Black and White di Nanix (/viewuser.php?uid=35067)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Niky ***
Capitolo 2: *** Ryan ***
Capitolo 3: *** Niky e Ryan ***
Capitolo 4: *** ora capisco qualcosa... ***
Capitolo 5: *** io diventerò tuo amico.. ***
Capitolo 6: *** Ryan-Jonnhy ***
Capitolo 7: *** la più vera delle verità ***
Capitolo 8: *** non dovevi farlo... ***
Capitolo 9: *** spiegazioni, rivelazioni.. ***
Capitolo 10: *** posso essere Ryan.. ***
Capitolo 11: *** e questo chi è? ***
Capitolo 12: *** scuse e..jennifer ***
Capitolo 13: *** solo amici? ***
Capitolo 14: *** Mi piaci... ***
Capitolo 15: *** mi sono innamorato ***
Capitolo 16: *** cos'è? ***
Capitolo 17: *** natale e trasferimento ***
Capitolo 18: *** lunedi 1° ***
Capitolo 19: *** lunedi2 ***
Capitolo 20: *** i benefici della luna ***
Capitolo 21: *** ma... ***
Capitolo 22: *** addio ***
Capitolo 23: *** ora lo sà ***
Capitolo 24: *** all'aeroporto ***
Capitolo 25: *** ti amo ***
Capitolo 1 *** Niky ***
Sento la
sveglia suonare incessantemente, la mia testa
sprofonda ancora un po’ in quei due cuscini di piuma
d’oca che uso per dormire.
Tiro fuori dalle coperte il braccio destro e a tastoni cerco la sveglia
per
spegnerla. Il suo rumore lo trovo fastidioso, ma non perché
devo alzarmi dal
letto, ma perché mi infastidisce, prima di distruggerla
avevo una bella radio
sveglia, e quando era ora d’alzarsi si accendeva la radio.
Scendo dal
letto e metto i piedi per terra. Il pavimento è
ghiacciato, nonostante non sia ancora inverno, cerco disperatamente le
mie
ciabatte, e quando finalmente le trovo tiro un sospiro di sollievo. Mi
alzo,
apro finestre e ante, si preannuncia una giornata stupenda. Il sole
risplende
alto nel cielo sereno, nessuna nube minacciosa nei dintorni.
Meglio cosi,
sono sempre stata convinta che iniziare male il
primo giorno di scuola porti sfortuna, per ora durante i miei 4 anni di
liceo
non mi è mai capitato di iniziare a male.
Mi sposto
dalla finestra e cerco sulla scrivania i miei
occhiali da vista, dalla montatura nera e lenti finissime. Su consiglio
del mio
ottico potrei anche fare a
meno di
indossarli, dato che mi mancano solo 0,25 e 0.50 decimi per occhio, ma
preferisco indossarli sempre, mi danno un aria più
intellettuale e questo mi
piace.
Ancora in
pigiama, raggiungo mia madre al piano di sotto,
per piano di sotto intendo il nostro nuovo ristorante. Dopo essersi
separata,
mia madre si è licenziata dal suo lavoro da impiegata, e ha
avuto la brillante
idea di aprire un ristorante, nella speranza che faccia successo. Per
ora non è
molto conosciuto e siamo solo io e lei a lavorare, ma secondo lei tra
poco ci
sarà il boom e allora avremo bisogno del personale vero.
Come se io non lo
fossi.
“Buongiorno
tesoro, che mangi per colazione”
“Buongiorno
mamma, cappuccino e brioche al cioccolato, come
sempre”
Mi siedo
sulla sedia davanti al bancone del bar, e osservo
mia madre che prepara il cappuccino. Per avere 40 anni suonati lo devo
ammettere è ancora una bella donna. Porta i capelli biondi
raccolti in una
morbida coda di cavallo, sul viso ha qualche ruga ma sono poco
evidenti, quasi
invisibili oserei dire, gli occhi verdi mentre lavora, anche solo per
prepararmi
la colazione, le brillano si vede che ama questo lavoro e finalmente
dopo tanto
tempo la vedo felice.
-tieni Niky,
oggi è il primo giorno, non sei agitata?-
-no, non lo
sono perché dovrei esserlo?-
-non saprei,
sei 4 adesso.-
-tranquilla
non sono agitata-
-ok,vuoi
leggere l’oroscopo?-
Dicendo
questo, mi passa il giornale che arriva la mattina,
sfoglio velocemente le pagine, non mi va di leggere le notizie
riguardanti la
cronaca, mi mettono tristezza addosso e mi rendono anche di cattivo
umore.
Arrivo alla
penultima pagina, con lo sguardo scorro i segni
zodiacali finche non trovo il mio.
-Leone. Si
prevede un anno fortunato e ricco di avvenimenti.
Farai incontri in grado di cambiarti la vita, attento a non farti
coinvolgere
troppo però. In quanto alla salute cerca di stare al caldo
il può possibile,
sarà un inverno freddo e il leone non ama i climi troppo
freddi.-
-forse
quest’anno non hanno proprio indovinato-
-già,
io che non amo i climi freddi, che stupidaggine-
Non posso
dire di amare il freddo, ma il freddo da una parte
è cosi romantico. Stare davanti al fuoco sul divano, sotto
le coperto con
accanto la persona che ami. Perfetto direi.
Peccato solo
che io odi, l’altro sesso. Ho una repulsione
verso i maschi, che la cosa sorprende pure me.
Guardo
l’orologio a pendolo affisso alla parete accanto ad
una nostra foto di famiglia, quando ancora in famiglia eravamo in 4,
segna le
7.30. Mi alzo dalla sedia e torno al piano superiore per vestirmi. In
camera
cerco i vestiti che avevo preparato la sera prima, essendoci solo due
camere e
due bagni, la mia cameretta è piuttosto spaziosa e anche se
è sempre in ordine
faccio molta fatica a trovare le cose. Finalmente dopo un po’
li trovo, sulla
poltroncina rossa che uso generalmente per leggere.
Maglietta
nera a maniche corte, felpa nera
e rossa e un paio di jeans. Tutti
perfettamente stirati la sera prima, la cosa che non riesco a tollerare
è
appunto indossare i vestiti stropicciati, mi da un senso di disordine e
mancanza di cura nel aspetto fisico.
Vado in
bagno, mi lavo i denti e il viso, cercando di fare
il più velocemente possibile.
Appena
finisco di lavarmi prendo la cartella e dopo aver
salutato mia madre esco di casa.
Appena giro
l’angolo incontro Viky e Jonnhy.
Conosco Viky
da una decina d’anni, siamo cresciute assieme.
Prima di trasferirsi tre vie dopo la mia, abitava accanto a me. La
prima cosa
che noto in lei è il fatto che è dimagrita un
sacco, non che prima fosse
grossa, però aveva un po’ di ciccia di troppo.
Porta i capelli castani in due
codini, non le piace tenerli sciolti, le danno fastidio ma nemmeno ha
intenzione di tagliarli, perché lunghi le piacciono quindi
li tiene sempre
raccolti. Attorno agli occhi castani ha messo un po’ di
matita nera, non troppa
il necessario per fargli risaltare di più.
Poi
c’è Jonnhy, è l’unico ragazzo
che non detesto, anche se
detestare non è la parola giusta, diciamo più che
altro che ho paura dei
ragazzi, ma è una paura diversa rispetto alla paura in se,
ho più che altro
paura di affezionarmi ad un ragazzo e restarne irrimediabilmente
ferita, come
già è successo in passato. Ma con lui
è diverso, so che ci sarà sempre e non mi
abbandonerà mai, e di questo ne sono incredibilmente sicura,
potrei mettere
entrambe le mani sul fuoco, ha già dimostrato più
e più volte quanto tenesse a
me.
Anche lui
quest’estate è cambiato, si è alzato
molto e ha le
spalle più larghe, rugby gli fa proprio bene. Ha i capelli
biondi a spazzola,
gli occhi verde scuro dal contorno marrone e sempre il sorriso sulle
labbra.
-ciao
ragazzi.-
-ciao puffa.
Come stai?-
Un’altra
cosa che non sopporto è essere chiamata puffa, non
sono bassissima è solo che siccome sono magrolina sembro
ancora più piccola di
quello che non sia in realtà.
-non
chiamarmi puffa, non lo sopporto.-
-ok, ok.
Piuttosto come stai?durante l’estate non ci siamo
visti molto-
-sai
com’è con il nuovo ristorante non ho avuto molto
tempo
a disposizione.-
-immagino, se
ti occorre una mano sappi che puoi contare su
di noi.-
-grazie
mille. Sbrighiamoci ad andare a scuola-
Camminiamo a
passo spedito fino la scuola, un edificio
piuttosto vecchio, che stà in piedi quasi a fatica. Entriamo
nell’atrio e siamo
sommersi da uno stuolo di ragazzi, che cercano i loro nomi nei fogli
appesi
alla bacheca, per poter dirigersi nelle loro classi.
Appena si
presenta l’occasione, mi intrufolo tra di loro,
essere piccolina ha i suoi vantaggi in un certo senso.
Cerco il
più velocemente possibile i nostri nomi.
Quando li
trovo per poco non mi metto a piangere. Quest’anno
ci hanno diviso, io mi sono ritrovata da sola nella 4F
mentre Viky in 4C
e Jonnhy in 4D.
Vado accanto
a loro con una faccia da cane bastonato e
comunico la notizia.
-ok,vuoi
leggere l’oroscopo?-
Appena sentiamo la
prima campanella suonare ci salutiamo e
ci diamo appuntamento in giardino durante la pausa.
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Capitolo 2 *** Ryan ***
La sveglia
non fa in tempo a suonare che già le mollo una
manata facendola cadere per terra. Sarà la decima che rompo
in questo modo. Sento
la racchia di mia madre urlare dalle scale.
-svegliati
fannullone, non puoi fare tardi il primo giorno
di scuola.-
Non le do
minimamente ascolto e mi tiro ancor più su le
coperte, fino a farle arrivare alla punta dei capelli, non ho freddo
però
questo è l’unico metodo che conosco per scaldarmi
e non sentire mia madre
urlare. Stavo per riaddormentarmi quando con una furia spaventosa,
sempre
quella racchia che non so come ho fatto a non sentire entrare in
camera, mi
tira via le coperte da dosso e per giunta mi spalanca le finestre per
far
circolare un po’ di aria. Ma dico alla 7 di mattina mentre un
povero ragazzo
dorme, deve far circolare l’aria?non può farlo
più tardi quando me ne sono
andato?!?!
-alzati o mi
metto a cantare-
A fatica
riesco a connettere quei due neuroni ancora
presenti nel mio cervello, e ancora mezzo rincretinito riesco a
formulare una
frase abbastanza sensata.
-no niente
canto. 7 di mattina. Presto.-
Più
che una frase mi è uscito un telegramma vocale.
-ok allora
alzati,per questa volta ti è andata bene. La
colazione è in tavola sbrigati a scendere.-
Con la
delicatezze di un bisonte mi alzo dal letto.
Dovete sapere
che quella donna che chiamo dolcemente
racchia, è mia madre. Siete sorpresi vero?scommetto che non
l’avevate capito. Dai
scherzo, volevo dire che lei è una cantante lirica e mio
padre è un direttore d’orchestra,
per questo motivo sono sempre costretto a trasferirmi da un posto
all’altro, l’ultima
volta sono stato in Francia, e dopo 5 mesi siamo ritornati alla
città Natale di
mia madre. Qui ho i miei nonni e veniamo molto spesso ospitati da loro.
Che faremmo
senza di loro..mah.
Le do un
ultima occhiata con la coda dell’occhio, se mi
sente mentre la chiamo racchia, nemmeno oso immaginare quale tipo di
catastrofe
potrebbe abbattersi su di me. Racchia non lo è per niente,
anzi fa la barba ha
molte ragazze, capelli biondi lisci come seta che le arrivano a
metà schiena,
sempre perfettamente curati, occhi verde smeraldo e labbra carnose,
carnagione
piuttosto chiara. Portamento dignitoso, a prima vista da
l’impressione di una
donna intollerante e pretenziosa, ma fidatevi non è cosi,
dietro quella corteccia
si nasconde una donna con un grande cuore.
In cucina mi
aspetta una tazza di caffé latte, e delle fette
biscottate. Prima di fiondarmi sulla colazione, saluto mia nonna che
sta cucendo,
molto probabilmente un'altra sciarpa, a maglia.
-Oh ciao Mark-
-nonna sono
Ryan, Mark è in Giappone con sua moglie.-
Mark
è mio fratello, si è trasferito un anno fa con
sua
moglie Haruhi in Giappone. Le do una bacio sulla fronte e poi mi siedo
a
tavola.
Mangio in
quattro e quattr’otto la colazione, poi, sempre
lento come una lumaca vado in bagno per lavarmi che è
ovviamente occupato da
mio padre.
-muoviti,
devo andare a scuola-
-potevi
alzarti prima-
Evito di
rispondergli e vado in camera a vestirmi che nel
frattempo è diventata un freezer.
Mia madre non
ha chiuso le finestre, è come se mi vestissi
al polo nord dal freddo che fa.
Apro
l’armadio e mi crolla addosso di tutto e di più,
appena
riesco a trovare una via d’uscita prendo i prima vestiti che
trovo. Maglietta rigorosamente
nera, jeans un po’ scoloriti e in più punti
tagliati e scarpe da ginnastica,
converse come sempre.
Riprovo ad
andare in bagno che finalmente trovo libero.
Mi lavo la
faccia e i denti, per fortuna la doccia me la
sono fatta ieri sera. Ci metto quasi quindici minuti per sistemare i
capelli. Ma
alla fine il risultato è perfetto.
-mamma come
sono figo.- aggiungerei anche, mamma quanto sono
scemo. Parlo al mio riflesso nello specchio, però scemo o
no, non sono male
come ragazzo, beh c’è da dire che in ogni scuola
in cui vado sono quello più
popolare. Capelli neri, che sembrano aculei di un istrice da tanto che
sono in
piedi, con le punte rosse, ma non un rosso poco evidente, ma un bel
rosso
marcato, occhi azzurri, delle volte credo di non appartenere alla mia
famiglia,
sono tutti biondi con gli occhi che vanno dal verde al marrone chiaro,
perché io
sono uscito diverso?
Esco dal
bagno mentre mio padre mi dice che mancano dieci
minuti.
Corro come un
disperato verso la scuola. Arrivo e sul mio
viso compare un espressione stupita mista ad una schifata, la mia nuova
scuola
è una catapecchia, la torre di Pisa sarebbe molto
più sicura, fa anche paura,
pareti di un colorito beige sbiadito, erba alta quasi mezzo metro,
molte ante
delle finestre sono rotte, o piegate.
Prima di me
entrano tre studenti, è evidenti che non sono
nuovi, perché non sono per niente stupiti, due ragazze una
castana e una mora,
con loro c’è anche un ragazzo biondo.
Entro
titubante in quella specie di scuola, e vado di filato
in segreteria per sapere il quale classe mi hanno ficcato.
-salve, io
sono nuovo, in che classe sono.-
-non lo so-
-non potrebbe
guardare-
-ho da fare-
Questa la
uccido, ho da fare??ma se si sta sistemando le
unghie quelle strega. Cerco in tutti i modi possibili e immaginabili,
di tenere
tra i denti la lingua ma non ci riesco.
-è
inutile che si sistemi le unghie, dovrebbe sistemarsi la faccia
invece.-
Tutti i torti
non li ho, è brutta, vecchia e piena di rughe.
Le ho solo dato un ottimo consiglio.
-in questa
scuola si esige l’educazione, e lei caro mio è
partito molto male-
-vede se lei mi diceva subito in quale classe ero
io evitavo
di offenderla.-
Non dice
nulla e mi passa dei fogli da firmare, dopo di che
mi dice in quale classe sono. Finalmente.
Ci metto un
po’ a cercarla, da fuori sembra piccola la
scuola, ma in realtà è piuttosto grande.
Finalmente la trovo. La porta verde pisello, odora
di
vernice, devono averla pitturata da poco, e in alto in netto contrasto
con la
porta, la scritta 4F
in oro. Busso ed entro.
grazie a chi mi ha commentato, non mi aspettavo di ricevere commenti
cosi presto, spero continuerete a leggerla...e a commentare..
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Capitolo 3 *** Niky e Ryan ***
Entro nella
mia classe. Ci sono un sacco di ragazzi in piedi
che chiacchierano allegramente tra di loro, per ora conosco di vista
solamente
due ragazze. Mi guardo in po’ attorno sperando di incontrare
qualche faccia
amica, e nell’angolo vedo due ragazze a me molto familiari.
Quella che
sta contro la parete si chiama Lucy. Alta, molto
alta, vicino a lei sembro una dei sette nani, ha i capelli biondi
raccolti in
una coda di cavallo,occhi verde scuro, un viso dai lineamenti molto
dolci e un sorriso gentile. Davanti
a lei c’è Satomi, una ragazza Giapponese,
traferitasi 2 anni fà, ci siamo conosciute qui a scuole e ci
siamo trovate da subito, è poco più alta di me,
giusto 3 o 4
cm, capelli neri lunghissimi
e lisci, occhi marroni e un fisico minuto.
Appena mi
vedono, mi vengono incontro.
-ciao Niky,
come stai?-
-io bene
grazie. E voi?-
- a
meraviglia. Col nuovo ristorante come procede?-
-per ora va
abbastanza bene direi.-
-fantastico,
ho notato che quest’anno della vecchia classe
siamo solo noi tre-
-già,
anche Viky e Jonnhy sono in due classi diverse.-
-mi spiace-
-beh capita-
Pochi secondi
più tardi entra il professore che conosco da 2
anni, insegna lettere ed è il migliore in tutto
l’istituto. Severo ma
incredibilmente bravo. Le sue spiegazioni sono chiari e limpide.
-forza
ragazzi andate ai vostri posti o facciamo notte. Sui banchi
come avrete ben visto ci sono dei fogli con i vostri nomi, ognuno
quindi cerchi
il suo-
Nemmeno me ne
sono accorta, cerco il mio nome, come del resto fanno
tutti gli altri ragazzi. C’è un gran trambusto e
quando finalmente le acque
sembrano essersi un po’ calmate riesco a cercare il mio
banco. Proprio in fondo
all’ultima fila, accanto alla finestra, mi sento praticamente
isolata del resto
della classe. Non mi piace stare in fondo, il mio posto ideale
è stare davanti
alla cattedra, non mi reputo una di quelle secchione noiose e
leccapiedi, è
solo che mi piace apprendere, conoscere cose nuove, imparare, so che in
futuro
tutto questo mi sarà utile in un modo nell’altro.
Un
po’ titubante alzo la mano e chiedo al professore come
mai sono finita qui infondo.
-siccome sei
brava e apprendi senza fatica, preferiamo
mettere qui davanti quelli che sono un po’ insicuri. Capisci
quello che intendo
vero?-
Non riesco a
rispondere che qualcuno bussa alla porta ed
entra. Un ragazzo. Uno che non avevo mai visto prima a scuola.
-buongiorno,
scusate per l’incredibile ritardo ma ho avuto
un battibecco con la strega…ehm volevo dire la segretaria.-
Patetico.
-lei deve
essere Ryan Evans giusto-
-esatto-
-vuole
parlarci un po’ di lei?-
Il ragazzo
non risponde. Si passa una mano tra i capelli
neri e rossi, che sembrano più a degli aculei, e con un
sorriso divertito
risponde.
-sono una
persona misteriosa, preferisco farmi scoprire un po’
alla volta.-
-bene, in due
minuti che è qui posso dire con esattezza che
lei è un ritardatario, e non c’è
bisogno di chiedere da cosa l’ho dedotto,
disordinato e questo lo si può ben capire
dall’abbigliamento, e in più è una
persona col senso dell’umorismo. Sbaglio?-
Il nuovo
arrivato resta a bocca spalancata cosi come molti
dei miei nuovi compagni. Io ormai ci sono abituata, credo di aver
capito come è
fatto il professore Morton, secondo lui la prima impressione
è quella che
conta, e quel ragazzo non credo abbia fatto una buonissima impressione.
-incredibile,
ha indovinato tutto. Sa, lei mi è simpatico,
se è la prima impressione che conta beh, complimenti mi
piace-
-lei invece
no-
Non sembra
turbato dalle sue parole, anzi è quasi divertito.
Oltre ad essere patetico è anche stupido.
-non importa,
conoscendomi vedrà che andremo d’amore
d’accordo.-
-vada a
sedersi, che è meglio, cosi posso iniziare la lezione.-
Non vicino a
me.
Non vicino a
me.
Non vicino a
me.
Lo ripeto
cosi tante volte che mi sembra di impazzire. E tra
tutti i posti che ci sono liberi dove va a mettersi?serve forse una
risposta…ovvio,
si siede accanto a me.
Io nemmeno lo
guardo e mi giro verso la finestra, mentre il
professore inizia a parlare.
-allora siete
in quarta miei cari ragazzi, e l’hanno
prossimo avrete gli esami come ben sapete. Quindi cercate di impegnarvi
al
massimo, perché ho intenzione di portarvi tutti quanti in 5,
ci siamo capiti?.-
Il professore
parla, e parla, ma dopo un po’ inizio a
stufarmi. Questi discorsi
li odio,
preferisco di gran lunga le spiegazioni, mi mettono meno sonno e mi
interessano
di più, anche perché le trovo decisamente
più utili.
So per certa
che il nuovo arrivato, come si chiama?! Ah si
Ryan, mi stà fissando. Me lo sento, è una
sensazione che non mi abbandona da
quando si è seduto, sento il suo sguardo su di me e questo
non mi piace. Odio chi
mi osserva, chi mi guarda per più di due secondi. Per un
po’ faccio finta di
nulla. Poi spazientita apro l’astuccio che ho sul banco e
tiro fuori la matita.
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Capitolo 4 *** ora capisco qualcosa... ***
Nemmeno
faccio in tempo ad entrare, che subito faccio una
pessima figura con il professore. Che alla fine pessima figura non era.
C’è
stato uno scambio di opinioni, si dai, potrei dire cosi. Lo devo
ammettere quel
professore è forte. Deve essere uno di quei tizi, da
“l’abito fa il monaco” e
non il contrario.
Mi intima di
sedermi. Grazie ma dove. Ci sono tre banchi
disponibili.
Il primo
è proprio davanti alla cattedra, e secondo voi mi
vado a piazzare li?ma nemmeno se fosse l’ultimo posto
disponibile. Gli
altri due sono nell’ultima fila, proprio
infondo, uno a destra contro la parete e l’altro a sinistra
accanto alla
finestra.
A destra
c’è un tipo con una faccia da piglia schiaffi,
mezzo rimbambito e che perlustra con una lentezza super il suo naso,
una cosa
veramente orribile. Distolgo lo sguardo da quel agghiacciante
spettacolo, prima
di rimettere la colazione, mentre a sinistra accanto alla finestra
c’è una
ragazza.
Beh dire che
quello è proprio il mio posto. Con passo sicuro
mi siedo accanto a lei, e lei che fa?si volta di scatto. Magari
è timida, si
dev’essere cosi.
Non
è decisamente il mio tipo, io sono più portato
per le
ragazze alte, con una bella 4 di seno, capelli biondi, occhi verdi, con
3 dita
di trucco in faccia, e delle bellissime labbra carnose.
Lei
è l’esatto opposto. A prima vista sembra un tappo,
bene
o male se una persona è alta o meno la vedi anche da seduta,
e lei proprio
sembrava uno dei sette nani. Piatta come un asse da stiro o una tavola
da surf,
tanto non cambia nulla. Capelli corti sulla nuca che man mano vanno
verso il
viso si allungano, neri come il carbone, e punta violetto scuro. Il
viso non
riesco proprio vederlo, perché continua a guardare fuori
dalla finestra.
Io invece
continuo a fissare lei nella speranza che si
volti, mi sento un pervertito, ma non importa.
Fisso.
Finalmente si volta e riesco a vederla di profilo.
Ha un visino
piccolino, da bambina, pelle chiara come una
bambola di porcellana. Quest’estate non dev’essere
andata al mare. Porta un
paio d’occhiali molti fini, eleganti dalla montatura nera e
la lente sottile. Non
riesco a capire bene di che colore sono gli occhi, al primo impatto mi
sembrano
azzurri, ma non ne sono proprio convinto. Le sue ciglia sono
bellissime, lunghe
e nere, ben curate come lo sono le sopracciglia fini e ben definite.
