La nave dei sogni

di kiko90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***


Era una calda giornata di luglio quando, senza accorgermene, la mia vita cambiò.

Mi chiamo Nami è sono considerata una delle più ricche ereditiere dei sette mari; mio padre Genzo possiede il più grande campo di mandarini mai esistito e commercia i suoi preziosi frutti per tutto il mondo. I mandarini non sono la nostra unica fonte di guadagno, c’è anche la famosa nave da crociera Thousand Sunny, acquistata da mio padre circa due mesi fa; ed ora ci troviamo proprio al suo cospetto.

Al porto quel giorno c’era davvero tantissima gente, provenivano da ogni parte del mondo, tutti pronti ad assistere al grande viaggio, quello che nessuna nave aveva mai affrontato e che avrebbe cambiato non solo la mia vita ma, quella della maggior parte dei passeggeri.
La Sunny era chiamata anche “ la nave dei sogni” perché, si diceva, che era in grado di realizzare i sogni, desideri, nascosti delle persone che ci viaggiavano, presto avrei capito che non c’era leggenda più veritiera.

-Ehi rossa muoviti! ci stiamo per imbarcare!- urlò quel deficiente del mio ragazzo.

Stavamo insieme ormai da due anni e non mi aveva chiamata per nome neanche una volta, bhe del resto anche io non lo chiamavo mai per nome, preferivo quel buffo, per lui irritante, soprannome.
La nostra storia è nata
quasi per gioco, una sera in un bar lui mi offrì da bere, ricordo che mi guardava con quel suo sguardo intenso e, alle volte inquietante, dopo qualche drink finimmo a letto insieme, la passione e l’attrazione fisica ci hanno permesso di durare tutto questo tempo ma ormai, anche quella non basta più.

Mi accingo a salire la lunga scalinata che mi condurrà sul ponte della nave.
Tutti mi accolgono con grandi sorrisi, ai miei occhi risultano tutti così falsi, so che mi rispettano solo perché sono la figlia del proprietario della nave e perché sono ricca, odio tutto questo, voglio essere rispettata per quello che sono dentro, non per il mio portafoglio, anche se essere ricca non mi dispiace affatto.
Quando ero piccola non avevo niente, ero stata abbandonata dai miei veri genitori appena nata, per fortuna mia e di mia sorella Nojiko, siamo state trovate da Bellmer la nostra mamma adottiva che ci ha sempre voluto un gran bene e ci ha donato non solo il suo affetto ma anche tutta la sua fortuna come se fossimo le sue figlie naturali. Lei purtroppo non ha mai potuto avere dei figli suoi quindi, insieme a nostro padre, ha deciso di lasciare tutta la sua eredità a noi.
Bellmer ci ha lasciato qualche anno fa a causa di una grave malattia, lasciando sola me, mia sorella e nostro padre, il quale da allora si è completamente buttato nel lavoro, acquistando ogni cosa, come la Sunny.

Mi guardo intorno, è proprio una bella nave, è la prima volta che ci salgo; sembra dotata di ogni confort, piscine riscaldate, palestra, discoteca e molto altro, forse infondo sarà una vacanza divertente, mi auto convinco.
Mentre il mio ragazzo discute con qualche uomo facoltoso, io decido di fare un piccolo tour per la nave; ci sono davvero tantissimi passeggeri e fra tanti riconosco tre persone a me familiari, le mie amiche Robin, Kaya e Bibi.

-Ragazze!- le chiamo

-Namiiiii!!!!- mi corre incontro Bibi, mentre le più riservate la seguono lentamente

-Ciao Bibi! Ma che ci fate voi qui?- le chiedo curiosa

-Ti abbiamo fatto una sorpresa! Tuo padre ci ha invitate, ha detto che tu non eri entusiasta di fare questa vacanza e quindi noi siamo venute a farti un po’ di compagnia, non credo che vorrai stare sempre con quella sottospecie di ragazzo che ti ritrovi?!- disse Bibi, non lo sopportava proprio, diceva che era una cosa a pelle, che quell’uomo la inquietava e che non era tanto normale per i suoi gusti

-Dai Bibi non iniziare ancora con la stessa storia! Nami sarà pur libera di stare con chi vuole!- disse più saggiamente Robin, mentre Kaya annuiva timidamente

-Ok!ok! però adesso pensiamo a divertirci, voglio passare una vacanza indimenticabile!!!!- disse eccitata al sol pensiero Bibi

-RAZZA DI SFATICATI, MUOVETEVI, ANDATE SUBITO A PULIRE LA CUCINA, INVECE DI CHIACCHIERARE!!!!-

Riconobbi quella voce, era mio padre! Mi faceva troppo ridere quando si infuriava, diventava tutto rosso e cominciava a pestare i piedi nervosamente, forse mi somigliava un po, pensai.

-Papà!!!- lo chiamai, salutandolo con la mano

Quando mi vide i suoi occhi si illuminarono, voleva fare il duro ma sotto sotto era un tenerone, specialmente con le sue figlie!
Si avvicinò a noi trascinando per un orecchio un ragazzo che all’incirca doveva avere la mia stessa età, aveva i capelli neri e un cappello di paglia in testa, i suoi amici lo seguivano con la testa bassa, uno aveva i capelli ricci ed un naso molto lungo, l’altro era un ragazzo biondo vestito con giacca e cravatta, che tipi strani!

-Figliola!!! Sei venuta alla fine! Non ci speravo!- disse abbracciandomi e mollando l’orecchio del mal capitato

-Papà che bello rivederti! Si alla fine mi sono convinta!- dissi abbracciandolo, mi era mancato tanto, non lo vedevo da circa tre mesi

-Bhe ne sono felice, vedrai che ti divertirai molto sulla Sunny!! Ci sono tantissime distrazioni…- e mentre mio padre mi elencava tutte le divertenti attività che la nave poteva offrirmi il mio sguardo si depositò su quella che sarebbe stata la mia unica distrazione, un ragazzo bellissimo, muscoloso, dato che portava una maglietta bianca aderente che sottolineava il suo fisico scolpito e…

-Nami mi stai ascoltando???- mi riportò alla realtà mio padre

-Si si, bellissimo!!!- dissi con quasi la bava alla bocca, non mi era mai successo, che sia questo il famoso colpo di fulmine di cui tutti parlano?

-Va bene cara, mi sembri un po’ stanca forse è meglio che ti vai a riposare, io porto questi tre sfaticati in cucina a lavorare!!- disse fulminando i tre ragazzi i quali si erano messi a parlare con le mie amiche nel frattempo. Sanji, il biondino, continuava a riempire di lusinghe tutte e tre le ragazze mentre Usop attirava l’attenzione di Kaya raccontando strane avventure, che a me sembravano grandi frottole, anche se la mia amica sembrava crederci a pieno; il ragazzo che poco prima veniva tirato da un orecchio stava fissando Robin con occhi sognanti, bho! forse anche lui aveva avuto un colpo di fulmine, peccato che Robin non avesse tempo per queste cose, era rimasta incinta di un bastardo che appena scoperta la gravidanza si era volatilizzato lasciandola sola ad affrontare tutto questo, ora era di tre mesi e, aveva perso completamente la fiducia nel genere maschile.

-Andiamo babbei!!!- disse Genzo trascinandosi dietro i tre ragazzi –Ah Nami salutami Trafalgar! Stasera vi voglio a cena con me!!-

-Va bene papà!- urlai salutandolo, sapevo che odiava il mio ragazzo, me lo disse appena mi misi insieme a lui, non gli era mai piaciuto diceva che mi guardava in un modo strano, che pensava solo al mio corpo e, forse dopo tanti anni gli potrei dar ragione…

-Ragazze io vado a vedere dov’è finito Law ci vediamo più tardi ok?-

-Va bene Nami, a più tardi!- disse Robin sorridendomi

-Ragazze che ne dite se ci iscriviamo al corso di kendo che si tiene sulla nave, dicono che ci sono due istruttori bravissimi! – propose Bibi elettrizzata

-non mi sembra una buona idea… forse è pericoloso!- disse la dolce Kaya

-Daiii Kaya sarà divertenteee!!!! Daiii ragazze!!!!- disse con gli occhioni dolci e le mani unite in una “silenziosa” preghiera

-Io passo, sono incinta e non posso fare questo tipo di sport ma voi andate pure ragazze!!- disse Robin sorridendo malandrina
La fulminai all’istante, non ero il tipo da fare questo tipo di sport, troppo impacciata, però conoscevo la mia amica dai capelli turchini e quando si metteva qualcosa in testa, difficilmente riuscivo a fargli cambiare idea così, mio malgrado dovetti accettare. Ci demmo appuntamento nella palestra della nave la mattina del giorno dopo, magari aveva ragione Bibi, sarebbe stato divertente, anche se ne dubitavo seriamente.


Salutai le mie amiche e mi incamminai per cercare il mio ragazzo, non amava stare molto in mezzo alla gente quindi lo avrei sicuramente trovato nel posto più tranquillo della nave.
Girai per tutta la Sunny ma di lui nessuna traccia, ma dove diavolo si era cacciato?
Mi ero letteralmente stancata di cercarlo, così mi avvicinai alla balaustra della nave e mi misi ad osservare l’oceano. Era davvero stupendo, le sfumature di blu, dal più chiaro al più scuro rendevano il paesaggio marino ancora più meraviglioso; ad un certo punto la mia attenzione venne catturata da tre delfini che viaggiavano affianco alla nave, wow che spettacolo! non ne avevo mai visto uno da così vicino in vita mia, mi sporsi maggiormente per vedere meglio quell’affascinante animale marino quando, all’improvviso la nave virò di colpo facendomi perdere l’equilibrio.

-CHE DIAVOLO HAI FATTO RAZZA DI IDIOTA!!!! NON DEVI MAI TOCCARE IL TIMONEEE!!!!- urlava qualcuno dalla sala comandi

Non riuscì a tenermi dalla balaustra, la spinta era stata troppo forte ed improvvisa, chiusi gli occhi per la paura, non volevo vedere la mia caduta nell’oceano, non ne avevo il coraggio.
Sentivo il leggero vento sfiorami il viso come se lo stesse accarezzando, ma quanto ci mettevo a cadere giù? Eppure non pensavo che fosse così alto! Dopo qualche secondo mi convinsi ad aprire gli occhi, ero praticamente con la faccia rivolta verso l’oceano, sospesa nel vuoto; sentivo una presa forte tenermi dalla vita, qualcuno mi aveva presa in tempo, per fortuna. Mi sentii tirare e, finalmente potei appoggiare i piedi sul ponte, ero fuori pericolo.
Scrutai bene il mio vestito per vedere se era tutto a posto quando mi accorsi che non avevo ancora alzato gli occhi per vedere chi mi aveva salvato, quando all’improvviso sentì la sua voce…

-Stai bene mocciosa?-era calda e seducente, mi fece venire i brividi ma, COME MI AVEVA CHIAMATO? MOCCIOSA? A quelle parole una rabbia incontrollabile si impossesso di me ma, con una buona dose di forza di volontà mi convinsi a stare calma del resto mi aveva salvato e non conosceva il mio nome così decisi di dirglielo e di alzare lo sguardo per vedere il suo volto

-Mi chiamo Nami- dissi, ma per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Era quel bellissimo ragazzo che avevo visto sul ponte qualche ora prima quando stavo salutando mio padre! Aveva degli strani capelli verdi e degli occhi neri così intensi che catturarono subito i miei. Era così bello e mi aveva pure salvato la vita, un vero principe azzurro, o verde in questo caso! Pensavo che era l’uomo perfetto finchè non riaprì quella stramaledetta boccaccia

-Non mi interessa come ti chiami mocciosa, la prossima volta stai più attenta, potevi farti male!- disse con un sorrisetto che sembrava tanto da presa in giro, ma chi si credeva di essere e poi gli avevo detto come mi chiamavo perché doveva continuare a chiamarmi con quel soprannome? Lui, Law, era così difficile dire il mio nome? N.A.M.I! non mi sembra difficile! La rabbia si impossessò di nuovo di me ma questa volta di certo non la volevo fermare quindi presi la mira e gli sferrai un potentissimo pugno che lo stese a terra; lo guardai qualche secondo, era seduto a terra con le mani sull’enorme bernoccolo che gli spuntava dalla zazzera verde, se l’era cercata.
Me ne andai più furiosa che mai, mi diressi verso la mia cabina, la numero 23, di Law ancora nessuna traccia, amen sarei andata a cena con mio padre da sola.
Mi feci una doccia e mi vestì, per poi raggiungere l’immenso ristorante della nave dove mio padre mi aspettava.
Lo vidi, sedeva ad un piccolo tavolo centrale e vicino a lui c’era Law, ma come faceva a sapere sempre tutto?

-ehi rossa sei arrivata finalmente!- disse guardandomi con quei suoi occhi grigi, più che guardare me fissava la mia ampia scollatura, ormai ci ero abituata ma, mio padre no infatti ringhiava seduto al suo posto.

Per tutta la sera non feci altro che pensare a quel ragazzo che mi aveva salvato, non sapevo neanche il suo nome ma, una cosa la sapevo, era un buzzurro! Si, un gran bel pezzo di buzzurro ma rimaneva il fatto che mi aveva trattata come una poppante e questo non mi andava proprio giù, orgogliosa com’ero! Chissà se lo avrei incontrato ancora…






ANGOLO AUTRICE:
Ciao carissimi lettori!!!
Che dire ecco a voi una nuova fic! Questa non è triste come “ Vivere senza di te” anzi la vedo quasi come una sottospecie di commedia ahahahahah!!!! Comunque questa ff è largamente ispirata al film Titanic che credo, almeno una volta nella vita, abbiate visto tutti! Non seguirò tutta la storia del film ma solo alcuni pezzi! Spero che questa mia nuova idea vi piaccia! Presto aggiornerò anche l’altra fic il secondo capitolo è pronto!
Comunque spero che questo primo cap vi sia piaciuto e spero di ricevere qualche vostro commento e consiglio per continuare al meglio questa ff! Non so se continuerò a raccontare in prima persona perché, come avrete notato ci sono altre coppie nella storia quindi devo decidere se continuare così o scrivere in terza persona, accetto tutti i vostri consigli qualora voleste lasciarne qualcuno!
Vi ringrazio in anticipo, a presto con i prossimi capitoli!
Un bacione kiko90
Ringrazio Vivian-1992 per l’aiuto nel scegliere il titolo! Grazie tesorino!


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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Era mattina presto, il sole faceva capolino dalle leggere tende color crema della mia cabina. Mi girai per la trentesima volta nel letto, non sapevo perché quella mattina il mio corpo si era svegliato così presto, non era da me, di solito dormivo fino a metà mattinata.
Law accanto a me dormiva beato, nella sua perfetta posizione di lato, con la mano sotto il cuscino. La sua espressione non si poteva definire serena neanche mentre dormiva, infatti anche durante il sonno il suo viso rimaneva freddo e tirato, lasciando spazio solo a qualche ghigno, sicuramente dato da un sogno poco casto.
Decisi finalmente di alzarmi e vestirmi con calma. Optai per una corta gonnellina bianca e una camicia a maniche corte rossa e uscii dalla cabina.
Nel corridoio non c’era un’anima, sicuramente erano tutti ancora a letto.
Salii le scale e mi diressi sul ponte per respirare un po’ di brezza marina.
Il leggero venticello mi soffiò attraverso i lunghi capelli ramati facendoli finire davanti ai miei occhi. Con un gesto lento li scostai, avvicinandomi alla balaustra della nave.
Una volta giunta lì, non potei non pensare a ciò che era successo il giorno prima: a causa di una virata improvvisa, e non calcolata, stavo per finire in mare, ma un ragazzo dalla strana capigliatura verde mi aveva salvato. Era successo tutto così velocemente, un attimo prima ero sul ponte e un attimo dopo ero sospesa in aria pronta a dire addio alla mia vita. Ma lui come un prode cavaliere mi aveva salvato, guardandomi con quel suo profondo sguardo e chiamandomi, mocciosa! E sì, altro che prode cavaliere, quello era un buzzurro bello e buono! Non mi era ancora scesa giù quell’affermazione! Anche se mi aveva salvato, rimaneva lo stesso un grande cafone che, invece di presentarsi, mi aveva beffeggiata con quello stupido soprannome.
Sbuffai ripensando a quella faccia da schiaffi e mi ripromisi di non volerlo più vedere, anche se dentro di me non desideravo altro.
All’improvviso sentii dei passi veloci dietro di me, seguite da delle urla.

-Maledetto ingordo, vieni qua! Se ti prendo ti cucino per colazione!- disse un ragazzo biondo con in mano una padella.

-Daiii Sanji scusaa, avevo fame!- disse il moro con il cappello di paglia che, il giorno prima, papà aveva trascinato per un orecchio per tutto il ponte, stava correndo con dei croissant in mano e altrettanti in bocca.

Sorrisi a quella scena, finché il moro, distratto perché guardava l’amico dietro di lui rincorrerlo, non mi finì addosso rovesciandomi non so cosa sulla mia camicetta.
Ero sdraiata a terra con sopra il moro che mi guardava con un grande sorriso, non avevo mai visto nessuno sorridere così.

-Scusa!- disse continuando a sorridere mentre mi porgeva la mano per alzarmi.

Guardai la sua mano per qualche secondo prima di afferrarla. Una volta in piedi guardai la mia camicetta ed una vena sulla mia fronte iniziò a pulsare violentemente. La mia adorata camicetta rossa, macchiata con della… cioccolata?

SDENG

Non resistetti alla tentazione di dargli un pugno in testa per aver rovinato il mio capo d’abbigliamento preferito. Lui si accasciò a terra tenendo le mani premute in testa.

-Oh mio dolce fiore cosa ti ha fatto questo idiota?- disse il biondo cuoco una volta che ci aveva raggiunti. -Lascia che ti aiuti a pulire la tua camicia!- disse allungando una mano verso il centro del mio petto.

SDONG

Così cadde a terra anche il biondo pervertito, il quale invece di piagnucolare per il dolore, sembrava felice e, anzi, sanguinava dal naso. Forse lo avevo colpito troppo forte ed adesso aveva qualche trauma celebrale, ma presto, seguendo il suo sguardo, vidi che stava benissimo, ancora per poco visto che continuava a fissarmi le gambe mezze nude.
Collerica decisi di lasciare quei due sul ponte e mi avviai di nuovo verso la mia cabina per cambiarmi.
Aprii lentamente la porta per non svegliare Law, ma lui appena sentì il cigolio della porta si svegliò, così mi ritrovai subito i suoi penetranti occhi grigi addosso.

-Uhm rossa, già sveglia?- disse con voce leggermente roca.

-Sì, sono andata a fare una passeggiata sul ponte- dissi richiudendo la porta e dirigendomi in bagno per cambiarmi.

Lo sentii alzarsi e camminare per la stanza, finché la porta del bagno non si aprì. Mi abbracciò da dietro ed iniziò a baciarmi il collo. Ci sapeva fare Law, sapeva come far sciogliere una ragazza con i suoi baci, come farla cedere al suo volere, soprattutto se il ragazzo in questione era anche completamente nudo. Infatti Law amava dormire senza nessun indumento indosso, cosa che non mi aveva mai dato nessun fastidio, anzi. Mi abbandonai ai suoi baci, ai suoi tocchi. Iniziò a sbottonarmi la camicetta mentre sentivo la sua erezione urtare contro il mio fondoschiena. Era da tanto che non mi sentivo così, forse quella vacanza ci avrebbe realmente riavvicinati, forse avrei abbandonato l’idea che il nostro amore non fosse duraturo, forse dovevamo solo passare un po’ più di tempo insieme.
Le sue dita fredde sfiorarono il mio ventre, accarezzandolo ed avanzando sempre più su, verso il petto. Buttai la testa all’indietro appena le sue mani iniziarono a sfilarmi il reggiseno ed a torturare i miei capezzoli, il piacere era sempre più profondo finché…

TOC TOC TOC

Qualcuno bussò delicatamente alla porta della nostra cabina. Decidemmo, con uno sguardo, di ignorare chiunque fosse, finché una voce molto familiare iniziò a chiamarmi ed a bussare più forte.

-Nami su muoviti, abbiamo una lezione di kendo a cui andare! Dai alzati Nami!- disse Bibi facendo tremare la porta.

Allontanai un po’ di mala voglia le mani di Trafalgar, che corrugò la fronte contrariato. Fra lui e Bibi non c’era mai stato feeling, anzi diciamo che non si sopportavano proprio. Velocemente mi vestii e aprii la porta.

-Alla buon ora, siamo in ritardo!- disse la turchina picchiettando un tacco sul legno della nave.

-Sono pronta possiamo andare, anche se non ne ho molta voglia- dissi.

-La tua poca voglia centra con Trafalgar mezzo nudo in bagno?- disse maliziosamente.

Arrossii allungando il passo per raggiungere la palestra dove, da quel che avevo capito il giorno prima, si tenevano le lezioni di kendo.
Fuori dalla palestra, sedute su delle sdraio c’erano Kaya e Robin.

-Ciao ragazze!- le salutai felice.

-Ciao Nami!- dissero in coro.

-Allora Kaya muoviti, siamo già in ritardo per colpa di Nami che invece di muoversi giocava al dottore con Law!- disse con una smorfia di disgusto, Bibi.

-E brava la nostra Nami, vedo che tra te e il bel chirurgo va meglio- disse Robin ammiccando.

