Sacro Romano Impero?

di danonleggere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #capitolo uno# ***
Capitolo 2: *** #capitolo due# ***
Capitolo 3: *** #capitolo tre# ***
Capitolo 4: *** #capitolo quattro# ***
Capitolo 5: *** #capitolo cinque# ***



Capitolo 1
*** #capitolo uno# ***


 

Per tutti quelli che si chiedono dove sia finito un certo bambinetto biondo di nostra conoscenza e perchè propio ora che dobbiamo studiarlo a scuola (unico argomento interessante dopo mooolto) la prof decide di saltarlo.
E un ultimo saluto a chi crede che scrivere una cosa in corsivo a inizio capitolo sia poetico.

 

 

 

 

 


Germania si svegliò al suono della sua fidatissima sveglia alle 6.00 del mattino. si stava alzando ripensando ai nuovi allenamenti che aveva in mente di fare quella mattina quando si sentì un peso caldo sullo stomaco. Guardò in basso e vi trovò l'italiano che dormiva beatamente abbarbicato al tedesco. Stava per svegliarlo urlandogli contro che il giorno prima gli aveva esplicitamente chiesto di rimanere in camera sua quando notò la sua espressione.
Sorrideva beato come se fosse assieme ad una persona a lui molto cara mentre muoveva piano le labbra sottili, sembrava che dicesse "Dai Sacro Romano Impero, vieni con me.".
Sacro Romano Impero? Il biondo era sicuro di aver gia sentito quel nome, ma dove?
Mentre ci pensava Italia parve svegliarsi e pigramente si tirò su fino a trovarsi a qualche centimetro dalla faccia dell'altro che colto alla sprovvista mentre lo guardava dormire arrossì violentemente, ma il castano si limitò a dire "Sei tornato Sacro Romano Impero." prima di riaddormentarsi sul petto del biondo ormai porpora.

Ancora un poco scosso il tedesco si staccò dall'abbraccio dell'italiano e vestendosi velocemente andò a correre. Gli faceva piacere che il suo amico fosse andato ad abitare da lui, in quel periodo mangiava veramente bene!
Ma la cosa che gli piaceva di più era la fastidiosa presenza del castano che gli portava sempre il buon umore. Gli aveva anche dato una stanza tutta per lui, ma ogni volta la nazione solare trovava una scusa per infilarsi nel suo letto, la cosa lo infastidiva ma lo lasciava fare.
Però era da un po' di tempo che si era accorto di provare qualcosa di più per Feliciano, come se ora non potesse più fare a meno di quelle attenzioni. Aveva cercato più volte di dirglielo ma qualcosa lo bloccava sempre, e se lui lo avesse rifiutato? E se l'affetto che lo legava al biondo era puramente parte del carattere dell'italiano?
Il teutonico era ancora immerso in questi pensieri quando avvicinandosi a casa sua sentì delle urla.
 

Italia si era svegliato con ancora davanti agli occhi l'immagine del suo amore d'infanzia per ritrovarsi nel letto da solo.
Quella era la camera di Germania.
Lui si era addormentato abbracciato a Germania.
Nel letto di Germania.
E ALLORA PERCHE' LI' NON C'ERA GERMANIA?!?
Un enorme vuoto si impadronì del castano che era ancora un poco nel suo sogno, propio quando Sacro Romano Impero si era dichiarato e poi era sparito. E ora non trovava il tedesco che di solito lo svegliava all'alba per allenarsi.
Guardò l'orologio. 8.30. IL BIONDO AVREBBE DOVUTO SVEGLIARLO PIU' DI DUE ORE PRIMA!!!
Si alzò velocemente dal letto notando che erano spariti anche i vestiti che Ludwig si preparava per il giorno seguente, fu preso dal panico e si mise a correre per casa urlando.
 

Germania fece uno scatto nell'ultimo pezzo di terra che lo separava dalla porta e quasi sfondandola si buttò in casa trovando il suo amico disteso sul tappeto del salotto in lacrime. Questi appena lo vide si alzò in piedi e gli si buttò addosso.
"Non c'eri, ... , Sacro Romano Impero, ... , i vestiti, mi hai lasciato, ... , non..." Germania lo bloccò facendogli poggiare la testa sul suo petto e tenendolo sollevato da terra lo portò sul divano.
Feliciano stava singhiozzando quindi il biondo lo strinse più forte finchè piano piano si calmò.
"Adesso vuoi spiegarmi cos'è successo?" chiese comprensivo il più lucido dei due. Italia si rannicchiò ancora di più tra le braccia dell'amico e sobbalzando per un singhiozzo cominciò "Quando mi sono svegliato e non ti ho trovato mi sono spaventato, ho pensato che mi avessi abbandonato" disse tenendo gli occhi bassi.
Allora il tedesco prendendo un grosso respiro e appoggiando la propia testa su quella del castano disse "Io non ti abbandonerò mai, sei mio alleato e mio amico, hai fatto solo un brutto sogno. Ora che ne dici di un po' di Pasta?"
Rincuorato Feliciano si tirò su e asciugandosi sorrise al tedesco sospirando un "ve" di sollievo.

 

La giornata passò abbastanza tranquilla e la sera Germania mandò Italia a fare la spesa, così lui avrebbe avuto il tempo di organizzare tutto.
Cucinò la Pasta alla bolognese e delle lasagne, stappò una bottiglia di vino appositamente chiesta a Francia. Quella sera si sarebbe dichiarato e nulla lo avrebbe fermato.
Si cambiò mettendosi un abito italiano all'ultima moda e preparò il dono che gli avrebbe fatto, una collana con una croce celtica decorata con il tricolore verde bianco e rosso per simboleggiare loro due. Ormai mancava poco e lui era pronto.

 

