Light & Darkness

di Chica Anonima
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** capitolo sei ***
Capitolo 7: *** capitolo sette ***
Capitolo 8: *** capitolo otto ***
Capitolo 9: *** capitolo nove ***
Capitolo 10: *** capitolo dieci ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


Image and video hosting by TinyPic Salve ragazze, questa è la mia seconda storia!
Diciamo che questo è un capitolo “ di passaggio” si entrerà nel vivo della storia dal prossimo capitolo, che pubblicherò presto, le parti in corsivo sono visioni o ricordi.
Spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere se vale la pena continuare!
A presto!!
Baci
Nian07
 
 
“Mamma ho scoperto il regalo che mi hai fatto per il mio compleanno!!” continuai a gridare quella frase per tutta la casa correndo su e giù, vidi mia madre scendere ancora in pigiama dalle scale.
“ Cosa hai scoperto piccola?” si doveva essere svegliata da poco, visto il suo sguardo assonnato
“ Ho visto il regalo che mi hai fatto per i miei 6 anni!” continuai a gridare.
“ E come l’hai trovato?”
“ No no, l’ho visto!!”
“ L’hai visto?” mi chiese stupita
“ Si nella mia testa, è un diario segreto!!”
 
Quella era stata la mia prima visione, avevo solo sei anni e ancora non capivo la situazione, in quel momento pensavo solo al mio bellissimo regalo e al mio compleanno, mia madre non mi aveva creduto e aveva lasciato perdere, meglio così.. sarei potuta finire da una psicologa o peggio, in un manicomio.
 Uscii dalla doccia, non sapevo perchè pensavo spesso a quella visione, forse perchè era stata la prima o forse perchè mi ricordava mia madre, mi mancavano molto i miei genitori e anche se erano passati già due anni dalla loro morte io stavo ancora male, per fortuna avevo ancora i miei amici su cui poter contare e qualche zio.
 
Mi vestii con un jeans e una semplice maglia, finalmente era arrivato giugno, non lo sopportavo più l’inverno per non parlare della primavera con tutte le mie allergie al polline e all’erba.
 Mi pettinai i lunghi capelli biondi che non facevano altro che ricordarmi mia madre, poi mi fissai allo specchio con i miei occhi scuri che invece avevo preso da mio padre, fini di prepararmi con un po di trucco e poi uscii di casa.
 
Il mio lavoro non era per niente male, lavoravo in un negozio di vestiti in piano centro Milano con la mia migliore amica Giorgia, dopo la morte dei miei ho dovuto rinunciare all’università, anche se i miei zii si erano offerti di pagarmela io mi ero rifiutata, loro dovevano pensare ai miei cugini e io non potevo gravare su di loro.
 
Entrai in negozio con dieci minuti di ritardo, il che non era una novità per me, ma per fortuna quel venerdì il mio capo era fuori città e quindi non avrei dovuto subirmi una delle sue solite prediche, vidi subito uscire Giorgia dal magazzino con aria di rimprovero.
 
“ Sempre in ritardo eh? Sei allergica alla puntualità per caso?”  simpatica di prima mattina come potete vedere, di sicuro le erano arrivate.
 
“ Hai il ciclo?”  la vidi diventare tutta rossa e non dalla vergogna
“ Si! Come fai a saperlo?”  bella domanda...
“ Intuito, vieni andiamo a lavorare va” la vidi calmarsi e girare i tacchi verso la cassa.
 
Dopo una faticosa giornata di lavoro uscimmo che erano le quattro del pomeriggio, Giorgia per fortuna si stava calmando con il passare delle ore, ogni volta che arrivava quella settimana del mese incominciava a dare i numeri e ad arrabbiarsi per le cose più assurde.
“ Andiamo a prendere un gelato?” le proposi
“ Si, mi sono dimenticata di dirti che i ragazzi ci aspettano alle cinque al parco”
 Il parco, era un giardino poco fuori il centro, dove con il nostro gruppo di amici, quasi tutti conosciuti alle superiori, ci incontravamo ogni tanto per stare insieme, era il nostro punto di ritrovo.
“ Ok va bene, ma poi io sta sera ho un appuntamento con Marco quindi non vengo al pub”
Marco è il mio ragazzo da quasi due mesi, lui frequenta l’università di medicina e i miei amici non lo sopportano per questo devo dividermi in due per stare sia con lui che con loro.
 
“ Ci abbandoni per Marco? È solo un damerino con la puzza sotto il naso!” ecco appunto.
“ E' il mio ragazzo Giorgia, devo stare anche con lui che a te piaccia o no”
“ Uff” eccola che ricominciava con i suoi sbuffi.
 
Andammo alla gelateria parlando del più e del meno, io presi un ghiacciolo alla menta, mentre la mia cara amica si diede alla nutella definendola un antimalumore, poi prendemmo il 46 dirigendoci verso il parco, come sempre in ritardo, infatti i nostri amici erano già seduti sulle panchine e ridevano per non so cosa.
 
“ Hola, bellissime!” Riccardo il solito play boy, biondo e con due stupendi occhi azzurri, studiava economia e da quasi un anno andava dietro a Giorgia, come lo so? Beh è il mio migliore amico.
 
“ Ciao scemo!” lo salutai baciandolo sulla guancia e ricevendo una sculacciata sul sedere mentre mi dirigevo da Lucia e Federico per salutarli.
 Loro stavano insieme dalle superiori e frequentavano entrambi l’università di architettura, erano l’amore fatto a persona.
 Mi diressi poi verso Dario, Manuel e Sara, Dario era l’ultimo arrivato e secondo Giorgia mi moriva dietro, non era un brutto ragazzo, ma non era il mio tipo, occhi e capelli marroni, lavorava come barista, ma era uno di quei ragazzi senza carattere e io avevo bisogno di una persona che sapeva tenermi testa visto il mio caratteraccio. Manuele e Sara invece, avevano aperto insieme un ristorante, non stavano insieme perchè Manuel è gay, un vero spreco aggiungerei, occhi verdi e capelli biondi per non parlare del suo fisico da urlo, Sara invece è una ragazza minuta, capelli castani e occhi nocciola, da sempre la più timida del gruppo.
 
Dopo aver salutato tutti mi sedetti vicino a Lucia e Federico e iniziammo a parlare di una festa che si sarebbe svolta tra due settimane, una specie di festa per l’arrivo dell’estate.
 Alla fine verso le sei dovetti lasciarli, perchè dovevo prepararmi per andare a cena con Marco, Dario mi aveva lanciato un occhiata infastidita, ma non l’avevo considerato molto, una volta arrivata a casa mi feci una doccia e indossai un vestito blu corto con dei tacchi dello stesso colore, rifeci il trucco questa volta più pesante e di colori più scuri.
 
Una volta finito infilai le scarpe e subito sentii suonare il telefono, Marco era arrivato e mi aspettava in macchina, misi il cappotto e scesi.
 
“ Ciao piccola, sei bellissima come sempre”  che frasi originali.. pensai
“ Ciao, allora dove andiamo?”
“ In un ristorante qui vicino” mi aprii la portiera della sua panda grigia in modo molto galante.
 
Una volta saliti in macchina parlammo delle nostre rispettive giornate, Marco è un ragazzo molto intelligente, ma spesso tende ad essere molto egocentrico, per fortuna arrivammo al ristornate in cinque minuti, entrammo e ci andammo a sedere in un tavolo per due.
Passammo una serata piacevole, ma nulla di più.
Marco dopo aver pagato il conto mi portò a casa, mi chiese se poteva salire, ma rifiutai con la scusa della stanchezza, assolutamente non vera visto che erano solo le undici, lui abbastanza deluso andò via.
Salii le scale fino al secondo piano e stavo per aprire la porta quando mi bloccai..
 
Un ragazzo con un cappuccio nero in testa stava scassinando la serratura della gioielleria dietro casa mia, era molto alto, almeno uno e settanta, ma non riuscivo a distinguere altro, entro dentro alla gioielleria, l’orologio a pendolo vicino alla cassa segnava le undici e dieci.
 
La visione si interruppe, guardai l’orologio erano le undici e sette, potevo ancora riuscire a fermarlo, scesi velocemente le scale e mi lancia in strada diretta verso la gioielleria.
 

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


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Salve ragazze, ecco qui il secondo capitolo, spero vi piaccia, se vi va lasciate una recensione anche perchè non sono molto convinta di continuare, non so, non mi convince... fatemi sapere cosa ne pensate voi. Buona lettura

Arrivai con molte difficoltà, visto i miei quindici centimetri di tacco, alla gioielleria, la porta era già aperta, così mi avvicinai piano ed entrai, le mie scarpe facevano troppo rumore, infatti il ladro si girò subito verso di me, mi sarei aspettata tutto ma non quello che vidi, due occhi azzurri con sfumature sul verde mi ipnotizzarono sul posto, ci mancava solo un ladro super sexy e con due occhi da urlo per completare la giornata.

“ Bambolina, se hai finito con la radiografia io dovrei lavorare” Bam-bolina?? A me??

“ Senti brutto idiota chiamami ancora bambolina e ti ficco il mio tacco quindici in testa e ora esci subito da qui!”

Lo vidi girarsi con sguardo furente verso di me, quando ero arrivata aveva già aperto la porta, ma non aveva ancora riempito la busta che teneva in mano, quindi di sicuro non mi sarebbero arrivati chili di gioielli in testa, al massimo poteva lanciarmi le scarpe che aveva ai piedi, la cassa era troppo pesante da sollevare o almeno speravo fosse così... Lui fece l’unica cosa che non avevo programmato e che mi sarei dovuta aspettare, tirò fuori una pistola puntandomela dritto in testa.

“ Senti, bambolina, quella che se ne deve andare sei tu se non vuoi un buco in fronte” Passiamo alle minacce eh? Va bene

“ Ok, me ne vado” “era ora, e ringrazia che ti lascio andare”

Si girò dandomi la schiena, non gli diedi neanche il tempo di prendere un solo gioiello e sfilandomi una delle mie bellissime scarpe la tirai dritto contro la sua testa nascosta dal cappuccio, ora non per vantarmi, ma avevo sempre avuto una mira perfetta, infatti lo centrai in pieno, ma ottenni solo un semplice..

“Ahi!!!” non sapevo se darmela a gambe levate o ridere, decisi per la seconda naturalmente “ Ma tu sei pazza! E che cavolo ti ridi? Potevi uccidermi!”
“ In tal caso non saresti mancato a nessuno, ora esci o chiamo la polizia”
“ Sono io quello con la pistola bella! E io dico che devi uscire tu”
“ Bella?? Vuoi che ti rompo il setto nasale con l’altra scarpa?” mm.. questa era bella dovevo segnarla da qualche parte.

“ Adesso basta, abbiamo giocato e mi sono anche divertito, ma te ne stai approfittando un po troppo” Tirò di nuovo fuori la pistola e sparò. Chiusi gli occhi pensando di essere morta invece il proiettile aveva colpito il muro dietro di me, era meglio smetterla di fare l’eroina, incominciai a indietreggiare ma sbattei contro qualcosa o meglio qualcuno, vidi il ladro spalancare gli occhi e così mi girai.

“ Buonasera, vi dichiaro in arresto per tentata rapina” oh no.. ci mancava solo la polizia...

Ci fecero entrare entrambi in macchina, le manette erano strette e mi stavano lasciando i segni, mi girai verso l’idiota, per iniziare a insultarlo, ma mi batté sul tempo.

“ Spero che sarai contenta! Adesso almeno cerca di collaborare” avendo le mani legate non potei mostrare all’idiota il mio bel dito medio e dovetti accontentarmi di un occhiataccia seguita da un dolce e delicato “Vaffanculo”

Entrammo in caserma e ci fecero sedere in una stanza, il viaggio era durato una decina di minuti, io e l’idiota ci eravamo mandati occhiate di fuoco per tutto il viaggio con la solo conseguenza di far ridere i poliziotti davanti che ci avevano scambiati per una coppia di ladri innamorati, bleah, certa gente mi faceva vomitare arcobaleni con certi pensieri.

Un poliziotto si sedette nell’unica sedia vuota davanti a noi, sembrava proprio di essere in uno di quei film americani mancava solo la luce che ti puntano negli occhi per intimidirti.

“ Allora chi vuole incominciare? Tu dolcezza?” Uomini, tutti fissati con questi soprannomi stupidi e offensivi, stavo per rispondere quando l’idiota vicino a me parlò per primo.

“ Agente, la prego di non chiamare in questo modo la mia ragazza, per quanto riguarda la sua domanda io e il mio amore stavamo passeggiando dopo una cenetta insieme e abbia visto la porta aperta, quando siamo entrati il ladro è scappato lasciando la pistola sul bancone, l’ho presa per vedere se era vera e se era il caso di chiamarvi, ma non essendo molto pratico di armi mi è partito un colpo, tutto qui”

Pensava davvero di convincere qualcuno con questa storia? Povero illuso

“Capisco” cosa cosa cosa???? Capisco? E questo doveva essere un poliziotto? Forse un comico!

