo, senza dire più nulla, si voltò e tornò alla locanda, mentre Yoh, guardandola allontanarsi, chinò la testa e sorrise appena. Forse doveva ammettere che aveva avuto ragione a dirgli tutto ciò… ma non sarebbe cambiato nulla.

Qualche giorno dopo, nel tardo pomeriggio…
«Ehi! Io vado a fare una passeggiata! Amidamaru, vieni con me?!»
«Sì, arrivo!»
Yoh prese i suoi zoccoli all’entrata della locanda e uscì sotto il sole, con il samurai che l’aveva raggiunto.
«Aspetti, signor Yoh!»
«Mh?»
Il ragazzo si voltò perplesso, notando Tamao che correva verso di lui.
«Cosa c’è, Tamao?»
«E-ecco…» balbettò la ragazza. «Volevo chiederle…Qualche sera fa… ho visto la signorina Anna rientrare piuttosto nervosa e… per sbaglio ho notato che aveva parlato con lei. Mi perdoni!! Non era mia intenzione spiare!!» aggiunse, in fretta, con un imbarazzato inchino. «Ma… ecco… è successo qualcosa?» mormorò, osservando timidamente il giovane davanti a lei. «Pensavo che… dopo quello che era accaduto con Hao…»
Yoh la guardò per qualche secondo, e poi le sorrise gentilmente.
«Ma no, nulla! Le ho solo parlato di una cosa che non le ha fatto piacere… Mi dispiace che si sia arrabbiata…»
«Be’… per questo ho deciso di chiederle, signor Yoh. Se potevo fare qualcosa…»
«Non importa, Tamao. Grazie per il pensiero. Sarà sufficiente che tu rimanga vicino a tutti come fai sempre. Ti assicuro che è la cosa migliore!» le rispose Yoh, con un allegro sorriso. Tamao arrossì vistosamente, ma annuì, sorridendo a sua volta al giovane, che la salutò con la mano.
«Ci vediamo dopo! Ciao!»
Detto ciò, Yoh prese la strada che andava verso il bosco, infilando le mani nelle tasche.
«Aah! Come si sta bene!» esclamò, una volta giunto sotto le ombre degli alberi, stiracchiandosi un po’.
Un piacevole venticello soffiava tra le fronde e gli uccellini cinguettavano ovunque si tendesse l’orecchio.
«E’ davvero un bel posto, non è vero, Amidamaru?»
«Hai ragione…» rispose il samurai, con un sorriso. «E’ passata quasi una settimana dalla fine del torneo, vero, Yoh?»
«Già! Chissà perché ci mettono tanto… I Pache avranno avuto qualche problema…»
«Non sei agitato per il secondo torneo?»
«E perché?»
Yoh guardò il samurai con aria sinceramente perplessa e lo spirito, dopo un po’, sbuffò sconsolato.
«Era inutile chiedertelo, vero?»
In risposta, il giovane fece un sorrisino divertito.
«Tu pensi che vi riporteranno in America, Yoh? Oppure sarà il Grande Spirito a spostarsi?»
«Non ne ho idea. Non ci hanno ancora detto nulla…» rispose Yoh, incrociando le braccia dietro la testa. «Potrebbe anche trattarsi di una serie di prove, come per il primo torneo»
«Può darsi…»
«Tu sei preoccupato, vero, Amidamaru?»
Nel sentirsi porre quella domanda, lo spirito rimase in silenzio per un po’, rabbuiandosi.
«E’ ovvio che sì… So solo che si sta avvicinando sempre più il giorno in cui dovremo affrontare Hao…»
«Ooh, dovremo vedercela anche con Luchist! Quello è proprio forte, vero?!»
Amidamaru fissò perplesso il giovane.
«Cosa?»
«E anche con Opacho! Ma come funzionerà un over soul così carino?!» si chiese Yoh, con un largo sorriso. Il samurai lo fissò rassegnato, e sbuffando decise di lasciar perdere. Non c’era niente da fare. Era fatto così.
Rimasero entrambi a passeggiare nel bosco per un po’, ma, quando il cielo iniziò a tingersi di rosa, decisero di tornare. Yoh proseguì in silenzio lungo il sentiero e in silenzio rimase anche Amidamaru, osservando ogni tanto il ragazzo vicino a lui. Arrivarono in vista della locanda quando ormai il sole stava tramontando.
«Be’, siamo arrivati…» affermò Yoh, scorgendo l’edificio tra gli alberi. Mancavano solo un paio di piante prima di uscire dal bosco, quando, da dietro uno dei tronchi, Lyserg si mise in mezzo al sentiero. Yoh lo fissò sorpreso.
«Lyserg… Che ci fai qui?»
«Yoh…» disse il giovane, senza sorridere minimamente. «E’ vero ciò che mi hanno detto?»
«Cosa?»
«Che ti sei fatto allenare da Hao, che ti è venuto a cercare più volte, che dopo il primo torneo hai trascorso molto tempo con lui…» rispose, seriamente, Lyserg.
Yoh lo guardò con aria confusa, per poi sorridere con calma.
«Si può dire di sì…»
Passando oltre al ragazzo, proseguì verso il suo alloggio e Lyserg lo seguì.
«Come mai sei qui, Lyserg?» domandò Yoh, sorridendo al compagno.
«Te lo spiego io, Yoh!»
Il giovane alzò lo sguardo, scorgendo Ren, che, appoggiato ad occhi chiusi al muro della locanda, si drizzò, osservando serio il compagno.
«Anna ha indetto una piccola riunione…»
«Riunione?»
«Già. Ci sono tutti, anche tuo padre e tuo nonno. E ci hanno detto tutto quello che avresti dovuto dirci tu…»
Yoh sorrise tranquillamente, senza battere ciglio.
«Capisco…»
Senza dire altro, passò davanti al giovane ed entrò nella locanda, seguito da Lyserg. Ren sospirò e si appoggiò di nuovo al muro, incrociando le braccia. Non aveva intenzione di discutere ancora con lui. Era una battaglia che avrebbe perso.
Attorno al tavolo, in una sala della locanda, erano riuniti tutti, dal padre e dal nonno di Yoh ai suoi compagni, e tutti si voltarono verso di lui quando lo videro entrare. Il ragazzo li osservò e poi alzò una mano con un sorriso.
«Ehilà! Mh?»
Perplesso, guardò le persone che lo fissavano in silenzio. Nessuno sorrise o lo salutò, stavolta. C’era un’atmosfera stranamente grave. Solo Yohmei si alzò in piedi, avvicinandosi al nipote.
«Yoh… è da tanto che non ci vediamo. Sono felice di vedere che stai bene» disse, con un lieve sorriso. Rimase in silenzio per qualche istante, quindi riprese a parlare. «I tuoi amici ora sanno tutto, Yoh. Anche le parole che Hao ci ha detto quando siete nati…»
«E’ così, eh? A me, ha spiegato tutto proprio Hao…» aggiunse Yoh, con un sorriso, osservando i volti seri attorno a lui. Yohmei lo guardò lievemente sorpreso, ma tornò subito a parlargli.
«Yoken e Anna hanno spiegato a tutti ciò che io e tuo padre sapevamo già, cioè che tu dovrai tornare a far parte di Hao, come lui stesso ti ha detto. A quanto pare, si sta muovendo anche per far aumentare il tuo furyoku, che dopo il vostro ultimo incontro è salito lievemente. Nonostante ciò, è ancora troppo poco; lo sai tu e lo sa anche lui…»
Yoh, rimase in silenzio, in attesa, e fu Anna a prendere la parola.
«In sostanza, Yoh, abbiamo deciso di tentare il tutto e per tutto, anche a costo di infrangere le regole, perché se Hao dovesse arrivare a te, non avremmo più speranze. Hai capito bene?»
Il silenzio calò di nuovo nella stanza. Yoh notò il risentimento e la sicurezza sul viso di Lyserg, Horo Horo e Chocolove, l’indecisione su quelli di Ryu e Faust, la preoccupazione e il dispiacere di Tamao e Manta. Tuttavia, sorrise lievemente, chinando il capo.
«Se è ciò che avete deciso, se ne siete convinti, non posso dire nulla… Io non ho cambiato idea, e Hao lo sa, come sa già tutto ciò che avete in mente…» disse, mentre tutti lo fissavano confusi. «Ma se davvero siete determinati ad eliminarlo per sempre, a distruggere il suo spirito…» D’un tratto, l’espressione del giovane si scurì. Yoh tornò a guardare le persone davanti a lui, socchiuse gli occhi, all’improvviso imperturbabili, freddi, e allo stesso tempo roventi come il fuoco. «… io ve lo impedirò. Ad ogni costo…»
Detto ciò, si voltò e uscì dalla locanda, senza aggiungere altro, sotto gli sguardi increduli e sbigottiti di chi l’aveva ascoltato.
«Non è possibile…» mormorò Yohmei, allibito. «Mi avevate detto che Yoh stava cambiando, ma non credevo fino a questo punto…»
«Tsk! Mi sembra fin troppo chiaro da che parte abbia deciso di stare!» commentò Horo Horo, nervoso. «L’ha difeso apertamente, e poi… L’avete visto?! Quello aveva lo stesso sguardo di Hao. Non so voi, ma a me ha messo i brividi…»
«Ma non era mai successo…» intervenne Tamao, timidamente. «Insomma… il signor Yoh non può essere cambiato tanto da pensare come…»
«MA INSOMMA!!» esclamò Manta, all’improvviso, sbattendo le mani sul tavolo. «Possibile che non lo vogliate capire?!?! Non ci vuole molto!!!»
«Manta…» mormorò Faust, stupito come tutti da quella reazione.
«Yoh non vuole uccidere Hao!!» continuò il ragazzino, tremando leggermente, ma fissando deciso i suoi compagni. «Hao… è suo fratello!»
Udendo quelle parole, qualcuno chinò il capo e per un po’, nessuno disse nulla. Fu Yohmei a sorridere al giovane, seppur tristemente.
«Manta… anche se è così, non cambia nulla. Anzi… proprio per questo Hao non desisterà. Ha già dimostrato di non essere disposto a rinunciare facilmente ai suoi obiettivi, arrivando addirittura a reincarnarsi…» disse, sospirando appena. «Mi dispiace, ma è inevitabile. Anch’io, sedici anni fa, per un istante avrei preferito non doverlo fare… Ma a volte dobbiamo fare scelte che potrebbero cambiare ben più di una vita soltanto, ben più di ciò che crediamo… Anche se richiedono grandi sacrifici…»
Manta osservò con le lacrime agli occhi l’anziano Asakura, stringendo i pugni sulle ginocchia. In fondo, anche Hao era suo nipote, ma, nonostante ciò, nessuno parve comprendere davvero le intenzioni di Yoh, e fermare Hao voleva dire per forza eliminarlo per sempre. Sentiva anche lui che Yoh era sempre più distante da loro, ma si fidava e non l’avrebbe abbandonato, soprattutto ora, quando ormai mettersi contro Hao significava dover combattere anche lui.

Yoh uscì dalla locanda, alzando gli occhi al cielo tinto di rosa. Si accorse che per la prima volta non aveva voglia di restare a guardarlo. Per la prima volta, provava una sensazione che forse non aveva mai provato, che gli faceva serrare i denti e chiudere i pugni. Rabbia… o tristezza? La consapevolezza di non essere stato capito, che tuttavia doveva essere nascosta in tutti i modi... Osservò le due spade che stava tenendo fin troppo saldamente in una mano. Aveva visto la paura sui volti dei suoi compagni. Sapeva bene il perché. Sentiva da tempo quel lieve timore, simile a quello che avevano nei confronti di Hao. Non vi aveva dato molto peso. Ma tutto ciò stava andando ad intaccare anche la fiducia che avevano in lui. Perché dare fiducia a qualcuno… doveva essere così difficile? Era la prima volta che si sentiva così.
«Che ti prende, Yoh? Confuso?» domandò Ren, osservando il giovane dal muro cui era poggiato. Yoh si voltò a guardarlo. Non si era neanche accorto di lui. Abbassando un po’ lo sguardo, non rispose nemmeno, ma s’incamminò con il compagno lungo il sentiero che arrivava al mare.
«Me l’avevi detto, Ren…» mormorò, osservando i ciuffi d’erba ai suoi piedi. «Mi avevi detto di stare attento a non avvicinarmi a lui…»
Ren lo guardò stupito, vedendolo sorridere quasi a stento mentre si voltava a guardarlo.
«Ma credo… che in quel momento fosse già troppo tardi…» disse, rivolgendo un malinconico sorriso all’amico, che si bloccò, fissandolo quasi a bocca aperta. «Mi dispiace, Ren… Io non intendo lasciarvi, ma questa è la mia scelta…»
Sbuffando leggermente, Ren sorrise sprezzante, chiudendo gli occhi.
«Tsk! E’ incredibile…»
Un istante dopo, si gettò sul compagno col suo over soul, che venne tempestivamente bloccato da quello di Yoh. Sogghignando, si disse che ormai era inutile sorprendersi ancora di quell’abilità così fuori dal comune. Non aveva nemmeno più voglia di farlo.
«E’ incredibile! Non credevo che sentire queste parole pronunciate da te potesse fare quest’effetto…» disse, con apparente calma, voltando le spalle a Yoh e allontanandosi di qualche passo. «In fondo, lo immaginavo, ma… Tradito. Tradito proprio da te. Non me lo sarei mai aspettato, qualche settimana fa…»
Yoh lo guardò serio e impassibile, senza dire nulla.
«Ma dopotutto, se sei la metà di Hao, non si può escludere che tu possa diventare come lui. Ah no! Dimenticavo! Tu tornerai ad essere proprio lui!» esclamò, tornando a colpire con forza Yoh, che si difese di nuovo, mentre una scarica elettrica si diramava fino alla corazza dell’over soul Byakko.
«Ren…»
«”Ren” cosa?!!» sbottò il giovane. «Se lui prenderà il tuo spirito, non potrai più tornare in vita!!»
«Lo so…» rispose Yoh, sostenendo il suo sguardo senza scaldarsi.
«E nonostante ciò, passi dalla sua parte?!!»
«Io non sto dalla parte di nessuno, Ren…»
«Comincia davvero ad essere un discorso ambiguo!!»
Il ragazzo tornò ad attaccare il compagno, che parò il fendente per la terza volta, ma Ren con un’abile finta, sferrò un altro colpo, di cui Yoh sembrò non accorgersi in tempo, procurandosi una ferita al fianco destro. Piegandosi appena, il giovane strinse i denti, mentre Ren gli sorrideva provocatoriamente, a forza.
«Che c’è?! Perdi colpi?!»
«Non voglio combattere con te, Ren…» rispose Yoh, con una smorfia contratta. Il giovane cinese sembrò però innervosirsi di più. Si preparò ad un nuovo attacco, mentre la lama del suo over soul veniva circondata da scariche elettriche.
«Nel caso non l’avessi capito, Yoh… io sto facendo sul serio!!»
Si lanciò di nuovo sul giovane, ma stavolta il limpido Mumu Myoyakumu di Yoh vanificò l’attacco, e dissolse il suo Bushin Yutswe.
«Ho detto che non voglio battermi con te, Ren, anche perché, se anch’io facessi sul serio, avresti già perso, lo sai…» disse Yoh, mantenendo la calma, osservando serio il compagno. «La tua rabbia non risolve nulla. Non posso pretendere che mi capiate. So che non volete accettare il fatto che Hao sia mio fratello… Ma proprio per questo, per salvare tutti, devo fermare anche voi»
«No… Che sia tuo fratello io lo posso accettare…» mormorò Ren, con voce tremante, ricreando l’over soul. «Però non accetto… che tu voglia a tutti i costi essere il suo!!!» esclamò, furente, lanciandosi su Yoh. Ma un istante prima di colpirlo, sbarrò gli occhi, allibito. Yoh, rimasto immobile di fronte a lui, senza una parola si era liberato dell’over soul, gettando via le spade da cui Amidamaru si separò. Il samurai fissò incredulo il padrone, e quando decise di pararsi davanti a lui per difenderlo, il ragazzo lo sigillò nella sua tavoletta, che poi lanciò lontano, sul prato. Ren osservò sorpreso il suo avversario, capendo che non voleva più difendersi né attaccare. Voleva soltanto lasciar scegliere a lui. E lui la sua scelta l’aveva già fatta. Sentì la rabbia, la tristezza, crescergli in corpo. Con un grido disperato, alzò ancora una volta il suo over soul. Doveva farlo, stavolta. Doveva concludere ciò che non aveva fatto durante il loro scontro, per impedire ad Hao di prenderlo, per porre fine a tutto. L’avrebbe ucciso qui, ora! Ma forse… forse, in fondo al cuore sapeva già che non ci sarebbe riuscito. Nonostante fosse stato Yoh ad arrendersi, era lui ad avere perso. Guardò per un istante gli occhi del compagno… sottili, tristi. Assomigliava ad Hao in maniera incredibile… Fu l’ultima cosa che pensò, prima di attaccarlo. Vide la lama del suo over soul colpirlo, vide la grave ferita che gli aveva inferto, vide il suo corpo cadere a terra, allontanato dalla forza del fendente, macchiando il sentiero di sangue. Sentì il cuore stringersi per il dolore, ma non poté pensare a null’altro. Improvvisamente, qualcosa lo colpì violentemente alle spalle, gettandolo lontano, a terra, e attorno a lui divenne tutto nero.

***

«Ren! Ren! Mi senti?!»
Horo Horo osservò sollevato il ragazzo steso a terra, che riaprì gli occhi, guardandosi attorno.
«Abbiamo sentito dei rumori, e siamo venuti a vedere…» disse il giovane Ainu, un po’ in pensiero. Ren fissò smarrito i suoi compagni di squadra, Lyserg, Manta e Ryu che lo guardavano preoccupati. Ma, ricordandosi all’improvviso di cosa era successo, spalancò gli occhi.
«Yoh!!» esclamò, mettendosi a sedere. Solo allora notò che in piedi attorno a lui c’erano anche Anna, Tamao, Amidamaru e tutti gli altri. Ma non Yoh. Ciò voleva dire che…
Si alzò in fretta, correndo verso il sentiero, nel punto ancora macchiato di sangue. Lì si lasciò cadere in ginocchio, colpendo il terreno con un pugno.
«Accidenti!!»
Manta, Ryu e Horo Horo furono i primi a raggiungerlo.
«Ma Yoh dove…» mormorò Ryu, ansioso. Manta osservò turbato il sangue che c’era a terra.
«Ren… non vorrai dire che quel sangue è di…»
«Sì!!» esclamò Ren stringendo i pugni. «Sono stato io! Volevo ucciderlo! Volevo toglierlo dalla mia strada! Volevo sottrarlo ad Hao!!»
«Dici… dici sul serio, Ren?» mormorò Horo Horo, stupito.
«Avrebbe dovuto morire durante il nostro scontro al torneo!» riprese il giovane cinese. «Nonostante avesse un furyoku più potente del mio, quello stupido ha perfino gettato Amidamaru e si è rifiutato apertamente di difendersi!»
«E’ vero quello che dice?!» esclamò Manta, voltandosi verso il samurai.
Lo spirito abbassò lo sguardo e annuì appena.
«Purtroppo non ho visto cos’è successo dopo. Solo quando siete arrivati, Anna mi ha liberato dalla tavoletta…»
«Ma allora… Yoh dov’è?» chiese Chocolove, mentre tutti si voltavano verso Ren, sperando in una risposta. Il giovane si alzò in piedi e abbassò lo sguardo.
«Io… non lo so…»
Alzò gli occhi al cielo, conscio del fatto che tutti si stavano ponendo la stessa domanda. Ma qual’era la risposta?


Un vento leggero stava soffiando dolcemente sul suo viso. Gli sembrava quasi di non essere fermo. Che strano… Capì soltanto di aver ripreso conoscenza e d’un tratto si accorse di un forte dolore bruciante ad un fianco e lungo il petto. Gemendo appena, si spostò leggermente, per cercare di attenuarlo, ma probabilmente peggiorò la situazione. Gli doleva anche la testa. Probabilmente, era svenuto per la caduta al suolo. Doveva avere più di una costola rotta, senza contare poi tutto il sangue che di certo aveva perso. Avvertendo all’improvviso un’altra fitta, s’irrigidì con un lieve lamento.
«E’ meglio che non ti muovi, Yoh…»
Udendo quella voce, il ragazzo aprì gli occhi di scatto, vedendo i gabbiani che volavano nel cielo rosa-arancio del tramonto. Inclinando appena la testa all’indietro, mise a fuoco la persona alle sue spalle.
«H-Hao…» mormorò, anche se di voce ne uscì ben poca. Il giovane si voltò verso di lui e gli sorrise.
«Ehilà! E’ già da un po’ che stai dormendo, sai?»
Yoh lo guardò confuso per qualche secondo, poi si voltò, capendo che stavano lentamente volando sull’isola sopra un braccio di Spirit of Fire.
«Cosa… cos’è successo? Perché sono qui?» chiese, a fatica, osservando gli alberi e il mare lucente sotto il sole che tramontava.
«Non parlare, Yoh…» rispose Hao, senza voltarsi. «Sei ridotto piuttosto male. Pensa a riposarti…»
Il giovane ascoltò con qualcosa di simile a nostalgia quelle parole gentili, osservò la vetta della montagna che sovrastava l’isola, per poi alzare nuovamente lo sguardo sul cielo limpido. Perché Hao l’aveva preso con sé? L’aveva portato via così, senza nemmeno guarirlo. Avvertiva qualcosa di strano in quella situazione. Non sapeva cosa pensare. Non aveva voglia di pensare. Si limitò a chiudere gli occhi, ascoltando il vento che soffiava leggero, finché, per debolezza o per stanchezza, non si addormentò.


«Ren, sei sicuro di stare bene?» domandò Chocolove, preoccupato, mentre tutti, rientrati nella locanda, spiegavano l’accaduto a chi vi era rimasto.
«Sì, sto bene…» rispose Ren, scansandosi scontroso e sedendosi al tavolo, incrociando braccia e gambe. «Non ci sono molte possibilità…» disse poi, nervoso, mentre anche gli altri pian piano si accomodavano. «Il mio over soul è stato distrutto con una facilità tale che non me ne sono nemmeno reso conto…»
Tutti lo ascoltavano in silenzio, sapendo che in quel momento non avrebbe gradito sentirsi interrompere. Il giovane, evidentemente irrequieto, non parlò per qualche lungo secondo. Sembrava riflettere su cosa dire. Alla fine, però, sbottò all’improvviso: «Accidenti! So bene che il furyoku che ho avvertito è quello di Hao!! L’ha portato via!! Sapeva che sarebbe successo!! Stava solo aspettando!!»
«Calmati, Ren...» intervenne Anna, impassibile. «Posso capire che non ti vada di dirlo, ma l’abbiamo già pensato tutti...»
«Però, se fosse così, Yoh…» disse Tamao, incerta. Ma Anna interruppe il suo discorso sul nascere.
«Se fosse così, io non mi preoccuperei, Tamao. Vi posso assicurare che se Hao ha un minimo di cuore per qualcuno, se così si può dire, quel qualcuno è Yoh…»
«Cosa? Come puoi affermarlo?» chiese Mikihisa, sorpreso.
«L’ho visto io stessa. E forse avete capito tutti cosa voglio dire, anche se non vi va di ammetterlo» continuò la ragazza. «Quando Yoh è venuto a salvarmi, quella volta nel bosco (vedi Vol.29 N.d.A.), Hao, nonostante Yoh si fosse messo in mezzo, si è fermato e gli ha rivolto un sorriso, accordandosi poi con lui perfino per un caffè. Qualche giorno fa, l’ha aiutato a sviluppare un nuovo potere, e prima di andarsene ha curato le sue ferite. Senza contare che lui stesso ha voluto che consegnassi il Cho Senji Ryakketsu a Yoh» spiegò, mentre tutti ascoltavano con attenzione. «Perciò, almeno per ora, anche se è solo, senza Amidamaru, Yoh non corre rischi, perché, anche se per i suoi scopi, Hao tiene a lui sopra ogni altra cosa»
«A parte il fatto di diventare Shaman King…» borbottò Horo Horo, alla fine.
«Sì, a parte quello, forse…» ribadì Anna. Yohmei la osservò per qualche secondo, poi sospirò profondamente.
«Be’… non mi rimane che sperare che abbiate ragione. E’ successo tutto talmente in fretta…»
«E’ ridicolo, ma spero che Hao si sia degnato di curare la sua ferita…» disse Ren, con tono seccato. «Almeno, se dovrò battermi contro Yoh, lo troverò in uno stato decente…»
«Dai, Ren! Puoi anche dirlo che ti dispiace di averlo fatto…» disse Mikihisa, con un sorriso benevolo. Il ragazzo si limitò a sbuffare, arrossendo un po’, e l’uomo rise di nuovo.
«Che c’è?!!» domandò Ren, irritato.
«Oh, nulla!» rispose lo shugenja. «Solo che… Yoh è fortunato ad avere tanti amici come voi…»
A quell’affermazione, nessuno rispose. Chi sorrideva, chi osservava imbarazzato o indeciso il tavolo, pensando a quella verità che nessuno, nemmeno ostinandosi, avrebbe potuto cambiare o negare. Una verità che non meritavano più. La loro fiducia in Yoh non era più la stessa. Come potevano dirsi suoi amici?
«Dai, prepariamoci per la cena…» disse Anna, interrompendo bruscamente quel silenzio. «Sono sicura che Yoh stia bene. Ci preoccuperemo domani di cosa fare…»
«Hai ragione, Anna…» intervenne Faust, alzandosi con un sorriso. «Per oggi ne abbiamo passate abbastanza. Pensiamo a riposare, e a lasciare che Yoh faccia lo stesso…»
Nonostante i propositi e la serenità temporaneamente ritrovata, però, nessuno dormì molto quella notte, chi immaginando, chi sperando, chi chiedendo alle stelle, che Yoh, dovunque fosse, stesse bene.

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Capitolo 4
*** Fratelli ***


«C’è troppa calma…» mormorò Manta, con tono malinconico, mentre osservava Ryu, Ren, Horo Horo, Chocolove e Faust, che si allenavano sotto la guida di Mikihisa, Yohmei e Avaf. «Eppure, manca solo Yoh…»
Amidamaru lo osservò con un sorriso.
«Già, hai ragione. Anche se lui è il più calmo di tutti, si sente quando non c’è…»
«Chissà come sta ora… Tu che ne pensi, Yoken?» domandò Manta, rivolto allo spirito tra lui e Anna.
«Anch’io sono sicuro che stia bene…» rispose l’uomo. «Posso confermare tutto ciò che Anna ha detto ieri»
«E questo… vuol dire fidarsi anche di Hao?»
«Non proprio…» intervenne Anna, senza distogliere lo sguardo dai compagni che si allenavano. «Ho detto che mi fido del fatto che non gli farà nulla, ma quello è imprevedibile. Noi non possiamo sapere quando Yoh, per lui, sarà sufficientemente forte…»
Ren, che l’aveva sentita, si fermò, e così fecero anche gli altri, voltandosi poi verso Anna, che concluse: «Per quanto ne sappiamo, potrebbe esserlo anche adesso…»
«Tsk! Non è possibile!» affermò Ren, togliendo da una guancia un po’ di brina derivata da un attacco di Horo Horo. «L’ha detto anche Yoh di non essere sufficientemente forte per lui…»
«Non è che Hao…» intervenne Horo Horo, incerto. «… stia aspettando che Yoh diventi forte quanto lui?»
«E’ una cosa che non si può escludere…» rispose Mikihisa. «Se Yoh è la sua metà, potrebbe davvero diventare forte quanto lui»
«Intendi dire…» mormorò Chocolove, stupito. «Raggiungere il suo stesso livello di furyoku?»
«Non mi stupirei nemmeno, se un giorno accadesse…» disse Ren, sciogliendo l’over soul e incrociando le braccia. «Quando siamo tornati dall’Inferno per quella storia dei cinque guerrieri e degli spiriti sovrannaturali, il nostro furyoku ha raggiunto un livello al di sopra di 100.000, chi più, chi meno…» Il giovane rimase in silenzio per un po’, mentre anche tutti gli altri si liberavano dell’over soul, sedendosi ad ascoltare. «Ma qualcosa mi dice che quello di Yoh… è andato ben oltre il nostro livello…»
«Hai ragione, Ren…» intervenne Ryu, sorpreso. «Appena è tornato, ha sconfitto uno dei membri del Team Moon senza nemmeno mostrare l’over soul, da una distanza notevole. Gli è bastato un gesto…»
«Non sarebbe una cosa di cui stupirsi…» disse Yoken, sorridendo lievemente. «Io ero con lui all’Inferno. Ci siamo affrontati, l’ho visto combattere, e non mi sorprenderei se Yoh raggiungesse il livello di Hao. Anche perché Yoh ha già superato di gran lunga l’Hao di 500 anni fa…»
«Cosa?!! Stai scherzando?!!» esclamò Horo Horo, incredulo. «Allora vorrebbe dire… che il suo furyoku è il più forte tra tutti i nostri?!»
«Il più forte sicuramente, ma non riguardo al valore…» intervenne Anna. «Per ciascuno di voi, Yoh è pressoché imbattibile, e lo sapete…» spiegò, con calma. «Durante lo scontro con Hao, il furyoku di Yoh ha subito un lieve rialzo, ma durante il vostro match al torneo… era di poco superiore a quello di Ren, ma inferiore, e di molto, a quello di Horo Horo, Chocolove e Lyserg. Controllate, se volete…»
Ren andò subito a leggere sul proprio Oracle Bell, per poi spalancare improvvisamente gli occhi.
«Ren… Che c’è?» domandò Horo Horo, perplesso da quella reazione. Il giovane cinese sembrò riscuotersi, ma fissò rabbuiandosi il piccolo schermo sul suo braccio.
«Chiunque l’abbia trovato è un vero insensibile…» disse, ironico. «Yoh non è stato curato. Il furyoku che gli rimane è pochissimo. Se continua a calare, Yoh morirà…»
«Che cosa?!!» esclamarono, allibiti, Manta, Amidamaru e Horo Horo. Ren curvò e labbra in un ghigno forzato.
«Be’, almeno ora sono certo che l’abbia preso Hao. Quella grave ferita andava bene per i suoi scopi e mi rammarico di avergli fatto un grosso favore…»
«Che stai dicendo?» domandò Ryu, confuso, mentre quasi tutti rivolgevano sguardi interrogativi al giovane con la cresta. Solo Anna, incrociò le braccia, voltandosi con apparente indifferenza. Ren spense l’Oracle Bell e rialzò lo sguardo, sempre con un sorriso ironico sul viso.
«Il furyoku totale di Yoh, al contrario di quello che gli resta, sta aumentando. Per ora, è a circa 170.000, e non accenna a fermarsi. A quanto pare, il nostro amico è ridotto piuttosto male…»
«Stai scherzando, vero?» chiese Horo Horo, con una faccia assai incredula.
«Perché dovrei?» ribatté, però, il cinese, incrociando le braccia. «Tu non sei mai stato colpito a morte, quindi non puoi capire. Ma se Yoh ora rischia la vita, anche se di certo non sarà cosciente, avvertirà tutto quello che gli accade attorno; rivivrà ricordi e proverà sentimenti. E’ una prova anche questa. Basta pensare che quando è successo a me la prima volta, il mio furyoku è diventato dieci volte più potente…»
«Hai ragione…» disse Yoken, con calma. «Ma il tuo corpo, Ren, era davvero morto. Di certo, il furyoku di Yoh non aumenterà come ha fatto il tuo, perché lui è vivo. Ferito gravemente, ma vivo…»
«Sì, però…» intervenne Manta, perplesso. «E’ lo stesso un indice elevato, rispetto a quello che aveva prima dell’ultimo incontro al torneo… Cosa gli è accaduto all’Inferno?»
«Se volete, ve lo spiego…» rispose Yoken, sorridendo, per poi descrivere i fatti cui aveva assistito alle persone attente attorno a lui. «Capite? Non è così impossibile. Più tempo rimani all’Inferno, più sono dure le prove che superi, più il furyoku aumenta…» disse, una volta terminato il racconto. «Purtroppo, Yoh è stato riportato in vita prima del previsto, ma comunque ha fatto la stessa strada che Hao ha percorso tutte le volte che si è reincarnato. Non era quello attuale il livello di Yoh, appena è uscito dall’Inferno, ma proprio per ciò che vi ho detto, non mi sembra così strano che il suo furyoku sia cresciuto tanto…»
«Se poi vogliamo includere che Yoh è la metà di Hao, suona ancora meno strano…» brontolò Horo Horo, sbuffando.
«Ma era destino che la sua forza crescesse così» intervenne Anna, incrociando le braccia al petto. «E’ la sua natura, quella natura che noi non conosciamo, oppure ciò che è stato sempre sotto i nostri occhi senza che fossimo stati capaci di vederlo…»
Chocolove la osservò sbalordito, per poi balbettare: «Ma allora… se Hao se lo riprendesse…»
«Non ci sarebbe più nulla da fare» rispose Yohmei, con gravità. «Sarebbe come se Hao fosse rinato due volte, e, in effetti, è ciò che è successo sedici anni fa. Ma per fortuna, una sua metà si è salvata, evitando di diventare esattamente come lui…» concluse, con un sospiro.
Horo Horo si rialzò in piedi, con aria lievemente smarrita.
«Be’, almeno ci sarà tempo, prima che Yoh diventi forte quanto Hao…»
«Ma sei scemo?!» ribatté Anna. Il giovane la squadrò terrorizzato, con le lacrime agli occhi.
«Secondo voi, Hao aspetterà quel momento?! Non credo proprio, perché ciò vorrà dire che Yoh potrebbe essere in grado di fermarlo!» sostenne la ragazza. «Proprio per questo, io dico che potrebbe scegliere di riprendersi la sua metà anche ora!»
«Anna ha perfettamente ragione» disse Yohmei. «Quindi, voi dovrete continuare ad allenarvi per la finale del torneo. Qualunque cosa succeda, è certo che ci saranno tre squadre contro quella di Hao, e forse, unendoci, possiamo avere una possibilità…»
«Allora che aspettate?!!! Su, scansafatiche!! Muoversi! Muoversi!!» esclamò Anna, battendo le mani, con tono autoritario, mentre tutti si ritraevano spaventati, per poi riprendere gli allenamenti.
Manta osservò i ripetuti attacchi dei suoi compagni. Erano diventati davvero forti… Con loro c’erano anche Lyserg, Marco e Jeanne. Ma soprattutto c’era Yoh, e quando finalmente fosse tornato da loro, allora avrebbe potuto essere davvero sicuro che ce l’avrebbero fatta.