Feliciano camminava fischiettando verso casa, a quell'ora i negozi erano chiusi e lui era andato dal fratello a chiedergli quello che avrebbe dovuto portare a Germania.
"Ma vuoi spiegarmi il perchè fai ancora la servetta di quel mangiapatate? E' solo una fottutissima perdita di tempo stare con quello stupidissimo crucco!"
Per fortuna in quel momento era arrivato Spagna che aveva cominciato a fargli la magia del buon umore e Romano accecato dall'ira era andato a sbattere contro ad un muro e aveva perso i sensi.
Quindi il fratello gli aveva ripulito la dispensa e lasciato nelle mani amorevoli (hihihi) di Antonio.
Arrivato davanti alla porta della casa di Germania l'aprì e si ritrovò davanti l'amico che lo accompagnò ad una tavola imbandita solo per lui. A Feliciano brillavano gli occhi e si dimenticò all'istante della spesa guidato dal buon odore della cena. Cominciarono a mangiare mentre il castano parlava beatamente del più e del meno. Una volta finito il biondo gli si avvicinò e porgendogli la scatoletta con la collana gli disse "Italia, tu mi piaci non come amico, io ti amo"
Sul volto dell'itaiano passarono in meno di 20 nanosecondi tutte le emozioni conosciute e non, poi la sua bocca si allargò in un sorriso e svenne.
Germania non sapeva cosa fare, tra tutte le reazioni che si era immaginato, poteva essere rifiutato con un semplice "io ti vedo come un amico". Oppure poteva baciarlo e continuare il discorso in camera, o ancora poteva scoppiare una bomba che avrebbe fermato quel momento. Ma  quella non l'aveva prevista e ora preso alla sprovvista la sua mente calcolatrice si era messa all'opera per ideare un piano.
Intanto temendo che Feli si fosse fatto male lo sollevò dalla posizione fetale nella quale era caduto e dopo aver controllato che non avesse ferite evidenti lo portò a letto. Non sapendo in quale camera sistemarlo lo mise in quella che gli aveva prestato temendo che se si fosse svegliato nella stanza del biondo dopo la scena di fine serata si sarebbe spaventato.
Era tentato di cambiarlo lui stesso perchè con il pigiama sarebbe "stato più comodo" ma si trattenne pensando che cosa avrebbe pensato di lui l'amico se fosse rinvenuto in quel momento. Dopo aver sistemato tutto stava per lasciare la stanza quando sentì Italia biascicare un nome che aveva gia sentito e che ormai gli stava diventando familiare, Sacro Romano Impero.
Il biondo era deciso a capire chi fosse questa persona che infestava i sogni del  SUO o quasi Italia. Ludwig era una nazione relativamente giovane e nonostante le ore passate sui libri non conosceva ancora tutte quelle passate, quindi decise di telefonere a qualcuno più grande di lui, suo fratello Prussia
.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Ta-da!!!
Ecco a voi l'ennesima cavolata!!!
Comunque io spero che vi sia piaciuta perchè questa cosa mi girava in testa da tempo e non sapevo come sarebbe uscita fino ad oggi. Vi prego *occhioni da cucciolo bastonato* di recensire perchè sono piena di dubbi e ho bisogno che qualcuno mi dia conferma di ciò che penso approposito del capitolo.
E' troppo corto? Volevo farlo più lungo ma poi sarebbe stato difficile tagliare la parte dopo...
Ma ora basta con le mie autocommiserazioni e vi lascio con una domanda che non centra nulla con la storia:

Cosa ne pensate di Seborga?

Sarete molto gentili se me lo scriverete in un commento, anche corto, di quelli che arrivano come messaggi personali, è solo una mia curiosità.
Comunque salutoni, a presto e CIAO!

 

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Capitolo 2
*** #capitolo due# ***






Per prima cosa un enorme grazie a te e solo te che stai leggendo in questo momento e che mi stai dimostrando che quello che scrivo ha un  vago senso.
E avverto che ho corretto gli errori (spero tutti) del capitolo precedente, ma mi faccio prendere dalla storia (nonostante io l'abbia letta un casino di volte nel riscriverla e soppratutto l'abbia scritta io) e forse ne ho dimenticato qualcuno verso la fine *si inginocchia* SCUSATEMI!





Germania si diresse verso il suo studio e afferrato il telefono compose il numero dell'albino. Dopi pochi secondi si sentì:
"Kesesesese, questa è la segreteria telefonica del Magnifico Me, prego lasciare un messaggio dopo il PIO." e una vocina acuta intervenne "PIO."
"Prussia, lo so che sei lì, tu non hai la segreteria telefonica." gli ricordò il fratello minore già sconvolto per quello che gli stava succedendo.
"Kesesesese, e se il Magnifico Me l'avesse comprata?" fece di nuovo la voce nella cornetta.
"Sicuramente il magnifico te è troppo magnifico per leggere le istruzioni e non l'ha ancora montata." gli rinfacciò il biondo.
"E' che non voglio chiedere aiuto a Francia e le istruzioni sono tutte in francese, ma perchè mi hai chiamato? Non ti fai sentire spesso!"
"E' che ho dei problemi qua a casa" rispose vago "comunque non è che tu hai mai sentito parlare di un certo Sacro Romano Impero?" Chiese Germania andando subito al punto, non voleva farlo capire al fratello ma si stava attorcigliando insistentemente il filo del telefono attorno al dito mentre attendeva una risposta che però non arrivava "Hei Prussia, sei ancora lì?"
Niente.
"Prussia, ti è successo qualcosa?" urlò il teutonico biondo gia stressato di suo.
"No. Mi dispice, non conosco nessun Sacro Romano Impero. Scusa, addio." e riagganciò. Strano, di solito quando Germania gli telefonava l'albino lo teneva impegnato per ore ad ascoltare tutte le sue magnifiche imprese.
Ludwig stava per chiamare Austria per chiedere a lui quando sentì dei rumori dalla camera di Feliciano. Ci si stava per catapultare dentro quando in attimo prima della soglia si fermò per entrare timidamente. Dopo aver aperto lentamente la porta il potente tedesco si fermò all'ingresso mentre Italia si alzava a sedere.
Si avvicinò a lui e gli si sedette di fianco su uno sgabello preparato in precedenza per quel momento. Adesso si stava giocando una delle cose più importanti della sua vita e tutto doveva essere perfetto.
Il castano sbadigliò sonoramente e piano piano posò lo sguardo sull'amico che con uno scatto veloce si protese in avanti e lo baciò. Veneziano era stupefatto, ma poco prima che potesse ricambiare un'immagine gli invase la mente e svenne.
Il tedesco vide l'altro accasciarsi tra le sue braccia e mormorare ancora quel nome, Sacro Impero Romano. Allora Germania preso dalla frustrazione e con l'autostima alta quanto Eduard* si buttò fuori dalla stanza per agguantare il telefono e chiamare Austria. Dopotutto quando era piccolo Feliciano lavorava da lui, era "l'uomo" giusto per chiedergli una cosa del genere.
Compose velocemente il numero e dopo pochi istanti rispose una voce gentile "Ciao Ungheria" salutò lui "cercavo Austria ma anche tu vai bene, per caso conosci un certo Sacro Romano Impero?"
Silenzio.
"Ungheria, sei ancora lì? Evidentemente oggi il telefono non funziona, dovrò chiamare il tecnico."
"No, il telefono funziona. Mi dispiace ma non lo conosco, adesso però ti passo Austria, buona giornata Germania." rispose educatamente la padella-woman e dopo poco tempo si sentì il suono di una voce più cupa "Buongiorno Ludwig."
"Salve." rispose educatamente il biondo cercando di non perdere troppo tempo.
"Elizaveta mi ha detto che dovevi parlarmi di una cosa importante, avanti."
Importante? Come faceva lui a sapere che scoprire chi fosse quel tipo era importante? Va bhe, Germania non aveva nè tempo nè energie per pensarci adesso.
"Si, in effetti, volevo chiederti se conoscevi un certo Sacro Romano Impero." il biondo si aspettò di non sentire più voci come era successo prima, invece il parassita aristocratico si affrettò a rispondere "Si, lo conosco. Veniva spesso a casa mia per giocare con Italia quando era piccolo. Erano grandi amici, poi un giorno è sparito. Mi dispiace se è poco, non so altro, arrivederci." e riagganciò.


"Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato." disse l'austriaco "adesso sarà compito di Prussia informarlo." e Ungheria annuì grave.


Germania era sconvolto, un amico di Italia? Un amico d'infanzia scomparso che il castano chiamava nel sonno? E perchè Elizaveta aveva detto di non conoscerlo quando anche lei lavorava da Austria quando Feliciano era piccolo? Non poteva sopportarlo.
Ancora preso dalle emozioni decise di calmarsi andando a dormire, il giorno dopo avrebbe chiarito la questione con la mente più lucida.


Il teutonico si svegliò alle 6.00 precise e si sorprese felice nel constatare che sentiva l'abituale peso dell'amico sullo stomaco. Per evitare la scenata del giorno prima decise di svegliarlo aspettandosi una reazione "insolita" dopo gli avvenimenti della serata. Ma il castano si alzò normalmente salutando il biondo con un misto tra un VE, uno sbadiglio e la parola Pasta (?) e andò a preparare la colazione.
Ludwig era basito, ma lentamente si vestì e scese anche lui a mangiare. Una volta in cucina notò che l'italiano non aveva la collana con la croce che gli aveva regalato il giorno prima e non l'aveva vista neanche sul comodino dove l'aveva lasciata.
Si sedette a tavola e cercò di tastare un po' il terreno "Senti, a proposito di ieri sera... "
"Ti ringrazio tantissimo per la cena" lo anticipò l'altro "era da tempo che non mangiavo delle lasagne così buone!" finì allegro mentre si sedeva anche lui a mangiare.
"Si, ma quello che è successo dopo... " ritentò Germania.
"Mi dispiace di essermi addormentato, ma ero molto stanco"  disse Feliciano sorridente.
"Quindi non ricordi quello che è successo alla fine... " il biondo non sapeva come accennare al discorso.
"No, perchè? Ti ho fatto arrabbiare?" si agitò il castano "Io non volevo, non sapevo che... " e provò ad inventare scuse su qualcosa che non aveva fatto.
Che non ricordava di avere fatto.
Ma lui ricordava.







*una stellina d'oro a chi riconosce la citazione   ^J^
Comunque...  hihihi e non sapete cosa succederà dopo! Ok, prima di soffocarmi dalle risate per le perversioni che mi vengono in mente vi dico  che questo capitolo è schifosamente corto e che è da considerare come una congiunzione tra quello precedente e il prossimo.
E se vi sembra che quello che è successo è narrato in modo veloce e confuso (anche se non ci crederete) è fatto apposta! Ma si capirà meglio nel prossimo capitolo.
Ora prima di spoillerare qualcosa spero che vi sia piaciuto arrivare fin qua e spero che recensirete, così almeno io avrò l'autostima alta dato che quella di Germania è andata a quel paese. E sappiate che se non lo farete incapperete in una terribile maledizione, perchè io vi osservo sempre ò.ò  !
E ora il momento che state tutti aspettando:  CIAO!

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Capitolo 3
*** #capitolo tre# ***


 

 

HOLA A TODOS LOS LETTORES (sto inventando, io lo spagnolo non lo so).

Scusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemi
scusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemi
scusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemi
scusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemi
scusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemi
scusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemiscusatemi per il
mostruoso ritardo ma mi sono fatta male ad un braccio e non potevo scrivere al computer poi mi sono persa nel fantastico mondo delle vacanze estive.

Comunque vi auguro una buona lettura di questo!

 

 

 

 

Italia stava tornando allegramente verso la casa di Ludwig, era riuscito a ‘fare la spesa’ a casa del fratello abbastanza velocemente e ora aveva abbastanza tempo per ripensare a quello che gli era successo in giornata; a cominciare dal sogno della notte prima.

Stava giocando con Sacro Romano Impero su un immenso prato verde, una di quelle distese d’erba violate solo dagli zoccoli dei cavalli selvatici. Uno di quegli altopiani che Ungheria gli descriveva con gli occhi sognanti quando ripensava alla sua terra che aveva promesso al castano che un giorno gli avrebbe fatto visitare.

Lui e il biondino si stavano rincorrendo spensierati, non pensavano ai loro doveri ma solo alla persona con la quale erano in quel momento. Ad un certo punto si sono fermati sotto ad un grande albero per riprendere fiato e Sacro Romano Impero avvicinandosi sognante ad Italia e gli aveva detto di amarlo, poi si era girato ed era corso via.

In quel momento Felì si era svegliato convinto che Germania lo avrebbe calmato con uno dei suoi timidi sorrisi, quelli che faceva quando erano soli e non pensava di essere visto. Ma non trovandolo si era agitato.

Aveva controllato velocemente se l’amico era in casa, ma si era subito accorto che i suoi vestiti non c’erano ed erano le 8.30.

Preso dal panico che il biondo con gli occhi blu lo avesse abbandonato come a suo tempo aveva fatto il biondino con gli occhi azzurri cominciò a correre per la casa in preda ad un attacco isterico. Era arrivato in salotto quando inciampando nel tappeto si ritrovò per terra in lacrime.

Per fortuna in quel momento era arrivato Germania che con la sua presenza era riuscito a calmarlo, era strano di come gli bastasse stare nella stessa stanza con il teutonico per sentirsi al sicuro.

Ludwig lo portò sul divano e dopo qualche minuto di frasi che il castano non ascoltò da quanto era agitato riuscì a calmarsi al suono della parola ‘Pasta’ e insieme andarono a mangiare.

Poi nel pomeriggio l’amico l’aveva mandato a fare la spesa sostenendo che con la crisi quella settimana avrebbero avuto bisogno di scorte per prevenire l’aumento dei prezzi.

Ed ora era li, ad aprire la porta di casa e a ritrovarsi davanti Ludwig vestito con uno degli abiti più belli che il castano avesse mai prodotto che lo accompagnava verso la cucina. Una cucina che emanava un odorino talmente invitante che chiunque avrebbe interrotto qualunque guerra pur di assaggiare certe prelibatezze, e il teutonico aveva fatto tutto questo per lui!

Feliciano era al settimo o all’ottavo cielo dalla felicità  e parlò per tutta la serata cercando di far divertire Germania che ad un certo punto gli si era inginocchiato davanti e mostrandogli una croce celtica con il tricolore gli aveva detto “Io ti amo.”

Veneziano stava per buttarsi al collo del biondo e fare sul pavimento della cucina cose molto poco igieniche, ma per un attimo alla faccia di Ludwig si sovrappose quella di Sacro Romano Impero e un enorme vuoto prese possesso del corpo di Italia che sopraffatto dal turbine di emozioni svenne.

Non sapeva dire quanto tempo fosse passato quando l’italiano si ritrovò nel suo letto (quello che ancora non aveva mai usato) con la testa dolente, doveva averla battuta quando era svenuto. Si stava per alzare controllando di non avere nient’altro di dolorante quando arrivò Germania.

