listen to me

di _MrS_HyDe_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** no more moon, no more stars ***
Capitolo 2: *** the worst promise ***
Capitolo 3: *** despairing ***



Capitolo 1
*** no more moon, no more stars ***


CAPITOLO 1- no more Moon, no more Stars

“Ma quanti anni vive l’uomo?
Vive mille anni o uno solo?
Vive una settimana o più secoli?
Per quanto tempo muore l’uomo?
Che vuol dire per sempre?”
PABLO NERUDA
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Questa storia non è una bella storia.
Non ci sono fate, né magie, né incantesimi.
Non parla né di principi, né di principesse.
Parla di gelosia, della gelosia più estrema e orribile,
parla di pazzia e di pazzi,
parla di amori distrutti, di amori non ricambiati,
parla di odio e di vendetta,
parla del dolore più grande,
parla di persone perdute,
 di persone che perdono e di persone che si perdono.
Questa storia non è una bella storia.
Questa storia è una storia vera.
Ma, se non volete che vi si spezzino i sogni e vi si infrangano le speranze,
non leggetela.
Riponetela in un cassetto e lasciatela lì,
nel mezzo
tra i sogni dimenticati
e quelli infranti.



Hinata sapeva ascoltare. Era questa la sua qualità più grande, e non era cosa da poco: la maggior parte delle persone finge di ascoltare, o non ascolta proprio. Prese da loro stesse, non badano a ciò che gli si dice o gli si viene confidato. Al primo momento, s’insinuano nel colloquio e lo trasformano in un soliloquio. Parlano e parlano, senza una meta precisa, senza un punto d’arrivo, come, del resto, senza nemmeno un punto di partenza. Hinata no: aveva la rarissima e preziosa dote si saper tacere e, al momento opportuno, sì, parlare, ma sussurrando le parole, in modo da farle ascoltare solo al diretto interessato, e renderle, così, speciali. Quando parlava, poi, non erano parole vane, ma piccole gemme che lei intagliava nei suoi lunghi silenzi.
Naruto, invece, non sapeva ascoltare, sapeva solo parlare, e neanche con tanto criterio: parlava per ore interminabili, senza sapere quando fermarsi e nessuno, sebbene vi tentasse con i migliori propositi, riusciva ad ascoltarlo fino in fondo. Tranne Hinata. Lei sapeva stare per ore accanto a lui ad imparare il suono della sua voce, cogliendone le più piccole sfumature e accompagnandole alle espressioni del suo bel viso.
Era iniziato tutto così: un pomeriggio che Naruto aveva voglia di parlare e voglia che qualcuno l’ascoltasse davvero. Si erano seduti su un muretto, all’ombra di uno dei tanti alberi secolari che ornavano la città, mentre attorno a loro aleggiava il silenzio caldo dei giorni d’estate. Di solito Naruto non prestava troppa attenzione ad Hinata, ma quel pomeriggio non fu così: mentre parlavano, o meglio, mentre lui parlava e Hinata ascoltava silenziosamente, annuendo di tanto in tanto e ridendo alle sue battute, Naruto aveva preso ad osservarla minuziosamente. Quel caldo e prezioso pomeriggio di piena estate, Naruto si accorse che la piccola bambina impacciata di così poco tempo prima era diventata una splendida ragazza, dai lineamenti gentili e la pelle candida e i capelli neri e leggeri. E ad incrociare lo sguardo con quella piccola donna si ritraeva spaventato, quasi, dalla sua bellezza, e arrossiva e incurvava dolcemente i lati della bocca, e intanto continuava a parlare, cercando disperatamente un argomento dopo l’altro, nel timore che al primo silenzio imbarazzato sarebbe corsa via, come quel tempo malvagio che scorreva così velocemente e sottraeva loro quei momenti così belli.
Infine, quando le ombre erano così lunghe che parevano volersi allontanare dai loro corpi, Naruto tacque, col cuore in gola. Allora Hinata gli riservò il primo di tanti sorrisi che avrebbe dedicato solo a lui e, come sempre, sussurrò la sua piccola gemma:
- sono d’accordo con te -
- su cosa? –
- su tutto –
- … -
- … -
- Hinata? –
- …? –
- credo di essermi innamorato di te –
E lei, lei piccola, lei indifesa, lei dolce, lei imbranata, lei inutile, lei come la luna, lei preziosa, lei silenziosa, lei bellissima, lei che ascolta, lei che tace, lei che piange, lei che ride, lei, che di speciale non aveva proprio nulla,lei che di prezioso aveva solo lui, lei che di meritarsi, non s’era mai meritata nulla, lei che lui non meritava o non meritava lui, lei, non ci pensò due volte.
Svenne all’istante.



Quando Hinata disse a Naruto che era incinta, fu la volta in cui toccò a Naruto svenire. Quando rinsavì, non disse nulla e andò via senz’altro, pallido come se avesse visto un fantasma, o peggio. Hinata si rinchiuse in camera sua e pianse a lungo: pensò di aver perso Naruto davvero. S’addormentò tra le lacrime. A sera si svegliò, e sentì un brusio di voci nella grande casa. Uscì allora dalla sua stanza e, curiosa, si avviò nella sala principale, da cui provenivano le voci. Arrivò giusto in tempo per udire l’inizio dell’impacciato e confusionario discorso di un inusuale Naruto, in abito da cerimonia (troppo grande per lui, a dirla tutta: doveva averglielo prestato qualcuno, forse Neji, che lo osservava facendo in silenzio il tifo per lui) e dalla voce impastata, ma lo sguardo deciso:
- signor Hyuuga – iniziò – sono qui, oggi, per domandarle la mano di sua figlia Hinata –
Silenzio nella sala. Oltre a Hiashi, pochi altri membri del clan.
- e cosa ti fa pensare di essere il più adatto a pretendere la mano di Hinata? –
La domanda suonava retorica, velatamente irrisoria, ma Naruto non prese mai domanda più sul serio di quella: alzò deciso il capo, illuminato da uno di quegli sguardi che la sua Hinata amava tanto e che solo lui era in grado di fare, e disse quella frase che Hinata non avrebbe mai più scordato in vita sua:
- non sono di certo il migliore di questo villaggio, né mai credo che lo sarò, ma non ho dubbi: sono quello che ama sua figlia più di ogni altro –
Il capoclan hyuuga stette in  silenzio ancora, così Naruto aggiunse:
- se sono qui, è per pura cortesia, perché vede, signor Hyuuga, se Hinata sarà d’accordo, non mi fermeranno tutti gli eserciti del mondo dal portarla via con me, qualunque cosa lei dirà –
Fu allora che la sala si accorse che Hinata era sul ciglio della porta. Ella entrò, senza timore, e andò al fianco di Naruto: il suo sguardo non aveva bisogno di domande. Naruto si alzò in piedi.
Hiashi Hyuuga osservò ancora i due innamorati, in silenzio. Poi, s’alzò anche lui, voltò loro le spalle e s’avviò verso la porta bianca.
- solo, non fatelo ad agosto: qui a Konoha, d’estate, si muore davvero – e uscì, richiudendo la porta dietro di sé.

