Burning the Hell

di AlyeskaGnac
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm with you ***
Capitolo 2: *** Marionette ***



Capitolo 1
*** I'm with you ***


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I'm with you

Tre anni dopo la morte di Suoh Mikoto ciascun membro dell’ Homra ha preso la sua strada. Izumo gestisce ancora il Bar, ma a parte Rikyo e Misaki che ogni tanto vanno a trovare la piccola Anna, gli altri molto raramente ci ritornano, quel posto per ognuno rappresentava una seconda casa, una famiglia nel vero senso della parola, ma ora che Suoh non c’era più…era come vuota.

 
Nel frattempo, in una parte remota del Giappone, degli scienziati stavano rielaborando i risultati della loro ultima ricerca.

 

- Signore, il progetto blu è quasi al completo, la prima dose di DNA è stata inserita nella metà sinistra, entro quarantotto ore potremo inserire la seconda dose nella metà di destra.
Un uomo sulla quarantina d’anni voltò il viso verso uno dei suoi assistenti.
- Perfetto, il progetto rosso e il progetto verde come procedono?

 

- Il progetto verde deve ancora ricevere entrambe le dosi di DNA, mentre quello rosso…Sembrerebbe completo.
- …Voglio vederla.
Si diressero entrambi in una stanza in parte buia e in parte illuminata. La sorgente da  cui proveniva quella lieve luce, di uno strano verde acqua, si trovava proprio al centro della stanza. I due uomini si avvicinarono alla grossa colonna in vetro da cui partivano i raggi, osservando ciò che l’interno conteneva.
- Akane…E’ bellissima!
Disse il più vecchio dei due di fronte al corpo inerme di una giovane ragazza che galleggiava all’interno di quella colonna luminosa.
- Quanto tempo ci vorrà perché apra gli occhi?
Chiese impaziente continuando a guardarla.
- Reagisce già hai suoni, presto dovrebbe svegliarsi…Inizialmente apparirà stordita, ma grazie al comunicatore non dovremmo avere molti problemi.
I due uomini sfogliarono la lista di ologrammi che avevano creato per decidere la fisionomia dei progetti, si fermarono su quello raffigurante la ragazza dinanzi a loro.
- E’ identica a Suoh…
Disse il più giovane, chiudendo poi il file e dando altre istruzioni ai suoi subordinati.
- …Potrebbe anche diventare migliore di Suoh…al suo interno vi è il DNA del re rosso, che sommato al suo corpo meccanico la rende una macchina da guerra.
- Signore, non pensa che possano ribellarsi? Dopotutto hanno un intelligenza superiore a quella dei comuni androidi…Anzi…Aggiungerei quasi umana.
L’uomo sulla quarantina fissò a lungo il suo compagno.
- Non dire sciocchezze, una macchina è e una macchina rimane, non hanno libertà di pensiero.
Detto ciò si diressero entrambi al di fuori della stanza. I ricercatori notarono un cambiamento del flusso nella zona 5 di quello che chiamavano “cervello”.
- Sembrerebbe…che Akane abbia reagito a quanto detto dal comandante…
Fu il commento di uno di loro.
 
***
 
- Ehi Anna-chan! Guarda un po’ che ti ho portato!
Un giovane ragazzo di circa ventidue anni stava sventolando davanti ad una ragazzina di quattordici l’ennesima copia del suo cd.
- Yata-san…non m’interessano i tuoi dischi.
Rispose facendo incupire il giovane che si allontanò fingendosi triste.
- Tsk…Sai quante ragazze vorrebbero riceverne uno dalle mie mani…
Disse roteando la custodia un paio di volte prima di lasciarla sul bancone del bar.
- E pensare che fino a qualche anno fa il solo parlare di ragazze ti metteva a disagio!
- Izumo-san…Le cose sono cambiate e adesso sono parecchio costretto a stare vicino alle ragazze, quindi non ho proprio nessun disagio nel parlare di loro.
Ribattè fiero di se stesso.
- Neh, poi appena si avvicinano però diventi bordeaux!
Anche in quel momento il giovane ragazzo arrossì per l’imbarazzo, facendo così intendere che quanto diceva Rikyo-san era vero. Il  telefono squillò e notando che era il suo manager a cercarlo rispose. Dopo un paio di minuti chiuse la telefonata guardando i tre di fronte a lui.
- Devo andare, Ken mi aspetta e se non mi sbrigo me la farà pagare cara!
- Che succede Yata-san?
Chiese la ragazzina dai lunghi capelli bianchi e grandi occhi cremisi.
- Ho un incontro con i fans nella piazza centrale tra quasi due ore e devo prepararmi, ci si vede!
Salì sul suo skateboard fuori dal bar dell’Homra e si allontanò su di esso sempre più velocemente.
- Non siamo più uniti come una volta…Izumo-san.
Il biondo si pulì gli occhiali dando una rapida occhiata alla piccola Anna, forse non più tanto piccola, e rientrò nel locale.
 
