A wrong day

di HiMelLoser
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un momento sbagliato ***
Capitolo 2: *** Le differenze non contano ***



Capitolo 1
*** Un momento sbagliato ***


Si sentiva osservato e difatti la sua sensazione era affondata: Usagi-san si era svegliato durante la notte per guardarlo, come se fosse una statua al centro di un museo degna di rispetto e contemplazione.
Fu così che si sentì Misaki non appena aprì gli occhi: importante sotto lo sguardo del suo compagno, steso accanto a lui nel letto; in un primo impatto era tanto imbarazzante quanto inquietante: sembrava che da un momento all'altro il professore avesse dovuto commettere un omicidio.
Fu difficile richiudere gli occhi e non farci caso; sentiva sempre la presenza dello scrittore che lo osservava, lo scrutava dall'alto verso il basso come un animale. Riuscì ad addormentarsi solamente dopo svariati minuti e nemmeno così tranquillamente; continuava a chiedersi che cosa avesse questa volta immente Usagi-san e, se nel caso, avesse potuto tramare qualcosa, sarebbe stata un'idea malvagia.

«Usagi-san faccio tar...»
Non era mai stato un ottimo cuoco e quella mattina, chissà per quale strano avvenimento, aveva deciso di cucinare e di prepararmi la colazione. Sapeva benissimo quanto al mattino fossi preciso e lui ogni volta mi doveva attardare.
La sua frase fu interrotta da un rumore metallico proveniente dalla cucina. Un sospiro uscì dalle labbra dell'universitario, distrutto e nel contempo in pena per lo scrittore. Perchè devono capitare tutte a me... Pensò, lasciandosi andare sul divano e portandosi la mano sulla fronte, scompigliandosi i capelli poco prima riordinati.
Uscì dalla cucina con un vassoio tra le mani che gli portò un po' goffamente, tanto che non poté non ridere. Non fu il massimo la sua cucina -a pensiero di Misaki-, se così si poteva chiamare, ma era il pensiero che contava, no?
Usagi-san non disse una parola, si limitò a guardarlo con quegli occhi di ghiaccio e con un debole sorriso impercettibile sulle labbra, che faceva sempre uno stranissimo effetto.
Si alzò e gli scostò il vassoio dalle mani; dopo aver dato un breve sguardo all'orologio, si mise la giacca avviandosi successivamente verso la porta. Notò il suo sguardo deluso e triste, ma fu automatico quello che fece: non aveva tempo da perdere.
«Ci sentiamo stasera Usagi-san!»
Sbagliò il momento, così come lo sbagliò lui. Si sentì deluso di sé stessi, di quello che combinò qualche minuto prima che la porta di casa si fosse chiusa e l'idea di tornare indietro era tanta.

Non vide la sua auto all'uscita dal cancello dell'Università, segno che sarebbe dovuto andare a prendere un treno.
Che ce l'avesse con lui ancora per la storia successa in mattinata? Sì, probabilmente. Aveva fatto una figura pessima e si era comportato da perfetto idiota.
Si maledì nella mente, scompigliandosi i capelli in modo agitato e correndo verso la stazione: l'unico treno disponibile era solo quello della sera. Non potrebbe andar peggio... Pensò, incamminandosi fuori dalla stazione e cercando un bar per poter mangiare.
Lui fu la sua salvezza; sotto la pioggia e il vento forte, riuscì a ripararlo. Grazie, Keiichi. Sospirò sollevato per aver trovato riparo sotto il suo ombrello e poco dopo al caldo in un ristorante.
«Spiegami un po'... » Keiichi interruppe quel silenzio che si era venuto a creare, interrotto solamente dal vociare delle persone e dalla cameriera che chiese l'ordinazione.
«Sempre la solita storia: faccio l'idiota, si offende e finisce sempre in un litigio.» rispose, distogliendo lo sguardo quasi sul punto di piangere come un bambino. Il Senpai fece silenzio, sorridendo debolmente. Non avrebbe mai voluto mettere il naso nei suoi affari, ma per Akihiko...
«Vuoi passare la notte da me?»
«No!» disse immediatamente, con gli occhi spalancati dalla sorpresa, ma nel contempo nella paura. Schiuse le labbra e sussultò appena, scuotendo questa volta il capo in segno di negazione. In quell'attimo Misaki arrossì, ma non si seppe spiegare nemmeno lui il motivo di quell'imbarazzo.
Forse era la vicinanza del corpo dell'uomo, forse le labbra così vicine alle sue che da un momento all'altro si sarebbero toccare e lui... Lui non riuscì a muoversi, nemmeno di un millimetro; come imbambolato, immobile, come se sotto le sue scarpe avesse avuto la colla. E il Senpai era lì, intento a guardarlo con gli occhi socchiusi e un debole sorriso sulle labbra.
Il telefono squillo, probabilmente era Usagi-san, ma Keiichi posò una mano su quella di Misaki, impedendogli di prendere fuori il cellulare. "Non è il momento.", disse in un sussurro sensuale, continuando a rimanere in una vicinanza di cui solamente pochissimi millimetri li divideva.
E da lì arrivò il bacio: quello che l'uomo voleva, ma quello che l'universitario non si aspettava, ma da cui non si sottrasse. Fu travolgente, quasi perfetto, ma non come quelli che Usagi-san riservava per lui e solamente per lui. Le mani del Senpai sfiorarono i fianchi del ragazzo che ebbe un successivo sussulto; gli occhi di entrambi si chiusero per godere a pieno quel momento. Ma una voce, una voce riconoscibile da kilometri, interruppe quel calmo momento.
Lui lo sapeva, Lui lo aveva fatto apposta.
Il suo sguardo era appoggiato su entrambi, quasi di fuoco, arrabbiato. Merda, merda, merda...