L’amico  si sedette a fianco del letto su uno sgabello che il castano poteva giurare di non aver mai visto e all’improvviso lo baciò.

Italia non aveva mai provato una sensazione simile.

Feliciano non credeva che il tedesco potesse essere così delicato. Gli ricordava qualcuno.

Qualcuno sepolto nei ricordi della sua infanzia.

Qualcuno con quelli stessi occhi e capelli.

Qualcuno…      NO.

Non voleva soffrire ancora come quando donato il suo cuore ad una persona non la vide più tornare.

Quindi fece la cosa più naturale che gli venisse in quel momento, quella che qualsiasi persona normale avrebbe fatto in una situazione simile, svenne.

Si svegliò poco dopo sentendo inveire Germania contro il telefono e rimanendo in silenzio lo osservò addormentarsi. Si. Erano proprio identici e per questo sarebbe stata ancora più dura.

Preso dal desiderio (si, anche lui) si infilò sotto le coperte dell’amico rifugiandosi tra le sue braccia.

Il mattino dopo venne svegliato da Ludwig, meno male perché avrebbe rischiato di essere preso di nuovo dal panico come il giorno prima e una volta alzato si dileguò in cucina per elaborare  una strategia (si, anche lui) avrebbe optato per l’amnesia.

Velocemente riuscì a sviare i sospetti del teutonico e la giornata riprese come al solito.

Una volta finito di mangiare si allenarono sul percorso creato dal tedesco dove entrambi stabilirono un nuovo record, Germania di velocità e Italia di cadute. Intorno alle due mangiarono leggeri (crauti e wurstel) e nel pomeriggio sistemarono le armi. Cenarono, andarono a dormire e si risvegliarono il giorno dopo.

Passarono così delle settimane e tutto tornò quasi alla normalità. Il tempo passava placido tra riunioni tra nazioni, allenamenti a cui quando il suo paese glielo permetteva partecipava anche Giappone e una volta un the a casa di Inghilterra interrotto da Francia che aveva perso i vestiti.

Un giorno Ludwig stava insegnando a Veneziano come montare un fucile disegnato dallo stesso italiano quando nel tentativo di caricarlo gli partì un colpo.

Il castano si andò a nascondere dietro al biondo pensando che fosse scoppiata una nuova guerra, mentre l’altro si era subito adoperato per controllare eventuali danni.

Dopo aver controllato un po’ in giro i due scoprirono che il proiettile vagante aveva beccato la soffitta. Allarmati corsero all’ultimo piano della casa di Germania e una volta arrivati videro che aveva finito la sua corsa bloccato in un vecchio mobile.

Il biondo non ricordava di averlo mai visto ma per l’italiano era anche troppo familiare.

Decisero di ‘comune’ accordo di portarlo al piano terra per esaminarlo meglio e nonostante le continue lamentele da parte del castano sul troppo peso arrivarono indenni in salotto e cominciarono a studiarlo.

Era un vecchio cassettone probabilmente di epoca barocca ma senza tutto l’oro che caratterizza quel secolo. Fabbricato in legno massello trasmetteva una sorta di stabilità e forza accentuata anche dalla forma squadrata ma non spigolosa. Aveva due cassettoni grandi tutta la lunghezza del mobile e due più piccoli nella parte più alta. I cassetti più piccoli avevano una maniglia in ottone ossidata dal tempo e all’interno erano vuoti. Mentre quelli più grandi avevano una serratura nello stesso materiale che sembrava essersi conservata intatta.

Era davvero ben fatto e ci passarono tutto il pomeriggio nel cercare di scassinarlo. Arrivata la sera Italia andò a preparare la cena, lui sapeva che quel mobile era di Sacro Romano Impero e aveva bisogno di distrarsi.

Ma per quanto si sforzasse non riusciva proprio a capire cosa quel mobile ci facesse nella soffitta di Germania, comunque non se ne preoccupò troppo, per quanto ricordava era sempre stato vuoto perché il bambino biondo non riusciva aprirlo da solo. Quindi si stupì parecchio quando sentì Ludwig urlare “Gut… L’ho aperto! E ci sono delle scatole dentro, Italia vieni qui.”

Scatole?

Il castano si avvicinò titubante alle spalle del biondo che incuriosito dalla scoperta le aprì.

Dentro alla prima c’erano stipate delle vecchie fotografie in bianco e nero di una bambina sorridente con un grosso abito di pizzo e un fazzoletto sulla testa a tenerle fermi i capelli probabilmente perché stava pulendo ma che non riusciva comunque a nasconderle un grosso ciuffo ribelle sulla sinistra.

“Guarda, delle mie foto!” disse raggiante l’italiano dimenticandosi dei pensieri che stava facendo fino ad un attimo prima, era proprio bello da piccolo.

“Come mai ci sono delle tue foto in un cassettone nella mia soffitta?” Chiese pacato Germania.

“Non lo so.” Rispose il castano assumendo un’espressione corrucciata.

Intanto il teutonico aprì la seconda scatola che aveva trovato e tirò fuori dei disegni raffiguranti un bambino biondo con un grosso cappello nero e degli occhi colore del ghiaccio, disegni così curati degni solo dell’Italia del rinascimento.

“Sacro Romano Impero.” Biascicò Feliciano sorridendo mentre ripensava al giorno in cui gli aveva fatto quei ritratti. Ma all’improvviso capì.

Ecco spiegato il motivo per cui Germania possedeva quelle cose che erano palesemente di Sacro Romano Impero. LUI ERA SACRO ROMANO IMPERO.

Sconvolto si accasciò sul divano e Ludwig li andò vicino stringendolo con le sue forti braccia cercando di calmarlo dato che aveva cominciato a tremare.

Rimasero così avvinghiati per qualche istante, poi il biondo decise che era giunto il momento per ritentare la sua mossa dato che quando ci provava in modo normale succedeva qualcosa di strano lui ci avrebbe provato in un momento strano. Quindi si avvicinò piano per baciarlo.

L’italiano sconvolto per tutto quello che stava succedendo si abbandonò a quella gioia improvvisa che era l’amico.

Dopo qualche istante, come per sfogare un istinto sepolto sotto grembiuli di pizzo e mantelli neri il tedesco spinse Veneziano su di sé cominciando a sfilargli la maglietta. Il ragazzo più giovane lo lasciò fare senza mai interrompere il contatto con il biondo che a sua volta si lasciò togliere la camicia.

Ora erano avvinghiati a torso nudo, e non sembravano intenzionati a smettere. Quindi Germania provò una mossa ardua, fece scorrere una mano fino ai pantaloni del castano e cominciò a sfilarglieli.

L’italiano fremette di piacere sotto le mani dell’altro che prendendogli la testa gli sussurrò un timido “Ti amo.”

Tutto d’un tratto mille e più emozioni violente investirono Feliciano che annaspava tra i ricordi, soprattutto di quei giorni bui in cui si addormentava triste tra le braccia di Ungheria chiedendosi se avrebbe mai rivisto il suo amico.