***
Nel  frattempo il progetto rosso stava cominciando a dare segnali del suo risveglio e tutto sembrava perfetto, fino a che…
- Comandante…c’è un problema!
- Che genere di problema?
Il subordinato aprì il file del progetto numero uno, facendo notare che un grosso errore era stato commesso...e quell’errore venne reso visibile nell’esatto momento in cui la ragazza aprì finalmente gli occhi. Uno color ambra, proprio come quelli del potente re rosso, l’altro invece era viola, un viola molto scuro e profondo.
- Sembra che accidentalmente sia stata somministrata una dose differente di  DNA nella metà di sinistra, il DNA di una ragazza.
Il comandante spalancò gli occhi. Chi poteva aver commesso un tale errore?! Cercò di ricomporsi e mantenere una calma apparente.
- Umpf…beh non dovrebbe cambiare molto, resta sempre sotto il controllo dei comunicatori.
La giovane ragazza abbassò lo sguardo verso i due uomini, riconoscendoli, ricordando i loro discorsi, ricordando ogni singola parola che il suo file di memoria aveva salvato nella fase di elaborazione del corpo.
Lunghi capelli rossi, grossi occhi bicolore, corpo snello pressoché perfetto, seno prosperoso, viso dolce e aggraziato, così appariva colei che sarebbe dovuta essere una macchina da guerra.
- Signore…il DNA di quella ragazza mescolato a quello del re rosso potrebbero causare danni al sistema centrale…potrebbe dotarle di una mentalità sua.
- E perché mai?!
- Perché i comunicatori sono impostati per i sette re, sono collegati col DNA prelevato inconsciamente ad ognuno di loro, questo potrebbe dunque impedire ad una parte del suo sistema di rispondere adeguatamente ai nostri comandi!
Un mugolio uscì dalle labbra della ragazza.
- Papà…voglio uscire di qui.
I grandi occhioni diventarono lucidi, guardando in modo supplichevole l’uomo di quarantotto anni.
- …Bisogna sedarla, arrestate il sistema adesso!
- Signore, in questo modo rischieremmo di danneggiare l’unità centrale, potremmo perderla.
- Preferisco distruggerla piuttosto che morire!
La ragazza metà umana catturò quei suoni che normalmente erano chiamati “parole” e ne decifrò il significato.
- Signore, non sembra intenzionata ad attaccare, potremmo provare a risolvere le cose in altro modo!
- Ho detto di distruggerla!
Il suo “cervello” mandò un forte impulso alla giovane, pericolo, doveva scappare da li.
- Papà…ho freddo…voglio uscire di qui.
Un’aura rossa le circondò il corpo facendo esplodere la colonna e mandando in tilt i computer del sistema dei comunicatori; fluttuando poggiò i piedi a terra, avvicinandosi al suo creatore.
- Papà…
L’uomo dinanzi a lei tirò fuori una pistola, puntandogliela contro pronto a sparare. La rossa tremò leggermente, quando ricevette un altro impulso dal sistema, un impulso dall’altro DNA.
- Papà…perché?...Tu mi hai creata…Perché ora vuoi…Farmi questo?
Chiese in lacrime mentre gli occhi dell’uomo si spalancarono, il DNA inserito all’interno di quella macchina...
Premette il grilletto senza alcuna esitazione, poi il rumore dello sparo.
 
***
- Ohi Yata-san! Quanto ci hai messo per trovare un pullman eh?!
Un ragazzo sui circa ventisette anni con corti capelli verde scuro, sottili occhi azzurri e pelle bronzea corse verso il ventitreenne che tranquillo prendeva sotto braccio il suo skate.
- Gomennasai Ken!...Ero andato a trovare dei vecchi amici.
Il più alto dei due si arruffò i capelli dandosi un aria ancora più selvaggia.
- Dai andiamo, ti stanno aspettando.
Misaki si tolse il giubbino in pelle nera che indossava prima di entrare nella sala registrazioni dove già molte ragazze lo attendevano fuori. Da quando aveva casualmente incontrato Ken il quale aveva deciso di buttarlo nel mondo dello spettacolo era sempre così, e mentre cercava di nascondere l’imbarazzo per il sesso opposto, si ritrovò a pensare quanto gli mancassero i giorni nel Homra, quanto gli mancassero tutti i suoi vecchi compagni, ma in particolare a quanto gli mancasse il suo re. Avrebbe volentieri eliminato quel deficiente di Munakata se non l’avessero fermato Saruhiko e gli altri.
- Tsk…ma che mi viene in mente?
 