***

Dove si trovava? Da molto, ormai, era lì, da solo. Era tutto buio attorno a lui. Forse era in una grotta… Di certo, non riusciva a vedere ad un palmo dal naso, come nella Grotta dello Yomi…
Provò per la prima volta a muovere un passo, ma senza risultato. Perché non riusciva a muoversi?! Era completamente bloccato! Come se il suo corpo fosse addormentato… Non ricordava nulla di chiaro, prima di quel momento. Solo strane immagini confuse, buie, pesanti.
All’improvviso, si accorse di essere sdraiato, e, in un lieve spiraglio di luce, nel buio vide apparire il viso di Hao, che, sorridendo quasi come se fosse veramente lì davanti a lui, tese una mano sul suo corpo, per poi scomparire di nuovo, lasciando il posto all’oscurità. Gli era sembrato, per quel breve istante, di aver aperto gli occhi…
Durante il tempo che aveva passato lì, innumerevoli immagini erano giunte alla sua memoria. Alcuni erano suoi ricordi, altri… non sapeva dirlo. Sembrava quasi appartenessero ad altre vite. Perfino l’Inferno dentro il Grande Spirito, … il fuoco… una stranissima sensazione di oppressione… o forse… di libertà… Non sapeva spiegarselo.
Sobbalzando, Yoh si alzò di scatto, guardandosi attorno. All’improvviso, gli era parso di non essere solo, ma non distingueva nulla nel buio che lo circondava. D’un tratto, però, voltandosi, rivide Hao, stavolta in piedi, davanti a lui, distante, che lo guardava. Istintivamente, mosse un passo verso di lui, poi, sempre più veloce, cercò di raggiungerlo. Forse, con lui sarebbe riuscito ad uscire, a liberarsi da quella prigione buia. Ma più si avvicinava, più Hao sembrava allontanarsi. Continuò a correre. Non sapeva spiegarsi perché. Era come se una forza misteriosa lo spingesse verso di lui. Avvertiva una specie di pericolo, ma doveva andare a tutti i costi. Sentiva qualcosa che gli diceva di non farlo, ma era lui a chiedergli di raggiungerlo, e non riusciva ad opporsi. Oppure non voleva?
Hao non si avvicinava ancora. Anche se lui correva, la distanza tra loro sembrava essere sempre la stessa. E quando finalmente questa distanza parve accorciarsi, fu Hao a voltarsi, incamminandosi nel buio.
«No! Aspetta!» esclamò Yoh, tendendo un braccio e tentando di correre più veloce. Doveva seguirlo, anche se dove fosse andato non ci sarebbe più stata la luce. Hao continuò a camminare. L’oscurità lo inghiottiva pian piano.
«Hao, non andare! Aspettami!!»
Yoh tentò con un ultimo sforzo di raggiungerlo, ma il giovane d’un tratto scomparve, e lui si sentì cadere in un baratro gelido.
«NO!!»
La luce del giorno lo disturbò bruscamente, costringendolo a richiudere gli occhi che aveva spalancato. Capì di essere sdraiato su qualcosa di morbido, forse una coperta, su un pavimento duro e accidentato. Resosi conto che decisamente non era il suo futon, riaprì lentamente gli occhi con una smorfia, tentando di abituarsi alla luce. Vide sopra di sé un soffitto grigio. Si voltò alla sua sinistra, notando che i raggi del sole filtravano da un enorme foro che attraversava il soffitto e probabilmente tutto l’edificio in cui si trovava. Sbatté le palpebre perplesso un paio di volte, per poi sobbalzare a causa della voce che lo salutò.
«Buon pomeriggio, signor Yoh! Vi siete svegliato, finalmente…»
Il ragazzo alzò la testa, guardando l’uomo seduto su una sedia in fondo al suo giaciglio.
«Luchist!!» esclamò, sorpreso, sollevandosi sui gomiti e tornando a guardarsi attorno.
«Ma… cos’è successo? Dove sono?»
«Si trova alla nostra… be’… ex base…» rispose Luchist, soffermandosi sul foro nel soffitto, da cui pendevano pezzi di fondamenta, fili e calcinacci. «Qualche stupido si è degnato di demolirla…» aggiunse, con ironia, per poi osservare Yoh, che ancora lo fissava confuso. «Ha dormito per ben tre giorni interi, sa, signor Yoh?»
«Tre giorni?!» esclamò Il giovane, stupito, mettendosi a sedere.
«Già! Sarebbe morto più o meno due giorni fa, se il signor Hao non vi avesse tenuto in vita ogni qualvolta vi avvicinavate troppo alla morte. Quelle ferite non erano uno scherzo…»
Yoh portò una mano al petto, notando la lunga, sottile cicatrice che scorreva dalla sua spalla destra quasi fino al fianco opposto, dove però la seconda ferita era svanita completamente. Poi si voltò verso Luchist, che si era alzato.
«Be’… vado ad avvisare il signor Hao del vostro brusco risveglio, anche se credo lo sappia già…»
Detto questo, l’uomo si allontanò.
Rimasto solo, Yoh si guardò di nuovo attorno. Doveva trovarsi in quello che era stato un fortino, o qualcosa del genere. Muovendo la testa, si accorse di qualcosa che prima non c’era al suo orecchio destro. Vi portò una mano, toccando un grande orecchino tondo, uguale a quelli di Hao. Gliel’aveva messo mentre dormiva? Un regalo stravagante…
In quel momento, indossava solo i suoi ampi pantaloni arancio, ma vicino a sé notò una camicia piegata, che riconobbe per quella che Hao aveva messo quando erano andati al bar. Accanto a quella, c’erano la sua maglia, ormai completamente rovinata, e i suoi zoccoli di legno. Sospirando, si rivestì e si alzò, chiudendo un paio dei bottoni inferiori della camicia.
«Mmmh… Che faccio?» si chiese, perplesso, avvicinandosi al bordo del buco nel pavimento. Si trovava al piano superiore di quel fortino. Chiunque fosse stato a fare quel disastro, non stava certo scherzando, pensò, osservando la voragine che continuava fino al piano terra. Ma come aveva fatto Hao a restare lì? Non era molto accogliente…
Fece un giretto attorno al posto, attendendo l’eventuale arrivo di qualcuno, ma dato che non tornò nessuno, scese le scale che conducevano ai piani sottostanti, fino ad uscire. Dopo aver girovagato per un po’ nei dintorni, salì un sentiero lungo lo strapiombo che dava sul mare, fermandosi sotto l’ombra degli alberi, ad osservare l’acqua che luccicava sotto il sole. Si stava già avvicinando il tramonto. Sentiva soltanto la voce degli uccelli e il rumore delle onde e delle foglie che si muovevano al vento. L’avevano lasciato lì, adesso? Non sapeva nemmeno dove si trovava…
Fece ancora qualche passo, notando, d‘un tratto, la figura di qualcuno poco lontano. Era Hao. Infilando le mani in tasca, quasi con sollievo si avvicinò. Il giovane, seduto all’ombra di un albero, con lo sguardo fisso sul mare sotto di lui, non si voltò, ma prima che Yoh lo raggiungesse, sorrise lievemente.
«Ciao, Yoh. Ben svegliato…»
Il ragazzo non si sorprese più di tanto, per quel saluto improvviso, e, sorridendo a sua volta, andò a sedersi a poca distanza da lui, rimanendo in silenzio. Se Hao non aveva nulla da dire, lui non sapeva da dove cominciare. Ad un suo sospiro, Hao si voltò sorridendo.
«Be’, è ovvio che legga nei tuoi pensieri, se te ne stai così zitto…»
Yoh lo guardò perplesso, per poi sorridere.
«Già!» Quindi portò una mano alla nuca, assumendo un’espressione un po’ confusa. «Ecco… Ti ringrazio per l’aiuto. Mi hai guarito tu, non è vero?»
Hao non disse nulla e tornò a guardare il mare. Yoh fece lo stesso, poggiando le mani sul terreno.
«Perché mi hai lasciato una cicatrice così?» domandò, con calma. Hao fece un sorriso malizioso, senza voltarsi verso il fratello.
«Perché la prossima volta tu possa ricordare di scegliere bene da che parte stare…»
Yoh lo guardò smarrito, per poi rabbuiarsi un po’, abbassando lo sguardo sulle onde. Per qualche minuto, nessuno dei due parlò. Yoh guardò appena il giovane accanto a lui, ritrovandosi a pensare al sogno di poco prima. Cosa voleva dire? Voleva dire qualcosa? Perché?
«Fai spesso sogni così strani?» domandò Hao, facendolo sobbalzare, per poi sorridergli. Yoh lo guardò un po’ imbarazzato e sorrise a sua volta.
«Be’… no… non direi… Non credo, almeno…»
Hao chiuse gli occhi, poi tornò a guardare il sole che tramontava sul mare, con un lieve sorriso sul volto.
«Ti sta bene quell’orecchino, Yoh…»
«Eh? Oh… grazie…» rispose il ragazzo, un po’ perplesso, notando solo allora che Hao aveva un solo orecchino al lobo sinistro. In quel momento, il giovane si alzò, scotendo appena la sua mantella.
«Ti ho tenuto in vita, Yoh, impedendoti a malapena di morire per due giorni, e ti ho guarito soltanto stamattina, non appena ho sentito svanire in te ogni segno vitale. Ne ho approfittato, dato che eri grave. Il tuo furyoku è salito di molto. Così sarai più pronto per il torneo…» disse, con la consueta, inquietante tranquillità. «Se vuoi, puoi tornare alla locanda, ora…»
Voltandosi, passò dietro al fratello, e si allontanò senza aggiungere altro, mentre il vento soffiava tra i suoi lunghi capelli scuri. Yoh rimase ad osservarlo finche non lo perse di vista. Aveva mantenuto un atteggiamento un po’ distaccato, ma, a suo modo, era stato gentile. C’era… più di qualcosa che gli diceva che con nessun altro si sarebbe comportato come faceva con lui. Ma gliel’aveva fatto capire più volte. Non era la prima volta che gli salvava la vita, anche se con metodi non troppo delicati… Già…
Mentre parlavano, in qualche modo aveva potuto capire qualcosa anche del sogno di poco prima. Forse, aveva iniziato a sognare solo dopo aver visto il viso di Hao. Quello non era un sogno. Ma il resto? Voleva significare che lui avrebbe seguito Hao? Forse era davvero ciò che voleva fare… Ma Hao… avrebbe mai capito? O si sarebbe allontanato completamente da lui? Portò una mano all’orecchio destro, toccando il gioiello che Hao gli aveva dato e la stella che vi era incisa. Un segno inequivocabile del suo destino, un messaggio senza parole. Allora perché gli aveva fatto un po’ piacere? Provava una strana sensazione nello stare con Hao, un senso di oppressione, che a volte si avvicinava a timore, ma nello stesso tempo, anche… sollievo. Non sapeva come definirlo, ma con lui si sentiva tranquillo, come se fosse una persona che conosceva da sempre. In effetti, la prima volta che aveva sentito il suo nome, la prima volta che l’aveva incontrato, gli era parso quasi… di conoscerlo. In quei momenti, non era proprio riuscito a spiegarsi quella sensazione, ma oramai aveva capito il perché. In fondo, tra due gemelli c’è sempre un legame particolare, anche se non tanto quanto il loro…
Si alzò in piedi e guardò un’ultima volta il mare tinto ormai di arancione. Poi si voltò, tornando verso il fortino. Quando vi arrivò, trovò solo Opacho, che evidentemente lo stava aspettando.
«Ehi! Ciao, Opacho! Sei qui per accompagnarmi?»
Il bimbo annuì con aria decisa, ma Yoh portò una mano al mento, pensieroso, alzando lo sguardo. Quindi sorrise.
«Pensi che ad Hao possa dispiacere, se rimango qui ancora un po’?»
«Infatti, ti porto da lui. Sapeva già che l’avresti fatto!» rispose Opacho, con fare orgoglioso, per poi voltarsi. Mettendo le mani in tasca, Yoh lo seguì. Il bimbo corse verso il fumo di un focolare dietro una cunetta. Yoh, oltrepassandola, vide un piccolo fuoco per terra, a cui Luchist, con una canna da pesca e un secchio di pesci, si stava avvicinando con aria allegra. Hao, seduto su un tronco davanti al fuoco, sorrise malizioso, e si voltò verso il fratello.
«Sei ancora qui?» chiese, ironico.
Yoh si limitò ad alzare le spalle e, con un sorriso, lo raggiunse.

***

«Mi sto annoiando…» disse Manta, sbuffando, disteso a braccia aperte nella stanza dove solitamente si riunivano tutti. In quel momento, Horo Horo, Chocolove e Ryu erano impegnati in una partita a carte, Tamao vi assisteva con Tokagero, tentando di interrompere il chiassoso tifo di Ponchi e Konchi. Faust, Yohmei e Anna stavano leggendo, Ren lucidava la sua spada, Bason lo osservava in silenzio. Nessuno sembrava preoccuparsi di Yoh, ma si sentiva nell’aria che nessuno era veramente concentrato in ciò che stava facendo.
Manta si mise a sedere, osservando compagni e rispettive occupazioni, quindi, sospirando, si alzò.
«Amidamaru, ti andrebbe di fare quattro passi con me? Se ti fa piacere…»
Il samurai era seduto in disparte con Mikihisa e Yoken, ascoltando la conversazione tra i due uomini, ma sentendosi chiamare si voltò verso il ragazzino, sorridendo.
«Certo! Mi fa piacere poterti fare compagnia!»
«Bene!» rispose allegramente Manta. Si sedette all’entrata per mettere le scarpe, dopodiché aprì la porta e uscì, prendendo la strada che arrivava alla spiaggia.
«Tu cosa ne pensi, Amidamaru? Come se la starà cavando Yoh? Che sia davvero con Hao?»
«Non posso dirlo…» rispose lo spirito, pensieroso. «Nessuno ha mandato uno spirito per controllare. Vorrei andare a vedere, ma… non credo che Anna lo permetterebbe…»
«Già… In effetti, sarebbe pericoloso… Intanto sappiamo che non è stata Jeanne, ce l’ha detto Lyserg…»
Manta sospirò, voltandosi verso il cielo arancio.
«Io spero che non gli sia successo nulla… Sono davvero preoccupato…»
«Hai ragione… Ieri, Lyserg ha provato ad intercettarlo con il pendolo di Morphin, ma non ha capito dove fosse… La sua aura si percepiva a malapena e diminuiva sensibilmente…»
«Già…» mormorò Manta, per poi sbuffare, con un sorrisino. «Ma in fondo, credo non ci sia da preoccuparsi. Credo in quello che ha detto Anna. Hao non farà nulla a Yoh, per ora…»
«Pensare che… Be’, tu non c’eri al bar, quella volta…» disse Amidamaru, sorridendo malinconico. «Anche se ero davvero in ansia, mi sono stupito nel vedere il rapporto che avevano instaurato. Per qualche istante, ho visto solamente due fratelli che prendono da bere insieme. Yoh non mi sembrava agitato, anzi… Sembrava felice di poter finalmente parlare con Hao…»
«Be’… nonostante tutto, sono gemelli. E’ inevitabile che s’incuriosisca, avendo scoperto solo dopo sedici anni di avere un fratello. E poi, sapendo la loro storia, il loro è un legame che va ben oltre quello fraterno. E’ strano credere che una volta fossero stati la stessa persona…»
«Lo penso anch’io…» Amidamaru spostò lo sguardo sulla spiaggia a cui erano appena arrivati. «Non hanno solo gli stessi geni. Li definirei… gemelli siamesi. Legati dalla stessa anima… Nel vederli insieme, era come osservare la stessa persona in vesti e atteggiamenti lievemente diversi… E dire questo sia di Yoh che di Hao… mi stupisce… e mi dispiace…»
Manta osservò l’espressione triste del samurai accanto a lui e abbassò lo sguardo, con un altro sospiro.
«Capisco cosa vuoi dire, Amidamaru… Eliminare Hao diventa mille volte più difficile, se si pensa che è il fratello di Yoh… perché nessuno vorrebbe che Yoh ne soffrisse. Ma anche lui sapeva che era questo il suo destino…» Il ragazzino rimase in silenzio per qualche minuto, come lo spirito al suo fianco, osservando l’ultimo spicchio di sole, finché non sparì nel mare. «Però, per quando Yoh tornerà, ho deciso di accettare qualsiasi cosa deciderà di fare!» esclamò, sorridendo.
«Era quello che pensavo anch’io. Dato che siamo arrivati a questo punto con lui, glielo dobbiamo, eccome…»
«Già! Hai ragione!»
I due compagni si misero a ridere sollevati, e già più sereni di poco prima, si voltarono per tornare alla locanda, mentre la prima stella si accendeva sopra l’isola abbandonata.
Quella sera, per l’ennesima volta, tutti si ritrovarono nella locanda. Come di consueto, anche Lyserg, Marco e Jeanne avevano raggiunto i compagni.
Portando le mani ai fianchi, Anna osservò le persone riunitesi attorno al tavolo, nella saletta dove s’incontravano sempre.
«Bene!» disse, decisa, voltandosi verso Lyserg. «Oggi riproveremo a cercare Yoh! Sono quasi tre giorni che è scomparso, ormai, e, se lo troviamo, credo sia il caso di andarcelo a riprendere!»
«Anche se si trovasse da Hao?» mugolò, impercettibilmente, Chocolove. Ciò non sfuggì comunque ad Anna, che, fulminandolo con lo sguardo, ribadì: «Anche se si trovasse da Hao! Lyserg!»
«Sì!» esclamò, sobbalzando, il giovane, colto di sorpresa dalla foga dell’itako. In quei giorni, aveva tentato più volte di trovare Yoh, senza tuttavia capire dove fosse. Ma anche questa volta, richiamò Morphin, concentrandosi, mentre il suo pendolo oscillava su una cartina dell’isola, sotto gli sguardi ansiosi di tutti, sperando come gli altri che questa fosse la volta buona.

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Capitolo 5
*** The dark side of the moon ***


Faceva buio già da un bel po’. Sembrava passato tanto in fretta il tempo… Dopotutto, era rimasto privo di sensi per ben tre giorni. Yoh sospirò profondamente, sedendosi a terra. Appoggiando la schiena all’albero alle sue spalle, rimase ad osservare il mare che luccicava sotto la luna, mentre le onde s’infrangevano sulla scogliera sotto di lui. Luchist e Opacho erano tornati al villaggio dei Pache per alloggiare in qualche locanda, Hao era rimasto con lui ancora un po’, ma non avevano scambiato la minima parola. Non sapeva cosa dirgli. Gli capitava davvero poche volte di non trovare le parole. Alla fine, gli aveva chiesto soltanto di poter restare un po’ solo.
Silenzio. Dopo la breve giornata trascorsa, sentiva di aver bisogno di silenzio e calma. Ritrovarsi con Hao gli aveva in qualche modo confuso le idee. Se prima non sapeva cosa fare, ora sentiva di non sapere neppure cosa pensare. Ma non riguardo ad Hao, bensì a tutti gli altri, ai suoi compagni, e perfino a se stesso. Ai suoi compagni, che volevano eliminarlo ad ogni costo… A se stesso, che voleva tutto men che quello, che cominciava a pensare di dover proseguire senza tentare di cambiare ciò che Hao gli aveva detto. Sapeva bene di non poter fermare Hao con le sue forze, ma non poteva lasciare che lui diventasse Shaman King per realizzare un progetto tanto crudele. Se non fosse riuscito a sconfiggere totalmente il suo animo, voleva almeno essere sicuro che Hao rinunciasse alla sua ambizione, sempre se fosse riuscito a fargli cambiare idea. E solo allora, anche se in un caso estremo, avrebbe potuto accettare di tornare ad essere un tutt’uno con lui, se era questo che Hao voleva. Non sapeva se avrebbe potuto riuscirci, ma proprio per questo voleva stargli vicino, per capire, anche solo vagamente, perché il suo animo fosse caduto nell’oscurità. Anche in se stesso sentiva il buio, quando stava con lui. Forse perché… dietro a quel suo sorriso malizioso e sicuro, sentiva sempre un velo di tristezza, che in qualche modo lo influenzava. A volte, aveva l’impressione di essere l’unico a percepirlo. Hao sembrava non fidarsi di nessuno, e nemmeno pareva curarsi del fatto che la gente si fidasse o meno di lui. Sembrava che si fosse totalmente rifiutato di provare alcun tipo di sentimento verso chiunque. L’unica emozione che aveva avvertito chiaramente in lui era la rabbia, una rabbia triste e opprimente, a volte così silenziosa da assomigliare all’indifferenza cui si atteggiava spesso. Nessuno era davvero in grado di capire cosa provasse Hao. A lui, invece, il suo cuore sembrava un libro le cui pagine macchiate di nero inchiostro apparivano pian piano sempre più chiare, un libro… che forse assomigliava davvero tanto a quello che teneva aperto nel proprio cuore.
Sospirando di nuovo, alzò gli occhi verso la luna. Non avrebbe abbandonato i suoi compagni, né tantomeno Hao. Lui non stava dalla parte di nessuno. Che male c‘era a voler stare con tutti?

La luce della luna filtrava da una finestra del fortino abbandonato, illuminando una grande stanza buia all’ultimo piano. Nulla si era salvato dal raggio di quel satellite. Be’… tranne lui. Hao osservò con un lieve sorriso l’enorme foro a cui stava passando accanto. Quindi raggiunse la finestra e poggiò i gomiti al davanzale, alzando una mano su cui posò una guancia. Rimase per un po’ ad osservare le stelle, quasi illuminate dalla luce intensa della luna. Una brezza leggera soffiò sul suo viso, muovendo dolcemente i ciuffi di capelli che sfioravano il suo volto. Sospirando appena, spostò lo sguardo sul giovane seduto sotto un albero, sulla scogliera poco lontano da lì, e sorrise con aria vagamente soddisfatta. Avvertiva chiaramente i suoi pensieri e anche la confusione che li caratterizzava. In un certo senso, gli piaceva quel senso di smarrimento. La confusione poteva ingannare facilmente l’animo umano, spingendolo a scelte sbagliate, o che avrebbe preferito non fare. E alcune tra le idee che giravano per la testa di Yoh in quel momento gli facevano più che piacere, anche se fino ad un certo punto. Forse era un pregio, forse un difetto, forse una debolezza… ma qualunque cosa accadesse, Yoh tentava sempre di mettere d’accordo tutti, anche se avesse dovuto sacrificare se stesso per farlo. Che cosa stupida…
Hao alzò lo sguardo alle stelle che brillavano sopra di lui. Già… Yoh non era mai dalla parte di nessuno. Ma tutte le volte che si ritrovava a leggere i suoi pensieri, mentre alcuni mutavano spesso e volentieri, uno solo fra tutti era sempre presente, in prima fila o in fondo al suo cuore, ed era quello rivolto a lui. Dalla prima volta che aveva sentito il suo nome, dalla prima volta che l’aveva visto, Yoh non aveva più smesso di pensare a lui. Lui, per Yoh, era una di quelle cose che si sanno da sempre, ma di cui non ci si rende conto finché non le si ritrova sulla propria strada. Poteva davvero essere per il fatto che, dentro di sé, Yoh aveva sempre saputo che qualcosa li legava. E questo poteva essere un buon appoggio per spingere Yoh ad unirsi a lui… in tutti i sensi.
Comunque, in fondo, anche a lui Yoh faceva un certo effetto. Non provava affetto né nulla di simile o particolare nei suoi confronti, ma stava bene in sua compagnia, anche per il fatto che mostrarsi gentile o bendisposto nei suoi confronti avvicinava molto il suo animo così altruista a lui. Tuttavia, la sua gentilezza non era falsa o dettata dai suoi scopi. Una tale meschinità, strano a dirsi, non faceva per lui… La tranquillità che li caratterizzava in praticamente ogni situazione era una cosa che avevano in comune. Una delle tante, almeno. Forse era per tutte queste rassomiglianze, forse per qualcos’altro… ma Yoh, a volte, suscitava in lui una strana sensazione, piacevole, se si voleva definirla così. Sicurezza, forse. Sì, a lui non mancava certo la sicurezza, né la fiducia in sé, ma forse era proprio per questo che stando con Yoh sentiva che non sarebbe mai stato tradito da lui. In fondo, era una sua prerogativa essere così sicuro… di se stesso. Già… era davvero interessante essere il fratello della propria metà…
Con un sorriso, Hao rivolse un ultimo sguardo al ragazzo poco lontano e, sorridendo appena, si voltò, uscendo dalla stanza buia.

Yoh sbadigliò profondamente, allungando le braccia davanti a sé, per stiracchiarsi un po’. Nonostante avesse dormito per più di due giorni, si sentiva piuttosto stanco. Non era ancora nel pieno delle forze, ma non poteva certo pretendere di riprendersi così in fretta. Incrociando le braccia, alzò lo sguardo sulle stelle e in quel momento, uno di quei punti lucenti si staccò dagli altri, cadendo verso il mare. Yoh sorrise lievemente tra sé. Era buona norma esprimere un desiderio, in quei casi. Chiuse gli occhi, concentrandosi su quella stella. Cosa poteva chiederle? Ad un certo punto i suoi pensieri iniziarono come a vorticare confusi, e, sentendo la propria testa ciondolare in avanti, si costrinse ad aprire gli occhi, con un sussulto, accorgendosi di essersi quasi addormentato. Non aveva molta voglia di andare a dormire, però. Era così bello, lì fuori. Ma in effetti, aveva sonno. Be’, ancora un paio di minuti e sarebbe rientrato…
Un soffio d’aria fredda lo fece rabbrividire all’improvviso, ma stringendosi nelle spalle, alzò di nuovo lo sguardo al cielo. Il luccichio delle stelle era quasi ipnotizzante, tanto che, senza nemmeno farci caso, pian piano richiuse gli occhi, mentre la sua testa scivolava appena da una parte. Con l’ultimo rimasuglio di coscienza, si accorse che qualcuno gli stava mettendo un po’ sbrigativamente una coperta. Era una sensazione piacevole… D’un tratto, ritrovò abbastanza lucidità da chiedersi chi avesse potuto portargli una coperta in quel luogo e in quel momento e, con un sussulto, riaprì gli occhi, sollevando la testa. Prima appurò che la coperta non era frutto della sua immaginazione, poi riconobbe stupito la voce che gli parlò.
«Non è il caso di addormentarsi qui fuori in maniche di camicia, di questa stagione, Yoh…»
Il giovane alzò lo sguardo su Hao, che, in piedi accanto a lui, gli sorrise tranquillamente, per poi sedersi a sua volta contro il tronco dell’albero a cui Yoh era appoggiato.
«Ti dispiace se resto un po’ qui?»
Avvertendo il lieve sorriso un po’ sorpreso spuntato sul viso del fratello, Hao rise a sua volta, soddisfatto di ciò che aveva percepito nel cuore del giovane in quel momento. Ormai, per Yoh era giunto davvero il momento di scegliere. Anche se, forse, non avrebbe fatto alcuna differenza…

Il pendolo di cristallo vibrò all’improvviso, e Lyserg riaprì di scatto gli occhi.
«L’ho trovato!» esclamò, mentre tutti si precipitavano ansiosi ad osservare la cartina, nel punto in cui il pendolo di Morphin si era fermato. «E’ sulla parte ovest dell’isola…» disse Lyserg, indicando il posto sulla mappa.
«Ma che ci fa là?! E’ tutto abbandonato!» si chiese Horo Horo, perplesso.
Lyserg aggrottò le sopracciglia, rabbuiandosi all’improvviso. «E non è solo… Percepisco chiaramente la presenza di Hao, vicinissima a lui…»
«Che cosa?!?» esclamarono, insieme, Manta, Horo Horo, Ryu e Chocolove. Ren si limitò a sbuffare seccato, mentre tutti sentivano confermare le proprie previsioni.
«E ora che si fa?» domandò Manta, dopo qualche istante di silenzio generale.
«Niente…» rispose Anna, con sicurezza, incurante delle bocche spalancate che accompagnavano le espressioni allibite di chi la guardava. «Se ci sono sia Yoh che Hao, vuol dire che Yoh sta bene ed è ancora nel proprio corpo, no? Ma se volete esserne sicuri, basterà andare a controllare. Te la senti, Amidamaru?» domandò, rivolgendosi allo spirito che per giorni non aveva atteso che quella richiesta.
«Certamente, Anna! Conta pure su di me!» affermò il samurai, ansioso, ma deciso.
«Sta’ attento, mi raccomando…»
«Sì, Anna…»
«E riportaci Yoh!» disse, allegramente, Manta. Amidamaru sorrise determinato e uscì velocemente attraverso il tetto, alla ricerca di quel piccolo punto su una mappa. Alla fine, Yoh era dove e con chi si aspettavano fosse. Però… Yoh… o Hao? In quel momento, non avrebbe saputo dire chi dei due si stesse comportando nel modo più strano…

Yoh si fece scivolare di qualche centimetro lungo il tronco, riparandosi con la coperta dall’aria che si alzava tra gli alberi. La luna tonda e lucente sopra di lui illuminava il paesaggio sicuramente meglio di qualsiasi lampione. Era uno spettacolo che non stancava mai.
«E’ davvero bella la luna, stasera, non trovi anche tu?» gli domandò Hao, con una punta d’ironia, infiltrandosi tra i suoi pensieri.
«Già…» rispose Yoh, sospirando lievemente.
I due giovani rimasero in silenzio, finché non fu nuovamente Hao a parlare.
«Nonostante quella luce, l’altro lato della luna è così oscuro che nessuno vi si è mai avventurato, per paura dei pericoli che nasconde…» Chiudendo gli occhi con un breve sospiro, il giovane chinò la testa. «Ma anche il lato oscuro della luna non sa niente di quello illuminato dal sole, e forse vorrebbe vedere quella luce almeno una volta…»
«Un po’ come noi allora…»
Yoh si voltò verso il fratello con un sorriso, e Hao, dopo qualche istante di silenzio, sorrise di rimando e alzò lo sguardo sulle stelle.
«Tu dici?»
«E’ senza dubbio… una teoria interessante…» scherzò Yoh, sbadigliando. «Anche perché… io di te non so nulla…» E stiracchiandosi un po’, chiuse tranquillamente gli occhi, sistemandosi rilassato contro il tronco.
«Allora chi di noi è il lato luminoso, secondo te?» domandò Hao, osservando i rami sopra la sua testa.
«Non saprei…» rispose Yoh, assonnato. «Tu quale vorresti essere?»
L’onmyoji guardò per un po’ la luna che brillava nel cielo, prima di rispondere. Chiuse di nuovo gli occhi, incrociando le braccia sotto la mantella.
«Non m’importa. Uno vale l’altro… Due opposti sono comunque destinati a stare insieme. Prendi lo Yin e lo Yang: possono stare insieme perché in ognuno c’è un po’ dell’altro… Per la luna è lo stesso…» Hao distolse gli occhi dal cielo e poggiò la testa la tronco, osservando il riflesso della luna sull’acqua. «Ognuna delle due metà sa bene che potrà essere completa solo rimanendo una cosa sola con l’altra. Per quanto una metà possa sembrare perfetta, potrà esserlo davvero solo ricongiungendosi con la parte che le manca, non lo pensi anche tu?»
Yoh ascoltò in silenzio quell’evidente allusione, e di quel silenzio Hao sorrise.
«Quindi…» mormorò Yoh, serio, riaprendo gli occhi, ma tenendo lo sguardo basso. «… in quel momento… è davvero solo per questo che mi hai portato via e curato?»
Hao rise appena, chinando la testa.
«No, Yoh. Ti ho salvato… perché in quel momento mi hai detto che non mi lascerai… e che verrai con me…» Il giovane alzò di nuovo lo sguardo sulle foglie che frusciavano al vento. «E so bene che sarà così, quando arriverà quel giorno… Lo so da quando sei nato…» Il ragazzo accanto a lui non disse nulla. Hao percepì l’ombra penetrata tra i suoi pensieri, e ne sorrise con un breve sospiro. «Dopotutto… tu sei mio fratello… E di te mi fido pienamente…»
Udendo quelle parole, Yoh sussultò appena, sorpreso. Non se l’aspettava… Non che non l’avesse mai capito, ma… sentirlo dire da lui era… bello. Sorridendo serenamente, richiuse gli occhi, e Hao restò ad osservarlo per qualche istante. Era davvero incredibile la fiducia che Yoh aveva in lui. Per certi aspetti, sembrava l’ingenuità di un bambino. Ma non era così…
Poggiò di nuovo la testa all’albero dietro di lui, e con un lieve sorriso sul viso, chiuse gli occhi. Yoh sapeva come sarebbe terminato tutto. Nonostante ciò, sperava inutilmente che il suo potesse essere il sogno di entrambi, un sogno che per lui, purtroppo… sarebbe presto svanito.


Amidamaru osservò le chiome folte degli alberi che scorrevano sotto di lui, illuminate d’argento dalla luna. Non riusciva a vedere altro che foresta e si augurò per l’ennesima volta di aver preso la strada giusta. Non sapeva dirsi se Yoh fosse in pericolo o meno, ma proprio per estirpare questo dubbio, voleva trovarlo ad ogni costo. Continuò per un tratto a guardarsi attorno, e quando iniziò a pensare che forse era meglio cambiare direzione, intravide un edificio diroccato, nascosto tra gli alberi, su una scogliera. Non era molto, ma valeva la pena dare un’occhiata. Così si avvicinò al fortino, prestando attenzione ad ogni più piccolo rumore. Sembrava totalmente abbandonato da molti anni, ma era attraversato da un enorme foro che sembrava, invece, molto recente. Chissà cosa l’aveva creato…
Con prudenza, si avvicinò ad una finestra del piano più alto, e guardò dentro. Era tutto buio, se non per la fioca luce della luna che filtrava dalle finestre aperte sul mare. L’enorme apertura sul tetto si estendeva anche ai piani inferiori. In un posto così, quasi sicuramente non poteva essersi fermato nessuno. Sospirando, si allontanò di poco, e dall’alto seguì, immerso nei suoi pensieri, la sottile linea di terra visibile sotto gli alberi, che separava la foresta dallo strapiombo sul mare. D’un tratto, intravide il frammento di un vestito o qualcosa del genere sotto le fronde. C’era qualcuno… Ma da dove si trovava non ne vedeva nemmeno il busto, perciò decise di scendere a vedere. E se si fosse trattato di Hao… be’, avrebbe chiesto anche a lui, pur di sapere dove si trovava Yoh. Ma una volta sceso, capì che non avrebbe dovuto chiedergli nulla. Davanti a lui, infatti, trovò sia Yoh che Hao, apparentemente addormentati sotto quell’albero. Li osservò soltanto, in silenzio, senza avvicinarsi. Si stupiva ogni volta di quanto si somigliassero. Come se un peso di piombo gli si fosse fermato nel cuore, notò il lieve sorriso sul viso di Yoh. Non riusciva a capire se ciò gli facesse male oppure no, ma poteva dire che, almeno per ora, non doveva preoccuparsi per lui. Sorridendo malinconicamente, osservò l’espressione serena sul volto del suo padrone. Non voleva vederla come un addio a tutti loro. Si fidava ciecamente di lui e qualcosa gli diceva che sarebbe stato bene anche con Hao, per adesso. Guardò i due giovani per qualche istante ancora. Poi si voltò, e prese la strada per tornare alla locanda. Andava bene anche così… in fondo.
Appena lo spirito si fu allontanato, Hao sorrise e, aprendo gli occhi, si voltò verso il fratello.
«Ehi, Yoh…» mormorò, alzando la spalla su cui il giovane, nel frattempo, era scivolato. «Svegliati. Penso siano venuti a cercarti…»
Yoh socchiuse gli occhi, sobbalzando leggermente.
«Eh?» mugolò, con aria assonnata, per poi sollevarsi di scatto. «Oh, accidenti! Mi sono addormentato!»
Hao si alzò e gli sorrise con calma.
«Che ne dici di tornare alla locanda? E’ un po’ presto per far pensare ai tuoi amici che ti ho rapito…»
Yoh sorrise a sua volta e annuì. In fondo, non vedeva l’ora di tornare e non voleva che tutti si preoccupassero ancora per lui. Sospirò appena, osservando il mare, e, distratto, vide il fratello incamminarsi.
«Ah! Hao, aspettami!!»
Così dicendo, si alzò e, raccogliendo la coperta, si affrettò a raggiungerlo.

Horo Horo sbuffò sonoramente, sdraiandosi sul pavimento vicino a Pirica, con le braccia incrociate dietro la testa, mentre la gamba che faceva dondolare su un ginocchio gli impediva di nascondere l’ansia che non solo lui sentiva. «Spero che Amidamaru torni presto…» disse, corrucciato.
Accanto a lui, Chocolove giocherellava nervoso con le frange della sua camicia, e Ren, seduto a gambe e braccia incrociate e occhi chiusi, non si mosse di un millimetro, come aveva fatto fino a quel momento.
«Lasciagli un po’ di tempo!» disse Lyserg, sorridendo. «Non è molto che se n’è andato…»
«Speriamo che non gli sia successo nulla…» mormorò Manta, preoccupato.
Anna sorseggiò il suo tè con calma e Ryu sbadigliò rumorosamente a causa dell’ora tarda che si faceva sentire. Tuttavia, nemmeno Redseb e Seyrarm erano ancora andati a dormire, attendendo con impazienza l’esito della ricerca, assieme ai compagni.
Dopo qualche altro minuto di snervante silenzio, Anna sollevò lo sguardo e Amidamaru riapparve finalmente accanto a lei.
«Amidamaru!!» esclamò Manta, sorridendo. Ren aprì gli occhi e Horo Horo si rialzò di scatto.
«Ehi!! Ma sei già qui?!!»
«E Yoh?! L’hai trovato?!» domandò, trepidante, Manta, rivolto al samurai che non aveva ancora aperto bocca. Per qualche secondo, tutti attesero ansiosi una risposta dello spirito, che infine sorrise, guadando i compagni.
«Sì, e sta benone…»
«E allora perché non è con te?!» domandò Horo Horo, con foga, mentre Chocolove aggiunse: «Non l’hai riportato indietro?»
Il samurai sorrise gentilmente.
«Be’… non si è accorto di me. Non mi andava di disturbarlo e allora l’ho lasciato dov’era…»
«Perché? Dov’era?» continuò Horo Horo, con fare sospettoso.
Amidamaru rimase in silenzio per qualche secondo, per poi chinare la testa, anche se non evitò di sorridere.
«Era con Hao…» mormorò, con la strana sensazione di sentire Yoh allontanarsi ancora un po’.
All’udire quelle parole, l’unico a dire la sua in modo più evidente degli altri fu Ren, che sbuffò seccato, richiudendo gli occhi.
«Penso stessero dormendo… Non mi sono avvicinato molto…» riprese il samurai, per poi sorridere più apertamente. «Avreste dovuto vederli… Non so nemmeno io come descriverlo… Ecco…» Fece un profondo sospiro, quasi per togliersi ancora un peso dal cuore, e rialzò lo sguardo. «Sono fratelli… non c’è nulla da fare…»
«Tsk! Non era una cosa ovvia?!» disse Ren, con tono irritato, anche se aveva ben capito, come tutti d’altronde, quello che Amidamaru intendeva dire. Le intenzioni di Yoh erano ormai chiare e ciò costituiva praticamente un blocco definitivo ad ogni loro piano. «Pensare che era stato lui il primo a spiegarci come fermare Hao!»
«Può darsi che siano ancora queste le sue intenzioni…» disse Anna, posando la sua tazza sul tavolo. Ren la guardò dubbioso, come fecero tutti, mentre la ragazza tornava a guardarlo.
«Lui, in effetti, ha detto di volerlo fermare, ma non ha mai parlato di eliminarlo…»
«Ma è pazzo!!» sbottò Horo Horo. «Può essere forte quanto vuole, ma mai abbastanza da fermare Hao!!»
«Se la pensi così, sarà ancora più impossibile arrivare ad eliminarlo…» ribatté Anna, con calma.
Horo Horo la guardò stupito, quindi abbassò lo sguardo, grattandosi la testa. «E allora che si fa?» domandò, calmandosi.
«Se è questo quello che Yoh vuole…» disse Ren, con freddezza. «… saranno solo affari suoi, se Hao riuscirà a prenderlo…»
«Ren…» mormorò Faust, tentando di ribattere.
«Che c’è?!» domandò, scontroso, il giovane. «Non è vero, forse?!»
«Dai, Ren!» esclamò Ryu, con un largo sorriso. «Fai l’ottimista! Cerca di assomigliare a Yoh!»
«Non ci tengo ad assomigliare a lui né tantomeno ad Hao, grazie!!»
«Basta con questa storia, Ren!» disse Manta, esasperato. «Non puoi pretendere che non si somiglino! Sono gemelli!!»
«Sì, ma si assomigliano troppo!! Mi da sui nervi!!» esclamò Horo Horo, alzando le mani nervoso, mentre Pirica lo fissava infastidita. «Dai, fratellone! Non fare tutti quei gesti!»
Tamao osservò con un sorriso la confusione che si era creata nella stanza.
«Sono tutti contenti, vero, signorina Anna?» domandò all’itako accanto a lei. «Perché il signor Yoh è stato ritrovato…»
Anna non rispose, e, indifferente alle rumorose discussioni attorno a lei, riprese a sorseggiare il tè con calma. In fondo, era vero.
Yohmei osservò i giovani amici del nipote e sorrise sollevato.
«Io non ho più visto Hao, dal giorno in cui è nato. Gli somiglia davvero così tanto?»
Ren si voltò verso l’anziano Asakura, abbassando l’over soul, mentre anche Horo Horo e Chocolove interrompevano un litigio per osservare la scena.
«E’ la sua copia esatta!» rispose il giovane cinese, con aria assai infastidita. «Non ho mai visto due gemelli simili quanto loro, tanto per l’aspetto quanto per il carattere!»
«Dici di sì?»
Quella voce comparsa all’improvviso, per qualche istante fece rimanere tutti perplessi. Tutti o almeno tutti quelli che non si erano già voltati verso la porta, a cui Hao era placidamente appoggiato. Alzando lo sguardo, il giovane sorrise sia alle persone che lo stavano fissando a bocca aperta, sia a quelle spaventate, allibite, sorprese o apparentemente pronte ad uccidere.
«Mi fa piacere che lo pensiate!»
«Ma che piacere e piacere!!!» sbottò Horo Horo, alzandosi e puntando un dito sul ragazzo. «Che ci fai tu qui?!! E dov’è Yoh?!!!»
Hao lo guardò con aria falsamente perplessa per qualche secondo, quindi alzò lo sguardo e portò una mano al mento.
«Mmh… Yoh… Yoh…» mormorò, fingendo di pensare, mentre un sorrisino maliziosamente divertito curvava le sue labbra, e spettatori quali Ren, Horo Horo e Anna si stavano visibilmente innervosendo, oltre che allarmando non meno degli altri.
Alla fine, il giovane sorrise di nuovo con un breve sospiro, e si voltò verso il corridoio alle sue spalle.
«Muoviti, Yoh! Stanno aspettando solo te!»
«Sì!» si sentì rispondere. «Ah! La tua camicia l’ho lasciata nella mia stan…»
Yoh apparve sulla porta sistemando la t-shirt che indossava, e subito si bloccò perplesso a guardare le facce allibite che si era trovato davanti, per poi rivolgere a tutti un ampio sorriso, alzando una mano.
«Ehilà! E’ da un po’ che non ci si vede!»
Per qualche secondo, non si udì volare una mosca.
«YOH!!!!!!!!!!» esclamarono, all’improvviso, Manta, Amidamaru e Ryu, trattenendosi appena dall’abbracciare il giovane a causa della… presenza sgradita accanto a lui.
«Ma sei proprio scemo!!» aggiunse Ren, infuriato, mentre Bason tentava di calmarlo cercando di sovrastare il baccano e le grida che in un attimo avevano riempito la stanza. Tra Horo Horo e Ren, che trattenuti da Pirica, Chocolove e rispettivi spiriti, tentavano di saltare addosso a Yoh, tra Manta, Ryu, Tokagero e Faust, che fissavano preoccupati l’amico e soprattutto Anna, in quel momento circondata da una strana aura oscura, e Amidamaru, che tentava di raggiungere il padrone, gli unici rimasti ad osservare ancora increduli sia il putiferio attorno a loro, sia i due fratelli sulla porta erano Yohmei, Yoken, Mikihisa e Tamao. Redseb invece incrociò tranquillamente le braccia dietro la testa, con un sorrisino.
«Be’… mi pare che sia proprio tornato…» disse, allegramente, mentre Yoh provava stentatamente a restare in piedi e Hao rimaneva tranquillamente appoggiato al muro, sorridendo del finimondo a pochi centimetri da lui.
«Ora basta!!!» esclamò, all’improvviso, Anna, mentre uno dei suoi shikigami abbatteva con un colpo chi stava creando quella confusione. Yoh, che era riuscito miracolosamente a scansarsi riparando il viso dietro un braccio e un ginocchio, aprì un occhio per accertarsi dello scampato pericolo. Quindi, visibilmente sollevato, si rimise in piedi con un sospiro.
«Ehi, ma dove sei stato finora?» domandò Manta, con un sorriso.
«Eh eh! Scusate se sono stato via così tanto…» rispose, allegramente, il giovane. «… ma mi sono risvegliato soltanto oggi pomeriggio…»
Udendo quelle parole, Ren si voltò, guardando istintivamente il punto in cui, poco tempo prima, aveva colpito il compagno. Yoh se ne accorse, e si limitò a sorridergli rassicurante.
«Scusami, Ren, per come mi sono comportato…»
«Yoh…» mormorò il ragazzo, tentando di replicare. Ma Yoh lo interruppe.
«Se dici ancora una parola riguardo a questa faccenda, giuro che mi vendico!» disse, scherzando vivacemente. Ren sorrise ironicamente, chiudendo gli occhi.
«Solo un paio di domande, Yoh… Primo, cos’è quella roba che hai attaccata all’orecchio…» disse, assumendo un’espressione tra il dubbioso e l’irritato, per poi fulminare Hao con lo sguardo. «Secondo: che ci fa lui qui?»
Yoh, perplesso, guardò prima l’amico, poi Hao, che, ancora appoggiato al muro, gli rivolse un lieve sorriso.
«Lui si ferma qui per un po’…» rispose, semplicemente, sorridendo a sua volta. Poi portò una mano, un po’ perplesso, all’orecchino sul lobo sinistro. «In quanto a questo…»
«E’ un simpatico regalo che ho fatto al mio fratellino prima del secondo torneo, tanto per ricordargli di non andarsene troppo lontano da me…» concluse Hao, sorridendo maliziosamente. Quelle parole suonarono ironiche quanto vagamente minacciose, ma solo Yoh parve non dar peso né a quello né al messaggio che vi era nascosto. Invece, i volti di tutti si rabbuiarono, ma lui sorrise leggermente, mettendo le mani in tasca.
«Ne parleremo domani, con calma…» disse, sentendo la tensione nell’aria crescere un po’. «Ora sono stanco morto e voglio solo andare a dormir…» Venne interrotto da un ampio sbadiglio, e, stropicciandosi gli occhi, vide Manta sorridergli più allegramente.
«Hai ragione, Yoh!»
Il ragazzo sorrise a sua volta, per poi voltarsi verso lo spirito che lo stava osservando.
«Ciao, Amidamaru! Sono contento di rivederti!»
Il samurai sorrise, avvicinandosi al suo padrone.
«Anch’io, Yoh…»
«Ah, e grazie della visita, Amidamaru…» disse Hao, sorridendo malizioso. Lo spirito lo guardò corrucciato, capendo, anche se con poca sorpresa, di essere stato visto.
«Oh! Immaginavo che eri stato tu a venire!» gli disse Yoh, facendolo sorridere di nuovo.
«Scusami, Yoh… Io…»
«Non scusarti! Devo farlo io, piuttosto! Dai, vieni!»
Chiacchierando allegramente con lo spirito, il ragazzo si avviò lungo il corridoio che portava alle camere, e Hao, con un sorriso e nessuna parola, lo seguì.
Nella sala, rimasero tutti zitti finché non udirono più nessuna voce.
«Non si può negare che sia un tipo simpatico…» disse Yoken, con un sorriso ed evidente sarcasmo, lasciando intendere che indubbiamente non si stava riferendo a Yoh.
«Tsk! Solo questo ci mancava!» borbottò Horo Horo, alzandosi. «Sarà davvero bello dormire nella stanza accanto alla sua!!»
«Ti conviene non insultarlo nemmeno in silenzio, allora…» disse Ren, con calma. «Ricordati che quello sa leggere nel pensiero…»
«Fantastico! Ora sì che dormirò bene!!» esclamò il giovane Ainu, irritato, seguendo i compagni che pian piano si diressero verso le proprie stanze.
Ben presto, tutte le luci vennero spente. Solo il lieve bagliore del cielo notturno penetrava dalle finestre, illuminando il soffitto e le pareti di legno immerse nel buio ormai da un po’.
«Ehi… non dormi?»
«Potrei farti la stessa domanda, Yoh. Non eri tu quello che crollava dal sonno?»
Yoh si voltò verso il ragazzo disteso sul futon accanto al suo, con le braccia incrociate dietro la testa, che, accorgendosi del suo sguardo su di lui, fece un lieve sorriso.
«Non preoccuparti… I tuoi amici non se la prenderanno con me. Non prima del tempo, almeno. Sono abbastanza intelligenti da non rischiare la vita. Puoi stare tranquillo, anche perché… non rimarrò per molto…»
Hao osservò il fratello, che lo fissò perplesso.
«Sì, Yoh, rimane a malapena poco più di un giorno…»
Yoh spalancò gli occhi, intuendo all’istante ciò che il giovane disse un attimo dopo.
«Domani ci avviseranno ufficialmente, e il giorno successivo il torneo finirà…» Hao sorrise con un che di compiaciuto, davanti al silenzio sorpreso del fratello. «Tra poco, sarà tutto finito, Yoh…»
Il ragazzo non disse nulla per qualche momento, ma poi gli sorrise, girandosi su un fianco, rivolto verso di lui.
«Me lo sentivo, sai?»
«Già…» rispose Hao, voltandosi verso il fratello. «Mi aspetto di trovarti in forze, al torneo. Ho grandi aspettative, nei tuoi confronti…»
Pur capendo ciò che lui intendeva dire, Yoh si limitò a sorridergli ancora.
«Be’… buonanotte, Hao…»
«Altrettanto, Yoh…»
E con un ultimo sorriso, entrambi chiusero gli occhi, scordandosi, anche se solo per un’altra notte di sogni, del destino che li attendeva.

