Mi ricordo, mi ricordi
l’andare e l’andante,
l’essere e l’esserci
sul filo dell’amore.

(Instabili equilibri di coppia
sul filo dell’amore)
Cado io? Cadi tu?

All’ultima ora,
nell’ultima stazione,
persi la coincidenza
con il treno che guidava
al tuo cuore, al mio amarti.

(Era l’ora in cui ci amammo
ma tu non c’eri)

Alla deriva della tua bocca,
pendo dalle tue labbra; ché
basterebbe una sola parola
ad annegarmi in un mare di
dubbi.

Oggi, sotto la pioggia,
l’ombrello è il rifugio d’un
temporale che dimora nell’anima.

Domani, fra le tue braccia,
a chi racconterò
l’inquietudine
di stringere solo delle lenzuola
di ricordi?

Lungo il sentiero;
il rumore dei tuoi passi
così pesante
così presente,
sospinge la solitudine
delle foglie d’arancio
cadute dal ramo secco

e mi ricorda,
quando cerco nei tuoi
occhi
la primavera dei nostri
sguardi
d’essere un’eco,
in autunno,
di memorie affrante.

Un vecchio orologio
nella stanza di papà;
(lo guardo, mi guardi)
le lancette corrono:
non smetti neanche
tu
di correre via da me.

Scendendo
lungo la linea
scura dei tuoi
occhi

( Un battito )

Mi scopro
naufrago
di sguardi.

Frugo dentro me stesso.
Cadono le foglie dai rami a pezzi,
scivolano lacrime dagl’occhi
in fiamme

( È sera d’autunno )

Non ti stupire
se allungo le mani:
sei già primavera.