***
Il rumore era stato avvertito chiaramente, ma nessun proiettile perforava quel bel corpo sinuoso privo di vesti.
- Scusami papà, ma non voglio restare con te…mi fai paura.
Un successivo impulso, questa volta mandato dalla parte meccanica, fece trasformare il suo braccio in quello che il computer definiva cannone ad onde soniche, e lo puntò verso il soffitto.
- Voglio andarmene…
Prima di colpire il tetto della struttura le venne alla mente l’immagine di un ragazzo: Capelli castani, coperti da un berretto nero, occhi nocciola…Fine. La visualizzazione di quella persona durò poco, poi il colpo partì sfondando il muro aprendo un grosso varco dal quale uscì velocemente per mezzo di due ali meccaniche create dal suo computer interno.
- Signore! State bene?!
-…Svegliate il progetto blu…non possiamo permetterci che un ibrido come quello vada in giro per tutto il Giappone!
Coloro che erano considerati i Creatori  aumentarono la dose di DNA al progetto numero due, il progetto blu, in modo da velocizzare il processo di risveglio, tutto ciò durò per quasi due ore.
- Aoi…svegliati.
La bella giovane dai lunghi capelli celesti e occhi blu come il mare fece quanto ordinato dai suoi creatori, lei a differenza della rossa era perfetta, non vi erano stati problemi durante il processo di elaborazione, cosa che invece si era verificata con Akane, che involontariamente aveva fulminato due collaboratori al progetto.
Il comunicatore, definito anche come telecomando invisibile, funzionava benissimo.
- Padre…quali sono i vostri ordini?...Ditemi ed io li eseguirò, così come il mio scopo è quello di servirla.
- …Voglio che trovi Akane…e che la distruggi.
Lo sguardo della celeste era affilato come un rasoio, tagliente come le zanne di una tigre.
- Sarà fatto.
Disse mentre infilava le braccia all’interno di uno strano pezzo di stoffa, o almeno così lo considerava lei, facendo lo stesso con le gambe, poi dalla sua schiena uscirono le stesse ali meccaniche che aveva creato Akane, lacerando la maglia dietro.
- Un'altra cosa…non dare troppo nell’occhio.
Si alzò in aria partendo alla ricerca della fuggitiva “sorella”.
 
***
-Yata-kun ti prego possiamo avere una foto?
Chiese un ragazzina dai lunghi capelli biondo grano che affascinarono subito il maggiore.
- Ehm…C-certo!
Andò avanti così per un po’ finchè il manager della tanto richiesta “celebrità” lo trascinò via dalla moltitudine di folla.
- Ottimo lavoro Yata-san, per festeggiare ti porterò a mangiare qualcosa!
- Spero che non sia un appuntamento…
Il verde scoppiò in una sonora risata dando una pacca sulla spalla all’amico.
- Tralasciando il fatto che sono etero e che non sei affatto il mio tipo, a differenza tua ho la ragazza.
Sbuffò all’affermazione del più grande che gli consigliava di cominciare ad uscire con qualcuna.
- E’ inutile tanto non cambierai mai.
Misaki si portò una mano sotto la maglia sfiorando la clavicola sinistra, dove vi era un tempo impresso il marchio di appartenenza all’Homra.
 
***
Paura, questo provava. Angoscia, confusione, perché fosse li non lo sapeva, o almeno non voleva che fosse quella la vera ragione della sua esistenza; non voleva diventare una macchina da guerra e ad imporre questa decisione era proprio la metà umana collegata al DNA mescolato di Mikoto Suoh e della ragazza sconosciuta. Atterrò sul tetto di quella che il suo visore riconobbe come abitazione e mentre metteva a fuoco l’intera area capì che quella era una città, esattamente come i Creatori l’avevano sempre descritta,
grande, rumorosa, luminosa.
- …Devo trovare quel ragazzo.
Disse con atona mentre cercava di risvegliare qualche altro ricordo da parte del DNA femminile; ebbe successo. Le immagini si fecero più sfuocate quando intravide lo stesso giovane delle due ore prima, questa volta andava su uno Skateboard, diretto verso quello che sembrava una locanda…E non era da solo. Cercò di scannerizzare il volto del ragazzo dai capelli castani sperando che il suo navigatore potesse rintracciarlo e riprese il volo.
 