Le labbra,
sono rosate e sottili, anche se guardando meglio
si può notare che il labbro inferiore è di poco
più grande rispetto a quello
superiore, e all’angolo della bocca ha un microscopico neo,
che io vedo senza
troppa fatica, il Signore mi ha dato un ottima vista, 11 decimi.
Il naso
è piccolino e sottile. Fa tenerezza. Lo ribadisco
non è il mio tipo, eppure resto incantato a guardarla, non
riesco a levarle gli
occhi da dosso.
La vedo
aprire l’astuccio con quelle mani piccoline da
bambina, dita finissime e unghie perfettamente curate, porta due anelli
al
pollice della mano destra.
Tira fuori
una matita e scrive qualcosa sul banco.
“piantala”
-di fare?-
Mi avvicino
un po’ e glielo sussurro nell’orecchia, lei porta
la testa indietro.
“di
fissarmi non lo sopporto”
-come te ne
sei accorta?-
“sesto
senso o intuito femminile, chiamalo come diavolo ti
pare”
-io sono Ryan
Evans-
“lo
so e non mi interessa, e ora ti prego smettila.”
Che
caratterino la ragazza. Non le dico più niente, mi da
troppo l’impressione da ragazza con la puzza sotto il naso. I
discorsi del
professore proseguono senza sosta, ma io non ne ho sentito nemmeno la
metà. Bene,
iniziamo proprio bene.
Finalmente
suona la tanto attesa campanella.
Vedo la mia
vicina di banco alzarsi, salutare due ragazze e fondarsi
fuori dalla porta.
L’avevo
detto che era una dei sette nani, e mica mi
sbagliavo. Sarà alta una cicca e mezza a far tanto.
Stavo andando
fuori a fumare quando uno, presumo un mio
compagno di classe mi prende per la felpa. Mi giro, con un aria
indemoniata.
-se non vuoi
arrivare a casa tutto distrutto non provare
mai più a tirarmi la maglia, intesi?-
-signor si
signore-
Signor si
signore?ma è imbecille. Devo proprio avergli fatto
prendere un bello spavento. Cerco di tranquillizzarlo un po’.
-dai non fa
nulla, piuttosto perché mi hai tirato?-
-ti ho visto
parlare con la tua vicina di banco-
-si e quindi?-
-è
inutile che ci provi, con i ragazzi non parla, anzi
diciamo che li vorrebbe tutti morti.-
-perché?-
-li odia-
-perché?-
-gli uomini
della sua vita, e per uomini intendo suo padre e
suo fratello l’hanno abbandonata e ora non vuole
più avere a che fare con i
ragazzi.-
-non puoi
spiegarmi meglio?-
-io no,
però le sue amiche si.-
-e chi sono?-
Me le indica,
una ragazza con la cosa di cavallo e una
orientale. A malincuore metto via la sigaretta e vado da loro. Questa
storia
comincia a rendermi molto curioso.
-ciao,
è inutile che mi presenti giusto?quindi vado
direttamente al sodo. Perché la mia vicina di banco, di cui
nemmeno conosco il
nome odia i maschi?-
Rimangono a
bocca aperta quando inizio a parlare. Sembra abbiamo
visto un fantasma. Sorrido sperando si decidano a parlare. E alle tante
la
cavallina parla.
-suo fratello
è morto tre anni fa in un incidente stradale,
erano legatissimi, un po’ come..vediamo..-
-pappa e
ciccia-
-si esatto. A
poco a poco ha iniziato a chiudersi sempre
più, poi suo padre, che avrebbe dovuto stare accanto a lei e
alla madre, le ha
abbandonate per andare in Australia con una di 19 anni più
giovane di lui. In quel
periodo aveva anche un ragazzo, era innamoratissima, era normale
essendo il suo
primo ragazzo, e il giorno prima di festeggiare un anno assieme lui
l’ha
lasciata per un altro.-
-un altro?-
-già
era gay.-
-o mamma, ma
sfortunata bene la ragazza.-
-già
quindi lasciala stare, se non vuole parlare non la
sforzare.-
-ma quanti
dei vostri amici hanno tentato di stabilire un
qualunque rapporto con lei?.-
-fammi
pensare. Pochi decisamente molto pochi. In genere,
voi ragazzi rinunciate molto velocemente ed è lo stesso che
avete fatto con
Niky.-
-avete
fatto?se mai hanno fatto. Niky si chiama quindi?-
-si,
perché non lo sapevi?-
-no. Ci si
vede.-
Vado in
giardino per fumare quella stramaledetta sigaretta e
la vedo con alcuni sui amici.
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Capitolo 5 *** io diventerò tuo amico.. ***
Appena sento
la campanella suonare, mi alzo dalla sedia alla
velocità della luce, e dopo aver salutato Lucy e Satomi esco
in giardino. Faccio
un po’ fatica a ricordare qual era il nostro prezioso albero.
In questi 4 anni,
la ricreazione, l’abbiamo sempre passata appoggia ad un
albero. Ma non era un
albero qualunque. Un bellissimo salice piangente, nel giardino della
scuola ce
ne sono molti, salici piangenti e pini.
Finalmente lo
trovo, esattamente dov’era l’anno scorso e
l’anno
prima, eh già mica si sposta l’albero.
Viky e Jonnhy
sono già li, allora accelero un po’ il passo.
-ciao
ragazzi.-
-ciao puffa.-
-ehi. Tutto a
posto?la vostra classe com'è?-
-la mia
è fantastica, sai chi ho in classe?-
-no, come
posso saperlo?-
-ti ricordi
Mike, di 4D, è rimasto bocciato e l’ho in classe
io, come sono fortunata.-
Mike 4D??no
proprio non ho la più pallida idea di chi sia.
-no non so
chi è-
-ma si quello
bellissimo, capelli lunghi biondi, che teneva
sempre raccolti in una coda, occhi dolcissimi marroni, sorriso da
angelo. La perfezione
fatta uomo-
-ah beh se lo
dici tu. A te come è andata Jonnhy?-
-bene dai, 18
ragazze e 6 ragazzi, meglio di cosi non poteva
andare.-
-quella
allora doveva essere la classe adatta a me.-
-se dici
frasi cosi ambigue uno potrebbe pensare che stai
dalla sponda opposta.-
-come?-
-si insomma,
hai capito cosa intendo no?-
-si si ho
capito.-
Eccome se ho
capito, mi ha praticamente detto che sono
lesbica, ma non è quello che sono per l’amor di
Dio, non che io abbia qualcosa
contro gli omosessuali però non lo sono ecco tutto. Appena
tutti i ricordi
dolorosi del mio passata si saranno completamente assopiti allora
tornerò a
guardarmi un po’ attorno, ma per il momento non
c’è niente da fare.
-a proposito,
ho sentito dire da un uccellino che in classe
tua c’è il nuovo arrivato-
-si, per mia
sfortuna si.-
-perché?-
-me lo sono
trovato come vicino di banco.-
-ah, e
com’è?-
-beh
è un ragazzo, non saprei descriverlo.-
Anche
perché non l'ho proprio guardato benissimo. L’ho
visto
di sfuggita. Ha i capelli neri, scurissimi, sembrano quasi tinti con le
punte
rosso fuoco. La pelle è chiara, sembra un vampiro, ha gli
occhi turchesi,
bellissimi, aveva anche delle borse attorno, evidentemente non ha
dormito molto
stanotte. Un sorriso dolce e divertente, e quando ride si formano delle
tenere
fossette sulle guance. Alto, almeno 1, 80 se non di più,
giusto giusto 20 cm in
più di me,
corporatura normale, non ha degli addominali ben scolpiti o delle
spalle
larghe, però non è nemmeno magro in canna,
è normale.
-è
bello?-
-bello?mmh,
no è il mio tipo.-
-lasciamo
perdere, magari è qui fuori cosi me lo fai
vedere.-
Quando ci si
mette è proprio una rottura, le voglio bene e
lei lo sa, ma farmi il terzo grado su un ragazzo proprio non lo reggo.
Ma non
le dico nulla, per non offenderla e con lo sguardo cerco in giro.
Vedo diversi
gruppetti di ragazzi più o meno numerosi. Poi finalmente
lo vedo, circondato da una marea di ragazze, alcune sicuramente del 1
anno. Non
parla, nemmeno le guarda, e continua imperterrito a fumarsi la
sigaretta
appoggiato al muro della scuola. Fuma con la sinistra e tiene la
sigaretta a
metà tra il dito medio e l’indice. Aspira il fumo
molto lentamente come
volendolo gustare il più a lungo possibile.
Resto quasi
incantata a guardarlo, il sole gli bacia
dolcemente il viso, per questo motivo tiene gli occhi socchiusi. Ci
pensa
Jonnhy a riportarmi alla realtà.
-ehi ci sei
ancora?-
-si si,
comunque Viky, il mio vicino di banco è quello la
circondato da mille ragazze.-
Evito di
indicarglielo col dito, perché so che è segno di
maleducazione, ma riesce a capire al volo di chi si tratta.
-bello
bellissimo. Mi sono innamorata di lui.-
-ma smettila
di dire cretinate, come puoi esserti
innamorata?.-
-amore a
prima vista-
-se se, beh
io vado, è suonata la campanella.-
Saluto i miei
amici e vado nella mia classe.
Dopo due
minuti che sono entrata, arriva il professore, il
mio caro vicino invece non è ancora arrivato. Fa conto di
arrivare sempre in
ritardo?
Sfortuna
vuole però che arrivi pure lui.
Non lo guardo
e tengo gli occhi fissi sul professore, sembro
imbambolata ma non importa.
Puzza di fumo
e mi fa schifo, lo odio, mi ricorda mio padre.
Tornano in mente tutti i brutti ricordi, vorrei ucciderlo, ma non
è colpa sua
quello che mi è capitato, lui ha avuto solo la sfortuna di
mettersi accanto a
me.
Lo vedo
cercare assiduamente nella cartella, e dopo un po’ tira
fuori una micro matita che fa veramente ridere, ma cerco di
trattenermi. Stacca
un pezzo di foglio dal primo quaderno che trova.
“non
si scrive sui banchi, sei una maleducata.”
Non gli
rispondo.
“so
quello che ti è capitato.”
Deve essersi
informato in giro, beh infondo mica è un
segreto, a scuola lo sanno tutti. Molti studenti mi conoscono. Sono
stata la
rappresentante di classe e del consiglio d’istituto per tre
anni.
Stavolta gli
rispondo.
“sei
curioso.”
Odio i
ragazzi, perché allora gli rispondo.
“si.
Odiare i ragazzi non ti farà riportare in vita tuo
fratello e tanto meno farà tornare indietro tuo
padre.”
Come cavolo
osa parlarmi cosi, dire queste cose, cose che
lui molto probabilmente non ha mai passato in vita sua e mai
passerà spero per
lui.
“tu
non sai niente piantala, fai come tutti gli altri,
evitami. Cosi stò bene io e pure tu.”
Si cristo
santo, fai come hanno sempre fatto tutti, non mi
parlare, stammi lontano e quando mi vedi non salutarmi. Dei ragazzi non
ne ho
bisogno, ho Jonnhy e mi basta.
“no”
“no?”
“io
diventerò tuo amico questa è una promessa. E io
mantengo
sempre la parola data.”
Non mi da il
tempo di rispondere che appallottola il foglio
e lo butta in cartella.
Io
diventerò tuo amico.
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Capitolo 6 *** Ryan-Jonnhy ***
Io
diventerò tuo amico.
Ero certo di
quello che dissi quel giorno. Sono passati
dieci giorni da allora ma di miglioramenti nemmeno l’ombra.
Ogni giorno
era uguale al precedente. Arrivavo in classe, mi
sedevo, la salutavo e mi rispondeva sempre e solo con un flebile
buongiorno, ma
non mi rassegnavo. No, avevo promesso che sarei diventato suo amico, e
le
promesse le mantengo sempre.
Stamattina il
tempo era pessimo, spesse nubi grigie in
cielo, di li a poco sarebbe di certo venuto a piovere, cosi per
sicurezza mia
madre mi mise nello zaino un ombrello.
Arrivo a
scuola, dopo aver salutato i miei compagni, ho
instaurato un bel rapporto con tutti loro.
La vedo
seduta al suo posto mentre ripassa
la lezione di biologia, che abbiamo proprio la prima ora. Sembra
superfluo dire
che non ho studiato un bel niente.
Mi siedo.
-ciao
bambolina.-
Mi piace
chiamarla cosi, lo trovo un nomignolo
azzeccatissimo per lei. Piccolina, minuta,carnagione chiara come le
bambole di
porcellana.
-buongiorno-
Come sempre
lo sussurra debolmente, senza distogliere lo
sguardo dal libro.
Ma non mi
rassegno, non mollo cosi facilmente e se ne
renderà conto molto presto.
Il professore
di biologia, un certo Vantruper,, entra in classe- Assomiglia ad
uno scienziato pazzo, mette i brividi e poi con quel accento per
metà tedesco e
per metà americano è ancora più
spaventoso.
-buongiorno
ragazzi.-
-buongiorno
prof-
Un bel
coretto di perfetti scolari si levò ordunque.
-bene da oggi
per tutto il primo quadrimestre faremo degli
esperimenti in laboratorio. Rigorosamente a coppie.-
A
coppie?spero di poter stare con Niky, almeno la posso
tartassare ancora un po’.
-ora andiamo
in laboratorio poi li vi dirò le coppie.-
Prendo
quaderno e la mia fedelissima micro matita e assieme
agli altri vado in laboratorio.
Il professore
inizia a dire le coppie, ragazzo e ragazza,
essendo 12 e 12 non è poi complicato fare le coppie.
Finalmente arriva il mio
nome.
-Ryan Evans
con la signorina Hamilton.-
Hamilton?chi
diavolo è?
Poi mi viene
un flash, ma certo è la mia bambolina.
Potrei
mettermi a gridare dalla felicità.
Mi avvicino a
lei.
-è
destino-
Mi guarda.
Oddio mi sento morire, finalmente riesco a vedere
il colore dei suoi occhi, sono spettacolari. Cosi strani ma
terribilmente
spettacolari. Al primo impatto sembrano grigi, ma con una
più attenta
osservazione si nota che ha un lieve accenno di verde attorno alla
pupilla, e il grigio
è un unito ad un bellissimo azzurro, il tutto contornato da
un forte blu.
-no,
è sfiga-
Mi risponde.
Perfetto.
Lo sento, la
nostra amicizia si stà evolvendo.
La prima
lezione in laboratorio passa alla velocità della
luce, cosi come quelle successive: matematica, in cui vado veramente
forte e
storia che odio all’inverosimile.
La tanto
attesa campanella suona.
Vedo i suoi
amici nella nostra classe, una tipetta castana e
un ragazzo biondo. Da quello che ho capito è
l’unico con cui parla, è una
specie di migliore amico.
Quello
proprio non lo sopporto, mi da suoi nervi, il suo
modo di fare, il fatto che è l’unico con cui Niky
parla, lo detesto.
La chiamano e
come un cagnolino lei va da loro, passandomi accanto.
Cerco le
sigarette nello zaino e quando le trovo vado verso
la porta. L’amico di Niky, un certo Jo o qualcosa del genere
è ancora li.
Me ne frego
altamente, sto per superarlo quando mi ferma.
-tu sei Ryan
Evans, giusto?.-
-si, non
pensavo d’essere cosi famoso. Tu devi essere Jo.-
-Jonnhy.-
-si va beh
non è importante. Che vuoi?.-
-smettila di
cercare di parlare con Niky, mi sembra chiaro
che non ti voglia come amico.-
-e tu cosa ne
sai?-
-sono il suo
più caro amico-
-ah
già, e la trovi una cosa sbagliata secondo te il fatto
che possa avere altri amici?.-
-se non li
vuole si.-
-sei
patetico. Sai se io fossi il suo migliore amico, farei
l’impossibile per fare in modo che la sua cerchia di amici si
allarghi. Evidentemente
non sei proprio adatto ad essere suo amico.-
-come diavolo
osi, tu brutto pezzo di merda?.-
-ehi stai
calmo con le parole, non mi pare di aver usato
questi termini poco carini nei tuoi confronti. Dico solo che il ruolo
che hai
ti piace cosi tanto da non volerlo dividere con nessun’altro
vero?-
-che cavolo
stai dicendo?.-
-la
verità. Hai un enorme responsabilità nei
confronti di
Niky, te ne rendi conto?sappi un solo una cosa, se per tua sfortuna la
dovessi
vedere anche solo una volta piangere per un ragazzo, considerati morto.-
-perché
dovrei essere proprio io quello?-
-perché
lei non ha amici maschi all’infuori di te. Ah e sta
attento a non farti troppo male cadendo dal tuo stupido piedistallo.-
Lo lascio
ammutolito, e me ne vado col mio pacchetto di
sigarette in mano. Fumare fa male e lo so, ma in situazioni come questa
è la
cosa migliore del mondo, rilassa, almeno per me.
La
ricreazione finisce, cosi come le restanti tre ore di
lezione. Fuori piove a dirotto, per fortuna che la mia dolce e
premurosa
mammina mi ha messo un ombrello in cartella.
Sto quasi per
andarmene quando sento qualcuno imprecare alle
mie spalle.
-uffa ma
perché cristo santo non ho preso un maledetto
ombrello?che rabbia, ora mi toccherà lavarmi fino a casa.-
Mi volto ad
osservare chi è. Mi
avvicino senza far rumore per non spaventarla.
-tieni prendi
il mio.-
Glielo passo
senza pensarci due volte, lo so sono un
imbecille, potrei tranquillamente andarmene a casa e lasciarla li,
oppure
potrei accompagnarla a casa cosi saremmo io e lei assieme sotto
l’ombrello
vicini vicini, ma non voglio farla scappare cosi presto.
Cosi glielo
do semplicemente. Mi ringrazia e mi fa un
sorriso. Che bella che è quando sorride. Non
c’è niente da fare mi voglio
avvicinare a lei, voglio conoscerla meglio e voglio che lei conosca me.
Me ne vado.
-ciao Niky,
ci vediamo domani-
La saluto
correndo sotto la pioggia, non ho freddo anzi ho
caldo, un calore che parte dal cuore che batte velocemente fino a
salirmi in
tutto il corpo.
Grazie
infinite a tutti quelli che mi commentano, mi fa
veramente tanto piacere. Spero continuerete a leggerla fino alla fine..
|
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Capitolo 7 *** la più vera delle verità ***
Rimango
sorpresa dal suo gesto. Dopo averlo snobbato per un
sacco di giorni, e avergli detto che stare in coppia con lui era
sfortuna e non
destino, lui mi presta il suo ombrello, e se ne torna a casa sotto
l’acqua.
Resto sul
cancello della scuola ancora qualche istante, il
tempo necessario per vederlo svoltare l’angolo.
Arrivo a
casa. Chiudo l’ombrello e lo sistemo all’ingresso,
in modo tale che il giorno dopo mi ricordi dove l’ho
appoggiato.
-ciao tesoro,
sei a casa finalmente.-
-perché?-
-dammi una
mano in sala, ci sono diverse persone. Io devo
stare di qui in cucina.-
-ma che ci
fanno delle persone a quest’ora?.-
-hanno finito
di lavorare tardi e avevano fame.-
-va bene.-
Vado in
lavanderia e prendo un grembiule nero che uso quando
servo.
Per fortuna
verso le 16 e 30 se ne vanno, e con l’aiuto di
mia madre risistemo il ristorante.
-stò
pensando seriamente di assumere qualcuno, non possiamo
farcela noi due da sole. Si c’è
zia
Jenny che potrebbe aiutarci, ma non siamo a sufficienza, ultimamente ci
sono un
sacco di clienti e non è facile arrangiarci.-
-già,
lo credo anche io.-
-oppure
potrei prendere qualcuno il sabato e la domenica,
siccome c’è sempre il doppio della gente che
c’è durante la settimana. E durante
la settimana io resto in sala con zio Frank mentre zia Jenny sta in
cucina. Mi sembra
una buona idea.-
-potrebbe
funzionare.-
-bene allora
prendi un foglio e un pennarello indelebile.-
Vado dietro
al bancone del bar e cerco nei cassetti un
pennarello e un foglio.
Dopo averli
trovati, torno da mia madre e le chiedo a cosa
le servano.
-lo mettiamo
per iscritto.-
-cosa?-
-scrivi:
cerchiamo personale, qualificato e non, per lavoro
in sala, come cameriere nei fine settimana.-
Lo scrivo.
-fatto-
-dammi lo
appendo alla porta-
Prende del
nastro adesivo e attacca il foglio alla porta. Resta
un po’ a guardare fuori, osservando il cielo.
-hai visto
come piove?-
-già-
-non ti sei
bagnata però. Ti sei presa l’ombrello questa
mattina?-
-no, non
l’ho preso pensando non venisse a piovere.-
-e allora ti
sei fatta accompagnare da qualcuno?-
-no, il nuovo
arrivato, mi ha dato il suo ombrello.-
-sul
serio?che gentile.-
-si,
è stato gentile.-
-potresti
andare a riportaglielo.-
-cosa?-
Mamma stai
dando i numeri, lo sai che sono allergica hai
ragazzi, non posso fare una cosa del genere, glielo ridarò
domani a scuola.
-ma si che ti
importa, vai da lui e portagli l’ombrello.-
-no, no e
ancora no, glielo ridarò domattina, sei forse
impazzita?-
-mamma mia
che ti costa?-
-già
odio i ragazzi, l’ultima cosa che vorrei è
ritrovarmi a
casa con lui, quindi no grazie.-
-ok ok, ma
dove lo hai messo?-
-è
li all’ingresso.-
-no non
c’è-
-come no?-
Mi alzo dalla
sedia e vado verso di lei, inizio a cercare in
ogni dove sperando di trovarlo, ma non c’è niente
da fare, è introvabile.
-e ora che
faccio?è stato cosi carino da darmi il suo
ombrello e andare a casa sotto la pioggia e io stupida l’ho
perso.-
-vai al
negozio e prendine un altro-
-si potrebbe
essere un idea. Ok vado, faccio presto vado e
torno.-
Prima vado in
camera a prendere i soldi e poi con un
velocità supersonica mi fiondo fuori dalla porta.
Il negozio
non è molto lontano per mia fortuna, cerco un
ombrello che somigli vagamente al suo, ma non ce
n’è manco mezzo. Cosi prendo
quello che mi piace di più e che penso potrebbe piacere
anche a lui. Ma poi perché
sto a pensare cosa potrebbe piacergli?uno vale l’altro
no…
Ne prendo uno
dai colori scuri, sfondo nero con dei disegni
non proprio bene definiti viola scuro.
Prima di
tornare a casa, vado a trovare mio fratello al
cimitero.
Cerco la sua
tomba. Eccola Erik Hamilton. Che bello che era
mio fratello. Assomiglia a Ryan, si ci assomiglia molto, ma non tanto
fisicamente, il loro caratteri sono cosi simili. Testardi come
muli,quando si mettono in testa una cosa non cambiano idea, fanno
tante promesse che poi mantengono puntualmente, sono sinceri e se
qualcosa non
gli stà bene lo dicono senza problemi, quel genere di
persona che non ha peli
sulla lingua. Amano divertirsi ma ancora di più far
divertire gli altri.
Quanto mi manca mio fratello, quanto vorrei che fosse ancora accanto a
me. Non fa
nulla se litigavamo spesso, perché poi facevamo sempre pace,
ed era bello il
nostro rapporto, più litigavamo più il giorno
dopo eravamo uniti. Eravamo sempre
assieme, nonostante lui fosse più grande di me di 3 anni non
mi ha mai
considerato un peso quando uscivo con lui e i suoi amici.
E quando se
ne è andato una parte di me, è sparita con lui.
Mi manca,
cosi tanto che più di una volta ho avuto un
irrefrenabile desiderio di andarmene per sempre per poterlo seguire, ma
poi ripenso
a mia madre e a quanto si sentirebbe sola senza il mio aiuto.
-non vi
assomigliate per niente lo sai?-
Chi diavolo
è che osa disturbarmi in un momento simile?.