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Capitolo 6
*** L'ultima volta ***


Horo Horo uscì sbadigliando dalla propria stanza, con aria assonnata e due profonde occhiaie, seguito da Ren, Chocolove e i rispettivi spiriti, che non fecero poi molto caso all’umore in quel momento estremamente irritabile del loro compagno.
«Accidenti!» borbottò il ragazzo, accingendosi di malavoglia ad andare verso la sala comune. «Non ho chiuso occhio per quasi tutta la notte, per colpa di quel… quel…»
«Quel cosa?»
Horo Horo si bloccò con la bocca ancora aperta a sì e no un passo dalla propria camera, interrompendo la ricerca di un aggettivo appropriato, per poi sobbalzare alla vista della persona che apparve alla sua destra, dal corridoio che portava alla sala di ritrovo.
«Aaaah!!! Ma sei quel tizio che sta con Hao!!!»
Udendo quel grido, anche Ryu, Faust, Manta, Lyserg e Marco uscirono dalle loro camere per sbirciare, mentre Luchist, seguito da Opacho, si fermava davanti a loro con il suo bagaglio e un sorriso intimidatorio sul viso.
«Spero che ciò che stavi per dire non fosse un insulto rivolto al signor Hao…» disse l’uomo, con fare tranquillo.
Anna uscì dalla propria stanza con aria seccata, mentre Pirica, Tamao e Jeanne, affacciatesi dietro di lei si stavano chiedendo quale fosse il motivo di quella confusione a quell’ora del mattino.
Horo Horo fissò Luchist a disagio, senza accorgersi di non aver ancora chiuso la bocca, e Ren sbuffò irritato, per poi voltarsi verso la porta della stanza accanto alla loro, che si era appena aperta.
«Non fare tanto baccano per nulla, Luchist…» disse Hao, con un calmo sorriso, sfoggiando una t-shirt con una stella al centro e un paio di pantaloni da ginnastica, rimanendo appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta.
«Oh, buongiorno, signor Hao!» disse Luchist, con un sorriso rispettoso e sollevato. Il giovane si voltò, sorridendo malizioso, verso la decina di persone che lo stavano osservando e Horo Horo, che sudò freddo all’istante.
«Non so voi, ma io ho fame. Che ne dite di andare a mangiare?» chiese, con estrema tranquillità, per poi avviarsi verso la sala comune, seguito a ruota da Luchist e Opacho. Solo quando si fu allontanato, Horo Horo si ricordò di chiudere la bocca.
«Io quello non lo sopporto…» brontolò. Apprestandosi a seguire a malincuore il trio che se n’era appena andato, diede un’occhiata alla stanza da cui Hao era uscito, dove il fratello del giovane stava ancora dormendo beatamente.

«Buon appetito a tutti!» esclamò, allegramente Yoh, per poi concentrarsi sulla colazione che aveva davanti. «Ah! Chi mi pass…» Vedendosi recapitare davanti al naso ciò che aveva… quasi chiesto, prese la bottiglietta della salsa di soia, e sorrise di nuovo, rivolto ad Hao, seduto al suo fianco. «Eh eh! Grazie!»
Il giovane si limitò a sorridere lievemente, iniziando a mangiare. Ren corrugò irritato le sopracciglia, infilando un gamberetto in bocca senza guardare, mentre Horo Horo osservava la scenetta con una smorfia estremamente disgustata e le bacchette a mezz’aria.
Hao fece un leggero ghignetto, richiamando l’attenzione del fratello, per poi alzare lo sguardo. Yoh si voltò verso di lui, quindi verso ciò che stava guardando, ossia la tavolata davanti a loro. Infatti, a partire da Manta e Opacho ai loro lati, fino a Marco, Lyserg e Jeanne, rispettivamente seduti agli angoli e al capo opposto della tavola, stavano tutti osservando i due gemelli con aria vagamente incuriosita. Solo Anna continuava a mangiare come se niente fosse.
«Che c’è?» domandò, candidamente, Yoh, con le bacchette ancora vicino alla bocca e un’espressione sinceramente perplessa.
«Oh, niente!» fu la risposta che si udì qua e là, mentre tutti riprendevano a mangiare, facendo finta di nulla.
La giornata passò più o meno tranquillamente per tutti, almeno apparentemente, dato che il silenzio che regnava era dovuto quasi soltanto alla presenza di Hao. Gran parte dei presenti rimase presa dalle proprie occupazioni, o almeno finse di farlo. Come di consueto, le uniche persone che non si curavano più di tanto del nuovo ospite erano Yoh e Anna. La ragazza, infatti, stava dando una sistemata alla tuta da battaglia del fidanzato, che la osservava distrattamente, con il mento sul tavolo. Hao era tranquillamente seduto vicino a lui, con gli occhi chiusi e la schiena poggiata al mobile.
«Yoh?» disse Lyserg, all’improvviso, alzando lo sguardo per osservare l’amico. «Come mai hai chiesto anche a me, Marco e la signorina Maiden di restare qui alla locanda, questa notte?» domandò, confuso, mentre molti si voltavano di nuovo ad osservare il ragazzo interpellato, che sorrise.
«Be’, prima di tutto, possiamo stare un po’ tutti assieme…» rispose, vivacemente, Yoh. «In quanto alla seconda ragione, la saprete tutti presto. E’ per questo che c’è anche lui!» aggiunse, indicando Hao con un pollice. Notando poi le facce che a quelle parole apparvero allarmate quasi all’istante, fece un ampio sorriso. «Non preoccupatevi!»
«Tsk! Se ascoltassimo te, staremmo a dormire sotto un albero anche se un meteorite stesse puntando su di noi!» commentò Horo Horo, sarcastico.
Hao incrociò le braccia, e guardò il giovane con un sorriso malizioso.
«Hai reso l’idea, ma per ora sto solo esaudendo una richiesta di Yoh…» disse, rivolgendosi al fratello, che gli sorrise e si voltò di nuovo verso i compagni, riprendendo la parola.
«Senza contare che sono in debito con lui. In un certo senso, si è preso cura di me, dopotutto…»
«Oh, perfetto!!!» esclamò Horo Horo. «Siamo a due passi dalla fine del torneo! Come avresti intenzione di estinguerlo questo debito?!!!» domandò, con pungente ironia, e a nessuno sfuggì ciò che pensava, soprattutto davanti al sorrisino assai soddisfatto sul viso di Hao.
Yoh notò i volti scuri o preoccupati di tutti i suoi compagni, ma sorrise semplicemente, come sempre.
«Quando sarà il momento, farò ciò che devo…» dichiarò, con calma. Nessuno si fece più avanti per ribattere.
«Yoh…»
Il ragazzo si girò verso Anna, che senza guardarlo continuò: «La tua testa ce l’hai. Usala bene…»
Yoh la fissò sorpreso, per poi sorridere, cosa che fece anche Hao, alzandosi.
«A proposito di questo, Yoh… Ricordi ciò di cui ti ho parlato ieri, mentre tornavamo qui?»
Il giovane ci pensò su qualche secondo, quindi sorrise.
«Sì! Certo!»
«Bene…Vieni con me…»
Detto ciò, Hao mise le mani in tasca, dirigendosi verso l’uscita, e Yoh si alzò a sua volta.
«Vieni, Amidamaru!»
«Oh… Sì, arrivo!» rispose, incerto, lo spirito, seguendo il giovane, che si affrettò a raggiungere il fratello sotto una decina di sguardi confusi.
«Non gli avevi appena detto di usare bene la testa?» domandò Chocolove, ironico, rivolto ad Anna. Ma la ragazza seguitò tranquillamente nella lettura che aveva iniziato e Ren sbuffò infastidito ancora una volta.
Intanto, Yoh, che prese le sue due spade aveva seguito il fratello nel prato dietro alla locanda, osservò in attesa il ragazzo che era con lui.
«Dunque, Yoh… Come ricorderai, ti ho detto che la forma del tuo over soul non era ancora del tutto completa, l’ultima volta che lo hai usato. Come forse puoi immaginare, ogni volta che il furyoku aumenta è possibile creare un over soul più forte e potente, sia in attacco che in difesa. Potresti riuscire a fare molte cose, se tu lo volessi…» aggiunse Hao, voltandosi verso il fratello. «Ed entro il secondo torneo, questo over soul lo potrai utilizzare alla perfezione…»
«Be’… da ciò devo dedurre che questa sarà l’ultima volta che mi aiuterai…» disse Yoh, con un sorriso. «… e che, anche se potrò usufruire di questo potere, ciò non ti preoccupa minimamente, e sono ben lungi dall’essere un pericolo per te…»
«Vedo che hai afferrato il concetto…» rispose Hao, sorridendo malizioso. «Ti va di farmi vedere cosa puoi fare con il tuo nuovo furyoku? Voglio vedere il tuo over soul brillare con una luce seconda… o pari solamente al mio…»
Yoh annuì, impugnando le sue due spade.
«Farò del mio meglio!»
E detto ciò, creò l’over soul Byakko attorno a lui.
«Ehi! Cosa stanno facendo?! Dai, fatemi vedere!»
Manta osservò contrariato la calca formata da cinque o sei persone e altrettanti spiriti, i quali, trovata la finestra giusta, vi si erano ammassati per osservare i due ragazzi nel prato sotto di loro.
«Sta’ un po’ in là, Ren!» protestò Horo Horo.
«Ma sei tu che mi vieni addosso!» ribattè Ren, scansando il compagno con una spinta. Ryu prese sulle spalle Manta, mentre anche Lyserg e Faust trovavano un posto per guardare.
«Quello Yoh è davvero in tutto e per tutto una maledettamente identica copia di Hao…»
«Maestro Avaf…» mormorò Horo Horo, voltandosi stupito verso lo spirito che aveva parlato. «Cosa vuol dire?»
«Nè più nè meno quello che ho detto…» rispose, semplicemente, Avaf. «Inoltre, volevo dirvi che è decisamente inutile spiarli così furtivamente dalla finestra…» aggiunse, indicando il prato. Hao, infatti, li stava osservando in attesa, e, non appena li vide girarsi, li salutò sorridendo con la mano, imitato poi da Yoh. Ren, Horo Horo, Lyserg e Ryu li fissarono con le smorfie più strane.
«Ehi, ma che ci fa ora Yoh, con l’over soul?» domandò Manta, preoccupato, anche se, dopo ciò che disse, non parve il solo ad esserlo.
«Io vado fuori a vedere…» dichiarò Ren, voltandosi per uscire.
«Vengo con te, Ren!»
Horo Horo seguì il compagno, così come alla fine fecero tutte le persone che occupavano la stanza.
Hao tornò intanto a guardare il giovane davanti a lui.
«Dai, Yoh. Sarà la lezione più breve che tu abbia mai ricevuto. Sarai pronto prima che i tuoi amici giungano qui…»
«Wow…» commentò Yoh, sorridendo.
Hao sospirò, incrociando le braccia.
«Ma ti ho detto di pensare ad un over soul con caratteristiche diverse. Quello è il solito Byakko…»
«Il solito Byakko… Bene! Ho capito!» affermò Yoh, sciogliendo l’over soul, e, chiudendo gli occhi, cercò di concentrarsi maggiormente.
Hao lo osservò in silenzio; dopo qualche secondo, notò un riflesso lucente e trasparente simile alla sagoma di Byakko, che però lasciò poi il posto al vecchio over soul.
«Forse non sei nelle condizioni adatte per riuscire, Yoh. Vediamo… Come posso spiegartelo?»
Il giovane lo osservò in attesa, e Hao portò una mano al mento, con aria pensierosa. Una frazione di secondo dopo, Yoh si accorse dell’affilata punta di un dito dell’over soul Kurobina ad un centimetro dalla sua gola, prima ancora di realizzare che Hao si era mosso. Fece appena in tempo ad alzare il braccio, tentando di parare quel colpo fatale e improvviso. Udì soltanto un forte rumore, e ancor prima di rendersi conto di cosa fosse successo, vide il sorriso soddisfatto di Hao a pochi centimetri dal suo volto.
«Visto, Yoh? Non era così difficile…»
Il ragazzo lo fissò sorpreso, per poi sorridere a sua volta.
«Già! Hai ragione!»
Sia i compagni del giovane, sia quelli di Hao, arrivati esattamente in quel momento di corsa davanti a loro, si fermarono all’istante, osservando i due ragazzi a bocca aperta.
Con un rumore metallico, i due over soul si separarono. Hao scese lentamente verso terra, osservando il fratello, che stava facendo lo stesso.
«Forse, ora mi divertirò davvero a battermi con te…»
Yoh gli sorrise compiaciuto, scendendo i pochi metri che lo separavano dal suolo, mentre i suoi compagni osservavano il brillante over soul che ricopriva il suo corpo. La sua forma era la stessa di Byakko, ma non splendeva più di un limpido azzurro, bensì di argento scuro e lucente. Gli occhi attraverso cui Amidamaru vedeva rilucevano di un bel verde smeraldo, e sul grande scudo che ricopriva la spalla destra di Yoh risaltavano luccicanti entrambi gli stemmi degli Asakura.
«Una stella con un albero all’interno… Mmh… carina come idea…» disse, con malizia, Hao, sciogliendo il suo over soul. «A parte il simbolismo da te non voluto, i nostri over soul si somigliano sempre di più, non trovi?»
«Già… Ma non l’ho fatto apposta…» rispose Yoh, mentre Amidamaru ritornava al suo aspetto originario. «Grazie per tutto, Hao. A pensarci bene, non credo che sarei arrivato fin qui, senza il tuo aiuto…»
«Ironia della sorte?» disse Hao, con un lieve sorriso. «Non credo, e lo sai bene anche tu…»
I presenti assistettero in silenzio, sorpresi, mentre l’atmosfera attorno a loro sembrava cambiare. Da un semplice timore, alla temuta realtà…
«Ora sei veramente perfetto, Yoh, almeno per il mio punto di vista…» riprese Hao. «… e credo sia inutile dirti cosa ciò significhi…»
Yoh sorrise lievemente, chinando la testa, mentre tutti si ritrovavano ad assistere a ciò che somigliava odiosamente ad un addio. Il giovane alzò nuovamente lo sguardo sul sole arancione.
«Già… E’ ora…» mormorò.
Un attimo dopo, il suono di dodici Oracle Bell trapassò l’aria.

Quella sera, la cena fu estremamente silenziosa. Molti non toccarono nemmeno cibo, nonostante ci fosse ancora qualcuno, Yoh per primo, che insisteva a voler tenere sollevato il morale, parlando a chiunque con un allegro sorriso.
«Dai, ragazzi! Non vale la pena di buttarsi giù adesso!» disse, osservando Ren, immobile a braccia conserte davanti alla sua cena, e Horo Horo, che, sdraiato contro la porta dietro di lui, osservava corrucciato la propria.
«Io sono prontissimo per il torneo, Yoh…» disse, deciso, il giovane Ainu, nonostante l’espressione apparentemente annoiata che aveva in volto.
«Si può sapere come fai ad essere sempre così fino all’ultimo, Yoh?» chiese Ren, senza alzare lo sguardo. «Sei come tuo fratello. Sorridi sempre, non si riesce mai a capire cosa provi in realtà. Ma ora… stento a credere che tu sia davvero sereno come dai a vedere. Sei fatto così, ma c’è un limite a tutto, anche a ciò che si può tenere dentro di sé…»
Yoh, ancora una volta, sorrise soltanto, confermando comunque in qualche modo ciò che Ren aveva appena detto.
Il silenzio calò di nuovo nella sala, e venne interrotto soltanto quando Hao, rimasto ad osservare i presenti, infine si alzò.
«Penso che uscirò a fare una passeggiata…» dichiarò, con un lieve sorriso, per poi voltarsi verso il fratello. «Ti lascio con i tuoi amici. Sono certo che avrete molto di cui parlare…»
Detto ciò, uscì dalla stanza. Tutti rimasero zitti finchè non sentirono la porta d’ingresso chiudersi, dopodiché, Horo Horo borbottò: «Davvero molto gentile, da parte sua…»
«Non lo si può mettere in dubbio!» affermò, tranquillamente Luchist, vanificando l’ironia del giovane.
«Sì, è vero!» ribadì Yoh, come se niente fosse, incurante delle occhiatacce che lo fulminarono.
«Tsk! In fondo, non è una cosa che possiamo negare o approvare…» disse Ren, sbuffando. «D’altronde, può essere gentile quanto vuole, ma per me non cambia nulla.»
Yoh chinò la testa, sorridendo leggermente, per poi voltarsi verso l’amico.
«Mi dispiace se vi ho ferito o offeso in qualche modo… Posso scusarmi?»
«Be’… finchè porti Hao nella tua locanda… non so quanto tu abbia il diritto di chiederlo…» mormorò Lyserg, rabbuiandosi. Chocolove si sporse per guardarlo.
«Dai, Lyserg…» disse, allargando le braccia, con aria tuttavia sconsolata. «Non si può nemmeno dire che stia fraternizzando col nemico…»
«Non è il momento di fare battute!» esclamò, irritato, Horo Horo, mentre il ragazzo accanto a lui si abbassava di scatto per schivare un pugno. Davanti a quella scena, più di un sorriso curvò le labbra di chi osservava. Yoh guardò sereno i compagni, sentendosi poi chiamare da Manta.
«Visto, Yoh? Parlano tanto, ma in fondo sono sicuro che capiscano anche te!»
«Non lo metto in dubbio, Manta!» gli rispose il giovane, sorridendo.
«Certo che ti capisco, Yoh…» intervenne Ren, seduto al suo posto ad occhi chiusi. «Ma ascoltami bene: io sono disposto a lasciar stare Hao, per ora, perché mi fido di te. Voglio dare un’ultima possibilità ad entrambi. Ma…» Fece una breve pausa, alzando lo sguardo su Yoh. «Se Hao dovesse farti qualcosa, e sai bene cosa intendo, non m’interesserebbe più di chi è fratello, e lo eliminerei ad ogni costo con le mie stesse mani. Per sempre…»
A quelle parole, quasi tutti rimasero ad osservare, tesi, sia Ren che Yoh, il quale, dopo un po’, sorrise comprensivo.
«Anch’io sono d’accordo con Ren…» intervenne Horo Horo, e dagli sguardi dispiaciuti di Chocolove, Lyserg e molti altri, era facile intuire che anche loro la pensavano allo stesso modo. Manta guardò i compagni con aria triste e Amidamaru si avvicinò incerto al suo padrone.
«Yoh…»
«Vi ringrazio…» mormorò il giovane, continuando a sorridere rassicurante. «Mi dispiace parlarvi così, perché non voglio che questo possa sembrare un addio. In effetti, non so nemmeno io come andrà a finire…» aggiunse, alzando le spalle. Tutti lo ascoltarono soltanto, in silenzio. «Comunque… vada come vada, entro domani, tutto sarà finito…» disse, alzandosi e raggiungendo il corridoio. «E non vedo ragione di preoccuparsi, ora…»
Rivolse un ultimo sorriso ai compagni, e, voltandosi, uscì dalla stanza. Manta si alzò preoccupato e anche Amidamaru si mosse per seguirlo.
«Lasciate stare…» ordinò Anna, tendendo un braccio davanti a loro. «Credo voglia stare un po’ solo. In fondo… nonostante le sue parole, è senza dubbio lui il più provato di tutti…»
«Già…» mormorò, tristemente, Yohmei.
Anna rimase immobile, osservando i pugni stretti sulle sue ginocchia, consapevole e spiacente dello sguardo preoccupato di Tamao su di lei. Forse era inutile preoccuparsi ora, sì… Ma quella che Yoh voleva intraprendere sembrava sempre più una lotta persa in partenza. E la cosa peggiore… era il fatto che lo sapesse anche lui.

Yoh tese le braccia in alto, stiracchiandosi un po’, mentre camminava sul prato davanti alla locanda. Infilò le mani nelle tasche e alzò lo sguardo sul cielo stellato. Di lì a poche ore sarebbe iniziato il secondo torneo, e con esso la sua ultima possibilità. Cosa sarebbe successo? Era forse la prima volta che se lo chiedeva sinceramente. Ma non si sentiva preoccupato. Era arrivato fin lì e avrebbe proseguito, qualunque cosa il destino gli avesse riservato.
«Vada come vada, domani sarà tutto finito!»
Udendo la voce di Hao dietro di sé, Yoh si voltò, vedendolo seduto sul tetto della locanda, ad osservare le stelle.
«Non sai quanto hai ragione…» disse il giovane, sorridendogli. Spirit of Fire comparve accanto a lui, riportandolo sul prato, per poi svanire. Posati i piedi a terra, Hao risollevò lo sguardo sul fratello. «Ti dispiace?»
Yoh gli sorrise appena e chinò la testa.
«Se davvero posso aiutarti, se è quello che vuoi… se è così, io sono anche disposto a tornare da te…» rispose, per poi alzare lo sguardo sulle stelle. «Però… sai come la penso…»
«Ma la tua è una condizione che non posso accettare, Yoh…» disse Hao, con un lieve sorriso, alzando a sua volta gli occhi al cielo. «Da mille anni, attendo di arrivare alla meta. Ora, tutto è veramente perfetto. Manchi solo tu. Sai bene ancor prima di chiederlo che ciò che vuoi non posso concedertelo…» Il giovane fece una breve pausa, sospirando, mentre Yoh, accanto a lui, si voltò a guardarlo. «Sei davvero il mio più grande avversario… e in un certo senso nemico, Yoh. Continuerai a combattere con tutte le tue forze, pur sapendo che è impossibile vincere, non è così?» domandò, sorridendo nuovamente al fratello. «Sei veramente degno di lode, Yoh. Sapevo che non mi avresti deluso…»
Yoh gli sorrise appena, senza dire nulla. Hao chinò la testa , chiudendo gli occhi, per poi tornare a guardare il cielo.
«Questa è stata solo una tregua, Yoh… Tregua che domani finirà, ricordatelo…» disse, voltandosi indietro, infilando le mani in tasca. «Sarà meglio andare a riposare, ora. Domani è un giorno importante…»
«Già…»
Voltandosi, Yoh rientrò nella locanda, incontrando i propri compagni che, diretti alle proprie stanze, lo osservarono soltanto. Anna fu l’unica a fermarsi quando incrociò il suo sguardo. Risentita, non disse nulla, e Yoh accennò appena un sorriso, prima di dirigersi verso la propria camera. Dietro di lui, anche Hao si soffermò su Anna, guardando la sua espressione fredda e sprezzante con un sorriso sottile e soddisfatto, prima di passarle oltre.
Un silenzio pesante e cupo accompagnò quasi tutti durante quella notte, notte che, forse, sarebbe stata per loro l’ultima su quell’isola abbandonata.
Il giorno dopo, l’atmosfera si preannunciò tesa fin dal mattino. C’era chi, come Horo Horo e Ryu, dimostrava e sfogava quell’ansia abbuffandosi con la colazione, o chi, come Ren, Lyserg e Chocolove, rimaneva immobile, osservando in silenzio il piatto. Ma c’era anche chi questa tensione sembrava non sentirla per niente, anche se non era proprio una novità.
«Ma come fa ad essere così calmo anche in un giorno così?» chiese Manta, mentre, con Amidamaru, era una delle persone che osservavano, stupite, confuse o serie, Yoh, che faceva tranquillamente colazione a fianco del fratello, la cui aria estremamente compiaciuta stava infastidendo parecchi.
Le ore e i minuti passarono lentamente, avvicinandosi in un’attesa snervante al momento stabilito. A circa mezz’ora dalla scadenza, Yoh rientrò nella sala comune con indosso la sua divisa da combattimento, seguito da Amidamaru. I suoi compagni di squadra, Ren, Horo Horo, Chocolove, Marco, Lyserg e Jeanne, di nuovo rinchiusa nella Vergine di Ferro, erano già pronti, in attesa, attorno al tavolo. Hao, seduto a braccia incrociate ed occhi chiusi al proprio posto, sorrise leggermente non appena il fratello si sedette al suo fianco, ma non disse nulla.
«Be’, è quasi ora…» mormorò Yoh, con calma, posando le sue spade accanto a sé, mentre osservava le lancette dell’orologio appeso al muro. Ren aprì gli occhi e spostò lo sguardo su di lui, come fecero molti, senza dire una parola. Manta osservò in silenzio le famiglie Asakura e Tao, che li avevano raggiunti per sostenere i loro figli. I loro figli… Chissà se ad Hao, dopotutto, importava qualcosa, anche solo poco, della propria famiglia… Si voltò a guardarlo. Ne dubitava fortemente. L’unico familiare che gli interessava davvero era solo e soltanto Yoh. Glielo confermava soprattutto il sorrisino che Hao gli rivolse in quel momento. Corrucciandosi, si affrettò a distogliere lo sguardo. Di certo gli aveva letto nel pensiero.
«Ehi, Yoh…»
Sentendosi chiamare, il giovane alzò gli occhi su Yohmei, che gli sorrise, seppur a fatica.
«A nome di tutti, volevo fare gli auguri a te e ai tuoi compagni per quest’ultimo torneo. Fatevi forza, mi raccomando…»
«Certo! Grazie, nonno…» rispose Yoh, con un sorriso sereno. In quel momento, il suo Oracle Bell squillò assieme a tutti gli altri. Hao fu il primo ad alzarsi, imitato poi da Luchist e Opacho.
«Be’… è ora di andare, credo…» disse, con un lieve sorriso.
Yoh raccolse le sue spade e si alzò a sua volta.
«Ok! Siete pronti, ragazzi?»
«Puoi scommetterci!» esclamò Horo Horo, serio e deciso.
Jun guardò preoccupata il fratello, che si stava apprestando a raggiungere i compagni nel prato fuori dalla locanda.
«Ren… sta attento, mi raccomando…»
Anche Chin Tao sorrise fiero al nipote.
«Sii forte, Ren…»
«Sicuramente più di te, vecchiaccio…» rispose, arrogante, il giovane.
«Cosa?!!!» ribattè l’anziano, irritato.
Ren sbuffò e si voltò per raggiungere i compagni di squadra, che, salutati amici e familiari, lo stavano aspettando poco lontano. Il capofamiglia dei Tao osservò il nipote con un sorriso. In fondo, aveva ragione lui…
Posando l’Harusame su una spalla, Yoh si avvicinò alla propria famiglia, sorridendo come loro fecero con lui.
«Forza e coraggio, Yoh!» disse Mikihisa, determinato. Il giovane annuì sereno ai genitori, per poi voltarsi verso Yohmei.
«Nonno…» mormorò. L’anziano Asakura gli sorrise orgoglioso, impedendogli di aggiungere altro. Era stato lui ad allenare quel nipote svogliato fin da quando era piccolo. Ora era cresciuto, era maturato molto ed era decisamente molto più forte di lui. Era destino, com’era destino che ora si trovasse di fronte a lui per salutarlo prima di partire.
«Va bene così, Yoh. Sei stato davvero bravo ad arrivare fin qui. Ti faccio gli auguri per il torneo. Sono sicuro che riuscirai a cavartela. Siamo davvero fieri di te…»
«Grazie, nonno…» rispose, Yoh, sorridendo serenamente.
«Amidamaru, veglia su di lui, d’accordo?» disse Yoken, sorridendo al samurai, che chinò la testa in segno di rispetto.
«Senz’altro, signori…»
«Yoh!»
Udendo il tono secco e deciso della voce di Anna, Yoh si voltò verso la ragazza, che, uscita dalla locanda con Tamao, stava vendendo verso di lui.
«Fatti valere, mi raccomando!» gli disse determinata, mettendo le mani sui fianchi. «Se oserai perdere, dovrai vedertela con me! Ricorda… che me l’hai promesso…» aggiunse, con lieve imbarazzo.
Yoh la fissò sorpreso, ma lei riprese subito la sua sicurezza e con un gesto spiccio gli porse le sue cuffie arancioni.
«Tieni, le avevi dimenticate…»
Yoh le fissò per qualche secondo, quindi sorrise allegramente alla fidanzata.
«Tienile tu! Così verrò a prenderle quando ritorno!»
Anna rimase a fissarlo stupita, con un lieve rossore sulle guance, quindi, chinando la testa con un sorriso, osservò il giovane che, dopo un ultimo saluto, corse verso i compagni che lo aspettavano per partire.
Non appena Yoh gli fu passato a fianco, Hao si voltò verso le persone dietro di lui, soffermandosi su Yohmei, che gli rivolse un’espressione tagliente. Il giovane socchiuse gli occhi e un sorriso malignamente beffardo curvò le sue labbra. Dopodiché, voltandosi, si avviò verso lo stadio con Luchist e Opacho al seguito, sotto gli sguardi tesi e preoccupati di chi si era lasciato alle spalle.


«Signore e signori, ecco a voi le quattro squadre che presto partiranno per il luogo dove si svolgerà la finale del torneo!!»
La voce di Radim riempì ancora una volta lo stadio dei Pache, occupato per meno della metà da un comunque considerevole numero di spettatori, che osservavano ansiosi i dodici sciamani disposti in riga sul ring, davanti ai Dieci Officianti.
«E ora passo la parola al Decano Goldva!!» disse Radim, mettendosi in fila con i compagni, mentre l’anziano Pache iniziava il suo discorso.
«Le quattro squadre che sono arrivate fin qui dovranno affrontare ancora una prova!» disse Goldva, sotto l’attenzione di tutti, mentre calava il silenzio. «Ora verrete separati. Combatterete con chi si troverà sulla vostra strada, se necessario, anche se si dovesse trattare di un compagno. Le vostre squadre non esisteranno più. Dovrete considerarvi tutti avversari. Solo chi riuscirà ad arrivare al cerchio dei totem otterrà il diritto di diventare Shaman King. A quel punto, se le parole non serviranno, solo la battaglia potrà decidere a chi spetterà il titolo. Vi avviso inoltre che sarà inutile volare o usare sotterfugi per trovare i totem. Vi arriverete solo se questo sarà il vostro destino!»
Sul grande schermo che sovrastava le gradinate, apparivano intanto i dati di ognuno dei finalisti, dal nome al livello del furyoku, per la prima volta mostrato al pubblico. Alla vista dei valori molto alti tra cui solo Ryu, Faust e Opacho non erano compresi, tra gli spettatori si diffuse velocemente la sorpresa. Quando i dati di Hao apparvero sul tabellone, quei commenti diventarono un brusio concitato, che si fece sentire ancor più perplesso e stupito quando fu Yoh a comparire su quello schermo.
Ren si soffermò ad osservare il valore del furyoku che vi era scritto. Un tre, un due… I quattro zeri che seguivano erano fin troppi per i suoi gusti. Sospirando, chiuse gli occhi, per poi rivolgersi al giovane dopo Horo Horo e Faust, alla sua destra.
«Yoh, sta pur certo che arriverò a quei totem, e diventerò Shaman King sconfiggendoti!»
Il giovane si limitò a sorridergli, poi si sporse dalla fila per osservare Hao, tra i due compagni di squadra, alla sua destra, il quale, accortosene, gli rivolse un saluto allegro con la mano. Già… Stava per arrivare la fine. E nonostante tutto… non gli restava che battersi?
«Si dia inizio alla finale del torneo!!» esclamò la voce di Goldva, tra gli applausi e le grida del pubblico.
Yoh sorrise leggermente tra sé, appoggiando l’Harusame su una spalla, e, chinando la testa, infilò la mano libera in una tasca, accingendosi ad andare.
«Ehi, Yoh…»
Sentendosi chiamare, il giovane vide perplesso i piedi di Hao fermarsi di fronte ai suoi. Alzò lo sguardo sul ragazzo davanti a lui, che gli sorrise con sicurezza e lieve malizia.
«Ci tenevo a farti gli auguri per questo torneo. Posso?» disse, porgendo una mano al fratello.
Yoh lo osservò per un attimo, confuso, ma poi sorrise di rimando, stringendo la sua mano.
«Auguri anche a te, allora…»
E mentre Radim finiva di acclamare la sportività del gesto tra i due gemelli, i quattro totem attorno al ring parvero illuminarsi di una luce accecante, attorno ai partecipanti.
Hao rivolse un sorriso malizioso al fratello, allontanandosi da lui.
«E da ora in poi… la tregua è conclusa…»
Nell’udire quelle parole, Yoh spalancò gli occhi, voltandosi istintivamente verso i compagni, ma le fiamme di Spirit Of Fire li nascosero alla sua vista, mentre tutti sembravano svanire nel candore che li circondava. Yoh tornò a guardare Hao, confuso, ma vide solo il suo sorriso freddo, prima che la luce attorno a loro li inghiottisse entrambi.

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Capitolo 7
*** Sentiero senza fine ***


Il canto degli uccelli era sparito. Forse non c’era nemmeno mai stato. Sotto di lui si estendeva un’immensa foresta. Non vedeva altro che le chiome degli alberi.
Yoh posò un piede a terra, sciogliendo l’over soul con cui aveva perlustrato il paesaggio. Era stato come assorbito da quella luce, e riaperti gli occhi dopo quelli che erano sembrati pochi istanti, si era ritrovato a terra, in una foresta sterminata e deserta. Non c‘era segno che gli indicasse se i suoi compagni fossero nello stesso luogo. Non avvertiva la benché minima presenza di furyoku, nemmeno quello di Hao. Non aveva capito se prima di svanire Hao avesse attaccato o meno i suoi compagni. Poteva solo sperare che stessero tutti bene. Sospirando, chiuse gli occhi e ripose l’Harusame nel fodero.
«Goldva aveva ragione. Dall’alto si vedono solamente alberi…» disse, mentre Amidamaru ricompariva al suo fianco.
«Be’, ma in questo modo, Hao dovrà fare la nostra stessa fatica, non credi, Yoh?»
«Non ne sono così sicuro…»
«Cosa?»
Il samurai osservò confuso il suo padrone, che sorrise lievemente, chiudendo gli occhi.
«Non so, Amidamaru… E’ solo una sensazione, ma credo che lui sappia tutto ancora una volta. Per questo dobbiamo sbrigarci. Credo che aspetti soltanto me…»
«Ma Yoh… se è così, non è meglio riunirsi agli altri, prima di affrontarlo? Sarà più facile fermarlo…»
«Ma io non intendo fermarlo. Anche se volessi, non è più possibile farlo. Anche se si trattasse dei miei stessi compagni, bloccherò chiunque voglia opporsi a lui. Compreso te, Amidamaru…»
«Yoh…»
Amidamaru ascoltò sorpreso le parole che il giovane disse con un lieve sorriso. Durante i giorni che aveva trascorso con lui e Hao, si era accorto per la prima volta di quanto fossero simili. Anche il sorriso che ora curvava appena le labbra di Yoh… Ogni giorno che passava, sembrava somigliare ad Hao sempre più. Eppure… rimaneva sempre se stesso. Non era mai riuscito a capire se Yoh fosse sempre stato così, oppure se fosse cambiato incontrando Hao. Era soltanto un’impressione? Yoh aveva davvero deciso di stare dalla parte di suo fratello? Di diventare loro avversario?
«Allora? Andiamo, Amidamaru?»
Yoh sorrise allegramente allo spirito, che annuì soltanto, addentrandosi con lui nell’enorme foresta apparsa loro davanti.

