Il ragazzo della porta accanto di Alyssa85 (/viewuser.php?uid=11257)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno ***
Capitolo uno
Dopo mesi di pressoché totale inattività, il mio cervello
si è rimesso lentamente in moto e questo è il primo
risultato di tale fatica. Ben sapendo che devo ancora migliorarmi,
posto il primo capitolo in attesa di critiche/ recensioni/ consigli,
sempre ben accetti.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, dovrei riuscire a postare un volta a settimana. In caso contrario avviserò.
Detto questo, vi auguro una buona lettura.
Alyssa85
CAPITOLO UNO
E’ da un po’ di tempo a questa parte che sento uno strano
formicolio alla nuca, come quando si ha l’impressione di essere
osservati di nascosto. La cosa è abbastanza fastidiosa,
soprattutto perché mi fa grattare e mi scompiglio la
pettinatura. Se poi questo succede poco prima di andare a lavorare,
be’, potete immaginare quanto sia irritante doversi presentare ai
propri pari, nonché inferiori, con la testa scombinata.
Già quei ragazzini che assumiamo non appena escono da scuola
sono dei lavativi e degli scansafatiche, se poi ci aggiungiamo che
“il capo” non si presenta in perfetto ordine dando
l’esempio, si perde ogni speranza che i propri sottoposti si
degnino almeno di presentarsi in orario. Alle volte mi domando come
sarebbero le cose se al potere ci fosse ancora il Signore Oscuro. Altro
che arrivare in ritardo o non obbedire agli ordini: quei maledetti
ragazzini non avrebbero il tempo nemmeno di entrare in ufficio e
togliersi il cappotto prima di essere presi a calci nel loro facoltoso
e altolocato didietro per essere mandati a fare il proprio lavoro,
quello per il quale noi li paghiamo!
Ma tornando al problema principale, sono settimane che ho questa
fastidiosa impressione di essere osservato, se non addirittura spiato,
quando esco di casa per andare al mio studio legale. Naturalmente trovo
tutto ciò assurdo e impossibile. Dato il mio prestigio e il mio
lavoro, non esco mai di casa senza le mie adeguate protezioni e nemmeno
un capello mi si potrebbe avvicinare così tanto senza prima
essere rintracciato dai miei incantesimi. Quindi mi domando se questa
sia solo una mia fissa oppure c’è davvero qualcuno che mi
osserva e spia ogni mossa che faccio.
In quanto avvocato, il mio lavoro è quello di scoprire la
verità, ed è proprio ciò che intendo fare:
scoprire chi è che mi fa cominciare le giornate con il mal di
testa.
Sono diversi giorni che ho notato un cambiamento in Draco. Arriva sul
lavoro nervoso, come se durante la notte avesse visto il fantasma di
Lucius, impartisce ordini a destra e a manca e poi non si cura che
questi vengano eseguiti o meno. E’ più irritabile, e
diciamocelo, irritante del solito. Se poi si aggiunge che siamo nel
pieno di un’azione legale contro il Ministero della Magia, e
più precisamente contro l’Ufficio per l’Uso
Improprio delle Arti Magiche, il comportamento di “Mr.
Malfoy” non aiuta certo la situazione.
In quanto suo migliore amico nonché socio di questo studio
legale, è mio preciso dovere farlo tornare in sé.
E’ per questo motivo che mi sto avviando a lunghe falcate verso
il suo sontuoso studio, rigorosamente tappezzato di verde scuro e
arricchito di pesanti tendaggi porpora.
Ogni volta che entro in quella stanza mi vengono i brividi, mi sembra
la tana di un adoratore- vecchio stampo di Voldemort. Ogni angolo del
suo studio trasuda eleganza, dalla scrivania intagliata appartenente
alla famiglia Malfoy dal XVII secolo, lascito di papà Lucius,
alle doppie tende color porpora, anche se io preferisco definirle color
sangue. Anche la libreria piena di volumi notarili posta sul lato
destro della stanza è imponente, e Draco aveva fatto il diavolo
a quattro per far sì che il colore e lo stile si intonassero
perfettamente a quelli della scrivania. Inutile dire che il povero
diavolo a cui era stato affidato il compito ha sgobbato giorno e notte
nel tentativo di ricopiare alla perfezione gli intagli della scrivania
e il fantastico gioco di luce che questi provocano quando vengono
colpiti dal sole (e fare questo credo che sia stato il lavoro
più difficile: i falegnami che hanno costruito la scrivania
avevano utilizzato un incantesimo del tutto particolare, incantesimo
caduto in disuso con l’avvento della vernice per legno.
