La nave dei sogni di kiko90 (/viewuser.php?uid=224597)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 1 *** primo capitolo ***
Era
una calda giornata di luglio quando, senza accorgermene, la mia vita
cambiò.
Mi chiamo Nami è sono considerata una delle più
ricche ereditiere dei sette mari; mio padre Genzo possiede il
più
grande campo di mandarini mai esistito e commercia i suoi preziosi
frutti per tutto il mondo. I mandarini non sono la nostra unica fonte
di guadagno, c’è anche la famosa nave da crociera
Thousand Sunny,
acquistata da mio padre circa due mesi fa; ed ora ci troviamo proprio
al suo cospetto.
Al porto quel giorno c’era davvero
tantissima gente, provenivano da ogni parte del mondo, tutti pronti
ad assistere al grande viaggio, quello che nessuna nave aveva mai
affrontato e che avrebbe cambiato non solo la mia vita ma, quella
della maggior parte dei passeggeri.
La Sunny era chiamata anche “
la nave dei sogni” perché, si diceva, che era in
grado di
realizzare i sogni, desideri, nascosti delle persone che ci
viaggiavano, presto avrei capito che non c’era leggenda
più
veritiera.
-Ehi rossa muoviti! ci stiamo per imbarcare!- urlò
quel deficiente del mio ragazzo.
Stavamo insieme ormai da due
anni e non mi aveva chiamata per nome neanche una volta, bhe del
resto anche io non lo chiamavo mai per nome, preferivo quel buffo,
per lui irritante, soprannome.
La nostra storia è nata quasi
per gioco, una sera in un bar lui mi offrì da bere, ricordo
che mi
guardava con quel suo sguardo intenso e, alle volte inquietante, dopo
qualche drink finimmo a letto insieme, la passione e
l’attrazione
fisica ci hanno permesso di durare tutto questo tempo ma ormai, anche
quella non basta più.
Mi accingo a salire la lunga scalinata
che mi condurrà sul ponte della nave.
Tutti mi accolgono con
grandi sorrisi, ai miei occhi risultano tutti così falsi, so
che mi
rispettano solo perché sono la figlia del proprietario della
nave e
perché sono ricca, odio tutto questo, voglio essere
rispettata per
quello che sono dentro, non per il mio portafoglio, anche se essere
ricca non mi dispiace affatto.
Quando ero piccola non avevo
niente, ero stata abbandonata dai miei veri genitori appena nata, per
fortuna mia e di mia sorella Nojiko, siamo state trovate da Bellmer
la nostra mamma adottiva che ci ha sempre voluto un gran bene e ci ha
donato non solo il suo affetto ma anche tutta la sua fortuna come se
fossimo le sue figlie naturali. Lei purtroppo non ha mai potuto avere
dei figli suoi quindi, insieme a nostro padre, ha deciso di lasciare
tutta la sua eredità a noi.
Bellmer ci ha lasciato qualche anno
fa a causa di una grave malattia, lasciando sola me, mia sorella e
nostro padre, il quale da allora si è completamente buttato
nel
lavoro, acquistando ogni cosa, come la Sunny.
Mi guardo
intorno, è proprio una bella nave, è la prima
volta che ci salgo;
sembra dotata di ogni confort, piscine riscaldate, palestra,
discoteca e molto altro, forse infondo sarà una vacanza
divertente,
mi auto convinco.
Mentre il mio ragazzo discute con qualche uomo
facoltoso, io decido di fare un piccolo tour per la nave; ci sono
davvero tantissimi passeggeri e fra tanti riconosco tre persone a me
familiari, le mie amiche Robin, Kaya e Bibi.
-Ragazze!- le
chiamo
-Namiiiii!!!!- mi corre incontro Bibi, mentre le più
riservate la seguono lentamente
-Ciao Bibi! Ma che ci fate voi
qui?- le chiedo curiosa
-Ti abbiamo fatto una sorpresa! Tuo
padre ci ha invitate, ha detto che tu non eri entusiasta di fare
questa vacanza e quindi noi siamo venute a farti un po’ di
compagnia, non credo che vorrai stare sempre con quella sottospecie
di ragazzo che ti ritrovi?!- disse Bibi, non lo sopportava proprio,
diceva che era una cosa a pelle, che quell’uomo la inquietava
e che
non era tanto normale per i suoi gusti
-Dai Bibi non iniziare
ancora con la stessa storia! Nami sarà pur libera di stare
con chi
vuole!- disse più saggiamente Robin, mentre Kaya annuiva
timidamente
-Ok!ok! però adesso pensiamo a divertirci, voglio
passare una vacanza indimenticabile!!!!- disse eccitata al sol
pensiero Bibi
-RAZZA DI SFATICATI, MUOVETEVI, ANDATE SUBITO A
PULIRE LA CUCINA, INVECE DI CHIACCHIERARE!!!!-
Riconobbi
quella voce, era mio padre! Mi faceva troppo ridere quando si
infuriava, diventava tutto rosso e cominciava a pestare i piedi
nervosamente, forse mi somigliava un po, pensai.
-Papà!!!- lo
chiamai, salutandolo con la mano
Quando mi vide i suoi occhi
si illuminarono, voleva fare il duro ma sotto sotto era un tenerone,
specialmente con le sue figlie!
Si avvicinò a noi trascinando per
un orecchio un ragazzo che all’incirca doveva avere la mia
stessa
età, aveva i capelli neri e un cappello di paglia in testa,
i suoi
amici lo seguivano con la testa bassa, uno aveva i capelli ricci ed
un naso molto lungo, l’altro era un ragazzo biondo vestito
con
giacca e cravatta, che tipi strani!
-Figliola!!! Sei venuta
alla fine! Non ci speravo!- disse abbracciandomi e mollando
l’orecchio del mal capitato
-Papà che bello rivederti! Si
alla fine mi sono convinta!- dissi abbracciandolo, mi era mancato
tanto, non lo vedevo da circa tre mesi
-Bhe ne sono felice,
vedrai che ti divertirai molto sulla Sunny!! Ci sono tantissime
distrazioni…- e mentre mio padre mi elencava tutte le
divertenti
attività che la nave poteva offrirmi il mio sguardo si
depositò su
quella che sarebbe stata la mia unica distrazione, un ragazzo
bellissimo, muscoloso, dato che portava una maglietta bianca aderente
che sottolineava il suo fisico scolpito e…
-Nami mi stai
ascoltando???- mi riportò alla realtà mio padre
-Si si,
bellissimo!!!- dissi con quasi la bava alla bocca, non mi era mai
successo, che sia questo il famoso colpo di fulmine di cui tutti
parlano?
-Va bene cara, mi sembri un po’ stanca forse è
meglio che ti vai a riposare, io porto questi tre sfaticati in cucina
a lavorare!!- disse fulminando i tre ragazzi i quali si erano messi a
parlare con le mie amiche nel frattempo. Sanji, il biondino,
continuava a riempire di lusinghe tutte e tre le ragazze mentre Usop
attirava l’attenzione di Kaya raccontando strane avventure,
che a
me sembravano grandi frottole, anche se la mia amica sembrava
crederci a pieno; il ragazzo che poco prima veniva tirato da un
orecchio stava fissando Robin con occhi sognanti, bho! forse anche
lui aveva avuto un colpo di fulmine, peccato che Robin non avesse
tempo per queste cose, era rimasta incinta di un bastardo che appena
scoperta la gravidanza si era volatilizzato lasciandola sola ad
affrontare tutto questo, ora era di tre mesi e, aveva perso
completamente la fiducia nel genere maschile.
-Andiamo
babbei!!!- disse Genzo trascinandosi dietro i tre ragazzi –Ah
Nami
salutami Trafalgar! Stasera vi voglio a cena con me!!-
-Va
bene papà!- urlai salutandolo, sapevo che odiava il mio
ragazzo, me
lo disse appena mi misi insieme a lui, non gli era mai piaciuto
diceva che mi guardava in un modo strano, che pensava solo al mio
corpo e, forse dopo tanti anni gli potrei dar ragione…
-Ragazze
io vado a vedere dov’è finito Law ci vediamo
più tardi ok?-
-Va
bene Nami, a più tardi!- disse Robin sorridendomi
-Ragazze
che ne dite se ci iscriviamo al corso di kendo che si tiene sulla
nave, dicono che ci sono due istruttori bravissimi! – propose
Bibi
elettrizzata
-non
mi sembra una buona idea… forse è pericoloso!-
disse la dolce
Kaya
-Daiii Kaya sarà divertenteee!!!! Daiii ragazze!!!!-
disse con gli occhioni dolci e le mani unite in una
“silenziosa”
preghiera
-Io passo, sono incinta e non posso fare questo tipo
di sport ma voi andate pure ragazze!!- disse Robin sorridendo
malandrina
La fulminai all’istante, non ero il tipo da fare
questo tipo di sport, troppo impacciata, però conoscevo la
mia amica
dai capelli turchini e quando si metteva qualcosa in testa,
difficilmente riuscivo a fargli cambiare idea così, mio
malgrado
dovetti accettare. Ci demmo appuntamento nella palestra della nave la
mattina del giorno dopo, magari aveva ragione Bibi, sarebbe stato
divertente, anche se ne dubitavo seriamente.
Salutai le
mie amiche e mi incamminai per cercare il mio ragazzo, non amava
stare molto in mezzo alla gente quindi lo avrei sicuramente trovato
nel posto più tranquillo della nave.
Girai per tutta la Sunny ma
di lui nessuna traccia, ma dove diavolo si era cacciato?
Mi ero
letteralmente stancata di cercarlo, così mi avvicinai alla
balaustra
della nave e mi misi ad osservare l’oceano. Era davvero
stupendo,
le sfumature di blu, dal più chiaro al più scuro
rendevano il
paesaggio marino ancora più meraviglioso; ad un certo punto
la mia
attenzione venne catturata da tre delfini che viaggiavano affianco
alla nave, wow che spettacolo! non ne avevo mai visto uno da
così
vicino in vita mia, mi sporsi maggiormente per vedere meglio
quell’affascinante animale marino quando,
all’improvviso la nave
virò di colpo facendomi perdere l’equilibrio.
-CHE DIAVOLO
HAI FATTO RAZZA DI IDIOTA!!!! NON DEVI MAI TOCCARE IL TIMONEEE!!!!-
urlava qualcuno dalla sala comandi
Non riuscì a tenermi dalla
balaustra, la spinta era stata troppo forte ed improvvisa, chiusi gli
occhi per la paura, non volevo vedere la mia caduta
nell’oceano,
non ne avevo il coraggio.
Sentivo il leggero vento sfiorami il
viso come se lo stesse accarezzando, ma quanto ci mettevo a cadere
giù? Eppure non pensavo che fosse così alto! Dopo
qualche secondo
mi convinsi ad aprire gli occhi, ero praticamente con la faccia
rivolta verso l’oceano, sospesa nel vuoto; sentivo una presa
forte
tenermi dalla vita, qualcuno mi aveva presa in tempo, per fortuna. Mi
sentii tirare e, finalmente potei appoggiare i piedi sul ponte, ero
fuori pericolo.
Scrutai bene il mio vestito per vedere se era
tutto a posto quando mi accorsi che non avevo ancora alzato gli occhi
per vedere chi mi aveva salvato, quando all’improvviso
sentì la
sua voce…
-Stai bene mocciosa?-era calda e seducente, mi
fece venire i brividi ma, COME MI AVEVA CHIAMATO? MOCCIOSA? A quelle
parole una rabbia incontrollabile si impossesso di me ma, con una
buona dose di forza di volontà mi convinsi a stare calma del
resto
mi aveva salvato e non conosceva il mio nome così decisi di
dirglielo e di alzare lo sguardo per vedere il suo volto
-Mi
chiamo Nami- dissi, ma per poco non mi strozzai con la mia stessa
saliva. Era quel bellissimo ragazzo che avevo visto sul ponte qualche
ora prima quando stavo salutando mio padre! Aveva degli strani
capelli verdi e degli occhi neri così intensi che
catturarono subito
i miei. Era così bello e mi aveva pure salvato la vita, un
vero
principe azzurro, o verde in questo caso! Pensavo che era
l’uomo
perfetto finchè non riaprì quella stramaledetta
boccaccia
-Non
mi interessa come ti chiami mocciosa, la prossima volta stai
più
attenta, potevi farti male!- disse con un sorrisetto che sembrava
tanto da presa in giro, ma chi si credeva di essere e poi gli avevo
detto come mi chiamavo perché doveva continuare a chiamarmi
con quel
soprannome? Lui, Law, era così difficile dire il mio nome?
N.A.M.I!
non mi sembra difficile! La rabbia si impossessò di nuovo di
me ma
questa volta di certo non la volevo fermare quindi presi la mira e
gli sferrai un potentissimo pugno che lo stese a terra; lo guardai
qualche secondo, era seduto a terra con le mani sull’enorme
bernoccolo che gli spuntava dalla zazzera verde, se l’era
cercata.
Me ne andai più furiosa che mai, mi diressi verso la mia
cabina,
la numero 23, di Law ancora nessuna traccia, amen sarei andata a cena
con mio padre da sola.
Mi feci una doccia e mi vestì, per poi
raggiungere l’immenso ristorante della nave dove mio padre mi
aspettava.
Lo vidi, sedeva ad un piccolo tavolo centrale e vicino
a lui c’era Law, ma come faceva a sapere sempre tutto?
-ehi
rossa sei arrivata finalmente!- disse guardandomi con quei suoi occhi
grigi, più che guardare me fissava la mia ampia scollatura,
ormai ci
ero abituata ma, mio padre no infatti ringhiava seduto al suo
posto.
Per tutta la sera non feci altro che pensare a quel
ragazzo che mi aveva salvato, non sapevo neanche il suo nome ma, una
cosa la sapevo, era un buzzurro! Si, un gran bel pezzo di buzzurro ma
rimaneva il fatto che mi aveva trattata come una poppante e questo
non mi andava proprio giù, orgogliosa com’ero!
Chissà se lo avrei
incontrato ancora…
ANGOLO AUTRICE:
Ciao
carissimi lettori!!!
Che dire ecco a voi una nuova fic! Questa non
è triste come “ Vivere senza di te” anzi
la vedo quasi come una
sottospecie di commedia ahahahahah!!!! Comunque questa ff è
largamente ispirata al film Titanic che credo, almeno una volta nella
vita, abbiate visto tutti! Non seguirò tutta la storia del
film ma
solo alcuni pezzi! Spero che questa mia nuova idea vi piaccia! Presto
aggiornerò anche l’altra fic il secondo capitolo
è
pronto!
Comunque spero che questo primo cap vi sia piaciuto e
spero di ricevere qualche vostro commento e consiglio per continuare
al meglio questa ff! Non so se continuerò a raccontare in
prima
persona perché, come avrete notato ci sono altre coppie
nella storia
quindi devo decidere se continuare così o scrivere in terza
persona,
accetto tutti i vostri consigli qualora voleste lasciarne
qualcuno!
Vi ringrazio in anticipo, a presto con i prossimi
capitoli!
Un bacione kiko90
Ringrazio Vivian-1992 per l’aiuto
nel scegliere il titolo! Grazie tesorino!
|
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
Era
mattina presto, il sole faceva capolino dalle leggere tende color
crema della mia cabina. Mi girai per la trentesima volta nel letto,
non sapevo perché quella mattina il mio corpo si era
svegliato così
presto, non era da me, di solito dormivo fino a metà
mattinata.
Law
accanto a me dormiva beato, nella sua perfetta posizione di lato, con
la mano sotto il cuscino. La sua espressione non si poteva definire
serena neanche mentre dormiva, infatti anche durante il sonno il suo
viso rimaneva freddo e tirato, lasciando spazio solo a qualche
ghigno, sicuramente dato da un sogno poco casto.
Decisi finalmente
di alzarmi e vestirmi con calma. Optai per una corta gonnellina
bianca e una camicia a maniche corte rossa e uscii dalla cabina.
Nel
corridoio non c’era un’anima, sicuramente erano
tutti ancora a
letto.
Salii le scale e mi diressi sul ponte per respirare un po’
di brezza marina.
Il leggero venticello mi soffiò attraverso i
lunghi capelli ramati facendoli finire davanti ai miei occhi. Con un
gesto lento li scostai, avvicinandomi alla balaustra della nave.
Una
volta giunta lì, non potei non pensare a ciò che
era successo il
giorno prima: a causa di una virata improvvisa, e non calcolata,
stavo per finire in mare, ma un ragazzo dalla strana capigliatura
verde mi aveva salvato. Era successo tutto così velocemente,
un
attimo prima ero sul ponte e un attimo dopo ero sospesa in aria
pronta a dire addio alla mia vita. Ma lui come un prode cavaliere mi
aveva salvato, guardandomi con quel suo profondo sguardo e
chiamandomi, mocciosa! E sì, altro che prode cavaliere,
quello era
un buzzurro bello e buono! Non mi era ancora scesa giù
quell’affermazione! Anche se mi aveva salvato, rimaneva lo
stesso
un grande cafone che, invece di presentarsi, mi aveva beffeggiata con
quello stupido soprannome.
Sbuffai ripensando a quella faccia da
schiaffi e mi ripromisi di non volerlo più vedere, anche se
dentro
di me non desideravo altro.
All’improvviso sentii dei passi
veloci dietro di me, seguite da delle urla.
-Maledetto
ingordo, vieni qua! Se ti prendo ti cucino per colazione!- disse un
ragazzo biondo con in mano una padella.
-Daiii Sanji scusaa,
avevo fame!- disse il moro con il cappello di paglia che, il giorno
prima, papà aveva trascinato per un orecchio per tutto il
ponte,
stava correndo con dei croissant in mano e altrettanti in
bocca.
Sorrisi a quella scena, finché il moro, distratto
perché guardava l’amico dietro di lui rincorrerlo,
non mi finì
addosso rovesciandomi non so cosa sulla mia camicetta.
Ero
sdraiata a terra con sopra il moro che mi guardava con un grande
sorriso, non avevo mai visto nessuno sorridere così.
-Scusa!-
disse continuando a sorridere mentre mi porgeva la mano per
alzarmi.
Guardai la sua mano per qualche secondo prima di
afferrarla. Una volta in piedi guardai la mia camicetta ed una vena
sulla mia fronte iniziò a pulsare violentemente. La mia
adorata
camicetta rossa, macchiata con della… cioccolata?
SDENG
Non
resistetti alla tentazione di dargli un pugno in testa per aver
rovinato il mio capo d’abbigliamento preferito. Lui si
accasciò a
terra tenendo le mani premute in testa.
-Oh mio dolce fiore
cosa ti ha fatto questo idiota?- disse il biondo cuoco una volta che
ci aveva raggiunti. -Lascia che ti aiuti a pulire la tua camicia!-
disse allungando una mano verso il centro del mio petto.
SDONG
Così
cadde a terra anche il biondo pervertito, il quale invece di
piagnucolare per il dolore, sembrava felice e, anzi, sanguinava dal
naso. Forse lo avevo colpito troppo forte ed adesso aveva qualche
trauma celebrale, ma presto, seguendo il suo sguardo, vidi che stava
benissimo, ancora per poco visto che continuava a fissarmi le gambe
mezze nude.
Collerica decisi di lasciare quei due sul ponte e mi
avviai di nuovo verso la mia cabina per cambiarmi.
Aprii
lentamente la porta per non svegliare Law, ma lui appena
sentì il
cigolio della porta si svegliò, così mi ritrovai
subito i suoi
penetranti occhi grigi addosso.
-Uhm rossa, già sveglia?-
disse con voce leggermente roca.
-Sì, sono andata a fare una
passeggiata sul ponte- dissi richiudendo la porta e dirigendomi in
bagno per cambiarmi.
Lo sentii alzarsi e camminare per la
stanza, finché la porta del bagno non si aprì. Mi
abbracciò da
dietro ed iniziò a baciarmi il collo. Ci sapeva fare Law,
sapeva
come far sciogliere una ragazza con i suoi baci, come farla cedere al
suo volere, soprattutto se il ragazzo in questione era anche
completamente nudo. Infatti Law amava dormire senza nessun indumento
indosso, cosa che non mi aveva mai dato nessun fastidio, anzi. Mi
abbandonai ai suoi baci, ai suoi tocchi. Iniziò a
sbottonarmi la
camicetta mentre sentivo la sua erezione urtare contro il mio
fondoschiena. Era da tanto che non mi sentivo così, forse
quella
vacanza ci avrebbe realmente riavvicinati, forse avrei abbandonato
l’idea che il nostro amore non fosse duraturo, forse dovevamo
solo
passare un po’ più di tempo insieme.
Le sue dita fredde
sfiorarono il mio ventre, accarezzandolo ed avanzando sempre
più su,
verso il petto. Buttai la testa all’indietro appena le sue
mani
iniziarono a sfilarmi il reggiseno ed a torturare i miei capezzoli,
il piacere era sempre più profondo
finché…
TOC TOC
TOC
Qualcuno bussò delicatamente alla porta della nostra
cabina. Decidemmo, con uno sguardo, di ignorare chiunque fosse,
finché una voce molto familiare iniziò a
chiamarmi ed a bussare più
forte.
-Nami su muoviti, abbiamo una lezione di kendo a cui
andare! Dai alzati Nami!- disse Bibi facendo tremare la
porta.
Allontanai un po’ di mala voglia le mani di
Trafalgar, che corrugò la fronte contrariato. Fra lui e Bibi
non
c’era mai stato feeling, anzi diciamo che non si sopportavano
proprio. Velocemente mi vestii e aprii la porta.
-Alla buon
ora, siamo in ritardo!- disse la turchina picchiettando un tacco sul
legno della nave.
-Sono pronta possiamo andare, anche se non
ne ho molta voglia- dissi.
-La tua poca voglia centra con
Trafalgar mezzo nudo in bagno?- disse maliziosamente.
Arrossii
allungando il passo per raggiungere la palestra dove, da quel che
avevo capito il giorno prima, si tenevano le lezioni di kendo.
Fuori
dalla palestra, sedute su delle sdraio c’erano Kaya e Robin.
-Ciao
ragazze!- le salutai felice.
-Ciao Nami!- dissero in
coro.