-Più o meno, non lo so ancora- dissi totalmente in confusione. Realmente non sapevo cosa rispondere a Robin, era tutto così confuso ancora.

-Su andiamo!- disse Bibi spingendomi dentro la palestra insieme a Kaya, mentre Robin restò fuori a leggere un libro.

La palestra era davvero enorme, con una ventina di attrezzi sul lato destro e dei bastoni di legno sul lato sinistro.
L’immensa sala era già quasi piena, e stranamente al corso si erano iscritte solo donne.
Che il kendo fosse il nuovo sport dell’anno per il genere femminile?
Io, Bibi e Kaya ci avvicinammo alle altre ragazze, le quali parlavano tutte animatamente di chissà chi o cosa.
Dopo qualche minuto nella sala entrò una ragazza più o meno della mia età con i capelli tagliati in un ordinato caschetto scuro e degli occhiali dalla montatura nera.

-Bene signore, disponetevi in ordine grazie- disse con una voce squillante e fastidiosa –Io sono Tashiji e sono una dei vostri istruttori. Il corso di kendo è un corso serio. Quindi prego tutte coloro che sono venute qui, solo per fare la corte all’istruttore Roronoa, di andarsene e lasciare lavorare in pace coloro che hanno voglia di imparare.- disse acida.

-Ecco adesso si spiega tutta questa affluenza femminile! L’istruttore Roronoa deve essere proprio un bel tipo!- disse Bibi.

-Si ma dov’è adesso?- sussurrò Kaya.

Come se qualcuno l’avesse sentita, la porta d’ingresso della palestra si aprì, e un uomo alto e muscoloso entrò.
Dalla mia posizione infondo all’aula non riuscivo a vedere bene l’uomo, anche perché era subito stato assalito da metà delle donne iscritte al corso. La folla che lo aveva assalito si spostava seguendo ogni suo passo, mentre lui non le degnava di una sola parola o di un solo sguardo.

-Signore ai vostri posti!- urlò isterica Tashiji, forse era un po’ gelosa delle attenzioni che riservavano al suo collega.

Appena la folla si dileguò potei vedere la faccia dell’istruttore, e ne rimasi sconvolta. Era quel brutto buzzurro deficiente che mi aveva salvato la sera prima. Colui che si era ostinato a chiamarmi con quel vezzeggiativo anche dopo avergli ripetuto per due volte il mio nome. No, non potevo essere così sfigata o, in realtà ero solo fortunata?

I due istruttori parlottarono per qualche minuto, più che altro era Tashigi che parlava mentre lui annuiva e grugniva senza neanche ascoltarla.
Finalmente la lezione iniziò, ognuno di noi iniziò a fare un po’ di stretching ed io scoprii di avere i muscoli davvero addormentati, erano mesi che non facevo della seria ginnastica; per fortuna il mio fisico non lo dava a vedere, infatti ero sempre in perfetta forma.

Dopo il riscaldamento e le continue battutine maliziose rivolte all’istruttore, una volta da una donna, una volta da un'altra, ci ordinarono di impugnare il bastone che ognuna di noi aveva inizialmente riposto accanto.
Lo impugnai con decisione come se fosse una vera arma e dovessi combattere da un momento all’altro. Gli istruttori passavano attraverso le varie file per controllare l’impugnatura e correggerla. Fissavo quel bastone con un po’ di insicurezza, non mi stavo divertendo affatto, avrei preferito stare fuori con Robin a fare quattro chiacchiere, mi sarei sicuramente divertita di più; invece che stare qui a tenere tra le mani un bastone.
All’improvviso due forti e calde mani si sovrapposero alle mie, e sentii uno strano brivido salirmi per la schiena.
Sussultai. L’ampio petto di Roronoa era completamente schiacciato sulla mia schiena, le sue muscolose braccia mi avvolgevano completamente e le sue dita, grosse e ruvide, erano sovrapposte alle mie, piccole e delicate. Mi sentivo strana, un improvviso calore mi pervase, facendomi arrossire violentemente, non riuscivo neanche a spiaccicare una parola.
Le sue mani si spostarono insieme alle mie più giù, sulla corretta impugnatura del bastone.

-Ecco, questa è la corretta posizione…- disse sussurrandomi sensualmente all’orecchio.

Aprii la bocca senza emettere una sola parola, mi aveva preso alla sprovvista.

-Attenta con il bastone, potresti fregiare le tue mani da mocciosa…- continuò.

A quelle parole non ci vidi più dalla rabbia. Perché continuava a chiamarmi in quel modo così odioso? Era così difficile per gli uomini imparare il mio nome?
Presa dalla rabbia conficcai il tacco del mio sandalo nel centro del suo piede, così che lui mollasse la presa su di me per ringhiare insulti per il dolore.

-Ben ti sta! Almeno la smetterai di chiamarmi mocciosa, il mio nome è Nami!- scandii orgogliosa, mentre il resto della classe mi guardava iraconda per aver osato anche solo toccare il loro prezioso istruttore.

-Nami, ma cosa combini?- mi chiese Bibi, con un’espressione confusa in volto.

Senza neanche aver il tempo di rispondere, arrivò l’altra istruttrice, Tashiji, che con un gesto delicato sfiorò la spalla di Roronoa e disse –Vieni Zoro, lascia stare questa ragazzina, la lezione è finita!-
Non so perché, ma già odiavo quella tizia, mi aveva chiamata ragazzina? A me? Ma si rendeva conto che avevamo la stessa età, più o meno? Ma molto probabilmente era cieca visto che portava quei tappi di bottiglia sugli occhi.

Zoro, questo era il nome con cui l’aveva chiamato quella serpe, si voltò verso di me, ghignò e disse –A domani mocciosa! Sta attenta a non cadere dalla nave!- e uscì dalla palestra insieme a Tashigi.

Rimasi per la seconda volta in quella mattinata a bocca aperta, c’era qualcosa in lui che mi irritava come non mai, ma allo stesso tempo, c’era anche qualcosa che mi attraeva come una calamita. In quel breve attimo in cui il suo corpo era stato sovrapposto al mio, mi ero sentita come completa, ma forse era solo colpa degli ormoni ancora in subbuglio dopo la vicinanza di Law, ma lo avrei scoperto solo più avanti.





Fuori dalla palestra nel frattempo, Robin stava parlando con il ragazzo dal cappello di paglia. Lui le si era avvicinato dopo averla vista sola a leggere già da qualche minuto. Il ragazzo sentiva una strana sensazione quando vedeva quella donna, come se fosse il piatto più buono mai assaggiato ma che era irraggiungibile per lui.
Si era avvicinato chiedendole se desiderava qualcosa:era pur sempre un cameriere su quella nave, anche se il suo grande sogno era diventare capitano, un giorno.
La donna aveva declinato l’offerta con un sorriso, continuando a leggere. Rufy però non si perse d’animo e si sedette accanto alla sdraio della donna, iniziando a parlare.

-Io mi chiamo Rufy!- disse sorridendo

-Nico Robin, piacere- disse lei guardandolo con i suoi intensi occhi azzurri.

Per un secondo il ragazzo rimase senza fiato, per poi continuare –Io faccio il cameriere, tu invece sei in vacanza con le tue amiche? Ci siamo incontrati ieri se ricordi!- disse stringendo il cappello di paglia tra le mani, chissà se si ricordava di lui.

-Certo, ricordo! Il padre della mia amica Nami, Genzo, ti reggeva per un orecchio, cosa avevi combinato?- disse chiudendo il libro, quel ragazzo iniziava a starle simpatico, non era come tutti gli uomini che aveva conosciuto e che l’avevano fatta soffrire, era… diverso.

-Ah beh, Genzo mi ha beccato mentre stavo assaggiando il pranzo da recapitare in camera di un cliente e, si è un po’ arrabbiato! Anzi un bel po’!- disse ridendo di gusto e contagiando, debolmente, anche la donna.

-Poi mi ha trascinato in cucina a lavare i piatti per punizione! Per fortuna che c’era Usop con me, almeno mi sono divertito mentre mi raccontava delle sue mille missioni. Sai devi sapere…- disse avvicinandosi all’orecchio di Robin per non farsi sentire –Che lui è un agente segreto sotto copertura, ma non devi dirlo a nessuno, è un segreto!-

-Si, si non preoccuparti non lo dirò a nessuno!- disse la mora ridendo –Ma come mai un agente segreto fa il cameriere? Non potrebbe trovarsi una copertura migliore?- chiese la donna stando al gioco, il ragazzo sembrava credere seriamente che il suo amico fosse un agente segreto.

-Uhm… in effetti! Mi sa che lo chiederò ad Usop!-

-Ehi Robin siamo tornate!- disse Bibi camminando verso di lei, seguita dalle altre due amiche.

-Ciao ragazze, com’è stata la lezione?-

-Divertente! Soprattutto quando Nami si è messa a litigare con l’istruttore!- disse Bibi ridendo.

-Smettila non è divertente, e poi è lui che è un cafone!- si scusò la rossa.

-Un gran bel pezzo di cafone!- disse la turchina punzecchiandola ad un fianco con il gomito.

-Vedo che vi siete divertite, sono contenta per voi!- disse Robin.

-E tu che ci dici, chi è questo ragazzo?- chiese Bibi.

Nami non aveva ancora fatto caso al ragazzo, ma appena lo riconobbe disse –Tu, tu sei quello che stamattina mi ha travolto e sporcato la camicetta con un croissant al cioccolato!- disse nervosa.

-Ehm si, piacere io sono Rufy!- disse un po’ impaurito dalla rossa.

-Rufy mi ha tenuto compagnia mentre voi eravate a lezione- disse la mora.

-Uhm qualcuno si è trovato un amico sulla nave…- punzecchiò anche lei Bibi –ma adesso dobbiamo andare a prepararci per il pranzo, finalmente conosceremo il capitano!-disse entusiasta all’idea.

-Ciao Rufy ci vediamo…- disse Robin salutando il moro con un sorriso.

-Ciao Robin…- sussurrò lui quando la ragazza era ormai già andata via con le amiche. Quella donna era speciale, se lo sentiva. Non gli era mai successo di sentirsi così, non vedeva l’ora di rincontrarla.







ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti!!!
Quanti mesi sono passati…ehm, quasi sei dalla pubblicazione del primo cap? Scusateeeeeeee!!!!! Sono davvero dispiaciuta!! Ma la verità e che, non sapevo come procedere con questa storia, poi si è aggiunta la pigrizia estiva e la completa attenzione per altri progetti, ma adesso finalmente l’ho ripresa e non intendo mollarla!
Allora ci ho pensato molto e, come alcuni avranno potuto notare dalla scheda iniziale, ho cambiato alcune cose. Niente più Yaoi, in questi mesi l’idea che avevo per questa storia si è completamente stravolta! Ho aggiunto anche l’avvertimento OOC perché alcuni personaggi potrebbero risultare un po’ diversi, ma cercherò di non cambiarli, soprattutto quelli principali! Spero che la storia, anche se con questi cambiamenti, vi interessi ancora. Io posso solo promettervi che ce la metterò tutta e continuerò a scriverla finché non la finirò! Mi scuso ancora per il ritardo e, spero, che qualcuno voglia comunque continuare a seguirla e lasciare qualche recensione, e solo per voi che la continuo!
Grazie a tutti coloro che hanno letto, seguito, recensito e inserito tra le varie sezioni!

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


La Thousand Sunny era in subbuglio per l’imminente galà che si sarebbe svolto quella stessa sera. Era il galà più importate di tutto il viaggio, arricchito con grandi buffet e balli che duravano fino a tarda notte.
La cucina era un’enorme insieme di pentole e padelle fumeggianti con al loro interno i piatti più prelibati di tutto il mondo. Il capo cuoco, Zeff, imponeva la massima serietà alla sua equipe, soprattutto per quella serata, urlando a destra e a manca ordini e indicazioni.
Mancavano ormai poche ore all’inizio della grande festa e alcuni camerieri prendevano ancora alla leggera le indicazioni del vecchio Zeff...


-E dopo, il grande 007 Usop catturò tutti i criminali e li consegnò alla giustizia salvando l’intero mondo!- finì il suo racconto il giovane sguattero dal naso lungo.
-Ooh Usop sei così forte ed intelligente! Hai salvato il mondo, ma non puoi vantartene con nessuno perché sei così modesto e poi ti scoprirebbero, giusto?- disse Kaya con occhi sognanti.

-Ehm…si certo, è proprio così! Ricordati che sono sotto copertura per un’importante missione!- continuò la recita il moro.

-Ma di che missione si tratta? Siamo per caso in pericolo, qui sulla Sunny?- chiese la biondina, guardando il ragazzo con i suoi grandi occhi nocciola.

-Non temere Kaya ti proteggo io! Il grande Usop non permetterà che ti succeda qualcosa- disse il ragazzo alzandosi dalla sedia e gonfiando il petto fiero.

-Usop muoviti, dobbiamo sistemare la sala per il galà!- urlò Sanji, il giovane apprendista cuoco.

Kaya scoppiò a ridere e Usop maledisse mentalmente la puntualità del cuoco nel rovinargli sempre i suoi grandi racconti.

-Kaya adesso devo andare a svolgere questo vile lavoro di copertura, ci vediamo dopo?- chiese speranzoso.

-Certo Usop! A più tardi!- sorrise serena la ragazza.


Il ragazzo raggiunse, con un sorriso, l’amico biondo che nel frattempo si stava gustando, di nascosto, una sigaretta.

-Uffa Sanji, era proprio il caso che urlassi come un pazzo davanti a Kaya?!- si lamentò il riccioluto.

-Non so cosa ci trovi quella splendida creatura in te nasone!- disse buttando fuori una boccata di fumo.

-Semplice, la faccio ridere! Vedessi che bel sorriso che ha!- disse con voce sognate.

-Immagino…- sospirò il biondo boccheggiando cuori di fumo ovunque al sol pensiero del dolce sorriso della biondina.


-Ma che state combinando voi due, invece di lavorare!- disse improvvisamente un uomo con delle trecce bionde e una gamba di legno, giunto silenziosamente alle loro spalle.

I due ragazzi prima di girarsi si guardarono negli occhi spaventati. Sanji non sapeva come far sparire la sigaretta e fece cenno al moro di farla sparire. Usop afferrò la prova incriminante e se la mise in tasca senza ricordarsi che essa era accesa.

-Zeff! Ci stavamo giusto mettendo a lavoro!- mentì Usop.

-Si come no! Siete due fannulloni! Su camminate abbiamo molto da fare per il galà, e qualcuno di voi due sa per caso dov’è finito quel buono a nulla del vostro amico Monkey?- chiese minaccioso, ticchettando nervosamente la gamba di legno sul parquet.

-Starà sicuramente arrivando!- disse Usop coprendo l’amico, sparito chissà dove.

-O starà svaligiando la cucina!- disse tranquillo il giovane cuoco.

-Maledetto moccioso! Se lo trovo di nuovo con le zampacce sul cibo preparato per la festa di stamani lo butto a mare e, amen se non sa nuotare!- si inferocì il vecchio cuoco –Su andiamo!- disse iniziando a camminare verso la cucina, mentre i due ragazzi sorridevano per averla passata liscia, o così pensavano. Infatti mentre i due camminavano verso la cucina, ad un certo punto si iniziò a sentire uno strano odor di bruciato e del lieve fumo sparpagliato nell’aria.
Zeff si fermò di colpo annusando l’aria intorno a se.

-Sentite anche voi quest’odor di fumo?- chiese ai due sottoposti.

-Sarà qualcuno che starà fumando!- disse Usop, prima di ricevere un calcio negli stinchi da parte del biondo.

-Ma che dici Usop!- disse Sanji stringendo i denti –lo sai che è vietato fumare a bordo!- disse fulminandolo con lo sguardo.

-Sì, Sì! E' vero, allora sarà un incendio!- disse peggiorando la situazione.

-Un incendio? O no! Dobbiamo subito capire da dove proviene il fumo ed avvisare il personale addetto a questo tipo di emergenze!- disse il vecchio.

Improvvisamente Usop si sentì uno strano calore salire dal fianco destro, ma non ci fece molto caso.

-è vero dobbiamo dare subito l’allarme o la nave andrà a fuoco e colerà a picco!! Oddio non voglio morire sono ancora così giovane!- urlò il nasone correndo avanti e indietro per tutto il ponte.

Zeff osservò il ragazzo e vide che il fumo proveniva dalla tasca della sua divisa.

-TU! Vieni qui e non urlare!- disse prendendolo da un braccio.

Usop sbiancò quando il vecchio inserì la mano nella tasca dove lui aveva nascosto la sigaretta di Sanji.
Appena Zeff estrasse il mozzicone ormai ridotto a cenere, i suoi occhi si iniettarono di sangue ed una pericolosa vena sul collo iniziò a pulsare frenetica.

-VOI DUEEEE VENITE QUI!!!- urlò rincorrendo, con un mattarello, i due giovani sguatteri –FARABUTTI SE VI PRENDO VI FACCIO A FETTINE E VI CUCINO CON LE PATATE!!!- Urlava il vecchio per tutta la nave, lasciando sbigottiti molti passeggeri, i quali si chiedevano se si erano realmente imbarcati sulla nave dei sogni o su quella dei pazzi.







Mi diressi verso la mia cabina insieme a Bibi per scegliere l’abito da indossare per l’evento serale. Ero stanca dopo la lezione di Kendo e non avevo voglia di scegliere un abito proprio adesso, ma Bibi aveva insistito così tanto che infine, per non sentirla più, decisi di assecondarla.
Aprii la porta della mia stanza e mi diressi verso l’armadio, meglio sceglierlo subito così dopo mi sarei potuta concedere un bel bagno caldo o una seduta nel bagno turco della nave, per affrontare la serata con i nervi leggermente più rilassati e, soprattutto avere qualche minuto per pensare a ciò che avevo provato quando l’istruttore di kendo mi aveva “abbracciata”. Era stata come una scarica elettrica che mi aveva risvegliato, mai mi ero sentita così…

-Nami ci sei!?- disse Bibi sventolandomi una mano davanti agli occhi.

-Ehm, sì sì!-

-Da quando siamo saliti su questa nave ti comporti in modo molto strano, sei sempre con la testa tra le nuvole!- disse la mia amica buttandosi a sedere sul mio letto –Scommetto che stavi pensando all’affascinante istruttore di Kendo!- rise

-No! Non è affatto vero!- dissi arrossendo come un peperone, cavolo sembrava che mi avesse letto nel pensiero.

Entrai con la testa nell’armadio ed iniziai a scaraventare sul letto, e sulla testa di Bibi, vari abiti, mentre la mia amica si sprecava a dire: troppo largo, troppo scuro, dove cavolo hai comprato quel vestito!
Dopo un’ora intera con la testa china nell’armadio non ce la facevo più, stavo per strozzare Bibi se non la smetteva di criticare ogni mio vestito!

-Nami non capisci, per questa occasione ci vuole un vestito che faccia dire agli uomini Wow! Capisci?- disse con fare saccente.

Prima che potessi solo pensare ad una risposta, Law entrò con un pacco in mano. Bibi appena vide Law si pietrificò.

-Buona sera signore!- disse con un sorriso di sfida nei confronti della mia amica, mentre entrava e depositava il pacco sul letto.

-Cosa c’è in quel pacco?- chiesi curiosa, d'altronde si dice che la curiosità è donna!

-Aprilo e lo scoprirai- mi disse con la sua voce seducente.

Subito mi fiondai sul pacco e con cura sfilai il fiocco rosso che lo circondava. Appena lo aprii rimasi senza parole e Bibi pronunciò solo un “Wow” per lo stupore. All’interno del pacco c’era un bellissimo vestito da sera, rosso fuoco. Lo presi in mano per ammirarlo meglio, appoggiandomelo addosso mentre mi dirigevo al grande specchio vicino l’armadio. Il vestito era mono spalla, lungo fino alle caviglie con un pronunciato spacco che lasciava intravedere la gamba sinistra, mentre una elegante rosa nera si stagliava sull’unica spallina del vestito.

-Law è fantastico!- dissi ammirandomi allo specchio –Bibi, non credi sia perfetto per stasera?- chiesi volgendo lo sguardo verso l’azzurra.

-Si… adesso devo andare ci vediamo stasera Nami- disse uscendo come un fulmine dalla cabina.
Non capivo cosa fosse successo improvvisamente a Bibi, appena era arrivato Law, lei aveva cambiato umore radicalmente. Sapevo che non lo sopportava, anche se non avevo mai capito il vero motivo, ma ormai era da tanto che stavo con lui, doveva esserci abituata.

-Chissà cosa le è preso…- dissi un po’ preoccupata.

-è solo lunatica, lasciala stare!- disse Law entrando in bagno per farsi una doccia.

Prima o poi avrei scoperto perché quei due non si sopportavano, per il momento avevo un altro problema da risolvere: le scarpe.


Dopo la strana fuga di Bibi e la missione:trovare un paio di scarpe da abbinare al vestito, decisi di concedermi finalmente il bagno caldo tanto desiderato. Restai nella vasca circa un’ora, godendomi della soffice schiuma e del profumo rilassante delle candele all’argan. Dopo il bagno mi vestii e truccai e, insieme a Law, mi incamminai verso il grande salone dove tra qualche minuto si sarebbe dato il via al gran galà.

Il salone era grandissimo ornato in maniera impeccabile: dal soffitto scendevano milioni di luci bianche che, insieme ai fiori bianchi davano un non so che di magico a tutto l’ambiente.