Mi volto.
-lo so.-
-che ci fai
qui da sola?lo sai che è pericoloso per una
bambolina-
Se non la
pianta di chiamarmi bambolina gli mollo un calcio
nei testicoli.
-affari miei.
-dolce come
al solito.-
-già.
A proposito tieni.-
Gli passo
l’ombrello nuovo di zecca.
-ma non
è mio.-
-lo so, ma
qualcuno l’ha preso cosi te l’ho ricomprato.-
-non dovevi,
ti ringrazio sei stata molto carina. Assomiglia al colore dei tuoi
capelli. Neri con le punte viola-
è
vero non ci avevo nemmeno fatto caso.
-prego.-
-io non posso
sapere com’era il rapporto con tuo fratello..-
-esatto non
lo sai quindi stai zitto-
-sei
maleducata lo sai. Quando parli io ti lascio sempre
finire la frase, mi aspetto che tu faccia lo stesso.-
Mi ha
liquidato. Annuisco e gli faccio intendere di
continuare a parlare.
-stavo
dicendo che non so che tipo di rapporto c’era tra
voi, ma continuare a star male e tener fuori dalla tua vita i ragazzi
non ti
servirà a niente. Devi reagire, sono sicuro che anche tu
vorresti avere molti
più amici, ma questa tua paura immotivata, a parer mio, non
ti permette di
averli. Dimenticare non puoi e non ti chiedo di farlo, ma cerca di
metterti
anche nei panni dei nostri compagni. Siamo una classe piuttosto unita
mi
sembra, manchi solo tu. Pensaci a quello che ti ho detto e rifletti.
Sono sicuro
che non te ne pentirai.-
Non so che
rispondergli, cosi mi volto e torno a fissare la
tomba di mio fratello.
Una voce
dentro di me continua a ripetermi che Ryan ha
ragione, che quella che ha detto è la sacrosanta
verità.
Torno a casa
più scombussolata di prima.
-tesoro
indovina?ho trovato qualcuno disposto a venire a
lavorare nei fine settimana.-
-cosi
velocemente?.-
-già,
fantastico non credi?-
-si, io vado a studiare.-
Sinceramente
in questo istante mi interessa ben poco chi
viene a lavorare, e mi interessa ancora meno delle lezioni di domani.
Penso e
ripenso a quello che ha detto Ryan e anche se non voglio ammetterlo lui
ha
ragione….
valentina78:
mi fa veramente tanto piacere sapere che questa mia storia ti piace..
spero continuerai a leggerla fino alla fine..
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Capitolo 8 *** non dovevi farlo... ***
Mi sembra di
sognare, sono riuscito a parlarle
tranquillamente per la prima volta dall’inizio
dell’anno. Se dovessi morire
adesso, morirei felice.
Appena arrivo
a casa sento i miei genitori litigare. Che strano.
-non capisci
nulla, fai le note troppo alte.-
-no
è la musica che è troppo bassa-
Ormai
è una cosa abituale, è il prezzo da pagare per
avere
due genitori musicisti. Vado da loro e li saluto con un sorriso da
ebete
stampato in faccia.
-allora
trovato un lavoro?-
-si si, mamma
mia che noioso che sei-
Non gli do il
tempo di rispondere, o meglio mi risponde ma
io evito di sentirlo, altrimenti se iniziamo a litigare non la finiamo
più.
Ho ancora in
mano l’ombrello che mi ha comprato Niky, un
semplice gesto che mi ha reso felice in una maniera esorbitante.
Mi sdraio sul
letto con le cuffie dell’ipod nelle orecchie,
nemmeno so che canzone sto ascoltando perché ho la testa
troppo impegnata a
pensare.
Pensare ad un
modo per avvicinarmi ancora di più a lei,
anche procedendo a piccoli passi non fa nulla, ma voglio esserle
vicino, per
sempre.
Mi devo
essere addormentato perché mia madre mi chiama
dicendomi che la cena è pronta e di scendere.
Non me lo
faccio di certo ripetere due volte e come una
saetta vado in cucina.
Sono magro ma
mangio con un orso.
Finito di
cenare guardo un po’ la tv e poi vado a letto.
Il giorno
dopo mi sveglio prima del suono della sveglia, che
per qualche strana ragione non finisce disintegrata al suolo.
Apro le
finestre. Perfetto il sole è ritornato a
risplendere, oggi non pioverà, però
l’ombrello di Niky lo metto ugualmente in
cartella. Mi rende allegro.
Faccio
colazione e mi preparo. Saluto la mia dolce
famigliola e vado a scuola.
la prima
persona che incontro è proprio la mia bambolina,
sta parlando con il suo amico Jonny e l’altra ragazza, che
non conosco e
nemmeno mi interessa conoscere.
Entro prima
di lei in classe, e la cosa sorprende i miei
compagni, in genere sono sempre l’ultimo ad entrare.
-ehi ti hanno
buttato giù dal letto?-
-no
perché?-
-perché
è strano che tu arrivi a quest’ora, non ti pare un
po’
presto?-
-direi di no-
Eccola. Sta
entrando, saluta le nostre compagne di classe e
viene verso il suo banco.
Poggia lo
zaino a terra, si leva il giubbotto che appende al
attaccapanni dietro di lei.
Com’è
carina. Indossa una semplice maglietta col collo alto
nera, un gonna a pieghe corta che termina con un grazioso pizzo in oro,
calze a
righe e anfibi molti belli neri. Hai capelli ha messo delle mollette
colorate,
viola e rosse. Si si sta proprio bene.
-ciao-
La saluto
come sempre, sapendo di ricevere in risposta un
distaccato buongiorno.
-ciao-
Ciao??? La
guardo, sono impazzito io o lei veramente mi ha
detto ciao?? Non mi sembra vero.
-mi ha detto
ciao?-
-si
perché?-
-è
strano-
-se vuoi
ritorno a dirti buongiorno-
-no no, ciao
è perfetto-
Perfetto.
Magnifico. Eccezionale. Parole per descrivere quel
ciao non esistono, è speciale, un ciao che ha rivolto solo
ed esclusivamente a
me. Forse l’idea di diventare suo amico non è poi
cosi lontana come pensavo,
anzi.
Ogni parola
è un passo in più verso di lei. Ogni suo gesto
mi fa desiderare ancora di più averla come amica. Ed
è strano per me, io che mi
sono sempre divertito con le ragazze e non le ho mai considerate mie
amiche ora
mi ritrovo a desiderare ardentemente di averla come mia amica. Sono
pazzo o
cosa?!
Arriva la
ricreazione, esce della classe, molto
probabilmente va dai suoi amici.
Come di
consueto cerco le mie sigarette nello zaino, che
ovviamente non ci sono, ma trovo nel giubbotto.
Rimango a
scambiare due parole con Eddy, un nostro compagno
di classe, che liquido con un
-vado a
fumare-
Esco dalla
porta e qualcuno mi sbatte contro.
-Niky?.-
Alza
lentamente la testa. Non riesco a guardarla bene in
volto che lei scappa correndo come una scheggia, sembra Furia.
La rincorro,
voglio sapere che ha. Sta correndo verso il
tetto, per fortuna non c’è nessuno in giro,
altrimenti chissà quanti casini. Alle
tante riesco a fermarla, prendendola per un braccio.
Ci fermiamo.
Riprendiamo
fiato. Tiene la testa bassa dandomi le spalle.
Le lascio la
mano per paura di farle male. Le vado di
fronte. Sto un po’ ad osservarla, sta tremando come un
foglia, ma cristo non
riesco a capire per quale motivo. Se per il freddo, per la corsa o se
per altri
motivi.
-che
c’è?-
Non mi
risponde e tanto meno mi guarda. Le alzo il mento
dolcemente.
Vedo i suoi
occhi, sono tristi. Sta per piangere o forse già
l’ha fatto. Cerco di calmarmi il più possibile.
-avanti dimmi
che è successo?-
-nulla che ti
interessi.-
-cazzo, ma
come posso essere tuo amico se non mi dici che
hai?-
Sto perdendo
la calma e non è una bella cosa. Provo a
tranquillizzarmi ma non riesco.
-nessuno ti
ha detto di essermi amico. Io non ho amici-
-centra
Jonnhy?.-
Ti prego
dimmi di no, o non rispondo delle mie azioni.
Passano
secondi che sembrano ore, ma non mi risponde. A quella
domanda risposte non servono, lo so è stato lui a farla
piangere.
Non dico
nulla e corro verso le classi. Lo trovo. Sta facendo
il figo assieme ai suoi amichetti froci, Dio solo sa quanto lo detesto.
Calmati Ryan.
Calmati cristo santo o finirai in guai molto
grossi.
Non
c’è nulla da fare la mia impulsività ha
preso il
sopravvento.
Mi scaglio
addosso a lui come un animale. Lo prendo per il
collo della maglia e lo sbatto contro il muro, facendogli picchiare la
testa.
-ma che cazzo
fai?sei scemo?-
-ti avevo
avvertito figlio di puttana “se fai piangere Niky,
sei morto” ora preparati.-
Lo butto per
terra e inizio a tirargli calci allo stomaco,
alle gambe e alle braccia.
Tossisce
sputando un po’ di sangue.
Lo voglio
morto.
Alcuni
compagni di classe mi tengono fermo, mentre lui a
fatica si rialza e con quella poca forza che gli resta inizia a
tirargli pugni
in faccia. Eh no io ho fatto di tutto per non rovinargli la faccia e
lui che
fa, rovina la mia.
Gli sputo
mirando ad un occhio. Fa una faccia schifata
mentre io me la rido. Riesco a liberarmi e gli sono di nuovo sopra.
Calci,
pugni a non finire.
Qualcuno
però mi ferma. Il professore è arrivato e io sono
nei guai fino al collo. Ma poco importa sono soddisfatto di quello che
ho
fatto, peccato solo non averlo ammazzato.
Vengo
ovviamente convocato dal preside.
Dice che
dovrebbe buttarmi fuori in seduta stante dalla
scuola, ma per il buon nome dei miei genitori si limita a darmi 3
giorni di
sospensione.
Della
punizione me ne frego altamente. Sono felice di quello
che ho fatto e non mi pento.
|
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Capitolo 9 *** spiegazioni, rivelazioni.. ***
Terminate la
lezioni, Viky mi ferma dicendomi che Ryan aveva
preso a pugni Jonnhy.
Stento a
crederci, perché mai avrebbe fatto una cosa simile?
-perché?che
è successo?-
-di preciso
non lo so, ma ho sentito dire dai suoi compagni
che Ryan ha detto una frase del genere” se fai piangere
Niky,
sei morto”. Cosa centri tu?-
-vorrei
saperlo anche io.-
-beh per dire
una frase del genere, devi avergli detto
qualcosa non ti pare?-
-cerca di
stare calma intesi. Mi ha visto correre piangendo
e il motivo lo sai benissimo, dato che in parte è anche
colpa tua. Mi ha
fermato, mi ha chiesto cosa avessi ma non gli ho detto nulla, poi come
se
stesse leggendo nei miei pensieri mi ha domandato se centrasse per caso
Jonnhy
e lo sai benissimo che non so mentire, non gli ho detto ne si ne no, ma
devo
aver inteso subito che la colpa era sua.
-potevi
dirgli di no.-
-secondo te
sapevo che l’avrebbe preso a pugni, anzi se
proprio vuoi saperlo l’avrei fatto anche io. Ora scusami ma
devo andare a
portargli i compiti-
La
discussione si stava accendendo e non mi andava di
litigare più del dovuto, e siccome avevo diverse cose da
fare la salutai.
I professori
che avevo alle ultime tre ore mi chiesero di
portare gli appunti a Ryan, non che ne avessi voglia, ma se voglio
essere
rappresentante di classe devo impegnarmi anche nelle cose che eviterei
molto
volentieri.
Trovare casa
sua non è stato poi difficile come pensavo
all’inizio,
anzi. Seguendo attentamente le indicazioni che mi sono fatta dare in
segreteria
ho trovato la casa in un battibaleno.
Suono un
po’ titubante il campanello, aspetto un po’
pensando
che non ci fosse nessuno in casa.
Faccio retro
front, quando la porta si apre ed esce una
tenera vecchina.
-buongiorno
signora. Sto cercando Ryan Evans. Abita forse
qui?-
-buongiorno a
te signorina, vieni pure dentro, non vorrai
prender freddo-
Com’è
gentile.
-grazie-
-Ryan
è su in camera sua, vai pure su, è la seconda
porta a
destra.-
-la ringrazio-
Salgo le
scale con una lentezza supersonica, mi sembra di
avere piedi di piombo, l’idea di andare in camera con lui non
mi rende neanche
un po’ felice.
Seconda porta
a destra. Trovata. C’è un cartello con scritto
“Bussare prima di entrare o non rispondo delle mie
azioni.”
Meglio dar
retta al cartello.
Busso e
dall’altra parte qualcuno mi da il permesso di
entrare.
-nonna puoi
mettermi la crema sulla schiena devo aver preso
un bella botta-
Nemmeno si
è accorto che sono io e non sua nonna, è seduto a
torso nudo sul bordo del letto dandomi le spalle. Sulla schiena ha
diverse
botte, oltre ad averle date le deve anche aver prese. Ma più
che botte da parte
di pugni sembrano cinghiate. Chi può avergli dato delle
cinghiate a scuola.
-non sono tua
nonna.-
Si volta di
scatto e mi fissa un po’ prima di rendersi conto
di essere senza maglia.
Si alza dal
letto e cerca qualcosa per coprirsi ma lo fermo
prima che indossi la maglia.
-forza
sdraiati.-
-non vorrai
saltarmi addosso?-
-no non ti
preoccupare questo non accadrà mai.-
-che peccato-
Lo sussurra
ma lo sento ugualmente molto chiaramente.
-sdraiati a
pancia in giù, cosi posso metterti la crema-
-no non serve-
-smettila e
sdraiati-
Sembra un
bambino capriccioso, mette il muso ma con me non
attacca, deve assolutamente mettere la crema altrimenti non gli passa.
Finalmente mi
da retta e si volta. Gliela spalmo
delicatamente su tutta la schiena, cercando di essere il più
delicata possibile
per non fargli troppo male.
-grazie-
-figurati. Ma
si può sapere che ti è preso?.-
-stavi
piangendo e non ci ho più visto.-
-beh ma alla
fine le hai prese di più tu.-
-io non direi
proprio, mi ha solo fatto male al labbro ma
niente di grave.-
-evidentemente
non ti sei visto la schiena è piena di
lividi.-
-lo so. Li
è stato mio padre quando ha saputo che mi hanno
sospeso per tre giorni.-
Resto di
sasso e smetto di spalmargli la crema sulla
schiena, nemmeno riesco a parlare, mi si è formato un nodo
terribile in gola. La
naturalezza con cui l’ha detto mi spaventa, evidentemente non
è la prima volta
che viene picchiato in questo modo da suo padre.
-quando
faccio qualche disastro lui prende la cintura e
inizia a picchiarmi, ma sai non lo fa perché mi odia, ma
semplicemente per
insegnarmi la buona educazione. L’ha sempre fatto e sempre lo
farà, sai la cosa
buffa è che non soffro, no nemmeno un po’, soffre
molto di più lui del
sottoscritto.-
La sua voce
trema, è una bugia e io lo so, lo sento. Sta soffrendo
tanto, allora dietro a quel viso da teppistello, si nasconde una
persona fragile. Per quel poco che lo conosco so che non ammetterebbe
mai di soffrire, è troppo orgoglioso, proprio come
me.
Mi vien
voglia di urlagli addosso per la sua immensa stupidità, ma
me ne sto zitta e
aspetto che ricominci a parlare.
-quando ti ho
visto piangere oggi, mi è venuta una voglia
incredibile di fare a Jonnhy quello che mio padre fa a me, usando solo
le mani
però senza cintura, per fortuna il professore mi ha tolto da
lui in tempo,
altrimenti non so se sarei riuscito a fermarmi.-
-nemmeno
conosci il motivo delle mie lacrime e subito ti sei
fiondato da lui.-
-allora
spiegamelo avanti.-
-al suo della
campanella come sempre sono andata da Jonnhy e
Viky, che come sempre erano assieme, ma stavolta si stavano baciando.
Niente di
strano, anzi mi fa molto piacere che si siano messi assieme.
Però allo stesso
tempo ero arrabbiata perché mi hanno tenuto allo scuro di
tutto. Non mi reputo
un impicciona è solo che essendo i miei amici speravo un
po’ più di sincerità
da parte loro. Cosi gli chiedo come mai non me l’abbiano
detto e Jonnhy mi dice
che non era affari miei, beh puoi immaginare come ci sia rimasta male
da quella
risposta, guardo Viky nella speranza che dica qualcosa ma abbassa la
testa. Jonnhy
riprende a parlare e mi dice che è stanco di tutto le mie
lamentele, di tutti i
miei problemi, che ne ha già abbastanza dei suoi e non ha
bisogno dei miei. Cerco
di farmi spiegare il perché di questo repentino cambiamento
se fino a ieri
eravamo cosi uniti. La sua risposta mi ha praticamente ucciso dentro.-
-perché
che ti ha detto?-
Resto un
attimo in silenzio e ripenso a quello che è
successo cercando di ricordare le parole esatte.
-io e te
forse amici mai lo siamo stati, mi piaceva il mio
ruolo da grande amicone di colei che odia i maschi, mi faceva sentire
popolare,
ora però mi sono stancato.-
-lo
immaginavo-
-cosa?-
-che sarebbe
accaduto. Siccome io provo continuamente a
stabilire qualunque tipo di conversazione con te, lui è
più che evidente che si
è sentito minacciato dal sottoscritto. E ha ottenuto con
facilità quello che
voleva-
-quello che
voleva?-
-ma si, gli
avevo detto che se ti faceva piangere era morto,
sapeva benissimo come sono fatto, che quello che dico lo mantengo e lui
pur
sapendolo ti ha fatto piangere in questo modo mi ha fatto sospendere
anche se
il suo obiettivo era quello di farmi buttar fuori dalla scuola.-
Ok penso di
aver capito solo la metà di quello che ha detto,
ma non fa nulla. Sta di fatto che questo ragazzo impulsivo che ogni
giorno
assomiglia sempre più a mio fratello inizia a piacermi. Non
so per quale strana
ragione ma gli metto una mano tra i capelli e glieli spettino un
po’. Lui mi
fissa come se fossi un aliena e si mette a ridere e io con lui.
-stai
iniziando a piacermi riccio. Ora vado quelli sono gli
appunti ti saluto.-
Eh si glielo
dico e mi sento felice. Inizia proprio a
piacermi, come amico niente di più, sono
sicura che con lui al mio fianco sarò in grado di aprirmi
sempre più con gli
altri, fino a diventare forse, quella che ero prima della morte di mio
fratello.
|
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Capitolo 10 *** posso essere Ryan.. ***
Lei
è venuta a trovarmi, si è venuta a trovare me da
sola, senza
che nessuno glielo imponesse. Mi sento cosi felice che potrei mettermi
a
piangere, stiamo diventando amici ed è la cosa
più bella che mi sia mai
capitata.
Non
avrei mai e poi immaginato che i miei sforzi saranno poi
stati ripagati.
Posso
sentire ancora le sue piccole mani spalmarmi la schiena,
riesco ancora a vedere il suo sorriso e sentire il suo profumo.
Sono
riuscito finalmente a parlare con qualcuno di mio padre,
del suo modo educativo.
Da
quanto va avanti questa storia?saranno all’incirca 10 anni
che si comporta cosi, sono il figlio buono a nulla della famiglia, sono
quello
che nessuno si aspettava, che nessuno desiderava.
Se
non conoscevo Niky, me ne sarei certamente andato per sempre
o nella migliore delle ipotesi avrei saltato ogni giorno di scuola,
fino a che
non mi sarei trovato un lavoro. Ma vederla quel giorno è
stata una benedizione,
mi ha dato voglia di fare di meglio, di impegnarmi su qualcosa e lei
è
diventata subito il mio obiettivo, avevo una missione, diventare suo
amico e mi
sembra di esserci quasi riuscito.
Sono
ancora a torso nudo quando sento un tonfo enorme provenire
dalle scale.
-che
diavolo hai combinato nonna?-
La
mia cara nonnina, ne combina una più del diavolo. Delle
volte
mi domando se anche lei non mi odi come tutti, esclusa mia madre,
sbaglia
sempre a chiamarmi e non riesco a capire se lo fa perché
è anziana o perché vorrebbe
che ci fosse ancora Mark. Sempre Mark, il mio caro fratellone, non che
lo odi
sia ben chiaro, ma a volte mi chiedo se doveva proprio essere cosi
perfettino,
non poteva fare qualche casino di tanto in tanto?certo che no, laureato
ad
Harvard col massimo dei voti, primario di successo a Tokyo, sposato con
una
famosa scrittrice Giapponese. La vita gli ha proprio sorriso e tanto
anche.
Non
sentendo alcuna risposta da parte di mia nonna, mi alzo dal
letto, apro la porta di camera mia e vado verso le scale.
La
vedo. Distesa per terra con gli occhi chiusi, e una macchia
di sangue che le fuoriesce dalla nuca.
Oddio
è morta questo è il primo pensiero. Corro come un
fulmine
da lei, cercando di non spostarla e le sento il polso. Il battito
c’è ancora
anche se è molto debole.
Non
c’è un minuto da perdere devo chiamare
l’ambulanza. La chiamo
dicendo di fare il più presto.
Nemmeno
dieci minuti dopo arrivano e la sistemano sulla barella,
salto su anche io con loro. Direzione ospedale.
4
o 5 infermieri le sono attorno, mi chiedono cosa è successo,
ma non so rispondere io ero in camera, posso solo dire quello che ho
visto
dopo.
Mi
dicono di chiamare i miei genitori per farmi venire a
prendere.
Cerco
un telefono, eccolo accanto alla macchina del caffe.
-mamma,
sono Ryan, sono in ospedale.-
-oddio
perché?che è successo?-
-la
nonna è caduta dalle scale-
-e
come è successo?-
-non
so io ero in camera. Mi spiace mamma-
-e
di cosa?non è colpa tua-
-ok-
-io
arriverò più tardi, perché sono
bloccata per strada, tu
resta li e se ci sono notizie chiamami.-
-va
bene-
Riaggancio,
mi sento cosi solo in questo momento. Vorrei che ci
fosse qualcuno accanto a me. Ma non una persona qualunque, una persona
specifica. Una ragazza dai capelli neri come la notte e gli occhi
luminosi come
stelle.
Giusto,
la chiamo. Non verrà ma tentar non nuoce.
Chiedo
alla segretaria se hanno per caso una guida del telefono.
Ristorante
le rose. Eccolo trovato.
-buonasera,
ristorante le rose, in cosa posso esserle utile?.-
-salve
sono Ryan Evans c’è per caso Niky-
-si
te la passo subito-
Dall’altra
parte del telefono sento sua madre che la chiama. Passano
alcuni secondi prima che qualcuno parli dall’altra parte del
telefono.
-ciao
dimmi?gli appunti non erano chiari?-
-a
dire il vero non li ho guardati. Potresti farmi un favore?-
-dimmi-
-potresti
venire in ospedale.-
-perché?che
è successo?-
-mia
nonna è caduta dalle scale.-
-dieci
minuti e arrivo-
Riaggancia
senza salutare. Ha detto che arriva, mi sento molto
più tranquillo sapendo che sta arrivando. Osservo
l’orologio appeso alla parete
davanti a me. Le lancette vanno cosi lente. Perché quando
vuoi che il tempo
scorra velocemente è proprio in quel momento che va
più lentamente?
Dieci
minuti sono passati ma lei non arriva. Spero che non le
sia accaduto nulla.
Eccola
la vedo correre verso di me, nel suo cappotto nero.
Nemmeno
mi saluta a mi abbraccia come per infondermi coraggio. Vi
assicuro gente che una cosa da lei mai me la sarei aspettata.
Forse
nemmeno lei, perché quando si stacca diventa subito rossa
e mi chiede scusa.