Restituire la stessa aria antica ad un oggetto moderno deve essere un
compito arduo per chiunque). Devo dire che l’incentivo di Draco,
che se non ricordo male era stato: - Se riuscirai in questo lavoro non
avrai più bisogno di lavorare in tutta la tua vita, altrimenti
potrai dire addio alla tua modesta falegnameria e ti sarà
impossibile trovare altro lavoro in Inghilterra o da qualsiasi altra
parte- , deve avere sortito il suo effetto: ora quello che prima era un
modesto falegname, si è comprato una villa con piscina alla
periferia di Londra e un intero magazzino in cui lavorano una ventina
di dipendenti specializzati in restauro e copia di oggetti antichi.
Invece Draco si gode l’effetto di un coordinato scrivania-
libreria risalente al XVII secolo.
Ma tutte queste sono quisquiglie, oggi. Io devo parlare con il mio
socio prima che il suo comportamento influisca sul prestigio del nostro
studio e sul rendimento dei nostri ragazzi. Lavorano sodo per
mantenersi il posto e non vedo perché Draco debba maltrattarli
in questo modo a causa di un malumore passeggero.
- Entra, Blaise- dico, quando sento bussare alla porta del mio ufficio nel suo inconfondibile modo.
Blaise entra come al solito, guardandosi intorno quasi come se fosse in
soggezione, sofferma il suo sguardo sulla scrivania e poi sulla
libreria alla mia sinistra, il mio piccolo vanto, un lavoretto da
niente, e so che la sta ammirando. Ricordo ancora quello che Blaise mi
disse quando vide per la prima volta questa libreria nel mio studio. Mi
guardò come se fossi pazzo e se ne uscì con:- Davvero
fantastica, Draco- e non disse più nulla. Gonfiai il petto
d’orgoglio a quelle parole: sapevo, lo sapevo che prima o poi
sarei riuscito a creare qualcosa di cui Blaise sarebbe stato invidioso!
Tuttavia non credo che oggi sia qui per parlarmi della libreria
perché il suo bel volto è rovinato da una ruga proprio
nel mezzo della fronte:- Non sarai preoccupato per qualcosa, vero
Blasie?- chiedo, anche se credevo di aver formulato la domanda solo
nella mia mente, tanto il suono della mia voce è flebile e quasi
si fa fatica a sentirlo.
- A dire il vero, Draco- e fa un pausa. Odio quando fa una pausa nel
mezzo del discorso, perché mi permette di pensare a qualsiasi
altra cosa, - si, sono preoccupato. -
- E perché?- chiedo. Il mio socio si preoccupa raramente. E
comunque non me ne parla mai. Di solito, i suoi motivi di
preoccupazione sono legati ai nostri collaboratori, quei giovani,
piccoli, inutili avvocati che fanno parte del nostro prestigioso studio
legale. E visto che i problemi riguardano loro, Blaise ha capito da un
pezzo che non è il caso che ne parli con me: prima di tutto,
sono cose che non mi interessano, e seconda cosa, siamo soci in ugual
misura (anche se il mio studio è più elegante del suo e
può far sembrare che io sia più importante, ma non
è così), abbiamo fondato la nostra società insieme
mettendoci il cinquanta per cento a testa ed è naturale che lui
prenda le decisioni che meglio crede quando si tratta dei nostri
sottoposti. Inoltre, sa benissimo che io non so trattare con i
ragazzini appena usciti dalla scuola per avvocati, non ho né la
pazienza né la voglia per occuparmene. Quindi, ora mi chiedo,
cos’è che preoccupa il mio socio, tanto da venire qui, nel
mio studio, e guardarmi con aria preoccupata?
- Ho capito… E’ per i miei capelli, vero? Non sono in
ordine come dovrebbero. Hai ragione, scusa ma è che…-
- “I tuoi capelli”, Draco? E cosa vuoi che mi interessi dei tuoi capelli, Draco?-
D’accordo, Blaise è su quella linea invisibile e
intangibile che separa la preoccupazione dalla rabbia. Me ne sono
accorto non solo perché la ruga sulla sua fronte sembra essersi
fatta inspiegabilmente più profonda, ma anche perché
mette il mio nome alla fine di ogni domanda: brutto, bruttissimo segno.