***
-Neh Yata-san! Cosa prendi?
Domandò il verde al castano che già aveva chiare le idee.
- Per me ramen!
 
***
- Uhm…Devo trovarlo…
Durante la perlustrazione della zona notò come ogni essere umano avesse addosso dei vestiti, dunque sarebbe stato meglio evitare di andare in giro nuda ed attirare troppo l’attenzione, decise di nascondere anche le ali e rompendo la prima vetrina di un negozio situato abbastanza all’oscuro dalla gente, rubò
La prima cosa che le capitò vicino e se la mise uscendo poi di corsa senza farsi notare.
Quando con tre balzi tornò sul tetto da cui era partita la ricerca, una nuova immagine si fece spazio nella sua memoria umana, il nome di un locale e al suo interno vi era lo stesso ragazzo di prima.
Fece partire la ricerca e subito il navigatore rintracciò il luogo.
-…Mitsuketa.
 
***
- Yata-san…Non eri particolarmente affamato stasera o mi sbaglio?
Disse Ken notando come non avesse toccato cibo una volta arrivato.
- …Uhm.
- Qualcosa non va?
Il più giovane si alzò con fare pensieroso dalla panca su cui era seduto, dirigendosi fuori dal locale.
- Aspetta Yata-san!
Il castano prima che potesse uscire venne fermato da qualcuno, ricevendo una forte testata all’altezza dell’addome e finendo col sedere per terra. Mentre cercava di capire cosa fosse successo si domandava chi potesse avergli dato un simile colpo, finchè non notò la figura minuta di fronte.
- M-ma…C-cosa?
Una ragazza  dai lunghi capelli rosso fuoco tutti arruffati, grandi occhi eterocromi,  quello di destra tendente al dorato, quello di sinistra sul violaceo, davvero belli. Di statura gli arrivava all’incirca al collo, mentre di corporatura era magra, con le curve al posto giusto se così poteva dire il giovane che ancora non si era rialzato. Osservandola bene gli ricordava molto Mikoto, anzi, se non fosse stato per quell’occhio viola quasi sicuramente l’avrebbe potuta considerare il suo sosia in versione femminile, ma lui non sapeva che effettivamente Akane lo era.
- Uhm…Gomennasai.
Biascicò la rossa guardando il ragazzo che aveva distrattamente buttato giù, spalancando poi gli occhi quando si rese conto di averlo trovato. Si rialzò in piedi massaggiandosi il collo.
- Non p-preoccuparti…
Improvvisamente la giovane prese la mano dell’altro come per analizzarla, sentendola così calda rispetto alla sua fredda e…morta. Tornò a guardarlo negli occhi, sorridendo.
- Misaki Yatagarasu…Io non so chi tu sia ma…sono con te.
Questa volta fu il castano a spalancare gli occhi per la sorpresa.

 
 
 

Note: Per chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui, sappia che glie ne sono infinitamente grata ^^ Si lo so, fa un po’ schifo, ma è solo l’inizio e col passare dei capitoli le cose verranno maggiormente spiegate e definite, essendo l’inizio preferivo lasciare tutto un po’ in sospeso e irrisolto X° Che dire…spero vi sia comunque piaciuto e spero anche di ritrovarvi nel prossimo (sempre se sarà letta da qualcuno T.T).
 
Un bacio a tutti Minna! Arigatou :3 

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Capitolo 2
*** Marionette ***


