il pirata che come pappagallo da spalla aveva un' aquila

di Hyrim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Avete presente quei momenti di pace e tranquillità, quei momenti nei quali ci si può sentire serenamente un tutt’uno con la natura che si ha intorno?
Ecco, era esattamente uno di quei momenti sul veliero pirata che aveva già da qualche ora preso il largo.
L’unico rumore costante era l’acqua, ed ogni tanto il vociare dei marinai a bordo.
Un momento di pace apparentemente eterno, finché…
- Capitano! Capitano! -
La calma e la tranquillità di quegli istanti fu spezzata da quella voce, accompagnata da un frenetico rumore di passi.
Tre uomini stavano attraversando in tutta fretta il ponte.
Il primo, un nostromo, precedeva gli altri due correndo, mentre i restanti stavano trascinando, tenendo ognuno un braccio, un giovane ragazzo che sembrava avere tutt’altra intenzione di farsi trascinare in quel modo. Era vestito semplicemente, un povero cappello privo di qualsiasi ornamento gli copriva metà viso, una bandana a nascondergli i capelli sotto di esso.
- Lasciatemi!! Lasciatemi!!! – Sbraitava e si dimenava come un forsennato.
- Devo vedere il capitano!! Ditemi dov’è!! – nel frattempo gridava l’uomo più avanti di tutti.
- Il capitano è nella sua cabina, ma ha detto di non voler essere dist… - Il pover’uomo che aveva risposto non fece neanche in tempo a finire la frase che il nostromo spalancò senza alcuna accortezza la porta di quella cabina di lusso.
- Capitano, abbiamo sorpreso… - L’uomo fu interrotto da un semplice cenno. Un cenno proveniente da un individuo in piedi di schiena intento ad osservare il mare dalla grande vetrata di quella cabina di poppa. Aveva le mani giunte dietro la schiena, indossava una giacca che ad occhio sembrava molto costosa, tutta su toni caldi come il rosso e l’oro.
Sul capo portava un cappello decorato, ornato da due piume. Una sciabola dorata era assicurata al suo fianco.
-  Spero che tu abbia una buona ragione per disturbarmi a quest’ora, nostromo. – Disse poi, con tutta la calma di questo mondo.
- Chiedo scusa, capitano! E’ una situazione urgente!! – Si scusò l’altro.
- Abbastanza urgente dal distrarmi dal carteggio per aggirare gli Inglesi!?
No, no creo… Entonces? -
Chiese nuovamente.
Finalmente gli altri due che trascinavano il prigioniero arrivarono, e l’uomo poté finalmente spiegare la situazione.
- Abbiamo sorpreso quest’uomo nascosto a bordo! Parla con uno strano accento… Pensiamo sia Inglese! –
- I-Inglese!? – La mano del capitano si strinse convulsamente a pugno, tremante.
A quanto pare non doveva correre buon sangue fra quel veliero e gli inglesi…
Il che era anche comprensibile, dato che questi ultimi erano per la maggior parte corsari al servizio della regina e il loro compito era proprio quello di cacciare i pirati…
Eppure c’era dell’altro.
Qualcos’altro che alimentava astio non solo fra i pirati e gli inglesi, ma fra due navi in particolare e soprattutto fra due uomini in particolare.
Il ragazzo si voltò, e fissò i tre marinai ed il prigioniero con un paio di occhi color smeraldo.
Aveva gli occhi verdi il capitano.
Occhi verdi e capelli castani.
Mentre da dietro appariva come un individuo avvolto dal mistero e minaccioso, da davanti sembrava un giovane gentile ed innocuo.
La pelle era abbronzata, ma di sicuro anche normalmente non doveva essere affatto pallido.
Chiunque avrebbe riconosciuto quel ragazzo, anche fra mille altri.
España. El país de la pasión era il capitano di quella nave pirata.
Si avvicinò al prigioniero, scrutandolo per qualche secondo, per poi chiedere nuovamente:
– Inglese, eh? Chissà perché la cosa già non mi piace affatto… da dove vieni?? Ti manda quel cane di Inghilterra, non è così!? –
Nessuna risposta.
- Il capitano ti ha appena fatto una domanda, razza di verme!! – Lo scosse uno dei due uomini che lo stavano tenendo.
 Il prigioniero non rispose nemmeno stavolta, ma sorrise… o meglio, ghignò.
- Tu, maledetto!! Sei per caso sordo!? – Urlò in preda alla rabbia il nostromo, estraendo una pistola e puntandogliela immediatamente alla fronte-
Nemmeno quest’ultima domanda ricevette una risposta, ma finalmente il ragazzo clandestino si decise a parlare.
- War eine lange Zeit, nicht wahr? –
Tutti si pietrificarono.
Non era Inglese, non lo era affatto.
E neanche la voce… era quella di un ragazzo.
Immediatamente il capitano afferrò la bandana del prigioniero e la tirò via, facendo cadere con essa anche il cappello malandato.
Lunghissime ciocche di capelli argentati scivolarono sulle spalle e lungo la schiena di quello che ormai si era rivelato non essere affatto un ragazzo.
Antonio alzò gli occhi verso il viso di quest’ultimo… e li spalancò.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


-  Siete proprio sicuro di non averlo visto negli ultimi tempi? –
-  Sì. Assolutamente. –
-  Eppure cosa? –
-  No, nulla. Vielen Dank comunque per il vostro aiuto. –
-  De nada. –
La Prussiana sospirò, e riprese a vagare senza sosta per il porto di quella città dal calore soffocante per lei, nella quale non riusciva nemmeno a parlare, dato che non conosceva la lingua.
Erano giorni ormai che cercava Antonio.
Aveva chiesto a tutti, in tutti i luoghi possibili ed immaginabili lì per la penisola Iberica.
Alla fine le varie informazioni l’avevano condotta in quella città di mare, un porto importante, a vedersi.
Eppure una volta arrivata lì… puff.
Sparito.
Sembrava che nessuno lo avesse più visto né sentito.
In cuor suo stava cominciando a preoccuparsi.
Ma che diavolo gli era venuto in mente!? Sparire così!?
Non un’informazione, una lettera, qualsiasi cosa!
Era semplicemente scomparso.
- Antonio… - Mugugnò mentre camminava a testa bassa, dando distrattamente un calcio ad un sasso una volta ogni tanto.
Poi tutto d’un tratto… Una voce. Una voce di un ragazzino le giunse alle spalle.
- ¡E-espera! ¡¡Se-señorita!! –
Si voltò appena in tempo, perché un bambino vestito semplicemente con una camicia ed un paio di pantaloni in quell’esatto momento inciampò, finendole direttamente addosso.
Aveva i capelli neri, gli occhioni castani, e portava un cappello (troppo grande per lui) ed una bandana a coprirgli metà testa.
Vestito e tutto acchittato in quel modo aveva un aspetto carino quanto divertente.
– O…Oh!-  La ragazza lo sorresse con le braccia, osservandolo curiosa.
- E tu? Chi saresti!? –
Il ragazzino si allontanò di colpo di qualche passo, tutto rosso in viso dalla vergogna.
- P-p-perdone señorita… Non volevo finirle addosso. Soy un amigo de el señor España.
Usted lo sta cercando, vero? Puedo ayudarla. Yo sé donde está. –
Gli occhi scarlatti della ragazza si illuminarono. Davvero aveva trovato finalmente qualcuno in grado di aiutarla?
- Ti prego, dimmelo! E’ importante! –
Il ragazzino si schiarì la voce, tutto fiero di poter essere d’aiuto.
- El señor España si è imbarcato più di un mese fa per i Caraibi, señorita.
E’ un posto di cui si parla tanto ultimamente.
Molti ne raccontano tantissime storie, ma pochi lo hanno davvero visto.
Mis amigos… loro pensano sia tutta una favola, ma io so che non è vero!
Il señor España mi ha parlato personalmente di quelle isole! Io gli credo!
Nono lontane, e per arrivarci ci vuole taaaaaanto tempo! –
Roteò le braccia come per indicare qualcosa di enorme.
Così piccolo e così attivo… “adorabile”, pensò lei.
- Fantastico. – Esordì lei. – Come ci arrivo? –
Il bambino sbarrò gli occhi. Sembrava quasi volesse mettersi a ridere da un momento all’altro.
- Non ci si può arrivare! Sono dall’altra parte del mondo! L’unico modo sono quelle grandi navi… - Allungò una manina verso un veliero ormeggiato, pronto a lasciare il porto.
- Ma non lasciano salire nessun altro oltre a i marinai e a gli ufficiali! Sa, una volta, io e mio cugino eravamo andati a pesca, quando un enor…-
Venne zittito dalla ragazza che gli tappò la bocca con una mano.
- Aspetta, aspetta… Vuoi dirmi che quello può portarmi ai Caraibi!?
E’ lì che è diretto!?
Da Antonio?? –
Chiese, impaziente di sapere.
- Caraibi. Señor España. Sì. Sicuramente. –
Rispose prontamente il piccolo.
- Pero… a las señoritas non è permesso salire a bordo… -
Lei sbuffò, roteando gli occhi con un sorriso. – chiaro.-
Aveva già avuto parecchi scontri con un maschilismo come questo, ormai non era più un problema.
- Quanto vuoi per bandana e cappello? – Chiese subito dopo.
- E-eh!? Nada… creo. Li ho trovati. Sa, señorita, quella volta, io e mio cugino ce ne stavamo camminando per la spiaggia quando abbiamo visto all’imp… -
La ragazza gli tappò nuovamente la bocca, e gli mise in mano un pesante sacchetto pieno di monete. Di sicuro più di quante un normale pescatore dell’epoca potesse mai sognarsi.
- Allora, affare fatto? – Chiese tutta di corsa.
- O…Ooooooh! Esta es la primera vez que alguien… Oh, sì. –
Si tolse cappello e bandana e li consegnò alla ragazza.
- Danke! Dankedankedankedankedanke!! – Sorrise lei, contenta come non mai.
- Sei un bravo ragazzo! – Si abbassò alla sua altezza e gli diede un felice bacio sulla fronte, prima di correre verso il veliero, salutandolo con la mano.
- D-d-de nada… - Rispose il ragazzino, tutto tremante e rosso come un pomodoro.
- Que señorita unica… - Disse poi fra se.
 
E così Julchen era salita su quel veliero.
Nonostante la poca conoscenza della lingua era riuscita a cavarsela grazie ad un paio di marinai che parlavano Tedesco come lei. Teneva sempre il cappello in testa a nasconderle metà viso, la bandana che le teneva i lunghi capelli argentei nascosti.
Non era abituata al mare.
Fin troppe volte era stata costretta a correre verso il parapetto più vicino, in preda alla nausea.
Tutto quello non faceva per lei, proprio no.
Non seppe mai dire quanto durò il viaggio. Fattostà le sembrò interminabile.
Quando finalmente la vedetta gridò “terra”, lei era lì, insieme a tutti gli altri marinai curiosi di vedere queste famise isole per la prima volta.
Aveva messo in conto tutto, ma non si aspettava di certo un caldo simile.
E le zanzare poi…
- Guarda tu se non mi devo prendere la malaria in questo inferno.-
 Sbuffava ogni sera.
Sgattaiolata fuori dal veliero, aveva ripreso la  sua frenetica ricerca, ma stavolta nei panni di un giovane ed inesperto ragazzo.
Si era procurata vestiti nuovi lì, vestiti ovviamente da uomo.
Tranne la camicia.
Purtroppo quella era incredibilmente scollata, tanto che non saliva affatto sopra le spalle, e si fermava a metà dell’avambraccio, lasciando scoperto molto più del collo…
Per sua fortuna aveva recuperato anche una vecchia e lunga giacca che copriva tutto quello che c’era da coprire.
Le uniche informazioni che aveva ottenuto provenivano da un uomo che difficilmente avrebbe spiccicato una parola sull’argomento… ma al quale era stato facile tirarne via ben due dopo qualche bel bicchiere di ruhm.
“Pontile” e “Spagna”.
Non avevano molto significato, ma altro non poteva estorcergli.
Acquisirono un senso logico quando lei vide un veliero ormeggiato al pontile esattamente di fronte quella taverna…
Tutte le informazioni che aveva raccolto la avevano portata lì.
Era salita, e si era nascosta nella stiva dietro ad un paio di casse.
Un uomo era entrato all’improvviso il giorno dopo, e le aveva chiesto – E tu chi diavolo saresti!? Una maledetta spia!! – Aveva urlato.
E chiamati altri due l’avevano trascinata fuori di lì… Di sicuro il suo accento tutt’altro che Latino non l’aveva un gran che aiutata.
Ed ecco che, proprio quando le cose sembravano essersi messe davvero male, il capitano si era girato verso di lei, dando finalmente un senso a tutto quel viaggio.