” Ma se posso permettermi, signor.. Mcqueen? È americano?” “Origini, diceva?” in effetti ora che potevo notarlo alla luce, non si poteva certo dire che i suoi tratti fossero italiani, insomma, capelli castano scuri e occhi azzurri, pelle chiara e fisico scolpito, no di certo di italiano aveva ben poco.

“ Dicevo... come mai mentre la sua fidanzata è vestita in modo elegante lei ha una semplice tuta?” “ Vedo che l'ha notato anche lei, beh... non amo vestirmi elegante e il mio tesoro mi accetta per come sono, vero amore mio?”

“ Si” era la mia voce quella???

“ Visto? ora agente se non le dispiace dovremmo andare, sa avevo programmato un fine serata diverso, non so se mi capisce...”

Era un tono malizioso quello che stava usando?? Ho avevo capito male io?

“ Capisco perfettamente, potete andare, vi auguro un buon proseguimento di serata” Ok, ero circondata da pervertiti, la cosa era definitiva.

L’idiota, ormai così definito, mi appoggiò una mano sul fianco spingendomi verso la porta, un brivido mi attraversò il corpo, ma per fortuna nessuno in quella stanza parve notarlo, uscimmo finalmente fuori e così mi lasciò andare.

“ Mi devi un favore bambolina” ancora?? Lui doveva un favore a me “ Veramente sono stata io a salvarti, ora se non ti dispiace me ne torno a casa” “ Ma come? E il nostro fine serata piacevole?” scherzava vero? “ Ah si! Ma sai ..non mi piacciono i ladri” “ Hai paura che ti rubo il cuore?” questa era l’ultima risposta che mi aspettavo, specialmente da uno come lui. Probabilmente arrossii perchè il signorino se la rideva vittorioso.

“ Non ho più un cuore ed ora buonanotte” mi girai intorno, io non avevo una macchina con cui tornare a casa! E ora? Entrai nel panico. “Vieni ti porto io a casa” mi prese per un braccio e mi tirò verso una moto rossa e nera. “Solo perchè non ho altra scelta” ecco, meglio precisare. “ Certo certo” Salimmo in moto e partimmo a tutta velocità, gridai le indicazioni e dopo soli cinque minuti arrivammo davanti a casa mia, in poche parole un semplice palazzo grigio a quattro piani a due minuti dal centro, scesi dalla moto e ringraziai salendo di corsa gli scalini e aprendo il portone. Una volta arrivata a casa mi tolsi il giubbotto e buttandomi sul divano presi il cellulare, due messaggi.

Primo messaggio: Giorgia: ehi com’è andata la serata con Marco? Dario era molto di malumore, è cotto di te! e non dire che non te l’avevo detto!

Non risposi e passai al secondo messaggio Marco: ehi piccola, ho passato una bella serata, anche se non mi hai fatto salire a casa tua, io ti aspetto tranquilla, buonanotte.

Risposi a Marco con un semplice: notte niente faccine, le odiavo.

Stavo per riposare il cellulare in borsa, quando lo sentii di nuovo vibrare, che fosse Marco? No impossibile erano quasi le due di notte, di sicuro dormiva.

Sconosciuto: Spero di rivederti presto BAMBOLINA, non sognarmi troppo eh! Ps: spero non ti dispiaccia se ho preso il tuo numero, come sicuramente dispiacerà a Marco, notte.

IO.LO.UCCIDO! ancora infuriata mi diressi verso la doccia, quel ragazzo mi avrebbe fatta impazzire e non sapevo neanche il suo nome! Ma come diavolo aveva fatto a prendere il mio cellulare?? Ah si dimenticavo era un ladro!

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


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Salve ragazze, ecco il terzo capitolo, volevo ringraziare chi ha messo la storia tra le seguite e preferite e chi recensisce.
Spero che il capitolo vi piaccia!
Fatemi sapere cosa ne pensate
Baci
Nian07

Se possibile mi svegliai ancora più arrabbiata della sera prima, la doccia non era servita a nulla, avevo passato tutta la notte a pensare a quel ladruncolo da quattro soldi e ai suoi maledettissimi occhi! Non solo aveva rubato il mio numero e aveva letto i miei messaggi, ma si era anche permesso di rubare il mio sonno! Già lo odiavo!

Mi diressi in cucina sbattendo i piedi sul pavimento per sfogare la mia rabbia, incominciai a prendere la tazza e poi il latte dal frigo sbattendo mobili a destra e manca.

Riuscii a calmarmi solo dopo un abbondante colazione a base di nutella, essendo sabato decisi di dedicarmi al mio passatempo preferito il dolce far niente, in altre parole consiste nel stare buttata sul mio divano alternando televisione e libri per tutta la mattina.

Naturalmente quando si sta bene il tempo passa velocemente, non come quando sei a lavoro e le lancette dell’orologio sembrano andare a rallentatore, un attimo prima erano le otto del mattino quello dopo l’una del pomeriggio.

Mi alzai dal divano improvvisamente affamata, ma mi accorsi che ero troppo stanca anche per cucinare, così mi diressi in camera indossando un jeans e una camicetta bianca, mi truccai leggermente cercando di far risaltare i miei banalissimi occhi nocciola.

Non so il perchè, ma mi vennero in mente due bellissimi occhi azzurri appartenenti al mio ladruncolo preferito, aspettate ho detto mio??
No, intendevo quel ladruncolo che non era mio e non volevo neanche che lo fosse, ora che ci pensavo non conoscevo neanche il suo nome, ma non mi importa continuavo a ripetermi.

Presi la borsa e trovai diversi messaggi, tutti dei miei amici e due di Marco, che mi chiedeva di richiamarlo perchè doveva chiedermi una cosa.

Uscii di casa e andai al ristorante vicino casa mia, approfittando della poca distanza per fare una bella passeggiata, una volta entrata ordinai una pizza margherita e composi il numero di Marco, alias(?) il mio super noiosissimo fidanzato, rispose al primo squillo.

“ Pronto piccola”
“Ehi, ho letto ora i tuoi messaggi, cosa devi dirmi?”
“ Niente, volevo invitarti a prendere un gelato stasera verso le 9 e poi volevo dirti che stavo pensando di passare il prossimo fine settimana insieme visto che sabato prossimo facciamo due mesi, che ne dici?”
“ Guarda stasera non posso proprio faccio una specie di pigiama party con Giorgia e per la prossima settimana ti faccio sapere”
“ Stefy possibile che devi mettere sempre i tuoi amici davanti a me? Non mi sta più bene questa cosa!”
“Non è un problema mio, loro sono la mia famiglia, se non ti sta bene tornatene da dove sei venuto, ciao.”

Attaccai il telefono nel momento esatto in cui arrivò la pizza, iniziai a mangiare, mentre il cellulare continuava a vibrare, ogni volta la stessa storia, prima tirava fuori le palle come un uomo, ma dopo cinque secondi se ne pentiva e tornava come un cane, chiedendo scusa.

Non so perchè ci sto ancora insieme, all’inizio sembrava un tipo interessante, il classico ragazzo che sembra diverso dal solito stronzo, ma con il tempo era diventato noioso, non aveva un minimo di carattere e iniziavo a stufarmi di questa situazione.

Finii di mangiare la mia adorata pizza e mi diressi alla cassa per pagare, una volta uscita dal ristorante mi diressi verso la fermata del pulman per dirigermi in centro, di sicuro Marco sarebbe andato a casa mia e per evitare di incontrarlo decisi di dedicarmi a una giornata di sano shopping.

Verso le quattro il telefono aveva smesso di vibrare, trovai trenta chiamate perse e dieci messaggi, tutti di Marco naturalmente, mentre stavo cancellando le sue inutili scuse, il telefono vibrò di nuovo, stavo per attaccare la chiamata, quando mi accorsi che il numero era sconosciuto, accettai.

“Pronto?”
“ Bambolina, come va?”
“ Che diavolo vuoi ancora??”
“ Sai... per colpa tua, il mio capo si è molto arrabbiato, quindi mi devi non uno, ma due favori”
“Scordatelo”
“ Tranquilla, volevo solo invitarti a cena”
“ Fammi pensare... no grazie”
“ Me lo devi bambolina, tranquilla pago io”
“Con i soldi che hai rubato a chissà chi? No grazie”
“ Andiamo non farti pregare è solo una cena, per farti perdonare”
“ Non devo farmi perdonare nulla, ho fermato una rapina! Dovrebbero darmi il nobel per il coraggio e non so neanche il tuo nome!”
“ Hai interrotto la mia rapina! Ti ho salvato il tuo bel culetto con la polizia e ti ho anche riportato a casa, credo di meritare almeno una cena e se vieni ti dirò come mi chiamo”
“ Ho detto di no, cancella il mio numero e lasciami in pace”

Per la seconda volta in quella giornata avevo attaccato il telefono in faccia a una persona, entrambi di sesso maschile, ma completamente diversi.
Mi sentii molto compiaciuta e nella mia mente gridai: potere alle donne!

Verso le sei di sera tornai a casa, mi aspettavo di trovare Marco o un biglietto, ma nulla, che finalmente si fosse deciso a lasciarmi stare?
Aprii la porta di casa e la richiusi dietro di me, poi mi diressi in salotto ed ebbi quasi un infarto.

“ Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”

Sdraiato sul divano, che se la rideva tranquillo se ne stava il ladruncolo ancora senza nome, ma come diavolo aveva fatto ad entrare in casa mia??

“ Che diavolo ci fai qui????”
“ Non mi piacciono i no, quindi sono venuto a prenderti che ti piaccia o no stasera esci con me”
“ Ho altra scelta?”
“ Direi di no”

Sbattendo le mie graziose paperine sul pavimento mi diressi nella mia camera per cambiarmi, lasciando l’idiota in salotto.

“ E non provare a scassinare la porta della mia camera mente mi cambio!”
“ Va bene, Farò il bravo!”

Indossai un semplice vestito blu, stretto sul seno e svolazzante nella parte sotto, indossai un paio di scarpe blu con tacco dieci, che potevano sempre essere utili e mi truccai leggermente, dando poi una pettinata ai capelli e ritornai in salotto.

“ Non mi hai ancora detto come ti chiami”
“ Mi chiamo Nicolas, ora andiamo”

Uscimmo di casa, lo vidi girare l’angolo e dirigersi verso una macchina nera, che volesse rubarla?

“ So quello che stai pensando e no, non voglio rubarla, la macchina è mia”
“ehm, ok”

Salimmo nella macchina e nessuno parlò per tutto il viaggio, dopo cinque minuti, accostò davanti a un ristorante molto carino in pieno centro che non conoscevo, Milano è così grande che non la conosci mai del tutto, neanche chi ci ha passato tutta la vita, ma quella via mi sembrava di conoscerla, solo che non mi ricordavo quando ci fossi stata.

Scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo verso l’entrata, quando una voce mi gelò sul posto.

“ Stefania?”

Sia io che Nicolas ci girammo verso la voce, Marco mi guardava con sguardo infuriato, teneva al guinzaglio il suo bellissimo labrador nero.
Ora ricordavo, quella era la via dove abitava Marco, il suo appartamento era a pochi metri da quel ristorante.

“ Cosa diavolo ci fai qui? E perchè sei con un altro?”
“ Ecco io...” e ora che diavolo mi invento?
“ Ti sta tradendo, con me” io lo ammazzo!
“ E' vero?”

Marco si girò verso di me, ancora a pochi centimetri di distanza, lo guardai dritto in faccia, ormai erano settimane che non provavo più niente e forse questa era la buona occasione per lasciarlo una volta per tutte, senza dover rivelare il vero motivo per cui lo stavo lasciando, quindi mi venne quasi spontaneo rispondere:

“ Si è vero, non ti amo e non voglio più stare con te, mi sono innamorata di Nicolas”

Lui mi guardò sbigottito.

Ok, la cosa era abbastanza ridicola, ma non ne potevo più!

“ Dopo questa è finita, sono stanco di essere il tuo cane!” si girò insieme al suo cane e se ne tornò a casa, solo quando sparì dalla nostra visuale Nicolas si girò verso di me.

“ Non ho parole”
“ Non lo volevo più da tempo, ho colto la palla al balzo per lasciarlo, tranquillo tu non centri nulla”
“ Non mi riferivo a quello, non pensavo ti fossi già innamorata di me, possiamo fare sesso subito allora!”

Lo guardai storta, ma poi scoppiai a ridere seguita subito dopo da lui.

“ Idiota! Entriamo va”

Ci dirigemmo nel ristorante, pronti a passare una serata all’insegna delle risate e no, non avrei fatto sesso con lui, ma lo lasciai illudersi.

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


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Ciao ragazze!
Ecco qui il nuovo capitolo, ma prima vorrei ringraziare Ali_13 , _Its Anonim e fiordicampo per le bellissime recensioni.
Spero che il capitolo vi piaccia e che avrete voglia di lasciare una recensione.
Grazie anche a chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite!
Buona lettura.

