Amare e soffrire

di Cara_Sconosciuta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera ad un ragazzo che sta diventando uomo ***
Capitolo 2: *** Prequel - Viaggio nel buio ***
Capitolo 3: *** Primo finale: l'amaro ***
Capitolo 4: *** Secondo finale: Il dolce ***



Capitolo 1
*** Lettera ad un ragazzo che sta diventando uomo ***


Lettera ad un ragazzo che sta diventando uomo

Ciao a tutti! Rieccomi con una storia un po’ diversa dal solito, dedicata ad Alessandro, il mio migliore amico, che sta passando un brutto momento a causa della stupidità di alcune persone.

Ho scelto come protagonista Ryan Evans perché, come tutti sanno, è un personaggio che adoro e anche perché è la persona più simile al mio Ale. Altra protagonista è Gabriella, che è un po’ me.

L’intera storia è composta da questa lettera, da un capitolo di prequel e da due finali, uno positivo e l’altro negativo. Sper che vi piaccia o che, per lo meno, vi faccia riflettere. Per me è molto importante.

Un bacio a tutti,

Temperance

 

Lettera ad un ragazzo che sta diventando uomo

 

“Non pentirti. Non giudicarti. Se quello che sei e non c’è niente di meglio al mondo”

(Federico Moccia, Tre metri sopra il cielo)

 

Ciao, Ryan.

Qui è la tua migliore amica che ti scrive, quella che ti è sempre stata vicina, quella che negli ultimi tre anni non ha mai smesso di volerti bene, quella che ti ama dal profondo del cuore semplicemente per ciò che sei.

Beh, ora tu mi chiederai, e io cosa sono per te? Bella domanda. Tu per me sei quello che nessun altro è mai stato. Una persona dolce, gentile, l’unica che riesce a portare il sole nel mio cielo anche quando la pioggia sembra voler spazzare via ogni cosa. Sei il mio migliore amico, il mio confidente, il primo che chiamo nei momenti più belli e in quelli più brutti. A te devo tantissimo ed è per questo che voglio aiutarti con un piccolo consiglio che forse funzionerà o forse no, o che forse deciderai semplicemente di ignorare.

Sì, mi riferisco proprio a tutti quelli che ti ritengono una nullità, che ti prendono in giro per ogni respiro che fai, alle quali non va mai bene niente se tu sei con loro. Ryan è stupido, Ryan pensa di essere chissà chi, Ryan è gay, Ryan è il tappetino di Sharpay eccetera eccetera. Io so che tutto questo ti fa male. Credimi, non lo dico tanto per dire. So cosa vuol dire essere quella diversa, quella che nessuno sopporta solo perché sta al di fuori del gruppo. Si soffre e tanto ma bisogna avere la forza di reagire, devi dimostrare che tu sei il più forte, che tu sei nel giusto, che Ryan Evans non è affatto uno che non conta.

Ti hanno preso in giro. Ok. Fai che queste loro parole di pura cattiveria scivolino via su di te, renditi impermeabile agli insulti, repellente alle falsità. Rifugiati in chi ti apprezza: i tuoi amici, quelli veri, persone alle quali non importa se tu sei differente dagli altri ragazzi, perché sanno che non sei così per qualche strana tendenza sessuale o per semplice debolezza. Loro…noi sappiamo che tu sei così perché non c’è modo migliore in cui una persona potrebbe essere.

Vai là fuori, Ryan, fai quello che ti piace, coltiva quelle passioni che per te sono tutto. Canta, balla, gioca a baseball e fai neri tutti quelli che non ti sanno apprezzare perché nel torto ci sono loro, non tu. L’arma migliore con questa gente è l’indifferenza. Fingi che non esistano, Ryan, perché così i loro commenti non ti scalfiranno più. Soffrire così vuol dire solo che per te quello che dicono conta davvero qualcosa.

Ora, qui e adesso conta solo quello che ti sto dicendo io. Non sei un debole, Ryan. Tu sei forte, in tutti i sensi possibili. Fidati di te stesso, perché la risposta giusta è quella che ti senti nel cuore. Butta via la parte di te per la quale contano le apparenze e vivi come vuoi. Se sarai sempre te stesso, vedrai che gli amici che incontrerai lungo il tuo cammino saranno veri e sinceri, perché ti apprezzeranno per quello che sei.

D’accordo, ho finito, ti ho detto tutto quello che volevo tu sapessi. Riflettici, ok? Sappi solo che io ti sarò vicina sempre, in ogni luogo e momento, perché l’amicizia è questo e vale molto di più del giudizio di persone superficiali e stupide che non sanno vedere più in là di un vestito con la scritta D&G stampata sopra.

Ti voglio bene,

Gabriella

 

“Voglio continuare a essere folle, vivendo la vita come la sogno e non come desiderano gli altri.”

(Anonimo)

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Capitolo 2
*** Prequel - Viaggio nel buio ***


Ehilà

Ehilà!

