Silver linings

di midnightsummerdreams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** tutto iniziò da.. ***
Capitolo 3: *** e proseguì con ***
Capitolo 4: *** Maledetto istinto crocerossina ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Sono giorni che non faccio altro che limitarmi a guardare fuori da questa portafinestra.
Mi stringo nel mio maglione di lana grigio e mi limito a guardare la pioggia scendere, cade lentamente ed è così sottile, che se non le vedessi fare quei gioci ellittici all’interno del buco sul tavolo da pic nic, quasi non mi accorgerei della sua presenza.
Non posso farne a meno, non riesco a fare altro che stare qui a guardare la luce che cambia su questa città che per la prima volta mi sembra davvero cupa, forse perché mi sento così anch’io ormai, forse prima non notavo quanto fosse grigia questa città e quanto lo fosse da casa mia perché in fondo stavo bene, e quando stai bene tutto intorno a te è più brillante, o almeno è sempre l’impressione che ho avuto io.
Ho chiesto un paio di giorni al lavoro, e per fortuna i genitori della bambina di cui mi occupo me li hanno concessi, in questo periodo nessuno dei due è impegnato con il proprio lavoro e quindi per un paio di giorni credono di essere in grado di gestire la casa e la loro piccola senza di me, possono fare a meno di me, e non solo loro.
“io temo che tu abbia frainteso la situazione”aveva detto lui, e l’aveva detto con una tale tranquillità che la cosa mi aveva infastidita ancor di più se possibile, tranquillità che era scemata quando probabilmente quello che stavo provando in quel momento si era espresso chiaramente sul mio viso.
“non preoccuparti non ho frainteso nulla, eri in un brutto momento e cercavi soltanto conforto”dissi io giustificandolo, sapevo che stava parlando ancora di quel bacio, e sapevo che per lui non aveva avuto nessuna importanza, era soltanto un tentativo disperato di mettere a tacere i pensieri nella sua testa, sperava che sfiorando le mie labbra avrebbe smesso di pensare a lei, o forse sperava di ricordare i suoi baci, oppure molto semplicemente era il livello alcolico che circolava nel suo corpo ad averglielo suggerito.
“ non ce l’hai con me per quelle foto sui giornali?”chiese lui confuso, ed in quel momento realizzai che forse nemmeno ricordava di quel bacio.
“non ce l’ho con te, non preoccuparti, anzi sono felice per te, siete tornati insieme”dissi io sforzandomi di fargli un sorriso, dovevo riuscirci, dovevo fargli capire che non mi interessava quello che mi stava dicendo, dovevo fargli capire che ero davvero felice per lui.
“no, non sono tornato con lei, ci siamo soltanto rivisti perché lei è in città per girare e voleva parlarmi”disse lui sospirando.
“non devi spiegarmi nulla”
“ti ho delusa?”
“no, è giusto che tu le dia una seconda opportunità, la ami ancora no?”dissi io nascondendo la curiosità per una sua risposta ma sperando in cuor mio che dicesse che non l'amava più, e che non l'avebbe più rivista.
“non lo so, ho paura di sbagliare tutto di nuovo”disse lui e quelle furono le parole che mi uccisero definitivamente, non sarei mai stata alla sua altezza, forse gli piaceva parlare con me, forse era vero quello che diceva stava bene in mia compagnia, ma non mi vedeva nemmeno, e di sicuro non mi avrebbe mai guardata come guardava lei.
“sono sicura che te la caverai benissimo”avevo detto prendendo un bel respiro conscia del fatto che io non ce l’avrei fatta.
Eppure avevo sempre fatto affidamento solo sulle mie forze, perché questa volta non ci riuscivo? Perché questa volta non riuscivo a smettere di guardare fuori? Perché non riuscivo a smettere di tremare?
Avrei tanto voluto sentire ancora le sue braccia intorno alle mie, probabilmente quello mi avrebbe permesso di smettere di tremare e di sentire tutto questo freddo dento, ma probabilmente ora che lei era tornata non sarebbe successo più.

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Capitolo 2
*** tutto iniziò da.. ***


Quando ho dovuto lasciare la casa in cui ero cresciuta ero quasi alla fine dei miei studi, mi mancava davvero poco, ma a quel tempo avevo dovuto fare delle scelte, finire gli studi o arrivare alla fine del mese?

Mia madre aveva perso il lavoro, per l’ennesima volta e mio padre trascorreva ormai le sue intere giornate a bere al solito pub, quando era ora di cena e non lo vedevo rincasare sapevo ormai dove andarlo a prendere, ed ogni volta mi toccava entrare in quel posto tra le risate e l’odore di fumo di pessima qualità che mi infastidiva oltre ogni modo e cercare mio padre tra la folla, in genere era sempre in condizioni pietose e faticavo anche a portarlo a casa.

Non faceva che ridere e dire stupidaggini, mio padre prima non era così, era diventato così dopo che il ristorante che aveva ereditato da mio nonno e che aveva portato davvero a ottimi risultati era andato perso, perso per via di quella crisi economica, che a poco a poco gli aveva tolto tutto.

Una situazione del genere non poteva andare avanti per molto, avevo provato a fermarlo, avevo provato ad evitare che continuasse a ridursi così, ma quando l’avevo fatto lui mi aveva insultata, ma io non mi ero arresa, mia madre non sembrava interessata a lottare più per nulla, ma era di mio padre che si parlava e avrei fatto di tutto per salvarlo.

Purtroppo alla fine non c’ero riuscita e non molto tempo dopo il suo fegato non aveva retto i suoi vizi ed era degenerato portandosi via anche lui in tempi piuttosto brevi.

Mia madre aveva pianto per giorni e per giorni si era rifiutata di rivolgermi la parola, il giorno che aveva deciso di parlarmi mi aveva incolpata per tutte le sue sventure, era solo colpa mia se si trovava in quella situazione, si trovava in quella situazione per aver sposato mio padre e aveva sposato mio padre soltanto perché entrambi erano molto giovani e volevano dare una stabilità alla loro bambina concepita per sbaglio, mai però mia madre aveva ammesso che pensasse che darmi alla luce fosse stato l’errore più grande della sua vita.

Avevo pianto, e le avevo risposto a tono, le avevo rinfacciato le sue colpe per aver ignorato i problemi di mio padre, le avevo rinfacciato il suo chiudersi in se stessa ignorando quando anche gli altri intorno a lei stessero male, e l’avevo fatto urlando con quanta più aria avessi in corpo, stavo sfogando tutta la frustrazione che mi avevano lasciato quegli anni, e per la prima volta mi sembrava di sentirmi libera, per la prima volta mi sembrava di non portare più quel grosso peso sulle spalle.

La risposta che avevo ottenuto era stata rapida, mi aveva ordinato di andarmene.

In cuor mio sapevo che quel comportamento e quelle parole erano state dettate dal dolore che provava, la verità era che per lei iniziare a perdere tutto era stato troppo e da quel momento aveva perso completamente la testa.

Me ne andai il giorno dopo, me ne sarei andata comunque, ormai quella città non aveva più nulla da offrirmi ed era ora di cambiare aria.

Me ne andavo comunque tranquilla, avevo parlato con mio zio e si sarebbe occupato della sorella, peccato che ne lui ne il resto della nosta famiglia prima si fosse fatto avanti per aiutarci.

Poco contava ormai, inutile pensare a quello che si sarebbe potuto fare, io avevo fatto del mio meglio, avevo trovato un lavoro lasciando gli studi per occuparmi di loro, e avevo lottato perché mio padre si rialzasse ma purtroppo da sola non ce l’avevo fatta.

E alla fine mi ero ritrovata sola senza più nessuno, non avevo mai avuto molti amici, quei pochi amici che avevo quando avevo iniziato ad avere problemi erano spariti del tutto, c’erano solo alcune amiche e un amico che si erano trasferiti in Inghilterra e che ogni tanto sentivo, anche se non sapevano tutto della mia vita, sapevano soltanto che non me la passavo molto bene, e avevano chiaramente saputo della perdita di mio padre.

Non gli avevo mai detto perché avessi deciso di lasciare Dublino per trasferirmi a Londra.

