30 giorni per farla innamorare

di nick_green
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Giorno #1 ***
Capitolo 3: *** Giorno #1 (parte seconda) ***
Capitolo 4: *** Giorno #2 ***
Capitolo 5: *** Giorno #3 ***
Capitolo 6: *** Giorno #4 ***
Capitolo 7: *** Giorno #5 ***
Capitolo 8: *** Giorno #6 ***
Capitolo 9: *** Giorno #7 ***
Capitolo 10: *** Giorno #8 ***
Capitolo 11: *** Giorno #9 ***
Capitolo 12: *** Bentornati :) ***
Capitolo 13: *** Giorno #10 ***
Capitolo 14: *** Giorno #11 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



-Prologo-
Non siamo noi a scrivere la nostra vita. Noi siamo solo pedine nelle mani del destino; esso ci guida, ci regala attimi di gioia e di dolore, contribuendo a costruire ciò che siamo. 
Noi siamo il risultato delle nostre esperienze.
 
Due ragazzi, due vite completamente diverse, due rette che corrono parallele destinate però, un giorno, a incontrarsi..o meglio, scontrarsi.
Lei è Jen, una bellissima ragazza di 2o anni; "Una bella moretta", come commentava spesso la sua migliore amica Sophie. Capelli lunghi e bruni, occhi azzurri da far invidia alle acque azzurre del Pacifico; fisico formoso al punto giusto, non certo come quello fin troppo asciutto delle modelle da copertina, ma non per questo si era mai sentita a disagio con il suo fisico. Di certo non era una di quelle ragazze complessate che vivevano cercando di essere sempre più magre, solo per piacere ai ragazzi. Sapeva molto bene che esistevano cose più serie che cercare di essere sempre più perfetta per motivi pressocchè futili e in fin dei conti, il cibo faceva parte della sua vita.. della sua passione.. 
E' cresciuta fin troppo in fretta Jen, ed è in cerca di un pò di felicità che le manca da troppo ormai. Ha un carattere forte, invidiabile. Non piange da tanto Jen, ed è consapevole che non lo farà più. "Lei non ha un cuore.. si sente vuota" si ripete spesso.
 
Lui, Liam James Payne, bello come il sole, dolce come pochi ragazzi sanno esserlo. E' uno dei 5 cantanti della boyband anglo-irlandese, conosciuta anche come One Direction. Ormai ha raggiunto anche lui i 20 anni e ora, dopo 3 anni di continui successi ,sono stati premiati con 3 mesi di meritato riposo. Soprattutto lui cercava riposo, ora, dopo la rottura con Danielle. Cercava un pò di pace per sè stesso e non voleva sentire parlare di ragazze per un bel pò di tempo, come ripeteva all'amico Styles che insisteva affinchè voltasse pagina e uscisse anche solo "per divertirsi una notte". Ma Liam non era come uno di quei ragazzi in cerca di quel genere di divertimento. Lui aspettava qualcuno di speciale, capace di farlo innamorare per davvero. Aveva intenzione di aspettare, Liam, sicuro che avrebbe dovuto aspettare un bel pò di tempo prima di riuscire a trovare questa persona tanto speciale.

Capitolo 1-

Continuava a battere forte sulle finestre da circa 30 minuti mentre io ero seduta sul letto di quella stanza di Hotel, intenta ad osservare goccia dopo goccia quella pioggia che sembrava non voler cessare. 
Era come se il cielo rispecchiasse quello che provavo.. dentro di me, infatti, sentivo di voler piangere da un momento all'altro, ma sapevo che se la prima lacrima fosse scesa, allora avrei scatenato una tempesta di emozioni che sarebbe risultata difficile da controllare. 
 
Tra le mie mani avevo una tazza fumante di tè che avevo ordinato come colazione, assieme a dei biscotti. Nonostante l'avessi bevuta tutta e nonostante fosse davvero bollente, quella tazza di tè caldo non riuscì a riscaldarmi davvero. Sentivo un grande gelo dentro di me da ormai cinque anni, e niente e nessuno era mai riuscito ad eliminare quell'orribile sensazione che ormai mi logorava da fin troppo tempo.
Quando ormai smise di piovere, presi la borsa a tracolla che avevo preparato per quel viaggio quasi giunto a termine. Lasciai la camera e, una volta pagato il conto della notte trascorsa lì, raggiunsi l'auto e partii verso la mia destinazione. Erano ormai cinque anni che facevo lo stesso viaggio da Londra sino a quella piccola città inglese in cui crebbi, Warwick, ma che avevo abbandonato all'età di 15 anni per costruirmi una nuova vita lontano dai vecchi ricordi che quel luogo faceva raffiorare in me e che però mi distruggevano giorno dopo giorno. 
Raggiunsi la mia meta, spesi il motore ed affondai la schiena nel sedile dell'auto come per prendere coraggio e cercare di non far prendere il sopravvento alle mie emozioni. Sentivo un groppo in gola e gli occhi pizzicare.. solo una volta l'anno mi succedeva, cioè ogni volta che andavo a fare quella visita.
Raccolsi tutte le mie forze e scesi dall'auto, raccogliendo un mazzo di fiori freschi comprati poco prima, raggiungendo così la mia destinazione..
"..ciao mamma."
 
Dopo più di due ore trascorse a parlare con lei raccontandole ciò che ultimamente era cambiato nella mia vita e come andava giorno dopo giorno, sentii che era il momento di andare. Lui era arrivato, sapevo che mi guardava da lontano in silenzio, un silenzio che durava da tanto e che non aveva intenzione di interrompere. Non aveva mai tentato di riallacciare i rapporti, nè chiamava per sapere come stessi nè scriveva. Da quando ero partita per la grande Londra non l'avevo più rivisto, solo qualche rapida e fugace occhiata una volta l'anno quando venivo a trovare la mamma.
 
POV LIAM.
 
Erano le 23 del 31 maggio, saremmo atterrati per l'una a Heathrow.
Solo due ore e poi sarebbe finita. Tre mesi senza concerti o promozioni in giro per il mondo, ma non senza musica: quella non mi avrebbe mai abbandonato. Non l'avrebbe mai fatto, non come invece aveva fatto Danielle. Ma basta pensare a lei. Era finita e dovevo farmene una ragione. 
Due ore; due ore e saremmo atterrati a Londra dove avrei trascorso qualche giorno lì per poi decidere dove andare in vacanza. Ero seduto accanto al finestrino del nostro jet privato che ci aveva accompagnati in giro per il mondo per il nostro tour mondiale. Mi ero appena svegliato dopo qualche ora di sano riposo. Accanto a me c'era Niall che ancora dormiva..era sereno, sembrava un bambino. Zayn e Louis seduti avanti, intenti anche loro a riposare per il troppo lavoro; Harry era seduto nella fila di fianco a Niall, credo ascoltasse della musica, dato il volume troppo alto che raggiungeva le mie orecchie dandomi fastidio, causa del mio risveglio improvviso. Aveva interrotto il mio sogno..oramai erano giorni che sognavo sempre la stessa cosa: correvo, non sapevo dove ma correvo veloce finchè una sagoma interrompeva la mia corsa. A quel punto il sogno si interrompeva bruscamente ed io mi svegliavo.
Ormai sveglio continuavo a pensare alle due ore che mancavano all'arrivo. Solo due ore e poi: riposo, solo sano riposo e divertimento. Tre mesi per me stesso. 
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-Buongiorno Jen, come stai oggi? Bene, mettiti al lavoro che ci sarebbe da preparare quella FAMOSA- marcò bene l'aggettivo-  torta per quella gente altrettanto FAMOSA-rimarcò nuovamente- che già avresti dovuto finire ma che invece è solo a metà dell'opera!- mi trillò nelle orecchie con la sua "soave " voce la mia amica, nonchè socia in affari, Sophie. Gestivamo una pasticceria; io mi occupavo della parte culinaria, lei invece di quella amministrativa. 
Era stata la prima persona che conobbi appena arrivata qui a Londra cinque anni fa; frequentammo la stessa scuola, finchè non decidemmo di metterci in affari e aprire così una piccola pasticceria. Eravamo giovani e piene di sogni. 
"follia pura" ricordo che continuavo a pensare al momento della sua proposta. Lei certo aveva una famiglia alle spalle su cui contare, mentre io no.. .
Invece eccoci qui a 20 anni e con una bella e importante pasticceria di Londra da gestire e con un appartamento al centro di Londra che condividevamo, fin troppo grande per due persone.
 
-Ciao anche a te Sophie, si sto bene e mi fa piacere che tu abbia sentito la mia mancanza in queste 20 ore di assenza. Ti ricordo che mi occupo io della parte pratica, quindi so perfettamente quanto manca al completamento dell'opera.- le dissi con fare annoiato e come al solito mi diressi in cucina.
Lei stava per seguirmi quando sentii la porta d'ingresso aprirsi e un cortese "buongiorno"; tutto questo mi faceva pensare che fosse arrivata una cliente e così la mia cara amica non mi avrebbe raggiunta subito per ribattere al mio solito tono acido.
 
-Sempre acida, Jen?- ridacchiò arrivando in cucina posando le mani sui fianchi con finto fare aggressivo
-Si, sempre. Dopotutto mi conosci, e acida è il mio secondo nome.- ammiccai 
-Naaah, la tua è sola apparenza. So benissimo che dietro quella maschera che ti ostini a portare tutti i giorni si nasconde una tenera e dolce ragazza, in cerca di quel qualcosa che la faccia stare finalmente bene con se stessa e con il mondo intero e secondo me quel ...- 
interrompendola, continuai io canzonandola, ripetendo ciò che era solita ripetermi 
-..quel qualcosa sarà un qualcuno che presto piomberà nella mia vita che mi farà perdere la testa che mi sposerà, e avremo tanti figli e vivremo sempre felici e contenti. Sophie, smettila di ripetere sempre le stesse cose e soprattutto: smettila di fantasticare!- la rimproverai infastidita, gettando sulla tavola la ciotola piena di panna che avevo tra le mani.
-Jen non sto fantasticando. E' quello che spero ti accada presto, te lo meriti amica - mi si avvicinò abbracciandomi ma, visto che non ero per niente un tipo da "abbracci", la scostai da me.
-Và alla cassa ora, che qui devo finire il GRANDIOSO lavoro per quelle altrettanto GRANDIOSE superstar!- sottolineai con tono ironico 
Da quando il mio aiutante, Mike, mi aveva abbandonato da sola alle prese con centinaia di dolci da preparare al giorno, il lavoro ovviamente si era triplicato per una sola persona, e in quei giorni così frenetici, non vedevo l'ora di trovare qualcuno che mi aiutasse.
-Va bene va bene, ho capito - sbuffando, la mia amica tornò al suo posto.
Istintivamente sorrisi tra me, pensando che Sophie era davvero una grande amica, visto che sopportava una come me, dal carattere per niente facile.
 
Così tornai anche io al mio lavoro. Dovevo assolutamente completare quella GRANDIOSA "opera" , visto che a breve sarebbero venuti a prendere l'ordine. A quanto capii quella stessa sera ci sarebbe stata una grande festa di bentornati per quella famosa band anglo-irlandese del momento. Come si chiamava? "One way..One director.."
-Ecco!- ebbi all'improvviso un'illuminazione -ONE DIRECTION- trillai, congratulandomi mentalmente con me stessa.
Completato il capolavoro di ben 4 piani di pandispagna ricoperi da pasta di zucchero che richiamavano i colori della bandiera britannica e irlandese, passai alle decorazioni, applicandoci i simboli tipici dei due Paesi e aggiungendo i nomi dei 5 membri, ricopiandoli da un block notes sul quale erano stati appuntati da Sophie quando ricevette l'ordinazioni settimane prima.
Eravamo state praticamente pregate di occuparci di quell'ordine così importante, visto che solitamente per una cosa del genere avrebbero dovuto prenotare almeno un mese prima.
 