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


- Tutti fuori. Ahora. -
La voce del ragazzo spezzò  quel breve silenzio carico di tensione e di sorpresa.
 I marinai presenti sembrarono per un secondo avvolti da una campana di vetro.  
Nessuno si mosse. Nessuno parlò.  
Gli occhi di tutti puntati sulla ragazza ancora trattenuta al centro  della cabina.
 Occhi spalancati, come se quello che stessero osservando fosse un demone spuntato da chissà dove…
 E poteva anche darsi per i loro pensieri, dato che una ragazza con capelli argentati ed occhi scarlatti non era poi così facile da trovare.
- He dicho AHORA.-
 ripeté Antonio con tono più autoritario, visibilmente poco incline alla pazienza.
I marinai lasciarono all’istante la ragazza e sparirono nel giro di pochi secondi.  Il nostromo seguì gli altri due di corsa, chiudendosi poi la porta alle spalle, in faccia alla Prussiana che stava per uscire con loro.
- Tutti tranne te, credevo fosse chiaro.-
- Già… avrei dovuto immaginarlo. – La ragazza si grattò la nuca, tornando lentamente davanti allo Spagnolo,  che nel frattempo la stava guardando male. Molto male.
- Sarò veloce: cosa diavolo ci fai qui!? Come ci sei arrivata!? -
- Mi ci hanno trascinata i tuoi uom… - Venne interrotta quasi subito.
– Non in questo alloggio. Qui ai Caraibi. E ti prego, non dilungarti nelle tue solite storie assurde. -
- Sai… - Fu la risposta – Potrei farti la stessa domanda… -
- Oye, sono io quello che fa le domande qui. E quindi vedi di rispondere. -
Ci fu una pausa di qualche secondo. Silenzio totale…
Poi lei scoppiò a ridere.
Senza un preavviso esatto, senza dire nulla.
Scoppiò a ridergli in faccia.
Lo spagnolo la fissava allibito.
Ma che accidenti le era preso!?
- J…Julchen!!- Esclamò.
- Scusa… ma non sono riuscita a trattenermi! Tu… che fai l’autoritario!? Tonio, temo che l’aria di questo posto ti faccia male, credimi. -
Lo Spagnolo arricciò il naso, visibilmente infastidito.
- A me non interessa il tuo parere, Prussia. Qui sono io che comando, non tu. Ed ora… -
Si avvicinò pericolosamente al viso della ragazza, gli occhi verdi che sprizzavano scintille dalla rabbia
 - Tienes que contestar. -
- E nel caso non mi andasse di esporre le mie ragioni!? -
Rispose lei con tutta la sua strafottenza.
- Ti farò chiudere in una delle celle e butterò via la chiave finchè non mi dirai tutto ciò che voglio sapere. -
- … -
 Non ricevendo una risposta annuì, capendo che la ragazza aveva tutt’altra intenzione rispetto al collaborare.
- Ti manda Kirkland, vero? -
A quella domanda lei alzò un sopracciglio.
- Dovrebbe? -
- Sì. Non mi fido di quell’essere…  è capace di tutto. -
- E va bene… Cos’è successo fra te e il Britannico? -
A quella domanda Antonio si girò di colpo. Tornò davanti alla grande vetrata ad osservare il mare per nascondere l’ira che lo aveva appena colto.
- Quel bastardo… - Sibilò.
- Quel bastardo sta facendo di tutto per rovinarmi la vita! Ha preso le mie colonie… I miei commerci…  E il mio onore di nazione. ¡ Yo soy la España ! Non posso lasciare che quel maledetto mi annienti. No puedo. -
Strinse i pugni, tremante dalla rabbia.
- Tonio… - La ragazza lo fissò scioccata.
Poteva davvero essere diventato così rigido? Così… pieno d’odio?
Antonio… Spagna… Dov’era finito quel ragazzo sempre sorridente e dolce con tutti?
- Tonio, devi tornare in Europa. Non voglio che tu stia qui.
Sei in pericolo costante qui. Arthur ti farebbe a pezzi! -
Disse poi, seriamente preoccupata per lui.
- E così… credi davvero che non sarei in grado di fronteggiarlo!? -
- Non è questo che ho detto! -
- O sei con me o sei contro. –
Fu un ultimatum. Spagna lo sapeva.
 Non avrebbe accettato mezze misure. Non stavolta.
- Beh, allora scusami, ma credo proprio che stavolta saremo contro. -
Rispose lei con voce fredda. Ghiacciata.
- Claro. – Annuì gravemente lui.
- Entonces… comincerò a trattarti come un nemico… -
La sua mano scivolò sul tavolo da carteggio, andando a prendere una pistola carica che puntò immediatamente verso la fronte della Prussiana.
- Questa è la mia nave. E le leggi le faccio io. -
E detto questo fece scattare la sicura.
Faceva sul serio…
E Julchen lo sapeva.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Nel  frattempo, fra il resto della ciurma, si era sparsa la notizia di una donna a bordo.
Non a caso, tutti ne stavano parlando.
C’era chi sosteneva fosse una specie di demone giunto lì per portarli alla deriva, chi continuava a fare gli scongiuri nella credenza che una simile presenza femminile avrebbe portato soltanto sciagura, e chi invece non pensava a nulla se non al corpo di quest’ultima.
- Tutti sappiamo que esta es mala suerte! – Disse uno di loro, passandosi una mano sul viso mentre finiva di assicurare delle cime.
- Mala suerte no, esta es opera de el diablo. – Rispose un altro, continuando a farsi il segno della croce.
- Ma piantatela, capre superstiziose! -
- E tu che ne sai!? -
- Ho sentito fin troppe storie su navi naufragate a causa di strane presenze femminili… -
- Idiota, non si sta parlando di sirene qui! -
- No, pero tu sabes…  Capelli di perla ed occhi che ardono como el fuego! -
- El diablo. Es el diablo. –
- No puedo escuchar nada màs. Tsk, che idioti… -
- Ed ora chi ne sa più niente!? -
- In effetti… e se fosse rimasta lì per tentare il capitano con le sue sembianze di donna!? -
- Tu navighi troppo con la fantasia, credimi. -
- E che generi di fantasia, eh? -
- Ahahahah!! Per me vorrebbe starci lui lì al posto del capitano a “ farsi tentare “ -
- E non dovrebbe tentarlo neanche troppo direi! -
- El diablo. Es el diablo. -
- Madre de Dios, la vuoi finire con esta historia de el diablo!? -
- Mah, in ogni caso dubito che il capitano… Oh, il capitano! – Esclamò uno di loro all’improvviso.
E di fatti, ecco la figura dello Spagnolo che trascinava fuori la Prussiana strattonandola per un braccio, sempre con la pistola puntata contro di lei.
- Voi due! – Indicò con un cenno veloce due marinai.
- Portate questa prigioniera in cella. Badate che non scappi, o in cella ci marcirete voi per il resto del viaggio!! -
E detto questo gli lanciò contro la ragazza in malo modo,  che nonostante questo fu afferrata immediatamente.
- Eih! Che modi!! – Sibilò lei, ma non venne neanche ascoltata.
- Io vi seguo – Continuò poi il ragazzo castano. – Vamos. -
Tutto l’equipaggio si bloccò all’istante a fissare la scena.
Sembrava come se la nave fosse stata improvvisamente congelata.
Lo Spagnolo e gli altri due che reggevano la ragazza attraversarono presto il ponte, sparendo alla vista degli altri.
L’ultimo ad andarsene fu proprio il capitano, che giratosi verso di loro, gli intimidò con voce tagliente - E voi tornate immediatamente a lavorare, o giuro che alla prima isola o sputo di sabbia che appare all’orizzonte vi ci abbandono sopra!! –
Era di pessimo umore. Davvero pessimo.
Se ne accorsero tutti, e tutti ripresero a lavorare alla svelta.
Nessuno aveva la benché minima voglia di far arrabbiare quell’uomo, soprattutto in una situazione simile.
Raggiunti gli altri, fece appena in tempo a vedere la ragazza essere malamente scaraventata in una cella e chiusa a chiave.
- Che schifo di posto. – Esordì lei guardandosi attorno ed arricciando il naso. – Cosa diavolo è questo fetore!? -
Nessuno le rispose nuovamente. Questa cosa cominciava seriamente a darle sui nervi.
- Benvenida nella sua nuova cabina, Señorita! -
Annunciò ironicamente Antonio, con un sorriso tutt’altro che amichevole.
- Tu! – Indicò poi uno dei due uomini. – A te spetta il primo turno di guardia. Non aprire la porta per nessun motivo! -
Chissà perché ci tené a calcare quella parola. Chissà perché, conoscendola…
- E se apre bocca non darle neanche da mangiare. Non moriràdi certo per un po’ di cibo in meno. -
- Ovvio che no! – Ribatté lei – Non sono mica te! -
A quelle parole la mano del capitano scattò oltre le sbarre e la afferrò, tenendole il mento.
- Quanto ti odio… - Sibilò poi.
Stavolta la ragazza non rispose, gelata dallo sguardo ardente di rabbia di lui.
Venne lasciata andare lentamente.
 Lui ritrasse la mano, si sistemò il cappello, ed uscì senza dire altro, lasciando soltanto la prigioniera e l’uomo incaricato di farle la guardia all’interno delle prigioni.
- E così… siamo rimasti soltanto noi due qui dentro… - Sospirò lei.
Ci fu uno scricchiolio. O almeno questo le sembrò quel suono, dato che lei non era pratica di certe cose.
Era la sicura di un’altra pistola che scattare, seconda pistola che le puntavano contro nel corso di neanche un’ora.
- Non posso ucciderti, ma se ti azzardi soltanto a tentarmi una volta… io ti sparo.
Ad una gamba, su un ginocchio, ma sta sicura che farò fuoco.-
- Intesi. – Annuì. – Posso canticchiare? – Chiese all’improvviso.
Il marinaio alzò visibilmente un sopracciglio.
- Oh, avanti! Non faccio mica nulla di male! – Incalzò.
- Està bién. – Acconsentì lui.
- Se questo servirà a non farti chiedere nient’altro puoi canticchiare.-
Sembrava un permesso innocuo, ma ciò che il povero pirata non sapeva, è che presto se ne sarebbe amaramente pentito.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


  - Hopp, hopp, hopp, Pferdchen lauf Galopp !
Über Stock und über Steine,
aber brich dir nicht die Beine,
Hopp, hopp, hopp, hopp, hopp, Pferdchen lauf Galopp ! –

La ragazza continuava a battere il ritmo con le mani sul legno del pavimento della cella, dov’era sdraiata tranquillamente fissure il soffitto.
 - Tipp, tipp, tapp, wirf mich ja nicht ab!
Zähme deine wilden Triebe,
Pferdchen, tu mir das zu liebe,
wirf mich ja nicht ab, tip-ti, tap-ti, tap…-

- BASTA, NON CE LA FACCIO PIU’!! –
Sbraitò il pirata all’improvviso, quasi sul punto di strapparsi i capelli.
Cosa c’era di male in una semplice filastrocca per bambini!?
Beh, forse il fatto che aveva canticchiato cose simili ininterrottamente per tutta la notte.
- SMETTILA . DI . CANTARE!! –
Le urlò premendosi le mani sulle orecchie.
- Nein, avevo diritto ad una sola richiesta, e tu mi hai concesso questo.-
… E detto questo aveva ripreso dalla strofa subito dopo a quella durante la quale era stata interrotta.
- Brr, brr, he, Pferdchen, steh jetzt, steh !
Sollst schon heute weiter springen,
muß dir nur erst Futter bringen,
steh doch, Pferdchen, steh, brr, brr, brr, brr, he! –

Il povero marinaio non poté far altro che premersi le mani sulle orecchie, no che la cosa servisse a molto purtroppo.
- Oh, dai! Non ti piace nemmeno questa!? Oh, tranquillo, ne so molte altre…-
- NO, POR FAVOR, ABBI PIETA’!! –
Lei assaporò lentamente quel momento, prese fiato e…
-Es war eine Mutter
die hatte vier Kinder:
den Frühling
den sommer… -
 
