Il ragazzo della porta accanto

di Alyssa85
(/viewuser.php?uid=11257)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Capitolo uno Dopo mesi di pressoché totale inattività, il mio cervello si è rimesso lentamente in moto e questo è il primo risultato di tale fatica. Ben sapendo che devo ancora migliorarmi, posto il primo capitolo in attesa di critiche/ recensioni/ consigli, sempre ben accetti.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, dovrei riuscire a postare un volta a settimana. In caso contrario avviserò.
Detto questo, vi auguro una buona lettura.
Alyssa85

CAPITOLO UNO


E’ da un po’ di tempo a questa parte che sento uno strano formicolio alla nuca, come quando si ha l’impressione di essere osservati di nascosto. La cosa è abbastanza fastidiosa, soprattutto perché mi fa grattare e mi scompiglio la pettinatura. Se poi questo succede poco prima di andare a lavorare, be’, potete immaginare quanto sia irritante doversi presentare ai propri pari, nonché inferiori, con la testa scombinata. Già quei ragazzini che assumiamo non appena escono da scuola sono dei lavativi e degli scansafatiche, se poi ci aggiungiamo che “il capo” non si presenta in perfetto ordine dando l’esempio, si perde ogni speranza che i propri sottoposti si degnino almeno di presentarsi in orario. Alle volte mi domando come sarebbero le cose se al potere ci fosse ancora il Signore Oscuro. Altro che arrivare in ritardo o non obbedire agli ordini: quei maledetti ragazzini non avrebbero il tempo nemmeno di entrare in ufficio e togliersi il cappotto prima di essere presi a calci nel loro facoltoso e altolocato didietro per essere mandati a fare il proprio lavoro, quello per il quale noi li paghiamo!
Ma tornando al problema principale, sono settimane che ho questa fastidiosa impressione di essere osservato, se non addirittura spiato, quando esco di casa per andare al mio studio legale. Naturalmente trovo tutto ciò assurdo e impossibile. Dato il mio prestigio e il mio lavoro, non esco mai di casa senza le mie adeguate protezioni e nemmeno un capello mi si potrebbe avvicinare così tanto senza prima essere rintracciato dai miei incantesimi. Quindi mi domando se questa sia solo una mia fissa oppure c’è davvero qualcuno che mi osserva e spia ogni mossa che faccio.
In quanto avvocato, il mio lavoro è quello di scoprire la verità, ed è proprio ciò che intendo fare: scoprire chi è che mi fa cominciare le giornate con il mal di testa.


Sono diversi giorni che ho notato un cambiamento in Draco. Arriva sul lavoro nervoso, come se durante la notte avesse visto il fantasma di Lucius, impartisce ordini a destra e a manca e poi non si cura che questi vengano eseguiti o meno. E’ più irritabile, e diciamocelo, irritante del solito. Se poi si aggiunge che siamo nel pieno di un’azione legale contro il Ministero della Magia, e più precisamente contro l’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il comportamento di “Mr. Malfoy” non aiuta certo la situazione.
In quanto suo migliore amico nonché socio di questo studio legale, è mio preciso dovere farlo tornare in sé.
E’ per questo motivo che mi sto avviando a lunghe falcate verso il suo sontuoso studio, rigorosamente tappezzato di verde scuro e arricchito di pesanti tendaggi porpora.
Ogni volta che entro in quella stanza mi vengono i brividi, mi sembra la tana di un adoratore- vecchio stampo di Voldemort. Ogni angolo del suo studio trasuda eleganza, dalla scrivania intagliata appartenente alla famiglia Malfoy dal XVII secolo, lascito di papà Lucius, alle doppie tende color porpora, anche se io preferisco definirle color sangue. Anche la libreria piena di volumi notarili posta sul lato destro della stanza è imponente, e Draco aveva fatto il diavolo a quattro per far sì che il colore e lo stile si intonassero perfettamente a quelli della scrivania. Inutile dire che il povero diavolo a cui era stato affidato il compito ha sgobbato giorno e notte nel tentativo di ricopiare alla perfezione gli intagli della scrivania e il fantastico gioco di luce che questi provocano quando vengono colpiti dal sole (e fare questo credo che sia stato il lavoro più difficile: i falegnami che hanno costruito la scrivania avevano utilizzato un incantesimo del tutto particolare, incantesimo caduto in disuso con l’avvento della vernice per legno. Restituire la stessa aria antica ad un oggetto moderno deve essere un compito arduo per chiunque). Devo dire che l’incentivo di Draco, che se non ricordo male era stato: - Se riuscirai in questo lavoro non avrai più bisogno di lavorare in tutta la tua vita, altrimenti potrai dire addio alla tua modesta falegnameria e ti sarà impossibile trovare altro lavoro in Inghilterra o da qualsiasi altra parte- , deve avere sortito il suo effetto: ora quello che prima era un modesto falegname, si è comprato una villa con piscina alla periferia di Londra e un intero magazzino in cui lavorano una ventina di dipendenti specializzati in restauro e copia di oggetti antichi. Invece Draco si gode l’effetto di un coordinato scrivania- libreria risalente al XVII secolo.
Ma tutte queste sono quisquiglie, oggi. Io devo parlare con il mio socio prima che il suo comportamento influisca sul prestigio del nostro studio e sul rendimento dei nostri ragazzi. Lavorano sodo per mantenersi il posto e non vedo perché Draco debba maltrattarli in questo modo a causa di un malumore passeggero.


- Entra, Blaise- dico, quando sento bussare alla porta del mio ufficio nel suo inconfondibile modo.
Blaise entra come al solito, guardandosi intorno quasi come se fosse in soggezione, sofferma il suo sguardo sulla scrivania e poi sulla libreria alla mia sinistra, il mio piccolo vanto, un lavoretto da niente, e so che la sta ammirando. Ricordo ancora quello che Blaise mi disse quando vide per la prima volta questa libreria nel mio studio. Mi guardò come se fossi pazzo e se ne uscì con:- Davvero fantastica, Draco- e non disse più nulla. Gonfiai il petto d’orgoglio a quelle parole: sapevo, lo sapevo che prima o poi sarei riuscito a creare qualcosa di cui Blaise sarebbe stato invidioso!
Tuttavia non credo che oggi sia qui per parlarmi della libreria perché il suo bel volto è rovinato da una ruga proprio nel mezzo della fronte:- Non sarai preoccupato per qualcosa, vero Blasie?- chiedo, anche se credevo di aver formulato la domanda solo nella mia mente, tanto il suono della mia voce è flebile e quasi si fa fatica a sentirlo.
- A dire il vero, Draco- e fa un pausa. Odio quando fa una pausa nel mezzo del discorso, perché mi permette di pensare a qualsiasi altra cosa, - si, sono preoccupato. -
- E perché?- chiedo. Il mio socio si preoccupa raramente. E comunque non me ne parla mai. Di solito, i suoi motivi di preoccupazione sono legati ai nostri collaboratori, quei giovani, piccoli, inutili avvocati che fanno parte del nostro prestigioso studio legale. E visto che i problemi riguardano loro, Blaise ha capito da un pezzo che non è il caso che ne parli con me: prima di tutto, sono cose che non mi interessano, e seconda cosa, siamo soci in ugual misura (anche se il mio studio è più elegante del suo e può far sembrare che io sia più importante, ma non è così), abbiamo fondato la nostra società insieme mettendoci il cinquanta per cento a testa ed è naturale che lui prenda le decisioni che meglio crede quando si tratta dei nostri sottoposti. Inoltre, sa benissimo che io non so trattare con i ragazzini appena usciti dalla scuola per avvocati, non ho né la pazienza né la voglia per occuparmene. Quindi, ora mi chiedo, cos’è che preoccupa il mio socio, tanto da venire qui, nel mio studio, e guardarmi con aria preoccupata?
- Ho capito… E’ per i miei capelli, vero? Non sono in ordine come dovrebbero. Hai ragione, scusa ma è che…-
- “I tuoi capelli”, Draco? E cosa vuoi che mi interessi dei tuoi capelli, Draco?-
D’accordo, Blaise è su quella linea invisibile e intangibile che separa la preoccupazione dalla rabbia. Me ne sono accorto non solo perché la ruga sulla sua fronte sembra essersi fatta inspiegabilmente più profonda, ma anche perché mette il mio nome alla fine di ogni domanda: brutto, bruttissimo segno.
- Sei arrabbiato, Blaise?- chiedo sottolineando il suo nome. Mi diverto un casino a scimmiottarlo, soprattutto perché ho la rara facoltà di mandarlo in bestia. Mi dà sempre l’impressione di uno che si trasformerebbe in licantropo per il solo gusto di sbranarmi ma sa che non può farlo. Lo ammetto, mi diverto a fargli saltare i nervi: d’altronde, se non ci penso io a distrarlo ogni tanto dal suo lavoro chi può farlo? Alle volte Blaise è così noioooso! Gli ci vorrebbe proprio una scossa, un qualcosa che gli permetta di evadere dalla monotonia di ogni giorno…
- Mi stai ascoltando, Draco?-
…ops….
- Ecco, non mi stavi nemmeno ascoltando! Sai che non ti sopporto quando fai così, Draco?-
Eccolo che ricomincia con il mio nome alla fine delle domande. – E io non sopporto te quando metti il mio nome alla fine delle domande, Blaise-  ribatto piccato. Non capisco perché deve farmi la ramanzina un giorno sì e uno no. Mi sembra di sentire… no, non è vero. Nessuno dei miei genitori mi ha mai fatto una ramanzina. Ecco, mi sembra di sentire Silente quando ero ancora un ragazzino a cui quel vecchio piaceva fare la predica. Se solo Blaise sapesse a chi lo sto paragonando ora…
- Lo so a chi mi stai paragonando, Draco!-
Alzo un sopracciglio nella sua direzione e penso “Bastardo”. Il suo sorrisetto molto poco enigmatico mi fa capire che ha “sentito” anche questo. “Legilimens” penso, e lui annuisce. Quell’infame di Blaise è sempre stato migliore di me con quel dannato incantesimo. Non sono mai riuscito a farlo decentemente, né tanto meno a respingerlo, visto che nemmeno mi accorgo di quando una persona entra indisturbata nella mia mente e rovista tra i miei ricordi. Potrebbe pure portarsi via un souvenir, tanta è la mia capacità di cacciare visitatori inopportuni! Per Blaise, invece, la mente degli altri è sempre stata come un libro aperto.
- Bene. Ora che abbiamo stabilito chi dei due è il migliore in Legimanzia, posso esporti la mia preoccupazione. Giusto, Draco?-
Grugnisco qualcosa che non significa né sì né no e incrocio le braccia al petto con aria imbronciata, in attesa della ramanzina.
- Sono preoccupato per te, Draco. Sei strano da un po’ di tempo a questa parte e non riesco a capire perché. Me lo vuoi dire?-