-Finito!- esultai quasi, vedendo l'opera compiuta,finalmente. Era stato davvero un lavoraccio, mettendo in conto anche il fatto che ci avevo lavorato da sola. Ora ero esausta e non potevo far altro che pensare a quanto mi servisse un aiutante. Mi ripresi poi, ripensando a quanto ci avevano offerto per svolgere questo importantissimo lavoro.
La riposi in frigo cautamente e raggiunsi la sala principale, dove Sophie si dava da fare con la clientela.
 
-Che ne dici di darmi una mano, socia!- fece con fare di rimprovero vedendomi comparire sulla porta 
-Dico che ho appena terminato quella benedetta torta e sono esausta.. mi prendo una pausa. Ci si vede- dissi, uscendo dal locale lasciando la poverina da sola con tutte quelle persone. A dire il vero mi dispiaceva lasciarla così, ma ero davvero distrutta in quel momento e avevo bisogno di un pò di tempo per me. 
Cominciai a passeggiare per le strade di Londra, abbandonando la mia testa ai miei pensieri che non tardarono ad invadere la mia mente.
 
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Ciao a tutti! 
Sono tornata con una nuova FF che mi frullava in testa già da tempo :) 
E' qualcosa di nuovo rispetto alla precedente e anche un pò più introspettiva.
Spero che possa piacervi/appassionarvi/intrigarvi. Insomma fatemi sapere che ne dite, ok? Aspetto vostre notizie, a presto! 
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-rob


Ciaoo Payneee :3

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Capitolo 2
*** Giorno #1 ***



Camminavo da circa 30 minuti, così, sovrappensiero, quando urtai contro qualcosa o meglio,qualcuno, e caddi rovinosamente per terra.
-Ahi! Guarda dove vai, idiota!- gli urlai contro per il forte dolore che s'impossessò all'improvviso del mio fianco sinistro
-Mi dispiace, io..vado di fretta, scusa, è che...- tentò di giustificarsi alzandosi da terra e raccogliendo gli occhiali da sole che gli furono caduti -vieni, ti do una mano - e allungò la sua mano verso di me, mentre con l'altra teneva strette le sue Ray-Ban nere. 
La mia mano aggrappò le sue dita affusolate e quando mi fui alzata, fui spintonata all'improvviso da quello stesso ragazzo poco più avanti, in una stradina buia e senza uscita.
Inutile dire che i miei tentativi di ribellione fallirono alla grande.
 
Avevo cercato di urlargli contro per capire cosa diavolo stesse facendo, ma lui prontamente mi fece zittire forzando la sua mano sulle mie labbra, mentre con il suo corpo mi teneva schiacciata con le spalle al muro. Non potevo nè muovermi nè tantomeno chiedere aiuto. Avevo paura per quella situazione così surreale, e come potevo sapere quali fossero le sue intenzioni? Continuavo a lanciargli occhiatacce, sperando che mi rivolgesse almeno uno sguardo..ma così non fu. Continuava a fissare un punto al di là di quella stradina dove ci eravamo..come dire..imboscati? Di certo non era la parola più appropriata, ma se vista da fuori quella situazione rendeva giustizia al termine. Più cercavo di dimenarmi per liberarmi dalla sua presa, più lui spingeva il suo corpo contro il mio. Più cervavo di urlare, più lui teneva salda la sua mano sulla mia bocca scrutando sempre nella stessa direzione. Qualche secondo dopo udii dei gridolini lontani. Fu allora che si decise di degnarmi di uno sguardo e li ebbi un sussulto. Quegli occhi color cioccolto avevano un qualcosa di diverso dal solito marrone, potevo ben constatare che non erano "banali" come ero solita commentare riguardo l'argomento. Credo che mi ci persi per non so quanto tempo scrutandoli, passando in rassegna tutte le venature che la sua iride presentava. Eppure quel ragazzo aveva un qualcosa di familiare; l'avevo già visto da qualche parte.. ma dove?
 
-Ti chiedo scusa per tutto questo- interruppe lui i miei pensieri che la mia mente stava elaborando. 
Notai il suo tono basso di voce ed incredibilmente era come se mi affascinasse.
-..non era mia intenzione farti del male o spaventarti - continuò il moro con fare rassicurante, alche constatai che avesse un buon profumo, forse uno dei migliori che avessi mai sentito. Cannella mischiato a ..dopo barba alla menta, forse. Infondo me ne intendevo di sapori, così come per gli odori. 
 "ma cosa stai pensando!" mi rimproverai mentalmente. Io non ero affatto il tipo di ragazza che perdeva tempo in stupidi pensieri del genere. Mi dimenai ancora una volta, visto che il ragazzo non si decideva ad allontanarsi da me. A quel punto non oppose più resistenza e mi lasciò andare.
-No ma dico: tu sei un  vero idiota! Cosa credevi di fare!- gli urlai contro cercando di assumere un tono di puro disprezzo
-Mi dispiace, davvero non volevo farti nulla di tutto questo, ti chiedo ancora scusa. Ti sei fatta molto male?- si rivolse ancora una volta con tono preoccupato, avvicinandomisi nuovamente.
- Certo che mi sono fatta male. Chissà quanto grande sarà il livido che mi uscirà sul fianco sinistro! Mi hai praticamente travolta. Ma dove hai la testa?! e perchè tutta quella fretta!-
-Hai ragione, vorrei farmi perdonare. Hai bisogno di un medico che ti controlli? Ti accompagno in ospedale se vuoi e..-
-Ehi ehi, frena! Sei fin troppo apprensivo per i miei gusti - lo bloccai. E in effetti lo era. Insomma, ok mi aveva scaraventato per terra, ma non avevo bisogno di un medico per una semplice contusione.
 
-Allora permettimi di offrirti qualcosa..caffè, tè, brioche..fish&chips. Quello che preferisci- insistette ancora una volta il moro
Aveva davvero detto Fish&Chips? ok che ci trovavamo a Londra ma 
-chi persona sana di mente mangerebbe alle 5 del pomeriggio fish&chips?!- e senza accorgermene rivolsi la domanda a lui e non solo a me stessa.
-Bhe, conosco gente così amante del cibo che lo farebbe - rispose il giovane portandosi una mano dietro la nuca e sorridendo appena nel rispondere alla domanda. Sgranai gli occhi ancora incredula di aver posto quella domanda così diretta. Non era affatto da me intraprendere discorsi con sconosciuti, "sebbene questi fossero incredibilmente belli e altamente scopabili..."
E così mi ritrovai ancora una volta a frenare il mio flusso di pensieri del tutto impropri e soprattutto NON DA ME.
-Si bhe..più che amante del cibo, ti chiamerei non so, maiale?!- cercai di riprendere un tono più freddo e distaccato possibile, ricorrendo così a qualche insulto, perchè no; infondo era da me.
-Oh no, non stavo parlando di me ma di un mio amico che risponde ai canoni da te appena descritti - rise imbarazzato, a mo' di giustificazione.
 
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Jen non replicò, degnandolo solo di un'occhiata di sbieco e con suo solito fare indifferente, si allontanò senza aggiungere altro, pronta a tornarsene da dove era venuta.
-Comunque piacere - la raggiunse il giovane impedendole di camminare oltre, porgendole una mano
- io sono...sono..James- balbettò con fare impacciato. Jen si ritrovò a pensare che fosse davvero strano quel ragazzo, visto che a stento ricordava il suo nome, sempre se quello non era stato inventato al momento. 
Lo fissò ancora per qualche secondo, finchè non si decise a stringergli la mano. Quasi s'impressionò al tocco di quelle dita che poco prima le premevano le labbra..così morbide e affusolate. E di nuovo si rimproverò mentalmente per quei pensieri così sdolcinati!
-Jen- aggiunse, e frettolosamente l'allontanò da quella del giovane che rimase interdetto dal suo comportamento così freddo, comportamento che giustificò con l'incidente avvenuto poco prima. 
 
Anche lui poco prima proprio come la ragazza si era perso in un paio di occhi che aveva trovato così profondi e allo stesso tempo vuoti. Così belli da far invidia persino a quelli dell'amico Niall. Ma aveva saputo vedere, in quelle due pozze, sentimenti per nulla da apprezzare. Era facile per Liam comprendere le persone da un solo sguardo, era sempre stato così per lui e sapeva che doveva far qualcosa per quegli occhi tanto belli quanto vuoti. 
Ciò che però lo colse alla sprovvista fu il fatto che quella giovane che si ostinava a fare tanto la dura con lui, Jen, la ragazza dallo sguardo così freddo, non sapeva minimente quale fosse la sua identità. Ecco perchè aveva deciso di presentarsi con il suo secondo nome, sentendosi meno in colpa per non aver dovuto mentirle del tutto.
Lui, Liam James Payne, componente della band più amata al mondo passava davanti ai suoi occhi come una delle tante persone che popolano la terra, non un cantante pieno di fama e soldi. Per lei era un semplice, normale ragazzo inglese. Sogghignò al pensiero, infondo era appena sopravvissuto a una gran folla di fan, e nemmeno 5 minuti dopo poteva comportarsi come un normalissimo ragazzo di 20 anni, cosa che non faceva ormai da tempo e che sì doveva ammetterlo, gli mancava a volte. Non che non amasse il suo lavoro, anzi, ma visto che ora aveva avuto quei 3 mesi di relax, gli sarebbe piaciuto "staccare la spina" da tutta quella fama che lo precedeva.
 
-D-dove ti porto? Insomma..cosa posso offrirti? - chiese un pò impacciato affiancando Jen
-mmh fammici pensare. Se te ne andassi accetterei molto volentieri, hai già fatto abbastanza danni- ribattè lei più acida che mai, e a quelle parole Liam fu preso alla sprovvista e in un certo senso gli facero male, sebbene lei fosse una sconosciuta per lui. 
Ma poco prima, mentre teneva  premuto il suo corpo su quello di Jen, aveva avvertito come se una scarica elettrica lo avesse invaso. E di certo Jen non gli era stata indifferente, anzi. L'aveva apprezzata in ogni minima parte del suo corpo e da quel che aveva potuto constatare con quel loro primo rapporto così riavvicinato,anche il suo corpo aveva dato segni di apprezzamento. Ma Liam sentiva che doveva scoprire qualcosa in più sul suo conto e capire la freddezza dei suoi gesti. Così prese coraggio e, deciso, camminò accanto alla giovane donna, indossando le Ray-Ban prese in prestito dall'amico Niall e posizionando come meglio poteva il cappello con visiera per coprirsi il più possibile.
-Devo prima farmi perdonare, quindi insisto- provò di nuovo, temendo in un ulteriore rifiuto di Jen.
 
Dal canto suo la ragazza non potè che trovarlo insopportabile, sebbene si trovò ad apprezzare la sua caparbietà. Altri prima di lui non avevano resistito più di una manciata di minuti con Jen, perciò lei non era il tipo da "storie serie". Nessuno la sopportava, continuava a ripetersi, e ciò le stava bene..cercava continuamente di convincersi. 
-Eh va bene James! Basta che poi ti levi dalle palle- ed eccola lì che accettava amorevolmente l'invito di uno sconosciuto.
 