-grazie
per essere venuta.-
-era
il minimo. Piuttosto come sta?-
-non
mi hanno detto nulla.-
-e
tu come stai?-
-come
uno che sta per finire sulla sedia elettrica.-
-non
dirmi che tuo padre darà la colpa a te?-
-certo
a chi deve darla altrimenti?ma non fa nulla ci sono
abituato. Io sono il figlio indesiderato. Nei piani di mio padre io non
ero
presente. Sono un disastro in tutta la linea. Non sono bravo a scuola,
sono
svogliato, non ne combino una giusta. Insomma sono l’esatto
opposto di mio
fratello, il classico figlio perfetto.-
-ma
non è giusto che ti tratti cosi, sei pur sempre suo figlio.
Devi
ribellarti.-
-sarebbe
peggio fidati-
-ma..-
-non
fa nulla davvero, un giorno non molto lontano me ne andrò
di casa e allora potrò vivere a modo mio senza sottostare
alle sue regole. E quando
avrò dei figli non gli insegnerò
l’educazione come lui ha fatto a me, lo farò
con dolcezza, la dolcezza che mi è sempre stata negata. E
quando arriverà
Natale avranno cosi tanto regali da far invidia a tutti i bambini del
mondo. Li
amerò con tutto me stesso, metterò loro in ogni
cosa al primo posto. Penserò prima
a loro e poi a me.-
Inizio
a piangere, da troppo tempo ormai mi sono tenuto dentro
tutte queste cose, da troppo tempo ho portato una maschera sempre
allegra. Ma con
lei posso essere me stesso, posso essere allegro, posso piangere,
arrabbiarmi,
lamentarmi ed essere triste. Posso essere Ryan.
Non
mi risponde ma prende la mia grande mano nella sua
piccolina. Le stringe e quella stretta vale molte più parole.
Finalmente
il dottore esce e mi dice che aveva preso una brutta
botta sbattendo contro lo spigolo di uno scalino. Tiro un sospiro di
sollievo,
mi mancherebbe moltissimo quella tenera nonnina, anche se pure lei
credo non mi
sopporti.
-dai
va a salutarla-
Entro
mentre lei resta fuori.
-ciao
nonna-
Ha
gli occhi chiusi e una fascia attorno alla testa. A fatica li
apre.
-oh
ciao…Ryan.-
-mi
hai riconosciuto?mi fa piacere.-
-ho
sempre saputo chi sei-
-e
allora perché mi chiamavi Mark?-
-per
vedere la tua reazione, sai quando chiamavo tuo fratello
col tuo nome, smetteva di prestarmi attenzione, ma tu no, non hai mai
smesso di
essere quello che sei. Sei un po’ tonto e tanto svogliato ma
se dovessi
scegliere tra te e tuo fratello sceglierei mille volte te.-
-me?-
-si,
non è passato giorno in cui tu non ti preoccupavi per me.
Ogni
mattina prima di fondarti sulla colazione mi dai un bacio in fronte e
ogni
giorno quando torni da scuola ti siedi accanto a me e mi domandi come
stò e
come ho passato la giornata. Sembrano cose prive di significato, ma per
me
contano molto di più questi gesti spontanei che dei regali
durante le feste che
tuo fratello mi manda. Ryan, tu sei e resterai per sempre il mio
nipotino
tontolone preferito.-
Servono
forse parole?no non credo. L’abbraccio e basta e le do
un bacio in fronte prima di andare da Niky.
Quando
esco però lei non c’è più,
se ne già andata, beh
evidentemente aveva ancora da studiare.
|
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Capitolo 11 *** e questo chi è? ***
Torno
a casa, non riesco a restare ancora con lui, non riuscirei
a guardarlo in faccia dopo quella confessione.
Perché
poi me l’ha detta?tiene cosi tanto ad avermi accanto.
Quando
lo guardo in classe è sempre sorridente, ride, è
una
scorta di battutine divertenti. Mai e poi mai avrei pensato che tenesse
un
simile penso nel suo cuore.
Provo
pena per lui, ma è giusto provare pena per una persona?no,
non è giusto provare pena. Non voglio provarla. Voglio
stargli accanto. Si
voglio essergli amica. Suona strano detto da me, proprio da me che fino
a
qualche giorno prima l’avrei volentieri buttato
giù dalla finestra accanto al
mio banco.
Ma
più tempo passo accanto a lui e più mi rendo
conto che
abbiamo bisogno l’uno dell’altro.
Arrivo
a casa, sento mia madre parlare con qualcuno in cucina.
Una voce maschile. Entro senza far troppo rumore.
-oh
ciao tesoro, come sta il tuo amico?-
-bene,
ma è sua nonna che ha avuto problemi.-
-spero
stia bene ora-
-si
si sta bene. Vado a studiare-
-un
attimo, vieni ti presento Christopher. Ti
presento mia figlia Nico..-
-Niky,
piacere di conoscerti.-
Riesco
a fermare quella boccaccia di
mia mamma in tempo, e do la mano al ragazzo. Non mi piace il mio nome,
e lei lo
sa bene per questo motivo le dico sempre di chiamarmi Niky.
Più corto e più
simpatico.
Il
mezzo sconosciuto mi sorride e mi
prende la mano. Ha le mani lisce come quelle di un bambino e calde,
caldissime
in netto contrasto con le mie che sembrano dei ghiaccioli. Lo guardo in
viso.
Mamma mia assomiglia ad un angelo, ma non il solito e banale angelo dai
capelli
biondi. No questo angelo ha i capelli scuri, e lunghi, molto
più lunghi dei
miei, lisci sembrano appena stati tirati con la piastra. E poi quegli
occhi,
mai visti di più belli, verde smeraldo. Resto incantata a
guardarlo, faccio
quasi ridere. Deve essersene accorto anche lui perché mi
sorride. Sbaglia a
sorridere, perché ha un sorriso cosi dolce, che potrei
impazzire.
Sento
le guance, e non solo,
infuocate, non mi vedo allo specchio ma come minimo sono viola.
Lascio
la mano e distolgo lo sguardo.
-lui
è uno dei ragazzi che lavorerà
qui.-
-perché
quanti sono?-
-in
teoria tre, ma credo siano rimasti
due-
-ah,
e l’altro?-
-verrà
domani perché non può venire
oggi. Quindi stasera darai un mano a Christopher.-
-ok,
vado a farmi la doccia.-
Salgo
velocemente le scale e vado
diretta in bagno. Non mi va di farmi la doccia. Per rilassarmi un
po’ ho
assoluto bisogno di un bel bagno caldo.
Faccio
scendere l’acqua nella vasca,
calda quasi bollente,proprio come piace a me.
Mi
spoglio e resto per qualche minuto
a fissare il mio corpo davanti allo specchio.
Sono
dimagrita e non poco, ho una vita
strettissima, sono senza seno beh proprio senza senza no, ho una
seconda,
quanto vorrei avere almeno una terza.
Meglio
entrare nella vasca. Dopo
essermi lavata resto in ammollo ancora un po’.
Toc
toc
Che
diavolo vuole mia mamma.
-che
vuoi mamma?- lo dico con una voce
spaventosa, che mette i brividi pure a me.
-ehm…non
sono tua madre. Sono
Christopher. Ricordi?-
-Come
potrei dimenticarmi?ci siamo conosciuti
prima-
-già
tua madre mi ha detto di
chiamarti.-
-ok
scendo subito.-
Lo
sento allontanarsi. Mia madre delle
volte è proprio sconsiderata. Poteva capitarmi
chissà cosa, magari quel
bell’angioletto in realtà è un
pericoloso criminale o un pedofilo o che ne so,
lasciamo perdere tanto anche se glielo dicessi non capirebbe
comunque…
Mi
vesto, pantaloni neri,
maglietta bianca e scarpe nere. Quando sto in sala a servire devo
sempre
vestirmi cosi e la cosa non mi fa per niente piacere.
Vado
in lavanderia e
prendo due grembiuli, uno per me e l’altro per Christopher.
Spero mi dia il
permesso di chiamarlo Chris altrimenti devo metterci mezz’ora
ogni volta.
-tieni
questo è per te-
Glielo
passo.
-grazie,
bene maestro
insegnami.-
Ok,
questo deve avere
delle rotelle fuori posto, ma meglio non farci troppo caso.
Parto
dalle prime cose
basilari. Ad esempio dove si trovano determinate cose, posate,
bicchieri,
brocche per il vino e bottiglie dell’acqua. Gli insegno a
fare caffe, certa
gente è in grado di farlo con la macchina ma altri
però no, e a me è toccato
proprio quello che non è in grado. La cosa positiva
però è che mi ascolta in
silenzio e memorizza subito tutto.
Gli
insegno come si
portano tre piatti, più avanti gli farò vedere
come si fa a portarne 4 o 5. Meglio
andare con calma o scappa subito.
Per
nostra fortuna,
stasera di gente c’è ne poca cosi riesce a mettere
in pratica quello che gli ho
insegnato, senza fare disastri oltretutto.
Quando
anche l’ultima
persona è andata via, Christopher mi chiede se mi va di
andare a mangiare un
panino qui accanto.
-per
quel che ne so
potresti essere un poco di buono.-
-ti
ringrazio, ma stai
tranquilla sono un tipo a posto-
-sono
quelli come te che
fanno più paura-
-e
dai che ti costa?!-
Mi
costa il fatto che…che
nemmeno io lo so, da una parte mi va, eccome se mi va, ma
dall’altra neanche un
po’, prima avevo un amico, o meglio forse nemmeno lui e ora
mi ritrovo con due
ragazzi che non smettono un secondo di starmi addosso, io proprio non
capisco…
-si
ok vengo, ma 10 minuti
e non uno di più. Ah guai a te provi a farmi qualcosa, sono
cintura nera di
karate e di judo quindi stai attento.-
Non
è proprio vero ma non
importa, sono veramente cintura nera di karate ma judo l’ho
praticato solo per
un anno. Anche se sto molto tempo sui libri ho sempre trovato un
po’ di tempo
da dedicare allo sport. Per esempio ho fatto pallavolo per 6 anni,
nuoto per 5,
karate per 4 ed infine ho fatto anche un po’ di basket e
calcio. Eh si sono una
super sportiva. Anche se non sembra.
Dopo
aver salutato mia
madre, metto le scarpe e prendo il cappotto ed esco seguita da lui.
-sai
che sei veloce a
servire-
-ti
ringrazio. Te la sei
cavate bene anche tu per essere la prima volta.-
-grazie,
ma dimmi che
scuola fai?-
-la West
Seid, sono in 4. tu invece?-
-vado
all’università.-
Allora
avevo visto bene,
in effetti sembra più grande di me, non di molto giusto 5 o
forse 6 anni.
-e
in quale vai?-
-alla
Columbia University-
-privata?-
-già
e siccome metà delle
tasse devo pagarle da me, devo lavorare.-
-non
dev’essere facile.-
-in
effetti non lo è-
Sembra
un tipo a posto,
oserei dire che è proprio il ragazzo per me. Di bel aspetto,
ordinato in tutto
per tutto, universitario, indipendente, gentile. Eh si, non che io
creda al
principe azzurro, però questo ragazzo inizia ad interessarmi.
-ti
piace leggere?-
-si,
leggerei sempre o
ovunque.-
Mitico.
-sul
serio?-
-certo.
Anche a te piace?-
-si,
tantissimo-
-autori
preferiti?-
-primo
in assoluto Ernest
Hemingway, e poi Washington Irving-
-
Il mondo è
un bel posto, per il quale vale la pena
di combattere-
-piace
anche a te?-
-è
uno dei miei preferiti
in assoluto.-
-incredibile-
-già-
-
Essere un padre di
successo è un ruolo unico:
quando hai un figlio, non seguirlo solo per i primi due anni.
–
Questa
frase mi rende
triste, mi fa venire in mente, me quando mio padre c’era
ancora, mi fa
ricordare le parole di Ryan, di come suo padre lo tratta,
del fatto che non l’ha mai trattato
con dolcezza. E provo commiserazione, tristezza, mi sento amareggiata e
volubile.
Ma come è possibile che il mio umore, quello che sento
dentro cambi
radicalmente e cosi velocemente in base ad una semplice frase. Non
può essere.
Lo
saluto con un semplice
ciao e torno a casa. Voglio sdraiarmi e non pensare più a
nulla, da domani si
vedrà….
_______________________________________________________________
Scusate
per questo
capitolo diciamo buttato un po’ li, ma l’ho scritto
ora, dopo aver finito di
lavorare e con 38 di febbre, perdonatemi..
Voglio
ringraziare di
cuore:
Valentina78
VERY
bilancina
'92
Arumi_chan
Hachico91
Kyraya
Flydreamer
kyaelys
Widelmina
Mi
rendono
felice i vostri commenti…beh vado a letto perché
sono morta..
|
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Capitolo 12 *** scuse e..jennifer ***
scusa
scuse e..Jennifer
Finalmente sabato, sono
veramente stanca, è stata una settimana dura.
Mi vesto e come sempre vado da
mia madre al ristorante, dove la trovo intenta a fare le pulizie.
Certe volte mi viene spontaneo
domandarmi come fa ad essere cosi attiva di prima mattina. Non che io sia una
pelandrona, però mi piace stare nel letto al calduccio, in particolar modo
quando inizia ad esserci la stagione fredda.
-ciao mamma-
-ciao Niky. Allora come ti
sembra Christopher?-
-mi sembra un bravo ragazzo,
serio e responsabile.-
-lo penso anche io sai.
Stasera dovrebbe venire l'altro ragazzo.-
-ma viene anche
Christopher?-
-si si certo.-
-quindi devo fare da balia a
due invece che ad uno-
-vedrai che ti
divertirai.-
-divertirmi mi sembra un
parola grossa, però va beh.-
Le sorrido e vado in bagno a
lavarmi. Forse sono io o forse sono veramente diversa questa mattina, ma stà
di fatto che mi sembra di avere gli occhi diversi, e non intendo solo del
colore, dato che sono grigi questa mattina. Eh si perchè ho gli occhi che
cambiano colore in base al tempo. Ma sembra che brillino in maniera
diversa.
Finito di lavarmi prendo lo
zaino ed esco di casa.
Mi vengono in menti i giorni
in cui nella mia vita c'erano Jonnhy e Viky, quando delle volte mi aspettavano
perchè ero in ritardo, anche se il più delle volte ero io ad aspettare loro. Mi
fa male pensare che quell'amicizia era solo finzione, solo un modo per
essere diciamo un pò più popolari rispetto agli altri. E poi è cosi importante
essere conosciuti da tutti?non si vive ugualmente bene se si è conosciuti e per
conosciuti intendo in modo completo da poche persone. Che poi a pensarci bene
quelle persone tanto popolari, facendo una stima vera e propria quanti amici
veri hanno?uno forse due?.
Ho perso Viky e Jonnhy e
questo mi fa star male tantissimo, ma ora ho conosciuto Ryan. Chi avrebbe mai
immaginato che saremmo divantati amici. Si siamo solo agli inizi, ma è cosi che
si inzia no?un pò per volta, è un pò come andare in bici. Si inizia pedalando un
pò per volta e poi via come il vento. Il problema però, è che quando cadi ti fai
male, e delle volte è difficile ritornare in sella.
I miei pensieri vengono
interrotti quando arrivo a scuola, quanti ragazzi che ci sono ancora fuori.
Chiacchierano, ridono si divertono stando assieme. Entro e vado diretta in
classe. Da oggi sarò diversa, da oggi inizierò a parlare anche con
i ragazzi.
Per prima cosa saluto Satomi e
Lucy. Poi nello stupore generele saluto anche i ragazzi.
-ciao a tutti.-
Mi guardano come se fossi un
aliena in visita da Marte.
-che c'è?-
-è strano, in genere non
saluti nessuno-
-invece lo faccio-
Saluto sempre, solo
che lo faccio a bassa voce.
-lo fai a bassa voce che
nemmeno riusciamo a sentirti.-
-beh però lo
faccio-
-ok ok, hai
ragione-
-già-
Gli sorrido e lui lo fa di
rimando.
Entra il professore dicendoci
se qualcuno è interessato a diventare rappresentante di classe. Inutile dire che
è una cosa che a me interessa.
-io sono
interessata.-
-ottimo. Qualcun
altro?-
Nessuno. Beh in effetti non è
una cosa divertente. Ma a me interessa tantissimo.
-Bene allora Signorina
Hamilton lei è la nostra rappresentante di classe. Qualcuno ha
obiezzioni?-
Nessuno.
Fantastico.
Il tempo scorre lentamente,
molto lentamente, ma forse va bene cosi, a ricreazione non mi andrebbe di
incontrare Viky e Jonnhy o forse si, ma vorrei che fosse tutto normale come al
solito. Chiedo troppo vero.
Ricreazione. Esco dalla mia
classe e vengo fermata proprio da loro.
-ciao.-
-ciao.-
Perchè mi parlano?e perchè io
rispondo?
-ti chiedo scusa-
-per cosa?per quello che mi
hai detto o per come ti sei comportato in questi anni, tirandomi in giro e
fingendo d'essere mio amico?-
-per tutto, ma non è vero che
ho finto di essere tuo amico, sono uno stupido e lo sò, ti ho ferito dicendo
quelle cose, ma davvero non era mia intenzione. Solo che con l'arrivo di Ryan
avevo cosi paura di perderti che senza volerlo ti ho offeso e ti ho ferito. Mi
spiace.-
-uhm..-
-e questo che vuol
dire?-
-niente.-
-riuscirai mai a
perdonarmi?-
Lo fisso negli occhi, è
facile, almeno per me, capire se mi stanno mentendo guardando negli occhi la
persona. E Jonnhy emanava cosi tanta sincerità che mi spaventava. Ero incerta
sul da farsi. Perdonarlo o meno?provare a recuperare quello che c'è stato o
buttarlo fuori dalla mia vita per sempre?. Non lo sò.
-non lo sò-
-ti prego pensaci.-
-lo farò-
Rimaniamo tutti e tre in
assoluto silenzio a guardarci. Un pò è imbarazzante.
-Tu sei Niky
giusto?-
Mi volto. E questa chi
è?
Sembra una dea. Alta e
slanciata. Fisico perfetto, sembra una modella. Il colore della pelle è
quasi dorato.Ha i capelli lunghi e biondi come il grano, occhi grandi e
azzurrissimi, labbra carnose volorizzate ancor più da del lucidalabbra, che però
non la rendono in alcun modo volgare. Ha un piercing al naso, un brillantino
verde. Porta una camicia corta bianca, forse un pò troppo attillata, e una gonna
corta, a quadretti, rossa e nera. Gambe lunge e snelle. Si insomma per farla
breve lei è l'esatto opposto di me. Quel tipo di ragazza che vedi una volta ma
che ti resta impressa per sempre. Non sono dell'altra sponda, ma ho due occhi
anche io, e vedo quando una ragazza è bella o no.
-si sono io,
perchè?-
-potresti venire un
secondo?-
-ok-
La seguo fino a che non si
ferma davanti alla porta dell'aula di biologia.
-dimmi?-
-io sono Jennifer. Volevo
chiederti una cosa-
-avanti dimmi?-
parla però, basta che ti muovi
perchè. tra poco la ricreazione finisce e io ho fame.
-tu sei amica di Ryan
vero?-
-si più o meno-
-sai se ha la
ragazza?-
-no non credo.
perchè?-
-mi sono interessata
subito a lui dal primo giorno che l'ho visto. Insomma, bisogna ammetterlo
che è un ragazzo fenomenale. Sempre allegro, deve essere quel ragazzo che non ha
problemi, uno che ha tutto dalla vita. Si, un pò come me. Per questo motivo
credo che insieme saremmo perfetti.-
-pensi veramente che uno che
ride di continuo ed è sempre allegro non abbia problemi?-
-si.-
-patetica-
ops, sta volta l'ho detto, ma
si chissenefrega, ho deciso che da oggi sarei stata una persona diversa, quindi
non mi importa se offendo qualcuno, infondo questa è solo la verità.
-come scusa?-
-forse lui ha più problemi di
quanto immagini.-
-beh non mi importa, sta di
fatto che voglio che lui sia mio.-
-e a me che frega?-
-tu mi darai una mano
ovvio-
ovvio?ovvio un
cavolo.
-no, mi sembri una ragazza
piuttosto sveglia, quindi arrangiati, io me ne vado.-
Torno indietro e vado in
classe, ormai la ricreazione è finita, non riesco più a mangiare.
Le ultime ore di lezione
passano velocemente, anche perchè manca il professore. All'uscita di scuola vedo
Viky e Jonnhy sul cancello.
-ciao.-
-chi aspettate, se è lecito
chiedere?-
-te ovvio-
-me?-
-si procediamo a piccoli
passi, per riconquistare quello che c'era.-
-ah, ok, andiamo allora.Mi si
stanno gelando le orecchie.-
-Senti ma che voleva
quella?-
Gli racconto per filo e per
segno la nostra discussione.
-Ma sei sicura che non ti dia
fastidio che lei incominci a provarci con lui?-
-no perchè
dovrebbe?-
-potresti perderlo. La cosa
non ti spaventa?.-
-un pò, ma se tiene alla
nostra amicizia, non accadrà nulla del genere-
Lo spero. Lo spero davvero
tanto. Non sopporterei l'idea di perderlo. Ora che stò iniziando ad
affezzionarmi non voglio che nessuno me lo porti via, sono pensieri da egoista e
questo lo sò, ma avolte essere egoisti non è poi un male. Infondo tutti lo sono
o no.
Prendo una strada diversa
rispetto a quella di Viky e Jonnhy.
Arrivo a casa, strano non c'è
nessuno. Meglio cosi stare da soli avolte è una bella cosa.
Vado in camera, sistemo lo
zaino accanto alla scrivania e mi sdraio sul letto. Infilo gli auricolari
dell'mp4 nelle orecchie e mi lascio cullare dalle note melodiose della musica,
mia fedele compagna. Do un occhiata veloce alla sveglia. 15.40. Penso di essermi
addormentata perchè quando mi sveglio sono le 18.40. Mi alzo un pò intontita dal
letto. Sento suonare il campenello, dovrebbe esserci mia mamma. Evidentemente mi
sbaglio, perchè lo sconosciuto continua a suonare con insistenza, scendo le
scale e vado ad aprire...
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Capitolo 13 *** solo amici? ***
scusa
solo amici?
Ci metto poco a trovare il
ristorante di Niky, mamma mia chissà che faccia farà quando mi vedrà. Ho chiesto
gentilmente a sua madre di non dirle nulla a riguardo, perchè volevo farle una
sorpresa. Eccolo, trovato. Veramente molto carino. Ci sono due entrate, una è
quella principale diretta verso il ristorante mentre l'altra è sul lato. Meglio
passare di li. Suono al campanello. Aspetto un pò, mi stò gelando. Fà veramente
tanto freddo, va beh che sono già le 19 ma saremo minimo a -6.
Finalmente mi aprono, è sua madre. Mi saluta
dolcemente dicendomi di entrare prima di gelarmi. Non me lo faccio ripetere due
volte, sono proprio curioso di sapere che faccia farà Niky, appena mi
vedrà.
Sua madre mi dice che è di la, in sala. Vado da
lei, dopo essermi fatto dare il grembiule nero.
La sento ridere e parlare con qualcuno.
-Ferma hai qualcosa tra i capelli.-
Apro la porta e la vedo. Mi stà fissando un pò
incredula, accanto a lei c'è un ragazzo che ha la mano nei suoi capelli. Non mi
piace neanche un pò quel gesto, mi infastidisce, eppure non dovrebbe.Non
dovrebbe importarmi quello che fa con altri o no?
-Ryan, che ci fai qui?-
-sono venuto a lavorare-
-quindi il secondo ragazzo eri tu?-
-già e il primo sarebbe lui?-
-si, ti presento Christopher, è
francese.-
Sai quanto mi interessa a me se è francese o
meno.
-Io sono Ryan, bella la Francia...molto come
dire...francese-
Mi rendo conto di aver fatto una pessima, per non
dire altro, figura. Niky mi guarda con un aria veramente strana, riesco a
leggerle nel pensiero, o meglio immagino quello che sta pensando "Dio che
stupido che è, era meglio se se ne stava zitto e buono" e quanto ha
ragione, meglio se me ne stavo zitto.
-si, giusta osservazione.-
Che fai mi prendi per il culo?No decisamente questo
tizio finisce sul mio albo nero. Per ora c'è solo lui e mio padre.