-Allora Kaya muoviti, siamo già in ritardo per colpa di
Nami che invece di muoversi giocava al dottore con Law!- disse con
una smorfia di disgusto, Bibi.
-E brava la nostra Nami, vedo
che tra te e il bel chirurgo va meglio- disse Robin ammiccando.
-Più
o meno, non lo so ancora- dissi totalmente in confusione. Realmente
non sapevo cosa rispondere a Robin, era tutto così confuso
ancora.
-Su andiamo!- disse Bibi spingendomi dentro la
palestra insieme a Kaya, mentre Robin restò fuori a leggere
un
libro.
La palestra era davvero enorme, con una ventina di
attrezzi sul lato destro e dei bastoni di legno sul lato
sinistro.
L’immensa sala era già quasi piena, e stranamente
al
corso si erano iscritte solo donne.
Che il kendo fosse il nuovo
sport dell’anno per il genere femminile?
Io, Bibi e Kaya ci
avvicinammo alle altre ragazze, le quali parlavano tutte animatamente
di chissà chi o cosa.
Dopo qualche minuto nella sala entrò una
ragazza più o meno della mia età con i capelli
tagliati in un
ordinato caschetto scuro e degli occhiali dalla montatura
nera.
-Bene signore, disponetevi in ordine grazie- disse con
una voce squillante e fastidiosa –Io sono Tashiji e sono una
dei
vostri istruttori. Il corso di kendo è un corso serio.
Quindi prego
tutte coloro che sono venute qui, solo per fare la corte
all’istruttore Roronoa, di andarsene e lasciare lavorare in
pace
coloro che hanno voglia di imparare.- disse acida.
-Ecco
adesso si spiega tutta questa affluenza femminile!
L’istruttore
Roronoa deve essere proprio un bel tipo!- disse Bibi.
-Si ma
dov’è adesso?- sussurrò Kaya.
Come se qualcuno l’avesse
sentita, la porta d’ingresso della palestra si
aprì, e un uomo
alto e muscoloso entrò.
Dalla mia posizione infondo all’aula
non riuscivo a vedere bene l’uomo, anche perché
era subito stato
assalito da metà delle donne iscritte al corso. La folla che
lo
aveva assalito si spostava seguendo ogni suo passo, mentre lui non le
degnava di una sola parola o di un solo sguardo.
-Signore ai
vostri posti!- urlò isterica Tashiji, forse era un
po’ gelosa
delle attenzioni che riservavano al suo collega.
Appena la
folla si dileguò potei vedere la faccia
dell’istruttore, e ne
rimasi sconvolta. Era quel brutto buzzurro deficiente che mi aveva
salvato la sera prima. Colui che si era ostinato a chiamarmi con quel
vezzeggiativo anche dopo avergli ripetuto per due volte il mio nome.
No, non potevo essere così sfigata o, in realtà
ero solo
fortunata?
I due istruttori parlottarono per qualche minuto,
più che altro era Tashigi che parlava mentre lui annuiva e
grugniva
senza neanche ascoltarla.
Finalmente la lezione iniziò, ognuno di
noi iniziò a fare un po’ di stretching ed io
scoprii di avere i
muscoli davvero addormentati, erano mesi che non facevo della seria
ginnastica; per fortuna il mio fisico non lo dava a vedere, infatti
ero sempre in perfetta forma.
Dopo il riscaldamento e le
continue battutine maliziose rivolte all’istruttore, una
volta da
una donna, una volta da un'altra, ci ordinarono di impugnare il
bastone che ognuna di noi aveva inizialmente riposto accanto.
Lo
impugnai con decisione come se fosse una vera arma e dovessi
combattere da un momento all’altro. Gli istruttori passavano
attraverso le varie file per controllare l’impugnatura e
correggerla. Fissavo quel bastone con un po’ di insicurezza,
non mi
stavo divertendo affatto, avrei preferito stare fuori con Robin a
fare quattro chiacchiere, mi sarei sicuramente divertita di
più;
invece che stare qui a tenere tra le mani un bastone.
All’improvviso
due forti e calde mani si sovrapposero alle mie, e sentii uno strano
brivido salirmi per la schiena.
Sussultai. L’ampio petto di
Roronoa era completamente schiacciato sulla mia schiena, le sue
muscolose braccia mi avvolgevano completamente e le sue dita, grosse
e ruvide, erano sovrapposte alle mie, piccole e delicate. Mi sentivo
strana, un improvviso calore mi pervase, facendomi arrossire
violentemente, non riuscivo neanche a spiaccicare una parola.
Le
sue mani si spostarono insieme alle mie più giù,
sulla corretta
impugnatura del bastone.
-Ecco, questa è la corretta
posizione…- disse sussurrandomi sensualmente
all’orecchio.
Aprii
la bocca senza emettere una sola parola, mi aveva preso alla
sprovvista.
-Attenta con il bastone, potresti fregiare le tue
mani da mocciosa…- continuò.
A quelle parole non ci vidi
più dalla rabbia. Perché continuava a chiamarmi
in quel modo così
odioso? Era così difficile per gli uomini imparare il mio
nome?
Presa dalla rabbia conficcai il tacco del mio sandalo nel
centro del suo piede, così che lui mollasse la presa su di
me per
ringhiare insulti per il dolore.
-Ben ti sta! Almeno la
smetterai di chiamarmi mocciosa, il mio nome è Nami!-
scandii
orgogliosa, mentre il resto della classe mi guardava iraconda per
aver osato anche solo toccare il loro prezioso istruttore.
-Nami,
ma cosa combini?- mi chiese Bibi, con un’espressione confusa
in
volto.
Senza neanche aver il tempo di rispondere, arrivò
l’altra istruttrice, Tashiji, che con un gesto delicato
sfiorò la
spalla di Roronoa e disse –Vieni Zoro, lascia stare questa
ragazzina, la lezione è finita!-
Non so perché, ma già odiavo
quella tizia, mi aveva chiamata ragazzina? A me? Ma si rendeva conto
che avevamo la stessa età, più o meno? Ma molto
probabilmente era
cieca visto che portava quei tappi di bottiglia sugli occhi.
Zoro,
questo era il nome con cui l’aveva chiamato quella serpe, si
voltò
verso di me, ghignò e disse –A domani mocciosa!
Sta attenta a non
cadere dalla nave!- e uscì dalla palestra insieme a Tashigi.
Rimasi
per la seconda volta in quella mattinata a bocca aperta,
c’era
qualcosa in lui che mi irritava come non mai, ma allo stesso tempo,
c’era anche qualcosa che mi attraeva come una calamita. In
quel
breve attimo in cui il suo corpo era stato sovrapposto al mio, mi ero
sentita come completa, ma forse era solo colpa degli ormoni ancora in
subbuglio dopo la vicinanza di Law, ma lo avrei scoperto solo
più
avanti.
Fuori dalla palestra
nel frattempo, Robin stava parlando con il ragazzo dal cappello di
paglia. Lui le si era avvicinato dopo averla vista sola a leggere
già
da qualche minuto. Il ragazzo sentiva una strana sensazione quando
vedeva quella donna, come se fosse il piatto più buono mai
assaggiato ma che era irraggiungibile per lui.
Si era avvicinato
chiedendole se desiderava qualcosa:era pur sempre un cameriere su
quella nave, anche se il suo grande sogno era diventare capitano, un
giorno.
La donna aveva declinato l’offerta con un sorriso,
continuando a leggere. Rufy però non si perse
d’animo e si sedette
accanto alla sdraio della donna, iniziando a parlare.
-Io mi
chiamo Rufy!- disse sorridendo
-Nico Robin, piacere- disse lei
guardandolo con i suoi intensi occhi azzurri.
Per un secondo
il ragazzo rimase senza fiato, per poi continuare –Io faccio
il
cameriere, tu invece sei in vacanza con le tue amiche? Ci siamo
incontrati ieri se ricordi!- disse stringendo il cappello di paglia
tra le mani, chissà se si ricordava di lui.
-Certo, ricordo!
Il padre della mia amica Nami, Genzo, ti reggeva per un orecchio,
cosa avevi combinato?- disse chiudendo il libro, quel ragazzo
iniziava a starle simpatico, non era come tutti gli uomini che aveva
conosciuto e che l’avevano fatta soffrire, era…
diverso.
-Ah
beh, Genzo mi ha beccato mentre stavo assaggiando il pranzo da
recapitare in camera di un cliente e, si è un po’
arrabbiato! Anzi
un bel po’!- disse ridendo di gusto e contagiando,
debolmente,
anche la donna.
-Poi mi ha trascinato in cucina a lavare i
piatti per punizione! Per fortuna che c’era Usop con me,
almeno mi
sono divertito mentre mi raccontava delle sue mille missioni. Sai
devi sapere…- disse avvicinandosi all’orecchio di
Robin per non
farsi sentire –Che lui è un agente segreto sotto
copertura, ma non
devi dirlo a nessuno, è un segreto!-
-Si, si non
preoccuparti non lo dirò a nessuno!- disse la mora ridendo
–Ma
come mai un agente segreto fa il cameriere? Non potrebbe trovarsi una
copertura migliore?- chiese la donna stando al gioco, il ragazzo
sembrava credere seriamente che il suo amico fosse un agente
segreto.
-Uhm… in effetti! Mi sa che lo chiederò ad Usop!-
-Ehi Robin siamo tornate!- disse Bibi camminando verso di
lei, seguita dalle altre due amiche.
-Ciao ragazze, com’è
stata la lezione?-
-Divertente! Soprattutto quando Nami si è
messa a litigare con l’istruttore!- disse Bibi ridendo.
-Smettila
non è divertente, e poi è lui che è un
cafone!- si scusò la
rossa.
-Un gran bel pezzo di cafone!- disse la turchina
punzecchiandola ad un fianco con il gomito.
-Vedo che vi siete
divertite, sono contenta per voi!- disse Robin.
-E tu che ci
dici, chi è questo ragazzo?- chiese Bibi.
Nami non aveva
ancora fatto caso al ragazzo, ma appena lo riconobbe disse
–Tu, tu
sei quello che stamattina mi ha travolto e sporcato la camicetta con
un croissant al cioccolato!- disse nervosa.
-Ehm si, piacere
io sono Rufy!- disse un po’ impaurito dalla rossa.
-Rufy mi
ha tenuto compagnia mentre voi eravate a lezione- disse la
mora.
-Uhm qualcuno si è trovato un amico sulla nave…-
punzecchiò anche lei Bibi –ma adesso dobbiamo
andare a prepararci
per il pranzo, finalmente conosceremo il capitano!-disse entusiasta
all’idea.
-Ciao Rufy ci vediamo…- disse Robin salutando il
moro con un sorriso.
-Ciao Robin…- sussurrò lui quando la
ragazza era ormai già andata via con le amiche. Quella donna
era
speciale, se lo sentiva. Non gli era mai successo di sentirsi
così,
non vedeva l’ora di rincontrarla.
ANGOLO
AUTRICE:
Ciao a tutti!!!
Quanti mesi sono passati…ehm,
quasi sei dalla pubblicazione del primo cap? Scusateeeeeeee!!!!! Sono
davvero dispiaciuta!! Ma la verità e che, non sapevo come
procedere
con questa storia, poi si è aggiunta la pigrizia estiva e la
completa attenzione per altri progetti, ma adesso finalmente
l’ho
ripresa e non intendo mollarla!
Allora ci ho pensato molto e,
come alcuni avranno potuto notare dalla scheda iniziale, ho cambiato
alcune cose. Niente più Yaoi, in questi mesi
l’idea che avevo per
questa storia si è completamente stravolta! Ho aggiunto
anche
l’avvertimento OOC perché alcuni personaggi
potrebbero risultare
un po’ diversi, ma cercherò di non cambiarli,
soprattutto quelli
principali! Spero che la storia, anche se con questi cambiamenti, vi
interessi ancora. Io posso solo promettervi che ce la
metterò tutta
e continuerò a scriverla finché non la
finirò! Mi scuso ancora per
il ritardo e, spero, che qualcuno voglia comunque continuare a
seguirla e lasciare qualche recensione, e solo per voi che la
continuo!
Grazie a tutti coloro che hanno letto, seguito,
recensito e inserito tra le varie sezioni!
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Capitolo 3 *** capitolo 3 ***
La
Thousand Sunny era in subbuglio per l’imminente
galà che si
sarebbe svolto quella stessa sera. Era il galà
più importate di
tutto il viaggio, arricchito con grandi buffet e balli che duravano
fino a tarda notte.
La cucina era un’enorme insieme di pentole
e padelle fumeggianti con al loro interno i piatti più
prelibati di
tutto il mondo. Il capo cuoco, Zeff, imponeva la massima
serietà
alla sua equipe, soprattutto per quella serata, urlando a destra e a
manca ordini e indicazioni.
Mancavano ormai poche ore all’inizio
della grande festa e alcuni camerieri prendevano ancora alla leggera
le indicazioni del vecchio Zeff...
-E dopo, il grande 007
Usop catturò tutti i criminali e li consegnò alla
giustizia
salvando l’intero mondo!- finì il suo racconto il
giovane
sguattero dal naso lungo.
-Ooh Usop sei così forte ed
intelligente! Hai salvato il mondo, ma non puoi vantartene con
nessuno perché sei così modesto e poi ti
scoprirebbero, giusto?-
disse Kaya con occhi sognanti.
-Ehm…si certo, è proprio
così! Ricordati che sono sotto copertura per
un’importante
missione!- continuò la recita il moro.
-Ma di che missione si
tratta? Siamo per caso in pericolo, qui sulla Sunny?- chiese la
biondina, guardando il ragazzo con i suoi grandi occhi
nocciola.
-Non temere Kaya ti proteggo io! Il grande Usop non
permetterà che ti succeda qualcosa- disse il ragazzo
alzandosi dalla
sedia e gonfiando il petto fiero.
-Usop muoviti, dobbiamo
sistemare la sala per il galà!- urlò Sanji, il
giovane apprendista
cuoco.
Kaya scoppiò a ridere e Usop maledisse mentalmente la
puntualità del cuoco nel rovinargli sempre i suoi grandi
racconti.
-Kaya adesso devo andare a svolgere questo vile lavoro di
copertura, ci vediamo dopo?- chiese speranzoso.
-Certo Usop! A
più tardi!- sorrise serena la ragazza.
Il ragazzo
raggiunse, con un sorriso, l’amico biondo che nel frattempo
si
stava gustando, di nascosto, una sigaretta.
-Uffa Sanji, era
proprio il caso che urlassi come un pazzo davanti a Kaya?!- si
lamentò il riccioluto.
-Non so cosa ci trovi quella splendida
creatura in te nasone!- disse buttando fuori una boccata di
fumo.
-Semplice, la faccio ridere! Vedessi che bel sorriso che
ha!- disse con voce sognate.
-Immagino…- sospirò il biondo
boccheggiando cuori di fumo ovunque al sol pensiero del dolce sorriso
della biondina.
-Ma che state combinando voi due, invece
di lavorare!- disse improvvisamente un uomo con delle trecce bionde e
una gamba di legno, giunto silenziosamente alle loro spalle.
I
due ragazzi prima di girarsi si guardarono negli occhi spaventati.
Sanji non sapeva come far sparire la sigaretta e fece cenno al moro
di farla sparire. Usop afferrò la prova incriminante e se la
mise in
tasca senza ricordarsi che essa era accesa.
-Zeff! Ci stavamo
giusto mettendo a lavoro!- mentì Usop.
-Si come no! Siete due
fannulloni! Su camminate abbiamo molto da fare per il galà,
e
qualcuno di voi due sa per caso dov’è finito quel
buono a nulla
del vostro amico Monkey?- chiese minaccioso, ticchettando
nervosamente la gamba di legno sul parquet.
-Starà
sicuramente arrivando!- disse Usop coprendo l’amico, sparito
chissà
dove.
-O starà svaligiando la cucina!- disse tranquillo il
giovane cuoco.
-Maledetto moccioso! Se lo trovo di nuovo con
le zampacce sul cibo preparato per la festa di stamani lo butto a
mare e, amen se non sa nuotare!- si inferocì il vecchio
cuoco –Su
andiamo!- disse iniziando a camminare verso la cucina, mentre i due
ragazzi sorridevano per averla passata liscia, o così
pensavano.
Infatti mentre i due camminavano verso la cucina, ad un certo punto
si iniziò a sentire uno strano odor di bruciato e del lieve
fumo
sparpagliato nell’aria.
Zeff si fermò di colpo annusando l’aria
intorno a se.
-Sentite anche voi quest’odor di fumo?- chiese
ai due sottoposti.
-Sarà qualcuno che starà fumando!- disse
Usop, prima di ricevere un calcio negli stinchi da parte del
biondo.
-Ma che dici Usop!- disse Sanji stringendo i denti –lo
sai che è vietato fumare a bordo!- disse fulminandolo con lo
sguardo.
-Sì, Sì! E' vero, allora sarà un
incendio!- disse
peggiorando la situazione.
-Un incendio? O no! Dobbiamo subito
capire da dove proviene il fumo ed avvisare il personale addetto a
questo tipo di emergenze!- disse il vecchio.
Improvvisamente
Usop si sentì uno strano calore salire dal fianco destro, ma
non ci
fece molto caso.
-è vero dobbiamo dare subito l’allarme o
la nave andrà a fuoco e colerà a picco!! Oddio
non voglio morire
sono ancora così giovane!- urlò il nasone
correndo avanti e
indietro per tutto il ponte.
Zeff osservò il ragazzo e vide
che il fumo proveniva dalla tasca della sua divisa.
-TU! Vieni
qui e non urlare!- disse prendendolo da un braccio.
Usop
sbiancò quando il vecchio inserì la mano nella
tasca dove lui aveva
nascosto la sigaretta di Sanji.
Appena Zeff estrasse il mozzicone
ormai ridotto a cenere, i suoi occhi si iniettarono di sangue ed una
pericolosa vena sul collo iniziò a pulsare frenetica.
-VOI
DUEEEE VENITE QUI!!!- urlò rincorrendo, con un mattarello, i
due
giovani sguatteri –FARABUTTI SE VI PRENDO VI FACCIO A FETTINE
E VI
CUCINO CON LE PATATE!!!- Urlava il vecchio per tutta la nave,
lasciando sbigottiti molti passeggeri, i quali si chiedevano se si
erano realmente imbarcati sulla nave dei sogni o su quella dei
pazzi.
Mi diressi verso la mia cabina
insieme a Bibi per scegliere l’abito da indossare per
l’evento
serale. Ero stanca dopo la lezione di Kendo e non avevo voglia di
scegliere un abito proprio adesso, ma Bibi aveva insistito
così
tanto che infine, per non sentirla più, decisi di
assecondarla.
Aprii la porta della mia stanza e mi diressi verso
l’armadio, meglio sceglierlo subito così dopo mi
sarei potuta
concedere un bel bagno caldo o una seduta nel bagno turco della nave,
per affrontare la serata con i nervi leggermente più
rilassati e,
soprattutto avere qualche minuto per pensare a ciò che avevo
provato
quando l’istruttore di kendo mi aveva
“abbracciata”. Era stata
come una scarica elettrica che mi aveva risvegliato, mai mi ero
sentita così…
-Nami ci sei!?- disse Bibi sventolandomi una
mano davanti agli occhi.
-Ehm, sì sì!-
-Da quando
siamo saliti su questa nave ti comporti in modo molto strano, sei
sempre con la testa tra le nuvole!- disse la mia amica buttandosi a
sedere sul mio letto –Scommetto che stavi pensando
all’affascinante
istruttore di Kendo!- rise
-No! Non è affatto vero!- dissi
arrossendo come un peperone, cavolo sembrava che mi avesse letto nel
pensiero.
Entrai con la testa nell’armadio ed iniziai a
scaraventare sul letto, e sulla testa di Bibi, vari abiti, mentre la
mia amica si sprecava a dire: troppo largo, troppo scuro, dove cavolo
hai comprato quel vestito!
Dopo un’ora intera con la testa china
nell’armadio non ce la facevo più, stavo per
strozzare Bibi se non
la smetteva di criticare ogni mio vestito!
-Nami non capisci,
per questa occasione ci vuole un vestito che faccia dire agli uomini
Wow! Capisci?- disse con fare saccente.
Prima che potessi
solo pensare ad una risposta, Law entrò con un pacco in
mano. Bibi
appena vide Law si pietrificò.
-Buona sera signore!- disse
con un sorriso di sfida nei confronti della mia amica, mentre entrava
e depositava il pacco sul letto.
-Cosa c’è in quel pacco?-
chiesi curiosa, d'altronde si dice che la curiosità
è
donna!
-Aprilo e lo scoprirai- mi disse con la sua voce
seducente.
Subito mi fiondai sul pacco e con cura sfilai il
fiocco rosso che lo circondava. Appena lo aprii rimasi senza parole e
Bibi pronunciò solo un “Wow” per lo
stupore. All’interno del
pacco c’era un bellissimo vestito da sera, rosso fuoco. Lo
presi in
mano per ammirarlo meglio, appoggiandomelo addosso mentre mi dirigevo
al grande specchio vicino l’armadio. Il vestito era mono
spalla,
lungo fino alle caviglie con un pronunciato spacco che lasciava
intravedere la gamba sinistra, mentre una elegante rosa nera si
stagliava sull’unica spallina del vestito.
-Law è
fantastico!- dissi ammirandomi allo specchio –Bibi, non credi
sia
perfetto per stasera?- chiesi volgendo lo sguardo verso
l’azzurra.
-Si… adesso devo andare ci vediamo stasera
Nami- disse uscendo come un fulmine dalla cabina.
Non capivo cosa
fosse successo improvvisamente a Bibi, appena era arrivato Law, lei
aveva cambiato umore radicalmente. Sapevo che non lo sopportava,
anche se non avevo mai capito il vero motivo, ma ormai era da tanto
che stavo con lui, doveva esserci abituata.
-Chissà cosa le è
preso…- dissi un po’ preoccupata.
-è solo lunatica,
lasciala stare!- disse Law entrando in bagno per farsi una
doccia.
Prima o poi avrei scoperto perché quei due non si
sopportavano, per il momento avevo un altro problema da risolvere: le
scarpe.