Marionette
 

- Misaki Yatagarasu, io non so chi tu sia ma…sono con te.
Adesso era il giovane ad essere sorpreso, come poteva quella ragazza conoscere il suo VERO nome?...Nemmeno la più accanita delle sue fan sarebbe riuscita a scoprirlo, erano stati sempre accorti a non far trapelare
la notizia del suo vero nome.
- Scusa…ci conosciamo?
La rossa accennò un sorriso continuando a stringergli la mano e tirandolo verso di lei.
- Non qui, vieni con me.
Con forza lo obbligò a seguirla fuori dalla locanda, seguiti dalle urla di Ken.
Lo fece correre parecchio, da una parte stringeva il suo skateboard, dall’altra cercava di lasciar andare la presa ferrea di lei che non accennava a diminuire.
- Ehi! Puoi almeno dirmi dove mi stai portando?!
- …Non lo so, è un posto chiuso, molto caldo…si sta bene li, ci sono tanti ragazzi che ridono, mi sento a mio agio in quel posto…ma non credo di esserci mai stata.
Misaki non capì nulla di quanto disse, era un discorso privo di senso logico, tuttavia la strada che stava percorrendo la conosceva bene, portava ad un incrocio…e all’angolo di quell’incrocio c’era “casa sua”.
Ancora qualche metro e l’insegna del locale fu ben visibile agli occhi di entrambi. HOMRA.
La giovane si fermò proprio fuori di esso, osservandone l’entrata così familiare e sconosciuta allo stesso tempo; posò  una mano sul legno liscio della porta e la spinse delicatamente.
- Uhm…insomma mi vuoi dire chi sei?!
- Questa è…casa mia?
Il castano la guardò di sbieco chiedendosi se fosse pazza e se fosse davvero necessario chiederselo piuttosto che pensare ad un piano di fuga da quella psicopatica. La rossa entrò di colpo urlando un “sono a casa!”, quasi come se volesse farsi sentire da qualcuno; un Izumo piuttosto confuso la osservò con attenzione, restando sbigottito per l’incredibile somiglianza tra quella ragazza e il re rosso, rischiò di far cadere persino il bicchiere in vetro che stava asciugando con attenzione.
- Ecco…posso aiutarla?
Non parlò, ma si limitò a dirigersi verso il divano, seguita da Yata che invece si avvicinò al biondo.
- hn…Yata-san…è una tua amica?
- A dire il vero non ho la più pallida idea di chi sia.
Disse osservandola assieme all’amico.
Akane guardò a lungo il divano rosso dall’apparenza tanto comoda, decidendo poi di buttarcisi sopra sbadigliando rumorosamente.
- Aaaaah, accidenti ragazzi come sono stanca! Questo divano è davvero comodo, penso che dormirò qui.
- Ohi ohi, aspetta un minuto, sbaglio o dovresti spiegarci un paio di cose?!
Esclamò irato il giovane dagli occhi nocciola, seccato dall’atteggiamento della rossa.
- …scusate ma ho fatto un viaggio piuttosto lungo e faticoso e ho la schiena a pezzi…ci vediamo domani!
Le bastò appoggiare la testa sul bracciolo per cadere in un profondo sonno.
- Yata-san…questa ragazza è…
- Si lo so…è identica a Mikoto-san…mi chiedo come abbia fatto a trovare il locale e…la descrizione di poco fa era riferita a questo luogo?
- Di che stai parlando?
Il più basso dei due si portò una mano al mento, mentre con fare pensieroso disse all’altro di non pensarci, che avrebbero risolto la cosa domani non appena la misteriosa ragazza si sarebbe svegliata.
 