Il giorno del suo matrimonio, Hinata Hyuuga era bellissima, e anche il giorno dopo, e tutti i giorni che venivano. Quando le venne il pancione, Hinata si vergognò moltissimo, ma Naruto continuò a ripetere che era la più bella. Quando nacque la loro bambina, disse che era la creatura più meravigliosa che ci fosse al mondo, lei e sua madre. O almeno, questo era ciò che pensava Naruto. Ciò che pensava la gente non discordava però di molto da quel che pensava il giovane uomo: non c’era alcun dubbio sul fatto che Naruto, Hinata
e la piccola Risa fossero la famiglia più bella di Konoha. Belli come il Sole,
la Luna e le Stelle, dicevano, e non c’era mai stata verità più giusta di quella.


Ora, vorrei terminare qui il mio racconto
scrivere il
vissero per sempre felici e contenti,
ma ho scritto che questa è una storia vera
e non sarei leale verso i miei venticinque lettori
se terminassi in questo modo.
Ho fatto giuramento di verità e lealtà,
quindi continuerò a scrivere,
nonostante mi si strazi il cuore
al solo pensiero.
Voi che leggete,
però,
 siete ancora in tempo.
Ancora in tempo
Per ignorare la realtà
e perché la realtà,
come vi auguro,
ignori voi.


Naruto camminava, anzi, quasi correva, ansioso di tornare a casa. La missione era stata più dura del previsto ed era stanco morto. Nella strada buia e deserta, il freddo si divertiva a insinuarsi nei suoi vestiti. Quanto sognava il bel caldo di casa sua! Immaginava già la tavola ancora apparecchiata apposta per lui, la cena da scaldare nel forno, la sua bambina persa nel futon troppo grande, sua moglie addormentata tra le lenzuola calde. Allungò ancora il passo, assumendo un’andatura quasi ridicola, poteva parere un fuggitivo, ma il sorriso sul suo volto lo tradiva parecchio.
Quando ormai non mancava molto a casa sua, vide un piccolo capannello di persone, ma la cosa non lo preoccupò più del necessario, nonostante l’ora tarda. Mano a mano, però, che avanzava, i gruppetti si facevano più numerosi. Era piuttosto insospettito, ma, per una volta, la sua voglia di tornare a casa superò la sua vorace curiosità. Immaginò qualche disgrazia a qualche poveraccio e se ne dispiacque, poi, come tutti facciamo quando qualcosa non riguarda noi stessi, se ne dimenticò. Tanto più che a casa c’erano ad aspettarlo la sua dolce mogliettina e la sua bellissima creatura. Decise senz’altro di andare avanti, ma non poté ignorare uno Shikamaru piuttosto affannato e un po’ spaventato corrergli incontro. Si fermò, di malavoglia, e sorpreso esclamò:
- Shika? Ma che…? –
- Naruto… - lo chiamò,e indugiò un poco per trovare le parole.
- che è successo? –
Il ragazzo abbassò lo sguardo, tormentandosi le mani. Naruto non lo aveva mai visto così in difficoltà. Sembrava non saper che fare e questo spaventò Naruto più di tutto: Shikamaru era sempre stato il più veloce a prendere le decisioni, anche quelle più difficili; mai lo aveva visto indugiare e, comunque, se l’era sempre cavata ben presto e con relativa facilità. Vederlo così spaesato lo terrorizzò, come se gli mancasse il terreno sotto ai piedi, e si sentì salire anche un moto di inspiegabile rabbia.
Shikamaru indugiava ancora, gli occhi sul terreno, le mani frenetiche, alzando di tanto in tanto lo sguardo, come se si fosse risolto a prender una decisione, prendendo fiato, ma subito la chiudeva, mordendosi il labbro. Ma Naruto aveva perso la pazienza già da un pezzo e sentiva un terribile presentimento salirgli dalle viscere: intuiva vagamente un familiare odore di morte e già gli pizzicavano gli occhi e la gola.
- Shikamaru, porca miseria, vuoi dirmi che diavolo è successo? – gli intimò, scotendolo dalle spalle.
Lo shinobi lo guardò finalmente negli occhi e Naruto indietreggiò: non gli aveva mai visto uno sguardo così sofferente. Pareva lo avesse colpito una profonda disgrazia o, e all’idea tremava, gli fosse stato incaricato un compito terribile, di cui, sulle spalle curve e la testa china, Naruto distingueva i vaghi contorni della morte.  
- ehi, Shika, dai… che cavolo, così mi spaventi sul serio… senti, dai… io vado, ci sono Hinata e Risa che mi aspettano, me lo dirai domani, ok? – ma non si mosse, legato da quell’attrazione fatale che oi uomini sviluppiamo per il pericolo e la morte e che, nonostante la netta sensazione di dover scampare, non riusciamo a ignorare.
Shikamaru si morse il labbro e finalmente parlò, di una voce così triste che Naruto se ne sentì trafitto:
- Naruto… non credo che Hinata e Risa ti stiano aspettando… -
Naruto rimase un attimo intontito, poi, ottusamente, chiese:
- ah, sì? E dove sono andate allora? Sono per caso con Ino o con Sakura? –
Shikamaru sospirò, per farsi coraggio. Sapeva benissimo che Naruto non era stupido come lasciava a pensare: rifuggiva solo la realtà. Ma serviva a ben poco: finché si è vivi non la si può ignorare.
- No, non sono con nessuna di loro due – disse, con immensa fatica.
- ah, si? E allora dove sono? - chiese Naruto, ridacchiando come suo solito. Ma quel falso sorriso si spense subito quando vide l’espressione ancora più addolorata dell’amico.
- Shikamaru, dov’è Hinata e dov’è Risa? – domandò di nuovo l’uomo, senza più ridere, ora – Shikamaru, dimmi dove diavolo sono mia moglie e mia figlia! – ripeté, ormai gridando. Quando Shikamaru scosse la testa, corse via, ed era già lontano quando lo sentì scusarsi:
- Naruto… mi dispiace… mi dispiace davvero… -
“ma sono tutti impazziti?” si chiese, camminando a passi svelti e pesanti verso casa sua, scansando la folla che s’andava infittendosi. Ad ogni viso muto che vedeva, carico di dispiacere e pietà per lui, non faceva che irritarsi sempre di più: perché mai tutta quella gente s’era riunita a quell’ora della notte? perché, poi, sembrava avessero scelto come luogo di ritrovo la sua casa? Ma soprattutto, perché mai nessuno gli diceva niente?
Scansò anche Sakura ed Ino, in lacrime, sorrette da Kiba e Choji, quanto mai pallidi. Quando lo videro, sembrarono sul punto di dirgli qualcosa, ma anche loro tacquero. Ancora più irato, Naruto si fece largo tra l’ultima fila di persone e finalmente vide.
Vide ciò che né Shikamaru, né Kiba, né Choji né nessun altro avevano voluto dirgli. Vide ciò che mai avrebbe voluto vedere. Vide ciò che non avrebbe mai voluto ricordare, e che mai si sarebbe tolto dalla testa. Vide tutto ciò che c’era di più doloroso e di più orribile al mondo. Vide, e avrebbe solo voluto non aver mai visto.
L’urlo che gli squarciò il petto, credeva l’avrebbe ucciso. Le lacrime che gli cadevano dagli occhi, pensava non le avrebbe mai più fermate. Ma il dolore che provava al cuore, quello lo sapeva per certo, non gli sarebbe mai più passato.
Vide sua moglie e sua figlia, stese sull’asfalto bagnato dalla luna. Erano distese, in terra, gli occhi spalancati, le iridi e le cornee si fondevano, come nei ciechi, la pelle era bianchissima, tirata, pareva finta, di porcellana, come quella delle bambole e Risa lo pareva davvero, la sua bambina, con quei capelli biondi e quel viso tondo. Hinata, invece, era piena di lividi e croste, ma, entrambe, erano riverse in un lago di sangue, sorgente dai loro ventri e dalle loro viscere.
Abbracciò i corpi di Hinata e di Risa: erano freddi e leggeri così che credeva gli sarebbero volati via di tra le mani e li strinse allora ancor più forte. Se li premette contro il petto. I loro bei ventri bianchi erano ornati da orribili fiori rossi, accecanti. Non usciva sangue: non v’è n’era più nei corpi. Accarezzava i loro capelli, neri dell’una, biondi dell’altra.
Non aveva parole, dalle sue labbra usciva solo un lamento straziante e continuo. Una cantilena maledetta che ripeteva, dondolando avanti e indietro. E piangeva. Piangeva sua moglie, l’unica donna che avesse mai amato davvero, l’unica che lo avesse mai ascoltato, l’unica che lo avesse sempre preso sul serio, l’unica. Piangeva sua figlia, di appena cinque anni, così pochi, che era ancora immacolata. Pareva un fiocco di neve, la sua bambina, quella che cullava tra le braccia le notti di tempesta, quella che la sera gli correva incontro, abbracciandolo e chiamandolo “papà”. Piangeva le persone più importanti della sua vita.
E, nel groviglio di sentimenti, nel groviglio di dolore e disperazione e rabbia e orrore, un solo pensiero andò a delinearsi nella sua mente: vendetta.
Ma contro chi? Contro chi accanirsi? Di chi straziare le carni? Di chi affondare le mani nel sangue? A chi far provare anche solo un briciolo del dolore che stava provando lui? Chi distruggere? Chi odiare?
Sasuke avanzò tra la folla, sguardo triste e pietoso, come mille altri attorno a lui. Naruto alzò lo sguardo bagnato su di lui, speranzoso. Che dicesse qualcosa, almeno lui! E lui aveva poche parole, ma erano quelle giuste:
- è stato Itachi –
Naruto alzò ancora lo sguardo, sul cielo nero, senza più Stelle, senza più Luna. E il cielo iniziò a piangere, assieme a lui.