La mattina dopo mi svegliai con un terribile mal di testa, la serata con Nicolas era stata molto divertente, dopo cena eravamo andati a casa mia e avevo tirato fuori alcol a tutto andare, avevamo cantato a squarcia gola e saltato sul divano come bambini, era da tempo che non mi divertivo così.

Di solito le persone ci mettevano parecchio tempo a entrare nella mia vita, Nicolas invece ci aveva messo una sola sera, l’avevo fatto entrare in casa mia e gli avevo parlato di cose che sapevano solo i miei amici, naturalmente delle mie visioni non avevo detto nulla, non era ancora pronto per questo.

Mi alzai dal letto dirigendomi in cucina, mi accorsi solo in quel momento che Nicolas era sul divano che dormiva, mi avvicinai piano facendo meno rumore possibile, era davvero bello, sembrava quasi un angelo peccato che nella realtà non lo fosse.

Restai a rimuginare su quanto fosse strano e bello quel ragazzo, come è che si dice? Bello e impossibile, dovevo farmene una ragione, feci dietro front per tornare in cucina quando una mano si arpionò al mio braccio tirandomi verso il divano.

“ Oh ma buongiorno bambolina”
“ Nicolas lasciami subito andare!”
“ Lo sai che non si spiano le persone? Adesso devi pagare una penitenza”
“Che? Lasciami an- ”

Non riuscii a terminare la frase che Nicolas incominciò a farmi il solletico, io continuai a dimenarmi cercando di scappare, con il solo risultato di finire faccia a faccia con lui.
Ci bloccammo entrambi, avevo tantissima voglia di baciarlo, ma sapevo che era sbagliato, a salvarmi fu il campanello, scesi da sopra Nicolas e mi diressi verso la porta.

“ Sorpresa!!!!!!” davanti a me Riccardo e Giorgia, mi sorridevano tutti felici, sarebbero stati così bene insieme, ma erano troppo timidi per dichiararsi.

“ Ragazzi che ci fate qui?”
“ E' così che saluti i tuoi amici? Giorgia e io siamo venuti a vedere come stavi visto che non ti degni neanche di rispondere ai messaggi! Cos’è? Il damerino da quattro soldi ti ha chiuso a chiave in casa?”

Stavo per rispondere, quando da dietro di me spuntò Nicolas, ma era a petto nudo anche prima???

“ Buongiorno” Riccardo e Giorgia lo guardarono stupiti e la seconda aveva quasi la bava alla bocca, per fortuna Riccardo era concentrato su Nicolas e non se ne accorse.

“ Stefy chi è questo angelo?” Riccardo la guardò male, molto male... ma quella stupida non si accorse di nulla.

“ Non è un angelo Giorgia è un mio amico, si chiama Nicolas”
“ Un tuo amico mezzo nudo nel tuo appartamento alle 9 del mattino? A chi vuoi darla a bere!”
“ E' la verità” rispose Nicolas per me.

Riccardo non parlava, mi spostai facendo segno ai due di entrare, ci dirigemmo tutti in cucina e iniziai a preparare la colazione per tutti, il mio migliore amico guardava Nicolas in cagnesco e potevo immaginare il perchè.

“ Oh che stupida non mi sono ancora presentata, io sono Giorgia e lui è Riccardo siamo i migliori amici di Stefy, allora Nicolas come vi siete conosciuti?”
Vidi Nicolas entrare nel panico, non poteva certo raccontarle di come avevo fermato la sua rapina.

“ Ci siamo conosciuti ieri pomeriggio, in biblioteca” disse Nico
“ In biblioteca?” Riccardo era tornato finalmente nel mondo dei vivi.
“ Si, in biblioteca, perchè?”
“ Peccato che Stefy non vada mai in biblioteca, non le piace tutto quel silenzio e preferisce comprare i libri e leggerli a casa sua”

mm.. Riccardo mi conosceva bene, dovetti intervenire per non smascherare la balla di Nicolas

“ Si è vero Richy, ma in libreria non ho trovato il libro che stavo cercando e quindi sono andata a prenderlo in biblioteca”

“ E tu cosa ci facevi in biblioteca Nicolas, non sembri un tipo da libri” ecco che Giorgia tornava all’attacco.

“ In realtà amo leggere e stavo cercando anch’io un libro” leggere? Ma per favore, di sicuro non sa neanche come è fatto un libro.

“ Ma Stefy che fine ha fatto Marco?”
“ Ieri sera sono uscita con Nicolas e Marco mi ha visto, ho colto la palla al balzo e l’ho lasciato, non lo sopportavo più”
“ Era ora!” escalmarono entrmbi i miei amici

Parlammo di Marco per un po’ , mentre facevamo colazione, Riccardo rispondeva solo se interpellato e sembrava guardare in modo strano Nicolas, Giorgia invece sembrava molto contenta e aveva invitato Nicolas a unirsi a noi sabato prossimo per la sua festa di compleanno, io dovevo ancora comprarle un regalo.

“ Nicolas è stato bello conoscerti, ma io e Riccardo dobbiamo andare, spero di vederti al mio compleanno”
“ Verrò sicuramente”

Ci dirigemmo tutti all’entrata, Nicolas salutò e si diresse in soggiorno per vestirsi così rimasi da sola con i miei amici, Giorgia si avvicinò a me, mimando con le labbra un “ Ma quanto è figo”
Poi si diresse verso le scale iniziando a scendere.

“ Stefy quel tipo non è quello che sembra, dopo ti chiamo dobbiamo parlare”
“ Va bene”

Quando anche Riccardo uscì, chiusi la porta e mi diressi in soggiorno da Nicolas.

“ Non stai molto simpatico a Riccardo, per caso hai rubato il suo portafoglio?”
“ No un po’ di anni fa ho venduto della droga a un suo amico”
“ Droga? Non ti basta rubare? Vedi anche la droga??”
“ Non sono fatti tuoi”
“Bene visto che non sono fatti miei esci subito da casa mia e non farti vedere mai più”

Nicolas non rispose, si diresse verso la porta e uscì sbattendola.

Non avrei dovuto illudermi, avevo sbagliato tutto con lui, eravamo troppo diversi per stare insieme.
Mi dedicai alle faccende domestiche per tutto il resto della giornata, verso le quattro Riccardo mi aveva chiamato e detto quello che già sapevo, lui non si era mai drogato, ma aveva accompagnato il suo amico per non lasciarlo da solo, non avevo mai conosciuto questo suo amico, perchè era morto prima, purtroppo la droga non lascia via di scampo e il ragazzo era morto a soli diciannove anni.
Un duro colpo per Riccardo, che aveva cercato di salvarlo con ogni mezzo.

Ormai si erano fatte le dieci di sera, il giorno dopo sarei dovuta tornare a lavoro, per fortuna avevo il turno di pomeriggio, mentre Giorgia faceva il mattino.
Presi il telefono che avevo ignorato per tutta la giornata e risposi ai miei amici, di Marco o Nicolas nessuna traccia, del primo non me ne fregava molto, mentre dal secondo ero molto delusa, forse non gli importava nulla di me visto che non aveva neanche cercato di difendersi.

Mi alzai dal divano e mi diressi in cucina per bere un bicchiere d’acqua.

Mi trovavo in un vicolo buio, a pochi passi da me c’erano due ragazzi, mi davano la schiena, ma quello a destra aveva un’aria familiare, davanti a loro stavano altri due ragazzi entrambi con i capelli e occhi scuri o almeno così sembrava, mi guardai intorno, alla mia destra in alto sul muro stava la targhetta con il nome della via, mi rigirai verso i ragazzi, quello davanti al ragazzo che sembrava familiare alzo il braccio e punto dritto la pistola contro la testa del ragazzo.
“ E' arrivata la tua ora Nicolas”

Tornai alla realtà, il bicchiere era caduto sul pavimento frantumandosi in mille pezzi, mi ripresi in un batter baleno e corsi verso la porta, provai a chiamare Nicolas, ma non rispondeva al telefono, così scesi le scale e iniziai a correre per strada, la via che avevo visto nella visione si trovava ai confini della città, a piedi ci avrei messo troppo, sentii arrivare il pulman dietro di me e mi fermai alla fermata salendo.

Quindici minuti dopo scesi e mi diressi verso la via, entrai, in fondo al vicolo sentivo delle voci, cercai di capire cosa dicevano.

“ Manca della roba”
“ La roba c’è tutta dacci i soldi e finiamola qui”
“ Te lo scordi Nicolas, non mi freghi, qui manca della roba”

Roba? Probabilmente parlavano di droga, non sapevo cosa fare, così continuai a camminare, passai il cartello e mi trovai dietro di Nicolas.

“ Sera signorina, credo che abbia sbagliato via” il tizio che avrebbe tirato fuori la pistola mi parlò, subito dopo Nicolas si girò verso di me e spalancò i suoi bellissimi occhi.

“ Io credo di essere nel posto giusto” ok, ero impazzita del tutto. Andai avanti affiancando Nicolas
“ Stefy che diavolo ci fai qui?” quasi lo gridò.
“ Ti cercavo” risposi tranquillamente, poi mi alzai sulle punte e arrivai al suo orecchio sussurrandoli:
“ Il tizio ha una pistola e te la punterà contro” lui mi guardò stupido e confuso, ma capii dal suo sguardo che mi credeva.
Come avevo previsto il tizio di cui non sapevo il nome cercò di tirare fuori la pistola, ma Nicolas era preparato e riuscii a disarmarlo, iniziò una rissa tra i quattro e mi tirai indietro per evitare di finirci in mezzo, Nicolas prese un pacchetto al tizio che aveva la pistola e insieme al suo amico corsero verso di me, mi tirò per un braccio e uscimmo fuori dal vicolo non prima di sentire la voce di uno dei due.

“ La pagherai Nicolas tu e anche la tua puttanella” puttanella tua mamma avrei voluto rispondere!

Non l’ascoltammo e uscimmo fuori dal vicolo, quei due erano ridotti troppo male per cercare di seguirci, svoltammo l’angolo e mi trovai davanti due moto, una la riconobbi come quella di Nicolas.

Salimmo sulle moto e mi aggrappai a Nicolas, uscimmo fuori dalla via e ci dirigemmo chissà dove, a un certo punto, mentre andava a tutta velocità per le strade di Milano, Nicolas parlò.
“ Mi hai salvato la vita bambolina” nonostante la velocità e il casino che facevano le due moto e i clacson delle macchine che ci urlavano di fare attenzione, riuscii a sentirlo.
“ Lo so!” gridai, poi mi appoggiai alla schiena di Nicolas e nessuno di noi due parlò più, non sapevo dove stavamo andando, ma con Nicolas mi sarei sentita al sicuro anche in mezzo ad un branco di lupi.

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Capitolo 5
*** capitolo cinque ***


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Ciao ragazze!
Ecco qui un nuovo capitolo, spero di essere stata abbastanza veloce nell’aggiornare.
Volevo ringraziare fiordicampo, _Its Anonim, Ali_13 e Krystal Darlend per le recensioni, per me è molto importante sapere cosa ne pensate e sarei felice di sentire il parere delle altre lettrici.
Per chi segue anche l’altra mia storia ho una brutta notizia, per sbaglio l’ho cancellata e sto decidendo cosa fare, se rimetterla o no,
grazie mille a tutte e buona lettura, fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto!

Dopo circa dieci minuti ci fermammo, io ero ancora aggrappata come un koala a Nicolas, quei due non scherzavano con quelle moto, i miei capelli erano diventati un ammasso di nodi e la voglia di ucciderli era tanta.

“ Pensi di scendere?” quanto era spiritoso, gli avevo appena salvato il culo e si permetteva anche di scherzare? Mi doveva la vita.
Scesi dalla moto ancora titubante, mi girava la testa, quei due erano davvero pazzi, mi annotai in mente che non sarei mai più salita su una moto con Nicolas.

Una volta scesa mi guardai intorno, ci trovavamo in una specie di garage con parecchie moto, una decina direi, segui quei due e salimmo una rampa di scale, da quella posizione potetti vedere il lato b di Nicolas, davvero niente male, ma anche il suo amico non scherzava.

Arrivati alla fine delle scale l’amico di Nicolas apri una porta e ci ritrovammo in un salotto immenso, quattro ragazzi erano seduti su un divano al centro e uno era in piedi con... una pistola?? Stava pulendo una pistola? Ma dove sono finita?
Impaurita mi nascosi dietro Nicolas e l’afferrai per un braccio.

“ Tranquilla bambolina, non ti faranno niente”
“ Niente? È quello con la pistola?”
“ Ale metti giù quella pistola per favore che la bambolina ha paura”

Paura?? Io?? Tirai un pugno al braccio di Nico e uscii allo scoperto, i cinque ragazzi e l’amico di Nicolas mi fissavano, Nicolas mi presentò i ragazzi, ma dopo due secondi dimenticai i nomi di tutti, l’unico che in realtà mi interessava era quello dell’amico di Nico che a quanto pare si chiamava Luigi, quel ragazzo mi ricordava qualcuno.