Si ricordava la tristezza, ogni singola bruciante lacrima versata non vedendolo tornare, e poi la notizia.

Sacro Romano Impero era scomparso, probabilmente morto.

Italia non lo avrebbe più riabbracciato, non avrebbe più potuto sentire le sue piccole scuse quando si imbambolava a guardarlo da lontano. La sua flebile voce che si faceva potente quando c’era da impartire un ordine, il suo immenso coraggio difronte a tutte le battaglie.

Si ricordava la paura che lo aveva preso quando gli avevano dato la terribile notizia.

Sapeva che non avrebbe retto ad un altro avvenimento del genere, non era disposto a soffrire ancora così tanto, non era pronto a perderlo un’altra volta e se non si fossero fermati subito non sarebbe neanche riuscito ad immaginarla una vita senza il tedesco. Lo chiamavano codardo? Bene, si sarebbe comportato da tale.

Velocemente si alzò e sistemandosi alla bel e meglio i vestiti che gli rimanevano ancora addosso lasciò la casa del biondo in lacrime.

 

 

Si stavano baciando teneramente, era riuscito a superare le sue inibizioni, aveva fatto la prima mossa evidentemente voluta anche dall’altro e riuscita bene. Quindi Germania non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo.

Stava per toccare il cielo con un dito quando Italia aveva cominciato a piangere ed era corso via. Riallacciatosi i pantaloni il teutonico aveva provato a seguirlo ma il castano quando voleva sapeva essere veloce e non stava correndo con una direzione precisa, quindi non era anticipabile.

Cos’era successo, gli aveva fatto male?

O forse centravano quelle foto e ancora una volta quel Sacro Romano Impero?

Germania avrebbe dovuto capire chi fosse per capire cosa stava succedendo.

 

 

 

 

WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW WoW

Chi vuole uccidermi per averli interrotti ancora una volta a metà si faccia avanti, ME LO MERITO! Oppure potreste aspettare e fidarvi della mia parola che giura di aggiornare tra una settimana!

(Io personalmente sceglierei la 1ma opzione)

Ma pensando alle cose serie *si guarda intorno confusa* mi sento sadica nei confronti di Germania che non sta capendo un’emerita mazza!

SORVOLIAMO, vi invito a recensire perché a voi non costa nulla e a me fa un immenso piacere sapere che ci sono persone a cui piace il motivo per cui la mattina mi butto giù dal letto e prendo in mano il computer (veramente quel motivo si chiama mamma, ma lasciamo perdere)!

CIAO!

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Capitolo 4
*** #capitolo quattro# ***


 

 

Kolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkol

kolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolKolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkol

kolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkol

Ciao a tuttiiiiii! Scusate lo sclero di prima ma ho appena finito di scrivere questo capitolo al computer e dovevo sfogarmi!

Allora, comincio subito a rompere: RINGRAZIOTANTISSIMOTUTTIQUELLICHEHANNORECENSITOFINOADORA ECHEHANNOMESSOLASTORIANELLESEGUITE/ECC…EVIDICOCHEE’COLPA
VOSTRASESIAMOGIUNTIAQUESTOPUNTO,ADESSOSCOPRIRETECOSASUCCEDEADARMICORDA!

Comunque questo è il penultimo capitolo, uuuuuuuuu, sabato mattina metterò l’ultimo perché poi parto per due settimane e dato che mancava solo un capitolo mi dispiaceva aspettare tanto a pubblicarlo. Quindi mi merito tanterrime recensioni *vai con i messaggi subliminali!*

Adesso vi lascio in compagnia dei miei nostri fantastici protagonisti *si apre il sipario travolgendo l’autrice*

 

 

 

 

 

Italia stava correndo alla rinfusa passando per boschi, laghi e quant’altro. Cercava di non andare nei centri abitati altrimenti avrebbe potuto incontrare qualcuno che lo avrebbe riconosciuto. Questa era l’unica cosa a cui riusciva a pensare con un minimo di lucidità, per ogni altra cosa stava semplicemente correndo alla rinfusa senza una meta precisa.

Pensava che se si fosse allontanato abbastanza Germania avrebbe capito che lui era solo uno stupido codardo e sarebbero tornati semplici alleati, al massimo amici.

Dopo qualche ora di corsa arrivò a casa del fratello che lo accolse tra insulti di ogni tipo sul fatto che gli avesse svuotato la dispensa e lasciato privo di sensi con Spagna. Ma non appena vide l’espressione sul volto del minore e il fatto che fosse praticamente in mutande si placò.

Lo lasciò entrare in casa sistemandolo sul divano con una coperta e una camomilla, Feliciano doveva apparire davvero sconvolto se Romano non si era messo ad imitare uno scaricatore di porto ubriaco.

Una volta che si fu calmato il maggiore gli si sedette difronte per capire cosa fosse successo quando gli passò un dubbio per la mente “Non è che quel mangia-patate con l’intelletto di un wurstel ti ha fatto qualcosa? Se solo ti ha toccato con un dito io gli spezzo quelle fottutissime braccia e, e…”

Ma non riuscì a continuare quando Veneziano guardandolo negli occhi ambrati gli disse soffocando un singhiozzo “E’ colpa mia, lui non ha fatto niente.”

“Guarda che non devi difendere per forza quel lurido bastardo.” Lo rassicurò Romano anche se aveva capito benissimo che il suo fratellino non stava mentendo ma non poteva lasciarsi scappare l’occasione di dare fastidio al crucco.

Voleva comunque sapere perché Feliciano era in mutande nel suo salotto però non se la sentiva ancora di chiederglielo così gli si sedette di fianco e si addormentarono.

Il giorno dopo i fratelli Vargas furono svegliati dal suono del telefono e Lovino ancora assonnato andò a rispondere allegramente “Maledetto bastardo Spagna se sei tu a quest’ora io ti…”

“No, non sono Spagna.” Lo interruppe la voce dall’altra parte della cornetta.

“Maledetto bastardo teutonico io ti stacco le palle per quello che…”

Adesso fu Italia a interrompere il castano cercando di fargli segni convulsi sul fatto di non doveva dire a Germania che lui era li. E per quanto Romano volesse sbattere in faccia al biondo l’intera situazione anche se ancora non capiva molto si limitò a dirgli “Ti strappo le palle per quello che fai fare a Veneziano, non capisco cosa ci trova in te!” E riagganciò.

“Tu mi devi spiegare molte cose.” E il fratello più piccolo abbassando lo sguardo cominciò.

Feliciano raccontò tutto nei minimi dettagli, non era capace di mentire, figuriamoci al fratello e in una situazione simile. Non tacque neanche su quello che stava facendo poco prima di scappare. Temeva la reazione di Romano però aveva bisogno di sfogarsi.

Una volta finito si coprì il viso per non vedere cosa stesse facendo il maggiore che stranamente non si era messo ad urlare, si limitò ad andargli vicino e abbracciarlo.