Il moro sorrise senza aggiungere altro e senza ribattere al tono tutt'altro che carino della ragazza, contento però di aver vinto lui; almeno per quella volta.
 
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Ecco un nuovo capitolo! :) Allora, devo dire un pò di cose..
Avrete sicuramente notato che questo capitolo si divide in due parti per quanto riguarda la "voce narrante". Eh già, perchè mi sono detta di provare a scrivere in terza persona; una sorta di "narratore onnisciente" per avere un quadro completo del racconto, anche dal punto di vista degli altri personaggi..CHE NE DITE VOI?
Poi, passando al capitolo, avrete notato come il carattere di Jen si viene a delineare sempre di più. Arrogante e scorbutica. E Liam invece? Dolce e impacciato ma sempre attento agli altri, capace di capirli con un semplice sguardo. Ma cosa succederà adesso!?DITE LA VOSTRA. 
ATTENZIONE: Qui ha solo INIZIO il Giorno #1, ma continuerà ancora nel capitolo successivo, altrimenti sarebbe venuto troppo troppo lungo.
 
Al prossimo aggiornamento! 
-rob


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Capitolo 3
*** Giorno #1 (parte seconda) ***



Raggiunsero in silenzio un bar nelle vicinanze e James chiese del tavolo più appartato possibile. Jen non potè non chiedersi del perchè, sebbene non ci fosse poi tutta quella luce nel locale e considerando l'ora serale, lui indossasse ancora occhiali da sole e cappello con visiera. 
"Muori dalla voglia di rivedere i suoi occhi. Chissà perchè ancora non toglie i suoi occhiali .." 
si ritrovò a pensare contro la sua volontà la giovane, mentre James ordinava due tè alla cassa.
"Smettila, vocina dei miei stivali! Non so di cosa tu stia parlando!" 
Ed eccola lì che, persa nei suoi pensieri, litigava con la sua voce interiore, quella che tendeva sempre di reprimere..quella che mostrava la parte più sentimentale di Jen e che non emergeva da tempo ormai. Era stato quel ragazzo a procurarle di nuovo quel dissidio interiore che non provava ormai da tempo. 
Incuriosita, si lasciò trasportare dall'istinto e gli rivolse una domanda.
-Soffri di congiuntivite per caso? e poi non mi sembra che faccia così freddo da indossare un cappello anche dentro un locale..è da maleducati non lo sai?- azzardò acida. Di certo non voleva fargli notare il suo dispiacere per non avere un contatto diretto con i suoi occhi.
A quel punto James rimase interdetto per una manciata di secondi, come se non sapesse cosa fare ma alla fine decise di rischiare e sperare che nessuno in quel locale lo riconoscesse. Infondo era lì per scusarsi e il fatto che lei non lo avesse riconosciuto, lo stuzzicava non poco.
-Hai ragione, scusami- 
-Uff, ma sei sempre così? Cioè voglio dire: ti scusi per ogni cosa?- aggiunse Jen mentre lui toglieva cappello e occhiali
-E tu sei sempre così acida o solo con chi ti invita a prendere qualcosa? - la stuzzicò lui, sorridendo ovviamente.
E a quel gesto così vero, così sincero e spontaneo, il cuore di Jen perse un battito. 
"Cosa ti sta succedendo, piccola Jen? Non ti riconosco più.." la rimbeccò quella stupida vocina interiore, ma sta volta lei non le diede peso.
-Ti faccio notare che questo non è un vero appuntamento e che mi hai invitata solo per farti perdonare di un qualcosa che PER SBAGLIO mi hai fatto: cioè male!- ci tenne a sottolineare quelle parole perchè in fondo non voleva far sentire in colpa quel ragazzo.. almeno non troppo, e di certo non voleva che si scusasse per l'ennesima volta.
-Sì hai ragione- sembrò pensarci un pò su prima di rispondere, passandosi l'indice della mano destra sul mento 
-scusa ancora- aggiunse. 
Niente. Jen non sarebbe riuscita a farlo smettere di scusarsi e così, rassegnata cambiò discorso, agitando la testa a destra e a sinistra mentre distrattamente si mordeva il labbro inferiore.
Gesto che fece impazzire il moro.
 
-..la risposta alla tua domanda è la prima opzione, se proprio ci tieni a saperelo. Io sono sempre acida. Credo che nel mio DNA ci sia un'ulteriore base azotata fatta apposta per me. Io la chiamo "acitina"- rispose distrattamente, cercando di fare sfoggio delle sue conoscenze in ambito scientifico, apprese dalle ormai lontane lezioni di biologia al liceo.
E sembrò funzionare, visto che James rideva di gusto..e Jen ebbe un fremito al solo udire quella voce bassa e sensuale allo stesso tempo.
"Ancora questi pensieri, piccola Jen?" la prese in giro nuovamente la sua vocina interiore più sveglia che mai. Cercò quindi di darsi un contegno.
-Oltre ad essere bella sei anche intelligente, noto - le sorrise il ragazzo. 
"Si piccola Jen, ha davvero detto che sei bella..ed anche intelligente!" precisò l'ormai familiare vocina.
"Ora smettila voce del cavolo! Smettila di chiamarmi piccola Jen e: Torna da dove sei venuta e non scocciare!"
 
Già, James non poteva crederci di averle fatto un complimento così esplicito, eppure ormai non poteva farci niente, ormai era fatta. Ma tutta quella sicurezza gli era stata data da quella stessa ragazza che si trovava davanti a lui e non poteva far finta di non essere rimasto impressionato anche dalle sue doti intellettuali. La affascinava sempre di più, ormai era certo.
 
Arrivarono le ordinazioni e quell'atmosfera divenuta ormai imbarazzante per entrambi, s'interruppe.
Trascorsa più di mezz'ora nella quale James cercava di giustificarsi non scendendo però nei particolari quando Jen chiedeva "perchè andavi di fretta?", la ragazza ricevette una chiamata dalla sua adorata Sophie, la quale l'avvertiva che non sarebbero più passati per ritirare l'ordine, causa imprevisto, e che quindi sarebbe dovuta andare lei stessa all'indirizzo che fu appuntato da Sophie.
 
Quale fu l'imprevisto? Beh, uno dei componenti della band, un tale Liam, non dava segni di vita e così tutto il menagement si stava dando da fare per trovarlo.
E a Jen questo seccava molto, ad essere sincera. Per la prima volta si ritrovò a pensare che forse si sentiva in pace con il mondo, anche se solo per una mezz'ora e tutto grazie a quel ragazzo. 
 
Nel momento in cui Jen terminò la sua chiamata, James ricevette un messaggio da un Niall non troppo dolce il quale gli chiedeva esplicitamente "dove cazzo fosse finito" visto che tra un paio d'ore avrebbe avuto inizio quella stupida festa di bentornato alla quale non aveva per nulla voglia di partecipare ed erano ore che non rispondeva nè ai messaggi nè alle chiamate degli amici e del menagement.
-Beh, devo andare. Ho problemi a lavoro, pare che un certo Liam si sia perso. Queste celebrità si lasciano sempre desiderare a quanto pare. Ci si vede allora James.-
 
Così i due decisero di uscire dal locale e prendere ognuno le proprie strade. Ma c'era qualcosa in James che lo bloccava. 
Aveva davvero sentito il suo nome uscire dalla bocca della ragazza?
Il fatto lo incuriosì tanto, forse troppo, e stava per chiederle di più ma si bloccò quando, ritornato in sè, si rese conto che la ragazza camminava a passo svelto in direzione opposta alla sua. Non poteva lasciarla andare così; ormai tutto in lei lo aveva come stregato e doveva far qualcosa per poterla rivedere nuovamente.
 
-Ehi Jen - la raggiunse afferrandole un polso per poi farla voltare
- come faccio a ritrovarti? - le chiese guardandola negli occhi e a Jen quelle parole unite a quei gesti sembrarono quasi una supplica, ma allo stesso tempo sapeva che non avrebbe potuto vederlo di nuovo poichè in quell'ora lui era riuscito a farle abbassare tutte, o quasi, le sue difese che da sempre l'avevano accompagnata.
-James, non puoi fare nulla. Se capiterà di scontrarci di nuovo, cercherò di essere preparata all'urto per attutire i colpi - scherzò facendo riferimento al loro incontro/scontro, liberandosi dalla stretta del ragazzo e con un semplice occhilino, lo aveva lasciato lì confuso con una voglia matta di fermarla ancora una volta, ma era consapevole che non avrebe potuto niente contro la sua caparbietà.
 
E così si lasciarono, lasciando al destino fare in suo gioco.
 
Se da una parte James sperava con tutto se stesso di poterla rivedere, Jen era combattutta.
"sei una stupida, piccola Jen.."
"Ecco, ci risiamo" pensò
"perchè ti ostini ad allontanare sempre tutti in malo modo da te? Perchè non vuoi che gli altri ti vedano per quella che sei? Perchè non scopri mai le tue emozioni? Vedi me..io le rappresento tutte, dalla prima all'ultima. Sono tutto ciò che tu reprimi e mi dovrai sopportare per un bel pò se non cambi e lasci che gli altri si prendano cura di te. Non puoi continuare così"
"Certo che posso! E se questo significa averti tra i piedi, lo accetterò. Prima o poi ti stuferai anche tu di me e te ne andrai, proprio come fanno tutti."
Con queste parole terminò il suo discorso interiore.
 
Tornò al negozio e aiutò Sophie a mettere in ordine le ultime cose mentre commentavano ciò che era acaduto il pomeriggio.
Chiuso il negozio, Sophie tornò a casa mentre Jen aspettò le 22.30 per raggiungere la località e consegnare l'ordine. C'era solo un problema: come poteva riuscire lei, da sola, a portare quella torta tanto grande quanto pesante da sola all'interno del locale? Così parcheggiò sul retro poi, raggiunta un'entrata laterale, entrò cercando di trovare qualche responsabile. Scrutò nella sala che si ritrovò di fronte e pensò che lì si stesse svolgendo quel dannatissimo party, considerando la moltitudine di persone vestita (o meglio svestita, per quanto riguarda le ragazze) che si strusciavano le une sulle altre a ritmo di musica assordante. Si decise, ed entrò nella sala con la speranza di trovare qualche cameriere o comunque del personale che potesse aiutarla. Cominciò a strusciare tra la folla cercando di farsi spazio e poter respirare in qualche modo, vista la calca di persone, e senza rendersene conto, urtò contro qualcuno che rovinosamente la fece cadere. 
-Oow, cavolo! - urlò cercando di sovrastare la musica
-Scusa, non l'ho fatto di proposito mi disp..- Jen afferrò la mano che il giovane le porse per potersi rialzare ma notò che non completò la sua frase quando i loro occhi s'incontrarono. Non potevano crederci.
"A che gioco stai giocando, destino?!" pensò la ragazza
"Ow, questo deve essere il mio giorno fortunato" pensò invece l'altro, con un sorriso stampato in faccia.
 