“ Ragazzi io e Evy dobbiamo parlare, Luigi vai ad avvisare il capo di quello che è successo”
“ Certo, è stato un piacere conoscerti Evy”

Lecchino, l’unica parola che mi venne in mente, quel ragazzo non me la contava giusta.
Feci un cenno con la testa per salutarlo e mi girai verso Nico che stava facendo strani cenni ai ragazzi rimasti, io gli guardavo con sguardo interrogativo non capendo nulla di quello che dicevano, poi scoppiarono a ridere infastidendomi.

“ Che avete da ridere??”
“ Nick ci stava mostrando la tua carrozzeria” a parlare era stato uno dei ragazzi seduti sul divano, forse si chiamava Jason o Jack , già non ricordavo più, guardai male Nicolas che mi fece segno di seguirlo, salimmo altre scale, la cosa era abbastanza disordinata, probabilmente era il covo della banda.

Attraversammo tutto il corridoio, quella casa doveva avere una quindicina di stanze, quasi sicuramente era una villa, alcune stanze erano aperte e si intravedevano ragazzi che giocavano a carte o che parlavano al telefono, potetti notare che tutti avevano un gran bel fisico, avevo trovato il paradiso delle ragazze!
Iniziai a ridere da sola per quella stupida frase, Nicolas si girò e mi guardò come se fossi pazza, forse non aveva tutti i torti o forse era la stanchezza, tirai fuori il cellulare e guardai l’ora.

“ Oddio è tardissimo!”
“ E' solo mezzanotte Stefy stai calma”
“ Calma? Bello io domani devo andare a lavoro e non so neanche dove diavolo siamo”
Non mi rispose è aprii l’ultima stanza a destra, mi fece entrare e si sedette sul letto matrimoniale, la stanza era il caos, vestiti e scarpe ovunque, libri buttati a terra, aspetta libri? Nicolas leggeva veramente allora! Non aveva raccontato una balla a Riccardo come credevo.

“ Come facevi a saperlo Evy?”
“ Sapere cosa?” dovevo prendere tempo per trovare una scusa non potevo di certo dire a Nico che avevo delle visioni.

“ Come facevi a sapere dov’ero?”
“ Passavo per caso e ho sentito la tua voce” certo e gli asini volano!

“ Non mi dire cavolate Stefy, voglio sapere la verità, anche alla gioielleria, sono sicuro che non era un caso, sei della polizia?”

“ Cosa?? No! Io...”

“Tu?” eh adesso cosa potevo fare? Nicolas non sarebbe stato in grado di reggere il mio segreto, non mi fidavo di lui e dovevo trovare in fretta una soluzione.

“ Sai che ti dico? Io non ti devo nessuna spiegazione, tu sei solo un criminale e uno spacciatore! E io adesso me ne torno a casa!”

Mi girai verso la porta pronta ad andarmene, ma Nico mi si parò davanti e mi prese un braccio spingendomi verso il letto. Ci finii sopra come un sacco di patate.

“ Tu non vai da nessuna parte fino a quando non mi dici come stanno le cose!” era davvero arrabbiato, lo si vedeva benissimo.

“ Mi dispiace, ma non posso dirti nulla e una cosa mia, sappi solo che non sono della polizia o altro”

Lo vidi indeciso, non voleva mollare, ma io non mi fidavo e non potevo farci nulla, proprio quel pomeriggio avevamo litigato e se avessi raccontato il mio segreto a Nicolas lui avrebbe potuto dirlo in qualsiasi momento e chissà dove sarei finita, forse in un manicomio o peggio ancora in mano a dei pazzi.
Nico non parlava così lo feci io.

“ Posso andare?”
“ Per stasera puoi dormire qui, casa tua è lontana e non ho voglia di guidare”
“ Ma io..”
“ Ma tu nulla, vuoi andare a casa a piedi? Credo di no, quindi rimani qui, dormirai nel mio letto”

Nicolas mi lanciò una sua maglia e uscii dalla stanza, si capiva che era ancora arrabbiato, non mi aveva mai parlato così, ma non avevo paura sapevo che lui non mi avrebbe mai fatto del male.

Mi spogliai e misi la maglia di Nicolas, appoggiai i miei vestiti su una sedia e mi infilai sotto le coperte, odiavo questa situazione, ma non sapevo cosa fare, potevo essere dall’altra parte della città e i pulman dopo la mezzanotte non passano, per di più era tardi e avrei potuto incontrare dei brutti tizi, quindi rassegnata chiusi gli occhi cercando di riposare, ma la cosa sembrava impossibile.

Ormai era da un tempo infinito che non riuscivo a chiudere occhio, non era paura, forse ansia o magari stress, ma qualsiasi fosse il problema non riuscivo a dormire e la cosa mi infastidiva, guardai per l’ennesima volta l’orario sul cellulare, ormai erano le due del mattino.
Posai il telefono e in quel momento la porta si aprii, vidi il volto di Nicolas, i suoi occhi erano fissi su di me e mi guardavano.

“ Ancora sveglia?” no guarda io dormo sempre con gli occhi aperti! Che domande idiote.
“ Non ho sonno”
“Mm..” quella fu la sua risposta, poi iniziò a spogliarsi rimanendo solo in boxer, dire che era una visione è poco, lui non si accorse del mio sguardo da assatanata e si mise a letto vicino a me.

“ Hai cambiato idea sul tuo segreto?” il suo alito puzzava di alcol, doveva aver bevuto dopo essere uscito dalla stanza.

“ Dimostrami che posso fidarmi di te e te lo dirò”

“ Sarà fatto”

Nessuno dei due parlò più per minuti interi, così mi girai d dando le spalle a Nicolas, che subito si avvicinò abbracciandomi da dietro.

“ Non voglio deluderti, voglio che ti fidi di me” quelle parole mi entrarono nel cuore, Nicolas stava diventando importante per me e la cosa era preoccupante.

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Capitolo 6
*** capitolo sei ***


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Salve ragazze!
Ecco qui il sesto capitolo, voglio ringraziare fiordicampo, _Its Anonim e Michy_ per le bellissime recensioni e vorrei invitare anche le altre lettrici a farmi sapere cosa pensano della storia, per me è molto importante ricevere le vostre recensioni, anche per migliorare.
Vi auguro buona lettura e spero che il capitolo vi piaccia, è più corto del solito, ma mi farò perdonare.
Baci
Nian07

Quando mi svegliai Nico non era vicino a me ed erano spariti anche i suoi vestiti, il mio cellulare segnava le undici e mezza, tra due ore sarei dovuta essere a lavoro, mi vestii e scoprii un bagno comunicante con la stanza, che forse la sera prima non avevo notato a causa del disordine e della stanchezza.

Una volta pronta, uscii dalla stanza alla disperata ricerca del bel ladruncolo, passando per il corridoio incontrai molti ragazzi, tutti mi salutavano e mi sorridevano come se ormai fossi una della famiglia, molto probabilmente avevano saputo che avevo salvato il culo a quei due.

Dopo aver incontrato un paio di ragazzi ed essermi persa un decina di volte nelle villa chiedendo
informazioni a chiunque incontrassi, riuscii finalmente ad arrivare alla cucina dove, almeno da quello che mi avevano riferito si trovava Nicolas.

Infatti lo trovai seduto ad un tavolo con un uomo sulla quarantina, testa pelata e pieno di tatuaggi, sembrava tutto tranne che un tipo affidabile, i due si girarono verso di me.

“ Dom, questa e la ragazza che ci ha salvato la pelle” allora se lo ricordava! Pensavo l’avesse già dimenticato.

“ Salve, Nico io dovrei andare a lavoro” quel tipo non mi piaceva molto e volevo assolutamente andarmene da quella stanza, Nico parve capirlo.

“ Bene, noi andiamo Dom, ci vediamo dopo” l’uomo non rispose, fece solo un cenno col capo per acconsentire, così Nico si alzò e insieme ci dirigemmo verso la porta, quando all’improvviso la voce dell’uomo ci fermò...

“ Spero di rivederti Stefania” la sua voce era roca e bassa, sembrava uscita da un film dell’orrore, senza neanche girarmi risposi.

“ Io spero di no” sentii solo la risata dell’uomo, poi Nicolas mi trascinò nel garage e non potetti sentire più nulla, per fortuna.

Scendemmo le scale e il signorino si diresse verso la sua moto, aveva proprio capito male, non sarei salita mai più su una moto con lui, l’avevo giurato! Solo la sera prima avevo rischiato l’infarto, io adoravo le moto, ma Nicolas andava troppo veloce per i miei gusti e io sarei voluta arrivare ai miei venticinque anni.

“ Non ci pensare neanche, io su quella moto con te non ci salgo”
“ Su Stefy non fare la bambina è solo una moto, giuro che vado piano” si certo e io sono la regina d’Inghilterra.

“ Ho detto di no, non mi fido, prendiamo la macchina”

“ Vedi la macchina? L’ha presa un altro ragazzo, quindi se non vuoi andare a piedi, rimane solo la moto, che vogliamo fare?” mi metti alle strette? E ora ti faccio vedere io!

“ Guido io, ho deciso!” Nicolas mi guardò sconvolto.

“ Scordatelo! TU la mia bambina non la tocchi, vedi tutte queste moto? La mia è quella che costa di più e non la farò distruggere da una donna!”

Quelle furono le ultime parole famose, dieci minuti dopo infatti, stavo guidando la sua bimba per le strade di Milano, Nicolas mi stringeva da dietro continuando a lamentarsi per ogni cosa, io semplicemente lo ignoravo.

Una volta arrivata al negozio, scesi, Nico era ancora seduto sulla moto e ringraziava i santi per non aver fatto distruggere la sua bambina, semplicemente ridicolo e anche maschilista.

“ Se hai finito, io andrei” finalmente il troglodita si girò verso di me.

“ A che ora esci da lavoro?”

“ Alle sette, perchè??” qui qualcosa non quadrava.

“ Ti passo a prendere e andiamo a cena fuori, ricordi? Devo guadagnarmi la tua fiducia”

“ Facciamo così, visto che sarò stanca e dovrei andare a cambiarmi, ti invito a casa mia”

“ Va bene, allora a stasera”

Feci per girarmi e andarmene, quando sentii Nicolas stringermi il polso e tirarmi verso di lui, gli finii praticamente addosso, il suo braccio mi circondava la vita e i nostri visi erano a due centimetri di distanza, mi baciò l’angolo della bocca.

“ Ecco, ora puoi andare” mi staccai da lui, ancora colpita dal suo gesto e senza dire nulla mi diressi al negozio, solo in quel momento notai Dario dentro che mi guardava con sguardo infuocato dalla vetrina, sapevo che mi moriva dietro, ma avevo sempre cercato di non illuderlo, non capivo cosa volesse adesso.

Sentii la moto di Nico allontanarsi e accelerai così il passo entrando nel negozio, incredibile, ma per la prima volta nella mia vita ero in anticipo a lavoro.

“Ehi, sei in anticipo! Quel ragazzo ti fa davvero bene, ti dispiace se esco prima?” Giorgia mi accolse subito appena entrai, a quanto pare anche lei aveva notato la presenza di Nico.

“ Certo vai pure, ma dove vai così di corsa?” sentivo che mi stavo dimenticando qualcosa.

“ Questo sabato è il mio compleanno, vado a comprarmi un vestito nuovo!” ecco appunto...

“ Oh si certo, allora buona ricerca”

“ Grazie e vedi di ricordarti il mio regalo!” mi aveva beccata in pieno...

Giorgia salutò me e Dario e poi uscii dal negozio, per mia sfortuna in quel momento in negozio non era entrata nessuna cliente e mi ritrovai da sola con Dario.

“ Che ci fai qui?” diretta e senza un pelo sulla lingua, tipico di me.

“ Sono venuto a vedere come stavi e da un pezzo che non ti fai sentire con il gruppo”

“ Ho avuto da fare, cercherò di rimediare”

“ Stai con quello ora?” sbaglio... o lo stava chiedendo con tono infastidito?

“ Siamo amici e anche se fosse non credo siano affari tuoi” magari stessimo insieme...

“ Beh se siete solo amici, stasera puoi venire a cena con me” certo, contaci.

“ Ho un impegno e ti ho detto più volte che non mi interessi”

“ Te la sei cercata” che voleva dire con quella frase?

Dario usci senza più dire una parola, iniziai il mio turno cercando di ignorare quell’ultima frase, per me senza un preciso significato, non riuscivo a capire cosa volesse farmi intendere, di certo non era da Dario minacciare, l’avevo rifiutato diverse volte, eppure non aveva mai reagito così.

Per mia fortuna le sette arrivarono presto, Nicolas mi venne a prendere e ci dirigemmo al mio appartamento, questa volta lasciai guidare lui, che andò piano, almeno per i suoi standard.

Una volta arrivata a casa, mi preparai mentalmente a passare tutta la serata con Nicolas, la tensione dopo quel mezzo bacio si sentiva parecchio, sarei riuscita a resistere??