«E ora… dove devo andare?»
Lyserg si fermò ad un bivio.Nemmeno la sua rabdomanzia sembrava funzionare in quel luogo. Doveva esserci qualche accorgimento che impediva di localizzare le aure. I Pache volevano proprio ostacolarli in tutti i modi… Era da quando si era risvegliato in quel bosco che cercava. Chissà se gli altri stavano bene. Hao li aveva attaccati all’improvviso. Non avevano potuto difendersi più di tanto. Ma forse era stata solo una provocazione, provocazione che sperava… anzi, sapeva Yoh non avrebbe subito. Se avesse incontrato Yoh, per primo? Cosa sarebbe accaduto? In quel momento, l’idea gli dispiaceva quasi quanto quella di incontrare Hao.
All’improvviso, un fruscio vicino a lui lo mise in guardia. Alzò il braccio su cui teneva il pendolo di Morphin, guardandosi attorno, ma udendo un tonfo e due voci familiari, abbassò la mano con un sorriso.
«Accidenti! Dopo il fuoco, anche i graffi! Ma questi maledetti rovi non mollano, eh?!»
«Dai, Ryu! Non è certo colpa delle piante se sei caduto!» replicò la voce di un rassegnato Tokagero.
Lyserg osservò divertito un seccato Ryu farsi strada tra i cespugli assieme al suo spirito.
«Ehi! Ciao, Ryu!»
«Uh? Lyserg!!»
Ryu notò sorpreso il ragazzo che lo stava salutando e rispondendogli lo raggiunse.
«Per fortuna che ho incontrato subito qualcuno! E per fortuna che quel qualcuno sei tu e non Hao!» dichiarò, con un sorriso allegro, l’uomo col regent.
Lyserg sorrise un po’ a disagio.
«Be’, ma allora non ci hanno lasciato troppo distanti gli uni dagli altri…»
«Già… a quanto pare… Il problema sarà ritrovare tutti…»
«Io vi ho già trovato…»
Ryu e Lyserg si voltarono di scatto, notando Faust che li stava raggiungendo con Elisa. Al contrario di loro, non aveva segni di scottature. Probabilmente si era già guarito.
«Frankensteiny ha seguito l’odore di Ryu…» spiegò semplicemente il medico, indicando lo scheletro del cane al posto dei suoi arti inferiori.
«Bene! Così ora siamo in tre! Su, andiamo a cercare Yoh!» esclamò Ryu, puntando un dito su uno dei due sentieri di fronte a lui, per poi avviarsi coi compagni.
Poco distante, intanto…
«Mmh… a quanto pare non hai avuto una gran fortuna, Luchist…»
«Dovrei dire la stessa cosa di te, Marco…»
I due uomini appena incrociatisi sul sentiero si scrutarono con attenzione, pronti ad afferrare le loro pistole.
«Ti consiglio di farmi passare, Luchist…»
«Non darti tante arie…» rispose il pastore, con calma. «Anche se sei diventato più forte, non riusciresti a battermi tanto facilmente…»
«Che cosa?!!» sbottò Marco, innervosendosi.
«Luchist ha ragione, Marco! Smettila, il nostro avversario non è lui!»
Udendo la voce pacata dell’Iron Maiden, l’uomo si voltò di scatto, per poi profondersi in un inchino.
«Mi perdoni, sua altezza Maiden! Avete pienamente ragione!»
La ragazzina nella sua minuta armatura sorrise dolcemente.
«Sei perdonato, Marco, ma ricordati che il nostro avversario è Hao. Battersi contro altri sarebbe perfettamente inutile, ora…»
«Parole sante…» disse Luchist, con un sorriso.
Marco lo fulminò con lo sguardo.
«Puoi scommetterci!»
«Su, Marco!» rispose il sacerdote, allargando le braccia. «Non hai sentito il tuo capo? In fondo, io e te vogliamo la stessa cosa, ossia trovare il signor Hao, perciò, mi sembra inutile sprecare ora il nostro furyoku. Facciamo una tregua e proseguiamo…»
Marco parve contrariato, ma alla fine si convinse a riprendere il cammino con le persone che aveva appena ritrovato.

«Ehi! Quelli laggiù non sono Ryu, Faust e Lyserg?!»
Manta indicò le tre persone sotto di loro da Golem, in cui si trovava, che trasportava anche Anna, Tamao, Redseb, Seyrarm e tutti i rispettivi spiriti.
«Sì, sono loro! Su, scendiamo!» ordinò Anna.
Golem atterrò con un rumore sordo dietro i tre sciamani, che, spaventati, si voltarono.
«Ciao, ragazzi!!!» esclamò Redseb, aprendo l’abitacolo. Anna e Tamao ne uscirono, mentre Manta e i due custodi del robot proseguirono al suo interno.
«Anna!! Ragazzi! Come avete fatto ad arrivare qui?!» domandò Ryu, sorpreso.
L’itako si avvicinò a loro con le mani sui fianchi.
«Molto semplice! Volevo seguirvi e l’ho fatto. Senza di me non durereste un minuto!» dichiarò, senza dare ulteriori spiegazioni. Poi si voltò seria verso il sentiero. «Da questo punto in poi, non ci si può più aspettare niente di buono…»
«Già, hai ragione…» affermò Faust. «Occorre trovare al più presto Yoh, prima che sia Hao a farlo…»
«Forza! Andiamo, allora!» tagliò corto Anna. «Se Hao trovasse Yoh prima di noi, sarebbe davvero la fine. Dobbiamo sconfiggerlo prima che possa fare qualcosa. Se servirà, giuro che estinguerò io stessa il suo spirito!»
Tamao osservò intimorita l’infervorata itako, che camminava a passo svelto lungo la strada, per poi sorridere. In fondo, era preoccupata solo per Yoh. «E tutti gli altri? Dove saranno?» chiese, poi.
«Non ne ho idea…» rispose Ryu, per poi voltarsi perplesso verso uno strano fruscio sempre più forte tra gli alberi, diretto verso di loro.
«Ehi!! Ci sono anch’io, gente!!» esclamò allegramente Chocolove, spuntando all’improvviso davanti a loro, prima che lo Shikigami di Anna lo scaraventasse al suolo.
«Tsk! Che razza di incosciente!» borbottò la ragazza. «La prudenza non sai proprio cosa sia!»
«Be’… ho sentito Golem e ho pensato di poter trovare qualcuno…» farfugliò, dolorante, Chocolove, estraendo la testa dal suolo. «Sapete per caso dove sono Ren e Horo Horo?» domandò, poi, alzandosi.
«No, ma non preoccuparti!» rispose Lyserg, sorridendo. «Sapranno cavarsela tutti quanti. Non penso che in un momento del genere Hao si preoccupi di eliminare chi lo ostacola. Avrà fretta di arrivare al Grande Spirito…»
«In un certo senso, spero tu abbia ragione…» mormorò, sospirando, Manta, osservando i compagni dall’interno del robot che marciava loro dietro.
«Dai, non preoccupatevi!» esclamò, allegramente, Ryu. «Siamo in molti! Non ci resta che trovare qualcun altro e poi…»
«Mmh… Allora posso unirmi anch’io a voi?»
Udendo quella voce, Ryu rimase per un attimo perplesso, col braccio alzato. Un istante dopo, dietro un’enorme fiammata, Hao comparve di fronte a loro, tranquillamente seduto su una mano di Spirit Of Fire.
«Salve!» disse, con un sorriso.
In pochi secondi, tutte le persone di fronte a lui si misero in guardia, pur non mostrando gli over soul. Il giovane li osservò divertito.
«Su, su! Passavo solo per salutare…» mormorò, fingendosi dispiaciuto. «Mi stavo annoiando…»
«Hao! Cosa vuoi da noi?!» esclamò, imperterrita, Anna.
Il giovane le sorrise con calma.
«Mi sorprendi ancora una volta, Anna. Sei riuscita ad intrufolarti persino qui…»
«Non cambiare discorso! Perché perdi tempo con noi?!»
«State tranquilli…» replicò Hao, sospirando. «Dato che so già dove andare, voglio far passare un po’ il tempo mentre aspetto Yoh…»
«Aspetti… Yoh?» domandò Manta, perplesso.
«Già… Non ho voglia di andarlo a cercare, dato che lo troverei in fretta…»
«Maledetto…!» mormorò Lyserg, tra i denti.
Hao lo osservò con un lieve sorriso e sospirò di nuovo.
«Be’… dato che evidentemente non sono gradito, io me ne vado. Avrete tutto il tempo per vedervela con me, dopo…» disse, mentre le fiamme iniziavano ad avvolgerlo. «Ah! Mi premurerò di salutarvi Yoh, quando lo vedo. A presto!»
Detto ciò, svanì nel fuoco così com’era arrivato.
«Accidenti!» esclamò Lyserg, stringendo i pugni.
«Secondo voi, parlava sul serio?» chiese, timoroso, Manta. «O voleva solo provocarci?»
«Probabilmente, entrambe le cose. Lo prova il fatto che ha trovato noi…» rispose Anna, riprendendo a camminare. «Su! Non abbiamo tempo per fermarci a pensare! Andiamo avanti, è l’unico modo, forse, per arrivare prima di Yoh…»
«Ce la faremo?» mormorò Chocolove, abbassando lo sguardo.
Anna non rispose. Non poteva dirlo nemmeno lei. Dubitava che ciò che Hao aveva detto fosse solo un bluff. Per questo dovevano tentare il tutto per tutto. Assolutamente!

«Accidenti! Ma dove saranno quei totem?!»
Ren si guardò attorno spazientito. Alberi. Solo alberi. Sia in volo che a terra non si vedevano che quelli! Doveva sbrigarsi! Doveva arrivare prima di Yoh! Ma da che parte iniziare la ricerca? Cominciava a non poterne più dei Pache e dei loro giochetti.
All’improvviso, udì un rumore dietro di lui e, fulmineo, puntò il suo over soul in quella direzione.
«Ehi, Ren! Calma! Sono io!!»
Horo Horo fissò spaventato la lama a pochi centimetri dal suo naso, per poi tirare un sospiro di sollievo. Sbuffando, Ren sciolse l’over soul e ritirò la spada, riprendendo in silenzio il cammino.
«Ehi! Aspetta! Non hai trovato nessun altro?» domandò Horo Horo, seguendo il compagno, che rispose, brusco: «Non m’interessa! Voglio solo trovare quei totem! Prima di Yoh!»
«E di Hao…»
«Ovviamente!»
«Sperando che quei due non si siano già incontrati…» aggiunse Horo Horo, con un sospiro sconsolato.
Per tutta risposta, Ren sbuffò di nuovo.
«Tsk! In quel caso, sarà Yoh a rimetterci! Non ha la minima intenzione di eliminare quel maledetto!»
«Non fare finta di non tenerci, Ren, non serve…» disse Horo Horo, abbassando lo sguardo. «Non sei il solo cui dà fastidio il comportamento di Yoh, ma non puoi negare di essere in pensiero, perché sai perfettamente cosa accadrebbe se Yoh incontrasse suo fratello…»
«Certo che lo so!» rispose Ren, seccato. «Ma proprio per questo devo essere io a trovare Yoh per primo. Solo io e lui dovremo combattere per il trono di Shaman King, e nessun altro!»
Horo Horo osservò il compagno che procedeva svelto. Nonostante facesse il duro, era evidente che fosse in pensiero. Ed era evidente, come lo era per tutti, che la principale preoccupazione riguardasse il destino di Yoh, mai stato tanto chiaro come in quel momento. Per quanto potesse sembrare strano, ormai per nessuno, nemmeno per Hao, forse, era diventare Shaman King l’obiettivo principale di quel torneo.

Hao si fermò, sorridendo compiaciuto. Finalmente, dopo mille anni vi era giunto dinnanzi. Doveva solo oltrepassare i due totem di fronte a lui. Ora sì… Ora era davvero tutto perfetto…
Nel frattempo, dalla parte opposta, Amidamaru si bloccò, voltandosi verso il ragazzo che correva dietro di lui.
«Yoh! Guarda!»
Yoh si arrestò sorpreso, mentre tra gli alberi, in lontananza, iniziava ad intravedere due enormi colonne dipinte. Sospirando, con un sorriso riprese a camminare.
«Dai, andiamo, Amidamaru!»
«Ora cosa accadrà, Yoh?»
«Possiamo solo andare a scoprirlo, no?» rispose il giovane, giungendo davanti ai totem, dove di nuovo si fermò, alzando lo sguardo. Erano davvero enormi, sicuramente più alti degli alberi di quella foresta. Sembrava impossibile non riuscire a scorgerli nemmeno in volo, ma probabilmente non si trattava di semplici colonne in mezzo ad un bosco. Oltretutto, nemmeno quello in cui si trovavano era un bosco. Un’illusione… Un sogno, forse, dal quale si sarebbero svegliati una volta superata quella porta. Chissà…
«La porta che ci separa dal Grande Spirito…» mormorò Hao, con un sorriso, alzando lo sguardo sulle colonne davanti a lui. «Ben arrivato, Yoh…»
E nello stesso istante, i due giovani misero piede al di là dei totem.

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Capitolo 8
*** Half ***


Redseb sbuffò annoiato. Da quanto stavano camminando ormai? Dopo l’incontro con Hao non era più successo nulla. Era da molto che teneva d’occhio tutti gli indicatori all’interno di Golem, ma non era cambiato niente. Non segnalavano alcuna presenza. Non potevano certo essere rotti… Mentre sbadigliando, iniziava a stiracchiarsi con un mugolio, d’un tratto un segnale sul radar riprese vita, iniziando a lampeggiare.
«Signorina Anna!!» esclamò il ragazzino, rivolgendosi subito alla ragazza che camminava sotto di loro, mentre anche gli altri si voltavano verso il bambino.
«Signorina Anna, ho trovato tutti gli altri!!»
«Benissimo!! Dicci subito dove sono!» ordinò la ragazza, decisa. Ma Redseb osservò improvvisamente stupito i valori segnati sul radar di Golem.
«Un momento! Yoh non c’è più!!»
A quelle parole, tutti sbarrarono gli occhi increduli.
«Che cosa?!!» esclamò Ryu, sbigottito.
«Sì! E’ appena sparito!» aggiunse Redseb. «E manca anche Hao!»
Anna volse di nuovo lo sguardo al sentiero, stringendo i pugni.
«Accidenti! E’ di sicuro successo qualcosa! Forse sono già arrivati a quei totem! Muoviamoci! Ho decisamente un brutto presentimento!»
Detto ciò, inizio a correre lungo la strada, seguita dai compagni, sperando con tutto il cuore che quella sensazione, per una volta, non fosse veritiera.

Yoh osservò il bosco attorno a sé. A prima vista, non era successo nulla. O almeno… nulla che non fosse la strana sensazione di trovarsi in un altro luogo, considerando soprattutto che, oltrepassato quel portale, si era ritrovato steso a terra…
«Yoh…» mormorò Amidamaru, indicando al giovane un punto davanti a loro. «Quelle prima non c’erano…»
Poco più avanti, infatti, si alzavano delle colonne simili a quelle che avevano da poco oltrepassato, ma oltre non c’erano ancora alberi, bensì un ampio spazio, appena visibile da dove si trovavano. Yoh sorrise lievemente, alzando lo sguardo con un cenno della testa alla sua destra.
«Se è per questo, non c’era nemmeno quello…»
Amidamaru alzò perplesso gli occhi al cielo, per poi spalancarli: tra gli alberi, enorme e splendente come non mai, s’intravedeva la luce del Grande Spirito.
«Siamo arrivati alla fine, Amidamaru. Su, andiamo…»
Detto ciò, Yoh proseguì con calma fino ad arrivare alle colonne dipinte con i segni tribali dei Pache. Delimitato da quelle, si estendeva un ampio spazio quasi circolare, che si apriva su una valle da cui s’innalzava il Grande Spirito. Il giovane restò qualche attimo ad osservare la colonna di luce che vorticava alla sua destra. Era come la prima volta che l’aveva visto. Uno spettacolo sempre suggestivo…
«E’ veramente bello, vero, Yoh? Mi fa piacere vedere che sei uscito prima degli altri dalla comune creata dai Pache…»
Il ragazzo si voltò di scatto, mentre, dalle colonne davanti a lui, si faceva avanti Hao. Uno strano, gelido sorriso aleggiava sul suo volto, mentre lo guardava.
«Ti aspettavo. Sono contento di potermi trovare finalmente qui, solo col mio caro fratello…»
Nelle sue parole non vi era alcuna traccia di benevolenza, ma solo una malvagia soddisfazione, che Yoh non sentiva così chiaramente da tempo. La percepì benissimo, così come il peso che si era fermato nel suo cuore nell’udire tutto ciò. Tuttavia, sorrise con calma. Non era certo una cosa di cui poteva sorprendersi.
«E ora?» domandò.
«Ora?» ripeté Hao, avvicinandosi di qualche passo. «Ora torneremo ad essere insieme. Sempre che tu… non abbia nulla in contrario…»
Amidamaru portò fulmineo la mano alla spada, in allerta, ma bastò uno sguardo di Hao a bloccarlo.
«Sta’ calmo, spirito…» disse il giovane, con un sorriso malizioso. «L’hai sempre saputo. Mi sembra insensato agitarsi ora, no?»
Yoh sorrise, chinando la testa, per poi avvicinarsi al fratello.
«E’ inutile chiederti di cambiare idea, vero?»
«Yoh!» esclamò Amidamaru, allarmato, nel non vedere alcun tentativo di opposizione.
Hao osservò tranquillamente il giovane finché non si fermò di fronte a lui.
«Yoh… mi fai domande di cui anche tu sai già la risposta. Ma dovresti capirmi…» mormorò, socchiudendo i profondi occhi scuri, quasi a voler vedere oltre il ragazzo che lo stava fissando confuso. «In fondo, il tuo desiderio non è l’esatto riflesso del mio?»
Nell’udire ciò, Yoh sbarrò gli occhi stupito, e davanti a quella reazione Hao fece un sorriso più ampio.
«Anche tu nel tuo cuore lo sai, vero, Yoh? Anche a te gli esseri umani non hanno portato altro che sofferenze. Ti allontanavano, ti disprezzavano, solo perché potevi vedere gli spiriti. Anche il tuo unico amico umano… può essere tuo amico solo e soltanto perché ha la dote di poter vedere gli spiriti, non ci hai mai pensato?»
Yoh osservò smarrito il fratello, ritrovandosi a non saper come controbattere. Era vero. Era la verità… e non vi aveva mai fatto caso.
«Anch’io…» riprese Hao, voltandosi verso il Grande Spirito. «Anch’io, mille anni fa, ero un onmyoji rispettato, ma proprio perché gli umani temevano il mio grande potere, pur non sapendo cosa fosse. E fu proprio per farmi temere che decisi di ottenere quel potere…» Detto ciò, abbassò lo sguardo per qualche istante, per poi tornare a sorridere con calma al fratello. «Quello di mia madre morta fu il primo spirito che mi resi conto di vedere come tale, quando avevo solo cinque anni. La uccisero proprio perché poteva vedere gli spiriti, anche se io non lo seppi mai chiaramente, fino a quel momento…»
«Cosa…?» mormorò Amidamaru, stupefatto, osservando incredulo il sorriso malizioso sul viso dell’onmyoji, impassibile e tranquillo nonostante ciò che aveva appena detto. Ma fu ancora più sorprendente vedere Yoh sorridergli, udire ciò che disse.
«Ti capisco. Ti capisco benissimo, Hao. Per più di dieci anni, anche io sono rimasto solo, a causa del mio potere…» E chinando la testa, sorrise tristemente. «Ma non avrei mai ucciso qualcuno per questo…»
«Ma tu non puoi capire, Yoh…» rispose Hao, con un sorriso. «So che hai pensato a tutto questo per tutto il tempo che hai trascorso con me, e so anche che non mi cederai il tuo spirito di tua spontanea volontà…»
«Questo dipende solo da te…» replicò Yoh, sorridendo al giovane. «Ma non cambierai idea nemmeno dopo mille anni. Non so cosa sia successo lungo tutto questo tempo, ma, se vorrai diventare Shaman King, distruggere gli esseri umani per questo… io farò tutto ciò che posso per sbarrarti la strada!»
«Credi di averne il potere, Yoh? Anche se la tua forza è la più potente fra tutte, dopo la mia, non è sufficiente per battermi. Ma se proprio vuoi provare…»
Hao fece qualche passo indietro, allargando le braccia, tra le fiamme che iniziarono ad avvolgere il suo corpo.
«Ho fatto quel che potevo per evitare di combattere, Yoh…»
«Anch’io non avrei voluto battermi con te, Hao…» disse Yoh, mentre anche il suo over soul argentato prendeva forma attorno a lui. «Ma sembra che non mi lasci scelta…»
«Non è vero. La possibilità di scelta l’hai avuta, ma hai preso quella sbagliata. Mi perdonerai, vero, se non è il tuo corpo ciò che voglio conservare…»
Ad un gesto di Hao, l’over soul Kurobina apparve, e Yoh si ritrovò circondato dal fuoco quasi senza avere il tempo di rendersene conto. Riuscì a difendersi solo in parte. Tuttavia, anche se non del tutto incolume, sorrise determinato, alzandosi lentamente in volo.
«Colpo di riscaldamento?»
Hao lo osservò con calma, rimanendo a terra.
«Se preferisci, passo subito all’azione diretta… Peccato, perché non sai quanto ho aspettato di potermi battere seriamente… con te!!»
Detto ciò, si scagliò direttamente sul fratello, distruggendo il braccio sinistro di Byakko senza nemmeno permettere a Yoh di accorgersene. Il ragazzo, tuttavia, ricostruì prontamente il pezzo mancante, ma non ebbe il tempo di evitare neppure il secondo attacco di Hao, che senza dargli un secondo di tregua, lo colpì violentemente al braccio e al fianco destro, lasciandolo stordito per qualche istante. Agitando la testa per riprendere il controllo, Yoh rinvigorì il suo over soul, ansimando un po’. Il braccio che Hao aveva colpito gli doleva in maniera incredibile. Era tanto sperare che non si fosse rotto.
«Ti chiedi cosa sto facendo?» gli domandò Hao, fermandosi, per poi sorridere. «Be’, sono gentile! Invece di ucciderti, ho solo deciso di ridurti più o meno lentamente all’impossibilità di muoverti. Se ti mandassi all'altro mondo subito, che soddisfazione ci sarebbe nel prendere il tuo spirito?»
Yoh lo vide partire di nuovo all’attacco, ma stavolta ebbe il tempo di alzare lo scudo del suo over soul di fronte a sé, anche se ciò non sortì del tutto l’effetto desiderato. Il terzo colpo di Hao lo gettò con forza verso il suolo, e non gli fu possibile fermare la caduta, così colpì il terreno con violenza. Non era riuscito a prendere il suo ritmo, tanto era veloce. Perlomeno, era riuscito a difendersi alla meno peggio, ma era stata davvero una bella botta. Rialzandosi con un gemito, pulì con una mano un rivoletto di sangue che gli usciva dal labbro.
«Apprezzo i tuoi sforzi nel non voler cadere a terra…» disse Hao, osservandolo con un sorriso. «Sei stato furbo ad usare poco furyoku, ma non abbastanza. Così facendo ne hai perso poco, ma ti sei già fatto male. Non so se sia il metodo giusto per combattere contro un furyoku almeno tre volte più grande del tuo… Non credo proprio che io finirò per perdere la calma come aveva fatto Ren…»
Senza ribattere, Yoh lo attaccò con una velocità sorprendente, arrivando alle sua spalle in un istante, e sferrando un fendente che ruppe gran parte dell’over soul Kurobina. Ma nonostante ciò, vide, sorpreso, Hao voltarsi e guardarlo con un sorriso freddo, impedendogli di ritirare la lama ancora conficcata nella sua armatura, dopodiché, un’enorme fiammata lo investì completamente, prima di respingerlo con forza.
«Vedi di fare sul serio, Yoh. M’impegnerò a fare lo stesso… senza remore, stavolta…»
Yoh, sospinto sopra gli alberi dal colpo, ricreò immediatamente le parti di over soul mancanti, per poi sorridere al fratello, con una lieve smorfia di dolore.
«Sei davvero forte, Hao…»
«Anche tu, Yoh. Proprio come volevo…»
Stavolta, i due giovani si scagliarono l’uno contro l’altro simultaneamente, attaccando e difendendosi da velocissime serie di colpi, finché il fuoco circondò nuovamente Yoh, mentre mille lame di luce argentea inondarono l’over soul di Hao. Quando gli effetti dei due attacchi scomparvero, entrambi gli over soul si erano quasi dissolti, ma vennero ricreati all’istante.
Hao sorrise in tutta calma al ragazzo ansimante di fronte a lui.
«Complimenti, Yoh! La tua tecnica Mumu Myoyakumu è davvero sorprendente. E’ la prima volta che il mio over soul riceve un danno simile. Solo che per usarla contro di me hai consumato troppo furyoku, ormai…»
Yoh non rispose subito, cercando di regolare il respiro, ma poi sorrise.
«Immagino che tutto ciò che proverò a fare ora sarà inutile…»
«Immagini bene! Sono comunque felice di non vederti mollare…» rispose Hao, con un sorriso compiaciuto. «E dato che so cosa vuoi fare ora, sappi che apprezzerò il tuo tentativo. E’ da tanto che aspetto di sentire la tua forza, quindi, nemmeno io mi tratterrò. Assaporerò questo momento. Non lo sprecare nemmeno tu…»
Detto questo, si lanciò di nuovo contro il fratello, che fece lo stesso. Sprigionarono entrambi tutto il loro furyoku, finché i loro over soul non arrivarono a toccarsi.
Anna sobbalzò arrestandosi, anche se non fu la sola.
«Signorina Anna…» mormorò Tamao, preoccupata.
«Allora… l’avete sentito…» balbettò Ryu, guardando stupito il sentiero di fronte a lui.
Lyserg sbarrò gli occhi sorpreso.
«Non ho mai sentito… nulla di simile. Quasi non si riesce a distinguerli l’uno dall’altro. Questi sarebbero… i furyoku di Yoh e Hao?»
«Sembra quello di una sola persona…» mormorò Chocolove.
Anna fece qualche passo, osservando le chiome degli alberi con un sospiro teso.
«In un certo senso è così…» disse, sorprendendo tutti. «Avete sentito un assaggio della forza che Hao otterrebbe se riuscisse a riprendersi Yoh. Il loro furyoku si avverte addirittura oltre la barriera dei totem. Ma quello di Yoh è la parte più piccola!» Stringendo i pugni, la ragazza riprese a correre. «Si sono già incontrati! Dobbiamo trovarli prima che sia tardi!!»
Tutti si affrettarono a seguirla. Ormai erano tre i gruppi alla disperata ricerca di quei totem nella foresta.
Anna avvertì i due furyoku calare d’intensità. La battaglia si stava concludendo. Dovevano arrivare in tempo… ad ogni costo!

«Cosa è…»
Horo Horo si bloccò sorpreso, e lo stesso fece Ren sbarrando gli occhi.
«Ren… questo è…»
«E’ Yoh!» esclamò il giovane cinese, percependo l’enorme e distante emanazione di furyoku. «Quel che è peggio è che il suo avversario è Hao!! Ma non capisco di chi sia questa forza esorbitante! Non è certo di Yoh, ma non è nemmeno soltanto di Hao…!!»
«Accidenti! Speriamo non sia troppo tardi!! Sbrighiamoci, Ren!!»
I due ragazzi ripresero a correre, i due totem ancora non apparivano loro davanti.

La luce del Grande Spirito venne adombrata per un istante da quella sprigionata dagli enormi furyoku dei due giovani che si erano appena scontrati. E probabilmente quello sarebbe stato l’ultimo colpo, per uno di loro.
«Mi dispiace… Yoh…»
I due over soul si erano sciolti di nuovo, ma mentre Hao scese lentamente tra gli ultimi residui dei rispettivi attacchi, Yoh venne scaraventato tra gli alberi, lontano dai totem, e completamente consumato, finì a terra con un gemito.
«Sei stato bravo, davvero…» disse Hao, poggiando i piedi al suolo, per poi avvicinarsi al fratello. «Mi è rimasta meno della metà del furyoku. Da quando mi sono reincarnato, non ne ho mai perso così tanto…»
Amidamaru tornò al suo aspetto normale, guardando preoccupato il suo padrone. Yoh si rimise a fatica in ginocchio, barcollando, e lasciò cadere le spade, posando una mano a terra, alzò lo sguardo sul fratello e sorrise appena, ansimando.
«Grazie del complimento, Hao…»
«Sono io che devo ringraziare te…» rispose l’onmyoji, fermandosi di fronte al ragazzo. «Sei cresciuto quasi oltre le mie aspettative, donandomi una forza che nessuno potrà mai eguagliare, una forza che anche tu hai sentito scorrere nel corpo, un istante fa…»
Con un lieve sorriso, Hao si accucciò di fronte al giovane, rivolgendogli un sorriso.
«Sei stato il mio più grande avversario, Yoh…»
Detto questo, posò una mano sul petto del fratello, con un ultimo, freddo, ma sincero sorriso.
«Mi ha fatto piacere… poterti conoscere…»
Dopo aver udito quelle parole, Yoh spalancò gli occhi. Una forte scossa rovente attraversò il suo corpo, la vista gli si offuscò, la sua mente parve svuotarsi all’improvviso. Riuscì solo a capire cosa stesse succedendo. Gli sembrò di svanire come una nuvola di fumo. L’ultima cosa di cui si rese conto fu il sorriso soddisfatto di Hao, mentre la voce di Amidamaru lo chiamava invano.

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Capitolo 9
*** Just like you... ***


Horo Horo osservò il compagno che correva con lui tra gli alberi, poi tornò a rivolgersi al sentiero. Dov’erano quei maledetti totem?! Li cercavano ormai da un sacco di tempo! E non potevano permettersi di perderne molto. Anche l’aria sembrava farsi sempre più pesante. D’un tratto, un’orribile sensazione gli attraversò con un brivido la schiena. Era come se fosse appena accaduto qualcosa di assai spiacevole. E capì subito che non l’aveva avvertito solo lui.
«Accidenti! Muoviamoci, Horo Horo!!» esclamò Ren, stringendo il pugno attorno alla spada. «L’aura di Yoh è diminuita all’improvviso, non si sente quasi più!»
Horo Horo si morse teso il labbro inferiore, per poi voltarsi a guardare il giovane accanto a lui.
«Ren… tu pensi che…»
«Io non penso proprio nulla!!» ribatté il ragazzo. «Yoh è ancora sano e salvo! Sicuramente! Se ci sbrighiamo, potremo…!!»
«Ormai è troppo tardi!»
I due giovani si bloccarono all’istante, voltandosi verso il punto da cui era venuta quella voce, trovandovi Opacho, che saltato fuori da un cespuglio, alzò lo sguardo su di loro.
«Il signor Hao ha appena sconfitto il signor Yoh!»
«Cos… cos’hai detto?!!» esclamò Horo Horo, incredulo quanto il compagno al suo fianco.
«Hai sentito bene!» replicò Opacho, con sicurezza. «Il signor Hao ha ripreso in sé la sua metà! E’ finita!»
«No…! Non ci credo!!» esclamò Ren, con rabbia, stringendo l’impugnatura della spada. Non poteva essere vero!! Non poteva!!
«Muoviti, Horo Horo!!! Mi rifiuto di credere alle sciocchezze di un moccioso!!»
Riprese a correre con l’amico, seguito da Opacho, e d’un tratto, in lontananza, apparvero le porte dei Totem.

«Anna! L’aura di Yoh che avvertivamo fino a poco fa sta sparendo!!»
Ryu si rivolse alla ragazza che correva con loro nel bosco. Non l’aveva mai vista così tesa.
«Maledizione! No, non lo accetto!!» esclamò l’itako, accelerando il passo, nonostante ormai fosse quasi senza fiato. Yoh era quasi scomparso, invece la presenza di Hao si sentiva ancora fin troppo chiaramente. Era un incubo! Era di sicuro un incubo!!
«Ditemi che non è vero!» balbettò Manta, con un sorriso tremante.
«Mi dispiace, invece! Purtroppo è così!»
Bloccandosi, tutti eccetto Anna si voltarono sorpresi alle proprie spalle.
«Luchist! Marco! Signorina Jeanne!» esclamò Ryu, mentre i due uomini e l’Iron Maiden si avvicinavano a loro.
«Che cosa vuoi da noi?!» sbottò Anna, seccata.
«Non certo battermi, ma solo dirvi che oramai non avete speranze…» rispose Luchist. «I Totem sono in fondo a questa strada. Chissà… Se vi sbrigate forse siete ancora in tempo…» aggiunse, con un lieve sorriso. «Ma stando a quel che ci ha detto Opacho… non credo proprio possa essere così. Mi spiace per voi, ma il signor Yoh ha già perso completamente questa battaglia…»
Anna si voltò appena ad osservare le espressioni provate di Marco e Jeanne, i volti stupiti dei propri compagni. Luchist non aveva mentito… e lei lo sapeva. Stringendo i pugni, riprese a correre. Poteva ancora permettersi di sperare? Era davvero finita?! Ma perché?!!

Un ghigno soddisfatto curvò le labbra di Hao. Non vi era più alcun segno di vita da parte di Yoh. Non avvertiva più nemmeno il minimo pensiero. Ormai era suo. Sostenne con il braccio il corpo inerte del giovane, che s’inclinò appena verso di lui.
«Yoh!»
Amidamaru allungò una mano verso il ragazzo, per poi guardare con rabbia il giovane davanti a lui.
«Hao! Lascialo!»
«Amidamaru…» mormorò l’onmyoji, con un lieve sorriso. «Tu sapevi tutto. Non potevi convincerlo a desistere? Ah… Forse sapevi già che non ce l’avresti fatta…»
Il samurai serrò i denti, senza rispondere.
«Non ti preoccupare, spirito…» continuò Hao. «Avrai l’onore di poter assistere al mio trionfo…»
«Non ci sarà mai nessun trionfo per te, Hao!! Anche se creerai il tuo regno, troverai troppe persone in disaccordo con te! Anche gli sciamani sono e restano comunque esseri umani!!»
«Hai ragione! Ma non sarà un grave problema convincerli, sta’ tranquillo…» rispose Hao, con tono provocatorio. «In fondo, le tue parole sono quelle di chi sa di essere stato sconfitto. Anche Yoh, alla fine, ha deciso di arrendersi al suo destino. Una scelta intelligente da parte sua, non trovi?»
«No! Yoh non si è arreso! Yoh ha solo continuato a sperare che tu potessi cambiare!» ribatté Amidamaru. «Non riesco a crederci…! Yoh ha sofferto moltissimo a causa tua, ma ha continuato comunque a fidarsi di te! Anch’io… per un momento ho sperato che potesse aver avuto ragione…» Lo spirito abbassò appena la testa, tacendo per qualche istante. «… e che tu… tenessi davvero a lui…»
«Io non gli ho mai dato motivo di non crederlo, Amidamaru. Non ho mai tradito la fiducia di Yoh, quello che avrei fatto lo sapeva bene anche lui, nemmeno tu puoi negarlo…» rispose Hao, con estrema calma. «In fondo, Yoh è la mia unica, vera famiglia. Mi sono divertito a stare in sua compagnia. L’unica cosa che davvero mi dispiace è il non avergli mai detto apertamente quanto si stesse illudendo, anche se sono certo lo sapesse lui stesso…» Sospirando appena, il giovane sorrise freddamente, con lieve malizia. «Ti sbagli, Amidamaru, e dovresti saperlo bene… che per me al mondo non c’è mai stata cosa più importante di Yoh…Altrimenti… perché avrei continuato a cercarlo da quando è nato?»
Amidamaru fissò con disprezzo il sorriso beffardo del giovane.
«Sei senza cuore, Hao! Non meriti nemmeno un briciolo dell’affetto che Yoh ti ha dato!!»
Hao gli sorrise soltanto, con aria indifferente e compiaciuta. Un attimo dopo, però, spalancò gli occhi, fissando incredulo il giovane su cui ancora teneva la propria mano. All’improvviso, i pensieri di Yoh erano tornati ad occupare la sua mente, il suo cuore aveva ripreso a battere.
«No… Non è…»
Si sentì come se lo spirito del fratello gli fosse stato strappato di mano. Stupefatto, osservò Yoh, che con un gemito quasi impercettibile, si mosse appena, poggiando una mano a terra.
«Yoh…» sussurrò Amidamaru, meravigliato.
Il giovane sorrise stentatamente, afferrando il polso del fratello, vicino al suo petto.
«Mi sa… che ti sbagli, Amidamaru…» mormorò, ansimando.
Hao non si mosse, rimanendo a fissare il ragazzo. Un pensiero fastidioso arrivava di continuo alla sua mente. L’aveva percepito molte altre volte, prima di quel momento. E allora perché solo ora sembrava arrivargli al cuore come un pugno? Yoh l’aveva preso alla sprovvista…
«Ehi, Hao…»
Parlando a fatica, il ragazzo alzò lo sguardo sul fratello, e sorrise di nuovo.
«Avevi ragione su di me… Hai sempre avuto ragione…»
«Cosa?! Yoh…!» esclamò Amidamaru, stupito da quelle parole. Ma lui non gli diede bado, osservando Hao, che ancora non aveva detto nulla.
«Avevi ragione… Io sono davvero uguale a te…»
«Taci, Yoh!» esclamò l’onmyoji, mentre i pensieri del fratello s’insinuavano ancora tra i suoi. «Come puoi essere… ancora qui?!!»
Yoh continuò a sorridergli, con calma.
«Ad essere sinceri, non lo so… E’ come… se ad un certo punto avessi desiderato di tornare indietro. Ma forse… sono qui perché ho capito una cosa…» disse, con voce fioca. «Ho capito… che ti voglio aiutare. Ho capito che voglio diventare Shaman King proprio per realizzare il tuo stesso sogno…»
Amidamaru lo fissò sempre più confuso, senza sapere cosa pensare, e si sorprese nel capire che anche Hao era nello stesso stato, mentre osservava agitato il giovane che riprese a parlare.
«Ma ciò significa… che anche il tuo desiderio è uguale al mio, Hao…»
«Che cosa?!!»
«Sì, è così…» rispose Yoh, chinando la testa. «Forse, per un istante sono davvero tornato a far parte di te. E nei giorni che ho passato in tua compagnia ho potuto rendermi conto di cosa volesse dire… essere la tua metà. Mi sembra quasi… di poterti leggere nel cuore… E forse è proprio per questo… che anch’io sto cercando la stessa cosa…» Fece una breve pausa, tornando a guardare il fratello, e il sorriso sul suo volto si addolcì. «Credo di poter dire… che tu vuoi eliminare gli esseri umani non per dominare… ma solo per poter riavere la vita serena e tranquilla che loro ti hanno portato via…»
A quelle parole, Hao sbarrò gli occhi, osservando il triste sorriso sul viso del giovane, ascoltando incredulo le sue parole.
«Ma in fondo al cuore, Hao, sai bene che così non otterrai nulla…»
«Sta’ zitto!!!»
L’onmyoji si liberò con uno strattone dalla presa del fratello e lo colpì, furioso, con un pugno, facendolo finire a terra.
«Yoh!» esclamò Amidamaru, preoccupato. Ma Hao, alzandosi, tese una mano verso lo spirito, che si dissolse all’istante.
«Come puoi esserti liberato?!! Come puoi dire tutto questo di me?!! Cosa vuoi saperne di me?!!» gridò, con rabbia, rivolto al ragazzo steso al suolo, che gemette appena. «Tu non puoi sapere nulla! Sei una nullità al mio confronto!! Io diventerò Shaman King per dominare questo mondo! E i più deboli saranno destinati a scomparire!! Come accadrà ora… a te!»
Tese il palmo della mano verso il fratello, steso immobile sul terreno. Ma di nuovo fece caso ai suoi pensieri. Un’idea fastidiosa, di cui Yoh era convinto, un pensiero che mai nessuno aveva rivolto a lui così sinceramente. Non aveva alcun senso! Non aveva alcun senso nemmeno tenere in vita un fratello tanto cocciuto! Un attimo e l’avrebbe fatto sparire per sempre! Rimase immobile, serrando i denti, con il braccio tremante ancora proteso verso Yoh, percependo che il giovane aveva perso i sensi. Ma poi, sospirando rabbioso, ritirò la mano, e con un fruscio del mantello, si voltò, dirigendosi verso le colonne.


«Anna!! Guarda!!»
Manta indicò il sentiero di fronte a sé, dove, tra gli alberi, cominciavano ad intravedersi due enormi totem.
Anna li osservò, determinata. Dovevano arrivare in tempo! Dovevano fare in tempo!!
«Oltre quelle colonne troveremo il signor Hao!» disse Luchist, con un sorriso. «Se sarete fortunati, potrete assistere alla sua incoronazione!»
«Sta’ zitto!!» esclamò Anna, con rabbia, continuando a correre. «Finché ci sarà Yoh…!»
«E’ troppo tardi! L’ho già detto…» la interruppe il pastore. «Ormai il signor Yoh non esiste più. Ci sarà solo il signor Hao ad attendervi…»
«Stai mentendo!!» ribatté Anna, ben sapendo che però non era così, mentre tutti rallentavano pian piano, scioccati da quello che avevano udito.
«Mi dispiace…» disse Luchist, sorridendo appena. «Non avrei motivo di mentirvi. Opacho me l’ha detto prima di avvisare anche gli altri vostri due amici. Ed è bene che sappiate che quel bimbo può leggere la mente…»
«No…» mormorò Anna, allibita. «Non posso crederci! Non è possibile!»
E riprese a correre verso le colonne.
«Accidenti! Vieni, Chocolove!!» esclamò Lyserg, mentre il suo angelo Zerel lo sollevava, e col compagno scattò veloce verso i due totem.