- Itachi Uchiha…
...giuro che t’ammazzo –



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Storia strappalacrime, ebbene sì. Pensate che sia una stronza? Non avete ancora visto il peggio. Perché? Perché sono terribilmente depressa, pensavo che trasmettere un po’ della mia tristezza su queste pagine mi avrebbe aiutata…. Sono un’egoista vero? XD
Titolo pertinente col primo capitolo, vagamente pertinente col resto della storia. Purtroppo, non mi veniva in mente nient’altro…. Caratteri OOC per i fini della storia e perché non credo che se a naruto ammazzassero Hinata e la figlia sarebbe ancora così tanto allegro… se vi piace, continuerò a pubblicare questa storia. Sarà di circa 8 capitoli, credo, più l’epilogo. A inizio di ogni capitolo ci saranno una o più citazioni, un flashback e la storia vera e propria. purtroppo non aggiornerò molto spesso: sono abbastanza in alto mare! (e te pareva! Ma quand’è che ne fai una giusta, te? Nd Jekyll) (kyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!! Credevo di essermi liberata di te!! Nd me) (guarda che siamo la stessa persona, cretina! Nd Jekyll) (allora ti sei data della cretina da sola!!ahahahahaha!!! Nd me) ( -_-“ vedo che, come al solito, mostri la maturità di una bimba dell’asilo ndJekyll) (ahahahahahahahahahahahahahah!!!! Nd me) ( -__-“ nd jekyll)
Spero davvero vi piaccia, ci ho messo tutta me stessa!
Baci,
_MrS_HyDe_

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Capitolo 2
*** the worst promise ***


CAPITOLO 2- the worst promise



“Nec mortem effugere quisquam nec amorem potest” *
Publilio Siro
“nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”
Dante