Dopo la strana fuga di Bibi e la missione:trovare
un paio di scarpe da abbinare al vestito, decisi di concedermi
finalmente il bagno caldo tanto desiderato. Restai nella vasca circa
un’ora, godendomi della soffice schiuma e del profumo
rilassante
delle candele all’argan. Dopo il bagno mi vestii e truccai e,
insieme a Law, mi incamminai verso il grande salone dove tra qualche
minuto si sarebbe dato il via al gran galà.
Il salone era
grandissimo ornato in maniera impeccabile: dal soffitto scendevano
milioni di luci bianche che, insieme ai fiori bianchi davano un non
so che di magico a tutto l’ambiente.
-Io vado a salutare
qualche amico- disse improvvisamente Law, lasciandomi nel bel mezzo
del salone, da sola.
Mi guardai intorno e non vidi nessun
viso familiare, le mie amiche ancora non erano arrivate e,
improvvisamente mi sentii sola. Molta gente affollava la grande sala:
uomini con costosi smoking e donne dai vestiti più alla moda
varcavano il grande portone o scendevano la sontuosa scala illuminata
di una luce tra l’arancio e il giallo. Non ero sola ma mi
sentivo
lo stesso così.
Mi avviai verso il bancone del bar, magari
bevendo qualcosa mi sarei sentita più a mio agio. Nel
piccolo
tragitto vidi alcuni camerieri che avevo conosciuto in quei due
giorni: quello con lo strano cappello di paglia in testa che aveva
parlato con Robin per tutto il tempo in cui noi eravamo state alla
lezione di kendo. Sembrava che quel ragazzo, Rufy, stesse aspettando
proprio la mia cara amica, visto che continuava ad alternare lo
sguardo dal portone alla scala, uniche due entrate nella sala.
Sorrisi a quell’idea, sì, Rufy sembrava proprio un
bravo ragazzo,
ma per Robin quello rimaneva un momento particolare. Affianco a Rufy,
c’era Usop il cameriere con il naso lungo e, questa volta
anche un
grosso bernoccolo che spuntava dalla sua folta capigliatura
riccioluta, chissà come se lo era procurato, sembrava che
qualcuno
gli avesse buttato qualcosa in testa.
Mi accomodai al bancone
del bar sedendomi su uno scomodo sgabello. Accavallai le gambe e
subito mi accorsi che il barman mi guardava con occhi sognanti.
-Ciaooo Dolcezza cosa posso offrirti?- mi chiese il barman
con uno strano sopracciglio a ricciolo.
-Una birra grazie!-
dissi sorridendogli dolcemente. Se Bibi mi avesse visto bere una
birra a quel galà, sicuramente me ne avrebbe dette di tutti
i
colori. La birra non era bibita da bere ad una manifestazione
elegante come quella, dello champagne sarebbe stato molto meglio, ma
cosa ci potevo fare io se la bionda era la mia preferita,
l’unica a
farmi sentire veramente a mio agio.
Mentre il barman ancora
con gli occhi cuoriformi mi passava la birra ordinata, una mano
l’afferrò prima di me. Alterata per quel gesto
seguì la mano per
dirne quattro al proprietario e, con mio gran dispiacere vidi quella
testa verde dell’istruttore di kendo. Basta! questo era
troppo, non
doveva toccare la mia birra! Voleva la guerra, e guerra
sia!
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a
tutti!!!!
Direi che è inutile scusarmi, questa storia procede
troppo a rilento e di questo ne sono estremamente dispiaciuta! Non
posso promettervi niente, solo che cercherò di ridurre i
tempi di
attesa!
Non so come definire questo capitolo, diciamo che è un
capitolo di passaggio, spero che vi sia piaciuto lo stesso!
Grazie
a tutti coloro che recensiranno e a quelli che hanno messo la storia
tra le seguite/preferite/ricordate!
A presto spero!
Baci kiko90
|
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Capitolo 4 *** capitolo 4 ***
Ero
sempre stata, fin da bambina, una tipa irascibile. Ero buona e
gentile con tutti ma guai a chi osava toccare le mie cose, era
più
forte di me, la mente si annebbiava di una strana forma di rabbia
incontrollabile, anche se questa volta era diverso.
L’istruttore
di kendo aveva giocato fin troppo con la mia pazienza, adesso aveva
proprio superato il limite. Aveva afferrato al bar, la MIA birra
facendomi scattare immediatamente i nervi. Ok, voleva la guerra, e
che guerra sia. Da donna avevo molte armi a mio vantaggio e, presto,
se ne sarebbe accorto.
Con un gesto lento, ma ben calcolato, mi
avvicinai a lui poggiando una mano sul suo muscoloso bicipite. Lui
sussultò, forse non si aspettava questa mia reazione, forse
si
aspettava qualche insulto, ma quella non sarebbe stata una buona
strategia, questa invece, sono sicura si sarebbe rivelata molto
efficace, e anche divertente.
Mi sedetti allo sgabello accanto a
lui, accavallando le gambe con sensualità, e facendo si che
lo
spacco pronunciato del vestito lasciasse scoperta una buona parte
della gamba sinistra.
Lo vidi osservare prima le mie gambe e poi
salire, con il suo sguardo nero, sempre più su. Si
soffermò più a
lungo sulla mia pronunciata scollatura e questo mi garantì
che il
mio piano avrebbe di certo funzionato.
Senza dire ancora una
parola schioccai le dita verso il barman ordinando un'altra birra
fresca, mentre quella che avevo ordinato in precedenza veniva
assaporata con gusto dall’istruttore.
-Vedo che ti piace la
mia birra!- dissi appoggiando un gomito sul bancone del bar e
poggiando la testa sul palmo della mano aperto.
-Sì, non è
niente male- sogghignò.
-Sappi che metterò sul tuo conto
entrambe le birre!- dissi ridendo maligna
-Strega- sussurrò
tra i denti, sorridendo di sbieco, sembrava divertirsi.
Osservai
l’uomo accanto a me per qualche minuto prima che la birra mi
fosse
consegnata. La camicia nera che indossava aderiva perfettamente al
suo corpo scultoreo e per un attimo mi ritrovai ad immaginare i suoi
meravigliosi addominali avvolti sotto la camicia. Senza accorgermene
arrossii e mi ritrovai il suo sguardo, e il suo ghigno,
addosso.
-Che c’è mocciosa, mi stai per caso immaginando
nudo?- disse normalmente mentre sorseggiava la birra.
Divenni
completamente paonazza a quelle parole, ero un tutt’uno con
il mio
vestito.
-No! Certo che no! Idiota!- esclamai dandogli uno
scappellotto sul braccio.
-Bè, non si direbbe, mi guardavi
con uno sguardo…- rise divertendosi a torturami.
Avevo
capito che mi stava prendendo letteralmente per i fondelli e questo
non doveva succedere, ero io quella che si doveva vendicare e
prenderlo in giro, non lui!
Mi guardai per un attimo intorno,
assicurandomi che Law e, nessun altro che conoscessi, fosse presente
nella sala, e per fortuna era così.
-Sai, mi hai proprio
scoperta, è difficile resistere ad un uomo come te- dissi
accarezzandogli il profilo del viso per poi scendere, lentamente, con
l’indice verso il suo collo e poi verso i suoi addominali.
Lo
sentii deglutire pesantemente, mentre un leggero colorito rosso
imporporava le sue gote. Benissimo, si sentiva in imbarazzo, un punto
per me!
-Co..cosa stai facendo?- mi chiese balbettando
imbarazzato.
-Tu cosa pensi che stia facendo? Mi diverto un
po’ con te!- dissi ammiccando sporgendo il mio pronunciato
decolté
verso di lui.
Lo vidi sorridere diabolico, e per un attimo mi
pentii di ciò che avevo fatto. E se lui approfittasse della
situazione? Se mi considerasse una delle sue tante allieve che si
sono prese una cotta per lui? No, non volevo che pensasse questo,
volevo che lui mi desiderasse, sapendo che non mi potrà
avere perché
non provo nessuna attrazione per lui, è solo un gioco per
me, almeno
credo.
ZORO
Questa ragazzina mi sta
sorprendendo, non la facevo così audace. Appena l'ho vista
al bar da
sola, con Sanji che le sbavava dietro come uno scemo non ho resistito
ad avvicinarmi a lei, anche se non so il perché.
L’ho sentita
ordinare una birra, che strano non me lo sarei mai aspettato, la
facevo una da vino bianco o spumante, quelle schifezze che il giorno
dopo ti procurano un mal di testa infernale, invece no, lei aveva
ordinato una semplice birra, che mi fossi fatto un’idea
sbagliata
su di lei?
Sapevo che era la figlia del proprietario e quindi
l’avevo subito etichettata come una snob che non sa niente
della
vita reale e che viene in vacanza sulla nave del papino solo per
spillargli qualche soldo, ma non credo sia realmente così,
lei
sembra diversa.
La prima volta che l’ho vista, ero sul ponte
insieme a Tashigi. Stavamo parlando, o meglio lei stava blaterando
senza sosta mentre io grugnivo qualche risposta, del programma di
kendo da praticare in queste settimane di viaggio, quando la vidi. I
suoi occhi mi colpirono subito, sembravano tristi e spaesati, poi
vidi il suo corpo perfetto e pensai che mai nessuna donna poteva
essere bella quanto lei, ma dovetti riprendermi subito
perché
accanto a lei spuntò il suo fidanzato, era ovvio che una
ragazza
come lei non sarebbe rimasta sola a lungo, ma i loro sguardi quando
si incrociavano non erano quelli di due persone innamorate alla
follia, piuttosto di due che stanno insieme solo per abitudine.
La
incontrai sul ponte qualche ora dopo, quando, per uno stupido
capriccio di Rufy, la nave virò improvvisamente e per poco
lei non
finiva in mare. Quando mi ritrovai il suo corpo morbido tra le
braccia ebbi come un fremito. Il suo viso era vicinissimo al mio
così
da poter memorizzare ogni più piccolo particolare. Non
sapevo cosa
dirle, non sono mai stato bravo con le parole, così il mio
lato più
scontroso uscì, non volendo, fuori. La chiamai mocciosa e la
vidi
gonfiare le guance offesa, cosa che mi fece ridere tra me e me. Aveva
qualche anno in meno di me, ma non era per niente una ragazzina, lo
vedevo da me, però sapere che quel nomignolo le dava
così fastidio
mi divertiva.
Quando l’avevo rivista alla lezione di kendo, ne
ero stato molto felice. Tra tutte quelle donne lei spiccava come la
luce in un tunnel buio. I suoi capelli rossi mi chiamavano come un
faro nella notte. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, anche
se con Tashigi che mi richiamava ogni secondo mi era difficile
osservarla come volevo. Con un moto volontario mi avvicinai a lei.
Vidi che teneva il bastone come una mazza da baseball e decisi di
sfruttare l’occasione. L’abbracciai. La sua pelle
morbida, il suo
dolce profumo di agrumi, mi scatenò delle reazioni che mai
avevo
provato. Era tutto così strano, quando lei era nei paraggi
mi
sentivo strano, non capivo il perché.
E adesso eccomi qui, seduto
al bar con lei a fianco. Il suo ragazzo non è nei paraggi,
ma come
si fa a lasciare una creatura così provocante da sola ad un
bar? E'
una tentazione troppo forte per ogni uomo.
Le rubo la birra
che aveva ordinato, cercando così una sua reazione.
Immaginavo che
mi avrebbe insultato, invece no, ancora una volta sono rimasto
stupito dalla sua reazione. Si avvicina a me con aria seducente, e
sento un campanello d’allarme nella mia testa scattare.
Attento
Zoro, è la figlia del capo, non fare cazzate.
Me ne sbatto
completamente di quello che mi suggerisce la mia coscienza e sto al
gioco, voglio vedere dove vuole arrivare. La vedo sedersi allo
sgabello accanto al mio accavallando le lunghe e sinuose gambe. Wow
che gambe!
Sento un fuoco dentro di me, il desiderio di toccarla,
di sfiorarla è forte, ma mi trattengo. Poi lei avvicina una
mano al
mio viso, mi accarezza e scende giù fino agli addominali,
sto
impazzendo.
Non so a che gioco stia giocando, ma mi piace, e
voglio giocare anche io!
Ghigno e metto una mano sul suo fianco.
La vedo irrigidirsi, non se lo aspettava. Con il pollice disegno
qualche cerchio immaginario sul suo fianco e la sento sciogliersi
sotto il mio tocco. In questo momento non sento più la
musica
intorno a noi, non vedo più nessuna persona nella sala,
siamo solo
io e lei.
Non so cosa mi stia prendendo ma sento che voglio starle
sempre più vicino. Con un moto inaspettato
l’attiro a me dalla
vita. Lei diventa ancora una volta rossa ma nei suoi occhi leggo
divertimento.
NAMI
Non so a
cosa stia pensando. Mi ha attirato a se e non so perché non
mi sono
opposta. Forse volevo proprio che facesse questo. Volevo stargli
più
vicina, ma perché? Questo dovrebbe essere solo uno stupido
gioco.
Decido di continuare a giocare, anche se so che sta
diventando troppo pericoloso, ma voglio vendicarmi per la birra
rubata, o in realtà voglio solo sentirmi viva per qualche
minuto.
Porto una mano sulla sua gamba facendogliele divaricare.
Mi insinuo tra di esse ed ora siamo veramente a pochi centimetri
l’uno dall’altra. Il mio cuore galoppa, sento uno
strano calore
dentro. Lui mi circonda la vita. Sento le sue mani grandi e forti
solleticarmi la schiena e istintivamente porto la testa indietro,
godendomi quelle carezze. Maledizione sto cadendo in una trappola lo
so, ma ormai non mi importa più.
-Mocciosa- mi
sussurra
-Si…- rispondo in preda a un lungo brivido lungo la
schiena. La sua mano sinistra scivola su e giù sotto lo
spacco del
vestito, facendomi sussultare dal piacere. Non mi importa
più se mi
chiama con quello stupido nomignolo, anzi sento che mi ci sto
abituando, e mi piace.
-Dovresti controllarti un po’ di più-
dice ghignando.
Lo guardo. Ha ragione, ma il suo tocco mi fa
impazzire, eppure non siamo soli, eppure io sono fidanzata, ma con
Law non mi sento così…completa.
Lui si scosta da me e sento
un improvviso freddo addosso. Da lontano sento gli inconfondibili
schiamazzi di Bibi, le mie amiche stanno arrivando.
Lui si alza e
mi guarda con uno sguardo così profondo che mi fa
sciogliere. Vorrei
dirgli di restare, di non andarsene, ma non posso, non devo.
Voglio
fare un ultima mossa, prendermi quel poco di rivincita che mi spetta,
o voglio solo assaporarlo, questo ancora non lo so.
Mi alzo anche
io, mi avvicino al suo viso e lo bacio velocemente. Sento qualcosa
risvegliarsi nel suo corpo e il suo sguardo stupito.
-Grazie
per la birra- dico prima di voltargli le spalle ed andarmene dalle
mie amiche con il suo sapore sulle mie labbra.
ZORO
Rimango
qui al bar a fissarla andar via. Non mi sono mosso di un passo, con
le labbra ancora un po’ socchiuse. Il cuore batte frenetico e
il
desiderio di lei ormai è forte in ogni parte del mio corpo,
ma non
posso averla.
Toccare la sua pelle è stato un errore, non
riuscivo a fermarmi, più la toccavo più volevo di
più. Credo che
mi abbia stregato.
Devo uscire di qui, devo prendere un po’
d’aria, devo dimenticare quello che è successo,
anche se so che
sarà impossibile. Stasera qualcosa tra noi si è
scatenato è sarà
difficile sopprimerlo.
ANGOLO
AUTRICE
Salveeee genteee!!! * schiva i numerosi pomodori che
le vengono lanciati* Sì lo so, sono in stra super mega
ritardo, ma
avevo bisogno dell’ispirazione giusta per questo capitolo!
Che dire
spero che il cap vi sia piaciuto. Ho deciso di mettere entrambi i
punti di vista così da far capire meglio ciò che
provano i
personaggi. Che ve ne pare?
Aspetto un vostro giudizio!
Un
bacio kiko90
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Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
A
malincuore lascio Zoro ancora in piedi davanti al bancone del bar e
mi dirigo dalle mie amiche appena giunte nella sala. Tutte e tre sono
molto eleganti. Robin indossa un vestito blu notte con delle eleganti
stampe a fiori, che scende morbido, e un po’ largo, sulla
vita e i
fianchi. Kaya invece indossa un vestitino semplice, ma molto carino,
color pesca con una fascia dorata alla vita. Sia Kaya che Robin sono
vestite molto sobriamente, mentre Bibi, bè a lei piace stare
al
centro dell’attenzione e lo si capisce benissimo dal vestito
che
indossa: un tubino nero molto aderente e molto, molto corto. I
capelli turchini sono racchiusi in un’elegante crocchia che
lascia
libere due ciocche mosse lungo il viso. Con il suo tacco quindici
Bibi inizia a camminare verso di me.
-Nami sei già arrivata?!- mi
urla ad un metro di distanza.
-Sì, sono qui da un po’…-
dico osservando con un occhio il bancone del bar, dove Zoro si
è
nuovamente seduto a bere e mi osserva. Quel suo sguardo così
profondo sembra entrarmi dentro così tanto che avvampo.
-Ti
senti bene Nami? Mi sembri un po’ accaldata- mi chiede Kaya
posando
una mano sul mio braccio.
-Sì, sì sto bene, ho solo un po’
di caldo, mi sa che il riscaldamento in questa sala e un po’
troppo
alto- dico velocemente cercando di tranquillizzare la mia amica che
ora mi sta guardando con una faccia più interrogativa di
prima.
-Ma
se siamo in piena estate! Non ci sono i riscaldamenti accesi, Nami-
da quando Kaya è così sfrontata? Oddio non
è lei a essere
sfrontata sono io quella completamente fusa, ma che mi è
saltato in
mente, i riscaldamenti in pieno luglio? Sono fuori di testa! Ma di
certo non potevo dirle che ero super accaldata a causa della troppa
vicinanza con l’istruttore di kendo, e che se loro avrebbero
ritardato anche solo un minuto di più non posso immaginare
cosa
avremmo fatto… bè, magari lo immagino
più tardi quando sono da
sola!
-Sì, è vero volevo dire che…- cerco di
inventare una
scusa un po’ più decente ma Bibi mi interrompe,
per
fortuna.
-Nami sei un caso perso, non lo sai che le donne,
quelle belle e attraenti come noi, devono arrivare a festa
già
iniziata, non prima che inizi, come le vecchiette!- dice Bibi con
aria saccente. Non la sopporto quando fa così, ma almeno
abbiamo
cambiato discorso.
-Perché non ci sediamo ad un tavolo?-
propone Robin sorridendomi complice. Di certo come sempre ha capito
cosa volevo realmente rispondere a Bibi, ovvero mandarla a quel
paese. Non siamo tutte come lei. Non ci crediamo delle star solo
perché veniamo da delle famiglie ricche. Mi dispiace
ammetterlo ma a
volte Bibi esagera, dovrebbe essere più umile, stare un
po’ più
con i piedi per terra.
Tutte e quattro ci dirigiamo verso
alcuni tavoli che si trovano al centro della grande sala. Tutto
sembra organizzato nei minimi dettagli. I tavoli sono ricoperti da
lunghe tovaglie avorio che scendono morbide sul parquet. Su di essi
erano riposti piatti della più fine porcellana e posate
d’argento,
con al centro, su ogni tavolo, dei fantastici fiori freschi delle
più
belle e profumate qualità: gigli, peonie,rose, tutti
obbligatoriamente bianchi.
Con un sorriso a trentadue denti,
Rufy, l’idiota che mi ha macchiato la mia camicia preferita,
si
avvicina verso di noi con una cartelletta in mano.
-Ciao
Robin!- gridacchia felice – e ciao ragazze!- dice
ricordandosi
anche della nostra presenza.
-Ciao Rufy! Lavori stasera?- gli
chiede Robin sorridendo felice. E’ strano, era da tanto che
non la
vedevo sorridere così.
-Sì, purtroppo!- dice il ragazzo
mettendo il broncio giusto due secondi, per poi scattare
immediatamente con la schiena dritta come se si fosse appena
ricordato qualcosa di importante –però se volete
posso essere il
vostro cameriere personale per questa sera!- dice sorridendo
smisuratamente.
-Ma certo che puoi, mi farebbe molto piacere!
Voi che ne pensate ragazze?- ci chiede Robin.
-Basta che non
mi sporchi anche questo vestito!- dico fulminandolo con lo sguardo
mentre Kaya ride delicatamente.
-Per me uno vale l’altro…-
risponde Bibi quasi seccata, mentre attiva il suo radar
“scapoli
ricchi ed affascinanti” e circospeziona l’intera
sala.
-Grazieeeee!!!!- inizia a saltellare felice Rufy, mentre
la figura di mio padre si staglia dietro di lui.
-Monkey D.
Rufy!- lo chiama mio padre con voce fredda ed autoritaria
–Che cosa
stai combinando? Ti sembra il caso di saltellare nel mezzo di una
sala gremita di persone importanti, in un evento altrettanto
importante!- dice sottolineando l’ultima parola.
Rufy
sbianca di colpo appena sente la voce di mio padre alle spalle, ed
istintivamente si mette la mano sull’orecchio che il giorno
prima
mio padre Genzo gli aveva stirato per bene.
-Scu-scusa Genzo è
che…- cerca di replicare il moro voltandosi verso mio padre
con il
suo solito e largo sorriso.
-Ti ho detto di chiamarmi Signor
Genzo, maledizione Rufy che testa dura che hai!- dice mio padre
spiattellandosi una mano sulla fronte –su, su vai in cucina e
porta
degli antipasti a queste dolci creature!- dice avvicinandosi a me e
prendendomi una mano per guardarmi meglio.
-Torno subito
Robin!- dice Rufy prima di dileguarsi tra la folla.
-E non
mangiarti gli antipasti!!- urla papà verso la cucina, per
poi
tornare con gli occhi su di me.
-Sei bellissima figliuola!-
dice asciugandosi velocemente una lacrima per l’emozione.