Ma in quante avete recensito?? Grazie mille, soprattutto perché non me l’aspettavo per una storia nata un po’ come uno sfogo!

Allora, partiamo con i ringraziamenti…

 

TROY 4 EVER: Innanzitutto grazie per la critica….ogni tanto servono anche commenti negativi! Allora, ti spiego un pochino la scelta dello stile in cui ho scritto. Innanzitutto questa è ASSOLUTAMENTE una lettera d’amore. Non ho ritenuto necessario specificarlo all’inizio perché si capisce nei capitoli che seguono. Questa lettera inoltre ha un duplice significato perché non è una semplice storia e credo che di questi si siano accorti tutti. Comunque, leggete il secondo capitolo….dopodichè, se lo riterrete necessario, inserirò tra gli avvertimenti OOC.

 

Barbycam: Grazie sia per i commenti sulla storia sia per quelli sulla gita. È bello che tu ( e anche gli altri) ti interessi così anche se nemmeno ci conosciamo. Spero che i prossimi capitoli ti piacciano altrettanto.

 

Aqua Princess: Innanzitutto, scusami tanto se ho scritto sbagliato il tuo nickname…..ma sono un pochino di fretta. Mi perdoni??? *.*

Sono felice che questa lettera ti abbia colpito…

 

Romantigirl: Danke!!! Spero che anche questo prequel ti piaccia!

 

miss_ka:È vero, voglio molto bene al mio amico….e spero che le mie parole un po’ gli siano servite!

 

Vivy93: Ok, ti svelo un segreto: Moccia io lo odio! (Senza offesa per le sue fan) ma quella frase mi ha colpito molto….e gliel’ho rubata! Muhuahuahuahua! Scherzi a parte, grazie mille per i complimenti….è arrivato abbastanza in fretta il prequel?

 

Herm90: Beh, è reale perché, a dirla tutta, è nata come lettera privata…ma poi mi è venuto in mente che avrei potuto costruirci sopra una storia e ho deciso di provarci. Spero di aver fatto bene!

 

Jchan vs Vchan: Che Ryan fosse la scelta migliore lo speravo moltissimo! Beh….che dire….Grazie un’altra volta! (ma quante volte l’ho scritto???)

 

E ora, dopo una pagina (UNA PAGINA!!!!) di ringraziamenti, finalmente partiamo con il nostro “viaggio”…..buona lettura e aspetto tanti commentino!!!!

Un bacione,

Temperance

 

 

Viaggio nel buio

Alla professoressa Gheno,

lei sa per cosa

 

“I have often dreamt

Of a far off place

Where a great warm welcome

Will be waiting for me.

And the crowds will cheer

When they see my face

And a voice keeps saying

This is where I meant to be.”

(Lucas Grabeel, I can go the distance)

 

Le ruote del Pullman correvano veloci sull’asfalto liscio dell’autostrada, mentre centinaia di automobili ignare passavano accanto all’ingombrante mezzo, senza sapere nulla delle decine di vite che vi erano racchiuse.

Senza sapere nemmeno di quel ragazzo biondo e sottile, quello seduto vicino al finestrino che guarda fuori con aria malinconica, desiderando di poter fuggire a quella tortura che gli altri chiamavano gita.

Erano partiti una settimana prima per andare a visitare “le bellezze dello Utah” come aveva ripetuto più o meno ventisette volte al minuto la signorina Darbus, loro accompagnatrice, e per Ryan quei sette giorni erano stati una totale disfatta. In un lasso di tempo relativamente insignificante era riuscito a farsi prendere in giro da circa tutta la scuola, solo perché si era innamorato della ragazza sbagliata e a farsi odiare da Troy Bolton solo perché la ragazza sbagliata si era innamorata di lui.

Un sorriso amaro increspò le sue labbra pallide. Niente male, per una gita sola.

“Ciao, lupo solitario.”

Una ragazza mora con un paio di splendenti occhi nocciola si sedette accanto a lui.

“Gabriella, vai da Troy.” Rispose lapidario.

Lei smise all’istante di sorridere e alzò gli occhi al cielo.

“È finita, Ryan, in che lingua te lo devo dire. Io non lo amo più.”

“Ah no?” Rispose il giovane, ironico. “E chi ami? Me?”

Le iridi azzurre incontrarono quelle scure.

Le prime erano piene di disprezzo e delusione, le altre di forza e determinazione. Tale era il contrasto che non sarebbe stato poi così strano vederne scaturire scintille.

“Sì.” Disse, semplicemente, Gabriella.

Ryan la liquidò con un gesto della mano che significava chiaramente “Lasciami in pace” e si voltò dall’altra parte, tornando ad osservare il traffico.

Perché ti odi così?” Sussurrò la giovane, accarezzando la schiena del suo taciturno vicino. “Troy ti perdonerà, lo sai anche tu. È con me che dovrebbe avercela, al limiteRyan, ti prego, non posso vederti così!”