-vieni ti mostro alcune cose, tu intando se arriva
gente la fai accomodare, dovresti essere in grado.-
-si si vai tranquilla, aiuta il piccolo-
il piccolo?ma è fuso, e poi che diavolo è quel
sorriso che le sta rivolgendo?o mamma che sta succedendo?Niky riprenditi. Beh
forse è meglio se mi riprendo anche io, stò impazzendo.
Ci allontaniamo io e lei, e mi mostra dove si
trovano le solite cose, posate, bicchieri, bottiglie, si insomma il
necessario.
-da quanto lo conosci?chi è?quanti anni
ha?-
-ehi vacci piano, ma che ti prende?sei forse
geloso?-
-ma chi io?perchè dovrei?-
-non lo sò. ma sei strano-
-ma va è solo curiosita la mia.-
mica solo le donne sono curiose. è provato che ora
anche il numero degli uomini è aumentato.
-va beh, comunque è venuto qui a lavorare l'altro
giorno, quando tua nonna era in ospedale. Si chiama Christopher e fa
l'università. è arrivato una quindicina di minuti fa-
-mmh..non mi piace-
-non deve piacere a te-
-perchè a te piace?-
-beh...no..forse..solo un pò per ora.-
-cosa?-
-dovresti essere contento per me, invece che
arrabbiarti.-
-non sono arrabbiato, sono stupito-
-se se va beh-
Stupito o stupido. C'è una bella differenza in
questo. La sua risposta mi ha lasciato spiazzato, come diavolo fa a piacergli
quel vecchio?non ha nulla di piacevole, ok è di bell'aspetto, curato e ordinato,
si è l'opposto di me. Ma una come Niky, non ha bisogno di uno come lui, ha
bisogno di uno come me..oddio ma che stò dicendo, come me cosa? Basta, non ci
capisco più nulla, stò andando in tilt.
Niky torna di la in sala, con quel damerino. Bevo
un goccio d'acqua e vado di la anche io, più che acqua mi servirebbe una bella
camomilla per rilassarmi.
Inizia ad arrivare gente, c'è un pò di caos, ma
riusciamo comunque a farcela, mi sorprendo per fino delle mie abilità, non ho
rottu neanche un piatto o un bicchiere, strano ma vero ho lavorato senza
combinare disastri. Invece il damerino ha rotto un bicchiere e ha sbagliato
ordinazioni due volte. Quanto ci godo. Ora sono sicuro Niky, mi verra accanto e
mi dirà che sono stato un fenomeno e butterà fuori a calci nel sedere quel
essere.
Non accade nulla di quello che mi ero immaginato
anzi, l'esatto opposto. Mi passa accanto, senza parlare e va da
quello.
-Mi spiace ho fatto cosi tanti casini.-
-Non importa, Christopher, la prossima volta andrà
meglio.-
-lo spero, ma ti prego chiamami Chris.-
-ok, come vuoi.-
"ma ti prego chiamami Chris"Oddio devo vomitare,
mai sentita cosa più stupida, e poi quella faccina tenera tenera da cane
bastonato, ma a chi vuoi darla a bere?sta lontano da Niky, per l'amor di
Dio.
-Ryan invece è stato cosi bravo-
-si.-
Si, solo si dici, ma cavoli, un pò più di allegria
no vero sarebbe chiedere troppo?!?! Che rabbia, e poi che diavolo mi lecca il
c*** quello li, diavolo non lo reggo.
Niky intanto la vedo andare in cucina da sua madre,
mentre l'essere mi viene vicino.
-senti ma per caso Niky esce con
qualcuno?-
-domandaglielo.-
Lo chiedi a me, sei pazzo o cosa.
-Mi sento un pò imbarazzato.-
-problemi tuoi-
-io non ti piaccio vero?-
-esatto-
-perchè?centra forse Niky?-
-Forse si forse no.-
-mi sembrai il suo angelo custode.-
-magari lo sono-
-o forse sei solo un ragazzo che si è preso una
cotta?!?-
una cotta?ma no, che dici, io non posso prendere
una sbandata per lei, lei che è solo mia amica, lei che mi vede solo come un
amico. Allora perchè quelle parole mi hanno ammutolito, non sono stato in grado
di negarle. perchè non gli ho semplicemente detto che lei è solo una mia amica e
niente più. Forse il perchè lo sò, quel damerino ha ragione. A poco a poco Niky
sta entrando nel mio cuore ma questo non è un bene anzi, è una pessima cosa.
Mi passano accanto, insieme e sorridenti. Quanto è
felice?vorrei essere felice per lei, insomma e questo che fanno gli amici no, se
lei è felice io dovrei esserlo per lei, ma allora cos'è questo sentimento a me
sconosciuto che cresce pian piano?proprio non lo capisco.
-Andiamo a mangiare un panino qui all'angolo, vieni
con noi?-
Me lo domanda Niky, col suo sorriso che mi rende
felice ogni volta che lo vedo. Me lo chiede sapendo che vorrebbe che dicessi di
no,per non disturbare quell'uscita, l'accontento subito, sono troppo giù di
morale, non sopporterei di vederli felice e contenti ancora per un altro
pò.
-No.-
Un no secco che la spiazza completamente, ha un
aria interrogativa. Prendo il mio giubbino, appeso li accanto sull'attaccapanni,
ed esco senza dire altro.
-Ryan.-
La sento chiamare, non mi volto e guardo avanti
come sempre con la testa alta e la tristezza negli occhi.
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Capitolo 14 *** Mi piaci... ***
...
Mi piaci..
Esce dal ristorante
senza dire nulla, con un espressione triste in volto, lo chiamo ma non si volta.
Mi spiace che stia cosi, vorrei poter fare qualcosa, ma cosa se nemmeno conosco
il motivo di questo suo comportamento?
-andiamo-
-si-
Esco chiudendo a chiave la
porta principale. Fuori fa freddissimo, le temperature sono scese di parecchi
gradi questi giorni. Il vento trapassa i miei vestiti, va beh che non sono
molti..a poco a poco anche le mie orecchie assieme al mio piccolo naso si stanno
gelando. In genere quando esco mi copro tantissimo, oltre al mio piumino tendo
sempre a prendermi anche sciarpa e guanti, ma stavolta un pò per la fretta e un
pò perchè avevo la testa da tutt'altra parte non mi sono ricordata di
prenderli.
Guardo Chris, provo un pò di
invidia, è tutto coperto, non deve avere neanche un pò freddo come minimo. Però
potrebbe anche prestarmi la sciarpa, sono qui che stò morendo di freddo per
colpa sua. Si l'idea di andar fuori a mangiare è stata sua, quindi potrebbe
anche dimostrarsi un pò più cavaliere. Invece no, mi fa congelare. Mi fa
rabbia.
Si volta verso di me, mi
scruta un pò e piegando leggermente la testa mi sorride. Ok la rabbia è passata,
come posso arrabbiarmi con lui?!
-sei silenziosa-
-non ho nulla da
dire.-
-mi spiace che non sia venuto
Ryan-
-ti è cosi
simpatico?-
-per ora non più di tanto, ma
sono certo che col tempo diventeremo buoni amici.-
-io non credo-
E di questo ne sono sicura, lo
vedevo al lavoro lanciargli occhiate omicida. No non sarebbero mai diventati
buoni amici.
-abbiamo diverse cose in
comune.-
-ah si e cosa?-
-siamo stati in
Francia-
-tu ci sei nato,
grazie.-
-preferisce l'aranciata amara
a quella normale.-
-come fai a
saperlo?-
-intanto che tu servivi ha
chiesto a tua madre se c'era l'aranciata amara-
-magari era per un
cliente.-
-no no fidati. Era per
lui-
-mmh.. e poi cos'altro avete
in comune?-
-tu.-
-me?-
Che diavolo centro
io?
-entrambi teniamo a
te?-
-è logico lui è mio
amico-
-si ma tiene a te non come
un'amica-
-cosa?-
-si non ti sei accorta?è
geloso-
-smettila lui è un mio amico e
si preoccupa per me, la trovo una cosa assolutamente normale questa-
-ok, se lo dici tu.. allora ho
campo libero-
-in cosa?-
Mi sta dando sui nervi, prima
dice che il mio amico è geloso, poi dice frasi senza senso, proprio non lo
capisco. Già sono stanca ci manca solo questo qui che si diverte a tirarmi in
giro.
-beh posso tranquillamente
provarci con te, senza rivali tra i piedi.-
-perchè?-
-ovvio no bambolina, perchè mi
piaci.-
Resto di sasso. Io gli
piaccio, io piaccio a quel bellissimo angelo dai capelli scuri e gli occhi
verdi. Piaccio a quel fantastico ragazzo francese, a quel ragazzo maturo,
responsabile ed ordinato. Io piaccio al ragazzo che piace a me. Mica glielo dico
però, meglio aspettare il momento opportuno. Non bisogna scoprire subito le
carte. E poi cavolo mi ha chiamato bambolina, come Ryan, ma detto da lui è tutta
un altra cosa.
-ah..-
-senti domani pomeriggio,
siccome il locale è chiuso, ti andrebbe di uscire?-
-per andare dove?-
-sorpresa-
-mmmh va beh.-
Sento il telefono vibrarmi
nella tasca; mia mamma mi sta telefonando, le rispondo e mi dice che è tardi ed
è meglio se torno a casa.
-ma i nostri
panini?-
-sarà per un altra
volta-
Lo saluto dandogli un bacetto
sulla guancia proprio come un bambina e torno a casa.
Ci siamo fermati a
chiacchierare un pò prima del chiosco dove vendono i panini, senza riuscire
quindi a mangiarli.
Arrivo a casa e dopo aver
salutato mia madre vado in camera.
Metto il mio pigiamo in pile
rosso con i cagnolini, delle volte sembro veramente una bambina. Mi infilo sotto
le coperte e mando un messaggio a Ryan.
"Domani vieni a casa mia, mi
servono tuoi consigli. Sei il mio più caro amico, quindi fai quello che devi
fare, comportati come tale. Ciao a domani."
Spengo il telefono e chiudo
gli occhi. Sono ancora agitata per le parole di Chris, gli piaccio, mi sento
cosi felice, chissà che magari le mie fantasie amorose, stavolta si realizzino,
chissà che magari anche per me ci sarà un lieto fino....lo spero..
Grazie per i vostri commenti,
spero che continuerete a leggere questa storia. Come andranno le cose tra Ryan e
Niky ora che c'è Chris? andando avanti a leggere lo scoprirete e spero vivamente
di non deludervi..
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Capitolo 15 *** mi sono innamorato ***
scusa
Mi sono innamorato
siccome, l'ultimo capitolo mi
sono dimenticata di salvarlo nel computer ora è andato perso, quindi devo
riscriverlo, magari sarà un pò diverso da quello che avevo pubblicato prima ma
in sostanza è lo stesso..
Accendo il telefono e dopo due secondi lo sento
vibrare. Mi è arrivato un messaggio da parte di Niky, devo andare da lei chissà
per quale motivo. Guardo la sveglia che ho sul comodino accanto al letto, segna
le 12. Ho dormito parecchio, strano, sono un dormiglione e questo è risaputo, ma
capita molto raramente che mi svegli cosi tardi benchè sia domenica. Scendo le
scale e vado al piano di sotto. Mi padre mi urla dietro dicendomi che sto sempre
a dormire, non gli rispondo per evitare inutili discussioni. Saluto mia madre,
che mi regala uno dei suoi stupendi sorrisi, e poi do un bacio in fronte a mia
nonna e l'aiuto a preparare il tavolo. Mangiamo in silenzio come sempre del
resto, c'è qualcosa di diverso però stavolta, c'è un atmosfera gelida che mette
i brividi. Finito di mangiare mi preparo ed esco di casa. Quardo l'orario sul
display del telefono, sono solamente le 13. Andare da lei a quest'ora mi
sembra un pò presto, cosi vado nella prima salagiochi che trovo e inizio a
giocare a Tekken.
-sei bravo ragazzo-
Mi volto, il titolare mi sta guardando.
-grazie.-
-sai forse tu sei l'unico che sarebbe in grado di
battere il campione.-
-e chi sarebbe?-
-mah, è una ragazza-
-una ragazza?-
-si si chiama Niky-
-Niky?conosco una ragazza che si chiama allo stesso
modo ma no può essere lei.-
-e perchè no?-
-perchè lei è una persona matura, seria e studiosa,
non ce la vedo a giocare in una salagiochi.-
-molti hanno una doppia personalità-
-no lei non credo.-
-comunque quella che dico io, è bassina, magra, un
bel visino, capelli corti neri con dei ciuffi viola e gli occhi
chiari.-
-o mamma, è lei.-
-visto?!?, beh ora ti saluto.-
Resto un pò scosso da questo, la mia cara Niky, la
più brava della classe, studiosa, diligente, responsabile, matura ha una doppia
personalità, o forse non è una doppia personalità, ma bensi questa che si
diverte come una normale ragazza 17enne è proprio la vera Niky, quella che
nessuno conosce. Esco dalla salagiochi dopo aver salutato il proprietario. Ho
ancora la testa fra le nuvole e senza rendermi conto vado a sbattere contro
qualcuno.
-ahi, brutto imbecille, guarda dove
cammini.-
Sono andato contro ad una ragazza. Alza gli occhi e
mi fissa un pò restando a bocca aperta, si lo sò che sono bello ma cosi è una
reazione esagerata.
-ti sei fatta male?-
-no, no. Tu sei Ryan vero?-
-ci conosciamo per caso?-
-si, cioè, io conosco te. Comunque io sono
Jennifer, piacere di conoscerti.-
Si avvicina e mi schiocca un bacio sulla guancia,
con quelle sue bellissime labbra carnose, messe in risalto da un lucidalabbra.
Che strano però, una volta si dava la mano quando si conosceva una persona.
Evidentemente i tempi sono cambiati.Eh si ormai sto invecchiando.
-ti andrebbe di uscire insieme?-
-che?-
-ma si, vedrai ci divertiremo-
Non è una pessima idea, magari uscire con lei mi
aiuta a dimenticare un certa persona. Più la osservo e più mi rendo conto che è
veramente uno spettacolo. Come minimo sarà alta un metro e 70, pancia piatta,
neanche un filo di grasso, un bel seno prosperoso proprio come piace a me. Gambe
snelle, messe in risalto da una minigonna di jeans, capelli biondi e lunghi,
occhi verde smeraldo. Ma si dai proviamoci.
-ok lasciami il numero, ti chiamo io.-
-guarda che ci conto.-
Me lo dice e io lo salvo sul cellulare, la saluto
con un ci vediamo e vado da Niky.
Arrivo suono il campanello e viene sua madre ad
aprirmi.
-oh, ciao niky, è in camera, vai pure-
Ma sua madre non si preoccupa neanche un pò se sua
figlia sta in camera con un ragazzo? boh certa gente non finirà mai di
stupirmi.
Salgo a due a due e senza bussare entro
in camera di lei.
Mi guarda malissimo, in effetti sono stato un pò
maleducato. Deve essersi appena fatta la doccia perchè ha i capelli bagnati e
non ha addosso nulla se non un misero asciugamo, che le copre dal seno fino a
metà coscia. A modo suo è sensuale.
-la prossima volta bussa.-
-signor si signore-
-scemo-
-puffa-
-ehi..-
-dai perchè mi hai chiamato?-
-ho un appuntamento-
-non dirmi che è con croissant?!-
-no, è con Christopher, non con
croissant.-
-è la stessa cosa,e io che ti servo?-
-non sò come vestirmi, e mi devi
aiutare-
-per uscire con croissant-
-si,ma che ti prende?sei forse
geloso?-
-geloso io?ma smettila-
Si, sono geloso terribilmente geloso,
non voglio che esca con quello, non è andato a lei. Lei ha bisogno di uno come
me. Lei ha bisogno di me. Ma cosa dico sono io, che ho bisogno di lei, e non
il contrario. Mi sento proprio uno stupido. Per fortuna ho incontrato Jennifer
chi lo sà che magari non mi prendi una bella sbandata per lei cosi da togliermi
dalla mente Niky.
Guardo nel suo armadio e le scelgo dei
vestiti.
-ma dove devi andare.-
-ad una mostra.-
-che pizza-
-devo andarci io, e poi le mostre a me
piacciono.-
Si, si come no. Nemmeno lei è sicura di
quella affermazione. Opto per un paio di pantaloni bianchi stretti infondo, una
semplice maglia nera, col collo alto, e un paio di stivali neri senza tacco. Mi
fa girare in modo da potersi vestire.
-ehi-
Mi rivolto e la osservo, eh si sta proprio
bene, è fantastica. Va verso il mobile accanto e prende una spazzola che
prontamente le rubo.
-ma..-
-zitta e siediti-
Si siede sulla sedia difronte ad uno
specchio. Delicatamente inizio a pettinarla, ha dei capelli bellissimi che
emanano un buonissimo profumo. Quando ero piccolo mi divertivo a pettinare i
capelli a mia madre, era un rito che facevamo ogni volta che si faceva
doccia o bagno, un rito che ci ha sempre tenuti legati fino ad ora. Finito di
pettinarla va in bagno ad asciugarseli e a truccarsi. Ci mette un pò e nel
frattempo mi guardo attorno notando l'ordine che regna in questa stanza, non
come la mia. Appena finisce torna in camera per farsi ammirare e sentirsi dire
che è bellissima pur sapendolo.
-sei bellissima.-
-grazie, sai spero tanto che si innamori di
me-
Come può
voler che croissant si innamori di lei?!?ma che
schifo.
-sarebbe il primo
sai?-
-ma non avevi un
ragazzo?-
-si ma non era
innamorato-
-ah. Quindi dici che sarebbe il
primo?!?-
-già-
Sbagli di grosso, lui sarebbe il
secondo. Non ho intenzione di lasciargli il primato. Io sono il primo ad essermi
innamorato di lei. Non quel croissant. Io sono innamorato di Niky, ma è triste
non poterla avere, è triste pensare che tra pochi istanti verrà un altro a
prenderla e assieme si divertiranno, rideranno, parleranno e scherzaranno. Com'è
triste pensare che non puoi fare niente perchè lei è tua amica, tu sei il suo
amico, insomma un'amicizia anche se nata da poco non la puoi rovinare. Se ci
fosse la certezza che dall'altra parte lei prova gli stessi sentimenti allora
non mi importerrebbe perdere quest'amicizia per far nascere qualcosa di
assolutamente più profondo. Ma questo non capiterà mai, lei ora a Christopher,
devo solo mettermi il cuore in pace e guardarmi attorno. Prima o poi troverò una
ragazza adatta a me. Magari quella persona è proprio
Jennifer.
Suonano al campanello, dev'essere
lui.
-Niky scendi è
Christopher.-
-arrivo, grazie di tutto sei
grande.-
Si un
grand coglione, ma infondo va bene cosi, anche se lo detesto mi sembra una brava
persona.
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Capitolo 16 *** cos'è? ***
scusa
Cos'è?
Christopher viene a prendermi in
perfetto orario e assieme andiamo alla mostra. Nemmeno potete immaginare quanta
gente c'è, un sacco. Beh è normale che a molta gente piacciano i quadri. Ce ne
sono a iosa, da pittori famosi a quelli meno conosciuti. Però, però non mi sto
divertendo molto, diciamo che è un pò una noia, insomma ho 17 anni, stare qui mi
sento più vecchia, non so come mai. Certo la compagnia è fantastica, sto qui con
Christopher, e siamo mano nella mano, di tanto in tanto si volta verso di me
regalandomi dei bellissimi sorrisi.
-ti va di andare in libreria, sai
ho sentito che Nicholas Sparks,presenterà il suo ultimo libro, ti va di
andarci?-
-ok, andiamo.-
Non si prospetta un bel pomeriggio,
anzi, forse era megli stare a casa, con Ryan. Non sò perchè ma mi manca in
questo momento. Ce ne andiamo dalla mostra e appena metto piede fuori lo vedo.
Ryan, eccolo, è dall'altra parte della strada, sto per urlare per salutarlo, ma
qualcosa mi ferma. Lo vedo in compagnia, in ottima compagnia direi. Con
Jennifer, mi sento un nodo incredibile in gola, perchè mi sento cosi?cosa
significa?perchè mi sento gli occhi lucidi e vogli staccarmi da Christopher per
andare da Ryan. No, non è possibile che io mi sia presa una cotta per lui. è
inamissibile, una cosa inaudita, non può essere. Forse sono solo un pò
infastidita dal fatto che lui ride e si diverte mentre io non tantissimo,
ammettiamolo è un pò una pizza, come aveva detto Ryan. Eccolo mi ritorna in
mente, incredibile. Si volta verso di me, mi fissa e mi sorride. In questo
momento il suo sorriso mi sembra più bello di quello di Chris, di qualunque
altro ragazzo. Mi saluta con la mano e poi mi alza il pollice.
-Che hai?-
-niente-
-sembra che tu abbia visto un
fantasma-
-ma vah.-
Continuo a guardare nella sua direzione,
Chris se ne rende conto.
-è cosi speciale per te?.-
-beh, si è mio amico.-
Amico, odio questa parola, perchè ora
più che mai odio l'amicizia. Quando pensi di esserti presa una cotta per un tuo
amico, non puoi diglielo altrimenti ci sarebbe il rischio di rovinare una bella
amicizia. Ora più che mai odi tutto quello che ha a che fare con
l'amicizia.
-solo un amico?-
-si certo-
-meno male-
-perchè?-
-perchè tu mi piaci sul serio, veramente
tanto e vorrei che ci mettessimo assieme.-
Assieme, fidanzati. Beh può essere una
cosa buona, sto con Chris e magari dimentico Ryan. Si può fare, non ne sono
convinta ma chi lo sa, certo la teoria del chiodo schiaccia chiodo non è il
massimo ma non sò che fare altrimenti.
-beh..-
Non mi da il tempo di rispondere che mi
prende in vita tirandomi a lui, si abbassa fino al mio viso e mi bacia. Non mi
piace, non mi piace il suo alito, non mi piace il suo modo di baciare. Ma lo
lascio fare col tempo mi abbituerò.
Con la coda dell'occhio vedo Ryan
fissarmi, strano dovrebbe essere già andato via da un pezzo. Poi vedo Jennifer
uscire dal negozio dietro di lui, e capisco. La stava semplicemente aspettando e
nell'attesa mi ha visto. Non riesco a staccarmi, mi sento soffocare.Mi da
fastidio. Con una spinta lo allontano e invento una scusa per tornare a
casa. Voglio stare da sola, senza nessuno attorno. Voglio pensare e
riflettere a quello che mi è appena capitato, cercare di capire cosa significava
quella reazione che ho avuto quando ho visto Jennifer e Ryan assieme. La prima
cosa che mi viene in mente è gelosia, ma è stupido non posso essere gelosa. Non
devo esserlo. Corro a casa, cercando di trattenere le lacrime.
-Niky, fermati-
No, non mi voglio fermare, voglio
continuare a correre.Ma la mia corsa viene quasi subito interrotta. Qualcuno mi
prende il braccio obbligandomi a fermarmi. Mi fermo, cerco sempre più di
trattenere le lacrime che dispettose vogliono scendere. Mi tranquillizzo.Mi
volto. Alzo il viso e mi perdo in quei fantastici occhi che mi scrutano con
aria interrogativa con un misto di preoccupazione. Non riesco a resistere. Tutto
questo ha dell'incredibile. Guardo ancora una volta, si la mia è gelosia, ma non
per una semplice banale cotta, io mi sono innamorata. Vengo abbracciata, un
abbraccio caldo, un profumo fresco mi invade, mi riempie. Il profumo di
Ryan.
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Capitolo 17 *** natale e trasferimento ***
scusa
Natale..e
trasferimento
La tengo stretta a
me, mi piace quella vicinanza. I suoi capelli emanano un buonissimo profumo di
fragola, quanto adoro le fragole.
La guardo negli
occhi, li ha lucidi, tra qualche istante potrebbe mettersi a piangere.
Quanto vorrei
baciarla. Appoggiare le mie labbra dolcemente sulle sue e serrarle in un dolce
bacio. Non come quello che le ha dato croissant.