Era finita. Ancora un po’ e la sua millenaria ricerca si sarebbe conclusa.
Hao sorrise lievemente, osservando il Grande Spirito dalla cima della colonna su cui era seduto. In fondo, con o senza Yoh, quel potere immenso sarebbe stato suo, anche se il suo futuro non gli appariva più chiaro come lo era poco prima. Era forse la prima volta che dubitava. Ed era sicuramente la prima volta che risparmiava la vita a qualcuno. Non sapeva spiegarsi di preciso perché non l’avesse ucciso. Ma in quel momento non ce l’aveva fatta. Oh be’… se proprio fosse servito, aveva comunque il tempo per farlo in un secondo momento. Yoh o non Yoh, lui avrebbe realizzato il proprio desiderio. Aveva aspettato mille anni e finalmente era giunto il momento.
Yoh era davvero la sua più grande fortuna e al tempo stesso il suo più grande errore. Forse, ciò che aveva cercato per tutto quel tempo, ciò che aveva cercato con Yoh era qualcuno a cui dare fiducia… e qualcuno che si fidasse di lui, qualcuno che fosse identico a lui fino all’ultima goccia di sangue. In poche parole, se stesso. Ma ritrovarsi in quel modo non aveva sortito l’effetto desiderato. Yoh decisamente non era come lui. Probabilmente, a causa sua aveva appena subito la sua prima, vera, sconfitta… Ma non per questo si sarebbe scoraggiato. Il destino a volte riserva brutti scherzi. Yoh era stato uno di questi scherzi. E a questo scherzo avrebbe posto fine al più presto.
Sorridendo di nuovo tra sé, si volto indietro, verso il basso, dove Ren, arrivato in quel momento, si era accorto di lui.
«Hao!!!» esclamò il giovane cinese, alzando lo sguardo.
L’onmyoji sorrise tranquillamente, con la consueta sicurezza.
«Ciao, Ren! E’ da un po’ che non ci si vede…»
«Sta’ zitto!!!» sbottò il ragazzo. «Dov’è Yoh?!!»
«Yoh, dici?» ripeté Hao, con calma. «Non saprei. Prova a cercare tra gli alberi. A giudicare da come l’ho lasciato, non credo proprio sia riuscito a spostarsi…»
«Maledetto!!!»
Ren creò l’over soul e vi salì, raggiungendo ad alta velocità il suo avversario, che staccando appena i piedi dalla cima della colonna, sparì in una fiamma, evitando l’attacco e riapparendo a mezz’aria poco distante, sempre con un leggero sorriso sul volto.
«Riflettici prima di affrontarmi, Ren. Anche se ho perso molto furyoku, ne ho abbastanza da poter sopraffare il tuo…»
«Taci!! Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto!!!»
Ren alzò di nuovo il Bushin Yutswe e la scarica di un fulmine trapassò l’aria, ma Hao evitò anche quella, e riapparve tra le fiamme poco più in basso, dietro al giovane che lo aveva attaccato.
«Dai, Ren! Non dovresti rischiare così il tuo potente furyoku e la vita. Non ce la potrai mai fare da solo contro di me…»
«Lo so perfettamente!!» rispose Ren, puntando su di lui, vedendolo scomparire e riapparire poi in un altro punto. In quell’esatto momento, però, Hao spalancò gli occhi, accorgendosi all’improvviso di altre tre presenze dietro di sé.
«Infatti, non è solo!!!» esclamò Horo Horo, scagliando un enorme pugno di ghiaccio verso il giovane, che, stupito, fece in tempo a spostarsi quel tanto che bastava da sentir congelare solo parte della mano sinistra. Perché non si era accorto di loro? Quello che era accaduto con Yoh l’aveva distratto. Ma c’entrava anche il fatto che i suoi rivali non stavano pensando praticamente a nulla se non a sconfiggerlo. I loro pensieri risultavano confusi, ma ora che si erano mostrati tutti a lui, non sarebbe più stato un problema. Sfuggì rapidamente all’attacco simultaneo di Chocolove e Lyserg, riapparendo davanti ai quattro ragazzi.
«Che ti prende, Hao?! Come mai non attacchi?!» domandò Ren, con tono provocatorio.
Hao sorrise con calma, creando l’over soul Kurobina attorno al suo corpo.
«Potevate chiedermelo!»
Detto ciò, si lanciò sugli avversari, mentre un’enorme vampata di fuoco circondava sia lui che loro.
Ren ricomparve ansimante tra le fiamme, mentre Lyserg si affrettò ad afferrare Horo Horo, che stava precipitando, con uno dei tentacoli del suo over soul.
«Bravi!» disse Hao con un sorriso. «Vediamo quanto potete resistere…»
«Vediamo quanto potrai farlo tu!!» esclamò Ren, con rabbia.
I quattro giovani si lanciarono contemporaneamente su Hao, che per l’ennesima volta ricomparve di fronte a loro. Non appena riapparve, però, Chocolove colpì rapidamente il suo over soul, tagliandone quasi tutta la parte sinistra. Spiazzato per un istante da quell’ennesima, insolita distrazione, Hao si scansò per evitare Lyserg, che stava puntando su di lui. Ma all’improvviso sentì una dolorosa fitta sotto l’addome. Uno dei tentacoli del Mastema Dolkeem era riuscito a colpirlo! O meglio, a trafiggerlo… Con una smorfia contratta, portò una mano alla ferita. Stava già sanguinando troppo per i suoi gusti, era stato addirittura costretto a sciogliere l’over soul, ma a quanto pareva, nella confusione nessuno si era accorto veramente del danno che aveva subito. Cos’erano quelle continue distrazioni?! Non riusciva più a concentrarsi sui pensieri e sui movimenti avversari. Tutto a causa di Yoh! Quello che gli aveva detto continuava a rimbombargli nella testa. Si era innervosito. Yoh aveva mosso in lui qualcosa che gli risultava assai scomodo. L’aveva fatto esitare. Ma perché?! Non poteva essere costretto a soccombere un’altra volta!! Avrebbe dovuto eliminare quella sua maledetta metà fin da subito!! Era stato uno sbaglio lasciarlo vivere!
Riscotendosi, vide Horo Horo, Chocolove e Lyserg puntare di nuovo su di lui, e li evitò appena in tempo, svanendo di nuovo nel fuoco, per poi colpire con un pugno del suo over soul Ren, che l’aveva attaccato subito dopo. Stava esaurendo il furyoku, e non aveva il tempo necessario a curarsi. Non era stato colpito ad organi vitali, ma stava perdendo davvero troppo sangue, ora. L’ultima volta che era stato ferito a quel modo risaliva a cinquecento anni prima. Non era un ricordo confortante…
Venne di nuovo attaccato da tre dei suoi avversari, ma a fatica riuscì ad evitarli ancora una volta. Per quanto avrebbe potuto farlo ancora? Non voleva… non voleva attendere altri cinquecento anni! Con un grido, rinvigorì l’over soul e colpì con successo Horo Horo e Lyserg, che però riuscirono ad evitare di cadere al suolo, lanciandosi di nuovo su di lui. Evitò anche quell’ennesima offensiva, come fece con la successiva, ma non ce la faceva più a contrattaccare. Stringendo a pugno la mano poggiata sulla ferita, sentì l’over soul spegnersi ancora una volta. I suoi avversari si gettarono nuovamente verso di lui, ma scansatosi, udì il grido di rabbia di Ren alle sue spalle. Si voltò di scatto, rimanendo sospeso nell’aria solo grazie al furyoku che gli rimaneva, mentre, per la terza volta nella sua lunga vita, capì di aver commesso il suo ultimo errore.

Il fruscio delle foglie attraversò il bosco silenzioso, assieme all’aria stranamente fredda.
Yoh spalancò gli occhi all’improvviso, e si rizzò a sedere con un gemito. Ma… cos’era stato a svegliarlo? Osservò gli alberi attorno a sé. Qualcosa non andava. Qualcosa… lo chiamava. Perché aveva un’orribile sensazione? Avvertiva un pericolo. Cosa stava succedendo? Senza pensare oltre, afferrò l’Harusame e la Futsunomitama, e corse come non aveva mai fatto verso le colonne dei totem, ignorando le ferite, ignorando tutto, tranne la strana sensazione di dover fare in fretta.

«Presto, muoviamoci!! Ormai ci siamo!!»
Anna corse a perdifiato con i compagni, dopo aver oltrepassato le colonne che li separavano dal Grande Spirito.
«Ren e Horo Horo sono già là!!» disse Ryu, preparando la sua spada.
«Non m’interessa!!» ribatté Anna, con rabbia, mentre tutti la guardavano stupiti. «Hao pagherà per quello che ha fatto!! Lo costringerò a dire addio a questo mondo! Fosse l’ultima cosa che faccio!!»
«Signorina Anna…» mormorò Tamao, preoccupata. Non l’aveva mai vista tanto furiosa. E le dispiaceva vederla così. Ma sapeva che per Yoh non si sarebbe fermata davanti a nulla.
Un istante dopo, però, sia Anna, sia Ryu, Faust, sia Marco, Jeanne e tutti gli altri si bloccarono increduli davanti a ciò che si parò loro davanti.
Ren fissò furibondo il ragazzo di fronte a lui, senza nemmeno far caso all’insolito stupore sul suo volto. Ritrasse la lama dell’over soul dietro di sé, pronto a colpire.
«Tu non sei imbattibile, Hao! Yoh aveva ragione! E non esiterò certo…» esclamò, con voce tremante di rabbia. «… ad uccidere colui che ce l’ha portato via!!!»
Hao osservò immobile la lama che venne scagliata fulminea contro di lui. Anche stavolta… Non poteva crederci… La fine di una vita… Altri cinquecento anni nei suoi peggiori incubi… Era finita anche quella vita, come tutte le altre. Ancora un istante e tutto sarebbe scomparso. Perché?
All’improvviso, nella sua testa esplose la voce di Yoh, che chiamava il suo nome. Quella voce arrivò a lui come un lampo di luce. Ma quel grido silenzioso venuto dal cuore di Yoh fu l’ultimo pensiero che avvertì.
Anna, Manta, Ryu, Faust, Luchist, Marco, Jeanne, Tamao, … sia persone che spiriti, anche Lyserg, Horo Horo e Chocolove, rimasero solamente in silenzio, incapaci di reagire, osservando increduli ciò che era accaduto.
Hao fissò con gli occhi sbarrati il ragazzo davanti a lui, senza più nemmeno la forza di parlare, senza neanche accorgersi del sangue che sporcò il suo mantello, scivolando sulla lama dell’over soul. Non era… possibile…
Muovendo appena le labbra da cui però non uscì alcun suono, Ren rimase, senza fiato, a guardare l’enorme spada azzurro limpido che svaniva in una flebile luce argentea, dopo aver portato fin lì il ragazzo sospeso a braccia aperte di fronte a lui, apparso all’improvviso con il suo over soul oramai spento.
«Yo-Yoh…» mormorò, lasciando dissolvere la grande lama che aveva colpito il ragazzo tra lui e Hao.
In un attimo che parve un’eternità, l’Harusame e la Futsunomitama scivolarono dalle mani del giovane, che precipitò inerte verso terra.
«Yoh!!» esclamò Ren, gettandosi per tentare di prenderlo. Ma Hao, rimasto immobile fino a quel momento, svanì improvvisamente tra le fiamme, davanti a lui, e, riapparendo quasi subito più in basso, prese sulle braccia il corpo del fratello, scendendo lentamente verso terra, dove, inginocchiandosi, lo depose, senza più muoversi.
«No…» mormorò Manta, con un sorriso forzato. «Non mi direte che Yoh…»
Tamao portò una mano alla bocca, lasciandosi sfuggire un singhiozzo. Perfino Anna rimase immobile, scioccata, come se in lei fosse svanita ogni forza. Ryu, Luchist, Jeanne e Marco osservarono increduli i giovani di fronte a loro. Chocolove e Horo Horo, sostenuto dal compagno, scesero lentamente a terra, rimanendo a bocca aperta davanti a ciò che era accaduto. Lyserg fece svanire l’angelo che lo aveva riportato al suolo, lasciandosi cadere in ginocchio.
Nessuno… Nessuno si sarebbe mai aspettato un gesto del genere dal ragazzo che, invece del suo spirito, ad Hao aveva deciso di dare la vita.
Ren, ancora sospeso sopra i due ragazzi, serrò i denti e gridò disperato, riscotendo tutti dal torpore che li aveva presi, e gettandosi su Hao col proprio over soul.
«Lascialo!! Lascialo immediatamente!!!»
Ma ancora prima di arrivare al bersaglio, fu respinto da una sorta di barriera invisibile, che spezzò il suo Bushin come fosse il più volgare dei cristalli. Il giovane riuscì a malapena a sorprendersi di ciò che l’ormai quasi insignificante furyoku di Hao aveva provocato, prima di venire sbalzato via, cadendo a terra, esausto.
Tutti fissarono stupiti il giovane rimasto a testa china in silenzio, con Yoh ancora tra le braccia.
Hao osservò gli occhi chiusi del fratello, da cui vide scivolare una lacrima. Non riusciva a spiegarsi perché era successo… Aveva ricevuto un colpo tanto potente da ucciderlo all’istante, ben sapendo a cosa andava incontro. Ma l’aveva salvato… Perché l’aveva fatto?
Forse… era proprio per questo che era sempre stato certo di non poter essere sconfitto da Yoh, perché non si era mai chiesto… in che modo sarebbe successo. Ma lui non era mai stato un tipo che accettava le sconfitte.
«No… non può essere…» balbettò Horo Horo, allibito. «Yoh non può essere…»
«Morto?»
Tutti sobbalzarono, mentre Hao, posato delicatamente a terra il corpo del fratello, si alzava in piedi. Il sangue usciva ancora dalla ferita che aveva riportato, sporcando i suoi abiti, ma lui sembrava non farvi nemmeno caso.
«Capisco solo ora… il punto a cui Yoh voleva spingersi pur di fermarmi…» disse, serio, con una tale calma che tutti si allarmarono nuovamente. Alzò lo sguardo, con un impercettibile sorriso sul volto. «Per questo, giuro alla sua anima che non lo lascerò morire… in questo modo…»
«Aspetta!» esclamò Anna, sospettosa, facendosi avanti. «Cos’hai intenzione di fare?!!»
Hao si voltò appena verso le persone dietro di lui, che osservarono spaventate il sottile sorriso che curvò di più le sue labbra. Poi tornò a guardare Yoh. Gli era rimasto pochissimo furyoku. Doveva riuscire ad ogni costo. Era la sua ultima possibilità.
«No!!» esclamò Lyserg, gettandosi sul nemico. Anche Horo Horo fece lo stesso, creando tempestivamente l’over soul.
«Fermati, Hao!!»
Ma il giovane non diede loro bado e tese una mano sul fratello.
«Cho… Senji Ryakketsu…» disse, in un sussurro, e stringendo i denti concentrò tutto il furyoku che gli era rimasto in corpo.
Tutti spalancarono gli occhi, scioccati. Horo Horo, Lyserg, Chocolove e Ren si lanciarono sul giovane, in un ultimo, disperato tentativo, ma videro soltanto il pungente sorriso sul suo volto, prima che, con un boato simile ad un’esplosione, un vortice di fuoco di impressionante potenza inghiottisse i due fratelli e tutto ciò che era loro attorno.
Passo qualche istante prima che qualcuno tentasse di rialzarsi. I primi a farlo, si guardarono attorno storditi, cercando di intravedere qualcosa che potesse far capire cos’era accaduto. Le lingue di fuoco che avevano celato ai loro occhi addirittura il Grande Spirito si erano ormai spente, ma una leggera foschia grigiastra aleggiava ancora davanti a loro. Il foulard scarlatto di Anna volò via con il vento che si era alzato, mentre la ragazza, inginocchiata a terra, immobile, si rese improvvisamente conto di ciò che di lì a poco sarebbe apparso davanti ai loro occhi. Non poteva essere…
Rimanendo in piedi con uno sforzo, Hao si lasciò sfuggire una leggera smorfia di dolore, ma sorrise lievemente, compiaciuto. Un attimo dopo, con un sussulto e una violenta inspirazione, Yoh riaprì gli occhi sul cielo sopra di lui.
«Yoh…» mormorò Anna, mentre le persone che pian piano si rialzavano attorno a lei, la guardavano confuse e stupite.
«Cos’è successo, Anna?» domandò, allarmato, Chocolove. «Non mi dirai che Hao… che Yoh è… »
«No… non è possibile…» balbettò Lyserg, spalancando gli occhi stupito, accorgendosi d’un tratto di cosa era accaduto. «Hao… lo ha…»
I due ragazzi fissarono senza fiato il giovane che aveva appena riaperto gli occhi, così come fecero Horo Horo e Ren, che, sollevatosi con le braccia da terra, li osservò meravigliato.
Nessuno trovò qualcosa da dire, e nemmeno la forza di parlare. Ciò che era successo… non aveva alcun senso…
Yoh rimase disteso sul suolo di pietra, osservando per un po’ il cielo azzurro sopra di lui. Accorgendosi, però, d’un tratto della profonda ferita che aveva sul petto, serrò le palpebre con un gemito.
«Mi spiace, ma non ho potuto fare più di così…»
Udendo quelle parole, il giovane riaprì di scatto gli occhi, e voltandosi mise a fuoco il volto stanco di Hao, che gli rivolse un calmo sorriso.
«Accidenti a te, Yoh…» mormorò il ragazzo, con un po’ d’ironia, lasciandosi cadere in ginocchio con il volto contratto per il dolore.
Non riuscendo a trovare il fiato sufficiente per parlare, Yoh sorrise soltanto, rassicurante. Osservando poi il respiro un po’ affannoso del fratello, notò la ferita su cui lui teneva una mano, sotto al mantello sporco di sangue. Hao si accorse della sua preoccupazione, ma fece finta di nulla, anche se il dolore segno di nuovo il suo viso.
«Sai, Yoh…» mormorò, con voce tremante, tentando a stento di rimanere cosciente. «Tu… sei il più grosso errore… della mia vita…»
E con quelle ultime, ironiche parole, si accasciò a terra, perdendo i sensi. Yoh lo osservò in silenzio, stupito, ma poi sorrise serenamente. Serrando i denti, avvertì un’altra fitta al costato. Gli sembrava di aver corso per miglia e miglia, e di certo aveva perso molto sangue. Ma non aveva voglia di preoccuparsi del dolore. Riuscì finalmente a sentirsi nuovamente rilassato, mentre cominciava ad udire le prime voci che erano tornate a chiamarlo. Si voltò verso il cielo sopra di lui. Almeno… ora era davvero tutto finito. E con un sorriso, chiuse di nuovo gli occhi.
Tutte le persone li presenti ci misero un po’ a riaversi da quegli strani avvenimenti, prima di poter correre finalmente dai due giovani. Dopo qualche minuto, arrivarono non si sa come anche i soccorsi dei Pache, che aiutarono chi ne aveva bisogno tanto fisicamente quanto moralmente, portando poi via tutti da quel luogo.
Per volere del Grande Spirito, fu decisa la sospensione del torneo per qualche tempo, e coloro che avevano vissuto quella sorprendente avventura tornarono a viverla quasi come un ricordo nell’isola abbandonata dove tutto era iniziato.

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Capitolo 10
*** Un finale confuso ***


Così, alla fine erano tornati lì…
Con un sospiro, Horo Horo, mise le mani in tasca, uscendo dal piccolo ufficio nei pressi dell’infermeria in cui si erano ritrovati tutti o quasi dopo il ritorno da quel posto, e rimase ad osservare le locande dei Pache, ormai quasi vuote. Era passata qualche ora da quando erano stati riportati sull’isola. Doveva ancora capire in che modo i Pache li avessero spostati… Ma ovviamente il luogo dove giaceva il Grande Spirito doveva restare segreto, questo lo capiva.
Be’… ora che era stato rimesso in sesto, si sarebbe fatto un passeggiata. Ne aveva proprio bisogno…
Ma fatto qualche passo, notò Ren, seduto da solo su un muretto, ad osservare l’infermeria all’altro lato della stradina polverosa, sotto il cielo ormai scuro da un pezzo.
«Ehi, Ren… Che ci fai qui?» domandò, avvicinandosi.
Il giovane alzò la testa che teneva poggiata sul braccio fasciato, voltandosi a guardarlo, per poi tornare a fissare l’edificio davanti a lui.
«A parte pentirmi di aver preso le parti di Yoh, … nulla…» rispose, serio.
Horo Horo ne sorrise, cogliendo la lieve ironia di quelle parole, e andò a sedersi col compagno, incrociando le gambe.
«Posso unirmi anch’io all’esame di coscienza?»
«Se ci tieni…»
Il giovane Ainu osservò le fasciature che Ren aveva attorno alla testa, ad un braccio e una mano.
«Non ne siamo usciti proprio indenni, eh?»
«Sono solo graffi…» rispose il cinese, sbuffando, per poi guardare pensieroso il selciato ai suoi piedi. «Gli altri?»
«Sono a posto. Solo Chocolove e Lyserg hanno qualche ammaccatura in più, ma è bastato un veloce pronto soccorso. Sono ancora tutti con Silva, Kalim e Radim nell’ufficio qui dietro. Manta sta smettendo di tremare solo adesso…» disse Horo Horo, sorridendo più allegro.
«Ehilà!» esclamò d’un tratto la voce di Chocolove. «Abbiamo sentito parlare di esami! Ebbene, sappiate che ne ho già fatti abbastanza per queste cure…»
«Possiamo unirci a voi?» domandò Lyserg, con un sorriso, raggiungendo con Chocolove i due amici. «Là stanno ancora parlando. Hanno convinto solo adesso la famiglia di Yoh che ciò che è successo era vero…»
«Anche a me ci vorrà un po’ per abituarmi all’idea…» dichiarò Chocolove, con aria pensierosa. «Non ce lo vedo proprio Hao a comportarsi così…»
«Sia chiaro, però, che per me non è cambiato nulla…» intervenne Ren, con serietà. «E’ successo solo perché si trattava di Yoh. Hao è e rimane mio nemico e Yoh può fare e pensare ciò che vuole…»
«In effetti, non ci vorrà poco per farmi cambiare idea su quel tizio…» aggiunse Horo Horo. «Dopotutto, i suoi interessi non sono cambiati…»
«Ehi, voi!!»
La voce di Anna fece sobbalzare all’istante i quattro giovani. La ragazza si avvicinò con la consueta espressione autoritaria sul viso, mentre loro attesero con ansia il seguito della probabile, imminente, tremenda ramanzina preannunciata dal tono secco dell’itako.
«Volevo ringraziarvi per il coraggio e la solidarietà che nonostante tutto avete dimostrato per Yoh…» disse, invece, lei, anche se seria e decisa come sempre.
I quattro giovani la fissarono stupiti. Non si erano certo aspettati un complimento.
Lyserg, però, chinò la testa, rabbuiandosi.
«Non credo che lo meritiamo, Anna…» mormorò, mentre Chocolove prendeva la parola: «Dopotutto… abbiamo tradito la sua fiducia e…»
«Non potevate certo sapere che era ancora vivo…» lo interruppe Anna. «Ma ormai quel che è fatto è fatto. Non importa, perché sono sicura che l’ultima cosa che Yoh potrebbe fare è prendersela con voi per questo…»
«Come sta ora?» domandò Ren, ostentando un tono freddo e distaccato.
La ragazza incrociò le braccia al petto, voltandosi verso l’infermeria al di là della strada.
«E’ stanco e ferito in modo non certo lieve, ma si riprenderà in fretta. Per ora, possiamo solo lasciarlo riposare…» rispose, per poi sospirare profondamente. «Con noi ha percorso davvero molta strada… ma…»
I quattro ragazzi che la stavano ascoltando la osservarono confusi da quella frase che lei non terminò. Yoh… cos’avrebbe fatto d’ora in poi?


La luce della luna illuminò le lenzuola bianche dalla finestra dell’infermeria immersa nel buio e i letti delle uniche due persone che la occupavano.
Disturbato un po’ dal bagliore argenteo che batteva sul suo viso, Hao strizzò le palpebre, per poi aprire lentamente gli occhi. I contorni si fecero pian piano più nitidi, permettendogli di capire dove si trovasse. Aveva i muscoli totalmente intorpiditi. Non si era mai sentito tanto indebolito. Sotto la fasciatura che gli avevano applicato, sentiva ancora dolore al fianco, anche se notevolmente attenuato. Di certo li avevano portati lì in fretta e medicati solo quanto bastava. Be’… a dire il vero, si stupiva che qualcuno avesse voluto curarlo. Ma probabilmente era dipeso soltanto dal voler fare un piacere a qualcuno. Anzi… più che probabilmente…
Guardò il paesaggio scuro fuori della finestra accanto a lui con un lieve sospiro, e poi si voltò verso il letto al suo fianco, dov’era steso Yoh. Osservò per qualche istante gli occhi chiusi del fratello, quindi sorrise.
«Ehi…»
Sentendosi chiamare, il giovane socchiuse gli occhi, e si girò verso di lui, sorridendo appena.
«Ciao…» mormorò, con voce un po’ roca.
«Come va, Yoh?»
Il ragazzo si voltò verso il soffitto, con una lieve smorfia di dolore.
«Ho passato giorni migliori, ma credo che sopravvivrò…» disse, ironico, e tornò a guardare il fratello. «E tu? Come stai?»
«Non c’è male…» rispose Hao, alzando le spalle. «Ma credo che per ora non riuscirò guarire né me né te. Pensi di resistere fino a domani?»
Il sarcasmo nelle ultime parole del giovane fece sfuggire una risatina a Yoh, che si affrettò subito a smettere a causa del dolore al petto.
«Ahi… Credo di sì, ma non farmi ridere, ti prego. Mi fa male dappertutto…» rispose, con tono divertito.
Hao si limitò a sorridergli di nuovo, e rimanendo in silenzio per un po’, si voltò verso il soffitto. Lo stesso fece Yoh, osservando le travi di legno illuminate appena dalla fioca luce esterna. Provava una sensazione strana… Dopo tutto quello che era successo, ecco che si ritrovava di nuovo a parlare con Hao come se nulla fosse accaduto. Ma era piacevole… Lo era sempre stato.
Restò qualche istante ad ascoltare il silenzio nella stanza, rotto ogni tanto da qualche rumore o voce dalla strada. Chissà come stavano gli altri…
«Ehi, Yoh…»
Udendo la voce di Hao, si voltò di nuovo verso il fratello, che stava ancora osservando il soffitto.
«Hai intenzione di pentirti di ciò che hai fatto?»
Yoh guardò un po’ sorpreso il lieve sorriso sul volto del giovane, e rise a sua volta.
«Sai già che non lo farò…» disse, mentre anche Hao si voltava a guardarlo con un ghignetto.
«Ne sei sicuro?»
«Certo che sì…» rispose il ragazzo. «E poi… credo di essere riuscito ad estinguere il mio debito. Così non potrai dire di dovermi un favore…» aggiunse, ridendo.
«Sei davvero la persona più stupida che conosca…» mormorò Hao, con un tranquillo sorriso, incrociando le braccia dietro la testa. «E il peggio è che sei mio fratello… Ma… pazienza…»
Dopo quelle ironiche parole, entrambi rimasero in silenzio per qualche momento, senza guardarsi.
Yoh si voltò verso il fondo del suo letto, dove erano stati sistemati degli abiti puliti. Senza farci caso, sospirò un po’ malinconicamente, per poi lamentarsi della fitta che così facendo si era procurato.
«Fa male?» domandò Hao, sorridendo con un che di divertito.
«Abbastanza…» rispose Yoh, tramutando una smorfia di dolore in un sorriso, voltandosi verso il fratello, che fece lo stesso.
«Domani mattina dovremo salutarci, lo sai, Yoh?»
«Come? Di già?» disse il giovane, con un’espressione un po’ delusa.
Hao gli sorrise di nuovo.
«I Pache devono sgomberare tutto e trovare un nuovo posto dove riprendere il torneo, ma tu non dovrai pensarci per un bel po’…» Detto ciò, si voltò verso il soffitto, e chiuse gli occhi. «Riposati, Yoh. Qualche ora di sonno farà bene ad entrambi. Domattina, ci penserò io a rimetterti in sesto…»
«Grazie, Hao…» rispose il giovane, osservando affettuosamente il lieve sorriso sulle labbra del fratello, che aprì un occhio per guardarlo.
«Dovere…»
Yoh sorrise a sua volta, e chiuse gli occhi, lasciandosi alle spalle, almeno per un po’, la strana avventura appena terminata. Quelle parole serene pronunciate da Hao erano tutto ciò che per ora voleva sentire.

***

«No! No! … e poi no!! Voglio… andare… a vedere… Yoh…!!» esclamò Horo Horo, ansimando.
«Sono… d’accordo!! Per colpa… sua… non ho chiuso occhio… per tutta… la notte!!» aggiunse Ryu, facendo con fatica un altro passo in avanti, mentre gli Shikigami di Anna trattenevano sia lui che Horo Horo dagli abiti, impedendo loro di fare i pochi passi che li separavano dall’infermeria.
«Sono tenaci…» osservò Lyserg, proseguendo con tutti gli altri dietro i due enormi spiriti, stupito del fatto che i due ragazzi riuscissero lo stesso ad avanzare. In risposta, Ren sbuffò, incrociando le braccia.
«Vorrai dire stupidi…»
«Smettetela!!» ordinò Anna, proseguendo con calma dietro i suoi spiriti. «Come devo dirvelo di lasciare in pace Yoh finché non si sveglia?!»
«Con un po’ di fortuna, forse si alzerà il mese prossimo! Vero, Amidamaru?» scherzò Manta, ridendo con lo spirito al suo fianco.
«Mi sa che hai ragione, Manta!»
«Invece, speriamo che non rimanga ad… ammuffire là dentro!» esclamò Chocolove, mentre Tamao e Pirica si voltavano spaventate verso l’aspirante comico, in quel momento ricoperto da qualche ragnatela e una peluria verde e grigiastra, accanto a loro. Un attimo dopo, il giovane giaceva a terra nel suo strano costume, privo di sensi e pieno di botte. Ren tornò ad incrociare le braccia, sbuffando, mentre Mic guardava il padrone svenuto con le lacrime agli occhi.
«Sono così in pensiero per il signor Hao!» dichiarò Luchist, con aria preoccupata, mentre Opacho trotterellava al suo fianco.
«Sei così stupido da preoccuparti ancora per quello?!» ribatté Marco, con tono sprezzante. I due uomini, già mostrando le loro singolari uniformi da battaglia, iniziarono a fulminarsi con lo sguardo, mentre Jeanne, con un tranquillo sorriso, pregava il suo capitano di lasciar perdere.
«Y-Yoh…!!» esclamò Horo Horo, trascinandosi di nuovo in avanti con un enorme sforzo, così come Ryu accanto a lui.
«Piantatela, voi due!!!» gridò Anna, spazientita, mentre i suoi Shikigami atterravano i due ragazzi colpendoli con una mano.
«Ehi! Cos’è tutto questo chiasso?»
Udendo quelle tranquille parole, sia i giovani a terra, sia tutti gli altri si voltarono sorpresi verso l’infermeria, dove Hao, con indosso solamente i suoi soliti jeans, appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta, stava sorridendo loro con calma.
«HAO!!!» esclamarono, in coro, Manta, Ryu, Lyserg, Horo Horo, Amidamaru e gran parte dei presenti.
«Oh, signor Hao! Sono lieto di vedere che sta bene!!» dichiarò Luchist, con un ampio sorriso e i lacrimoni agli occhi, mentre Opacho alzava le piccole braccia esclamando: «Viva il signor Hao!!»
«E il signor Yoh?» domandò, timidamente, Tamao, avvicinandosi ad Anna, che fissò il ragazzo poco avanti a lei, evidentemente infastidita dal suo atteggiamento.
«Ehi, ci hai sentito?!» ribatté Ren, con tono arrogante.
«Ma tu la grinta non la perdi mai?» domandò Hao, con un sorriso malizioso, per poi voltarsi verso l’interno dell’infermeria, con fare noncurante. «Svegliati, Yoh! Hai visite!»
Dopo qualche secondo di silenzio, Yoh si affacciò alla porta, ingobbito e con i capelli arruffati, grattandosi la testa con aria assonnata.
«Che c’è?»
«Come “che c’è”?!!!!» esclamarono tutti, con fare esasperato.
Anna fissò contrariata la divisa lacera e sporca che il giovane indossava.
«Ma guarda come sei conciato!! Fila subito a metterti qualcosa di decente!!!» gli ordinò, seccata, lanciandogli in faccia un sacchetto con i suoi zoccoli.
«Ma che succede?!» si lamentò Yoh, con le lacrime agli occhi e un livido sul naso, rientrando nell’infermeria.
«Nulla… Sono solo contenti di vederti…» rispose Hao, con un lieve sorriso, seguendolo e chiudendo la porta.
Per u po’, rimasero tutti ad osservare l’edificio con aria assente.
«N-nessuno dice niente?» mormorò Manta, perplesso.
Horo Horo si rialzò da terra, grattandosi la testa con aria annoiata.
«A me sembra tornato tutto come due giorni fa…»
«Tsk! Se stessimo a guardare quei due, vedremmo sempre le stesse scene…» commentò Ren, sbuffando irritato. «Non inizierei a dare giudizi. Quello si comporta così solo quando c’è Yoh!»
«Dai, Ren! Non iniziare a fare il pessimista!» lo esortò Chocolove, con un sorriso. Il cinese si limitò a sbuffare di nuovo, per poi rimanere in silenzio.
«Be’… è indubbio che quei due vadano d’accordo…» mormorò Manta, un po’ sconsolato.
«Hai proprio ragione… Me ne stupisco ogni volta che li vedo…» ribatté Amidamaru, con un mezzo sorriso. «Ma devo ammettere… che un po’ mi fa piacere che Yoh riesca a trovarsi bene con lui… Forse è il suo carattere, o forse doveva essere così, ma…»
«Già, Amidamaru, hai ragione…» intervenne Yohmei, che raggiunse i compagni del nipote con la propria famiglia. «Mi costa ammetterlo, ma se Yoh tiene a lui al punto da rischiare la vita per salvarlo, vuol dire che si fida. E credo che dovremmo rispettare la sua scelta. Dopotutto, non è l’irresponsabile che a volte può sembrare…» Sorridendo più allegramente, si voltò verso Mikihisa e Keiko. «Persino noi, che siamo la sua famiglia, ci siamo resi conto che Yoh è ancora un vero mistero!» concluse, ridendo.
«Ora però… che succederà?» domandò Manta, impensierito. «Ora che il torneo è stato sospeso…»
«Non accadrà nulla…»
Con un altro sobbalzo, tutti si voltarono di nuovo ad osservare Hao, che era uscito dall’infermeria seguito da Yoh. Il giovane osservò con un sorrisino le facce improvvisamente incerte e spaurite davanti a lui, infilando le mani nelle tasche dei jeans un po’ lisi che indossava. Quindi si girò verso il fratello.
«Prima dicono di essere d’accordo con te, poi ti danno dell’irresponsabile. Hai degli amici davvero coerenti, Yoh…» disse, ironico, mentre il ragazzo accanto a lui faceva un sorrisino divertito. «Comunque…» riprese, con un breve sospiro, chinando la testa e avvicinandosi alle persone davanti a lui. «… per un po’ non accadrà nulla. Gli sciamani rimasti se ne stanno già andando dall’isola.»
«Cosa vuoi dire?» domandò Manta, con aria perplessa.
Hao si limitò a sorridere, per poi voltar loro le spalle.
«Vieni un attimo con me, Yoh…»
Il giovane lo fissò perplesso, ma si apprestò a seguirlo, osservato dai compagni intimoriti.
«Aspetta!» intervenne Ren, bloccandoli. «Tu sai quando ricomincerà il torneo, non è vero?!»
Hao si girò di nuovo, sorridendo malizioso al ragazzo.
«Saprete tutto quando sarà ora. Non posso certo privarmi del piacere di farvi stare sulle spine…» rispose, osservando con aria compiaciuta l’espressione irritata apparsa non solo sulla faccia di Ren.
In quel momento, Yoh batté un pugno sul palmo della mano, e si voltò verso il fratello.
«A proposito di questo…! Hao, finché non riprende il torneo…» disse, per poi sorridere più allegramente. «… ti va di tornare a casa con me?»
Incurante delle espressioni allibite e di una certa voglia di ribattere particolarmente evidenti sui volti di Yohmei, Amidamaru, Anna, Manta, Ren e Horo Horo, Yoh osservò in attesa il fratello, che, dopo qualche attimo di silenzio, sorrise chiudendo gli occhi.
«Magari un’altra volta, Yoh…»
Detto ciò, si voltò, incamminandosi, e il ragazzo accanto a lui lo seguì con un sorriso, sotto gli sguardi ancora trasecolati di chi li osservava.
«Dite la verità, signor Yohmei…» disse Yoken, rivolgendosi all’anziano Asakura con un sorriso malizioso. «Voi lo prendereste in casa?»
«B-be’… se va bene a Yoh… i-io non ho nulla da ridire…» balbettò Yohmei, che stava ancora fissando perplesso i due giovani che si allontanavano, con ciò che pareva tutto men che sicurezza.
«Hao ha ragione sulla vostra coerenza… Si vede dalle vostre facce…» commentò Anna, con sarcasmo, inarcando un sopracciglio, mentre le persone di fronte a lei impallidivano ulteriormente.