“Non guardarmi, allora.”

Ryan, io ti….”

“No.”

Ma…”

“No, Gabriella.”

“Credo di sapere meglio di te quello che provo. Non si arrese lei.

Ryan stava per rispondere, quando una seconda ragazza si accostò al sedile. Era piuttosto bassa ma con un fisico a dir poco da modella. I lunghi capelli rossicci le ricadevano morbidamente sulle spalle in ricci perfettamente curati. Gli occhi, di un azzurro scuro, tendente al grigio, erano contornati da un leggero strato di trucco che stava a significare “sono abbastanza bella da non aver bisogno di niente di più.”

Guardò i due giovani con aria di finta comprensione e poi poggiò una mano sulla spalla di Gabriella.

“Gabriella, tesoro, non capisci che lui lo fa per te?”

La mora lanciò un’occhiata a dir poco gelida all’altra, mentre Ryan ancora evitava di voltarsi.

Aveva riconosciuto quella voce.

La voce che lo faceva sospirare da ormai un  sacco di tempo.

La voce della ragazza per la quale si era messo in ridicolo davanti a tutti.

La voce che gli stava rovinando la vita.

La voce di Claire.

“È solo colpa tua se è ridotto così.” Sibilò Gabriella all’altra. “Fino a quando non ha avuto la malsana idea di innamorarsi di te, Ryan era una persona allegra, solare e sempre gentile con tutti. Il Ryan che conoscevo io non mi avrebbe mai trattata così.”

Il ragazzo, nel frattempo, aveva iniziato a tracciare disegni insensati sul finestrino appannato, facendo finta di essere solo.

Solo, come d’altronde si sentiva da troppo tempo.

E Chad dov’era in tutto questo? Quello che si definiva il suo migliore amico? In fondo al pullman a parlare di basket e baseball con qualche altro sportivo.

E Sharpay? Anche la Regina di Ghiaccio in quel momento stava di certo meglio di lui, rintanata su qualche sedile  a tubare con Zeke.

Sì, lui era solo, non era un’impressione.

C’era Gabriella…. Forse l’unica persona che non avrebbe voluto accanto in un momento simile.

“Senti un po’, Gioietta mia” Rispose Claire, puntando un dito accusatore contro il naso dell’altra ragazza. “Non è assolutamente colpa mia se il tuo amico qui si è preso una sbandata per una persona della quale non è nemmeno lontanamente all’altezza.

Tu non sei alla sua altezza, Claire.”

Montez, guarda in faccia la realtà: hai lasciato il ragazzo più sospirato della scuola per uno sfigatello mezzo gay che nemmeno ti vuole. Io non ho nessuna colpa se non quella di aver fatto capire al tuo adorato Evans chi è davvero.

In quel momento, l’autobus si fermò davanti all’ingresso dell’East High di Albuquerque.

Gabriella si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: finalmente quel supplizio era finito.

“Ci si vede, Montez.” Salutò Claire, mandando a Gabriella un bacio. “Ciao, Ryan…. Vedi di sparire dalla faccia del mondo, se ti è possibile. La ragazza scivolò giù dal pullman, senza dire più niente, seguita da un gruppetto di alunni che ridevano alla sua battuta, additando il biondo ancora seduto al suo posto.

Ryan….” Sussurrò Gabriella, posandogli una mano sulla spalla.

Ryan si alzò in piedi di scatto, scansando la ragazza e corse giù  dal pullman senza più guardare in faccia nessuno.

Gabriella, triste, raccolse il cappello azzurro che il giovane aveva abbandonato sul sedile e lo strinse forte, quasi così potesse trasmettere a Ryan quel calore.

Non provò a seguirlo: era convinta che stare un po’ da solo non gli avrebbe fatto che bene.

Una mano si posò delicatamente sulla sua schiena.

Sharpay, dietro di lei, le rivolse un sorriso amaro.

“Starà bene.” Disse semplicemente, per poi scendere dal mezzo insieme a Zeke.

“Sì.” Ripetè Gabriella. “Starà bene.”

Posando un bacio leggero sul copricapo che ancora teneva tra le mani, seguì anche lei il flusso degli studenti che scorreva rapido e rumoroso verso  l’uscita di quella piccola prigione su ruote.

 

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Capitolo 3
*** Primo finale: l'amaro ***


Eccoci al primo finale, quello negativo, come si capisce dal titolo

Eccoci al primo finale, quello negativo, come si capisce dal titolo.

Per prevenire eventuali critiche, faccio una piccola premessa. È esagerato, lo so benissimo. Esagerato, ma non inverosimile (ci sono ragazzi che arrivano a suicidarsi per molto meno) perché il bullismo psicologico è quello del peggior tipo e ve lo dice chi lo ha provato e chi lo vede esercitare ogni giorno su di una persona che non lo merita assolutamente.

In poche parole, riconosco che quello che ho descritto è un caso limite, ma non ho voluto cambiarlo, perché è semplicemente simbolico.