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Capitolo 7
*** capitolo sette ***


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Hola ragazze!
Ecco qui un nuovo capitolo scusate l’attesa, ma ho avuto dei problemi con il pc e non ho potuto aggiornare, spero possiate perdonarmi!
Vi anticipo che la prima parte del capitolo è parte di me e molte delle cose che pensa la nostra Stefy sono pensieri miei, anche la parte del calcio, se ve lo state chiedendo, si sono una tifosa non posso farci nulla...
Infine vorrei ringraziare: Ali_13, fiordicampo, meme1 e NianGilbert per le fantastiche recensioni, ragazze grazie veramente!
Beh che dire vi auguro buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate!

Feci cenno a Nicolas ti accomodarsi sul divano e mi diressi in cucina a prendere le birre, quando tornai Nico era graziosamente stravaccato sul mio divano beige, aveva accesso la tv e stava guardando una partita di calcio, Spagna – Italia per l’esattezza.

Mi bloccai all’entrata del salotto fissando la tv, avevo sempre tifato per la Spagna, anche ai mondiali, era da sempre stata la mia squadra preferita e non perchè era piena di figoni, va beh anche per quello, ma perchè da anni ormai avevo un legame con quello stato, una cosa che neanche io capivo, semplicemente mi sentivo più spagnola che italiana. Odiavo il mio paese.

“ Bella addormentata nel bosco pensi di farcela? La birra sta diventando calda!”

Mi risvegliai dai miei pensieri e lanciai un’occhiata di fuoco a Nico e subito dopo anche la sua birra, poi mi avvicinai al divano e appoggiai la mia sul tavolino davanti, una volta a mani libere cercai di spostare le gambe dell’idiota che occupavano tutto lo spazio sul divano.
Naturalmente senza successo.

“ Nico! Leva queste gambe voglio sedermi anch’io!”

Il signorino non si girò neanche, così presi un cuscino e glielo lanciai dritto in faccia, attirando finalmente la sua attenzione.

“ Stefy! Sto guardando la partita, smettila di fare casino”

“ Maleducato! Fammi spazio!” pur di farmi tacere, decise finalmente di mettersi seduto per bene, così riuscii a sedermi anch’io.

Le squadre erano ancora zero a zero e dalle imprecazioni di Nico avevo capito che tifava per l’Italia, cosa scontata naturalmente.
Presi il mio cellulare annoiata dal poco entusiasmo dei giocatori e decisi di mandare un messaggio ai ragazzi del gruppo, tranne a Dario, non volevo ne sentirlo ne vederlo dopo la scenata che aveva fatto al negozio.

Belli miei la Spagna vi spaccherà di nuovo il culo e inutile che vi fate illusioni.
Kiss kiss
Stefy

Ps: Pronti a perdere, di nuovo?

Inviai e in quel momento vidi che Nico si era avvicinato per leggere, gli tirai uno scappellotto sul braccio.

“ Ehi, conosci la parola privacy?” lui mi guardò scandalizzato. Che aveva adesso?

“ TU tifi Spagna? Sei scandalosa! Io sono per metà americano, eppure tifo Italia!” che tragedia!

“ Beh io tifo Spagna, ognuno tifa chi vuole! Piuttosto, mi è venuta fame, ordiniamo le pizze?”

“ Si!!! Niente è meglio di calcio e pizza insieme! Io al salamino!” uomini! Tutti uguali! Basta poco a farli felici.

Mi diressi in cucina e presi il telefono, chiamando la pizzeria vicino a casa mia, ordinai una margherita e una al salamino, presi altre due birre e me ne tornai da Nico, che come prima era concentrato sulla partita.

“ La pizza arriva tra venti minuti”

Tornai a sedermi sul divano, le cose non erano cambiate, erano ancora zero a zero, sicuramente si sarebbe arrivati ai rigori, guardai il telefono, i miei amici non avevano risposto, molto probabilmente erano tutti insieme in qualche bar e pregavano che mi sbagliassi, poveretti mi facevano quasi pena.

Tornai a guardare la televisione, ma tutto sparì di colpo.

Ero seduta sul mio divano, i miei vestiti erano gli stessi e Nico era sempre vicino a me, non era come nelle altre visione, guardai la tv e capì, la partita come avevo previsto era finita zero a zero, vidi un giocatore dell’Italia sbagliare un rigore e la Spagna vincere. Non sbagliavo mai, esultai e mi girai verso Nico baciandolo.

Tornai alla realtà sussultando. Nico talmente preso dalla partita non si era accorto di nulla, per fortuna.
Non ci potevo credere! Da qui a poco avrei baciato Nicolas, non doveva succede, per nulla al mondo! dovevo evitare l’ennesima figuraccia con lui, in quel momento il sottoscritto si girò verso di me.

“ ancora zero a zero mia cara, io non starei tanto tranquilla fossi in te” non sapeva ancora che la sua squadra stava per perdere, così decisi di punirlo per la sua sfrontatezza.

“ Se sei tanto sicuro che ne dici di scommettere?”

“ Ci sto, che ne dici di cinquanta euro?” soldi facili, non avevo dovuto neanche pregare, aveva fatto tutto lui.

“ Facciamo cento, ci stai?”

“ Ci sto!”

In quel momento suonarono alla parta, mi alzai e andai ad aprire, come previsto erano le pizze, pagai il fattorino e tornai a sedermi sul divano, nessuno dei due parlò per tutto il resto della partita, Nico era tesissimo e non si perdeva un passaggio, io invece ero tesa per altro, più volte avevo cambiato il destino delle persone, ma cambiare il mio era diverso, dopo quel bacio sarebbe potuto succedere di tutto, potevo essere rifiutata o potevamo finire a letto insieme, entrambe le ipotesi non mi piacevano per nulla.

Per mia sfortuna la partita finì, come già sapevo la Spagna aveva vinto ai rigori, Nico era ammutolito, io me la ridevo sotto i baffi, tesi una mano verso di lui invitandolo a pagare, lo vidi tirare fuori il portafoglio e porgermi una banconota da cento euro, sapevo che quei soldi erano rubati, ma non dissi nulla, non ero nessuno per intromettermi nella sua vita.

Nico parve capire i miei pensieri.

“ Non mi piace fare quello che faccio Evy, ma non posso fare altrimenti , non ho scelta capisci?”
“ Si ha sempre una scelta”
“ Non per me, io non ho più nessuno, adesso è quella la mia famiglia” vidi lo sguardo di Nico rabbuiarsi, forse anche i suoi genitori erano morti, io avevo avuto molta fortuna, i miei mi avevano lasciato dei fondi e quando successe già lavoravo, quindi non avevo avuto problemi.

“ Anch’io non ho nessuno, i miei sono morti qualche hanno fa, ma non mi sono messa a rubare e spacciare droga”

“ Per me è diverso, io non ho mai avuto dei genitori, sono stato adottato che avevo otto anni, sapevo solo che mio padre era un americano venuto qui in vacanza che si era innamorato di una donna sposata, almeno questo è quello che mi ha detto la mia seconda famiglia”

“ Che ne è stato delle persone che ti hanno adottato?” Nico mi faceva una gran pena, doveva aver avuto un infanzia difficile.

“ Erano persone povere che adottavano bambini solo per prendere la quota data dall’orfanotrofio, una volta che diventavano maggiorenni non se ne occupavano più, la maggior parte di loro finiva in strada a morire di fame” avevo le lacrime agli occhi, come potevano esistere persone tanto crudeli?

“ E per questo che sei finito a rubare? Ti hanno buttato in mezzo ad una strada?”

“ No, rubavo già da un po’ a sedici anni Dom è venuto da me, uno dei suoi uomini mi aveva visto in
azione e così non avendo nulla sono andato con lui, i miei non hanno nemmeno denunciato la mia scomparsa, per loro era un vantaggio, una bocca in meno da sfamare e una quota mensile in più”

“ E' terribile... “ non sapevo che altro dire, mi dispiaceva moltissimo per Nico, sapevo che non aveva dovuto avere un infanzia felice, ma non avrei mai immaginato una cosa del genere.

“ Non so neanche perchè te lo sto dicendo. Senti è l’una e io andrei, tu domani devi lavorare” capivo che cercava di scappare, perchè quel discorso lo aveva imbarazzato, ma non potevo lasciarlo andare, specialmente dopo le birre che aveva bevuto, le sue e le mie, conoscendolo avrebbe combinato solo casini.

“ Senti perchè non resti a dormire qui? Non sei nello stato giusto per guidare” l’unica cosa che potevo fare era convincerlo a restare da me.

“ Se proprio insisti, andiamo!” andiamo? Ma che aveva capito??

“ Fermo la! Dove pensi di andare? Tu dormi sul divano”

“ Cosa? E così che tratti i tuoi ospiti” facevo dormire un ladro in casa e si lamentava pure? Che sfacciato!

Andai nella camera da letto, presi una coperta e un cuscino e tornai da Nico.

“Tieni” gli passai la coperta e il cuscino e gli auguri buonanotte.

“ Tu si che sai come illudere un uomo!”

Risi, l’aveva gridato per farsi sentire e l’avevo sentito bene anche dalla mia stanza con la porta chiusa, il poveretto si era offeso, era davvero dispiaciuta, nah non lo ero, ben gli stava!

Mi lavai e mi misi una leggera camicia da notte a luglio a Milano si moriva di caldo, non vedevo l’ora di partire e godermi un po’ di mare.

Chiusi gli occhi pensando alle belle spiagge spagnole che mi aspettavano, ma subito mi apparve il volto di Nicolas, dio era bellissimo, uno dei ragazzi più belli che avessi mai incontrato e se non fosse un ladro conoscendomi ci starei già insieme, ma non posso stare con una persona che ruba per vivere, proprio io che ero una delle poche persone che odiavano gli evasori, figuriamoci i ladri.

Una volta avevo trovato un portafoglio con cinquanta euro dentro e avevo deciso di riportarlo al proprietario, ero quel genere di persona troppo ingenua per vivere in un mondo ricco di avarizia e egoismo, ma non potevo farci nulla.

Provai ad addormentarmi, ma non ci riuscivo, non riuscivo a non pensare a Nico, potevo in parte capirlo, ma sarebbe potuto andare via e fare una vita migliore, invece si ostinava a restare con quei delinquenti, i miei sentimenti erano confusi, non sapevo veramente che fare!

Mi alzai dal letto per dirigermi in cucina, tutti quei pensieri mi avevano messo sete, mi fermai per spiare il mio temporaneo coinquilino, Nicolas dormiva come un angioletto, i suoi pantaloni erano appoggiati su una sedia all’angolo della stanza insieme alla sua maglia, da ciò potetti intuire che era mezzo nudo, senza pensarci oltre mi diressi in cucina.

Stavo posando il bicchiere ormai vuoto nel lavandino, quando girandomi per tornare in stanza mi scontrai con un petto scolpito, ma non fu il bellissimo fisico di Nico a rapirmi, ma il suo tatuaggio, al centro del petto aveva una piccola piuma nera, proprio sul cuore, come se fosse caduta dal cielo per appoggiarsi su di lui.

“ Mancanza di sonno?” perchè mi stava così vicino??
“ Cos’è?” chiesi accarezzandola.
“ Una piuma di corvo” una piuma di corvo??
“ Perchè una piuma? Rappresenta qualcuno? O qualcosa?”
“ E' una lunga storia” messaggio ricevuto, non voleva parlarne.

Nico si avvicinò ancora di più schiacciandomi contro il lavandino, la mia mano era ancora sul suo petto sopra il suo tatuaggio, lo guardai negli occhi, era davvero stupendo.

“ Nico...” lo vidi abbassarsi su di me.
“ Cosa fai?” chiesi ancora, questa volta ricevendo risposta.
“ Quello che vogliamo entrambi” si precipitò sulle mie labbra baciandomi con passione, le sue mani scivolarono sui miei fianchi facendo aderire ancora di più i nostri corpi. Non potevo, non potevo farlo, così mi staccai da lui.

“ Mi dispiace, ma non posso”

scappai in camera da letto, buttandomi sul letto, lo senti muoversi per il salotto e poco dopo sbattere la porta di casa, dovetti essere sincera con me stessa, Nico mi piaceva tantissimo, qualcosa mi legava a lui e le mie visioni lo dimostravano, ma potevo veramente rinunciare ai miei ideali per un ragazzo?

Non lo sapevo.

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Capitolo 8
*** capitolo otto ***


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Hola ragazze!

Lo so sono in ritardo, ma per farmi perdonare, il capitolo è più lungo del solito, vi dico subito che non l’ho riletto, ma spero non ci siano errori, spero che vi piaccia, perché sinceramente credo sia il più bello che abbia mai scritto per questa storia.

 Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è importante avere il vostro parere, anche perché sono indecisa se continuare questa storia o no, non vedo molto entusiasmo e sinceramente  stavo pensando di lasciarla incompleta, ditemi voi se ne vale la pena.. perché io non lo so più.

 Alla prossima, spero!

 Baci

 Nian07

 

 

Da quella notte erano passati ormai cinque giorni, era precisamente il 27 giugno, nonché compleanno della mia migliore amica Giorgia, sapevo che anche Nico era invitato alla sua festa e lui stesso le aveva fatto sapere che sarebbe andato nonostante la nostra discussione.