Come finisco di parlare, noto che l’espressione corrucciata di poco fa si ammorbidisce fino a sparire del tutto e Draco ora mi guarda sorpreso. Oltre ad avere un talento innato per la Legimanzia, sono anche molto bravo, modestamente, a capire gli stati d’animo delle persone. Forse è una dote di famiglia, visto che mia madre è riuscita a farsi sposare sette volte da uomini diversi intuendo le loro necessità. Anch’io possiedo questa capacità e ho intenzione di sfruttarla per capire che cosa passa per la testa del mio socio e amico Draco Malfoy.
Mi guarda senza capire e sta per aprire bocca per negare, per dire che non è vero, che non è strano. Lo so, lo conosco il mio amico.
- E non dire che non è vero. Arrivi al lavoro scompigliato, quasi come se non ti fossi pettinato dopo esserti alzato dal letto. Sbraiti contro chiunque si pari davanti alla tua strada tra la porta d’ingresso e questo tuo studio e riempi di compiti i nostri ragazzi, come se non avessero già abbastanza da fare con questa causa in corso contro il Ministero della Magia- Lo osservo e capisco che non sono partito con il piede giusto. Si rende benissimo conto di quello che fa quando arriva qui dentro e so che non si dimentica di certo della causa contro il Ministero. Sbattergli in faccia il suo comportamento non è decisamente il modo migliore per comprendere cos’ha che non va.  Per la barba di Merlino, mi sembra davvero di sentire Silente! Comincio a preoccuparmi anche per me stesso… - Va bene, non volevo farti una predica in stile Silente. Quello che sto cercando di farti capire è che sono preoccupato perché ti vedo preoccupato e non riesco a capire che cosa ti preoccupa. – Mi riascolto un attimo e mi domando come ho fatto a diventare avvocato con un lessico così ridotto. Ma non è questo il problema principale.
Anche Draco ha notato le ripetizioni del mio discorso e mi guarda con aria compiaciuta, facendo apparire quel fastidioso sorrisetto di superiorità sul suo viso. Poi finalmente si decide a parlare e a svelare l’arcano mistero.
- E’ da diverso tempo che mi sento osservato. Quando esco di casa per venire all’ufficio e al ritorno, sento che c’è sempre qualcuno che mi osserva, che mi spia. Ecco quello che mi preoccupa. -
Ora è il mio turno di alzare il sopracciglio. Non che a me venga bene quanto a lui, sia chiaro, ma il concetto passa lo stesso.
- E non guardarmi così, Blaise!- Piagnucola lui. – Sai bene quanta gente abbiamo spedito ad Azkhaban e quanta ce ne abbia mandata solo io. Se qualcuno di loro fosse riuscito a scappare o avesse ingaggiato qualcuno per uccidermi?-
Mio dio! La sua teatralità è commovente!
- Draco calmati, ti prego. Posso assicurarti che non c’è nessuno che ha intenzione di ucciderti. Se qualche nostra vecchia conoscenza fosse riuscita a scappare, noi saremmo i primi a saperlo. E trovo alquanto improbabile che qualcuno ad Azkhaban sia riuscito a contattare un assassino per farti fuori dopo tutto questo tempo. Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo spedito qualcuno in quella prigione? Quattro, cinque anni fa?-
- E se questo qualcuno avesse assoldato un killer professionista e gli avesse espressamente chiesto di non entrare in azione prima di questi quattro, cinque anni proprio perché nessuno potesse sospettare di lui?- La sua voce ha assunto un tono pericolosamente stridulo.
E’ chiaro: Draco sta cadendo in paranoia. – Non ti preoccupare di questo, Draco. E’ davvero difficile che qualcuno stia cercando di ucciderti. E con tutti gli incantesimi di protezione di cui ti avvolgi ogni volta che esci di casa o dall’ufficio, nessuno potrebbe avvicinarsi a te con cattive intenzioni senza che tu te ne accorga. –
Draco mi guarda con quei suoi occhi azzurri leggermente velati dalla preoccupazione e abbozza un sorriso: - Sto diventando paranoico, eh?- mi chiede sorridendo imbarazzato. – Lo credo anch’io. Però ti giuro, Blaise. Là fuori c’è qualcuno che mi spia. Forse non con cattive intenzioni, forse non ha il desiderio di uccidermi, fatto sta che qualcuno mi segue. Ogni volta che sono per strada sento un formicolio alla nuca e… be’, mi gratto. Ecco perché….- comincia una frase, ma sembra imbarazzato nel continuarla. Poi capisco il suo imbarazzo: - E’ per questo che sei sempre così spettinato? Perché ti gratti! Per il formicolio alla nuca!-
E’ evidentemente imbarazzato e così decido di non girare ulteriormente il dito nella piaga. Gli sorrido comprensivo e lo rassicuro:- Stai tranquillo. Visto che la cosa ti agita tanto, farà qualche ricerca e vedrò se davvero qualcuno ti sta seguendo. E nel caso in cui qualcuno sia scappato da Azkhaban- e a queste parole il mio amico alza lo sguardo che per l’imbarazzo aveva inchiodato alla scrivania pochi attimi prima e diventa ancora più pallido del normale – sarai il primo a saperlo. Te lo prometto!- concludo qui e faccio per uscire dallo studio quando mi viene in mente un’altra domanda. Mi fermo e mi volto ancora verso di lui:- Draco… perché non ti Smaterializzi per venire al lavoro?-  Ecco, questo proprio non l’ho capito.
Lui mi guarda negli occhi e poi abbassa la sguardo, come se si vergognasse di qualcosa:- E’ che… mi piace passeggiare per Londra, ecco…-
Lo fisso un attimo e scuoto la testa. Non sono mai riuscito a capire Draco fino in fondo, ma alla fine preferisco lasciare perdere e decisamente rassicurato rispetto a quando ci ero entrato, esco dallo studio. Chissà cosa mi  credevo, io! E’ soltanto il solito, caro, vecchio Draco, che si spaventa anche della sua ombra. Ma è il mio adorabile migliore amico, così non potrò fare altro che scoprire chi rende inquiete le sue giornate.
“Spione dei miei stivali, hai le ore contate!” penso e sorrido tra me e me. Mi sento un perfetto idiota, ma per Draco farei questo e altro.

*            *            *            *            *

Il mio negozio di fiori si trova proprio di fianco allo studio legale Malfoy & Zabini e ogni volta che ci passo davanti non posso fare a meno di pensare a quanto sia banale il nome che hanno scelto. Nonostante il nome poco fantasioso, devo ammettere che davvero c’è sempre gente che entra ed esce da quell’edificio. Ormai riconosco i giovani avvocati che ci lavorano dentro, quindi loro non fanno testo. Ma ogni giorno, una decina almeno di persone si rivolgono agli avvocati più in voga della città per risolvere i loro problemi.
Non sono invidiosa del loro successo nonostante i vecchi dissapori tra Case di Hogwarts, ormai siamo cresciuti e tutto il resto, ma davvero non capisco come la gente riesca a fidarsi di simili… serpi. Possibile che siano cambiati così tanto? Eppure, da quando ho cominciato a leggere La Gazzetta dell’Avvocato mi sono dovuta ricredere: sembra che il loro studio sia, per così dire, ben frequentato. Solo gli effettivi innocenti si presentano alla loro porta, disposti a pagare qualsiasi cifra pur di vincere in tribunale, cosa che avviene sempre quando ci sono di mezzo Malfoy o Blaise. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbero diventati avvocati onesti? Pare proprio che stiano percorrendo la strada della rettitudine. - E se non è un cambiamento questo…!- penso ad alta voce mentre, come tutte le mattine, osservo Draco Malfoy varcare la soglia del suo neonato impero legale.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due ***


CAPITOLO DUE

 

Personalmente, alla compagnia delle persone preferisco quella delle piante. Sarà che per anni ho convissuto con una famiglia fin troppo numerosa, ma ora amo la quiete e la solitudine del mio appartamento poco fuori il centro di Londra, acquistato da una coppia di anziani Babbani che avevano un bisogno immediato di “liquidi”. Ho afferrato al volo l’occasione e ho comprato il mio bilocale cittadino, così diverso dalla mia vecchia Tana: ordinato, pulito, silenzioso. Non che la mia vecchia casa fosse sporca o non mi piacesse, ma ora finalmente posso dire di vivere in una casa veramente mia, senza doverla condividere con altre otto persone se non di più in caso di feste in famiglia. Insomma, adoro i miei genitori e i miei fratelli, ma amo casa mia e l’indipendenza che essa mi dà.