-Io vado a salutare qualche amico- disse improvvisamente Law, lasciandomi nel bel mezzo del salone, da sola.

Mi guardai intorno e non vidi nessun viso familiare, le mie amiche ancora non erano arrivate e, improvvisamente mi sentii sola. Molta gente affollava la grande sala: uomini con costosi smoking e donne dai vestiti più alla moda varcavano il grande portone o scendevano la sontuosa scala illuminata di una luce tra l’arancio e il giallo. Non ero sola ma mi sentivo lo stesso così.

Mi avviai verso il bancone del bar, magari bevendo qualcosa mi sarei sentita più a mio agio. Nel piccolo tragitto vidi alcuni camerieri che avevo conosciuto in quei due giorni: quello con lo strano cappello di paglia in testa che aveva parlato con Robin per tutto il tempo in cui noi eravamo state alla lezione di kendo. Sembrava che quel ragazzo, Rufy, stesse aspettando proprio la mia cara amica, visto che continuava ad alternare lo sguardo dal portone alla scala, uniche due entrate nella sala. Sorrisi a quell’idea, sì, Rufy sembrava proprio un bravo ragazzo, ma per Robin quello rimaneva un momento particolare. Affianco a Rufy, c’era Usop il cameriere con il naso lungo e, questa volta anche un grosso bernoccolo che spuntava dalla sua folta capigliatura riccioluta, chissà come se lo era procurato, sembrava che qualcuno gli avesse buttato qualcosa in testa.

Mi accomodai al bancone del bar sedendomi su uno scomodo sgabello. Accavallai le gambe e subito mi accorsi che il barman mi guardava con occhi sognanti.

-Ciaooo Dolcezza cosa posso offrirti?- mi chiese il barman con uno strano sopracciglio a ricciolo.

-Una birra grazie!- dissi sorridendogli dolcemente. Se Bibi mi avesse visto bere una birra a quel galà, sicuramente me ne avrebbe dette di tutti i colori. La birra non era bibita da bere ad una manifestazione elegante come quella, dello champagne sarebbe stato molto meglio, ma cosa ci potevo fare io se la bionda era la mia preferita, l’unica a farmi sentire veramente a mio agio.

Mentre il barman ancora con gli occhi cuoriformi mi passava la birra ordinata, una mano l’afferrò prima di me. Alterata per quel gesto seguì la mano per dirne quattro al proprietario e, con mio gran dispiacere vidi quella testa verde dell’istruttore di kendo. Basta! questo era troppo, non doveva toccare la mia birra! Voleva la guerra, e guerra sia!








ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti!!!!
Direi che è inutile scusarmi, questa storia procede troppo a rilento e di questo ne sono estremamente dispiaciuta! Non posso promettervi niente, solo che cercherò di ridurre i tempi di attesa!
Non so come definire questo capitolo, diciamo che è un capitolo di passaggio, spero che vi sia piaciuto lo stesso!
Grazie a tutti coloro che recensiranno e a quelli che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate!
A presto spero!
Baci kiko90

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Ero sempre stata, fin da bambina, una tipa irascibile. Ero buona e gentile con tutti ma guai a chi osava toccare le mie cose, era più forte di me, la mente si annebbiava di una strana forma di rabbia incontrollabile, anche se questa volta era diverso.
L’istruttore di kendo aveva giocato fin troppo con la mia pazienza, adesso aveva proprio superato il limite. Aveva afferrato al bar, la MIA birra facendomi scattare immediatamente i nervi. Ok, voleva la guerra, e che guerra sia. Da donna avevo molte armi a mio vantaggio e, presto, se ne sarebbe accorto.
Con un gesto lento, ma ben calcolato, mi avvicinai a lui poggiando una mano sul suo muscoloso bicipite. Lui sussultò, forse non si aspettava questa mia reazione, forse si aspettava qualche insulto, ma quella non sarebbe stata una buona strategia, questa invece, sono sicura si sarebbe rivelata molto efficace, e anche divertente.
Mi sedetti allo sgabello accanto a lui, accavallando le gambe con sensualità, e facendo si che lo spacco pronunciato del vestito lasciasse scoperta una buona parte della gamba sinistra.
Lo vidi osservare prima le mie gambe e poi salire, con il suo sguardo nero, sempre più su. Si soffermò più a lungo sulla mia pronunciata scollatura e questo mi garantì che il mio piano avrebbe di certo funzionato.
Senza dire ancora una parola schioccai le dita verso il barman ordinando un'altra birra fresca, mentre quella che avevo ordinato in precedenza veniva assaporata con gusto dall’istruttore.

-Vedo che ti piace la mia birra!- dissi appoggiando un gomito sul bancone del bar e poggiando la testa sul palmo della mano aperto.

-Sì, non è niente male- sogghignò.

-Sappi che metterò sul tuo conto entrambe le birre!- dissi ridendo maligna

-Strega- sussurrò tra i denti, sorridendo di sbieco, sembrava divertirsi.

Osservai l’uomo accanto a me per qualche minuto prima che la birra mi fosse consegnata. La camicia nera che indossava aderiva perfettamente al suo corpo scultoreo e per un attimo mi ritrovai ad immaginare i suoi meravigliosi addominali avvolti sotto la camicia. Senza accorgermene arrossii e mi ritrovai il suo sguardo, e il suo ghigno, addosso.

-Che c’è mocciosa, mi stai per caso immaginando nudo?- disse normalmente mentre sorseggiava la birra.

Divenni completamente paonazza a quelle parole, ero un tutt’uno con il mio vestito.

-No! Certo che no! Idiota!- esclamai dandogli uno scappellotto sul braccio.

-Bè, non si direbbe, mi guardavi con uno sguardo…- rise divertendosi a torturami.

Avevo capito che mi stava prendendo letteralmente per i fondelli e questo non doveva succedere, ero io quella che si doveva vendicare e prenderlo in giro, non lui!
Mi guardai per un attimo intorno, assicurandomi che Law e, nessun altro che conoscessi, fosse presente nella sala, e per fortuna era così.

-Sai, mi hai proprio scoperta, è difficile resistere ad un uomo come te- dissi accarezzandogli il profilo del viso per poi scendere, lentamente, con l’indice verso il suo collo e poi verso i suoi addominali.

Lo sentii deglutire pesantemente, mentre un leggero colorito rosso imporporava le sue gote. Benissimo, si sentiva in imbarazzo, un punto per me!

-Co..cosa stai facendo?- mi chiese balbettando imbarazzato.

-Tu cosa pensi che stia facendo? Mi diverto un po’ con te!- dissi ammiccando sporgendo il mio pronunciato decolté verso di lui.

Lo vidi sorridere diabolico, e per un attimo mi pentii di ciò che avevo fatto. E se lui approfittasse della situazione? Se mi considerasse una delle sue tante allieve che si sono prese una cotta per lui? No, non volevo che pensasse questo, volevo che lui mi desiderasse, sapendo che non mi potrà avere perché non provo nessuna attrazione per lui, è solo un gioco per me, almeno credo.





ZORO

Questa ragazzina mi sta sorprendendo, non la facevo così audace. Appena l'ho vista al bar da sola, con Sanji che le sbavava dietro come uno scemo non ho resistito ad avvicinarmi a lei, anche se non so il perché.
L’ho sentita ordinare una birra, che strano non me lo sarei mai aspettato, la facevo una da vino bianco o spumante, quelle schifezze che il giorno dopo ti procurano un mal di testa infernale, invece no, lei aveva ordinato una semplice birra, che mi fossi fatto un’idea sbagliata su di lei?
Sapevo che era la figlia del proprietario e quindi l’avevo subito etichettata come una snob che non sa niente della vita reale e che viene in vacanza sulla nave del papino solo per spillargli qualche soldo, ma non credo sia realmente così, lei sembra diversa.
La prima volta che l’ho vista, ero sul ponte insieme a Tashigi. Stavamo parlando, o meglio lei stava blaterando senza sosta mentre io grugnivo qualche risposta, del programma di kendo da praticare in queste settimane di viaggio, quando la vidi. I suoi occhi mi colpirono subito, sembravano tristi e spaesati, poi vidi il suo corpo perfetto e pensai che mai nessuna donna poteva essere bella quanto lei, ma dovetti riprendermi subito perché accanto a lei spuntò il suo fidanzato, era ovvio che una ragazza come lei non sarebbe rimasta sola a lungo, ma i loro sguardi quando si incrociavano non erano quelli di due persone innamorate alla follia, piuttosto di due che stanno insieme solo per abitudine.
La incontrai sul ponte qualche ora dopo, quando, per uno stupido capriccio di Rufy, la nave virò improvvisamente e per poco lei non finiva in mare. Quando mi ritrovai il suo corpo morbido tra le braccia ebbi come un fremito. Il suo viso era vicinissimo al mio così da poter memorizzare ogni più piccolo particolare. Non sapevo cosa dirle, non sono mai stato bravo con le parole, così il mio lato più scontroso uscì, non volendo, fuori. La chiamai mocciosa e la vidi gonfiare le guance offesa, cosa che mi fece ridere tra me e me. Aveva qualche anno in meno di me, ma non era per niente una ragazzina, lo vedevo da me, però sapere che quel nomignolo le dava così fastidio mi divertiva.
Quando l’avevo rivista alla lezione di kendo, ne ero stato molto felice. Tra tutte quelle donne lei spiccava come la luce in un tunnel buio. I suoi capelli rossi mi chiamavano come un faro nella notte. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, anche se con Tashigi che mi richiamava ogni secondo mi era difficile osservarla come volevo. Con un moto volontario mi avvicinai a lei. Vidi che teneva il bastone come una mazza da baseball e decisi di sfruttare l’occasione. L’abbracciai. La sua pelle morbida, il suo dolce profumo di agrumi, mi scatenò delle reazioni che mai avevo provato. Era tutto così strano, quando lei era nei paraggi mi sentivo strano, non capivo il perché.
E adesso eccomi qui, seduto al bar con lei a fianco. Il suo ragazzo non è nei paraggi, ma come si fa a lasciare una creatura così provocante da sola ad un bar? E' una tentazione troppo forte per ogni uomo.

Le rubo la birra che aveva ordinato, cercando così una sua reazione. Immaginavo che mi avrebbe insultato, invece no, ancora una volta sono rimasto stupito dalla sua reazione. Si avvicina a me con aria seducente, e sento un campanello d’allarme nella mia testa scattare. Attento Zoro, è la figlia del capo, non fare cazzate.
Me ne sbatto completamente di quello che mi suggerisce la mia coscienza e sto al gioco, voglio vedere dove vuole arrivare. La vedo sedersi allo sgabello accanto al mio accavallando le lunghe e sinuose gambe. Wow che gambe!
Sento un fuoco dentro di me, il desiderio di toccarla, di sfiorarla è forte, ma mi trattengo. Poi lei avvicina una mano al mio viso, mi accarezza e scende giù fino agli addominali, sto impazzendo.
Non so a che gioco stia giocando, ma mi piace, e voglio giocare anche io!
Ghigno e metto una mano sul suo fianco. La vedo irrigidirsi, non se lo aspettava. Con il pollice disegno qualche cerchio immaginario sul suo fianco e la sento sciogliersi sotto il mio tocco. In questo momento non sento più la musica intorno a noi, non vedo più nessuna persona nella sala, siamo solo io e lei.
Non so cosa mi stia prendendo ma sento che voglio starle sempre più vicino. Con un moto inaspettato l’attiro a me dalla vita. Lei diventa ancora una volta rossa ma nei suoi occhi leggo divertimento.







NAMI

Non so a cosa stia pensando. Mi ha attirato a se e non so perché non mi sono opposta. Forse volevo proprio che facesse questo. Volevo stargli più vicina, ma perché? Questo dovrebbe essere solo uno stupido gioco.
Decido di continuare a giocare, anche se so che sta diventando troppo pericoloso, ma voglio vendicarmi per la birra rubata, o in realtà voglio solo sentirmi viva per qualche minuto.
Porto una mano sulla sua gamba facendogliele divaricare. Mi insinuo tra di esse ed ora siamo veramente a pochi centimetri l’uno dall’altra. Il mio cuore galoppa, sento uno strano calore dentro. Lui mi circonda la vita. Sento le sue mani grandi e forti solleticarmi la schiena e istintivamente porto la testa indietro, godendomi quelle carezze. Maledizione sto cadendo in una trappola lo so, ma ormai non mi importa più.

-Mocciosa- mi sussurra

-Si…- rispondo in preda a un lungo brivido lungo la schiena. La sua mano sinistra scivola su e giù sotto lo spacco del vestito, facendomi sussultare dal piacere. Non mi importa più se mi chiama con quello stupido nomignolo, anzi sento che mi ci sto abituando, e mi piace.

-Dovresti controllarti un po’ di più- dice ghignando.

Lo guardo. Ha ragione, ma il suo tocco mi fa impazzire, eppure non siamo soli, eppure io sono fidanzata, ma con Law non mi sento così…completa.

Lui si scosta da me e sento un improvviso freddo addosso. Da lontano sento gli inconfondibili schiamazzi di Bibi, le mie amiche stanno arrivando.
Lui si alza e mi guarda con uno sguardo così profondo che mi fa sciogliere. Vorrei dirgli di restare, di non andarsene, ma non posso, non devo.
Voglio fare un ultima mossa, prendermi quel poco di rivincita che mi spetta, o voglio solo assaporarlo, questo ancora non lo so.
Mi alzo anche io, mi avvicino al suo viso e lo bacio velocemente. Sento qualcosa risvegliarsi nel suo corpo e il suo sguardo stupito.

-Grazie per la birra- dico prima di voltargli le spalle ed andarmene dalle mie amiche con il suo sapore sulle mie labbra.








ZORO

Rimango qui al bar a fissarla andar via. Non mi sono mosso di un passo, con le labbra ancora un po’ socchiuse. Il cuore batte frenetico e il desiderio di lei ormai è forte in ogni parte del mio corpo, ma non posso averla.
Toccare la sua pelle è stato un errore, non riuscivo a fermarmi, più la toccavo più volevo di più. Credo che mi abbia stregato.
Devo uscire di qui, devo prendere un po’ d’aria, devo dimenticare quello che è successo, anche se so che sarà impossibile. Stasera qualcosa tra noi si è scatenato è sarà difficile sopprimerlo.












ANGOLO AUTRICE

Salveeee genteee!!! * schiva i numerosi pomodori che le vengono lanciati* Sì lo so, sono in stra super mega ritardo, ma avevo bisogno dell’ispirazione giusta per questo capitolo! Che dire spero che il cap vi sia piaciuto. Ho deciso di mettere entrambi i punti di vista così da far capire meglio ciò che provano i personaggi. Che ve ne pare?
Aspetto un vostro giudizio!
Un bacio kiko90

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


A malincuore lascio Zoro ancora in piedi davanti al bancone del bar e mi dirigo dalle mie amiche appena giunte nella sala. Tutte e tre sono molto eleganti. Robin indossa un vestito blu notte con delle eleganti stampe a fiori, che scende morbido, e un po’ largo, sulla vita e i fianchi. Kaya invece indossa un vestitino semplice, ma molto carino, color pesca con una fascia dorata alla vita. Sia Kaya che Robin sono vestite molto sobriamente, mentre Bibi, bè a lei piace stare al centro dell’attenzione e lo si capisce benissimo dal vestito che indossa: un tubino nero molto aderente e molto, molto corto. I capelli turchini sono racchiusi in un’elegante crocchia che lascia libere due ciocche mosse lungo il viso. Con il suo tacco quindici Bibi inizia a camminare verso di me.
-Nami sei già arrivata?!- mi urla ad un metro di distanza.

-Sì, sono qui da un po’…- dico osservando con un occhio il bancone del bar, dove Zoro si è nuovamente seduto a bere e mi osserva. Quel suo sguardo così profondo sembra entrarmi dentro così tanto che avvampo.

-Ti senti bene Nami? Mi sembri un po’ accaldata- mi chiede Kaya posando una mano sul mio braccio.

-Sì, sì sto bene, ho solo un po’ di caldo, mi sa che il riscaldamento in questa sala e un po’ troppo alto- dico velocemente cercando di tranquillizzare la mia amica che ora mi sta guardando con una faccia più interrogativa di prima.

-Ma se siamo in piena estate! Non ci sono i riscaldamenti accesi, Nami- da quando Kaya è così sfrontata? Oddio non è lei a essere sfrontata sono io quella completamente fusa, ma che mi è saltato in mente, i riscaldamenti in pieno luglio? Sono fuori di testa! Ma di certo non potevo dirle che ero super accaldata a causa della troppa vicinanza con l’istruttore di kendo, e che se loro avrebbero ritardato anche solo un minuto di più non posso immaginare cosa avremmo fatto… bè, magari lo immagino più tardi quando sono da sola!

-Sì, è vero volevo dire che…- cerco di inventare una scusa un po’ più decente ma Bibi mi interrompe, per fortuna.

-Nami sei un caso perso, non lo sai che le donne, quelle belle e attraenti come noi, devono arrivare a festa già iniziata, non prima che inizi, come le vecchiette!- dice Bibi con aria saccente. Non la sopporto quando fa così, ma almeno abbiamo cambiato discorso.

-Perché non ci sediamo ad un tavolo?- propone Robin sorridendomi complice. Di certo come sempre ha capito cosa volevo realmente rispondere a Bibi, ovvero mandarla a quel paese. Non siamo tutte come lei. Non ci crediamo delle star solo perché veniamo da delle famiglie ricche. Mi dispiace ammetterlo ma a volte Bibi esagera, dovrebbe essere più umile, stare un po’ più con i piedi per terra.

Tutte e quattro ci dirigiamo verso alcuni tavoli che si trovano al centro della grande sala. Tutto sembra organizzato nei minimi dettagli. I tavoli sono ricoperti da lunghe tovaglie avorio che scendono morbide sul parquet. Su di essi erano riposti piatti della più fine porcellana e posate d’argento, con al centro, su ogni tavolo, dei fantastici fiori freschi delle più belle e profumate qualità: gigli, peonie,rose, tutti obbligatoriamente bianchi.

Con un sorriso a trentadue denti, Rufy, l’idiota che mi ha macchiato la mia camicia preferita, si avvicina verso di noi con una cartelletta in mano.

-Ciao Robin!- gridacchia felice – e ciao ragazze!- dice ricordandosi anche della nostra presenza.

-Ciao Rufy! Lavori stasera?- gli chiede Robin sorridendo felice. E’ strano, era da tanto che non la vedevo sorridere così.

-Sì, purtroppo!- dice il ragazzo mettendo il broncio giusto due secondi, per poi scattare immediatamente con la schiena dritta come se si fosse appena ricordato qualcosa di importante –però se volete posso essere il vostro cameriere personale per questa sera!- dice sorridendo smisuratamente.

-Ma certo che puoi, mi farebbe molto piacere! Voi che ne pensate ragazze?- ci chiede Robin.

-Basta che non mi sporchi anche questo vestito!- dico fulminandolo con lo sguardo mentre Kaya ride delicatamente.

-Per me uno vale l’altro…- risponde Bibi quasi seccata, mentre attiva il suo radar “scapoli ricchi ed affascinanti” e circospeziona l’intera sala.

-Grazieeeee!!!!- inizia a saltellare felice Rufy, mentre la figura di mio padre si staglia dietro di lui.

-Monkey D. Rufy!- lo chiama mio padre con voce fredda ed autoritaria –Che cosa stai combinando? Ti sembra il caso di saltellare nel mezzo di una sala gremita di persone importanti, in un evento altrettanto importante!- dice sottolineando l’ultima parola.

Rufy sbianca di colpo appena sente la voce di mio padre alle spalle, ed istintivamente si mette la mano sull’orecchio che il giorno prima mio padre Genzo gli aveva stirato per bene.

-Scu-scusa Genzo è che…- cerca di replicare il moro voltandosi verso mio padre con il suo solito e largo sorriso.

-Ti ho detto di chiamarmi Signor Genzo, maledizione Rufy che testa dura che hai!- dice mio padre spiattellandosi una mano sulla fronte –su, su vai in cucina e porta degli antipasti a queste dolci creature!- dice avvicinandosi a me e prendendomi una mano per guardarmi meglio.

-Torno subito Robin!- dice Rufy prima di dileguarsi tra la folla.

-E non mangiarti gli antipasti!!- urla papà verso la cucina, per poi tornare con gli occhi su di me.

-Sei bellissima figliuola!- dice asciugandosi velocemente una lacrima per l’emozione.

-Grazie papà! Anche tu sei molto bello ed elegante stasera!- gli dico facendolo arrossire vistosamente.

-Bè tesoro non dirmi così ho arrossisco- dice cercando di ritrovare il contegno perso, sistemandosi la cravatta già perfetta di suo.

-è un po’ tardi signore, è già rosso come un peperone!- risponde Bibi facendo arrossire ancor di più papà.

Tutte e quattro, accompagnate da mio padre ci sediamo a un bellissimo tavolo con nove posti a sedere.

-Ti piace come abbiamo sistemato la sala tesoro?- mi chiede.

-Sì, è bellissima! Ma di chi sono gli altri posti a sedere?- chiedo notando che oltre a me, le mie amiche, il posto di Law e mio padre, ne avanzano altri tre.

-Si uniranno a noi anche…- iniziò ma venne interrotto dall’arrivo di Rufy.