***
Una strana melodia cominciò a invadere la sua mente e i suoi sogni, una melodia dolce ma anche malinconica. Cominciò a chiedersi cosa fare, perché si era recata proprio li, che tipo di legame aveva con quelle persone e come facesse a conoscerle così bene, non sapeva nulla e questo la rese triste. Aveva gli occhi aperti ma ancora impastati dal sonno, nonostante ciò vide la bambina suonare il pianoforte e la chiamò.
- Anna-chan…
La ragazzina si voltò verso di lei, smettendo di suonare e raggiungendo il divano, inginocchiandosi per guardare negli occhi la rossa.
- C’è un ragazzo che tutte le volte si siede sul marciapiede di fronte al bar, ha i capelli rossi come il fuoco e gli occhi ambrati, sta fumando una sigaretta e ha la testa leggermente china su una spalla, come se stesse pensando a qualcosa. Io sono seduta di fianco a lui e lo ascolto, non muove le labbra, non emette alcun tipo di suono, ma sta chiaramente parlando con me…mi dice che presto tornerà ma non com’era prima, dice che sarà di nuovo con voi, che dovete solo avere pazienza. Ha spento la sua sigaretta ora e si alza, mi porge la mano e mi aiuta ad alzarmi, poi se ne va e non dice più niente.
L’albina la fissò atona per un po’ prima di parlare.
- Perché non riesco a vedere il tuo rosso?
La giovane si mise a sedere e posò  una mano sul capo della quattordicenne, aveva dei capelli così morbidi e lucenti, la pelle era così chiara, gli occhi così rossi e profondi…le ricordavano vagamente qualcuno, ma proprio come per il resto dei ragazzi li presenti non riusciva a focalizzarli.
- Uhm…sento di dover fare qualcosa  ma…non riesco a ricordare cosa.
- Te lo dico io!
Sbraitò improvvisamente Yata comparendo di fianco alla piccola Anna.
- Devi spiegarmi perché diavolo mi hai portato qui, come fai a conoscere il mio nome e soprattutto…chi diavolo sei!
- Uhm, Akane.
- Cosa?
Chiese confuso il castano guardandola di sbieco.
- Credo voglia dire che si chiama Akane.
Rispose per lei Izumo sceso anch’egli dalle scale come Misaki in precedenza. La rossa annuì in risposta e poi si alzò in piedi guardando fuori dalla finestra i primi raggi del sole che le illuminarono il viso.
- è caldo.
- hn?
Domandarono entrambi .
- Il sole, è caldo…ne parlavano spesso i creatori, dicevano che è bello, caldo e luminoso…è esattamente come lo hanno descritto, però è anche piacevole…non pensavo.
La cosa si faceva sempre più confusa, parlava come una bambina, come se non avesse mai visto il sole e questo lasciò nei ragazzi vari punti di domanda in sospeso. Izumo era cosciente del fatto che Misaki non ci sapesse minimamente fare con le parole, quindi sarebbe stato meglio non lasciargli porre domande o almeno non subito.
- Bene Akane-san…possiamo fare qualcosa per te? Ti piacerebbe mangiare qualcosa?
Akane si rivolse verso il biondo sorridendo e alzandosi dal divano.
- Vorrei uscire con tutti gli altri!
Concluse infine con gli occhi che quasi brillavano dall’emozione; dal canto suo, nemmeno lei era vagamente consapevole di cosa stesse pensando, tuttavia credeva che vederli uno ad uno di persona forse l’avrebbe aiutata a mettere a fuoco qualcosa della sua memoria, ammesso poi che quei ricordi fossero davvero suoi…
- Non pensi che forse prima dovresti spiegarci cosa vuoi da noi?
Ecco, aveva parlato. Izumo si portò una mano alla fronte, maledicendosi per non avergli tappato la bocca il prima possibile. Avrebbe davvero parlato? Molto probabilmente no visto che non faceva altro che cambiare argomento.
- Ecco io…in realtà non lo so di preciso…
Forse si era sbagliato.
- Io…pensavo di dover venire qui perché…beh…
- Allora?
Continuò il castano per incitarla a continuare.
- Vi racconterò tutto…ma vi pregherei di non dirlo a nessuno, non so se sia una buona idea però…è come se sentissi di potermi fidare di voi perciò voglio ascoltarlo…
Yata e Kusanagi si avvicinarono maggiormente, mentre Anna seguì il consiglio di Izumo e salì nella sua stanza al piano di sopra, in fondo a lei quel discorso non interessava più di tanto per il momento.
- Avanti parla, ti ascoltiamo.
La rossa prese un bel respiro prima di cominciare e raccontare tutta la sua storia…
- Avete presente quella sensazione che si prova ogni mattina? Quando si è stranamente felici senza un motivo? Quando si ringrazia il cielo di esistere e si cerca di dare sempre il massimo?...Ecco io non l’ho mai provata.
 