Nel frattempo, in tutt’altra zona del veliero si stava respirando un’aria totalmente diversa, nonostante la nottata non fosse trascorsa tranquillamente nemmeno lì.
Di fatti il giovane Spagnolo aveva tentato più volte di addormentarsi, ma ciascun tentativo era miseramente fallito in una marea di sogni contraddittori che non facevano altro che confonderlo di più.
Come aveva fatto quella ragazza ad arrivare laggiù? Perché lo aveva fatto? A cosa puntava? Poteva essere davvero una marionetta nelle mani di quel verme di Inghilterra?
Troppe domande. Troppe.
Si passò una mano sul viso, con un sospiro.
Non poteva continuare così.
Era ora di alzarsi e di scoprire cosa stava succedendo… e così fece.
Non si preoccupò neanche di rimettersi la giacca, la sciabola che lasciò lì appoggiata da un lato, e nemmeno il grande cappello da capitano.
Gli interessava soltanto capire cosa diavolo stesse succedendo sulla sua nave.
Vestito così semplicemente, con la camicia mezza sbottonata che lasciava scoperta gran parte del petto ma soprattutto il rosario dal quale lo Spagnolo non si era mai separato, uscì.
Poteva sembrare un qualsiasi uomo della ciurma visto così, da lontano.
I capelli castani, finalmente lasciati scoperti e non nascosti dalla solita bandana e dal cappello, erano raccolti in un piccolo codino, fermato da un nastro rosso scuro.
Senza dire una parola, ma soprattutto senza farsi sentire, uscì sul ponte respirando la fresca aria dell’ormai prossimo mattino di mare, mentre un freddo venticello, probabilmente proveniente dalle correnti notturne, lo fece rabbrividire.
Erano quasi i primi chiarori dell’alba.
Si incamminò e scese sotto coperta, verso le prigioni.
Chissà a causa di cosa, sentiva una strana sensazione all’idea di riportarsi di fronte a Julchen, come se non fosse sicuro che lei fosse realmente lì, come se potesse essere stato soltanto un sogno…
E a dirla tutta stava cominciando a crederci davvero.
Era convinto che entrando avrebbe trovato soltanto qualche cella vuota…  Ma non fu così.
Entrò e si ritrovò davanti la guardia, in quelle che gli sembrarono condizioni preoccupanti.
L’ufficiale che occupava la posizione di guardia aveva una pessima cera, profonde occhiaie gli solcavano il viso, e se ne stava abbandonato appoggiato contro una parete, lo sguardo perso nel vuoto, le mani premute sulle orecchie.
La ragazza se ne stava invece sdraiata a terra, girata su un fianco.
Sembrava essersi addormentata da qualche ora.
- ¡ Señor Suárez ! - Lo chiamò lui con tono autoritario, ma non troppo alto per non svegliare la prigioniera… il che era strano da parte sua.
– Si può sapere cosa ti è successo!? Hai l’aspetto di un muerto que cammina… - Disse poi.
L’altro alzò appena gli occhi, fissando il capitano con aria sofferente ma soprattutto assonnata.
- Con todo el rispeto, señor… Questa ragazza non sarà MAI più un problema mio. –
Più che un’affermazione sembrava una supplica.
Osservando la sua espressione ed analizzando poi le sue parole, Antonio non trovò la forza di opporsi.
- … Bueno.Está bien. – Disse poi, facendosi da parte per permettergli di uscire.
- Puoi andare. Il tuo turno di guardia è finito. –
L’uomo si alzò ciondolante, reggendosi con una mano alla parete per paura di perdere l’equilibrio, per poi avviarsi verso l’uscita.
- Oh, una cosa más, Suárez ...! –
L’uomo si gelò, quasi sul punto di esplodere, un secondo prima di uscire.
- … Vai a farti una bella dormita. – Proseguì Antonio, congedandolo.
Una volta rimasto solo, riportò lo sguardo sulla prigioniera che dormiva sul pavimento della cella.
Combatté con tutte le sue forze l’impulso di sorridere, osservandola.
Prese le chiavi, aprì la cella e le si avvicinò.
Non si preoccupò neanche di abbassarsi per svegliarla.
Le diede qualche piccolo colpetto sulla nuca con la punta dello stivale: si sarebbe svegliata da sola.
Di fatti, pochi colpetti dopo, parve cominciare a “ritornare fra i vivi” dal sonno.
- N-Nein, Vati… - Sbadigliò, aprendo appena un occhietto. – M-Ma dove…? –
Sbadigliò di nuovo e si girò, restando a fissare lo Spagnolo da terra.
La prima cosa che Tonio notò fu come brillavano i suoi occhietti rossi nel buio, dato che l’unica luce di cui disponevano era il timido chiarore dell’alba che filtrava dalla scala che portava sul ponte e dalla porta aperta.
Quella ragazza aveva un nonché di veramente inquietante in certi momenti, e se non l’avesse conosciuta così bene e da così tanto tempo probabilmente ne avrebbe anche avuto paura.
- ¡ Buenos días, señorita ! – Annunciò osservandola dall’alto.
- Oh, già… tu. – Sbuffò lei, mettendosi seduta. – Che vuoi!? –
- Copriti e vieni fuori. Ti aspetto sul ponte. –
Uscì senza dire altro.
La ragazza rimase lì immobile per qualche secondo, perriprendersi dalla sveglia improvvisa e per tentare di farsi un po’ di ordine mentale prima di ascoltare le parole del ragazzo e uscire, la grande giacca (sempre troppo grande per lei) indossata.
Uscita fuori si trovò bene, accorgendosi che alle prime luci dell’alba non rischiava di soffocare a causa di quel caldo torrido tipico di quel luogo come di solito accadeva.
Si guardò attorno, prima di scorgere la sagoma dello Spagnolo affacciato al parapetto di poppa, quello rialzato sopra la sua stessa cabina.
Attraversò la nave, salì le scale e si fermò accanto a lui ad osservarlo.
- … -
- … -
Ci furono attimi di silenzio, poi lei si appoggiò come era lui e guardò verso l’orizzonte, schiarito da sfumature celesti-rosate tipiche del giorno che prendeva vita.
Nel frattempo un ufficiale era al timone. Non faceva neanche caso a i due, nonostante gli avesse riservato due sguardi appena erano giunti lì.
- Surreale, vero? – Chiese lui all’improvviso.
- Mh? – La ragazza riportò lo sguardo su di lui, che continuava a fissare il mare.
- Intendo… Che sembra di essere fuori dal mondo. Non un rumore, non una distrazione, soltanto il suono dell’acqua e il vento. – Disse lo Spagnolo con aria sognante.
- Ja. – Annuì lei. – Fuori dal… - Sospirò – … Mondo. –
- Ne vale la pena di un viaggio così lungo per una pace simile… Ma credo che per te ci sia sotto dell’altro. –
Si girò verso la ragazza, con sguardo inquisitorio.
Lei restò in silenzio, poi accennò un sorriso.
- Ci tieni davvero tanto a sapere cosa ci faccio qui, eh? –
- Non hai idea di quanto. – Fu la risposta.
- E va bene, te lo dirò. –
Lo Spagnolo sorrise, poggiando il gomito sul parapetto e la testa su quella mano, sempre con lo sguardo rivolto verso la Prussiana. – Sono tutto orecchie. – Disse poi.
Lei si spostò un ciuffo di capelli da davanti gli occhi, si prese il tempo che le serviva, e poi annunciò la tanto attesa risposta.
- Sono arrivata fin qui perché ti stavo cercando. –
Il ragazzo alzò visibilmente le sopracciglia.
- … Cercando me ? –
- E chi altro secondo te!? - Rispose  a quella domanda ovvia, con un sorriso… sorriso che svanì appena riprese a parlare.
- Abbiamo passato così tanto tempo insieme…
Non pensavo che un paese di origini Germaniche ed uno di origini Latine potessero convivere senza scannarsi l’un l’altro...  poi invece ho incontrato te. –
Lo Spagnolo ascoltò in silenzio ogni singola parola. Quasi neanche respirava, data la paura di interromperla.
- Poi sei sparito… Ho aspettato una luna, due…
Sono passati mesi, e ancora non tornavi… così ho deciso di mettermi a cercarti io stessa.
Ho cominciato proprio da casa tua, ho chiesto a chiunque in qualsiasi regione Spagnola… -
Si interruppe un secondo, presa dall’angoscia di tutta quell’odissea che era stata costretta ad affrontare.
- …E alla fine sono arrivata fin qui. –
Terminato il racconto, il ragazzo lasciò andare il parapetto e si girò completamente in direzione della ragazza, fissandola.
- Dopo tutto questo non ce la faccio proprio a considerarti un nemico, Julchen… dopotutto eri soltanto preoccupata per me, mentre io… -
Sospirò, passandosi una mano sul viso.
– Lo siento. Non dovevo trattarti in quel modo. Noi non siamo nemici. –
- …E cosa saremo? – Chiese lei con un filo di voce, fissando il pavimento di legno.
- Amigos… creo. –
Le rispose il ragazzo, sfoderando finalmente uno di quei suoi sorrisi capaci di illuminare tutta la nave.
- Freunde. – Ripeté quella stessa parola nella sua lingua.
- Ja, penso che questa sia una definizione adatta. –
Sorrise anche lei, nel vedere che il dolce Spagna che tutti conoscevano non era svanito, si era solamente nascosto dietro una maschera creata dalla rabbia e dall’odio.
La ragazza alzò lo sguardo scarlatto, incontrando quello smeraldo del giovane.
- Mi sei mancata…- Ammise così lui. – …Ma poco! – Precisò poi, immediatamente.
Lei rise sottovoce, prima di ammettere a sua volta – Anche tu mi sei mancato… poco. –
Ci fu un momento di assoluto silenzio.
Un momento in cui solo gli sguardi palavano.
- … -
- … -
Poi all’improvviso ci fu un boato, quasi capace di sfondare i timpani dei due.
Seguirono delle urla.
La nave venne colpita da un forte scossone che obbligò Julchen ad aggrapparsi al legno del parapetto per non cadere a terra.
- ¡¡ Los Británicos !! –
Altri colpi, altri boati.
- Resta qui!! – Gridò Antonio alla ragazza, completamente colta di sorpresa e disorientata, poco prima di correre via in un insieme di grida e di spari.
Un altro scoppio, stavolta incredibilmente vicino a lei.
Vide pezzi di legno saltare, fuoco e fumo farsi strada attraverso lo scafo della grande nave pirata.
Alzò lo sguardo, prima di scorgere il profilo di un altro vascello non troppo lontano.
Assottigliò lo sguardo, e sfruttando le poche luci del sole non ancora sorto scorse i colori di quella che sembrava una bandiera… La bandiera Britannica.
Un altro lampo di fuoco, un altro scoppio.
Parte del legno su cui stava cedette, la stessa cosa per parte dell’albero dietro di lei.
Purtroppo se ne accorse troppo tardi, e quello gli arrivò direttamente addosso, scaraventandola a terra.
Sentì prima il legno del fondo della nave contro la sua schiena, poi non riuscì ad evitare di sbatterci anche la testa… e a quel punto non sentì più nulla.
Né gli spari, né gli scoppi, né le urla di quel momento che si era trasformato da un paradiso al più totale inferno.
C’era soltanto buio.
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Il sole era già alto, e scaldava con i suoi caldi raggi quello che da un veliero forte e maestoso si era trasformato in una nave malandata che a stento si reggeva a galla, dati gli enormi danni che aveva subito.
Lo scavo era in più punti stato perforato dai colpi dei cannoni nemici, due alberi si erano spezzati, e a tribordo mancava completamente una parte di parapetto, per non dire direttamente di ponte.
Ovunque, i pochi uomini della ciurma rimasti incolumi assistevano i feriti e lavoravano per mandare avanti la nave, quel poco che si poteva.
L’odore della polvere da sparo, del legno bruciato e del sangue era ancora forte, a ricordo dell’inferno che era infuriato quel giorno alle prime luci dell’alba.
Troppi uomini erano morti in quello scontro. Troppe anime di semplici marinai erano state consegnate al mare dopo i colpi dei cannoni Inglesi che li avevano colti di sorpresa sfruttando il buio e la rotta.
Antonio ne percepiva il peso.
Percepiva il peso di ogni singolo uomo che era stato costretto a rinunciare alla sua vita in quello scontro senza speranza.
Se lui fosse stato più attento… se avesse deciso meglio… Forse allora tutto questo non sarebbe successo.
Il povero Spagnolo si appoggiò a quello che restava di uno dei grandi alberi abbattuti, ferito non soltanto nell’orgoglio, ma anche fisicamente, dato il taglio che una lama nemica gli aveva aperto vicino alla spalla sinistra.
Bruciava. Ma bruciava ancora di più il fatto che a provocarglielo fosse stato proprio Kirkland stesso, con quel suo solito sorriso beffardo.
Come diavolo aveva fatto a raggirarli così in fretta!?
La mente dello Spagnolo era completamente piena di mille pensieri, il cuore schiacciato da mille preoccupazioni… Ma stare seduto lì a piangersi sopra non sarebbe servito a molto, anzi… Dovevano andarsene di lì il più presto possibile.
Erano riusciti a cavarsela soltanto battendo la via della ritirata, non importava dove.
Avevano preso il vento a favore e se ne erano scappati dove questo li aveva portati.
Non una rotta, non un’idea. Soltanto il vento.
Avevano però guadagnato quelle che potevano essere un paio d’ore di vantaggio, e non potevano permettersi di perderle.
Si alzò in piedi, richiamando l’attenzione di tutto l’equipaggio.
Spiegò la situazione, diede gli ordini necessari a proseguire.
- Qualsiasi isola dove possiamo fermarci a fare rifornimenti… Por lo menos de agua. –
Osservò le espressioni distrutte degli uomini riprendere un minimo di vita alla notizia che sarebbero sbarcati.
In effetti scendere almeno un po’ da quella che era ormai diventata una trappola galleggiante era un’idea che allettava tutti.
Non appena ognuno fu di nuovo preso dal suo lavoro, ed il dolore per la pesante sconfitta subita cominciò ad alleviarsi, Spagna poté finalmente far mente locale, anche sul numero dei morti… Contando quelli rimasti si rese conto con molta amarezza di aver perso quasi due terzi dell’equipaggio intero, fra morti e feriti gravi.
Eppure… c’era qualcosa che non gli tornava…
Passò lo sguardo lungo tutta la nave, rimuginandoci su… finché non vide qualcosa di insolito sulla zona rialzata di poppa, fra le macerie del primo albero che era crollato.
- Madre de Dios... – Disse fra se a bassa voce, per poi incamminarsi quasi a passo di corsa verso il profilo della ragazza rimasta lì a terra sotto i vari pezzi di legno.
Le era letteralmente caduto l’albero addosso.
Tonio dovette chiedere l’aiuto di altri due uomini per aprirsi un minimo varco nel tentativo di raggiungerla e tirarla fuori da sotto quel disastro.
- ¡ Julchen !  - Si inginocchiò accanto a lei, facendo subito andare a prendere dell’acqua dolce.
Aveva un taglio sulla fronte, accanto all’occhio.
Sanguinava, ma non era profondo.
Ciò che preoccupava era l’enorme livido violaceo che le era apparsi sulla fronte accanto ad esso, ad indicare che qualsiasi botta avesse preso doveva averla presa parecchio forte.
Fortunatamente l’acqua non tardò ad arrivare, e lo Spagnolo poté finalmente immergerci un pezzo di stoffa pulito e passarlo sulla fronte della ragazza, pulendole un minimo il viso dalla fronte e dal sangue.
- ¡ Julchen, abre los ojos ! – Disse fra se, mentre continuava a bagnarle il viso sperando che si riprendesse.
Era stato un idiota, maledizione!
Lei non sapeva nulla di mare, come poteva sapere qualcosa di una battaglia fra navi!?
E lui l’aveva lasciata lì da sola senza nemmeno riflettere.
- Por favor, por favor, por favor… - Continuava a ripeterle sottovoce.
Se fosse morta quel giorno a causa sua e di tutti quei suoi errori non se lo sarebbe mai perdonato.
- Nhh… -
La ragazza strizzò appena gli occhi, senza aprirli.
Il giovane Spagnolo tirò finalmente un sospiro di sollievo.
- ¿ No hay nada roto ? –
E va bene, Tonio… forse quella non era la migliore domanda da farle non appena sveglia, ma la confusione nella testa del ragazzo era tale che non aveva trovato nulla di meglio.
- N-Nein… c-credo di no. – Rispose lei.
E subito detto questo tentò di alzarsi a sedere, portandosi una mano alla fronte nel punto in cui era stata colpita dal legno. – Scheiße… - Imprecò sottovoce, mentre si sfiorava il taglio e il livido che ancora facevano male. – Cosa diavolo è successo!? –
- Inglaterra. – Rispose il ragazzo con un sibilo.
- Ci ha colti di sorpresa sfruttando le correnti, ma siamo riusciti a scappare… Non procederemo a lungo però. La nave è messa piuttosto male, e rischiamo di affondare. Ci fermeremo sulla prima isola che troveremo per le riparazioni base e per i rifornimenti…
Abbiamo spiegato le vele al massimo e adesso… non ci resta altro che pregare. –
Spiegò con un sospiro.
- ¿ Puedes caminar ? – Le chiese tendendole una mano.
- Eh? Oh, ja… - Si alzò da sola, va bene che non sapeva muoversi bene su navi o roba del genere, ma per lo meno mettersi in piedi senza aiuti sì, per l’amor del cielo!
- Mnh. – Annuì lo Spagnolo abbassando lentamente il braccio. – Bueno… Escucha, creo che ahora la mejor cosa para ti es… -
Venne interrotto da grida per la seconda volta.
Stavolta grida di gioia, per l’amor del cielo.
- ¡ Tierra ! ¡¡ Una isla a estribor !! ¡ Una isla ! –
Antonio lasciò perdere il discorso, e prese a dare ordini.
- Timoniere! Rotta verso quell’isola all’istante!! La prima baia sicura sarà il nostro ormeggio all’ancora! –
Sorrise, vedendo i suoi uomini tornare scattanti come non mai per la gioia.
- ¡ Vamos, hombres ! ¡ La tierra nos está esperando ! –
Si girò verso la Prussiana, e la osservò starsene lì immobile.
- … Beh?  - Chiese.
- Beh cosa!? –
- Non lavori? –
Lei alzò visibilmente un sopracciglio.
- Dovrei!? –
- Se non sei un prigioniero allora fai parte dell’equipaggio! Al lavoro! –
Lei restò immobile a fissarlo, tentando di capire se stesse dicendo sul serio o se stesse solo scherzando.
Per sua sfortuna l’opzione corretta era la prima.
- Ma… ma… cosa potrei fare!?-
Lui si guardò intorno. La risposta alla domanda della ragazza era palese.
- Da brava, princesa , vai a fare da infermierina a gli uomini feriti. –
A quel soprannome quasi non le prese un tic all’occhio.
- P-Princesa…!? –
- Ahora. – Ripeté lui.
- … - La ragazza sospirò, ma dato che non aveva altra scelta si mise al lavoro.
Dopotutto era l’unica che se ne stava con le mani in mano lì su quella nave.
Spagna nel frattempo decise di prendere in mano il timone, la bandana che gli nascondeva gran parte dei capelli e il cappello da capitano nuovamente indossati.
Portò la barca abbastanza vicino all’isola da scorgene parti di scogliere.
Si poteva distinguere anche la foce di qualche torrente che partiva da una qualche fonte nel fitto della giungla tropicale, ottimo segno.
Tutto sembrava procedere abbastanza bene quando…
Una brezza stranamente fredda proveniente dalla direzione dell’isola lo investì.
Aveva uno strano odore, stranissimo.
Per qualche secondo Tonio si sentì girare la testa.
- Strano… - Disse fra se.
Si limitò a pensare che fosse stato soltanto frutto della sua immaginazione mista alla stanchezza e non ci fece più di tanto caso così di primo impatto… e questo fu un grande errore.
 