-Oh no, di nuovo tu! E' la seconda volta che mi scaraventi per terra James! - ringhiò la giovane portando la mano libera sul suo fianco sinistro, già dolorante dal pomeriggio stesso.
-Scusa sul serio, non l'ho fatto di proposito e...-
-No ti prego, non ricominciare con il tuo monologo di scuse che ne ho abbastanza di quello di oggi!- commentò più acida che mai
- stavo per aggiungere...e comincio a pensare che sia tu quella che mi travolge ogni qualvolta che ci scontriamo. Non lo farai TU di PROPOSITO Jen?- ammiccò con un sorriso quasi strafottente sulle labbra, cosa che fece infuriare la ragazza. Come poteva pensare questo di lei? In altre circostanze non se la sarebbe presa anzi, non avrebbe perso tempo, dato che non le sarebbe interessato, ma quella situazione la rendeva nervosa e ciò non le piaceva per niente.
-Certo, certo. Continua pure a sognare, James!- aggiunse e ritrasse la mano che fino ad allora teneva stretta dopo averla alzata dal pavimento.
-Ahahah dai Jen - rise il ragazzo - e poi, cosa ci fai qui?-
"Non essere sempre scontrosa! E poi guarda un pò il destino, vi ha fatti scontrare di nuovo!" la prese in giro quella sempre più fastidiosa vocina
-Cosa c'è ti dispiace rivedermi? - ammiccò lei, cercando di rigirare la situazione a suo favore. Non voleva certo fargliela passare liscia, dopo l'insinuazione che poco prima le aveva mosso.
-No certo che no - si apprestò a rispondere il moro
-Bene, allora vieni con me. Ho bisogno di una mano e qualcosa mi dice che tu voglia farti perdonare, DI NUOVO.- "che cosa stupida" pensò - Si tratta di lavoro James, non farti strane idee.- gli prese la mano e lo trascinò con sè tra la folla verso l'esterno del locale. 
Lui non si oppose e raggiunsero mano nella mano un furgoncino bianco sul retro. Jen aveva dimenticato di lasciarla una volta uscita dal locale. O forse lo aveva fatto di proposito? 
"Ehi piccola Jen, hai dimenticato di mollare qualcosa" la sua vocina la fece rinvenire e sciolse le sue dita da quelle del ragazzo
-Devo portare questa dentro - disse in imbarazzo aprendo la portiera posteriore del veicolo mostrandogli la sua "opera" 
- e da sola avrai capito che non ci riuscirei- aggiunse, per poi rivolgere lo sguardo verso il suolo. 
Aveva notato gli occhi di James sbarrarsi per lo stupore, quegli stessi occhi che ora la guardavano con stupore e che la facevano sentire terribilmente a disagio. Jen sapeva di essere brava nel suo mestiere, ma quegli occhi tanto intensi che continuavano a fissarla la facevano sentire..come? a disagio, forse, e lei non sapeva nemmeno il perchè.
 
-L-l'hai fatta tu questa?- chiese con evidente stupore
- Sì- la ragazza si limitò a rispondere continuando a tenere lo sguardo fisso al suolo .. - Ti piace? - chiese senza nemmeno rendersene conto e un brivido percorse la pelle del moro quando finalmente incrociò quei due bellissimi occhi che tanto bramava di vedere.
Ora lui capì che il suo nome fatto nel pomeriggio dalla ragazza, non era una semplice coincidenza. 
 
CHE SCHERZI CHE FA IL DESTINO, EH?
 
-Se mi piace?! Cavolo, è stupefacente! Complimenti! Ma perchè..- 
Jen sapeva cosa stesse per chiederle ma lo anticipò, non lasciandogli finire la frase
-Sono qui per questa - lo interruppe facendo segno verso la torta
-Questo è il mio lavoro, e mi hanno commissionato questa per questo party. Ecco il perchè della mia presenza in questo posto, di certo non sono un'invitata..avrai notato sicuramente i miei fin troppo semplici vestiti - ridacchiò mentre con un dito indicava i suoi semplici jeans neri e la sua altrettanto semplice T-shirt rossa che richiamava le sue converse abbinate di proposito.
 
Il moro la fissò per un momento. Non c'era niente in lei che non andasse, si ritrovò a pensare. Per lui era bellissima anche così, vestita in modo semplice.
 
-Tu piuttosto. Cosa ci fai ad un evento del genere? Non mi dire che frequenti gente famosa..odio le persone che leccano il culo a gente che in qualche modo, onesto o meno, è riuscita a diventare QUALCUNO e ora cerca un pò di fama standogli attorno- commentò Jen
"Naaah, piccola Jen, James non ne sarebbe il tipo. Insomma, guardalo! E' talmente gentile, per non parlare del suo essere così dolce e premuroso" 
"Te lo ripeto: vattene, lasciami in pace!"
"E io ti ripeto che finchè non cambierai, io sarò nella tua testolina..sempre"
Non c'era niente da fare. Jen doveva farci l'abitudine.
-Sì, in un certo senso frequento gente famosa - Jen fu riportata con i piedi per terra dalle parole pronunciate dal ragazzo che le si era avvicinato al suo finaco. Erano appoggiati sulla fiancata del furoncino e Jen non se ne rese conto, finchè il braccio caldo di James sfiorò il suo, provocandole un fremito.
-Ma non per quello che pensi tu. E' che .. come dire - James stava cercando le parole giuste per spiegarle come davvero stavano le cose. Doveva spiegarle che si trovava a quella festa perchè era anche in suo onore e del perchè il pomeriggio stava correndo a gambe levate e, cosa più importante, il suo nome.
 
-Ehi Liam!- sentirono urlare in lontananza nella loro direzione. Nulla di strano fino a quando James s'irrigidì ad un tratto, rendendosi conto che era proprio lui che cercavano.
-Liam, eccoti finalmente - ora la voce era più vicina e il moro non potè fare finta di nulla e si voltò, lasciando al suo fianco una Jen più stupita del solito.
-Louis, cosa c'è?- chiese 
-Abbiamo un problema con la torta, pare che la tizia che aveva assicurato che avrebbe portato la torta, non si sia fatta viva e visto che il party sta per terminare...siamo fottuti. - spiegò la situazione e guardando Jen con un magnifico sorriso sulle labbra aggiunse 
-E tu chi sei? Una bella fan che è riuscita chissà come a trovarci anche stasera? - sembrava divertito.
-No- rispose Jen tutt'altro che felice - sarei "la tizia che aveva assicurato che avrebbe portato la torta"- con tanto di virgolette con le dita della mano
- e se volete scusarmi, cerco qualcuno che possa aiutarmi a portarla dentro- 
Rivolse un ghigno all'ultimo arrivato per poi voltarsi verso quello che pensava si chiamasse James e aggiungere
- Addio . LIAM - marcò bene l'ultimo nome e sparì dentro.
"Liam.." quel nome continuava a rimbombarle in testa. Era lui che quello stesso pomeriggio non era raggiungibile dal suo management perchè era con lei. Lo stesso che l'aveva travolta, per ben due volte in una sola giornata. Lo stesso che la sua vocina interiore considerava "il ragazzo perfetto in grado di poterla salvare". Ma quello stesso aveva mentito sul suo nome, sulla sua identità. 
"Un altro che ha tradito la mia fiducia, visto? Ecco perchè non devo darti retta! Prima o poi tutti tradiscono la mia fiducia e faccio bene a non concederla tanto facilmente" si rimproverò mentalmente rivolgendosi alla sua vocina interiore che questa volta, stranamente, non ribattè. Che se ne fosse liberata così in fretta? Jen sospirò.
 
Liam spiegò velocemente tutto a Louis che rimase stupido e in un certo senso in colpa, sebbene lui non c'entrasse nulla. 
Louis tornò alla festa mentre Liam aspettò che Jen tornasse con tanto di camerieri al suo seguito a cui affidò il carico e senza degnare Liam di un solo sguardo, entrò nel veicolo, pronta a tornarsene a casa.
Ma Liam si avvicinò alla portiera del guidatore e grazie al finestrino lasciato aperto da Jen, potè prenderle il viso con le sue grandi mani, costringendo la ragazza a guardarlo. 
Brividi, ancora una volta, percorsero la pelle di entrambi a quel contatto sensibile sia visivo che al tatto.
-Devo spiegarti un pò di cose Jen, rimani- la implorò con voce bassa Liam
-Non devi spiegarmi niente. Addio, LIAM.- ripetè per la seconda volta quelle parole in meno di 10 minuti; sogghignò con fare superiore per poi spostare quelle calde mani dal suo viso 
-Ah, quasi dimenticavo: BENTORNATO!- e si diresse via da quel luogo, via da quella confusione, via da lui.
 
Ma ben presto si rese che quella confusione era in lei, e non poteva liberarsene.
 
 
 
"Cosa mi hai fatto, Liam?" si ritrovò a pensare, stretta al suo cuscino nel suo letto. 
"Dormi piccola Jen, ci penseremo domani." la sua vocina le augurò la buona notte e Jen sprofondò nel sonno senza risponderle per una buona volta, sperando che quelle così strane sensazione la lasciassero presto.

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Ecco il nuovo aggiornamento! :)
Bene, qui si conclude il Giorno#1

Il capitolo è abbastanza lungo, spero vi faccia piacere e che non vi siate annoiate nel leggerlo. 
Allora, stiamo pian piano entrando nel "vivo" della storia e come avete potuto notare,
la nostra protagonista deve fare i conti con quella che è la sua coscienza che compare e cerca di farla ragionare. 
Che ne pensate del comportamento di Liam? Avrebbe dovuto spiegarle tutto dall'inizio o è Jen che ha reagito troppo impulsivamente?
Tenete presente che il comportamento della ragazza è dettato anche da eventi precedenti che l'hanno portata ad essere così chiusa e soprattutto,
a non dare subito la sua fiducia a chi non conosce ;)


Ringrazio come sempre chi sta seguendo, recensendo, leggendo questa storia..mi rendete felice con le vostre parole, sappiatelo! *-*
P.s. auguri alle Roberta che come me oggi festeggiano l'onomastico :)
P.p.s. vi lascio la mia pag. facebook che gestisco con una mia amica..per qualsiasi cosa, mi trovate qui https://www.facebook.com/pages/Moments-/296441347081048
Al prossimo aggiornamento!


Dolce Payne *^*
-rob 

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Capitolo 4
*** Giorno #2 ***




Alle mie amiche più strette, 
 che mi incoraggiano a continuare questa storia,
mentre io sono sempre più indecisa!
GRAZIE ancora, di tutto.


 

Liam era sveglio da circa mezz'ora mentre il resto dei suoi amici con cui divideva l'appartamento lì a Londra, era ancora intento a riprendersi dal party della sera prima. Gli altri, poi avevano deciso di continuare a festeggiare dirigendosi in qualche pub nelle vicinanze, ma Liam si era congedato dicendo che non si sentiva particolarmente bene e che era troppo stanco per raggiungere i suoi amici e fargli compagnia mentre tracannavano un drink dopo l'altro.
Ovviamente i ragazzi non avevano creduto alla storia della "stanchezza" attribuendo quel suo voler essere in solitudine alla rottura con Danielle, perciò decisero di non insistere.
 
Era particolarmente presto quella mattina e durante la notte aveva chiuso poco gli occhi, assorto com'era nei suoi pensieri che riguardavano ciò che gli era accaduto il giorno prima e non potè non pensare a come si era comportato con quella bellissima ragazza dagli occhi azzurro-cielo e dalla pelle così morbida al tocco. Quella ragazza dai capelli corvini in netto contrasto con la sua pelle così chiara. Quella ragazza con delle curve spettacolari e dal carattere così forte. Insomma, diversa in tutto dalla sua ex. 
Sapeva che sarebbe stata dura e terribilmente difficile, ma doveva provare Liam. Doveva provare ad averla e in più sentiva dentro di sè una sensazione di iperprotettività nei suoi confronti. Sentiva di doverla salvare, ma non sapeva nè come nè tantomeno il perchè di quelle sensazioni.
 
