breathless

di ehyhemmings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** hey baby, I'm in Sidney! ***
Capitolo 2: *** M-I-T-I-C-A ***



Capitolo 1
*** hey baby, I'm in Sidney! ***


“si, mamma.. stai tranquilla, ti chiamo appena arrivo.. si, certo.. non faccio cazzate.. va bene.” Dopo aver sorbito tutte le sue raccomandazioni e averla abbracciata mi incamminai verso il check-in, dopodiché salii sull’aereo. (outfit)

‘sto partendo davvero’ pensai. Non riuscivo ancora a rendermene conto, era il sogno della mia vita ed io, finalmente, lo stavo vivendo. Avevo sempre cercato di convincere i miei genitori a lasciarmi partire per Sidney per andare a trovare Becca, la mia migliore amica, da quando i suoi genitori, e di conseguenza anche lei, si erano trasferiti lì, e quando la scuola ci ha proposto una vacanza studio ho colto al volo quest’occasione. Dissi ai miei che un anno all’estero mi sarebbe servito per imparare meglio l’inglese, che in realtà già sapevo bene, e loro anche se un po’ titubanti mi diedero il loro permesso.
Poi con Becca litigai, cioè non proprio, da un momento all’altro non si fece più sentire. La gente è così, cambia. Un giorno è presente, il giorno dopo se n’è andata. Un giorno sei importante e il giorno dopo sei senza valore. Rimasi distrutta quando successe, io e lei eravamo molto amiche.
In realtà non volevo andare a Sidney solo per Becca, ma anche perché quella città mi aveva sempre affascinata ed io non aspettavo altro che andare a visitarla.
Ora mi trovavo lì, su quell’aereo che andava dritto a Sidney, la città dei miei sogni. Il viaggio sarebbe durato parecchio così misi le cuffie e ascoltai le mie canzoni dei miei gruppi preferiti, poi mi addormentai. Mi svegliai poco prima dell’atterraggio, ero sempre più emozionata. Scesi dall’aereo e seguii l’ammasso di gente che si dirigeva all’interno dell’aeroporto, qui aspettai a lungo la mia valigia, e quando questa arrivò uscii dall’enorme edificio in cerca di un taxi.

Finalmente ne vidi uno e così mi avvicinai.
“no, scusami ma l’ho visto prima io!” mi disse un ragazzo biondo dall’altro lato della macchina.
“no, guarda che ne sono sicura, l’ho visto prima io!” risposi seccata, non volevo perdere tempo e soprattutto non desideravo litigare con uno sconosciuto.
“senti, tu dove devi andare?” mi chiese gentilmente.
“a Sidney, al college dell’EF” dissi. L’aeroporto distava quasi un’ora da questa.
“bene, anch’io devo andare in quella zona, ti dispiacerebbe di dividere il taxi?” mi chiese.
“certo, qualsiasi cosa per arrivare lì il più presto possibile” confessai.
L’autista aiutò me ed il ragazzo a mettere le nostre valigie nel bagagliaio, dopodiché entrammo nell’auto.
“comunque piacere, io sono Juliet.” gli dissi porgendogli la mano appena l’auto iniziò a muoversi.
“piacere mio Juliet, io sono Luke” mi strinse la mano sorridendo. dire che il suo sorriso era meraviglioso è poco.
Silenzio imbarazzante, non sapevo che dire.
L’imbarazzo fu interrotto dalla sua voce.
“hai un accento strano. ma sei australiana?” mi chiese curioso.
“no, sono italiana, sono qui in vacanza studio, per imparare la lingua” risposi accennando un sorriso.
“italiana? davvero? -disse sorpreso- io amo quel paese! insomma, ci sono paesaggi bellissimi, la pizza, bei monumenti, la pizza, un sacco di storia e.. a già non mi posso dimenticare della pizza!”
Scoppiai a ridere, era simpatico.
Chiesi all’autista di accendere la radio con il consenso di Luke e quando questa fu accesa sentii una delle mie canzoni preferite: weightless degli all time low.
“può alzare? è una delle mie canzoni preferite!” dissi eccitatissima.
“non ci credo! è anche una delle mie canzoni preferite!” mi rivolse uno splendido sorriso.
 


