A wrong day di HiMelLoser (/viewuser.php?uid=435091)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un momento sbagliato ***
Capitolo 2: *** Le differenze non contano ***
Capitolo 1 *** Un momento sbagliato ***
Si sentiva
osservato e difatti la sua sensazione era affondata: Usagi-san si era
svegliato durante la notte per guardarlo, come se fosse una statua al
centro di un museo degna di rispetto e contemplazione.
Fu così che
si sentì Misaki non appena aprì gli occhi:
importante sotto lo sguardo del suo compagno, steso accanto a lui nel
letto; in un primo impatto era tanto imbarazzante quanto inquietante:
sembrava che da un momento all'altro il professore avesse dovuto
commettere un omicidio.
Fu difficile richiudere
gli occhi e non farci caso; sentiva sempre la presenza dello scrittore
che lo osservava, lo scrutava dall'alto verso il basso come un animale.
Riuscì ad addormentarsi solamente dopo svariati minuti e
nemmeno così tranquillamente; continuava a chiedersi che
cosa avesse questa volta immente Usagi-san e, se nel caso, avesse
potuto tramare qualcosa, sarebbe stata un'idea malvagia.
«Usagi-san
faccio tar...»
Non era mai stato un
ottimo cuoco e quella mattina, chissà per quale strano
avvenimento, aveva deciso di cucinare e di prepararmi la colazione.
Sapeva benissimo quanto al mattino fossi preciso e lui ogni volta mi
doveva attardare.
La sua frase fu
interrotta da un rumore metallico proveniente dalla cucina. Un sospiro
uscì dalle labbra dell'universitario, distrutto e nel
contempo in pena per lo scrittore. Perchè
devono capitare tutte a me... Pensò, lasciandosi
andare sul divano e portandosi la mano sulla fronte, scompigliandosi i
capelli poco prima riordinati.
Uscì dalla
cucina con un vassoio tra le mani che gli portò un po'
goffamente, tanto che non poté non ridere. Non fu il massimo
la sua cucina -a pensiero di Misaki-, se così si poteva
chiamare, ma era il pensiero che contava, no?
Usagi-san non disse una
parola, si limitò a guardarlo con quegli occhi di ghiaccio e
con un debole sorriso impercettibile sulle labbra, che faceva sempre
uno stranissimo effetto.
Si alzò e
gli scostò il vassoio dalle mani; dopo aver dato un breve
sguardo all'orologio, si mise la giacca avviandosi successivamente
verso la porta. Notò il suo sguardo deluso e triste, ma fu
automatico quello che fece: non aveva tempo da perdere.
«Ci sentiamo
stasera Usagi-san!»
Sbagliò il
momento, così come lo sbagliò lui. Si
sentì deluso di sé stessi, di quello che
combinò qualche minuto prima che la porta di casa si fosse
chiusa e l'idea di tornare indietro era tanta.
Non vide la sua auto
all'uscita dal cancello dell'Università, segno che sarebbe
dovuto andare a prendere un treno.
Che ce l'avesse con lui
ancora per la storia successa in mattinata? Sì,
probabilmente. Aveva fatto una figura pessima e si era comportato da
perfetto idiota.
Si maledì
nella mente, scompigliandosi i capelli in modo agitato e correndo verso
la stazione: l'unico treno disponibile era solo quello della sera. Non
potrebbe andar peggio... Pensò,
incamminandosi fuori dalla stazione e cercando un bar per poter
mangiare.
Lui fu la sua salvezza;
sotto la pioggia e il vento forte, riuscì a ripararlo. Grazie,
Keiichi. Sospirò
sollevato per aver trovato riparo sotto il suo ombrello e poco dopo al
caldo in un ristorante.
«Spiegami un
po'... »
Keiichi interruppe quel silenzio che si era venuto a creare, interrotto
solamente dal vociare delle persone e dalla cameriera che chiese
l'ordinazione.
«Sempre la
solita storia: faccio l'idiota, si offende e finisce sempre in un
litigio.»
rispose, distogliendo lo sguardo quasi sul punto di piangere come un
bambino. Il Senpai fece silenzio, sorridendo debolmente. Non avrebbe
mai voluto mettere il naso nei suoi affari, ma per Akihiko...
«Vuoi passare
la notte da me?»
«No!» disse
immediatamente, con gli occhi spalancati dalla sorpresa, ma nel
contempo nella paura. Schiuse le labbra e sussultò appena,
scuotendo questa volta il capo in segno di negazione. In quell'attimo
Misaki arrossì, ma non si seppe spiegare nemmeno lui il
motivo di quell'imbarazzo.
Forse era la vicinanza
del corpo dell'uomo, forse le labbra così vicine alle sue
che da un momento all'altro si sarebbero toccare e lui... Lui non
riuscì a muoversi, nemmeno di un millimetro; come
imbambolato, immobile, come se sotto le sue scarpe avesse avuto la
colla. E il Senpai era lì, intento a guardarlo con gli occhi
socchiusi e un debole sorriso sulle labbra.