Decise di schiarirsi le idee e pensare a cosa avrebbe dovuto fare, così agì nel modo a lui più consono e familiare. Lo faceva sempre quando doveva sfogarsi o anche solo pensare. Prese i pantaloncini, iPod, una felpa e le scarpe adatte e si diresse in strada cominciando a correre, mentre il suo iPod faceva risuonare nelle sue orecchie "Run - di Leona Lewis". 
Il suo cervello cominciò a pensare e pensare ancora alla notte precedente, a quando una volta raggiunti i membri della band, aveva di nuovo parlato con Louis di quello che era accaduto. Louis aveva paura per Liam che potesse soffrire ancora per una ragazza, proprio come gli era successo con Danielle, sebbene Liam continuasse a ripetergli di non doversi preoccupare per lui e che ciò non sarebbe più accaduto. Voleva davvero bene a Louis e sapeva che l'amico non avrebbe più sopportato vederlo piangere tra le sue braccia per una ragazza che non lo meritava. Quindi era arrivato ad un ultimatum con l'amico, cercando di rassicurarlo il meglio che poteva: un mese.
Trenta giorni, era questo il tempo che aveva per cercare di cambiare Jen e farla innamorare di lui, non un giorno in più, perchè Louis era convinto che una ragazza con un carattere del genere non poteva far bene ad una persona talmente sensibile come Liam, e di certo a Louis non stava bene che l'amico soffrisse nuovamente a così breve distanza dall'ultima delusione con la riccia.
 
Poteva benissimamente sentire gli ingranaggi del suo cervello roteare a una velocità impressionante mentre passava in rassegna più ipotesi possibili su come fare per rivedere quella bellissima ragazza.
-Ci sono!- esordì bloccando la sua corsa sfrenata appena gli venne l'idea che stava cercando.
 
Intanto quella stessa mattina Jen non aveva proprio voglia di alzarsi e andare a lavoro. Era esausta ma sapeva benissimo che almeno fino a quando non avrebbero trovato qualcuno che rimpiazzasse Mike, non poteva permettersi alcun giorno di festa. Così si fece coraggio e si diresse in bagno per una doccia e mentre l'acqua cominciò a scivolare sulla sua candida pelle, la mente vagò e si ritrovò a pensare a quello che in meno di 24 ore le era accaduto e come se non bastasse la visita alla madre, ora doveva pensare anche a Liam. Per ben due volte i due si furono scontrati con risultati sconvolgenti per la vita di entrambi. 
 
Lei pensava continuamente a lui, e lui faceva lo stesso con lei.
 
Un messaggio al cellulare la fece sussultare. 
"Come mai in ritardo? E' urgente! Non puoi immaginare cosa è successo, corri!" era Sophie che l'aspettava ansiosamente al locale e ovviamente Jen, si preoccupò per l'amica dopo aver letto quel messaggio che non prometteva nulla di buono.
"se è un altro dei tuoi stupidi scherzi architettati solo per farmi arrivare prima e aprire il locale, non funzionerà questa volta. E' mercoledì e tocca a te.." premette invio e dopo pochi secondi le arrivò la risposta
"NO, SONO SERISSIMA. Io sono già qui, corri!"
 
Erano le 7.30 del mattino quando Liam arrivò alla piccola pasticceria di Oxford Street che ancora era chiusa. Raggiunse il retro e provò a bussarvi, con la speranza di trovarla lì, già intenta a preparare qualche dolce. Sperava di poterla vedere, spiegarle tutto e magari provare ad invitarla per un vero appuntamento, e non solo per un tè. 
Dopo 5 minuti di inutili tentativi, non ricevendo alcuna risposta, decise di andarsene. Magari avrebbe provato più tardi. O magari no. Forse era così che doveva andare, e mentre era assorto nei suoi pensieri, Liam sentì una voce squillante alle sue spalle che lo fece voltare
- Ehm scusa?! Eri tu che bussavi poco fa? - fece capolino una riccia dai capelli castano chiaro e occhi nocciola.
-A dire il vero sì..cercavo Jen- si ritrovò a risponderle Liam, avvicinandosi. Con un timido sorriso dipinto in volto, poi aggiunse:
-dovrei chiederle scu..-
ma non fece in tempo a finire la frase che la ragazza sgranò gli occhi e urlò 
- M-ma tu sei Liam! Liam Payne! -
-Sì sono io - le sorrise cordiale, abbassandosi il cappuccio della felpa. 
-Piacere, sono Liam, come hai appena detto tu. E tu invece? - indagò il giovane, per nulla sorpreso dell'euforia della ragazza e si ritrovò a pensare che lo conoscesse bene perchè fan della sua band.
-Piacere mio! - squittì la riccia - Io sono Sophie- allungò la mano e gliela strinse, forse un pò troppo forte. Così, inavvertitamente, Liam si fece avanti e l'abbracciò, lasciando Sophie sorpresa per quel gesto inaspettato. Si staccarono ed entrambi avevano un sorriso stampato in faccia, anche se quello della ragazza era un tantino più ampio di quello di Liam, visto che andava da un orecchio all' altro.
 
Infondo, non tutti i giorni uno dei tuoi idoli viene a bussare alle 7.30 del mattino al tuo posto di lavoro!
-Vieni, entra!- Sophie lo trascinò all'interno, passando dalla cucina, dove Liam sperava di poter vedere Jen. Ma di lei non c'era traccia.
-Allora mi dicevi che cercavi Jen..?- chiese una volta fatto sedere il castano ad un tavolino all'entrata del locale che per quell'ora aveva ancora le tendine abbassate. Fu un sollievo per Liam, che non doveva preoccuparsi di camuffarsi per non farsi notare dai passanti lì fuori.
-Sì ecco..le devo delle scuse.- esordì Liam, mentre Sophie si passava l'indice sul mento, come se stesse pensando ad un modo per aiutarlo. Lei era al corrente del loro scontro del pomeriggio, ma di certo Jen non le aveva riferito l'accaduto della sera, vista l'ora tarda, e di certo Sophie non poteva sapere che il ragazzo del pomeriggio prima fosse niente di meno che LIAM JAMES PAYNE!
-Allora sei tu il James di ieri!- esclamò ad un tratto, come se si fosse accesa all'improvviso una lampadina nel suo cervello.
-Ehm, sì ecco..ieri avevo omesso il particolare che "James" fosse il mio secondo nome, e una volta che ieri sera ha scoperto la mia identità per intero..cioè che canto in una band..bhe ecco non l'ha presa bene. Infondo ieri pomeriggio siamo stati bene e non era mia intenzione prenderla in giro, se così possiamo chiamare quello che ho fatto.- concluse, attendendo una risposta da parte della riccia, che non tardò ad arrivare
-Capisco. - e dopo alcuni secondi, dopo aver analizzato la situazione e dopo aver valutato come avrebbe potuta prenderla l'amica, rispose:
-Bhe ecco vedi Liam, io ti conosco, se così possiamo dire, insomma seguo te e la tua band dai tempi di x-factor, e ogni qual volta facessi ascoltare le vostre canzoni a Jen, lei si limitava a commenti del tipo "carina questa canzone. ha una bella voce" . Lei davvero non vi conosceva, visto che è un tipo, diciamo, un pò particolare. Non ama i social network, e guarda pochissimo la Tv visto che con il lavoro qui, non abbiamo molto tempo libero, e quando invece ce l'ha, preferisce impiegarlo nel leggere i suoi romanzi d'amore preferiti.-
A quel punto a Liam scappò una risatina, al solo pensiero di vedere una dura come Jen leggere romanzi d'amore, ma tutto ora gli era più chiaro. "Niente twitter o facebook. Niente Tv" pensò tra sè.
-No, Liam. Non ridere. Jen è così difficile, lo so credimi. Ma è anche tanto fragile e un'incredibile romantica, nonostante non lo dia a vedere.- 
-Oh no Sophie, non sorridevo per questo! Insomma per quel poco che sono stato in sua compagnia, ho capito che non è un tipo molto espansivo ma la reputo anche una ragazza molto intelligente..e bhe, è inutile negare che vorrei conoscerla meglio. Perciò vorrei chiederti un aiuto.- aggiunse frettolosamente, tenendo fisso il suo sguardo in quello della riccia.
-Bhe, di certo non posso dire di no ad uno dei miei cantanti preferiti, quindi....- si alzò lasciando in sospeso quel discorso per poi voltare in una stanza dietro il bancone e tornare dopo pochi secondi
-Fatto. Sta per arrivare, se puoi aspettare qualche minuto, sarà qui tra poco. Conoscendola si sarà preoccupata per il messaggio che le ho inviato- ammiccò per poi sedersi accanto a lui e porgendogli dei muffin presi sicuramente in cucina. Aspettarono così Jen.
 
Una Jen trafelata e col fiato corto, si presentò sulla soglia della stanza dopo pochi minuti, sbarrando gli occhi appena incontrò la figura di Liam seduta accanto a quella dell'amica. Sentiva che l'avrebbe uccisa avendo dedotto da sola il reale motivo di quei messaggi così allarmanti.
-Ehi Jen- esordì Sophie con un sorriso a trentadue denti -visto, ti avevo detto che si sarebbe catapultata subito qui- sussurrò a Liam che le strinse una spalla per poi alzarsi e andare incontro a Jen, ancora intenta a riprendersi dalla corsa che aveva fatto per arrivare il prima possibile dall'amica
-Ciao Jen..perchè non ti siedi e riprendi fiato? Magari ascolti quello che ho da dirti e ..- Liam le si avvicinò accennando a un timido sorriso ma lei gli portò una mano sul petto scostandolo 
-Sophie, giuro che la prossima volta che mi manderai un messaggio del genere potrai anche essere nei casini fino al collo, potrai anche essere sul punto di morire ma non arriverò in tuo soccorso. Scordati di me per un pò!- le urlò contro per poi dirigersi in cucina ed armeggiare con alcune stoviglie, non badando per nulla a quello che il ragazzo aveva tentato di dirle
 
