—sparks of fire.

di perfuentes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** this song is about you. ***
Capitolo 2: *** far away. ***
Capitolo 3: *** Lights go out and i cant be saved. ***



Capitolo 1
*** this song is about you. ***


N.B: Quando vedrete le tre sbarrette prima di un nome, significa che in quella parte della fan fiction sta parlando la persona indicata con il nome in maiuscolo:)



"when you hear this play,
i hope you feel the same way that I felt that day
that you let me
, yeah you left me!
this is my confessional
pen and paper, i'm gonna write this down
so here you go,
you finally get a song about you on the radio
are you happy now that you broke me down?
now i curse the day that i met you
i hope you know this song is about you,
this was no mistake, yes i meant to
i hope you know this song is about you, about you
about you, about you, about you!
this song is about you, yeah!
this song is about you
this song is about you, oh!"





|||OLLY|||
-Avete appena ascoltato 'This song is about you' il nuovo singolo d Olly Murs, a tra poco con un'intervista del singolo con l'artista!- Esclamò Michael Blades, il conduttore del mattino di The Hits Radio, prima di mandare la pubblicità alla radio.
-Allora, Olly? Sei pronto a ricevere una valanga di domande da parte della fans?!- Continuò scherzosamente.
-A dire il vero non vedo l'ora di sapere cosa pensano del singolo, incrociamo le dita'- Risposi sorridendo.
Bhe, la verità è che l'unica cosa della quale non vedevo l'ora era venire a conoscenza della reazione di Emily, ma sapevo che sarebbe passato del tempo, purtroppo.. e sì, mi mancava ancora. per quanto incomprensibile poteva essere, sentivo ancora la sua mancanza, anche se erano passati due anni. la sentivo soprattutto in questo tipo di situazione, quando esco, quando mi siedo in un ristorante con qualche giornalista pronto a intervistarmi, quando viene un pò di sole dopo che ha piovuto, quando la gente intorno parla del più e del meno, quando la normalità incalza. è soprattutto in quei momenti che mi domando cosa ci faccio lì, perché rimango.. perché non me ne vado da lei. e perché quello che mangio non sa di niente. e perché delle cose che mi dicono gli amici, cose per le quali dovrei provare un qualche interesse, non m’importi assolutamente nulla. e perché quando mi sembra di cominciare a rilassarmi, finalmente, vengo subito assalito dal solito stormo di piccoli ricordi felici che vuole portarmi via da dove sto. e perché mi sembra di aver lasciato la vita da qualche parte. ma dove?
-Pronto?! Si va in scena!- Esclamò Michael.
-Ed eccoci tornati, ragazzi! E non sono solo, al mio fianco ho Olly!- Continuò.
-Hai ricordato il mio nome, Michael?! ahah! fai progressi, allora!- Esclamai ironico.
-Hai bevuto un litro di ironicità, Murs? Comunque, diamo il via alle domande da parte delle fans..- Disse Michael premendo un pulsantino per passare le chiamate delle fans.
-Ciao Olly, sono una tua grande fan: volevo chiederti.. questa canzone è dedicata a qualcuno di specifico o no? Se sì, speri che questo 'qualcuno' lo capisca? -Sai, a volte scriviamo per qualcuno.. e il più delle volte quel 'qualcuno' non lo sa e penso sia questa la parte carina di questo 'gioco'. -Passiamo all'ultima domanda!- Esclamò Blandes con un mezzo sorriso.
-Ehy Olly la tua canzone mi ha davvero toccato! Volevo chiederti.. perchè? perchè ha scritto questa canzone?
-Hai presente quando hai così tanti pensieri in mente che vorresti scappare e abbandonare tutti e tutto per schiarirti quelle idee? Ecco, io l'ho fatto scrivendo questa canzone e spero che, chi l'ascolti, possa ritrovare se stesso ascoltando questo singolo.
Qualche ora dopo uscì dagli studi della radio e, dopo aver scattato foto e firmato autografi con i fans, mi ritrovai in macchina a pensare e ripensare agli ultimi anni. ripensarci, ormai, era diventata un'azione della routine. non ero né felice, né infelice, e per questo non ce la facevo più.. volevo capire qualcosa in più.