-Inizio Flashback-
 
- Papà!
Ho dei ricordi vaghi del mio passato o di quello che ero…sò solo che non ho mai avuto il piacere di ricevere una carezza o anche solo una parola di conforto, ero sempre da sola…
- Papà guarda ti ho fatto un disegno!
Non ho mai cercato il confronto con gli altri, preferivo restare nel mio mondo e isolarmi dall’altro troppo caotico per un errore come me.
- Papa…non ti piace?
Alla fine possedere una famiglia per me equivaleva a non averla, mio padre era sempre impegnato con i suoi esperimenti mentre mia madre viveva a Londra…quindi le possibilità di vederla erano assai poche.
Non avevo fratelli o sorelle, la mia unica compagna era una marionetta che mi venne regalata molti anni prima da un tizio che mi dicevano di chiamare zio; Le staccai i fili perché parevano essergli scomodi, come se volessero limitarle i movimenti…come se volessero tenerla sotto controllo. Io la trovavo molto più bella senza quegli inutili pezzi di spago.
All’età di dieci anni successe ciò cambiò irrimediabilmente la mia vita…stavo passeggiando tranquillamente per i laboratori di mio padre, quando durante la creazione di uno dei suoi progetti qualcosa andò storto, il circuito di una delle macchine era in avaria, io ebbi la “fortuna” di trovarmi proprio li in quel momento…la macchina esplose e ridusse in polvere la mia bambola, facendo lo stesso con me.
Al mio risveglio ricordo degli uomini in camice bianco che stavano lavorando su quello che pareva essere il mio nuovo corpo, mi era stato asportato il cervello per poter completare il progetto rosso, il mio vecchio corpo da decenne era stato ridotto in cenere, potevo sentire ancora l’odore pungente e fresco del sangue nonostante non ce ne fosse la minima traccia; mio padre non si sentì minimamente in colpa per quanto era accaduto alla sua unica figlia, anzi pensò bene di utilizzarne i resti per portare a termine le sue ricerche…quando realizzai ciò involontariamente uccisi due uomini, non ricordo come feci…ricordo solo il terrore nei loro occhi mentre mi ordinavano di non muovermi…poi dopo quell’accaduto non aprii mai più gli occhi e per questo credettero chetutto stesse andando secondo i loro piani, capelli scarlatti, occhi ambrati e pelle diafana, così sarei dovuta apparire, ma molto probabilmente se avessi avuto l’idea di riaprire gli occhi una seconda volta prima della completazione della fase finale si sarebbero sicuramente accorti del grave errore commesso: Dotare un burattino di una mentalità propria è stato uno dei più grandi errori che mio padre potesse commettere.
È vero, una parte di me risponde hai comunicatori poiché sono collegati al DNA di Suoh, ma l’altra parte di me è perfettamente in grado di decidere per sé!
So per certo che anche le mie altre sorelle anno subito lo stesso trattamento e quando si renderanno conto di non dover più eseguire gli ordini impartiti dal telecomando illusorio…succederà il peggio.
 
-Fine Flashback-
 
- Aspetta…tu mi staresti dicendo che sei una sottospecie di cyborg?
Domandò il castano  guardandola come si guarderebbe un malato di mente.
- Non esattamente…in realtà il mio corpo è umano, ma alcune parti di esso no, per esempio sono dotata di un microchip che mi funge da cervello…oppure riesco a creare o trasformare parti del mio corpo, come le ali meccaniche che ho utilizzato per volare fin qui.
- Eh eh eh…senti Izumo-san credo che abbia bevuto qualche bicchierino di troppo…
Il biondo concordava esattamente con Yata, tutta quella storia era troppo assurda per essere vera!
- Ascolta…se ti sei inventata tutta questa storiella solo per avvicinarti all’Homra allora sappi che hai totalmente sbagliato copione! Fingersi l’erede di Mikoto Suoh?!...Tsk!
Yata era rimasto infastidito è irritato dal comportamento della giovane, quella sconosciuta voleva davvero giocare con il fuoco a mani aperte?!
- Non sono fandonie! Ve lo posso assicurare!
Fu in quel momento che anche la piccola Anna scese al piano bar per intervenire nella discussione parandosi davanti alla ragazza a mo di scudo.
- Ha detto la verità…non riesco a percepire distintamente il suo rosso…ma posso notarvi una sfumatura anche se lieve…e sembra così familiare…
- Anna-chan…ma che stai dicendo?
Risposte lo skater fissandola atono.
- Yata-san…la prima impressione che tu ed Izumo-san avete avuto su di lei è stata identica alla mia. So per certo che tutti e tre l’abbiamo ricollegata a Mikoto-san! La facilità con cui a localizzato il locale, il fatto che abbia preso subito sonno non appena ha sfiorato il divano e poi…la visione di sta mattina.
Disse quest’ultima cosa abbassando il capo, come se un po’ si fosse pentita di aver svelato tutto così in fretta.
- Di che visione parli Anna-chan?
Chiese poi Kusanagi che fino a quel momento era rimasto in disparte.
- Ecco…
La piccola non continuò e gli altri non la forzarono, entrambi i ragazzi sospirarono per poi tornare a fissare la rossa che invece sembrava intimorita dal ricevere un'altra “falsa accusa”.
- Ascolta Akane-san…puoi provare quanto hai detto?...Hai detto di aver volato fin qui, poi provarcelo? Vorrei che ci mostrassi le ali.
Disse infine il biondo pulendosi gli occhiali dai riflessi violacei prima di riportarli a coprire gli occhi scuri.
Akane fece di sì con un cenno del capo e si diresse fuori dal locale seguito dagli altri tre, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi, mostrò loro la prova che dimostrava che quanto aveva appena raccontato era vero.
- Kami-Sama…non è possibile…
- Ough…quindi è vero…
- Aka-chan…sono così belle…
La giovane ritirò le grandi ali smeraldine screziate di rosso e sorrise loro.
- E’ un onore per me poter conoscere voi dell’Homra…vi prego però di non dire nulla di tutto ciò agli altri membri.
Disse chiudendo le mani a pugno.
- Non preoccuparti, non accadrà.
Poi Izumo continuò.
- …Purtroppo ci sono ancora parti che non mi sono chiare e preferirei me le rispiegassi, ma puoi restare qui quanto vuoi, ora l’Homra è anche casa tua come lo è sempre stata…se veramente dentro di te scorre il sangue del nostro re.
 