E amo la mia attività. Possiedo un piccolo negozio di fiori nel cuore di Londra, proprio di fianco allo studio legale di Malfoy e Blaise e gli affari mi vanno a gonfie vele. Ho una clientela molto varia, e accolgo sia maghi che Babbani. Anzi, la maggior parte dei miei clienti sono proprio Babbani, che amano il modo in cui sono in grado di comprendere di cosa hanno bisogno senza difficoltà. Loro semplicemente entrano e in breve si ritrovano in mano il mazzo di fiori perfetto per la fidanzata, la moglie, l’amico all’ospedale, il compleanno del direttore e così via. Non hanno idea di come io faccia, ma nemmeno gli interessa e quando escono da qui sono entusiasti dei fiori scelti e il più delle volte li rivedo entro un mese.

Sono davvero contenta di come procede l’attività e sarei una donna realizzata se solo, da qualche tempo a questa parte, non mi si fosse piantato un chiodo in testa che non ha intenzione di lasciarmi in pace. A dire il vero sarebbe una cosa del tutto comprensibile se io fossi una ragazza Babbana qualunque, ma visto che sono Ginevra Weasley non dovrei formulare certi pensieri.

E’ successo tutto circa un mese fa. Io stavo raggiungendo a piedi, come al solito, il mio negozio e stavo camminando in mezzo alla folla londinese, ogni tanto fermandomi a guardare qualche vetrina babbana, così diverse dalle nostre, piene di folletti e fate svolazzanti a pubblicizzare la merce in vendita. Ero assorta nei miei pensieri, presa com’ero dall’ordine imponente che avevo ricevuto proprio da mio fratello Ron per il suo matrimonio con Hermione. Stavo pensando ai fiori che meglio si addicevano alla mia futura cognata, al colore del suo vestito per creare un’armonia di colori all’interno della Chiesa, visto che il matrimonio si sarebbe svolto secondo il rito babbano.

Insomma, stavo pensando a tutt’altro quando vedo una figura slanciata fendere la folla con eleganza e naturalezza, mettendo un piede davanti all’altro con la sicurezza di un re in mezzo alla sua corte. Rimasi semplicemente folgorata, immobile in mezzo al marciapiede. Subito un’idea mi venne in mente, ma tentai di scacciarla. Eppure non potevo non riconoscere i capelli biondi, quasi bianchi, l’incedere elegante e lo sguardo altezzoso. Non potevano esserci dubbi: quello era Draco Malfoy, l’avvocato che furoreggiava nell’ambiente legale. Ma per me, che dopo l’ultimo anno a Hogwarts non l’avevo più visto, Draco Malfoy era il ragazzo spaesato il cui mito paterno era crollato come un castello di carte spazzate via dal vento. Quello che avevo di lui era senza dubbio un ricordo triste e un’immagine cupa, ormai sfocata dal tempo.

Quando mi passò davanti nemmeno mi riconobbe, nonostante i capelli rossi della mia famiglia per anni siano stati elemento di “notorietà” nel mondo dei maghi e un motivo di scherno da parte di quei cervelli limitati che inneggiavano alla purezza del sangue magico. Per anni la famiglia Malfoy aveva additato la mia come “traditrice di sangue”, e ora Draco Malfoy mi passa di fianco e nemmeno si accorge della mia presenza.

E io che credevo che il suo radar “anti-traditori” fosse in costante funzionamento.

Ironia a parte, ero rimasta affascinata da quella nuova immagine di Draco Malfoy che avevo davanti agli occhi. E quello è stato l’inizio del mio pedinamento, come lo chiamo io. Non è un pedinamento vero e proprio, solo lo osservo da quando entra nella nostra via fino a quando entra nel suo ufficio legale e viceversa. All’inizio della mia attività, tempo prima di rivedere Draco, avevo piazzato delle telecamere magiche all’esterno del negozio, per tenerne sotto controllo l’ingresso. Sono telecamere ad alta risoluzione e potrei vedere una zanzara che vola ad un chilometro di distanza che ho ben pensato di sfruttare per il mio “mobilissimo” scopo…

Ho notato che ha un buffo modo di grattarsi la testa che spesso mi fa venire in mente i cani quando si grattano a causa delle pulci. Ammetto che non è un paragone molto elegante, ma alle volte inizia a grattarsi proprio all’attaccatura dei capelli sul collo e non la smette finché non entra nel suo prezioso studio legale. E’ allo stesso tempo tenero e buffo, perché fa vedere una parte di lui che non mostra spesso: una specie di Draco confuso e imbarazzato che giorno dopo giorno ho imparato ad apprezzare, anche se lui non lo sa. E non credo che lo saprà mai.

 

*                                  *                                  *                                  *                                  *

 

Non appena rientrato nel mio studio, anziché immergermi nella pratica Marbury Vs Ministero della Magia inizio a lavorare su questo ipotetico spione che segue Draco. Prima di tutto devo riordinare le idee: che Draco sia affetto da sindrome acuta di manie di persecuzione, questo è un dato di fatto, lo sanno tutti. Ma è possibile che arrivi addirittura a credere di essere spiato? No, non credo. Conosco Draco e nonostante tutto non è quel tipo di persona che ha bisogno di inventarsi qualcosa per attirare l’attenzione.

Appurato il fatto che il mio socio non sta ancora perdendo completamente la testa, la prossima domanda è la seguente: chi è tanto pazzo da aver deciso di seguire Draco Malfoy. Voglio dire, stiamo parlando di un Malfoy e solo il cognome è garanzia di sicurezza. Nel senso che nessuno potrebbe mai pensare di torcere un capello ad un puro membro di casa Malfoy senza prima essere arrestato senza ricorso in appello e sbattuto ad Azkhaban per un paio di settimane, giusto il tempo di meditare sulla follia che aveva intenzione di compiere. Poi, forse, avrà la possibilità di pentirsi. Da tutto ciò, deduco che in giro non ci sia nemmeno uno squilibrato armato di bacchetta carica di Avada Kedavra che sta tentando di fare la pelle al mio amico.

Archiviata anche questa possibilità, non rimangono molte opzioni: un avvocato avversario, un’ammiratrice oppure… Be’, dovendomi basare su questi pochi elementi non ho idea di chi altro possa esserci dietro il malumore di Draco, ma so che ben presto ne saprò di più. Insomma, sono o non sono un avvocato che si rispetti?! Ne va del mio onore, dopotutto…

Poi lo sguardo mi cade sulla scrivania ingombra di scartoffie, fascicoli e appunti e mi ricordo che ho anche un lavoro da fare e che forse sarà meglio mettermi subito all’opera se nutro la vaga speranza che il nostro studio vinca la causa. Per quanto riguarda Draco, inutile fare affidamento su di lui: finché non scoprirà chi è che turba le sue notti non si metterà l’anima in pace.

Forza e coraggio, tutti questi fogli non aspettano altro che essere letti!

 

 

So di potermi fidare di Blaise, non per niente è il mio migliore amico nonché socio in affari. Però odio dover affidarmi a lui ogni volta che ho un problema perché, sebbene forse non lo dia spesso a vedere, anch’io ho un amor proprio e ogni tanto mi sento inferiore a Blaise quando magari scopre la clausola che fregherebbe il nostro cliente oppure riesce a vincere una causa senza il mio aiuto.

E così, ora che mi sono sfogato con lui e ho piagnucolato come avrebbe fatto un bambino di due anni, mi sento terribilmente in colpa e, soprattutto, mi vergogno quasi di me stesso: sono o non sono un Malfoy?! Non dovrei avere paura di nessuno, eppure mi ritrovo a guardarmi le spalle, quasi come se avessi paura della mia ombra. No, non è un comportamento degno di un Malfoy e i miei antenati si rigirerebbero nella tomba se solo lo sapessero, per dirla con un’espressione babbana.

Incurante del caso Marbury VS. Ministero della Magia, indosso il cappotto contro il freddo londinese e ritorno in strada, cercando di mettere un po’ d’ordine nei miei pensieri. Avviso velocemente Blaise di non cercarmi per il resto della mattinata ed esco in strada, incurante dei richiami dei giovani avvocati che mi lascio alle spalle.

Ora non ho intenzione di correre a destra e sinistra per adempiere al mio lavoro di legale, ma voglio solo schiarirmi le idee e cercare di capire se c’è davvero qualcuno che sta cercando di intimorirmi per poi magari ricattarmi o se è solo paranoia.

Cammino a passo fermo in mezzo alla folla che ad ogni ora riempie le strade di Londra e ogni tanto mi fermo per guardarmi alle spalle. La spiacevole sensazione di essere osservato persiste, nonostante le parole rassicuranti di Blaise abbiano sortito il loro effetto: ha ragione lui, non può esserci nessuno di così folle da volermi tenere sott’occhio per farmi del male. Sono troppo ben protetto e nessuno mi si può avvicinare con cattive intenzioni senza che io me ne accorga.

Passo davanti ad un bar babbano e per una volta decido di cedere ai vizi della comunità non magica e vi entro. Provo una strana sensazione quando ordino un caffè: lo ammetto, nonostante io conduca una vita in mezzo ai Babbani ormai da parecchio tempo e abbia lavorato anche per alcuni di loro, ancora non mi sono completamente abituato al loro stile di vita e questa è la prima volta che assaggio un caffè.