Rimasero così per alcuni minuti tanto che Veneziano stava cominciando seriamente a preoccuparsi, aveva paura che se Lovino non avesse cominciato a scaldarsi come il suo solito sarebbe esploso.

“Senti Felì, io ti ho visto quando hai appreso la notizia che Sacro Romano Impero era morto.” Lovino stava cominciando uno dei discorsi più difficili che avesse mai fatto.

“Non ti riconoscevo più, avevi la tristezza che ti seguiva ovunque. Avevi smesso di disegnare. Non scrivevi più poesie e la produzione teatrale di Goldoni* ha avuto un crollo.” Si sedette meglio e lo abbracciò per fargli coraggio.

“Poi hai cominciato a sentirti meglio, ci siamo unificati dopo secoli di lontananza e hai ripreso a sorridere spensierato, ti ho sempre invidiato quel tuo buon umore, la tua capacità di sorridere sempre e comunque. Poi hai conosciuto quel crucco.” Si fermò un attimo e prese un grande respiro, quello che stava per dire non lo ammetteva neanche a sé stesso.

“Quello stupido mangia-crauti ti fa stare bene come pochi, è per questo che non lo sopporto. Ti ha portato via da me e riesce con poco a tirarti su il morale. Che lui sia o no Sacro Romano Impero quel coglione ti fa visibilmente stare meglio e non puoi dire di non volere più soffrire. E’ da codardi!” Adesso stava urlando.

Aveva il fiato grosso e stringeva convulsamente la spalla del fratello.

Il più piccolo si guardò i piedi ancora nudi e sentì montare la collera dentro “Come ti permetti?” Lo sguardo irato “Come osi TU dirmi una cosa simile?”

Romano era confuso, suo fratello che si arrabbiava con lui dopo la splendida paternale che gli aveva fatto? “Cosa..?” Riuscì a balbettare.

“Io sto dicendo che non puoi dirmi una cosa del genere quando fai esattamente la stessa cosa con Spagna!” Rispose Feliciano che ora era in piedi davanti al maggiore con le spalle che si alzavano e abbassavano scompostamente  e le lacrime agli occhi.

“Tu che hai vissuto per anni a casa sua e lo hai sempre trattato male per orgoglio. Lui ti ha sempre seguito, mai una volta ti ha abbandonato anche quando tu gli urlavi contro di tutto!”

A Romano passò velocemente un pensiero per la testa, se se ne era accorto anche Felì allora era davvero messo male. Un sorriso stanco gli si dipinse sulle labbra.

“Non mi puoi dire queste cose, non puoi capire cosa ho provato quando suo fratello è tornato da me con quella notizia.” Adesso aveva cominciato a piangere.

“Non puoi sapere come mi sono sentito dopo quella scoperta. Non poter più vedere il suo sguardo o sentire la sua voce mentre tu vivevi con Antonio che nonostante tutto ci sarà sempre per te.” Tirò su con il naso.

“E quel tuo orgoglio che ti impedisce di accorgerti quanto soffre per il tuo stupido comportamento egoista!” Aveva le gote arrossate dalla collera e non controllava già da un po’ le lacrime, singhiozzava e il suo tono di voce era alle stelle.

Abbassandolo continuò “Mi si è completamente spezzato il cuore sapendo che non sarebbe mai potuto essere mio e che non avremmo avuto uno di quei finali da ‘e vissero tutti felici e contenti’. Non ho più intenzione di legarmi in quel modo a qualcun altro, non posso più soffrire, non reggerei un peso simile di nuovo.”

Si era ritrovato in ginocchio ai piedi di Romano quasi a supplicarlo, quando questi si abbassò al suo livello per abbracciarlo “Lo so.” Disse semplicemente e se ne andò lasciandolo solo.

Veneziano ormai singhiozzava senza sosta e continuò così fino ad addormentarsi con gli occhi rossi e le guance in fiamme.

Si svegliò la mattina dopo sdraiato sul divano con una coperta addosso. Si tirò su e vide sul tavolo al centro del salotto dei vestiti e un biglietto. Si cambiò velocemente, per fortuna lui e il fratello avevano più o meno la stessa taglia, e lesse il messaggio:

 

‘Hai fottutamente ragione, vado a rimediare alle mie stronzate.

Ti ho lasciato la colazione in cucina.

Dovresti farlo anche tu.’

Romano L. Vargas

 

Un flebile sorriso gli si disegnò in volto illuminandolo, almeno qualcuno sarebbe stato felice.

Andò in cucina a mangiare. Creapes al cioccolato. Erano propriamente un’idea di Francia però i fratelli italiani le cucinavano in modo stupendo, Feliciano aveva imparato a Riccione e rimanevano uno dei suoi dolci preferiti.

Ne aveva mangiate solo cinque quando suonò il telefono. Timidamente si diresse alla cornetta, e se era lui cosa avrebbe fatto? Rispose.

“Chi è?” Chiese flebilmente.

“KESESESESESESESESE!” Sentì dall’altra parte e tirò un sospiro di sollievo.

“Ciao Prussia, come stai?” Chiese allegro l’italiano sollevato nel parlare con il fratello teutonico giusto.

“Ciao Ita-chan” Da quanto tempo non lo chiamava così! “Stanno succedendo delle cose strane ultimamente, perché non vieni a casa mia a parlarne?”

Veneziano esitava.

“Tranquillo! Il Magnifico Me ha avuto un’idea geniale, mio fratello ti sta cercando e la mia magnificenza ha pensato che qua non verrebbe mai!”

Il castano cedette “D’accordo Prussia, fra poco sarò lì!” E riagganciò.

 

 

“Kesesesesese” . . . “KESESESESESESE” Rise tra sé l’albino.

“Piantala.” Gli intimò il fratello.

“Perché?” Chiese offeso quello, come osava un semplice mortale dirgli di stare zitto?

“Ho bisogno di pensare, perché Italia si comporta così?”

Il teutonico con gli occhi rossi ingoiò a vuoto.

 

 

Feliciano era confuso, perché aveva accettato se voleva solo allontanarsi da quella realtà?

Forse perché in fondo voleva capire come era possibile il fatto che negli ultimi anni avesse dormito nel letto di Sacro Romano Impero chiamandolo Germania.

Finita la colazione si incamminò velocemente verso la casa del Prussiano, per sicurezza aveva fatto il giro lungo passando da casa di Ungheria che però non aveva trovato. Arrivato vide la porta aperta ed entrò.

Non l’avesse mai fatto.

La porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo sordo, due braccia forti lo afferrarono per le spalle e lo misero su una sedia, poi apparve il biondo.

Italia era già in lacrime.

“Perché? Feliciano, perché sei scappato?” Chiese Germania. Brutto segno, lo aveva chiamato con il suo nome umano, molto brutto segno.

Prussia si sentiva il terzo incomodo e quindi non se ne andò.

“Non posso dirtelo.” Piagnucolò il castano.

“Non puoi o non vuoi?” Chiese freddo il tedesco, non sapeva cosa il ragazzino davanti a lui gli nascondesse ma avrebbe fatto di tutto per venirne a conoscenza.