 Io ero ancora decisamente confusa, avevo parlato con Giorgia e poi con il resto del gruppo, escluso Dario naturalmente, lui non si era fatto più sentire con nessuno da  giorno in cui mi aveva minacciata in negozio, era come scomparso, nessuno l’aveva più visto e non sapevamo neanche se sarebbe venuto al compleanno di Giorgia, ma non era lui a preoccuparmi.

 Il mio vero problema era Nico, in quei giorni mi era mancato tantissimo, mi mancava tutto di lui e avevo finalmente capito che ero cotta a puntino, come avevano detto i miei amici, ma loro non sapevano chi in realtà fosse, cosa avrebbero pensato di me, se mi fossi messa con uno spacciatore e un ladro? Non volevo pensarci, Nicolas era l’oscurità, un buco nero in cui non volevo cadere, ma che mi attraeva come una calamita.

 Fini di mettere a posto le ultime cose in negozio, con ancora la testa tra le nuvole, da li a tre ore ci sarebbe stata la festa e l’avrei rivisto, magari si sarebbe presentato con qualche ragazza al seguito o magari più di una, già me lo immaginavo entrare con due ragazze al suo fianco una mora e una bionda mentre mi si avvicinava dicendomi che ero una stupida e che tutte lo desideravano, come dargli tolto?

 Invece tre ore più tardi Nicolas fece il suo ingresso nella sala da solo e con un pacco enorme in mano, io ero vicino a Manuel, che vedendo dove guardavo intuì tutto.

 “ Che ne dici se lo facciamo ingelosire un po’?” mi girai a fissare Manuel, lui era gay e anche se non si vedeva non sapeva se sarebbe riuscito a far finta di trovarmi interessante o qualsiasi altra cosa avesse in mente.

 “ Tranquilla sono un ottimo attore” senza aggiungere altro, mi circondò la vita con il braccio e mi spinse verso Giorgia che era ancora intenta a parlare con Nico, vidi Riccardo guardarlo male, la sua gelosia era evidente, solo la mia amica non l’aveva capito.

 Talmente presa da Riccardo e dalle sue occhiate di fuoco non mi accorsi di essere arrivata vicino a quei due, facemmo ancora due passi e Giorgia si girò verso di noi, ma non fu lei la prima a parlare, Manuel la precedette e si rivolse a Nico.

 “ Ciao tu devi essere un amico di Giò, io mi chiamo Manuel e lei è la mia ragazza, Stefania” nulla da dire Manu era un perfetto attore, se non avessi saputo la verità ci avrei creduto anch’io.

 “ Ciao, io sono Nico” il modo in cui lo disse non sembrava affatto amichevole, non si girò neanche a guardarmi, saluto tutti e si allontanò con la scusa di voler bere qualcosa.

 “ No ma dico, siete impazziti e tu!” Giorgia punto il dito contro il petto di Manu “ non eri gay?”

 Guardai Giorgia scioccata, davvero non aveva capito che era tutta una falsa? Non poteva essere già ubriaca, la festa era iniziata da troppo poco.

 “ Stiamo facendo finta giò e si sono ancora gay” per mia fortuna non dovetti risponderle io, non poteva essere così cretina, specialmente perché sapeva benissimo cosa provavo per Nico.

 “ Uhh siete davvero bravi a recitare! Ci stavo quasi per cascare! Vado ad avvisare anche il resto del gruppo del vostro piano!”

 Non riuscimmo a dire nulla che era già scappata, mi guardai in torno, Giorgia conosceva davvero molta gente, alcuni erano vecchi amici di scuola che conoscevo anch’io altri invece erano suoi amici che aveva conosciuto nella palestra dove andava ad allenarsi. In tutto dovevamo essere una quarantina di persone, la sala si trovava nel piano di sopra di una discoteca, avremmo aperto i regali e mangiato la torta per poi scendere sotto a scatenarci o almeno questo era il piano.

 “ Devo dire che è davvero carino però, sicura che non è gay?” mi rigirai verso Manuel che era ancora vicino a me, capendo subito a chi si riferisse, lo cercai nella stanza e lo trovai vicino al tavolo dei drink con una mia vecchia compagna di classe, non potevo non riconoscerla, nel mio liceo era conosciuta come quella che si faceva sbattere nei bagni, avrete capito il genere di ragazza.

 “ Come puoi notare non è gay, anzi…” lasciai la frase a metà sapendo benissimo che il mio amico avrebbe capito, infatti si girò a cercarlo con lo sguardo, vedendo subito a cosa mi riferivo.

 “ Ma quella non è Jessica? Quella che faceva i lavoretti nei bagni?” ecco, non ero la sola a ricordarmi di quel particolare.

 “ Già è proprio lei, a quanto pare i gusti di Nico lasciano molto a desiderare non trovi?” era gelosia quella che avevo sentito nella mia voce?

 “ Scherzi? Guarda che è grazie a quella ragazza se ho scoperto di essere gay” lo guardai confusa e lui parve capire, cercando di spiegarsi meglio.

 “ Stefy, se non ti si alza con una così, sei sicuramente gay, hai visto che tette che ha?” certo che Manu sapeva come aiutarmi! Guardai la sua quinta e poi la mia terza, preferivo le mie tette a quelle mongolfiere che si ritrovava lei.

 Talmente presi a fissarla, non ci accorgemmo che lei aveva girato lo sguardo e aveva riconosciuto Manu, eravamo nei guai.

 “ Ehi Manuel!” l’oca giuliva iniziò a gridare e venire verso di noi portandosi dietro Nico.

“ Oh cazzo…” fu l’ultima cosa che sentii uscire dalle labbra di Manuel, prima che quei due ci raggiungessero. La gallina si lanciò su di lui,strangolandolo nel suo abbraccio, tossii per attirare l’attenzione, nel mentre Nicolas mi guardava impassibile.

 “ Oh non ci credo che ci sei riuscita! I miei complimenti! Io ci ho provato eppure nulla! Devi essere davvero brava” ma di che parlava quella cretina?

 “ Scusami?” guardai le facce dei due ragazzi anche loro sembravano confusi.

 “ No sai, so della malattia di Manuel e ho provato a guarirlo sai, ma senza successo, non sono servite a nulla neanche le mie bambine” quando disse bambine si toccò leggermente il seno, facendomi intuire a cosa si riferiva, scoppiai a ridere piegandomi in due e lasciandola confusa dalla mia reazione.

 Quando mi ripresi, Manuel sembrava infastidito, forse perché l’oca aveva definito l’essere gay una malattia, si poteva essere così stupide? A quanto pareva si.

“ Scusate qualcuno può spiegarmi?” a parlare fu Nicolas, sbiancai non appena Jessica aprì bocca per parlare, Manu non riuscì a fermarla.

 “ Oh sai Nicolas, Manuel era gay, ci ho provato tanto e ci ho messo tutto il mio impegno, ma non ce stato nulla da fare, a quanto pare sembrerebbe guarito, non è bellissimo?” Nicolas guardò prima me e poi Manuel cercando di non ridere, sicuramente era riuscito a fare due più due, intuendo che la nostra fosse una bugia.

 “ Scusa Stefy posso parlarti in privato?” ora la sua espressione non ero più tanto allegra, senza aspettare una risposta, mi tirò per un braccio e scendemmo sotto, non riuscii a liberarmi e così segui Nicolas tra le persone che ballavano, non capivo dove stessimo andando, fino a quando superata la pista ci dirigemmo verso una porta che andava sul retro del locale, ci ritrovammo in un vicolo piccolo e buio.

 “ Non avrei mai creduto che saresti arrivata a tanto” non potevo non dargli ragione, ma l’idea non era stata mia, anche se avevo accettato, ma lui questo non poteva saperlo. Non risposi così continuò a parlare…

 “ Sai ti facevo più furba e poi di solito le ragazze non ci arrivano prima a queste cose?”

“ Ma di che parli?” non capivo più nulla, il vicolo era troppo stretto e lui troppo vicino, riuscivo perfino a sentire il suo profumo.

 “ Oh andiamo, non dirmi che non l’hai capito! Secondo te perché ti ho detto quelle cose sul mio passato?”

 “ Per portarmi a letto? Senti non so cosa vuoi da me, ma io non posso più vederti, mi dispiace” finalmente ero riuscita a dirlo, anche se mi faceva male dover mentire

 “ Portarti a letto? Se era quello che volevo, l’avrei potuto benissimo fare quando ti ho portata alla villa, ti ho detto quelle cose perché mi piaci! E voglio, forse per la prima volta in tutta la mia provare a fare le cose sul serio!” rimasi scioccata dalle sue affermazioni, anche se buio, potetti leggere negli occhi di Nico che era sincero, ma non potevo lasciarmi andare con lui, sarei finita solo col soffrire.

 “ Serio? Tu? Sei un ladro Nicolas! E sei stato uno spacciatore e chissà che altro! Io ho bisogno di certezze, non posso stare con una persona di cui non mi fido e che va contro tutte le cose in cui credo!”

 Il volto di Nico si rabbuiò per poi accendersi d’ira, mi spinse contro il muro del locale, per poi mettere le mani ai lati del mio viso, eravamo vicinissimi, i nostri visi a pochi centimetri di distanza.

“ E' questo il motivo? Non vuoi stare con un ladro?” il modo in cui lo disse, mi fece quasi sentire in colpa, era stata troppo dura con lui, in fondo io non potevo capire pienamente cosa avesse dovuto passare nella sua vita.

Stavo per rispondere che mi dispiaceva, quando sentii una voce ironica spaccare il silenzio che si era creato all’interno di quel vicolo.

 “ Ma guarda guarda, quando si dice coincidenza, non trovi Lele?” sentii Nico irrigidirsi e staccarsi piano da me, mi voltai verso i nuovi arrivati, nel buio contai cinque ragazzi, quello che aveva parlato era davanti al gruppo e sorrideva, mentre un ragazzo poco dietro di lui si fece avanti affiancandolo e rispondeva alla sua domanda, doveva essere Lele, che strano nome, forse diminutivo di Gabriele.

 “ Lo credo anch’io capo, una vera fortuna trovare Nicolas senza i suoi amici e in dolce compagnia”

 Sentii Nicolas ringhiare e finalmente si decise a parlare, tremavo di paura, quei tipi sembravano pericolosi.

 “ Cosa volete? Non ti è bastata la lezione Sandro?” ma che razza di nomi avevano quei ragazzi? E perché Nico sapeva chi erano?

 “ Sai non ti facevo così ingenuo, pensavi davvero di poter cercare di rapinare una mia gioielleria e passarla liscia? Anzi se non sbaglio quella è la ragazza che ti ha fermato” fece un passo avanti per vedermi, visto che ero nascosta dietro Nico.

 “ Ti devo un favore dolcezza, mi devo complimentare con te, il lancio della scarpa è stato davvero epico, ho riso per un ora” coma diavolo faceva a sapere quello che era successo quel giorno, Nicolas parve avere  i miei stessi dubbi.

 “ Come fai a saperlo?”

 “ Ho visto tutto dalla telecamera del negozio, l’uomo che gestisce la gioielleria e mio zio e ha preferito venire da me a cercare vendetta piuttosto che dalla polizia, io ho semplicemente pensato che era una buona scusa per darti ciò che ti meriti” quando si dice viva la sincerità, in quel momento avrei tanto voluto scappare, ma non potevo e non volevo lasciare Nico da solo con quei tizi neanche cinque secondi.

 “ E cosa meriterei di preciso?” il cretino adesso si permetteva anche di fare lo spaccone, non ero proprio il momento, sentivo che saremmo finiti presto nei guai, entrambi e infatti fu così”

 “ Per adesso vieni con noi, prendeteli” i quattro ragazzi si diressero verso di noi, tenendoci per le braccia, io cercai di liberarmi, mentre Nico non si mosse.

 “ Vengo con te, ma lascia stare lei” guardai il capo negli occhi, aspettando una risposta, lui fece finta di pensarci, ma sapevo che non mi avrebbe lasciata andare.

 “ Mi dispiace, ma lei mi serve, sai non siamo capitati qui per caso e devo pagare un debito e si dia il caso che sia lei la ricompensa per il mio informatore”

 Non dissi nulla e nemmeno Nicolas, sapevamo entrambi che fosse inutile, erano in cinque contro due e io ero una ragazza, non avremmo avuto speranze, ci fecero salire su un suv nero parcheggiato alla fine del vicolo, il capo si mise davanti vicino a quel lele, mentre un terzo ragazzo si sedette dietro vicino a me, ero tra lui e Nicolas, ma non mi sentivo affatto al sicuro, il ragazzo mi mise infatti una mano sulla gamba scoperta visto il mio vestito troppo corto, Nico se ne accorse subito e prendendolo dal polso lo stacco da me.

 “ Non toccarla o ti uccido con le mie mani” mi sentii quasi sciogliere a quella frase, nonostante la situazione.

 " Buoni la dietro o vi faccio fuori subito, tutti. e. tre.”

 Partimmo.