Per poco non mi ustiono quando la bevanda bollente mi sfiora la lingua. Mi domando come i Babbani riescano a berla come se fosse la cosa più deliziosa che abbiano mai bevuto! E’ evidente  che non hanno mai provato una Burrobirra o un Wiskey Incendiario degni di questo nome! Lascio rumorosamente cadere la tazzina sul suo piattino e sto per imprecare, quando una figura esile e slanciata fa il suo ingresso nel bar. Capelli rossi, sguardo sfacciato e una miriade di efelidi che le punteggiano il viso: se non lo credessi impossibile, direi quasi che si tratta della giovane Weasley.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


CAPITOLO TRE

CAPITOLO TRE

 

“E’ proprio lui quello che ho appena visto passare davanti al mio negozio?” penso quando con la coda dell’occhio mi pare di aver visto Draco Malfoy superare il mio negozio senza degnarlo di uno sguardo come al solito.

Corro dietro al bancone e mi piazzo davanti al monitor del computer, da dove tengo d’occhio la strada: si, sembra che sia proprio lui! “Chissà cosa ci fa in giro a quest’ora?”

Ero convinta che con tutto il lavoro che ha non avesse tempo per passeggiate o cose simili. Eppure sono sicura che non era un miraggio quello che ho visto passare davanti al mio negozio.

Per la prima volta da quando lavoro qui prendo la sana decisione di afferrare il coraggio a quattro mani e uscire a cercarlo. Appendo il cartello “Torno subito” alla porta d’ingresso e una volta in strada cerco con gli occhi i contorni della sua figura, fino a quando non lo vedo che osserva la vetrina di un bar. “Non avrà intenzione di entrare, vero?” mi chiedo. E ammetto che rimango di sasso quando lo vedo effettivamente avanzare verso la porta d’ingresso di quello stesso bar in cui io mi fermo tutte le mattine a prendere un dolcissimo caffè babbano. Non posso credere che Draco Malfoy si sia davvero abbassato a tanto. O è davvero cambiato, oppure non so cosa pensare.

Certo, se ora entrassi al bar susciterei le domande di Gary, il barman nonché mio caro amico. Lui per queste cose ha una specie di radar e capirebbe al volo che non sono capitata lì per caso. D’altronde, ora che finalmente mi sono decisa a farmi vedere da Draco, non posso avere ripensamenti, o non avrò più lo stesso coraggio.

Dopo aver fatto un profondo respiro, mi avvio verso il “Living room”.

Sento il cuore che batte all’impazzata e sono sicura che diventerò viola nel momento stesso in cui metterò piede nel locale. Sento le mani leggermente sudate e tremanti. Mille domande si affollano cervello come spesso accade quando non si è sicuri di quello che si sta facendo, tra cui “E se mi riconosce?”, “Cosa gli dico?”, “E se NON mi riconosce?” e ultima ma non meno importante: “Mi sono forse bevuta anche quel poco di cervello che mi era rimasto?”.

Ma ormai è troppo tardi. La campanella annuncia allegramente il mio ingresso nel locale e il sorriso aperto e solare di Gary mi accoglie calorosamente.

- Ciao, tesoro! Cosa ci fai qui?- La sua voce è squillante come al solito ma questa volta mi fa trasalire. – Hai bisogno di un altro caffè? Te lo faccio subito!-

Non ci sono speranze, Gary è una specie di fiume in piena, praticamente impossibile da arrestare. Non faccio nemmeno in tempo a togliermi il cappotto e a sedermi al bancone che ha già infilato il bricco del caffè sul fuoco. Con un’occhiata fugace mentre mi avvicino al bancone scorgo Malfoy alzare gli occhi e credo che stia cercando di mettermi a fuoco, ma credo di non avergliene lasciato il tempo. Mentre l’acqua si scalda, Gary mi si avvicina sorridente.

- Allora, come mai da queste parti a quest’ora? A proposito, hai visto il biondino a quel tavolo?- mi chiede sottovoce, e occhieggia, nemmeno a dirlo, proprio a Draco. – Niente male, eh? Non l’ho mai visto da queste parti, chissà chi è. Pensa che si è appena ustionato col caffè! Che strano tipo… E poi hai visto i capelli? Non sono proprio biondi, ma sono quasi bianchi, ecco, direi che sono color platino… Sarà una strana moda di quest’inverno? Perché, tu lo sai, io seguo la moda e non mi pare che il platino… -

Appunto, che vi dicevo? Un fiume in piena. Inarrestabile.

Non appena si ferma per prendere il respiro e prima che riprenda a parlare, mi infilo nel suo discorso senza capo né coda e lo informo della cosa:- Il ragazzo laggiù si chiama Draco ed è un avvocato. Lavora allo studio legale di fianco al mio negozio, hai presente?-

Gary fissa prima me e poi Draco, poi il suo sguardo torna su di me. La sua espressione non mi dice nulla di buono. Poi il suo sguardo si illumina.

- Non sarà mica quell’avvocato…. Come si chiama? Malfoy, forse? Quello che ha lo studio legale vicino al tuo negozio?- Alle volte mi chiedo se Gary mi ascolti davvero o faccia solo finta… - Quello che è stato definito come lo scapolo d’oro di Londra, seguito dal suo socio? Oddio, come si chiama…?-

- Blaise Zabini.- rispondo come se fosse la cosa più ovvia del mondo, prima che la lingua sia connessa al cervello.

Gary torna a guardarmi, questa volta è un po’ sorpreso: - E tu come fai a saperlo? Pensavo che non leggessi certe cose! Pensavo che non ti interessassero gli ultimi pettegolezzi sulla vita mondana! Pensavo che…-

- Si, Gary, ho capito cosa pensavi! Ora fammi solo bere il mio caffè in santa pace, ok?-

-Eh, no! Aspetta un attimo! Perché eludi così il discorso? Sei strana, signorina Weasley…-

Mi sento arrossire fino alle orecchie quando lo sento pronunciare il mio cognome, forse perché non voglio che Draco senta e mi riconosca, sempre che non l’abbia già fatto. Possibile che Gary abbia la capacità innata di mettermi in imbarazzo? Forse non sarei mai dovuta venire qui, ora. Forse avrei dovuto aspettare ancora un po’. Forse sto solo impazzendo da quando Malfoy è rientrato nella mia vita… No, meglio cancellare l’ultima frase. Malfoy non è mai stato parte della mia vita, tranne che per offendere e insultare. Ma quando l’ho rivisto, quasi non credevo al cambiamento: l’aria snob e lo sguardo sicuro di chi si sente superiori agli altri sono rimasti, eppure è innegabile che il suo animo sia cambiato. E’ un avvocato, e per giunta difende anche i diritti dei Babbani! Voglio dire, mi sembra un bel passo avanti! E se non lo conoscessi come effettivamente lo conosco, sarei rimasta colpita dal suo aspetto fisico. Lo devo ammettere, è diventato davvero un bell’uomo…

Finisco lentamente di bere il mio caffè e ringrazio Gary, cercando di uscire di scena senza attirare troppa attenzione.

Gary mi si avvicina di nuovo, questa volta dalla mia parte del bancone, e mi posa un braccio intorno alle spalle, segno che sta per dirmi qualcosa che non mi piacerà.

- Sappi…. che il tuo amico è ancora seduto al suo posto e non ha smesso un secondo di fissarti. Non mi hai ancora detto nulla, ma so che prima o poi verrai da me a confidarti!-

Appunto. Lo odio. Ma gli voglio anche un mondo di bene. E so che ha ragione: prima o poi gli confesserò come mai conosco Malfoy e Blaise, anche se sarò costretta a mentire su un paio di punti. “Devi sapere che conosco Draco e Blaise perché abbiamo frequentato insieme Hogwarts, la migliore scuola di magia e stregoneria del regno magico. Ah, si, giusto per informarti: io sono una strega e possiedo una bacchetta magica e al mattino vengo al lavoro a piedi anziché Smaterializzarmi nel mio negozio solo per avere la possibilità di vedere Draco.” No, non credo che dirò proprio tutto a Gary.

Sorrido alla faccia che farebbe se gli dicessi una cosa simile proprio mentre lui mi sta facendo un occhiolino di incoraggiamento e mi indica col mento l’uscita, anche se non sono proprio sicura che stia indicando la porta.

Non avendo altro da fare, mi infilo di nuovo il cappotto e mi giro per imboccare la porta.

Quando mi volto scorgo il viso di Malfoy fisso sul mio e arrossisco fino alle punte dei capelli quando leggo nei suoi occhi che mi ha riconosciuto.

Ecco, so già come andranno le cose, ora. Si prenderà gioco di me e si pavoneggerà del suo successo… E tutto sarà come prima e io mi maledirò per averlo seguito in questo maledetto bar!

Aspetta, però non sta ghignando com’era solito fare… Possibile che mi stia… sorridendo?