Un vento stabile, una nave veloce, marinai disciplinati.
La stanza era ben ordinata e decorata.
Un profumo di lavanda era persistente dentro di essa.
Un cucchiaino di zucchero fu prelevato dalla piccola zuccheriera di porcellana e fu versato nel tè contenuto in quella decorata tazzina bianca, per poi essere tranquillamente mescolato.
Azioni semplici.
Ad osservarle era presente un uomo non troppo alto, in divisa.
Portava diversi riconoscimenti riconducibili ad una cosa soltanto: la marina di Sua Maestà.
- Il vento è stabile e il mare tranquillo, signore. –
L’uomo seduto tranquillamente a mescolare il tè non si disturbò neanche a degnarlo di uno sguardo.
- This is a wonderful news –
Rispose poi con tutta la tranquillità di questo mondo.
- Li prenderemo. –
Detto questo si portò la tazzina alle labbra e prese un sorso.
- B-But sir…! – Riprese l’uomo sulla porta – Anche la nostra nave a subito danni! –
- Pazienza, signori mie. Se la nostra è appena stata danneggiata, no ho il cuore di pensare a come sarà messa la loro. –
Finì con tutta calma il tè e posò la tazzina sul piattino.
- Li prenderemo. – Ribadì poi.
- Li prenderemo e servirò ad Her Majesty il cuore di Spagna… su un piatto d’argento. –
Un sadico ghigno parve aprirsi per qualche secondo sulle labbra di quel ragazzo biondo.
- Ormai ci siamo… nessuno potrà fermarmi questa volta. –
Si alzò, andando ad osservare un planisfero con tante piccole Union Jack  presenti su di esso, ad indicare le colonie conquistate.
- Nessuno. –
Sfoderò la spada in un sibilo di rabbia e la piantò nella cartina.
- A presto… Antonio. –
Lanciò un ultimo sguardo alla lama… la punta dell’arma era piantata esattamente su Madrid.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


- Mein Gott, terra!! -
Disse la ragazza mentre scendeva dalla scialuppa con un salto non troppo agile, dato l’oscillazione della piccola imbarcazione.
- Terra! Terra! Finalmente qualcosa di immobile sotto i piedi, oh! –
Disse poi, lasciandosi cadere in ginocchio, la sabbia che si attaccava ai suoi umidi stinchi scoperti.
Gli altri pirati la fissavano con aria interrogatoria, Spagna scuoteva il capo.
- Una princesa non dovrebbe mai allontanarsi così da casa. -
Ricevette risate di approvazione e un’occhiataccia dalla prussiana, che si alzò dandosi una pulita ai vestiti. Si guardò intorno, valutando il posto.
La spiaggia era circondata da alte scogliere appuntite. Guardando verso l’interno si poteva scorgere oltre a queste l’inizio di quella che sembrava una giungla tropicale, tipica di quelle isole.
Il cielo era coperto e sembrava minacciare pioggia, il che rendeva l’aria non necessariamente calda, anzi… Un sottile venticello freddo passava ogni tanto a far rabbrividire tutti i presenti.
Gli uomini per come dire “messi meglio”, dato che i casi peggiori erano stati lasciati a custodire la grande nave all’ancora nella baia.
L’odore della salsedine e delle alghe umide riempiva l’aria.
- Questo posto mette i brividi. – Commentò fra se la giovane.
-  Ma come, non volevi la terraferma? –
Le chiese ironicamente Antonio facendo cenno ai suoi uomini di cominciare a risalire la scura scogliera e di avvicinarsi alla vegetazione in cerca prima di tutto d’acqua dolce.
- Avrei preferito qualcosa di meglio… -
Rispose, ma non fece storie nel mettersi a camminare insieme a gli altri uomini che non smettevano di lanciarle occhiatine sospettose.
Cosa diavolo voleva quella da loro!?
Soltanto due giorni prima era stata rinchiusa in prigione ed ora eccola lì, a camminare con loro.
- Vamos a buscar solo agua ahora. – Disse lo Spagnolo alla sua ciurma.
- Dopo penseremo al resto e alla nave. – Aggiunse, mentre un soffio della stessa aria dallo strano profumo lo raggiungeva da chissà dove facendogli nuovamente percepire un giramento di testa.
- Non mi piace questo posto. – Confessò anche lui, guardandosi attorno sospettoso.
Non si sentiva affatto al sicuro.
Probabilmente era soltanto una sensazione comune, ma nessuno fra tutti gli uomini riusciva a stare tranquillo.
La voglia e la frenesia del restare a terra il più a lungo possibile erano già svaniti per ognuno di loro.
Volevano soltanto finire i rifornimenti,  riparare la nave quel minimo che bastava e far rotta verso un porto sicuro, il più lontano possibile da lì.
Lo spagnolo notò con piacere che da ultima la Prussiana era arrivata prima, e nonostante il cammino scivoloso e scosceso sembrava non percepire troppo la fatica.
- Ah, se fossi così in mare come lo sei sulla terraferma… - Commentò sospirando.
- Cosa intendi, scusa!? – Le rispose lei alzando un sopracciglio.
- Qualcosa di diverso da un’imbranata totale, probabilmente. –
- N-Non sono un’imbranata totale!! E’ solo che… non ci sono abituata, ecco.-
Rispose lei sbuffando.
- Certo, certo, come no… Però, bel panorama. –
Esordì lui, probabilmente riferito al fatto che la ragazza gli camminava davanti in salita offrendogli un perfetto punto di osservazione del suo sedere.
Inutile dire che nessun soldato Prussiano si sarebbe mai sognato di dire una cosa simile ad alta voce… se non di pensarla direttamente.
- R-Razza di…! – Ribatté lei rossa in viso, bloccandosi di colpo.
- Vado a chiudere la fila. – Avvertì poi sbuffando.
Fu così che Antonio fu il primo ad arrivare in cima alla scogliera che dalla parte opposta era a picco su una spiaggia più estesa.
Che posto desolato… fu quello il suo primo pensiero.
La spessa coltre di nubi donava al cielo un triste colore grigio e si rifletteva sull’acqua del mare.
Non si potevano distinguere nemmeno i bei colori che il tramonto tropicale donava alla volta sopra le loro teste ogni sera.
Una folata di vento passò a scompigliargli i lunghi capelli castani raccolti facendolo rabbrividire.
Alle sue spalle si apriva l’inizio della folta giungla che doveva apparentemente coprire l’intera isola.
Assottigliò lo sguardo, scorgendo qualcosa di interessante in lontananza: la foce di un fiume.
Ma sembrava lontana, ed ormai il giorno si accingeva a volgere al termine, ragion per cui decise di rimandare all’indomani.
- Andate a raccogliere legna para el fuego. Staremo qui stanotte.
Riprenderemo a camminare domani… con più sole e meno stanchezza…
 A meno che qualcuno qui non abbia anche paura del buio. –
Aggiunse mentre un sorrisetto provocatorio gli si apriva sul viso.
Per tutta risposta dovette schivare un sasso, ma questo non gli impedì di ridere assieme a tutto il resto della ciurma.
- Si può sapere, caro il mio capitano, perché diavolo hai scelto di rimanere a dormire qui sulla roccia invece che giù sulla sabbia!? –
Questa domanda dovette attendere qualche secondo prima di ricevere una risposta… e neanche troppo concreta.
- Non mi piace questo posto.
Conosco il mare,  so quanto esso possa essere infido.
Non intendo far si che tu sia costretta ad impararlo a tue spese. –
La ragazza non capì subito a cosa si riferiva. Ma annuì appena, notando la sua serietà.
In fondo… era come se si fosse appena preoccupato per lei.
Non disse altro, e si avviò con gli altri uomini verso gli alberi.
- Dove vai? – Le chiese subito Antonio.
- A far legna… – Rispose lei, accennando un mezzo sorriso. – …Capitano. –
 
- Ancora nessuna traccia dei fuorilegge, signori? -
Finalmente il capitano biondo si  era deciso ad uscire dalla sua cabina.
Era sera. Ad illuminare il grande veliero Britannico erano soltanto le lanterne e la fioca luce della luna.
- No, capitano.
But we are following  them.
Sono riusciti a manovrare prima di noi. Prima il vento era più forte… Devono essere riusciti a guadagnare un massimo di due giorni di vantaggio, signore. –
L’Inglese portò tranquillamente una mano sull’elsa della decorata spada che portava assicurata sul fianco con fare tranquillo.
- Facciamo anche uno e mezzo, dati i loro danni… -
Sorrise quasi con cattiveria.
- Signori, non vi hanno mai insegnato, da bambini, a non lasciare a metà ciò che si è iniziato?
Well, this time is the same thing.
Dobbiamo solo terminare… ciò che abbiamo iniziato. Ovvero la completa distruzione di quella nave spagnola e… di tutti i vermi disgustosi che la abitano.
Nessuno escluso. –
Era un ordine preciso.
Non ci fu nessuna replica. Nessuna discussione.
Soltanto un sonoro “Yes, Sir!” da parte di tutti i membri dell’equipaggio in ascolto.
Diceva sul serio. Inghilterra era sempre stato un uomo deciso.
Nessuno dubitava delle parole di Arthur Kirkland.
- Hanno davvero seguito questa rotta? –
Chiese poi sottovoce al suo primo ufficiale.
- Yes, Sir. Ci sono sfuggiti grazie al vento. Non credo che abbiano troppo pensato dov’erano diretti. –
L’inglese scosse la testa.
– Spagna… -  Disse poi. – Come al tuo solito sei stato troppo impulsivo. –
Rialzò lo sguardo verso l’ufficiale prima di chiedere conferma ad una domanda già ovvia.
- Siamo già all’esterno dei limiti dell’arcipelago, giusto? –
- Esatto, signore.  Non sono segnate altre isole proseguendo con questa rotta. –
L’inglese portò una mano a sollevarsi per un secondo il grande cappello decorato dalla testa, portò l’altra mano a sistemarsi i capelli biondi raccolti, per poi rimettersi il cappello e rispondere con calma.
- E così Antonio ha scelto la via della distruzione in mare aperto… oh beh, credo che ad Her Majesty la cosa non disturberà più di tanto.
Voglio le vele spiegate al massimo. Sono stufo di dover assistere alla mia dolce regina che soffre. –
Detto questo fece un cenno di saluto al primo ufficiale e si congedò senza dire una parola in più.
 
La notte era calata anche sulle teste degli Spagnoli, così come il sonno.
Non aveva piovuto ed il fuoco reggeva bene.
Ma faceva freddo ed era umido. Maledettamente umido, tanto da percepire la pelle bagnata e gelida.
Anche Antonio era stanco, ma c’era qualcosa che lo teneva sveglio...
Alzò lo sguardo, verso la ragazza sdraiata su un fianco che tentava di dormire.
Guardava dalla parte opposta a quella dove si trovavano tutti, e se ne stava più lontana.
Più lontana da loro, più lontana dal fuoco.
All’inizio il ragazzo non ne fu sicuro, ma gli sembrava come se stesse tremando.
Aveva intenzione di invitarla ad avvicinarsi a loro, almeno un po’.
Aprì la bocca, ma non fece in tempo a far uscire le parole da essa.
- Scordatelo. -
Tonio aggrottò la fronte.
- Perdone, come puoi dirlo se non sai nemmeno cosa avevo intenzione di chiederti!? –
- Non ci vengo vicino a te. Se la proposta era questa, perché so che lo era, sappi che la risposta è no.-
Si rannicchiò lì decisa e rimase immobile.
Un secondo dopo percepì lo spagnolo sdraiarsi accanto a lei.
- Bueno, significa che sarò io a mettermi qui vicino a te… e che al massimo ci congeleremo in due.-
- Idiota. –
Lo spagnolo roteò lo sguardo, ma non si mosse.
- Sai, non pensavo che la gente come voi del nord sentisse freddo. –
- C-Che sciocchezza è mai questa!? E’ ovvio che lo sentiamo! –
- E questo vi porta ad impuntarvi su decisioni stupide? –
Le chiese lui quasi con ingenuità.
- Ma che diamine dici!? – Sbuffò lei.
- Ah, non lo so… Come l’impuntarsi dallo starsene lontani dal fuoco solo per dar fastidio a me…-
- E’ la stessa identica cosa che stai facendo tu. -
Ribatté subito la Prussiana.
- Hai sempre la risposta pronta, eh?
Beh, poi non lamentarti. Io ci ho provato ad essere più gentile, e dato che la cosa ti arreca tanto disturbo me ne torno al mio posto! –
Lo spagnolo si alzò di nuovo, stavolta per tornarsene al suo posto al tepore del fuoco.
- … -
Passò qualche minuto, poi la ragazza si decise a mettere da parte il suo orgoglio per una buona volta: si alzò e si andò ad appoggiare contro il corpo del ragazzo, ancora tutta tremante.
- Qualcuno qui ha cambiato idea…-
- Non farmene pentire. –
Spagna fu costretto a mordersi le labbra pur di soffocare una risatina vittoriosa.
- Cerca di riposare. Domani ti aspetta una lunga giornata, princesa. -
- Chiamami un’altra volta così e non ci arrivi a domani. –
Un’altra risata che fu a forza soffocata dal ragazzo.
- Como quieres… buenas noches. –
La ragazza annuì, poggiando la testa sul petto del ragazzo.
Seguirono diversi secondi di totale silenzio.
Il solo suono presente era lo scoppiettare del fuoco.
- … Spanien? –
- Mh? –
- … Danke. –
Stavolta il ragazzo non rispose.
La cinse con un braccio per tenerle più caldo possibile.
Antonio sorrise… e si addormentò.