Pensavano che fosse semplicemente per cambiare aria e non avevano indagato oltre, poi  proprio in quel periodo si era per fortuna liberata una stanza singola nella loro casa a Tufnell park, nel nord di Londra.

Non ero mai uscita fuori dall’Irlanda, quindi il primo impatto con Londra era stato traumatico, Dublino  era grande ma non era così, Londra era il caos totale, ma nonostante tutto riuscì a trovare il modo di arrivare a Tufnell park.

Una zona carina tutto sommato mi sembrava lontano anni luci dal caos in cui mi ero ritrovata appena arrivata, sembrava fosse una città a parte ed in effetti per arrivarci avevo impiegato più di un ora.

Era il 13 giugno quando avevo varcato la porta della mia stanza singola, e la prima sensazione che avevo avuto entrandovi era stato un enorme sconforto, già Londra non è che mi avesse fatto questa gran impressione.

Mi ero ritrovata da sola in mezzo a tutto quel caos, gente che parlava lingue diverse che non riuscivo a decifrare, per un attimo avevo avuto addirittura il dubbio di trovarmi in un altro paese, ma poi guardando bene le persone che mi ero ritrovata accanto capì che dovevano essere un gruppo di turisti.

Dovevo solo abituarmi mi dissi mentre osservavo la mia camera, in fondo i cambiamenti sono sempre un po’ traumatici anche quando si è i primi a ricercarli.

La mia amica Cassie fu l’unica ad accogliermi in quella che sarebbe diventata la mia nuova casa.

Ellie e Peter invece erano usciti per andare a lavoro, entrambi lavoravano in un pub a Camden Town perennemente frequentato da musicisti, musicisti che in genere finivano tra le frequentazioni di Ellie.

Cassie invece lavorava nei quartieri alti dicevamo noi prendendola sempre in giro, in realtà quartieri alti era semplicemente la giusta descrizione, lavorava in un caffè niente di meno che a Maida Vale.

“dovrai fare un po’ di acquisti per rendere questa camera a tua misura Rach”disse Cassie sbucando dalla porta con una tazza contenente probabilmente the.

“ne riparleremo quando avrò un lavoro”dissi io guardando i muri bianchi della mia stanza ed il mobilio molto essenziale.

“ti troverai bene vedrai, e poi gli inglesi apprezzano chi ha voglia di fare, non ci metterai molto a trovare lavoro, sei in gamba e lo sai”disse Cassie

“si, lo sono giusto? Si sono in gamba, devo solo essere in grado di convincere qualcuno a darmi una chance”dissi io in uno slancio di ottimismo.

La ricerca di un lavoro in realtà fu alquanto ardua e passai ben tre settimane a lasciare curriculum ovunque e fare colloqui, ma dopo tre settimane non ero ancora riuscita a trovare realmente un lavoro, tutti mi rispondevano con un “le faremo sapere” che chiunque sapeva che in genere non prometteva nulla di buono.

“ancora niente Rach?”mi chiese Cassie sedendosi di fronte a me.

Quel giorno ero davvero sfiduciata, perché era così impossibile trovare un lavoro? Se avessi passato un'altra settimana senza trovare un lavoro oltre ad impazzire, e rimanere senza soldi probabilmente sarei davvero diventata una balena.

Passavo le giornate a leggere nel caffè dove lavorava Cassie in mezzo a persone che trascorrevano le loro giornate lì perché non avevano di meglio da fare, di sicuro non avevano problemi su come avrebbero pagato l’affitto il prossimo mese, di sicuro non stavano pensando a quanto le loro scorte di soldi già limitate sarebbero  durate.

Non erano certo questi i problemi di quelle persone, il loro dilemma più grande era se prendere una cioccolata o un caffè con la loro solita english breakfast, non si preoccupavano nemmeno del numero di uova che avrebbero mangiato quella settimana, tanto avrebbero esaurito le dose consigliate dai nutrizionisti nel giro di una sola colazione.

“indovina cosa mi hanno detto da Sainsbury?”chiesi io scettica.

“oddio c’è ancora lui, scusa Cassie devo tornare al bancone”disse Cassie come se improvvisamente avesse avuto una visione folgorante. 

“chi?”chiesi io

“ah c’è anche lei che palle”disse Cassie sbuffando e raggiungendo il bancone, alzai lo sguardo e notai un uomo mediamente alto con degli occhi azzurri incredibili e una bambina nel marsupio con un paio di occhi ancora più belli dei suoi, doveva per forza essere sua figlia, era una bambina adorabile.

L’uomo però dopo poco iniziò ad imprecare al telefono e subito la donna bionda accanto a lui prese la piccola stringendola a sé per impedirle di spaventarsi per la reazione del padre.

Anche se la bambina non le somigliava affatto dal modo in cui la stringeva a sé doveva per forza essere la madre della piccola, poi la donna si era avvicinata a Cassie e aveva ordinato andando a sedersi ad un tavolo subito seguita dal suo compagno ancora impegnato ad imprecare al telefono.

“non è possibile, non puoi organizzare sempre tutto all’ultimo e pretendere anche che io non mi incazzi”disse il ragazzo mentre la sua compagna lo guardava sospirando, probabilmente il problema che avevano in quel momento non era niente di nuovo.

“no cazzo non vengo a rigirare la scena, Sienna ha la prima del suo spettacolo stasera e le nostre famiglie non sono nemmeno in città, è una bambina di sei mesi non posso lasciarla a chiunque, che cosa cambia al se vengo domani mattina a girare?”chiese lui

“ah perdo il ruolo? Davvero? Bene allora sai cosa ti dico dì alla produzione di fottersi”disse il ragazzo chiudendo la chiamata.

“Tom tesoro non dire stupidaggini e poi posso portarla con me, può occuparsene la mia manager non è un grosso problema”disse la sua ragazza bionda che a quanto sembrava si doveva chiamare Sienna.

“è fine giugno e Samantha come mi dicevi questa mattina è partita con la sua famiglia per un week end a Brighton, ma poi è assurdo di sicuro non vado a rigirare una scena, e non porto Marlowe sul set“disse lui che a quanto sembrava doveva chiamarsi Tom.

“devo cercare una baby sitter, forse avremmo dovuto farlo tempo fa, è inutile che continuiamo così se non vogliamo che la piccola passi ore e ore sul set co noi dobbiamo trovare una baby sitter, specialmente se come dici tu non dobbiamo chiedere sempre aiuto alle nostre famiglie”disse Sienna

“beh magari alla tua famiglia possiamo, è alla mia che eviterei”disse Tom

“tua madre terrebbe la piccola molto volentieri, e lo sai bene”disse Sienna

“mia madre è la stessa che ti ha detto che ti saresti trovata due bambini in casa”disse Tom

“scusate se vi interrompo, ecco le vostre ordinazioni”disse Cassie

“grazie Cassie”disse Sienna

“si cerca una baby sitter, mi arrendo”disse Tom

“scusate se mi intrometto ho sentito che state cercando una baby sitter all’ultimo, io posso suggerirvene una di tutta fiducia, ha anche delle ottime referenze è stata la nanny per diverso tempo di alcune tra le famiglie irlandesi più ricche di Dublino è una ragazza per bene, molto educata”disse Cassie e quando la sentì parlare per poco non mi venne un colpo che cosa stava facendo.

“è una tua amica Cassie?”chiese Sienna  mentre Tom guardava perplesso la sua ragazza.

“certamente, e poi è bravissima con i bambini “disse Cassie

“mi fido di te Cassie, questo posto per me è come casa e tu lavori qui da molto tempo, se è una tua amica dev’essere sicuramente una persona affidabile, mandala a casa nostra alle 18 io tornerò verso la mezzanotte, tu per quando prevedi di rientrare?”chiese Sienna a Tom

“non ne ho idea”disse Tom

“riferisco tutto subito alla mia amica, anzi se volete incontrarla di persona è qui”disse Cassie guardando nella mia direzione e facendomi segno di avvicinarmi, ero terribilmente in imbarazzo, oltretutto Cassie aveva raccontato un sacco di stupidaggini, se mi avessero chiesto di che famiglia mi ero occupata? Che cosa avrei risposto, non mi sembrava di conoscerli ma sembrava che fossero degli attori, anche se lei forse da qualche parte l’avevo vista.