-Ecco gli antipasti!- proruppe Rufy insieme ad Usop, il ragazzo con il naso lungo.

-La cena comincerà tra poco ragazze, nel frattempo vado a sbrigare delle ultime cose, ci vediamo tra qualche minuto- dice mio padre alzandosi dal tavolo ed inoltrandosi nella folla, salutando ad ogni passo cinque o sei persone.

Appena mio padre se ne va, Rufy ed Usop ne approfittano per sedersi accanto a Robin e Kaya.

Il ragazzo dal sorriso elastico continua a guardare Robin come se fosse una regina, è proprio cotto! Mentre Usop parla molto vicino a Kaya, la quale non smette un attimo di ridere. Anche lei come Robin è cambiata da qualche giorno a questa parte. Di solito Kaya è sempre molto timida e non si lascia andare facilmente con le persone, mentre questa volta, con Usop, è diverso, è più sicura di se e si diverte. Sono proprio contenta per lei.


Mi giro verso Bibi e la vedo sbuffare annoiata.

-Bibi, qualcosa non va?- chiedo.

-Nami qui tutti sono interessati a qualcuno tranne me, non è giusto…- dice osservando con occhi assenti la folla. Rimango perplessa a quelle parole. Non è da Bibi. Lei non si sente mai esclusa, lei è sempre al centro dell’attenzione, o forse in realtà non ho capito niente della mia amica e questo suo modo di vestirsi, di porsi con la gente, è solo una maschera per celare la sua vera essenza di fragile e solitaria ragazza. Sto per risponderle quando Law arriva accanto a me. Il suo sguardo grigio e atono come sempre. Per un solo secondo mi trovo a confrontarlo con quello nero e profondo di Zoro, ma scuoto subito la testa per cancellare questo confronto sbagliato ed ingiusto, non devo dimenticare che Law è il mio ragazzo!

Si siede accanto a me, ma non mi rivolge nemmeno un saluto, una carezza, un sorriso, niente. So che ha un carattere riservato ed apparentemente freddo, ma diamine sono la sua ragazza ormai da anni, quando diavolo si aprirà con me?
Mi volto per l’ennesima volta verso il bancone del bar e vedo Zoro intento a parlare con quell’odiosa istruttrice di kendo, Tashigi. Lei gli ha messo una mano sul braccio e gli urla qualcosa. Sembra arrabbiata ma per che cosa? Zoro volge lo sguardo un attimo nella mia direzione e lo fa anche lei, che stiano parlando di me? Sento una strana forma di rabbia mischiata a qualcos’altro che mi sgorga nelle vene, sono rabbiosa come non mai, ma perché?
Zoro sbatte un bicchiere ormai vuoto sul bancone e esce dalla sala seguito da quella sanguisuga. Vorrei seguirli, vedere dove vanno e cosa si dicono, ma non posso.






ROBIN

-Sai Robin, io diventerò il comandante di questa nave un giorno!- mi dice Rufy sorridendomi felice. Lo conosco solo da qualche giorno ma sento che lui non è come tutti gli altri uomini, e soprattutto non è come colui che mi ha messo incinta e poi lasciata al mio destino. No, Rufy è dolce, sensibile, sempre attivo, e di buon cuore, lui è diverso, ma questo ormai non conta, non può contare, è ormai troppo tardi per legarmi a qualcuno, sono incinta e questo è un compito che mai nessun uomo con cervello si accollerebbe.

-Sì, Rufy, sono sicura che ci riuscirai e troverai anche una regina che starà sempre al tuo fianco- Non so perché ho tirato fuori l’argomento della regina, lui non ne ha fatto parola, forse non ci pensa neanche.

-vorrei che fossi tu la mia regina, Robin…- dice guardandomi dritto negli occhi. Avvampo. Sento il cuore battere forte nel petto. Perché, perché mi dice questo? Non mi conosce neanche! Eppure dai suoi occhi vedo che dice sul serio e che sta persino aspettando una risposta.
Istintivamente metto una mano sulla pancia ancora non evidente, soprattutto quando indosso vestiti come questo, che nasconde alla perfezione l’inizio delle mie forme.

Lui mi guarda con uno sguardo sempre più intenso. Non sono una tipa scapestrata, che agisce senza pensare, ma questa volta vorrei farlo, vorrei far tacere tutti i miei pensieri e fare ciò che mi detta il cuore, ma non posso.

-Rufy, sei un ragazzo dolcissimo, ma non posso essere la tua regina- dico a malincuore abbassando lo sguardo dai suoi magnetici occhi scuri.

-Ti va di ballare?- mi chiede improvvisamente continuando a sorridere. Forse non mi ha sentito, o forse non ha voluto sentire.

-io, veramente…-

-Ehi Rufy ti va di ballare con me? Robin non è capace!- ci interrompe Bibi inserendosi tra di noi e mettendo in bella vista il suo decolté.

-Veramente io volevo ballare con Robin- risponde un po’ imbarazzato Rufy, non vuole offendere Bibi, anche se non capisco perché si sia messa in mezzo così, lei mi aveva detto che Rufy le sembrava un idiota, perché adesso vuole ballare con lui?

-Dai Rufy, a Robin non interessi,non l’hai capito?!-

Sento il soffitto cadermi addosso, perché Bibi ha detto questa falsità? Perché è improvvisamente interessata a Rufy? Perché mi vuole portar via l’unico ragazzo che è stato gentile con me?

Rufy guarda prima me e poi Bibi. Aspetta che dico qualcosa, ma non lo faccio. Il suo sguardo non è più allegro come prima e questo mi fa soffrire, sembra un po’ deluso.
Rufy si alza e Bibi lo prende per mano. I due si mischiano tra la folla di ballerini e vedo Bibi usare le sue mosse di seduzione su Rufy. Ancora una volta mi chiedo perché fa tutto questo, ma non riesco a trovare una risposta. Posso solo restare qui a guardarli, senza fare o dire niente, da sola.









NAMI

-Eccomi di ritorno. Vedo che sei arrivato finalmente, Law- dice mio padre appena tornato al tavolo con un altro uomo. L’uomo è alto, magro ma muscoloso, con dei capelli rossi un po’ sbarazzini e una cicatrice sull’occhio sinistro.

-Lui è il capitano Shanks!- annuncia mio padre –Shanks, lei è mia figlia Nami e loro sono le sue amiche Robin e Kaya e quello e Law il fidanzato di Nami-

-piacere!- dico allungando una mano verso il famoso capitano. Aveva ragione Bibi a dire che il capitano sarebbe stato un gran figo!

-Piacere mio Nami, ragazze!- Shanks fa un mezzo inchino e sorride così tanto da far concorrenza a Rufy. Sembra una persona allegra e fuori dalle righe visto che non indossa smoking costosi o roba simile ma una semplice camicia bianca aperta un po’ e dei normalissimi pantaloni neri.

-Shanks mangerà al nostro tavolo e tra poco arriveranno anche gli altri due-

Shanks e mio padre si accomodano al tavolo e dopo qualche secondo arrivano anche Bibi e Rufy che si sono scatenati qualche minuto sulla pista da ballo. Mi giro verso Robin, ha uno sguardo spento, mentre Bibi sembra al settimo cielo, tiene Rufy a braccetto e sorride sussurrandogli cose all’orecchio. Dopo qualche minuto mio padre spedisce Rufy e Usop a servire ai tavoli e noi iniziamo a chiacchierare con il capitano, aspettando gli ultimi due ospiti.

-Finalmente siete arrivati!- esclama mio padre guardando dietro di me.

-Scusi il ritardo signore- risponde una voce femminile dietro di me. Appena sento quella voce ho un sussulto, quella voce appartiene a quella vipera di Tashigi, non può essere lei uno dei nostri ospiti. Mi volto piano e trovo la conferma ai miei dubbi. Tashigi foderata in un abito rosa confetto mi guarda sorridendo controvoglia, si vede che lo fa solo perché c'è mio padre al tavolo. L’istruttrice si incammina verso la sedia accanto a Law e io mi concentro su l’altro invitato. Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva. Che diavolo ci fa Zoro qui? Non può essere lui l’altro invitato, sarebbe troppo imbarazzante.
Zoro mi guarda e sorride malizioso, poi si siede proprio davanti a me, ed è proprio in quel momento che sento che questa serata sarà la più lunga della mia vita.









ANGOLO AUTRICE

Io credo nei miracoli, e sono sicura che dopo oggi ci crediate anche voi, visto questo aggiornamento lampo! E sì, aggiorno solo dopo una settimana, questo è un vero evento!
Comunque a parte queste cavolate, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Finalmente abbiamo scoperto chi è il capitano di questa nave, ovvero il caro Shanks! Sono sicura che a molti di voi la cara Bibi starà veramente sulle scatole durante questa storia e ritengo che il suo personaggio sia il più OOC, purtroppo mi serviva così per la storia!
Spero di ricevere le vostre opinioni su questo cap!
Un bacione a presto kiko90

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Sono passati solo cinque minuti da quando Tashigi e Zoro si sono presentati al nostro tavolo, ma a me sembra già un’infinità.
Non posso credere di essere così sfortunata da ritrovarmi Zoro e Law allo stesso tavolo, perché diavolo mio padre avrà invitato anche gli istruttori di kendo?
Mi girò verso Genzo e lo trovo intento a parlare con il tanto acclamato capitano. Il rosso sembra una persona molto allegra, infatti non smette un attimo di ridere ed osservandolo mi viene spontaneo sorridere a mia volta.
Quando mio padre ieri mi aveva accennato che avrei avuto l’onore di incontrare il famoso capitano della Sunny, mai mi sarei immaginata un tipo simile. Nella mia mente avevo immaginato un uomo molto più vecchio, fisico possente e magari con un brutto caratteraccio, e anche un po’ snob, ma il capitano Shanks era tutt’altra persona. Lui era un uomo semplice che non si dava arie solo perché ricopriva un ruolo importante, ma semplicemente lavorava per passione ed amore del mare, almeno e questo che gli ho sentito dire qualche minuto fa.

Rassegnata dal chiedere, per adesso, spiegazioni a mio padre, mi volto e mi ritrovo lo sguardo di Zoro addosso.
Lo guardo a mia volta e gli intimo di non dire o non fare sciocchezze e, con un lieve cenno della testa indico, senza farmi notare dagli altri, Law.
Vedo Zoro osservare il mio ragazzo e serrare la mascella, sembra nervoso, chissà perché! Forse gli da fastidio il fatto che Law stia parlando con quell’oca di Tashigi, anche se il mio ragazzo sembra molto annoiato dalla conversazione. Tutto questo però significherebbe che Zoro sarebbe geloso di Tashigi? No, non può essere, perché se così fosse vorrebbe dire che lui terrebbe a lei o peggio, che loro due avrebbero una relazione!
Scuoto la testa per scacciare questo brutto pensiero e mi concentro ancora su Zoro. Ha smesso di fissare Law ed è ritornato a guardare me. Mi sorride e si passa la lingua lentamente sulle labbra come se stesse riassaporando qualcosa, il nostro bacio, forse?
Ripete quel gesto una seconda volta guardandomi sempre più intensamente. In questo momento sembra che a questo tavolo ci siamo solo noi due. Sento un calore partire dal basso ventre per poi diffondersi come lava bollente in tutto il corpo. Perché Zoro mi fa questo effetto?
Mi mordo il labbro inferiore perché sono troppo eccitata. Nella mia mente ripercorro i momenti passati al bar, la vicinanza con il suo corpo, le carezze, il bacio…
Sento la voglia inarrestabile di lambire di nuovo quelle labbra sottili, ma qualcosa mi riporta immediatamente alla realtà.
Sento una mano sulla mia coscia destra. La mano percorre lentamente la mia pelle per poi fermarsi nell’interno coscia e stringermi. Ho un sussulto. So di chi è quella mano, la riconosco fin troppo bene, ma per la prima volta vorrei appartenesse a qualcun altro.

-Rossa, questa oca mi ha proprio stufato con tutte queste chiacchiere, perché non mi distrai un po’ tu- mi sussurra Law all’orecchio, mentre lascia la mia coscia e mi prende la mano posandola sul suo cavallo.
Lo guardo male e ritraggo subito la mano.

-C’è mio padre! E poi non mi sembra proprio il momento!- dico avvicinandomi al suo orecchio per non farmi sentire dagli altri, sono a dir poco irritata dalla sua proposta, e questo mi sorprende, una volta le sue proposte mi facevano tutt’altro effetto.

Lui di tutta risposta pigia ancor più forte la mia mano sul suo cavallo già duro. Perché non riesce a pensare ad altro? Ultimamente solo il sesso ci lega, anche se sento che presto anche questo legame si dissolverà come tutto il resto. Voglio bene a Law, ma non sento più niente per lui. Tutta la passione iniziale è evaporata come neve al sole, non c’è rimasto niente, viviamo soltanto di semplice routine. Facciamo le stesse cose da anni e io mi sono proprio rotta, non è questo che voglio, non dovrebbe essere così un rapporto d’amore. La passione, l’amore, non dovrebbero svanire mai, se sono reali!
Tolgo per la seconda volta la mano dalla sua erezione, giusto in tempo prima che mio padre si giri verso di me.

-Allora Nami, ho saputo ieri dalla tua amica Bibi che frequentate il corso di Kendo, quindi ho deciso di invitare i due istruttori per conoscerli meglio, sei contenta?- mi dice sorridendo.

Ecco il motivo della loro presenza qui! Mi devo appuntare di tagliare la lingua a Bibi, ultimamente sta parlando un po’ troppo.

-Sì, certo papà- dico sorridendo falsamente.

-Signor Roronoa, allora mi dica, come se la cava mia figlia con il kendo?-

A quella domanda sbianco, oddio perché mio padre a deciso di scavarmi la fossa? Spero che quella testa verde non dica niente di stupido.

-Diciamo che ha delle grandi qualità e, doti nascoste! È un piacere lavorare con lei- dice Zoro buttandomi un veloce sguardo. Leggo la malizia nelle sue parole, e spero che nessun altro se ne accorga, soprattutto Law.

Vedo Tashigi stringere i denti e fulminarmi e io di tutta risposta le sorrido, cosa che la irrita ancora di più, come immaginavo.
Chissà a quali doti nascoste si riferiva Zoro, dovrei chiederglielo, o forse e meglio di no, non dovrei più vederlo questa è la verità! Stare a contatto con lui è un pericolo. Dovrei cercare di sistemare, ricucire il mio rapporto con Law, d'altronde sono anni che stiamo insieme non posso mandare tutto a puttane solo per una stupida cotta per l’istruttore di kendo,sì perché questa è solo una stupida cotta, nient’altro!


La cena continua tranquilla, Rufy e gli altri camerieri ci servono i primi e poi i secondi. Il cuoco è veramente bravissimo, non ho mai mangiato così bene.
Ogni volta che Rufy torna al nostro tavolo noto che lancia delle occhiate a Robin, ma lei le evita di proposito, e lui ogni volta ci rimane male come un bambino che ha appena rotto il suo giocattolo preferito. Non sono l’unica a notare lo sguardo triste del giovane cameriere, infatti anche il capitano Shanks lo nota e, quando Rufy torna a portare una bottiglia di vino rosso, Shanks lo afferra dalla testa e gliela inizia a strofinare con il pugno chiuso come si fa con i bambini.

-Allora marmocchio come mai hai questo muso lungo stasera? Zeff non ti fa toccare cibo fino a fine serata?- chiede ridendo di gusto il rosso.

Vedo Rufy accennare un sorriso e guardare velocemente Robin, per poi abbassare lo sguardo al pavimento.
Shanks molla la testa del moro e lo osserva bene in volto mentre Rufy si sistema il cappello appeso da una leggera cordicina al collo.

-Vedo che porti ancora il mio vecchio cappello! Sai che un giorno verrò a riprendermelo!- gli dice il rosso.

-Si vecchio!- esclama Rufy ritrovando un po’ del suo sorriso –quando diventerò capitano di questa nave ti restituirò il cappello!- dice sfiorando con le dita il vecchio cappello di paglia.

-Tzè capitano tu? Allora coleremo tutti a picco!- disse mio padre sbuffando a ridere.

-Io sono sicura che ci riuscirà!- interviene Robin con la sua voce pacata.

Rufy a quelle parole ritrova il suo vero ed inconfondibile sorriso, credo che non ci sia cosa più bella di quando una persona crede in te, nelle tue abilità e soprattutto nei tuoi sogni. A me questo non è mai successo dopo la morte di mia madre. Lei credeva in me più di chiunque altro. Certo anche mio padre e mia sorella hanno fiducia in me e nelle mie abilità, ma sento che è diverso.


Ad un certo punto della serata, la musica fà da padrona. Situato in un angolo della sala si trova un grande palco dove si esibiscono diversi cantanti di vari generi. Sono felice di questa scelta, di solito sulle navi ci sono sempre quelle stupide e noiose orchestre che suonano sempre le solite e noiose canzoni tra valzer e tango e, in un angolo sperduto della nave si ritrovano i più giovani, e qualche vecchietto con la sindrome di Peter pan, che ballano quelle assordanti musiche da discoteca. Qui, sulla Sunny invece e tutto diverso. Grazie ai vari generi, giovani e meno giovani possono divertirsi insieme e apprezzare l’uno la musica dell’altro.

Tra una canzone ed un'altra la pista si affolla e mio padre, arrossendo si alza e mi porge la mano in un chiaro invito a ballare. Accetto volentieri e balliamo un lento molto carino. Con la coda dell’occhio vedo Bibi sporgersi verso il capitano e chiedergli di ballare con lei, che sfacciata, e dopo poco i due ci raggiungono sulla pista. Al tavolo sono rimasti solo Tashigi, Zoro, Law e Robin visto che Kaya è stata rapita qualche minuto prima che iniziassero le danze, da Usop. Sotto sotto la mia cara amica Kaya ci sta fregando tutte, chissà cosa starà facendo con Usop.
Mentre volteggio tra i vari ballerini improvvisati, vedo Rufy sedersi al tavolo vicino a Robin, chissà cosa si diranno, Robin questa sera è un po’ strana.






ROBIN

Quasi tutti si sono fatti trasportare dalle danze. Bibi ha proposto, con molta sfacciataggine, al capitano di ballare con lei, e lui da gentiluomo non ha rifiutato. Mi sento leggermente più sollevata quando si alzano dal tavolo per dirigersi alla pista da ballo. Il comportamento di Bibi con Rufy, qualche ora fa mi ha davvero dato fastidio, anche se non so il perché, quindi averla un po’ lontano mi farà solo bene.
Al tavolo siamo rimasti solo io, gli istruttori di kendo e Law. Vedo Zoro, l’istruttore osservare Nami ballare, sembra molto interessato a lei da come la guarda, ma dovrebbe stare più attento, Law lo sta fissando con quel suo sguardo che incute timore. Tashigi, l’altra istruttrice, distrae Zoro dall’osservare la mia amica, chiedendogli ripetutamente di ballare con lei, ma lui non ne vuole proprio sapere.

-Perché non la porti a ballare almeno la smette di gridacchiare come una gallina- dice Law rivolto a Zoro.

-Se ci tieni tanto portala tu a ballare- e la risposta fredda dell’istruttore, che fissa Law irritato.

-Io ho già con chi ballare- dice Law indicando con un cenno Nami –credo tu abbia notato che stiamo insieme, e se non l’hai fatto, adesso te l’ho detto, quindi stai alla larga da lei- gli intima.

-Hai per caso paura che ti sfugga?- lo punzecchia il verde.

-Tu stalle alla larga- dice Law prima di alzarsi ed andare verso Nami e Genzo. Lo vedo chiedere a Genzo il permesso di poter ballare con Nami e il vecchio proprietario gliela lascia un po’ controvoglia, non gli è mai piaciuto Law, ma lo sopporta solo per rendere felice Nami.
Vedo Law abbracciare stretta Nami, e lanciare un’occhiata di sfida o d’avvertimento a Zoro. L’istruttore a quella scena ringhia furioso e si alza dal tavolo uscendo dalla sala, seguito come sempre da Tashigi che non lo molla un attimo da quel che vedo.
Mentre seguivo questa scena non mi ero neanche accorta che Rufy si era seduto accanto a me.
Mi volto e mi ritrovo i suoi occhi scuri fissarmi.

-Ciao- lo saluto un po’ timidamente, sono dispiaciuta di come lo trattato prima, di quando gli ho fatto capire che non mi interessa.

-Ciao! Ti va di ballare?- mi chiede sorridendo. Sembra di nuovo sereno e questo mi rende felice. Sorrido a mia volta e faccio di no con la testa.

-Grazie Rufy ma non mi va di ballare- dico gentilmente

-Ok! Allora che ne dici se parliamo un po’?-

Annuisco felice e iniziamo a parlare del più e del meno. Mi racconta del cuoco, un certo Zeff, il quale ha una gamba di legno ma è un genio nella cucina, anche se , a detta di Rufy è un po’ violento visto che rincorre sempre, lui e i suoi amici con il mattarello quando ne combinano una delle loro.

Mi diverto a parlare con Rufy, lui è un ragazzo molto dolce e divertente. Quando però mi chiede di parlargli della mia vita, il sorriso che fino ad adesso avevo in volto scompare. Non mi va di raccontargli della mia triste storia e sentirmi dire la solita ed inutile frase mi dispiace. Resto zitta e lui piega la testa da un lato per scrutare meglio il mio viso.