 

 

Non ci sono dubbi, quella che pochi minuti fa si è seduta al bancone del bar e della quale ho ammirato il fondoschiena perfettamente fasciato da jeans aderenti è Ginny Weasley. La riconosco non appena si volta per uscire. E non potrei non ricordarmela quando arrossisce alla mia vista, segno che mi ha riconosciuto. Sembra quasi che abbia visto Potter! Tutti sapevano dell’assurda cotta che la piccola Weasley provava per lo Sfregiato… Assaporo lentamente il dolce piacere che quel soprannome ancora mi causa. Quanti bei momenti passati a sfottere i Grifondoro… Sembrano passati secoli…

Dopo aver osservato la sua schiena e la vita sottile avvolte in un caldo maglione color smeraldo a collo alto, la posso osservare in viso e notare come per alcune cose non è cambiata dall’ultima volta che l’ho vista. Il viso è sempre addolcito da quelle piccole lentiggini chiare che la fanno sembrare più irlandese che inglese assieme ai suoi capelli rossi, marchio di fabbrica della famiglia a cui appartiene. Gli occhi sono azzurri come ricordavo, freddi e scostanti. Eppure quel rossore che si fa strada dal collo fino alla punta delle orecchie e riesce a mimetizzare anche le lentiggini mi dice che forse Ginny Weasley non è una donna così fredda come i suoi occhi fanno credere.

Quando sono sicuro che è lei le sorrido.

Non so perché lo faccio, forse solo perché ho voglia di parlare con qualcuno che non sia un avvocato o un cliente isterico. Chissà, forse riusciamo anche a scambiare quattro parole prima che se ne vada.

Mi alzo e mi avvicino a lei, con la mano tesa pronta a stingere la sua. Non è così che ci si comporta tra persone civili che hanno sepolto il passato?

Vedo un’espressione stupita nei suoi occhi ma non vi bado e le tendo la mano. Finalmente si scuote dai suoi pensieri e me la stringe dolcemente, quasi avesse paura di farmi male. Ha la mano calda e morbida, un vero piacere da stringere.

- Ginny Weasley!- dico sorridendole. – E’ un piacere rivederti!-

Lei mi sorride a sua volta:- Malfoy! Che sorpresa vederti qui! Cosa ci fai da queste parti?- La sua voce trema leggermente e lo trovo strano, ma le rispondo cordialmente: - Sono un avvocato e il mio studio legale è in fondo a questa via. Lavoro con Blaise Zabini, lo ricordi?-

- Si, certo. Allora sei tu il Malfoy dello studio legale di fianco al mi negozio! Sai, ho aperto un negozio di fiori e…- ma si blocca prima di continuare la frase, forse perché stava per dirmi qualcosa che non voleva?

- Si, ho capito. Credo di passarci davanti tutte le mattine ma non vi ho fatto molto caso. E… gli affari vanno bene?- le chiedo, perché desidero prolungare questa conversazione con una vecchia conoscenza, sebbene i nostri rapporti non siano mai stati propriamente idilliaci, anzi.

Arrossisce ancora e temo di aver fatto una domanda inopportuna perché lei arrossisce ancora, ma poi risponde: - Oh, si! Vanno molto bene. Sai, non credevo che ci fosse tanta gente che compra fiori qui a Londra. Ma sembra che i ritmi siano così frenetici che nessuno ha mai il tempo per andare alle feste di compleanno di amici e parenti, così per scusarsi inviano enormi mazzi di fiori con un misero biglietto senza firma. Al che io penso che sia una cosa molto triste perché se vuoi bene ad una persona…-

La ascolto, divertito. Dopo l’imbarazzo iniziale ha cominciato a parlare con entusiasmo del suo lavoro e non me la sento di interromperla, ma lo fa da sola.

- Scusa… mi sono fatta prendere la mano…- dice in un modo così dolce che non posso fare a meno di sorriderle. E’ ancora in imbarazzo e ha preso a torturarsi una ciocca di capelli rossi.

- Se continui così ti rovinerai le punte- le dico, indicando il suo indice e pollice che sfregano in continuazione le punte dei capelli in un gesto di nervosismo.

Arrossisce di nuovo e comincia a borbottare qualcosa di incomprensibile. Poi capisco le parole “scusa” e  “devo andare”. Detto questo fa per superarmi ma non voglio lasciarla andare così perché mi sono trovato bene con lei in questi pochi minuti e vorrei rivederla. Prima che esca dalla porta la cui campanella sta già tintinnando, le chiedo se ha voglia di rivederci un giorno di questi, magari per un caffè.

Ormai la sua tonalità non è più nemmeno rossa ma si avvicina pericolosamente al porpora. Accenna un “si” con la testa e poi sembra che scappi via da me, il più velocemente possibile.

Le ho davvero fatto un’impressione così pessima? Però ha accettato di rivederci.

Con questi pensieri in testa pago la consumazione al ragazzo dietro al bancone (ho l’impressione che abbia seguito con interesse l’intera scena perché ora mi sorride sornione con l’aria di chi la sa lunga) e mi affretto a ritornare al lavoro, nonostante continui a pensare a Ginny e al suo corpo fasciato in abiti così semplici ma in grado di farne risaltare le forme. E poi penso alla sua reazione imbarazzata e confusa alla mia proposta di rivederci. Gliel’ho chiesto perché mi ha fatto piacere parlare con una persona che non vedevo da tanto tempo e perché mi ha incuriosito il suo lavoro: chissà che gusto ci può essere nel fare la fiorista? Voglio dire, è un lavoro così umile… ma forse lei si trova bene così, i suoi occhi si sono illuminati quando ha cominciato a parlarne.

Arrivo davanti alla porta di Blaise e provo ad entrare senza bussare, tanto lui è abituato a queste mie comparse. Gli devo raccontare di chi ho incontrato al bar, non ci crederà mai.

Ma la porta è chiusa a chiave e l’unico che la può aprire è solo Blaise dall’interno, visto che utilizzare un Alohomora qui non mi sembra il caso. Però voglio proprio raccontargli quello che è successo, quindi busso educatamente alla sua porta, in attesa che mi apra.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO QUATTRO

 

Quando Draco mi dice che sta andando a farsi un giro per schiarirsi le idee lo ascolto soltanto con un orecchio, impegnato come sono con questa pratica. La famiglia Marbury nelle cui vene scorre un sangue antico quanto quello dei Blaise e dei Malfoy, ha avuto la brillante idea di accusare il Ministero della Magia per la legge sulla restrizione dell’uso della magia da parte dei minorenni. Inutile dire che tutto è cominciato per evitare l’espulsione dei gemelli Marbrury da Hogwarts, di dodici anni, che hanno ricevuto un primo avviso da parte del Ministero di non usare la magia al di fuori dalla scuola. I due hanno naturalmente fatto di testa loro e l’espulsione è stata automatica. Così i genitori hanno messo su questa bella scenetta e hanno deciso di iniziare una causa contro il Ministero della Magia al solo scopo di far modificare quella legge. Sapendo bene che parlare con i semplici membri del Wizengamot e con il Ministro in persona non avrebbe sortito alcun effetto, hanno preferito percorrere le vie legali. Ma non è tutto. Molte altre famiglie, sicuramente meno influenti dei Marbury, si sono uniti a loro in questa lotta, così il tutto è diventato un affare nazionale, che è ricaduto sulle spalle del nostro studio legale.

Sono impegnato nello stilare una lista di teste che possono testimoniare a nostro favore, affermando che i giovani Marbury stavano solo mettendo in pratica gli studi effettuati durante l’estate, quando Draco entra nel mio studio per avvisarmi della sua passeggiata.

“Ottimo” penso. “Io sto affogando in un mare di scartoffie e lui va a farsi un giro. Prima o poi questo lavoro sarà la mia fine”.

Ma lo sguardo che aveva negli occhi Draco continua a tornarmi alla mente. Io lo so che questa storia della “spia” non gli va giù e vuole scoprire di cosa si tratta, ma io non posso mollare il nostro lavoro per stargli dietro. Quando mi accorgo che, al contrario di quanto pensassi, non riesco più a concentrarmi sul lavoro, pianto lì la pratica, metto tutto in ordine con un Gratta e Netta ben eseguito e comincio a pensare a cosa fare per risolvere il problema di Draco. Come un’illuminazione, mi viene in mente che forse posso fare qualcosa di concreto: sono o non sono un mago?

Chiudo a chiave la porta così sono sicuro che nessuno avrà la possibilità di disturbarmi e materializzo una pianta in 3D super tecnologica di Londra, evidenziando il percorso che Draco esegue tutti i giorni per venire al lavoro. Da quando noi maghi abbiamo deciso di confonderci tra la gente comune, la nostra magia si è mescolata alla tecnologia babbana e ora alcuni nostri incantesimi  sono ancora più forti. Nel frattempo continuo a chiedermi perché mai Draco non voglia semplicemente Smaterializzarsi nel suo studio anziché camminare ogni giorno, ma questa è una domanda di secondaria importanza.

Eseguo mentalmente l’incantesimo più facile che esista ma a cui ancora non avevo pensato e la punta della bacchetta si illumina d’argento mentre l’incantesimo fa il suo dovere. Un semplice Rivela Incanto puntato sulla mappa rende luminose diverse zone della città, di cui solo una è sulla strada che compie Draco tutti i giorni. Grazie alla tecnologia e alla magia di cui è impregnata la mappa, zoomo la zona, che è proprio quella in cui lavoriamo noi, e vedo che quel puntino luminoso è il negozio di fianco al nostro studio legale. Puntando ancora la bacchetta sull’edificio tridimensionale, appare una finestra di informazioni che rivela che è un negozio di fiori in cui vi è un’alta percentuale di incantesimi giornalieri, quindi il suo proprietario può essere solo un mago. E che sorpresa quando scopro che il proprietario in questione altri non è che Ginevra Weasley!

Può essere che sia lei a seguire gli spostamenti di Draco e a causargli quel formicolio alla nuca? Mi sembra un’idea alquanto bizzarra perché non capisco quale motivo avrebbe per farlo, ma da quello che ho scoperto, per quanto strana la situazione possa sembrare, è anche l’unica che riesco a ipotizzare. E come disse un tale babbano di cui non ricordo il nome: “Se escludi l'impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, non può che essere la verità”.