“E’ troppo doloroso.” Ripeté Veneziano più a sé stesso che agli altri stringendosi le gambe al petto.

“Perché?” Chiese di nuovo Ludwig facendo un passo avanti.

L’italiano ci pensò, ma in quel momento, davanti agli occhi feriti dell’amico non aveva più pensieri. Tutti i neuroni di solito impegnati a mangiare piatti di pasta ora erano andati a farsi friggere tra i capelli biondi dell’altro.

Provò a parlare ma gli si seccò la bocca “Non lo so…”

Le parole arrivarono alle orecchie di Germania come lame acuminate, forse avrebbe pianto.

 

 

 

 

 

*Carlo Goldoni pioniere del teatro moderno vissuto circa nel 1700 se la memoria non mi inganna. Io lo stimo un casino.

 

eEeEeEeEeEeEeEeEeEeEeEeEeEeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeEeEeEeEeEeEeEeEeEeEeEe

ECCOMI DI NUOVO ALLA FINE DI UN CAPITOLO!!!!

uUuUuUuUuUuUuUuUuUuUuUuUuUuUuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuUuUuUuUuUuUuUuUuUuUuUuUu

Tanto per dire qualcosa giusto perché mi piace scrivere un commento finale…

Non mi vengono idee, quindi vi lascio con una domanda: Non starebbe benissimo Prussia vestito da elefante rosa?

Rispondete numerosi e CIAO!

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Capitolo 5
*** #capitolo cinque# ***


 

 

*Rullo di tamburi*   TA-DA!

Ecco qui lavato e stirato l’ultimo mirabolante capitolo de…:    SACRO ROMANO IMPERO?

*Tira un sospiro di sollievo* ce l’ho fatta!

Ma lasciando perdere questa introduzione vi saluto tutti e vi ringrazio moltissimo di aver seguito questa storia, di aver alzato il numerino di lettori tra le mie grinfie, muhahahahaha! Di aver recensito o semplicemente riso per quello che ho scritto (saluto anche tutti quelli che hanno vomitato!). E dopo queste parole vi dico che questo capitolo mi è venuto un po’ fluffoso quindi a chi non piace il genere mi dispiace, neanche a me piace ma Italia+Germania=Awww.

p.s.: Se non capite chi parla è perché non si capisce. *ma che ho detto?*

Buona lettura a tutti!

 

 

 

 

“Kesesesesesesese.” Si intromise l’albino prima che la situazione degenerasse “Forse qua ci vogliono delle spiegazioni.”

Gli altri due ragazzi presenti nella stanza gli rivolsero uno sguardo di puro odio “E non potevi dirlo prima che sapevi qualcosa?”

“L’ho fatto per il tuo bene.” Rispose pacatamente il fratello, tutta la sua baldanzosità era sparita di colpo, e lasciandosi cadere sul divano cominciò a riesumare i ricordi.

“Germania.” Disse Prussia tenendo lo sguardo basso “Tu non ricordi nulla della tua infanzia, diciamo i primi otto anni di vita.” Non era una domanda.

“No, io ricordo casa nostra, tu che andavi e tornavi dalla guerra. Le cene importanti tutti riuniti intorno a un grosso piatto di patate e wurstel. L’odore di birra che impregnava i mobili e il nonno…” Venne interrotto dal fratello con un gesto.

“Intendo ricordi specifici, qualche evento particolare che ti è successo quando eri piccolo.”

“…”

“Non ricordi nulla perché ti si è cancellata la memoria.” Germania era esterrefatto.

Italia sorrise triste “Perché non me lo hai detto?” Chiese.

Prussia aveva abbassato tutte le sue difese e investito dai ricordi continuò a raccontare “Eri piccolo e avevi visto i dolori della guerra che non sapevi neanche camminare. La tua casa erano i campi di battaglia e gli accampamenti. Avevi l’odore del sangue impregnato addosso quando dicesti la tua prima parola. E non avevi mai sorriso, almeno finché non sei andato a casa di Austria.”

Italia sussultò. Si ricordava quel giorno, stava spazzando il cortile quando aveva visto arrivare Prussia con il suo solito sorriso strafottente e immergersi in una gara con Ungheria che aveva appena finito di lucidare le pentole. Dietro di lui c’era un bambino biondo triste, teneva gli occhi bassi non a causa del timore del nuovo luogo, ma perché nonostante la sua giovane età aveva già visto tutto quello che c’era da vedere.

Feliciano rimase un po’ a guardarlo e quando l’altro se ne accorse si illuminò per un attimo per poi diventare rosso come aveva visto succedere solo a suo fratello quando si arrabbiava.

“Perché non me lo hai detto?” Ripeté più forte.

Il Prussiano lo guardò senza vederlo e continuò a raccontare “In quel periodo eri molto felice, ma durò poco. Ritornasti in guerra. Di nuovo incubi. Ti svegliavi ogni notte urlando, poi cominciò la battaglia conclusiva. Quella che avrebbe segnato il destino dell’Europa.” Gilbert si fermò un attimo. Aveva preparato per anni quel discorso e non stava affatto andando come voleva lui, ma ormai era in ballo e allora ballò.

“Stavi vincendo egregiamente, dopo tutto sei il fratello del Magnifico Me” Tirò un sospiro grave “ma successe qualcosa. Dopo tutto questo tempo non so esattamente cosa fu a spaventarti ma scappasti durante un attacco. Ti cercammo per giorni. Non era da te andartene così, fino a quando eri nella culla avevi non avevi fatto altro che metterti in prima linea con i tuoi soldati, avevi un comportamento strano.” L’albino accarezzò distrattamente Gilbird che gli si era posato sulle ginocchia.

“Quando finalmente ti trovammo eri a casa di un contadino che ti aveva visto vagare sulle sue terre e ti aveva dato una mano, avevi perso la memoria ed eri convinto di chiamarti Ludwig. Una volta appurato che i tuoi ricordi erano completamente andati ti portai a casa facendoti credere di essere un’altra persona.” Finì, si fermò, attese.

Germania non sapeva cosa dire. Era stato qualcun altro e ora non ricordava nulla.

Invece Italia si alzò dalla sedia stendendosi dalla posizione rannicchiata che aveva assunto alla consapevolezza di dove volesse andare a parare l’albino e si diresse verso il biondo. Gli si avvicinò piano e con una mano gli andò a sfiorare una guancia ricordandosi di tutti i momenti felici della sua infanzia presto coperti dai ricordi felici di quegli ultimi anni, da quando lo aveva rincontrato.

Voltò la testa di scatto verso Prussia e con la forza della disperazione gli saltò addosso facendogli perdere il sorriso di calma che aveva appena ritrovato “Perché non me lo hai detto? Io tra tutti meritavo di saperlo!” E prese a scuoterlo forte.

Il magnifico lo lasciò sfogare e quando ebbe finito lo abbracciò provocando a Germania una fitta sotto lo sterno “Non ti dicemmo nulla perché se tu lo avessi saputo in un modo o nell’altro glielo avresti rivelato.”