|||EMILY|||
Un'espressione quasi pietrificata, un tonfo sul pavimento, le mani agli occhi, questi lucidi.. avevo appena realizzato quanto mi mancava. ma mi sentivo come se l'avessi perso, per sempre.. come se quella canzone era un punto al capitolo della sua vita che avevo vissuto con LUI. Mi stavo distruggendo in mille pezzi, era una ferita che ogni giorno mi inghiottiva dentro essa. non potevo sostenere tutto ciò.
-Emily!- Esclamò Rachel venendo da me.
-Ha.. hai.. ascoltato la.. la canzone, giusto?- Continuò.
-Sì e non riesco più a far finta che non sia successo nulla. vorrei prendere il primo aereo e tornare da lui, ma so che non posso. è così difficile.. stupida realtà.- Dissi iniziando a piangere.
-Sò che è difficile, ma ricorda che nulla finisce mai per davvero.. non è mai troppo tardi per cambiare o cambiare certe situazioni.. -Dici che dovrei..?- Le chiesi.
-Decisamente, sai che hai anche Chloe lì.. non sarà così difficile! Inoltre, tra qualche giorno comincia la settimana della moda, a Londra! Cosa costa provare?- Disse Rachel accarezzandomi la guancia per cercare di asciugare le mie lacrime.
-Ho paura, ma non costa nulla provare..- Affermai.
-Allora è deciso, domani chiamiamo Chloe e..-
-Che la fortuna sia con me!- Esclamai interrompendo la mia migliore amica con un mezzo sorriso.
-Gli manchi, ti manca.. c'è altro da dire?- Disse Rachel.

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Capitolo 2
*** far away. ***


|||EMILY|||
 
 
Rimanevo seduta su quella sedia di cuoio nero, a fissarmi attraverso il grande specchio che avevo davanti.
Mi guardavo e quasi non mi riconoscevo più.
 
Quante cose erano cambiate in due anni, troppe.
A volte mi piaceva pensare alla piega che avrebbe preso la mia vita se non me ne fossi andata da Londra, cosa sarebbe successo? Chi sarei diventata se tutto non fosse cambiato? 
Entró nel camerino Chloe accompagnata dalla truccatrice pronta a 'restaurarmi'.
- Allora? Siamo pronte? - Mi chiese Chloe chiudendo la porta.
- Credo di sì.. - Risposi.
- Sarai fantastica come lo sei sempre stata, stà tranquilla!
Eppure no, non riuscivo a stare tranquilla.
L'unica cosa che riuscivo a fare in quel momento era pensare a cosa mi stava attendendo fuori dalla porta del mio camerino.
Tutti quegli sguardi e quei 'oh, è tornata!'’.. forse erano proprio quelli che mi spaventavano di più. Eppure credevo di essere diventata più 'forte', credevo di aver imparato a non dar peso a quello che diceva la gente, credevo di essere cambiata almeno un pó.. ma in quel momento tutto era più che incerto.
Eccola lí la vecchia Emily, quella che scappa ai problemi, quella che sarebbe capace di mentire a se stessa, quella che si crede un peso, quella che era sicura di essere cambiata ma, in fondo, ci sperava e basta.
Uscì dal camerino con addosso un trucco ben fatto e con il mio lungo abito beige, di pizzo.
Era un vestito incantevole, per il quale Chloe aveva lavorato quasi un anno e mezzo; e nonostante ció aveva deciso che sarei stata io ad indossarlo, sarei stata io quella ad attraversare la passerella della sfilata, per ultima, dopo che le luci si fossero spente e poi riaccese improvvisamente per il gran finale.
Eh si, sarei stata io il ‘gran finale’ di quel sipario così timido e misterioso che non vedeva l’ora di sentire il calore delle macchine fotografiche dei paparazzi.
D'altronde si faceva così con gli abiti e le modelle più ricercate.. si lasciavano per ultime, come ‘gran finale.
Ma troppe paure continuavano ad agitarsi nel mio animo.
Mi sentivo come un fuoco interno.
Tutto scoppiava dentro.
Tutto, la migliore emozione in quel periodo era solo quando mi mettevo a letto, il resto era tutta una patetica prova di coraggio per me stessa.
 