Dire che ci sono
rimasto male è poco, ma infondo non importa, escono assieme è giusto che la
baci. C'è solo una cosa che non capisco, come mai è scappata via, e perchè lui
non le ha corso dietro.
-perchè sei
scappata?-
-perchè..mi ha
chiesto di metterci assieme-
Fidanzati, mi
sento male, ora sono io quello che vuole piangere, non è proibito per un ragazzo
piangere, giusto?!?ma per mia e sua fortuna mi trattengo..
-ah, e
tu?-
-io gli stavo
rispondendo ma mi ha baciato-
-e sei
scappata?-
-si-
-perchè?-
-perchè beh...ho
paura di innamorarmi.-
Non mi sembra molto
convinta da questa affermazione, ma preferisco non indagare.
-sono certo che non
ti farà del male, non mi sta molto simpatico ma mi sembra un bravo
ragazzo.-
-già, forse dovresti
andare da Jennifer-
-chi?-
-la ragazza di
prima.-
-non mi va, mica
siamo assieme, voglio stare con te.-
-ah-
Mi sorride e a poco
a poco le guancie candide si colorano di rosso.
-vieni, è ancora
presto andiamo a farci un giro, vedrai ora ti divertirai-
La porto nella
salagiochi, la stessa che sono andato stamattina, la stessa dove va
lei.
-no, non mi piace la
salagiochi.-
-bugiarda, me lo ha
detto il titolare che vieni ogni tanto.-
-uff, va bene
andiamo, ma non metterti a piangere se ti batto-
Entriamo e il
titolare ci saluta.
-ciao Bob, passami
il cappellino.-
Le passa un
cappellino verde, in più punti rovinato.
-ma che ti serve un
cappello?-
-è il mio porta
fortuna. Era di mio fratello.-
Di colpo sul suo
volto si forma un espressione triste e malinconica.
-Sai veniva spesso a
giocare qui, era imbattibile, e questo cappellino era un regalo di Bob, come
porta fortuna, alla sua morte, io diciamo ho preso il suo posto, sono
imbattibile e questo cappello mi porta tanta fortuna-
-capisco, dai
giochiamo.
Iniziamo a giocare,
è davvero forte, forse troppo perchè mi batte un sacco di volte. Mi diverto un
sacco e anche lei, la vedo molto più tranquilla e serena rispetto a prima e
questo mi rende felice. Quasi un ora più tardi usciamo e andiamo un pò in giro,
camminare fa sempre bene, e poi nonostante sia pieno inverno si sta abbastanza
bene.
-ehi, andiamo a
farci una foto?-
-e
dove?-
-la-
Seguo la sua mano,
avete presente quelle cabine dove si possono fare le foto?ecco li vuole
farla.
Entriamo, e facciamo
un serie di facce buffe, appena escono ci accorgiamo che sono un più assurda
dell'altra, fanno tutte ridere, tranne una: l'ultima. La trovo dolcissima.
Semplice, proprio come lei, ci guardiamo solamente, io mi perdo negli occhi di
lei, e lei lo stesso. Ci fissiamo, ci osserviamo e ancora una volta capisco
quanto lei sia importante.Do una copia di foto anche a lei, che ripone nella
borsa per paura di perderle.
-tra poco è Natale,
come sono felice.-
-felice?che festa
stupida.-
-non ti
piace?-
-no, perchè in
questo periodo sono tutti l'uno più ipocrita dell'altro. Non ti è mai capitato
di sentire dopo mesi e mesi una persona solo per farti gli
auguri?-
-si, ma è una cosa
bella-
-come può essere
bello?se quella persona aveva veramente intenzione di farsi sentire poteva farlo
benissimo un altro giorno e non dicendomi la solita frase stupida, ma
chiedendomi come stavo-
-si hai ragione, ma
è comunque anche l'unico giorno in cui per una volta le famiglie possono
lasciare fuori dalla porta le loro preoccupazioni e dedicarsi unicamente ai
familiari, e alle persone che amano. Lo sò che un giorno all'anno è poco, ma
sempre meglio di niente non credi?
-si questo è vero,
pero non sarebbe meglio se l'amore che pervade i cuori a Natale ci sia
anche un altro giorno dell'anno, o perchè no tutto l'anno?-
-evidentemente
questo non è possibile, molti adulti sono stressati per colpa del lavoro, noi
giovani abbiamo altre preoccupazioni tra cui la scuola, poi quando arriva
finalmente Natale e ci sono le feste, l'atmosfera sia in casa che fuori
magicamente cambia, no credi?-
-no mi spiace, io ho
sempre odiato il Natale e credo che lo odierò per sempre-
-perchè?-
Era lungo e
difficile da spiegare, ma lei non mollava insisteva a voler sapere il perchè di
questo mio odio, che di per se per una persona era una cosa stupida ma a me
faceva male veramente. Decidiamo quindi di sederci sulla prima panchina libera
che troviamo..
-per ogni bambino
c'è sempre stata la figura di Babbo Natale giusto? per me non è mai stato cosi,
ricordo ancora quando mio padre mi disse che Babbo Natale mi aveva dimenticato.
Andavo alla scuola materna a quel tempo, e si avvicinava il periodo natalizio e
per la prima volta in vita mia non ero costretto a passarlo sull'aereo per
andare da un posto all'altro per colpa dei miei genitori. Quel giorno a
scuola parlammo solo di quello che ci avrebbe portato Babbo Natale, io
ingenuamente domandai chi fosse costui e mi risposero che era un omino paffuto
che veste di rosso, ha una barba lunga e nella notte di Natale con le sue renne
sulla slitta porta i doni, per i bimbi buoni.-
Mi fermo, mi sembra
di rivedere quella scena, mi fa male il petto, sento il cuore rompersi ad ogni
parola. Mentalmente mi ripeto che devo continuare, devo, dopo anni che soffro da
solo, parlarne con un amica. Devo parlarne con lei. Riprendo fiato e
continuo.
-Appena arrivai a
casa domandai a mio padre se anche da me sarebbe passato Babbo Natale. Mi pentii
subito di quella domanda. Evidentemente il concerto che si era tenuto la sera
prima non era andato molto bene.Mi guardò. Ricordo ancora lo sguardo pieno di
rancore che aveva mentre mi osservava, ero spaventato perchè non riuscivo a
capire cosa gli avessi fatto. Già a quel tempo mio padre mi odiava, penso che
abbia iniziato ad odiarmi l'esatto istante in cui mia madre partori.
Mi disse che non
sarebbe passato perchè ero un bambino cattivo, un bambino indesiderato che
nessuno voleva, disse anche, che perfino Babbo Natale si era scordato di me,
perchè nemmeno lui mi voleva. Iniziai a piangere, mi sentivo uno straccio, ma le
mie lacrime servirono solo ad irritarlo ancora di più.
Mi diede un ceffone,
se ci ripenso mi fa ancora male, finii per terra e picchiai la testa contro lo
spigolo del gradino della scala. Iniziava ad uscirmi sangue, sentivo il taglio
pulsare, era veramente doloroso. Mio padre restò li immobile a fissarmi sempre
con astio. Per fortuna arrivò mia madre che mi portò in
ospedale.
Mi diedero 4 punti.
Guarda.-
Cercai di spostare
nel miglior modo possibile i capelli in modo da farle vedere il taglio.
Dolcemente mi passò una mano sopra. Quel semplice gesto mi rese
felice.
-io ti farò passare
un Natale indimenticabile, promesso.-
-non
serve-
-senti tu hai detto
che saresti diventato mio amico, ora io ti prometto che ti farò passare un
Natale memorabile.-
-ok, ci
stò.-
-perfetto. ora vado,
ciao-
In quel tempo
passato assieme ci scordammo di Jennifer e di Christopher.
Mi alzai e tornai a
casa pure io.
Entrai in casa e il
caos più totale mi accolse. C'erano scatoloni dappertutto, vestiti, libri,
cianfrusaglie, ogni cosa era sparsa per casa. Oddio magari erano entrati i
ladri.
-mamma,mamma?-
-eccomi tesoro,
dimmi?-
La vidi uscire dalla
cucina, con addosso un grembiule e i capelli raccolti.
-ma che sta
succedendo, sono entrati i ladri?-
-no, no niente
ladri, è solo che ci trasferiamo, torniamo in Francia. Anzi sarebbe meglio che
tu iniziassi a preparare le cose, perchè tra 10 giorni
partiamo.-
Non risposi, mi
sentii mancare la terra sotto i piedi, il cuore smise di battere di colpo.
No,non era possibile. Trasferirci di nuovo e per giunta in Francia, terra del
croissant.
-ma Natale siamo
qui?-
-no, saremo
sull'aereo, credo-
Non dissi nulla e
andai in camera.
E ora come potevo a
dire a Niky che mi sarei trasferito?
Come potevo
andarmene pur sapendo che questa era la mia unica e sola casa?
Con che coraggio
andavo via?
Io non volevo
abbandonarla.
Avevo la testa piena
di domande che mai avrebbe avuto risposta..
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Capitolo 18 *** lunedi 1° ***
scusa
Lunedi
Grazie infinite per le vostre recensioni..secondo voi
sono cosi crudele da farlo finire in questo modo?!?su su..non vi preoccupate,
prima che sia veramente finito ce ne vuole ancora un pò, quindi cercate di
portare pazienza..mi raccomando continuate a leggere^^
Mi sveglio dieci minuti prima del suono della
sveglia. Ma non mi alzo, resto nel letto bello caldo a crogiolarmi un
pò. Ieri pomeriggio è stato un mezzo casotto, sono uscita con Chris ma mi
sono ritrovata a divertirmi sul serio solo dopo che Ryan mi ha corso dietro, per
colpa di quel bacio. Non sò veramente che fare, stare con lui nella speranza di
riuscire a scordare Ryan e vederlo quindi solo come mio amico, o lasciare
perdere entrambi e vedere quello che mi riserverà il destino? Preferisco la
prima opzione, almeno per ora, beh provo a stare con lui, magari funziona chi lo
sà. Spengo la sveglia prima che inizi
fastidiosamente a suonare, l'ho detto che quel suono lo detesto. Esco dal
letto e inizio a vestirmi, poi scendo in cucina per fare colazione. -mamma
oggi viene Ryan, qui a casa-
-a fare?-
-l'albero di Natale-
-ok, io però forse devo andare da zia
Margaret-
-va bene.-
Finito di fare colazione vado in bagno a lavarmi
quando sento il telefono suonare. Vado di la in camera. Mi è arrivato un
messaggio: Croissant. Quel rimbambito di Ryan deve avermi modificato il nome
senza che me ne rendessi conto.
"buongiono piccola mia, ieri sei scappata via
subito senza dire nulla, ci sono un pò rimasto male sai, però ho capito, forse
sei rimasta un pò sorpresa per quello che è accaduto. Ti capisco benissimo,
avrei reagito anche io presumo. Non ti sono corso dietro perchè ho visto Ryan e
pensavo volessi parlare un pò con lui. Beh ciao tesoro baci"
Cavoli che messaggio, chissà quanto ha speso
per una cosa del genere. Però è stato gentile e questo lo devo ammettere, ma di
rispondergli non mi va. Lascio cadere il telefono sul letto e vado a finire di
prepararmi. Appena sono pronta corro fuori dal ristorante, giro l'angolo e ad
aspettarmi li vedo. Jonnhy, Viky e Ryan. Sembra che tra di noi non sia cambiato
nulla, che tutto si rimasto immutato nel tempo. Mi piace tutto
questo.
Li saluto allegramente e sorrido a Ryan. Non mi
sembra molto allegro anzi, forse si è svegliato con la luna storta, mah certe
volte i ragazzi faccio veramente fatica a capirli.
-ciao, tutto bene?hai una faccia?!-
-ehm..si si tutto bene.-
Balbetta un pò e tiene lo sguardo fisso a
terra.
-oggi dopo scuola vieni da me?-
-ok.-
Per il resto del tragitto non parliamo molto, anzi
direi proprio per niente. Ogniuno alle prese con i proprio pensieri e problemi
di vario genere. Delle volte mi piacerebbe entrare nella testa di Ryan e vedere
quello che pensa, ammesso che sia in grado di pensare. Arriviamo a scuola,
come sempre andiamo in classe, salutiamo i nostri cari compagni. Devo ammetterlo
è un pò una monotonia, però che posso fare altrimenti?!?preferisco divertirmi
fuori con Ryan, eccolo ancora una volta mi entra in testa, che
rabbia.
Le ore passano veloci, più del solito, forse perchè
non ho praticamente ascoltato nulla della lezione. L'unica cosa che ho capito è
che domani c'è il consiglio e quindi devo restare a scuola al pomeriggio. Uff
che rabbia cosi non posso nemmeno andare a casa con Ryan. Appena suona la
campanella come una scheggia prendo per il braccio Ryan, dandogli il tempo
necessario per riporre il materiale nello zaino, poi assieme a lui mi fiondo
fuori dalla scuola.
-che bello, mi sento liberaaaaa.-
-ma stai bene?-
-certo che si-
-oooookkk-
Mi guarda un pò sorpreso, in effetti è strano che
io mi comporti cosi, questo è un modo di fare più da Ryan.
Arriviamo a casa, mia madre non c'è, me l'aveva
detto che doveva andare dalla zia. Lo faccio salire al piano di sopra e andiamo
in salotto, se lo si può chiamare cosi. Praticamente è un buco, con un divano,
la tv, calorifero contro la parete sotto la finestra e una poltroncina
minuscola.
-tieni guarda la tele, e aspettami qui buono
buono-
-bau.-
Imitazione pessima di un cane
obbediente.
Vado nello sgabuzziono al piano di sotto e tiro
fuori due scatole, che porto su in salotto.
-che diavolo hai dentro li?-
-allora un alberello di Natale con le decorazioni e
il presepe.-
-perchè?-
-per farti iniziare ad amare il
Natale..-
E per stare più tempo con te, ma questo evito di
diglielo
Per ora questa è la prima parte del capitolo, domani lo concludo
sicuramente...abbiate pietà di me..sono distrutta.. A domani e grazie
ancora..
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Capitolo 19 *** lunedi2 ***
scusa
Lunedi2°
Lo devo riconoscere Niky quando si mette in testa
un cosa non c'è verso di farle cambiare idea. Vuole farmi amare il Natale, che
pensiero dolce... Mi ha praticamente fatto correre da scuola fino a casa,
solo ed esclusivamente per fare l'albero di Natale.
Tira fuori dallo scatolone un albero alto
all'incirca come lei, o meglio 5 centimentri in più di lei..Prende le varie
decorazioni per abbellire l'albero, palline di ogni colore, alberi in miniatura,
angioletti, qualche Babbo Natale, e alcune renne. Iniziamo a prepararlo, mi
diverto, è una cosa stupida ma mi diverto, mi fa piacere stare qui assieme a
lei. Non parliamo, nessuno osa parlare per non rovinare quel bellissimo momento.
Ma nel mio cuore c'è però tanta tristezza, tra poco me ne sarei
andato. L'avrei lasciata. Come potevo andarmene e dire addio a
lei? A Niky, alla ragazza che con un suo semplice gesto mi trasformava una
giornata grigia e triste, in una giornata soleggiata e allegra. In una
maniera o nell'altra avrei dovuto diglielo. Ma cosa potevo dirle?che parole
dovevo usare? Buttarla sul ridere e scherzarci sopra o essere serio? In un
modo o nell'altro soffrirei comunque. Oltretutto in Francia, con tutti i posti
che ci sono proprio li. Che rabbia.
-sei silenzioso.- -anche tu lo sei- -io
sono concentrata. Voglio creare un albero fantastico- -anche io, per questo
stò zitto- -bugiardo, tu hai la testa altrove- -è vero- -se devi dirmi
qualcosa dilla e basta- -ok...- Glielo dico, si devo diglielo. Prendo
fiato e le dico tutto. -allora...ci guardiamo un film dopo?- Ma che cazzo
stò dicendo? Ci guardiamo un film? o cavolo è inutile non ci riesco. Il
momento giusto non è questo. Non voglio rovinare quest'atmosfera. Domani
glielo dirò.
-si, certo. Senti mi dai una mano a mettere
la stella la in alto.- -dammi te la metto io- -no, la voglio mettere
io.- -ehi mi sembri una bambina capricciosa cosi-
Non mi dice nulla e mi mette il muso. Che
permalosa, non l'avrei mai detto. Le vado di fronte e la prendo per le gambe
in modo da alzarla il più possibile per farle mettere quella stupida stella. Non
faccio molta fatica, dato che è un peso piuma. Appena la mette la faccio
scivolare lentamente verso il pavimento. Ho
il viso davanti al mio, la tengo stretta, non c'è niente da fare non voglio
lasciarla andare, ma non voglio nemmeno innamorarmi ancor di più, eppure,
resisterle è assolutamente impossibile. Mi perdo nei suoi occhi, cosi belli
e profondi. Le labbra, rese lucide da un velo di lucidalabbra che profuma di
fragole. Adoro le fragole. Adoro le sue labbra. Adoro lei. Resto
incantato ad osservarla. Le braccia fanno un pò male, ma sopporto. Le sono
cosi vicino che con un piccolo movimento potrei baciarla, ma questo vorrebbe
dire, non riuscire più a dimenticarla. Una volta baciare una ragazza, per
me, non significava nulla, ma con lei è diverso.
-mi metti giù?-
Mi guarda un pò stupita, e dopo averle
schioccato un bacio sulla guancia, che nemmeno io sò perchè le ho dato, la
lascio andare. Decidiamo di bere una tazza di cioccolata calda e di
guardarci un film alla tele. Scende e va al ristorante, mentre io cerco un
cassetta. Non c'è una gran scelta, sono film piuttosto vecchi. Vada per
l'arancia meccanica. Ritorna e in mano tiene due tazze fumanti di
cioccolata. Ci sediamo sul divano. Io seduto da una parte e lei con la
testa appoggiata sulle mie gambe sdraiata, e con un coperta di
pile che ci copre. inizia il film, non capisco nulla, forse perchè
con la testa, come ha detto prima lei, sono da tutt'altra parte. Anche a
Niky, il film non interessa molto dato che si è addormentata. Mentre dorme è
ancora più graziosa, sembra un piccolo angioletto. Un angioletto di quelli
piccoli e dispettosi però, ma che a modo loro sanno farti battere velocemente il
cuore, ed è proprio questo l'effetto che fa a me. Stò con lei e non capisco
più nulla. Mi alzo, è meglio che io vada a casa. Cercando di fare il più
delicatamente possibile, la sposto e le faccio appoggiare la testa sulla
spaliera, resa più comoda da due cuscini che ho sistemato per lei. Si volta e
senza farlo apposta mi sfiora la mano. Non resisto. Questo è troppo anche
per me.
Avvicino il mio viso al suo, a piano
dolcemente. E appoggio le mie labbra alle sue. Quel contatto semplice è la
fine del mondo. Parole per descrivere quel attimo non esistono. Tutto e
niente. Mi sento rintontito, come se mi fossi fumato dieci canne in un colpo
solo. Mi stacco da lei. Fragole. Il suo lucidalabbra me lo trovo un pò
sulla mia bocca. Stupido. Non dovevo farlo. Vado via. Più tardi le
scriverò un messaggio.
Ora però basta, non posso continuare cosi.
DEVO riuscire a dimenticarla, ancora 10 giorni e tutto sarà finito, ma in questo
10 giorni devo fare in modo che continui ad essere solo un'amica. Quindi da
domani inizia la ricerca di una ragazza.
Scusate se ieri non ho postato, ma dopo non sò
quanto tempo, finalmente ho avuto il sabato libero...ancora faccio fatica a
crederci. La situazione tra loro è questa, per chi non avesse proprio capito
bene. Ryan è innamorato di Niky, e su questo non ci piove, ma credendo che a
lei non importi nulla, vuole provare ad uscire con Jennifere. Niky dal canto
suo è persa per Ryan, ma credendo che lui la veda solo come un'amica e nulla di
più, stà con Christopher.
Penso sia capitato un pò a tutti una cosa del genere
o no?se non a tutti a molti... Grazie infinite come sempre per le vostre
recensioni
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Capitolo 20 *** i benefici della luna ***
scusa
...
Mio Dio, stamattina mi sento peggio di uno
straccio. Vado in bagno, ad alzarmi mi gira tantissimo la testa e ho pure una
nausea tremenda. Ecco ci avrei giurato, mi sono venute le mie cose. Perchè
sono nata femmina?? Vado in cucina, un pò barcollando per fare la
colazione.
-tesoro stai bene?sei pallida- -mi hai visto
ancora rossa in viso?- -già, intendevo che sei più pallida del
normale- -stò bene, mi sono solo venute, niente di che- -se preferisci
resta pure a casa- -no no c'è il consiglio oggi, devo andare, anzi guarda che
molto probabilmente farò un pò tardi.- -ok, tieni ora mangia
qualcosa.-
Mi mette davanti cappuccino e brioches. Oddio ora
vomito veramente. Mia madre va in cucina e in quel momento butto nello sporco
la brioches e nel lavandino il cappuccino. Anche se ci provo non riuscirò a
mangiare nulla, almeno non oggi. Dopo essermi preparata esco diretta a
scuola.
-ciao scusa se ieri sera non ti ho salutato quando
me ne sono andato, ma stavi dormendo e non volevo disturbarti- -si non mi
interessa, ho ben altri problemi oggi.- -mio Dio che simpatica che sei, e che
dolcezza potrei quasi commuovermi.- -pace- -se, se oggi non è giornata
vero?quando la luna storta ti è passata fammelo sapere. Ciao-
Si volta e va verso Jennifer. La
odio. Mi odio, ma che diavolo mi è
preso?infondo lui si stava semplicemente scusando. Questa è la parte che più
detesto del mio carattere, oltre ad essere permalosa e testarda sono pure
lunatica, che rabbia. Facendo cosi, comportandomi male allontano da me le
persone a cui tengo maggiormente. Ma Ryan, non voglio che si allontani da me,
già per qualche strana ragione lo sento distante ultimamente e con
queste mie risposte va a finire che inizierà ad odiarmi.
-ciao Niky, mamma mia che faccia spaventosa che
hai?- Grazie Viky sei proprio un tesoro. -già non mi sento in forma
oggi.- -per un motivo ben preciso per
caso?- -si.- -lo stesso motivo che molte ragazze della nostra età
hanno?- -si- -oddio anche tu sei innamorata e ora stai soffrendo, povera
se vuoi sappi che io ci sono per te- Ma da quando è diventata cosi
stupida? Se stò male per cause sentimentali, non sarei bianca come un
lenzuolo e non terrei le mani sulla pancia perchè mi fa male e non sarà cosi
poco gentile, ma avrei altri problemi.
-viky, cristo santo,ho le mie cose, non è cosi
complicato da capire.- Mi guarda allibita, con due occhi fuori dalle orbite,
credo di aver alzato un pò troppo il volume della voce. Mi guardo attorno e i
miei compagni e altri che non conosco, ma che sono nella mia classe tra cui
Jennifer, mi guardano allibiti. DRiiiiiin. Campanella, grazie al
cielo.
Entra il professore e come delle lumache andiamo ai
nostri posti. Ryan neanche mi guarda, devo proprio averlo fatto arrabbiare
tanto. Che stupida che sono. Gli scrivo sul banco, come faccio di tanto in
tanto. "Scusami non volevo arrabbiarmi prima, è solo che quando ho le mie
cose sono più lunatica del normale"
"tranquilla è tutto a posto, sai ho una novità per
te."
"quale?"
"sono insieme a Jennifer."
Oltre ad essere una novità è anche molto più
dolorosa di una badilata sui piedi, o di una palla di bowling sulla testa. Mi
gira tantissimo la testa e vorrei mettermi a piangere, vorrei gridare, vorrei
prenderlo a sberle e aprirgli quei bellissimi occhi. Lei non può essere la
ragazza giusta per lui. Lui non può, non deve stare con lei. Lui deve stare
con me. Io voglio stare con lui. Noi dobbiamo stare assieme, perchè
io..io..io ne sono innamorata.. Non è possibile ora sono anche diventata
egoista. Lo voglio per me senza tener presente i suoi sentimenti. Sono
veramente una bambina capricciosa.
Dovrei rispondergli ma cosa posso dirgli, di
mentire non ne sono poi cosi capace.