“la mia amica Rachel Kerry”disse Cassie presentandomi.

“Piacere di conoscerti Rachel, lei è la nostra piccola Marlowe”disse Sienna

“oh è adorabile”dissi io sorridendo alla piccola che rispose al mio sorriso.

“le piaci, nessuno piace alla piccola subito, all’inizio nemmeno Tom le piaceva”disse Sienna sorridendo.

“adesso si dia il caso che sono il suo preferito”disse Tom vantandosi e facendomi sorridere, la prima impressione che avevo avuto vedendolo era stata di un uomo con la puzza sotto il naso, anche se a vederlo da vicino sembrava più un ragazzino, non doveva avere poi tanti anni più di me, lei invece era sicuramente più grande.

Quando Sienna  e Tom finirono di chiedermi della mia vita e di capire se fossi adatta o meno ad occuparmi della loro piccola avevo decisamente cambiato idea su entrambi, erano persone molto alla mano e ci misi un po’, ma poi mi ricordai dove avevo già visto lei, Sienna stava per Sienna Miller la ex ragazza di Jude Law.

Non ero stata così interessata al gossip di recente, non che lo fossi mai stata , e a pensarci l’ultimo film di Jude Law che avevo visto era stato l’amore non va in vacanza, suppongo dato il soggetto che ne fosse passata di acqua sotto i ponti da allora.

“tu sei totalmente folle”dissi alla mia amica quando la coppia se ne andò.

“oh te la caverai alla grande, mi sarei proposta io se non fosse che non riesco a reggere lo sguardo di Tom”disse Cassie arrossendo.

“pensavo se la tirasse di più, ma non è molto famoso come attore? “chiesi io

“Non molto, anche se dai da quando il suo migliore amico è diventato il nuovo sex symbol direi che si sente spesso parlare anche di lui”disse Cassie

“il suo migliore amico?”chiesi io

“Robert Pattinson”disse Cassie e io la guardai perplessa,no, non  ne avevo mai sentito parlare.

Certo come dicevo l’ultimo film che ho visto è stato l’amore non va in vacanza, poi sui miei schermi sono stati proiettati una serie di drammi familiari e quindi ero troppo impegnata a guardare quelli e a cercare di portare qualcosa a casa perché i miei genitori potessero tirare avanti, mia madre non mi aveva mai ringraziato per questo.

“L’Edward Cullen di Twilight Rach”

“non ne ho idea”

“beh dovresti acculturarti un po’ in merito è un figo tremendo, biondo occhi color ghiaccio e poi è simpaticissimo”

“biondo, nah non è il mio tipo”

“comunque è inutile parlarne non si vede quasi mai in giro, ormai si è convertito al lato oscuro di Hollywood e da quando sta con quella raccomandata di Kristen Stewart sta perdendo decisamente punti”disse Cassie.

“dovrei conoscere anche lei?”

“faceva Bella in Twilight, ma è inutile non conosci nemmeno i libri, eppure te li ho consigliati un sacco di volte Rach”

“beh adesso che ho tempo magari li leggerò va bene?”

“certo, te li metto sulla scrivania stasera, sono quattro ma si leggono in fretta, secondo me ti piaceranno, e poi spero che abbiano lo stesso effetto che hanno avuto per me, quando Mark mi ha lasciata mi hanno risollevato totalmente e mi hanno ridato la voglia di sognare”

“infatti dopo Mark non hai frequentato più nessuno”dissi  io perplessa, Cassie era stata insieme a Mark dalla fine delle superiori per tutto il periodo dell’università ed erano durati perfino tre mesi una volta a Londra, poi però lui aveva incontrato un'altra e aveva mandato tutto a puttane.

Il fatto che Cassie mi dicesse che era tornata a sognare grazie a quei libri mi sembrava una gran cazzata visto che dopo la fine della storia con Mark si era chiusa a riccio, e a parte qualche appuntamento molto di rado non mi aveva parlato di nessun ragazzo.

“come faccio a trovare un ragazzo adatto a me, insomma hai visto Tom ormai i miei standard si sono alzati”disse Cassie scherzando.

“tu mi hai trovato un lavoro io vedrò di trovarti un ragazzo Cassie, sono brava in queste cose”dissi io

“certo che sei brava, a trovare ragazzi alle altre sei bravissima, peccato che tu non pensi mai a te stessa”disse Cassie lanciandomi un occhiata di rimprovero.

“lo sai come sono fatta, sono convinta che arriverà qualcuno prima o poi. Finora non è arrivato perché la mia vita faceva schifo, e non era giusto che qualcun altro condividesse i miei drammi, il destino vuole che io mi risollevi prima, poi forse qualcuno arriverà”dissi io

“certamente arriverà”disse Cassie sicura di sé.

Quello che ancora non sapevo in quel momento è che sarebbe arrivato prima di quanto  pensassi.


Ed eccovi il primo capitolo, come vedete mi sono data alla prima persona, la storia come vi dicevo è un pò cupa però spero vi piacerà un abbraccio grazie del sostegno.

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Capitolo 3
*** e proseguì con ***


“Credi che avranno una di quelle case che mette in soggezione? “chiesi io guardandomi allo specchio, mentre provavo il vestito che avrei indossato per il mio primo lavoro.

Era quello che avevo indossato al funerale di mio padre, ed era l’unico che possedevo.

“è l’unico vestito che hai Rach?”chiese Cassie guardandomi non molto convinta.

“si”dissi io

“non che loro ti giudicherebbero in base al vestito, potresti andarci anche in jeans, sono persone molto alla mano. Però credo sia meglio che ti presti io qualcosa, sempre se non ti offendi”disse Cassie

“no, certo che no”dissi io sorrirendendole, figuriamoci se me la fossi presa per una cosa simile.

Un tempo avevo anche avuto un certo gusto nel vestire, un tempo risale a quando avevo sufficienti soldi in tasca per comprare almeno un vestito al mese, senza sentirmi in colpa per aver speso soldi per un abito che non avrei mai avuto l’occasione di indossare.

“è anche un bel tubino, ma è scuro, e poi è troppo impegnato”disse Cassie

“si hai ragione”dissi io

“l’hai indossato per qualche appuntamento galante di cui non mi hai parlato? Qualche ragazzo di un certo livello?”chiese Cassie curiosa.

“te ne avrei parlato se così fosse stato, l’ho indossato al funerale di mio padre”dissi io e subito l’espressione sul viso di una delle mie più care amiche cambiò radicalmente, e poi sparì in camera sua tornando poco dopo con un abito azzurro tra le mani.

“beh, meglio questo vestito è comodo ed è azzurro, so che adori l’azzurro”disse Cassie lanciandomi il vestito.

“grazie Cassie”dissi io prima che uscisse dalla mia stanza.

“figurati Rach”

Indossai il vestito in fretta e mi osservai per un secondo nello specchio, si con un vestito simile mi sentivo decisamente a mio agio, un paio di scarpe basse, una spazzolata ai capelli, la mia giacca di jeans chiara e sarei stata pronta per il mio primo giorno di lavoro, in realtà serata.

Quando uscì dalla mia stanza, salutai i miei amici seduti in cucina a discutere i programmi della serata, e poi mi tuffai nella fresca serata estiva londinese.

In ben un ora di autobus arrivai a Maida Vale,ed  in perfetto orario suonai il campanello di casa Miller Sturridge.

 Non ricordavo  quale appartenesse a Tom e quale a  Sienna, ma avevo come il dubbio che il primo cognome sul campanello fosse quello di Sienna.

Decisi di non guardarmi troppo intorno, era un quartiere da persone per bene, era inutile che mi mettessi a notare quanto fosse grande casa loro.

Se l’avessi fatto probabilmente avrei speso diversi minuti a pensare di non essere all’altezza del ruolo, e che decisamente non ero all’altezza di entrare in una casa simile, e alla fine cosa sarebbe accaduto? Sarei arrivata in ritardo, o forse me ne sarei andata, e se me ne fossi andata avrei perso l’unico lavoro che ero riuscita a trovare.

Anche se forse era stato quel lavoro a trovare me.

In realtà probabilmente quel lavoro l’avrei perso in tempo zero se mi avessero chiesto davvero le mie referenze.