 Mi girai verso Nicolas per guardarlo e sussurrare poche frasi, lui parve capire quello che volevo dire, allungò una mano piano sotto il mio vestito, sollevandolo leggermente, mise una mano al lato dei miei slip e sfilo piano il telefono, nessuno si era accorto di nulla, per fortuna avevo avuto la buona idea di nascondere il cellulare e di lasciare la mia borsa nel vicolo, tramite quella o il mio cellulare forse sarebbero riusciti a trovarci. Nicolas digitava velocemente sulla tastiera, non sapevo a chi stesse scrivendo, ma forse avevamo una possibilità di salvarci.

 

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Capitolo 9
*** capitolo nove ***


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Hola ^-^
Prima di tutto ragazze, grazie mille per le 7 recensioni, beh, come potete vedere ho deciso di continuare la storia, anche se sono enormemente in ritardo e per questo mi scuso.
Allora, prima di tutto ringrazio Sizgoga8, Krystal Darlend, _Its Anonim, fiordicampo, Ali_13, Ele2805 e adwua per le stupende recensioni che avete lasciato, convincendomi a continuare.
 
Prima di lasciarvi al capitolo, avviso che ho deciso di fare la raccolta di one-shot dal punto di vista di Nicolas, tra stasera e domani dovrei pubblicare la prima, ancora devo decidere di cosa parlerà, se del suo passato o dell’incontro con Stefy, perché non so, forse e noioso rileggere dei capitoli già letti sapendo il finale, ditemi voi, comunque sia per chi mi ha inserito nelle autrici preferite vedrà da sola quando pubblicherò la one-shot, per le altre vi manderò un messaggio privato, sperando di non disturbarvi…
Buona lettura!
Baci
Nian07
 
 
 
 
 
Il posto dove ci portarono, altro non era che una villa dalla parte opposta della città, il cretino cioè Sandro, non ci aveva neanche bendati, senza preoccuparsi che se fossimo riusciti a scappare avremmo chiamato la polizia o meglio io avrei chiamato la polizia, anche se iniziavo a sospettare che Nico sapesse perfettamente dove ci trovavamo.
 
Dopo averci chiuso in una stanza legandoci con delle corde alle sedie erano usciti senza più preoccuparsi di noi, scaricandoci con un “ non muovetevi e state in silenzio” ma chi cavolo si credevano di essere?
Io ero sempre più agitata, avevano parlato di un informatore che mi avrebbe presa, perché aveva riferito dove ci trovavamo.
 Ero quasi sicura fosse Dario, era l’unico che sapeva dove mi trovavo e che voleva vendicarsi, l’aveva detto chiaramente, ma come sapeva che quei tizi cercavano Nicolas? Qualcosa non quadrava!
In Più quella stanza di un terribile marrone cioccolato con solo due sedie al centro metteva agitazione, sembrava quasi una sala di esecuzione, dove ti sparano alla testa e il tuo sangue finisce sulle pareti, bleah, era meglio non pensarci.
 
Girai leggermente la testa verso Nico, che aveva la testa piegata verso il basso, scendendo anch’io con lo sguardo vidi il rigonfiamento dei suoi pantaloni, non ci potevo credere! Dai suoi jeans stretti si capiva cosa fosse, almeno a me sembrava abbastanza chiaro…
Lui si accorse del mio sguardo e alzò la testa ridacchiando come un idiota.
 
“ Non è come pensi!” che voleva dire con questo?
“ A me la cosa sembra piuttosto chiara! Non hai un minimo di dignità, ma poi ti sembra il momento? Se fossi libera in questo momento saresti già castrato a vita! Voi..”
 
“Stefy..”
 
“ Voi uomini siete dei maiali, non riuscite mai a darvi un minimo di contegno, neanche in un momento come questo, non so se te ne sei…”
 
“ Stefy!” mi interruppe di nuovo, questa volta mi fermai per sentire cosa voleva
 
“ Oh finalmente stai zitta! Non è come pensi è il tuo cellulare” cosa?????
“ Brutto idiota, come ti sei permesso? Dio che schifo non potrò toccarlo mai più!”
“ Era l’unico posto dove potessi nasconderlo! Che pretendevi! Guarda che non ho la lebbra!”
 
<> lo imitai nella mia mente, idiota, solo il pensiero di dove si trovasse il mio cellulare in quel momento mi fece innervosire, un cellulare che mi era costato un occhi della testa aggiungerei!
 
“ Su tranquilla sono un ladro, non un barbone, mi lavo tutti i giorni sai?” adesso faceva anche lo spiritoso! respirai profondamente, cercando di riacquistare la calma, dovevamo pensare a come uscire da questo casino.
 
“ Senti, tu per caso conosci un certo Dario, alto, capelli castani, occhi scuri?” Nico mi guardò interrogativo e ancora prima che aprisse bocca, avevo intuito la risposta.
 
“ Non credo, conosco molta gente e in molti corrispondono alla tua descrizione, perché me lo chiedi?”
 
“ Sai, ho litigato con questo Dario, perché mi viene dietro da una vita e quel giorno mi ha… ASPETTA UN ATTIMO! Lui mi ha vista con te! Ecco perché a informato Sandro! Tutto è collegato, è lui l’informatore! Sono un genio!”
 
Nico mi guardò scettico, dopo l’ultima affermazione, ok, avevo qualche lacuna in matematica, ma potevo essere un genio anche senza quella stupida materia!
 
“ Fammi capire, questo Dario quando ti avrebbe vista con me?” Nico aveva cambiato espressione, come se avesse improvvisamente attivato il cervello, sembrava quasi… arrabbiato?
 
“ Quando mi hai portata a lavoro, il giorno dopo che ho dormito alla villa”
“ E perchè non mi hai detto nulla??? Un ragazzo ti minaccia e non mi dici niente? Sono passato quella stessa sera a prenderti, ci avrei pensato io! Invece guarda in che casini siamo finiti!”
 
Incredibile, adesso la colpa era mia! Ma chi si credeva di essere? Non era nessuno e di certo mai avrei pensato che Dario potesse fare una cosa simile, ma la gelosia a volte fa fare cose stupide, si sa.
 
“Senti non è il momento per parlare di questo ne discuteremo se usciremo vivi di qui, ora voglio sapere chi sono questi tizi e perché vogliono ucciderti” vidi Nico sbuffare per poi iniziare a parlare.
 
“ Sai i due tizi che abbiamo picchiato quando sei venuta a salvarci? Beh loro fanno parte della banda di Sandro e non è la prima volta che ci azzuffiamo, Dom e lui sono sempre stati rivali, entrambi vogliono il controllo di Milano e di tutti i suoi traffici e spesso siamo finiti a scontrarci con loro” mi sembrava di essere finita in quei film di mafia, se fossi sopravvissuta mi segnai di lasciare perdere Nicolas e il suo mondo.
 
“Ok e ha chi hai scritto prima?”
“ Oh a un mio amico, sai in caso morissi o specificato che voglio essere cremato” stava scherzando vero? Lo guardai a dir poco sconcertata!
 
“ Dimmi che era una battuta” quasi lo pregai.
 
“ Certo stupida, ho scritto a Dom, stanno arrivando”  mi lasciai andare a un sospiro di sollievo, forse non era così cretino come pensavo. A quel punto la porta si spalancò e sorrisi dalla gioia. Dalla porta fece il suo ingresso trionfale Luigi, il ragazzo che avevo salvato insieme a Nico, continuavo a pensare di averlo già visto, ma in quel momento lasciai perdere…
 
“ Era ora! Sai cosa vuol dire stare da solo in una stanza con questa pazza?” lanciai uno sguardo truce a quel cretino seduto vicino a me.
 
“ Bene bene, a quanto pare il tuo corpo la pensa diversamente Nick” sapevo a cosa si riferiva, ma non feci in tempo a replicare che l’idiota si difese da solo.
 
“ E' un cellulare Luigi, dovevo nasconderlo per avvisarvi e ora liberaci ho un braccio in cancrena” vidi Luigi avvicinarsi a Nico, per poi fermarsi e girarsi verso di me.
 
“ Prima le signore” oh adesso facevano i carini, ma dimmi te!
“ Signorina razza di idiota!” sputai acida come uno yogurt scaduto. Lui fece finta di nulla liberandomi e facendomi alzare, poi sorrise furbo.
 
“ Sandroooo” a gridare era stato proprio Luigi, che nel frattempo mi teneva per un braccio strattonandomi, non ci capivo più nulla!
 
“ Tu!” Nico sembrava ancora più sorpreso di me “ Ci hai traditi? Come… perché?”
“ Perché Dom non mi ha mai trattato come tratta te! Ero stufo di essere sempre il secondo! E Sandro mi tratta con il dovuto rispetto” In quel momento fu proprio Sandro a entrare nella stanza con un sorriso vittorioso.
 
“ Vai” disse rivolto a Luigi, che strattonandomi mi fece uscire dalla stanza, dietro di noi sentii Nico gridare il mio nome, mi venne quasi da piangere… quando uscimmo dalla villa, salimmo su una macchina nera e Luigi mise in moto senza dire una parola.
 
“ Perché mi fai questo? Cosa vuoi da me?” sentii la mia stessa voce inclinata, non ne potevo più di tutta quella storia e pensandoci bene era tutta colpa mia, avrei dovuto lasciar perdere Nico fin da subito, portava solo guai.
 
“ Non voglio nulla, la verità e che volevo far soffrire Nico, Sandro mi ha semplicemente dato una mano, in cambio io gli ho dato quello che voleva, la vendetta, ora non solo Nico morirà, ma lo farà sapendo che tu sei nelle mie mani”
 
A quel punto non resistetti più e iniziai a piangere come una bambina, il pensiero che sarebbe morto mi straziava, per quanto mi avesse messa nei guai era pur sempre il mio Nicolas, quel ragazzo che in pochi giorni era riuscito a cambiarmi la vita, forse in peggio, ma non potevo negare i sentimenti che provavo per lui, come non avrei potuto dimenticare le sue grida, mentre Luigi mi aveva portata via… non potevo…non sapevo neanche se Dom avesse ricevuto il messaggio e se fosse arrivato tardi? Non volevo neanche pensarci.
 
Immersa nei miei pensieri, non mi accorsi di quello che stava succedendo intorno a me, solo quando sentii una batto da dietro, mi ripresi tornando alla realtà, qualcuno ci aveva tamponati e la botta era stata talmente forte che io, senza cintura ero andata a sbattere contro il cruscotto, sentii qualcosa scivolarmi dalla fronte fino al mento, ma feci appena in tempo a mettermi la cintura che arrivo una seconda botta, la macchina fini contro il bordo della strada mentre Luigi imprecava, anche lui era ferito, ma non me ne preoccupai, sganciai la cintura e in meno di un secondo mi ritrovai fuori.
 
La macchina che ci aveva tamponati era ferma e dal lato del guidatore scese l’ultima persona che mi sarei aspettata, si avvicinò a me e forse per la ferita o forse per tutta la paura accumulata, svenni nelle braccia del mio salvatore.

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Capitolo 10
*** capitolo dieci ***


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Spazio personale ^-^
Lo so, vorreste lanciarmi pomodori, patate e chi più ne ha più ne metta e avete ragione, sono terribilmente in ritardo e fareste bene a uccidermi, posso solo dire che mi dispiace moltissimo e che un ritardo del genere non succederà più. Vi prego abbiate pietà!
Detto questo ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito il precedente capitolo e chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite… vi faccio un piccolo riassunto per ricordarvi come è finita la storia.
 
Riassunto:
Nicolas e Stefania sono stati rapiti alla festa di compleanno di Giorgia, Stefy è riuscita a nascondere il suo cellulare e hanno quindi avvisato Dom (capo della banda di Nicolas).
I due vengono portati nel covo della banda “avversaria”e dopo un po’nella stanza in cui sono rinchiusi entra Luigi ( il ragazzo che era insieme a Nico quando Stefy ha avuto la visione ed è andata a salvarli) questo però rivela di essere in combutta con Sandro (capo della banda che ha rapito i due protagonisti)  a causa della gelosia che prova verso Nico e infatti prende Stefania e la porta via, dicendo che in questo modo farà soffrire di più Nico, perché quando Sandro lo ucciderà lui saprà che lei è in pericolo e non potrà fare nulla. Durante il loro viaggio in macchina però, un'altra auto fa finire la loro fuori strada, Stefy sbatte la testa, ma riesce a scendere dalla macchina, essendo però ferita sviene nelle braccia del suo “salvatore”.
 
La macchina che ci aveva tamponati era ferma e dal lato del guidatore scese l’ultima persona che mi sarei aspettata, si avvicinò a me e forse per la ferita o forse per tutta la paura accumulata, svenni nelle braccia del mio salvatore.
 