Spero vi piaccia, anche se lascia un po’ tanto amaro in bocca.

Il prossimo finale sarà più allegro!!

Un bacio a tutti,

Temperance

 

Ringraziamenti:

 

Barbycam: Garazie mille, da me e Alessandro. Sì, lui sta un po’ meglio, fortunatamente….e ha detto che a farlostar meglio è stato questo finale qui…bah, vallo a capire! Al prossimo commento! Un bacio

 

Romanticgirl: e pensa che Claire esiste davvero! Non la sopporto…..però mi serviva!

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: Grazie mille per tutti i complimenti! Oggi ero carica, poi, perché nell’ultimo tema ho preso 10 e mi sono messa a scrivere a raffica…non ho nemmeno riletto questo pezzo! Per quanto riguarda la storia…beh, il primo finale non ti piacerà molto se sei per l’happy ending! Il secondo già di più….

 

NewGirl: Ciao! Sì, mi hai già recensitoqualcosa…non ricordo se “sipario” o “una canzone per te” o entrambe XD. Comunque ri-grazie per il benvenuto!

 

Vivy93: Beh….Claire è fatta per essere odiata… e sono contenta di essere riuscita a renderla così spregevole! Ryan si ricrederà oppure no? Chissà chissà… Grazie mille per tutti i complimenti, sono felice che il mio stile piaccia: in questi racconti ci metto sempre tutto quello che posso!

 

 

L’amaro

 

Ryan stava in piedi sul tetto di Palazzo Evans, il grande residence che i suoi genitori possedevano in centro ad Albuquerque. Gli era sempre piaciuto quel posto e amava andare a riflettere o, semplicemente, a riposare seduto ai margini del giardino che si estendeva sopra alla costruzione.

Era irreale vedere la città sotto di lui, le automobili ridotte a minuscole luci lanciate in una corsa folle e, spesso, insensata sul lungo nastro d’asfalto nero.

Quando era lì, dimenticava tutto. I suoi problemi, i suoi affetti, i pensieri belli e quelli brutti sparivano, scacciati da un dolce e straordinario senso di pace, che lo avvolgeva nel suo mantello come il più dolce e passionale degli amanti.

 

Se Ryan Evans avesse dovuto scegliere un posto per morire, di certo sarebbe stato quello.

 

 

“Il carrozzone riprende la via

Facce truccate di malinconia

Tempo per piangere

No, non ce n’è

Tutto continua anche senza di te.”

(Renato Zero, Il carrozzone)

 

Con le lacrime agli occhi, Gabriella posò la lettera che aveva scritto per lui sulla pietra grigia.

Aveva impiegato tutta la notte a scrivere quell’inutile pezzo di carta, ci aveva messo il cuore e l’anima e ora… ora lui non l’avrebbe mai più letta.

Non avrebbe più letto nulla, a dire il vero, così come non avrebbe mai più ascoltato una canzone, né sfiorato i tasti di un pianoforte con quella delicatezza solo sua, che lo faceva apparire così simile ad un angelo.

Il sottile foglio bianco andò a depositarsi su una piccola montagna di fiori e piccoli oggetti che tutti gli alunni dell’East High avevano portato per porgere l’ultimo saluto ad un ragazzo semplice e speciale allo stesso tempo che li aveva lasciati per sempre.

Silenziosamente, Gabriella si chiese come era possibile che delle semplici parole, per quanto terribili, potessero avere un potere tale da far arrivare una persona al punto di togliersi la vita.

Aduna persona come Ryan….

Lentamente, la ragazza si inginocchiò davanti alla lapide e con il pollice accarezzò il contorno della foto di ceramica dalla quale Ryan le sorrideva, distante e vicino allo stesso tempo.

Un peso enorme le gravava sul cuore. Il peso di una colpa che non aveva ma che sentiva più forte e più sua che mai: quella di non essere andato a cercarlo, quella notte maledetta.

Lo aveva amato davvero, non per il semplice capriccio di voler fuggire da una storia che le stava stretta.

Lo aveva amato più di Troy, più di chiunque altro e se avesse saputo cosa aveva in mente di fare mai e poi mai lo avrebbe lasciato andare.

E invece lui era rimasto solo e questo era il risultato.

Stupido.” Sussurrò, rivolta alla lapide. “Non mi hai nemmeno salutata…..”

Sapeva di essere patetica.

Sapeva che non era per fare un dispetto a lei che Ryan si era buttato da quel tetto ma per il suo carattere fin troppo sensibile che non era stato capace di tollerare oltre insulti privi di fondamento.

Aveva sbagliato, questo sì, ma Gabriella non riusciva a dargli la colpa di quel gesto stupido e avventato che aveva portato via molto a tanti ma, soprattutto, a lui stesso.

“Mi mancherai.” Disse ancora la ragazza, posando un bacio sulle proprie dita per poi sfiorare lievemente la fotografia. “Mancherai a tutti noi.”