Proprio mentre sto per far scomparire il tutto, sento bussare alla porta e poi la voce di Draco: - Blaise, sono io!-

Sblocco la serratura con un gesto veloce del polso e il mio amico entra eccitato nello studio, ma si blocca non appena vede quello che ho sulla scrivania.

- Che cos’è?- mi domanda indicando la mappa. Ma non serve che gli risponda perché sta già esaminando con piglio professionale tutti i dati che sono usciti dalla mappa stessa. Lentamente, mano a mano che gli occhi scorrono le informazioni che ho trovato sul suo misterioso “inseguitore”, le sue sopracciglia diventano una riga tesa sopra gli occhi. Quello che sta leggendo non gli sta piacendo. Per niente.

- Così, secondo te è Ginny Weasley che mi segue e mi osserva?- mi chiede con uno strano tono. Non sembra né arrabbiato né preoccupato, solo un po’… deluso.

- Io non posso dirti niente di certo, ma da quello che si evince da questi  dati….-

- ‘Fanculo i dati, Blaise! Lascia perdere il tono da avvocato e dimmi quello che pensi!-

- D’accordo, non ti scaldare. Penso che la piccola Weasley si sia presa una cotta per te e che abbia aperto un negozio di fianco al nostro studio per tenerti sotto controllo e studiare le tue mosse. Ecco quello che penso. Sei contento?-

No, dalla sua espressione direi che non è affatto contento.

- Senti, lascia perdere questa storia, non andare a fare casini. Non ci pensare. Piuttosto, dimmi cosa volevi dirmi quando hai bussato alla mia porta. Scommetto che ti è successo qualcosa, altrimenti non mi spiegherei la fretta di venirmelo a raccontare… Allora?-

Draco mi guarda inespressivo e per un attimo mi sembra di veder comparire sul suo volto quella vecchia espressione di chi sta macchinando qualcosa, qualcosa di brutto. Ma poi il suo volto si distende e torna ad essere il Draco degli ultimi dieci anni, quello che ha messo da parte odi e antichi rancori.

- E’ successo che ho incontrato Ginevra Weasley al bar poco più giù. E’ entrata dopo di me e sembrava imbarazzata di avermi trovato lì davanti. O forse era imbarazzata perché sapeva che avrei potuto pensare che mi aveva seguito. E ora non trovo l’idea così assurda come prima. Grazie, Blaise.- conclude, e se ne va.

Ok, credo di avere appena commesso un errore.

Mi impongo di ragionare. Malfoy e Weasley, si sa, non sono mai andati molto d’accordo. Ma dopo che siamo usciti da Hogwarts le acque si erano calmate e vecchi rancori assopiti. Inoltre siamo tutti cresciuti, siamo diventati delle persone adulte e responsabili, quindi certi vecchi odi e faide famigliari non dovrebbero riemergere, giusto? Però sembra che la piccola di casa Weasley abbia fatto un qualche incantesimo per seguire il caro Draco e non solo! Sembra che si sia presa un abella cotta per il mio socio. E Draco, appena entrato nel mio studio, sembrava abbastanza contento della passeggiata. Dopo aver saputo della Weasely, però, non lo era più tanto.

Può essere che Draco si sia arrabbiato per questa faccenda? E’ rimasto deluso dal comportamento della Weasley? E per quale motivo?

Rimane il fatto che non mi è piaciuto per niente il modo in cui mi ha ringraziato.

 

*                                  *                                  *                                  *                                  *

 

Seduta finalmente dietro al bancone nel mio negozio, ho la possibilità di ripensare a quello che è appena successo. Per una volta nella mia vita ho seguito l’istinto prendendo il coraggio a quattro mani e mi è andata bene. Che dico, mi è andata benissimo! Quasi non riesco a crederci. Malfoy mi ha chiesto di rivederci e non ha minimamente sospettato che io l’avessi seguito. E’ stato semplicemente incredibile, anche se tutt’ora mi sto dando della cretina per quella mia stupida uscita sul mio lavoro: a lui non poteva interessare di meno di come svolgo il mio lavoro, ma ero talmente emozionata che il filtro che c’è in me in funzione costante è andato in ferie e non sono riuscita a frenare i pensieri. Chissà cosa ha pensato di me in quel momento? Sicuramente mia avrà dato della scema che non sa controllarsi…

Ormai è inutile ripensarci, l’importante è che tutto si sia concluso ben oltre le mie più rosee aspettative. Mai mi sarei aspettata un invito da pare sua!

Quei pochi minuti che ho passato di fronte a lui sono stati così strani… Forse perché non mi aspettavo di poter parlare con lui da.. be’, da pari. Non si era mai comportato così con me e questo mi ha fatto capire quanto lui sia cambiato. O forse sono cambiata io. Non lo so e non mi interessa. Al momento, penso solo che mi ha chiesto di rivederci e tanto basta.

Proprio mentre sono persa nelle mie riflessioni, sento un forte CRACK provenire dal retro.

Prima di proseguire, dovete sapere che il mio retro è in realtà la stanza dedicata alla Smaterializzazione. Vi immaginate la faccia di un Babbano nel mio negozio mentre un mago si Smaterializza davanti a lui in una nuvola di fumo? Sorgerebbero delle domande quanto meno imbarazzanti. Così, per evitare tutto ciò, compresi i problemi con il Ministero della Magia, ho adibito la stanza sul retro del negozio a stanza della Smaterializzazione. Naturalmente, essendo un negozio di fiori, non ho bisogno di un magazzino vero e proprio e poi non dimentichiamo che sono comunque una strega.

Tornando al CRACK che ho sentito e alla voce che ne segue, sembra che Hermione si sia appena smaterializzata nel retro del mio negozio. Infatti, poco dopo compare sulla soglia tra retro e negozio con un sorriso scintillante sul volto.

- Herm! Che ci fai qui?- le chiedo abbarcciandola, perché è abbastanza raro che Hermione venga a farmi visita.

Lei non risponde nulla, ma continua a sorridere felice. Fruga nella borsa e poi mi mette in mano dei fogli stampati. Sul primo c’è una specie di foto in bianco e nero con delle striature bianche e non riesco proprio a capire che cosa sia. Poi do un’occhiata alle scritte, che mi appaiono ancora più incomprensibili. Ma qua e là capisco un paio di parole, come “feto” e “buona salute”.

Feto? Mi chiedo. Che io abbia capito male? Rileggo e no, c’è proprio scritto così. Lentamente, un barlume di comprensione si fa strada verso di me. Possibile che Hermione…?

La guardo con un misto di incredulità e gioia profonda e quando scorgo delle scintille sprizzarle dagli occhi capisco che sì, Hermione è incinta!

- Sono incinta!- mi  grida prima di gettarmi le braccia al collo e stringermi tanto quasi da soffocarmi.

Contraccambio l’abbraccio e sento che sto per esplodere dalla gioia, non solo per lei ma anche per me: sto per diventare zia! Questa è una delle giornate più belle della mia vita!

Quando ci stacchiamo non posso fare a meno di tempestarla di domande: -Quando è successo? Quando l’hai saputo? E Ron lo sa? E i tuoi genitori? E i miei? E cosa hai intenzione di fare?-

D’accordo, mi rendo conto che forse sono un po’ troppe e alcune anche stupide, ma sono troppo felice e non mi importa nulla. Voglio solo sapere tutto ciò che riguarda il mio futuro nipote.

Purtroppo un cliente entra nel negozio in questo momento e devo abbandonare la mia cognata preferita per qualche minuto. Fortuna che è lunedì e di solito è una mattinata un po’ fiacca.

Preparo un bel mazzo di gladioli e rose bianche per quest’uomo che deve chiedere perdono alla sua fidanzata, poi la mia attenzione è tutta per lei.

- Allora, raccontami tutto!-

 

Un’ora e due cappuccini dopo, Hermione torna alla casa che condivide da un paio d’anni con mio fratello e mi lascia giusto in tempo per farmi chiudere il negozio e tornare al “Living Room” per il pranzo. Praticamente ho un conto aperto in quel locale, ma oggi ho un motivo in più per voler pranzare là: se non ho male interpretato i segnali di Draco, con tutta probabilità mi ritroverò il caro Serpeverde seduto ad uno dei suoi tavoli che mi aspetta. E io non ho certo intenzione di farlo aspettare a lungo!

Tutta contenta metto ancora il cartello alla porta (questa volta dice “Pausa pranzo”) e mi dirigo verso il bar un po’ meno agitata rispetto a stamattina, ma sempre con il cuore che mi batte furiosamente in petto.

 

*                                  *                                  *                                  *                                  *

 

E così la giovane Weasley mi ha spiato per tutto questo tempo e ha anche fatto finta di nulla quando ci siamo “casualmente” incontrati al bar. Mi ha seguito. Mi ha spiato, continuo a ripetermi fino alla nausea. Quel corpicino da scricciolo, quei freddi occhi azzurri, quelle lentiggini che le danno un’aria così tenera, in realtà nascondono una natura da investigatrice privata. E ha fatto finta di nulla! Questa è la cosa che più mi da fastidio. Mi ha fatto credere di non sapere niente di me quando in realtà ha addirittura aperto un negozio di fianco al mio studio legale per potermi controllare meglio!

Continuo a pensare alla casualità del nostro incontro e la cosa che mi da più fastidio è che lei non sia stata sincera con me. Cosa le costava? Avrebbe semplicemente dovuto dirmi che sapeva dove lavoravo e cosa facevo e che le sarebbe piaciuto scambiare quattro chiacchiere con me. Non vedo dove sarebbe stata la difficoltà.