-Grazie
papà! Anche tu sei molto bello ed elegante stasera!- gli
dico
facendolo arrossire vistosamente.
-Bè tesoro non dirmi così
ho arrossisco- dice cercando di ritrovare il contegno perso,
sistemandosi la cravatta già perfetta di suo.
-è un po’
tardi signore, è già rosso come un peperone!-
risponde Bibi facendo
arrossire ancor di più papà.
Tutte e quattro, accompagnate
da mio padre ci sediamo a un bellissimo tavolo con nove posti a
sedere.
-Ti piace come abbiamo sistemato la sala tesoro?- mi
chiede.
-Sì, è bellissima! Ma di chi sono gli altri posti
a
sedere?- chiedo notando che oltre a me, le mie amiche, il posto di
Law e mio padre, ne avanzano altri tre.
-Si uniranno a noi
anche…- iniziò ma venne interrotto
dall’arrivo di Rufy.
-Ecco
gli antipasti!- proruppe Rufy insieme ad Usop, il ragazzo con il naso
lungo.
-La cena comincerà tra poco ragazze, nel frattempo
vado a sbrigare delle ultime cose, ci vediamo tra qualche minuto-
dice mio padre alzandosi dal tavolo ed inoltrandosi nella folla,
salutando ad ogni passo cinque o sei persone.
Appena mio padre
se ne va, Rufy ed Usop ne approfittano per sedersi accanto a Robin e
Kaya.
Il ragazzo dal sorriso elastico continua a guardare
Robin come se fosse una regina, è proprio cotto! Mentre Usop
parla
molto vicino a Kaya, la quale non smette un attimo di ridere. Anche
lei come Robin è cambiata da qualche giorno a questa parte.
Di
solito Kaya è sempre molto timida e non si lascia andare
facilmente
con le persone, mentre questa volta, con Usop, è diverso,
è più
sicura di se e si diverte. Sono proprio contenta per lei.
Mi
giro verso Bibi e la vedo sbuffare annoiata.
-Bibi, qualcosa
non va?- chiedo.
-Nami qui tutti sono interessati a qualcuno
tranne me, non è giusto…- dice osservando con
occhi assenti la
folla. Rimango perplessa a quelle parole. Non è da Bibi. Lei
non si
sente mai esclusa, lei è sempre al centro
dell’attenzione, o forse
in realtà non ho capito niente della mia amica e questo suo
modo di
vestirsi, di porsi con la gente, è solo una maschera per
celare la
sua vera essenza di fragile e solitaria ragazza. Sto per risponderle
quando Law arriva accanto a me. Il suo sguardo grigio e atono come
sempre. Per un solo secondo mi trovo a confrontarlo con quello nero e
profondo di Zoro, ma scuoto subito la testa per cancellare questo
confronto sbagliato ed ingiusto, non devo dimenticare che Law
è il
mio ragazzo!
Si siede accanto a me, ma non mi rivolge nemmeno
un saluto, una carezza, un sorriso, niente. So che ha un carattere
riservato ed apparentemente freddo, ma diamine sono la sua ragazza
ormai da anni, quando diavolo si aprirà con me?
Mi volto per
l’ennesima volta verso il bancone del bar e vedo Zoro intento
a
parlare con quell’odiosa istruttrice di kendo, Tashigi. Lei
gli ha
messo una mano sul braccio e gli urla qualcosa. Sembra arrabbiata ma
per che cosa? Zoro volge lo sguardo un attimo nella mia direzione e
lo fa anche lei, che stiano parlando di me? Sento una strana forma di
rabbia mischiata a qualcos’altro che mi sgorga nelle vene,
sono
rabbiosa come non mai, ma perché?
Zoro sbatte un bicchiere ormai
vuoto sul bancone e esce dalla sala seguito da quella sanguisuga.
Vorrei seguirli, vedere dove vanno e cosa si dicono, ma non posso.
ROBIN
-Sai Robin, io diventerò il
comandante di questa nave un giorno!- mi dice Rufy sorridendomi
felice. Lo conosco solo da qualche giorno ma sento che lui non
è
come tutti gli altri uomini, e soprattutto non è come colui
che mi
ha messo incinta e poi lasciata al mio destino. No, Rufy è
dolce,
sensibile, sempre attivo, e di buon cuore, lui è diverso, ma
questo
ormai non conta, non può contare, è ormai troppo
tardi per legarmi
a qualcuno, sono incinta e questo è un compito che mai
nessun uomo
con cervello si accollerebbe.
-Sì, Rufy, sono sicura che ci
riuscirai e troverai anche una regina che starà sempre al
tuo
fianco- Non so perché ho tirato fuori l’argomento
della regina,
lui non ne ha fatto parola, forse non ci pensa neanche.
-vorrei
che fossi tu la mia regina, Robin…- dice guardandomi dritto
negli
occhi. Avvampo. Sento il cuore battere forte nel petto.
Perché,
perché mi dice questo? Non mi conosce neanche! Eppure dai
suoi occhi
vedo che dice sul serio e che sta persino aspettando una
risposta.
Istintivamente metto una mano sulla pancia ancora non
evidente, soprattutto quando indosso vestiti come questo, che
nasconde alla perfezione l’inizio delle mie forme.
Lui mi
guarda con uno sguardo sempre più intenso. Non sono una tipa
scapestrata, che agisce senza pensare, ma questa volta vorrei farlo,
vorrei far tacere tutti i miei pensieri e fare ciò che mi
detta il
cuore, ma non posso.
-Rufy, sei un ragazzo dolcissimo, ma non
posso essere la tua regina- dico a malincuore abbassando lo sguardo
dai suoi magnetici occhi scuri.
-Ti va di ballare?- mi chiede
improvvisamente continuando a sorridere. Forse non mi ha sentito, o
forse non ha voluto sentire.
-io, veramente…-
-Ehi
Rufy ti va di ballare con me? Robin non è capace!- ci
interrompe
Bibi inserendosi tra di noi e mettendo in bella vista il suo
decolté.
-Veramente io volevo ballare con Robin- risponde un
po’ imbarazzato Rufy, non vuole offendere Bibi, anche se non
capisco perché si sia messa in mezzo così, lei mi
aveva detto che
Rufy le sembrava un idiota, perché adesso vuole ballare con
lui?
-Dai Rufy, a Robin non interessi,non l’hai capito?!-
Sento il soffitto cadermi addosso, perché Bibi ha detto
questa falsità? Perché è
improvvisamente interessata a Rufy?
Perché mi vuole portar via l’unico ragazzo che
è stato gentile
con me?
Rufy guarda prima me e poi Bibi. Aspetta che dico
qualcosa, ma non lo faccio. Il suo sguardo non è
più allegro come
prima e questo mi fa soffrire, sembra un po’ deluso.
Rufy si
alza e Bibi lo prende per mano. I due si mischiano tra la folla di
ballerini e vedo Bibi usare le sue mosse di seduzione su Rufy. Ancora
una volta mi chiedo perché fa tutto questo, ma non riesco a
trovare
una risposta. Posso solo restare qui a guardarli, senza fare o dire
niente, da sola.
NAMI
-Eccomi
di ritorno. Vedo che sei arrivato finalmente, Law- dice mio padre
appena tornato al tavolo con un altro uomo. L’uomo
è alto, magro
ma muscoloso, con dei capelli rossi un po’ sbarazzini e una
cicatrice sull’occhio sinistro.
-Lui è il capitano
Shanks!- annuncia mio padre –Shanks, lei è mia
figlia Nami e loro
sono le sue amiche Robin e Kaya e quello e Law il fidanzato di
Nami-
-piacere!- dico allungando una mano verso il famoso
capitano. Aveva ragione Bibi a dire che il capitano sarebbe stato un
gran figo!
-Piacere mio Nami, ragazze!- Shanks fa un mezzo
inchino e sorride così tanto da far concorrenza a Rufy.
Sembra una
persona allegra e fuori dalle righe visto che non indossa smoking
costosi o roba simile ma una semplice camicia bianca aperta un
po’
e dei normalissimi pantaloni neri.
-Shanks mangerà al nostro
tavolo e tra poco arriveranno anche gli altri due-
Shanks e
mio padre si accomodano al tavolo e dopo qualche secondo arrivano
anche Bibi e Rufy che si sono scatenati qualche minuto sulla pista da
ballo. Mi giro verso Robin, ha uno sguardo spento, mentre Bibi sembra
al settimo cielo, tiene Rufy a braccetto e sorride sussurrandogli
cose all’orecchio. Dopo qualche minuto mio padre spedisce
Rufy e
Usop a servire ai tavoli e noi iniziamo a chiacchierare con il
capitano, aspettando gli ultimi due ospiti.
-Finalmente siete
arrivati!- esclama mio padre guardando dietro di me.
-Scusi il
ritardo signore- risponde una voce femminile dietro di me. Appena
sento quella voce ho un sussulto, quella voce appartiene a quella
vipera di Tashigi, non può essere lei uno dei nostri ospiti.
Mi
volto piano e trovo la conferma ai miei dubbi. Tashigi foderata in un
abito rosa confetto mi guarda sorridendo controvoglia, si vede che lo
fa solo perché c'è mio padre al tavolo.
L’istruttrice si
incammina verso la sedia accanto a Law e io mi concentro su
l’altro
invitato. Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva. Che
diavolo ci fa Zoro qui? Non può essere lui l’altro
invitato,
sarebbe troppo imbarazzante.
Zoro mi guarda e sorride malizioso,
poi si siede proprio davanti a me, ed è proprio in quel
momento che
sento che questa serata sarà la più lunga della
mia
vita.
ANGOLO AUTRICE
Io
credo nei miracoli, e sono sicura che dopo oggi ci crediate anche
voi, visto questo aggiornamento lampo! E sì, aggiorno solo
dopo una
settimana, questo è un vero evento!
Comunque a parte queste
cavolate, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Finalmente
abbiamo scoperto chi è il capitano di questa nave, ovvero il
caro
Shanks! Sono sicura che a molti di voi la cara Bibi starà
veramente
sulle scatole durante questa storia e ritengo che il suo personaggio
sia il più OOC, purtroppo mi serviva così per la
storia!
Spero
di ricevere le vostre opinioni su questo cap!
Un bacione a presto
kiko90
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Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
Sono
passati solo cinque minuti da quando Tashigi e Zoro si sono
presentati al nostro tavolo, ma a me sembra già
un’infinità.
Non
posso credere di essere così sfortunata da ritrovarmi Zoro e
Law
allo stesso tavolo, perché diavolo mio padre avrà
invitato anche
gli istruttori di kendo?
Mi girò verso Genzo e lo trovo intento a
parlare con il tanto acclamato capitano. Il rosso sembra una persona
molto allegra, infatti non smette un attimo di ridere ed osservandolo
mi viene spontaneo sorridere a mia volta.
Quando mio padre ieri mi
aveva accennato che avrei avuto l’onore di incontrare il
famoso
capitano della Sunny, mai mi sarei immaginata un tipo simile. Nella
mia mente avevo immaginato un uomo molto più vecchio, fisico
possente e magari con un brutto caratteraccio, e anche un po’
snob,
ma il capitano Shanks era tutt’altra persona. Lui era un uomo
semplice che non si dava arie solo perché ricopriva un ruolo
importante, ma semplicemente lavorava per passione ed amore del mare,
almeno e questo che gli ho sentito dire qualche minuto
fa.
Rassegnata dal chiedere, per adesso, spiegazioni a mio
padre, mi volto e mi ritrovo lo sguardo di Zoro addosso.
Lo guardo
a mia volta e gli intimo di non dire o non fare sciocchezze e, con un
lieve cenno della testa indico, senza farmi notare dagli altri,
Law.
Vedo Zoro osservare il mio ragazzo e serrare la mascella,
sembra nervoso, chissà perché! Forse gli da
fastidio il fatto che
Law stia parlando con quell’oca di Tashigi, anche se il mio
ragazzo
sembra molto annoiato dalla conversazione. Tutto questo però
significherebbe che Zoro sarebbe geloso di Tashigi? No, non
può
essere, perché se così fosse vorrebbe dire che
lui terrebbe a lei o
peggio, che loro due avrebbero una relazione!
Scuoto la testa per
scacciare questo brutto pensiero e mi concentro ancora su Zoro. Ha
smesso di fissare Law ed è ritornato a guardare me. Mi
sorride e si
passa la lingua lentamente sulle labbra come se stesse riassaporando
qualcosa, il nostro bacio, forse?
Ripete quel gesto una seconda
volta guardandomi sempre più intensamente. In questo momento
sembra
che a questo tavolo ci siamo solo noi due. Sento un calore partire
dal basso ventre per poi diffondersi come lava bollente in tutto il
corpo. Perché Zoro mi fa questo effetto?
Mi mordo il labbro
inferiore perché sono troppo eccitata. Nella mia mente
ripercorro i
momenti passati al bar, la vicinanza con il suo corpo, le carezze, il
bacio…
Sento la voglia inarrestabile di lambire di nuovo quelle
labbra sottili, ma qualcosa mi riporta immediatamente alla
realtà.
Sento una mano sulla mia coscia destra. La mano percorre
lentamente la mia pelle per poi fermarsi nell’interno coscia
e
stringermi. Ho un sussulto. So di chi è quella mano, la
riconosco
fin troppo bene, ma per la prima volta vorrei appartenesse a qualcun
altro.
-Rossa, questa oca mi ha proprio stufato con tutte
queste chiacchiere, perché non mi distrai un po’
tu- mi sussurra
Law all’orecchio, mentre lascia la mia coscia e mi prende la
mano
posandola sul suo cavallo.
Lo guardo male e ritraggo subito la
mano.
-C’è mio padre! E poi non mi sembra proprio il
momento!- dico avvicinandomi al suo orecchio per non farmi sentire
dagli altri, sono a dir poco irritata dalla sua proposta, e questo mi
sorprende, una volta le sue proposte mi facevano tutt’altro
effetto.
Lui di tutta risposta pigia ancor più forte la mia
mano sul suo cavallo già duro. Perché non riesce
a pensare ad
altro? Ultimamente solo il sesso ci lega, anche se sento che presto
anche questo legame si dissolverà come tutto il resto.
Voglio bene a
Law, ma non sento più niente per lui. Tutta la passione
iniziale è
evaporata come neve al sole, non c’è rimasto
niente, viviamo
soltanto di semplice routine. Facciamo le stesse cose da anni e io mi
sono proprio rotta, non è questo che voglio, non dovrebbe
essere
così un rapporto d’amore. La passione,
l’amore, non dovrebbero
svanire mai, se sono reali!
Tolgo per la seconda volta la mano
dalla sua erezione, giusto in tempo prima che mio padre si giri verso
di me.
-Allora Nami, ho saputo ieri dalla tua amica Bibi che
frequentate il corso di Kendo, quindi ho deciso di invitare i due
istruttori per conoscerli meglio, sei contenta?- mi dice
sorridendo.
Ecco il motivo della loro presenza qui! Mi devo
appuntare di tagliare la lingua a Bibi, ultimamente sta parlando un
po’ troppo.
-Sì, certo papà- dico sorridendo
falsamente.
-Signor Roronoa, allora mi dica, come se la cava
mia figlia con il kendo?-
A quella domanda sbianco, oddio
perché mio padre a deciso di scavarmi la fossa? Spero che
quella
testa verde non dica niente di stupido.
-Diciamo che ha delle
grandi qualità e, doti nascoste! È un piacere
lavorare con lei-
dice Zoro buttandomi un veloce sguardo. Leggo la malizia nelle sue
parole, e spero che nessun altro se ne accorga, soprattutto
Law.
Vedo Tashigi stringere i denti e fulminarmi e io di tutta
risposta le sorrido, cosa che la irrita ancora di più, come
immaginavo.
Chissà a quali doti nascoste si riferiva Zoro,
dovrei chiederglielo, o forse e meglio di no, non dovrei più
vederlo
questa è la verità! Stare a contatto con lui
è un pericolo. Dovrei
cercare di sistemare, ricucire il mio rapporto con Law, d'altronde
sono anni che stiamo insieme non posso mandare tutto a puttane solo
per una stupida cotta per l’istruttore di kendo,sì
perché questa
è solo una stupida cotta, nient’altro!
La cena continua
tranquilla, Rufy e gli altri camerieri ci servono i primi e poi i
secondi. Il cuoco è veramente bravissimo, non ho mai
mangiato così
bene.
Ogni volta che Rufy torna al nostro tavolo noto che lancia
delle occhiate a Robin, ma lei le evita di proposito, e lui ogni
volta ci rimane male come un bambino che ha appena rotto il suo
giocattolo preferito. Non sono l’unica a notare lo sguardo
triste
del giovane cameriere, infatti anche il capitano Shanks lo nota e,
quando Rufy torna a portare una bottiglia di vino rosso, Shanks lo
afferra dalla testa e gliela inizia a strofinare con il pugno chiuso
come si fa con i bambini.
-Allora marmocchio come mai hai
questo muso lungo stasera? Zeff non ti fa toccare cibo fino a fine
serata?- chiede ridendo di gusto il rosso.
Vedo Rufy accennare
un sorriso e guardare velocemente Robin, per poi abbassare lo sguardo
al pavimento.
Shanks molla la testa del moro e lo osserva bene in
volto mentre Rufy si sistema il cappello appeso da una leggera
cordicina al collo.
-Vedo che porti ancora il mio vecchio
cappello! Sai che un giorno verrò a riprendermelo!- gli dice
il
rosso.
-Si vecchio!- esclama Rufy ritrovando un po’ del suo
sorriso –quando diventerò capitano di questa nave
ti restituirò
il cappello!- dice sfiorando con le dita il vecchio cappello di
paglia.
-Tzè capitano tu? Allora coleremo tutti a picco!-
disse mio padre sbuffando a ridere.
-Io sono sicura che ci
riuscirà!- interviene Robin con la sua voce pacata.
Rufy a
quelle parole ritrova il suo vero ed inconfondibile sorriso, credo
che non ci sia cosa più bella di quando una persona crede in
te,
nelle tue abilità e soprattutto nei tuoi sogni. A me questo
non è
mai successo dopo la morte di mia madre. Lei credeva in me
più di
chiunque altro. Certo anche mio padre e mia sorella hanno fiducia in
me e nelle mie abilità, ma sento che è diverso.
Ad un
certo punto della serata, la musica fà da padrona. Situato
in un
angolo della sala si trova un grande palco dove si esibiscono diversi
cantanti di vari generi. Sono felice di questa scelta, di solito
sulle navi ci sono sempre quelle stupide e noiose orchestre che
suonano sempre le solite e noiose canzoni tra valzer e tango e, in un
angolo sperduto della nave si ritrovano i più giovani, e
qualche
vecchietto con la sindrome di Peter pan, che ballano quelle
assordanti musiche da discoteca. Qui, sulla Sunny invece e tutto
diverso. Grazie ai vari generi, giovani e meno giovani possono
divertirsi insieme e apprezzare l’uno la musica
dell’altro.
Tra
una canzone ed un'altra la pista si affolla e mio padre, arrossendo
si alza e mi porge la mano in un chiaro invito a ballare. Accetto
volentieri e balliamo un lento molto carino. Con la coda
dell’occhio
vedo Bibi sporgersi verso il capitano e chiedergli di ballare con
lei, che sfacciata, e dopo poco i due ci raggiungono sulla pista. Al
tavolo sono rimasti solo Tashigi, Zoro, Law e Robin visto che Kaya
è
stata rapita qualche minuto prima che iniziassero le danze, da Usop.
Sotto sotto la mia cara amica Kaya ci sta fregando tutte,
chissà
cosa starà facendo con Usop.
Mentre volteggio tra i vari
ballerini improvvisati, vedo Rufy sedersi al tavolo vicino a Robin,
chissà cosa si diranno, Robin questa sera è un
po’
strana.
ROBIN
Quasi
tutti si sono fatti trasportare dalle danze. Bibi ha proposto, con
molta sfacciataggine, al capitano di ballare con lei, e lui da
gentiluomo non ha rifiutato. Mi sento leggermente più
sollevata
quando si alzano dal tavolo per dirigersi alla pista da ballo. Il
comportamento di Bibi con Rufy, qualche ora fa mi ha davvero dato
fastidio, anche se non so il perché, quindi averla un
po’ lontano
mi farà solo bene.
Al tavolo siamo rimasti solo io, gli
istruttori di kendo e Law. Vedo Zoro, l’istruttore osservare
Nami
ballare, sembra molto interessato a lei da come la guarda, ma
dovrebbe stare più attento, Law lo sta fissando con quel suo
sguardo
che incute timore. Tashigi, l’altra istruttrice, distrae Zoro
dall’osservare la mia amica, chiedendogli ripetutamente di
ballare
con lei, ma lui non ne vuole proprio sapere.
-Perché non la
porti a ballare almeno la smette di gridacchiare come una gallina-
dice Law rivolto a Zoro.
-Se ci tieni tanto portala tu a
ballare- e la risposta fredda dell’istruttore, che fissa Law
irritato.
-Io ho già con chi ballare- dice Law indicando con
un cenno Nami –credo tu abbia notato che stiamo insieme, e se
non
l’hai fatto, adesso te l’ho detto, quindi stai alla
larga da lei-
gli intima.
-Hai per caso paura che ti sfugga?- lo punzecchia
il verde.
-Tu stalle alla larga- dice Law prima di alzarsi ed
andare verso Nami e Genzo. Lo vedo chiedere a Genzo il permesso di
poter ballare con Nami e il vecchio proprietario gliela lascia un
po’
controvoglia, non gli è mai piaciuto Law, ma lo sopporta
solo per
rendere felice Nami.
Vedo Law abbracciare stretta Nami, e lanciare
un’occhiata di sfida o d’avvertimento a Zoro.
L’istruttore a
quella scena ringhia furioso e si alza dal tavolo uscendo dalla sala,
seguito come sempre da Tashigi che non lo molla un attimo da quel che
vedo.
Mentre seguivo questa scena non mi ero neanche accorta che
Rufy si era seduto accanto a me.
Mi volto e mi ritrovo i suoi
occhi scuri fissarmi.
-Ciao- lo saluto un po’ timidamente,
sono dispiaciuta di come lo trattato prima, di quando gli ho fatto
capire che non mi interessa.