-Non sei obbligata a parlarmene! Sai io non ho un passato molto facile. Sono cresciuto senza un padre o una madre, solo con mio nonno. Poi lui mi ha affidato ad una vecchia e pazza signora e lì ho conosciuto mio fratello Ace e Sabo. Sai Robin non importa se abbiamo un passato triste, se abbiamo sofferto, importa solo quello che siamo adesso. Abbiamo degli amici e siamo felici, cosa c’è di meglio?- mi chiede sorridendo.

-Hai ragione Rufy, ma a volte non è tutto così facile, sai io…- dico mettendomi una mano sul ventre. Sento che a lui posso raccontare della mia gravidanza, lui mi capirà, ma non riesco neanche ad iniziare il discorso che Bibi torna al tavolo come un uragano.

-Rufy eccoti!!!- urla felice.

Rufy osserva prima me e poi si gira verso Bibi sorridendo cordiale –Sono venuto per fare due chiacchiere con Robin- dice, magari Bibi capirà e ci lascerà stare un po’ da soli.

-Che noia sempre a parlare! Dai vieni a ballare con me!- dice Bibi prendendolo per la mano e sorridendogli maliziosamente. Non ha capito che Rufy non è quel tipo di ragazzo. Lui non vuole portarsela a letto, lui vuole solo parlare con me, ascoltarmi, capirmi.

-No grazie, preferisco fare compagnia a Robin!-

-Ma Robin non può neanche ballare perché è incinta! Su Rufy vieni con me!- dice tirandolo.

Quelle parole sono come un pugno nello stomaco. Perché Bibi ha tirato fuori la mia gravidanza? Perché? E poi davanti a Rufy! Sa che per me è un argomento delicato. Mi sento ferita e mi alzo per andarmene di lì. Vedo Rufy con gli occhi spalancati osservare il mio ventre. Ecco adesso penserà chissà cosa, vorrei spiegargli tutto, ma ormai è troppo tardi e non me la sento. Sento le lacrime bussare prepotenti e cerco di trattenerle almeno fino all’arrivo nella mia cabina.

-Bibi a ragione Rufy, io non posso ballare e non sono di buona compagnia, divertitevi io torno in cabina sono stanca- così me ne vado verso la cabina, mentre le prime lacrime, crudeli iniziano a rigarmi il volto. Attraverso lo specchio della sala vedo Rufy ancora lì impalato, con Bibi che mi guarda e poi abbassa lo sguardo. Credo si sia pentita di ciò che ha detto, ma ormai è troppo tardi.





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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo dedicato a tutte le Zonamiste, autrici e non, che non vengono considerate, ma che continuano a shippare lo stesso questa coppia perchè lo Zonami non è morto e non morirà mai solo perchè qualche autrice non scrive più o si ritira.
Viva le Zonamiste e lo Zonami!
Buona lettura!




Terzo giorno sulla Thousand Sunny

Mi svegliai molto presto e con la gran voglia di respirare un po’ d’aria fresca. Mi alzai e dopo essermi infilata una leggera camicia e dei pantaloncini di jeans, uscii dalla stanza senza svegliare Law.
La sera prima, quella del gran galà, ad un certo punto Law si era comportato in un modo molto strano. Sembrava improvvisamente più protettivo, quasi geloso, ma non so il perché, visto che non si era mai comportato così prima. Mentre stavo ballando con mio padre, improvvisamente si era presentato in pista chiedendo a Genzo il permesso di ballare insieme a me e, dopo che lo aveva ottenuto si era girato verso il nostro tavolo incenerendo Zoro; che quei due in mia assenza si fossero detti qualcosa? Che a Zoro fosse sfuggito l’argomento bacio? Dovevo scoprirlo, ma di certo non avevo il coraggio di chiederlo a Law.
Uscita dalla mia cabina mi diressi verso il ponte, che trovai completamente deserto.
Il mare quella mattina era calmo, i delfini costeggiavano la nave saltellando accanto ad essa, mentre i primi raggi del sole iniziavano a scaldare la fresca atmosfera.
Amavo osservare il mare, la natura, in completo silenzio. Tutto era più bello così, potevi udire i canti degli uccelli, lo scrosciare delle onde contro la chiglia ed assaporare il tutto in completa pace.
Restai appoggiata alla balaustra per non so neanche io quanto tempo, godendomi la fresca brezza marina che mi scompigliava i lunghi capelli rossi lasciati liberi.
Dopo un po’ di relax decisi di fare una passeggiata sul ponte per sgranchirmi un po’ le gambe e conoscere meglio ogni angolo della nave di mio padre.
Passai davanti la polena e sorrisi per la strana forma che aveva, una testa di leone, che gran fantasia, poi mi incamminai verso la zona ricreativa dove in pieno giorno c’era sempre un sacco di gente attorno alla grande piscina oppure ai piccoli alberi di mandarino che adornavano un piccolo giardino sulla nave, molto gradito soprattutto dai bambini.
Mentre passavo accanto alla piscina sentii dei rumori provenire dalla palestra di kendo.
Camminai verso la palestra e vidi che la porta era socchiusa. Curiosa mi affacciai, e vidi Zoro intento ad allenarsi con ben tre katane.
Zoro sembrava essere molto concentrato mentre sferrava uno dietro l’altro dei fendenti contro un avversario invisibile. Il suo corpo, coperto solo da dei pantaloni neri, era interamente imperlato di sudore, cosa che doveva risultarmi abbastanza disgustosa, ma che su di lui mi faceva tutt’altro effetto.
I suoi movimenti erano ai miei occhi inesperti, precisi e potenti, e in un qual senso trovavo quel suo combattere simile ad una danza elegante ed equilibrata.
Silenziosa come un gatto entrai nella palestra senza farmi sentire e soprattutto senza distrarre il mio istruttore. Lo osservai per svariati minuti, finché esausto non cessò gli allenamenti, asciugandosi la fronte con un asciugamano.

-Ti è piaciuto lo spettacolo mocciosa?- disse Zoro mentre era ancora girato, probabilmente si era accorto subito della mia presenza, ma non si era fermato comunque.

-Bè devo dire che sei abbastanza bravo- dissi punzecchiandolo nell’orgoglio.

-Abbastanza?- chiese alzando un sopracciglio mentre si avvicinava a me.

Più si avvicinava più il mio corpo iniziava a tremare. Cosa dovevo dirgli ora? Cosa dovevo fare?

-Come mai sei qui?- chiese

Bella domanda e adesso cosa avrei risposto? Non sapevo neanche io il perché ero lì. Inizialmente solo per curiosità, ma poi ero rimasta ammaliata dalle sue abilità e dal suo corpo.

-mi sono alzata presto e ho fatto un giro sulla nave, finché non ho sentito dei rumori provenire da qui e sono venuta a controllare- dissi cercando di essere il più credibile possibile e di celare l’ansia che mi portava averlo così vicino.

-Capisco il tuo caro ragazzo non ti fa divertire abbastanza così sei venuta a cercare altro- disse in tono acido, perché ora si comportava così? Di solito era sfrontato, arrogante, ma mai così acido.

-Stronzo! Law non centra niente!- urlai incavolata

-Ma certo, Law è il ragazzo perfetto! Un medico, ricco e famoso, ma che non riesce a soddisfare la sua donna abbastanza ed ha paura che gliela portino via- disse sempre con lo stesso tono.

-Non so che problemi hai con Law, ma lui mi soddisfa benissimo, anzi ora è meglio che torni da lui!- dissi voltandomi e camminando furiosa verso la porta. Che stronzo! Ma come si permetteva di dirmi quelle cose? Di parlare in quel modo di Law quando nemmeno lo conosceva!

-Aspetta!- disse Zoro afferrandomi da un braccio e voltandomi verso di lui.
Mi ritrovai a solo qualche centimetro di distanza dal suo viso, con i suoi addominali scolpiti e sudati attaccati al mio petto. Sentivo il respiro caldo di Zoro sul viso e questo mi provocava non pochi brividi di piacere. Perché quando lui mi era vicino, mi sentivo così?

-Cosa vuoi ancora?- dissi cercando di liberarmi dalla sua ferrea, ma dolce, presa.

-Non dovevo dire quelle cose, ma odio vederti con lui- disse lasciandomi il braccio.

Quelle parole risuonarono mille volte nella mia testa prima che ne capissi il vero significato, lui era geloso! Era geloso di vedermi insieme a Law, e la serata del galà per lui doveva essere stata un vero inferno, forse era anche per questo che improvvisamente se ne era andato, mentre io e Law stavamo ballando.
Quella rivelazione mi fece sentire al settimo cielo, ma allo stesso tempo mi sentivo un verme perché non dovevo sentirmi così felice, dovevo andarmene nella mia cabina da Law, non stare lì con lui.

Zoro continuava a guardarmi con quel suo profondo occhio nero, facendomi sentire al centro del mondo. Dovevo resistere, non dovevo cedere a quello sguardo, a quel corpo.
Mi voltai facendo un passo avanti per andarmene, ma sembrava che la porta della palestra si fosse allontanata di svariati metri.

-Sono fidanzata Zoro…- dissi rammentandolo più a me che a lui.

-Lo so…- disse togliendo le distanze tra di noi ed abbracciandomi dalla vita.
Le sue mani calde si inserirono sotto la mia camicetta accarezzandomi il ventre, mentre la sua bocca mi lasciava leggeri baci sul collo.

-So che sei fidanzata, ma sei felice, Nami? Sei felice con lui?- mi chiese, chiamandomi per la prima volta per nome, cosa che mi fece sentire ancora più importante. Il mio nome risuonava come melodia dalla sua bocca.

Ero confusa, confusa come non mai, eppure sapevo che dentro di me avevo già le risposte a quelle domande, però avevo paura ad ammetterlo, per quello che sarebbe successo dopo.

-Se sei felice con quello, allora chiedimi di fermarmi, lo farò e ti lascerò stare per sempre, sarò soltanto un semplice istruttore per te- disse soffiandomi queste parole nell’orecchio, mentre le sue mani continuavano ad accarezzarmi il ventre eccitandomi.

Non volevo che si fermasse. Non mi ero mai sentita prima d’ora così bene come ora con le sue mani addosso. Il suo tocco era rude e delicato al tempo stesso, sapeva come far eccitare una donna e lo sapeva fare anche bene.

-Non fermarti- furono le uniche parole che riuscirono ad uscire dalla mia bocca, ed era la pura verità, volevo che continuasse a toccarmi, volevo andare oltre, lo desideravo troppo.

A quelle parole sentii Zoro sorridermi mentre continuava a lasciarmi una scia di baci sul collo che mi fece inarcare il capo per la goduria. La mano destra si insinuò tra i miei pantaloncini giocherellando con il mio slip nero, mentre l’altra mano era risalita fino al mio seno, palpeggiandolo ed accarezzandolo con movimenti circolari.
Ero in estasi, pura estasi. Con Law in tutti questi anni non mi ero mai sentita così soltanto con delle semplice carezze ai punti giusti. Sentivo l’erezione di Zoro premere contro il mio fondo schiena e mi immaginai come sarebbe stato bello fare l’amore con lui, sicuramente non l’avrei mai dimenticato.

Con cura Zoro mi sfilò i pantaloncini e la camicetta facendomi restare solo con l’intimo.
Presa dalla foga del momento mi girai finalmente verso di lui. Volevo guardarlo negli occhi mentre mi dava piacere, volevo baciarlo e portarlo all’estasi come lui aveva fatto con me.
Mi avventai sulle sue labbra insinuando la lingua nella sua bocca che trovai pronta a ricevermi. Le nostre lingue danzarono in un ballo appassionato, succhiandosi l’una con l’altra senza saziarsi mai.
Schiacciai il mio corpo, il mio petto sul suo, nudo e sudato muovendomi lentamente su e giù per eccitarlo maggiormente.
Mentre continuavamo a baciarci le mie mani scivolarono lente e malandrine prima sui suoi addominali, graffiandoli leggermente e poi sempre più giù verso il suo membro di cui ero smaniosa toccare.
Gli calai i pantaloni ed afferrai il suo membro dagli slip tesi e bagnati.
Era immenso e lungo e la cosa mi fece eccitare ancor di più, a tal punto che le mie mutandine si bagnarono completamente.
Spalancai gli occhi per la dura consistenza e Zoro se ne accorse sorridendo compiaciuto.
Iniziai a maneggiare il suo membro con movimenti lenti, giocherellando con la punta da cui usciva un leggero liquido lubrificante.
Le nostre bocche si staccarono per riacquistare aria e Zoro ne approfittò per grugnire di piacere.
Eccitato mi prese dai glutei e mi sollevò sbattendomi contro la parete della palestra per poi fiondarsi sul mio seno che brandì con la lingua e qualche leggero morso.
Sentivo che da lì a qualche secondo saremmo passati di livello. Volevo sentirmelo dentro, volevo arrivare al culmine del piacere insieme a lui, senza fermarci mai.
Ormai eravamo entrambi sudati ed eccitati e Zoro con un rapido gesto mi aveva calato le mutandine, pronto a penetrarmi. La punta del suo membro era puntata sulle mie labbra vaginali, pronto e scalpitante, quando ad un certo punto la porta della palestra si spalancò.

-Ma… ma cosa succede qui?! Zoro!- urlò Tashigi in piena crisi di nervi, mentre con occhi spalancati osservava me e Zoro nudi ed avvinghiati l’uno all’altra pronti a completarsi.






ROBIN

Mi ero rigirata nel letto più volte per tutta la notte. Non riuscivo a capire perché Bibi si era comportata in quel modo al ballo. Perché, anche sapendo che per me la storia della gravidanza era un argomento delicato, l’aveva tirata in ballo lo stesso, per giunta davanti a Rufy.
Non so come aveva fatto, ma mi ero affezionata molto a Rufy. Lui era diverso da tutti i ragazzi che avevo incontrato. Era dolce e gentile e soprattutto mi faceva ridere, qualità veramente rara da trovare in un uomo.
Lui era più piccolo di me, eppure quando mi aveva parlato della sua infanzia, avevo scorto nei suoi occhi una grande maturità e per un attimo la differenza di età non l’avevo sentita per niente.
Eppure anche se Rufy era stato così buono con me, Bibi aveva ben pensato di portamelo via, senza una ragione, soltanto per capriccio.
Volevo bene a Bibi, era una delle mie più care amiche insieme a Nami e Kaya, ma da qualche giorno il suo comportamento mi dava davvero sui nervi.
Mi alzai dal letto, stufa di rigirarmi senza trovare una giusta posizione.
Bibi aveva la stanza di fronte alla mia e forse era giunto il momento di chiarire le cose. L’amicizia viene prima dell’amore e, anche se la sera prima mi aveva ferito sentivo il bisogno di chiarirmi con lei, forse non lo aveva fatto apposta, forse pensava che avessi già detto tutto a Rufy.
Dovevo scoprirlo.
Presi un accappatoio di raso e mi avvolsi in esso per non prendere troppo freddo, poi aprii la porta e attraversai il corridoio che divideva la mia stanza da quella di Bibi.
Sapevo che era ancora molto presto e che probabilmente Bibi stava dormendo, ma sapevo anche che avrebbe capito la mia voglia di chiarire e, forse anche lei quella notte non era riuscita a dormire.
Bussai leggermente alla porta ma non ricevetti nessuna risposta.
Bussai ancora, finché, infreddolita decisi di aprire la porta con la chiave di riserva che mi aveva dato Bibi in caso di necessità.
Entrai nella stanza, avvolta nell’ombra. Sapevo che Bibi amava dormire al buio, ma quello era veramente buio pesto.
Mi avventurai a tastoni finché non trovai una piccola lampada sul comodino ed illuminai la stanza di una flebile luce arancione.
Vidi Bibi serenamente addormentata a pancia in giù, e capii che l’unica che non era riuscita a dormire ero io.
La scossi delicatamente per un braccio, e la vidi girarsi lentamente nella mia direzione, mugugnando qualcosa.
Felice di aver catturato la sua attenzione, aspettai che si svegliasse completamente, finché i suoi occhi chiari non incontrarono i miei.

-Robin, che ci fai qui?- sussurrò con la voce ancora un po’ impastata dal sonno.

-Bibi, volevo chiarire il tuo comportamento di ieri sera. Ci sono rimasta molto male, ma ti voglio bene e so che non lo hai fatto per ferirmi- dissi sentendomi un po’ più sollevata.

Bibi si sedette sul letto e notai che era nuda sotto le lenzuola, forse era una sua abitudine, questo non lo sapevo.
La vidi guardarsi intorno e cercare spaventata qualcosa nel letto, poi sollevata si girò verso di me.

-Oh Robin, mi dispiace tanto per ieri. Non dovevo buttar fuori la storia della tua gravidanza, mi dispiace, io ti voglio bene- disse sorridendomi dolcemente.

-Oh Bibi, tranquilla è tutto risol…- ma non finii di parlare perché un rumore dal bagno catturò la mia attenzione. Vidi Bibi sbiancare di colpo e guardarmi con occhi sbarrati e spaventati.
Non capivo il perché di questa reazione, evidentemente aveva passato la notte con qualcuno, forse il capitano Shanks, ma non capivo perché fosse spaventata in un certo senso dalla mia reazione. Stavo per chiederle il motivo di quell’atteggiamento quando vidi Rufy uscire dal bagno, nudo, e in quel momento il mondo mi crollò addosso.







ANGOLO AUTRICE

Salveee gente!!! :) –finge di non essere in ritardo per di più di un mese, ma i lettori la guardano con sguardo omicida- Ok, ok, chiedo venia per questo imperdonabile ritardo, ma non ho avuto proprio il tempo materiale di mettermi a scrivere, quindi se potete, perdonatemi! –si mette in ginocchio e chiede perdono-
Ok scemenze a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la vostra voglia di vendetta si sia rivolta verso altri soggetti tipo Tashigi e Bibi, così mi risparmiate!
Che altro dire, aspetto i vostri commenti come non mai, sono proprio curiosa di leggere le vostre reazioni a questo cap!
Ringrazio tutti coloro che seguono/leggono e recensiscono questa storia, vi adoro e mi date davvero una gran voglia di continuare a scrivere! Spero di non farvi aspettare tanto con il prox cap!
Un bacione kiko90

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


NICO ROBIN

Non riuscivo più a muovermi. Ero lì bloccata in quella stanza, con Bibi nuda nel letto e Rufy appena uscito dal bagno che mi guardava sconvolto.
Mi sentivo soffocare, mi mancava l’aria, ma allo stesso tempo le mie gambe e l’intero corpo sembravano essersi fossilizzati.
Vidi Rufy guardare prima me e poi Bibi, spaesato.
Come avevo potuto affezionarmi di nuovo ad un uomo fino a questo punto? Non mi era bastata la lezione?

-Robin, mi…- Bibi si alzò dal letto, afferrandomi per un polso per potermi parlare, ma io bruscamente la scansai.

Come aveva potuto farmi una cosa del genere, sapeva quanto io mi fossi affezionata a Rufy, eppure non aveva avuto nessun rimorso nel portarselo a letto, dopo avergli spiattellato, con poca delicatezza, che ero incinta.
Tutto questo era troppo, non potevo resistere un minuto di più in quella stanza quindi cercai di recuperare le forze ed uscire di lì, o sarei crollata da un momento all’altro.

-No, Robin aspetta!!- urlò Rufy correndomi dietro.

Era avvolto da un accappatoio bianco, senza il suo inseparabile cappello, forse esso era rimasto in quel maledetto letto con Bibi.
Basta, non volevo più pensarci, volevo solo chiudermi nella mia stanza e piangere da sola, promettendo a me stessa che questa sarebbe stata l’ultima volta che avrei pianto per un uomo.

Rufy, riuscì a raggiungermi, afferrandomi da una mano e voltandomi verso di lui.

-Robin…- la sua voce era incrinata, stava soffrendo, ma perché? Lui non aveva motivo di soffrire.

-Lasciami sola Rufy, ti prego…- dissi abbassando lo sguardo, non riuscivo a guardarlo negli occhi, era troppo doloroso.

-Mi dispiace Robin io non…- iniziò a dire ma un improvviso schiaffo lo fermò.

Non mi ero neanche accorta di essere stata io, sentivo la mano pulsare e, solo allora, alzai gli occhi verso il viso di Rufy, dove la forma della mia mano destra era ben visibile.

-Non avvicinarti mai più a me! So che dovevo dirti la verità sulla mia gravidanza, lo stavo per fare, ma Bibi mi ha preceduto. Però non credevo, o almeno speravo, che la tua reazione fosse stata un'altra. Ti credevo diverso Rufy, ma tu sei come tutti gli uomini- il mio tono era freddo, duro, ma come altro poteva essere, ero appena stata ferita nel profondo e non sapevo se sarei mai riuscita a riprendermi.

Rufy non parlò, abbassò la testa subendo tutte le brutte parole che uscivano dalla mia bocca.
Ero arrabbiata, delusa più che mai, non sapendo neanche il vero motivo, infondo io e Rufy eravamo solo amici, perché allora scoprire che era andato a letto con Bibi mi faceva soffrire così tanto?

Lo lasciai lì, mezzo nudo davanti la porta della mia stanza, che chiusi a chiave per non essere disturbata tutto il giorno.
Volevo stare sola, dovevo stare sola, almeno non avrei più sofferto.