Ripensando ai nostri trascorsi, però, la difficoltà mi appare chiara e netta. Rimane il fatto che non vedevo la necessità di mettere in piedi tutta questa sceneggiata, soprattutto perché odio sentirmi un burattino nelle mani di qualcun altro. Lo sono stato per troppo tempo da adolescente e il pensiero di esserci passato nuovamente e a mia insaputa mi fa uscire dai gangheri. Qual è la persona sana di mente che fa un incantesimo su di un’altra per spiarla? Mi sembra una cosa assurda.

Cerco di non pensare e prendo in mano il fascicolo di carte fotocopiate che l’assistente di Blaise mi ha lasciato sulla mia scrivania del XVII secolo. Sono i soliti appunti sul nostro caso, che al momento è l’ultimo dei miei pensieri. Provo a concentrarmi e per un’oretta ci riesco anche, cominciando a delineare una linea d’azione contro il Ministero, ma quando lo stomaco comincia a reclamare la mia attenzione non posso fare altro che dargli ascolto.

Rimetto a posto i miei appunti e fascicoli vari ed esco dallo studio, dirigendomi da Blaise per decidere dove andare a pranzo. Poi un’idea si fa strada nella mia mente e cambio bruscamente direzione. Forse riesco a trovare la Weasley al bar di stamattina e a chiederle un paio di spiegazioni.

 

 

 

Piccolo spazio dell’autrice dedicato ai ringraziamenti per le recensioni di:

Ledy Slytherin

agata

Noemi_Malfoy

felpatosb

flori

 

Grazie a tutte e spero che continuerete a leggere e a darmi consigli!

^__^ Alyssa85

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO CINQUE

 

 

Come avevo previsto, Ginny è seduta ad un tavolo del bar e si sta rigirando nervosamente il menu tra le mani. La vedo che ogni tanto lancia delle occhiate in direzione della porta in attesa di qualcuno e la vedo sospirare quasi impercettibilmente di sollievo quando mi decido ad entrare. Le si illuminano gli occhi alla mia vista e non posso che andare fiero di me. Nonostante tutto, sembra che anche la piccola Weasley non sia immune al mio fascino. Gongolante mi avvicino al suo tavolo e le rivolgo un sorriso smagliante: - Sapevo che ti avrei trovata qui!- esclamo, felice di vederla.

E davvero ne sono felice. Da una parte sono infastidito per quello che ha fatto, dall’altro speravo seriamente di trovarla per poter parlare ancora un po’ con lei.

Mentre mi sto sedendo, arriva il cameriere di stamattina e mi mette in mano un altro menu e mentre se ne sta andando vedo che rivolge a Ginny un occhiolino carico di complicità. O è solo una mia impressione?

Lei arrossisce imbarazzata e questo me la fa trovare ancora più carina e anche seducente di prima. Non so cosa mi sia preso ma questa ragazza mi fa uno strano effetto. Probabilmente non mi aspettavo di vederla nel mondo babbano, molto più facilmente non mi sarei mai immaginato che dallo scricciolo che era e, ammettiamolo, anche piuttosto bruttino, sarebbe venuta fuori una donna così. Semplice e sexy allo stesso tempo: possibile? I capelli raccolti in una coda alta le lasciano scoperto il collo candido mentre la frangetta lunga e asimmetrica le conferisce un tocco di eleganza che non mi sarei aspettato di trovare in lei. Anche con piccoli dettagli riesce a stupirmi, probabilmente senza rendersene conto. Mentre lei fissa il menu, io di tanto in tanto le lancio qualche sguardo per cogliere qualcosa in più della sua persona: i capelli rossi hanno le punte imbiondite dal sole; tiene le unghie corte ma piuttosto curate, anche se non come le preferisco io; e al collo porta una semplice catenina d’oro con un ciondolo d’oro rosso, una “g” maiuscola in carattere gotico, che dona un tocco di luce alla sua figura.

- Hai finito di osservarmi o devi andare avanti ancora per molto?- mi chiede, e non capisco se sia infastidita o imbarazzata.

Le rivolgo uno dei miei migliori sorrisi e le chiedo placidamente scusa.

Alla fine riusciamo ad ordinare qualcosa che mi sembra abbastanza commestibile e chiacchieriamo del più e del meno. Mano a mano che parliamo, Ginny si scioglie un po’, tanto che riesco anche a farla ridere ogni tanto. Non mi sembra possibile che la ragazza che ho di fronte abbia architettato tutta quella messa in scena solo per conoscermi. Ora è qui, davanti a me, che parla spensierata del suo lavoro e della sua famiglia, ed è così che vengo a sapere che Lenticchia e la Granger si sposano.

- Ma dai?! Non ci posso credere!- e sono veramente stupito, tanto che per un attimo dimentico il motivo per il quale sono venuto a cercarla.

- Dico davvero! Si sposano il mese prossimo e proprio stamattina Hermione mi ha detto che aspetta un bimbo!-

Per un momento cerco di immaginarmi come potrebbe essere il figlio di quella coppia: capelli rossi, lentiggini, goffo e saputello… Merlino ce ne scampi! Spero che non prenda i “tratti salienti” dei genitori.

- Hey!- esclama ad un tratto. – Potresti venire anche tu al loro matrimonio!-

 

D’accordo, forse sono stata un po’ troppo precipitosa nel fargli una proposta del genere, soprattutto perché a momenti si strozza con un boccone di panino. Ho esagerato? A giudicare dallo sguardo spiazzato che mi ha lanciato un attimo fa, direi di si. Cerchiamo di recuperare i cocci del danno che ho appena fatto…

- Dai, mica avrai pensato che fossi seria? Ovvio che non lo ero, volevo solo vedere la tua reazione, caro signor Draco “uomo di ghiaccio” Malfoy…- Lo ammetto, come pezza non è un granché, ma meglio di niente.

O forse, guardando la sua espressione, era meglio se stavo zitta…

 

Ecco, se ne doveva per forza uscire con quel soprannome idiota? Cosa vuol dire “uomo di ghiaccio”? Come le è venuta in mente una cosa simile? E soprattutto, dove l’avrà sentita? Solo Blaise mi ha mai chiamato in quel modo e, detto tra noi, l’ho pregato di non farlo più: non è stata colpa mia se ho scoperto troppo tardi che Pansy Parkinson non era la donna della mia vita. Blaise mi ha dato dell’”uomo di ghiaccio” solo perché l’ho lasciata quando lei mi aveva chiesto di sposarla dopo anni di “amicizia”. Insomma, non potevo certo sposarmi a venticinque anni, no? E poi la mia carriera stava prendendo un’ottima piega e avevamo appena aperto lo studio di Londra e non sapevo come sarebbe andata. Non potevo addossarmi anche il peso di un matrimonio. E poi, dai, con Pansy! La conosco da quando abbiamo undici anni e sebbene siano successe diverse “cose” tra me e lei, non poteva davvero sperare che io l’avrei addirittura sposata!

Ma torniamo a noi, come mai Ginny se ne è uscita con questo soprannome? Non posso credere che realmente questa ragazza mi abbia spiato come diceva Blaise. Credevo che fosse stato tutto un malinteso, un errore, per questo ero venuto qui. E invece scopro che era tutto vero.

 

Draco ha pericolosamente cambiato espressione e non lo capisco più: fino ad un minuto fa ridevamo e scherzavamo come vecchi amici e ora il gelo tra di noi potrebbe essere tagliato con un coltello. Temo di essermi lasciata sfuggire qualcosa di troppo e il matrimonio di mio fratello non c’entra nulla.

Sono un’idiota! Perché mi sono lasciata sfuggire quel soprannome? Io non dovrei saperlo! Eppure, quando l’ho sentito pronunciare da Blaise l’ho trovato perfettamente calzante per uno come Draco: tutto della sua persona ricorda il ghiaccio, dagli occhi al suo portamento, al naso sempre all’insù, come se si sentisse superiore a tutto e tutti, fino all’unghia del mignolo perfettamente curata. Sembra un essere superiore che si è degnato di farci visita sulla terra: “uomo di ghiaccio” è adatto ad uno come lui.

“Idiota, idiota, idiota!” continuo a ripetermi mentre sto facendo in piccoli pezzi il tovagliolino di carta, assolutamente innocente.

 

 

 

Perdonate la brevità del capitolo, che forse non vale l’attesa… Mi farò perdonare al prossimo aggiornamento!

Alyssa85

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


CAPITOLO SEI

CAPITOLO SEI

 

 

Una settimana. Una lunghissima settimana. Sette giorni. Centosessantotto ore. Diecimilaeottanta minuti. Devo calcolare anche i secondi?

Esattamente una settimana fa a quest’ora ero con Draco a pranzare.

Ora, una settimana dopo, sono sola nel mio negozio e non faccio altro che pensare a lui e alla mia idiozia. Certo che a rovinare tutto sono un fenomeno!

Draco aveva capito tutto, anzi, era stato Blaise a capirlo e da bravo amico gli ha spifferato tutto. Così Draco aveva voluto averne la certezza e dopo la mia fantastica uscita sul suo soprannome ha avuto la conferma che cercava.

“Stupida, stupida, stupida!” riesco solo a ripetermi.

CRACK!

Ecco, perché ogni volta che sono assorta nei miei tristi pensieri, qualcuno deve Smaterializzarsi nel mio negozio? Non posso mai stare un po’ da sola?!

- Giiinnyyy! I tuoi fratelli preferiti sono arrivati!-

Oddio, no. Loro no!