Sasuke scagliò un altro pugno. Questo incontrò la guancia abbronzata di Naruto e lo scagliò lontano. Lo vide rotolare lontano per diversi metri, nella polvere. Nella frazione di secondo in cui il corpo di Naruto indugiò sul terreno, il moro pensò che l’avversario avesse accusato il suo colpo. Si rimangiò ogni speranza, quando lo vide rialzarsi come se niente fosse, per l’ennesima volta. Per l’ennesima volta, vide il biondo rialzarsi, asciugarsi il sangue che colava dal labbro spaccato e osservarlo ancora con sguardo di sfida. Al che, i nervi di Sasuke crollarono: com’era possibile? Eppure lo colpiva con tutte le sue forze, come poteva essere che non mostrasse altro che lievi ferite? Avrebbe dovuto essere già a terra da un bel pezzo, contorcendosi dal dolore od essere immobile, sopraffatto da esso! E invece aveva solo un labbro spaccato e il fiatone di una corsa troppo lunga!e lui? Beh, lui non era di certo ridotto male, sebbene non fosse al massimo della forma. E questo lo faceva incazzare ancora di più: fino a poco tempo prima, Naruto non era in grado nemmeno di sopportare un suo schiaffo, mentre ora riceveva i suoi colpi migliori senza quasi batter ciglio. D’accordo, era ridotto piuttosto male, mentre lui non aveva neanche un graffio: Naruto non era riuscito a sfiorarlo una sola volta, ma avrebbe quasi preferito una sconfitta veloce a quel lento logorio.
Caricò di nuovo il pugno: avrebbe concentrato il massimo della sua forza. Aspettò che l’altro si rialzasse, per sfruttare anche la sua rincorsa e così fu: il pugno colpì lo zigomo destro di Naruto, che andò in frantumi, mentre il ragazzo venne scagliato nuovamente a terra. Nuovamente, il moro azzardò un senso di vittoria. Nuovamente, il biondo si rialzò.
Naruto. Si. Rialzò. Di. Nuovo.
Il volto perennemente gelido di Sasuke si deformò in una frustrazione acuta: quel pugno avrebbe dovuto spappolargli la faccia, conficcare le schegge delle sue ossa nel cervello e portarlo a morte certa. Ma Naruto si era rialzato.
E Sasuke era furibondo.
E Sasuke non si accorse dello scatto di Naruto, ritrovandosi a terra, intrappolato tra le gambe del biondo e costretto a non muoversi per il peso dei suoi pugni sul petto, che gli mozzavano il respiro.
- come diavolo hai fatto a diventare così… - ma la parola [forte] restava intrappolata tra le spire del suo orgoglio.
- …forte? – completò Naruto con un ghigno amaro.
- …resistente – ipocrita orgoglioso.
Naruto prese il bavero del mantello di Sasuke, portando il suo viso a pochi centimetri dal suo e richiamando un odioso dejà vu. Sasuke si sorprese quando, rispecchiandosi nelle sue iridi celesti, provò una stretta allo stomaco. Poteva essere rabbia, impotenza, odio, e persino, ma questo Sasuke non lo ammise, il suono del risveglio di quell’antico animale che, fuggendo molti anni prima, aveva sperato di aver ucciso.  
- io ti riporterò indietro, Sasuke – il volto, tremendamente serio, non lasciava spazio all’insicurezza. Era troppo orgoglioso per ammetterlo, ma Sasuke si sentì lusingato di essere l’ oggetto di un sentimento così forte e profondo.
- mi pare di averlo già sentito una volta, dobe. Sei ripetitivo –
- questa volta sarà diverso –
- e cosa te lo fa credere? –
- questa volta possiedo una cosa che allora non avevo –
- e che cosa sarebbe, dobe? –
- la disperazione –
E calcò un pugno sul suo volto stupito.



Naruto osservava la lunga catena di gente che sfilava davanti a quelle lapidi bianco sporco.
I suoi occhi erano persi su quelle piccole incisioni sulla pietra: piccoli caratteri, insignificanti, eppure non riusciva a scollarsi da quelle due scritte. Ma quelle iridi azzurre, che fissavano e fissavano, erano vuote, erano sporche. Vuote come le bare sotto quelle lapidi: i corpi glieli avevano distrutti perché contenevano troppe informazioni, troppi segreti. Sporche, come quelle lapidi bianche, che erano sono più bianche perché non c’era sole ad illuminarle, solo un cielo che puzza di cenere e zolfo.
Naruto vedeva quella gente affaccendarsi ordinatamente nel loro dolore composto attorno alle lapidi di sua moglie e sua figlia, per rendere omaggio ai loro corpi. Corpi che non ci’erano, chissà se gliel’avevano detto. Ma lui lo sapeva: “adesso, Naruto-kun, distruggeremo Hinata e Risa-chan, perché sono solo dei file pieni di dati compromettenti, metti che arriva la polizia e siamo nella merda. Ma tu non ti preoccupare: avrai sempre le tue due belle lapidi del cazzo da andare a trovare il primo di novembre”. Ma loro non lo sapevano. Loro portavano quei bei fiorellini bianchi con la faccia triste triste e non sapevano neanche che andavano ad onorare due pezzi di pietra. O forse lo sapevano, ma tanto, che differenza faceva loro? Sarebbero stati tristi per un po’, diciamo fino alle quattro, magari avrebbero persino versato qualche lacrimuccia, poi si sarebbero soffiati il naso con tanto di strombazzamento e avrebbero continuato, che la vita va avanti e noi mica possiamo andare indietro. E intanto continuavano a sfilare, a posare i loro bei fiorellini su quelle pietre, passandogli accanto e sussurrando fiocamente condoglianze. E lui continuava a fissare quelle lapidi bianco sporco e si chiedeva che diavolo ci faceva lì, che tanto lì  Hinata e Risa non c’erano, tutt’al più un mucchietto di terra magari con qualche verme e si rispondeva che tanto a casa non c’era nessuno lo stesso, tutt’al più un mucchietto di polvere magari con qualche mosca. E continuava a fissare quei due nomi e non vedeva nient’altro, finché Ino lo scrollò con forza. Lui la guardò con occhi spenti e a lei venne un groppo in gola, ma lo stesso parlò, facendo meglio a tacere:
- Naruto… - la sua voce era spezzata: aveva pianto – credimi, Hinata… era come una sorella per me, e Risa, quante volte lei e Kotaro hanno giocato assieme? Era quasi una figlia… io, volevo solo dirti che… riprenditi presto, Naruto: qui stiamo soffrendo tutti, ma a vederti così soffriamo ancora di più… credimi, non sei rimasto solo: io ti capisco – ma si fermò, atterrita dallo sguardo di Naruto, non più vuoto o spento, ma incredulo e quasi folle.
- tu mi capisci? – disse lentamente Naruto, mentre Ino sussurrava il suo nome per calmarlo – tu mi capisci? – la voce si alzava, gli occhi si allargavano, folli – no – disse scotendo la testa – tu non mi capisci, tu non mi puoi capire. Tu sei triste, sì? Sei triste perché? Perché hai perso la tua quasi sorella e la tua quasi figlia? Beh, guarda un po’: io invece ho perso la mia totalmente moglie e la mia totalmente figlia, che peccato, eh? Ma tu mi capisci, vero? Tu, che quando oggi tornerai a casa troverai tuo marito e tuo figlio ad aspettarti, capisci me, che a casa c’ho solo due mosche e non mi stanno neanche troppo simpatiche? Tu riesci a capirmi? – Ino era ammutolita, e con lei gli altri – veramente? Tu ci riesci? Voi mi capite?- chiese alla folla, che lo guardava con occhi spaventati, come un pazzo o un mostro, di nuovo, e di certo non lo calmavano – voi mi capite un cazzo! Voi non capite niente, di me! Voi ce l’avete ancora, una cazzo di famiglia, una cazzo di vita! Voi come osate dire che mi capite?! Riuscite solo a sentire un briciolo del dolore che provo io? No, non riuscite, perché sennò a questa ora sareste già per terra a contorcervi e a gridare! Voi non capite un cazzo di me! Nessuno capisce un cazzo di me! Nessuno! – e tacque, sprofondando nel silenzio opprimente e odiò quel silenzio odiò quella folla che guardava con quegli occhi spaventati guardava come lo guardava tanto tempo fa e lui guardava con quegli occhi folli con cui prima guardava quelle lapidi grigie che dovevano essere bianche ma il sole non c’era quel giorno c’era solo quel cielo che puzzava di cenere e di zolfo e se era per quello non c’erano neanche i corpi quelli che avevano distrutto perché contenevano solo dati non cervelli non cuori non fegati non anime non sangue e quello no davvero perché gli era uscito tutto e lui l’aveva visto fuori sulla terra se lo sentiva ancora addosso tra le mani che erano passate tra i loro capelli morbidi e avevano chiuso quei loro occhi bianchi e vuoti e spenti e grigi come il cielo come i suoi come lui e poi tacque ancora perché aveva visto altri due occhi come i suoi neri però a volte rossi ma sempre tristi e aveva ricordato quando guardando quegli occhi aveva udito quelle parole che non aveva capito ma che ora capiva benissimo e aveva capito che non era vero che non c’era nessuno che lo capiva c’era lui e tanto gli sarebbe bastato e avrebbe ascoltato le sue parole e questa volta le avrebbe capite.
- fa male, vero? – disse Sasuke.
Annuì.
- come se te lo stritolassero, vero? –
Fece cenno di no.
- no, peggio: come se lo avessero strappato. Penso che se l’avessi ancora non farebbe così male e non ci sarebbe così vuoto –
Allora Sasuke regalò a Naruto un sorriso. Non era un sorriso come gli altri: non era di felicità, né di scherno. Sasuke non era bravo a comunicare con gli altri, non lo era mai stato, ma quel suo sorriso, Naruto lo capì:
“puoi aggrapparti a me, se vuoi”.
E Naruto gli rimandò un piccolo sorriso triste, che valeva mille grazie.