«Di cosa volevi parlarmi, Hao?»
Yoh si voltò verso il ragazzo che camminava con calma accanto a lui, e che, dopo un po’, si fermò.
«Di nulla in particolare…» rispose il giovane, sorridendo leggermente. «Ci metteranno ancora un bel po’ a sistemare tutto in modo da poter riprendere il torneo. Goditi la calma, finché dura. Avrai tempo… più di qualche settimana…»
«Be’… è più di quanto sperassi…» disse Yoh, con un sorrisino allegro.
Hao abbassò lo sguardo per qualche istante, chiudendo gli occhi, per poi tornare a guadare il fratello, con un lieve sorriso.
«Io so già come finirà il torneo… Ma come ho detto ai tuoi amici, non anticipo nulla nemmeno a te. Almeno non più di ciò che sai già… Tanto so che tu non ti preoccuperai…»
«Eh eh!! Già!» rispose Yoh, ridendo, capendo, però, che era giunto infine il momento dei saluti. «Sei proprio sicuro di non voler venire via con me?»
Hao gli sorrise con un po’ di malizia.
«Potrei chiederti la stessa cosa… Ma per stavolta ti lascerò andare. Sta’ tranquillo, ci rivedremo presto…» disse, allontanandosi di qualche passo. «E’ stato… interessante conoscerti. Aspetterò con impazienza il giorno in cui ci rivedremo…»
E con un cenno della mano al fratello, gli voltò le spalle, mentre Spirit of Fire compariva accanto a lui.
«Aspetta, Hao!»
Il giovane si fermò di nuovo, girandosi verso Yoh, che, togliendo qualcosa da una tasca, lo raggiunse.
«Tieni, questo è tuo…» disse, porgendo l’orecchino rotondo che aveva ancora con sé ad Hao, che lo osservò per un momento.
«Tienilo tu, Yoh…» disse, infine, sorridendo ancora una volta. «Ci vediamo, fratellino!»
Detto ciò, sparì in un vortice di fiamme, che si dissolse senza lasciare traccia.
«Che staranno facendo?» si chiese Manta, pensieroso, tracciando annoiato con un dito alcune linee sul terreno sopra cui era accucciato.
«Cosa vuoi che facciano?» sbuffò Ren , incrociando le braccia. «Hao si starà di nuovo preoccupando del futuro di suo fratello! E viceversa…»
«Ma secondo voi…» intervenne Horo Horo, con aria perplessa. «… ad Hao… il gesto di Yoh ha fatto effetto?»
«Almeno un po’ sì, altrimenti non lo avrebbe resuscitato… Basta che pensi che uccidendolo avrebbe potuto ottenere facilmente il suo spirito…» rispose Lyserg, pensieroso, per poi alzare lo sguardo. «Ma Hao stima molto suo fratello. Anche se mi costa ammetterlo, è un nemico leale. Dopo ciò che Yoh ha fatto, avrebbe potuto eliminarlo del tutto senza fatica, ma non l’ha fatto. E poi, secondo me, tiene molto al potersi di nuovo battere con Yoh, e raggiungere il suo obiettivo attraverso una leale battaglia…» Detto questo, il giovane sospirò, alzando le spalle. «Ma comunque, è certo che l’ha salvato solo perché si trattava di Yoh… Anche perché…» aggiunse, sorridendo. «Diciamocelo: nessuno di noi avrebbe mai pensato di salvargli la vita…»
«Scherzi?!!!» ribatté Horo Horo, con aria offesa. «Mi ritengo abbastanza sano di mente, dopotutto!!»
«Per avere una risposta alla vostra domanda, potrete solo aspettare l’inizio del torneo…»
Tutti si voltarono perplessi verso Anna, che appoggiata ad una parete, alzò lo sguardo sui presenti.
«L’unica cosa certa è che Hao non lo lascerà mai andare…»
«Già…» disse Manta, per poi alzare distratto lo sguardo al cielo. «Ehi… Guardate!»
Sorpreso, indicò qualcosa ai compagni, e tutti sollevarono lo sguardo, mentre l’enorme Spirit of Fire passava scivolando silenzioso sopra le loro teste, seguito solo dal vento che soffiò tra chi lo stava osservando. Yoh si avvicinò con le mani in tasca agli amici, che si voltarono a guardarlo in attesa, e si limitò a sorridere lievemente, alzando le spalle.
«Be’… se n’è andato…»
«Yoh…» mormorò Manta, un po’ dispiaciuto, osservando l’espressione comunque serena dell’amico. Il giovane se ne accorse e sorrise rassicurante.
«In fondo è stata una bella avventura, e sono certo che lo rivedremo!»
«Io non ci tengo!!» si lamentò Horo Horo, contrariato.
Luchist rimise il suo cappello in testa, per poi sospirare.
«Be’… allora andiamo anche noi, eh, Opacho?» disse, voltandosi verso il bimbo vicino a lui.
«Cosa farete ora?» domandò Yoh, avvicinandosi.
Il pastore gli sorrise allegramente.
«Chissà… Potremmo tornare con Marco in Sicilia, che ne dici, eh?» rispose, voltandosi verso l’uomo in questione e la ragazza al suo fianco. «Naturalmente, potrebbe venire anche lei, signorina Maiden. Sarà una piacevole vacanza!»
«La signorina Maiden non verrà certo in vacanza con un tipo losco come te!» ribatté Marco, guardando in cagnesco il sacerdote, che gli sorrise con calma, provocandolo.
«Dai, Marco! Non ti fidi nemmeno un po’ di me?»
«Neanche morto!» fu la risposta dell’uomo, che lo fulminò con lo sguardo sotto la presenza tranquillamente divertita di Jeanne e il sorriso sconsolato di Lyserg.
«Forza! Andiamo, Manta!» esclamò Yoh, con fare allegro. Il ragazzino lo fissò perplesso.
«A fare cosa, scusa?»
«Be’, ma i bagagli, no?»
«Hai così tanta fretta di andare via?» domandò Manta, per poi sorridere. «Ma hai ragione! Mi manca la mia casa!»
«Eh eh! Già! Vieni, Amidamaru!»
«Arrivo!»
Lo spirito raggiunse con un sorriso il giovane, che si incamminò verso la locanda.
«Aspetta, Yoh!! Veniamo anche noi!» esclamò Ryu, correndo verso il compagno spingendo Faust sulla sua carrozzella. Anche Anna si staccò dal muro e li seguì con Tamao, Mikihisa, Yohmei e Keiko.
Horo Horo osservò per un momento Luchist e Marco che ancora discutevano, per poi voltarsi verso Yoh.
«Figurati se, dopo tutto quello che ha combinato, vado ancora a seguire quello scemo!» si disse, irritato, voltandosi poi dubbioso verso Ren, che sembrava essere del suo stesso parere, Chocolove e Lyserg, che lo fissavano incerti. Dopo qualche attimo di silenzio, però, il giovane Ainu alzò le braccia con fare spazientito.
«Ah! Al diavolo!! Tanto le mie valigie sono là!!» gridò, seccato, per poi rincorrere Yoh e gli altri, seguito da Ren, che sbuffò rassegnato.
«Ehi! Aspettateci!» esclamarono Lyserg e Chocolove, affrettandosi a raggiungere il gruppo che camminava allegramente lungo la spiaggia, mentre anche Jeanne, Marco e Luchist si voltavano verso i ragazzi che si allontanavano.
Così, tutto era finito. Il torneo, le vittorie, le sconfitte, le gioie e le paure… Tutto sembrava già essere solo parte del passato. Il torneo sarebbe ricominciato, ma chissà perché, nessuno ne era più preoccupato come prima. Almeno per ora… Il viaggio di Yoh e dei suoi compagni, infatti, non era ancora concluso. Hao non era scomparso, lo Shaman Fight sarebbe ripreso, e nessuno sapeva come sarebbe terminato. L’unica cosa di cui tutti erano certi era che tornare alla vita di tutti i giorni, anche se solo per un po’, sarebbe stata l’avventura più bella.




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EEEEEEEEH!!! Fine!! – direte voi…!
E se vi dicessi che questa è solo la prima parte? Parlo sul serio! ^^ Infatti, vedo già lacrime, lamenti e disperazione… -,- Ci speravate, eh? Su, manca ancora un po’… :P Non mollatemi proprio adesso! Come si può concludere senza la parte conclusiva? Non è un epilogo, sono almeno altri 20 capitoli! XD
Scherzo… :P
Be’, rimanete sintonizzati, che qui non è finita!
Grazie per l’attenzione e al prossimo capitolo!! ^O^/

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Capitolo 11
*** Special common life ***


Erano passati quasi due mesi, ormai, dalla fine provvisoria del torneo. Tutti erano ritornati da tempo alle loro case e alle quotidiane attività… Che per un giorno… vennero interrotte.
«Forza!! Movimentate la festa!! Sembrate tutti degli stoccafissi!!»
Horo Horo alzò un boccale d’aranciata verso il soffitto, ridacchiando rumorosamente, finché non venne steso da un pugno di Pascal Avaf, crollando steso a terra tra Chocolove e Ren, che sbuffò incrociando le braccia, davanti alla lunga tavolata cui erano riunite quasi tutte le persone che avevano terminato il torneo con loro.
«Sono un po’ in imbarazzo…» disse Yoh, con un sorrisino impacciato, osservando la confusione che Horo Horo aveva creato di fronte a lui. «Credo sia la prima volta che organizzano una festa per il mio compleanno…»
Manta rise divertito, voltandosi verso di lui.
«Be’, è stata un’ottima occasione per ritrovarci tutti!» dichiarò, spostando lo sguardo da Anna, seduta all’altro fianco di Yoh, fino ad un capo della tavola, dov’erano seduti Marco, Jeanne e Lyserg, per poi osservare, dalla parte opposta, i familiari di Yoh e di Ren, tutti riuniti in una delle grandi stanze dell’enorme residenza degli Asakura.
«Sono tutti allegri come al solito, eh, Yoh?» disse Amidamaru, sorridendo al giovane, che annuì allegramente.
«Be’, d’altra parte, molti di noi non si sono più rivisti per tutto questo tempo!»
«Ma non sembra che sia cambiato qualcosa…!» affermò Manta, sorridendo, mentre osservava Ren e Horo Horo che, dalla confusione di poco prima, avevano avviato una discussione di tutt’altro argomento, e che forse stavano per arrivare alle mani.
«Sono sempre così allegri i suoi amici, signor Yoh!» intervenne Luchist, posando il bicchierino del sakè che aveva in mano. «E’ stato molto gradito il suo invito, sa?»
«Ma che dici?!!» ribatté Marco, alterandosi visibilmente. «Ti sei auto-invitato venendo con noi, sporco approfittatore!!»
«Be’, ma sono felice che siate venuti!» disse Yoh, con un largo sorriso. «Cosa avete fatto per tutto questo tempo?»
«Alla fine siamo davvero tornati in Sicilia, vero, Marco?» rispose Luchist, sorridendo innocentemente all’uomo, che lo fissò infastidito.
«Più che altro, ci hai seguito senza chiederci il permesso!»
«Dai, Marco! Ci siamo divertiti, in fondo, no?» intervenne Lyserg, cercando di calmare il suo capitano con un sorriso, mentre Maiden osservava apparentemente divertita.
Una sonora botta, più che altro simile ad un’esplosione, fece sobbalzare all’improvviso sia i piatti sulla tavola sia le persone attorno ad essa, che si voltarono verso lo Shikigami che aveva appena zittito Horo Horo, Chocolove e Ren, l’unico dei tre che era riuscito a scansarsi in tempo. Quindi, tutti guardarono Anna, che dopo un piccolo sbuffo, fece sparire lo spirito e tornò a mangiare.
«E’ una festa, ma vedete di non esagerare!» ordinò, un po’ seccata.
Yoh guardò la ragazza sorridendo a disagio, quindi si rivolse ai compagni.
«Be’… ehm… visto che ci troviamo tutti qui, troviamo qualcosa di cui parlare assieme, no? Qualche idea?»
«Lo Shaman Fight!!» saltò su Horo Horo.
«Il signor Hao!!» esclamò Opacho, alzando le mani verso il soffitto.
Yoh, con un sorrisino bloccato sul volto, apparve un po’ pentito della sua domanda, mentre attorno a lui sorgeva qualche espressione attonita, assente o disgustata. Nel silenzio che regnò per qualche istante, si udì solo il rumore del pugno di Ren sulla testa di Horo Horo, che sbatté la faccia a terra.
«Ma dai!!» disse Ryu, sbuffando sconsolato. «Mi sono appena disintossicato! Non ricominciamo con queste storie prima del tempo!»
«Non si tratta di ricominciare prima del tempo!» intervenne Pirica, portando lo sguardo sui compagni, per poi alzare un indice con aria saccente. «Prevenire, no? Hao è diventato più forte, e voi fareste meglio a riprendere gli allenamenti!»
«Allenamenti?!?!?» esclamarono, quasi disperati, Horo Horo e Yoh, mentre Pirica sorrideva compiaciuta accanto al tremante fratello.
Yoh chinò la testa con un lamento abbattuto, e Amidamaru, comprensivo, tentò di consolarlo, ben sapendo cosa l’immediata associazione “allenamenti/Anna” avesse suscitato in lui.
«Sta’ tranquillo, per stavolta ti lascio fare come vuoi…»
«Eh?»
Il giovane – e non solo lui – si voltò assai stupito e quasi spaventato verso Anna. Di certo era uno scherzo, o aveva sentito male! O c’era qualcosa di peggio… Molto peggio…
«Hai capito benissimo…» disse, invece, la ragazza. «Sono i tuoi amici che devono allenarsi, se vogliono durare almeno un po’ contro gli avversari che troveranno!»
«Ma… ma…» balbettò Horo Horo, senza riuscire a finire la frase.
Anna lo ignorò e si voltò verso il fidanzato.
«Be’? Non sembri contento…» disse, seria, alzando le sopracciglia.
Il giovane sobbalzò intimidito, mettendosi sull’attenti.
«M-ma no, Anna! A me va più che bene, ma volevo sol…»
Apparendo d’un tratto stupito, Yoh si zittì all’improvviso, rimanendo immobile per qualche secondo, per poi voltarsi, vagamente perplesso, verso il giardino fiocamente illuminato da qualche lanterna, dietro di lui.
«Che c’è, Yoh?» domandò, confuso, Chocolove.
Il giovane rimase per qualche attimo ad osservare il cortile con aria incerta. Quindi, senza una parola, si alzò e uscì dalla stanza, sotto gli sguardi confusi di tutti.
Dopo qualche secondo di perplesso silenzio, Horo Horo richiuse la bocca che stava ancora tenendo mezza aperta.
«Che gli è preso?»
«Boh…» rispose Ryu, osservando la porta dipinta da cui il giovane era uscito.
«Si sarà ricordato di qualcosa…» ipotizzò Lyserg, anche se non del tutto convinto.
Ren rimase ad osservare il prato per un po’, poi si voltò verso Anna, che aveva appena sbuffato con lieve rassegnazione, tornando a bere il suo tè. Come al solito, lei sembrava aver avuto una vaga idea di ciò che stava succedendo. Non gli importava come lei facesse, ma di sicuro c’era qualcosa di strano da qualche parte.

Yoh girò un angolo del porticato nel cortile della sua enorme casa. Gli era parso di sentire qualcosa che lo chiamava. Be’… non proprio. Una specie di presenza, ecco! Non sapeva nemmeno lui come spiegarsi. Aveva solo sentito il bisogno di andare a controllare. Ma in giro non c’era anima viva.
«Forse si trattava di uno spirito…» si disse, ridendo poi tra sé di quell’involontaria battuta.
Arrivato davanti al portone principale, lo aprì e sbirciò fuori. Nessuno. Mah… Ora non avvertiva più nulla. Era stata una sensazione improvvisa ed era sparita subito. Be’… avrebbe fatto quattro passi lì attorno. Era da tantissimo tempo che non veniva ad Izumo, perché dopo la fine del torneo era tornato subito a Tokyo, nel minshuku di Funbarigaoka.
Soprappensiero, camminò per un po’ lungo il sentiero che aveva imboccato, inoltrandosi tra gli alberi, fino ad arrivare ad una zona più adombrata, a ridosso di una parete rocciosa. Non ricordava di aver mai visto quella parte di casa sua. Si girò senza farvi caso alla sua sinistra, per poi bloccarsi, sorpreso. Si era ritrovato di fronte la piccola pagoda di un tempio. C’era un tempio lì? Non lo sapeva… Le lussuose decorazioni rosse e dorate brillavano sotto la luna. Una piccola strada proseguiva tra gli alberi, illuminata da alcune lanterne con dipinta una stella a cinque punte, che lo accompagnarono fino all’ingresso. Sorridendo leggermente, Yoh iniziò a scendere i gradini davanti a lui. Quel posto non l’aveva mai visto, nei tredici anni che aveva vissuto lì prima di trasferirsi a Tokyo.
Arrivato in fondo alla scala, si ritrovò in una grotta molto ampia, su una strada di pietra ai cui lati v’erano alcune sculture e ancora lanterne uguali a quelle all’esterno. Aveva l’aria di essere un posto molto antico, ma era praticamente privo dei segni del tempo. Avanzando curioso, giunse ad un’altra breve scalinata, che terminava ad un secondo, piccolo tempietto, e la salì. Aveva già capito di che posto si trattasse. Posò una mano sulla porta di fronte a lui. Anche lì era scolpita un’enorme stella. Già… Era da tanto che non vedeva Hao. Ed era uscito proprio perché gli era sembrato di avvertire la sua presenza. E invece aveva trovato quel posto. Con un lieve sospiro, sorrise tra sé, aprì la porta ed entrò.

Intanto, nella sala dov’erano riuniti tutti, le chiacchiere erano diventate un brusio sparso qua e là. Horo Horo, con la testa poggiata al dorso di una mano, osservava tediato il dito con cui stava picchiettando il tavolo.
«Ma dove si è cacciato?»
«Be’, se è andato a cercare qualcosa, dubito che ci metterà poco, considerate le dimensioni della sua casa…» commentò Ryu, con fare un po’ annoiato.
«Non badateci!» intervenne Yohmei, con un sorriso. «Yoh è fatto così, anche se credo sia inutile venirlo a dire a voi…»
Manta fece un sorrisino divertito, osservando i familiari dell’amico.
«Eh eh! Già! Da quando si è concluso lo Shaman Fight, è ancora più strano del solito, ma comunque lo vedo più allegro…»
«E’ vero!» aggiunse Faust, sorridendo. «Bisogna considerare che con la fine del torneo è stato sollevato da moltissime preoccupazioni…»
«Puoi dirlo forte!» esclamò, allegramente, Chocolove. «Io l’ho conosciuto dopo di voi, ma credo comunque di poter dire che questi siano stati i mesi più intensi della sua vita!»
«Per forza! Un certo qualcuno gliel’ha stravolta la vita!!» commentò svogliatamente Horo Horo.
Manta guardò preoccupato l’orologio al suo polso.
«Ehi… ma ormai è da più di mezz’ora che se n’è andato…»
«Tsk! Tutte le volte che l’ho visto comportarsi così è successo qualcosa di sgradevole a tutti men che a lui!» intervenne Ren, con fare infastidito, senza far caso agli sguardi dubbiosi che si spostarono su di lui.
«Non vi preoccupate! disse Yohmei, con calma. «Se non abbiamo sentito nulla, non c’era nulla da sentire…»
«Già!» confermò Luchist, un po’ brillo.
«Be’, esco anch’io…» dichiarò Anna, alzandosi e sistemando il suo vestito nero. «Faccio un giro e vedo di trovare Yoh. Credo non sia più in casa quello scemo…»
«Io, invece, credo che parteciperò alla ricerca…» affermò Ren, accingendosi a sua volta ad uscire, imitato poi anche da Horo Horo.
«Già! Considerando quant’è grande questa casa, vi servirà una mano! Vieni con noi, Chocolove?»
«Certo che sì!» rispose il ragazzo, sorridendo.
«In effetti, sarà meglio andare a vedere dov’è finito…» disse Ryu, voltandosi verso Anna, che aveva sbuffato un po’ irritata, per poi alzare un pugno, risoluta, davanti a sé.
«E va bene! Dividiamoci e cerchiamolo! E’ passato un bel po’ di tempo! Non si abbandonano così gli ospiti!!» esclamò, contrariata. «E dategli una legnata da parte mia, se lo trovate!»
Detto ciò, uscì nel giardino, senza aspettare nessuno, mentre Ren, Chocolove, Ryu, Horo Horo, Lyserg, Faust, Tamao, Manta e i rispettivi spiriti si apprestavano a fare lo stesso.
Nel frattempo, Yoh, ignaro di tutto ciò come del tempo che era passato, voltò l’ennesima pagina del Cho Senji Ryakketsu. Così, quel tempietto era la dimora di quel libro. Era stato riposto subito lì, dopo il loro ritorno. Certo che Hao doveva essere davvero molto colto! Molte delle cose scritte sul libro consumato dal tempo che stava sfogliando quasi non le capiva, nonostante le avesse imparate in gran parte. Sospirando, chiuse il fascicolo e lo ripose sull’altarino dove lo aveva trovato, tornando a sedervisi davanti. Si guardò di nuovo attorno, osservando le tante stelle gobosei e le pitture che decoravano quel luogo. C’era un’atmosfera strana in quel tempio. Vi avvertiva quasi l’aura di Hao. Era incredibile che quel posto avesse ormai circa mille anni. Chissà com’era l’Hao di mille anni prima… Aveva davvero vissuto lì? Aveva avuto… qualcuno accanto? Yoh alzò lo sguardo sulla pittura che lo ritraeva, davanti a lui. Nel pensare ciò, si era sentito stringere un po’ il cuore. Doveva essere stata una vita davvero dolorosa la sua. Una notte di qualche mese prima, quella volta che si affrontarono per Golem, era stato Hao stesso a fargli capire che non aveva mai avuto nessuno con sé. Tranne… Matamune. A lui era accaduto lo stesso. Dopo dieci anni di solitudine, il primo vero amico che aveva avuto era stato uno spirito, e per ironia della sorte o chissà… destino, quello spirito era proprio Matamune. Sorridendo appena, portò una mano alla collana che portava sempre. Anche Matamune doveva aver tenuto molto ad Hao. Gliel’aveva fatto capire lui stesso, anche se allora non poteva avere idea di chi fosse stato il suo padrone.
«Ma oggi è un giorno particolare…» sussurrò Yoh, fra sé, rivolgendosi all’immagine sull’altarino, alzandosi in piedi con un sorriso. «E non è solo il mio compleanno, no?»
Slacciò la collana che aveva con sé ormai da sei anni, e la posò sul Cho Senji Ryakketsu, davanti a lui. Quella collana aveva mille anni… Come il primo Hao… Non ci aveva mai pensato. Un piccolo regalo per i loro sedici anni…
Era interessante, in fondo… essere il fratello di Hao.
Infilò le mani nelle tasche dei jeans, e rimase ad osservare il gioiello di fronte a lui.
«Immaginavo che eri qui…»
Sentendo la voce di Anna dietro di sé, Yoh sobbalzò sorpreso, ma poi sorrise lievemente, chiudendo gli occhi.
«Strano! E’ la prima volta in tutta la mia vita che ci entro…» disse, con tono vivace, voltandosi verso la ragazza che fece qualche passo verso di lui.
«Cosa ci fai qui, Yoh?»
«Niente…»
Il giovane tornò ad osservare il Cho Senji Ryakketsu, mentre Anna si fermava accanto a lui.
«Sono soltanto entrato a vedere. Mio nonno non ha mai voluto che mi avvicinassi a questa zona. Allora non potevo sapere il perché, ma…»
«Ti manca?»
Udendo quelle parole, Yoh spalancò gli occhi stupito, senza dire più nulla. Non aveva mai pensato nemmeno lontanamente ad una cosa del genere. Però…
Si voltò smarrito verso la ragazza alla sua destra, che stava osservando il vecchio libro sull’altare.
«Sarò sincera con te, Yoh. Mi costa farti questa domanda, perché forse preferirei che non fosse così, data la persona di cui stiamo parlando…»
Anna si girò a sua volta verso il fidanzato, sospirando appena.
«Ma per come la penso io… si vede da lontano un miglio, Yoh…»
Il giovane la osservò per qualche istante, ma poi le sorrise affettuosamente, spostando di nuovo lo sguardo sull’altare.
«Be’… mi piacerebbe rivederlo. Tutto qui…» rispose, accucciandosi con un sorriso. «Forse… se mi avesse chiesto di seguirlo, l’avrei fatto… Anche perché… non lo so… Nonostante Luchist e Opacho siano rimasti con lui, mi è sembrato sempre molto solo. E ora se n’è andato addirittura senza di loro…» disse, osservando pensieroso il vecchio pavimento di legno del tempietto. «Mi faceva piacere rimanere con lui, perché lo vedevo più sereno… E poi è come se… avessi trovato qualcosa di me che non conoscevo…»
Anna lo fissò sorpresa. Sapeva come lui la pensava, sapeva cosa voleva dire… ma forse non si aspettava di sentire tutto ciò con le proprie orecchie. Quando aprì bocca per replicare, venne però interrotta dal rumore della porta, a cui, perplesso, si affacciò Horo Horo.
«Ah! Ma siete qui! Aveva ragione il signor Yohmei, allora…» disse il ragazzo, mentre anche Ren, Ryu, Amidamaru e Yohmei entravano nel tempietto minore.
«Cominciavamo a domandarci dove fossi finita, Anna!» disse Manta, sorridendo, comparendo dietro i compagni con Lyserg, Tamao, Mikihisa e Chocolove. Horo Horo fece qualche passo, guardandosi attorno con aria sorpresa.
«Wow… Ma questo posto ha davvero mille anni?»
«Non li dimostra, vero?» disse, allegramente Yoh, voltandosi verso l’amico.
«Come qualcun altro…» borbottò lui, tra i denti, osservando le stelle gobosei dipinte qua e là.
«Così, alla fine l’hai trovato…» intervenne Yohmei, osservando il nipote con un sorriso, e, uscendo dalla stanzetta, alzò lo sguardo sul soffitto roccioso del tempio principale. «Ho parlato ai tuoi compagni di questo luogo mentre venivamo qua. Hao l’ha fatto costruire poco prima di partire per il suo primo Shaman Fight. Sapeva già che non sarebbe tornato…»
Qualche attimo di silenzio seguì quelle parole. Udendole, qualcuno abbassò lo sguardo e Horo Horo fissò con aria sorpresa l’anziano che le aveva pronunciate, per poi tremare istintivamente.
«Brrr! Questo posto mette davvero i brividi!»
«Già, si sente il furyoku di quell’esaltato dappertutto!» aggiunse Ren, irritato, incrociando le braccia.
Yoh si voltò verso i compagni con un sorriso.
«Ma che dite? Si sta benissimo! Non sento nulla di fastidioso…» dichiarò, sotto gli sguardi stupiti di Manta, Amidamaru, Yohmei e Mikihisa. Horo Horo invece, si rabbuiò leggermente, osservando serio il giovane.
«Be’… non vorrei dirtelo, Yoh, ma è ovvio che tu sia il solo a sopportare ciò che c’è qui dentro…»
Nessuno disse nulla, dopo quelle parole. Ren chiuse gli occhi, Chocolove e Lyserg abbassarono lo sguardo, altri rimasero ad osservare Yoh con aria dispiaciuta, mentre l’atmosfera si faceva più pesante. Quei discorsi avrebbero dovuto essere per tutti un capitolo chiuso, ma non era facile com’era sembrato mantenerli tali.
Yoh guardò per qualche attimo le persone dietro di lui, infine, si limitò a rivolgere loro un sorriso rassicurante.
«Dai, andiamo, Yoh…» disse Anna, con lieve riserbo, nonostante il tono autoritario, capendo che lui sarebbe rimasto volentieri ancora un po’. «Ti stanno aspettando tutti…»
Il ragazzo annuì allegramente e si alzò, seguendola verso l’uscita.
«Ehi, Yoh…» Uscendo dal tempio, Horo Horo osservò un po’ a disagio l’amico passatogli davanti, che si voltò con aria perplessa. «Scusami per quello che ho detto. Io…»
«Non ti preoccupare!» rispose Yoh, con un largo sorriso. «Se non ti ho detto niente, è perché riconosco che hai ragione!»
«E’ proprio questo che ci preoccupa…» disse Ren, affiancandosi al giovane. «Perché sei venuto qui?»
Yoh chiuse gli occhi, per poi osservare con un lieve sorriso Manta, Tamao, Chocolove e Lyserg che poco più avanti camminavano ridendo.
«Perché per un attimo… ho creduto che Hao mi avesse chiamato…» rispose, alzando gli occhi al cielo stellato. «E che fosse qui da qualche parte…»
Horo Horo e Ren si bloccarono, fissandolo, così come Yohmei, Mikihisa e Anna, davanti a loro, che si voltarono stupiti verso il giovane, mentre più avanti anche Manta, Tamao, Ryu e tutti quelli che stavano tornando alla villa intuivano girandosi che c’era ancora qualcosa di spiacevole.
«Tsk! Tu faresti quasi tutto per quello, eh?» disse Horo Horo, con aria seccata. «Capisco te quanto capisco lui, cioè per niente! Ti avrà anche salvato la vita, ma non montarti la testa. Ci ha solo guadagnato, facendolo…» Il giovane Ainu riprese a camminare, infilando le mani in tasca. «L’ha fatto soltanto perché si trattava di te e dei suoi interessi. E lo sai anche tu!»
Yoh lo osservò con un sorriso, per poi incamminarsi a sua volta.
«Certo che lo so…»
A pochi passi dalla sala dove li stavano ancora aspettando tutti, qualcuno, accorgendosi del loro arrivo, si sporse per guardarli.
«Ragazzi, ora basta…» Anna fermò i tre giovani dietro di lei, mettendosi davanti a loro a braccia conserte. «Speravo che almeno oggi nessuno entrasse in quest’argomento. Prima di tornare a casa, ci eravamo detti di non pensare troppo al torneo né a ciò che lo riguardava fino al suo prossimo inizio…»
«Sai anche tu che è impossibile…» rispose, con serietà, Ren. «Il torneo potrebbe riprendere anche a giorni. Una volta iniziato, dovremo nuovamente fronteggiare Hao. E credo di non dover aggiungere altro… Almeno per un minimo rispetto a ciò che hai detto…»
Erano già in molte le persone che, affacciatesi alla porta sul giardino, ascoltavano quelle parole, osservando Yoh che, infilate le mani in tasca, si diresse verso di loro con un lieve sorriso sul volto.
«Sapete bene tutti cosa vuole Hao. Quando sarà il momento, ne parleremo. Adesso finiremmo solo per litigare…»
«Perché?!! In altri momenti no?!!!» replicò Horo Horo, seccato. Ma Yoh non gli rispose e si voltò verso lo spirito che comparve al suo fianco, sorridendo allegramente.
«Da oggi in poi, io rimango qui! Chiunque voglia restare è libero di farlo. Tanto, c’è spazio per tutti…»
«Dici davvero, Yoh?!» esclamò Ryu. «Allora resterò! Potrei fare il cuoco!» propose, vivacemente, per poi sorridere un po’ impacciato. «Sempre… che la tua famiglia non abbia nulla in contrario, ovviamente…»
«Bene! In questo caso, rimarrò anch’io. Sarà una buona occasione per allenarmi con te, Yoh!» dichiarò Ren, deciso, mentre anche Horo Horo si faceva avanti.
«Be’, non è proprio giusto che rimanga solo Ren!»
«Quindi, se proprio insistete, vengo con voi!» concluse, allegramente Chocolove, rivolto ai compagni.
«Ma io non ho intenzione di allenarmi…» li interruppe Yoh, sorridendo con calma, sotto gli sguardi estremamente perplessi di tutti, per poi grattarsi la testa con fare annoiato. «E’ faticoso! Non voglio stancarmi troppo prima del torneo…»
«Ma ti sembrano discorsi da fare?!?!» esclamarono Chocolove e Horo Horo, colpendo il giovane con due pugni.
Ren osservò seccato il ragazzo steso a terra, che si lamentava con le lacrime agli occhi e le mani sulla faccia dolorante, Anna sbuffò indifferente e la famiglia di Yoh fissò il giovane un po’ sconsolata, mentre qualcuno rideva dell’allegria che era inevitabilmente tornata.
«Ne parleremo eccome, Yoh…»
Con un lieve sorriso, Hao poggiò una mano sul ramo del grande albero su cui era seduto, osservano la confusione sorta nel giardino della villa poco più avanti. E così, Yoh si era accorto di lui… Poteva dirsi un po’ sorpreso. A quanto pareva, dopo quello che era successo, il legame tra i loro spiriti si era fatto ancora più forte. Il tentativo di riprenderlo con sé non era stato un completo fallimento, dopotutto. Oh be’… la fine dell’opera doveva aspettare ancora un po’. Nel frattempo, avrebbe fatto un giretto in qualche angolo del mondo.
Sospirando, il giovane si alzò, guardando ancora una volta la casa degli Asakura. Yoh ormai era davvero forte, ma anche il suo furyoku era aumentato ulteriormente. Il secondo torneo si prospettava interessante…
Fece un leggero ghignetto, osservando il ragazzo che scherzava allegramente con i suoi compagni.
«Allora tanti auguri, fratellino… Vivi bene il tempo che resta…»
Detto ciò, si lasciò circondare dal fuoco e in un istante svanì.

Il canto notturno dei grilli era l’unico rumore udibile nella stanza, almeno finché quel silenzio non venne interrotto da un sospiro e un frusciare di coperte.
Amidamaru si voltò verso il ragazzo che, dopo aver passato molto tempo ad osservare il soffitto sopra di lui, aveva deciso di alzarsi. Era notte fonda ed era strano non vederlo già russare da un pezzo.
«Dove vai, Yoh?»
Il ragazzo lo guardò perplesso, ma poi gli sorrise.
«Vieni con me, Amidamaru?»
Senza aspettare risposta, uscì dalla stanza e il samurai, confuso, andò con lui, in silenzio, uscendo dalla casa e anche dal giardino, per poi osservare stupito il posto verso cui si stavano dirigendo.
«Che ci facciamo qui, Yoh?» domandò, una volta arrivato, seguendo il padrone lungo la scala che conduceva al tempio di Hao. Yoh gli sorrise allegramente, aprendo la porta con incisa una stella.
«Adesso te lo spiego…»
Si diresse così verso l’altarino illuminato dalle lanterne, e Amidamaru lo osservò perplesso mentre prendeva il Cho Senji Ryakketsu che vi era poggiato. Quindi, il giovane si voltò di nuovo a guardarlo.
«Che ne dici? Credi che riuscirò ad impararlo prima del torneo?»
«Cosa vuoi dire, Yoh?»
«Ho ancora una cosa da fare, prima di rivedere Hao. Mi dai una mano tu, Amidamaru?»
Lo spirito osservò per qualche istante il sorriso tranquillo ma determinato sul viso del ragazzo. Avrebbe voluto chiedersi cosa gli fosse passato per la testa, ma lo conosceva abbastanza da capire che non si trattava di una pazzia. Se Yoh voleva fare una cosa era perché la riteneva possibile. Così, gli sorrise e annuì.
«Conta pure su di me!»
«Grazie, Amidamaru! Ma adesso torniamo a dormire. Ora che mi sono tolto il pensiero… mi è venuto sonno…» disse il giovane, con uno sbadiglio. E ridendo con lo spirito al suo fianco, ritornò a casa.

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Capitolo 12
*** Return ***


«Ci penso io a Ren, non vi preoccupate!»
Jun salutò vivacemente i genitori e il nonno, accanto al fratello che, imbronciato e rosso in faccia, le voltava le spalle, mentre la sua famiglia salutava allegramente tutti, allontanandosi sull’over soul di En Tao.
«Ci congediamo anche noi. Ci dispiace, ma allenandoci qui per il torneo, saremmo circondati da troppe distrazioni…» disse Marco, sistemando gli occhiali sul naso.
«Quanto a Lyserg…» aggiunse Maiden, voltandosi verso il giovane che la guardò perplesso mentre gli rivolgeva un sorriso. «… sarà libero di decidere chi seguire…»
Lyserg rimase in silenzio per un po’, guardando Yoh e Horo Horo accanto a lui, per poi sorridere ai due compagni degli X-Laws.
«Vi dispiace se rimango qui anch’io?»
«Fa pure…» rispose, secco Marco, tornando a sistemare gli occhiali nuovamente scivolati giù. «Tanto non abbiamo più nulla da insegnarti…»
«Allora ci salutiamo già…» disse Yoh, infilando le mani nelle tasche, per poi guardare perplesso verso il basso, dove Opacho, che l’aveva tirato un paio di volte per i pantaloni, alzò una mano verso di lui.
«Ciao, signor Yoh!»
«Ehi!» disse, sorridendo, il giovane, voltandosi quindi verso Luchist, che si stava avvicinando con una valigia in mano. «Ve ne andate anche voi?»
«Già!» rispose il pastore. «Dobbiamo riunirci al signor Hao…»
«Eheh!! Bene!» disse Yoh, sorridendo, senza far caso alle facce quasi disgustate di Ren e Horo Horo.
Luchist sorrise a sua volta, alzando le spalle.
«Se ne è andato da qualche parte in giro per il mondo, ma abbiamo tutto il tempo per ritrovarlo. O farci trovare da lui…» disse, per poi sospirare. «Perciò, arrivederci a presto, signor Yoh! Attenderemo con ansia il suo ritorno al torneo! Su, vieni, Opacho! E tu, Marco, non ci segui?»
«Non ho certo intenzione di venire con te…» ribatté l’uomo, avviandosi verso il portone principale, fulminando con lo sguardo Luchist, che rise allegramente.
«Be’, dovrai pur uscire da qui, no?!»
Tutti osservarono con aria sconsolata i due buffi uomini che si allontanavano discutendo, finché non scomparvero alla loro vista.
Yoh fece un breve sospiro, portando una mano al fianco.
«Be’… e tu che farai, Manta?» domandò all’amico, che sorrise, un po’ a disagio.
«Io torno a Tokyo. Ormai ho ricominciato la scuola…» rispose il ragazzino, con tono un po’ deluso, anche se poi rise più allegro. «Ma verrò a trovarti ogni weekend!»
«Eh eh! Ci conto!» disse Yoh, ridendo, per poi voltarsi con aria un po’ perplessa verso Ren, Horo Horo, Jun, Lyserg, Chocolove, Ryu e Faust, soffermandosi infine su Anna, Tamao, Pirica e Yohmei. «Ma dove sono finiti tutti gli altri?»
A quella domanda, Tamao tirò prontamente fuori un taccuino dalla tasca.
«Oh… la signora Kino è già partita per Aomori, il signor Mikihisa è andato con Redseb e Seyrarm sulle montagne, la signora Keiko ha da fare in Europa e tornerà tra un paio di settimane…»
«Quanto a me…» intervenne Yohmei, con fare irritato. «… quel superstizioso del segretario di Stato ha insistito per un’altra predizione, perciò credo che mancherò per un paio di giorni. Ci pensi tu alla casa, Anna?»
«Naturalmente!» rispose tranquillamente la ragazza, incrociando le braccia.
«Bene, allora posso andare…» dichiarò Yohmei, allontanandosi sotto lo sguardo perplesso di Horo Horo.
«Ma quante volte in un anno vedi la tua famiglia riunita, Yoh?» domandò, con sarcasmo. Il giovane accanto a lui alzò le spalle con aria sinceramente perplessa.
«Non saprei… Una o due, forse…?»
Horo Horo lo fissò esasperato.
«Ma allora è una cosa di famiglia!!»
«Ovviamente, lui è il peggiore…» commentò Ren, riferito a Yoh, che rise divertito.
«Allora?! Quando si può iniziare ad allenarsi?!» domandò, impaziente, Horo Horo, già il giorno dopo.
Anna poggiò un gomito al tavolo dove avevano da poco terminato la colazione.
«Anche ora, se volete. Potete stare qui fuori, ma naturalmente senza demolire la casa…» disse, con fare indifferente. «… anche perché, in tal caso, sarete voi a ricostruirla esattamente com’era prima…»
«Ok! Ho capito! Ce ne andiamo altrove!» esclamò Horo Horo, irritato, mentre Lyserg si guardava perplesso attorno.
«E Yoh dov’è finito?»
«Boh… Era qui due secondi fa…» rispose Ryu, confuso.
Chocolove si alzò, accingendosi a seguire Ren che si stava già allontanando.
«Be’, ci raggiungerà dopo. Vieni con noi, Faust? Non si sa mai che ci sia bisogno di un medico… Oltre che un avversario in più, è ovvio…» aggiunse, allegramente, mentre l’uomo, ridendo, si apprestava a seguirli.
Nel frattempo, poco lontano dalla casa…
«Yoh, ma sei sicuro di voler stare proprio qui?»
«Certo! C’è spazio ed è un posto tranquillo! E poi è il luogo adatto no? Inoltre, questo posto è nato come sigillo, quindi sarà una sorta di isolamento per il mio furyoku…»
Yoh sorrise al samurai davanti a lui, che guardava assai dubbioso il tempio dove il giovane era di nuovo tornato, mentre lui, seduto a gambe incrociate nel tempietto interno, riprendeva a sfogliare il Cho Senji Ryakketsu.
«Uhm… Forse non è così complicato come sembrava. Ho già trovato anche la formula da cui sono partito per imparare la doppia assimilazione…»
«Vuoi arrivare a batterti ad armi pari con Hao?» domandò Amidamaru, tentando di ottenere una spiegazione più chiara. Per tutta risposta, Yoh sorrise, alzando le spalle.
«Non ho bisogno di essere un suo pari. Voglio solo completare una cosa prima del torneo. Sarà questo il mio allenamento…»
«Ma non dicevi che non volevi allenarti?»
«Non a combattere…» rispose il giovane, per poi sorridere allegramente al suo spirito. «Vedrai! Su, cominciamo!»
E dando un’ultima occhiata alla collana ancora posata sull’altarino, prese il Cho Senji Ryakketsu e uscì dal tempietto. Era la sua promessa, e forse ora era finalmente in grado di tenervi fede…