Troppo tardi: sono entrati come due valanghe nel mio negozio.

Non faccio in tempo a realizzarlo che due paia di forti braccia mi stringono fino quasi a soffocarmi.

- Fred! Gorge! Mi state strozzando!-

Lentamente mollano la presa e io torno a respirare.

- Scusaci, sorellina. E’ solo che siamo contenti di vederti!-

- Si, anch’io…. Fred!-

- Ginny, Ginny… Non si fa così! Davvero non ci sai più riconoscere?- attacca a dire Fred. – Se non fosse per questa piccola, inutile cicatrice…-

Lo guardo corrucciata, ben sapendo i ricordi che quella cicatrice porta.

- Fred, idiota, non vedi che la stai intristendo?! Noi siamo venuti qui per portarti gioia e allegria, sorellina!- esclama Gorge, tirando fuori da sotto il mantello una morbidissima Puffola Pigmea rosa e azzurra.

Guardo la Puffola ad occhi sgranati e corro a prenderla tra le mani: è proprio come me la ricordavo, morbida e calda e con degli occhioni dorati che renderebbero mite il più feroce degli animali.

- Ecco, hai visto che è stata una buona idea? Guardala com’è contenta, la nostra bambina!-

Sorvolo sull’ultima affermazione, e chiedo loro il perché di questa visita.

- Ma come? Volevamo rivedere la nostra piccola sorellina fioraia!-

Non so perché, ma proprio non riesco a credere a quegli sguardi: saranno passati dieci anni, ma quei due non hanno mai smesso di fare scherzi. Non si sono sposati, passano da una fidanzata all’altra scegliendole tra streghe e babbane indifferentemente e la loro più grande passione è ancora combinarne di tutti i colori a Ron. Tant’è che lasciano la loro ragazza del momento non appena questa si stanca dei loro scherzi. Non cresceranno mai…

- A dire il vero, sorellina….- attacca George.

- Vorremmo sapere se hai già concluso i mazzi di fiori per Ron.- conclude Fred.

Ora tutto mi è chiaro.

- Se siete venuti qui per manomettere il matrimonio di nostro fratello, sappiate che non ve lo permetterò!-

- Oh, no! Ginny, non sei più divertente!- piagnucolano i gemelli in coro.

Le loro lamentele sono interrotte dal campanello della porta d’ingresso: ci voltiamo tutti e tre e con mio grande stupore vedo Blaise Zabini varcare la soglia.

 

 

Non ne posso più! E’ una settimana che Draco si aggira per lo studio legale più acido e cattivo di prima. Non passa ora senza che si lamenti di qualcuno o qualcosa, che riprenda uno dei ragazzi per i motivi più svariati: la scrivania in disordine, un foglio fuori posto, la foto della fidanzata in bella mostra sulla scrivania. Ha avuto il coraggio di lamentarsi perché la rilegatura di un fascicolo era bianca anziché verde! Giuro, è più insopportabile di prima. Aleggia come un fantasma e aiuta a rendere la situazione ancora più difficile. Ogni giorno abbiamo una lunga serie di teste da interrogare con una lista ancora più lunga di domande e contro- interrogatorio. Siamo tutti presi da questa causa e l’unico che se ne frega bellamente è solo e soltanto lui. E poi, cosa che più di tutte mi ha fatto preoccupare, è che ora si Smaterializza direttamente nel suo ufficio.

Dopo l’ennesima sfuriata di Draco contro Martin, il suo assistente personale che sta in ufficio dalle otto del mattino alle dieci di sera per sopperire alla temporanea mancanza mentale di Draco, infilo il cappotto ed esco a lunghe falcate dall’ufficio. Ho bisogno di una boccata d’aria fresca e di ricordarmi di com’è fatta la luce del sole senza interferenze di vetro.

Ho solo due pensieri che mi girano alternativamente per la testa: la causa e Draco, Draco e la causa.

Se vado avanti così non arrivo alla fine del mese.

E’ tempo di rimettere ordine nelle cose e di far rinsavire Draco, soprattutto perché non posso svolgere io tutto il lavoro!

Mi fermo quindi davanti al negozio della Weasley e do un’occhiata dentro: sembra che ci sia una rimpatriata di famiglia. Tre teste rosse parlano fitto al di là del vetro. Spiacente di interrompervi, ma ho bisogno della piccola di famiglia, ne va della mia sanità mentale.

Entro a passo sicuro nel negozio e le tre teste rosse si voltano a guardarmi. La Weasley sgrana gli occhi in segno di stupore, mentre gli altri due fanno una certa fatica a riconoscermi.

- Blaise?- mormora Ginny.

I gemelli si voltano di scatto verso la sorella e poi ancora verso di me, con un’aria decisamente minacciosa.

- Ginny, cosa ci fa lui qui?- chiede cupo uno dei due.

Lei scuote la testa.

- Lui- rispondo io calcando il tono su quel “lui” -è qui per parlare con Ginevra Weasley, se non vi dispiace. - Ragazzi, il gioco è bello quando dura poco. Sono venuto qui per parlare con lei, con o senza fratelli di mezzo.

Credo che la Weasley sia più stupita dei fratelli di vedermi nel negozio, ma mi fa un cenno con la testa e poi scompare attraverso una porta che probabilmente dà sul retro. La seguo passando tra i due gemelli, che non si sa come sono diventati due bestioni di un metro e novanta, e mi chiudo la porta alle spalle, sperando che a nessuno venga la simpatica idea di origliare.

- Si può sapere cosa hai fatto a Draco?- la aggredisco senza aspettare un minuto di più. – Gira per lo studio come se fosse una specie di fantasma, rimprovera tutti senza distinzioni e, peggio del peggio, non riesce a concentrarsi sul lavoro! Hai la più vaga idea della causa a cui stiamo lavorando da mesi?! Se Draco non torna con la testa sul collo siamo finiti! Sono proprio curioso di sapere come hai fatto a ridurlo in quello stato.-

Ginny mi guarda impassibile, forse cercando una risposta nei meandri più reconditi della sua mente, o forse cercando una scusa plausibile. Dovrebbe vedere com’è ridotto Draco in questo momento e forse riuscirebbe a sentirsi un po’ in colpa. Non so cosa gli abbia detto o fatto, ma ora il mio socio sta davvero male, nonostante non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura.

Incrocio le braccia al petto, in attesa di una risposta convincente.

 

Fermi tutti! Questo avvocato da strapazzo entra nel mio negozio, mi guarda come se fosse la feccia del pianeta e pretende anche di accusarmi?! La gente sta davvero impazzendo! Prima Draco che crede che io abbia smosso mari e monti solo ed esclusivamente per spiarlo, poi il suo compare mi piomba “in casa” e mi accusa di aver distrutto l’anima e il morale del povero Draco. Dico io, ma ci rendiamo conto?! Malfoy non mi parla da una settimana e ha persino smesso di andare allo studio a piedi, forse proprio per evitare di incontrarmi. E la colpa di tutto questo sarebbe mia, naturalmente!

- Senti, Blaise. Non so cosa ti abbia raccontato il tuo amico, ma ti assicuro che non è successo niente, né ho detto alcunché di male. E poi, cosa mai potrei aver detto di così sconvolgente, tanto da mettere in crisi il grande Draco “purosangue” Malfoy?- Ok, il mio tono è abbastanza spavaldo, ma vi assicuro che non ho idea da dove mi sia venuto fuori. Molto probabilmente dalla rabbia. Non solo Draco è arrabbiato con me per motivi a me ignoti, ma non ha nemmeno il coraggio di dirmi di persona come stanno le cose! Come potrei non essere arrabbiata?

Noto ora che lo sguardo di Blaise si è fatto gelido e le parole che seguono non sono certo migliori: - Credevo che fossimo cresciuti, Weasley. Pensavo che certe cose del passato fossero state seppellite. E invece, noto con tristezza che per quanto Draco ed io siamo maturati, la stessa cosa non è avvenuta per te, Weasley. Speravo di poter parlare con te da adulto, ma è evidente che ciò è impossibile. Spero che tu non abbia fatto tutto questo solo per far del male a Draco, perché ti assicuro che ce l’hai fatta, qualunque fosse il tuo scopo. –

Ehm… temo di aver sbagliato qualcosa. Prima di tutto, io non avevo alcuno scopo. Secondo, non volevo fare del male a Draco, anche se una frase simile mi sembra piuttosto ridicola. “Fare del male a Draco”: mai avrei pensato di poterla pronunciare. E terzo, cos’è questa storia dell’essere maturati? Io sono maturata, altrimenti non avrei mai potuto tenere un negozio di fianco allo studio legale di questi due…. queste due… serpi!

- Chiariamo una cosa, Blaise: non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando? Quale scopo avrei dovuto avere? Cosa ho fatto di così terribile da meritarmi queste accuse?-

- Non lo so cos’hai fatto, va bene? So solo che Draco è cambiato da quando ti ha vista ed è cambiato in peggio! Prima la storia del pedinamento, ora questo! Qualsiasi cosa tu abbia fatto, ha avuto un effetto devastante su Draco!-

- Aspetta un attimo. Mi stai dicendo che sei piombato qui, nel mio negozio, per accusarmi di “qualcosa” senza nemmeno sapere di cosa si tratta? Sei un pessimo avvocato, Zabini. -

- Va bene, con te non si può parlare, è evidente. Scusami se ti ho disturbato e buona giornata.-

 E detto questo, sparisce con un sonoro CRACK.

Odio la Smaterializzazione!

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=170663