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Il cielo tinto dall’ arancione di un tramonto sul mare è qualcosa capace di catturare uno sguardo e di tenerlo per se a lungo.
Il riflesso caldo del sole morente sulla linea dell’orizzonte oscillava in contrasto con l’azzurro del mare. Un mare tranquillo,  un mare buono… Non era una medaglia a due facce che poteva variare da un momento all’altro trasformandosi in qualcosa di completamente diverso e pericoloso.
Un sottile vento estivo passò lì, fra i capelli dello Spagnolo intento ad ammirare tutto ciò seduto su uno scoglio.
Era un posto familiare.
Non incuteva timore o curiosità.
Per Spagna era come starsene fra le braccia di sua madre… E dopotutto le cose non erano così distanti.
Ogni volta che Antonio osservava quei luoghi sentiva la madre Iberia  vicino a se.
Sapeva di poter contare su di lei.
Alle sue spalle il cielo cominciava a farsi più azzurro… poi blu.
Nel paesino di mare dove si trovava alcune luci erano già state accese; un lieve profumo della cena in preparazione si poteva percepire nell’aria. Antonio già pregustava quella che sarebbe stata una bella serata.
Eppure… si sentiva come se non potesse raggiungerla.
Lo smeraldo dei suoi occhi perso nuovamente nello zaffiro del mare.
Cosa c’era di così importante che lo stava trattenendo!?
Per quanto il ragazzo volesse tornare fra la sua gente e a casa sua… era come se non potesse muoversi, ed in senso letterale. Non si muoveva proprio.
Si alzò in piedi, deciso ad andarsene.
Voleva tornare in paese e lo avrebbe fatto. Aveva preso la sua decisione... O almeno in teoria.
Tentò di azzardare un passo ma con angoscia dovette accorgersi che la sua gamba era fino a metà stinco bloccata nella roccia.
Provò con l’altra, ma fu la stessa identica cosa.
In quel momento le onde cominciarono a salire.
Non erano minacciose, semplicemente scivolavano sempre di più sugli scogli, fino ad arrivare a lui.
La marea stava salendo, lo trascinava via.
Lui voleva soltanto tornare a casa… dalla sua gente…
Non poteva. La risacca continuava a trascinarselo via, lontano, lontano da terra… dalla sua patria… da casa.
 
Quando lo Spagnolo aprì gli occhi erano già tutti in piedi e a lavoro con i vari piani e le idee per la giornata.
Tutti tranne la ragazza dai capelli argentati. Evidentemente il gruppo di pirati non voleva davvero aver a che fare con lei.
- Por qué no me hai svegliato!? –
- Avrei dovuto? – Rispose la ragazza con il  suo solito sorrisetto irritante – Dormivi così bene… E poi non è tardi. E’ tutto pronto ed hai tutto il tempo per metterti in viaggio, Spanien. –
Spagna si mise in piedi velocemente, riprendendo lucidità.
- Ngh, Gnaaaahw – Si stiracchiò sbadigliando senza nessun riguardo nei confronti della giovane di fronte a lui.
- … -
Lei arricciò il naso e preferì andarsene con gli altri uomini che avevano preso la strada della giungla come da ordini.
- Espera, princesa. Non vorrei che ti perdessi! – La raggiunse ridacchiando lo Spagnolo, la sciabola stretta in mano per aprirsi un sentiero attraverso la fitta vegetazione.
- Ma dico, mi vuoi lasciare in pace!? – Ribatté lei stizzita.
- Sei petulante… e fastidioso… e pieno di te! -
Lui sorrise, o meglio, ghignò. – Ottimo autoritratto. -
- Fottiti. -
Continuarono così per diverse ore, in cerca di cibo, addentrandosi sempre di più all’interno del’isola all’interno della fitta ed umida giungla tropicale.
Giunti ad una piccola radura, al piccolo gruppo venne ordinato di fermarsi per riposare un po’.
Si sederono tutti, chi a terra chi su una qualche radice rialzata, quando uno degli uomini aggrottò la fronte.
- Sentite anche voi questo rumore…? -
Tutti si zittirono di colpo, tendendo l’orecchio.
In lontananza, oltre che ai tipici suoni degli uccelli e della vegetazione mossa dal vento si poteva udire altro.
- Acqua! – Esclamò qualche uomo in ascolto.
Dal suono si poteva pensare a delle rapide o comunque a qualcosa di forte.
L’idea di trovare finalmente dell’acqua fresca non prometteva male, dato che passate le ore era iniziato un caldo torrido ed umido.
- Non riesco a capire… da che lato provenga il rumore. – Disse la ragazza a bassa voce, spostando lo sguardo sullo Spagnolo.
- …Nemmeno io – Le rispose quest’ultimo. – E’ strano… -
Si alzò in piedi all’improvviso, tutti gli uomini lo imitarono.
-Tenemos que buscar esta agua, ovunque essa sia.
Ci divideremo in gruppi de dos persone cada uno.
Siamo dispari, perciò uno di noi dovrà andare con la donna.
Dunque, “gentiluomini”, qualche… volontario? –
Silenzio totale.
Nessun fiato né mossa.
Antonio scosse la testa, rassegnato - Ma guarda che mi tocca fare… - Sospirò.
Ogni coppia aveva l’ordine di prendere una direzione diversa.
Dovevano andare dritti, aprirsi un sentiero e ritornare tramite quello.
Era stato severamente vietato uscire da esso e rischiare di perdersi.
Tutti partirono, lo Spagnolo fece strada a Prussia.
- Vedi di non allontanarti da me, princesa. Ti faccio strada io. -
- Spagna idiota, smettila con quel nome! Non mi sto lamentando mi sembra, ed ho un livido enorme in fronte, sono praticamente seminuda, scottata, non respiro dal caldo e queste maledette zanzare mi stanno mangiando!! -
- Queste sono lamentele, sai? – Sospirò con pazienza lo Spagnolo. – Mi Dios, ma cosa ho fatto per avere una scocciatura simile aquì!?  Esto non è un luego para una viziata princesa. –
- Sono anche in grado di rendermi utile, sai!? -
Spagna si bloccò di colpo. Allungò l’arma, le mise in mano la sciabola e le fece cenno di continuare.
- Prego. -
- Tsk! Stupido Spagnolo. – La ragazza si portò davanti e prese a tagliare i rami che bloccavano la strada ai due.
A vederla era chiaro il fatto che fosse già pratica di armi. Evidentemente doveva essere merito dell’addestramento che aveva ricevuto da piccola… e chissà, magari lo riceveva ancora.
- Ti faccio vedere io adesso chi è la viziata principessina incapace qui! -
Andò avanti a tagliare finchè la lama non le capitò su una liana che si spezzò con uno strano rumore.
Un attimo dopo qualcosa piombò sulla ragazza dall’alto, li lanciò un urlo di terrore.
Era un corpo. Un cadavere ormai mummificato, per lo più scheletrico al quale erano rimasti attaccati pochi frammenti di pelle penzolante.
Spagna  aggiunse la ragazza di corsa, la aiutò a liberarsi da quell’affare raccapricciante che le era piombato addosso buttandola a terra e la tirò su, mentre lei affondava la testa nel suo petto, tremante e con le lacrime agli occhi dal terrore di poco prima.
- Shh, Julchen, tranquilla, è tutto a posto… - Cercò di tranquillizzarla lui, evidentemente senza troppo successo. Dopotutto se una cosa del genere fosse successa improvvisamente a lui le cose non sarebbero andate troppo diversamente.
- C-Cosa diamine era quello!? C-Che ci faceva lì!? -
- Un poveretto finito male. – Il ragazzo sporse leggermente il viso oltre la sua spalla, osservando quello scempio rimasto lì a terra.
- Da come è stato messo lì… Sembra lo abbiano voluto abbandonare a posta.
Qualcosa doveva averlo ferito prima. -
Spiegò indicando il braccio scheletrico, in un punto dove la pelle appariva letteralmente strappata via.
-  …Ed è stato abbandonato qui.
O almeno è una teoria… Non piangere, querida.  E’ tutto a posto. -
La ragazza premette la fronte nel suo petto soffocando gli ultimi singhiozzi, poi si allontanò lentamente asciugandosi le lacrime.
- T-Torniamo indietro. Non c’è acqua qui. -
Lanciò un ultimo rapido sguardo allo scheletro e tornò lungo la strada aperta attraverso la fitta vegetazione: voleva allontanarsi il più possibile da quel coso e alla svelta.
A richiamare lo Spagnolo fu in vece il grido di uno dei suoi uomini.
- Ecco l’agua! Està aqì, presto! -
I marinai accorsero tutti insieme. Un paio correvano davvero.
Gli alberi sembravano finalmente finire ad un certo punto.
Alcuni pirati cominciarono a correre… uscirono dalla boscaglia…
E dovettero frenare di colpo, alcuni di loro con un urlo.
Ad attenderli oltre la linea degli alberi c’era un salto di almeno quindici metri come minimo.
La ragazza e lo Spagnolo arrivarono subito dopo.
Gli occhi scarlatti di lei si spalancarono alla vista di quel luogo meraviglioso.
Un’altissima cascata si gettava dall’alto nella gola di roccia grigia, la quale era riempita da proprio quel fiume turchese che riprendeva a scorrere seguendo il suo corso.
- Wasser… - Sussurrò lei, ancora gli occhi lucidi a causa dello spiacevole incontro.
- … Dobbiamo trovare il modo di scendere.-
Affermò il capitano.
- E come diavolo intendi fare!? Conosco le pareti come queste. Senza nessuno sotto a controllare le vie con appigli è impossibile. – Rispose l’albina affacciandosi.
Uno degli uomini la imitò, poi alzò lo sguardo verso di lei.
- Quindi per avere l’acqua ci serve qualcuno giù? – Le chiese.
- Ja. Per forza. -
- … -
Accadde tutto velocemente.
Ci furono diversi secondi di silenzio. Gli uomini si guardarono fra di loro.
Il pirata vicino alla Prussiana allungò di scatto il braccio e la spinse oltre la parete rocciosa.

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


- Accidenti  a te princesa! Certo che potevi anche avvertirmi prima che non sapevi nuotare!! -
Sbuffo lo Spagnolo mentre si strizzava la camicia imbevuta d’acqua. Aveva ancora il fiatone per la nuotata e in circolo l’adrenalina a mille per l’alto salto.
Esatto: salto. Era saltato di sotto dopo aver preso una buona rincorsa per evitare la roccia sottostante praticamente subito dopo che la Prussiana era finita in acqua dopo aver ricevuto la spinta.
Già arrivare e riemergere tutto intero non era stato facile, figuriamoci il dover trascinare la ragazza fino alla sponda più vicina combattendo acqua fredda e corrente!
Ma che diavolo, possibile che dovessero capitare tutte a lui!? Da quando era arrivata quella ragazza sembrava davvero essere così. Il marinaio che l’aveva spinta giù adesso lo avrebbe sentito.
Il filo dei suo pensieri fu interrotto da un altro paio di colpi di tosse provenienti in direzione della ragazza.
- Todo… Todo bien ? – Le chiese avvicinandosi, leggermente apprensivo.
- J-Ja… Sto bene. – Tossicchiò lei, alzandosi piano a sedere lì sulla roccia grigio chiaro. – L’acqua era più fredda di quel che sembrava… - Commentò.
- Ti sembrerà incredibile… ma si da il caso che l’abbia sentita anch’io, ti ringrazio. – Fu la risposta del castano, prima di alzare lo sguardo verso l’alto, in direzione della cima dell’alta gola di pietra, dalla quale i suoi uomini lo stavano ancora osservando.
- Bien. – Disse ad alta voce, quasi urlando per farsi sentire.  - Ahora teneis un hombre aquì. Potete scendere, ci penserò io a darvi le indicazioni necessarie, està bien? –
 E detto questo così fece, mentre l’albina dietro di lui si riprendeva lentamente dal volo appena fatto, gli occhi persi a scivolare distrattamente sulla superficie dell’acqua turchese che scorreva davanti a lei finchè non le parve notare qualcosa di strano.
Un’ombra. Un’ombra che scorreva poco sotto la superficie.
Vinta dalla curiosità raccolse le forze e si alzò in piedi, ma nello stesso momento in cui lo fece ci fu un guizzo e l’ombra scomparve.
Julchen si passò una mano sul viso, scuotendo la testa. Certo che doveva averla data davvero forte la botta all’impatto con la superficie dell’acqua.
- Entonces, si può sapere cosa ti può mai essere saltato in mente!? Dove hai la testa!?
Potevi ucciderla! E di conseguenza matar a mi también , dato che sono stato abbastanza pazzo dal gettarmi in suo soccorso!! -
- M-Ma… Capitano, non avevate l’obbligo di buttarvi! Anzi…!
Non avevo valutato neanche minimamente l’ipotesi che si sarebbe tuffato subito dopo di lei! – Si giustificò il marinaio alzando le mani in segno di resa. - Lo siento. Non intendevo provare a ferirvi. -
Lo Spagnolo sbuffò – Claro, tu miravi ad uccidere soltanto lei! – Lo accusò di nuovo. – E va bene, basta. Statemi a sentire tutti quanti adesso!! Per quanto questa donna possa essere petulante, insopportabile e fastidiosa…  Da questo momento è stata ufficialmente posta sotto la protezione Spagnola, claro!? E se qualcuno dovesse anche soltanto pensare di venir contro a questa legge… - Negli occhi color smeraldo del giovane pirata saettò per un attimo un appena visibile riflesso di rabbia - …Ne pagherà le dovute conseguenze. Sono stato abbastanza chiaro!? -
Il coro di marinai rispose immediatamente. – Sì capitano! -
Antonio incrociò fisso lo sguardo con l’uomo che aveva avuto la grande idea di liberarsi in quel modo dell’albina, l’unico che non aveva ancora risposto.
- He dicho… Sono stato abbastanza chiaro!? – Chiese nuovamente sibilando.
- Trasparente. – Rispose l’altro con tono di chi è tutt’altro che d’accordo, tuttavia non poté fare altro.
Una persona sotto la protezione della Spagna era una persona per legge intoccabile per legge.
Non che Julchen ne avesse davvero bisogno… a parere di lei.
Si portò le mani a strizzarsi i capelli fradici e tornò verso gli altri.
Notò subito che qualcosa non andava negli sguardi di tutti. Cosa c’era che non andava adesso!?
Abbassando lo sguardo notò chiaramente come la sottile e scollata camicia bagnata le rimanesse appiccicata al corpo e fosse semi trasparente, cosa che la spinse a coprirsi con le mani restituendo a tutto il gruppo un’occhiataccia. Tsk, uomini schifosi.
- Bueno… por lo meno adesso abbiamo l’acqua. Muovetevi a bere, voglio trovare qualcosa da mangiare e tornare alla nave per cominciare le riparazioni il prima possibile. Vamos a caminar aquì, vicino al fiume. Le rocce sono levigate e ci rendono la vida decisamente più semplice rispetto a quella dannata giungla. –
Da notare fu il fatto che uno dei marinai aveva portato giù con loro il cappello dello Spagnolo, il quale aveva avuto l’accortezza di toglierselo un secondo prima di saltare. Stessa cosa non si poteva dire per la bandana bordeaux, che una volta catturata dal fiume all’impatto era stata trascinata via dalla corrente.
“Pazienza” aveva concluso lo Spagnolo senza curarsene più di tanto, e si era rimesso in cammino, costeggiando come da piano, le rive del fiume, camminando verso l’alta cascata.
Arrivati a quel punto si sarebbero dovuti fermare per forza e risalire, ma ci avrebbero pensato più tardi.
In oltre ad un certo punto più su il corso d’acqua sembrava essere alimentato da un altro affluente oltre che dall’acqua che precipitava da quell’alta parete levigata di roccia grigia. Al massimo avrebbero seguito quello, nulla di che.
La prussiana seguiva lo Spagnolo facendo il suo meglio per ignorare i commenti degli uomini dietro di sé sul suo conto.  A quanto pareva non si sarebbe potuta fidare di nessuno, no? Bene. Non lo avrebbe fatto.
Aveva stupidamente commesso quell’errore ed era finita di sotto da un’altissima parete rocciosa: grazie a questo ormai aveva imparato.