Il telefono squillo,
probabilmente era Usagi-san, ma Keiichi posò una mano su
quella di Misaki, impedendogli di prendere fuori il cellulare. "Non
è il momento.", disse in un sussurro sensuale, continuando a
rimanere in una vicinanza di cui solamente pochissimi millimetri li
divideva.
E da lì
arrivò il bacio: quello che l'uomo voleva, ma quello che
l'universitario non si aspettava, ma da cui non si sottrasse. Fu
travolgente, quasi perfetto, ma non come quelli che Usagi-san riservava
per lui e solamente per lui. Le mani del Senpai sfiorarono i fianchi
del ragazzo che ebbe un successivo sussulto; gli occhi di entrambi si
chiusero per godere a pieno quel momento. Ma una voce, una voce
riconoscibile da kilometri, interruppe quel calmo momento.
Lui
lo sapeva,
Lui lo aveva fatto apposta.
Il suo sguardo era
appoggiato su entrambi, quasi di fuoco, arrabbiato. Merda,
merda, merda...
«Misaki...» al suo nome,
deglutì, guardando entrambi: cosa poteva fare? La voglia di
scappare fu talmente tanta che avrebbe voluto metterla in atto, ma non
riusciva a muoversi.
«Akihiko, che
sorpresa! Sei arrivato in un momento un po'... Spiacevole?»
Angolino della scrittrice:
e ancora una volta
termino il capitolo lasciando a "suspance" ciò che
succederà nel prossimo! Vi avverto, la coppia UsagiXMisaki
la rileggerete solamente nei capitoli dopo quelli di MiyagiXShinobu!
Come al solito quella Ff è stata scritta di getto in un
momento di noia (sì, devono scrivere trecentomila altri
capitoli e non so come fare), ma cosa posso fare se ho una fantasia
cattiva!
Recensite in tanti (o qualcuno) e ditemi cosa ne pensate!
Un bacio,
HiMelLoser
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Capitolo 2 *** Le differenze non contano ***
2
Le
differenze non contano
Il sole batteva sui
vetri delle finestre ricadendo in giochi di luce sul letto. Coperto
fino al collo, tentò di non farsi svegliare completamente
dal bagliore, borbottando qualche imprecazione sotto voce e con la voce
impacciata dal sonno.
Ebbe la peggio e perse
la sfida contro la luce, sedendosi sul letto e stropicciandosi gli
occhi, scompigliandosi i capelli fuori posto. Si guardò
intorno come se cercasse qualcosa, o meglio, qualcuno. Nowaki era
già andato al lavoro e in quel letto si sentì
maledettamente solo. Un vuoto incolmabile, nonostante cercasse di non
dimostrarlo nemmeno a se stesso. Decise di alzarsi, non avendo altre
alternative, scendendo le scale che portavano al piano di sotto e
osservando la tavola ingombrata dal cibo e sopra un biglietto: "Ci
vediamo stasera, Nowaki.", seguito da un disegnino senza
senso. Hiroki
fece una smorfia, mettendo da parte il biglietto e notando che la
tristezza venuta prima era svanita nel leggere semplicemente quella
scritta su un foglio mezzo accartocciato.
Gliela farò
pagare in un qualche modo questa sera, fosse l'ultima cosa che faccio.,
quei pensieri gli fecero un eco impressionante nella testa e gli occhi
si socchiusero in uno sguardo minaccioso.
***
Amava il suo lavoro e
ormai si era capito; non aveva ancora detto a Hiroki del viaggio in
America che doveva assolutamente fare per aumentare la sua sapienza.
Quella sarebbe stata la scusa, quando invece gli avevano offerto un
lavoro più redditizio e la reazione del compagno non sarebbe
stata delle migliori.
In passato avevano
litigato moltissime volte e l'idea di una nuovo diverbio non gli andava
giù dalla gola. Sospirò a quel pensiero,
continuando comunque il suo lavoro e tentando di sorridere, nonostante
quel giorno fosse una smorfia amareggiata e delusa. Deluso di se
stesso, deluso di dover lasciare tutto quanto e deluso di come si
sarebbero svolte le cose e sicuramente non in bene.
Hiro-san era tutto per
lui, ma voleva anche il bene per il proprio ragazzo. Ma le due cose si
sovrapponevano e contraddicevano contemporaneamente, non lasciandogli
nessuna via d'uscita. Se fosse stato capace di gestire meglio la cosa,
forse, non sarebbe stato così indeciso, ma non c'erano molte
alternative e l'unica sarebbe stata dire la verità.
Cosa alquanto
impossibile da sostenere, visto il carattere di Hiro-san...
Distolse lo sguardo da
quello che stavo facendo, ritornando di nuovo in uno stato catatonico e
non sapendo che cosa fare. La partenza si sarebbe tenuta tra
più o meno due settimane e se il volo avesse ritardato, un
mese. Avrebbe avuto il tempo, in ogni modo, di trovare una scusa
necessaria per quella partenza e scappare senza dire nulla era
improponibile. Ricordava quanto successe tempo addietro e quanta
difficoltà ci mise nel riacquistare la fiducia di Hiroki e
perderla un'altra volta per un errore di calcolo, sarebbe stato
stupido, infantile.