BIBI

INIZIO FLASHBACK

Mi sentivo un verme.
Un verme con la lingua biforcuta che aveva avvelenato la vita di una delle sue più care amiche.
Quella sera, al galà, ero furiosa. Furiosa perché Nami aveva per se le attenzioni di Law e anche quelle dell’istruttore di kendo. Furiosa perché Robin, incinta e senza mettersi in mostra, aveva ottenuto le attenzioni di Rufy, come Kaya con Usop. Io ero l’unica che, pur mostrando tutta la mia bellezza, non veniva calcolata da nessuno o, come era successo tempo prima, veniva lasciata da parte come uno scarto di cibo, da un uomo che aveva preferito un'altra a lei.
Quella delusione era ancora viva dentro di me, ed ogni volta che lo rivedevo qualcosa, forse vendetta o gelosia, si accendeva dentro di me, portando a galla tutto l’odio e il veleno che avevo dentro, riversandolo contro le mie amiche a cui non avevo mai raccontato niente, e come potevo.

Rufy entrò in camera, sbattendo la porta.
Era arrabbiato, molto arrabbiato. Avevo capito dal primo giorno che lo avevamo incontrato ciò che provava per Robin.
Era stato un vero e proprio colpo di fulmine il suo, appena l’aveva vista si era illuminato, e questo aveva fatto scattare qualcosa dentro di me, invidia, profonda e letale invidia.
Ogni volta che vedevo tutte le attenzioni che riservava a Robin, il modo in cui la guardava, l’invidia cresceva, a tal punto da desiderarlo più che mai.
Lo volevo per me, volevo che quelle attenzioni che ho sempre cercato, e mai avuto, mi fossero finalmente restituite, ma era impossibile, Rufy aveva occhi solo per lei, per Robin.
Al galà avevo fatto di tutto. Avevo riversato le mie attenzioni prima sul capitano Shanks per impedire all’invidia di accecarmi, ma questo non servì a nulla. Il vestito scollato, le moine non servivano a nulla e, vedermi davanti colui che mi aveva spezzato il cuore due anni fa, mi fece perdere il controllo.
Cercai di attirare l’attenzione di Rufy, non mi importava più di ferire i sentimenti delle mie amiche, volevo essere io quella al centro dell’attenzione, volevo io le sue attenzioni, ma lui era completamente stregato da Robin, così l’insana e spietata invidia prese il sopravvento, spiattellando fuori il segreto di Robin, sicura che Rufy sapendolo non l’avrebbe più considerata, come facevano tutti gli uomini quando venivano a conoscenza della gravidanza.
Mi sentii male nel vedere Robin scappare via, ma allo stesso tempo fui felice.
Rufy era rimasto lì immobile a fissare il punto dove prima si trovava Robin.

-Devo andare da lei!- disse improvvisamente, facendo un passo verso l’uscita della sala.

Non capivo perché volesse seguirla anche dopo aver scoperto che era incinta, ma lui mi chiarì ogni cosa.

-Non mi importa se è incinta, io… io mi sono innamorato di lei- disse così sicuro, che capii subito che ciò che provava per Robin non era solo una semplice cotta, ma qualcosa di più profondo.

Questa scoperta però non fece altro che accentuare la mia voglia di averlo, magari avrebbe potuto amare me, come amava Robin.

-Ascolta Rufy, conosco Robin, tra poco tornerà qui e allora potrai parlarci per tutta la sera, ora che ne dici di aspettarla qui, mangiando e bevendo qualcosa?- dissi sbattendo le ciglia il più sensualmente possibile, ma sembrava non vedermi neanche.

-ma io veramente…forse è meglio che vado da Robin o penserà male…-

-Fidati Rufy, tornerà tra poco…- mentii sapendo che Robin dopo ciò che avevo detto non sarebbe più tornata nella sala del galà.

Riuscii finalmente a convincere Rufy a sedersi con me al bancone e bere qualcosa. Mi confessò che era astemio e quella rivelazione mi illuminò.
Lo feci bere come non mai e poi insieme ci dirigemmo nella mia stanza.
Era ubriaco ma continuava a pensare a Robin, solo a lei.
Appena arrivati nella mia stanza si buttò esausto sul letto, voleva dormire, ma non potevo permetterglielo, lui doveva essere mio.
Mi spogliai e mi misi su di lui iniziando a baciarlo. Inizialmente non rispose al bacio ma poi, con una audacia che non credevo possedesse, mi prese dai fianchi e mi avvicinò a lui per baciarmi con passione.
Mi sentivo finalmente apprezzata, amata, voluta.
Rufy era tutto fuoco, mi baciava come mai nessuno mi aveva baciata, ma ad un certo punto capii il perché…

-uhm…Robin…- disse mentre mi baciava il collo.

Pensava che fossi lei, pensava che fossi la sua Robin. Qualunque donna al mio posto se ne sarebbe andata, magari lasciandolo con cinque dita spiattellate sul viso, ma non io, avevo troppo bisogno del suo calore, del suo amore, anche se sapevo non era dedicato a me.

FINE FLASHBACK




-Come hai potuto farmi questo Bibi?- mi disse Rufy mentre si vestiva di corsa. –Mi hai fatto ubriacare e poi…- non riusciva neanche a finire la frase tanto lo schifo che provava di se.

Mi alzai, ancora senza veli, e corsi da lui, aggrappandomi ad un suo braccio.

-Ti prego Rufy resta!- dissi sentendo le lacrime pungere prepotenti contro le mie iridi chiare.

-No, Bibi. Lasciami stare, anzi ti prego, stammi lontana- disse con tono freddo, scostandosi dalla mia presa e lasciandomi, sola in questa maledetta stanza.

Mi chiusi nella stanza, mentre implacabili lacrime scendevano ininterrottamente.
Raggiunsi il letto dove, solo per quella notte, mi ero sentita felice, voluta.
Mi sedetti al centro di esso, continuando a piangere.
Perché il destino era così crudele con me? A distanza di due anni, eccomi ancora nella stessa situazione: sola, nuda in un letto, con un uomo che mi aveva appena lasciato perché desiderava un’altra donna, una mia amica, ancora…


Toc Toc


Qualcuno bussò alla porta e per un breve istante sperai che fosse Rufy, ma sapevo essere solo una speranza inutile.

-Signorina Bibi, sono Pell!-

Pell, la mia “guardia del corpo”. Sapevo che mio padre non mi avrebbe mai mandato in crociera senza una guardia del corpo, e anche se non lo avevo notato sulla nave in quei giorni, sapevo che c’era.

-Va tutto bene signorina Bibi?- chiese continuando a bussare.

-Sì…- dissi con voce incrinata dal pianto.

La porta si aprì, rivelando un Pell estremamente preoccupato, che richiuse dietro di se la porta, mettendosi in tasca la chiave elettronica, e avvicinandosi al mio letto.

Io non mi mossi minimamente, non sentendomi per niente imbarazzata visto che ero ancora nuda.
Lui con le guance un po’ rosse, mi coprì con un accappatoio di seta e mi strinse a se, probabilmente aveva capito ciò che era successo, almeno a grandi linee.

-Non deve piangere signorina…- disse accarezzandomi dolcemente la schiena.

-Pell, chiamami Bibi…- gli ribadii come facevo ormai da anni.

-Bibi…- disse con voce calda –non devi piangere… quell’uomo non merita la meravigliosa e bellissima donna che sei- mi disse e io sentii tutto il suo affetto per me.

-sono io che non lo merito! Non merito nessuno perché sono un mostro- dissi singhiozzando.

-No! Non sei un mostro!- mi rimproverò –evidentemente quell’uomo non sa cos’ha lasciato-.

Quelle parole così dolci mi riscaldarono il cuore. Sapevo che Pell non conosceva i fatti quindi non poteva immaginare ciò che avevo fatto, ma dentro di me lo ringraziai per il conforto che mi stava dando.

-Alcuni uomini vogliono solo divertirsi, non vogliono costruire qualcosa, una famiglia… sono solo degli egoisti- disse con tono più duro, se solo sapesse la verità non parlerebbe così.

Quell’ultima frase però mi schiarì le idee, improvvisamente dentro la mia testa si fece largo un piano, un piano che mi avrebbe garantito la felicità e, soprattutto, Rufy!

-Grazie Pell, ora so cosa fare!- dissi alzandomi dal letto più motivata che mai. Quel che è fatto è fatto, mi dissi, ora era venuto il momento di cancellare i rimorsi e pensare solo alla mia felicità.




ANGOLO AUTRICE:

Ciaoooo a tutti!! Eccomi come sempre in ritardo, ma il tempo è sempre così poco :'(
Comunque questo cap magari può risultare un po' noioso, senza neanche Nami e Zoro, ma era necessario per capire in pieno i sentimenti di Robin e soprattutto quelli di Bibi.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un mega bacio Kiko

P.s. Prometto entro fine settimana di recuperare le fic che sto seguendo! Scusatemi!

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


-Ma che sta succedendo qui!? Zoro!- la voce stridula di Tashigi era giunta alle nostre orecchie come un ronzio fastidioso. Entrambi eravamo pronti a completarci, ad assecondare la voglia di possederci che avevamo tenuto nascosta dal primo giorno, ma quella dannata oca era arrivata proprio nel momento sbagliato.
Zoro fulminò con il suo sguardo nero, la collega, che sembrava non avere nessuna voglia di andarsene di lì; forse aveva qualche strano problema e le piaceva guardare mentre… no, non credo, piuttosto era decisamente sconvolta che il suo caro collega stesse per penetrare una donna che non era lei.
Lo avevo capito dalla prima lezione, da come gli stava sempre addosso e lo guardava, che quella quattrocchi provava qualcosa per Zoro, ma evidentemente non era ricambiata.

Zoro si allontanò, riluttante, dal mio caldo ed invitante corpo, e si voltò, coprendosi, verso la mora, mentre io cercavo di ricompormi alla bene e meglio.

-Tashiji che diavolo vuoi?- sbottò infastidito.

-La lezione sta per iniziare, ti consiglierei di rivestirti se non vuoi che altre allieve vedano i tuoi gioielli di famiglia- disse con una punta di gelosia, l’istruttrice, mentre usciva chiudendosi la porta alle spalle.

Zoro, appena la porta si chiuse, si girò verso di me, guardandomi maliziosamente.

-E no, non possiamo più ormai, la lezione sta per iniziare ed io, io devo…- cercai di dire mentre lui iniziò a baciarmi il collo.

-Zoro…devo…ah…-

Perché era così estremamente eccitante, non riuscivo a non godere ad ogni suo minimo tocco.

-Ti sei pentita?- mi chiese improvvisamente lasciandomi un po’ interdetta. Davvero credeva che mi potessi pentire di quel che stavamo per fare? Avevo appena tradito il mio ragazzo, l’istruttrice ci aveva appena scoperti nudi ed avvinghiati, ma io ero comunque al settimo cielo, come non lo ero mai stata.

-No, per niente- dissi baciandolo con passione.

Alcune voci giunsero improvvisamente alle nostre orecchie, facendoci staccare immediatamente.
Ebbi giusto il tempo di uscire dall’entrata posteriore della palestra quando le prime allieve, cinguettando, salutarono Zoro.
Arrivai sul ponte pronta a rientrare nella palestra come se niente fosse, chissà se Bibi e Kaya erano già entrate.
Mi ravvivai i capelli ed entrai in palestra. Vidi Zoro ghignare senza guardarmi ed io feci lo stesso.
Osservai la palestra che qualche minuto prima stava per diventare il nostro rifugio d’amore, e mi incamminai verso la fine di essa dove, di solito, io, Kaya e Bibi ci riscaldavamo, ma questa volta trovai solo Kaya.

-Ciao Nami!- mi salutò dolcemente

-Ciao Kaya, ma Bibi dov’è?- le chiesi

-E' rimasta in camera, ha detto che non si sentiva molto bene e non veniva oggi a lezione- mi spiegò.

-Capisco, dopo andrò a vedere come sta-

Iniziò l’allenamento, ed io non riuscivo a togliere gli occhi di dosso da Zoro, e non ero di certo l’unica. I suoi addominali guizzavano sotto la stretta canottiera bianca risaltando la sua tartaruga.
Tashiji stranamente non era venuta a lezione, chissà perché, forse era ancora traumatizzata.
Improvvisamente, come se l’avessi chiamata, la quattrocchi fece la sua comparsa in palestra con uno strano sorrisino sulle labbra, non so perché, ma non preannunciava niente di buono.
La vidi avvicinarsi a Zoro che, infastidito la stette ad ascoltare, mentre lei gli bisbigliava ad un orecchio.
Vidi Zoro sgranare l’occhio nero, stupito, e ribattere aspramente alla donna, più arrabbiato che mai, mentre lei continuava a sorridere falsamente.
Chissà cosa gli stava dicendo, perché Zoro era così arrabbiato, appena finita la lezione glielo avrei chiesto.
Per tutta la lezione il volto di Zoro fu velato da uno strato di preoccupazione mista a rabbia. Ero sempre più curiosa di sapere cosa Tashiji gli avesse detto da causargli quella reazione. I nostri sguardi si incrociarono solo un paio di volte e, non so come, sentivo che lui voleva dirmi qualcosa, ma cosa?

Dopo un’intensa ora di allenamenti con quel dannato bastone, la lezione terminò.
Mi sistemai la coda alta che avevo fatto per tenere ordinati i miei lunghi capelli, mentre attendevo che le altre allieve si dileguassero.

-Nami, non vieni?- mi chiese Kaya indicando la porta.

-No, devo parlare un attimo con l’istruttore, ci vediamo più tardi- dissi sorridendole serena.

Kaya mi salutò con un dolce sorriso e si avvicinò alla porta, ma essa si spalancò di colpo prima che la mia amica avesse il tempo di sfiorare la maniglia.
Tutti i presenti si girarono verso l’entrata, dopo che la porta sbatté violenta contro il muro attendendo colui che era stato così brusco.
Il corpo di mio padre si stagliò nella stanza, marciando come un soldato verso i due istruttori. Rimasi incuriosita da quell’atteggiamento, poche volte mio padre si arrabbiava in quel modo, il suo viso era scuro e gli occhi stretti in due fessure come se con la sola potenza del suo sguardo scuro potesse incenerire qualcuno. Cos’era successo per scatenare quella reazione in Genzo? Se una parte di me era smaniosa di saperlo, un’altra, più piccola e paurosa, preferiva non saperlo. Una strana sensazione iniziò ad invadermi e cominciai a sentirmi più ansiosa che mai.

-Roronoa, nel mio ufficio, subito!- la voce roca di mio padre, era fredda come un cubetto di ghiaccio appena tolto dal freezer.

Zoro osservò Genzo come se già sapesse il motivo della sua rabbia e, senza ribattere, seguì mio padre verso l’uscita della palestra.

Rimasi per svariati minuti lì, ferma ad osservare quella porta, mentre pian piano la palestra si svuotava.
Un morso allo stomaco mi stava stritolando le interiora, avvertendomi in qualche modo di un’imminente pericolo, ma quale.
Mi riscossi e mi avvicinai alla porta, decidendo, finalmente, di uscire di lì, ma Tashiji mi si piazzò davanti.

Ci osservammo come due leonesse pronte a contendersi l’ultima carcassa della savana, studiandoci da capo a piedi per diversi secondi, finché lei non sbottò in una fragorosa risata.

-Ahahaha! Non so proprio cosa ci trovi Zoro in te! Sei così… inutile!- disse sottolineando l’ultima parola.

-Inutile, io?- dissi stringendo i denti pronta a sbranarla a suon di insulti. –Ma ti sei vista? Sembri un manico di scopa, uno di quelli vecchi che vengono buttati in una vecchia cantina destinati a marcirci!- dissi più acida che mai.

-Puoi dirmi quello che vuoi, ma Zoro non sarà tuo, piccola ragazzina viziata! Anzi molto probabilmente ora non lo rivedrai più!- disse continuando a ridere per poi voltarsi ed andarsene.
Cosa voleva dire con “non lo vedrai più?” che stava succedendo? Lei per caso sapeva perché mio padre aveva chiamato Zoro nel suo ufficio? Che lo volesse licenziare? E per quale motivo?

-Che vuoi dire brutta oca? Cosa sta succedendo a Zoro?- urlai in sua direzione, fregandomene se qualcuno mi sentiva.

L’arpia voltò la testa e disse –Tuo padre sa tutto- per poi proseguire il suo cammino.

Oh no! Genzo sapeva tutto! Sapeva che io e Zoro stavamo per...? Che avevo tradito Law? Ma si ecco il motivo di tanta rabbia e sicuramente era stata quella quattrocchi a spifferare tutto, ma ora cosa sarebbe successo a Zoro? Dovevo trovarlo. Dovevo spiegare in qualche modo come stavano realmente i fatti a mio padre, anche se, conoscendolo, non mi avrebbe più guardato in faccia.


Corsi come una pazza verso il suo studio e lo trovai aperto. Mi guardai intorno, sembrava non esserci nessuno, forse avevano già terminato di chiarirsi o mio padre in questo momento stava buttando a mare il corpo di Zoro, il quale si era macchiato della colpa di aver anche solo toccato la sua preziosa bambina.
Stavo per uscire, pronta a correre per tutto il ponte finché non avrei trovato uno dei due, ma qualcosa catturò la mia attenzione.
Vidi una scarpa vicino alla scrivania di mio padre, mi avvicinai per capire che ci facesse lì e quello che vidi mi lasciò senza fiato: mio padre, a terra con una katana in pieno petto, morto.








ANGOLO AUTRICE:

Salveee genteeee!!!
Piaciuto il capitoletto? *ride di gusto*
Ok, ok, posso spiegarvi tutto, o quasi! Il cap come avrete notato è un po’ corto, ma solo perché volevo lasciarvi con questa bella scenetta/enigma! Genzo kaput! Morto! È giunto alla fine dei suoi giorni e sembra che sia stato proprio Zoro ad ucciderlo!
Che altro dire, a presto con il prossimo capitolo e, non vedo l’ora di leggere, come sempre, le vostre recensioni!!!
Bacioniii kiko

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Rimasi immobile senza neanche respirare per qualche secondo o minuto che a me parvero ore prima di urlare con tutta la voce ed il dolore che avevo in corpo.
Caddi con le ginocchia a terra e strisciai verso il corpo inerme di mio padre.
Non riuscivo a crederci, non potevo credere che lui fosse morto.
Dei passi mi raggiunsero e delle voci iniziarono a dire qualcosa, ma a me non importava più niente, davanti ai miei occhi c’era mio padre, l’uomo più dolce ed onesto mai conosciuto, l’uomo che anche se aveva perso sua moglie non si era dato per vinto, non si era abbattuto ed aveva cresciuto le sue due bambine non facendogli mancare niente.

Mi sento chiamare, qualcuno mi chiede di spostarmi ma io non lo faccio, non ho la forza per farlo. Non sento niente, solo il cuore ormai in pezzi che fa male, tanto male.
Fuori dall’ufficio di mio padre si sono raggruppate molte persone, lo capisco dal vociare irrequieto dietro le mie spalle. Qualcuno parla di infarto, altri di ictus non hanno ancora notato la katana infilzata nel petto di mio padre, parlano senza sapere cosa sia effettivamente accaduto, senza conoscere nessun fatto, parlano perché è questo che alla gente piace fare, parlare.
Mi volto verso la porta e mi alzo –Andatevene! Andatevene tutti!- urlò in piena crisi nervosa, mentre sento lo stomaco torcersi.
Nel giro di qualche minuto la stanza si affolla ed io non riesco più a respirare, mi manca l’aria e vorrei uscire da lì ma non ci riesco.
-Nami- una voce profonda mi chiama e mi circonda le spalle accompagnandomi fuori, riconosco quella voce è Law e mi stupisco che dopo tanto tempo mi abbia di nuovo chiamata per nome.
-Cos’è successo Nami?- mi chiede guardandomi negli occhi, con le sue iridi grigie tremendamente serie.
-Papà…l’ho trovato morto…a terra…con una katana nel petto- balbetto scossa da potenti singhiozzi. Leggo nei suoi occhi il dolore prima di essere racchiusa tra le sue braccia ed e lì che mi viene in mente il volto di una persona, Zoro.
È ingiusto lo so, ma non posso far a meno di desiderare che le braccia di Law siano in realtà quelle di Zoro. Mi odio per questo pensiero, ma non posso comandare il mio cuore.