Gabriella si alzò in piedi e si allontanò, senza più guardarsi indietro.

Erano stati giorni di sofferenza, quelli appena passati. Giorni in cui le era sembrato che tutto il mondo pesasse sulle sue spalle ma stare a piangere in un cimitero non era di certo il modo migliore per far guarire quella profonda ferita che la scomparsa di Ryan aveva lasciato nel suo cuore.

Tutto ciò che poteva fare, che tutti potevano fare era ricordare quel meraviglioso ragazzo che per troppo poco tempo era stato il suo personale angelo.

 

“Remember me when you’re out walking

When snow falls high outside your door

Late at night when you’re not sleeping

And moonlight falls across your floor…”

(Tim McGraw, Please remember me)

 

Non appena Gabriella sparì oltre il cancello del camposanto, un paio di piedi leggeri e veloci si avvicinarono al luogo dove prima si trovava la mora.

Claire era rimasta fino ad allora nascosta, lontana da lì. Non voleva che Gabriella la vedesse.

Non voleva essere vista da nessuno così, con le lacrime che le sbavavano il trucco, a piangere sulla tomba di un ragazzo che era morto solo ed esclusivamente per colpa sua, per la sua stupida, stupida mania di essere sempre al centro dell’attenzione, sempre la più bella, sempre la migliore.

Beh, essere la migliore non significava necessariamente essere la più umana, no?

Eppure ora quanto avrebbe voluto non aver mai detto quelle parole, anche a costo di risultare un po’ meno brillante, un po’ meno….. un po’ meno lei.

Avrebbe tanto voluto chiedergli scusa, fargli sapere che non era sua intenzione fargli del male…ma come poteva fare, ora, ora che lui non c’era più?

Spostò gli occhiali da sole dagli occhi chiari, evitando di fissarli in quelli di lui, dipinti su quel freddo pezzetto di ceramica e iniziò a parlare.

“Ciao, Ryan.. sorpresa! Non ti aspettavi di vedermi qui, eh? Certo che non te lo aspettavi…praticamente ti ho ucciso io…” La ragazza si passò velocemente una mano sul viso, per poi catturare una ciocca ribelle e riporla al suo posto dietro all’orecchio destro. “Mi sento…mi sento una cretina a stare qui a parlare con una tomba ma ci sono delle cose che ti devo dire, perché così forse riuscirò a sentirmi un po’ più pulita… anche se non credo che questo sia davvero possibile. Però, vedi, Ryan, io non ti odiavo, non volevo che arrivassi a questo… forse ero tra quelli che lo volevano di meno…” Guardandosi intorno per controllare che non arrivasse nessuno, Claire si sporse verso la lapide, come a dover sussurrare un segreto all’orecchio di qualcuno. “Ok, carte in tavola. Tu mi piacevi, Ryan… ero innamorata di te ma non potevo ammetterlo…così ti trattavo male, forse sperando di convincermi che ti consideravo davvero uno sfigato…..che non morivo ogni volta che dicevo qualcosa di cattivo nei tuoi confronti…che tutti i tuoi tentativi per fare colpo su di me mi facevano dannatamente piacere. Non potevo ammetterlo, capisci, Ryan? La mia immagine, tutto ciò che ero sarebbe scomparso nel nulla se avessi ammesso di essermi presa una sbandata per uno come te. Gabriella ti meritava senz’altro di più…..e tu non meritavi di certo una fine come questa…Non volevo che finisse così…non volevo….” I singhiozzi iniziarono a scuotere il suo corpo magro, impedendo alla giovane di continuare a parlare.

Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che era successo e, tornando indietro, di certo non avrebbe più rifatto tutto ciò che aveva portato fin lì.

Peccato che tornare indietro fosse impossibile.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Secondo finale: Il dolce ***


Ed eccoci all’ultimo capitolo

Ed eccoci all’ultimo capitolo!!!!!! Non vi preoccupate, è più allegro del precedente (non che ci voglia molto…) e spero vi piacerà altrettanto.

Avrete anche una piccola sorpresa che svelerà come è realmente andata la morte di Ryan nel capitolo precedente….

Mi scuso se ci dovessero essere  recensioni a cui non rispondo, ma come sapete, a causa del problema di visualizzazione di pochi giorni fa, alcune sono state cancellate.

E ora….gli ultimi ringraziamenti!!!!

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: la tua recensione è stata cancellata ma mi ricordo che avevi commentato…quindi ti ringrazio, anche se non ricordo molto quello che avevi scritto!

 

miss_ka: mi dispiace per il tuo amico….spero di non dover vivere mai un’esperienza del genere!!!

 

Barbycam: oddio, paura! Non ti uccidere, per favore! Beh, scherzi a parte, come ho detto Ryan in questa ficcy rappresenta un po’ il mio amico, e anche lui ha un carattere davvero dolce e sensibile (a parte un brutto tiro che mi ha fatto, né, vitto?) e assicuro che è una qualità grandissima. E ora leggi e zuccherati un po’ la bocca, che dopo il limone lo zucchero ci sta bene!