- Sei arrabbiato, Blaise?- chiedo sottolineando il suo nome. Mi diverto
un casino a scimmiottarlo, soprattutto perché ho la rara
facoltà di mandarlo in bestia. Mi dà sempre
l’impressione di uno che si trasformerebbe in licantropo per il
solo gusto di sbranarmi ma sa che non può farlo. Lo ammetto, mi
diverto a fargli saltare i nervi: d’altronde, se non ci penso io
a distrarlo ogni tanto dal suo lavoro chi può farlo? Alle volte
Blaise è così noioooso! Gli ci vorrebbe proprio una
scossa, un qualcosa che gli permetta di evadere dalla monotonia di ogni
giorno…
- Mi stai ascoltando, Draco?-
…ops….
- Ecco, non mi stavi nemmeno ascoltando! Sai che non ti sopporto quando fai così, Draco?-
Eccolo che ricomincia con il mio nome alla fine delle domande. –
E io non sopporto te quando metti il mio nome alla fine delle domande,
Blaise- ribatto piccato. Non capisco perché deve farmi la
ramanzina un giorno sì e uno no. Mi sembra di sentire…
no, non è vero. Nessuno dei miei genitori mi ha mai fatto una
ramanzina. Ecco, mi sembra di sentire Silente quando ero ancora un
ragazzino a cui quel vecchio piaceva fare la predica. Se solo Blaise
sapesse a chi lo sto paragonando ora…
- Lo so a chi mi stai paragonando, Draco!-
Alzo un sopracciglio nella sua direzione e penso
“Bastardo”. Il suo sorrisetto molto poco enigmatico mi fa
capire che ha “sentito” anche questo.
“Legilimens” penso, e lui annuisce. Quell’infame di
Blaise è sempre stato migliore di me con quel dannato
incantesimo. Non sono mai riuscito a farlo decentemente, né
tanto meno a respingerlo, visto che nemmeno mi accorgo di quando una
persona entra indisturbata nella mia mente e rovista tra i miei
ricordi. Potrebbe pure portarsi via un souvenir, tanta è la mia
capacità di cacciare visitatori inopportuni! Per Blaise, invece,
la mente degli altri è sempre stata come un libro aperto.
- Bene. Ora che abbiamo stabilito chi dei due è il migliore in
Legimanzia, posso esporti la mia preoccupazione. Giusto, Draco?-
Grugnisco qualcosa che non significa né sì né no e
incrocio le braccia al petto con aria imbronciata, in attesa della
ramanzina.
- Sono preoccupato per te, Draco. Sei strano da un po’ di tempo a
questa parte e non riesco a capire perché. Me lo vuoi dire?-
Come finisco di parlare, noto che l’espressione corrucciata di
poco fa si ammorbidisce fino a sparire del tutto e Draco ora mi guarda
sorpreso. Oltre ad avere un talento innato per la Legimanzia, sono
anche molto bravo, modestamente, a capire gli stati d’animo delle
persone. Forse è una dote di famiglia, visto che mia madre
è riuscita a farsi sposare sette volte da uomini diversi
intuendo le loro necessità. Anch’io possiedo questa
capacità e ho intenzione di sfruttarla per capire che cosa passa
per la testa del mio socio e amico Draco Malfoy.
Mi guarda senza capire e sta per aprire bocca per negare, per dire che
non è vero, che non è strano. Lo so, lo conosco il mio
amico.
- E non dire che non è vero. Arrivi al lavoro scompigliato,
quasi come se non ti fossi pettinato dopo esserti alzato dal letto.
Sbraiti contro chiunque si pari davanti alla tua strada tra la porta
d’ingresso e questo tuo studio e riempi di compiti i nostri
ragazzi, come se non avessero già abbastanza da fare con questa
causa in corso contro il Ministero della Magia- Lo osservo e capisco
che non sono partito con il piede giusto. Si rende benissimo conto di
quello che fa quando arriva qui dentro e so che non si dimentica di
certo della causa contro il Ministero. Sbattergli in faccia il suo
comportamento non è decisamente il modo migliore per comprendere
cos’ha che non va. Per la barba di Merlino, mi sembra
davvero di sentire Silente! Comincio a preoccuparmi anche per me
stesso… - Va bene, non volevo farti una predica in stile
Silente. Quello che sto cercando di farti capire è che sono
preoccupato perché ti vedo preoccupato e non riesco a capire che
cosa ti preoccupa. – Mi riascolto un attimo e mi domando come ho
fatto a diventare avvocato con un lessico così ridotto. Ma non
è questo il problema principale.