-Ciao! Ti va di ballare?- mi
chiede sorridendo. Sembra di nuovo sereno e questo mi rende felice.
Sorrido a mia volta e faccio di no con la testa.
-Grazie Rufy
ma non mi va di ballare- dico gentilmente
-Ok! Allora che ne
dici se parliamo un po’?-
Annuisco felice e iniziamo a
parlare del più e del meno. Mi racconta del cuoco, un certo
Zeff, il
quale ha una gamba di legno ma è un genio nella cucina,
anche se , a
detta di Rufy è un po’ violento visto che rincorre
sempre, lui e i
suoi amici con il mattarello quando ne combinano una delle loro.
Mi
diverto a parlare con Rufy, lui è un ragazzo molto dolce e
divertente. Quando però mi chiede di parlargli della mia
vita, il
sorriso che fino ad adesso avevo in volto scompare. Non mi va di
raccontargli della mia triste storia e sentirmi dire la solita ed
inutile frase mi dispiace. Resto zitta e lui piega la testa da un
lato per scrutare meglio il mio viso.
-Non sei obbligata a
parlarmene! Sai io non ho un passato molto facile. Sono cresciuto
senza un padre o una madre, solo con mio nonno. Poi lui mi ha
affidato ad una vecchia e pazza signora e lì ho conosciuto
mio
fratello Ace e Sabo. Sai Robin non importa se abbiamo un passato
triste, se abbiamo sofferto, importa solo quello che siamo adesso.
Abbiamo degli amici e siamo felici, cosa c’è di
meglio?- mi chiede
sorridendo.
-Hai ragione Rufy, ma a volte non è tutto così
facile, sai io…- dico mettendomi una mano sul ventre. Sento
che a
lui posso raccontare della mia gravidanza, lui mi capirà, ma
non
riesco neanche ad iniziare il discorso che Bibi torna al tavolo come
un uragano.
-Rufy eccoti!!!- urla felice.
Rufy osserva
prima me e poi si gira verso Bibi sorridendo cordiale –Sono
venuto
per fare due chiacchiere con Robin- dice, magari Bibi capirà
e ci
lascerà stare un po’ da soli.
-Che noia sempre a parlare!
Dai vieni a ballare con me!- dice Bibi prendendolo per la mano e
sorridendogli maliziosamente. Non ha capito che Rufy non è
quel tipo
di ragazzo. Lui non vuole portarsela a letto, lui vuole solo parlare
con me, ascoltarmi, capirmi.
-No grazie, preferisco fare
compagnia a Robin!-
-Ma Robin non può neanche ballare perché
è incinta! Su Rufy vieni con me!- dice tirandolo.
Quelle
parole sono come un pugno nello stomaco. Perché Bibi ha
tirato fuori
la mia gravidanza? Perché? E poi davanti a Rufy! Sa che per
me è un
argomento delicato. Mi sento ferita e mi alzo per andarmene di
lì.
Vedo Rufy con gli occhi spalancati osservare il mio ventre. Ecco
adesso penserà chissà cosa, vorrei spiegargli
tutto, ma ormai è
troppo tardi e non me la sento. Sento le lacrime bussare prepotenti e
cerco di trattenerle almeno fino all’arrivo nella mia
cabina.
-Bibi a ragione Rufy, io non posso ballare e non sono
di buona compagnia, divertitevi io torno in cabina sono stanca-
così
me ne vado verso la cabina, mentre le prime lacrime, crudeli iniziano
a rigarmi il volto. Attraverso lo specchio della sala vedo Rufy
ancora lì impalato, con Bibi che mi guarda e poi abbassa lo
sguardo.
Credo si sia pentita di ciò che ha detto, ma ormai
è troppo tardi.
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Capitolo 7 *** capitolo 7 ***
Capitolo
dedicato a tutte le Zonamiste, autrici e non, che non vengono
considerate, ma che continuano a shippare lo stesso questa coppia
perchè lo Zonami non è morto e non
morirà mai solo perchè qualche
autrice non scrive più o si ritira.
Viva
le Zonamiste e lo Zonami!
Buona
lettura!
Terzo
giorno sulla Thousand Sunny
Mi svegliai molto presto e con la
gran voglia di respirare un po’ d’aria fresca. Mi
alzai e dopo
essermi infilata una leggera camicia e dei pantaloncini di jeans,
uscii dalla stanza senza svegliare Law.
La sera prima, quella del
gran galà, ad un certo punto Law si era comportato in un
modo molto
strano. Sembrava improvvisamente più protettivo, quasi
geloso, ma
non so il perché, visto che non si era mai comportato
così prima.
Mentre stavo ballando con mio padre, improvvisamente si era
presentato in pista chiedendo a Genzo il permesso di ballare insieme
a me e, dopo che lo aveva ottenuto si era girato verso il nostro
tavolo incenerendo Zoro; che quei due in mia assenza si fossero detti
qualcosa? Che a Zoro fosse sfuggito l’argomento bacio? Dovevo
scoprirlo, ma di certo non avevo il coraggio di chiederlo a
Law.
Uscita dalla mia cabina mi diressi verso il ponte, che trovai
completamente deserto.
Il mare quella mattina era calmo, i delfini
costeggiavano la nave saltellando accanto ad essa, mentre i primi
raggi del sole iniziavano a scaldare la fresca atmosfera.
Amavo
osservare il mare, la natura, in completo silenzio. Tutto era
più
bello così, potevi udire i canti degli uccelli, lo
scrosciare delle
onde contro la chiglia ed assaporare il tutto in completa pace.
Restai appoggiata alla balaustra per non so neanche io quanto
tempo, godendomi la fresca brezza marina che mi scompigliava i lunghi
capelli rossi lasciati liberi.
Dopo un po’ di relax decisi di
fare una passeggiata sul ponte per sgranchirmi un po’ le
gambe e
conoscere meglio ogni angolo della nave di mio padre.
Passai
davanti la polena e sorrisi per la strana forma che aveva, una testa
di leone, che gran fantasia, poi mi incamminai verso la zona
ricreativa dove in pieno giorno c’era sempre un sacco di
gente
attorno alla grande piscina oppure ai piccoli alberi di mandarino che
adornavano un piccolo giardino sulla nave, molto gradito soprattutto
dai bambini.
Mentre passavo accanto alla piscina sentii dei rumori
provenire dalla palestra di kendo.
Camminai verso la palestra e
vidi che la porta era socchiusa. Curiosa mi affacciai, e vidi Zoro
intento ad allenarsi con ben tre katane.
Zoro sembrava essere
molto concentrato mentre sferrava uno dietro l’altro dei
fendenti
contro un avversario invisibile. Il suo corpo, coperto solo da dei
pantaloni neri, era interamente imperlato di sudore, cosa che doveva
risultarmi abbastanza disgustosa, ma che su di lui mi faceva
tutt’altro effetto.
I suoi movimenti erano ai miei occhi
inesperti, precisi e potenti, e in un qual senso trovavo quel suo
combattere simile ad una danza elegante ed equilibrata.
Silenziosa
come un gatto entrai nella palestra senza farmi sentire e soprattutto
senza distrarre il mio istruttore. Lo osservai per svariati minuti,
finché esausto non cessò gli allenamenti,
asciugandosi la fronte
con un asciugamano.
-Ti è piaciuto lo spettacolo mocciosa?-
disse Zoro mentre era ancora girato, probabilmente si era accorto
subito della mia presenza, ma non si era fermato comunque.
-Bè
devo dire che sei abbastanza bravo- dissi punzecchiandolo
nell’orgoglio.
-Abbastanza?- chiese alzando un sopracciglio
mentre si avvicinava a me.
Più si avvicinava più il mio
corpo iniziava a tremare. Cosa dovevo dirgli ora? Cosa dovevo
fare?
-Come mai sei qui?- chiese
Bella domanda e adesso
cosa avrei risposto? Non sapevo neanche io il perché ero
lì.
Inizialmente solo per curiosità, ma poi ero rimasta
ammaliata dalle
sue abilità e dal suo corpo.
-mi sono alzata presto e ho
fatto un giro sulla nave, finché non ho sentito dei rumori
provenire
da qui e sono venuta a controllare- dissi cercando di essere il
più
credibile possibile e di celare l’ansia che mi portava averlo
così
vicino.
-Capisco il tuo caro ragazzo non ti fa divertire
abbastanza così sei venuta a cercare altro- disse in tono
acido,
perché ora si comportava così? Di solito era
sfrontato, arrogante,
ma mai così acido.
-Stronzo! Law non centra niente!- urlai
incavolata
-Ma certo, Law è il ragazzo perfetto! Un medico,
ricco e famoso, ma che non riesce a soddisfare la sua donna
abbastanza ed ha paura che gliela portino via- disse sempre con lo
stesso tono.
-Non so che problemi hai con Law, ma lui mi
soddisfa benissimo, anzi ora è meglio che torni da lui!-
dissi
voltandomi e camminando furiosa verso la porta. Che stronzo! Ma come
si permetteva di dirmi quelle cose? Di parlare in quel modo di Law
quando nemmeno lo conosceva!
-Aspetta!- disse Zoro
afferrandomi da un braccio e voltandomi verso di lui.
Mi ritrovai
a solo qualche centimetro di distanza dal suo viso, con i suoi
addominali scolpiti e sudati attaccati al mio petto. Sentivo il
respiro caldo di Zoro sul viso e questo mi provocava non pochi
brividi di piacere. Perché quando lui mi era vicino, mi
sentivo
così?
-Cosa vuoi ancora?- dissi cercando di liberarmi dalla
sua ferrea, ma dolce, presa.
-Non dovevo dire quelle cose, ma
odio vederti con lui- disse lasciandomi il braccio.
Quelle
parole risuonarono mille volte nella mia testa prima che ne capissi
il vero significato, lui era geloso! Era geloso di vedermi insieme a
Law, e la serata del galà per lui doveva essere stata un
vero
inferno, forse era anche per questo che improvvisamente se ne era
andato, mentre io e Law stavamo ballando.
Quella rivelazione mi
fece sentire al settimo cielo, ma allo stesso tempo mi sentivo un
verme perché non dovevo sentirmi così felice,
dovevo andarmene
nella mia cabina da Law, non stare lì con lui.
Zoro
continuava a guardarmi con quel suo profondo occhio nero, facendomi
sentire al centro del mondo. Dovevo resistere, non dovevo cedere a
quello sguardo, a quel corpo.
Mi voltai facendo un passo avanti
per andarmene, ma sembrava che la porta della palestra si fosse
allontanata di svariati metri.
-Sono fidanzata Zoro…- dissi
rammentandolo più a me che a lui.
-Lo so…- disse togliendo
le distanze tra di noi ed abbracciandomi dalla vita.
Le sue mani
calde si inserirono sotto la mia camicetta accarezzandomi il ventre,
mentre la sua bocca mi lasciava leggeri baci sul collo.
-So
che sei fidanzata, ma sei felice, Nami? Sei felice con lui?- mi
chiese, chiamandomi per la prima volta per nome, cosa che mi fece
sentire ancora più importante. Il mio nome risuonava come
melodia
dalla sua bocca.
Ero confusa, confusa come non mai, eppure
sapevo che dentro di me avevo già le risposte a quelle
domande, però
avevo paura ad ammetterlo, per quello che sarebbe successo dopo.
-Se
sei felice con quello, allora chiedimi di fermarmi, lo farò
e ti
lascerò stare per sempre, sarò soltanto un
semplice istruttore per
te- disse soffiandomi queste parole nell’orecchio, mentre le
sue
mani continuavano ad accarezzarmi il ventre eccitandomi.
Non
volevo che si fermasse. Non mi ero mai sentita prima d’ora
così
bene come ora con le sue mani addosso. Il suo tocco era rude e
delicato al tempo stesso, sapeva come far eccitare una donna e lo
sapeva fare anche bene.
-Non fermarti- furono le uniche parole
che riuscirono ad uscire dalla mia bocca, ed era la pura
verità,
volevo che continuasse a toccarmi, volevo andare oltre, lo desideravo
troppo.
A quelle parole sentii Zoro sorridermi mentre
continuava a lasciarmi una scia di baci sul collo che mi fece
inarcare il capo per la goduria. La mano destra si insinuò
tra i
miei pantaloncini giocherellando con il mio slip nero, mentre
l’altra
mano era risalita fino al mio seno, palpeggiandolo ed accarezzandolo
con movimenti circolari.
Ero in estasi, pura estasi. Con Law in
tutti questi anni non mi ero mai sentita così soltanto con
delle
semplice carezze ai punti giusti. Sentivo l’erezione di Zoro
premere contro il mio fondo schiena e mi immaginai come sarebbe stato
bello fare l’amore con lui, sicuramente non l’avrei
mai
dimenticato.
Con cura Zoro mi sfilò i pantaloncini e la
camicetta facendomi restare solo con l’intimo.
Presa dalla foga
del momento mi girai finalmente verso di lui. Volevo guardarlo negli
occhi mentre mi dava piacere, volevo baciarlo e portarlo
all’estasi
come lui aveva fatto con me.
Mi avventai sulle sue labbra
insinuando la lingua nella sua bocca che trovai pronta a ricevermi.
Le nostre lingue danzarono in un ballo appassionato, succhiandosi
l’una con l’altra senza saziarsi mai.
Schiacciai il mio corpo,
il mio petto sul suo, nudo e sudato muovendomi lentamente su e
giù
per eccitarlo maggiormente.
Mentre continuavamo a baciarci le mie
mani scivolarono lente e malandrine prima sui suoi addominali,
graffiandoli leggermente e poi sempre più giù
verso il suo membro
di cui ero smaniosa toccare.
Gli calai i pantaloni ed afferrai il
suo membro dagli slip tesi e bagnati.
Era immenso e lungo e la
cosa mi fece eccitare ancor di più, a tal punto che le mie
mutandine
si bagnarono completamente.
Spalancai gli occhi per la dura
consistenza e Zoro se ne accorse sorridendo compiaciuto.
Iniziai a
maneggiare il suo membro con movimenti lenti, giocherellando con la
punta da cui usciva un leggero liquido lubrificante.
Le nostre
bocche si staccarono per riacquistare aria e Zoro ne
approfittò per
grugnire di piacere.
Eccitato mi prese dai glutei e mi sollevò
sbattendomi contro la parete della palestra per poi fiondarsi sul mio
seno che brandì con la lingua e qualche leggero morso.
Sentivo
che da lì a qualche secondo saremmo passati di livello.
Volevo
sentirmelo dentro, volevo arrivare al culmine del piacere insieme a
lui, senza fermarci mai.
Ormai eravamo entrambi sudati ed eccitati
e Zoro con un rapido gesto mi aveva calato le mutandine, pronto a
penetrarmi. La punta del suo membro era puntata sulle mie labbra
vaginali, pronto e scalpitante, quando ad un certo punto la porta
della palestra si spalancò.
-Ma… ma cosa succede qui?!
Zoro!- urlò Tashigi in piena crisi di nervi, mentre con
occhi
spalancati osservava me e Zoro nudi ed avvinghiati l’uno
all’altra
pronti a completarsi.
ROBIN
Mi
ero rigirata nel letto più volte per tutta la notte. Non
riuscivo a
capire perché Bibi si era comportata in quel modo al ballo.
Perché,
anche sapendo che per me la storia della gravidanza era un argomento
delicato, l’aveva tirata in ballo lo stesso, per giunta
davanti a
Rufy.
Non so come aveva fatto, ma mi ero affezionata molto a Rufy.
Lui era diverso da tutti i ragazzi che avevo incontrato. Era dolce e
gentile e soprattutto mi faceva ridere, qualità veramente
rara da
trovare in un uomo.
Lui era più piccolo di me, eppure quando mi
aveva parlato della sua infanzia, avevo scorto nei suoi occhi una
grande maturità e per un attimo la differenza di
età non l’avevo
sentita per niente.
Eppure anche se Rufy era stato così buono con
me, Bibi aveva ben pensato di portamelo via, senza una ragione,
soltanto per capriccio.
Volevo bene a Bibi, era una delle mie più
care amiche insieme a Nami e Kaya, ma da qualche giorno il suo
comportamento mi dava davvero sui nervi.
Mi alzai dal letto, stufa
di rigirarmi senza trovare una giusta posizione.
Bibi aveva la
stanza di fronte alla mia e forse era giunto il momento di chiarire
le cose. L’amicizia viene prima dell’amore e, anche
se la sera
prima mi aveva ferito sentivo il bisogno di chiarirmi con lei, forse
non lo aveva fatto apposta, forse pensava che avessi già
detto tutto
a Rufy.
Dovevo scoprirlo.
Presi un accappatoio di raso e mi
avvolsi in esso per non prendere troppo freddo, poi aprii la porta e
attraversai il corridoio che divideva la mia stanza da quella di
Bibi.
Sapevo che era ancora molto presto e che probabilmente Bibi
stava dormendo, ma sapevo anche che avrebbe capito la mia voglia di
chiarire e, forse anche lei quella notte non era riuscita a
dormire.
Bussai leggermente alla porta ma non ricevetti nessuna
risposta.
Bussai ancora, finché, infreddolita decisi di aprire la
porta con la chiave di riserva che mi aveva dato Bibi in caso di
necessità.
Entrai nella stanza, avvolta nell’ombra. Sapevo che
Bibi amava dormire al buio, ma quello era veramente buio pesto.
Mi
avventurai a tastoni finché non trovai una piccola lampada
sul
comodino ed illuminai la stanza di una flebile luce arancione.
Vidi
Bibi serenamente addormentata a pancia in giù, e capii che
l’unica
che non era riuscita a dormire ero io.
La scossi delicatamente per
un braccio, e la vidi girarsi lentamente nella mia direzione,
mugugnando qualcosa.
Felice di aver catturato la sua attenzione,
aspettai che si svegliasse completamente, finché i suoi
occhi chiari
non incontrarono i miei.
-Robin, che ci fai qui?- sussurrò
con la voce ancora un po’ impastata dal sonno.
-Bibi, volevo
chiarire il tuo comportamento di ieri sera. Ci sono rimasta molto
male, ma ti voglio bene e so che non lo hai fatto per ferirmi- dissi
sentendomi un po’ più sollevata.
Bibi si sedette sul letto
e notai che era nuda sotto le lenzuola, forse era una sua abitudine,
questo non lo sapevo.
La vidi guardarsi intorno e cercare
spaventata qualcosa nel letto, poi sollevata si girò verso
di
me.
-Oh Robin, mi dispiace tanto per ieri. Non dovevo buttar
fuori la storia della tua gravidanza, mi dispiace, io ti voglio bene-
disse sorridendomi dolcemente.
-Oh Bibi, tranquilla è tutto
risol…- ma non finii di parlare perché un rumore
dal bagno catturò
la mia attenzione. Vidi Bibi sbiancare di colpo e guardarmi con occhi
sbarrati e spaventati.
Non capivo il perché di questa reazione,
evidentemente aveva passato la notte con qualcuno, forse il capitano
Shanks, ma non capivo perché fosse spaventata in un certo
senso
dalla mia reazione. Stavo per chiederle il motivo di
quell’atteggiamento quando vidi Rufy uscire dal bagno, nudo,
e in
quel momento il mondo mi crollò addosso.
ANGOLO
AUTRICE
Salveee gente!!! :) –finge di non essere in ritardo
per di più di un mese, ma i lettori la guardano con sguardo
omicida-
Ok, ok, chiedo venia per questo imperdonabile ritardo, ma non ho
avuto proprio il tempo materiale di mettermi a scrivere, quindi se
potete, perdonatemi! –si mette in ginocchio e chiede perdono-
Ok
scemenze a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la
vostra voglia di vendetta si sia rivolta verso altri soggetti tipo
Tashigi e Bibi, così mi risparmiate!
Che altro dire, aspetto i
vostri commenti come non mai, sono proprio curiosa di leggere le
vostre reazioni a questo cap!
Ringrazio tutti coloro che
seguono/leggono e recensiscono questa storia, vi adoro e mi date
davvero una gran voglia di continuare a scrivere! Spero di non farvi
aspettare tanto con il prox cap!
Un bacione kiko90
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Capitolo 8 *** capitolo 8 ***
NICO
ROBIN
Non riuscivo più a muovermi. Ero lì bloccata in
quella
stanza, con Bibi nuda nel letto e Rufy appena uscito dal bagno che mi
guardava sconvolto.
Mi sentivo soffocare, mi mancava l’aria, ma
allo stesso tempo le mie gambe e l’intero corpo sembravano
essersi
fossilizzati.
Vidi Rufy guardare prima me e poi Bibi,
spaesato.
Come avevo potuto affezionarmi di nuovo ad un uomo fino
a questo punto? Non mi era bastata la lezione?
-Robin, mi…-
Bibi si alzò dal letto, afferrandomi per un polso per
potermi
parlare, ma io bruscamente la scansai.
Come aveva potuto farmi
una cosa del genere, sapeva quanto io mi fossi affezionata a Rufy,
eppure non aveva avuto nessun rimorso nel portarselo a letto, dopo
avergli spiattellato, con poca delicatezza, che ero incinta.
Tutto
questo era troppo, non potevo resistere un minuto di più in
quella
stanza quindi cercai di recuperare le forze ed uscire di lì,
o sarei
crollata da un momento all’altro.
-No, Robin aspetta!!- urlò
Rufy correndomi dietro.
Era avvolto da un accappatoio bianco,
senza il suo inseparabile cappello, forse esso era rimasto in quel
maledetto letto con Bibi.
Basta, non volevo più pensarci, volevo
solo chiudermi nella mia stanza e piangere da sola, promettendo a me
stessa che questa sarebbe stata l’ultima volta che avrei
pianto per
un uomo.
Rufy, riuscì a raggiungermi, afferrandomi da una
mano e voltandomi verso di lui.
-Robin…- la sua voce era
incrinata, stava soffrendo, ma perché? Lui non aveva motivo
di
soffrire.
-Lasciami sola Rufy, ti prego…- dissi abbassando
lo sguardo, non riuscivo a guardarlo negli occhi, era troppo
doloroso.
-Mi dispiace Robin io non…- iniziò a dire ma un
improvviso schiaffo lo fermò.