Certo avevo fatto del volontariato con i bambini, e stranamente avevo dei tratti che loro trovavano simpatici, ma non ero la grande esperta che Cassie aveva narrato fossi, e non avevo in mente nemmeno nomi di famiglie ricche per cui avrei potuto lavorare a  Dublino.

“eccoti Rachel, perfettamente in orario”disse Sienna aprendo la porta con in braccio la piccola Marlowe, certo che un nome un po’ meno ricercato.

“sono un po’ di fretta ma in cucina ti ho preparato la lista di tutto quello che mangia Marlowe, ci sono i suoi giochi e se riesci a metterla a letto prima delle 23 sarebbe perfetto, ma in realtà non ci conto, oltretutto oggi pomeriggio ha dormito, probabilmente quando torneremo a casa sarà ancora sveglia”disse Sienna parlando velocissima e muovendosi altrettanto velocemente per le stanze.

Poi mi lasciò la piccola in braccio e dopo averle lasciato un bacio sulla fronte mi salutò e uscì con la sua borsa alla mano e un paio di occhiali da sole nonostante fosse notte.

“anche tu vuoi fare l’attrice da grande?”chiesi alla piccola che mi guardò studiandomi.

“assomigli tantissimo al tuo papà lo sai, è impressionante” dissi osservando i tratti del suo viso, era davvero una bambina bellissima.

In realtà mi ero davvero preoccupata inutilmente, fare da baby sitter ad una bambina che a stento faceva strani versetti per comunicare con me non era così complicato.

Le diedi la cena che mangiò senza nemmeno sputarmi addosso, e poi la misi a giocare sul tappeto con alcuni peluches, era decisamente una bambina tranquilla e io ringraziai il cielo di essermi portata un libro da leggere o probabilmente mi sarei addormentata prima di lei.

Come aveva predetto Sienna non aveva la ben che minima intenzione di dormire,ed  era decisamente più sveglia della sottoscritta.

Il libro che mi aveva prestato Cassie non mi prendeva per niente, non riuscivo a mettermi nei panni di una ragazzina di diciassette anni perdutamente innamorata di un vampiro, non riuscivo nemmeno ad immaginarlo.

Un ragazzo con i capelli bronzei ? Ma da dove sbucava? E poi che colore era il bronzo sui capelli, era più sul castano? Più sul biondo o più sul rosso?

Decisamente non riuscivo ad immaginarlo, lei  invece era facile da immaginare.

La scrittrice era stata molto furba, lei poteva essere qualsiasi ragazzina che si perdeva a leggere quel libro perché un Edward Cullen in carne ed ossa non poteva permetterselo, e conoscendo l’autostima di Cassie decisamente si era ritrovata in quella descrizione.

Alle 23 Marlowe giocava con un telefono con le ruote che suonava  ed io invece mi ero decisamente stancata di leggere, nemmeno Edward Cullen in persona mi avrebbe convinta a continuare quel libro.

“posso giocare con te Marlowe?”chiesi alla piccola sedendomi di fronte a lei e in tutta risposta mi lanciò un’occhiataccia, e forse la mia reazione a quell’occhiataccia dovette essere alquanto buffa perché scoppiò a ridere.

I bambini avevano decisamente qualcosa di invidiabile, quella spensieratezza di chi ancora non ha conosciuto parole come delusione, quella spensieratezza che non ti fa sentire un idiota perché anche se tutto va male tu hai ancora il coraggio di sperare che domani andrà meglio, loro ci credono davvero, ci credono perché hanno ancora quella spensieratezza.

A giorni alterni anch’io recupero un po’ di spensieratezza dell’infanzia, a volte ci riesco anche per un’intera settimana, senza motivi particolari, ci riesco e basta ma di sicuro la mia spensieratezza non è quella di un bambino, la mia spensieratezza sa di illusione.

Però mi fa stare bene, e se mi fa stare bene non ci trovo nulla di male.

In fondo sono io l’illusa, non commetto nessun crimine particolare, c’è chi per stare meglio ha bisogno di sballarsi come Ellie e Peter o di leggere un romanzo sentimentale come Cassie.

Io mi illudo, ognuno ha i suoi mezzi per non andare troppo a fondo.

“ah ti ho visto piccola quello era uno sbadiglio”dissi prendendola in braccio e quando vidi che iniziava a chiudere gli occhietti le cantai l’unica ninna nanna che conoscevo.

Stavo per metterla a dormire nella sua culla quando un forte bussare alla porta mi spaventò.

Chi bussava in quel modo alla porta delle persone e a quell’ora?

“Tom dai cazzo aprimi”urlava qualcuno fuori dalla porta.

Istintivamente strinsi a me la piccola sperando che quelle urla non la svegliassero, ma speravo male, perché come da copione la piccola scoppiò a piangere.

“Tom apri dai”continuava ad urlare ancora quello che doveva essere un ragazzo.

Un ragazzo con un alto tasso alcolico in circolo su questo non c’era dubbio, o forse era un folle.

Oh mio dio e se fosse stato un fan psicopatico di Tom?

“Tom ti prego”disse ancora quel ragazzo e poi sentì un forte rumore, oh mio dio era caduto?

Non riuscivo a pensare cosa fare e per di più non riuscivo a calmare il pianto della piccola, mi avvicinai alla porta guardando nello spioncino e i miei dubbi erano confermati, quel ragazzo era caduto a terra.

Non potevo lasciarlo così, avrei quanto meno dovuto chiamare un ambulanza, poteva essere grave.

Mentre cercavo il mio telefono nella borsa la porta di casa si aprì e ne comparve proprio Tom.

“sono tornato, tutto bene con la piccola?”chiese Tom e non appena la vide piangere si avvicinò e la prese dalle mie braccia stringendosela al petto.

“tesoro”disse Tom  cullandola e dopo poco Marlowe smise di piangere, mentre io assistevo alla scena sentendomi una perfetta idiota, sicuramente la prossima cosa che mi avrebbe detto sarebbe stata, sei licenziata.

“lasciami indovinare ha fatto lo show e la piccola si è svegliata?”chiese Tom indicando fuori

“si, non sapevo cosa fare, credo dovremmo chiamare un ambulanza”dissi io

“so che non è da gentiluomo ma mi aiuteresti a portarlo in casa prima che i paparazzi abbiano lo scoop del secolo?”chiese Tom

“certo, certo”dissi io

“metto un attimo la piccola nella culla e arrivo”disse Tom scomparendo al piano di sopra e tornando qualche minuto dopo.

“scusa davvero”dissi io

“di cosa? forse avremmo dovuto dirti che poteva capitare una cosa simile, è che speravamo non capitasse. La settimana scorsa è capitato tre volte e ogni volta appena Marlowe si addormentava.  Rob ha decisamente un radar”disse Tom

“Rob? È un vostro amico quindi?”chiesi io, certo il ragazzo aveva fatto il nome di Tom, ma poteva essere chiunque, insomma era ubriaco fradicio.

“e io che stavo per dire che ragazza affidabile, non aprirebbe casa nemmeno a Robert Pattinson in persona, non so quante altre donne lo lascerebbero fuori, e invece non l’hai riconosciuto”disse Tom.

“non avrei aperto ad un uomo ubriaco, specialmente con la responsabilità di una bambina, se non fossi arrivato avrei chiamato un ambulanza”dissi io.

“Cassie ha ragione, sei proprio una persona di cui potersi fidare. Proprio per questo ti prego di non far parola con nessuno di questa storia”disse Tom uscendo fuori

“sicuramente”dissi io seguendolo.

“dobbiamo sempre sperare che i paparazzi non l’abbiano visto”disse Tom avvicinandosi al ragazzo steso a terra e chiamandolo perché si svegliasse.

Quella fu la prima volta che lo vidi, steso a terra con un cappello di lana quasi a coprirgli gli occhi e la voce impastata dall’alcool.

“Tom cazzo perché non mi hai aperto?”chiese il ragazzo

“perché non ero in casa, hai spaventato la nostra baby sitter e Marlowe”disse Tom

“scusami Tom scusami, sbaglio sempre tutto”disse il ragazzo singhiozzando tra le lacrime.