Manage me I'm a mess
Turn a page, I'm a book
Half unread
I wanna be laughed at
Laughed with, just because
I wanna feel weightless
And that should be enough
 
Well I'm stuck in this fucking rut
Waiting on a second hand pick me up
And I'm over, getting older
If I could just find the time
Then I would never let another day go by
I'm over, getting old
Maybe it's not my weekend
But it's gonna be my year
And I'm so sick of watching while the minutes pass as I go nowhere
And this is my reaction
To everything I fear
Cause I've been going crazy I don't want to waste another minute here
Make believe that I impress
That every word
By design
Turns a head
I wanna feel reckless
I wanna live it up, just because
I wanna feel weightless
Cause that would be enough
If I could just find the time
Then I would never let another day go by
I'm over, getting old
Maybe it's not my weekend
But it's gonna be my year
And I'm so sick of watching while the minutes pass as I go nowhere
And this is my reaction
To everything I fear
Cause I've been going crazy I don't want to waste another minute here
This could be all that I've waited for
(Waited, I've waited for)
And this could be everything
I don't wanna dream anymore
Maybe it's not my weekend
But it's gonna be my year
And I've been going crazy
I'm stuck in here
Maybe it's not my weekend
But it's gonna be my year (it's gonna be my year)
And I'm so sick of watching while the minutes pass as I go nowhere (go nowhere)
And this is my reaction
To everything I fear (everything I fear)
Cause I've been going crazy I don't want to waste another minute here. 



Cantammo tutta la canzone a squarcia gola, l’autista si girò verso di noi guardandoci come se fossimo dei pazzi e noi ridevamo come non mai.
“sei simpatica e ascolti gli all time low, mi piaci. potremmo essere amici! dove frequenterai le lezioni?” mi chiese.
 “aspetta un attimo, non mi ricordo il nome -dissi sfilando dei fogli dalla mia borsa- a, si, alla Norwest Christian College” dissi riponendo al loro posto i fogli.
“non ci credo, frequento quella scuola anch’io! potremmo essere in classe insieme”
“almeno conosco già qualcuno, la mia paura più grande era di non fare amicizia con nessuno e sarebbe stato difficile sopravvivere senza amici per un anno intero” dissi sollevata, lo pensavo davvero, poiché Becca frequentava un’altra scuola. e poi, sinceramente, avrei voluto rivedere quel magnifico sorriso.
“siamo arrivati alle residenze EF” annunciò l’autista.
“penso sia arrivato il momento di salutarsi, primo amico australiano” gli dissi scherzosamente dandogli un bacio sulla guancia.
“suppongo che ci incontreremo domani Juliet, sempre se siamo nella stessa classe” mi sorrise.
“lo spero proprio. ciao Luke!” dissi, dopo aver pagato il taxista, salutando Luke con la mano dal finestrino guardando il taxi ripartire.
Bene, avevo già un amico ed era anche simpatico, menomale.








SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti, è la mia prima fanfiction sui 5SOS e sono emozionatissima! Spero che vi piaccia e che non la troviate scontata! (se è così mettetela tra le seguite) Vi prego recensite! 
su twitter sono @ehyfinchel se mi seguite ricambio. un bacio e grazie per aver letto.

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Capitolo 2
*** M-I-T-I-C-A ***