Non mi ero neanche accorta di
essere stata io, sentivo la mano pulsare e, solo allora, alzai gli
occhi verso il viso di Rufy, dove la forma della mia mano destra era
ben visibile.
-Non avvicinarti mai più a me! So che dovevo
dirti la verità sulla mia gravidanza, lo stavo per fare, ma
Bibi mi
ha preceduto. Però non credevo, o almeno speravo, che la tua
reazione fosse stata un'altra. Ti credevo diverso Rufy, ma tu sei
come tutti gli uomini- il mio tono era freddo, duro, ma come altro
poteva essere, ero appena stata ferita nel profondo e non sapevo se
sarei mai riuscita a riprendermi.
Rufy non parlò, abbassò la
testa subendo tutte le brutte parole che uscivano dalla mia bocca.
Ero arrabbiata, delusa più che mai, non sapendo neanche il
vero
motivo, infondo io e Rufy eravamo solo amici, perché allora
scoprire
che era andato a letto con Bibi mi faceva soffrire così
tanto?
Lo
lasciai lì, mezzo nudo davanti la porta della mia stanza,
che chiusi
a chiave per non essere disturbata tutto il giorno.
Volevo stare
sola, dovevo stare sola, almeno non avrei più
sofferto.
BIBI
INIZIO FLASHBACK
Mi
sentivo un verme.
Un verme con la lingua biforcuta che aveva
avvelenato la vita di una delle sue più care amiche.
Quella sera,
al galà, ero furiosa. Furiosa perché Nami aveva
per se le
attenzioni di Law e anche quelle dell’istruttore di kendo.
Furiosa
perché Robin, incinta e senza mettersi in mostra, aveva
ottenuto le
attenzioni di Rufy, come Kaya con Usop. Io ero l’unica che,
pur
mostrando tutta la mia bellezza, non veniva calcolata da nessuno o,
come era successo tempo prima, veniva lasciata da parte come uno
scarto di cibo, da un uomo che aveva preferito un'altra a lei.
Quella
delusione era ancora viva dentro di me, ed ogni volta che lo rivedevo
qualcosa, forse vendetta o gelosia, si accendeva dentro di me,
portando a galla tutto l’odio e il veleno che avevo dentro,
riversandolo contro le mie amiche a cui non avevo mai raccontato
niente, e come potevo.
Rufy entrò in camera, sbattendo la
porta.
Era arrabbiato, molto arrabbiato. Avevo capito dal primo
giorno che lo avevamo incontrato ciò che provava per Robin.
Era
stato un vero e proprio colpo di fulmine il suo, appena
l’aveva
vista si era illuminato, e questo aveva fatto scattare qualcosa
dentro di me, invidia, profonda e letale invidia.
Ogni volta che
vedevo tutte le attenzioni che riservava a Robin, il modo in cui la
guardava, l’invidia cresceva, a tal punto da desiderarlo
più che
mai.
Lo volevo per me, volevo che quelle attenzioni che ho sempre
cercato, e mai avuto, mi fossero finalmente restituite, ma era
impossibile, Rufy aveva occhi solo per lei, per Robin.
Al galà
avevo fatto di tutto. Avevo riversato le mie attenzioni prima sul
capitano Shanks per impedire all’invidia di accecarmi, ma
questo
non servì a nulla. Il vestito scollato, le moine non
servivano a
nulla e, vedermi davanti colui che mi aveva spezzato il cuore due
anni fa, mi fece perdere il controllo.
Cercai di attirare
l’attenzione di Rufy, non mi importava più di
ferire i sentimenti
delle mie amiche, volevo essere io quella al centro
dell’attenzione,
volevo io le sue attenzioni, ma lui era completamente stregato da
Robin, così l’insana e spietata invidia prese il
sopravvento,
spiattellando fuori il segreto di Robin, sicura che Rufy sapendolo
non l’avrebbe più considerata, come facevano tutti
gli uomini
quando venivano a conoscenza della gravidanza.
Mi sentii male nel
vedere Robin scappare via, ma allo stesso tempo fui felice.
Rufy
era rimasto lì immobile a fissare il punto dove prima si
trovava
Robin.
-Devo andare da lei!- disse improvvisamente, facendo un
passo verso l’uscita della sala.
Non capivo perché volesse
seguirla anche dopo aver scoperto che era incinta, ma lui mi
chiarì
ogni cosa.
-Non mi importa se è incinta, io… io mi sono
innamorato di lei- disse così sicuro, che capii subito che
ciò che
provava per Robin non era solo una semplice cotta, ma qualcosa di
più
profondo.
Questa scoperta però non fece altro che accentuare
la mia voglia di averlo, magari avrebbe potuto amare me, come amava
Robin.
-Ascolta Rufy, conosco Robin, tra poco tornerà qui e
allora potrai parlarci per tutta la sera, ora che ne dici di
aspettarla qui, mangiando e bevendo qualcosa?- dissi sbattendo le
ciglia il più sensualmente possibile, ma sembrava non
vedermi
neanche.
-ma io veramente…forse è meglio che vado da Robin
o penserà male…-
-Fidati Rufy, tornerà tra poco…- mentii
sapendo che Robin dopo ciò che avevo detto non sarebbe
più tornata
nella sala del galà.
Riuscii finalmente a convincere Rufy a
sedersi con me al bancone e bere qualcosa. Mi confessò che
era
astemio e quella rivelazione mi illuminò.
Lo feci bere come non
mai e poi insieme ci dirigemmo nella mia stanza.
Era ubriaco ma
continuava a pensare a Robin, solo a lei.
Appena arrivati nella
mia stanza si buttò esausto sul letto, voleva dormire, ma
non potevo
permetterglielo, lui doveva essere mio.
Mi spogliai e mi misi su
di lui iniziando a baciarlo. Inizialmente non rispose al bacio ma
poi, con una audacia che non credevo possedesse, mi prese dai fianchi
e mi avvicinò a lui per baciarmi con passione.
Mi sentivo
finalmente apprezzata, amata, voluta.
Rufy era tutto fuoco, mi
baciava come mai nessuno mi aveva baciata, ma ad un certo punto capii
il perché…
-uhm…Robin…- disse mentre mi baciava il
collo.
Pensava che fossi lei, pensava che fossi la sua Robin.
Qualunque donna al mio posto se ne sarebbe andata, magari lasciandolo
con cinque dita spiattellate sul viso, ma non io, avevo troppo
bisogno del suo calore, del suo amore, anche se sapevo non era
dedicato a me.
FINE FLASHBACK
-Come hai
potuto farmi questo Bibi?- mi disse Rufy mentre si vestiva di corsa.
–Mi hai fatto ubriacare e poi…- non riusciva
neanche a finire la
frase tanto lo schifo che provava di se.
Mi alzai, ancora
senza veli, e corsi da lui, aggrappandomi ad un suo braccio.
-Ti
prego Rufy resta!- dissi sentendo le lacrime pungere prepotenti
contro le mie iridi chiare.
-No, Bibi. Lasciami stare, anzi ti
prego, stammi lontana- disse con tono freddo, scostandosi dalla mia
presa e lasciandomi, sola in questa maledetta stanza.
Mi
chiusi nella stanza, mentre implacabili lacrime scendevano
ininterrottamente.
Raggiunsi il letto dove, solo per quella notte,
mi ero sentita felice, voluta.
Mi sedetti al centro di esso,
continuando a piangere.
Perché il destino era così crudele con
me? A distanza di due anni, eccomi ancora nella stessa situazione:
sola, nuda in un letto, con un uomo che mi aveva appena lasciato
perché desiderava un’altra donna, una mia amica,
ancora…
Toc
Toc
Qualcuno bussò alla porta e per un breve istante
sperai che fosse Rufy, ma sapevo essere solo una speranza
inutile.
-Signorina Bibi, sono Pell!-
Pell, la mia
“guardia del corpo”. Sapevo che mio padre non mi
avrebbe mai
mandato in crociera senza una guardia del corpo, e anche se non lo
avevo notato sulla nave in quei giorni, sapevo che c’era.
-Va
tutto bene signorina Bibi?- chiese continuando a bussare.
-Sì…-
dissi con voce incrinata dal pianto.
La porta si aprì,
rivelando un Pell estremamente preoccupato, che richiuse dietro di se
la porta, mettendosi in tasca la chiave elettronica, e avvicinandosi
al mio letto.
Io non mi mossi minimamente, non sentendomi per
niente imbarazzata visto che ero ancora nuda.
Lui con le guance
un po’ rosse, mi coprì con un accappatoio di seta
e mi strinse a
se, probabilmente aveva capito ciò che era successo, almeno
a grandi
linee.
-Non deve piangere signorina…- disse accarezzandomi
dolcemente la schiena.
-Pell, chiamami Bibi…- gli ribadii
come facevo ormai da anni.
-Bibi…- disse con voce calda –non
devi piangere… quell’uomo non merita la
meravigliosa e bellissima
donna che sei- mi disse e io sentii tutto il suo affetto per
me.
-sono io che non lo merito! Non merito nessuno perché
sono un mostro- dissi singhiozzando.
-No! Non sei un mostro!-
mi rimproverò –evidentemente quell’uomo
non sa cos’ha
lasciato-.
Quelle parole così dolci mi riscaldarono il cuore.
Sapevo che Pell non conosceva i fatti quindi non poteva immaginare
ciò che avevo fatto, ma dentro di me lo ringraziai per il
conforto
che mi stava dando.
-Alcuni uomini vogliono solo divertirsi,
non vogliono costruire qualcosa, una famiglia… sono solo
degli
egoisti- disse con tono più duro, se solo sapesse la
verità non
parlerebbe così.
Quell’ultima frase però mi schiarì le
idee, improvvisamente dentro la mia testa si fece largo un piano, un
piano che mi avrebbe garantito la felicità e, soprattutto,
Rufy!
-Grazie Pell, ora so cosa fare!- dissi alzandomi dal
letto più motivata che mai. Quel che è fatto
è fatto, mi dissi,
ora era venuto il momento di cancellare i rimorsi e pensare solo alla
mia felicità.
ANGOLO AUTRICE:
Ciaoooo a
tutti!! Eccomi come sempre in ritardo, ma il tempo è sempre
così
poco :'(
Comunque questo cap magari può risultare un po' noioso,
senza neanche Nami e Zoro, ma era necessario per capire in pieno i
sentimenti di Robin e soprattutto quelli di Bibi.
Fatemi sapere
cosa ne pensate.
Un mega bacio Kiko
P.s. Prometto entro
fine settimana di recuperare le fic che sto seguendo! Scusatemi!
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Capitolo 9 *** capitolo 9 ***
-Ma
che sta succedendo qui!? Zoro!- la voce stridula di Tashigi era
giunta alle nostre orecchie come un ronzio fastidioso. Entrambi
eravamo pronti a completarci, ad assecondare la voglia di possederci
che avevamo tenuto nascosta dal primo giorno, ma quella dannata oca
era arrivata proprio nel momento sbagliato.
Zoro fulminò con il
suo sguardo nero, la collega, che sembrava non avere nessuna voglia
di andarsene di lì; forse aveva qualche strano problema e le
piaceva
guardare mentre… no, non credo, piuttosto era decisamente
sconvolta
che il suo caro collega stesse per penetrare una donna che non era
lei.
Lo avevo capito dalla prima lezione, da come gli stava
sempre addosso e lo guardava, che quella quattrocchi provava qualcosa
per Zoro, ma evidentemente non era ricambiata.
Zoro si
allontanò, riluttante, dal mio caldo ed invitante corpo, e
si voltò,
coprendosi, verso la mora, mentre io cercavo di ricompormi alla bene
e meglio.
-Tashiji che diavolo vuoi?- sbottò
infastidito.
-La lezione sta per iniziare, ti consiglierei di
rivestirti se non vuoi che altre allieve vedano i tuoi gioielli di
famiglia- disse con una punta di gelosia, l’istruttrice,
mentre
usciva chiudendosi la porta alle spalle.
Zoro, appena la porta
si chiuse, si girò verso di me, guardandomi maliziosamente.
-E
no, non possiamo più ormai, la lezione sta per iniziare ed
io, io
devo…- cercai di dire mentre lui iniziò a
baciarmi il
collo.
-Zoro…devo…ah…-
Perché era così
estremamente eccitante, non riuscivo a non godere ad ogni suo minimo
tocco.
-Ti sei pentita?- mi chiese improvvisamente lasciandomi
un po’ interdetta. Davvero credeva che mi potessi pentire di
quel
che stavamo per fare? Avevo appena tradito il mio ragazzo,
l’istruttrice ci aveva appena scoperti nudi ed avvinghiati,
ma io
ero comunque al settimo cielo, come non lo ero mai stata.
-No,
per niente- dissi baciandolo con passione.
Alcune voci
giunsero improvvisamente alle nostre orecchie, facendoci staccare
immediatamente.
Ebbi giusto il tempo di uscire dall’entrata
posteriore della palestra quando le prime allieve, cinguettando,
salutarono Zoro.
Arrivai sul ponte pronta a rientrare nella
palestra come se niente fosse, chissà se Bibi e Kaya erano
già
entrate.
Mi ravvivai i capelli ed entrai in palestra. Vidi Zoro
ghignare senza guardarmi ed io feci lo stesso.
Osservai la
palestra che qualche minuto prima stava per diventare il nostro
rifugio d’amore, e mi incamminai verso la fine di essa dove,
di
solito, io, Kaya e Bibi ci riscaldavamo, ma questa volta trovai solo
Kaya.
-Ciao Nami!- mi salutò dolcemente
-Ciao Kaya, ma
Bibi dov’è?- le chiesi
-E' rimasta in camera, ha detto che
non si sentiva molto bene e non veniva oggi a lezione- mi
spiegò.
-Capisco, dopo andrò a vedere come sta-
Iniziò
l’allenamento, ed io non riuscivo a togliere gli occhi di
dosso da
Zoro, e non ero di certo l’unica. I suoi addominali
guizzavano
sotto la stretta canottiera bianca risaltando la sua
tartaruga.
Tashiji stranamente non era venuta a lezione, chissà
perché, forse era ancora traumatizzata.
Improvvisamente, come se
l’avessi chiamata, la quattrocchi fece la sua comparsa in
palestra
con uno strano sorrisino sulle labbra, non so perché, ma non
preannunciava niente di buono.
La vidi avvicinarsi a Zoro che,
infastidito la stette ad ascoltare, mentre lei gli bisbigliava ad un
orecchio.
Vidi Zoro sgranare l’occhio nero, stupito, e ribattere
aspramente alla donna, più arrabbiato che mai, mentre lei
continuava
a sorridere falsamente.
Chissà cosa gli stava dicendo, perché
Zoro era così arrabbiato, appena finita la lezione glielo
avrei
chiesto.
Per tutta la lezione il volto di Zoro fu velato da uno
strato di preoccupazione mista a rabbia. Ero sempre più
curiosa di
sapere cosa Tashiji gli avesse detto da causargli quella reazione. I
nostri sguardi si incrociarono solo un paio di volte e, non so come,
sentivo che lui voleva dirmi qualcosa, ma cosa?
Dopo
un’intensa ora di allenamenti con quel dannato bastone, la
lezione
terminò.
Mi sistemai la coda alta che avevo fatto per tenere
ordinati i miei lunghi capelli, mentre attendevo che le altre allieve
si dileguassero.
-Nami, non vieni?- mi chiese Kaya indicando
la porta.
-No, devo parlare un attimo con l’istruttore, ci
vediamo più tardi- dissi sorridendole serena.
Kaya mi salutò
con un dolce sorriso e si avvicinò alla porta, ma essa si
spalancò
di colpo prima che la mia amica avesse il tempo di sfiorare la
maniglia.
Tutti i presenti si girarono verso l’entrata, dopo che
la porta sbatté violenta contro il muro attendendo colui che
era
stato così brusco.
Il corpo di mio padre si stagliò nella
stanza, marciando come un soldato verso i due istruttori. Rimasi
incuriosita da quell’atteggiamento, poche volte mio padre si
arrabbiava in quel modo, il suo viso era scuro e gli occhi stretti in
due fessure come se con la sola potenza del suo sguardo scuro potesse
incenerire qualcuno. Cos’era successo per scatenare quella
reazione
in Genzo? Se una parte di me era smaniosa di saperlo,
un’altra, più
piccola e paurosa, preferiva non saperlo. Una strana sensazione
iniziò ad invadermi e cominciai a sentirmi più
ansiosa che
mai.
-Roronoa, nel mio ufficio, subito!- la voce roca di mio
padre, era fredda come un cubetto di ghiaccio appena tolto dal
freezer.
Zoro osservò Genzo come se già sapesse il motivo
della sua rabbia e, senza ribattere, seguì mio padre verso
l’uscita
della palestra.
Rimasi per svariati minuti lì, ferma ad
osservare quella porta, mentre pian piano la palestra si svuotava.
Un
morso allo stomaco mi stava stritolando le interiora, avvertendomi in
qualche modo di un’imminente pericolo, ma quale.
Mi riscossi e
mi avvicinai alla porta, decidendo, finalmente, di uscire di
lì, ma
Tashiji mi si piazzò davanti.
Ci osservammo come due leonesse
pronte a contendersi l’ultima carcassa della savana,
studiandoci da
capo a piedi per diversi secondi, finché lei non
sbottò in una
fragorosa risata.
-Ahahaha! Non so proprio cosa ci trovi Zoro
in te! Sei così… inutile!- disse sottolineando
l’ultima
parola.
-Inutile, io?- dissi stringendo i denti pronta a
sbranarla a suon di insulti. –Ma ti sei vista? Sembri un
manico di
scopa, uno di quelli vecchi che vengono buttati in una vecchia
cantina destinati a marcirci!- dissi più acida che mai.
-Puoi
dirmi quello che vuoi, ma Zoro non sarà tuo, piccola
ragazzina
viziata! Anzi molto probabilmente ora non lo rivedrai più!-
disse
continuando a ridere per poi voltarsi ed andarsene.
Cosa voleva
dire con “non lo vedrai più?” che stava
succedendo? Lei per caso
sapeva perché mio padre aveva chiamato Zoro nel suo ufficio?
Che lo
volesse licenziare? E per quale motivo?
-Che vuoi dire brutta
oca? Cosa sta succedendo a Zoro?- urlai in sua direzione,
fregandomene se qualcuno mi sentiva.
L’arpia voltò la testa
e disse –Tuo padre sa tutto- per poi proseguire il suo
cammino.
Oh
no! Genzo sapeva tutto! Sapeva che io e Zoro stavamo per...? Che
avevo tradito Law? Ma si ecco il motivo di tanta rabbia e sicuramente
era stata quella quattrocchi a spifferare tutto, ma ora cosa sarebbe
successo a Zoro? Dovevo trovarlo. Dovevo spiegare in qualche modo
come stavano realmente i fatti a mio padre, anche se, conoscendolo,
non mi avrebbe più guardato in faccia.
Corsi come una
pazza verso il suo studio e lo trovai aperto. Mi guardai intorno,
sembrava non esserci nessuno, forse avevano già terminato di
chiarirsi o mio padre in questo momento stava buttando a mare il
corpo di Zoro, il quale si era macchiato della colpa di aver anche
solo toccato la sua preziosa bambina.
Stavo per uscire, pronta a
correre per tutto il ponte finché non avrei trovato uno dei
due, ma
qualcosa catturò la mia attenzione.
Vidi una scarpa vicino alla
scrivania di mio padre, mi avvicinai per capire che ci facesse
lì e
quello che vidi mi lasciò senza fiato: mio padre, a terra
con una
katana in pieno petto, morto.
ANGOLO
AUTRICE:
Salveee genteeee!!!
Piaciuto il capitoletto? *ride
di gusto*
Ok, ok, posso spiegarvi tutto, o quasi! Il cap come
avrete notato è un po’ corto, ma solo
perché volevo lasciarvi con
questa bella scenetta/enigma! Genzo kaput! Morto! È giunto
alla fine
dei suoi giorni e sembra che sia stato proprio Zoro ad ucciderlo!
Che
altro dire, a presto con il prossimo capitolo e, non vedo
l’ora di
leggere, come sempre, le vostre recensioni!!!
Bacioniii kiko
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Capitolo 10 *** capitolo 10 ***
Rimasi immobile senza neanche respirare per qualche secondo o minuto che a me parvero ore prima di urlare con tutta la voce ed il dolore che avevo in corpo.
Caddi con le ginocchia a terra e strisciai verso il corpo inerme di mio padre.
Non riuscivo a crederci, non potevo credere che lui fosse morto.
Dei passi mi raggiunsero e delle voci iniziarono a dire qualcosa, ma a me non importava più niente, davanti ai miei occhi c’era mio padre, l’uomo più dolce ed onesto mai conosciuto, l’uomo che anche se aveva perso sua moglie non si era dato per vinto, non si era abbattuto ed aveva cresciuto le sue due bambine non facendogli mancare niente.
Mi sento chiamare, qualcuno mi chiede di spostarmi ma io non lo faccio, non ho la forza per farlo. Non sento niente, solo il cuore ormai in pezzi che fa male, tanto male.
Fuori dall’ufficio di mio padre si sono raggruppate molte persone, lo capisco dal vociare irrequieto dietro le mie spalle. Qualcuno parla di infarto, altri di ictus non hanno ancora notato la katana infilzata nel petto di mio padre, parlano senza sapere cosa sia effettivamente accaduto, senza conoscere nessun fatto, parlano perché è questo che alla gente piace fare, parlare.
Mi volto verso la porta e mi alzo –Andatevene! Andatevene tutti!- urlò in piena crisi nervosa, mentre sento lo stomaco torcersi.
Nel giro di qualche minuto la stanza si affolla ed io non riesco più a respirare, mi manca l’aria e vorrei uscire da lì ma non ci riesco.
-Nami- una voce profonda mi chiama e mi circonda le spalle accompagnandomi fuori, riconosco quella voce è Law e mi stupisco che dopo tanto tempo mi abbia di nuovo chiamata per nome.
-Cos’è successo Nami?- mi chiede guardandomi negli occhi, con le sue iridi grigie tremendamente serie.