“no Rob non sbagli niente, smettila con queste stronzate, c’è anche Rachel ad aiutarmi ma tu devi tirarti su ok? Non sei così leggero”disse Tom facendomi segno di avvicinarmi mentre lo aiutava ad alzarsi, e subito una delle lunghe braccia del ragazzo si appoggiò dietro al mio collo proprio come aveva fatto con Tom.

“Rachel? Sai che non ho mai conosciuto qualcuno che si chiamasse così? Eppure Rachel è un nome comune,ma non ho mai conosciuto nessuno”disse il ragazzo che a quanto avevo capito si chiamava Robert e lo disse mentre barcollava lasciando ricadere buona parte del suo peso addosso a Tom, ma con il viso rivolto nella mia direzione e potevo sentire il mix di tutti gli alcolici che aveva buttato giù e quell’odore mi diede la nausea.

Era lo stesso odore che sentivo ogni volta che mettevo piede in quel pub per recuperare mio padre.

“ci fa piacere Rob”disse Tom sospirando.

“mi dispiace di averti spaventata Rachel ma la mia ragazza è una troia che si è portatata a casa il regista del suo film, si è fatta scopare nel nostro letto, e io in quel letto la sera ci ho anche dormito, dio che schifo”disse Robert

“mi dispiace”disse Tom quando riuscimmo a farlo atterrare sul divano.

“non preoccuparti”dissi io

“speriamo non vomiti o Sienna questa volta mi ucciderà”disse Tom.

“tutto dipende da cosa ha mischiato e dall’odore direi che può aver bevuto di tutto”dissi io osservandolo.

“gin e birra, è un classico di Robert”

“beh se ha escluso la vodka Sienna ha buone probabilità che il suo divano sarà risparmiato”

“alzi spesso il gomito eh?”

“chi io? Decisamente no, ma sono un esperta di sbornie altrui”

“istinto crocerossina? Voi donne ne soffrite a migliaia”

“non la ragazza del tuo amico a quanto sembra”

“no in quel caso è Rob a soffrirne,istinto crocerossina acuto”disse Tom scherzando e in quel momento Sienna sbucò dalla porta.

“perché c’è la porta d’entrata aperta?”chiese Sienna e poi notò Robert sul divano.

“ancora? Quante volte deve capitare questa settimana?”chiese Sienna.

“spero meno della scorsa”disse Tom

“Rachel spero non ti abbia creato problemi”disse Sienna rivolgendosi a me.

“nessun problema, la bambina si è svegliata ma tutto a posto per il resto”dissi io tranquilla.

“perfetto, allora tieni i soldi per il taxi e poi stabiliremo quanto pagarti al mese”disse Sienna prendendo i soldi dal suo portafoglio elegante.

“grazie”dissi io infilandomi il cappotto

“grazie a te Rachel”disse Sienna

“buonanotte”dissi io salutandoli

“buonanotte Rachel”dissero Sienna e Tom e mentre li salutavo lanciai un’ultima occhiata al ragazzo sul divano, non vedevo un uomo piangere in quel modo dall’ultima volta che mio padre aveva pianto dopo l’ennesima sbronza vergognandosi per l’uomo che era diventato.

Doveva essere molto innamorato per soffrire in quel modo, mi trovai ad odiare quella ragazza senza neppure conoscerla.

Come si poteva tradire qualcuno che ti amava in quel modo?

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Capitolo 4
*** Maledetto istinto crocerossina ***


Avevo dormito davvero malissimo anche se non riuscivo a ricordare bene che cosa avessi sognato di preciso, erano tutti ricordi molto confusi, quello che ricordavo era di aver rivissuto l’ultima parte della sera precedente, era una mia abitudine farmi influenzare da quello che mi accadeva intorno, anche la più piccola stupidaggine mi rubava spazio nei miei sogni.

“Rach dormi ancora?”chiese Ellie sbucando dalla porta ancora in pigiama con una tazza in mano e l’espressione colpevole.

“no,no sono sveglia dimmi tutto”dissi io sbadigliando e buttando un occhio sul display del cellulare realizzai in quell’esatto momento di essere rimasta a rimurginare sul significato dei miei incubi più tempo di quanto credessi.

“sei sicura di essere sveglia? Sembri a pezzi”disse Ellie sedendosi sulla sedia di fronte alla mia scrivania e posando la tazza dietro di se.

“incubi vari” dissi strofinandomi gli occhi

“allora siamo in due”disse prendendo un bel respiro, sembrava sull’orlo di una crisi.

“qualcosa ti preoccupa?”dissi vedendo ancora quell’espressione, ancora non mi ero abituata a vederla, eppure negli ultimi tempi l’espressione da catastrofe che non so come raccontarti l’avevo vista spesso, eppure ancora non ci avevo fatto l’abitudine.

“provo strani sentimenti”disse Ellie come se avesse appena confessato un crimine tremendo.

“strani sentimenti?”

“tipo che mi piace stare con un ragazzo che non dovrebbe piacermi per ovvie ragioni,è di buona famiglia, vive in un quartiere da posh, è gentile e mi fa dei regali ”disse lei tutto d’un fiato tanto che mi fu difficile correre dietro alle sue parole.

“sono dei difetti questi?”chiesi io perplessa

“vive a Green Park, Rach a Green Park perché un soggetto simile ha incrociato la mia esistenza, perché”

“c’è di peggio penso, insomma l’ultimo con cui uscivi ha detto Peter che non faceva che organizzare festini con cocaina”

“era un musicista Rach, è normale quasi quanto per un genitore amare il proprio figlio”

“non penso siano paragonabili le cose”

“fidati con Tom il paragone reggeva”

“beh a maggior ragione, sei uscita con questi soggetti e vuoi preoccuparti di un ragazzo perché è ricco e gentile? Ma poi ti piace giusto? Ti piace passare del tempo con lui, parlare con lui, immagino sia anche carino conoscendo il tuo buon gusto, voglio dire fai sempre la ribelle e ora ti preoccupi di queste cose?”

“fa le cose fatte bene, mi ha invitata a cena, non mi ha detto una di queste sere beviamo qualcosa, mi ha invitata ad una vera cena”

“ripeto non mi sembrano difetti”dissi io quasi sicura di averla finalmente convinta a non preoccuparsi della cosa.

“finirà per piacermi sempre di più”

“e come si chiama?”chiesi io per cambiare argomento prima che tornasse a farsi inutili paranoie

“Jude, fa il batterista in una band indie, in realtà non è proprio inglese è di New York ma i suoi si sono trasferiti qui quand’era molto piccolo”

“Però sai tante cose sul suo conto”

“dai Rach che mi vergogno”

“è figo?”

“terribilmente”disse lei sorridendo

“faccio il tifo per Jude allora, escici e divertiti”

“è posh, ci fermeremo alla cena”disse lei sospirando

“che scema”dissi io scuotendo la testa.

“ma invece come va con i Miller-Sturridge?“

“bene, la bambina è un tesoro è un lavoro facile, almeno penso sono stata da loro solo ieri sera”dissi io evitando di aggiungere altri dettagli sulla sera precedente.

“sono proprio felice, ti meriti un po’ di tranquillità, ma non troppa, non vedo l’ora di presentarti qualche mio amico”

“ah guarda, credo mi godrò la tranquillità ancora per molto”

“hai avuto altri?”chiese Ellie senza continuare, tutti erano al corrente dei problemi che avevo avuto dopo la perdita di mio padre, e del percorso di terapia che avevo affrontato ed erano anche al corrente del fatto che avevo lottato da sola senza prendere nemmeno una pillola, non credevo che dei farmaci sarebbero stati in grado di curare le crepe che si erano create nella mia anima, insomma se fosse stato così chiunque li avrebbe presi riuscendo a superare il dolore.

In realtà il mio terapista aveva insistito perché li prendessi in considerazione ma io avevo trovato la mia terapia alternativa, mi mettevo le cuffie e smettevo di pensare e di avere paura del prossimo attacco.

Quindi tutto sommato i miei amici non mi consideravano del tutto pazza, ma era pur sempre un argomento che facevano fatica a tirare fuori, e quindi finì io la frase per Ellie.