***
Erano passate quattro ore dalla confessione della ragazza e per tutto quel tempo lei non aveva fatto altro che guardare fuori dalla finestra. Misaki la guardò a lungo ancora incerto sul da farsi, finchè non decise di porle la domanda che tanto lo assillava.
- Senti Akane-san…
- Ti prego, chiamami Aka-chan, non c’è bisogno di usare simili titoli.
Lo interruppe sorridendogli e facendolo arrossire.
- B-beh…hai detto che ci sono altre come te giusto?
La rossa si avvicinò al castano.
- Esatto, ci sono altri cinque progetti come me: Il progetto blu, il progetto verde, il progetto d’oro, il progetto d’argento ed il progetto incolore. Fino ad ora solo quello blu aveva raggiunto dei buoni sviluppi, anzi, sono più che convinta che mio padre l’abbia già messa sulle mie tracce.
Il maggiore dentro di sé si chiese come potesse ancora chiamare quell’uomo padre visto ciò che in fondo le aveva fatto, ma preferì evitare quell’argomento troppo invasivo per il momento, forse gliene avrebbe parlato lei più avanti.
- Dunque…gli hai dato della lei?
- Si, siamo tutte ragazze…il suo nome è Aoi…e nel suo corpo scorre il sangue di Reishi Munakata. Rappresenta la perfezione, il pericolo in persona, la macchina da guerra per eccellenza.
Yata si portò una mano dietro la nuca pensando che una persona nel quale scorra il sangue del re blu dovrebbe essere come lui…ovvero l’esatto opposto di una macchina da guerra.
- Yata-chan…sò cosa stai pensando, ma anch’io sono come lei.
Scostò leggermente una tenda perlata del bar e lasciò passare un raggio di luce.
- Lo sai perché amavo tanto quella bambola?...Perchè mi ero auto convinta di averle restituito la libertà, perché ero certa che se le avessi rimosso i fili lei ne sarebbe stata felice…però  mi rendo conto che se sei destinato ad essere uno schiavo allora non c’è modo di cambiare le cose, una marionetta resterà comunque una marionetta anche dopo averle tagliato i fili, forse sarà più libera, ma non lo sarà mai completamente…forse l’unico modo per liberarla completamente è quello di …….
Le ultime parole furono solo un flebile sussurrò che il ragazzo non riuscì a captare, però aveva compreso il discorso di lei, quella doveva essere la sensazione che provava la giovane dinanzi a lui.
 
SI SENTIVA INCATENATA AD UN DESTINO INFELICE COME UNA MARIONETTA.

 
 
Note:
ciao a tutti ^^ ecco qui il secondo capitolo di Burning the Hell…e immagino di avervi incasinato ancora di più il cervello T.T pardon.
In questo capitolo Akane racconta solo una piccola parte del suo passato ai nostri due ragazzi, in realtà nasconde molto altro…che scoprirete solo leggendo u.u nel caso vi siate chiesti come mai la piccola Anna abbia dato subito ragione ad Aka-chan…beh potete intuirlo dalla visione raccontata precedentemente da Akane ad Anna. Per quanto riguarda i nomi di Aoi e Akane, li ho scelti basandomi sui loro colori xD (non preoccupatevi so che non interessa a nessuno, però ci ho messo molto a sceglierli per questo ci tengo a dedicargli una piccolissima parte lol) Aoi infatti significa Occhi Blu, mentre Akane significa Profondo Rosso, quindi perfettamente azzeccati. Ultima cosa, alcune parole le ho evidenziate in grassetto, vi consiglio di prestarci particolare attenzione perché grazie ad esse potreste arrivare a capire prima parte contorta della storia. ^^

 
Bene, ora vi saluto, un grazie a tutti coloro che leggono questa storia partorita da chissà quale parte malata del mio cervello e auguro a tutti buone vacanze!
Ami-chan. 

 

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