-è la sua katana!-
-Sì, dicono sia stato lui!-
-Non ci posso credere sembrava una così brava persona!-
-la sua collega ha appena riferito alle autorità sulla nave che Roronoa era stato chiamato nell’ufficio del capo e che Genzo era furioso con lui-

Voci, ancora quelle fastidiose voci.
Sciolgo l’abbraccio di Law per capire cos’hanno ancora da dire e quando sento il cognome di Zoro il mio cuore perde qualche battito. Ma che diavolo stanno insinuando quelle persone? Non possono pensare che Zoro…
La katana.
Sgrano gli occhi quando l’immagine di mio padre con quella katana nel petto mi invade di nuovo la mente. Non posso crederci, non voglio crederci, eppure ora riconosco anche io quella katana, la spada di Zoro.
Mi sento mancare il respiro e le gambe mi cedono, l’ultima cosa che vedo è Law che mi chiama e poi il buio…






ROBIN
Corsi in camera di Nami appena mi diedero la notizia, non riuscivo a crederci che Genzo potesse essere morto era una così brava persona.
Entrai in camera senza neanche bussare e trovai Kaya e Bibi sul letto vicino a Nami per consolarla. I miei occhi trafissero quelli di Bibi la quale abbassò la testa sconfitta.
Volevo andarmene, non la volevo vedere, ma dovevo restare per Nami lei ora aveva bisogno di me.
Mi sedetti sul letto e l’abbracciai, sentendo le sue lacrime bagnarmi il collo del vestito, mi si strinse il cuore a vedere Nami ridotta in quello stato, ma la potevo capire anche io avevo perso mia mamma quando ero piccola, però sapere che la morte di Genzo era opera di qualcuno sulla nave, che il suo era stato un omicidio doveva aver sconvolto Nami nel profondo. -Non posso credere che sia stato lui!- singhiozzò Nami tra le mie braccia –Io credevo che lui fosse…-
La strinsi più forte a me accarezzandole i lunghi capelli ramati. Era stato uno schok per tutti noi venire a conoscenza che l’istruttore di kendo, Zoro, avesse ucciso lui Genzo. Non sapevamo il movente, ma si parlava di una lite e poi era venuta fuori una testimone, Tashiji l’istruttrice che lavorava al fianco di Zoro.
-te lo avevo detto io di stare lontana da lui!- disse Bibi con la sua solita aria da snob. Non era affatto vero, lei non le aveva detto un bel niente anzi forse l’aveva persino spronata a buttarsi tra le braccia dell’istruttore. Avevo capito, forse come tutte, che Nami era decisamente attratta da Zoro e che la stessa cosa valeva per lui. Quando i loro occhi si incrociavano sembravano emanare scintille e vedevo la reazione che lui aveva su Nami, la stessa che avevo io quando incrociavo il sorriso di Rufy.
Rufy.
Solo pensare a lui mi provoca una morsa al cuore e non posso far altro che incolparmi per essermi illusa per l’ennesima volta. Io lo so, e forse anche Nami adesso sa che gli uomini sono tutti uguali, vogliono solo una cosa, l’amore ormai non esiste più.



NAMI
Le mie amiche mi sono state accanto tutto il giorno, sono veramente uniche.
Dopo essere svenuta tra le braccia di Law mi sono svegliata nella mia cabina e dopo un po’ sono stata circondata dagli abbracci calorosi delle mie amiche. Ho notato un certo distacco tra Robin e Bibi, ma forse è una mia impressione.
Ora sono sola in camera, ho chiesto loro di lasciarmi un po’ da sola per dormire, ma in realtà l’ultima cosa che voglio è dormire.
Tutta la nave e in fermento, il medico di bordo sta facendo l’autopsia al corpo di mio padre cercando qualche indizio sul colpevole, ma tutti i sospetti sono fondati su un'unica persona, Zoro.
Sono ore che lo cercano per tutta la nave ed ancora non sono riusciti a trovarlo e questo alimenta solo i sospetti. Non volevo crederci ma ora è tutto troppo evidente. Mio padre avrà minacciato Zoro di licenziarlo o chissà cosa e lui colto da uno scatto di ira lo ha trafitto con la sua spada.
Rabbrividisco immaginandomi la scena fin troppo reale e piango, piango perché la crociera da sogno che mi era stata promessa si è trasformata nel mio peggior incubo.
Infondo al mio cuore credo ancora che Zoro sia innocente, ma allora se lo fosse veramente perché si sta nascondendo? Perché è questo che sta facendo. La nave anche se grande non è infinita e ci sono molte persone reclutate nella ricerca, ma niente nessuno lo ha ancora trovato.
Zoro è colpevole.
Zoro ha ucciso Genzo.
Zoro mi ha solo usata.
Questa ultima considerazione mi toglie il respiro e decido che è ora di uscire da questa cabina.
Cammino per il corridoio verso il ponte per prendere un po’ d’aria quando improvvisamente sento una porta aprirsi e poi mi sento afferrare da un braccio e vengo trascinata in uno stanzino, forse quello adibito a ripostiglio.
Mugugno qualcosa mentre una grossa mano mi viene portata sulla bocca e non posso emettere nessun suono.
Un’altra mano chiude il ripostiglio a chiave.
Sono al buio dentro questo stanza due metri per due schiacciata contro il torace di qualcuno.
Mi tremano le gambe e il cuore pompa forte, chi è questa persona? Cosa vuole da me?
Lo sento spostare il viso accanto al mio orecchio e le sue labbra mi sussurrano di non urlare.
Annuisco per farlo contento, ma appena toglierà la mano griderò così forte che mi sentiranno per tutta la nave.
Sento la sua mano scivolare lentamente dalla mia bocca ed accarezzarmi il collo mentre un sospiro esce dalle labbra del mio aggressore.
-Mocciosa- quel nomignolo, non può essere.
Serrò le labbra e mi mordo il labbro inferiore con i denti, mentre lentamente mi volto verso di lui. Inizialmente non avevo riconosciuto la sua voce per la troppa paura, ma ora…ora non ho nessun dubbio e, stranamente, non ho nessuna paura di lui, anche se dopo quello che ha fatto a mio padre dovrei.
Mi volto e nel buio dello stanzino riesco comunque a scorgere i suoi occhi scuri e mi perdo in essi come sempre. Non so perché Zoro mi faccia questo effetto, perché quando sono accanto a lui mi dimentico di tutto, eppure nonostante il mio cuore è a pezzi, con lui accanto mi sento un po’ meglio.
-Non sono stato io, credimi- mi sussurra e solo allora la magia di quello sguardo si infrange riportando tutto il dolore provato in quelle ore nel mio petto.
Faccio un passo indietro e vado a sbattere contro il muro, cavolo questa stanza è veramente un buco!
Tende una mano verso di me per toccarmi, ma io gli faccio capire che non deve farlo, non può più farlo, non dopo aver ucciso mio padre.
-Mocciosa non sono stato io ad uccidere tuo padre! Perché avrei dovuto farlo?- mi chiede come se io potessi conoscere una tale risposta.
-è allora perché ti stai nascondendo? I veri innocenti non si nascondono! Sei stato tu! Tu! Come hai potuto! io pensavo che noi…- mi fermo prima di pentirmi per l’ennesima volta delle mie azioni quando ho lui vicino. Lo vedo guardarmi con occhi seri, occhi feriti, come può credersi lui quello ferito? Sono io quella a cui LUI ha appena ucciso il padre!
Rialza gli occhi su di me e si avvicina, ed io da perfetta stupida lo lascio fare.
Mi prende il viso fra le sue rudi mani e lo alza in modo che i nostri sguardi si fondino.
-Ho visto tuo padre nel suo studio, ma abbiamo solo parlato, niente lite, anzi! Poi sono uscito e mi sono fatto una doccia. Avevo fame così sono andato in cucina e, mentre due camerieri stavano per entrare li ho sentiti parlare dell’omicidio di tuo padre e del fatto che era stato trafitto dalla mia katana. Mi sono nascosto e sono venuto a cercarti ma sei stata con il tuo fidanzato e le tue amiche per così tanto tempo…- sospira abbassando lo sguardo per poi riportarlo su di me –non so cosa sia successo, so solo che sono innocente Nami! Mi devi credere!-
Lo guardo cercando di assimilare ogni sua parola, e gli credo, cavolo se lo faccio!
I suoi occhi sono così sinceri, la sua voce così calma quando mi racconta la verità che tutti i dubbi maturati fin adesso si sciolgono come neve al sole.
Non so perché lo abbia fatto ma appena ho capito che il mio cuore aveva ragione, che Zoro non poteva aver ucciso mio padre, mi sono avventata sulle sue labbra.
Lo sento rispondere al mio bacio con passione, sembra una vita che non lo bacio invece sono passate solo ore da questa mattina.
Mi schiaccia contro il muro con il suo corpo, ed entra con la sua lingua nella mia bocca iniziando ad assaporarmi.
Mi perdo, mi perdo letteralmente nei suoi gesti così caldi, così passionali.
Le sue mani si infilano sotto la mia maglietta alla ricerca della mia pelle.
Mi accarezza il ventre e poi sale fin su ai seni. Si stacca dalla mia bocca per scivolare in una lunga serie di bollenti baci sul collo ed io inarco la testa all’indietro quando sento le sue mani stringermi i seni.
Non dovrei perdere la testa in questo modo per lui. Non dovrei comportarmi così a qualche ora dalla morte di mio padre, quando non so chi lo abbia ucciso, ma non resisto, le sue mani, il suo corpo mi coinvolgono troppo.
Il mio respiro si fa affannoso ed inizio ad avere un gran caldo soprattutto se lui continua a stuzzicarmi in questo modo.
Alza la testa e mi guarda negli occhi ed io capisco che aspetta che io gli dica di fermarsi o continuare e in tutta risposta alzo le braccia verso l’alto per farmi togliere la maglietta, non mi voglio fermare, mi sento troppo bene adesso, mi sento leggera come una foglia.
Gli tolgo la maglia a mia volta e graffio per l’eccitazione i suoi perfetti pettorali.
Lo sento ansimare contro il mio petto, mentre succhia i miei capezzoli turgidi.
Gemo, gemo come mai in vita mia, mordendomi il labbro con i denti per non farmi sentire, nessuno deve disturbarci questa volta.
La mia mano scivola verso la zip dei suoi jeans, non voglio rimanere passiva, voglio arrivare a lui come lui è arrivato a me.
La apro ed intrufolo la mano sentendo la sua erezione ben dritta.
Mi vuole, mi desidera e questo mi fa bagnare all’istante.
Sfilo il suo pene e lo inizio a massaggiare e lo sento gemere sempre più ritmicamente sul mio seno, finché preso dall’eccitazione si avventa sulle mie labbra e perdo la presa sul suo pene.
Si spinge verso di me sempre di più e sento chiaramente pulsare la sua erezione.
Si stacca da me e ghigna e piano scende con la bocca sempre più giù finché non libera la mia intimità e la lecca lentamente gustandosi il mio sapore.
Mi tremano le gambe e se ne accorge, così torna su e si para dritto davanti a me.
Siamo pezzi di due puzzle diversi ma che si completano comunque.
Entra dentro di me ed è allora che assaporo il paradiso.

Usciamo dallo stanzino assicurandoci che non ci sia nessuno nel corridoio.
Abbiamo deciso che si nasconderà fino a che non ci inventeremo un piano per scagionarlo. Lui non è d’accordo, dice che gli basta sapere che io gli credo ed è pronto ad affrontare tutto, ma io no, io non l’ho lascio, non più adesso.
Svoltiamo nel corridoio e saliamo le scalette del ponte, lui e il primo ad arrivare su di esso ed e lì che trova Law e due guardie ad attenderlo.
Mi fa un veloce cenno ed io mi nascondo, mentre lo portano via da me.



Angolo autrice:
Salve a tutti!!
Innanzitutto mi scuso per i mesi di assenza e soprattutto per aver mollato la fic per tutto questo tempo. Spero che la continuerete a seguire, sono intenzionata al 100% a finirla!
Questo capitolo non è un granché ma diciamo che è una sorta di riscaldamento per riprendere in mano la ff, spero che vi piaccia comunque e se vi va lasciatemi pure una piccola recensione mi farà molto piacere leggerle, almeno saprò se la ff interessa ancora a qualcuno!
Grazie per la pazienza!
Un bacione kiko90

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Osservo Law e le due guardie portare via Zoro come se fosse un assassino, ma ovviamente e quello che tutti credono su questa nave, tutti tranne me.
Mi sono nascosta dietro una porta e da lì, senza farmi vedere, ho osservato tutto e sentito le guardie dire che avrebbero rinchiuso Zoro da qualche parte, ma dove?
Non so cosa fare per aiutarlo, per provare la sua innocenza, ma so che devo tentare qualunque cosa, lo devo fare per lui che è innocente e per mio padre che è stato assassinato da qualcuno che si aggira libero sulla nave.
Non so cosa mi faccia credere con tutta me stessa che Zoro mi abbia detto la verità e che quindi sia innocente, ma io so che è così, lo sento dal profondo del cuore.
Lì in quella stanzetta buia, quando mi ha confessato la verità, ho letto nei suoi occhi scuri che non stava mentendo e che io sono l’unica che può salvarlo.

Le guardie si sono allontanate così esco allo scoperto salendo per le piccole scalette che conducono al ponte e lì con mio grande stupore vedo Law poggiato contro la balaustra della nave osservare il mare notturno.
Questa notte il cielo non è tempestato di stelle, ma coperto da nuvoloni neri, probabilmente stanotte o domani se il vento non porterà via questi nuvoloni, si scatenerà su di noi un bel temporale; quanto vorrei che con le sue fredde gocce di pioggia lavasse via ogni mio pensiero e preoccupazione, come vorrei che bastasse così poco per rimediare agli ostacoli della vita.
Retrocedo silenziosa, cercando di non farmi sentire da Law, non voglio parlare con lui, mi sento in colpa perché ho capito di non amarlo più e sono arrabbiata con lui perché ha scovato Zoro.
Mi volto per scendere le scalette e tornarmene in cabina a pensare ad un qualche piano per scagionare Zoro, quando lo sento sospirare.
-Nami- mi chiama, si è accorto di me, d'altronde lui è sempre vigile non gli sfugge mai niente, ma come fa?
Mi volto per affrontarlo e lo trovo a qualche passo da me che mi fissa serio con le sue iridi grigie, mi sta studiando con quella sua aria saccente che tanto mi infastidisce.
-Lo hanno portato sotto coperta in una cabina per l’interrogatorio- mi dice continuando a guardarmi con sguardo indagatore, cerca una mia reazione a ciò che mi ha appena detto, che sappia qualcosa su me e Zoro? Non posso fidarmi di lui e se fosse stato proprio Law ad incastrare Zoro? Forse sto diventando paranoica, ma chi non lo diventerebbe nella mia situazione?
-Chi hanno portato sotto coperta?- faccio la finta tonta cercando di non guardarlo negli occhi, devo fingere di non sapere di chi parla.
-Non far finta di non saperlo Nami, so che eri dietro quella porta- mi dice indicando la porta dov’ero effettivamente nascosta –cosa c’è tra te e l’istruttore?- mi chiede sfiorandomi la guancia con il dorso della sua mano in una carezza dal sapore amaro.
-Niente. È solo il mio istruttore di kendo- rispondo caparbia incrociando le braccia sotto al seno, non voglio uscire allo scoperto.
La sua mano fredda scivola via dalla mia guancia. Prendo coraggio e osservo i suoi occhi leggendo per un breve istante, malinconia, tristezza, emozioni che vengono subito cancellate da quel suo ghigno strafottente, lo stesso ghigno con cui mi ha sempre nascosto i suoi problemi, le sue preoccupazioni, nonostante fossi la sua donna.
-e da ogni tuo istruttore ti fai palpeggiare nella palestra?- mi dice prima di voltarsi e camminare con le mani in tasca.
Rimango a fissarlo mentre va via e sento qualcosa spezzarsi dentro il mio petto, credo che fra me e Law sia finita per sempre ora e che infondo entrambi prima di salire sulla Sunny lo sapevamo già da un pezzo.
Assaporo l’aria salina del mare, il vento mi scompiglia i lunghi capelli ramati ed improvvisamente sento qualcosa di caldo scorrere sulle mie guance e raffreddarsi a causa del vento. Mi porto una mano al viso e mi accorgo solo ora che sto piangendo e senza accorgermene dai miei occhi iniziano a fluire una lacrima dopo l’altra e mi ritrovo a singhiozzare come una bambina.
Piango.
Piango perché sono stanca di questa mia vita senza nessuna soddisfazione o felicità.
Piango perché mi sono appena lasciata con un ragazzo che molte al mio posto smanierebbero e si terrebbero ben stretto, mentre io lo lascio andare via, lontano da me.
Piango perché l’uomo che dopo tanto ha innescato una scintilla nella mia monotona vita ora è chiuso da qualche parte nella nave e forse è colpa mia.
Piango perché Genzo è morto.
Perché mi è stato portato via senza una ragione, una spiegazione valida, con una crudeltà che non si meritava. Continuo a piangere mentre, sola, mi accascio con le ginocchia sul ponte, più sola che mai in una notte dove anche le stelle si sono rifiutate di farmi compagnia.



ROBIN

Non riesco a dormire, sono agitata e continuo a rivedere quella maledetta scena davanti ai miei occhi.
Bibi e Rufy, Rufy e Bibi…
Perché? Perché mi sento così maledettamente male a ripensare a loro due? Perché fra tutti i ragazzi che ci sono su questa nave dovevo provare questa forte simpatia proprio per lui? Per Rufy?
Lui che con la sua aria da bambino mi fa ridere facendomi dimenticare del mio passato.
Lui che con i suoi occhi scuri ed il sorriso perenne mi fa battere forte il cuore.
Lui che è entrato prepotentemente nella mia vita facendomi sentire viva e con la voglia di vivere che ormai pensavo non poter provare più.
Lui che è andato a letto con Bibi…
A quest’ultimo pensiero scatto in piedi nel letto e mi alzo mettendomi la fine vestaglia di seta. Ho bisogno di schiarirmi un po’ le idee, di dimenticarmi di quella scena, di loro due…
Esco dalla mia cabina e cammino nel lungo e stretto corridoio, svoltando qua e la senza una meta.
La nave è deserta, tutti stanno dormendo tranquilli, senza pensieri…chissà se lui ora è con lei…
Scuoto la testa, non devo pensarci, eppure non ci riesco, è più forte di me.
Istintivamente mi porto una mano all’addome gonfio, chissà se senza questo bambino in grembo Rufy mi avrebbe voluta al suo fianco, di certo non posso dargli torto, stare con me sarebbe stato più complicato…Bibi invece…lei è libera, giovane… devo accettarlo, lei è più adatta per Rufy rispetto a me.
Continuo a camminare quando mi ritrovo nei corridoi che portano alle stanze dei dipendenti, molto meno lussuose delle nostre. I corridoi sono spogli e poco illuminati e percepisco anche una notevole aria gelida.
Improvvisamente sento delle voci sommesse e la mia tipica curiosità mi porta ad avvicinarmi ad una delle cabine dove penso provengano le voci.

-Cosa possiamo fare, tutti lo credono colpevole…- è la voce di un ragazzo, una voce familiare, a modo.
-Sanji ha ragione. Cosa possiamo fare? D'altronde si dice che abbiano anche delle prove contro di lui? Un testimone!- questo è Usopp lo riconosco e quello di prima era il cuoco damerino, gli amici di… -Io gli credo. Non è stato Zoro. Lui è un bravo ragazzo e non ucciderebbe mai nessuno e noi siamo suoi amici dobbiamo aiutarlo!- riconosco anche questa voce, più di tutte le altre. È determinata, forte, come un leader, è Rufy.
Parlano di Zoro, è un loro amico e sono convinti che non sia stato lui ad uccidere Genzo e, non so perché, ma lo credo anche io.
Rimango davanti la porta a pensare su chi potrebbe aver ucciso Genzo e perché, quando la porta si apre e mi trovo davanti Rufy con i suoi occhi scuri che mi fissano stupiti.
-Robin- la sua voce è ora incrinata, non più sicura come prima e il senso di colpa si legge ancora sul suo volto, volto che ho schiaffeggiato e che ora mi pento di averlo fatto.
-Io…ho sentito ciò che avete detto su Zoro…- dico deviando lo sguardo, non ce la faccio a guardarlo negli occhi.
-Robin-chan!!!- Sanji mi viene incontro e mi fa un elegante baciamano e noto Rufy stringere i pugni infastidito da quel gesto e mi viene da sorridere.
-Cosa avete intenzione di fare per aiutare Zoro?- chiedo a Sanji anche se avrei voluto avere il coraggio di parlare con Rufy.
-Bè prima dobbiamo parlare con questa testimone- una voce allegra alle mie spalle risponde alla mia domanda, così mi volto e rimango sorpresa nel ritrovarmi davanti il capitano Shanks con un sorriso smagliante ad incoronargli il viso.
-Capitano anche voi credete nell’innocenza di Zoro?- gli chiedo.
-Zoro è una testa dura, irascibile a volte, ma non è un assassino e noi lo dimostreremo, ma dobbiamo stare attenti, su questa nave vaga indisturbato ancora un assassino e sicuramente anche delle spie- dice ora serio, guardandomi negli occhi.
Un assassino…una spia… questa nave non è più la nave dei sogni, pian piano si sta trasformando in quella degli incubi di cui noi siamo i protagonisti.