Mentre Naruto osservava la piccola folla allontanarsi, s’alzò un vento gelido e ostile. Gli feriva le guance e gli arrossiva la punta del naso e delle orecchie. Si strinse nell’abito nero, incrociando le braccia e sgualcendo un poco i due piccoli gigli bianchi che teneva in mano. Per un attimo, la vista divenne acquosa. Tirò su col naso e ricacciò indietro le lacrime: aveva pianto fin troppo, quasi che si stupì di essere ancora in grado di far ciò. Il vento gli ferì nuovamente il viso, ma non gli diede fastidio: portava via qualche nube, e ora quelle due pietre parevano quasi bianche.
Tra il rumore dei passi che s’allontanavano, Naruto colse quelli di una persona che invece s’avvicinava. Non ebbe neanche bisogno di voltarsi per sapere chi fosse e, comunque, non ne aveva la minima intenzione.
 - ehi, baka, tutto ok? –
Naruto alzò le spalle. Non aveva molta voglia di parlare, aveva già parlato abbastanza prima.
Sasuke rimase un poco in silenzio accanto all’amico, fissando anch’egli le due lapidi quasi bianche e tremando un poco per il freddo. Benché ripetesse sempre di odiare lo sproloquiare del suo compagno di squadra, quel silenzio tra loro gli pesava come un macigno e decise di romperlo.
- ehi, usuratonkachi, ma non hai freddo? –
Dire di no sarebbe stato una bugia, dire di sì un’esagerazione: alzò di nuovo le spalle.
Sasuke annuì. Poi, notò i due gigli nella mano di Naruto:
- non li posi? Dico, i fiori? –
Naruto sospirò.
- non è mica così semplice –
Sasuke comprese bene ciò il giovane intendeva: posare per la prima volta i fiori sulla tomba dei propri cari significava rendere omaggio alle loro tombe e questo significava riconoscere che erano morti, riconoscere che non ci sarebbero stati più accanto a noi, riconoscere che era finito tutto, ormai, e non c’era più niente da fare.
Sasuke mormorò un piccolo “capisco”.
- Sasuke… - iniziò Naruto, cercando le parole.
Il moro si voltò verso l’amico di sempre.
- io… ho fatto una promessa – disse lui senza distogliere lo sguardo dalle lapidi, per timidezza e, forse, ormai, anche per abitudine.
Sasuke intuì subito a quale promessa si riferisse: la stessa promessa che si era fatto lui anni addietro.
- tu… mi aiuterai? – chiese titubante l’uomo, deglutendo.
Sasuke prese un silenzio studiato, che sapeva di incredulità.
- tu, non troppi anni fa, mi venisti a cercare e mi gonfiasti di botte. Credo tu ti ricorda il perché, vero Naruto? –
L’uomo inspirò lentamente, deglutendo un paio di volte. Si ricordava bene il motivo per cui era andato a cercarlo e sapeva ancora meglio che ciò che stava chiedendo a quell’uomo era una follia, un’assurdità. Ma in quel momento sentiva solo una gran voglia di vendetta, e qualcuno ad aiutarlo. Fu quindi per disperazione che rivolse quello sguardo e quella supplica a Sasuke, mettendo da parte ogni orgoglio, eppure, spinto dallo stesso. Sasuke sobbalzò, quasi, alla vista dell’amico, alla vista di quegli occhi insolitamente acquosi, quegli occhi disperati che a lui non s’addicevano proprio. E quella voce, quelle note tremanti, velanti inutilmente quella tristezza profonda e quel dolore insostenibile, non se le sarebbe mai scordate:
- ti prego… Sasuke…-
E Sasuke trovò due sole parole, due piccole gemme che regalò a Naruto, come quelle che la sua Hinata era solito regalar lui.
- …va bene… -