- Due minuti!  -  Esclamó il direttore del dietro le quinte, Kevin, nonchè attuale ragazzo di Chloe.
Stavano insieme da oltre due anni; Chloe l’aveva conosciuto in Francia durante uno stage sulla moda degli anni 90'. Erano davvero una bella coppia, solo che lui non mi aveva mai fatto simpatia, ma dovevo accettarlo.. d'altronde era il ragazzo della mia migliore amica, quindi..
- È il tuo turno, fai onore alla sfilata! - Esclamó Kevin.
In quel momento mi avrebbe tanto fatto piacere rispondergli con un – Grazie per l’ansia, Kevin. Non ne avevo già abbastanza, grazie ancora! -, ma me lo tenni per me.
 
Le luci si spensero e, poi, si riaccesero come previsto.
Il sipario si aprì nuovamente, e mostrò a tutti i suoi spettatori il gran spettacolo che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Il mio sguardo era rivolto verso il nulla della fine della passerella riuscivo solo a vedere, con la coda degli occhi, la luce che le super macchine fotografiche dei paparazzi emettevano ad ogni scatto.
Camminavo disinvolta, sicura di me, senza paura.
 
Quando ad un tratto, dopo essere arrivata alla fine della passerella, mi girai ed incrociai i suoi occhi.
Sì, avete capito bene. Benissimo, forse. Eravamo a qualche metro di distanza.
Eravamo lì che ci guardavamo di sfuggita. E ci parlavamo attraverso tutti quegli sguardi.
Ne avrei avute troppe di cose da dire, ma  mi sembra di essere un’idiota, di essere solo io che provavo ancora certe cose.
Eravamo a due passi dal rincontrarci e ad altri due passi dalla fuga.
Ma lui rimase lì seduto, e già questo mi andava bene.
Rimase in silenzio, come sempre, a guardarmi.. e sapevo bene che sapore amaro avevano quei silenzi tra noi due.
'Non rovinare la sfilata, Emily. Sei la modella principale'continuavo a ripetermi tra me e me, non pensare a LUI.
Nonostante quegli attimi quasi ‘atroci’, continuai a percorrere la passerella e, come dovuto, mi fermai davanti l’entrata della passerella, dove già si trovavano tutte le altre modelle, Chloe e Kevin.
Il Dj della sfilata mandó 'All About Tonight' di Pixie Lott e fecimo tutti un grande inchino ed un clamoroso applauso risuonó in quella gigantesca sala. 
Mi sentivo di nuovo nel mio mondo, era una sensazione incredibilmente meravigliosa.
Ma quello scambio di sguardi con lui, non mi aveva fatto bene.. ma neanche male, probabilmente.
Dopo la sfilata ci scambiammo tutti i complimnti per il grande lavoro che eravamo riusciti a portare a termine.
Chloe e Kevin stavano festeggiando, con il resto della troupe, e con dello champagne costoso accompagnato da sorrisi esageratamente stanchi.
Io, invece, dopo il secondo bicchiere mi sentivo di troppo, lì.
Erano tutti così felici ed io.. io ero così me stessa con un sorriso super forzato.
Decisi perciò di andare a casa, così uscì dalla porta del retro del teatro per evitare i giornalisti ed i paparazzi, e mi misi a cercare una fermata dell’autobus che mi avrebbe portata a casa.
Avevo bisogno di non pensare più a quello che era successo, ai nostri sguardi.
Ma sapevo benissimo che non ci sarei riuscita.
Sapevo benissimo che, quegli sguardi, non mi avrebbero lasciata chiudere occhio.
Dopo sta sera ne avevo sicuramente avuto la conferma: mi mancava, mi mancava, mi mancava.. diamine se mi mancava!
 
Mi lasciai scivolare sul sedile dell’autobus e, dopo una decina di metri dalla fermata, l’autista si fermò. 
- Il solito ritardatario. - pensai. 
Si aprirono le porte e salì un ragazzo che, dopo aver ringraziato l’autista con un filo di voce, si sedette di fronte a me e che non fece altro che sorridermi per tutto il tragitto.
 