 

Vivy93: guarda, il finale allegro è…più allegro, giuro! Mi dispiace di averti fatto male…anzi, no, non è vero: era proprio il mio intento colpire qualche cuore….anche se quelli che dovrebbero rimanerne colpiti di certo liquiderebbero questa storia come una scemenza o una schifezza, come fanno sempre con quello che scrivo. Grazie mille del commento!!!!!!!!!!

 

Piccola nota: sto lavorando a una Ryan/Kelsi natalizia basata sulla fiaba della Piccola Fiammiferaia (la mia preferita!!!) solo che sono un po’ in blocco. Cioè, ho l’idea ma non riesco a metterla giù, quindi può darsi che arriverà un po’ dopo Natale (non a Ferragosto, comunque, non temete). Che dite, vi piace l’idea?

Luv,

Temperance

 

Il dolce

“Sarà che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta

Ma il mondo da qui sembra soltanto una botola segreta…”

(Renato Zero, I migliori anni della nostra vita)

Ryan stava in piedi sul tetto di Palazzo Evans, il grande residence che i suoi genitori possedevano in centro ad Albuquerque. Gli era sempre piaciuto quel posto e amava andare a riflettere o, semplicemente, a riposare seduto ai margini del giardino che si estendeva sopra alla costruzione.

Era irreale vedere la città sotto di lui, le automobili ridotte a minuscole luci lanciate in una corsa folle e, spesso, insensata sul lungo nastro d’asfalto nero.

Quando era lì, dimenticava tutto. I suoi problemi, i suoi affetti, i pensieri belli e quelli brutti sparivano, scacciati da un dolce e straordinario senso di pace, che lo avvolgeva nel suo mantello come il più dolce e passionale degli amanti.

 

Se Ryan Evans avesse dovuto scegliere un posto per morire, di certo sarebbe stato quello.

“Come on come on

Turn a little faster

Come on come on

The world will follow after

Come on come on

Because everybody’s after love”

(Counting Crows, Accidentally in love)

 

Le strade di Albuquerque non erano mai sembrato così buie a Gabriella Montez come quella sera.

Aveva giurato a stessa di lasciar perdere, di non pensare a Ryan, perché, dopotutto, non era un idiota, avrebbe saputo cavarsela.

Starà bene, le aveva detto Sharpay.

Starà bene, si era ripetuta per tutto il pomeriggio, mentre scarabocchiava quella stessa lettera che ora stringeva tra le mani insieme al berretto azzurro di Ryan.

Starà bene, starà bene, starà bene era stata la sua litania fino a quando, finito il suo piccolo componimento, una domanda non si era affacciata alla sua mente, violenta e non desiderata.

E se non stesse bene affatto?

Poco a poco quel pensiero, nato come un tarlo misero ed insignificante, era cresciuto e cresciuto, fino a raggiungere una misura tale da poter senza problemi essere chiamata vera preoccupazione.

Senza aspettare un secondo di più, prese la felpa e corse fuori di casa, ignorando i richiami di sua madre e di suo padre, un solo nome in testa: il suo.

Sapeva dove trovarlo… È l’unico posto dove riesco a pensare, le aveva detto… L’Evans Building…

Aveva un brutto presentimento e doveva correre, se voleva arrivare in tempo…

 

“Come on come on

Spin a little tighter…”

(Counting Crows, Accidentally in love)

 

Ryan stava in piedi, leggermente curvo, appoggiato alla balaustra che contornava il tetto dell’Evans Building.

Quanti piani saranno stati? Venti? Venticinque?

Chissà che effetto avrebbe fatto prendere il volo da quell’altezza… quanto invidiava quegli uccelli migratori che, ad ogni primavera, cambiavano il luogo dove costruire il nido. Qualsiasi cosa fosse successa durante l’inverno, qualsiasi evento, bello e brutto, era lasciato alle spalle e la vita ricominciava in un altro posto, lontano da tutto e da tutti.

Lanciò uno sguardo alle auto che correvano veloci sotto di lui e un brivido percorse la sua schiena.

Era davvero, davvero alto, quel posto…non ci aveva mai fatto caso, prima.

°E se…. No, Ryan, non ci pensare nemmeno. Non è il modo giusto di affrontare le cose. Uccidersi non è mai il modo giusto

Già…se lo era ripetuto un milione di volte… e allora perché quel pensiero continuava a frullargli in testa?

°Perché non capisco che senso abbia andare avanti così, con degli amici che hanno sempre di meglio da fare che stare con me, con una famiglia fredda come e più del ghiaccio e una reputazione che farebbe pena persino allo scemo del villaggio. Sì, ma basta, questo, per togliermi per sempre qualcosa di così…così… così incredibilmente unico come solo la vita è

Decise che no, non lo era.