Quel giorno pareva che il sole non volesse più tramontare. Un sole debole, celato, irradiante una luce flebile e asettica, ma con forza bastante a illuminare colui il quale bramava il buio. Naruto si rinchiuse nella sua casa, calando le tapparelle e chiudendo le luci. Era così riuscito a fuggire quella luce fastidiosa, ma i ricordi, quelli non riusciva assolutamente a chiuderli fuori. Bastava una matita, una maglietta, un qualsiasi angolo di casa e subito essi tornavano a farsi sentire. Il loro odore, il loro sapore… ricordava con precisione ogni attimo trascorso con loro, il tocco dei loro capelli, della loro pelle, i loro occhi candidi, il suono della loro risata, le loro vesti leggere, ogni loro espressione. Ricordava il primo anniversario di fidanzamento con Hinata, il primo di nozze, il  primo appuntamento, il primo San Valentino, il primo bacio sulla bocca, la prima volta che avevano fatto l’amore, il primo tocco con la sua pelle, la prima volta che s’erano svegliati nello stesso letto, la prima volta che s’erano detti “ti amo” e, persino, la loro prima litigata. Ricordava la prima volta che aveva preso in braccio Risa, la prima parola che aveva detto, il primo vestito che aveva indossato, il primo sorriso, il primo pianto, il primo rimprovero, il primo compleanno, il primo Natale, il primo disegno, la prima volta che aveva visto la neve, la prima volta che aveva visto i fuochi d’artificio. Ricordava ogni cosa, ogni particolare, ogni momento. E mai più d’allora aveva desiderato l’oblio.


Sasuke bussò alla porta di casa Uzumaki alle 23 e 34. Non avendo risposta, provò una seconda volta e persino una terza, quindi spinse la porta, scoprendola aperta. Una volta dentro, si spaventò: la casa era totalmente a soqquadro. I vestiti di Risa e Hinata erano sparsi a terra, le stoviglie rotte e i vasi anche, molti disegni dal tratto infantile erano sparsi sul pavimento confusamente, tutte le foto erano rovesciate o gettate a terra,  alcune sedie erano capovolte, il divano sfilacciato in più punti, molti angoli erano cosparsi di vetri e gocce rubino macchiavano ogni cosa. Sasuke non perse tempo e si diresse in camera di Naruto, preparato al peggio. Trovò invece l’amico perfettamente in buona salute e, se non di buon umore, perlomeno tranquillo.
- Naruto? Ma che? – balbettò Sasuke, osservando il biondo chiudere lo zaino e poggiarselo sulle spalle – la casa… il sangue… - articolò confusamente, voltandosi indietro per avere conferma di non essersi immaginato tutto.
Naruto gli rivolse uno sguardo genuinamente curioso:
- sì? La casa che? – chiese. Sasuke stava già per riversare il suo fiume di domande, quando notò le mani dell’amico che si aggiustavano le spalline della borsa. Erano fasciate, e le bende leggermente rossastre.
- sì? – chiese ancora. Sasuke rimase incerto per un attimo, poi scosse la testa:
- no… niente… -
Naruto si diresse a passi sicuri al di fuori dell’abitazione. Sasuke, ancora sconcertato, lo seguì titubante.
Mentre si chiudeva la porta alle spalle, notò nuovamente quella distruzione e il dolore che può provare un uomo.



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* TRAD: nessuno può fuggire né la morte né l’amore

Eccomi di nuovo qua col secondo capitolo! Mi fa piacere che il primo vi sia piaciuto!!! Ringrazio tantissimo anu, arya-chan, shooting star e camelia 90, che hanno recensito!! (pazze!! Nd Jekyll) grazie 1000!!!
Passando al cap, Sasuke e Naruto sono TOTALMENTE OOC! Sasuke NON direbbe MAI certe parole dolci a Naruto e Naruto NON implorerebbe MAI Sasuke! Ma siccome sono io che scrivo la storia, o vi piace, o vi piace!!! ( evviva la democrazia!! Nd Jekyll) povera Ino!! Vi assicuro che non ho niente contro di lei, anzi: se ci riesco, dovrei fare la sua cosplayer alla prossima fiera del fumetto qua a Torino! (ma anche no… ndJekyll) però non sapevo chi inserire, allora ho scelto lei. Per la cronaca, Ino è OVVIAMENTE sposata con Shikamaru XD
Passando a cose più importanti, spero di riuscire a postare prima di Natale (e perché questa è una cosa importante, vero? ndJekyll) visto che dopo sarò far far away. Comunque, i capitoli saranno 9, epilogo compreso, se non mi vengono altre ispirazioni (cosa molto poco probabile ndJekyll)
Spero che vi sia piaciuto ciò che ho scritto, ora vado e, mi raccomando, recensite!!!!!!!!!!! (non fateloooooooo ndJekyll)
_MrS_HyDe_


[fuori onda]
*pensiero di Jekyll* mmm… strano che non mi abbia detto niente, nonostante abbia continuato ad interferire… e mi ha pure lasciato il corpo…. Mmm…. Sarà il Natale…. È questo cos’è? * raccoglie un bigliettino da terra e legge:

“Cara Jekyll,  sono un po’ stanca, quindi ti lascio il corpo per un po’.
 Baci, Hyde

 Ps: domani c’è il compito sui promessi sposi e l’interrogazione di greco, ci pensi tu, vero, tesoro?”


*…*
*…*
*maledettissima str…*

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Capitolo 3
*** despairing ***


CAPITOLO 3- despairing



“non è la morte che ti fa soffrire: è la vita”
Da LA VITA è UN MIRACOLO



Sasuke scagliò un altro pugno. Questo incontrò la guancia abbronzata di Naruto e lo scagliò lontano. Lo vide rotolare lontano per diversi metri, nella polvere. Nella frazione di secondo in cui il corpo di Naruto indugiò sul terreno, il moro pensò che l’avversario avesse accusato il suo colpo. Si rimangiò ogni speranza, quando lo vide rialzarsi come se niente fosse, per l’ennesima volta. Per l’ennesima volta, vide il biondo rialzarsi, asciugarsi il sangue che colava dal labbro spaccato e osservarlo ancora con sguardo di sfida. Al che, i nervi di Sasuke crollarono: com’era possibile? Eppure lo colpiva con tutte le sue forze, come poteva essere che non mostrasse altro che lievi ferite? Avrebbe dovuto essere già a terra da un bel pezzo, contorcendosi dal dolore od essere immobile, sopraffatto da esso! E invece aveva solo un labbro spaccato e il fiatone di una corsa troppo lunga!e lui? Beh, lui non era di certo ridotto male, sebbene non fosse al massimo della forma. E questo lo faceva incazzare ancora di più: fino a poco tempo prima, Naruto non era in grado nemmeno di sopportare un suo schiaffo, mentre ora riceveva i suoi colpi migliori senza quasi batter ciglio. D’accordo, era ridotto piuttosto male, mentre lui non aveva neanche un graffio: Naruto non era riuscito a sfiorarlo una sola volta, ma avrebbe quasi preferito una sconfitta veloce a quel lento logorio. Caricò di nuovo il pugno: avrebbe concentrato il massimo della sua forza. Aspettò che l’altro si rialzasse, per sfruttare anche la sua rincorsa e così fu: il pugno colpì lo zigomo destro di Naruto, che andò in frantumi, mentre il ragazzo venne scagliato nuovamente a terra. Nuovamente, il moro azzardò un senso di vittoria. Nuovamente, il biondo si rialzò.
Naruto. Si. Rialzò. Di. Nuovo.