Anche Draco ha notato le ripetizioni del mio discorso e mi guarda con
aria compiaciuta, facendo apparire quel fastidioso sorrisetto di
superiorità sul suo viso. Poi finalmente si decide a parlare e a
svelare l’arcano mistero.
- E’ da diverso tempo che mi sento osservato. Quando esco di casa
per venire all’ufficio e al ritorno, sento che c’è
sempre qualcuno che mi osserva, che mi spia. Ecco quello che mi
preoccupa. -
Ora è il mio turno di alzare il sopracciglio. Non che a me venga
bene quanto a lui, sia chiaro, ma il concetto passa lo stesso.
- E non guardarmi così, Blaise!- Piagnucola lui. – Sai
bene quanta gente abbiamo spedito ad Azkhaban e quanta ce ne abbia
mandata solo io. Se qualcuno di loro fosse riuscito a scappare o avesse
ingaggiato qualcuno per uccidermi?-
Mio dio! La sua teatralità è commovente!
- Draco calmati, ti prego. Posso assicurarti che non c’è
nessuno che ha intenzione di ucciderti. Se qualche nostra vecchia
conoscenza fosse riuscita a scappare, noi saremmo i primi a saperlo. E
trovo alquanto improbabile che qualcuno ad Azkhaban sia riuscito a
contattare un assassino per farti fuori dopo tutto questo tempo.
Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo spedito
qualcuno in quella prigione? Quattro, cinque anni fa?-
- E se questo qualcuno avesse assoldato un killer professionista e gli
avesse espressamente chiesto di non entrare in azione prima di questi
quattro, cinque anni proprio perché nessuno potesse sospettare
di lui?- La sua voce ha assunto un tono pericolosamente stridulo.
E’ chiaro: Draco sta cadendo in paranoia. – Non ti
preoccupare di questo, Draco. E’ davvero difficile che qualcuno
stia cercando di ucciderti. E con tutti gli incantesimi di protezione
di cui ti avvolgi ogni volta che esci di casa o dall’ufficio,
nessuno potrebbe avvicinarsi a te con cattive intenzioni senza che tu
te ne accorga. –
Draco mi guarda con quei suoi occhi azzurri leggermente velati dalla
preoccupazione e abbozza un sorriso: - Sto diventando paranoico, eh?-
mi chiede sorridendo imbarazzato. – Lo credo anch’io.
Però ti giuro, Blaise. Là fuori c’è qualcuno
che mi spia. Forse non con cattive intenzioni, forse non ha il
desiderio di uccidermi, fatto sta che qualcuno mi segue. Ogni volta che
sono per strada sento un formicolio alla nuca e… be’, mi
gratto. Ecco perché….- comincia una frase, ma sembra
imbarazzato nel continuarla. Poi capisco il suo imbarazzo: - E’
per questo che sei sempre così spettinato? Perché ti
gratti! Per il formicolio alla nuca!-
E’ evidentemente imbarazzato e così decido di non girare
ulteriormente il dito nella piaga. Gli sorrido comprensivo e lo
rassicuro:- Stai tranquillo. Visto che la cosa ti agita tanto,
farà qualche ricerca e vedrò se davvero qualcuno ti sta
seguendo. E nel caso in cui qualcuno sia scappato da Azkhaban- e a
queste parole il mio amico alza lo sguardo che per l’imbarazzo
aveva inchiodato alla scrivania pochi attimi prima e diventa ancora
più pallido del normale – sarai il primo a saperlo. Te lo
prometto!- concludo qui e faccio per uscire dallo studio quando mi
viene in mente un’altra domanda. Mi fermo e mi volto ancora verso
di lui:- Draco… perché non ti Smaterializzi per venire al
lavoro?- Ecco, questo proprio non l’ho capito.
Lui mi guarda negli occhi e poi abbassa la sguardo, come se si
vergognasse di qualcosa:- E’ che… mi piace passeggiare per
Londra, ecco…-
Lo fisso un attimo e scuoto la testa. Non sono mai riuscito a capire
Draco fino in fondo, ma alla fine preferisco lasciare perdere e
decisamente rassicurato rispetto a quando ci ero entrato, esco dallo
studio. Chissà cosa mi credevo, io! E’ soltanto il
solito, caro, vecchio Draco, che si spaventa anche della sua ombra. Ma
è il mio adorabile migliore amico, così non potrò
fare altro che scoprire chi rende inquiete le sue giornate.