Capitolo 10:
 
Quando mi svegliai ero ancora nella macchina del mio salvatore, diretti chissà dove, non potevo credere che tra tutti fosse stato proprio lui a salvarmi, non aveva senso, cosa ne poteva sapere lui di tutta questa cosa, come mi aveva trovata? Cosa ci faceva su quella strada?
No, tutto ciò non aveva un senso logico e l’unica cosa che volevo in quel momento, era trovare Nicolas, sapevo che era ancora vivo, altrimenti avrei avuto una visione, come quando erano morti i miei genitori o almeno lo speravo.
Ancora confusa da tutto quello che era successo, mi sistemai sul sedile, attirando l’attenzione della persona che nei sedili davanti ora guidava, mi alzai piano, cercando di sedermi composta nonostante la testa continuasse a girarmi.
 
“Come facevi a sapere che ero in quella macchina?? E cosa ne sai tu di questa storia?” si, partii a raffica con le mie domande, perché davanti a me avevo il mio ex, ovvero Marco. Quanto pochi secondi prima di svenire l’avevo riconosciuto mi era sembrata quasi un allucinazione, a quanto pare non era così, ero veramente lui…
 
“ Sono stato avvisato, per questo ero li. Come ci sei finita in tutto questo casino? E’ colpa di quel ragazzo vero?”  ora quello che era passato a fare l’interrogatorio era lui? Non se ne parlava proprio, volevo vederci chiaro in questa storia e soprattutto volevo tornare da Nicolas, sapevo che era ancora vivo, lo sentivo dentro di me, lui stava bene.
 
“ Chi ti ha avvisato?”
“ Dario, mi ha chiamato, non so neanche come aveva il mio numero, ma quando mi ha detto che eri in pericolo o lasciato perdere tutto e sono andato all’indirizzo che mi ha dato, quando sono arrivato però tu stavi salendo in macchina con quel tizio, che ora probabilmente è morto! Non posso credere di aver ucciso un uomo!” la situazione stava precipitando, potevo leggere il senso di colpa attraverso i suoi occhi e capii che Marco non mentiva.
 
“ Ehi stai calmo” appoggiai una mano sulla sua spalla cercando di confortarlo “ Tu mi hai salvata e io testimonierò a tuo favore, ma ora devi portarmi indietro, il mio amico potrebbe essere ancora in quella casa.”
 
“ Certo… ma prima ho promesso a Dario di incontrarci in un area sosta poco lontana da qui, voleva vedere se stessi bene” non potevo fidarmi di Dario, mi aveva minacciata ed ero sicura centrasse lui in tutta quella storia.
 
“ No ti prego, non mi fido di lui, portami indietro!”
“ E’ grazie a lui se sei salva e poi ormai siamo arrivati” lo vidi girare a destra in un area servizio praticamente vuota, ormai erano le tre del mattino.
 
Marco mi fece scendere, praticamente contro la mia volontà, continuava a ripetere che mi dovevo fidare e che Dario era una brava persona, io non potevo accusarlo di nulla, ma il mio istinto mi diceva di scappare, di andare da Nico e di non fidarmi di nessun altro.
 
“ Stai tranquilla e fidati di me, vuole solo vedere se stai bene, prima mentre eri svenuta mi ha chiamato ed era molto preoccupato” eh cosa me ne frega! Avrei voluto rispondere, ma cercai di stare calma e di ragionare, forse ero solo paranoica.
Quando incrociai il viso di Dario cambiai immediatamente idea, altro che paranoica! l’espressione del suo volto non preannunciava nulla di buono, dovevo stare in guardia!
 
Neanche il tempo di aprire bocca che vidi Dario tirare fuori da dietro la schiena una pistola, la cosa che mi stupì di più non fu vedere l’arma nelle sue mani, ma il fatto che a quella scena non mi spaventai, non sussultai, insomma non feci nulla!
Guardavo semplicemente Dario con uno sguardo per niente stupito, ed era questo che mi spaventava di più, ormai le droghe, le armi e le bande facevano parte della mia vita, Nicolas ne faceva parte e rendermene conto fu scioccante, settimane prima davanti ad una scena del genere probabilmente mi sarei spaventata a morte ora invece nonostante la situazione critica riuscivo a mantenere una calma sconcertante.
Alla mia destra Marco era senza parole, gli occhi sgranati e lo sguardo confuso, Dario invece sorrideva tranquillo a pochi metri da noi, il braccio teso e l’arma ben salda in mano.
Decisi di rompere l’inquietante silenzio che si era creato, respirai forte e non pensai minimamente alle parole da usare facendomi guidare dall’istinto.
 
“ Dario non ti conviene far sciocchezze, sai bene che Nicolas te la farebbe pagare cara, tu sai chi è vero?” minacciare Dario non fu sicuramente la cosa migliore, lo vidi infatti stringere la mascella, era furioso e probabilmente si sentiva anche preso in giro, personalmente non me ne fregava molto.
 
“ Il tuo caro amichetto sarà già morto, non ti conviene fare la furba con me e ora sali in macchina”
 
La sua esclamazione non mi fece ne caldo ne freddo, sapevo bene che Nico era vivo, lo sentivo e anche se fosse morto, avrei preferito farmi sparare un colpo in testa piuttosto che andare con quel pazzo.
Quella frase ebbe però effetto su Marco che si riprese dal suo stato di shock e cercò di far ragionare Dario.
 Io continuavo a pormi domande su domande, se Luigi in realtà faceva parte della banda di Sandro ed era quindi solo un infiltrato, cosa c’entrava Dario? Faceva parte della banda anche lui? Oppure conosceva Luigi? E perché tra tutte le persone aveva chiamato proprio Marco? Non ci capivo nulla. Tutto era così strano…
 
“ ADESSO BASTA! TU! MUOVITI A SALIRE IN MACCHINA!” mi risvegliai bruscamente dai miei pensieri, a parlare era stato Dario che sembrava aver perso la pazienza e ora puntava la pistola dritta contro Marco.
 
“Muoviti o lo uccido!” pff ma per favore!
 
Stavo per risponderli che non sarebbe stato capace di uccidere neanche una povera lepre indifesa, quando all’improvviso un paio di macchine e due moto fecero il loro ingresso nell’area servizio sgommando a più non posso.
Non feci però in tempo ad esultare quando vidi Nicolas scendere da una delle macchine che Dario, con uno scatto felino balzò verso di me puntandomi una pistola alla testa.
 
“Tranquilla piccola non ti farà del male” piccola un corno! Ero io quella con una nove millimetri puntata alla tempia e lui si permetteva anche di dirmi di stare tranquilla? Nicolas si sarebbe ritrovato senza lingua se ne fossi uscita viva!
 
“ Oh, ma che carino! La chiami anche piccola? Come sei dolce!” Dario si mise a fare del sarcasmo, in un certo senso ammiravo la sua disinvoltura, aveva almeno una ventina di pistole puntate contro eppure riusciva a mantenere quel ghigno irritante!
 
“ Lascia andare la ragazza e magari noi ti lasciamo vivere, che ne dici?” a parlare questa volta non era stato Nico, ma Dom, che in quel momento era il riflesso della tranquillità, sicuramente sapevamo tutti bene che Dario non avrebbe mai fatto una cavolata del genere, bastava vedere come tremava la sua mano, era sicuramente molto nervoso.
 
“ Stefy? Ti ricordi il nostro primo incontro? Credo che sarebbe il caso che prendessi esempio”  All’inizio la frase di Nico mi sembrò senza senso, come anche alle persone che erano intorno a noi. Che voleva dire esattamente??
 Solo pochi secondi dopo riuscii a decifrare il messaggio nascosto dietro quelle righe. Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe col tacco e mi venne da sorridere,  gli avevo lanciato una scarpa in testa alla gioielleria!
Mentre tutti si guardavano spaesati aspettando una mia mossa, Dario continuava a sbraitare che mi avrebbe uccisa, approfittai così di quel momento e caricando la gamba tirai un calcio all’indietro che fini dritto contro i gioielli di famiglia di Dario, sentii partire un colpo dalla pistola, ma senza curarmene mi liberai e corsi da Nico.
 
Nell’attimo in cui i nostri corpi si scontrarono il mondo intorno a me sparì, non sentivo gli amici di Nicolas muoversi velocemente verso Dario, non sentivo le sirene della polizia che si avvicinavano, non sentivo nulla, solo le braccia di Nicolas intorno al mio corpo e il suo profumo.
Si, mi era mancato come ad un essere umano può mancare l’ossigeno, era stata forse la giornata più brutta della mia vita, ma avevo anche capito di essere innamorata di lui e non me ne fregava nulla se era un ladro, uno spacciatore o chissà cos’altro!
 
“ stai bene?” la sua domanda riuscii a farmi tornare alla realtà, stavo bene? No, non molto, ero cambiata nel giro di poche settimane e il mio mondo e tutto ciò in cui credevo era crollato insieme alla barriera che proteggeva il mio cuore. Non potendo rispondere così però, decisi di fare l’unica cosa che Nicolas non si sarebbe forse mai aspettato, lo baciai.
 
Non fu uno di quei baci lunghi e appassionati però, perché poco dopo qualcuno urlò i nostri nomi, mi staccai con un espressione a dir poco scocciata e tornai nel mondo reale.
Guardandomi intorno la situazione sembrava abbastanza normale, se così poteva essere definita, il primo che vidi fu Dom che consegnava Dario alla polizia, una situazione abbastanza ironica a dire il vero, un ladro che consegna alla polizia un quasi assassino, si era decisamente divertente.
 
“ Stefy?” girai di poco il volto verso Nicolas, cos’era quella voce? Quasi… preoccupata?
“ Guarda là” Nicolas mi indicò col dito il punto dove stavo io poco prima, non vedevo molto, i ragazzi erano tutti intorno ad un… corpo? Iniziai a camminare velocemente verso quella direzione seguita da Nico.
 
“ Che succede? Chi si è fatto male?” mi feci largo tra i ragazzi che titubanti mi fecero passare.
A quello che vidi subito dopo però non ero pronta, Marco era disteso a terra… Una macchia di sangue aveva sporcato la sua maglietta bianca proprio all’altezza del cuore, ma la cosa più sconvolgente erano i suoi occhi, vuoti e spenti… senza… vita.
 
Crollai con le ginocchia sull’asfalto e fui subito sostenuta da Nicolas che mi fece appoggiare a lui, un liquido trasparente continuava a scendere dai miei occhi e ad annebbiarmi la vista.
 Non poteva essere vero, non poteva essere successo sul serio… non a Marco! Non a lui che non doveva neanche essere coinvolto in quella situazione!
Non potevo crederci… doveva essere tutto un incubo, come poteva essere vero? Come poteva essere successo proprio a lui? A lui che nonostante l’avessi lasciato nei peggiori dei modi era venuto a salvarmi… nono non poteva essere! E la colpa era mia! Io avevo tirato il calcio a Dario facendo partire il colpo… io…
 
“ Stefy dobbiamo andare… gli agenti devono lavorare” Nicolas mi tirò su e mi trascinò verso una delle tante auto, mi fece sedere sul sedile di dietro e subito salì anche lui e mi strinse a se, ricominciai a piangere bagnando la sua maglia e le mie lacrime non si fermarono neanche quando qualcuno accese il motore e partì.
 
“ So-no- un’assas-sina”
 
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La città del mistero - i discendenti di Turin
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Amber è una cacciatrice, la sua vita gira intorno alla sua comunità di cacciatori, alla scuola e alle sue stressanti ronde notturne, fino a quando un giorno, a sole due settimane del suo diciottesimo compleanno un nemico potente sconvolgerà la sua vita. Amber dovrà andare incontro ad una scelta, cambiando le sue alleanze e scoprendo verità fino a quel momento nascoste, il tutto, naturalmente, mentre l'amore bussa alla sua porta!
Dal primo capitolo:
Non avevamo bisogno di parole, io sapevo benissimo che lui era un demone e lui sapeva bene che ero un cacciatrice.
“ Ti conviene sparire subito, se non vuoi guai”
“ Mi dispiace piccola Buffy, ma non vado da nessuna parte, la città non è vostra”
“ Vediamo se la penserai ancora così quando ti avrò ucciso con uno dei miei pugnali" pugnale che tra l’altro avevo nascosto nello stivale come ogni mattina, anche se non potevo di certo usarlo in una classe piena di alunni.
“ Non ci scommetterei fossi in te”
 
 
Light & Darkness, le scene più belle dal punto di vista di Nicolas. http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2002909&i=1

Hola,
questa è una raccolta di one-shot dal punto di vista del protagonista maschile della storia " Light & Darkness" per capirci qualcosa bisogna aver letto la storia.
vi lascio il prologo per chi non l'ha letta:
Stefania è una ragazza normalissima, se non fosse per le sue visioni, proprio così, lei riesce a vedere episodi che accadranno in un lontano o vicino futuro, nonostante questo però, la sua vita continua normalmente fino a quando una sera, in una visione vede un ragazzo che sta per scassinare una famosa gioielleria vicino a casa sua, stupidamente decide di non chiamare la polizia ma di intervenire lei stessa...
Questa non è solo una storia d'amore, ma anche di bande rivali e di una Milano completamente diversa da quella di oggi.
Dal secondo capitolo:
“ Ma come? E il nostro fine serata piacevole?” scherzava vero?
“ Ah si! Ma sai ..non mi piacciono i ladri”
“ Hai paura che ti rubo il cuore?”

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