-Signorina Hamilton, può portare questi fogli in
segreteria?-
Professore grazie, grazie infinite,penso di non
aver mai adorato un professore come un questo preciso istante. Mi alzo
cercando di fare poco rumore spostando la sedia e con un sorriso e 32 denti mi
avvio verso la cattedra. Ho il passo un pò incerto,mi sento ubriaca, faccio
fatica ad andare dritta. Prendo una botta alla gamba contro il banco di un
mio compagno. Gli domando scusa mi sorride e mi dice che non fa nulla, anzi
mi chiede se stò bene. No non stò bene, stò da cani. La testa mi gira, non
si vuole fermare. Ora pure la mia classe ha iniziato a girarmi
attorno. Fermativi vi prego non ce la faccio più. Vampate di caldo seguite
da freddo gelido si perdono nel mio corpo. Il battito cardiaco aumenta. Mi
fermo. Respiro affannosamente. Guardo il professore e poi più
nulla.
-ehi finalmente ti sei
svegliata.- -ciao..-
Due occhi bellissimi mi osservano incuriositi e
preoccupati. Occhi nei quali potrei perdermi. Occhi che mi fanno battere
forte il cuore.
-hai fatto un bel tonfo cadendo lo sai?- -sono
caduta?- -eh si, sei diventata bianchissima e poi sei svenuta. E ti ho
portato in infermeria.- -ti ringrazio.- -ma che ore sono?- -ora di
andare a casa, la scuola è finita.- -ho dormito cosi tanto?- -eh già, dai
alzati che ti porto a casa.- -no, devo andare al
consiglio.- -salti- -no devo andare.-
Con un pò di fatica mi alzo dal lettino, prendo la
mia roba che è stata portata in infermeria. -ti ringrazio, vai pure a casa,
io mi arrangio.- Vado all'aula magna dove si tiene il consiglio.
Non era nulla di importante potevo benissimo fare a
meno di partecipare. Il tutto era concrentato sul ballo di Natale. E sulla
piantina da fare della nostra classe, come se importasse a qualcuno. Finito
il consiglio vado in classe, per fare su un foglio di brutta uno schizzo della
piantina con su i nostri nomi.
Appena finito la porta della mia classe si apre di
colpo. Resto a fissare, sono un pò spaventata.
-che ci fai qui?- -beh..avevo un colloquio con
lo psicologo. Si si ridi pure, tranquilla- -perchè dovrei?- -beh dai
andare da uno psicologo non è poi una cosa divertente.- -se questa persona
può aiutarti a superare certi problemi dandoti dei consigli che degli amici non
possono darti, beh è una buona cosa.- -già, non l'avevo mai vista sotto
questo punto di vista.- -lo immaginavo.-
Si avvicina a me, una volta stargli accanto
non mi faceva nulla, non provavo alcun tipo di emozione, ma ora ogni volta che
mi viene accanto, o mi sfiora, o mi sorride oppure anche semplicemente quando mi
guarda, mi sembra di essere su una nuvola. Non parla, mi guarda
soltanto. Le mani tremano mentre sistemo i fogli e le altre cose. Il cuore
batte troppo forte. Non vorrei che con questo silenzio potesse sentirlo. Ad
un tratto la luce va via. Meglio cosi, almeno non può vedere le mie guance
rosse.
-dai andiamo a
casa.- -no-
Forse non vuole andare dai suoi genitori.
Forse preferisce stare a scuola piuttosto che stare con suo
padre.
-perchè no?- -perchè, c'è scuro, la luce è
spenta.- -si me ne sono resa conto- -non voglio- -sai che mi sembri un
bambino capriccioso, ieri lo ero io ora lo sei tu però- -ho paura del
buio.-
Chi l'avrebbe mai detto che il bel tenebroso,
quello che a prima vista ti viene in mente una persona che con il buio va
d'amore daccordo, avesse paura proprio del buio. Che posso dire, niente. Non
mi viene in mente nulla.
-dai te lo concedo.- -cosa?- -puoi
ridere, non hai riso prima puoi farlo ora.- -ma non mi viene da
ridere.-
Ed è vero, non mi viene proprio per niente da
ridere a sapere che lui ha paura del buio. Ogniuno ha le proprie
paure.
-tutti hanno delle paure, delle fobie. Credo sia
una cosa normale infondo. Non c'è nulla di cui vergognarsi. Anzi devo ammettere
che sei stato coraggioso a confessarmi questa tua paura. Non ti sei preoccupato
della mia reazione.- -io di te mi fido. Senti..non è che magari potresti
darmi la mano, mi sentirei più sicuro-
In questo momento mi sembra un bambino piccolo e
indifeso. Allungo la mano e cerco la sua. La trovo, liscia, e grande. La
tengo stretta tra la mia minuscola, quel lieve contatto mi manda in
tilt.
-grazie.-
Mi tira dolcemente a se, e mi abbraccia. Sento
le sue braccia sulla schiena, la sua testa è appoggiata alla mia spalla. Resto
un pò stupita da questo gesto. Non pensavo potesse fare un cosa del
genere. Mi lascia andare qualche istante più tardi. Guardo dritta davanti
a me, e benchè non riesca a vedere assolutamente nulla, mi sento addosso il suo
sguardo. Ritorna la luce. Non sbagliavo, mi stà fissando. Mi perdo in
quel mare che sono i suoi occhi, profondi e
misteriosi. Bacialo. Bacialo. Bacialo...ecco questo mi dice il mio
istinto ma non lo seguo, non sta volta
-penso che Baudelaire mentre scriveva I benefici
della Luna pensasse a te..Andiamo, Lunatica.-
Mi prende di nuovo per mano e assieme ci avviamo
verso casa..
I benefici della Luna...
Mentre
dormivi nella tua culla, la Luna, che è il capriccio in persona, guardò dalla
finestra e disse:
"Questa
bambina mi piace".
Discese languidamente la sua scala di nuvole, e passò
senza far rumore attraverso i vetri.
Poi si
stese su di te con la morbida tenerezza di una madre, e depose i suoi colori
sulla tua faccia.
Così le
tue pupille sono rimaste verdi, e le tue guance straordinariamente pallide.
Contemplando quella visitatrice i tuoi occhi si sono così
bizzarramente ingranditi;
e lei ti
ha così teneramente serrato la gola che ti è rimasta per sempre la voglia di
piangere.
Nell'espansione della sua gioia, la Luna continuava a riempire
tutta la stanza di un'atmosfera
fosforescente, di un veleno
luminoso; e tutta quella viva luce pensava e diceva:
"Subirai
eternamente l'influsso del mio bacio. Sarai bella a modo mio.
Amerai ciò che io amo e ciò che mi ama:
l'acqua, le nuvole, il silenzio e la notte; il mare immenso e verde;
l'acqua
informe e multiforme; il luogo in cui non sei; l'amante che non conosci; i fiori
mostruosi;
i
profumi che fanno delirare; i gatti che si beano sui pianoforti e che gemono
come donne,
con voce
roca e dolce.
E sarai amata dai miei amanti, corteggiata da chi mi fa la
corte. Sarai la regina di chi ha gli occhi verdi,
di
coloro a cui ho stretto la gola con le mie carezze notturne; di coloro che amano
il mare,
il mare
immenso, tumultuoso e verde, l'acqua informe e multiforme, il luogo in cui non
sono,
la
donna che non conoscono, i fiori sinistri che somigliano ai turiboli di una
religione ignota,
i
profumi che turbano la volontà, e gli animali selvaggi e voluttuosi che sono gli
emblemi della loro follia".
Ed è per questo, maledetta e cara bambina
viziata, che io ora sono ai tuoi piedi,
e cerco
in tutta la tua persona il riflesso della temibile Divinità, della fatidica
madrina,
dell'intossicante madrina di tutti i
lunatici...
Charles
Baudelaire
Ho messo questa poesia, per chi non la conoscesse,
è una delle mie preferite... Putroppo gli aggiornamenti subiranno dei
ritardi, perchè giovedi vado 4 giorni con il mio ragazzo a fare una mini
vacanza.. Ne ho veramente bisogno..
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Capitolo 21 *** ma... ***
scusa
Ma chi cazzo ti credi di essere?
Non avrei mai pensato che potesse essere
cosi dolce. L'accompagno a casa sua e poi torno indietro.
-ciao- Era da un pò che non vedevo
croissant, chissà che diavolo vuole. -ciao, che vuoi?- Si avvicina a me
con aria molto arrabbiata. Questo qui mi rovina la giornata ne sono
certo. Mi prende per il colletto della maglia. Non faccio assolutamente
nulla, lo guardo solamente e mi metto a ridere. Si inizio a ridere di gusto
in faccia a lui.
-tu piccolo verme, che cazzo ti
ridi?- Chi l'avrebbe mai detto che croissant fosse un tipo del
genere?. -sai che se ti vedesse ora Niky credo proprio che ti pianterebbe. Mi
domando come abbia fatto a mettersi con uno come te.- -evidentemente perchè
sono meglio di te?!- -forse perchè si sentiva sola.- Continuo a ridere,
sembro uno scemo. -sei innamorato di Niky?- Non lo credevo cosi
perspicace, mi sorprende il ragazzo.
-si, lo sono- Glielo dico, tanto mi
interessa bene poco se glielo va a dire, anzi magari mi fa un favore eviterei di
diglielo io. -lei è mia, ho vinto io.- Questa sua affermazione mi manda in
bestia. Il mio sorrisino da ebete scompare improvvisamente e questo lo turba
un pò. Gli prendo i polsi e glieli tolgo dal mio colletto. Lo guardo
dritto negli occhi. -chi cazzo pensi che sia Niky?un oggetto?è una persona, è
la ragazza migliore che io conosca. Non la si vince o la si perde. Non è un
trofeo ma un essere un umano. Prima ero quasi disposto a lasciartela benche io
ne sia innamorato, ma mi sono reso conto che tu sei un pezzo di merda. La tua
preoccupazione iniziale era portarla via a me vero?Ora sarò io che farò il
possibile per portarla via a te.- Lo strettono ancora un pò e poi lo mollo di
colpo facendolo cadere col culo a terra.
Mi volto e con la coda dell'occhio vedo
la tenda della camera di Niky muoversi. Spero non abbia ne visto tanto meno
sentito nulla, altrimenti sono fritto. Vado a casa quel croissant mi ha
innervosito. A casa vado diretto in camera e dopo essermi sdraiato sul letto
mi addormento.
Il giorno dopo e quello dopo ancora e
perfino gli altri tre sono praticamente tutti uguali.. Niky mi parla
pochissimo e questo mi rende triste, non riesco ad andare a casa con lei perchè
quel croissant continua a venirla a prendere, ogni santissimo giorno. Io stò
con Jennifer, ma questo non mi rende neanche un pò felice anzi mi deprime. In
tutto questo tempo non ho avuto ancora occasione di dirle che partirò, che molto
presto me ne andrò da lei e mi trasferirò nella terra da Natale di quel
croissant, assieme ad altri croissant, abat jour e tutti quei frocetti francesi
che detesto.. Ma le cose lo sento sono destinate a cambiare...
Cambieranno, il nostrò rapporto cambierà
di questo ne sono certo. Come se riuscissi a percepirlo
nell'aria.
scusate il capito cortisssssimo ma
volevo postare comunque qualcosina prima di partire.. nella speranza di
potere leggere i vostri commenti al mio ritorno.. Spero non si offenda
nessuno se ho scritto che i francesi sono frocetti.. Io sono per metà
francese ma odio tutto qll che riguarda la Francia, quindiii.. a
prestoo
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Capitolo 22 *** addio ***
scusa
Addio
Ho visto interamente la scena. Ma
ancor peggio ho sentito tutto quello che ha detto a Chris. Spero che sia
tutto uno scherzo. Eppure una parte di me vorrebbe veramente che quelle parole
fossero sincere. Vorrei che potesse essere tutto vero.
Il giorno dopo appena arrivo a
scuola vado diretta da Ryan, che stà parlando con la sua Jennifer.. Che
rabbia. Resto un attimo a fissarli in disparte. Un nodo alla gola mi prende e
non mi molla. Si lo ammetto sono gelosa. Ma non voglio esserlo, non voglio
essere gelosa. Non è giusto esserlo, infondo è la sua ragazza è giusto che le
parli, è giusto che stia con lei. Io infondo cosa sono?un'amica, benche abbia
detto quelle parole ieri, parole che sò false, parole però che vorrei fossero
vere. Mi sento cosi stupida in questo istante.
Jennifer mi vede, lo dice a Ryan ed
insieme si mettono a ridere. Che cavolo hanno quei due da ridere?mi
infastidiscono. La campanella suona, segno che ora di entrare in
classe. Si avvicina di più a Ryan e alzandosi lievemente in punta di piedi,
gli da un bacio. Un bacio da capogiro, un bacio che sembra durare un
eternità. Quanto vorrei essere io al posto suo.
Ryan si volta, mi fissa e senza nemmeno
salutarmi entra in classe. Non parliamo, e tanto meno scriviamo messaggi sul
banco, per un volta resta pulito. Lo guardo con la coda dell'occhio. Non
ho mai visto ragazzo più affascinante. Ormai conosco il suo viso a memoria.
Riconoscerei la sua voce e la sua camminata ovunque. Mentre cammina tiene la
testa alta, ha una falcata decisa, come voler imporre la sua autorità. Delle
volte mi fa ridere, perchè nonostante sembri cosi sicuro di se infondo è una
persona incerta, che continua a cercare una conferma nelle persone che lo
circondano. All'apparenza sembra una persona senza problemi, che dalla vita
ha sempre ottenuto quel che voleva. Ma io sò bene che non è assolutamente
cosi, penso di conoscerlo bene.
Mi piace ogni cosa di lui, dal suo
carattere, il suo modo di vestire un pò trasandato, il disordine che regna nella
sua stanza. Mi piace il suo sorriso spontaneo che nasce dal cuore, mi
piacciono i suoi capelli, che scherzosamente definisco aculei di un riccio. Mi
piacciono i suoi occhi in cui vedo l'immensità del cielo e la profondità
dell'oceano. Quegli occhi che quando mi osservano mi fanno battere il cuore a
mille. Credo di si, questa volta è sicuramente amore...
Suona la campanella della ricreazione.
Prima che esca lo fermo per un braccio. -che c'è?- -perchè hai detto
quelle cose ieri?- -quali cose?- -del fatto che eri innamorato di
me?-
Non risponde, mi scruta
silenziosamente.
-evidentemente era la prima cosa che gli
è venuta in mente.-
Non è stato lui a parlare ma la sua cara
Jennifer. La odio, dal profondo del mio cuore, e ora più che mai. -ciao
amore, tutto bene?- Ciao amore? mi sento malissimo, la testa inizia a girarmi
come qualche giorno fa, ma devo restistere, non posso svenire qui difronte a
loro e suscitare le loro risa. Si volta e finalmente mi risponde. -è come
ha detto la mia piccola, non avevo altro da dire.-
Non devo far capire che queste sue
parole mi feriscono, devo reagire con tutte le mie forze. Mi alzo dalla sedia
e con un coraggio che non credevo d'avere da ormai troppo tempo, lo fisso negli
occhi. Non li abbassa ma nemmeno io ho intenzione di farlo. Gli mollo una
sberla in pieno viso, mi guarda stupido e sulla guancia colpita si passa la mano
destra come se questo gesto alleviasse il dolore.
-stammi bene a sentire brutto deficente
che non sei altro, non sò chi diavolo ti credi di essere, ma non provare mai
più a mettere le mani sul ragazzo che amo.- Non gli dò il tempo di
rispondere e me ne vado, in meno di due secondi è detto un mucchio di stronzate,
ma che altro potevo fare. L'orgoglio mi ha impedito di fare in altro
modo.
Trattengo con difficoltà le lacrime.
Sento che a poco a poco il mio cuore di stà rompendo in tanti piccoli pezzetti.
Mi fa cosi male, è devastante questo amore, e io che ingenuamente pensavo che
amare fosse tutto rosa e fiori. Invece no, putroppo ci sono anche le spine da
dover sopportare. Forse è proprio per questo che per antonomasia il simbolo
dell'amore è la rosa. Infondo non si può dire io ho amato se prima non si
ha sofferto. Mi chiudo in bagno. Non piango però. Fisso la mia immagine
nello specchio. Vedo quello che sono diventata grazie alla sua vicinanza,
grazie al suo sostegno. Sono diventate più sicura, riesco a mostrarmi agli
altri per quella che sono realmente senza aver paura di essere
giudicata. Riesco a farmi degli amici, e riesco ad amare. Quante volte ho
pronunciato questa parola?tante troppe volte nell'arco di una sola
mattina.
Grazie al cielo anche oggi devo restare
a scuola per via del consiglio. Credo proprio di aver fatto bene a farmi
eleggere come rappresentante, almeno per oggi non dovrei vedere Ryan e l'altra
andar via insieme come fanno ultimamente, mano nella mano si intende. Vado
come al solito in aula magna, e come al solito fanno un discorso che io non
seguo, ormai per oggi la mia testa è altrove...
Anche l'ora del consiglio passa, con una
lentezza supersonica e disordinariamente sistemo i fogli che ho usato per
quest'ora. Esco dalla scuola, percorro a testa bassa il vialetto per uscire
dal cancello, e appoggiato con la schiena contro il muro mentre tiene la
sigaretta quasi finita in mano, lo vedo. In tutta la sua bellezza che mi
uccide. Gli passo davanti senza dir nulla.
-ciao- Stronzo, lo detesto. -non
mi saluti.- -perchè dovrei?- -per buona educazione.- -a stare a
contatto cone te sono diventata maleducata.- -io sarei
maleducato?- -si.- -ah, peccato che oggi sei stata tu a tirarmi una
sberla.- -lo sò e sai che ti dico?lo rifarei molto volentieri- -perchè non
lo fai?- -perchè non voglio avvicinarmi a te, anzi ora ti saluto.-
Butta la sigaretta per terra, ormai
finita da un pò. Si scosta dal muro e si avvicina perisolosamente a
me. Troppo vicino, posso sentire il suo caldo respiro sui mie capelli;alzo il
viso e lo vedo fissarmi. Vattene ti prego, sparisci per sempre dalla mia
vita, sò che non ti avrò mai, sò che ormai c'è lei quindi ti prego, vattene e
lasciami vivere in pace.
-forza tirami uno schiaffo. Ti credi
cosi tanto forte, perchè non lo rifai?- -ma sei forse sadico?- -no, ma è
divertente vedere i tuoi occhi pieni di odio nei mie confronti.- -vattene, mi
dai suoi nervi.-
Mi volto, non riesco a fare un passo, un
solo misero passo che mi prende per il braccio obbligandomi a girarmi nuovamente
verso di lui. Basta cosi è troppo.
-smettila, lasciami in pace una volta
per tutte, hai Jennifer, non infastidirmi mai più.- Glielo urlo praticamente
in faccia, col cuore che nuovamente si frantuma poco a poco. Riesco a
liberarmi dalla sua presa, e scappo. Corro mentre le lacrime trattenute fin'ora
iniziano a scendere copiose dagli occhi.
-NIKY FERMAAAAA, STAI
ATTENTAAAA.-
Non capisco, a cosa dovrei stare
attenta? Sento il clacson di un camion suonare. Mi stordisce. Resto ferma
in mezzo alla strada, con gli occhi sbarrati dal terrore, non riesco a muovere
le gambe, sembrano incollate all'asfalto. Il camionista cerca in ogni modo di
frenare ma più di tanto non può fare. Chiudo gli occhi, se devo morire, non
voglio vedere.
Volo, si esatto mi sembra di essere in
volo, strano non ho sentito nessun dolore. Dai la morte non è cosi dolorosa come
pensavo. Sento qualcuno schiaffeggiarmi il viso. Apro gli
occhi. Ryan.
-ma sei diventata scema di colpo, guarda
dove vai- -spostati- -questo è tutto quello che sai
dire?spostati?- -si, esatto- -nemmeno un misero grazie?devo dire che sei
molto riconoscente.- -no non ti ringrazio, piuttosto che essere salvata da te
preferivo M-O-R-I-R-E. Gli scandisco bene le ultime parole in modo che
capisca chiaramente il concetto. -grazie, mi odi cosi tanto?- Non gli
rispondo, cerco invano di liberarmi ma lui mi è sopra con tutto il peso e non ha
intenzione di spostarsi. Mi dimeno un pò sperando capisca che voglio andar via,
ma questo lo diverte. Gli do dei spintoni, ma con una mano mi afferra
entrambi i polsi. Mi guarda con quelle magnifiche iridi azzurre. -rispondi
mi odi cosi tanto?- Il suo volto è serio, mi spaventa e inizio a piangere.
Ma non voglio piangere eppure le mie lacrime scendono senza il mio
consenso. -tu non capisci vero?- non dice nulla..
Avvicina lentamente il suo viso al mio e
mi bacia. Amore, Odio, Dolore, Gioia, Tristezza e Felicità.. Sentimenti
contrastanti mi scuotono. Possibile che io lo ami cosi tanto. Possibile
che allo stesso tempo lo detesti in questo modo?. Mi piace il suo bacio.
Un incontro di emozione differenti. Mi sembra di essere in un altro
mondo, eppure sono ancora qui, saldamente a terra, sdraiata col ragazzo che amo
che per qualche strana ragione mi bacia..
Si stacca. Si alza e mi tende una
mano per rialzarmi. Non la prendo e mi arrangio. -scusami, facciamo finta
che non sia accaduto nulla ok?-
Questa credo sia la cosa più dolorosa
che potesse dirmi, "facciamo finta che non sia accaduto nulla". Gli arriva un
altro schiaffo, molto più forte del primo, che gli lascia impresse bene sul viso
il segno della mia mano. -si già che ci siamo facciamo anche finta di non
essere mai stati amici, che ne dici?la trovo un ottima idea. Stupido, egoista,
menefreghista che non sei altro.-
Corro via, addio Ryan, addio per
sempre...
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Capitolo 23 *** ora lo sà ***
Mi sento un verme.
Mi faccio schifo. Come ho potuto baciarla?e poi dirle facciamo finta
che non sia accaduto nulla?
Beh dai la cosa "positiva" se la si può chiamar cosi,
è che ci sono riuscito.
Ce l'ho fatta ad allontanarla da me, ora mi odia, ma meglio cosi,
almeno quando partirò lei non sarà triste,anzi
sarà felice di non vedermi mai più.
Metto le mani nella tasca del giubbino, cerco la foto che abbiamo fatto
assieme, ma non la trovo.
Evidentemente l'ho persa quando stava finendo sotto il camion; torno
indietro sperando di trovarla.
Sono qui,
esattamente davanti al punto in cui l'ho baciata.
Provo a cercarla, ma non c'è nulla da fare, ormai l'ho persa.
Destino.
Questo piccolo gesto stà a indicare solo una cosa, questo
è l'addio.
Le dico addio ancora prima di partire.
Non dovrei sentirmi giù, dovrei essere felice. Era questo
che volevo o no?
Eh eh eh, ma a chi
diavolo voglio darla bere?
non era quello che volevo, ma bensi quello che ritenevo giusto da fare,
per non soffrire troppo.
Stupido. Patetico. Menefreghista.
Questo è quello che sono.
Il giorno dopo a
scuola, Jennifer mi viene incontro sorridendomi, e appena mi
è vicina mi da un bacio.
Un piccolo bacio con le sue labbra morbide. Un piccolo bacio che non mi
piace.
Non mi piace il bacio, non mi piace lei cosi perfetta e cosi
menefreghista come me.
Non mi piace nulla di lei.
Odio il suo seno troppo prosperoso, odio le sue curve diabolicamente
perfette, odio le sue labbra che instancabilmente cercano le mie, odio
i suoi occhi belli ma inespressivi, odio i suoi capelli biondi da
sembrare quelli di Barbie.
Ma stò zitto non faccio nulla, non dico nulla che possa
ferirla, ormai la persona che amo l'ho fatta soffrire..
Sorrido solamente,
un piccolo sorriso che non significa nulla. Jennifer mi guarda con un
pò di preoccupazione.
-tutto bene?-
-certo-
-sei strano-
-non più del solito-
-se lo dici te..-
Si volta e prendendomi per mano andiamo in classe, io entro prima di
lei. La sua aula è al secondo piano.