-Papà…l’ho trovato morto…a terra…con una katana nel petto- balbetto scossa da potenti singhiozzi. Leggo nei suoi occhi il dolore prima di essere racchiusa tra le sue braccia ed e lì che mi viene in mente il volto di una persona, Zoro.
È ingiusto lo so, ma non posso far a meno di desiderare che le braccia di Law siano in realtà quelle di Zoro. Mi odio per questo pensiero, ma non posso comandare il mio cuore.
-è la sua katana!-
-Sì, dicono sia stato lui!-
-Non ci posso credere sembrava una così brava persona!-
-la sua collega ha appena riferito alle autorità sulla nave che Roronoa era stato chiamato nell’ufficio del capo e che Genzo era furioso con lui-
Voci, ancora quelle fastidiose voci.
Sciolgo l’abbraccio di Law per capire cos’hanno ancora da dire e quando sento il cognome di Zoro il mio cuore perde qualche battito. Ma che diavolo stanno insinuando quelle persone? Non possono pensare che Zoro…
La katana.
Sgrano gli occhi quando l’immagine di mio padre con quella katana nel petto mi invade di nuovo la mente. Non posso crederci, non voglio crederci, eppure ora riconosco anche io quella katana, la spada di Zoro.
Mi sento mancare il respiro e le gambe mi cedono, l’ultima cosa che vedo è Law che mi chiama e poi il buio…
ROBIN
Corsi in camera di Nami appena mi diedero la notizia, non riuscivo a crederci che Genzo potesse essere morto era una così brava persona.
Entrai in camera senza neanche bussare e trovai Kaya e Bibi sul letto vicino a Nami per consolarla. I miei occhi trafissero quelli di Bibi la quale abbassò la testa sconfitta. Volevo andarmene, non la volevo vedere, ma dovevo restare per Nami lei ora aveva bisogno di me.
Mi sedetti sul letto e l’abbracciai, sentendo le sue lacrime bagnarmi il collo del vestito, mi si strinse il cuore a vedere Nami ridotta in quello stato, ma la potevo capire anche io avevo perso mia mamma quando ero piccola, però sapere che la morte di Genzo era opera di qualcuno sulla nave, che il suo era stato un omicidio doveva aver sconvolto Nami nel profondo.
-Non posso credere che sia stato lui!- singhiozzò Nami tra le mie braccia –Io credevo che lui fosse…-
La strinsi più forte a me accarezzandole i lunghi capelli ramati. Era stato uno schok per tutti noi venire a conoscenza che l’istruttore di kendo, Zoro, avesse ucciso lui Genzo. Non sapevamo il movente, ma si parlava di una lite e poi era venuta fuori una testimone, Tashiji l’istruttrice che lavorava al fianco di Zoro.
-te lo avevo detto io di stare lontana da lui!- disse Bibi con la sua solita aria da snob. Non era affatto vero, lei non le aveva detto un bel niente anzi forse l’aveva persino spronata a buttarsi tra le braccia dell’istruttore. Avevo capito, forse come tutte, che Nami era decisamente attratta da Zoro e che la stessa cosa valeva per lui. Quando i loro occhi si incrociavano sembravano emanare scintille e vedevo la reazione che lui aveva su Nami, la stessa che avevo io quando incrociavo il sorriso di Rufy.
Rufy.
Solo pensare a lui mi provoca una morsa al cuore e non posso far altro che incolparmi per essermi illusa per l’ennesima volta. Io lo so, e forse anche Nami adesso sa che gli uomini sono tutti uguali, vogliono solo una cosa, l’amore ormai non esiste più.
NAMI
Le mie amiche mi sono state accanto tutto il giorno, sono veramente uniche.
Dopo essere svenuta tra le braccia di Law mi sono svegliata nella mia cabina e dopo un po’ sono stata circondata dagli abbracci calorosi delle mie amiche. Ho notato un certo distacco tra Robin e Bibi, ma forse è una mia impressione.
Ora sono sola in camera, ho chiesto loro di lasciarmi un po’ da sola per dormire, ma in realtà l’ultima cosa che voglio è dormire.
Tutta la nave e in fermento, il medico di bordo sta facendo l’autopsia al corpo di mio padre cercando qualche indizio sul colpevole, ma tutti i sospetti sono fondati su un'unica persona, Zoro.
Sono ore che lo cercano per tutta la nave ed ancora non sono riusciti a trovarlo e questo alimenta solo i sospetti. Non volevo crederci ma ora è tutto troppo evidente. Mio padre avrà minacciato Zoro di licenziarlo o chissà cosa e lui colto da uno scatto di ira lo ha trafitto con la sua spada.
Rabbrividisco immaginandomi la scena fin troppo reale e piango, piango perché la crociera da sogno che mi era stata promessa si è trasformata nel mio peggior incubo.
Infondo al mio cuore credo ancora che Zoro sia innocente, ma allora se lo fosse veramente perché si sta nascondendo? Perché è questo che sta facendo. La nave anche se grande non è infinita e ci sono molte persone reclutate nella ricerca, ma niente nessuno lo ha ancora trovato.
Zoro è colpevole.
Zoro ha ucciso Genzo.
Zoro mi ha solo usata.
Questa ultima considerazione mi toglie il respiro e decido che è ora di uscire da questa cabina.
Cammino per il corridoio verso il ponte per prendere un po’ d’aria quando improvvisamente sento una porta aprirsi e poi mi sento afferrare da un braccio e vengo trascinata in uno stanzino, forse quello adibito a ripostiglio.
Mugugno qualcosa mentre una grossa mano mi viene portata sulla bocca e non posso emettere nessun suono. Un’altra mano chiude il ripostiglio a chiave.
Sono al buio dentro questo stanza due metri per due schiacciata contro il torace di qualcuno.
Mi tremano le gambe e il cuore pompa forte, chi è questa persona? Cosa vuole da me?
Lo sento spostare il viso accanto al mio orecchio e le sue labbra mi sussurrano di non urlare.
Annuisco per farlo contento, ma appena toglierà la mano griderò così forte che mi sentiranno per tutta la nave.
Sento la sua mano scivolare lentamente dalla mia bocca ed accarezzarmi il collo mentre un sospiro esce dalle labbra del mio aggressore.
-Mocciosa- quel nomignolo, non può essere.
Serrò le labbra e mi mordo il labbro inferiore con i denti, mentre lentamente mi volto verso di lui. Inizialmente non avevo riconosciuto la sua voce per la troppa paura, ma ora…ora non ho nessun dubbio e, stranamente, non ho nessuna paura di lui, anche se dopo quello che ha fatto a mio padre dovrei.
Mi volto e nel buio dello stanzino riesco comunque a scorgere i suoi occhi scuri e mi perdo in essi come sempre. Non so perché Zoro mi faccia questo effetto, perché quando sono accanto a lui mi dimentico di tutto, eppure nonostante il mio cuore è a pezzi, con lui accanto mi sento un po’ meglio.
-Non sono stato io, credimi- mi sussurra e solo allora la magia di quello sguardo si infrange riportando tutto il dolore provato in quelle ore nel mio petto.
Faccio un passo indietro e vado a sbattere contro il muro, cavolo questa stanza è veramente un buco!
Tende una mano verso di me per toccarmi, ma io gli faccio capire che non deve farlo, non può più farlo, non dopo aver ucciso mio padre.
-Mocciosa non sono stato io ad uccidere tuo padre! Perché avrei dovuto farlo?- mi chiede come se io potessi conoscere una tale risposta.
-è allora perché ti stai nascondendo? I veri innocenti non si nascondono! Sei stato tu! Tu! Come hai potuto! io pensavo che noi…- mi fermo prima di pentirmi per l’ennesima volta delle mie azioni quando ho lui vicino. Lo vedo guardarmi con occhi seri, occhi feriti, come può credersi lui quello ferito? Sono io quella a cui LUI ha appena ucciso il padre!
Rialza gli occhi su di me e si avvicina, ed io da perfetta stupida lo lascio fare.
Mi prende il viso fra le sue rudi mani e lo alza in modo che i nostri sguardi si fondino.
-Ho visto tuo padre nel suo studio, ma abbiamo solo parlato, niente lite, anzi! Poi sono uscito e mi sono fatto una doccia. Avevo fame così sono andato in cucina e, mentre due camerieri stavano per entrare li ho sentiti parlare dell’omicidio di tuo padre e del fatto che era stato trafitto dalla mia katana. Mi sono nascosto e sono venuto a cercarti ma sei stata con il tuo fidanzato e le tue amiche per così tanto tempo…- sospira abbassando lo sguardo per poi riportarlo su di me –non so cosa sia successo, so solo che sono innocente Nami! Mi devi credere!-
Lo guardo cercando di assimilare ogni sua parola, e gli credo, cavolo se lo faccio!
I suoi occhi sono così sinceri, la sua voce così calma quando mi racconta la verità che tutti i dubbi maturati fin adesso si sciolgono come neve al sole.
Non so perché lo abbia fatto ma appena ho capito che il mio cuore aveva ragione, che Zoro non poteva aver ucciso mio padre, mi sono avventata sulle sue labbra.
Lo sento rispondere al mio bacio con passione, sembra una vita che non lo bacio invece sono passate solo ore da questa mattina.
Mi schiaccia contro il muro con il suo corpo, ed entra con la sua lingua nella mia bocca iniziando ad assaporarmi.
Mi perdo, mi perdo letteralmente nei suoi gesti così caldi, così passionali.
Le sue mani si infilano sotto la mia maglietta alla ricerca della mia pelle.
Mi accarezza il ventre e poi sale fin su ai seni. Si stacca dalla mia bocca per scivolare in una lunga serie di bollenti baci sul collo ed io inarco la testa all’indietro quando sento le sue mani stringermi i seni.
Non dovrei perdere la testa in questo modo per lui. Non dovrei comportarmi così a qualche ora dalla morte di mio padre, quando non so chi lo abbia ucciso, ma non resisto, le sue mani, il suo corpo mi coinvolgono troppo.
Il mio respiro si fa affannoso ed inizio ad avere un gran caldo soprattutto se lui continua a stuzzicarmi in questo modo.
Alza la testa e mi guarda negli occhi ed io capisco che aspetta che io gli dica di fermarsi o continuare e in tutta risposta alzo le braccia verso l’alto per farmi togliere la maglietta, non mi voglio fermare, mi sento troppo bene adesso, mi sento leggera come una foglia.
Gli tolgo la maglia a mia volta e graffio per l’eccitazione i suoi perfetti pettorali.
Lo sento ansimare contro il mio petto, mentre succhia i miei capezzoli turgidi.
Gemo, gemo come mai in vita mia, mordendomi il labbro con i denti per non farmi sentire, nessuno deve disturbarci questa volta.
La mia mano scivola verso la zip dei suoi jeans, non voglio rimanere passiva, voglio arrivare a lui come lui è arrivato a me.
La apro ed intrufolo la mano sentendo la sua erezione ben dritta.
Mi vuole, mi desidera e questo mi fa bagnare all’istante.
Sfilo il suo pene e lo inizio a massaggiare e lo sento gemere sempre più ritmicamente sul mio seno, finché preso dall’eccitazione si avventa sulle mie labbra e perdo la presa sul suo pene.
Si spinge verso di me sempre di più e sento chiaramente pulsare la sua erezione.
Si stacca da me e ghigna e piano scende con la bocca sempre più giù finché non libera la mia intimità e la lecca lentamente gustandosi il mio sapore.
Mi tremano le gambe e se ne accorge, così torna su e si para dritto davanti a me.
Siamo pezzi di due puzzle diversi ma che si completano comunque.
Entra dentro di me ed è allora che assaporo il paradiso.
Usciamo dallo stanzino assicurandoci che non ci sia nessuno nel corridoio.
Abbiamo deciso che si nasconderà fino a che non ci inventeremo un piano per scagionarlo. Lui non è d’accordo, dice che gli basta sapere che io gli credo ed è pronto ad affrontare tutto, ma io no, io non l’ho lascio, non più adesso.
Svoltiamo nel corridoio e saliamo le scalette del ponte, lui e il primo ad arrivare su di esso ed e lì che trova Law e due guardie ad attenderlo.
Mi fa un veloce cenno ed io mi nascondo, mentre lo portano via da me.
Angolo autrice:
Salve a tutti!!
Innanzitutto mi scuso per i mesi di assenza e soprattutto per aver mollato la fic per tutto questo tempo. Spero che la continuerete a seguire, sono intenzionata al 100% a finirla!
Questo capitolo non è un granché ma diciamo che è una sorta di riscaldamento per riprendere in mano la ff, spero che vi piaccia comunque e se vi va lasciatemi pure una piccola recensione mi farà molto piacere leggerle, almeno saprò se la ff interessa ancora a qualcuno!
Grazie per la pazienza!
Un bacione kiko90
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Capitolo 11 *** capitolo 11 ***
Osservo Law e le due guardie portare via Zoro come se fosse un assassino, ma ovviamente e quello che tutti credono su questa nave, tutti tranne me.
Mi sono nascosta dietro una porta e da lì, senza farmi vedere, ho osservato tutto e sentito le guardie dire che avrebbero rinchiuso Zoro da qualche parte, ma dove?
Non so cosa fare per aiutarlo, per provare la sua innocenza, ma so che devo tentare qualunque cosa, lo devo fare per lui che è innocente e per mio padre che è stato assassinato da qualcuno che si aggira libero sulla nave.
Non so cosa mi faccia credere con tutta me stessa che Zoro mi abbia detto la verità e che quindi sia innocente, ma io so che è così, lo sento dal profondo del cuore.
Lì in quella stanzetta buia, quando mi ha confessato la verità, ho letto nei suoi occhi scuri che non stava mentendo e che io sono l’unica che può salvarlo.
Le guardie si sono allontanate così esco allo scoperto salendo per le piccole scalette che conducono al ponte e lì con mio grande stupore vedo Law poggiato contro la balaustra della nave osservare il mare notturno.
Questa notte il cielo non è tempestato di stelle, ma coperto da nuvoloni neri, probabilmente stanotte o domani se il vento non porterà via questi nuvoloni, si scatenerà su di noi un bel temporale; quanto vorrei che con le sue fredde gocce di pioggia lavasse via ogni mio pensiero e preoccupazione, come vorrei che bastasse così poco per rimediare agli ostacoli della vita.
Retrocedo silenziosa, cercando di non farmi sentire da Law, non voglio parlare con lui, mi sento in colpa perché ho capito di non amarlo più e sono arrabbiata con lui perché ha scovato Zoro.
Mi volto per scendere le scalette e tornarmene in cabina a pensare ad un qualche piano per scagionare Zoro, quando lo sento sospirare.
-Nami- mi chiama, si è accorto di me, d'altronde lui è sempre vigile non gli sfugge mai niente, ma come fa?
Mi volto per affrontarlo e lo trovo a qualche passo da me che mi fissa serio con le sue iridi grigie, mi sta studiando con quella sua aria saccente che tanto mi infastidisce.
-Lo hanno portato sotto coperta in una cabina per l’interrogatorio- mi dice continuando a guardarmi con sguardo indagatore, cerca una mia reazione a ciò che mi ha appena detto, che sappia qualcosa su me e Zoro? Non posso fidarmi di lui e se fosse stato proprio Law ad incastrare Zoro? Forse sto diventando paranoica, ma chi non lo diventerebbe nella mia situazione?
-Chi hanno portato sotto coperta?- faccio la finta tonta cercando di non guardarlo negli occhi, devo fingere di non sapere di chi parla.
-Non far finta di non saperlo Nami, so che eri dietro quella porta- mi dice indicando la porta dov’ero effettivamente nascosta –cosa c’è tra te e l’istruttore?- mi chiede sfiorandomi la guancia con il dorso della sua mano in una carezza dal sapore amaro.
-Niente. È solo il mio istruttore di kendo- rispondo caparbia incrociando le braccia sotto al seno, non voglio uscire allo scoperto.
La sua mano fredda scivola via dalla mia guancia. Prendo coraggio e osservo i suoi occhi leggendo per un breve istante, malinconia, tristezza, emozioni che vengono subito cancellate da quel suo ghigno strafottente, lo stesso ghigno con cui mi ha sempre nascosto i suoi problemi, le sue preoccupazioni, nonostante fossi la sua donna.
-e da ogni tuo istruttore ti fai palpeggiare nella palestra?- mi dice prima di voltarsi e camminare con le mani in tasca.
Rimango a fissarlo mentre va via e sento qualcosa spezzarsi dentro il mio petto, credo che fra me e Law sia finita per sempre ora e che infondo entrambi prima di salire sulla Sunny lo sapevamo già da un pezzo.
Assaporo l’aria salina del mare, il vento mi scompiglia i lunghi capelli ramati ed improvvisamente sento qualcosa di caldo scorrere sulle mie guance e raffreddarsi a causa del vento. Mi porto una mano al viso e mi accorgo solo ora che sto piangendo e senza accorgermene dai miei occhi iniziano a fluire una lacrima dopo l’altra e mi ritrovo a singhiozzare come una bambina.
Piango.
Piango perché sono stanca di questa mia vita senza nessuna soddisfazione o felicità.
Piango perché mi sono appena lasciata con un ragazzo che molte al mio posto smanierebbero e si terrebbero ben stretto, mentre io lo lascio andare via, lontano da me.
Piango perché l’uomo che dopo tanto ha innescato una scintilla nella mia monotona vita ora è chiuso da qualche parte nella nave e forse è colpa mia.
Piango perché Genzo è morto. Perché mi è stato portato via senza una ragione, una spiegazione valida, con una crudeltà che non si meritava.
Continuo a piangere mentre, sola, mi accascio con le ginocchia sul ponte, più sola che mai in una notte dove anche le stelle si sono rifiutate di farmi compagnia.
ROBIN
Non riesco a dormire, sono agitata e continuo a rivedere quella maledetta scena davanti ai miei occhi.
Bibi e Rufy, Rufy e Bibi… Perché? Perché mi sento così maledettamente male a ripensare a loro due? Perché fra tutti i ragazzi che ci sono su questa nave dovevo provare questa forte simpatia proprio per lui? Per Rufy?
Lui che con la sua aria da bambino mi fa ridere facendomi dimenticare del mio passato.
Lui che con i suoi occhi scuri ed il sorriso perenne mi fa battere forte il cuore.
Lui che è entrato prepotentemente nella mia vita facendomi sentire viva e con la voglia di vivere che ormai pensavo non poter provare più.
Lui che è andato a letto con Bibi…
A quest’ultimo pensiero scatto in piedi nel letto e mi alzo mettendomi la fine vestaglia di seta. Ho bisogno di schiarirmi un po’ le idee, di dimenticarmi di quella scena, di loro due…
Esco dalla mia cabina e cammino nel lungo e stretto corridoio, svoltando qua e la senza una meta.
La nave è deserta, tutti stanno dormendo tranquilli, senza pensieri…chissà se lui ora è con lei…
Scuoto la testa, non devo pensarci, eppure non ci riesco, è più forte di me.
Istintivamente mi porto una mano all’addome gonfio, chissà se senza questo bambino in grembo Rufy mi avrebbe voluta al suo fianco, di certo non posso dargli torto, stare con me sarebbe stato più complicato…Bibi invece…lei è libera, giovane… devo accettarlo, lei è più adatta per Rufy rispetto a me.
Continuo a camminare quando mi ritrovo nei corridoi che portano alle stanze dei dipendenti, molto meno lussuose delle nostre. I corridoi sono spogli e poco illuminati e percepisco anche una notevole aria gelida.
Improvvisamente sento delle voci sommesse e la mia tipica curiosità mi porta ad avvicinarmi ad una delle cabine dove penso provengano le voci.
-Cosa possiamo fare, tutti lo credono colpevole…- è la voce di un ragazzo, una voce familiare, a modo.
-Sanji ha ragione. Cosa possiamo fare? D'altronde si dice che abbiano anche delle prove contro di lui? Un testimone!- questo è Usopp lo riconosco e quello di prima era il cuoco damerino, gli amici di…
-Io gli credo. Non è stato Zoro. Lui è un bravo ragazzo e non ucciderebbe mai nessuno e noi siamo suoi amici dobbiamo aiutarlo!- riconosco anche questa voce, più di tutte le altre. È determinata, forte, come un leader, è Rufy.
Parlano di Zoro, è un loro amico e sono convinti che non sia stato lui ad uccidere Genzo e, non so perché, ma lo credo anche io.
Rimango davanti la porta a pensare su chi potrebbe aver ucciso Genzo e perché, quando la porta si apre e mi trovo davanti Rufy con i suoi occhi scuri che mi fissano stupiti.
-Robin- la sua voce è ora incrinata, non più sicura come prima e il senso di colpa si legge ancora sul suo volto, volto che ho schiaffeggiato e che ora mi pento di averlo fatto.
-Io…ho sentito ciò che avete detto su Zoro…- dico deviando lo sguardo, non ce la faccio a guardarlo negli occhi.
-Robin-chan!!!- Sanji mi viene incontro e mi fa un elegante baciamano e noto Rufy stringere i pugni infastidito da quel gesto e mi viene da sorridere.
-Cosa avete intenzione di fare per aiutare Zoro?- chiedo a Sanji anche se avrei voluto avere il coraggio di parlare con Rufy.
-Bè prima dobbiamo parlare con questa testimone- una voce allegra alle mie spalle risponde alla mia domanda, così mi volto e rimango sorpresa nel ritrovarmi davanti il capitano Shanks con un sorriso smagliante ad incoronargli il viso.
-Capitano anche voi credete nell’innocenza di Zoro?- gli chiedo.
-Zoro è una testa dura, irascibile a volte, ma non è un assassino e noi lo dimostreremo, ma dobbiamo stare attenti, su questa nave vaga indisturbato ancora un assassino e sicuramente anche delle spie- dice ora serio, guardandomi negli occhi.
Un assassino…una spia… questa nave non è più la nave dei sogni, pian piano si sta trasformando in quella degli incubi di cui noi siamo i protagonisti.
LAW
Cammino piano godendomi questa fredda serata estiva, il freddo mi aiuta a pensare, a dimenticare.
Con Nami è finita, ma questa non è una novità sono mesi o forse anni che ci trasciniamo in una relazione che non è più piacevole, non è più sana. Io non sono adatto per lei, non sono adatto per nessuno, il mio cuore e di ghiaccio ed il ghiaccio non si scioglie facilmente se non c’è abbastanza calore.