Saró stata stupida a non ricambiare, sarò sembrata una ragazza poco educata, ma la vista di quel ragazzo era come sentire nel cuore una mancanza senza pari.
I suoi stessi stessi occhi, la sua stessa voce, i movimenti, gli abiti, il sorriso, gli occhiali troppo spessi e i capelli scombinati. Proprio come li portava lui.. 
Ripensavo a tutte quelle domeniche in cui andavo da lui, con la scusa di voler portargli qualche muffin. Ci vedevamo poche volte a settimana, ma le domeniche.. quelle le trascorrevo sempre al suo finaco.
Pioggia, tempesta, neve.. non mi importava nulla, io dovevo essere con LUI!
E così, con la scusa di qualche buon muffin, ero sempre piantata da lui. E questa cosa non ci dispiaceva affatto.
Erano tante le scale che ci separavano dal piano terra e io avevo voglia di percorrerle tutte ad una ad una e arrivare da lui stanca ed esausta per essere coccolata un pò.. tanto qui muffins non la mangiavamo mai.
- Preferisco te ed i tuoi baci. - diceva ogni volta.
Mi ricordo che, ogni tanto, mi portava nel soggiorno, mi sedeva sul divano e apriva tutti gli scaffali dove conservavi i suoi testi delle nuove canzoni.
Mi divertiva tanto aiutarlo a comporre nuove strofe ed, ogni tanto, finivamo a rincorrerci per casa perché non m’andava mai di star ferma.

L'autobus si fermò, un'altra fermata.
L'ennesima persona che cede il suo posto e si tuffa nel caos di Londra.
Era la fermata di quel ragazzo che mi sedeva di fronte.
Non me n’ero accorta, ma c’era una lacrima che mi solcava il viso e quel ragazzo l'aveva ben capito.
Mi si avvicinó e mi sussurró: - Buona serata, darling - e, per un misero secondo, rividi Olly che davanti quella porta mi baciava per salutarmi e mi ricordava che dovevo star attenta a non correre per le scale.
Sbuffavo e cambiavo argomento - A domenica, Oliver! Non combinare guai! - una domenica che non peró non sarebbe mai arrivata.
Se l'avessi saputo prima gli avrei detto - Ci vediamo tra due anni Olly, e non scordare di indossare il tuo vestito migliore quando ci rivedremo su quella passerella. -

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Capitolo 3
*** Lights go out and i cant be saved. ***