“Spione dei miei stivali, hai le ore contate!” penso e
sorrido tra me e me. Mi sento un perfetto idiota, ma per Draco farei
questo e altro.
* *
*
*
*
Il mio negozio di fiori si trova proprio di fianco allo studio legale
Malfoy & Zabini e ogni volta che ci passo davanti non posso fare a
meno di pensare a quanto sia banale il nome che hanno scelto.
Nonostante il nome poco fantasioso, devo ammettere che davvero
c’è sempre gente che entra ed esce da
quell’edificio. Ormai riconosco i giovani avvocati che ci
lavorano dentro, quindi loro non fanno testo. Ma ogni giorno, una
decina almeno di persone si rivolgono agli avvocati più in voga
della città per risolvere i loro problemi.
Non sono invidiosa del loro successo nonostante i vecchi dissapori tra
Case di Hogwarts, ormai siamo cresciuti e tutto il resto, ma davvero
non capisco come la gente riesca a fidarsi di simili… serpi.
Possibile che siano cambiati così tanto? Eppure, da quando ho
cominciato a leggere La Gazzetta dell’Avvocato mi sono dovuta
ricredere: sembra che il loro studio sia, per così dire, ben
frequentato. Solo gli effettivi innocenti si presentano alla loro
porta, disposti a pagare qualsiasi cifra pur di vincere in tribunale,
cosa che avviene sempre quando ci sono di mezzo Malfoy o Blaise. Chi
l’avrebbe mai detto che sarebbero diventati avvocati onesti? Pare
proprio che stiano percorrendo la strada della rettitudine. - E se non
è un cambiamento questo…!- penso ad alta voce mentre,
come tutte le mattine, osservo Draco Malfoy varcare la soglia del suo
neonato impero legale.
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Capitolo 2 *** Capitolo due ***
CAPITOLO DUE
Personalmente, alla compagnia delle persone preferisco
quella delle piante. Sarà che per anni ho convissuto con una famiglia fin
troppo numerosa, ma ora amo la quiete e la solitudine del mio appartamento poco
fuori il centro di Londra, acquistato da una coppia di anziani Babbani che
avevano un bisogno immediato di “liquidi”. Ho afferrato al volo l’occasione e
ho comprato il mio bilocale cittadino, così diverso dalla mia vecchia Tana:
ordinato, pulito, silenzioso. Non che la mia vecchia casa fosse sporca o non mi
piacesse, ma ora finalmente posso dire di vivere in una casa veramente mia,
senza doverla condividere con altre otto persone se non di più in caso di feste
in famiglia. Insomma, adoro i miei genitori e i miei fratelli, ma amo casa mia
e l’indipendenza che essa mi dà.
E amo la mia attività. Possiedo
un piccolo negozio di fiori nel cuore di Londra, proprio di fianco allo studio
legale di Malfoy e Blaise e gli affari mi vanno a gonfie vele. Ho una clientela
molto varia, e accolgo sia maghi che Babbani. Anzi, la maggior parte dei miei
clienti sono proprio Babbani, che amano il modo in cui sono in grado di
comprendere di cosa hanno bisogno senza difficoltà. Loro semplicemente entrano
e in breve si ritrovano in mano il mazzo di fiori perfetto per la fidanzata, la
moglie, l’amico all’ospedale, il compleanno del direttore e così via. Non hanno
idea di come io faccia, ma nemmeno gli interessa e quando escono da qui sono
entusiasti dei fiori scelti e il più delle volte li rivedo entro un mese.
Sono davvero contenta di come
procede l’attività e sarei una donna realizzata se solo, da qualche tempo a
questa parte, non mi si fosse piantato un chiodo in testa che non ha intenzione
di lasciarmi in pace. A dire il vero sarebbe una cosa del tutto comprensibile
se io fossi una ragazza Babbana qualunque, ma visto che sono Ginevra Weasley
non dovrei formulare certi pensieri.