“attacchi di panico? No, per ora no, forse era l’aria irlandese”dissi io

“forse”disse Ellie

“ditemi che avete lasciato qualcosa per colazione, l’idea di dover uscire a fare la spesa mi uccide”dissi io cambiando argomento, non mi andava di parlare degli attacchi di panico, era qualcosa che volevo dimenticare come volevo dimenticare tutto il resto.

“la spesa ti tocca comunque prima di raggiungere i quartieri alti, ma ci sono gli avanzi di Gail’s”

“dimmi che c’è un almond croissant, ti prego, ti prego, ti prego”dissi io nella vana speranza che ancora ci fosse, anche se era tardi per fare colazione.

“sorry Rach, ho mangiato l’ultimo, ma ci sono muffin di ogni tipo”

“ti odio”dissi io lanciandole un’occhiataccia.

“per così poco? Era solo un croissant”disse Ellie

“non era solo un croissant, vabbeh ho capito vado a fare colazione da Cassie, e la spesa la faccio quando torno stasera”dissi io

“basta che la fai, che poi vorrei capire che cos’hai contro la spesa, io adoro fare la spesa”disse Ellie

“è una delle cose più noiose del mondo, e Mark mi ha lasciato al supermercato, nella corsia della verdura”dissi io

“ahahaha dai però è stato geniale”

“doveva lasciarmi nella corsia degli alcolici visto che si lamentava che stare con me equivaleva a stare dietro al mio padre alcolista”

“era uno stronzo Rach, noi l’abbiamo sempre detto, dai faceva architettura e secondo me a te non piaceva nemmeno così tanto, era solo bello da guardare”

“si forse, di recente nemmeno tanto”dissi io ridendo e quando lei aveva detto le parole bello da guardare però nella mia testa si era materializzato il viso dell’amico di Tom che la sera prima mi aveva fatto prendere un colpo svenendo davanti a casa loro.

“e poi era ricco da far schifo, io l’avrei lasciato solo per questo”disse Ellie

“non ti darò motivi per non uscire con il tuo Jude”

“non chiamarlo mio, appartiene a sé stesso non a me”disse lei irritata

“raggiungo Cassie” dissi io esasperata.

“ci sarà un perché i vostri ragazzi si chiamavano con lo stesso nome”

“Mark è un nome da idiota, si noi ne abbiamo la conferma”dissi io

“anche se solo il tuo era ricco sfondato, il Mark di Cassie decisamente no”

“visto la condizione economica non conta, noi ne siamo la prova”

“è che Pete”disse Ellie

“ti prenderà in giro fino alla fine dei tuoi giorni “dissi io

“vado a sotterrarmi in camera mia e penso a come raccontargli tutto per contenere i danni”disse Ellie.

“mi sembra una buona idea”dissi io raggiungendo il bagno e preparandomi per uscire.

Fuori da casa sembrava che splendesse proprio una bella giornata e questo mi mise molto di buon umore. Raggiunsi la fermata dell’autobus e misi le cuffie preparandomi al lungo viaggio che mi attendeva, ci voleva un po’ a raggiungere Maida Vale, e tutto sommato la cosa non mi dispiaceva affatto, mi piaceva starmene seduta sull’autobus e godermi il tour di una delle mie città preferite.

Quando arrivai a Maida Vale era trascorsa più di un ora e avevo sentito tutto l’album dei The National una nuova band che mi aveva passato Pete, li adoravo, come poteva essere diversamente, Pete aveva un innato gusto per la musica.

Entrai nella caffetteria dove lavorava Cassie e non appena mi vide iniziò a sbracciarsi come se attirare la mia attenzione in quel momento fosse una questione di vita o di morte, onestamente mi sembrava troppo su di giri, forse aveva un po’ esagerato con la caffeina quel giorno o con i dolci e Cassie era come me, quindi in genere reggeva bene un sovraccarico di zuccheri, o forse aveva preso qualche super multivitaminico, insomma i motivi potevano essere molteplici.

Mi accorsi della sua sovraeccitazione quando cercando un tavolo a cui sedermi notai lui.

Se ne stava seduto ad un tavolo che dava le spalle alla vetrata con un cappuccio scuro calato sulla testa e lo sguardo perso nella tazza davanti a sé, mi fece venire tristezza solo a vederlo.

 Era solo un ragazzo che era stato tradito dalla sua ragazza, tutti prima o poi ci passavano, per fortuna a me non era mai successo, ma io avevo fatto il pieno di altre cose, cose per le quali valeva davvero la pena deprimersi, non certo un tradimento, quindi non lo capivo proprio eppure anche se era solo un ragazzo tradito mi faceva una pena tremenda.

Lasciai perdere il ragazzo e mi voltai verso Cassie scuotendo la testa, era senza speranza.

“hai letto i giornali? Quella maledetta troia, non lo merita per chi poi? Per un vecchio sposato e con figli? Lasci l’uomo della tua vita per un’avventura torbida, che schifo, davvero che schifo”disse Cassie

“Cassie controllati o ti licenzieranno”dissi io sedendomi al bancone.

“guarda che cane bastonato, vorrei tanto abbracciarlo e consolarlo”

“oh immagino come lo consoleresti, fammi un latte macchiato ti prego”

“no davvero, mi accontenterei solo di abbracciarlo”disse Cassie sognante

“il latte macchiato ti prego, e una almond croissant”dissi io di nuovo

“ti sembra che io possa riuscirci?”chiese Cassie

“ma a te non piaceva più Tom?”chiesi io

“vanno bene tutti, quando sono single vanno bene tutti gli attori affascinanti”disse Cassie

“il latte macchiato”dissi io di nuovo

“voglio abbracciarlo”

“Cassie”dissi io

“Oh mio dio guarda chi c’è, cazzo è il mio giorno fortunato allora”disse Cassie sospirando e non potei fare a meno di voltarmi per vedere chi fosse, ebbene era arrivato anche il suo Tom che sembrava avere qualche difficoltà ad entrare con quel passeggino mentre teneva la piccola in braccio.

“il mio giorno fortunato allora, Rachel ti stavo proprio cercando”disse Tom  quando finalmente riuscì ad entrare.

“buongiorno signor Sturridge”dissi io

“signor Sturridge”disse Cassie ridendo alle mie spalle

“dai retta a Cassie, Tom è sufficiente”disse lui sorridendo.

“qual è l’emergenza?”chiesi io curiosa.

“Sienna aveva le prove per lo spettacolo e io devo andare a fare un provino, ma sai come vanno queste cose, ci metterò un sacco ora che aspetto il mio turno” disse Tom

“ok, ma non c’è problema vero cucciola? Vuoi stare un po’ con me mentre aspettiamo che mamma e papà finiscano al lavoro?”chiesi io e la piccola mi sorrise subito facendo dei versetti strani.

“Le piaci un sacco”disse Tom passandomela in braccio.

“ai bambini piacciono tutti quelli che sembrano strani”dissi io

“si, sarà per il tuo accento strano”disse lui

“forse”dissi io sorridendo

“ah oddio ecco il mio coinquilino, non sapevo dove andarlo a pescare, Sienna puntava su qualche pub, beh è un bene no? Non beve ancora alcolici e sono le 15 del pomeriggio che bel record”disse Tom fingendosi orgoglioso mentre guardava il suo amico che invece non si era accorto nemmeno che stavano parlando di lui.

“Rob vieni a conoscere la baby sitter di Marlowe da sobrio”disse Tom attirando l’attenzione solo di un signore che lavorava al computer.

“dubito ti risponderà, ha ordinato e si è seduto e credo stia studiando quel caffè”disse Cassie

“la fase catalessi sta durando troppo a questo giro”disse Tom sbuffando

“a questo giro?”chiese scioccata Cassie e io le lanciai un occhiataccia, fare la curiosa di gossip non mi sembrava una grande idea.

“beh non è la prima che lo tradisce, ma capita a tutti no? Io non avevo fatto così”disse Tom

“io gli ho tirato un pugno in faccia”disse Cassie

“io l’ho tirato al tipo con cui mi ha tradito”disse Tom

“mi fa così pena”disse Cassie e io scossi la testa mentre Tom rideva.

“sei una sua fan Cassie?”chiese Tom

“un po’”ammise Cassie

“quando tornerà ad essere un essere vivente te lo presento”disse Tom facendole l’occhiolino, ecco come uccidere definitivamente Cassie.