Il sole era ormai tramontato quasi del tutto sulle foreste e sui prati che circondavano Izumo. Il cinguettio degli uccelli era l’unico rumore che si sentiva, disturbato però d’un tratto dal brontolare di uno stomaco.
«Ah! Che fame!» si lamentò Horo Horo, posando una mano sulla pancia.
«Lo credo bene!» disse Chocolove, ridendo. «Ci siamo allenati ininterrottamente per tutto il pomeriggio!»
Lyserg osservò sorridendo i compagni con cui stava ritornando alla residenza degli Asakura, per poi assumere un’aria perplessa.
«Ma… e Yoh dove si sarà cacciato? E’ riapparso all’ora di pranzo e poi non si è più visto…»
«Eh eh! Ma Yoh è fatto così! E’ un mistero!» affermò Ryu, ridendo. Ma Ren incrociò le braccia, per niente convinto.
«Secondo me, invece, ha in mente qualcosa. Anche se non si può dire che non sia da lui sparire così senza avvisare nessuno…»
«Su, ragazzi…» li esortò Faust, con un sorriso. «E’ ora di cena, e credo proprio sia meglio farsi un bagno, prima…» aggiunse, mentre tutti si voltarono reciprocamente ad osservare i vestiti sporchi e ridotti a brandelli che indossavano.
Così, dopo una piacevole pausa nelle vasche termali della villa che li ospitava, si ritrovarono davanti ad una tavola imbandita, a cui sedevano già Anna, Tamao, Pirica e Jun, e dove, un attimo dopo, annunciato da uno sbadiglio, arrivò anche Yoh, seguito da Amidamaru.
«Salve…» bofonchiò, assonnato, sotto lo sguardo perplesso di qualcuno, irritato di altri.
«Ma si può sapere dov’eri finito?!» esclamò Horo Horo, puntandogli un dito contro. Il ragazzo gli rivolse un tranquillo sorriso tutto denti.
«Eh eh! Scusate, mi ero addormentato…»
«Non intendevo quello!!» replicò il giovane Ainu, mentre Yoh già infilava un boccone di cibo in bocca.
Ren prese la sua ciotola di riso, senza spostare lo sguardo dal compagno.
«Sei sparito per tutto il giorno. Cosa stai tramando?»
«Io? Niente…» rispose, ingenuamente, Yoh, masticando. Quindi deglutì e sorrise allegramente. «Solo… vi consiglio di evitare di venire a cercarmi, da ora in poi. Potrebbe essere pericoloso…»
Nove sguardi perplessi e stupiti si posarono sul giovane.
«Cosa intendi dire?» domandò Chocolove, inarcando un sopracciglio, osservando dubbioso l’amico, che rispose: «Vi dispiace se rimando le spiegazioni e il resto all’inizio del torneo?»
«Non direi…» intervenne Ren, precedendo Horo Horo che aveva aperto bocca per protestare. Poi sorrise determinato al ragazzo. «Basta che prima del torneo ti batti con me…»
Yoh si limitò a sorridere allegramente, sotto lo sguardo sospettoso di Anna, che, in silenzio, riprese come gli altri a mangiare.
Una mattina, mentre i suoi compagni erano come di consueto già andati ad allenarsi, Yoh uscì di casa, diretto nuovamente al tempietto di Hao.
«Allora, Amidamaru, sei pronto per ricominciare?»
«Certo! Stai andando benissimo, Yoh!» rispose il samurai, sorridendo, osservando, poco più avanti, la pagoda del tempio a cui ormai erano arrivati.
«Ehi, Yoh…!»
Il giovane, mettendosi istintivamente sull’attenti e voltandosi indietro, vide Anna, che, appoggiata ad uno degli alberi attorno a loro, se ne separò, avvicinandosi a lui.
«Sapevo che venivi sempre qui…»
«Be’… lo sospettavo...» rispose Yoh, sorridendo tranquillo.
La ragazza, però, non fece lo stesso, guardandolo seriamente.
«Sai quello che stai facendo, Yoh?»
«Certo! Sono sicuro che ci riuscirò, sta’ tranquilla!»
Lei lo osservò un po’ incerta, stavolta.
«Non era proprio quello che intendevo, ma…», quindi sospirò con fare un po’ rassegnato. «Be’… sei sicuro di non volere una mano? Sai già quant’è difficile imparare quelle tecniche…»
«Non preoccuparti!» ribadì il giovane.
Anna rimase in silenzio per un po’, quindi gli rivolse un lieve sorriso.
«Ci tieni davvero tanto, eh?»
«Già… Gliel’avevo promesso… sei anni fa…»
I due giovani si osservarono per qualche istante senza dire null’altro. Amidamaru li osservò incerto sul da farsi, finché Yoh non mise le mani in tasca, voltandosi verso l’entrata del tempio con un sospiro.
«Be’… io vado. Mi chiami per l’ora di cena?» aggiunse, rivolgendo un allegro sorriso alla fidanzata, che sorrise a sua volta con aria leggermente divertita, aggrottando un sopracciglio.
«Basta che non distruggi niente, altrimenti la cena te la scordi per un mese…»
«Stai tranquilla, sto attento!» rispose il ragazzo, entrando nel tempio.
Anna lo osservò finché non ebbe sceso le scale, quindi si voltò per tornare indietro. Già… Nonostante fosse lo stesso Yoh a dire che preferiva pensare solo al presente, forse era proprio il suo cuore il più intrappolato nel passato. Ma almeno stava facendo il possibile per liberarlo…
Il tempo così passò, e dopo gli otto mesi ormai trascorsi dalla fine del torneo, era sempre più trepidante l’attesa per l’inizio del secondo.
I giorni passati erano stati per lo più dedicati agli allenamenti, e nessuno, nonostante la curiosità, aveva mai insistito per sapere dove andasse Yoh tutte le volte che spariva. Ormai sembrava inutile allenarsi, perché tra Ren, Chocolove, Horo Horo e Lyserg, nonostante i valori del furyoku lievemente diversi, nessuno poteva dirsi superiore agli altri. Quanto a Yoh, aveva continuato ad esercitarsi – magari con qualche pisolino sul lavoro – sul Cho Senji Ryakketsu, con l’utile sostegno di Amidamaru.
«Bravo, Yoh! Ormai l’hai appreso praticamente tutto! E’ incredibile!» esclamò il samurai, mentre il giovane, un po’ stanco, seduto davanti a lui, sorrise imbarazzato.
«Dai, non dire così! Molte cose le avevo già imparate con Anna per il torneo. E poi anche Faust l’ha appreso completamente…»
«Sì, ma non ha mai imparato totalmente la dottrina dei cinque elementi, mentre tu hai quasi acquisito anche quella!»
«Be’… ci sono stato quasi obbligato. A Faust moltissime cose non servivano, mentre a me sì. Ma già che c’ero…» rispose Yoh, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita. «A dire il vero… volevo fermarmi al Jugon Zonshi, che oltre a guarire, essendo una tecnica di resurrezione insegna a richiamare gli spiriti dall’altro mondo, un po’ come il Kuchiyose di Anna…» Salite le scale, si fermò, tirando fuori dalla tasca della camicia l’orecchino che Hao gli aveva dato tempo prima. «E poi la formula Fumon Goryoe…» mormorò, guardando il piccolo oggetto, con un sorriso un po’ nostalgico, che Amidamaru notò dispiaciuto.
«Tutto bene, Yoh?»
«Eh? Certo! Stavo solo pensando…» rispose il giovane, sorridendo allegramente, per poi iniziare a correre. «Su, andiamo, Amidamaru! E’ ora di cena, e se non arrivo in tempo, Anna mi uccide…!»
E tornato a casa, si ritrovò poi in sala da pranzo addirittura prima dei compagni andati ad allenarsi.
«Ehi, Yoh! Hai finito in anticipo?»
Manta si voltò a guardarlo con un sorriso, mentre Tamao e Jun finivano di apparecchiare.
«Eh eh! Già, oggi sì!»
Yoh sorrise all’amico arrivato quel sabato mattina come ogni settimana, e sedendosi a tavola guardò Anna, che andò a sedersi in silenzio di fronte lui, per poi voltarsi verso Ren, Horo Horo e tutti gli altri, evidentemente reduci dall’ennesimo allenamento e un bagno caldo.
«Ehi! Ormai fa freddo fuori e siete fortissimi! Volete allenarvi ancora?» domandò, ridendo, guardando Ren, che prese posto accanto a lui.
«E’ naturale!» ribatté il giovane, incrociando le braccia. «Dopo Hao, dovrò sconfiggere anche te, Yoh! E ormai, il torneo dovrà pur cominciare…»
«Be’, sarebbe anche ora…» disse Lyserg, sorridendo. «E passato un sacco di tempo…»
«Già…» mormorò Yoh, sospirando leggermente, rivolgendo un sorriso assorto alla sua cena sul tavolo. «Ormai manca davvero poco…»
A quelle parole, gli sguardi stupiti delle persone che aveva attorno si posarono su di lui.
«E tu come fai a dirlo?» domandò, perplesso, Horo Horo, osservando il sorriso allegro del compagno, che rispose: «Be’… mi è venuto spontaneo…»
«Non è solo quello, signor Yoh!»
Una vocina squillante e ormai familiare spinse tutti a guardarsi immediatamente attorno, per capire da dove questa provenisse, almeno finché Yoh non notò Opacho, che seduto nel corridoio fuori dalla stanza, si affacciò alla porta osservandolo con i suoi occhioni.
«Opacho?!?!?!» esclamò il giovane, assieme ad Amidamaru, Horo Horo, Manta, Ryu e Chocolove, fissando stupito come tutti il bimbo che entrò nella stanza con un piccolo balzo.
«Cosa ci fai qui?» domandò Lyserg, confuso.
Per tutta risposta, Opacho aggrottò le sopracciglia con cipiglio orgoglioso.
«Mi ha mandato il signor Hao!!»
«Quello era ovvio…» borbottò, seccato, Horo Horo, fra i denti, per poi osservare infastidito la reazione di Yoh, che aveva già alzato il solitamente scarso livello di attenzione.
«Cosa vuole quello, stavolta?» domandò Ren, con tono acido, senza nemmeno voltarsi verso il bambino, che rispose: «Il signor Hao vuole avvisare in anticipo il signor Yoh perché vada il più presto possibile al luogo da cui si partirà per il torneo che inizierà tra cinque giorni!»
«Cinque giorni?!?!» esclamarono, increduli, Horo Horo e Chocolove.
«E dove si terrà?» domandò Yoh, con la consueta calma un po’ disturbata dalla voglia di sapere tutto.
Opacho lo fissò con aria decisa.
«Il signor Hao ti dirà i dettagli quando arriverai. Intanto, andate sull’isola dove si è tenuto il primo torneo!»
Horo Horo si alzò stizzito in piedi, esclamando: «Che fantasia!! Ancora là?!?!»
«Che c’è di strano?! Non fare tanto chiasso!» ribatté Pascal Avaf, stendendo il giovane con un pugno.
«Io vi ho detto tutto!» dichiarò Opacho, apprestandosi ad andarsene, creando attorno a lui il suo over soul. «Posso tornare dal signor Hao!»
«Aspetta!»
Impulsivamente, Yoh si alzò, fermando il bimbo, sotto gli sguardi sorpresi di tutti. Il ragazzo rimase per qualche istante col braccio teso verso Opacho, che lo fissò in attesa, ma poi ritirò la mano, sorridendo.
«Niente… Puoi andare…»
Il bambino annuì deciso, quindi si allontanò a gran velocità nel suo over soul lanoso, e Yoh tornò a sedersi accanto a Ren, che sbuffò leggermente.
«Volevi chiedergli di Hao?»
«Più o meno…» rispose il giovane. «Ma preferirei vederlo di persona…»
«Cosa?» chiese Ryu, perplesso quanto gli altri.
«Avrei voluto parlargli, ma non ce n’è veramente bisogno, per ora…» mormorò Yoh, alzando lo sguardo sui compagni, che lo osservavano in trepidante attesa. Poi tornò a guardare il tavolo, chiudendo gli occhi. «Non permetterò assolutamente che questo torneo finisca come il precedente. Lo impedirò ad ogni costo…»
«E’ la tua prima decisione sensata, Yoh…» commentò Horo Horo, con un sorrisino allegro.
Il giovane rise a sua volta ai compagni attorno a lui.
«Be’… so come la pensate, per questo ho fatto la mia scelta…»
Dicendo ciò, si voltò verso Anna, che lo fissò quasi con freddezza, senza dire nulla, stringendo i pugni sulle ginocchia. Molti sguardi si spostarono incerti dalla ragazza a Yoh.
«Che succede?» domandò, perplesso, Lyserg.
«Chiudiamo questo capitolo!» sbottò Anna, col solito tono autoritario e irritato. «Tra due giorni partiremo per l’isola. E ora mangiate, sennò si fredda tutto!»
Detto ciò, riprese come Ren e Yoh a mangiare, e gli altri, a poco a poco, fecero lo stesso.

Il sole pallido di fine ottobre batteva sui ricami rosso e oro che decoravano la pagoda del tempio. Un’altra bella giornata prima della partenza.
«Già, Amidamaru… Da domani dovremo salutare di nuovo questo posto…»
Yoh aprì con un sorriso la porta con incisa una stella, raggiungendo, seguito dal suo spirito, l’altarino con il Cho Senji Ryakketsu.
«Ormai sei pronto per il torneo, vero, Yoh?» domandò il samurai, sorridendo al giovane che rispose con tono allegro.
«Be’… non sarò certo ai livelli di Hao, ma farò del mio meglio…»
«Ma se non vuoi combattere, perché hai imparato il Cho Senji Ryakketsu?»
Yoh sorrise al suo spirito, che lo osservava confuso, quindi si voltò verso la collana poggiata sul vecchio fascicolo conservato in quel tempio.
«Per provare a me stesso una cosa…» mormorò, pensieroso.
«Yoh…»
Amidamaru osservò preoccupato il giovane, che, assorto nei suoi pensieri, rimase qualche attimo in silenzio. Quindi, sorrise all’improvviso, battendo un pugno sul palmo dell’altra mano.
«Be’, non so se sarò in grado di farlo, ma al massimo consumerò più furyoku del previsto!» affermò, tornando a sorridere vivacemente al samurai accanto a lui, portando le mani ai fianchi. «In fondo, è inutile preoccuparsi ancor prima di provare, no?»
«Ben detto, Yoh!» rispose, ridendo, Amidamaru, per poi alzare perplesso un sopracciglio. «Ma ora… potresti dirmi cosa vuoi fare?»
Ma ricevette in risposta solo un furbo sorrisino.
«Non so proprio cos’abbia in mente!» brontolò Horo Horo, fermandosi dopo aver evitato un attacco di Lyserg. «Perché diavolo ha sempre da avvisare Yoh su tutto?!»
«Forse vuole che si prepari psicologicamente…» ipotizzò Chocolove, alzando le spalle dopo essere sfuggito al compagno.
«Davvero una bella premura!» ribatté Horo Horo, con un sorriso ironico.
Ren ritirò l’over soul, raggiungendo con Ryu e Faust i compagni che si erano fermati.
«In effetti, poteva anche sprecarsi a venire di persona…»
«Sì… sì… Ci manca solo quello…» sbuffò Horo Horo, infilando seccato le mani in tasca. «Come minimo, ora passa di qui e…»
In quel momento, i sei sciamani sbarrarono gli occhi, voltandosi in direzione dell’enorme, strano furyoku che proveniva dalla foresta vicino alla residenza degli Asakura.
«Ma questo furyoku spropositato…» balbettò, incredulo, Lyserg. «E’ senz’altro Hao! Cosa ci fa qui?!»
«Non lo so!» rispose Ren. «Ma siccome parlando del diavolo sono spuntate le corna, è meglio sbrigarsi!!»
E detto ciò, si precipitò con i compagni verso il tempietto a cui anche Anna, Manta, Tamao, Jun e Pirica erano appena giunte. Horo Horo e Ryu corsero subito verso le scale, ma Anna li precedette, per poi coprire gli occhi dal bagliore che trovò davanti a sé una volta arrivata, che si affievolì pian piano, fino a permetterle di vedere Yoh. Il giovane, seduto ansimante a terra, alzò perplesso lo sguardo sui compagni, sorridendo allegro alla ragazza che lo fissava stupita, per poi voltarsi come lei verso la piccola figura che si stava definendo di fronte a lui.
Amidamaru riapparve un po’ preoccupato accanto al padrone, che però gli sorrise rassicurante, e Anna fissò a bocca aperta lo spirito che pian piano stava comparendo da quella luce, mentre tutti gli altri, non meno sorpresi, tentavano di capire cosa fosse successo.
«Ehi, ma quello…!!»
Horo Horo puntò all’improvviso un dito sulla creatura, senza più aggiungere altro. Lo spirito davanti a lui mosse le grandi orecchie sulla testa tonda, lentamente aprì gli occhi, e sotto gli sguardi sorpresi di chi lo stava fissando, osservò stupito il giovane che, seduto di fronte a lui, gli sorrise.
«Ehi! Ne è passato di tempo, eh… Matamune?»
Il gatto rimase a fissarlo a bocca aperta, apparentemente incapace di proferir parola.
«Che c’è da fare quella faccia?» disse, allegramente, il giovane. «Te l’avevo promesso! Una volta che fossi diventato forte come lui, ti avrei fatto tornare… Ricordi?»
All’udire quelle parole, lo spirito sorrise, osservando la collana che aveva di nuovo indosso, per poi rivolgersi al ragazzo.
«Buon sangue non mente, eh, Yoh? Sapevo che ce l’avresti fatta…» Quindi, si girò verso Anna, che già appariva meno sorpresa degli altri. «Ciao, Anna! Sono felice di trovarti bene, dopo tutto questo tempo…»
La ragazza incrociò subito le braccia, con fare stizzito.
«Non ti rivolgere a me con quel tono confidenziale!!» ordinò, facendo però sorridere lo spirito.
«Sei cambiata molto dall’ultima volta che ti ho vista! Anche questo è merito di Yoh, presumo…» aggiunse, mettendo in imbarazzo i due giovani in questione, sotto gli sguardi perplessi di tutti gli altri, che ancora vagavano nella più totale confusione.
«Ma tu sei quel gatto che mi ha buttato nell’acqua gelida quando sono finito all’Inferno!!!» esclamò d’un tratto Horo Horo, allibito, puntando di nuovo l’indice. Ren, invece, incrociò le braccia e chiuse serio gli occhi.
«Io non mi stupirei di questo…» disse, voltandosi verso Yoh. «Ma piuttosto del fatto che lui abbia evocato da solo e per la prima volta uno spirito di questo livello, senza crollare per giunta. Eravamo tutti convinti che non si trattasse di te, Yoh…»
Il giovane sorrise comprensivo, intuendo anche ciò che non era stato detto, e si alzò in piedi, infilando una mano nella tasca dei jeans.
«Be’… forse ho usato un po’ troppo furyoku…»
«Un po’ troppo?!?!» esclamò Horo Horo, allibito. «Vorresti dire che era davvero soltanto il tu…»
Senza una parola, Yoh tirò fuori dalla tasca il suo Oracle Bell, lanciandolo al compagno, che lo afferrò perplesso, leggendo poi con Ren ciò che vi era scritto. Ma mentre Horo Horo spalancò gli occhi incredulo, Ren sbuffò leggermente, curvando le labbra in un ghigno.
«Tsk! Per quanto ancora volevi nasconderlo, Yoh?»
«Non era mia intenzione farlo. Semplicemente, non lo sapevo nemmeno io… Anna mi ha ridato l’Oracle Bell stamattina. Ha anche i vostri, se volete…» aggiunse, con un tranquillo sorriso.
Ren aprì bocca per ribattere, ma decise che era meglio lasciar perdere, mentre Manta si avvicinò di corsa all’amico.
«Yoh, stai bene?» domandò al ragazzo che si sedette di nuovo a terra, sospirando e poggiando le mani sul pavimento.
«Certo! E’ stata una faticaccia, perché non essendo per nulla pratico ho finito con l’usare troppo furyoku in un sol colpo…»
«Ma Yoh… Quello spirito è un over soul… Eppure non è sotto il tuo controllo…» intervenne Lyserg, confuso. «Che… Come hai fatto?»
«Cho Senji Ryakketsu…» rispose Yoh. «Ho usato la formula Fumon Goryoe, che serve ad evocare uno spirito protettore, un Goryoushin, ciò che Matamune era diventato una volta morto, quando Hao lo ha preso con sé, mille anni fa…»
Tutti fissarono sorpresi il ragazzo, eccetto Ren, che sbuffò, sorridendo di nuovo.
«Tsk! Allora è per questo che l’hai richiamato…»
«Dai, Ren!» intervenne Manta, con tono di rimprovero. «Non puoi accusargli anche una cosa del gen…»
«Non intendevo questo!» lo interruppe il giovane, osservando Matamune, per poi chiudere gli occhi. «Mi ricordo di lui. Hao lo ha nominato una volta. Ha detto che è stato il suo unico amico… E se ben ricordo, anche Yoh pareva conoscerlo bene…» aggiunse, osservando sospettoso il ragazzo in questione.
«Già! Lui è stato il mio primo spirito…» rispose Yoh, sorridendo al compagno con calma, voltandosi quindi verso lo spirito al suo fianco, che lo guardò sorpreso, per poi sorridergli.
«Sono davvero fiero di te, Yoh. In questi sei anni, sei cresciuto moltissimo. Hai anche appreso il Cho Senji Ryakketsu. Devo ammettere che quasi non me l’aspettavo…» disse il nekomata, sorridendo malizioso. «Anche se bisogna dire che ce l’hai nel sangue, oltre che nella storia di tutta una vita. Nessuno a parte te avrebbe potuto completare il Cho Senji Ryakketsu in così poco tempo. A parte Anna, forse…» aggiunse, ironico, sotto lo sguardo infastidito della ragazza.
«Tsk! Ma se anche Faust l’ha imparato tutto!» replicò Horo Horo, sbuffando e incrociando le braccia dietro la testa.
«Ma no!» rispose il medico, sorridendo. «Io ho imparato solo le tecniche. Devo ammettere che alcune parti della Dottrina dei cinque Elementi purtroppo erano fuori dalla portata mia e del mio furyoku…»
A quelle parole, Chocolove si voltò allibito verso Yoh.
«Ma non ci dirai che tu…»
«Be’… sì, l’ho imparato praticamente tutto…» rispose il giovane, sorridendo tranquillamente ai compagni.
Horo Horo e Ryu lo fissavano con la bocca spalancata, e altrettanto stupiti parevano anche tutti gli altri.
«Ma come diavolo hai fatto?!?» esclamarono in coro.
«Provando, naturalmente!» fu la semplice risposta.
«Come naturalmente?!?!?» sbottò Horo Horo, esasperato.
«Lascia perdere…» intervenne Ren, sorridendo malizioso. «E’ ovvio che possa farcela, con un furyoku di circa 700.000…»
«700.000?!?!?!» esclamarono, allibiti, tutti, eccetto Anna, Yoh e il giovane che aveva parlato.
«Tsk! Non ho idea di come abbia fatto ad aumentare così…» sbuffò Ren, incrociando le braccia. «Avevo intenzione di sfidarlo per testare la sua forza, ma ora che ne sono a conoscenza, mi è passata la voglia…»
«Vorrai dire che hai paura…» commentò Chocolove, venendo steso all’istante dal compagno.
«Certo che no! So che verrei sconfitto, ma non è per questo che rinuncio! Semplicemente, mi fa rabbia…» Il giovane voltò le spalle a Yoh, che sorrise senza replicare. «Hai ottenuto un furyoku enorme, quando lui ti ha riportato in vita, Yoh. E’ quasi fuori da ogni logica. Ma mi viene da pensare che ancora non basti per battere Hao, soprattutto perché anche il suo furyoku ora è aumentato…» mormorò, voltandosi appena verso il ragazzo. «Non credi di aver fatto ad Hao più di un solo favore, salvandogli la vita?»
«Certo! Lo so…» rispose, allegro, Yoh, stupendo tutti ancora una volta. «Infatti, non vedo l’ora di raggiungerlo per chiedergli cosa ne pensa…»
«Come vuoi che la pensi, scemo?!?!?!» esclamarono Horo Horo e Chocolove, puntando un dito sul compagno.
Yoh mise le mani in tasca e si avvicinò ridendo alle scale.
«Già! Di sicuro, ne sarà felice! Vieni, Amidamaru! E anche tu, Matamune! Voglio dire subito al nonno del tuo ritorno! Ne sarà felicissimo!»
Detto ciò, uscì seguito dai due spiriti, incurante degli sguardi vagamente rasseganti che gli rivolsero i suoi compagni, e molto probabilmente fu anche l’unico a chiudere placidamente occhio, quella notte, seppur di fronte al giorno della partenza, al giorno che annunciava che il torneo stava per ricominciare… e finalmente terminare.

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Capitolo 13
*** In un'isola abbandonata ***


Il sole era ancora alto nel cielo, la brezza fresca e frizzante di un pomeriggio autunnale faceva correre le rare nuvole bianche nel cielo limpido. Il canto dei gabbiani risuonava nell’aria. Una giornata che si preannunciava assolutamente tranquilla.
D’un tratto, una notevole confusione fece voltare molti passanti, nei pressi di un porto ad ovest di Tokyo, dove quella che sembrava una folla rumorosa si faceva velocemente strada verso il molo. E quelle grida agitate non erano nulla in confronto a quelle che sentivano, senza poi curarsene, i componenti di quel gruppetto, dove anche una decina di spiriti faceva la sua buona parte in quel caos.
«Muoviti, Yoh!! Vuoi farci perdere il traghetto?!!» esclamò Horo Horo, voltandosi nella corsa verso il ragazzo strattonato per un braccio da Anna, che, con aria assonnata, correva di malavoglia quasi in fondo al gruppo.
«Mi sono svegliato presto! E ci abbiamo messo mezza giornata per arrivare col treno da Izumo…!» farfugliò. «Ho ancora sonno!»
«Sta’ zitto sfaticato! Hai dormito fino a poco fa!» esclamò Anna, irritata, sovrastando sia Ren e Horo Horo, che bisticciavano più avanti, sia il baccano provocato dalla carrozzella di Faust. «Ho prenotato, per fortuna, un’imbarcazione che ci porterà tutti là! I Pache non verranno a prendervi, stavolta!»
«Ma non potevamo arrangiarci con i nostri over soul?» si lamentò Yoh, sotto lo sguardo sconsolato di Amidamaru e quello divertito di Matamune, sistemando lo zaino che stava per cadergli.
Anna lo fulminò con lo sguardo.
«Non permetterò che sprechiate furyoku prima del torneo! Non farete come il torneo scorso, in cui ogni giorno davate battaglia a qualcuno! Saranno gli unici tre giorni di assoluto relax che vi farò fare!!»
«Non saprei dire se mi dispiace o meno…» mormorò Lyserg, sorridendo a disagio rivolto alla ragazza.
Il chiassoso gruppetto riuscì finalmente ad arrivare a destinazione, sul molo, dove tutti si fermarono ansimanti, per poi voltarsi stupefatti verso le persone che, scendendo da uno yacht davanti a loro, li salutarono allegramente.
«Manta!! Signor Yohmei!! Che ci fate qui?!!!» esclamò Horo Horo, fissando allibito i due.
«Be’… siamo venuti ad accompagnarvi…» rispose, semplicemente, Yohmei.
«Già!» intervenne Manta, sorridendo. «Penso sia meglio andare con noi che con persone comuni. Così non dovrete nascondere nulla…»
«Ma come avete fatto a prenotare un’imbarcazione del genere?» domandò, stupito, Lyserg, osservando l’elegante mezzo alle loro spalle.
«Una gentile concessione dell’Oyamada Company…» fu l’immediata risposta di Anna, che, a giudicare dal sorrisino timoroso spuntato sul volto di Manta, era l’artefice di tutto. «L’ho fatta mandare io. Voglio viaggiare comoda…»
I giovani attorno a lei la fissarono scoraggiati, poi, pian piano, s’imbarcarono, e tra chiacchiere, scherzi e litigi inevitabilmente a suon di botte –senza over soul per… “rispetto” ad Anna – arrivarono verso il tramonto all’isola abbandonata.
«Ho sentito dire che molti sciamani che hanno partecipato allo scorso torneo sono tornati per vedere come finirà…» disse Manta, portando una mano alla fronte per osservare la spiaggia poco distante e le molte imbarcazioni già ormeggiate. «Così, i Pache hanno dovuto sistemare di nuovo tutto com’era prima…»
«Ah ah! Poveretti!» rispose Yoh, divertito, mentre si apprestavano ad attraccare ad una piccola baia dietro il porto principale.
«Siamo arrivati…» disse, semplicemente Horo Horo, posando a terra il suo zaino una volta sceso.
Tutti si guardarono attorno, riconoscendo il posto rimasto come l’avevano lasciato mesi prima, a differenza delle foglie gialle e brune che coprivano gli alberi e la terra.
Lyserg sospirò, osservando Ryu e Tamao che scaricavano gli ultimi bagagli.
«E così… siamo tornati…»
«Già! Si ricomincia…» aggiunse Faust, con un sorriso tranquillo ma deciso.
Horo Horo osservò i compagni, alzando le spalle.
«Non so voi, ma io non mi sento particolarmente teso…»
«Hai ragione…» affermò Ryu, incrociando le braccia. «Ma dopotutto manca ancora un po’ all’inizio…»
«Allora godiamoci la tranquillità, no?» disse, allegramente, Yoh, posando il suo zaino su un grosso sasso.
Horo Horo inarcò un sopracciglio con uno sbuffo rassegnato.
«Tu lo farai senz’altro, no? Comunque, sono d’accordo…»
«Già! Non ha senso darsi pensiero adesso!» affermò Ryu, sorridendo.
«Invece di chiacchierare, preparatevi! Andiamo al nostro alloggio!» ordinò Anna, mentre Tamao si avvicinava a lei.
Manta sospirò un po’ sconsolato, a quella vista, abbassando lo sguardo sul terreno sassoso. Be’… che dire? Avevano ragione tutti. Con un sorriso, si voltò verso il ragazzo accanto a lui.
«Tu dici che torneremo alla locanda dove stavamo prima, Yoh? Yoh…?»
Il ragazzino osservò perplesso l’amico, che era girato verso la collinetta oltre cui iniziava il piccolo villaggio allestito dai Pache, e lo fissava con un’espressione vagamente sorpresa. Un attimo dopo sorrise, e si avviò di corsa verso le case poco lontano, sotto lo sguardo perplesso dei compagni.
«Secondo te cosa gli è venuto, Matamune? Fino ad un attimo fa, crollava dal sonno…» domandò Manta, fissando perplesso con Amidamaru il giovane che si allontanava. Lo spirito al loro fianco sorrise con calma.
«Chi lo sa…»
Poco più distante, intanto, moltissimi degli sciamani venuti ad assistere all’ultimo torneo si affacciavano alle finestre o alle porte delle locande che avevano già occupato, o interrompevano le chiacchiere spostandosi al ciglio della strada, per osservare le tre persone attorno alle quali si era già creato il vuoto.
«Siamo arrivati, finalmente, eh, signor Hao?» affermò Luchist, camminando tranquillamente assieme ad Opacho al seguito del giovane, che sorrise senza far caso ai bisbigli e alle occhiate curiose e intimorite delle persone che si scansavano per farli passare.
«Hai ragione, Luchist… E non siamo i soli, a quanto pare…» rispose l’onmyoji, fermandosi.
Le persone che lo osservavano si voltarono indietro perplesse, Luchist e Opacho, superato di poco il loro leader, si girarono a loro volta per capire perché si fosse bloccato, osservando la strada che avevano appena percorso, e notando infine il giovane che si stava precipitando di corsa verso di loro.
Hao sorrise lievemente, spostando appena lo sguardo sul ragazzo che, raggiuntolo, si buttò sulle sue spalle, aggrappandosi a lui con un sorriso.
«Ehi! Ciao!!» esclamò, ridendo, sotto gli sguardi fortemente allibiti di tutte le persone che aveva attorno.
Hao si girò con un sorriso maliziosamente divertito verso il fratello, ancora appeso dietro di lui, e reggendolo sulla schiena, incrociò tranquillamente le braccia.
«Ehilà, Yoh! Ti vedo allegro… Avevi così tanta voglia di tornare qui?»
«Vuoi darmi torto, forse?» rispose il giovane, lasciando andare il fratello per tornare con i piedi a terra. Quindi riprese a camminare con Hao, che gli rivolse un sorriso ironico.
«E i tuoi compagni? Devo sentirmi per caso onorato, visto che li hai lasciati indietro per correre qui?»
«Che problema c’è? Volevo solo venire a salutarti…» replicò allegramente Yoh, per poi sorridere lievemente. «E’ da tanto che non ci vediamo… E poi, saranno tutti qui a momenti…» Detto ciò, si voltò indietro con un sospiro, e infilando le mani in tasca, tornò poi a guardare il ragazzo al suo fianco. «Vorrei dirti che ti ho portato una sorpresa, ma a te non si può nascondere nulla, credo…»
«Non importa, Yoh. E’ stata comunque una piccola sorpresa, perché forse non mi aspettavo che in soli otto mesi tu potessi arrivare a questo punto…» E sospirando, chinò la testa. «… per un motivo tanto assurdo…» Voltandosi indietro, il giovane sorrise lievemente. «Sai bene che ormai, tra me e lui non esiste più il rapporto sincero che c’era un tempo, e non credo potrà più esistere…» disse, mentre in fondo alla strada compariva un gruppetto chiassoso. «Comunque… grazie del pensiero. Potrei dire di averlo apprezzato…»
Yoh sorrise serenamente al fratello, per poi voltarsi a guardare i compagni, che, zittitisi all’istante, si fermarono fissandoli, mettendoci evidentemente un po’ a rendersi davvero conto di ciò che si erano trovati davanti.
Yoh corse sorridendo verso di loro, senza far caso alle espressioni stavolta quasi solamente rassegnate dei suoi amici.
«Ehi, Matamune… ti va?» domandò allo spirito di fronte a lui, che gli sorrise gentilmente, riprendendo in mano la lunga pipa che teneva tra le labbra.
«Ma certo, Yoh! Dovrò pur ripagare le tue fatiche, non trovi?»
Yoh gli sorrise di rimando e si diresse di nuovo verso Hao. Matamune lo seguì fino a trovarsi di fronte al suo vecchio padrone, che lo osservò con un malizioso sorriso.
«Ehi, Matamune! E’ da un po’ che non ci si vede, eh?» disse, con ironia, allo spirito, che sorrise di nuovo, con la stessa sottile e pungente, anche se rispettosa, malizia.
«Finalmente la rivedo, signor Hao. Come sempre, per lei il tempo sembra non passare mai…»
Il giovane sorrise compiaciuto, chiudendo gli occhi.
«Già… Sono passati cinquecento anni dall’ultima volta, vero?»
Il nekomata colse l’allusione e distolse appena lo sguardo, prima di tornare a guardare il suo vecchio padrone.
«Proprio così, signor Hao. E’ un po’ ironico, non trova?»
Hao osservò prima lo spirito, poi Yoh, al suo fianco, che gli sorrise.
«Già, Matamune, nulla potrà più tornare come un tempo, perché in tal caso sarei stato io stesso a farti tornare su questo mondo. Ringrazia Yoh, che tiene a te quanto io ci tenevo un tempo, un’altra delle strane coincidenze che ci legano…»
Matamune sorrise con aria più divertita, guardando i due giovani davanti a lui.
«Vi somigliate davvero molto. Conosco molto bene entrambi, e posso dire di essere felice che siate fratelli, anche se non so spiegarmi bene perché… Ma è una fortuna che vi siate conosciuti…»
«Dici davvero? Be’, sono d’accordo!» rispose allegramente Yoh, mentre Hao gli sorrise malizioso.
«E io più di te, Yoh…» Detto questo, si voltò verso le persone che li stavano osservando curiose e stupite, e che vedendolo girarsi, rabbrividirono subito. «Ma ora penso che abbiamo attirato abbastanza l’attenzione, fratellino… Non devi tornare alla tua locanda?»
«Be’…» mormorò Yoh, con un sorriso un po’ incerto. «A dire la verità… per il tempo che resta, mi sarebbe piaciuto venire con te…»
Nell’udire quelle parole, Hao chiuse gli occhi, sorridendo delle reazioni silenziose ma incredule dei compagni del giovane, tornando poi a guardarlo.
«Non c’è problema, Yoh. Puoi pure seguirmi. Anche perché… andiamo comunque nella stessa direzione. Hai dimenticato che ho perso il mio alloggio?»
«Vuoi dire che torni alla locanda anche tu?!»
«Direi di sì… Andiamo?»
Yoh lo fissò con aria vagamente perplessa per qualche attimo, quindi sorrise allegramente, alzando poi una mano in direzione dei compagni che lo squadravano allibiti.
«Avete sentito?! Andiamo, Amidamaru!»
Così, il giovane si avviò con Hao, Luchist, Opacho e Matamune verso il loro alloggio, sotto le facce sconsolate, irritate, disperate o nere di rabbia dei suoi amici, che rinunciarono però ad ogni tentativo di protesta e lo seguirono, come fecero, con lo sguardo, tutte le persone attorno a loro.
Mentre tutti tornavano nelle proprie vecchie stanze sistemandovi provvisoriamente i bagagli, arrivarono anche Marco e Jeanne, in compagnia di Mikihisa, Redseb e Seyrarm.
«E voi cosa ci fate qui?» domandò, sorridendo, Tamao, ritrovatasi alla porta ad accogliere con Anna e Manta i due ragazzini e il loro maestro.
«Ma è naturale…» rispose Marco, sistemando gli occhiali sul naso con aria un po’ infastidita. «Siamo qui per continuare il torneo, no?»
«Non ha certo chiesto a te, razza di scemo!» ribatté Anna, scontrosa, rivolta all’uomo che spalancò la bocca interdetto, mentre le lenti dei suoi occhiali andavano in frantumi, chissà se per disperazione o estrema irritazione.
Redseb incrociò le braccia dietro la testa, sorridendo allegramente a Tamao.
«Be’, per assistere Yoh e i suoi amici fino alla fine del torneo, no?»
«Non rimanete troppo impressionati, venendo di là…» disse Anna, con calma, dirigendosi verso la sala comune sotto il sorrisino nervoso di Tamao, mentre i nuovi ospiti la fissavano perplessi. «Sopportarli sarà per tutti ordinaria amministrazione… Ve ne accorgerete presto…»
Infatti, nella stanza a cui si affacciarono, regnava stranamente un silenzio di tomba. Molte erano le facce incerte e nervose, oltre a quella quasi schifata di Horo Horo, seduto a braccia incrociate davanti al tavolo, così come Ren, del quale un sopracciglio sugli occhi chiusi scattava ogni tanto nervosamente. Il motivo di tutto ciò era chiaramente visibile nel giovane che, totalmente indifferente, chiacchierava allegramente con un tranquillo e divertito Matamune e un incerto e silenzioso Amidamaru, nonché nel ragazzo in tuta da ginnastica dietro loro tre, poggiato con un gomito al davanzale della finestra da cui stava osservando il prato, con un sorriso soddisfatto sul volto e l’aria di chi sa perfettamente cosa gli sta accadendo attorno.
Anna andò a sedersi con i compagni, ignorando le facce allibite dei nuovi arrivati, che trovarono comunque la forza di andare a prendere posto a loro volta.
«State tranquilli… Non ho intenzione di infastidirvi troppo, stavolta…» disse d’un tratto Hao, distogliendo l’attenzione dal paesaggio esterno, mentre Yoh, accortosi dei nuovi ospiti, li salutava allegro con la mano, per poi voltarsi perplesso a guardare il sorriso malizioso che Hao gli rivolse. «Anche perché sono sicuro che, da oggi in poi, io e Yoh avremo molto di cui parlare…»
«Lo credo anch’io…!» disse, ridendo, Yoh, mentre i suoi compagni lo fissavano un po’ confusi e un po’ inquietati. «Ma sta’ tranquillo, Hao, nessuno avrà nulla in contrario su tutto questo…»
«Lo so…» rispose il giovane, incrociando le braccia, per poi sorridere con una certa ironia alle persone davanti a lui, che sembravano non capire assolutamente di cosa stessero parlando. «E per dimostrare la mia gratitudine, toglierò a tutti un dubbio che vi frulla in testa da un po’. Vi chiedevate il perché dello stupefacente aumento del furyoku di Yoh, non è vero?»
«Tsk! C’era da aspettarselo che lo sapevi già!» borbottò seccato Horo Horo.
Ren riaprì gli occhi, voltandosi verso il compagno.
«Perché? Pensavi possibile il contrario, forse?»
Hao aspettò con calma che tornasse il silenzio, quindi riprese a parlare, rivolto a Ren, Chocolove, Horo Horo e Lyserg.
«Quando Yoh è uscito dall’Inferno, come sapete, il suo furyoku aveva un valore di 108.000. Confrontandolo con i vostri valori, potreste dire che non c’era nulla di strano. Era addirittura inferiore a quasi tutti voi…»
Nella stanza non si udiva volare una mosca. L’attenzione si era già concentrata totalmente sul giovane, che, dopo una breve pausa, continuò: «Però, solitamente non è normale che il furyoku aumenti di circa dieci volte con una permanenza così breve nell’altro mondo. Dipende dai casi, ma l’unica ragione valida è il fatto che più prove e difficoltà si superano, più il furyoku aumenta. Il Grande Spirito sa apprezzare le persone che in una qualche circostanza lo meritano. Prendiamo Ren: dopo la sua morte aveva ottenuto un furyoku dieci volte più potente, perché, rivivendo alcuni attimi della sua vita, aveva appreso una lezione importante. Lo stesso vale per Lyserg o Chocolove…» Detto ciò, Hao incrociò le braccia con un lieve sospiro. «Ma fin qui, nulla di strano. Sennonché… per Yoh il discorso è un po’ diverso… La morte provocata dai Gandhara gli ha permesso di aumentare notevolmente il suo furyoku, ma, in proporzione, il suo è aumentato molto più di quelli di Ren, Horo Horo, Chocolove e Lyserg, semplicemente perché lui ha superato molte più prove, prove che riguardavano al contempo sia l’altro mondo che questo, barriere sepolte nel più profondo del suo spirito. E poi… ha ritrovato ciò che giace nel suo cuore da sempre…» Il giovane si voltò verso il fratello, che lo stava fissando un po’ confuso, e sorrise di nuovo. «Proprio a questo deve la sua forza. Ad un passato che non può cancellare e ad un destino che vorrebbe cambiare. In poche parole… a me…» aggiunse, facendo una piccola pausa, ignorando lo sguardo d’un tratto serio di Yoh. «C’è una piccola cosa che lui non vi ha mai detto: dopo il nostro scontro, nello scorso torneo, io avevo davvero ripreso il suo spirito, e per un brevissimo istante Yoh è davvero tornato a far parte di me. E’ riuscito comunque a sfuggirmi, visto che è ancora qui davanti a voi, e ammetto di averlo sottovalutato… Comunque, resta il fatto che il suo spirito ha potuto… “ricordare” quello che era una volta, anche se Yoh non se ne è reso conto…» disse, osservando il fratello rimasto a guardarlo un po’ sorpreso. «Ancora poco e il suo furyoku avrebbe raggiunto il mio livello, anche se a quel punto gli sarebbe stato impossibile tornare indietro. Il suo furyoku è salito tanto perché doveva arrivare a me…»
«Cosa intendi dire?» domandò Lyserg, dubbioso.
Hao non fece attendere la risposta, e sorrise malizioso al giovane, socchiudendo gli occhi.
«Intendo dire che Yoh ha sempre avuto in sé buona parte del mio potere, ciò che potreste chiamare… forza latente. Se quel giorno io fossi rinato senza un fratello, il mio potere sarebbe stato molto superiore a quello che ho ora…»
A quelle parole, addirittura Matamune parve stupirsi, e tutti sembravano aver intuito ciò che il giovane voleva dire.
«Per cosa credete che mi sia sforzato, fino ad ora?» domandò l’onmyoji, con una punta di malizia. «Sarei già Shaman King da un pezzo, se un piccolo imprevisto, sedici anni fa, non mi avesse… tagliato a metà…» Nel dire ciò, si voltò verso Yoh, che lo osservò soltanto, in un freddo silenzio. «Non è un semplice capriccio per diventare più forte di quanto io non sia già. Fino ad ora, ho solo tentato di riprendermi ciò che mi appartiene…» Hao guardò con un lieve sorriso l’espressione seria del fratello. «E con questo credo di aver risposto a tutte le vostre domande, vero, Yoh?» disse al giovane che tornò a sorridere.
«Immaginavo una cosa del genere…» affermò, con divertito sarcasmo, per poi allungare le braccia, stiracchiandosi. «E ora che ho anche ascoltato una bella storia, credo che andrò a dormire. E’ stata una giornata davvero piena oggi!»
«Piena di disgrazie…» borbottò Horo Horo, mentre tutti pian piano si apprestavano a ritirarsi nelle stanze. «Ma tu non ti preoccupi mai per nulla, Yoh? Nemmeno dopo aver sentito una cosa così?»
«Perché dovrei?» domandò il giovane, alzandosi e infilando le mani delle tasche dei pantaloni. «Se ci pensate, non era poi una grande novità. Dai, andiamo a dormire. Voi non siete stanchi?»
Davanti all’allegro sorriso del giovane, ancora una volta nessuno trovò la forza di replicare. Tutti si diressero alle proprie camere, più o meno nervosi, scaricando la tensione su una porta sbattuta o su chiacchiere allegre coi compagni di stanza.
Hao si voltò ad osservare il ragazzo che stava entrando dopo di lui nella loro camera.
«Sei sicuro che non sia stata una novità anche per te, Yoh?» domandò al fratello, con un sorriso, fermandosi a chiudere la porta. «Non eri così stupito dal giorno in cui hai saputo che siamo fratelli…»
Yoh gli sorrise soltanto, iniziando a cambiarsi. Hao lo guardò inarcando appena un sopracciglio, e curvando le labbra in un lieve sorriso, si preparò a sua volta, andando a coricarsi. Per qualche minuto, entrambi rimasero in silenzio.
«Parleremo domani, va bene, Yoh?»
«E di cosa?» domandò, sorridendo, il giovane, che da un po’ stava osservando il soffitto, così come Hao, che incrociando le braccia dietro la testa, rise a sua volta.
«Di tutto quello a cui ora stai pensando…»
I due fratelli si voltarono a guardarsi con un sorriso, e chiusero gli occhi, ben sapendo che non erano gli unici ad essere ancora svegli. Nell’aria si avvertiva ormai un’atmosfera strana. Si cominciava ad intravedere la fine di quell’avventura, che di lì a poco più di un giorno sarebbe arrivata.