Sul veliero si respirava un’aria fastidiosa ormai.
Tutti i marinai erano pronti a ricevere qualunque genere di rimprovero anche senza aver commesso nulla.
Era una particolarità tipica del loro capitano quando era di cattivo umore… Ed in quel momento lui era davvero di un orribile e decisamente pessimo umore.
- Ma allora!? Dove possono essere finiti!? It’s impossibile!! Non possono essersi volatilizzati nel nulla, merda!! – Gridò l’alto ufficiale Britannico sull’orlo di chissà quale livello di isteria.
- Milord, nessuna vedetta ne ha notizia! Non sono stati avvistati neanche una volta, nemmeno un piccolo accenno di bandiera in lontananza. -
Gli spiegò nuovamente il povero primo ufficiale, costretto a subire tutta quella faccenda in prima persona.
- Taci tu, idiota!! – Fu pertanto l’acida risposta, risposta dopo la quale l’Inglese si girò di colpo e tornò nella sua cabina, sbattendo dietro di sé la porta con una violenza inaudita.
- That fucking Spanish!! – Ringhiò sbattendo il pugno sul tavolo da carteggio.
- Voglio sapere come diavolo ha fatto a sparire così!! Per come era messa la sua ridicola nave dovremmo già averlo preso ormai!! Eppure… Gone! Sparito!! Puff!! -
Spostò la decorata poltrona con il piede, con un movimento da definirsi un vero e proprio calcio guidato dalla rabbia e ci si sedette, riprendendo a studiare con tutte quelle carte, appunti, calcoli su vento e velocità, vento e correnti, maree e risacche...
- Qualcosa mi sfugge… ma cosa!? Dovrebbe essere non lontano da noi, eppure di lui nessuna traccia!! Questo ovviamente a meno che… -
Una voce appena percepibile gli arrivò dall’esterno della cabina proprio in quel momento, come per confermare quei dubbi.
- TERRA!!  -
- … -
Arthur sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo.
- B-But… It’s impossibile! -
Si alzò di colpo ed uscì in fretta. Tutti i disciplinati marinai sembravano curiosi quanto lui in quel momento.
Il primo ufficiale lo raggiunse quasi subito.
- Milord, è stata avvistata un’isola non molto distante a tribordo! -
Un’isola… possibile!? Possibile che i suoi dubbi fossero davvero fondati!?
- B-But… It’s impossibile! Abbiamo superato l’ultima isola dell’estremo ad est ore fa!!  Qui dovrebbe esserci soltanto fottuta acqua salata, maledizione!! -
Ribatté il capitano ad occhi sbarrati.
- I know, Sir… Ma con tutto il rispetto i miei occhi sono veri, ed anche i suoi. E quell’isola è davvero lì. -
L’inglese si voltò proprio in quella direzione, e la vide.
Seguirono attimi di silenzio. Attimi interminabili per il povero primo ufficiale costretto a restare lì.
- Prepariamoci ad approdare. -
Fu infine l’unico ordine.
- …Prego? -
L’uomo socchiuse gli occhi, ben poco sicuro di aver inteso correttamente.
- Approdiamo.-
Ripeté il biondo.
-  Se Spagna ha davvero deciso di non voler morire da uomo in mare allora lo scoverò sulla terra… e quell’isola sarà la sua tomba. -  Sibilò.
Si tirò su le maniche, si diede una sistemata al cappello da capitano, e prese in mano il timone.
Nulla doveva andare storto questa volta.

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


Scese  la notte anche sul veliero Spagnolo che aveva trovato rifugio presso quella strana isola, nel suo folle tentativo di sfuggire ai corsari Britannici.
Fra la ciurma girava una strana atmosfera. Nel giro di pochi giorni tutto era precipitato, e la sfortuna sembrava volerli perseguire da quando quella donna dai capelli color perla era salita a bordo.
Giravano strane voci anche su di lei. Molte andavano sul sovrannaturale, altre sostenevano semplicemente che l’attacco della nave britannica di poco successivo allo smascheramento della ragazza era stata fin troppo una… strana coincidenza.
Fra un commento di qua, e qualche risata sguaiata dall’altra parte, gli uomini si stavano godendo quel raro momento di libertà.
Il capitano era sceso a terra, portandosi dietro meno di una dozzina di uomini, fra cui la clandestina. Questo ovviamente non faceva che favorire le risate, i giochi per passare il tempo e… beh, le bevute. In effetti non c’era da stupirsi che dopo essersi curato o fatto curare le ferite procuratesi in battaglia ogni singolo marinaio era andato a prendersi una o mezza bottiglia di rum da dividere con i compagni, magari fra qualche lancio di dadi, qualche scommessa e qualche chiacchera.
Tutti affiatati e rumorosi… e molti anche troppo, date le dolci braccia materne del troppo liquore, avevano piazzato lanterne ovunque sul ponte, in modo da non soffrire l‘oscurità.
Era una serata tranquilla. Il vento non era molto, ma era freddo. Il mare era una superficie scura, caratterizzata da qualche piccola increspatura resa argentea dal riflesso della luna che filtrava da dietro le nubi passeggere che la tagliavano.
Il fracasso prodotto dai marinai raggiungeva la spiaggia, e si poteva udire anche da una notevole distanza verso il largo, dato il silenzio totale del luogo.

Il contorno scuro dei picchi rocciosi dell’isola. L’acqua scura. Il monotono sciacquettio delle onde… ed un puntino illuminato ancorato in mezzo alla baia. Impossibile da lontano stabilire cosa fosse… ma le voci provenienti da quella piccola fonte di luce tradivano la natura di essa.

Soltanto due uomini se ne stavano in disparte poggiati al parapetto, una bottiglia di Rum ad accompagnare anche loro. Uno era un marinaio come tutti gli altri, anche se vestito leggermente meglio. Evidentemente doveva essere un ufficiale a bordo, non come il resto di quella marmaglia.
L’altro era invece un giovane ragazzo dai capelli corvini. Evidentemente nuovo del settore, senza troppa esperienza, ma ricompensato da quello spirito d’avventura che aveva sempre caratterizzato i più giovani.
Il più anziano parlava. Il giovane seguiva il discorso in silenzio, la sua mente che scivolava fra tutte quelle parole e tutti quei racconti di uomini e mare. Imparare qualcosa in più non gli avrebbe di certo fatto male, pensava il vecchio. Due braccia giovani con l’ignoto davanti… erano qualcosa che facevano comodo in quel settore.
 
Il vento sfiorava la superficie dell’acqua, creando piccole increspature. Più ci si avvicinava al veliero più le voci diventavano forti. Arrivati ad un certo punto si potevano persino scorgere delle figure ballare e darsi alla pazza gioia lì a bordo. Tutte quelle voci e quelli schiamazzi… si potevano udire anche sott’acqua, dove lo scafo di legno li trasportava e li liberava. Le varie fasce di scogli, sabbia e alghe sul fondo erano illuminati dalle lanterne a bordo, che proiettavano la loro luce persino sul fondo.

Il discorso dei due si interruppe quando essi vennero raggiunti da un terzo pirata. Doveva essere di un qualche grado anche lui, perché fu ben accolto dagli altri due. Si appoggiò alla superficie di legno,  sospirando appena nel guardare il buio di fronte a se.
- Serata smorta, verdad? – Commentò.
 - Oh, per noi sì… Non credo si possa dire lo stesso degli altri! – Rispose l’altro ufficiale indicando gli uomini fin troppo allegri dietro di se sul ponte.
Il ragazzo accennò un sorriso a quell’appunto, restando lì ad ascoltare.
- Oh, lascia che si divertano. – Riprese l’ultimo arrivato. – Se per una volta il buon Dio ci ha concesso una grazia di qualche ora… Sprecarla sarebbe un peccato, no!? – Aggiunse poi ridendo, e appropriandosi della bottiglia di rum poggiata lì, mandandone giù un bel po’.
- Signore, mi permetta un appunto.- Disse poi il ragazzo.
- Oh, parla pure! – Rispose l’uomo richiudendo la bottiglia.

La luce proiettata dalla nave e dalla luna stessa sparivano improvvisamente nel passaggio sotto lo scafo. L’acqua diventava nera. Non si poteva nemmeno scorgere il fondo, neanche se fosse stato vicinissimo. Ra uno spazio breve, però. Già portando lo sguardo in avanti si poteva scorgere nuovamente la luce arancione proiettata dalle lanterne a bordo, che lasciava spazio sullo sfondo a quella argentata della luna filtrante in tanti piccoli raggi dalla superficie dell’acqua.
Lo scafo superato. Superata anche la zona più illuminata e trovato rifugio nell’ombra della profondità… nonostante anche da lì si possano scorgere tre uomini intenti a parlare affacciati al parapetto della nave.
 
- Se Dio avesse davvero voluto graziarci adesso... – Disse il giovane sorreggendosi la testa con il braccio poggiato sul parapetto di legno, intento a fissare gli altri due con un sorriso ironico dipinto in volto. - … Ci avrebbe dato donne. -
Tutti e tre risero fragorosamente, l’uomo nel mezzo diede una pacca amichevole sulla spalla del giovine.
- E bravo il nostro giovanotto! Vedo che il qui presente lupo di mare ti ha insegnato proprio bene, eh? –

I tre risero ancora. Da sott’acqua le risate erano le uniche cose che potevano distinguersi bene.
Affiorando nella penombra si cominciavano a distinguere anche i momenti in cui parlavano semplicemente.

L’uomo più anziano passò la bottiglia di rum al più giovane, sorridendo.
- Ecco, fattela anche tu una bevuta: te la sei meritata! -
Il ragazzo prese la bottiglia ridacchiando. La stappò, fece per avvicinarsela alle labbra, ma poi si fermò, e la alzò in aria, con un sorriso nel proporre un brindisi. –Alle donne. -
- Alle donne! – Ripeterono gli altri due ridacchiando, mentre il ragazzo buttava giù qualche sorso di alcolico… tossendo a causa del conseguente bruciore alla gola.

- M-Ma che c’è qua dentro, fuego liquido!? –
La voce del ragazzo sulla nave appare più lontana da lì in acqua, tuttavia essa era in grado di attirare tutta l’attenzione sulla scena in corso, e non sulle altre teste che affiorano da sotto la superficie solo di poco, quel tanto che basta ad osservare… Per poi riscivolare sotto l’acqua scura, sparendo nuovamente.