“vieni Rachel voglio presentartelo visto che lo vedrai in giro per casa, e poi ti deve delle scuse”disse Tom

“ti deve delle scuse?”chiese Cassie perplessa

“allora sei davvero affidabile, non l’hai raccontato nemmeno alla tua amica, eh si abbiamo scelto bene”disse Tom mentre raggiungevamo il tavolo del suo amico.

“Robert, quel caffè non ti parlerà “disse Tom sedendosi di fronte a lui.

“che vuoi Sturridge?”chiese lui scocciato.

“chiedi scusa alla baby sitter di Marlowe per ieri sera”disse Tom

“Rachel siediti, Marlowe non è leggera”disse Tom invitandomi a sedere, si ero rimasta in piedi come un’idiota.

“si, grazie”dissi accomodandomi accanto a Tom e liberandomi finalmente dalla visuale di Cassie che continuava a lanciarmi occhiatacce per non averle raccontato tutto subito.

“ciao e scusa per ieri sera”disse Robert guardandomi.

“non è stato nulla non si preoccupi”dissi io

“che socialità Robert, passerà tanto tempo in casa con noi, potresti dire  tipo ciao sono”disse Tom

“tanto lo sa chi sono, che senso ha presentarmi”disse Robert

“lei comunque è Rachel”disse Tom

“l’hai chiamata così, e poi l’hai chiamata così anche ieri sera”disse Robert

“ti ricordi di lei quindi?”chiese Tom

“si”disse Robert

“e perché non ti ricordi come sei arrivato in quello stato a casa mia?”chiese Tom

“Tom basta, ho già avuto la ramanzina da Sienna questa mattina, non berrò più ok?”chiese Robert

“lo spero, abbiamo una bambina in casa, e ieri Rachel stava per chiamare un ambulanza e la polizia”disse Tom

“scusa per qualsiasi cosa abbia detto o fatto”disse Robert guardandomi di nuovo solo per un secondo, il secondo dopo stava sorridendo a Marlowe.

“ti sorride perché hai il cappuccio, sei un pessimo padrino e ti odia sappilo, vero tesoro di papà dillo allo zio Robert, noi odiamo lo zio Robert ubriaco che disturba la quiete dell’intero quartiere”disse Tom

“certo Tom, ho capito”disse Robert

“io devo andare a fare quel provino, credo di essere a casa per cena circa, se quando torni a casa lo trovi ubriaco o ti spaventa chiama la polizia tranquillamente”disse Tom

“chiama anche i paparazzi insieme nel caso”mi disse Robert

“secondo me non ne avrò bisogno”dissi io rassicurando Tom

“si, ma nel caso non farti problemi”disse Tom

“ciao cucciola, papà torna presto, tu divertiti con Rachel”disse Tom salutando la sua piccola e quando lasciò il locale temevo che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro e invece la sua attenzione fu catturata dai tovaglioli sul tavolo, ne afferrò uno e iniziò a giocarci.

“è una bambina socievole, non voleva stare in braccio solo alla mia ragazza”disse Robert

“si, è un tesoro, ma è il secondo giorno che sto con lei e temevo piangesse”dissi io

“volevi davvero chiamare la polizia? Mi sembra un po’ esagerato”disse lui

“non sapevo chi fosse”

“grazie per non averlo fatto, sarei stato bene in copertina ubriaco e svenuto sul marciapiede”

“a nessuno interessano queste storie”dissi io

“non sei appassionata di gossip devo dedurre”

“ammetto di non esserlo”

“ci avresti fatto parecchie sterline”

“beh adesso che me lo dice magari ci penserò su”

“dammi del tu non sono così vecchio”disse lui ridendo probabilmente per la mia battuta.

“va bene, ora scusa ma io e Marlowe andiamo al parco”dissi io, sentendomi in imbarazzo, forse erano i suoi occhi azzurro grigio, ma aveva qualcosa che mi metteva a disagio.

“certo, a più tardi allora”disse lui salutando la piccola mentre la sistemavo nel passeggino.

“ciao”dissi e lui mi rispose con un cenno.

“ciao Cassie”dissi e lei mi mimò un “voglio sapere tutto poi”.

Maida Vale era decisamente un quartiere al di sopra delle mie possibilità, eppure era la zona in cui mi sentivo più serena, forse perché mi risultava difficile pensare che al di là di quei bei portoncini lucidi ci fossero delle storie tristi, e per assurdo mi sembrava che stando lì potevo dimenticare, come se potesse contagiare in qualche modo la mia di storia.

“ci sediamo qui? C’è un bell’albero hai visto?”dissi a Marlowe che osservava i miei movimenti incuriosita.

“vieni guardiamolo bene”dissi io prendendola in braccio.

“è proprio un bell’albero, è grande, ha tantissime foglie”dissi avvicinandomi all’albero.

Non credevo sarei mai stata in grado di occuparmi di una bambina tanto piccola, pensavo mi avrebbero mandata via al volo capendo che non ero in grado di occuparmi della loro piccola, e invece sembrava che le cose si stessero mettendo bene.

Certo, ero esageratamente ottimista a pensarlo al secondo giorno, ma che diamine io ero un ottimista, lo ero sempre stata.

In fondo a cosa serve essere pessimisti? A sembrare un po’ meno ingenui quando le cose alla fine  vanno male forse?

Certo, ci si dice e si racconta agli altri “si, ma me l’aspettavo”, ma intanto dentro la delusione c’è eccome.

Quindi perché iniziare a vedere le cose subito in negativo prima che vadano realmente male, insomma godiamoci quel momento di felicità, poi se andrà male soffriremo comunque.

Ok,  forse soffriremo quasi di più, perché ci sentiremo degli ingenui che hanno osato sperare, ma in fondo non è che pensare in negativo dall’inizio al momento della sconfitta ci farà sentire meglio, avremo comuque perso.

“si, proprio questo albero dovete guardare?”chiese un ragazzo seduto su una panchina accanto alla nostra sgarbatamente.

“mi scusi”dissi io perplessa, non mi sembrava di aver dato chissà quale disturbo alla quiete, oltretutto non c’era nessun cartello che diceva non giocare con i bambini sotto gli alberi.

“non capisco che diavolo ci faccio a scrivere qui, la zona super posh di Londra chi dovrei incontrarci se non le odiose ragazze posh”disse lui sospirando infastidito.

“se non vuoi che nessuno ti disturbi non dovresti scrivere in un parco”dissi io guardandolo bene, era moro con i capelli spettinati un paio di occhiali da sole a coprirgli gli occhi e dei vestiti che sembrava gli stessero addosso da giorni, però era carino.

Ecco ancora il flash del suo viso, ok va bene, abbiamo capito ora sotto la parola carino, di bell’aspetto, bello, attraete dovrà sempre comparire la faccia di Robert, alias il pazzo che era svenuto sul marciapiede davanti alla casa dei genitori della piccola di cui mi occupavo.

“ah ma tu non sei la mamma allora? Sei una baby sitter vero? E non sei nemmeno dei quartieri alti”disse lui come a prendersi gioco di me, e questo mi infastidiva alquanto, chi si credeva di essere?

“si, mi occupo della bambina, ma non vedo cosa centri con il fatto che sei stato sgarbato”dissi io cercando di mantenere la calma.

“e hai qualcosa da fare stasera?”chiese lui

“non posso crederci”dissi io scioccata, era passato dall’insultarmi al provarci in praticamente tempo zero, che gente assurda c’era in giro?

“vivi nell’East end irlandese?”chiese lui

“mi spiace ma non rientro alla perfezione nel quadrettino che ti stai immaginando”dissi io

“però è vero che sei irlandese”disse lui

“ci poteva arrivare chiunque”

“io vivo a Camden e sono un musicista, non mi dispiacerebbe vederti qualche volta, ma sono sicuro che ci rivedremo”disse prima di andarsene.

E sarei io a rientrare nel clichet? Voglio dire, musicista che vive a Camden con problemi con l’igiene personale evidenti, qualcuno dovrebbe dirgli che il punk è finito e che non siamo più negli anni 70, questa dovevo assolutamente raccontarla a Pete, avremmo riso sicuramente un sacco.