Nulla è mai sufficientemente brutto per privarsi della possibilità di migliorarlo. Dopotutto, in fondo al suo cuore, Ryan sapeva che quello era solamente un periodo della sua esistenza.

Un periodo che, come tutti, si sarebbe concluso, molto probabilmente trasformandosi in un futuro molto più luminoso di quanto lui stesso osasse aspettarsi.

Forte di questa convinzione, tornò a guardare il traffico che scorreva ignaro sotto di lui, sempre appoggiato alla pesante balaustra.

Un sorriso comparve sulle sue labbra, il primo sorriso sincero da troppo tempo.

Come aveva anche solo potuto pensare di uccidersi? Non era da lui una cosa del genere!

Lui voleva vivere, voleva andare alla Julliard, voleva diventare il miglior artista che quella scuola avesse mai visto varcare le sue porte, così si sarebbe riscattato di quegli anni in cui non era altro che lo zimbello della East High.

E Gabriella sarebbe stata al suo fianco.

Ci sarebbe stata perché lo amava, lo amava davvero e lui non se n’era mai reso conto come in quel momento.

Così come non si era mai davvero reso conto di essere altrettanto innamorato di lei.

Portò la mano sinistra a ravviarsi i capelli scombinati ma, mentre compieva quel gesto, il vecchio orologio che portava al polso si slacciò, scivolando sul cornicione oltre la ringhiera.

“Maledizione.” Imprecò il giovane.

Non poteva permettersi di perdere quell’orologio….

 

[Flashback]

“Nonno, ma è troppo grande!” Esclamò il bimbo, facendo scivolare via dal polso sottile il pesante orologio che aveva trovato sotto l’albero.

Gregory Evans sorrise con quel suo sorriso affascinante che aveva incantato milioni di donne negli anni in cui ancora calcava le scene. Quel bambino, il suo unico nipote maschio, gli ricordava tanto stesso alla sua età…all’apparenza esile ma forte e determinato a raggiungere i suoi obbiettivi… e soprattutto, leggero come una farfalla e con la recitazione nel sangue.

Sì, quello scriciolo dai capelli biondi era il degno erede dell’attore che per più di quarant’anni era stato l’indiscusso re di Hollywood.

“Vieni qui, Ryan.” Sussurrò, con una voce debole, ma ancora calda e gentile.

Il piccolo trotterellò fino al divano dove il nonno era seduto e si inginocchiò davanti a lui, fissando i grandi e curiosi occhi azzurri in quelli, più stanchi ma dello stesso colore, dell’anziano progenitore.

“Hai proprio ragione, sai? Quest’orologio adesso ti va decisamente troppo grande ma tra non molto tempo crescerai abbastanza da poterlo portare e allora mi devi promettere che lo terrai sempre con te.”

Perché?”

Perché, mi chiedi? Leggi il retro, Ryan, fammi vedere cosa ti insegnano in quella scuola.”

Il bambino voltò l’orologio e iniziò a sillabare lentamente le parole incise sul retro del quadrante.

Se…se puoi…sogsog…”

“Sognarlo.” Lo aiutò il nonno.

Se puoi sognarlo, puoi…farlo. Se puoi sognarlo puoi farlo. Che cosa vuol dire?”

“È una frase che ha detto uno dei più grandi geni della nostra epoca.

“Chi, Einstein?”

“No, piccolo, Walt Disney.”

“Quello dei cartoni animati?”

Proprio quello. Quel meraviglioso creatore di sogni ha lasciato più verità in queste cinque parole di quanto molti abbiano fatto in tanti e tanti libri. Con il tempo capirai cosa vogliono dire, fidati di me. Ora va’ a giocare con tua sorella!”

[Fine Flashback]

 

Suo nonno era morto pochi giorni dopo quel Natale e nessuno al mondo lo aveva pianto come quel bambino con i suoi stessi occhi e un orologio troppo grande stretto intorno al polso sottile.

Quell’oggetto all’apparenza insignificante era l’unico ricordo che Ryan possedeva di quel grande uomo che era stato Gregory Evans, colui che più di tutti lo aveva incoraggiato nella sua passione innata per la danza e non poteva assolutamente lasciarlo lì ad arrugginire.

Senza pensarci due volte, scavalcò agilmente la balaustra e si chinò a raccogliere il pesante orologio ma, quando fece per rialzarsi, un piede scivolò sul cornicione umido.

 

 

 

 

 

°No….° Fu il suo unico pensiero, mentre si sentiva trascinare verso il vuoto.

 

 

 

 

 

Due mani afferrarono saldamente il suo polso destro, mentre una voce ben nota gridava il suo nome.

“Gabriella!” Rispose subito.

Rayn, tieni duro! Aggrappati al cornicione con l’altra mano!”

Il viso di Gabriella, sopra di lui era terrorizzato, ma la sua stretta era forte, tutt’altro che indecisa.

Lo sguardo di Ryan volò dal volto di lei, sconvolto dallo sforzo e dalla paura, all’orologio stretto nella propria mano sinistra.