Il volto perennemente gelido di Sasuke si deformò in una frustrazione acuta: quel pugno avrebbe dovuto spappolargli la faccia, conficcare le schegge delle sue ossa nel cervello e portarlo a morte certa. Ma Naruto si era rialzato.

E Sasuke era furibondo.

E Sasuke non si accorse dello scatto di Naruto, ritrovandosi a terra, intrappolato tra le gambe del biondo e costretto a non muoversi per il peso dei suoi pugni sul petto, che gli mozzavano il respiro.

- come diavolo hai fatto a diventare così… - ma la parola [forte] restava intrappolata tra le spire del suo orgoglio.

- …forte? – completò Naruto con un ghigno amaro.

- …resistente – ipocrita orgoglioso.

Naruto prese il bavero del mantello di Sasuke, portando il suo viso a pochi centimetri dal suo e richiamando un odioso dejà vu. Sasuke si sorprese quando, rispecchiandosi nelle sue iridi celesti, provò una stretta allo stomaco. Poteva essere rabbia, impotenza, odio, e persino, ma questo Sasuke non lo ammise, il suono del risveglio di quell’antico animale che, fuggendo molti anni prima, aveva sperato di aver ucciso.  

- io ti riporterò indietro, Sasuke – il volto, tremendamente serio, non lasciava spazio all’insicurezza. Era troppo orgoglioso per ammetterlo, ma Sasuke si sentì lusingato di essere l’ oggetto di un sentimento così forte e profondo.

- mi pare di averlo già sentito una volta, dobe. Sei ripetitivo –

- questa volta sarà diverso –

- e cosa te lo fa credere? –

- questa volta possiedo una cosa che allora non avevo –

- e che cosa sarebbe, dobe? –

- la disperazione –

E calcò un pugno sul suo volto stupito.



I loro passi sul selciato, notarono i due, avevano un che di fastidioso. Sasuke provava una sensazione molto strana: era insolito ripercorrere quella strada che, molti anni prima, lo aveva strappato ai suoi cari, come era stato strano ripercorrerla a ritroso al suo ritorno. S’era incamminato moltissime volte per quella via: per andare in missione, o semplicemente per una passeggiata: adorava il silenzio di un bosco. Ma quella volta, inutile dirlo, era stata diversa da tutte le altre: la solitudine e il silenzio gli premevano negli orecchi, peggio che il rumore più assordante e, ad ogni passo, gli pareva d’esser legato per le caviglie a delle catene e che queste si tendessero via via. Gli pareva anche di non allontanarsi di un metro dalla città e temendo un inganno, voleva voltarsi indietro e aver conferma del reale. Così Sasuke voltò il capo, sicuro di poter resistere alla vista del suo villaggio. Fu forse quello l'istante in cui comprese che, un giorno, vi avrebbe fatto ritorno? probabilmente sì, tuttavia voltò il capo e procedette senz'altro.

Era quindi strano allontanarsi di nuovo da quel luogo tanto amato e tanto odiato, portandosi poi appresso quel ragazzo, anche lui tanto odiato e tanto amato. Si chiese che sentimenti stesse provando invece lui, se fosse confuso o spaventato o qualcos’altro. Non poteva sapere che, in quel momento, la mente di Naruto era attraversata da un'unica cosa: vendetta. Se lo avesse saputo, avrebbe probabilmente sorriso di lui, rivedendo il se stesso di molti anni addietro. Ma c’era in lui una determinazione che il giovane Sasuke non aveva, esattamente quello che gli era mancato e che gli aveva impedito di compiere del tutto la sua missione. Chissà se al suo fallimento, Naruto atribuiva la colpa delle sue sventure? sentì male al petto alla sola idea e decise quindi di non pensarci ancora.

Il silenzio era pesante, tra i due, o almeno così pareva a Sasuke: non aveva mai sopportato molto il casino che Naruto era solito fare, ma, ora che il biondo era piombato in quella depressione, non vedeva l’ora di sentirlo parlare. Tuttavia non accennò a voler iniziare una conversazione: non era mai stato bravo con le parole e aveva paura di dire qualcosa di inappropriato, così continuò a tacere. Fu lo stesso biondo, poi a rompere il silenzio: si fermò, d’un tratto, e domandò:- perché mi hai seguito? –

Sasuke si fermò, interdetto. Non capiva.
- beh, perché me l’hai chiesto tu, no? – rispose, ma a Naruto non bastò.
- e quando mai Sasuke Uchiha ha fatto qualcosa che gli ha chiesto Naruto Uzumaki? – disse con sarcasmo. Sasuke voleva obbiettare, ma tacque: aveva ragione.

- perché mi hai seguito? – domandò nuovamente. Il suo sguardo non ammetteva risposte vaghe né menzogne.

Cosa rispondergli? Che lo aveva seguito perché, quando glielo aveva domandato con quegli occhi allagati e quella voce spezzata, mentre tentava di non scoppiare in lacrime, non aveva avuto cuore per dirgli di no? Che lo aveva visto barcollare, ad un passo dall’abisso che lui aveva conosciuto fin troppo bene e lui era corso a sorreggerlo, perché s’era promesso che lo avrebbe sempre protetto e sorretto, come s’era promesso che mai lo avrebbe lasciato solo, mai e poi mai lo avrebbe abbandonato come tanti anni prima? Che stare accanto a lui, essere a lui indispensabile era ciò che desiderava più di ogni altra cosa al mondo e che, comunque, se lui se ne fosse andato senza dir niente, lo avrebbe inseguito anche in capo al mondo, perché senza di lui era perso? Assurdo.

- perché ti devo più di quanto tu possa immaginare – disse. Era vero.

Naruto spalancò gli occhi: non poteva crederci. Abbassò lo sguardo a terra. Sasuke riprese a camminare, mentre Naruto ancora era fermo. Non riusciva a camminare: nonostante si sentisse maledettamente in colpa, stava tremando di gioia.