Non so cosa mi trattenne dallo scoppiare a ridere, mi sembrava di essere in un telefilm di serie b, era davvero assurdo, nessun ragazzo si era mai approciato con me in quel modo, e ci credeva anche insomma, sembrava scontato per lui che io dicessi si.

“vedi Marlowe quelli sono ragazzi da evitare”dissi lasciando finalmente andare quella risata che avevo trattenuto per non sembrare troppo stronza.

“ma tanto il tuo papà te lo ricorderà spesso”dissi io mentre lei giocava con le palline del mio braccialetto.

Il mio di padre non era mai stato molto protettivo, era sempre stato preso dal suo ristorante di successo, troppo impegnato a diventare il migliore per occuparsi di me, ero stata io ad essere protettiva con lui.

Avevo cercato di proteggerlo in ogni modo, avrei anche lottato al suo posto se fosse stato possibile, avrei fatto rehab al posto suo se solo fosse servito, ma purtroppo per quanto io avessi cercato di sorreggerlo ogni giorno alla fine non era stato più possibile per lui rialzarsi ed era crollato definitivamente.

“torniamo a casa che dici? Mi sembra ti stia annoiando un po’, e poi tra poco è ora di merenda”dissi accarezzandole i capelli e finalmente lasciò il mio braccialetto, e riuscì a risistemarla nel passeggino lasciandole uno dei suoi sonagli per distrarsi.

Speravo vivamente di non essermi sbagliata a fidarmi di Robert e di trovarlo sobrio alle cinque del pomeriggio.

Quando entrai in casa capì di essermi sbagliata, trovai ben tre bottiglie di vino aperte sul tavolino in salotto, e prevedevo già disastri.

“ciao Rachel”disse lui sbucando dalla cucina

“queste bottiglie sul tavolo non sono tue spero”dissi io

“sono arrivato solo alla seconda, e sto bene”disse lui

“si, ma sono le cinque del pomeriggio, è presto per bere e Tom e Sienna si fidano di te e non vogliono che ti riduci come ieri sera, non ti fa bene”dissi io

“Non mi fa bene? Ma figurati e poi scusa ma tu sei la baby sitter che ti interessa se bevo”disse lui

“certo che mi interessa, c’è una bambina qui e ha diritto ad un ambiente sereno”dissi io

“infatti ci sei tu con lei, io me ne sto qui e bevo che fastidio vi do”

“che cosa pensi che risolva bere così tanto? “chiesi io

“tre bottiglie non è tanto”disse lui

“si inizia così e poi chissà dove si arriva e tutto questo per cosa? Perché la donna che amavi ti ha tradito? “chiesi io

“tu non puoi capire e non sei nessuno per darmi un giudizio, sei solo la baby sitter di Marlowe quindi occupati di lei non di me”disse lui

“non ho nessuna intenzione di occuparmi di te, ma visto lo stronzo che sei diventato mi sembra chiaro che tu abbia bevuto a sufficienza, quindi la terza bottiglia è sotto sequestro, lamentati con Tom, non mi occupo solo di Marlowe ma anche della casa, e ritengo che tu stia disturbando la quiete della casa”dissi io

“la quiete della casa?”chiese scoppiando a ridere.

“sei ubriaco a sufficienza, tra poco cadrai nel mondo dei sogni e potrai smettere di pensare”dissi io

“fosse così facile, posso bere quanto voglio ma non riesco a scacciare quelle immagini dalla mia vista”disse lui

“e allora fallo almeno per il tuo organismo se non per te, smettila di bere, cerca un altro modo per andare avanti, fa qualcosa di diverso”dissi io

“il mio organismo è scisso da me?”chiese lui

“è un discorso che funziona sempre quando qualcuno vuole farsi del male”dissi io

“che soggetto strano che ha assunto Tom”disse lui lasciandosi cadere sul divano.

“grazie”dissi io

“non ti aspetterai anche i complimenti, mi hai appena rubato una bottiglia di vino”disse lui

“La berrai quando sarai in grado di sentirne davvero il sapore invece di buttarla giù come fosse acqua solo per stordirti”dissi io

“non ti conosco ma già ti odio”disse addormentandosi.

“il tuo padrino è fuori uso Marlowe, che cosa vogliamo per merenda?“chiesi prendendola in braccio e afferrando la bottiglia di vino, era fuori uso, ma meglio togliere le tentazioni dalla vista.

“io direi che la mamma qui ha scritto che hai il passato di mela per merenda, non ti invidio molto ad essere sincera, ma ascoltiamo la mamma”dissi sistemandola nel seggiolone con il suo bavaglino pronta ad imboccarla.

Per me non era una gran cosa quel passato di mele, ma lei lo adorava.

Tornai in salotto dove Robert ormai russava addirittura, altro che sobrio, due bottiglie ed era steso.

Sistemai Marlowe sul tappeto e presi i suoi giocattoli, si divertiva con una palla di spugna che suonava e dalla quale era totalmente rapita, io a mia volta non riuscivo a non guardare il suo padrino, il maledetto istinto crocerossina sembrava stesse colpendo ancora, probabilmente non era nemmeno attraente in realtà è che era triste e si stava facendo del male perché soffriva e come potevo non interessarmi alla sua causa, il maledetto istinto crocerossina era inarrestabile.

Però i capelli spettinati, gli occhi socchiusi la barba che chissà da quanti giorni non si faceva, ok adesso basta, dovevo smetterla di guardarlo, non era attraente, e io non ero Cassie, i miei ormoni erano praticamente morti,e lì dovevano restare, non dovevano notare nulla.

Quasi come se mi stessero mandando un ancora di salvezza da quei pensieri suonò il campanello di casa e presa Marlowe in braccio andai a vedere di chi si trattava, dallo spioncino faticavo a vedere chi c’era dall’altra parte, sembrava qualcuno di basso.

“buongiorno chi sta cercando?”chiesi io

“sto cercando il mio ragazzo lo so che è lì”disse la ragazza

“mi scusi signorina ma qui vive il signor Sturridge ed è già occupato”dissi io

“non so chi tu sia, ma dì a Rob di aprirmi subito o non ha idea di che cosa gli combino”disse lei alzando la voce.

Oh cazzo, era la troia.

“non c’è nessun Robert qui”dissi io

“si nasconde anche adesso?  Beh digli che sono passata e che passerò finchè non si deciderà a parlarmi”disse lei e poi se ne andò senza salutare, che ragazza maleducata mi trovai a pensare.

“era lei vero?”chiese Robert sbucando dal salotto e quasi mi presi un colpo.

“penso fai in tempo a raggiungerla  se vuoi parlarle, mi sono permessa perché dormivi”dissi io

“no, hai fatto bene, non ho intenzione di vederla, si preoccupa solo perché la casa di produzione non amerà questa storia e chissà che penale le metteranno, quindi vuole essere sicura che giocherò alla storia della coppia felice durante il tour promozionale, e può scordarselo”disse lui

“capisco”dissi io

“scusa, non volevo annoiarti con queste storie, sei qui solo per la bambina non certo per occuparti di me”disse lui osservando la piccola che tenevo in braccio.

“figurati, ti senti un po’ meglio? Un’ora buona l’hai dormita”dissi io guardando l’orologio.

“un po’ si, grazie per avermi impedito di continuare a bere”disse lui

“di niente, l’ho fatto per il tuo organismo e perché volevo essere sicura di non dover pulire vomito in giro”dissi io

“grazie per la sincerità lo apprezzo comunque”disse lui sorridendo a tornando sul divano e anch’io sorrisi e il secondo dopo mi chiesi perché stavo sorridendo, e diedi ancora la colpa all’effetto crocerossina.

Dio quanto lo odiavo, dovevo aiutare sempre tutti, anche lui che insomma stava male per una cazzata totale, specialmente se lo paragonavo a quello che avevo passato io, eppure io non avevo iniziato a bere e drogarmi anche se la mia vita faceva schifo, mi ero rimboccata le maniche ed ero scappata sull’isola accanto, tutto qui.

Scusate ho quasi fatto passare due mesi, ma nelle ultime settimane ero bloccata in generale e non volevo scrivere a vuoto, spero possa piacervi e spero che sia comprensibile :)

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