|||EMILY|||
 
Essere me è un disastro. Mi sveglio la mattina che è ancora buio, faccio colazione in fretta, non ho mai tempo, e infatti arrivo sempre in ritardo, a qualsiasi appuntamento.
Casa mia è sempre in disordine, -Sistemo tutto appena torno!- mi ripeto ogni giorno prima di uscire. Vestiti dappertutto, borse sul tavolo della cucina, fiori lasciati ad appassire nei loro vasi e una sfilza di piatti da pulire nel lavandino.
Non so neanche io quanto la mia vita sia incasinata.
A volte la domenica ci penso. Incasinati sono i miei pensieri, i miei progetti, i vestiti che mi metto per essere carina e.. casa mia. Io non sono disordinata, io sono fatta del disordine.O almeno è così da due anni, è così da quando era finito tutto.
Quell’atmosfera in cui avevo vissuto non c’èra più. Si era portata tutto via in quel freddo giorno di Novembre, quando tutta la felicità venne inghiottita da un clima di terrore.
C’era talmente tanta roba nella mia testa che il mondo fuori lo sentivo appena, passava come un’ombra. La vita era tutta nei miei pensieri, dato che materialmente non avevo più niente.
I miei genitori, mia nonna, il negozio dove ero praticamente cresciuta.. non era rimasto più nulla.
La pistola di uno stupidissimo rapinatore li aveva portati via.. il giorno esatto del mio compleanno.
Il 14 Novembre.
Il peggior compleanno di tutta la mia vita.
Quel giorno avrei preso un aereo per stare con la mia famiglia, ero felicissima, ero come una bambina il giorno di Natale.
Ero con Margaret in macchina quando mi arrivò quella chiamata.
Le luci dell’autostrada si fecero sempre più sbiadite, le macchine che ci sfrecciavano accanto, quasi, rischiavano di travolgerci.
Mi cadde il cellulare e scoppiai in un pianto senza fine.
Persi il controllo della macchina e,quasi, anche di me stessa.
Non ricordo molto bene quella giornata, ricordo solo che mi svegliai in un letto d’ospedale con il rumore delle macchine dei medici e l’odore di rose nell’aria. Ricordo anche che Margaret era su una sedia accanto a me e che, mentre mi teneva la mano, parlava al telefono con Olly.
Il mio fidanzato d’allora.
Poi niente, il baratro.
Ma da quel giorno tutto ciò in cui avevo sempre creduto era andato perso, distrutto.
I ricordi, la mia famiglia, me.. non era rimasto più nulla.
Ed io non mi sentivo più all’altezza di me stessa e dei miei sogni.
Chi ci sarebbe stato quando avrei avuto bisogno di un consiglio materno o paterno?
O chi mi avrebbe tirato su il morale come faceva mia nonna con le sue ciambelle fatte in casa?
Il peggio arrivò quando decisi di tagliare tutti i rapporti di amicizia che avevo e.. quando decisi di farla finita anche con lui, l’unica persona che mi faceva stare bene, Olly.
Ma non l’avevo calcolato, non avevo calcolato il fatto di perderlo.
E non volevo farlo, non l’avevo mai voluto.
Ma non riuscivo a controllare il mostro che ero diventata. O meglio, quella che tutte quelle cure e quegli antidepressivi mi avevano fatta diventare.
L’ultima volta che lo vidi litigammo, gli dissi delle cose bruttissime.. cose che non avevo mai davvero pensato.
Gli rinfacciai tutti i miei errori, le mie debolezze, le mie paure.
Se già da quel 14 Novembre piangevo, quando lui se ne andò cominciai a piangere molto più forte. Forse era meglio così, forse avevano ragione i media, appartenevamo a due universi paralleli che mai avrebbero potuto entrare in contatto.
Lui era il cantante super famoso, io la modella italiana arrivata dal nulla a sconvolgere l’Inghilterra, ma che dietro aveva un’umile famiglia che di famoso non aveva un bel niente.
-Siamo arrivate!- Esclamò l’autista.
-Finalmente!- Disse Margaret.
-Attenta al vestito quando scendi, non vorrei si rovinasse!- Le ricordò Chloè che non stava nella pelle di sfilare su quel tappeto rosso.
-Il discorso vale anche per te!- Continuò girandosi dal mio lato, sorridendomi.
Le sorrisi e scossi la testa.
Tanto per cambiare Chloè aveva costretto me e Margaret ad indossare due dei suoi abiti delle nuova collezione.. cosa non si fa per la propria migliore amica, eh?
Scendemmo dalla limousine e fummo immediatamente investite dai tremila scatti dei paparazzi e dalle urla dei fans. Indossavano i nostri sorrisi migliori e questa volta c'eravamo promesse che li avremo mantenuti nonostante tutto e tutti.
Dopo numerose interviste e autografi da firmare, riuscimmo finalmente ad entrare nel locale dove, quella sera, si sarebbe svolto uno dei party londinesi più importanti dell’anno.
L’atmosfera era perfetta, era diversa.
Felice”, è il termine più giusto.
Non volevo che quella serata finisse.
Mi sentivo così a mio agio lì dentro, così me stessa e senza paure.
Così dopo due ore di divertimento in pista, decisi di andare a prendermi qualcosa da bere.
Avevo ballato troppo e, anche se adoravo farlo, non ne potevo già più.
-Ti faccio compagnia!- Esclamò Margaret venendo da me.
A lei non piaceva affatto ballare, invece. Ripeteva sempre che odiava farlo ma, quando eravamo insieme, non le importava.
Ci sedemmo su un divanetto bianco del locale e dopo una manciata di minuti arrivò un ragazzo che lavorava lì a portarci due drink.
-Hai già ordinato i drink?-Chiesi a Margaret.
-No!- Esclamò.
-E allora chi..-
-Guarda! C’è una specie di biglietto!- Disse Margaret indicandomelo.
Lo presi e le lessi il messaggio al suo interno:
 
Generalmente non ci proviamo così con le ragazze, ma voi siete l’unica eccezione.
Siete stupende! Speriamo accettiate questi drink.
Firmato i ragazzi che vi fissano da un’ora
 