La sveglia suonò ed io mi alzai svogliatamente. Mi buttai immediatamente sotto la doccia dopodiché mi asciugai i capelli. Avevo programmato di presentarmi al preside per le sette e mezza, così guardai l’orologio del mio iphone per verificare di non essere in ritardo. Erano le sette in punto quando finii di asciugarmi i capelli e dal momento che la scuola distava meno di dieci minuti a piedi dalla mia abitazione, scelsi gli abiti da indossare con calma e cura. (outfit)
Dopo essermi vestita mi truccai leggermente e poi uscii di casa. Arrivai a scuola in poco tempo e mi recai immediatamente in presidenza dove una signora mi annunciò al preside.
“salve, lei deve essere Juliet Wood, la ragazza italiana, giusto?” mi chiese un uomo sulla cinquantina dal volto simpatico mentre entravo nella stanza che mi era stata indicata dalla signora.
“si, sono io.” risposi stringendogli la mano che mi aveva avvicinato poco prima.
“allora, io sono il preside Oliver Phillips e nel caso tu abbia bisogno di me mi troverai sempre qui, in presidenza.”
“va bene” annuii.
“ora ti faccio vedere il tuo armadietto, la sala di musica, la palestra e poi ti porto in classe perché non abbiamo molto tempo.”
Mi mostrò tutti i tre luoghi che mi aveva anticipato dopodiché bussò ad una porta che doveva di sicuro essere la mia classe. La lezione era già cominciata quindi erano tutti in silenzio. Entrò e mi disse di seguirlo.
“Salve a tutti, quest’anno la vostra classe ospiterà una ragazza italiana, Juliet Wood -disse indicandomi- che frequenterà le lezioni con voi, siate cortesi.” mentre parlava notai Luke che mi stava salutando con la mano così ricambiai.
“vedo che già conosci qualcuno, vai a sederti vicino a Hemmings allora” disse la professoressa acidamente.
Così io mi misi vicino a Luke in ultimo banco dispiaciuta per il suo precedente compagno di banco che si sarebbe dovuto spostare in primo.
Non ci furono molte altre presentazioni in quell’ora perché impedite tutti dalla professoressa di matematica Michealson.
“allora Juliet, come stai?” sussurrò Luke.
“benissimo, sono contenta di averti ritrovato qui, almeno non sono sola” dissi sorridendo.
La nostra carinissima conversazione fu interrotta dall’insopportabile voce squillante della professoressa Michealson.
“Wood sei appena arrivata e già fai casino?! allora perché non ci fai vedere tu come si risolve questo problema?” disse facendomi segno di raggiungere la lavagna.
Raggiunsi la lavagna e mi presi qualche minuto per leggere il problema e pensarci su.
“non ci riesci? allora è vero che voi italiani siete tutti stupidi.” disse, mi stava provocando.
“Ci stavo solo pensando” dissi furiosa prendendo il gessetto e cominciando a scrivere le soluzioni alla lavagna.
Mentre risolvevo il problema mi guardava attentamente e così anche tutti i miei compagni di classe i quali mi fecero un applauso una volta che tornai a posto.
La professoressa lesse attentamente quello che avevo scritto dopodiché si girò verso la classe senza dire una parola. In quello stesso momento la campanella suonò, segnava l’inizio dell’intervallo.
“Juliet, sei stata M-I-T-I-C-A” mi disse Luke scandendo bene l’ultima parola.
“grazie, ma è stata solo fortuna, di solito non capisco niente di matematica” ammisi.
“senti, se vuoi ti presento i miei amici, sono tutti in altre classi ma di solito nell’intervallo ci ritroviamo.” mi chiese uscendo dall’aula.
“certo, ne sarei felice!” lo seguii
Mi disse che lui e gli altri si trovavano di solito nel cortile così ci incamminammo verso questo chiacchierando un po’.
“eeehy ragazzi!” esclamò Luke vedendo quelli che dovevano essere i suoi amici.
“lei è Juliet, ve ne ho parlato ieri, ricordate?” si rivolse a loro.
“la ragazza del taxi, giusto?”
“si, proprio lei.”
“ciao, piacere di conoscerti, io sono Ashton –disse uno stringendomi la mano- e questi sono Michael e Calum” indicò gli altri due che gridarono “piacere Juliet” in coro.
“piacere mio!” risposi.
Passai l’intervallo con loro ascoltando Luke che gli raccontava il mio episodio con la professoressa Michealson. Erano tutti molto simpatici, ed erano molto amici tra di loro, di sicuro si conoscevano da anni.
La campanella suonò così ognuno si incamminò verso la propria classe, io con Luke. Ci sarebbero state ancora due lezioni storia e chimica.
Passai entrambe le ore a parlare con i miei nuovi compagni e a ridere e scherzare con Luke.
Era arrivata l’ora di tornare a casa, le lezioni erano finite, così raccolsi i miei quaderni e uscii dall’aula.
“Juliet, aspettami!” gridò Luke. Mi fermai e lo aspettai.
“Si certo” risposi
“eccomi, allora, volevo solo chiederti se stasera ti va di venire da me, ci sono anche gli altri e delle nostre amiche.” mi chiese.
“volentieri, mi farebbe davvero piacere! –sorrisi- il problema è che non so dove abiti e non conosco molto le strade di Sidney”
“nessun problema, ti passo a prendere io, tanto il tuo college dista pochissimo da casa mia, va bene?” era davvero gentilissimo.
“certo, è perfetto.”
Ci scambiammo i numeri ed una volta fuori dalla scuola ci salutammo.
Arrivai all’appartamento e posai i libri.
Decisi di uscire e mangiare qualcosa nel bar sotto l’appartamento. Così feci. Dopo rientrai in casa e lessi un libro, poi notai un messaggio:
‘ehy Juliet, sono Luke. Ti passo a prendere verso le sette va bene?’
risposi:
‘certo, va benissimo. grazie ancora, a dopo x’
 