-Su coraggio Liam, và da lei! - lo incoraggiò ancora un volta Sophie per poi aprire la porta che poco prima Jen chiuse violentemente e spingerlo dentro con lei, per poi richiudere la porta e origliare ciò che i due si dicevano. O meglio Liam parlava e Jen armeggiava con chissà cosa, non degnando il ragazzo di uno sguardo.
-Ok Jen non parlarmi ma ascolta. Io davvero sono dispiaciuto per quello che è accaduto e non voglio rovinare la nostra, come chiamarla..insomma amicizia. Cioè, io vorrei provare a conoscerti meglio e magari diventare amici- mentì guardandola negli occhi quel secondo in cui lei alzò lo sguardo verso di lui per poi voltare le spalle e continuare ciò che stava facendo
- ...ricominciamo, ti va? - ma non ricevette risposta
-Io sono Liam, Liam James Payne, piacere. Sono nato a Wolverhampton e canto in una band abbastanza famosa chiamata One Direction con quattro dei miei più cari amici con cui condivido un appartamento qui a Londra quando non siamo in giro per il mondo e se li conoscessi, capiresti quanto sono idoti, ognuno a suo modo e.. sono stato un grade coglione a non dirti subito come stanno le cose ma cerca di capirmi. Non mi aspettavo che tu non mi conoscessimo insomma, non dopo tutta la fama che abbiamo, e mi incuriosiva davvero ciò -
-Mi hai presa in giro e se tu mi conoscessi capiresti che non amo affato essere presa in giro!- sbottò ad un tratto Jen girandosi di scatto verso di lui con uno sguardo quasi assasino.
-Può anche sembrare così, ma non è vero, te lo posso giurare! Volevo provare ad essere un ragazzo normale, dopo tanto tempo, volevo presentarmi ad una ragazza e farmi conoscere per il ragazzo semplice di Wolverhampton che sono, dopo tutto. Volevo che TU mi conoscessi per come sono davvero e non per il cantante che sono diventato. Mi dispiace sul serio Jen- concluse. Si fissarono per alcuni secondi o forse minuti , ma che sembrarono ad entrambi un infinità, senza dire nulla, finchè Jen interruppo quel silenzio diventato fin troppo imbarazzante.
-Ok Payne, scuse accettate ma se ora vuoi scusarmi tu, avrei da fare. Ho un'attività da portare avanti e ora che il mio aiutante mi ha mollato da sola, ho il doppio del lavoro, quindi se è tutto qui, puoi andare-
-No- rispose quello
-Cc-come scusa? - rispose basita lei
-Ho detto che non me ne andrò. Almeno fino a quando non sarò sicuro di aver sistemato davvero tutto. Non mi basta che tu accetti le mie scuse se in realtà non credi a un minino di ciò che ti ho detto.- chiarì Liam.
-Ho detto che accetto le tue scuse, sul serio. Come faccio a mandarti via ora?- urlò quasi.
-Dammi il tuo numero- esordì sorridendole, con un espressione simile a quella di una preghiera. Lei sbiancò
-E perchè mai dovrei?- domandò irritata.
-Tu dammelo e basta. Poi giuro che me ne andrò- concluse convinto.
Non poteva averglielo chiesto sul serio. Insomma, lui non poteva essere serio. Jen non lo avrebbe mai fatto, non era certo la solita ragazza che cedeva ai primi occhi dolci che le si presentavano davanti. Così lei parve pensarci su.
Ma chissà per quale stupida ragione accettò. Forse perchè voleva toglierselo davanti, fatto stà che allungò la mano su un block notes poggiato su una mensola, prese una penna e vi scrisse qualcosa sopra per poi consegnarlo all'interessato.
-Ora vai!- lo spinse verso la porta, aprendola e trovandovi Sophie che quasi non cadeva per l'improvvisa mancanza di appoggio.
-Ehm, io... scusate stavo.. - balbettò imbarazzata, Liam sorrise e Jen alzò gli occhi al cielo sicura che la riccia l'avrebbe pagata cara questa volta.
-Addio Payne- sputò più acida che mai.
-A presto Jen - le si avvicinò impercettibilmente e le lasciò un veloce bacio sulla guancia, per poi scappare via agitando in aria la mano verso Sophie.
 
Quel contatto così inaspettato e breve, Jen non se lo aspettava e se da una parte voleva urlargli contro chissà quale parola, si ritrovò ad accarezzare la stessa guancia che poco prima aveva incontrato quelle labbra morbide e calde al contatto.
Sophie tossì, come per richiamare l'attenzione dell'amica che si ripresa da quello stato si shock e con un'occhiataccia, tornò a lavoro.
 
 
"Voglio aiutarti. Me la cavo con i dolci, tu mi dici quello che devo fare e io lo farò. Ti osserverò per tutto il tempo che vuoi mentre farai qualcosa di troppo complicato per un principiante, ma saprò aspettare. Dimmi a che ora vuoi che venga domani. 
Ah sì, sono Liam :)"
Jen lesse il messaggio arrivatole nel pomeriggio, solo una volta chiusa la pasticceria e tornata a casa.
-che idiota- sussurrò tra sè gettando il cellulare sul tavolo della cucina, decidendo di non rispondergli
 
"Eh no piccola Jen, muovi quel bel culo che ti ritrovi e digitagli che lo aspetti domani mattina, muoviti" la rimproverò quella stupida vocina che non sentiva da ormai un bel pò
"Ciao anche a te! Mi sei mancata sai?! No, neanche un pò! E no, non gli risponderò"
Ad un tratto il telefono vibrò di nuovo facendo illuminare il display
 
"Sono di nuovo Liam, non voglio pensare che tu mi abbia dato un numero che non sia tuo, e non pensare di darmi buca :)"
 
"numero che non sia tuo" lesse ad alta voce 
-Perchè non ci ho pensato!- strillò da sola, come se ci fosse qualcuno in quella casa con lei.
-Bene, sto impazzendo, ora parlo anche da sola- si rimproverò, portandosi una mano sulla fronte.
-Ecco l'ho rifatto!- 
 
"Domani 7.30. Puntuale Payne. E sei solo in prova, principiante!"
Si ritrovò a mandargli quello stupido messaggio per poi maledirsi per averlo fatto, convincendosi che lo avesse fatto solo perchè in questo modo lui non l'avrebbe più disturbata. Infondo sperava che non si svegliasse per quell'ora. Insomma era pur sempre una star, e si sa che le star festeggiano tutta la notte per poi faticare a svegliarsi il mattino dopo. O almeno la maggior parte di esse.
 
"Sarò puntualissimo. Buona notte Jen x" 
lei lesse la risposta e si diresse in camera per finalmente dormire dopo un'altra giornata pesante, resa ancora più complicata da Liam
 
-Louis credo che abbia una possibilità con lei!- concluse il racconto di quella mattinata
-Dimmi un pò amico, siamo al giorno numero due. Quale passo avanti avresti fatto? Semplicemente ora ti userà unicamente per uno scopo personale, cioè il lavoro. Magari ti userà per fare pubblicita al suo negozio, vendendoti come merce per attirare più clientela! -osservò stando sulle sue, perchè quella situazione ancora non l'aveva convinto.
-Louis mi ha dato il suo numero! E non è come dici tu..lei non mi userà, non è il tipo Lou! E poi il suo negozio va già alla grande così. Ti ricordo che gestisce la pasticceria più famosa di Londra! 
Ora potrò vederla tutti i giorni e potrò trascorrere del tempo con lei. Cavolo, perchè non la vedi come una cosa fantastica come faccio io?- chiese serio
Louis sembrò pensarci su qualche secondo.
-Ok Liam, voglio darti ragione. Vediamo come si metteranno le cose. Ora vado, buona notte amico- 
 
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I'm back! 
Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo, ma ho una motivazione valida, giuro! xD
Dovevo prendere la patente e sono stata tutta la settimana impegnatissima, per non parlare poi di un 18esimo compleanno di una mia cara amica.. quindi, non ho avuto un momento libero :(
Spero di essermi fatta perdonare con la lunghezza di questo capitolo che, credetemi, mi ha rubato tantissimo tempo.
Ringrazio chi segue, recensisce, chi ha messo la storia tra i preferiti e chi invece legge in silenzio!
Ah, volevo solamente aggiungere che non sono poi così convinta che questa storia piaccia, lo so che siamo solo all'inizio, ma non sono sicura di volerla continuare perciò.. bhe ditemi voi cosa fare, perchè sono in crisi >.<Se vi va di aggiungermi su Twitter, questo è il mio account. Ricambio volentieri! :)
Su Fb invece mi trovate in pagina, Moments

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Capitolo 5
*** Giorno #3 ***




Non credo che riuscirò mai a ringraziarti per bene,
Chanel7. 

 
Viviamo una routine che non può produrre alcun risultato diverso.
Se non siamo felici oggi, non lo saremo domani.
Ho la sensazione di consumare la mia vita nell’attesa di qualcosa che non accadrà mai. 

(F.Volo)

 

 
Bip bip bip bip bip bip bip..
"Buongiorno londinesi. Bene, come tutti i giovedì, cominciamo la nostra trasmissione radiofonica con uno dei brani che hanno avuto più visualizzazioni su youtube. E sono felice di presentarvi un gruppo che appartiene a noi e per un quinto all'Irlanda. Questa è 'What makes you beautiful' e loro sono, gli One Direction." 
Terminò il presentatore con quella che doveva essere una voce sensuale e Jen sobbalzò appena la canzone partì, subito dopo le prime note, ascoltò quella voce ormai familiare, anche se le sembrava diversa..più flebile, giovane, insicura.
 
"You're insecure, don't know what for. You're turning heads when you walk through the do-o-or" 
 
Quelle parole la fecero sussultare, per poi sedersi e continuare ad ascoltare..
 
"Don't need make up, to cover up. Being the way that you are is en-o-ough .."
 
-Belle parole- sussurrò mentre strinse involontariamente al petto le lenzuola bianche
 
Di solito Jen tutte le mattine spegneva subito la sua sveglia appena cominciava con i suoi 'bip' fastidiosissimi, ma quella mattina era troppo stanca anche per allungare un braccio e premere 'stop', così decise di ascoltare qualche canzone mandata in onda sulla stazione radio impostata sulla sua radiosveglia. Rimase più che sbigottita una volta che quel tale aveva annunciato la canzone di quella band che fino a poco tempo prima lei credeva sconosciuta.
Jen infondo era cresciuta con pane, Queen, Beatles e Pink Floyd, i gruppi preferiti di suo padre, e da quando aveva un'attività propria che le portava via così tanto tempo, non era riuscita più ad essere "al passo con i tempi". Se le capitava di entrare in qualche negozio che aveva la radio accesa, beh, il più delle volte si trovava a criticare i nuovi artisti emergenti ritenedo le loro canzoni troppo commerciali e loro, banali.
 
La canzone terminò e ora i pensieri della mora si spostarono proprio su quella canzone, sulle parole, sulle emozioni che in pochi minuti era riuscita a trasmetterle. Sapeva di non essere una ragazzina e di certo non era una di quelle che per due frasi sdolcinate cambiavano umore da un momento all' altro. Ma in quel momento si sentiva diversa. Era come se quel testo fosse stato scritto per lei, pensò. Certo, ora all'età di 20 anni era riuscita a superare tutte quelle insicurezze che l'avevano accompagnata durante l'adolescenza. Aveva imparato ad amare tutte le sue imperfezioni ritenendo che, proprio quelle imperfezioni, la rendevano diversa da tutte, unica. Insomma, dopo tanto tempo si vedeva finalmente bella allo specchio.
In cuor suo, ringraziò quella band per aver cantato delle così belle parole, visto che avrebbero sicuramente aiutato migliaia di adolescenti insicure (proprio come quella di cui la canzone parla) a superare quel periodo per molte, se non per tutte, difficile. 
Poi si soffermò sulle voci e beh, dovette ricredersi sul suo giudizio superficiale, secondo cui tutti i nuovi artisti emergenti erano banali, perchè quelle voci sentite poco prima avevano un qualcosa di diverso. Erano "originali".
-Certo, non sono i Beatles, ma ammetto che ci sanno fare - commentò  dopo aver spento la radio per poi prepararsi e dirigersi al locale, quando il display del cellulare le si illuminò, così come il suo volto appena lesse il nome. Payne. Fu un gesto involontario e forse se qualcuno glielo avesse fatto notare lei avrebbe negato l'evidenza, ma questo perchè lei era una ragazza fin troppo razionale. Pensava sempre prima di agire; dava troppo peso alla testa e poco conto al cuore. 
E proprio tramite quel sorriso che comparve sul suo volto e quegli occhi illuminatisi all'improvviso, il cuore voleva farle capire che per una buona volta, doveva lasciarsi andare e mandare a quel paese quel cavolo di cervello che troppe volte l'aveva costretta a rinunciare alla sua felicità.
 