 
-Saranno avvelenati?-
-Ma smettila, ahahhaha!- Le risposi ridendo.
Ci girammo per capire un po’ meglio chi fossero “i ragazzi che ci fissavano da un’ora” e notammo sei ragazzi che ridevano e scherzavano su dei divanetti al lato della pista de ballo del locale.
Due di loro, però, erano girati dal nostro lato e, appena ci notarono girarci dal loro lato, ci salutarono.
-Secondo te..-
-Si Margaret, sono proprio loro- Le dissi ricambiando il saluto di quei due ragazzi e girandomi verso di lei.
-Ed ora?-  
-Ora che?- Le chiesi mentre bevevo il mio drink.
-Ora che si fa? Cioè, dovremmo andare a parlare con loro, a ringraziarli..-
-Si dovremo..-
In quella frazione di secondo le luci si abbassarono ancora di più.
Se già si riusciva a vedere poco, in quel momento non si vedeva quasi niente.
Stupidi locali notturni.
-Vi state divertendo?!-  Chiese un uomo trentacinquenne con un’aria familiare, entrando sul palco.
-Ho una sorpresa inaspettata per tutti voi, non ci crederete mai!- Continuò con un sorriso enorme in volto.
-Merda, ma quell’uomo è Perez Hilton!- Esclamò Margaret a bassa voce dandomi un colpetto con il gomito.
-Me lo ricordavo un po’ più basso e con qualche chilo in più.- Le dissi.
-Sono stracontento di presentarvi un mio grandissimo amico, date il benvenuto a Mister Olly Murs!- Esclamò Perez, dal palco.
-Holy shit.- Disse Margaret.
-Eravamo uscite per evitare di farmici pensare, non per vederlo su quel palco. Dimmi che è uno scherzo, ti prego.- Dissi mettendomi le mani alla testa.
-Lo vorrei tanto anche io, Emily..-
Olly arrivò sul palco e, dopo aver ringraziato Perez per averlo invitato a esibirsi al suo party, presentò il suo nuovo singolo “This song is about you”.
-Se vuoi andartene, ti capisco.- Mi disse Margaret.
-Ce la posso fare.. certo poteva evitare di cantare questa canzone, ma.. ce la posso fare-
Il suono di una chitarra entrò nelle mie orecchie e rimbombò nella mia testa, il suono del suo pianoforte entrò anche lui dalle mie orecchie e mi passò per il cuore, il suono della sua voce, invece, stava quasi per farmi scoppiare.
Mi girai verso il palco ed incrociai i suoi occhi. Di nuovo!
C’era un oceano di parole tra di noi, parole che volevano solo venire fuori.
Parole che uccidevano sempre di più, secondo dopo secondo.
Parole che urlavano ma che nessuno dei due riuscivano a sentire.
Mentre lo guardavo gli dedicavo in silenzio tutte le parole che non potevo dirgli.
Ma mi ero stancata di questi sguardi colmi di rimorsi, tra di noi.
 