Poi rivolgendosi ad entrambi “Italia ha qualcosa da dirti a proposito di quello che non ricordi, come una certa promessa.” E riacquistando il buon umore “Adesso lo so che vi dispiace ma il Magnifico vi lascia, vieni Gilbird.” E se ne andò.

I due rimasero da soli nella stanza a fissarsi.

Il biondo era troppo scosso dagli eventi per avere una qualsiasi reazione di senso compiuto, il castano stava scoppiando dalla gioia.

Germania stava per aprire bocca ma venne preceduto da Italia che gli si buttò al collo trascinandolo a terra “Miseimancatomiseimancato.” Non sapeva con chi stava parlando, se con Sacro Romano Impero o Germania poi realizzò che erano la stessa persona e il suo sorriso divenne ancora più grande.

“Miseimancatomiseimancatomiseimancato!” Urlò più forte e lo baciò.

Germania si ritirò di scatto e gli placcò le mani che stavano correndo un po’ troppo sulla figura muscolosa del tedesco “Aspetta, prima voglio sapere perché sei scappato e cosa è successo negli anni che non ricordo.”

“Eravamo molto amici e quando ho scoperto che eri scomparso sono stato malissimo, non volevo affezionarmi di nuovo a qualcun altro per poi perderlo.” Prese un grosso respiro “E quando eravamo piccoli è successo questo.” Disse avvicinandosi alle labbra dell’altro e baciandogliele.

“Ti amo.”

 

 

 

Oramai erano chiusi in quella camera da un’ora e i rumori forti erano scemati, adesso si poteva sentire solo un forte ansimare.

“Italia, spiegami una cosa.”

“Ancora?” Il castano aveva raccontato per filo e per segno ogni cosa successa tra loro in passato, eccezione fatta per il fatto che il biondo lo credeva una bambina, solo perché lui non ne era cosciente. E il tedesco continuava a fargli domande di ogni tipo, e poi si lamentavano che fosse logorroico!

“Si, come mi chiamavo?”

Feliciano tacque.

Era sempre un dolore pronunciare quel nome ad alta voce, ma ora non sarebbe più stato un ricordo sbiadito, ora era reale.

“Sacro Romano Impero.”

Il biondo parve tacere un attimo ripensando a quante volte aveva sentito ripetere quel nome nel sonno all’amico e a quanto ora fosse immensamente felice di essere quella persona.

“Ti amo Italia.”

“Ti amo Germania.”

 

 

 

 

+§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§+A CASA DI SPAGNA+§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§+

 

Romano era furioso di rabbia, come osava il suo fratellino dirgli certe cose?

Non erano affatto vere.

A lui piacere quel bastardo spagnolo?

No, non era umanamente concepibile, non sarebbe neanche mai successo.

Gli balenò per un istante l’immagine dell’altro davanti agli occhi.

“Perché poi dovrei volergli anche solo un po’ di bene? Quando ero piccolo non faceva altro che comandarmi, certo, mi lasciava fare tutto quello che volevo e mi regalava i pomodori, e quella volta che mi sono spaventato per il temporale e lui mi ha protetto, ma… NO!”

Il castano prese a calciare da terra una lattina “No. No. No. No. E assolutamente no.”

La prese e la buttò via, non sarebbero stati quei fantastici occhi verdi a conquistarlo. Quegli occhi che se ti incantavi per un attimo a guardare ti catturavano come il canto della più bella delle sirene.

E allora se non era vero che provava qualcosa per quel fottuto essere perché si era arrabbiato tanto con Feli? Bhe di solito si arrabbia sempre ma allora perché era addirittura uscito di casa per dirigersi a quella dello spagnolo?

“Io amo Spagna.”

Non era troppo orribile da dire.

“Io amo Spagna.”

No, era passabile, infondo erano solo tre parole, per provarci avrebbe dovuto usarne di più.

“Io amo Antonio Fernandez Carriedo.”

Neanche così era una tortura, provò più forte, tanto per sincerarsene.

“IO AMO ANTONIO FERNANDEZ CARRIEDO!” Urlò a pieni polmoni, era una liberazione, infondo lo aveva sempre saputo, ma liberarsene così era davvero bello.

Chiuse gli occhi e si lasciò calmare dal sole caldo sulla pelle, era così rilassato, così in pace con sé stesso…

“ANCHE IO TI AMO ROMANO!!!” Urlò una voce alle spalle del castano che si faceva sempre più vicina.

No.

No. No. No.

No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No.

L’unica persona che non avrebbe dovuto sentire quelle parole era dietro di lui chissà da quanto tempo.

No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No.

Romano si girò lentamente e si ritrovò Spagna a pochi passi da lui che gli stava per saltare al collo “Anche io ti amo Lovinito!!!”

L’interpellato rimase pietrificato dalla visione ‘Perché?’ pensò prima di riuscire quasi a sentire il calore del corpo dello spagnolo tanto era vicino.

Si stavano per abbracciare quando il castano si scansò di colpo e lo atterrò con una testata.

“Non so cos’hai capito ma non mi riferivo a te.”

E girando sui tacchi se ne andò, non era ancora pronto ma sperava che Antonio lo avrebbe aspettato, almeno ancora per un poco.

Mentre si allontanava cercando di fare l’espressione più incazzata del suo repertorio ripensò al suo fratellino e sperò che almeno lui fosse riuscito a dichiararsi.

Aspetta.

LO AVEVA APPENA AIUTATO A CONFESSASRI AL CRUCCO MANGIA-PATATE?!?!?

Quella sera a cena avrebbero dovuto fare un discorsetto.

 

 

 

==========FINE===========

 

 

 

 

Crololololololololololollolollllllololololllllllllllolololololllllllllllllllllllllllllllololololllllllllllllllllllolololololol, L’HO fINITOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!

Per prima cosa mi scuso se qualcuno è rimasto infastidito dal linguaggio di Romano contro gli Spagnoli o i Tedeschi o qualsiasi cosa respiri. Io di norma non dico parolacce a caso ma Lovinito che dice ‘Porca paletta’ e ‘Spagnolo stupidino’ mi sembra…      orribile.

Secondo spero di ricevere tante recensioni SOPRATTUTTO per capire se vi piace come scrivo, ALLA FACCIA DELLA PROF DI ITAGLIANO, no scherzavo, Felì, Romano non volevo scrivere male ITALIANO sbagliato, SCUSATEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!

Complessi con degli anime a parte, vi faccio immensi saluti e auguro ancora buone vacanze a tutti e per chi ancora sta studiando IMBOCCA AL LUPO per qualsiasi tipo d’esame stiate facendo (ma un augurio più forte a chi fa qualcosa dove c’entra l’arte, AUMENTO DELL’ARTE!)

Adesso vi saluto e fatemi sapere cosa ne pensate, non mordo (potete provare) e fa sempre piacere sapere cosa caspita uno trova *spera di divertente* nella storia, CIAO!

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