E’ successo tutto circa un mese
fa. Io stavo raggiungendo a piedi, come al solito, il mio negozio e stavo
camminando in mezzo alla folla londinese, ogni tanto fermandomi a guardare
qualche vetrina babbana, così diverse dalle nostre, piene di folletti e fate
svolazzanti a pubblicizzare la merce in vendita. Ero assorta nei miei pensieri,
presa com’ero dall’ordine imponente che avevo ricevuto proprio da mio fratello
Ron per il suo matrimonio con Hermione. Stavo pensando ai fiori che meglio si
addicevano alla mia futura cognata, al colore del suo vestito per creare
un’armonia di colori all’interno della Chiesa, visto che il matrimonio si
sarebbe svolto secondo il rito babbano.
Insomma, stavo pensando a
tutt’altro quando vedo una figura slanciata fendere la folla con eleganza e
naturalezza, mettendo un piede davanti all’altro con la sicurezza di un re in
mezzo alla sua corte. Rimasi semplicemente folgorata, immobile in mezzo al
marciapiede. Subito un’idea mi venne in mente, ma tentai di scacciarla. Eppure
non potevo non riconoscere i capelli biondi, quasi bianchi, l’incedere elegante
e lo sguardo altezzoso. Non potevano esserci dubbi: quello era Draco Malfoy,
l’avvocato che furoreggiava nell’ambiente legale. Ma per me, che dopo l’ultimo
anno a Hogwarts non l’avevo più visto, Draco Malfoy era il ragazzo spaesato il
cui mito paterno era crollato come un castello di carte spazzate via dal vento.
Quello che avevo di lui era senza dubbio un ricordo triste e un’immagine cupa,
ormai sfocata dal tempo.
Quando mi passò davanti nemmeno
mi riconobbe, nonostante i capelli rossi della mia famiglia per anni siano
stati elemento di “notorietà” nel mondo dei maghi e un motivo di scherno da
parte di quei cervelli limitati che inneggiavano alla purezza del sangue
magico. Per anni la famiglia Malfoy aveva additato la mia come “traditrice di
sangue”, e ora Draco Malfoy mi passa di fianco e nemmeno si accorge della mia
presenza.
E io che credevo che il suo radar
“anti-traditori” fosse in costante funzionamento.
Ironia a parte, ero rimasta
affascinata da quella nuova immagine di Draco Malfoy che avevo davanti agli
occhi. E quello è stato l’inizio del mio pedinamento, come lo chiamo io. Non è
un pedinamento vero e proprio, solo lo osservo da quando entra nella nostra via
fino a quando entra nel suo ufficio legale e viceversa. All’inizio della mia
attività, tempo prima di rivedere Draco, avevo piazzato delle telecamere
magiche all’esterno del negozio, per tenerne sotto controllo l’ingresso. Sono
telecamere ad alta risoluzione e potrei vedere una zanzara che vola ad un
chilometro di distanza che ho ben pensato di sfruttare per il mio “mobilissimo”
scopo…
Ho notato che ha un buffo modo di
grattarsi la testa che spesso mi fa venire in mente i cani quando si grattano a
causa delle pulci. Ammetto che non è un paragone molto elegante, ma alle volte
inizia a grattarsi proprio all’attaccatura dei capelli sul collo e non la
smette finché non entra nel suo prezioso studio legale. E’ allo stesso tempo
tenero e buffo, perché fa vedere una parte di lui che non mostra spesso: una
specie di Draco confuso e imbarazzato che giorno dopo giorno ho imparato ad
apprezzare, anche se lui non lo sa. E non credo che lo saprà mai.
* * * * *
Non appena rientrato nel mio
studio, anziché immergermi nella pratica Marbury Vs Ministero della Magia
inizio a lavorare su questo ipotetico spione che segue Draco. Prima di tutto
devo riordinare le idee: che Draco sia affetto da sindrome acuta di manie di
persecuzione, questo è un dato di fatto, lo sanno tutti. Ma è possibile che
arrivi addirittura a credere di essere spiato? No, non credo. Conosco Draco e
nonostante tutto non è quel tipo di persona che ha bisogno di inventarsi
qualcosa per attirare l’attenzione.
Appurato il fatto che il mio
socio non sta ancora perdendo completamente la testa, la prossima domanda è la
seguente: chi è tanto pazzo da aver deciso di seguire Draco Malfoy. Voglio
dire, stiamo parlando di un Malfoy e solo il cognome è garanzia di sicurezza.