«Misaki...» al suo nome, deglutì, guardando entrambi: cosa poteva fare? La voglia di scappare fu talmente tanta che avrebbe voluto metterla in atto, ma non riusciva a muoversi.
«Akihiko, che sorpresa! Sei arrivato in un momento un po'... Spiacevole?»


Angolino della scrittrice: e ancora una volta termino il capitolo lasciando a "suspance" ciò che succederà nel prossimo! Vi avverto, la coppia UsagiXMisaki la rileggerete solamente nei capitoli dopo quelli di MiyagiXShinobu!
Come al solito quella Ff è stata scritta di getto in un momento di noia (sì, devono scrivere trecentomila altri capitoli e non so come fare), ma cosa posso fare se ho una fantasia cattiva!
Recensite in tanti (o qualcuno) e ditemi cosa ne pensate!
Un bacio,
HiMelLoser

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Capitolo 2
*** Le differenze non contano ***


2
Le differenze non contano

Il sole batteva sui vetri delle finestre ricadendo in giochi di luce sul letto. Coperto fino al collo, tentò di non farsi svegliare completamente dal bagliore, borbottando qualche imprecazione sotto voce e con la voce impacciata dal sonno.
Ebbe la peggio e perse la sfida contro la luce, sedendosi sul letto e stropicciandosi gli occhi, scompigliandosi i capelli fuori posto. Si guardò intorno come se cercasse qualcosa, o meglio, qualcuno. Nowaki era già andato al lavoro e in quel letto si sentì maledettamente solo. Un vuoto incolmabile, nonostante cercasse di non dimostrarlo nemmeno a se stesso. Decise di alzarsi, non avendo altre alternative, scendendo le scale che portavano al piano di sotto e osservando la tavola ingombrata dal cibo e sopra un biglietto: "Ci vediamo stasera, Nowaki.", seguito da un disegnino senza senso. Hiroki fece una smorfia, mettendo da parte il biglietto e notando che la tristezza venuta prima era svanita nel leggere semplicemente quella scritta su un foglio mezzo accartocciato.
Gliela farò pagare in un qualche modo questa sera, fosse l'ultima cosa che faccio., quei pensieri gli fecero un eco impressionante nella testa e gli occhi si socchiusero in uno sguardo minaccioso.
***
Amava il suo lavoro e ormai si era capito; non aveva ancora detto a Hiroki del viaggio in America che doveva assolutamente fare per aumentare la sua sapienza. Quella sarebbe stata la scusa, quando invece gli avevano offerto un lavoro più redditizio e la reazione del compagno non sarebbe stata delle migliori.
In passato avevano litigato moltissime volte e l'idea di una nuovo diverbio non gli andava giù dalla gola. Sospirò a quel pensiero, continuando comunque il suo lavoro e tentando di sorridere, nonostante quel giorno fosse una smorfia amareggiata e delusa. Deluso di se stesso, deluso di dover lasciare tutto quanto e deluso di come si sarebbero svolte le cose e sicuramente non in bene.
Hiro-san era tutto per lui, ma voleva anche il bene per il proprio ragazzo. Ma le due cose si sovrapponevano e contraddicevano contemporaneamente, non lasciandogli nessuna via d'uscita. Se fosse stato capace di gestire meglio la cosa, forse, non sarebbe stato così indeciso, ma non c'erano molte alternative e l'unica sarebbe stata dire la verità.
Cosa alquanto impossibile da sostenere, visto il carattere di Hiro-san...
Distolse lo sguardo da quello che stavo facendo, ritornando di nuovo in uno stato catatonico e non sapendo che cosa fare. La partenza si sarebbe tenuta tra più o meno due settimane e se il volo avesse ritardato, un mese. Avrebbe avuto il tempo, in ogni modo, di trovare una scusa necessaria per quella partenza e scappare senza dire nulla era improponibile. Ricordava quanto successe tempo addietro e quanta difficoltà ci mise nel riacquistare la fiducia di Hiroki e perderla un'altra volta per un errore di calcolo, sarebbe stato stupido, infantile.