***


Capitolo corto, lo so… ^^ A dire il vero era un tutt’uno col prossimo, che risultava essere davvero trooooppo lungo… ^^; Quindi…. Be’… preparatevi che è lungo lo stesso!! XD Grazie x la lettura e arrivederci!! XDDDDDD ^*^

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Capitolo 14
*** Per sempre... ***


«Ma non si agita mai, quello?»
Horo Horo fissò, perplesso e un po’ contrariato, Yoh, che alla parte opposta della stanza stava tranquillamente ascoltando musica con le sue cuffie, appoggiato al muro con le mani sulla cintola e gli occhi chiusi. Accanto a lui, un altrettanto rilassato Hao, con lo stesso lieve sorriso, stava muovendo appena un piede al ritmo della musica che il giovane al suo fianco stava ascoltando, e, con molta probabilità, stava trovando assai divertente provocare chi li stava fissando con lo stare appresso al fratello quasi ovunque andasse.
Matamune osservò i due ragazzi con un sorriso.
«Devo dire che sei anni fa Yoh era un po’ diverso da adesso…» disse, rivolgendosi ad Horo Horo, seduto dietro di lui, mentre anche Ren riapriva gli occhi, interrompendo le sue riflessioni per ascoltare lo spirito che riprese con calma a parlare. «Una volta era un po’ più emotivo, ma si vede che col passare del tempo si è calmato quanto Hao…»
«Puoi dirlo forte…» borbottò Horo Horo.
Il nekomata sorrise di nuovo, mentre anche le altre persone nella stanza, eccetto ovviamente i due gemelli, si univano all’ascolto.
«Già… Sono così simili che forse anche se non avessi saputo che Yoh era suo fratello, mi sarebbe venuto qualche sospetto…»
Yohmei e Mikihisa alzarono gli occhi dai rispettivi giornali, Redseb distolse lo sguardo dal programma che stava seguendo assieme a Seyrarm, Tamao entrò nella stanza con i suoi due spiriti, mentre Anna rimase sulla soglia, poggiando la schiena al muro, a braccia conserte. In un silenzio lievemente teso, tutti rimasero ad osservare i due gemelli di fronte a loro, che parvero non curarsene e tantomeno accorgersene.
D’un tratto, Horo Horo sobbalzò bruscamente, e non fu il solo, mentre tutte le persone nella stanza si rizzavano sorprese al suono degli Oracle Bell che avevano squillato nello stesso istante. Anche Hao aprì gli occhi con un lieve sorriso, e Yoh, assorto nella sua musica, parve non accorgersi di nulla.
«Domani a mezzogiorno…» mormorò Lyserg, osservando il piccolo schermo del ricevitore.
«Perché mi accorgo solo ora che manca così poco?» si chiese, ansioso, Horo Horo.
Molti sguardi si spostarono su Hao, che rispose con un tranquillo sorriso, chiudendo di nuovo gli occhi e incrociando le braccia dietro la testa. Yoh, invece, fermò il suo walkman e alzò un braccio, osservando con aria noncurante il suo Oracle Bell.
«Be’, era ora…»
«Questo dovrei dirlo io…» rispose Hao, ironico, mentre il giovane accanto a lui, sorridendo allegramente, si rimise tranquillamente le cuffie sulle orecchie, sotto gli sguardi stupiti di tutti.
«Non credo… ai miei occhi…» mormorò Yohmei, sconsolatamente allibito, fissando il nipote.
«Ho come l’impressione che sappiano qualcosa che noi non sappiamo…» disse Ren, sbuffando ironico.
Anna entrò nella stanza, raggiungendo i compagni.
«Non avresti tutti i torti…»
«Cosa?» domandò Redseb, perplesso, mentre la ragazza si voltava stranamente seria verso Yoh.
«Yoh, ora smettila di far finta di nulla. Non credi che sia ora di dire a tutti la verità? Ho mantenuto il segreto per rispetto, e lo stesso ha fatto l’unico in questa stanza che già lo sapeva oltre me, ma non ti permetterò di tacere oltre…»
Il giovane la guardò dapprima vagamente confuso, togliendo le cuffie, quindi chinò la testa, e chiudendo gli occhi sorrise lievemente. Lo stesso fece Ren, anche se le sue labbra si curvarono in un ghigno beffardo.
«Ancora una volta il mio intuito non sbaglia. Sentivo che c’era qualcosa che mancava, nel discorso che hai fatto tre giorni fa…»
«E’ vero. Avevo detto che so come la pensate, e che per questo ho fatto la mia scelta…» rispose Yoh, alzando lo sguardo sui compagni. «Non volevo nascondervi nulla nemmeno stavolta. Volevo soltanto che passaste senza ulteriori pensieri questi giorni. Ve l’avrei solo detto… quando fosse giunto il momento…»
Per qualche attimo, tutti lo fissarono in silenzio.
«Ma Yoh…» mormorò Horo Horo, confuso. «Di quale momento stai…» Ma si bloccò all’istante, sbarrando gli occhi incredulo. Si voltò verso Hao, che gli sorrise con calma, poi fissò allibito Yoh. «Non mi vorrai dire che…» balbettò, sbigottito. «Stai scherzando, vero?!!»
Il giovane sorrise soltanto, abbassando lo sguardo, mentre più di qualcuno sembrava aver intuito ciò che non era ancora stato detto.
«Se Yoh pensa questo di Hao, vuol dire che si fida di lui. Anzi… si fida ciecamente di lui…» disse Matamune, soffermandosi su Hao, che lo osservò con aria apparentemente perplessa. «Ma credo… che per noi non sia altrettanto, sbaglio, forse?» Dicendo ciò, il nekomata rivolse un sorriso alle persone dietro di lui. «Per questo non vi ha detto nulla. Non voleva turbarvi prima del tempo… creare contrasti…»
«Oppure vuole portarci alla distruzione…» replicò Ren, chiudendo gli occhi. «Yoh si fiderà di lui, ma chi mi assicura che abbia ragione? Ha deciso per questo o si è arreso? A volte, ho l’impressione che oltre a dare ad Hao sostegno, Yoh lo cerchi da lui…» continuò, parlando come se il giovane in questione non fosse lì con loro. «E’ Hao, che lo ha sostenuto fino ad adesso, in fondo. Yoh è arrivato qui per trovare lui. Potrà anche dire che non sta dalla parte di nessuno, ma è dalla prima volta che ha sentito il suo nome che quasi non si preoccupa d’altro…» Il giovane cinese riaprì gli occhi, osservando il compagno che fece lo stesso, tranquillo e impassibile come sempre. «Non dai mai a vedere le tue emozioni o ciò che pensi. Non fai nemmeno caso a tutto questo. Sei fatto così, ma non sono così cieco da non riuscire ad accorgermi di cose del genere…»
Matamune abbassò lo sguardo, portando la pipa alla bocca, per poi soffiare una nuvoletta di fumo.
«Io non ho il potere né l’intenzione di fargli o farvi cambiare idea. Starà ad ognuno di noi decidere cosa è davvero giusto. Vero, Yoh?» disse, osservando serenamente il ragazzo, che gli sorrise.
Anna fece un breve sospiro e si voltò, uscendo dalla stanza. Tutti gli altri vi rimasero, in silenzio, evitando perfino gli sguardi delle persone che avevano accanto.
Durante la cena, lo stesso silenzio che pervadeva la stanza il giorno prima della finale del precedente torneo aleggiava nella sala dov’erano riuniti tutti a mangiare. L’unica differenza era che stavolta anche Yoh non aveva detto una sola parola, nonostante l’espressione tranquilla sul suo volto. Ogni tanto, qualcuno spostava lo sguardo su di lui o su Hao, che gli era seduto accanto con un lieve accenno di sorriso sulle labbra. Dopo qualche minuto, però, nessuno distolse più gli occhi dalla propria cena, rimanendo in silenzio, finché il rumore secco della ciotola che Yoh aveva posato sul tavolo non attirò nuovamente l’attenzione sul giovane che si stava alzando.
«Io ho finito…» disse, sorridendo tranquillamente ai compagni, per poi indicare la porta con un pollice. «Dispiace a nessuno, se vado a farmi un giro?»
Manta si apprestò ad alzarsi, osservando preoccupato l’amico.
«Yoh, posso…»
Ma poi si voltò verso Amidamaru, che tendendo un braccio davanti a lui, negò con la testa, rivolgendogli un sorriso.
«Non dispiacerà certo a nessuno, Yoh…» disse Anna, posando la sua ciotola vuota sul tavolo, senza alzare lo sguardo. «Vai pure. Non devi certo chiederci il permesso, per una cosa del genere…»
«Già! Grazie, Anna!»
Il giovane sorrise gentilmente e uscì dalla stanza senza aggiungere altro. Tutti lo osservarono in silenzio finché non sparì nel corridoio buio, e molti chinarono nuovamente lo sguardo, o si voltarono confusi gli uni verso gli altri.
«Io lo avevo intuito da un pezzo…» mormorò Amidamaru, con un sorriso un po’ triste, alzando gli occhi sulle persone che si erano girate verso di lui. «E Yoh non mi ha detto nulla perché capiva che avevo capito. Di sicuro, vorrà restare un po’ solo… Questa… in fondo, è l’ultima notte…»
Nessuno ebbe nulla da dire, in risposta a quelle parole. Si avvertiva solo lo stesso pesante silenzio di pochi minuti prima.
Manta osservò i pugni che teneva stretti sulle ginocchia, ripensando alle parole appena dette dal samurai. Perché? Perché solo ora… era stato Yoh a segnare il proprio destino?
«Hao… posso chiederti una cosa?» domandò, senza alzare lo sguardo, mentre tutti lo osservavano un po’ sorpresi.
L’onmyoji si voltò verso il ragazzino, sorridendogli con calma.
«Certo, dimmi pure…»
Manta lo fissò, un po’ con freddezza, un po’ con preoccupazione, ma tuttavia deciso.
«Tu… sai già con assoluta certezza come finirà il torneo?»
A quelle parole, l’attenzione crebbe sensibilmente, e tutti si rizzarono a guardare chi aveva posto la domanda e chi doveva dare una riposta.
Hao avvertì la tensione aumentata, e abbassò lo sguardo, con il consueto, sottile sorriso sulle labbra, che poi rivolse alle persone che lo guardavano.
«Certamente, dovreste saperlo, ormai… Non è cambiato nulla…»
«Ma se questa è una tua predizione come onmyoji…» intervenne Yohmei, osservando con lieve freddezza il giovane. «… dovresti sapere che la lettura del futuro non è infallibile al cento per cento…»
«Lo so bene…» rispose Hao, chiudendo gli occhi. «Infatti, la mia non è una semplice predizione…» Detto ciò, sorrise con malizia all’anziano all’altro capo della tavola. «E’ ciò che leggo nel cuore di Yoh, è ciò che entrambi sappiamo sin dalla nascita, ciò che lui sente nel profondo dell’animo da quando ha saputo di me. E’ un mio e suo dovere, è ciò di cui vi ha parlato oggi, è una sua libera scelta…» Senza dare troppo peso alle espressioni stupite a lui rivolte, si alzò, infilando le mani nelle tasche della felpa che indossava. «Hai detto bene, Amidamaru. Questa è l’ultima sera che il vostro Yoh passerà con voi. Ma non preoccupatevi troppo, ve lo consiglio. Prima o poi doveva finire…» aggiunse, avvicinandosi alla porta sul corridoio che conduceva alle stanze. «Yoh sarà in buone mani, ve lo assicuro… Vi auguro la buonanotte…»
E detto questo, uscì, sparendo a sua volta nel buio fuori dalla sala.
Per qualche attimo, nessuno ebbe la forza di iniziare a parlare. All’improvviso, parve a tutti di essere tornati al punto di partenza.
«Tsk! Eccola qui la fiducia di Yoh per Hao…» disse Ren, con tono sprezzante, incrociando le braccia, senza nemmeno voltarsi verso lo spirito cui quelle parole cariche di risentimento si riferivano. Matamune non disse nulla in risposta, portando con calma la pipa alla bocca. Horo Horo lo fissò irritato, stringendo i denti.
«Tu fai presto! Parli, parli… Ma anche tu, cinquecento anni fa, sei stato costretto ad ucciderlo! Yoh ha solo trovato una soluzione peggiore!»
Il nekomata alzò lo sguardo, senza scaldarsi minimamente.
«Non ho intenzione di cantare vittoria, né di disperarmi, finché non si giungerà alla fine di tutto questo. Solo allora deciderò se e a chi è stato giusto dare fiducia…»
«Puoi anche avere ragione…» intervenne Chocolove, serio. «Ma qui non si tratta soltanto del destino di Yoh. Se Hao dovesse diventare Shaman King e realizzare il suo progetto…»
«Allora saprò definitivamente che non era degno della mia fiducia, né tantomeno di quella di Yoh..»
Matamune chiuse gli occhi, tirando una boccata dalla pipa. Nessuno trovò di che replicare. Anna lo osservò in silenzio per qualche istante, quindi si voltò verso la finestra e il buio paesaggio esterno. Era tipico di Yoh provare a fidarsi di tutto e tutti, una cosa che aveva provato e un po’ imparato a caro prezzo, perdendo un caro amico sei anni prima, quando si erano incontrati. Ora, Matamune era tornato. Uno dei nodi che legavano Yoh al passato era stato sciolto. Ma riguardo all’altro… in tutti i modi non avrebbe potuto fare nulla. Nemmeno volendolo…

Ormai lontano dalla locanda, Yoh infilò le mani nelle tasche del cappotto, voltandosi verso il limpido cielo di quella notte d’autunno. La luna piena illuminava il mare e gli alberi in modo incredibile. La luna… L’ultima volta che aveva parlato della luna l’aveva fatto con Hao. Due metà perfette solo insieme… Chi di loro era la parte luminosa? Hao non gli aveva risposto, forse… perché sentiva che nel suo cuore non si rifletteva quella metà splendente. Ma non importava. In fondo, non aveva senso scegliere. Nessuno poteva affermare che la metà oscura fosse meno bella di quella illuminata dal sole. Non è possibile giudicare ciò che non si conosce. Ma forse per orgoglio, forse per invidia… o forse perché sente di non meritarlo, quella metà preferisce restare nel buio. Ed era così che lui vedeva Hao: una persona che ha perso tutto e che vuole tentare di ricostruire una propria luce per non vedere più quella che gli è stata portata via, temendo di vederla scomparire ancora una volta. Ma lui voleva ridargli quella luce, a qualsiasi costo. Non aveva mai dimenticato le parole che Matamune gli aveva detto sei anni prima. Ciò che porta tristezza è il non potersi fidare degli altri. Un cuore immerso nell’oscurità perché aveva smesso di fidarsi del prossimo… Era questo che Hao provava, nei confronti di tutte le persone che aveva conosciuto, e il suo potere ne era la prova. La fiducia in sé non gli mancava, era evidente, ma stando con lui si era reso conto che ciò non era sufficiente. E si era accorto della fiducia che a modo suo Hao gli aveva concesso. Proprio per questo non poteva abbandonarlo. Il filo invisibile che li legava era sempre più saldo. La fiducia che Hao gli aveva dato voleva restituirla a lui, insieme all’amicizia e a quello che forse era davvero l’affetto per un fratello. Un così grande risultato comportava davvero grandi sacrifici, ma era pronto e non sarebbe tornato indietro.
«Yoh tiene davvero tanto a lui, vero?» mormorò Manta, alzando lo sguardo sulle persone che aveva intorno.
«Lo sai com’è fatto, Manta… Lui non cede finché riesce a risolvere un problema. E’ fatto così…» rispose Anna, osservando il tavolo su cui posava un braccio. «Si fidano l’uno dell’altro, forse per entrambi non esiste nulla di più importante del fratello, in questo momento. Rinunciare ad aiutare Hao, per Yoh sarebbe come perdere qualcosa di sé che aveva ritrovato. E’ come se la loro unione fosse iniziata il giorno che si sono incontrati…» Molti sguardi si puntarono sulla ragazza, che senza farci caso sospirò appena. «E anche se è difficile da accettare, è quello che Yoh sente da molto tempo…»
«Allora… è come se Yoh… lo sapesse da sempre?» mormorò Lyserg, esitando un po’.
«Non so se sia solo un’impressione…» intervenne Ren, poggiando il mento al dorso di una mano. «Il suo carattere, la sua apparente mancanza di emozioni, il suo oziare pensando al vuoto… E’ proprio il vuoto ciò che lo caratterizza. Mi costa anche solo pensarlo, ma… forse è proprio Hao ciò che mancava in lui, perché da quando l’ha conosciuto è cambiato un po’. Almeno… vedendolo steso sull’erba si poteva credere che stesse pensando a qualcosa… O a qualcuno…»
«Quando siete arrivati al villaggio dei Pache, Yoh non aveva ancora la minima idea di chi fosse Hao per lui, se non un antenato…» riprese Anna, alzando lo sguardo. «Nonostante ciò, nella visione che ha avuto dopo essersi trovato dinnanzi al Grande Spirito ha visto due gemelli e molti altri segni che allora non poteva collegare ad Hao. Yoh è sempre stato parte di lui. E ciò sarà la nostra fortuna… o ciò che ci rovinerà…»
Per un po’ nessuno disse nulla. Perplessità, dubbi… Per l’ennesima volta non c’era più niente di certo.
«Ma… se tutto ciò fosse vero?» mormorò, esitante, Horo Horo. «Se Yoh non facesse questo per fiducia, come lui pensa, ma solo perché è un destino tracciato nei suoi geni?»
«A quel punto, si starebbe solo illudendo di poterlo cambiare…» rispose Ren, osservando le braccia che teneva incrociate. «Se fosse così, anche lui diventerebbe inevitabilmente nostro nemico e se non cambiasse idea, esisterebbe un solo modo per fermarlo…»
«No…» mormorò Manta, in un soffio, osservando le espressione stupite o tristemente asserenti delle persone attorno a lui.
Erano arrivati ad un punto in cui era impossibile sapere cosa pensare e tutto poteva essere possibile o meno allo stesso tempo. Le uniche persone convinte della propria posizione rimanevano Yoh e Hao. Tutto il resto era un’incognita che avrebbe potuto svelarsi forse solo quando ormai fosse stato troppo tardi.
«Non ci rimane che aspettare…» disse Amidamaru, chinando la testa. «Sarà un’attesa snervante, ma non possiamo fare altro. Prepariamoci al meglio come al peggio…»
«In tutti i casi, a Yoh dovremo dire addio…» aggiunse Anna, osservando solo la propria mano poggiata sul tavolo.
«Il dado è tratto, quindi…» disse Ren, alzandosi per andare alla propria camera. «Ma deciderò solo domani chi sarà il mio vero nemico. Se Hao, Yoh… o entrambi…»
«O magari nessuno dei due…» disse, sospirando, Chocolove, alzandosi con un sorriso per seguire il compagno, imitato a poco a poco da tutti gli altri.
«Ma non aspettiamo che torni Yoh?» domandò Manta, incerto, osservando Ren, che raggiunta la porta si voltò verso di lui.
«Chissà quando tornerà… Anche se credo che me ne accorgerò quando lo farà, perché ho la netta sensazione che stanotte non chiuderò occhio…»
«Già, hai ragione…» aggiunse Lyserg, con un sorriso un po’ triste.
Anna lo superò, avviandosi a braccia incrociate verso la propria stanza.
«In ogni modo, il torneo è finito. Tra poco più di un giorno nascerà il nuovo Shaman King… Vada come vada…»
E con quelle parole presenti da tempo nel cuore di tutti si allontanò, seguita pian piano dai propri compagni e dal loro silenzio.

Silenzio. Ecco cosa sentiva attorno a sé. Ormai era piuttosto tardi, ma non se la sentiva di andare a dormire. Seduto sotto un pino, Yoh osservò la locanda al di là del ruscello che gli scorreva davanti. Era già da un po’ che si trovava lì da solo a pensare. Il giorno dopo avrebbe detto addio ai suoi compagni. Il torneo era davvero infine giunto al termine. Con un leggero sospiro, poggiò il mento alle ginocchia raccolte al petto. Chissà… cosa sarebbe successo…
«Ne sei davvero convinto?»
La voce di Hao, comparsa all’improvviso accanto a lui, non lo sorprese nemmeno più di tanto, così come la domanda che gli aveva posto il giovane in piedi al suo fianco, poggiato al tronco contro cui lui era seduto. Sorrise soltanto, un po’ malinconico, senza voltarsi.
«Perché? Ne dubiti, forse?»
«Certo che no, e lo sai bene, Yoh…» Hao si sedette accanto al fratello, togliendo le mani dalle tasche della tuta sotto la mantella, osservando l’acqua che scorreva poco più avanti, sotto la luna. «Ma devo ammettere che un po’ mi hai sorpreso. Forse, quando mi sono reincarnato, ho commesso un felice errore…»
Yoh si voltò a guardarlo, stavolta, sorridendo più apertamente.
«Be’… in fondo… anche i migliori sbagliano…»
«Cosa vorresti insinuare?» disse Hao, rispondendo con malizia all’ironia del giovane, che si girò verso il cielo stellato, poggiando la testa al tronco, mentre il suo sorriso si spegneva un po’.
«Nulla… Volevo solo vederti sorridere…»
Hao osservò l’espressione malinconica del fratello per qualche attimo, senza dire nulla. Tornò a poggiare la schiena all’albero dietro di lui, alzando a sua volta lo sguardo sui punti luminosi oltre i rami sopra di loro, incrociando le braccia sotto l’ampia mantella che gli copriva le spalle. Non vi era la minima tensione da parte di nessuno dei due, ma l’atmosfera era comunque un po’ strana, diversa dal solito. E forse capiva anche perché…
«Nemmeno stavolta senti dolore?»
Udendo l’improvvisa domanda del giovane accanto a lui, Yoh si rizzò leggermente, colto di sorpresa. Davanti al silenzio stupito del ragazzo, Hao sorrise lievemente, voltandosi in attesa di una risposta verso il fratello, che chinò la testa, col suo stesso impercettibile sorriso.
«E’ naturale…» mormorò, alzando di nuovo lo sguardo. «Soprattutto perché non è facile per loro accettare ciò che ho scelto…» Detto ciò, si voltò verso Hao, sorridendogli. «Ma penso che non ce l’abbiano con te tanto come sembra…»
Il giovane onmyoji fece un sorrisino sarcastico, chiudendo gli occhi.
«Grazie del tentativo, Yoh, ma sai che non è proprio così, e sai anche che non sono il tipo che dà peso ad una cosa del genere, quindi non preoccuparti…»
«Lo so… ma è per questo che domani verrò con te…» rispose Yoh, abbassando lo sguardo, per poi sorridere affettuosamente al fratello. «Non lascerò che tu rimanga solo ancora una volta…»
Hao lo fissò per qualche secondo, con un lieve sorriso. «Tsk! Sei proprio cocciuto, eh?» disse, chiudendo gli occhi, per poi alzarsi. «Dai, andiamo a dormire. Ci attende una giornata piuttosto intensa…»
Yoh guardò per pochi istanti il giovane in quegli occhi così simili ai suoi, e gli sorrise, levandosi in piedi a sua volta. Lo seguì fino alla locanda, dove molti, se non tutti fra loro compagni erano ancora svegli. Ma né chi li vide rientrare incrociandoli nel corridoio buio né chi li senti soltanto disse una sola parola. Non serviva più, ormai.
La mattina dopo, nonostante nessuno avesse chiuso occhio per quasi tutta la notte, non vi erano facce assonnate, ma solo visi rivolti verso il basso, nello stesso silenzio di chi aveva osservato il soffitto scuro della propria stanza fino all’alba. L’insistente tic-tac di un orologio scandiva lentamente i secondi e i minuti. Mancava circa un’ora alla scadenza.
Tutti erano già pronti, con le proprie divise, armi e spiriti, seduti attorno al tavolo della locanda che li aveva ospitati tanto a lungo. Il casuale e nervoso schiarirsi la voce di qualcuno fece alzare lo sguardo ad altri, che subito lo riabbassarono, capendo che nessuno doveva ancora dire qualcosa. La tensione nella stanza era già molto alta e il pesante silenzio non faceva che contribuire al suo aumento di minuto in minuto. Fu Yoh, d’un tratto, a rompere il ghiaccio, alzandosi con un breve sospiro, mentre l’attenzione si spostava dai pensieri di ognuno a lui in un istante.
«Io vado fuori. Chi viene con me?» disse, tranquillamente, il giovane, attendendo una reazione.
Ren fu il primo ad alzarsi, e a quel gesto Yoh sorrise lievemente, dirigendosi poi verso l’uscita, seguito a poco a poco dai suoi compagni. Il cielo sereno e l’aria esterna parvero far dimenticare un po’ della tensione, e molti sembrarono subito più rilassati.
Manta si avvicinò a Yoh, che, allontanatosi un po’ dagli altri, stava osservando il paesaggio attorno a lui, con le mani in tasca.
«Non porti via nemmeno le spade, Yoh?»
Il giovane si girò sorridendo verso di lui.
«Già! Ma anche se dovessi combattere, non mi servirebbero più, vero, Amidamaru?» disse, rivolgendosi al samurai, che sorrise, mentre molti volti perplessi si concentravano su di loro.
«Cosa vuoi dire, Yoh?» domandò Manta, confuso.
Yoh gli sorrise di nuovo, accucciandosi al suo fianco.
«Be’, diciamo che posso creare da solo il veicolo per l’over soul. Ricordi il Cho Senji Ryakketsu?» Detto ciò, aprì una mano davanti a sé e, sotto gli sguardi stupiti di tutti, sul suo palmo si accese subito una fiamma. «Il fuoco è l’elemento più facile da creare nell’aria. Certo che sia a me che ad Amidamaru è servito molto tempo…» spiegò il giovane, ignorando gli sguardi sorpresi puntati su di lui. «Con la dottrina dei Cinque Elementi ho pensato di poter partire da questo, oppure utilizzare anche particelle di minerali per creare il metallo di una spada per Amidamaru, così come Spirit of Fire, che usa l’ossigeno…»
«Sei davvero bravo, Yoh. Sono lieto che tu metta in pratica ciò che ti ho lasciato…»
Le parole improvvise di Hao fecero voltare tutti verso il ragazzo uscito per ultimo dalla locanda, che si diresse verso il fratello con un leggero sorriso sul volto e, raggiuntolo, lo guardò per qualche attimo, prima di spostarsi al suo fianco.
Yoh rivolse uno sguardo sereno ai compagni davanti a lui, che lo osservarono o lo evitarono, comunque col dispiacere sul viso.
«Be’… vi ringrazio di aver accettato… E penso di dovervi delle scuse…»
«Dai, Yoh, non dire così! Altrimenti mi commuovo!» disse Ryu, sorridendo, mentre tirava su col naso.
Yoh osservò Ren e Horo Horo, che, a testa china, tenevano fermamente lo sguardo fisso sull’erba, Yohmei, Mikihisa, Matamune, Lyserg, Manta, Chocolove, Jeanne e Faust, che gli rivolsero un sorriso, Marco, apparentemente impassibile, Tamao, con le lacrime agli occhi come i suoi due spiriti, Anna, che lo guardò senza una parola. Poi sorrise a sua volta, mettendo le mani nelle tasche della divisa.
«Be’… è stata davvero una bella avventura… Ringrazio tutti voi per quello che avete fatto per me, e vi chiedo scusa se dopo tutta questa strada vado a fare proprio ciò che volevamo evitare…»
«Ma tu non hai mai voluto evitarlo…» intervenne Hao, con un lieve sorriso, chiudendo gli occhi. Fece una breve pausa, e alzò di nuovo lo sguardo, osservando il fratello. «Hai sempre voluto seguirmi a tutti i costi. E per questo, anch’io credo… di doverti ringraziare…»
Ren e Horo Horo alzarono di scatto la testa, stupiti, così come tutti gli altri, nell’udire quelle parole dal tono così sincero. Hao fece qualche passo verso Yoh, che lo osservò in silenzio, con un impercettibile sorriso sul volto. «Ma fra poco dovremo dirci addio… Ed è vero ciò che hai pensato, almeno in parte. Tu… sei la mia ricompensa dopo tutti questi anni…» mormorò. «… ma forse… sei anche la mia punizione…»
Nell’udire quelle parole, Yoh lo osservò stupito e dispiaciuto, senza però dire nulla. Hao rivolse al fratello un sorriso sereno e malinconico al tempo stesso, così diverso dal solito, così simile a quello che tutti vedevano sempre sul viso di Yoh.
«Sì, Yoh… perché ora che ho trovato ciò che forse ho cercato per mille anni, devo dirgli addio…»
Nel sentire ciò, tutti lo fissarono ancor più sorpresi, anche se forse non quanto Yoh, che però gli rivolse un sorriso, osservando quello con cui Hao gli rispose.
«Tu sei mio fratello, Yoh, e sta certo che non mi dimenticherò di te finché vivrò…»
«Ci conto, eh!» mormorò Yoh, osservando il giovane di fronte a lui, che chiuse gli occhi, rimanendo in silenzio per qualche attimo, voltandosi poi verso le persone che ancora lo fissavano, sorridendo loro con calma.
«Il sottomarino dei Pache partirà tra poco, per portarci al Continente di Mu, dove si terrà l’ultima fase del torneo, a cui nessuno di noi parteciperà…»
«Cosa?!» ribatté Horo Horo, stupito, vedendo poi Ren tendere un braccio davanti a lui.
«Va bene così. Non c’è più nulla per cui combattere ormai… Ma non è una cosa preoccupante, credo…»
«Ben detto, Ren!!» esclamò Ryu, con tono allegro.
Faust, Manta e Tamao lo guardarono sorridendo, mentre Lyserg si rivolse a Yoh, curvando appena le labbra.
«Allora… ci salutiamo…»
«Già…» rispose il giovane, facendo qualche passo verso i compagni, con un lieve sorriso sul volto. «Chi ha qualcosa da dire lo dica ora o taccia per sempre…» aggiunse, con lieve ironia, osservando i sorrisi sereni che quelle parole avevano portato.
«Va bene se dico che ci mancherai?» domandò Manta, avvicinandosi all’amico con un sorriso.
«Volevo dire la stessa cosa!!!» esclamò Ryu, buttandosi a piangere su una spalla di Lyserg, che sorrise allegramente.
«Ma non avevi detto che saresti diventato Shaman King ad ogni costo?!» disse Horo Horo, serio, voltandosi verso Yoh.
«E non solo…» aggiunse Anna, incrociando le braccia e facendo qualche passo verso il giovane. «Non solo non diventerai Shaman King, ma non manterrai nemmeno la promessa che mi hai fatto sei anni fa!»
Dal tono secco con cui la ragazza parlò, tutti si prepararono all’ennesima sfuriata. Ma con loro gran sorpresa, invece di fuggire, Yoh rivolse alla ragazza un allegro sorriso.
«Non ti preoccupare, Anna! Sono sicuro che sia il mio desiderio che la mia promessa siano in buone mani. E questo è il mio impegno… a prometterlo di nuovo!»
Detto ciò si tolse le cuffie e le mise in testa ad Anna, che lo fissò quasi interdetta, arrossendo davanti al suo sorriso.
Horo Horo, invece, incrociò le braccia, chiudendo gli occhi, e curvò le labbra in un ghignetto apparentemente divertito.
«Tsk! Questo era l’ultimo tentativo di farti cambiare idea…» disse, alzando lo sguardo sull’amico, con un sorrisino sollevato. «Ma a quanto pare sei davvero deciso. E a questo punto… va bene anche a me…»
«A me, invece, andrà bene ad una sola condizione…» dichiarò Ren, voltandosi verso Yoh con un provocatorio sorriso sul viso. «Prima di andartene ti batterai con me. Voglio provare la tua nuova abilità!»
«Permesso accordato…» intervenne Hao, incrociando le braccia sotto la mantella. «Avrete occasione di battervi come e con chi vorrete, non preoccupatevi…» aggiunse, voltando le spalle ai presenti. «Ma poi, Yoh, mi accompagnerai al Santuario della Stella. Voglio parlare ancora un po’ con te, prima di salutarti…»
«E per dirmi cosa?»
Hao si voltò appena verso il giovane, rivolgendogli un ironico sorriso.
«Tutto quello che si dovrebbe dire ad un fratello piantagrane come te…»
«Anche che ti mancherò?» chiese, allegramente, Yoh, passando un braccio attorno alle spalle del fratello, che gli sorrise malizioso.
«Chi ha mai parlato di una cosa del genere?»
«Come sarebbe?! Io lo ammetto! Dai, ammettilo!»
«Scordatelo…»
«Sei proprio antipatico, sai?»
«Lo prendo come un complimento…»
«Ehi!»
«Dai, andiamo, Yoh…»
Discutendo a quel modo, i due giovani si avviarono verso la spiaggia, seguiti a poco a poco dai compagni, che li guardavano divertiti e sorpresi di esserlo.
Il torneo vide così la sua fine, e dopo quel giorno nessuno seppe più nulla né di Yoh né di Hao. I due fratelli scomparvero dalle vite di tutti tanto bruscamente quanto vi erano entrati, anche se ciò non accadde al ricordo che chi li conobbe tenne nel cuore per tutta la vita. Tutti videro pian piano realizzati i loro piccoli sogni, ma nessuno seppe mai dire se fu grazie alla propria forza o con l’aiuto dello Shaman King che nacque quel giorno. Nessuno si ritrovò ad avere rimpianti. Ogni giorno che passava, la presenza di uno Shaman King era dolce e rassicurante come se ci fosse stato Yoh, in mezzo a loro. E se invece fosse stato Hao…? Ormai, nessuno poteva saperlo… ma non aveva più importanza.
Il tempo e gli anni passarono, e pian piano giunse di nuovo l’ora del torneo. Nuovi spiriti e nuovi sciamani raggiunsero un’area sperduta nel nulla, chiedendosi cosa il futuro avrebbe riservato loro. Ma c’era qualcuno, tra quelli, che già sapeva come sarebbe finita, mentre osservava ogni possibile futuro Shaman King attorno a sé, soffermandosi con un sorriso tra i lunghi capelli scuri sul giovane che stava salendo sul ring, di fronte a lui, e che vedendolo rise allegramente a sua volta, agitando una mano in aria sotto gli sguardi perplessi dei due ragazzi che lo accompagnavano. L’officiante vicino a loro alzò finalmente il braccio, e due over soul di fuoco e d’argento risplendettero di nuovo nel grande stadio, attorno al sorriso determinato di chi li aveva creati.
Un nuovo incontro stava per iniziare in quel nuovo torneo. La storia, stavolta, sarebbe stata diversa, sia all’inizio che nel finale. Anche se forse… certe cose non sarebbero mai cambiate.



The End ^^


***


Ebbene sì… è finita! ^^ Che dire? Spero davvero che vi sia piaciuta e vi aspetto per la prossima (già “in costruzione”… X3), la quale ha un solo difetto (che modestia, vero? -,-): per certi versi, somiglia un po’ a questa, dato che le ho scritte in contemporanea, ma magari è solo una mia impressione, quindi lascio a voi il giudizio anche stavolta… ^^ Grazie di cuore per aver seguito fino alla fine!! See U next time!!! ^O^/

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