Nel senso che nessuno potrebbe mai pensare di torcere un capello ad un puro
membro di casa Malfoy senza prima essere arrestato senza ricorso in appello e
sbattuto ad Azkhaban per un paio di settimane, giusto il tempo di meditare
sulla follia che aveva intenzione di compiere. Poi, forse, avrà la possibilità
di pentirsi. Da tutto ciò, deduco che in giro non ci sia nemmeno uno
squilibrato armato di bacchetta carica di Avada Kedavra che sta tentando di
fare la pelle al mio amico.
Archiviata anche questa
possibilità, non rimangono molte opzioni: un avvocato avversario,
un’ammiratrice oppure… Be’, dovendomi basare su questi pochi elementi non ho
idea di chi altro possa esserci dietro il malumore di Draco, ma so che ben
presto ne saprò di più. Insomma, sono o non sono un avvocato che si rispetti?!
Ne va del mio onore, dopotutto…
Poi lo sguardo mi cade sulla
scrivania ingombra di scartoffie, fascicoli e appunti e mi ricordo che ho anche
un lavoro da fare e che forse sarà meglio mettermi subito all’opera se nutro la
vaga speranza che il nostro studio vinca la causa. Per quanto riguarda Draco,
inutile fare affidamento su di lui: finché non scoprirà chi è che turba le sue
notti non si metterà l’anima in pace.
Forza e coraggio, tutti questi
fogli non aspettano altro che essere letti!
So di potermi fidare di Blaise,
non per niente è il mio migliore amico nonché socio in affari. Però odio dover
affidarmi a lui ogni volta che ho un problema perché, sebbene forse non lo dia
spesso a vedere, anch’io ho un amor proprio e ogni tanto mi sento inferiore a
Blaise quando magari scopre la clausola che fregherebbe il nostro cliente
oppure riesce a vincere una causa senza il mio aiuto.
E così, ora che mi sono sfogato
con lui e ho piagnucolato come avrebbe fatto un bambino di due anni, mi sento
terribilmente in colpa e, soprattutto, mi vergogno quasi di me stesso: sono o
non sono un Malfoy?! Non dovrei avere paura di nessuno, eppure mi ritrovo a
guardarmi le spalle, quasi come se avessi paura della mia ombra. No, non è un
comportamento degno di un Malfoy e i miei antenati si rigirerebbero nella tomba
se solo lo sapessero, per dirla con un’espressione babbana.
Incurante del caso Marbury VS.
Ministero della Magia, indosso il cappotto contro il freddo londinese e ritorno
in strada, cercando di mettere un po’ d’ordine nei miei pensieri. Avviso
velocemente Blaise di non cercarmi per il resto della mattinata ed esco in
strada, incurante dei richiami dei giovani avvocati che mi lascio alle spalle.
Ora non ho intenzione di correre
a destra e sinistra per adempiere al mio lavoro di legale, ma voglio solo
schiarirmi le idee e cercare di capire se c’è davvero qualcuno che sta cercando
di intimorirmi per poi magari ricattarmi o se è solo paranoia.
Cammino a passo fermo in mezzo
alla folla che ad ogni ora riempie le strade di Londra e ogni tanto mi fermo
per guardarmi alle spalle. La spiacevole sensazione di essere osservato
persiste, nonostante le parole rassicuranti di Blaise abbiano sortito il loro
effetto: ha ragione lui, non può esserci nessuno di così folle da volermi
tenere sott’occhio per farmi del male. Sono troppo ben protetto e nessuno mi si
può avvicinare con cattive intenzioni senza che io me ne accorga.
Passo davanti ad un bar babbano e
per una volta decido di cedere ai vizi della comunità non magica e vi entro.
Provo una strana sensazione quando ordino un caffè: lo ammetto, nonostante io
conduca una vita in mezzo ai Babbani ormai da parecchio tempo e abbia lavorato
anche per alcuni di loro, ancora non mi sono completamente abituato al loro
stile di vita e questa è la prima volta che assaggio un caffè.
Per poco non mi ustiono quando la
bevanda bollente mi sfiora la lingua. Mi domando come i Babbani riescano a
berla come se fosse la cosa più deliziosa che abbiano mai bevuto! E’ evidente che non hanno mai provato una Burrobirra o un
Wiskey Incendiario degni di questo nome! Lascio rumorosamente cadere la tazzina
sul suo piattino e sto per imprecare, quando una figura esile e slanciata fa il
suo ingresso nel bar. Capelli rossi, sguardo sfacciato e una miriade di efelidi
che le punteggiano il viso: se non lo credessi impossibile, direi quasi che si
tratta della giovane Weasley.
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