Guardai l’orologio, segnava le sei. Come potevano già essere le sei? Il tempo scorre così velocemente quando leggo un libro.
Non avevo ricevuto nessuna notizia da Becca, nessun messaggio, nessuna chiamata. Negli ultimi mesi in cui l’avevo informata che sarei partita per Sydney era un po’ distante, non ne sapevo il motivo.
Mi feci una doccia e mi vestii, mi misi degli shorts dato il caldo. (outfit)
Erano le sette così decisi di scendere, poco dopo vidi arrivare Luke.
“ciao Juliet, come stai?” mi salutò dandomi un bacio sulla guancia.
“benissimo, tu?” ricambiai il bacio.
“bene, grazie.”
Chiacchierammo per un po’ fino ad arrivare a casa di Luke. Lì c’erano ad aspettarci Calum, Ashton, Michael e altre due ragazze.
“tu devi essere Juliet! piacere io sono Caroline!” mi salutò una delle due con un sorriso enorme.
“si, sono io. piacere mio!”
l’altra ragazza, Ellie, non si presentò e non mi rivolse parola per tutta la sera, così durante la cena, tra un discorso e l’altro con i ragazzi le parlai io.
“noi non ci siamo presentate, io sono Juliet” le dissi porgendole la mano. Lei mi guardò fulminandomi con gli occhi e, senza dire niente, si alzò e uscì da casa di Luke. Rimasi sconcertata, cosa avevo fatto? era colpa mia?
“ho detto qualcosa di sbagliato?” chiesi un po’ triste agli altri.
“lasciala stare, le passerà” mi disse Luke non curandosi troppo di quello che era successo.
In effetti nessuno era sbalordito quanto me e nessuno ne era preoccupato, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Dopo cena ci sedemmo tutti sul divano.
“cosa guardiamo?” chiese Luke.
“Juliet, scegli tu, sei l’ospite!” propose Ashton.
“ok, fammici pensare, non so se vi piacciono i film che piacciono a me..”
“non importa dai, qualsiasi film. il tuo preferito, forse?” mi consigliò Luke.
“va bene, ma vi anticipo che è sdolcinato. si chiama Love Actually” risposi.
“oddio si, io amo quel film!” annunciò Caroline.
Gli altri, anche se titubanti misero il film. Luke si sedette vicino a me e quando gli dissi di avere freddo prese una coperta me la mise addosso e mi abbracciò, era davvero dolcissimo.
Finito il film mi girai verso di Luke:
“scusa Luke, ma non riesco a pensare ad altro, perché Ellie mi odia tanto?” chiesi triste e curiosa.
“perché è una bambina, ora ti spiego. In pratica è gelosa” mi spiegò brevemente.
“ma gelosa di chi?”
“allora, io e lei stavamo insieme, ma non era una storia seria, poi io l’ho lasciata perché non ne ero innamorato e non volevo illuderla, ma io le piaccio ancora, me lo ha detto chiaramente. quando ti ho invitata ha pensato subito che tra me e te ci fosse qualcosa così si è arrabbiata, ma ripeto, è una bambina, lasciala perdere.”
“va bene.”
Decidemmo di giocare a obbligo o verità, la maggior arte delle volte tutti sceglievano obbligo e così dovevano fare cose stupide come mischiare cobi strani e mangiarli, disgustoso insomma.
Arrivò il mio turno.
“obbligo o verità?”
“mm, verità!” decisi.
“ok, questa te la faccio io –disse Caroline- allora, qual è stata la prima cosa che hai pensato di Luke appena lo hai visto?”
pensai, non volevo sembrare una sciocca ma alla fine decisi di dire la verità.
“allora, la prima cosa che ho pensato di Luke è stata: questo ragazzo ha un sorriso meraviglioso!” annunciai arrossendo, lui fece lo stesso.
“aww, grazie!” disse lui.
Finito il gioco Caroline mi chiese scherzosamente:
“e tu come stai a ragazzi? hai un bell’italiano che ti aspetta a casa?”
“beh, in Italia un ragazzo lo avevo, ma non mi amava. era uno di quelli che ‘ho bisogno di tempo per pensare’ quando invece si stava semplicemente trombando un’altra.”
Era ormai tardi così tutti se ne andarono e Luke, insistendo, mi accompagnò a casa.
“quindi pensi davvero che il mio sorriso sia ‘meraviglioso’?” chiese imitando la mia voce.
“si” dissi imbarazzata.
“io penso che il tuo lo sia, davvero.” disse guardandomi negli occhi.
“grazie mille –abbassai lo sguardo- beh, sono arrivata.”
mi salutò dandomi un leggero bacio sull’angolo della bocca dopodiché se ne andò.
Rimasi pietrificata, non me l’aspettavo affatto. ma era stato davvero piacevole.
Juliet non farti troppe illusioni, mi calmò la vocina nella mia testa.
 
Pensai all’amore, a quanto io lo stessi cercando. Tutti mi dicevano sempre ‘chi cerca trova’, ma io non avevo più voglia di cercare, anzi, volevo essere trovata. Volevo sapere che ci fosse qualcuno che addirittura perdesse tempo nel trovare un chiunque come me.




SPAZIO AUTRICE:
Avevo già il capitolo pronto quindi ho deciso di postarlo. Contente? Spero vi piaccia! 
Vi prego recensite, significherebbe molto per me!
twitter: @ehyfinchel (se mi seguite ricambio)

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