"Buongiorno Jen, spero tu abbia riposato bene. Ci vedremo tra poco. xx"
 
"Ah sì certo..quasi ti avevo dimenticato, Payne" mentì. Ricordava benissimo che aveva accettato di farsi aiutare da quello che per lei non poteva considerarsi minimamente un amico, visto che di amici ne aveva pochi e si potevano contare sulle dita di una mano. Aveva imparato con le sue esperienze a non fidarsi troppo ciecamente e subito alle persone, viste le innumerevoli volte che queste l'avevano delusa. Ma Liam le aveva espressamente fatto capire che qualcosa in lei lo incuriosiva e voleva provare ad essergli almeno simpatico, ma il motivo ancora non le era chiaro.
 
"Ehi, così mi offendi però. Stai insinuando che davvero mi avresti dimenticato così in fretta?" rispose quasi subito lui.
"Io non insinuo, dico solo la verità. Adesso scusami ma ho da fare. Perchè non torni a dormire? Infondo è fin troppo presto per delle celebrità ;) "
 
"Acida come sempre. Non ti libererai così presto di me" le rispose dopo pochi minuti, mentre sorrideva rileggendo per l'ennessima volta il messaggio che la ragazza le mandò poco prima.
 
- "Non ti libererai così presto di me" ... Dio perchè ce l'hai così tanto con me?! Io voglio liberarmi al più presto di lui- sbuffò.
Erano le 7.00 quando raggiunse l'entrata secondaria per poi infilare le chiavi nella toppa ed aprire, quando una voce in lontananza la chiamò.
 
-Sono in anticipo?- le sorrise un ragazzo con un paio di occhiali scuri, pantaloni grigi di una tuta firmata e con la testa coperta da un cappuccio di una felpa. Se non fosse stato per quella voce ormai familiare, la mora credette di non averlo potuto riconoscere. 
-Sì!. Perchè non vai a farti un giro nel frattempo? Già non ti sopporto più stamattina- gli rispose non di certo ricambiando il sorriso
-Buongiorno anche a te. Sempre di buon umore, vedo - le si avvicinò ridacchiando e posandole un bacio su una guancia. A Jen mancò il fiato, restò immobile per alcuni secondi. 
 
"Piccola Jeeen" cantilenò la sua vocina fastidiosa
"Oggi sì che è un buongiorno! Riprenditi adesso" rise 
 
Jen aprì sbuffando la porta ed entrarono, gettando le chiavi su un tavolo lì vicino
 
-Cosa c'è che non va?- Liam sembrava preoccupato e la ragazza si meravigliò di quella domanda. Si conoscevano da così poco, o meglio, non si conoscevano per niente, ma quella domanda la spiazzò. Cosa voleva che gli rispondesse? "niente..tutto"? Una parte di lei non sapeva di non voler fidarsi di lui, ma una parte, quella più recondita e inesplorata, la incoraggiava a parlargli.
-Cosa vuoi che ti dica Payne..- cominciò guardandolo negli occhi - ci sono talmente di quelle cose che- ma poi si bloccò. No, non voleva continuare.
-Parlarne ti farebbe bene- suggerì come per incoraggiarla ad andare avanti col discorso. Liam sapeva che c'era qualcosa in lei, forse troppe cose, che l'avevano portata ad essere così distaccata come era adesso, e sentiva di volerla aiutare. Voleva che tornasse ad essere felice. O forse voleva solamente illudersi? Ma lei, tutto di lei, ogni suo particolare, il suo modo di fare, di essere; persino il suo carattere lo incuriosiva.
 
-Ci sono troppo cose che non vanno, tutto qui. Cominciando da te- indicò il ragazzo che le era difronte
-me? - chiese indicandosi con un dito
-Sì, te. Dimmi Payne, che scopo ha tutto questo? Perchè mai hai voluto essere qui oggi? Volevi trovarti un hobby per caso? Se è così, sappi che non ho tempo da perdere. Non ho una bella voce come la tua che mi permette di andare avanti nella vita. Questo è un lavoro per me e non posso perdere tempo!- spiegò irritata. 
Ma infondo lei voleva sapere il vero motivo del perchè lui fosse lì, e sperava fortemente che lei avesse pensato al peggio (come sempre, del resto) e che in realtà ci fosse una spiegazione meno crudele della sua teoria.
 
-Sarò sincero Jen. Non so neanche io perchè tenga davvero tanto a voler passare del tempo con te, perchè alla fine, è per questo che lo faccio. Per te.-
A Jen parve che le mancò un battito.
-Insomma- riprese a parlare il giovane -non mi è mai capitato prima che una persona m'incuriosisse così tanto. Di certo non cerco alcun hobby e posso assicurarti che ogni volta che prendo un impegno, metto tutto me stesso in ciò che faccio. Perciò ti chiedo solo una possibilità. Mi aiuterebbe a capire il vero motivo del mio voler conoscerti meglio, cosicché possa darti una vera risposta.- c'era sincerità in quello che diceva, lo si percepiva dallo sguardo, da quegli occhi tanto cristallini.
 
Jen dal canto suo, non sapeva cosa rispondergli, ma le era grata in cuor suo che quei cattivi pensieri che aveva elaborato la sua mente contorta, non fossero reali.
Silenzio. Per alcuni interminabili secondi i due si guardarono negli occhi senza dire nulla e il silenzio regnò sovrano. Entrambi avrebbero dovuto riflettere.
 
Inaspettatamente, fu la mora a rompere quel silenzio che cominciava ad essere scomodo.
-Prepareremo dei cupcakes in quantità industriali, preparati. Lì c'è un grembiule..so che è poco virile, quindi ti lascio scegliere se metterlo o no. Infondo sei pur sempre una "star"- marcò le virgolette con dita di entrambe le mani, volgendo lo sguardo un pò più in là per mostrargli l'oggetto.
Liam si lasciò andare ad una fragorosa risata, notando l'ironia nella voce della mora. 
-Proprio perchè è poco virile, lo indosserò- scherzò, sfilandosi la felpa e avvolgendo il busto in quel grembiule.
Jen sgranò gli occhi appena Liam nello sfilarsi la felpa, lasciò scorrere in alto anche la t-shirt che portava sotto, sfoggiando i suoi addominali perfettamente scolpiti, fino a quando con un rapido gesto la riabbassò.
"Cavolo!" pensò la ragazza cercando di darsi un contegno
 
"ehi piccola Jen, tieni a bada gli ormoni. Da quanto tempo non esci con un bel ragazzo?" ancora una volta la sua odiosissima vocina la prese in giro
 
-Non voglio pensare che tu sia gay- pensò un pò troppo ad alta voce, e appena se ne rese conto, arrossì violentemente imbarazzata.
-Scusa?- le domandò Liam perplesso da quell'affermazione.
-Nn-no no ..cioè mi chiedevo. Era solo una battuta la tua oppure, bhe insomma, ecco..sei gay?- chise più impacciata che mai
-Mi dispiace per te, piccola, ma no, non lo sono. E quella sulla virilità, sì era una battuta- le sorrise malizioso.
Si stava forse prendendo gioco di lei? Beh, questo non le andava a genio, così lo stuzzicò lei cercando di riprendersi dalla gaffe di poco prima
-Non ne sarei così sicura.. - commentò lasciva
Liam raccolse la provocazione e con veloci falcate la raggiunse prendendola per i fianchi, e la sbattè con determinazione al muro; senza essere violento, costatò invece Jen. 
La ragazza non oppose resistenza, limitandosi a fissarlo negli occhi, mentre pian piano il volto di lui si avvicinava al suo, per poi spostarsi al suo orecchio e sussurrarle un "provare per credere, piccola". Le baciò i capelli e tornò a guardarla fisso negli occhi, mentre lei tentava di rallentare i battiti del suo cuore diventati ormai magicamente irregolari, e riprendendo il suo essere sfacciato, lo allontanò dal suo viso
-Vedremo Payne, vedremo. Ma ti avverto, sarà dura con me- ammiccò con aria di sfida
-Intanto, chiamami ancora "piccola" e ti assicuro che la tua virilità cesserà di esistere.. - lo minacciò - se mai questa esista- continuò subito dopo, ridendo.
C'era ironia nella sua voce e a Liam ciò piacque, così si limitò a sorriderle.
Il contatto avuto poco prima con il corpo della ragazza, bhe, era stato inaspettato anche per lui. Non ci aveva pensato, aveva agito d'istinto e il risultato era stato dei migliori.
Cominciava ad essere più sciolta con lui, certo era sempre la solita acida Jen, ma questo suo nuovo aspetto gli piaceva. Forse Liam ce l'avrebbe fatta a salvarla.
-Io non sindacalizzo sul fatto che tu mi chiami Payne e non con il mio nome- obbiettò
-....- lei non rispose. In effetti era vero e non sapeva nemmeno lei il vero motivo. O forse inconsciamente sì? Insomma, per lei dal primo momento era stato James e non Liam o Payne. Ma poi dopo quello che era successo, era come se usando il suo cognome cercasse di mettere sempre più distanze tra di loro.
 
-Ok d'accordo, come vuoi.. piccola Jen. Così va meglio? - chiese divertito
"No, anche lui ci si mette con questo nomignolo, no vi prego!"
-Oh ti prego, tutto ma non questo, JAMES - marcò bene l'ultimo nome, esasperata, e questa reazione provocò ancora una volta la risata del ragazzo.
 
-Dimmi Payne, devi essere per forza sempre così allegro e sorridente? Non so, non hai qualche problema da risolvere a cui pensare?- gli chiese, come per cambiare discorso. Infondo non era male parlare con lui..quasi la rilassava
-Certo che ne ho di problemi, solo che cerco di non pensarci quando sono in buona compagnia... Dovresti provare anche tu, aiuterebbe il tuo ph, così da incidere anche sul tuo umore- ammiccò lui
-Cosa fai Payne, ora ti improvvisi esperto in scienze, per caso? Sappi che al liceo ero la più brava del corso - 
Lui si limitò a sorriderle, senza aggiungere altro.
 
-Mi hai davvero fatto un complimento prima?- chiese ad un tratto Liam mentre aveva gli occhi e le mani puntate sull'impasto per cupcakes che avrebbero dovuto esporre in vetrina, appena preparato da Jen. Lei non capì.
-Sì insomma, hai detto che ho una bella voce- spiegò lui, vedendo la faccia della ragazza
-Oh Payne, mettiti a lavoro! Io non sono una che "fa complimenti", non farti strane idee, io non ci provo con uomini poco virili - lo squadrò dalla testa ai piedi, fissando quel ridicolo grembiule che indossava, e a Liam fece piacere quel tono confidenziale che stava usando.
- ahah certo piccola Jen, vedremo. - si limitò ad aggiungere con un ghigno dipinto in faccia
 
-...comunque sì, penso davvero che tu abbia una bella voce. Stamattina mi sono svegliata con una delle vostre canzoni, What Makes You Beautiful, mi pare che si chiamasse, e beh devo dire che quella canzone ha davvero un bel testo. Insomma, molte ragazze si rispecchieranno in quelle parole. -concluse con imbarazzo. Non poteva credere di aver davvero detto quelle cose.
-Beh, quelle parole alla fine sono vere e valgono per tutte. Ogni ragazza in sè stessa trova milioni di imperfezioni, fisicamente e caratterialmente, ma fatica a capire che quelli che per lei sono difetti, per qualcun altro sono dei veri e proprio pregi. E' speciale così com'è. C'è solo bisogno che qualcuno glie lo ricordi ogni tanto- dettò ciò, sfoderò il migliore dei sorrisi che Jen avesse mai visto dipinto sul volto di quel ragazzo.
Era proprio il ragionamento che lei stessa aveva fatto quella stessa mattina, stentava ancora a crederci!
 