-Margaret, andiam..- Stavo per dire a Margaret di andarcene, quando notammo quei due ragazzi accanto a noi.
-Harry, grazie ancora per il drink!- Esclamò un ragazzo biondo.
Oddio che maleducate! Non ci eravamo neanche accorte che quei due ragazzi che ci avevano offerto da bere, si erano appena seduti accanto a noi!
-Ma grazie a te, Niall!- Rispose il riccio.
-Scusateci ragazzi, ma comuque grazie per i drink!- Esclamò Margaret.
-Di nulla, dolcezza!- Esclamò il bondino.
-Comunque io sono Margaret, piacere!-
-Niall, piacere!-
-Aspetta.. quel Niall?- Gli chiese Margaret.
-Sì, Niall Horan e..-
-Ed io sono Harry, sì quel Harry!- Esclamò l’altro ragazzo guardandomi e sorridendo.
Aveva degli occhi che avrebbero fatto invidia a chiunque sulla faccia della terra.
Erano così belli che quando mi ci specchiai persino io risultavo più bella.
Mi sembrava che avrei potuto annegarci in quegli occhi.
E poi quel sorriso.. era uno di quei rari sorrisi dotati di eterna rassicurazione, che s’incontrano quattro o cinque volte nella vita.
Ad un tratto mi vibbrò il cellulare.
Era Chloè.
Risposi.
-Chloè! Dove sei finita?-
-Qui c’è qualcuno che chiede di te, ems. Raggiungimi all’entrata sul retro!-
-Qualcuno chi?- Chiesi.
-Non importa, corri!- Esclamò chiudendo.
-Qualche problema?- Mi chiese Harry.
-Spero di no, ma devo andare all’entrata del retro- Affermai.
-Ti faccio compagnia, allora!-
Gli sorrisi e andammo dove mi aveva detto Chloè.
Era stata una strana chiamata, la voce di Chloè sembrava abbastanza preoccupata.
Potevo solo sperare che non fosse successo nulla di preoccupante.
Percorremmo un lungo corridoio buio e arrivammo sul retro.
In lontananza si riusciva a sentire la voce di Chloè, stavo diventando sempre più preoccupata.
-Che sta succedendo qui?- Chiesi.
-Emily!- Esclamò una voce femminile.
Capelli castani lunghi, voce fastidiosa, aspetto assurdo.. sì, era proprio lei!
-Caroline!- Esclamò Harry.
-Cosa ci fai qui?!-
-Sono venuto a divertirmi, o almeno mi stavo divertendo fino.. bhe, fino ad ora!- Disse Harry con un incredibile sorrisetto falso.
-Ahhh, vi conoscete! Che fortuna che hai, Harry!- Dissi sarcasticamente, ridendo.
-Come siamo diventate simpatiche!-  -Ah, già, avevo dimenticato! L’aria di Londra ti fa questo effetto! Hai già fissato una data per andartene e rovinare l’umore a tutti? O meglio, scappare e giocare con i sentimenti degli altri?- Continuò.
-Ma chiudi quella fogna!- Esclamò Chloè imitandola.
-Devo andare..- Dissi.
-Aspetta ems!- Esclamò Harry.
-No no, lasciala andare! E’ davvero brava ad abbandonare tutto e tutti!- Esclamò Caroline.
Scoppiai in un pianto disperato e corsi via.
Con quelle parole, Caroline mi aveva distrutto.
Era come se tutti i ricordi fossero venuti a galla, in un secondo.
Olly che si esibiva inaspettatamente, Caroline che mi diceva quelle cose nel retro di un locale.
La miglior serata di sempre, praticamente.
-Ems?-
Sentì una voce familiare, non era nuova alle mie orecchie. Per niente.
Mi fermai. Immobile, ma non mi girai.
-Emily.. sei tu?-
-Va tutto bene?..-
-non potrebbe andare meglio- Risposi a bassa voce.
-sei sicura?-
Non risposi, anche se dentro stavo scoppiando.
-Non so cosa ti sia successo ma sappi solo che a volte può capitare  di vedere il mondo crollarti addosso. Penserai di non avere più niente. Crederai che tutto sia finito. Lo so come ci si sente, è come se qualcosa si rompesse dentro, come se ci fosse un buco dentro di noi dal quale tutte le emozioni riescono ad uscire. Lo so come ci si sente.
Voglio solo dirti che non devi mollare. Nulla finisce per davvero, e il dolore fa parte di noi come la felicità..-
Mi girai di colpo.
Merda, era lui.
-E’ passato tanto!- Esclamò guardandomi.
Non riuscivo a parlare, era come se le parole non volessero uscire fuori dalla mia bocca.
Era come se fossero intrappolate.
Lui mi guardò in faccia, e poi si avvicinò.
-Non piangere- Disse a bassa voce.
Mi abbracciò e giuro che in quelle braccia rischiavo di perdermi come si può perdere Alice nel paese delle meraviglie.
Sarei voluta rimanere lì, per sempre.
Mi sentivo protetta, niente e nessuno mi avrebbe fatto del male, lì, tra le sue braccia.
Non sapevo il perché, ma quando lui mi abbracciava i miei pensieri non avevano mai il punto.
Solo virgole. Erano una valanga di parole e immagini senza punteggiatura.
-Grazie- Dissi a bassa voce .
Sciolse l’abbraccio e scappai via, in lacrime.. ma con un po’ più di speranza.
 
 
 
 
 
 
 
 
JN: Saaaaaaaaaaaaaalve gente! Da questo capitolo in poi aggiungerò un’JN’ alla fine di ogni capitolo. Sarebbe ‘Juliet’s Note’. Lol
Btw, spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate davvero se aggiorno la ff 6578473 secoli in ritardo, ma non ho mai tempo e le mie idee scarseggiano!
Vi prego di lasciarmi una recensione, NE HO ASSOLUTAMENTE BISOGNO!
Necessito davverodi un po’ di supporto (dei mie lettori, soprattutto), anche perché se nessuno segue la mia ff, smetto subito di scriverla e pubblicarla qui, sia chiaro.
Comunque volevo solo ringraziarvi per le recensioni che mi avete lasciato nei capitoli precedenti e dirvi che Olly, il giorno del suo compleanno, ha twittato il video che gli avevo preparato per celebrare il suo compleanno! (https://twitter.com/ollyofficial/status/334323677074165760)
Mi sto ancora riprendendo psicologicamente. Hahahha!
 
Un bacio,
la vostra Juliet:)

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