Affondo le mani nelle tasche dei jeans è penso a lei, l’unica donna a cui mi sia mai affezionato, l’unica che è riuscita ad entrare nel mio cuore, mia sorella.
Lamy ormai non c’è più da molti anni, ma il suo fantasma e quello dei miei genitori mi perseguita sempre. Li vedo ogni notte nei miei sogni, nei miei incubi, dove rivivo quei terribili istanti che mi hanno cambiato la vita…il giorno dell’incidente.
Da quel giorno mi sono chiuso in me stesso e nessuno, neanche Nami, è riuscito mai ha scoprire il vero me, e credo, anzi ne sono convinto, nessuno ci riuscirà mai.
Con Nami in realtà è stata pura attrazione fisica e voglia di provare a costruire qualcosa, di cercare di vivere normalmente, ma ho fallito per lei e per me.
Ora sono di nuovo solo, ed è quello che mi merito per essere sopravvissuto al posto loro…
Il rollare delle pale di un aereo mi riportano alla realtà, sfumando i miei pensieri.
Alzo lo sguardo e noto le luci di un aereo avvicinarsi verso la nave. L’aria si smuove sotto la forza delle eliche e i miei vestiti mi si attaccano al corpo per lo spostamento d’aria.
Cammino verso il punto di atterraggio dell’aereo ed è proprio lì vicino che mi fermo ed attendo.
Sospettavo che dopo un omicidio così importante qualcuno sarebbe arrivato per chiarire la situazione ed arrestare il colpevole, così ho indagato e quelle due stupide guardie mi hanno riferito che proprio questa sera sarebbe giunto sulla nave con un aereo un investigatore.
L’aereo atterra con le pale ancora in azione, pronto a spiccare di nuovo il volo.
Si apre il portellone e io mi avvicino ad esso per accogliere l’investigatore, voglio sapere il più possibile, voglio partecipare alle indagini, per Nami, per Genzo, glielo devo.
I miei occhi sono fissi su quel portellone che si apre in una lentezza esorbitante, quasi snervante. Attendo immaginandomi la persona che uscirà di lì, forse qualche vecchio panciuto con i baffi, quando, con mia grande sorpresa esce lei…una donna che inciampa nel gradino e l’afferrò per i gomiti evitandole una fragorosa caduta.
Fisso il suo caschetto biondo, mentre la sento borbottare piccole e fantasiose imprecazione verso la sua sbadataggine ed istintivamente mi viene quasi da sorridere.
Un’ inteso profumo di gelsomino mi entra prepotentemente nelle narici e, se i profumi fruttati di Nami mi hanno sempre dato fastidio, questo mi stordisce piacevolmente.
Lentamente alza lo sguardo su di me sorridendomi imbarazzata con una luce scintillante negli occhi.
-Grazie dell’aiuto!- mi dice staccandosi da me lentamente –io sono Margaret Lily, l’investigatrice Margaret Lily!- mi dice porgendomi una mano obliquamente cercando di non far cadere i fascicoli che tiene stretti tra il braccio e il busto.
-Trafalgar Law- ghigno sentendo un brivido scuotermi le viscere. Cosa mi sta succedendo?
ANGOLO AUTRICE:
Salveeee lettoriii!
Eccomi con l’undicesimo capitolo! Allora da dove iniziare…? Ma si certamente dai ringraziamenti per i recensori che non mi hanno abbandonato dopo questi lunghi mesi, ovvero: Zomi, Zonami84, Vivian gerardi, Michiru93. Grazie davvero di cuore!
Spero che abbiate apprezzato questo cap! Come avete potuto leggere Zoro è in gabbia e la cara Nami non sa che fare! D’altronde ha rotto definitivamente con Law il quale ha incontrato la nuova investigatrice Margaret! Che ne pensate? (questi ultimi due sono lievemente ooc però :’( )
Aspetto con ansia i vostri pareri!
A presto! Baci kiko90
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Capitolo 12 *** capitolo 12 ***
L’arrivo dell’investigatrice Margaret aveva suscitato nell’equipaggio e nei passeggeri reazioni diverse, c’era chi preferiva osservare le mosse della donna da lontano, mentre altri preferivano riempirla di domande, proprio come quella mattina. L’investigatrice appena sveglia aveva trovato, davanti la porta della cabina, uno stuolo di persone pronte a porgerle mille domande su chi pensava fosse l’assassino e se riteneva vero che l’istruttore di kendo fosse il vero colpevole.
Mentre Margaret rispondeva con calma e serenità ad ogni domanda, ripetendo che prima doveva interrogare il sospettato e poi iniziare a metter giù qualche ipotesi, Law camminava con le mani in tasca verso la cabina della ragazza, fermandosi a metà corridoio notando la confusione in cui era sommersa l’investigatrice Lily.
Law, approfittando di quel momento di confusione, si fermò ad osservare la ragazza incaricata di risolvere quel delicato caso.
La donna non sembrava innervosita da quella pressa di persone, rispondeva a tutte le domande pacatamente senza mai smettere di sorridere, cosa che lui non sarebbe riuscito a fare senza mandare velatamente a quel paese tutte le persone che si sarebbe trovato di fronte.
Lei invece sembrava estremamente a suo agio, evidentemente si era trovata numerose volte in quella situazione per questo sapeva gestirla al meglio, pensò Law.
L’investigatrice appena individuò Law infondo al corridoio, salutò le persone che la circondavano facendosi spazio tra di loro per avvicinarsi a Law, il quale si era proposto per scortarla nella stanza dove era stato rinchiuso il sospettato.
-Buongiorno!- disse Margaret una volta raggiunto Law, regalandogli uno smagliante sorriso che però non inclinò neanche un po’ le labbra del moro.
-Andiamo, da questa parte- disse il medico esortandola a seguirlo senza rivolgerle neanche uno sguardo.
-Tu che ruolo hai esattamente su questa nave?- chiese improvvisamente la ragazza dopo qualche minuto di fastidioso silenzio, lei amava far domande.
-sono, o meglio ero, il fidanzato della figlia della vittima- rispose pacato Law guardando con la coda dell’occhio la biondina che aveva accanto, decidendo così di porgerle pure lui qualche domanda –da quanto tempo fai questo lavoro? Sembri molto a tuo agio nel parlare con le persone e gestire la situazione- notò, stupendosi lui stesso di come in realtà avesse fatto molta più attenzione del dovuto nei confronti dell’investigatrice, del resto gli importava molto riuscire a trovare il vero colpevole, lo doveva fare per ripagare Nami in qualche modo.
Margaret si fermò di colpo ridacchiando e Law non potè che fermarsi anche lui ed osservarla con un sopracciglio alzato.
-in realtà questo è il mio primo caso!- disse liberamente facendo rimanere il moro di sasso.
-Il tuo primo caso? Come hanno potuto mandare una novellina per un caso così importante e delicato?- disse rabbioso, ma non con lei, ma con chi aveva preso quella assurda decisione.
Margaret alzò lo sguardo su di lui, ora le sue iridi nocciola non erano più sorridenti, ma qualcosa le velava, una piccola scintilla di rabbia, probabilmente per le parole appena dette da Law.
-pensi che non sia in grado di risolvere questo caso? Che sia solo una novellina?- chiese seria avvicinandosi di qualche passo a Law per fronteggiarlo meglio.
Il medico l’osservò allungo prima di rispondere. Il petto della ragazza, coperto da una fine camicetta bianca, si alzava ed abbassava velocemente, segno che indicava l’accelerazione del battito cardiaco e la rabbia che la ragazza stava cercando di sottomettere. Le iridi grigie del medico discesero fino alle mani chiuse a pugno della ragazza ed alle gambe fasciate in una stretta e corta gonna nera e lì Trafalgar iniziò a provare dei brevi ed acuti brividi lungo la colonna vertebrale.
-Allora?- lo incitò a rispondere Margaret.
Lo sguardo del medico si rialzò lentamente, molto lentamente, ripercorrendo dal basso verso l’alto l’intera figura dell’investigatrice evidenziando questa volta in particolar modo le forme della ragazza che, pur essendo una novellina, sarebbe potuta essere una gran bella preda, ma orami con la fine della sua storia con Nami si era ripromesso di non lasciarsi più andare, di tenere a freno i suoi istinti per non far più del male a nessuno; meglio restare da solo e concentrarsi sul caso e non sugli istinti carnali.
-Sì- disse semplicemente Law –e mi preoccuperò personalmente di chiamare il tuo capo in modo che mandi qui una persona molto più qualificata- disse con quella vena cattiva che usava ogni volta che non voleva mostrare i suoi veri pensieri e sentimenti.
Margaret a quelle parole sgranò gli occhi e Law per un instante vi lesse paura, sconforto, fallimento.
-Non farlo ti prego! E da due anni che lotto per un caso così importante ed ora che me lo hanno affidato non voglio deludere il mio capo, la mia famiglia…- disse abbassando lo sguardo –è la mia occasione, forse l’ultima…- sussurrò.
Che voleva dire con, forse era la sua ultima occasione? Di certo non poteva significare che rinunciando a questo caso l’avrebbero declassata o cosa… forse quella ragazzina voleva fargli solo pena o forse nascondeva qualcosa.
-ti do tre giorni di tempo, se vedo che non sei in grado di risolvere questo caso chiamo il tuo capo, questo non è un gioco-
-Oh si, grazie!- disse Margaret saltando al collo di Law in uno slancio di felicità –ci metterò tutta me stessa e vedrai che non ti deluderò!- gli disse nell’orecchio.
Law rimase immobile, sorpreso dall’espansività della ragazza, quei brividi che prima aveva provato soltanto guardandola ora erano riaffiorati in tutto il corpo sentendo le forme della biondina schiacciarsi contro di lui, come poteva abbracciare qualcuno, un uomo, che neanche conosceva? Perché era così dannatamente ingenua? E perché avevano mandato proprio lei? Law si pose tutte quelle domande, mentre il profumo dolce dell’investigatrice gli entrava prepotentemente nelle narici, cercando con tutto se stesso di controllare i suoi focosi istinti.
-Law?- la voce sbigottita di Nami lo riscosse. Poggiò delicatamente le mani sui fianchi di Margaret e l’allontanò senza prima godere un piccolo attimo della setosa pelle della donna fuoriuscita dalla camicetta leggermente alzata.
-Scusami! Ma sono troppo felice! Vedrai che non ti deluderò!- disse Margaret ritrovando il suo caldo sorriso, mentre Nami si avvicinava ai due.
-Lei chi è?- chiese la rossa un po’ infastidita. Non era giusto che lo fosse, lei aveva tradito Law con Zoro mentre stavano ancora insieme, ma vedere Law tra le braccia di un’altra dopo neanche dodici ore da quando si erano lasciati la innervosì, soprattutto dopo che aveva passato la notte in bianco tra rimorsi e la preoccupazione per Zoro.
-Lei è l’investigatrice Lily, si occuperà del delitto di tuo padre, è arrivata ieri sera- la informò il moro –è lei è Nami Cocoyashi, la figlia dell’uomo ucciso, Genzo Cocoyashi- disse rivolgendosi a Margaret.
-Piacere di conoscerla. Non si preoccupi scoprirò chi ha ucciso suo padre- disse Margaret porgendo la mano a Nami.
La rossa studiò l’investigatrice attentamente, era una bella ragazza, uno o due anni più grande di lei e con un gran bel sorriso, ma la cosa che convinse Nami a fidarsi a pelle della ragazza furono i suoi occhi, nocciola come i suoi, ma puri. La luce degli occhi di Margaret indicò a Nami che poteva contare su di lei, che quella ragazza non si sarebbe fatta ingannare dai falsi testimoni, ma che avrebbe studiato ogni indizio. Era strano pensare di potersi fidare così tanto di una persona appena incontrata, eppure Nami si fidava di Margaret e quando le strinse la mano le sorrise di rimando -piacere di conoscerti Margaret, puoi chiamarmi Nami-
Law osservò le due donne studiarsi sorridendo, e dire che per un attimo si era immaginato una rissa come quelle in Tv tra due lottatrici, magari cosparse di fango…
-Law?- lo chiamò Nami
-Law andiamo?- lo spronò Margaret
-Sì, da questa parte- disse ghignando, mentre ripensava ancora al fango…
ZORO
La stanza in cui era stato incarcerato era molto piccola ed angusta, senza neanche una finestra dove poteva filtrare un po’ di luce e fargli capire se era giorno o notte.
Le due guardie che l’avevano scortato fin lì erano due bestioni con delle facce poco raccomandabili, altro che guardie addette alla sicurezza.
Quei due ceffi avevano buttato Zoro sul pavimento dopo averlo ammanettato e ridendo lo avevano iniziato a prendere a calci, quando lui non poteva neanche reagire. Non si erano stancati facilmente, forse il tutto era durato per una buona mezz’ora, ma Zoro non poteva dirlo con certezza visto che ad un certo punto aveva perso conoscenza, svenendo sotto le percorse di quei mostri.
Ora, senza sapere che ora fosse, Zoro si era svegliato, sentendosi la faccia gonfia e facendo una gran fatica ad aprire l’occhio destro. Si sentiva come sospeso in aria con le braccia tirate verso l’alto in una contrazione decisamente dolorosa. Si mosse leggermente e una forte ed intensa fitta al fianco sinistro lo fece tossire ed a ogni movimento sentiva il suono del metallo stridere contro altro metallo. Con fatica guardò verso l’alto e solo allora, sgranando leggermente gli occhi capì di essere stato legato con delle catene ad un grosso tubo di metallo che passava sul soffitto, e di ritrovarsi di pochi centimetri sospeso sul pavimento.
Perché tutto quello stava succedendo proprio a lui? Che cos’aveva fatto di male? Era un crimine innamorarsi di una ragazza dagli occhi caramello e dai capelli di fuoco? Era così sbagliato seguire il proprio cuore senza pensare alle conseguenze? Evidentemente si, eppure non si pentiva di niente, avrebbe rifatto ogni cosa, ma valeva la stessa cosa per Nami? Quando l’aveva rivista, nello stanzino, aveva percepito la sua angoscia, il dolore, ma aveva anche letto nei suoi occhi lo stesso desiderio, la stessa passione che lui provava per lei, ma sarebbe bastato per credergli veramente? Forse Nami ora era tra le braccia del suo fidanzato, forse era quello il suo posto…
Delle voci lo riscossero da quei pensieri, concentrando i sensi su ciò che stava accadendo dietro la porta in cui era stato incarcerato.
Chiuse gli occhi facendo finta di dormire in caso fossero di nuovo quelle guardie e attese.
-è questa la stanza!- disse una voce maschile, mentre la maniglia cigolante annunciava l’ingresso di quelle persone.
-O.mio.dio. ZORO!- riconobbe subito la voce di Nami e i suoi passi avvicinarsi velocemente a lui insieme al suo profumo fruttato.
Con un immenso sforzo cercò di riaprire gli occhi per non far preoccupare troppo Nami, anche se date le sue condizioni era impossibile che non si preoccupasse.
-Zoro?! Zoro!- lo chiamava Nami accarezzandogli il torace contuso –Law dannazione come hai potuto permettere che lo trattassero così?- urlò voltandosi verso il moro dietro di lei.
Zoro guardò il moro, si aspettava di trovare sul suo volto un aria soddisfatta, ma non fu così. Il viso di Law era impassibile, senza espressione, ma le sue mani strette a pugno dentro i jeans indicavano la sua irritazione per ciò a cui stava assistendo.
-Non ero al corrente della situazione, Nami. Non lo avrei mai permesso- disse rabbioso.
-e allora chi è stato? Chi ha permesso che gli facessero questo?- gli chiese Nami con le lacrime agli occhi.
-non lo so, ma lo scoprirò- disse Law con gli occhi iniettati di sangue.
-liberiamolo su, ha bisogno di cure- le iridi scure di Zoro si focalizzarono su una ragazza accanto a Law con i capelli biondi, l’ultima che aveva parlato e che aveva percepito la sua sofferenza nell’essere appeso come un salame.
Con l’aiuto di Nami e Law, Margaret riuscì a liberare Zoro il quale si accasciò a terra respirando a fatica.
-Ciao Zoro, io mi chiamo Margaret e sono l’investigatrice incaricata di scoprire chi ha ucciso il signor Cocoyashi- disse dolcemente la ragazza –adesso chiameremo un medico che ti curerà, e dopo ti dovrò porgere alcune domande-
-sto bene. Chiedimi tutto quello che ti serve, io sono innocente e non ho niente da nascondere!- disse risoluto Zoro fissandola con un occhio, l’altro non riusciva ad aprirlo.
-No Zoro, sei ferito hai bisogno di cure!- gli disse Nami accarezzandogli la mascella. Zoro guardò Law, perché non reagiva invece di fissarli come se niente fosse? Nami era la sua donna eppure lui non diceva niente, sembrava che non gli desse fastidio che Nami si stesse preoccupando per lui così tanto, che lo stesse accarezzando; era cambiato dalla cena di gala quando lo aveva sfidato a tavola davanti a tutti provocando la sua gelosia, Law ora sembrava non interessarsi più a Nami, ma perché?
-Se vuole parlare ora lo può fare, poi lo cureranno- disse Law ghignando, ecco di nuovo quel suo sguardo sadico, pensò Zoro, ma restava comunque diverso.
-Zoro puoi raccontarmi con esattezza cos’è successo quando ti sei incontrato con il signor Cocoyashi?- gli chiese Margaret, mentre Nami aiutava Zoro a sedersi su una sedia e Law poggiava la schiena al muro, concentrato.
-Tashiji mi aveva avvisato che il capo voleva vedermi così mi sono diretto al suo ufficio. Genzo era seduto alla scrivania, mentre parlava, o meglio urlava con qualcuno al telefono…- iniziò il racconto Zoro
-sai per caso con chi stesse parlando? O di che cosa?- chiese con voce pacata Margaret, mentre estraeva un piccolo taccuino e una penna dalla scollatura facendo deglutire pesantemente Law.
-No, non so con chi stesse parlando, ma da quel che ho potuto sentire prima che terminasse la chiamata, stavano parlando di un contratto…-
-Un contratto…- appuntò Margaret con aria concentrata –hai sentito altro che possa farmi capire di che contratto stavano parlando, e il perché il signor Cocoyashi fosse così arrabbiato?-
-No. Appena Genzo si è accorto della mia presenza ha detto un nome, credo quello della persona dall’altra parte del telefono ed ha riagganciato-
-Che nome?- chiese Nami con il cuore che le balzava nel petto frenetico.
Zoro la guardò, accarezzandole una mano –non ricordo, mi dispiace Nami-
-non fa niente…- disse abbassando lo sguardo la rossa, stringendo forte la mano di Zoro.
-e poi cos’è successo?- chiese Margaret interrompendo quel momento intimo tra i due.
-poi…Genzo si è alzato dalla scrivania e mi ha fronteggiato per poi guardarmi negli occhi e chiedermi…- disse interrompendosi di colpo.
-Cosa ti ha chiesto?- chiese Nami agitata.
Zoro guardò Nami e poi Law –mi ha chiesto che intenzioni avevo con te, se stavo solo giocando o se io ti amassi…- disse guardando Nami negli occhi.
-e tu?- deglutì imbarazzata la rossa, si era dimenticata che in quella stanza c’erano anche Margaret e Law, le sembrava di essere sola con Zoro e lui ora le stava per dire qualcosa di estremamente importante.
-gli ho detto che non stavo giocando con te- rispose ghignando e sfiorandole una guancia.
-non siamo qui per vedervi amoreggiare- disse Law interrompendoli –cos’è successo dopo?-
Zoro si girò verso di lui e continuò a raccontare –dopo mi ha detto che Nami era la sua bambina e che se l’avrei fatta soffrire mi avrebbe gettato a mare, ma che sapeva di potersi fidare di me. Ci siamo stretti la mano e sono uscito dal suo ufficio con Genzo ancora vivo. Sono andato sotto coperta e mi sono addormentato dopo avermi fatto una doccia ed al mio risveglio mi stavano dando la caccia per il suo omicidio. Questo è tutto-
-Bene quindi non sei stato tu- proclamò Margaret
-Cosa? Gli credi così, senza uno straccio di prova?- ringhiò Law.
-certo che sì- lo fronteggiò Margaret –sono un’investigatrice e so quando qualcuno mente, e lui non sta mentendo!- disse seria
- e allora sentiamo chi è il colpevole?- chiese Law come a sfidarla
-questo ancora non lo so, ma lo scoprirò. Per ora Zoro resta a disposizione, ascolterò il testimone che dice di averti visto litigare con Genzo e poi penserò a come agire- disse Margaret –ora chiamerò un medico per farti curare, però dovrai restare qui mi dispiace-
-non c’è problema- rispose Zoro
-posso visitarlo io, sono un medico- si offrì Law
-ma se lo picchiano di nuovo?- chiese allarmata Nami
-darò disposizioni per cambiare le guardie e mi assicurerò che coloro che lo hanno picchiato paghino-
-Grazie Margaret!- disse Nami rivolgendole un dolce sorriso –sei un’ottima investigatrice!-
Margaret ricambiò il sorriso ed uscì dalla stanza lasciando soli Nami e Zoro con Law che si apprestava a visitare il verde.
-Risolverò questo caso. Lo risolverò per voi sorelle mie così nessuna di noi patirà più fame e violenze- sospirò Margaret mentre camminava per il lungo corridoio, mentre due paia di occhi la osservavano da lontano.
ANGOLO AUTRICE:
Salveee lettori!
Allora eccomi con il dodicesimo cap e neanche così tanto in ritardo dai! ;)
Cosa ne pensate di questo capitolo? Zoro ha spiegato la sua versione del giorno dell’omicidio e Margaret gli ha creduto! Ma se non è stato Zoro, chi ha ucciso Genzo? Qualcuno ha qualche idea??
Come sempre ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa ff, chi l’ha aggiunta tra le preferite e seguite e in particolar modo i recensori: michiru93, Vivian Gerardi, Zonami84, verystar02, Piper_Parker.
Al prossimo capitolo!
Bacioni kiko90
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