LAW

Cammino piano godendomi questa fredda serata estiva, il freddo mi aiuta a pensare, a dimenticare.
Con Nami è finita, ma questa non è una novità sono mesi o forse anni che ci trasciniamo in una relazione che non è più piacevole, non è più sana. Io non sono adatto per lei, non sono adatto per nessuno, il mio cuore e di ghiaccio ed il ghiaccio non si scioglie facilmente se non c’è abbastanza calore.
Affondo le mani nelle tasche dei jeans è penso a lei, l’unica donna a cui mi sia mai affezionato, l’unica che è riuscita ad entrare nel mio cuore, mia sorella.
Lamy ormai non c’è più da molti anni, ma il suo fantasma e quello dei miei genitori mi perseguita sempre. Li vedo ogni notte nei miei sogni, nei miei incubi, dove rivivo quei terribili istanti che mi hanno cambiato la vita…il giorno dell’incidente.
Da quel giorno mi sono chiuso in me stesso e nessuno, neanche Nami, è riuscito mai ha scoprire il vero me, e credo, anzi ne sono convinto, nessuno ci riuscirà mai.
Con Nami in realtà è stata pura attrazione fisica e voglia di provare a costruire qualcosa, di cercare di vivere normalmente, ma ho fallito per lei e per me.
Ora sono di nuovo solo, ed è quello che mi merito per essere sopravvissuto al posto loro…
Il rollare delle pale di un aereo mi riportano alla realtà, sfumando i miei pensieri.
Alzo lo sguardo e noto le luci di un aereo avvicinarsi verso la nave. L’aria si smuove sotto la forza delle eliche e i miei vestiti mi si attaccano al corpo per lo spostamento d’aria.
Cammino verso il punto di atterraggio dell’aereo ed è proprio lì vicino che mi fermo ed attendo.
Sospettavo che dopo un omicidio così importante qualcuno sarebbe arrivato per chiarire la situazione ed arrestare il colpevole, così ho indagato e quelle due stupide guardie mi hanno riferito che proprio questa sera sarebbe giunto sulla nave con un aereo un investigatore.
L’aereo atterra con le pale ancora in azione, pronto a spiccare di nuovo il volo.
Si apre il portellone e io mi avvicino ad esso per accogliere l’investigatore, voglio sapere il più possibile, voglio partecipare alle indagini, per Nami, per Genzo, glielo devo.
I miei occhi sono fissi su quel portellone che si apre in una lentezza esorbitante, quasi snervante. Attendo immaginandomi la persona che uscirà di lì, forse qualche vecchio panciuto con i baffi, quando, con mia grande sorpresa esce lei…una donna che inciampa nel gradino e l’afferrò per i gomiti evitandole una fragorosa caduta.
Fisso il suo caschetto biondo, mentre la sento borbottare piccole e fantasiose imprecazione verso la sua sbadataggine ed istintivamente mi viene quasi da sorridere.
Un’ inteso profumo di gelsomino mi entra prepotentemente nelle narici e, se i profumi fruttati di Nami mi hanno sempre dato fastidio, questo mi stordisce piacevolmente.
Lentamente alza lo sguardo su di me sorridendomi imbarazzata con una luce scintillante negli occhi.
-Grazie dell’aiuto!- mi dice staccandosi da me lentamente –io sono Margaret Lily, l’investigatrice Margaret Lily!- mi dice porgendomi una mano obliquamente cercando di non far cadere i fascicoli che tiene stretti tra il braccio e il busto.
-Trafalgar Law- ghigno sentendo un brivido scuotermi le viscere. Cosa mi sta succedendo?





ANGOLO AUTRICE:
Salveeee lettoriii!
Eccomi con l’undicesimo capitolo! Allora da dove iniziare…? Ma si certamente dai ringraziamenti per i recensori che non mi hanno abbandonato dopo questi lunghi mesi, ovvero: Zomi, Zonami84, Vivian gerardi, Michiru93. Grazie davvero di cuore!
Spero che abbiate apprezzato questo cap! Come avete potuto leggere Zoro è in gabbia e la cara Nami non sa che fare! D’altronde ha rotto definitivamente con Law il quale ha incontrato la nuova investigatrice Margaret! Che ne pensate? (questi ultimi due sono lievemente ooc però :’( )
Aspetto con ansia i vostri pareri!
A presto! Baci kiko90

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


L’arrivo dell’investigatrice Margaret aveva suscitato nell’equipaggio e nei passeggeri reazioni diverse, c’era chi preferiva osservare le mosse della donna da lontano, mentre altri preferivano riempirla di domande, proprio come quella mattina. L’investigatrice appena sveglia aveva trovato, davanti la porta della cabina, uno stuolo di persone pronte a porgerle mille domande su chi pensava fosse l’assassino e se riteneva vero che l’istruttore di kendo fosse il vero colpevole.
Mentre Margaret rispondeva con calma e serenità ad ogni domanda, ripetendo che prima doveva interrogare il sospettato e poi iniziare a metter giù qualche ipotesi, Law camminava con le mani in tasca verso la cabina della ragazza, fermandosi a metà corridoio notando la confusione in cui era sommersa l’investigatrice Lily.
Law, approfittando di quel momento di confusione, si fermò ad osservare la ragazza incaricata di risolvere quel delicato caso.
La donna non sembrava innervosita da quella pressa di persone, rispondeva a tutte le domande pacatamente senza mai smettere di sorridere, cosa che lui non sarebbe riuscito a fare senza mandare velatamente a quel paese tutte le persone che si sarebbe trovato di fronte.
Lei invece sembrava estremamente a suo agio, evidentemente si era trovata numerose volte in quella situazione per questo sapeva gestirla al meglio, pensò Law.
L’investigatrice appena individuò Law infondo al corridoio, salutò le persone che la circondavano facendosi spazio tra di loro per avvicinarsi a Law, il quale si era proposto per scortarla nella stanza dove era stato rinchiuso il sospettato.
-Buongiorno!- disse Margaret una volta raggiunto Law, regalandogli uno smagliante sorriso che però non inclinò neanche un po’ le labbra del moro.
-Andiamo, da questa parte- disse il medico esortandola a seguirlo senza rivolgerle neanche uno sguardo.

-Tu che ruolo hai esattamente su questa nave?- chiese improvvisamente la ragazza dopo qualche minuto di fastidioso silenzio, lei amava far domande.
-sono, o meglio ero, il fidanzato della figlia della vittima- rispose pacato Law guardando con la coda dell’occhio la biondina che aveva accanto, decidendo così di porgerle pure lui qualche domanda –da quanto tempo fai questo lavoro? Sembri molto a tuo agio nel parlare con le persone e gestire la situazione- notò, stupendosi lui stesso di come in realtà avesse fatto molta più attenzione del dovuto nei confronti dell’investigatrice, del resto gli importava molto riuscire a trovare il vero colpevole, lo doveva fare per ripagare Nami in qualche modo.
Margaret si fermò di colpo ridacchiando e Law non potè che fermarsi anche lui ed osservarla con un sopracciglio alzato.
-in realtà questo è il mio primo caso!- disse liberamente facendo rimanere il moro di sasso.
-Il tuo primo caso? Come hanno potuto mandare una novellina per un caso così importante e delicato?- disse rabbioso, ma non con lei, ma con chi aveva preso quella assurda decisione.
Margaret alzò lo sguardo su di lui, ora le sue iridi nocciola non erano più sorridenti, ma qualcosa le velava, una piccola scintilla di rabbia, probabilmente per le parole appena dette da Law.
-pensi che non sia in grado di risolvere questo caso? Che sia solo una novellina?- chiese seria avvicinandosi di qualche passo a Law per fronteggiarlo meglio.
Il medico l’osservò allungo prima di rispondere. Il petto della ragazza, coperto da una fine camicetta bianca, si alzava ed abbassava velocemente, segno che indicava l’accelerazione del battito cardiaco e la rabbia che la ragazza stava cercando di sottomettere. Le iridi grigie del medico discesero fino alle mani chiuse a pugno della ragazza ed alle gambe fasciate in una stretta e corta gonna nera e lì Trafalgar iniziò a provare dei brevi ed acuti brividi lungo la colonna vertebrale.
-Allora?- lo incitò a rispondere Margaret.
Lo sguardo del medico si rialzò lentamente, molto lentamente, ripercorrendo dal basso verso l’alto l’intera figura dell’investigatrice evidenziando questa volta in particolar modo le forme della ragazza che, pur essendo una novellina, sarebbe potuta essere una gran bella preda, ma orami con la fine della sua storia con Nami si era ripromesso di non lasciarsi più andare, di tenere a freno i suoi istinti per non far più del male a nessuno; meglio restare da solo e concentrarsi sul caso e non sugli istinti carnali.
-Sì- disse semplicemente Law –e mi preoccuperò personalmente di chiamare il tuo capo in modo che mandi qui una persona molto più qualificata- disse con quella vena cattiva che usava ogni volta che non voleva mostrare i suoi veri pensieri e sentimenti.
Margaret a quelle parole sgranò gli occhi e Law per un instante vi lesse paura, sconforto, fallimento.
-Non farlo ti prego! E da due anni che lotto per un caso così importante ed ora che me lo hanno affidato non voglio deludere il mio capo, la mia famiglia…- disse abbassando lo sguardo –è la mia occasione, forse l’ultima…- sussurrò.
Che voleva dire con, forse era la sua ultima occasione? Di certo non poteva significare che rinunciando a questo caso l’avrebbero declassata o cosa… forse quella ragazzina voleva fargli solo pena o forse nascondeva qualcosa.
-ti do tre giorni di tempo, se vedo che non sei in grado di risolvere questo caso chiamo il tuo capo, questo non è un gioco-
-Oh si, grazie!- disse Margaret saltando al collo di Law in uno slancio di felicità –ci metterò tutta me stessa e vedrai che non ti deluderò!- gli disse nell’orecchio.
Law rimase immobile, sorpreso dall’espansività della ragazza, quei brividi che prima aveva provato soltanto guardandola ora erano riaffiorati in tutto il corpo sentendo le forme della biondina schiacciarsi contro di lui, come poteva abbracciare qualcuno, un uomo, che neanche conosceva? Perché era così dannatamente ingenua? E perché avevano mandato proprio lei? Law si pose tutte quelle domande, mentre il profumo dolce dell’investigatrice gli entrava prepotentemente nelle narici, cercando con tutto se stesso di controllare i suoi focosi istinti.

-Law?- la voce sbigottita di Nami lo riscosse. Poggiò delicatamente le mani sui fianchi di Margaret e l’allontanò senza prima godere un piccolo attimo della setosa pelle della donna fuoriuscita dalla camicetta leggermente alzata.
-Scusami! Ma sono troppo felice! Vedrai che non ti deluderò!- disse Margaret ritrovando il suo caldo sorriso, mentre Nami si avvicinava ai due.
-Lei chi è?- chiese la rossa un po’ infastidita. Non era giusto che lo fosse, lei aveva tradito Law con Zoro mentre stavano ancora insieme, ma vedere Law tra le braccia di un’altra dopo neanche dodici ore da quando si erano lasciati la innervosì, soprattutto dopo che aveva passato la notte in bianco tra rimorsi e la preoccupazione per Zoro.
-Lei è l’investigatrice Lily, si occuperà del delitto di tuo padre, è arrivata ieri sera- la informò il moro –è lei è Nami Cocoyashi, la figlia dell’uomo ucciso, Genzo Cocoyashi- disse rivolgendosi a Margaret.
-Piacere di conoscerla. Non si preoccupi scoprirò chi ha ucciso suo padre- disse Margaret porgendo la mano a Nami.
La rossa studiò l’investigatrice attentamente, era una bella ragazza, uno o due anni più grande di lei e con un gran bel sorriso, ma la cosa che convinse Nami a fidarsi a pelle della ragazza furono i suoi occhi, nocciola come i suoi, ma puri. La luce degli occhi di Margaret indicò a Nami che poteva contare su di lei, che quella ragazza non si sarebbe fatta ingannare dai falsi testimoni, ma che avrebbe studiato ogni indizio. Era strano pensare di potersi fidare così tanto di una persona appena incontrata, eppure Nami si fidava di Margaret e quando le strinse la mano le sorrise di rimando -piacere di conoscerti Margaret, puoi chiamarmi Nami-
Law osservò le due donne studiarsi sorridendo, e dire che per un attimo si era immaginato una rissa come quelle in Tv tra due lottatrici, magari cosparse di fango…
-Law?- lo chiamò Nami
-Law andiamo?- lo spronò Margaret
-Sì, da questa parte- disse ghignando, mentre ripensava ancora al fango…







ZORO

La stanza in cui era stato incarcerato era molto piccola ed angusta, senza neanche una finestra dove poteva filtrare un po’ di luce e fargli capire se era giorno o notte.
Le due guardie che l’avevano scortato fin lì erano due bestioni con delle facce poco raccomandabili, altro che guardie addette alla sicurezza.
Quei due ceffi avevano buttato Zoro sul pavimento dopo averlo ammanettato e ridendo lo avevano iniziato a prendere a calci, quando lui non poteva neanche reagire. Non si erano stancati facilmente, forse il tutto era durato per una buona mezz’ora, ma Zoro non poteva dirlo con certezza visto che ad un certo punto aveva perso conoscenza, svenendo sotto le percorse di quei mostri.
Ora, senza sapere che ora fosse, Zoro si era svegliato, sentendosi la faccia gonfia e facendo una gran fatica ad aprire l’occhio destro. Si sentiva come sospeso in aria con le braccia tirate verso l’alto in una contrazione decisamente dolorosa. Si mosse leggermente e una forte ed intensa fitta al fianco sinistro lo fece tossire ed a ogni movimento sentiva il suono del metallo stridere contro altro metallo. Con fatica guardò verso l’alto e solo allora, sgranando leggermente gli occhi capì di essere stato legato con delle catene ad un grosso tubo di metallo che passava sul soffitto, e di ritrovarsi di pochi centimetri sospeso sul pavimento.
Perché tutto quello stava succedendo proprio a lui? Che cos’aveva fatto di male? Era un crimine innamorarsi di una ragazza dagli occhi caramello e dai capelli di fuoco? Era così sbagliato seguire il proprio cuore senza pensare alle conseguenze? Evidentemente si, eppure non si pentiva di niente, avrebbe rifatto ogni cosa, ma valeva la stessa cosa per Nami? Quando l’aveva rivista, nello stanzino, aveva percepito la sua angoscia, il dolore, ma aveva anche letto nei suoi occhi lo stesso desiderio, la stessa passione che lui provava per lei, ma sarebbe bastato per credergli veramente? Forse Nami ora era tra le braccia del suo fidanzato, forse era quello il suo posto…
Delle voci lo riscossero da quei pensieri, concentrando i sensi su ciò che stava accadendo dietro la porta in cui era stato incarcerato.
Chiuse gli occhi facendo finta di dormire in caso fossero di nuovo quelle guardie e attese.

-è questa la stanza!- disse una voce maschile, mentre la maniglia cigolante annunciava l’ingresso di quelle persone.
-O.mio.dio. ZORO!- riconobbe subito la voce di Nami e i suoi passi avvicinarsi velocemente a lui insieme al suo profumo fruttato.
Con un immenso sforzo cercò di riaprire gli occhi per non far preoccupare troppo Nami, anche se date le sue condizioni era impossibile che non si preoccupasse.
-Zoro?! Zoro!- lo chiamava Nami accarezzandogli il torace contuso –Law dannazione come hai potuto permettere che lo trattassero così?- urlò voltandosi verso il moro dietro di lei.
Zoro guardò il moro, si aspettava di trovare sul suo volto un aria soddisfatta, ma non fu così. Il viso di Law era impassibile, senza espressione, ma le sue mani strette a pugno dentro i jeans indicavano la sua irritazione per ciò a cui stava assistendo.
-Non ero al corrente della situazione, Nami. Non lo avrei mai permesso- disse rabbioso.
-e allora chi è stato? Chi ha permesso che gli facessero questo?- gli chiese Nami con le lacrime agli occhi.
-non lo so, ma lo scoprirò- disse Law con gli occhi iniettati di sangue.
-liberiamolo su, ha bisogno di cure- le iridi scure di Zoro si focalizzarono su una ragazza accanto a Law con i capelli biondi, l’ultima che aveva parlato e che aveva percepito la sua sofferenza nell’essere appeso come un salame.
Con l’aiuto di Nami e Law, Margaret riuscì a liberare Zoro il quale si accasciò a terra respirando a fatica.
-Ciao Zoro, io mi chiamo Margaret e sono l’investigatrice incaricata di scoprire chi ha ucciso il signor Cocoyashi- disse dolcemente la ragazza –adesso chiameremo un medico che ti curerà, e dopo ti dovrò porgere alcune domande-
-sto bene. Chiedimi tutto quello che ti serve, io sono innocente e non ho niente da nascondere!- disse risoluto Zoro fissandola con un occhio, l’altro non riusciva ad aprirlo.
-No Zoro, sei ferito hai bisogno di cure!- gli disse Nami accarezzandogli la mascella. Zoro guardò Law, perché non reagiva invece di fissarli come se niente fosse? Nami era la sua donna eppure lui non diceva niente, sembrava che non gli desse fastidio che Nami si stesse preoccupando per lui così tanto, che lo stesse accarezzando; era cambiato dalla cena di gala quando lo aveva sfidato a tavola davanti a tutti provocando la sua gelosia, Law ora sembrava non interessarsi più a Nami, ma perché?
-Se vuole parlare ora lo può fare, poi lo cureranno- disse Law ghignando, ecco di nuovo quel suo sguardo sadico, pensò Zoro, ma restava comunque diverso.
-Zoro puoi raccontarmi con esattezza cos’è successo quando ti sei incontrato con il signor Cocoyashi?- gli chiese Margaret, mentre Nami aiutava Zoro a sedersi su una sedia e Law poggiava la schiena al muro, concentrato.
-Tashiji mi aveva avvisato che il capo voleva vedermi così mi sono diretto al suo ufficio.
Genzo era seduto alla scrivania, mentre parlava, o meglio urlava con qualcuno al telefono…- iniziò il racconto Zoro
-sai per caso con chi stesse parlando? O di che cosa?- chiese con voce pacata Margaret, mentre estraeva un piccolo taccuino e una penna dalla scollatura facendo deglutire pesantemente Law.
-No, non so con chi stesse parlando, ma da quel che ho potuto sentire prima che terminasse la chiamata, stavano parlando di un contratto…-
-Un contratto…- appuntò Margaret con aria concentrata –hai sentito altro che possa farmi capire di che contratto stavano parlando, e il perché il signor Cocoyashi fosse così arrabbiato?-
-No. Appena Genzo si è accorto della mia presenza ha detto un nome, credo quello della persona dall’altra parte del telefono ed ha riagganciato-
-Che nome?- chiese Nami con il cuore che le balzava nel petto frenetico.
Zoro la guardò, accarezzandole una mano –non ricordo, mi dispiace Nami-
-non fa niente…- disse abbassando lo sguardo la rossa, stringendo forte la mano di Zoro.
-e poi cos’è successo?- chiese Margaret interrompendo quel momento intimo tra i due.
-poi…Genzo si è alzato dalla scrivania e mi ha fronteggiato per poi guardarmi negli occhi e chiedermi…- disse interrompendosi di colpo.
-Cosa ti ha chiesto?- chiese Nami agitata.
Zoro guardò Nami e poi Law –mi ha chiesto che intenzioni avevo con te, se stavo solo giocando o se io ti amassi…- disse guardando Nami negli occhi.
-e tu?- deglutì imbarazzata la rossa, si era dimenticata che in quella stanza c’erano anche Margaret e Law, le sembrava di essere sola con Zoro e lui ora le stava per dire qualcosa di estremamente importante.
-gli ho detto che non stavo giocando con te- rispose ghignando e sfiorandole una guancia.
-non siamo qui per vedervi amoreggiare- disse Law interrompendoli –cos’è successo dopo?-
Zoro si girò verso di lui e continuò a raccontare –dopo mi ha detto che Nami era la sua bambina e che se l’avrei fatta soffrire mi avrebbe gettato a mare, ma che sapeva di potersi fidare di me. Ci siamo stretti la mano e sono uscito dal suo ufficio con Genzo ancora vivo. Sono andato sotto coperta e mi sono addormentato dopo avermi fatto una doccia ed al mio risveglio mi stavano dando la caccia per il suo omicidio. Questo è tutto-
-Bene quindi non sei stato tu- proclamò Margaret
-Cosa? Gli credi così, senza uno straccio di prova?- ringhiò Law.
-certo che sì- lo fronteggiò Margaret –sono un’investigatrice e so quando qualcuno mente, e lui non sta mentendo!- disse seria
- e allora sentiamo chi è il colpevole?- chiese Law come a sfidarla
-questo ancora non lo so, ma lo scoprirò. Per ora Zoro resta a disposizione, ascolterò il testimone che dice di averti visto litigare con Genzo e poi penserò a come agire- disse Margaret –ora chiamerò un medico per farti curare, però dovrai restare qui mi dispiace-
-non c’è problema- rispose Zoro -posso visitarlo io, sono un medico- si offrì Law
-ma se lo picchiano di nuovo?- chiese allarmata Nami
-darò disposizioni per cambiare le guardie e mi assicurerò che coloro che lo hanno picchiato paghino-
-Grazie Margaret!- disse Nami rivolgendole un dolce sorriso –sei un’ottima investigatrice!-
Margaret ricambiò il sorriso ed uscì dalla stanza lasciando soli Nami e Zoro con Law che si apprestava a visitare il verde.
-Risolverò questo caso. Lo risolverò per voi sorelle mie così nessuna di noi patirà più fame e violenze- sospirò Margaret mentre camminava per il lungo corridoio, mentre due paia di occhi la osservavano da lontano.






ANGOLO AUTRICE:

Salveee lettori!
Allora eccomi con il dodicesimo cap e neanche così tanto in ritardo dai! ;)
Cosa ne pensate di questo capitolo? Zoro ha spiegato la sua versione del giorno dell’omicidio e Margaret gli ha creduto! Ma se non è stato Zoro, chi ha ucciso Genzo?
Qualcuno ha qualche idea??
Come sempre ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa ff, chi l’ha aggiunta tra le preferite e seguite e in particolar modo i recensori: michiru93, Vivian Gerardi, Zonami84, verystar02, Piper_Parker.
Al prossimo capitolo!
Bacioni kiko90

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