Mi guardo attorno, per memorizzare quei volti che tra pochi giorni
avrei lasciato.
Tutti a modo loro mi hanno dato tanto, chi più e chi meno.
Eccola la vedo, sempre accanto alla finestra, seduta al suo banco,
mentre osserva il cielo.
Lei che nonostante
l'amassi e l'ami ancora l'ho fatta soffrire.
Lei che è perfetta in ogni cosa.
Sarà proprio lei, la persona che più di tutte
lascerà un vuoto incolmabile dentro di me.
Ogni cosa, mi ricorderà lei.
Le notte scura mi ricorderà il suoi morbidi capelli, il suo
sorriso un dolce e leggero venticello.
E quegli occhi saranno la cosa che più di tutte
ricorderò..
Me li ricorderò guardando il cielo, preziosi e brillanti
come stelle nel firmamento.
Mi siedo al mio
banco, e nemmeno si volta.
Che volevo?un abbraccio, un sorriso forse?
Nulla, si volta solamente quando entra il professore per poi tornare a
guardare fuori dalla finestra quando se ne va..
Terminate le ore
di lezione, aspetto Jennifer all'uscita di scuola.
-Jennifer, devo parlarti.-
-ok, anche io, e se non ti dispiace preferirei iniziare io.-
-prego.-
Sono o non sono un cavaliere?!?!
-con te sono stata
bene, ma è finita. Sò che la ragazza che fa
battare forte il tuo cuore non sono io, quindi non credo sia per nulla
giusto continuare.-
-hai ragione, era questo quello di cui volevo parlarti.-
-lo immaginavo. Ora però è da lei che devi andare-
-non sarebbe giusto, io me ne devo andare tra poco-
-e per dove?-
-Francia-
-e lei lo sà?-
-no e non lo deve sapere assolutamente.-
-sei uno stronzo.-
-lo sò-
Il giorno dopo tutta la scuola
sapeva che non stavo più con Jennifer, inutile dire che
tutti erano felici.
Non mi importava nulla
di come stavano gli altri, l'unica persona di cui mi importava
veramente qualcosa era Niky.
Ma ormai non si
può fare più nulla per risanare un rapporto
distrutto.
Appena terminate le
lezioni, vedo l'amico di Niky venirmi accanto.
-tu, mi hai quasi
ammazzato di botte per Niky, perchè l'ho fatta piangere, con
te che dovrei fare?-
-io non l'ho fatta
piangere.-
-già, le hai
solamente spezzato il cuore-
-le passerà-
-putroppo queste sono ferite che restano per sempre, ma questo non lo
puoi sapere, evidentemente a te nessuno ti ha mai ferito-
-pensi che la mia vita sia stata tutta rosa e fiori?-
-da come ti comporti con gli altri si, ti interessa solo di te, e te ne
freghi di chi ti stà accanto e ti vuole come amico-
-no, sbagli. Ma tu non puoi capire, ora scusa ma devo andare.-
Nessuno può, anche solo lontanamente immaginare come mi
sento in questo istante.
Sentimenti contrastanti mi affliggono.
Odio, amore, delusione, tristezza, amarezza.
Domani, ancora un misero giorno poi tutto sarebbe finito, poi forse a
poco a poco ce l'avrei fatta a non soffrire.
Arrivo a casa, o meglio nel caos totale che in questi giorni
è diventata la casa.
-ciao tesoro, hai per caso qualche scatolone in giro?-
-no perchè?-
-mi servono ma li ho finiti tutti.-
-dai vado a vedere se riesco a trovarli da qualche parte.-
Piuttosto che restare in casa
preferisco respirare un pò di aria fresca.
Cammino.
Passo davanti alla salagiochi, e mi viene da ridere a ripensare a
quello che in quel giorno era successo.
Le foto che ci siamo fatti, le risate che ci hanno uniti.
Passo davanti al suo ristorante.
Possibile che l'amore arrivi quando meno te lo aspetti?
Arriva senza chiederti nulla, senza preavviso.
Arriva e basta.
Arriva e ti travolge.
Giro ancora un pò per quelle amate vie, fino a quando non
trovo alcuni scatoloni inutilizzati sul retro di un negozio chiuso.
Torno a casa, e vedo Niky salutare mia nonna.
Le vado incontro.
La vedo, è furiosa ma allo stesso tempo terribilmente triste.
-quando aspettavi a dirmelo?-
-dirti cosa?-
-che domani parti-
-è stata Jennifer?-
-ah, lei lo sapeva e io no...beh infondo è normale lei era
la tua ragazza io non ero nulla, che stupida ad allidurmi di essere tua
amica. Comunque no, è stata tua nonna.-
-che cosa volevi?-
-tieni-
Nella sua piccola mano riparata da un paio di guanti neri, tiene
stretta le foto che credevo di aver perduto. Questo deve esserle
costato molta fatica dopo gli ultimi giorni, dopo il modo in cui l'ho
trattata.
Li prendo, sfiorandole delicatamente la mano.
Un gesto insignificante all'apparenza ma che è stato in
grado di provocarmi un lieve brivido lungo la schiena e l'accelerazione
del battito.
La guardo negli occhi. Belli come sempre ma tristi come mai fino ad ora
avevo visti. Sono lucidi e sò per certo che vorrebbe
mettersi a piangere ma il suo orgoglio glielo impedisce.
Si volta, fa per andarsene ma la perndo per un braccio,cercando di non
farle male.
-lasciami ti prego.-
-Niky io...-
-non dire nulla, è inutile. Ormai è troppo tardi
per tutto, Addio veramente Ryan.-
Non ho le forze per trattenerla, mi sento debole e svuotato nel
profondo.
Addio, si questa è l'unica cosa da dire.
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Capitolo 24 *** all'aeroporto ***
Non me l'ha detto, me
l'ha tenuto nascosto chissà da quanto tempo.
Mi sento triste e
vuota, una parte di me, lo sò per certo andrà con
lui.
Il giorno dopo il
ristorante è tutto pieno, sono venuti addirittura Viky e
Jonnhy a darci una mano oltre a Christopher.
Sono stata insensibile
nei suoi confronti, ho pensato a me e ad un modo per scordare Ryan
senza tener presente dei suoi sentimenti.
Per questo che ieri
dopo aver saputo che Ryan partiva ho deciso di lasciarlo,
c'è rimasto un pò male, ma penso che quella sia
stata la soluzione migliore per entrambi.
Alle undici e mezza i
miei amici arrivano per aiutarmi a sistemare le ultime cose in sala, e
a mezzogiorno inizia ad arrivare gente.
Sorrido ma anche un
cieco si renderebbe conto senza difficolta che il mio è un
sorriso triste, un sorriso di circostanza.
Anche i miei amici se
ne rendono conto, in particolar modo Jonnhy, ormai mi conosce meglio di
chiunque altro.
-che ti scucede?-
-niente,
perchè?-
-può darla
a bere a chi vuoi ma non al sottoscritto, ti conosco bene-
-davvero è
tutto ok.-
Mi guarda negli occhi,
era da tanto tempo che non lo faceva, appoggia le mani sulle mie spalle.
-ti manca cosi tanto?-
-chi?-
-Ryan-
Non riesco a
mentirgli, sarebbe stupido farlo, lui mi conosce e molto probabilmente
non sono stata in grado di tenerlo nascosto come credevo.
-non è
stato difficile capire che tra di voi c'era qualcosa.-
-no, tra noi non
c'è mai stato nulla.-
-solo
perchè nessuno dei due ha avuto il coraggio di fare sapere
all'altro quello che provava quasto non significa che lui non provi
nulla nei tuoi confronti.-
-Jonnhy, è
inutile, lui mi ha anche mentito sul fatto che doveva partire.-
Silenzio, non
sà che dire, e in effetti non c'è niente da dire,
mi ha mentito, me l'ha tenuto nascosto.
-l'ha fatto solo per
non ferirti, ha fatto tutto questo per te.-
Mi volto e vedo
Jennifer dietro di me.
-cosa?-
-lui ci tiene sul
serio a te, molto più di quello che pensi, è
stato con me, solo per poterti dimenticare, solo per non farti del
male, e non soffrire a sua volta. Era convinto di non avere nessuna
possibilità con te, e quindi ha cercato in tutti i modi di
scordarti e vederti come amica. poi quando ha saputo che doveva
andarsene, ha preferito farsi odiare da te, in questo modo tu l'avresti
scordato con più facilità-
Resto a bocca aperta,
ha fatto tutto questo per me.
Si per non farmi
soffrire anche se ha ottenuto risultati disastrosi.
-non lo sapevo.-
-ora che lo sai, vai
da lui, ti prego va a salutarlo.-
-no questo
è impossibile, non sò a che ora parte,e poi
c'è gente.-
-parte tra mezz'ora.-
-non riuscirei mai,
è inutile. Meglio che torni al lavoro.-
Mi allontano da loro,
non mi piace che le persone mi illudano in questa maniera, ormai
speranze non ce ne sono più, mezz'ora di tempo e poi tutto
sarà finito, mezz'ora e poi la persona che amo, se ne
andrà per sempre.
Christopher mi viene
vicino, mi prende il braccio e mi trascina fuori.
-ma sei matto?-
-no, quella matta sei
tu, la persona che ami, stà partendo e tu pensi al lavoro,
in queste occasioni pensare non serve a nulla.-
-ma... e se
arriverò tardi?-
-almeno potrai dire di
averci provato.-
-e se invece lo vedo
gli parlo aprendo il mio cuore e lui rifiuta.-
-allora è
uno stupido, qualunque cosa accada devi andare da lui.-
-ma come?-
Mi mostra un mazzetto
di chiavi e mi indica un moto.
I miei amici escono a
salutarmi augurandomi buona fortuna, eh si me ne serve proprio.
Tutti a modo loro mi
hanno dato una mano, mi hanno reso felice, grazie ragazzi.
-ehi Niky..-
-dimmi?-
Jennifer, mi guarda e
con un pò di imbarazzo riesce a parlarmi.
-tu sei la ragazza
giusta per lui, spero veramente dal profondo del mio cuore che tu
riesca ad aprirgli il tuo cuore.-
-grazie mille-
-figurati.-
Le sorrido salgo sulla
moto, non ho preso nulla per ripararmi.
Il freddo mi trapassa
le osse, tremo ma non riesco a capire se per il freddo o per quello che
stò facendo.
Sono spaventata.
Per la prima volta in
vita mia, faccio qualcosa senza pensarci troppo, per la prima volta
seguo il mio cuore senza troppi problemi.
Se questo è
o meno il modo giusto per affrontare le cose questo non lo
sò, ma credo che nessun lo sappia con esattezza.
Piove, fredde gocce di
pioggia mi bagno, mi penetrano nei vestiti restandomi addosso.
Arriviamo all
aeroporto, ci abbiamo messo molto di più di quello che
pensavo, tutto a causa di un brutto incidente.
-vai Niky, corri
dentro e aprigli il tuo cuore.-
-si.-
Mi volto dopo averlo
salutato vado dentro l'aeroporto.
Guardo il tabellone
sperando che il suo aereo sia ancora sulla pista, infondo gli aerei
partono sempre in ritardo, spero sia in ritardo pure questa volta.
Non c'è,
non trovo France, o è partito o è stato annullato.
Cammino, un mare di
persone mi vengono addosso, senza farlo apposta, un pò per
la fretta di tornare a casa e altri per la fretta di partire
lasciandosi dietro tutto.
Io però non
voglio lasciarmi alle spalle nulla, non mi pento neanche un
pò di quello che è successo, rifarei tutto da
capo.
Sarei fredda
all'inizio con lui, per poi lasciarmi andare fino a farlo entrare
completamente nel mio cuore.
Vado verso la vetrata che da sulla pista.
Un aereo
stà partendo.
Una lieve speranza
è ancora viva, forse non è quello il suo, forse
lui è ancora qui che aspetta me, si proprio me.
Una coppia accanto a
me, parlotta con un livello di voce piuttosto sostenuto.
-inutile ormai
l'abbiamo perso.-
-eh già,
addio Francia.-
Francia?
Spero di aver capito
male, perchè, questo altrimenti vorrebbe dire che
è tutto finito, che ho lasciato i miei amici per niente, ho
preso freddo venendo qui, per un bel niente davvero.
Mi sento ancora
più vuota, più triste e ancor più sola
rispetto a prima.
Ma come si
può provare solitudine stando in questo caos, stando con
cosi tante persone?
Eppure, strano o meno,
sono sola.
Esco lentamente
dall'aeroporto, fuori piove.
Il cielo è
proprio come me, se sono triste e ho voglia di piangere, lui
è lo stesso.
Siamo in sintonia.
Alzo lo sguardo.
Nubi grige coprono il
cielo azzurro, eppure un attimo prima c'era il sole.
Cammino tra la gente
come uno zombie, sguardo fisso verso un punto totalmente indecifrabile.
Guardo avanti, come sempre.
Ho guardato avanti
quando è morto mio fratello, ho guardato avanti quando mio
padre mi ha abbandonato, ancora che Ryan è andato via ho
intenzione di guardare avanti. Sguardo dritto avanti a me e testa alta.
Le persone che mi
passano accanto mi guardano scambiandomi per matta, niente
giubbino,niente ombrello, niente di niente.
Ma cosa ne sanno loro?
Troppo intente a
correre senza una ragione apparente, lo fanno perchè anche
gli altri corrono, è un mondo dove tutti vanno di fretta,
dove non c'è più tempo per pensare ai sentimenti,
alla famiglia.Si corre e basta come se la vita fosse un maratona, ma in
una di quelle in cui non vince nessuno, non c'è premio o
altro.
L'unico premio, se lo
si può definire cosi, è guardarsi indietro a
rendersi conto di aver amato con tutto il cuore..
Ma che diavolo vado a
pensare?
Stupida e patetica.
Speravo che la mia
storia finisse diversamente, ma evidentemente sono destinata a soffrire
per sempre...
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Capitolo 25 *** ti amo ***
Sono qui, assieme ai
miei genitori, che in questo istante odio sopra ogni cosa, in coda per
salire sull'aereo.
Non voglio partire.
Non sono riuscito
nemmeno a dirle quello che provo, che vigliacco.
Si vigliacco
è la parola che mi descrive meglio.
Avanzo lentamente,
davanti ho i miei genitori e una coppia di anziani.
Mi sento vuoto, senza
vita, sono solo un mucchietto di ossa che avanza lentamente scortato da
altre persone.
Si è cosi
che mi sento.
Mia madre si volta,
assomiglia un pò a Jennifer.
Povera ragazza, mi
spiace veramente averla usata in questo modo, si vedeva lontano un
miglio che non tenevo a lei,che per me non era che una
delle tante ragazze con cui divertirmi.
Sono sempre stato un
pò cosi, delle ragazze, o meglio degli altri non mi
interessava nulla, l'importante che io stessi bene, poi degi altri me ne sono sempre
fregato.
Tranne di una.
Tranne di Niky, forse
era proprio lei la persona di cui mi dovevo fregare di meno, almeno ora
non sarei in questo stato pietoso.
-hai un aspetto
orribile, tutto bene?-
-gentile come sempre,
comunque stò da cani, ma questo non importa.-
-perchè?-
-lascia perdere.-
-sai la nonna mi ha
parlato di una ragazza che di tanto in tanto veniva a trovarti, non
è che me la descriveresti?-
-se te l'ha
già detto la nonna?-
-ma io voglio sentirlo
da te.-
-che diavolo dovrei
dirti, sentiamo?-
Questa discussione era
assurda, che diavolo aveva intenzione di fare mia mamma?!
-parlami di lei.-
Diamole corda, almeno
passa un pò di tempo, certo parlare proprio della persona
che voglio dimenticare non è il massimo, ma mia madre
è cocciuta
e sono sicuro che non
mollerebbe facilmente.
-si chiama Niky, ha un
anno in meno di me. Contenta?-
-no, voglio più dettagli-
-ha i capelli neri, neri come la notte con dei ciuffi viola, sono
morbidissimi, molto più dei tuoi. Delle labbra sottili e
delicate. Un pò minuta, e non troppo formosa, ma allo stesso
tempo sensuale. E poi i suoi occhi, belli e luminosi come stelle,
azzurri, un azzurro stupendo che ti toglie il fiato.-
-sembrerebbe una ragazza carina.-
-non è carina è stupenda.-
-ah, e caratterialmente?-
-è testarda, quando si ficca in testa qualcosa non
c'è nulla che le faccia cambiare idea, lunatica ha continui
sbalzi d'umore, permalosa, delle volte se la prende per nulla.
Intelligente, perspicace, sensibile come pochi e dolce, anche se non lo
da molto a vedere. Contenta?-
Mi osserva e sul suo viso compare un sorriso gentile.
-ti piace cosi tanto?-
-che?-
-senti sono tua mamma e ti conosco, quella ragazza è diversa
dalle altre.-
-si ma non importa, l'ho fatta soffrire.-
-beh fa quello che vuoi, ma decidi in fretta, tra poco tocca a te.-
Che dovrei fare?
Proprio non lo sò, sono cosi confuso, da una parte vorrei
andar via, lasciarmi tutto alle spalle.
Dimenticare e dimenticarla, pur sapendo che questa cose non
è facile.
Ma da una parte vorrei tornare indietro, lasciar i miei genitori in
coda e correre da lei, dirle tutto quello che sento
dirle ogni cosa, aprirle il mio cuore come non avevo fatto mai.
Tocca a mio padre, porge il biglietto e va verso l'aereo, ora
è il turno di mamma.
-segui il tuo cuore, per una volta seguilo. Lui sa qual'è la
strada giusta.-
Va via, la vedo allontanarsi lentamente. Tocca a me.
Al diavolo l'aereo, la Francia e tutti, faccio la retro e vado al bar.
Devo un attimo schiarirmi le idee, devo cercare di capire se quello che
stò facendo è la cosa giusta.
Come posso saperlo?
A chi devo chiedere?
A nessuno ovviamente, nessuno può saperlo.
E poi lei neanche è venuta a salutarmi, beh è
logico che non sia venuta, al ristorante chissà quanta gente
c'è, e poi dopo il modo in cui l'ho trattata nemmeno io
sarei venuto onestamente parlando.
L'aereo si alza in volo, chissà come sarà furioso
mio padre.
Ma chissene frega, per una volta nella mia vita me ne frego di quello
che dice, me ne frego di lui.
Pago il caffè che ho bevuto ed esco.
Quanta gente, tutti che hanno fretta di andare o venire, tutti che
corrono come pazzi.
Prendetevi un attimo di pausa invece.
Esco dall'aeroporto.
Piove.
Niky diceva che quando sei triste anche il cielo lo sente, io non
sò come sono.
Sono triste ma allo stesso tempo felice.
Ma forse la mia non è tristezza ma paura, paura di un no,
paura di un addio.
Stavolta sarebbe doloroso, molto doloroso.
Non ho l'ombrello, ma non mi interessa, mi piace la pioggia.
Avanzo lentamente, cercando di non andare a sbattere contro nessuno.
Mi avvio verso la fermata dei taxi. Alzo la mano per fermarlo, ma
niente non si ferma.
Ne passano due o tre senza degnarmi di un o sguardo, poi finalmente uno
si decide a prendermi.
Nell attimo in cui apro la portiera, la vedo.
Dell'altra perte della strada, la ragazza più bella che
cammina da sola.
Sembra in coma, non ha addosso nulla che la possa riparare dal freddo,
senza ombrello, senza niente.
Cammina, testa alta come sempre, ma lo sò per certo ha un
gran dolore nel petto.
Trema, e questa volta sò per quale motivo.
-NIKYYYYYYYYYYYYYY-
Cerca attorno l'invasato che la chiama a squarciagola dall'altra parte
della strada.
Mi vede, i nostri occhi si incrociano.
Vedo tanta sofferenza, tutta dovuta a causa mia.
Si volta di nuovo e torna a guardare avanti avanzando lentamente come
prima, senza dire o fare nulla.
Attraverso di corsa la strada cercando di non farmi mettere sotto.
-Niky fermati ti prego.-
Si ferma, ma non si gira verso di me, e continua a darmi le spalle.
Mi avvicino a lei. Tolgo il giubbino e glielo appoggio sulle spalle.
Deve morire di freddo.
-grazie.-
un sussurro quasi impercettibile.
-perchè sei qui?-
-non lo sò.-
-ti prego voltati, voglio vederti negli occhi mentre ti parlo.-
Si volta verso di me a piano.
-che c'è?-
-scusa.-
-ormai non servono le scuse. Anzi forse è meglio se vai
altrimenti rischi di perdere il prossimo aereo per la Francia.-
-non importa perchè io non parto.-
-perchè?-
-odio la Francia.-
-a beh ciao.-
-scherzo, è solo che io..beh vedi..insomma voglio restare
qui accanto a te.
Sai questi giorni sono stati i più brutti di tutta la mia
vita, tu non mi rivolgevi la parola e quando mi guardavi lo facevi con
odio. Ma ti capisco sai, è normale. Avevo cosi
tante cose da dirti, ora però le parole vengono meno.
Sò di averti fatto del male, e se non vuoi perdonarmi ti
capisco, ma io ci tengo veramente a te. Per la prima volta in vita mia
sento di tenere a qualcun altro all'infuori di me.-
-perchè mai ti dovrei credere?tu nemmeno immagini quanto io
sia stata male a causa tua, non ti è importato nulla se non
di te.-
-si è vero, e ho sbagliato a comportarmi cosi, ma veramente
ti prego dammi un altra possibilita, ti prego ricominciamo da capo.
Ma in maniera diversa però.-
-in che senso?-
Nel negozio accanto a noi escono le note di Kiss the girl..
Non mi piace come canzone, preferisco altro genere.
Ma quelle parole in questo momento sono le più azzeccate
Yes, you want her
Look at her, you know
you do
Possible she wants you
too
There is one way to
ask her
It don't take a word
Not a single word
Go on and kiss the girl
Si la voglio baciare, di nuovo ma stavolta senza dire frasi stupide..
Anche lei
stà ascoltando questa canzone ne sono certo..
Sha la la la la la
My oh my
Look like the boy too
shy
Ain't gonna kiss the
girl
Sha la la la la la
Ain't that sad?
Ain't it a shame?
Too bad, he gonna miss
the girl
Sono spaventato, mi sento per
la prima volta inesperto davanti ad una ragazza
non sò che
fare, ho paura che scappi..
Le sono difronte.
Com'è bella, pure ora che è tutta spettinata con
i capelli fradici...
Now's your moment
Floating in a blue lagoon
Boy you better do it soon
No time will be better
She don't say a word
And she won't say a word
Until you kiss the girl
Prendo il suo viso tra
le mani, avvicino delicatamente il mio viso al suo.
Appoggio le mia labbra
alle sue, dolcemente, un bacio quasi impercettibile.
Mi stacco un
pò, la osservo.
Un altro bacio, carico
di passione, un bacio che da tanto, da troppo tempo dovevo darle.
Faccio scorrere le mie
mani lungo la sua schiena, e la tengo stretta a me.
Ci stacchiamo.
-anche questo dobbiamo
fare finta di nulla?-
-io non sono riuscito
nemmeno con l'altro a far finta di nulla.-
-nemmeno io-
L'abbraccio, e
dolcemente le sussurro.
-Niky ti amo.-
Si sposta mi
guarda con gli occhi lucidi.
Sta piangendo.
-ti prego chiamami
Nicolette, per una volta usa il mio nome.
che tenera..
-NICOLETTE IO TI
AMOOOOOOO-
Lo urlo con tutto il
fiato che ho in corpo, lo voglio far sapere al mondo intero che io la
amo.
Le persone mi guardano
come se fossi uscito fuori di senno.
.Può darsi
che lo sia veramente, sono impazzito.
Si sono pazzo, pazzo
della ragazza che mi stà difronte.
Pazzo di lei.
Questa è la fine, spero vi sia piaciuta almeno un
pò..
Avete anche conosciuto la sottoscritta, alla presentazione non sapevo
cosa dire di me, ma scrivendo un racconto ne sono diventata quasi la
protagonista..
penso che l'abbiate capito che Niky ero io, anche se ero pure un
pò Ryan..
tra breve ne inizierò un altra..spero di ricevere vostri
commenti..
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