- E’ tutta questione di allenamento anche questa, sabes? -
Disse il primo vecchio marinaio, mentre l’ultimo arrivato riportava distrattamente gli occhi sulla distesa d’acqua.
- Pero… Es verdad. Sarebbe tutto mejor se ci fossero anche…-
- Mi Dios. - Esclamò improvvisamente l’altro ufficiale ad occhi sbarrati mentre fissava un punto preciso della suerficie dell’acqua. – No es posible… -
Gli altri due lo fissarono con aria interrogativa. – Ehy, ma di cosa stai parl… -
Neanche fecero in tempo a finire la frase che il marinaio scavalcò il parapetto, scendendo lungo una di quelle scalette che si trovavano lungo lo scafo del veliero per permettere di salirci anche da eventuali scialuppe fermandosi all’ultimo appiglio prima dell’acqua.
- Donde stai andando!? – Chiese l’altro uomo, allarmato.
Ma il marinaio non lo stava ascoltando. Era intento a fissare rapito qualcosa nell’acqua di fronte a se: una donna. C’era una donna in mare.
Aveva lunghi capelli neri, tirati indietro dall’acqua che le ricadevano sulle spalle. Non indossava nulla. Non sembrava dar cenni di freddo. Se ne stava semplicemente lì, immobile, a fissarli.
- Madre de Dios… - Disse l’altro anziano marinaio, affacciandosi e quasi cadendo fuori bordo nel farlo. Il più giovane dei tre era invece rimasto immobile, rapito dalla scena.
- Come ti chiami? – Chiese l’uomo tendendo lentamente una mano verso la ragazza, tenendosi saldamente appeso al ferro della scaletta con l’altra.
La figura femminile dai capelli neri arretrò di un poco a quel movimento, quasi intimorita.
- Non aver paura. Non ho armi, vedi? – Disse l’uomo mostrando la mano vuota. – Non voglio farti del male. -
Non era sicuro che la giovane donna capisse cosa lui stesse dicendo, ma sembrava averla tranquillizzata, perché subito dopo ella si riavvicinò con un accenno di fiducia in più, tendendo la mano verso la sua.
La sua pelle appariva stranamente liscia… neanche a dire umida.
Sembrava quasi… ricoperta di cera, e appariva di un colore spento, pallido, ma sul grigio.
Il marinaio non ci fece troppo caso. Poteva essere benissimo effetto della luce della luna...
Nel mentre di tutto ciò il più giovane aveva scavalcato il parapetto, nel tentativo di osservare meglio.
Vide la ragazza arrivare a sfiorare la mano dell’altro pirata… Vide altre teste affiorare per metà dall’acqua tutte intorno, in silenzio. C’era qualcosa di sbagliato… Qualcosa di terribilmente pericoloso.
Un campanello d’allarme scattò in lui, facendogli improvvisamente prendere fiato per urlare, proprio mentre la mano della creatura afferrava di colpo il polso dell’uomo e lo scaraventava in acqua.
Fu un attimo, ci furono una marea di guizzi, quali sotto quali sopra la superficie.
Nel punto in cui era scomparso l’uomo si addensavano schizzi e confusione, neanche ci fosse un branco di squali in frenesia.
- RAGAZZO NON FARLO!! – gridò il marinaio rimasto a bordo mentre il giovane scendeva di corsa la scaletta tentando di assistere il pirata aggredito in acqua.
Se si fosse buttato sarebbe andato incontro allo stesso destino.
Istintivamente dovette scegliere un’altra via. Prese la pistola che portava assicurata alla cintura, la puntò in un punto vicino agli schizzi e fece fuoco.
Nel boato la confusione svanì. In uno apparire di code scure che si immergevano e si disperdevano grazie al colpo la scena si era finalmente calmata, permettendo al ragazzo di sporgersi quel tanto che bastava ad afferrare saldamente la mano del compagno in acqua per aiutarlo.
- Tranquillo, ti ho preso! – Disse con un sospiro di sollievo.
Si tenne saldamente e lo tirò su… ma gli parve particolarmente leggero per essere un uomo in acqua.
Eppure quello che aveva afferrato era proprio il suo braccio… Il suo braccio privo del resto del corpo attaccato, con una marea di sangue che si riversava in acqua tingendola di rosso.
Il giovane lanciò un urlo d’orrore, mentre riprese ad arrampicarsi velocemente… non abbastanza velocemente per sfuggire alle braccia di quelle creature tornate all’attacco.
Sentì la loro pelle gelida contro la sua, quelle mani che non erano umide, ma addirittura viscide, sentì tutte quelle unghie conficcarsi nella sua carne strappandola via.
Con un grido venne trascinato sotto anche lui, andando incontro allo stesso dentino in una nube di sangue.
Sirene. Maledettissime creature demoniache nate dal fango dei profondi abissi.
Nell’aria cominciarono ad echeggiare grida. Le grida degli uomini spaventati, gridi acuti che non potevano provenire da voci umane, le urla di terrore di coloro che si erano avvicinati troppo al parapetto, e che erano stati trascinati fuori bordo da una sirena che lo aveva afferrato con un semplice salto.
Molti vollero combattere, ma le armi a poco servivano.
Per una che si feriva altre due ne apparivano. Sembravano non voler finire mai.
Gli uomini più furbi si radunarono tutti schiena contro schiena al centro della nave.
L’odore del sangue che si spargeva, creature che affondavano i denti nella loro preda direttamente da appese lì ai parapetti, rivelando la loro vera forma di pesce diavolo, dove la pelle grigiastra si fondeva con scaglie ed una viscida coda scura. Pezzi di pelle ridotta in stracci che si riversava sul ponte, l’odore di sangue che quasi soffocava.
Durò un tempo che ai pochi fortunati rimasti vivi al centro sembrò un’eternità…
Poi tutto divenne calmo.
Le sirene sembravano scomparse.
Inutile dire che nessuno avrebbe corso il rischio di muoversi da lì per primo.
Cu fu ancora silenzio… poi quei sibili e quei gridi acutissimi di poco prima tornarono, ma a differenza di stavolta non ci fu alcun attacco.
Tutto tacque di nuovo, poi si alzarono delle voci.
Si sentivano forti, ma apparivano lontane.
Era un coro di voci femminili, non si sapeva neanche cosa stessero dicendo in quel canto.
… Fu allora che accadde.
Il coro di mille e più voci mutò lentamente, fino a formarne una sola, ma diversa per ciascuno di loro.
Un uomo sentiva il nome della sua amata, la sua novella sposa persa tempo addietro in mare che ora lo stava richiamando a se. C’erano uomini che gridavano alle mogli, alle loro amate… alle loro madri, ai loro padri, ai loro fratelli.
Ognuno di loro sentiva una voce diversa, a seconda di cosa fosse più forte per lui…
E fu così che nessuno di loro fu in grado di non perdere il senno.
Chi si gettava in acqua, convinto di gettarsi fra le braccia della sua amata perduta, chi si sparava in testa per i sensi di colpa creati dalla voce di un uomo ucciso tempo addietro, chi invece commetteva il fatale errore di avvicinarsi troppo ad un parapetto nel tentativo di salvarsi anche dagli altri suoi compagni, ce perso ogni senno rischiavano davvero di uccidersi fra loro… Ma anche così facendo essi si consegnavano alle fauci affamate delle sirene.
Una notte di sangue.
Nessuno rimase vivo di quelli a bordo.
… Nessuno tranne il vecchio ufficiale che era rimasto a parlare con il giovane e il compagno, che nella confusione era riuscito a sfuggire all’orribile destino che lo aspettava.
Era ferito, perdeva molto sangue, e l’acqua di mare bruciava.
Neanche si accorse subito di essere lì fermo fra le braccia di una sirena che lo fissava.
Alzò lo sguardo verso quegli occhi che di realmente umano non avevano che un accenno di aspetto.
Era davvero la cosa più bella che avesse mai visto, ed ora veniva trascinato verso le profondità, ma si sentiva tranquillo… Tanto che non provò quasi per niente dolore quando la fila di denti appuntiti di lei gli tranciò la gola.

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


- … Come hai detto che si chiamano? –
Chiese la Prussiana osservando il mucchio di frutti che stava portando fra le braccia come se fossero una famiglia di alieni.
- Guanabanas. – Rispose Antonio, anche lui intento a trasportare il suo mucchio utilizzando la grande giacca da capitano come cesto, cosa imitata dal resto degli uomini della ciurma.
- E sei sicuro che questa roba sia commestibile? – Richiese la ragazza, non molto fiduciosa.
- Si, claro. – Le aveva di nuovo risposto lo Spagnolo.
- Sarà, ma non ho mai visto una roba simile. – Mormorò.
E in effetti… Era un frutto davvero strano. Aveva l’aspetto di una pigna, ma completamente verde. Potrebbe  ricordare un uovo di dinosauro. Era ricoperto da quelle che potevano sembrare… spinette morbide, e quel colore brillante… Beh, inutile dire che non era una cosa che si vedeva tutti i giorni in Europa.
- Vedrai, ti piacerà. – Tagliò corto il capitano, sperando di zittirla una volta buona.
Erano passate già due notti da quando avevano deciso di scendere a terra, ed ora che avevano finalmente trovato acqua dolce e qualcosa da mettere sotto i denti potevano tornare alla nave e riorganizzarsi.  Sembravano tutti sollevati all’idea di lasciare quel posto facendo rotta verso un porto sicuro.
Si camminava in gruppo in quel giorno di sole, riparati dall’ombra della parte di roccia grigia della gola. Accanto al fiume avevano a disposizione circa tre metri di roccia levigata su cui camminare verso la foce, foce per nulla lontana ormai. Un passaggio semplice, non troppo faticoso e soprattutto breve. Nulla a che fare con quella dannata giungla che impediva a chiunque un minimo di passo sostenuto.
Seguendo il braccio di fiume in piano che passava a fianco alla cascata alla quale si ricongiungeva al tramonto, avevano trovato un posto con erba, decisamente più adatto al riposo rispetto alla nuda roccia. Avevano acceso un fuoco, mangiato quelle poche provviste che si erano portati dietro e avevano dormito lì. La mattina dopo si erano svegliati che il fuoco era già spento, con soltanto poca brace fumante ancora calda. Avevano proseguito, il sole li aveva spinti sotto gli alberi… e lì Dio aveva finalmente deciso di graziarli un minimo con quei frutti.
Ne avevano raccolti un bel po’. Quasi più di quanti ciascun uomo ne potesse portare, ma nessuno di loro aveva mangiato: volevano tutti rientrare al più presto.
Non mancava molto al mare ormai. Un’altra ora di cammino… Forse due.
- Està bièn. – Aveva affermato all’improvviso lo Spagnolo.
- Fermiamoci e riprendiamo fiato. Cada uno puede mangiare un frutto.
 Ce lo siamo meritato. – Concluse con un sorriso.
Tutti presero bene la notizia. Si erano seduti a terra, posato tutti i frutti tranne uno… aprendoli tranquillamente con un coltello, chi direttamente con la spada.
Se alla Prussiana quel coso era sembrato strano all’esterno…  L’interno la lasciò a dir poco perplessa, cosa che non sfuggì al ragazzo. Quel coso era… bianco. Aperto a metà presentava chiaramente una zona centrale attorno alla quale erano disposti grandi semi marroni scuro-neri.
- Que estas facendo, princesa? Non mangi? – Le chiese tranquillo con le guance gonfie a causa della bocca piena.
- Sai…-  Disse lei allontanandosi il frutto. – Al momento non credo di aver poi così tanta fame, perciò credo che eviterò di… -
Non fece in tempo a finire che si ritrovò un pezzo di frutta in bocca, e quasi non rischiò di strozzarcisi. Bel modo di aprire le persone a nuove esperienze, davvero.
- M-Mfa ti sfei impaz…!? – Tentò di urlargli contro lei, anche se con la bocca piena.
Antonio le tappò la bocca con una mano, il solito sorrisetto bastardo dipinto sul viso.
- Entonces, com’è? -  Chiese.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi finalmente la ragazza mandò giù il frutto prima di rispondere.
- E’ dolce. – Disse poi.
- Bueno, te l’avevo detto. -
- Ho detto che è dolce, non che è buono. -
-
Pienso que un sasso darebbe più soddisfazione. –
- E impara a parlare ai sassi allora!! -
Ed ecco un’altra delle sue risposte stizzite.
“Perché non sono rimasta in Europa!?” Pensò la ragazza alzandosi, raccogliendo tutto quello che aveva lasciato a terra e riprendendo a camminare.
 Lo Spagnolo scosse la testa con un sospiro.
“Perché non è rimasta in Europa!?” Pensò lui.
 
Il vento si faceva appena sentire sul viso del Britannico, che con un balzo atterrò nell’acqua bassa dell’ormai prossima riva, lì dove si era fermata la scialuppa che li aveva accompagnati a terra.
- Lasciate un uomo a fare la guardia ogni due scialuppe.
Tutti gli altri in formazione. -
Disse con voce ferma, il tono di chi è al comando.
Il veliero Inglese era ancorato poco distante dalla riva, nel bel mezzo di una piccola baia.
Erano più distanti rispetto a… quel poco che restava del veliero Spagnolo.
Il capitano aveva pensato che così facendo avrebbe colto gli Spagnoli di sorpresa, dato che dovevano essere scesi a terra, motivo per il quale un attacco diretto avrebbe ottenuto come unica conseguenza una ritirata di massa nella giungla… E allora sì che le cose si sarebbero complicate.
- Fa davvero un caldo infernale oggi, isn’t it? -
Chiese distrattamente a quel pover’uomo del suo primo ufficiale, costretto perennemente ad affiancarlo.
- Yes, Sir. – La sua risposta per tutto ciò che gli diceva quell’uomo.
- Eppure… - Continuò il capitano Inglese.
– Eppure soffia un vento gelido. L’ho notato. L’abbiamo notato tutti, Sir. -
Il povero soldato si morse le labbra quando incrociò lo sguardo truce che il capitano gli aveva appena scoccato. Arthur Kirkland odiava che si interrompessero le sue frasi, anche se come in quel caso esse venivano più semplicemente completate da altri.
- Stavo dicendo… - Sospirò di altezzosa pazienza il biondo, prendendo a camminare dopo aver fatto un cenno a tutto l’equipaggio che lo seguiva. – Non trova strano che in una giornata torrida come questa soffi un vento così singolarmente freddo? -
Il primo ufficiale stavolta ebbe la buona accortezza di attendere qualche secondo prima di rispondere. Giusto il tempo di assicurarsi che la frase fosse stata terminata sul serio.
- Yes, Sir. – Ed eccolo di nuovo. – Proviene dall’entroterra a quanto pare, Milord. Non trova anche lei… che abbia un odore strano? -
- Da far girare la testa. – Annuì l’inglese.
Non era una battuta sarcastica.
- Ecco… Non trova leggermente… come dire… inquietante tutto ciò? -
Arthur si fermò di colpo.
Sbatté un paio di volte le palpebre… poi si voltò verso l’uomo che gli camminava affianco.
Il cuore del povero marinaio saltò un paio di battiti.
- Signor Smith… -
L’uomo deglutì a vuoto, preparandosi mentalmente ad un probabile imminente disastro…
che invece non accadde. Le labbra dell’inglese si stesero in uno stirato sorriso.
- Non vorrà dirmi che alla sua età crede ancora alle storie di fantasmi spero! -
Ma con che coraggio, pensò l’uomo.  Parlava quello che si chiudeva in cabina ordinando di far sbarcare eventuali fatine dalla nave…
- A-Absolutely no, capitan! -
Rispose titubante mentre l’Inglese riprendeva il passo.
- Oh, menomale!
Su quest’isola non c’è anima viva a parte noi e gli spagnoli.
… E posso apertamente affermare che fra poco non ci accompagneranno più nemmeno quelli.
Non c’è pericolo per lei su questa spiaggia, si rilassi.
ed ora dirigiamoci verso il fiume che abbiamo visto dal largo. Ho sete. -
Inghilterra si sitemò il decorato cappello da capitano in avanti per ripararsi dal sole, poi non disse più nulla.

Oh, se quelle povere anime dell’equipaggio Spagnolo rimasto a bordo avessero potuto parlare a proposito del pericolo racchiuso in quel luogo…
Era vero, al momento l’isola non rappresentava affatto un pericolo per loro.
… Nessuno poteva immaginare che il vero pericolo provenisse dal mare.