21.03
Riuscì solamente più tardi, uscito dal lavoro, a capire quanto fosse intrappolato in una gabbia dove la chiave era stata mangiata dall'orco. Si morse il labbro inferiore con forza, fino a sentire il sapore metallico del sangue incombrare la sua lingua e scendere per la gola fluidamente. Non gli piaceva prendere scelte così importanti e alle volte rischiava di fare una confusione totale, mettendo dubbi su dubbi e... Litigando come al solito.
Ho ancora mezz'ora. Salito sul treno prese subito posto vicino ad un anziana signora, stravaccata su di esso per la stanchezza.
Si chinò leggermente in avanti, appoggiando i gomiti sulle cosce e portandosi i palmi delle mani sulle guancie, guardando il pavimento logoro della locomotiva.
***
Quando sentì aprire la porta chiuse immediatamente il libro di letteratura che aveva tra le mani, fiondandosi verso di lui e rendendosi conto in un secondo momento che si era fatto prender troppo dall'enfasi e dall'emozione, cosa alquanto strana. Forse è il caldo, pensò alzando le sopracciglia e facendo una smorfia.
Potevi dirmi prima che facevi tardi, oggi., cercò di essere convincente.
In tutta risposta ebbe un sorriso forzato e fece un passo indietro non appena vide il compagno avvicinarsi lentamente e stringerlo in un abbraccio così caldo da farlo sciogliere. Rimase un attimo basito, esitando nel ricambiare, ma per poi farlo, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulla sua spalla, lasciando che il silenzio irrompesse nella stanza. Un silenzio che si interruppe un secondo più tardi con le parole di Nowaki.
Sentì il cuore fermarsi e fare un balzo all'indietro, lo stomaco chiudersi e la gola stretta in una morsa talmente forte da impedirgli persino di respirare. Lo guardò con gli occhi strabuzzati dalla sorpresa e le labbra leggermente schiuse dallo stupore, non sapendo però che cosa dire. Sarebbe stato abbandonato, di nuovo e questa volta per più tempo.
Pensa a qualcosa, pensa a qualcosa... Dopo quell'attimo, serrò la mascella e fece una smorfia, stringendosi nelle spalle e andando in cucina, come per dire che era libero di fare quello che voleva.
In tutta confuzione, Nowaki corrugò il volto, confuso, non sapendo che cosa rispondere a quel gesto muto di Hiro-san. Lo seguì come un cucciolo dietro al proprio padrone e quel volto stanco si contrasse in una smorfia infantile e intenerita, accarezzando i capelli del ragazzo che in tutta replica ebbe uno schiaffo.
Infondo è il tuo sogno e io non sono nessuno per impedire che questo si avveri., parole amare, che gli costarono un altro minuto di respiro. Cercava di essere il più naturale possibile, evidentemente agitato e innervosito, se non triste e deluso. Ma quella era la verità e nonostante per lui Nowaki fosse importante, non poteva di certo infrangere un sogno, no?
Hiro-san...
Va tutto bene., non lasciò nemmeno un sorriso. Fai quello che devi fare.
Nowaki sospirò a quelle risposte così dure, scuotendo debolmente il capo; non sapeva dire se fosse arrabbiato o pentito di quello che gli aveva appena detto, pensando più volte che forse sarebbe stato meglio aspettare più tempo e dirgli tutto con molta più calma e non così direttamente, insensibile.
Non voglio più sapere niente di tutto questo., quella frase mormorata con freddezza raggelò anche il compagno che lo guardava sempre più perplesso. Hiroki si girò e scostando il compagno se ne andò in camera, sbattendo la porta.

Angolino piccolissimo della scrittrice: Scusate l'immenso ritardo con cui ho postato la mia FF, ma per mancanza di ispirazione (Sì, perchè di tempo ne ho abbastanza. Non posso mentire.), non ho potuto far altro che così. E poi ho consumato l'intero mese per leggermi un libro stupendo, di cui ora non scrivo il nome perchè mi devo ancora riprendere dalla bellezza. -E allora perchè lo scrivi!?- In ogni modo, ringrazio frangilois per la bellissima recensione e che soprattutto ringrazio! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi dispiace non farli troppo lunghi, però non mi piace rovinare le sorprese! Un bacio!
Se volete seguire le altre mie FF:
- We're all in one team , per chi piace la serie Tv di Dr. House
- La bambola assassina , per chi piace un po' di Horror e guerra-alternativa
- Potenti e soldati: diario di un sopravvissuto , ispirato alla II Guerra Mondiale (Per ricordare.)
- Choises...? , per chi piace Sekaiichi Hatsukoi

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