Era quasi l’alba. Avevano camminato tutta la notte ed erano ormai lontani da Konoha e dalla sua foresta: si trovavano infatti un una vasta radura. L’erba bagnata si piegava dolcemente sotto i loro piedi e tutto era di una tranquillità quasi surreale, ma i due erano inquieti: quel posto non aveva un solo nascondiglio, fosse anche un albero rinsecchito, niente di niente. Erano maledettamente visibili, due bersagli troppo facili. Accelerarono il passo, sebbene con poche speranze: fino all’orizzonte, vagamente appannato dalla lieve nebbia e da cui stavano timidamente uscendo i primi raggi di sole, non si vedeva alcun riparo. Sembrava di essere al purgatorio.

Dopo un po’, Sasuke e Naruto cominciarono a notare qualcosa di strano: l’erba, prima tenera e verdeggiante, diventava via via sempre più secca e gialla. Un  lieve odore di bruciato aleggiava nell’aria. Molto più in là, la nebbia che s’andava sempre più diradandosi, svelò quel che sembravano dei detriti nerastri. In poco tempo li raggiunsero e il sangue gelò loro nelle vene.

Quei detriti nerastri altri non erano che resti delle case di un villaggio che non doveva contare più di duecento anime. Non era rimasto quasi più nulla: il fuoco aveva divorato ogni cosa, spargendo un odore acre reso ancor più tale da quello che riconobbero subito come odore di carne umana bruciata. Subito aguzzarono lo sguardo e notarono numerosi cadaveri appoggiati a quel che rimaneva dei muri delle proprie case: non erano altro che fantocci senza volto, non avevano più niente, né pelle, né capelli, né occhi. Le loro orbite vuote li fissavano e parevano implorare vendetta. C’erano anche molti cadaveri di bambini ed uno di questi era tenuto in braccio dalla madre, ma poteva anche essere stato il padre, tanto le fiamme avevano roso i loro corpi. Naruto sentì le viscere rivoltarglisi e volle vomitare, ma si trattenne.
- non è rimasto più niente – disse. La nebbia vegliava sopra tutto – chi può essere stato? –
Subito, Sasuke non rispose. Poi parve decidersi: - l’Akatsuki – disse

- che? – esclamò Naruto – non è possibile! L’Akatsuki è… -

- sì – lo interruppe Sasuke – l’Akatsuki si è sciolta, ma i suoi membri sono ancora in giro –

Naruto parve non capire, così Sasuke precisò: - quando abbiamo ucciso il capo dell’Akatsuki, essa si è sciolta – Naruto fece cenno d’assenso – ma i suoi membri non siamo riusciti ad ucciderli, non tutti, almeno. Questi ultimi, infuriati perché avevano perso il loro capo e la loro missione, si sono sparsi per tutti i paesi e ogni tanto si sfogano– e indugiò a lungo per trovare la parola che meglio si addiceva – divertendosi a torturare la gente del luogo, o su interi villaggi, secondo lo stile del mukenin in questione –
Naruto tacque – è per questo che Itachi ha… - deglutì più volte, ma non riuscì a dirlo - … è per questo, per divertirsi?! – domando, la voce insolitamente acuta.
Ovviamente, quella domanda non prevedeva risposta, ma Sasuke si sentì comunque in obbligo a fornirne una, seppur a bassa voce – credo di sì –
Pensò che Naruto stesse per esplodere e per un attimo, forse, lo pensò anche Naruto, ma non lo fece.
- e... perchè nessuno fa niente? - domandò.
Sasuke sospirò - perchè sono episodi isolati e che, di solito, non contano un numero elevato di vittime. non vogliono spargere terrore inutilmente-
- inutilmente??? inutil...??? -
Decise di tenersi dentro la sua rabbia, di riporla in un angolo e tirarla fuori al momento opportuno. Fu con quest’animo in corpo, che i due shinobi attraversarono quel villaggi, che pareva uscito da un film dell’orrore. Naruto non alzò mai lo sguardo da terra, mentre Sasuke pareva non poter farne a meno.

Il sole era ormai sorto quasi del tutto, quando finalmente giunsero ad un piccolo villaggio, questa volta ancora integro, e decisero di fermarvisi. Presero una delle quattro stanze della minuscola locanda che pareva essere l’unica attività commerciale del paese. Erano molto stanchi e s’addormentarono subito. Naruto dormì male: sognò il villaggio della foglia ridotto in ceneri e i corpi di Hinata e Risa completamente bruciati. Le loro orbite vuote continuavano a fissarlo.  



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seeeeeeeeera! come va? quanto tempo! purtoppo sono rimasta bloccata dall'influenza e dalla mancata ispirazione!! (la quale manca ancora, ma vi sto ponendo rimedio) capitolo un po' corto, eh lo so. scusatemi acncora, purtoppo non riesco a essere sempre così prolissa!! (ma perchè c'è qualcosa che riesci a fare? ndJekyll, sorpresa) (argh!ancora tu!! sparisci!! nd Hyde) dialoghetto teneroso tra sauke e naruto... ora sono OOC più che mai!!XD pazienza, del resto la storia lo richiede! (no è che sei tu che te ne vai per i fatti tuoi, altrochè! ndJekyll) (m-ma.. non è vero!! ndHyde, col naso che si allunga) siccome non ho niente da aggiungere, ringrazio tutti quelli che mi leggono e passo a ringraziare personalemnte tuti quelli che hanno recensito sia il primo che il secopndo capitolo! (scusate, ma me n'ero dimenticata ;P nd Hyde) (sempre la solita... nd Jekyll)

e un'ultima cosa.....TANTI AUGURI A ME!!!!!!!!!!IERI HO FATTO 15 ANNI!!!!!!!!YEAH!!!!!!!

camelia90:
grazie mille!^^ beh, faccio cosplay, in teoria: la strada è ancora lunga e difficile, ma io ce la faròòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò

shooting star
: addirittura le lacrime agli occhi?? tra le preferite?? ma tu sei un genio!! io ti adoro!!!grazie grazie grazie!!!

arya-chan: se ti sembra triste adesso, probabilmente alla fine ti strapperai i capelli... cmq è vero: le più tristi sono anche le più belle! speriamo che anche per la mia sia così^^!

anu
: la stessa risposta di arya-chan... davvero, se penso al finale, m dò della stronza da sola... comunque grazie mille  anche a te!!!!

_Zexion_
: lo so, povero Naruto.... purtoppo nei prossimi capitoli la cosa non migliorerà affatto.... grazie mille per tutti i tuoi complimenti ^^!!!!


continuate a leggermi!!!!!!!
CU,
_MrS_HyDe_

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