°Scusami, nonno…°

Con le lacrime agli occhi, lasciò scivolare l’oggetto fuori dalla sua mano, che poco dopo era aggrappata al bordo di cemento del tetto dell’Evans Building.

Con uno sforzo non indifferente e con l’aiuto di Gabriella si arrampicò e tornò dal lato giusto della balaustra, per poi accasciarsi, stremato, contro il corpo tremante di lei.

Ryan…” Sussurrò Gabriella, appoggiando il viso sulla spalla del giovane. “Ho avuto paura di perderti…”

La mano della ragazza salì ad accarezzare i capelli di lui, mentre l’altra lo stringeva con dolcezza in vita.

“Ho dovuto lasciarlo, Gabriella.” Disse Ryan, alzando gli occhi lucidi in quelli della sua provvidenziale salvatrice.

Che cosa?”

“L’orologio di mio nonno… avevo giurato di portarlo sempre con me…ho avuto paura e ho dovuto lasciarlo… non volevo morire, Gabriella, non volevo, io…”

Ryan…” Lo interruppe lei, posandogli una mano sulle labbra.  “Tuo nonno ce l’avrebbe avuta molto di più con te se, per salvare il suo orologio, dal cornicione ci fossi caduto tu, credimi.” Un sorriso comprensivo e dolce illuminò il volto di Gabriella. Non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se fosse arrivata anche solo un secondo più tardi… “Come stai?”

Ryan chiuse gli occhi, e prese tra le sue mani quella della ragazza, posando un bacio leggero sul suo palmo.

“Ora che sei qui, bene…”

 

“She's the giver I wish I could be
And the stealer of the covers
She's a picture in my wallet
Of my unborn children's mother
She's the hand that I'm holding
When I'm on my knees and praying
She's the answer to my prayer
And she's the song that I'm playing”

(Brad Paisley, She’s everything)

 

“Scusami, Ryan, se mi sono intromessa… ero preoccupata…”

Questa volta, fu il turno di Ryan di sorridere.

Gab, ti rendi conto di cosa sarebbe successo se non ti fossi intromessa?”

A quelle parole, anche la ragazza scoppiò a ridere ma di una risata nervosa, non sincera come avrebbe dovuto essere.

“Ehi, calmati!” Esclamò lui, abbracciandola stretta. “Ti rendi conto che mi hai appena salvato la vita?”

“Giurami che sei scivolato per sbaglio….”

Ryan si raffreddò di colpo e mollò la presa, per poi allontanarsi dalla ragazza e tornare ad appoggiarsi al parapetto.

Dopo poco, Gabriella gli si affiancò.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?”

“Ci ho pensato, sai?” Soffiò lui, a voce così bassa da essere appena udibile. “Per un momento ho pensato di saltare, di farla finita…”

Ryan…”

“È stato solo un momento, ma ci ho pensato e me ne vergogno in un modo che nemmeno immagini ma non è per questo che stavo cadendo. Sono semplicemente scivolato, perché qualcosa mi ha fatto cambiare idea. Non so bene cosa… ma so che, quando lo capirò, voglio che tu sia vicino a me.”

Gli occhi azzurri tornarono ad alzarsi in quelli neri e Gabriella trattenne il fiato.

“Voglio che tu sia con me, perché mi fai stare bene, perché mi capisci. Voglio che tu mi stia vicino anche se ti ho trattata male….anche se mi sono accorto di ricambiare i tuoi sentimenti troppo tardi, perché anche un solo minuto dopo averti conosciuta sarebbe stato troppo tardi… perché hai preferito me a Troy e questo non è da tutti…e poi  perché , se non ci fossi tu, io non sarei nemmeno più qui.”

 

“She's the voice I love to hear
Someday when I'm ninety
She's that wooden rocking chair
I want rocking right beside me
Everyday that passes
I only love her more
Yeah, she's the one
That I'd lay down my own life for”

(Brad Paisley, She’s everything)

 

Quando le sue labbra e quelle di Gabriella si incontrarono per la prima volta, su quel tetto, dopo una delle giornate più tremende della sua vita, Ryan si chiese come aveva potuto, anche per un solo momento, pensare di poter rinunciare a tutto quello, a quell’incredibile vortice di sensazioni che era l’amore vero per una persona vera, che sapeva apprezzarlo per quello che era e non per una bambolina il cui unico hobby era prendere in giro chi era diverso da lei.

L’amore per Gabriella Montez, una ragazza semplice e speciale che, sola in un mondo, era riuscita a farlo sentire importante.

 

Fine

 

Alloooora???? Che ne dite??? Funghetto come capitolo, eh? Avete capito, allora che è successo? Ryan non si è mai davvero ucciso…solo che, nel primo caso, Gabriella non è arrivata.

Spero vi sia piaciuta questa mia storiella…

Me lo lasciate un commentino? (Guarda il computer con occhini luccicanti)

 

 

 

 

 

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