21.03
Riuscì
solamente più tardi, uscito dal lavoro, a capire quanto
fosse intrappolato in una gabbia dove la chiave era stata mangiata
dall'orco. Si morse il labbro inferiore con forza, fino a sentire il
sapore metallico del sangue incombrare la sua lingua e scendere per la
gola fluidamente. Non gli piaceva prendere scelte così
importanti e alle volte rischiava di fare una confusione totale,
mettendo dubbi su dubbi e... Litigando come al solito.
Ho ancora mezz'ora.
Salito sul treno prese subito posto vicino ad un anziana signora,
stravaccata su di esso per la stanchezza.
Si chinò
leggermente in avanti, appoggiando i gomiti sulle cosce e portandosi i
palmi delle mani sulle guancie, guardando il pavimento logoro della
locomotiva.
***
Quando sentì
aprire la porta chiuse immediatamente il libro di letteratura che aveva
tra le mani, fiondandosi verso di lui e rendendosi conto in un secondo
momento che si era fatto prender troppo dall'enfasi e dall'emozione,
cosa alquanto strana. Forse
è il caldo, pensò
alzando le sopracciglia e facendo una smorfia.
Potevi dirmi prima che
facevi tardi, oggi., cercò di essere
convincente.
In tutta risposta ebbe
un sorriso forzato e fece un passo indietro non appena vide il compagno
avvicinarsi lentamente e stringerlo in un abbraccio così
caldo da farlo sciogliere. Rimase un attimo basito, esitando nel
ricambiare, ma per poi farlo, chiudendo gli occhi e appoggiando la
testa sulla sua spalla, lasciando che il silenzio irrompesse nella
stanza. Un silenzio che si interruppe un secondo
più tardi con le parole di Nowaki.
Sentì il
cuore fermarsi e fare un balzo all'indietro, lo stomaco chiudersi e la
gola stretta in una morsa talmente forte da impedirgli persino di
respirare. Lo guardò con gli occhi strabuzzati dalla
sorpresa e le labbra leggermente schiuse dallo stupore, non sapendo
però che cosa dire. Sarebbe stato abbandonato, di nuovo e
questa volta per più tempo.
Pensa a qualcosa, pensa
a qualcosa... Dopo quell'attimo, serrò la
mascella e fece
una smorfia, stringendosi nelle spalle e andando in cucina, come per
dire che era libero di fare quello che voleva.
In tutta confuzione,
Nowaki corrugò il volto, confuso, non sapendo che cosa
rispondere a quel gesto muto di Hiro-san. Lo seguì come un
cucciolo dietro al proprio padrone e quel volto stanco si contrasse in
una smorfia infantile e intenerita, accarezzando i capelli del ragazzo
che in tutta replica ebbe uno schiaffo.
Infondo è il
tuo sogno e io non sono nessuno per impedire che questo si avveri.,
parole amare, che gli costarono un altro minuto di respiro. Cercava di
essere il più naturale possibile, evidentemente agitato e
innervosito, se non triste e deluso. Ma quella era la verità
e nonostante per lui Nowaki fosse importante, non poteva di certo
infrangere un sogno, no?
Hiro-san...
Va tutto bene., non
lasciò nemmeno un sorriso. Fai quello che devi fare.
Nowaki
sospirò a quelle risposte così dure, scuotendo
debolmente il capo; non sapeva dire se fosse arrabbiato o pentito di
quello che gli aveva appena detto, pensando più volte che
forse sarebbe stato meglio aspettare più tempo e dirgli
tutto con molta più calma e non così
direttamente, insensibile.
Non voglio
più sapere niente di tutto questo., quella
frase mormorata
con freddezza raggelò anche il compagno che lo guardava
sempre
più perplesso. Hiroki si girò e scostando il
compagno se ne andò in camera, sbattendo la porta.
Angolino piccolissimo della
scrittrice: Scusate l'immenso ritardo con
cui ho postato la mia FF, ma per mancanza di ispirazione
(Sì, perchè di tempo ne ho abbastanza. Non posso
mentire.), non ho potuto far altro che così. E poi ho
consumato l'intero mese per leggermi un libro stupendo, di cui ora non
scrivo il nome perchè mi devo ancora riprendere dalla
bellezza. -E allora perchè lo scrivi!?- In ogni modo,
ringrazio frangilois per la bellissima recensione e
che soprattutto ringrazio! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e
mi dispiace non farli troppo lunghi, però non mi piace
rovinare le sorprese! Un bacio!
Se
volete seguire le altre mie FF:
- We're
all in one team
, per chi piace la serie Tv di Dr. House
- La
bambola assassina
, per chi piace un po' di Horror e guerra-alternativa
- Potenti
e soldati: diario di un sopravvissuto , ispirato
alla II Guerra Mondiale (Per ricordare.)
- Choises...? , per chi piace Sekaiichi
Hatsukoi
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