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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


In quella straniante atmosfera era da poco passato mezzodì.
Le prime nuvole stavano cominciando a coprire il sole, preannunciandosi con un freddo vento che sapeva di temporale. Tuttavia era ancora il principio.
Avrebbe cominciato a piovere nel giro di qualche ora.
Il gruppo di Spagnoli e l’albina avevano finalmente raggiunto la foce.
Dinnanzi a loro la roccia finiva, lasciando posto alla grigia sabbia sotto i loro piedi. Dopo di essa soltanto la laguna. I rampicanti, le radici aeree che pendevano e le palme inclinate sull’acqua davano a tutto quell’aspetto inquietante della solitudine.
Avevano avuto la fortuna di sorpassare la foce prima dell’avvicinamento dei Britannici.
Non erano stati visti… né loro erano potuti venire a conoscenza della loro presenza.
Gli uomini camminavano, anche se svogliatamente ormai, sulla sabbia. Erano arrivati di fronte al danneggiato veliero, che appariva inspiegabilmente fin troppo silenzioso.
Usualmente gli Spagnoli erano soliti fare costantemente rumore lì a bordo… Eppure nessuno si era mosso. Nessuno li aveva avvistati neanche per sbaglio. Lì dalla spiaggia la nave appariva inspiegabilmente vuota come se nessuno… fosse ancora a bordo.
Spagna decise in cuor suo di non dire nulla.
Aveva come un pessimo presentimento.
Si allontanò lentamente dal resto del gruppo. Fece un paio di passi indietro. Era tutto così strano…  
- … -
Poi di nuovo quell’aria. Fu di nuovo investito da quel vento dall’odore così strano.
Dovette chiudere gli occhi e portarsi una mano alla fronte per paura di cadere mentre la testa prendeva a girargli, neanche si fosse alzato in piedi di colpo.
Quando li riaprì… Si accorse che non riusciva neanche più a vedere. Delle ombre più scure, quasi violacee tutte attorno il suo campo visivo lo stavano confondendo.
Sembrava un sogno. Era certo che se si fosse messo a correre avrebbe corso con la stessa lentezza frustrante degli incubi. Si sentiva pesante, stava lentamente sprofondando in quello stesso buio , e aveva ormai perso la via per riemergerne… Se non fosse stato per quella voce.
- Spanien… -
Fu come un sottilissimo di luce. Bastò seguirlo per tornare alla realtà e aprire gli occhi.
Sbatté gli occhi un paio di volte tentando di rimettere a fuoco.
Vedeva solo grigio… Il cielo grigio occupato da una macchia scura.
Mise a fuoco anche quella.
Era il viso della ragazza che lo fissava inginocchiata accanto a lui. Tutti gli altri uomini erano in piedi attorno a loro a fissarlo.
Ci mise un po’ a percepire la mano di lei posatagli sulla fronte.
- Spanien stai… bene? -
- Q-Que… -
- Sei crollato a terra all’improvviso. -
Solo in quel momento si accorse di essere sdraiato a terra sulla sabbia.
- Capitano, cos’è successo?-
- ¿ Q-Qué ? -
Eh sì. Gli ci voleva ancora qualche secondo.
Strizzò gli occhi, poi li riaprì.
Le macchie violacee stavano lentamente svanendo.
- N-nada… Sto bene.  -
- Pensavo fossi abituato ai cambi di temperatura. -
Commentò l’albina sottovoce.
- Lo pensavo anch’io… -
Rispose lui mentre uno dei suoi uomini gli tendeva cordialmente una mano per rialzarsi.
- Sto bene. Tranquilos. -
- Come diciamo sempre, capitano. Ci vuole ben altro per affondare uno Spagnolo! –
Ci furono delle risate per sdrammatizzare. Antonio si alzò, accennando a fatica un mezzo sorriso… Forse “affondare” forse era una parola che gli era un attimo pesata sullo stomaco.
Si pulì la sabbia umida rimasta appiccicata ai suoi pantaloni mentre la ragazza dietro di lui si alzava.
Riuscì a muovere qualche passo verso il bagnasciuga dove era tirata in secco la scialuppa con la quale erano sbarcati.
- Avanti uomini. Vediamo di darci una mossa. -
Disse mentre indicava con un cenno della mano la frutta che portava ognuno di loro.
Misero il tutto all’interno della piccola imbarcazione e la spinsero in acqua.
Alcuni di loro erano immersi in mare fino alla vita.
Nel frattempo Julchen aveva badato a tenersi ben lontana da quella che le sembrava soltanto un’enorme tinozza di legno galleggiante.
Se ne stava lì sulla sabbia a camminare distratta.
Non era male come terreno, anche se un po’ fastidioso.
Doveva ancora abituarsi alla sabbia marina.
Fece un altro paio di passi… Poi sentì sotto lo stivale qualcosa di rigido.
Abbassò lo sguardo, su quel che in principio le era sembrato soltanto un pezzo di legno arenato e ricoperto di sabbia… Ma a guardarlo meglio era chiaro fosse ben altro.
- C-Capitano !! -
Gridò all’improvviso uno degli spagnoli indicando qualcosa alle spalle dello Spagnolo.
Aveva un’aria spaventata.
Antonio, colto di sorpresa, si girò… E quasi non gli prese un colpo.
Galleggiava a pelo d’acqua.
Era esattamente dietro di lui.
Un corpo mosso soltanto dalle lievi onde.
Era lì, a faccia in giù. Le braccia aperte, le gambe appena divaricate in un’innaturale posa statica mentre continuava a dondolare appena su e giù nell’acqua della baia.
- ¿ Q-Quien es ? -
Chiese Spagna con voce tremante.
- Guardandolo così, señor…  Uno dei nostri. –
Non si sbagliava.
Questa doveva essere stata sua la punizione… Per essere stato un ragazzo  troppo ambizioso.
Il più giovane dell’equipaggio, senza dubbio.
Aveva tentato di aiutare un compagno… Ed ecco com’era andata a finire.
- Portatelo sulla spiaggia! Subito! -
Disse mentre si avvicinava a lui e lo issava verso la terraferma tentando di tenergli il viso fuori dall’acqua. Altri due corsero ad assisterlo immediatamente.
- T-Tonio… -
Lo aveva chiamato nel frattempo la ragazza con voce tremante, seduta a terra dopo esserci caduta per la pessima sorpresa ricevuta lì. Si era portata una mano sulla bocca pur di non vomitare a quella vista lì nella sabbia.
Lo spagnolo non la stava nemmeno ascoltando.
- Ragazzo?? Mi senti?? -
Disse mentre poggiavano il corpo ripescato a terra.
- T-Tonio?? -
Lo chiamò nuovamente lei, con meno pazienza, e con voce che sembrava sfiorare un pianto di orrore… Gli occhi ancora puntati su quel  mezzo braccio insabbiato lì a terra. La mano ancora attaccata in quella strana posa immobile.
- Non respira. -
Disse uno dei pirati.
- Giriamolo. -
Si sentì un urlo… più di uno.
Tutti gli uomini, compreso Spagna fecero un salto indietro dal terrore.
Quello che da dietro appariva come un ragazzo… Da davanti non aveva praticamente più nulla.
La camicia era strappata, impregnata di sangue.
Gli mancava una buona parte di petto, strappato letteralmente a morsi da quelli che dovevano essere denti davvero appuntiti. Inutile dire che la faccia non esisteva direttamente più, e dal busto dilaniato spuntava la gabbia toracica spezzata a metà. Era come… se fosse stata aperta di scatto con due mani. Uno spettacolo ripugnante.
Una cosa che invece gli era rimasta, anche se con la pelle completamente strappata, erano le braccia… E le mani. Entrambe.
Il braccio ritrovato dalla Prussiana doveva necessariamente essere di qualcun altro.
Ora si spiegava che fine avesse fatto la ciurma.
Ciò che invece restava incognito era dove potessero mai essere finiti gli altri cadaveri.
- El diablo… Està sobre esta isla. -
Disse gravemente uno degli uomini.
Anche Julchen si era ormai resa conto dell’altro ritrovamento… Ed era riuscita a gattonare, se non strisciare fino a loro. Stava tremando... E pensare che era anche abituata a vederne di cadaveri, in quanto cavaliere in Europa. Il punto era che qui la cosa… fosse leggermente diversa.
I primi uomini erano riusciti a rimettersi in piedi da qualche secondo.
Tutto era piombato in un silenzio religioso.
L’unico rumore era l’acqua che andava a risalire la sabbia, frenare… Arrendersi e ritornare in mare, dove la successiva onda ripeteva il giro.
Gli stivali dello Spagnolo più vicino ad esse sprofondavano nella sabbia bagnata.
Tutto si poteva aspettare, ma non ciò che realmente accadde.
Approfittando della distrazione due figure scure erano scivolate sotto il pelo dell’acqua., ed erano lì appostate ad osservare in silenzio il tutto.
I veri predatori si riconoscono perché rasentano la perfezione.
L’istinto li guida sempre nella stessa sequenza.
Non si può sbagliare in qualcosa quando si è un essere creato per quello.
Ci fu un guizzo. Il pirata sentì la sua gamba tirata all’indietro dalla caviglia.
Cadde a terra con un grido. Un secondo dopo la gente sulla sabbia si allontanava sempre di più mentre le sue mani tentavano inutilmente di afferrarsi a qualsiasiu appiglio che potesse impedirgli di finire in acqua.
- A-Aiuto !!! -
Gridò in preda al terrore mentre quell’anfibia creatura lo trascinava lontano, nuotando, scivolando velocemente appena sotto la superficie accanto alla compagna.
- Fermatelo !!! –
 Gridò Antonio.
Due uomini erano già piombati in acqua a soccorre il malcapitato.
Stavano per raggiungerlo quando… le sirene lo lasciarono. E svanirono.
I due soccorritori si guardarono intorno spaesati mentre l’altro si precipitava fuori e ben lontano dall’acqua, ancora in preda al terrore.
I due non sapevano… che le prede erano loro.
I predatori rasentano la perfezione.
Altre due ombre giunsero dai lati.
I due uomini stavolta erano già in acqua.
Non ci misero nulla a trascinarli di sotto e a sparire con loro, fra urla di terrore e di disperazione.
Riemersero più lontano, ad una ventina di metri dalla riva, annaspando.
Stavolta i guizzi furono quattro o cinque intorno ad ognuno di loro.
Cominciarono ad urlare, l’acqua tutta intorno a loro si tingeva di rosso.
Durò qualche interminabile, straziante secondo.
Poi sparirono.
Sparirono sott’acqua. Nessun suono.
Assolutamente nulla.
Soltanto una nuvola di rosso sangue scuro.
- M-Madre de Dios –
Disse l’uomo fradicio scampato a quella morte grazie a chissà quale miracolo, mentre si faceva il segno della croce.
- Allontaniamoci dall’acqua !!! Subito !!! -
Lasciarono tutto a terra. La scialuppa ancora in acqua.
Correre sulla sabbia era ancora più difficile con le gambe che tremavano… Fu così che la ragazza fu afferrata  a forza per il polso e trascinata via dallo Spagnolo.
Senza pensarci due volte fuggirono come animaletti spaventati, rintanandosi nella fitta giungla oltre la laguna. Non gli importava nemmeno dove stessero andando.
Volevano soltanto allontanarsi il più possibile da lì.
Passarono dei minuti prima della fine di quella disperata corsa.
Quando si fermarono lo fecero soltanto perché costretti dalla stanchezza e dalla mancanza d’ossigeno. Finalmente, Antonio si decise a lasciare il polso di Julchen, ancora con gli occhi sbarrati e con l’espressione di chi a tutti i costi non vuole credere a ciò che ha appena visto.
Era così un po’ per tutti in realtà.
Forse la cosa cambiava soltanto per il capitano, che sembrava più abbattuto oltre che terrorizzato.
- N-No es posible… -
Disse fra se mentre si faceva cadere a terra.
Altri due uomini erano morti a causa sua.
Non poteva più andare avanti così.
Passò lo sguardo su tutte le persone presenti.
Si sentiva responsabile per ognuno di loro.
Il silenzio era occupato soltanto dai rumori della giungla tropicale. Rumori di fronde smosse dal vento, di uccelli che continuavano con il loro richiamo…
Eppure strano come bastò il rumore di un rametto spezzato lì vicino per far trasalire tutti, dal primo all’ultimo.
Deciso a non permettere che accadesse altro, lo Spagnolo decise di alzarsi e di avviarsi in direzione della boscaglia più fitta per controllare.
Stringeva l’elsa della spada dorata in mano, pronta ad essere utilizzata nel caso ce ne fosse stato bisogno.
- Razza di idiota, dove vai?? -
Chiese allarmata la ragazza muovendo un passo verso di lui.
- Non muoverti di lì. -
La ammonì l’altro lanciandole un’occhiataccia spaventosa.
Forse per via di quella, forse perché ancora sotto shock… Ma stavolta Julchen non osò rispondere.
E più Tonio camminava, più proseguire  gli sembrava impossibile.
Un passo, un altro, un altro ancora… E l’ultimo, che non trovò fondo.
Cadde in avanti fra i rami e le liane che si spezzavano sotto il suo peso. Fortunatamente atterrò su un letto di foglie e legno marcio che gli attutirono la caduta.
Maledette piante, figuriamoci se si fosse accorto di quel piccolo dislivello.
 Era  una sorta di scalino poco più alto di un metro.
Tornare indietro non sarebbe stato difficile, così si alzò in piedi…
Fu quello che vide a fargli scordare il rientro.
Una distesa di roccia e radici. Dell’acqua che scorre…. Pochissima. Saranno stati cinque centimetri.
Doveva provenire da una qualche falda acquifera sotterranea, e ricopriva la roccia all’interno di quel dislivello, rendendolo come un’enorme specchio d’acqua grigio profondo appena come una mano.
Ciò che lo colpì però era il centro. Era scuro. Come una voragine che portava direttamente all’inferno. Di forma circolare sotto il pelo dell’acqua vi era questo pozzo naturale di circa due metri-due metri e mezzo di diametro.
Tonio ne aveva già visti.
Erano utilizzati come luogo di sacrificio dalle popolazione indigene che aveva trovato in centro america. Da quel che sapeva potevano essere più profondi di novanta metri in una stretta caduta verticale nel buio, per lo più sott’acqua. Erano un luogo perfetto per un incubo.
Ciò che non aiutava… Erano le piramidi di teschi erette tutte attorno.
Non se ne stupì.
Semplicemente… Non si aspettava fosse un’isola abitata.
O magari lo era stata. Non aveva ancora visto nessun indigeno
Si guardò attorno.
Una roccia sembrava decorata sotto uno spesso strato di polvere e licheni.
La pulì come poteva.
Raffigurava delle incisioni riguardanti un ordinale sacrificio tipico di quelle popolazioni… Se non fosse che… Scattò in piedi, fissando quel pozzo sommerso ad occhi sbarrati.
Secondo quei disegni non era un dio a risiedere nel cuore di quello.
… Non uno dei soliti almeno.
“Sono dentro. Quei demoni possono arrivare lì dentro!”
Pensò fra se affacciandosi lì a fissare il buio di quelle spaventose profondità dall’alto.
Sarebbe rimasto lì ancora per molto, catturato dal fascino della paura…
Nonostante questo si era già voltato verso la strada del ritorno, tornando verso gli altri.
Quando finalmente sbucò dagli alberi non trovò altro che sangue a terra. I corpi di ben sette dei suoi restanti dieci uomini accasciati a terra in un bagno di sangue.
Sentì qualcosa che distinse chiaramente e si voltò di corsa in quella direzione.
A catturare la sua attenzione fu la Prussiana  non troppo lontana dietro di lui, con un grido emesso nel tentativo di avvisarlo in tempo, soffocato dalla mano del soldato inglese premuta sulle sue labbra mentre la teneva immobilizzata da dietro.
 - Nice too meet you again. -
Sogghignò sarcasticamente una ben conosciuta voce alle sue spalle.
Tonio non fece neanche in tempo a dire una parola che sentì quel tipico freddo metallico premergli contro la schiena.
Era la pistola carica di Arthur Kirkland.

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