-A lavoro James, tra un pò arriveranno clienti affamati e sai, non vorrei darti in pasto a centinaia di ragazzine in piena crisi ormonale al solo sentire il tuo nome, al posto della loro colazione - cercò di interrompere quel silenzio imbarazzante la mora.
-Mi stai diventando troppo simpatica Jen, davvero. Cerca di darti un contegno, non credo di poter reggere tutta questa simpatia da parte tua in una sola giornata- rise Liam
-Ah e Payne... ti chiedo solo una cosa: fai in modo che nessuno sappia che passi il tuo tempo qui. Non voglio che la mia pasticceria diventi sede di pettegolezzi o che comunque si possa pensare che ti usi per fare pubblicità, perchè vedi, io sono tutto quello che vuoi meno che un'opportunista. Detto questo, vado a rassettare nell'altra stanza- e sparì dietro una porta.
 
Quelle parole erano state la conferma di quello che lui aveva assicurato a Louis: lei non lo stava usando, e lui non potè che esserne più che felice.
 
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Ecco un nuovo aggiornamento! 
Prima di passare al capitolo, bhe, voglio ringraziare tutte le persone che hanno cominciato a leggere questa storia, a quelle che hanno recensito il capitolo precedente, a quelle che mi hanno incoraggiata a continuare chiedendomi di "rischiare"..bhe, sappiate che lo farò. Rischierò, perchè alla fine quando si pubblica qualcosa, è sempre una sfida per l'autore. Non sai mai se piacerà la tua storia o se verrà seguita, ma vedremo come andrà a finire.
Questo capitolo, bhe..ha davvero tanto di mio, forse troppo, ma quando scrivo non riesco a non immedesimarmi in Jen!
Adoro WMYB, è stata il mio primo amore. Amo il testo e la musica. Amo il video. Amo loro!
Credo davvero in tutte le constatazioni che vengono fatte a riguardo il testo e l'adolescenza. "Ogni ragazza in sè stessa trova milioni di imperfezioni, fisicamente e caratterialmente, ma fatica a capire che quelli che per lei sono difetti, per qualcun altro sono dei veri e proprio pregi. E' speciale così com'è." Ci sono passata in prima persona, ma alla fine ho imparato ad accettare tutti quelli che per me sono "difetti".
Questo capitolo lo avevo in mente già da un pò, perchè ripeto, questa canzone merita davvero tanto.
p.s. Ho riso da morire nello scrivere la scena di Liam e Jen che si scambiano battutine sulla virilità di Liam xD Aspetto qualche vostra recensione :)
A presto -rob
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Capitolo 6
*** Giorno #4 ***




Il 60% di tutte le comunicazioni umane è non verbale.
Linguaggio del corpo; il 30% è nel tono.
Vale a dire che il 90% di quello che si comunica,
non esce dalla nostra bocca.

(Hitch- Lui sì che le capisce le donne)


Era andata bene la giornata precedente, come aveva potuto asserire Louis, solo che c'era qualcosa che continuava a turbarlo.
-Liam, ho un dubbio però - prese a parlare dopo che l'amico gli ebbe raccontato del giorno prima
-cioè?-
-Non credi che sia ancora troppo poco quello che sei riuscito a concludere con lei? Insomma, siamo ancora a zero si può dire.- domandò perplesso
-Lou lo so, ma renditi conto che siamo ancora all'inizio e più volte ti ho spiegato che lei non è affatto come tutte le altre. Dovresti conoscerla amico, capiresti da solo.-
-Mmh forse hai ragione tu. Allora perchè non ce la presenti?-
-Cosa?!- strabuzzò gli occhi Liam a quelle parole
-Sì insomma, portala con te qui..anzi no, organiziamo una festa! Domani! Nel nostro appartamento, così saremo pochi intimi, che ne pensi?- chiese Louis entusiasta dal piano geniale che aveva elaborato. Avrebbe organizzato una festa, e tutti sanno che lui ama questo genere di cose, e in più avrebbe finalmente avuto modo di conoscere la famigerata Jen di Liam..
-Cosa di "lei non è affatto come tutte le altre" non ti è chiaro? Non accetterebbe mai. Non ora per lo meno.- analizzò Liam
-Niente da fare, è deciso. Domani sera ci sarà una festa in questa casa e tu la porterai. Il come convincerla spetta a te, amico. Comincia a lavorarci da oggi. A proposito, qual è l'obbiettivo di oggi?-
-Oggi sarà difficile, credo. Ho intenzione di farla ridere, divertire.. insomma strapparle un sorriso sincero- rispose convinto
-Per me sarebbe la cosa più facile del mondo. Insomma guardami- esclamò con una vocina stridula, facendo così ridere Liam
-Hai ragione Louis, ma con lei credo sarebbe difficile anche per te- ammiccò
-Vedremo domani. Adesso sbrigati, non vorrai essere in ritardo già al secondo giorno?- disse, e lo spinse in bagno con forza.

Alle 7.30 di quella mattina, Liam bussò alla porta sul retro, aspettando che Jen venisse ad aprirlo, ma quando si ritrovò Sophie davanti, rimase sorpreso.
-Ciao Liam! Prego entra.. Jen arriverà più tardi. Oggi toccava a me aprire- spiegò la riccia notando l'espressione stranita del ragazzo
-Capisco. Bhe Sophie, dimmi cosa fare.- le sorrise
-Liam sul serio..- sembrava avesse un tono severo
-Sì ma insomma.. non so dove mettere le mani. Da dove comincio?- continuò Liam cercando di ricevere ordini sul da fare quella mattina
-Cosa?! Non devo essere io a dirti da dove iniziare. Insomma sei grande abbastanza per certe cose - lo ammonì a sua volta la riccia e la sua espressione era come schifata. Si agitò e cominciò a camminare per la stanza nervosamente.
Forse non parlavano della stessa cosa...
-Sai se mi dessi una mano sul come fare, non sarebbe così male..- detto ciò Liam le si avvicinò, bloccandola per un braccio. Quella ragazza era carina e molto simpatica, certo, ma anche abbastanza nevrotica, potè constatare vista la sua perenne agitazione che dimostrava quando la vedeva in giro
-Liam ma cosa dici?! Hai fatto capire benissimo che sei interessato a Jen e io non potrei mai farle una cosa del genere! sbottò allontanando il braccio dalla sua stretta e continuando a girovagare nervosamente per la stanza.
-Cosa?- chiese perplesso Liam
-Sì insomma hai capito. E poi per quanto tu sia gentile e bello, mi piace un tuo amico, mi sembra giusto che tu lo sappia. Non devo insegnarti io come approcciarsi con una ragazza, mi spiace, ma non posso- spiegò lei.

Sì, stavano decisamente parlando di due cose differenti.


-Sophie, ma cosa hai capito? - rise qualche secondo dopo Liam
-Non fraintendermi, sei una bella ragazza e mi lusinga sapere che tu mi trova gentile e bello, ma io intendevo “cosa fare oggi”. Adesso. Qui. Cosa preparare, insomma. Sai com'è, ormai ci lavoro da ieri- chiarì la situazione con un sorriso sulle labbra e la mora non potè che arrossire violentemente per la sua figuraccia appena fatta.
-Non volevo chiederti di farmi da "nave scuola"..- continuò con fare dolce, vedendola in difficoltà.
-Oh Liam sono così in imbarazzo.. scusa.. allora, sì.. comincia da.. anzi no.. mmh vediamo..- ecco che riprendeva ad agitarsi
-No Sophie, sul serio, è stato un equivoco, non mi sono espresso con chiarezza, scusa tu. - cercò di farla sentire a suo agio
-Forse dovremmo aspettare che arrivi Jen e ti dica lei cosa fare. Di solito è lei che da ordini in cucina. Io finisco di rassettare queste ultime cose qui, tu invece perchè non vai nell'altra sala e sistemi i tavolini? - chiese torturandosi le mani, ancora in prenda all'imbarazzo
-Vado subito.- tagliò corto lui e sparì dietro la porta per poi tornare dopo una manciata di secondi.
-Sophie?- domandò
-mmh? - rispose lei solamente, evitando ancora il suo sguardo
-E' così palese che mi interessi Jen?- era lui quello in imbarazzo adesso.
Lei rispose con una fragorosa e sincera risata, prima di aggiungere
-Se così non fosse, non vedo il motivo per cui Liam James Payne dovrebbe svegliarsi talmente presto di mattina per venire a lavorare in una pasticceria. Lui cantante di successo che rinuncia a quel poco di tempo libero che chissà da quanto tempo non gli veniva concesso. E credimi Liam, anche un bambino si accorgerebbe che hai una cotta per lei. -
-Ehi ma io non ho una cotta per lei!- ribattè lui.
-Fammi finire - lo riprese -Insomma, tu pensi che non sia così, ma il tuo corpo dimostra tutt'altro. Il modo in cui la guardi, come i tuoi occhi luccicano quando lei ti rivolge uno dei suoi amorevoli sguardi acidi -rise- sì lo so che è abbastanza scontrosa e il più delle volte antipatica, ma con te.. non lo so, cambia. La vedo diversa quando state insieme. - constatò.
-In che senso?- curiosò il moro.
-Semplicemente, si agita. Non ha più il controllo di ciò che fa o dice. Mi è bastato vedervi ieri insieme in questa stanza lavorare fianco a fianco per capirlo. Sei tu che la agiti, il che è fin troppo strano, vista la sua mania del controllo. Semplicemente in questo senso, Liam.- gli sorrise
-Credo seriamente che tu possa farla stare finalmente bene.- concluse la sua riflessione e tornò ad occuparsi di ciò che stava facendo prima.
Liam non rispose, anche perchè non sapeva cosa rispondere. Semplicemente doveva riflettere su ciò che aveva appena assimilato da un parere esterno.

-Sophie?- la distrasse nuovamente dai suoi pensieri.
-Dimmi.- lo incitò lei
-Bhe insomma, grazie. Credo. Ma aspetta, sbaglio o prima nel tuo delirare hai detto che ti piace un mio amico? - chiese curioso.
-Ehm! Cosa?! No no avrai capito male. O forse no. Insomma Liam non farmi delirare di nuovo e se anche fosse credo che tu saresti l'ultima persona a cui lo direi. Siamo amici, ma non così tanto. Anche se alla fine anche i muri sanno della mia cotta per quel gran figo di Zayn. O no, dimmi che non l'ho detto davvero ad alta voce?- sbiancò ad un tratto e subito dopo il suo viso si dipinse di un colore indecifrabile, misto tra il rosso e il viola, suscitando l'ilarità di Liam.
-Tranquilla- la rassicurò lui.
-Rimarrà un nostro segreto.- ammiccò strofinando il suo palmo contro il braccio della riccia, ricevendo un tenero e imbarazzato sorriso come risposta.

-Ehm ehm.- tossì qualcuno in lontananza
-Interrompo qualcosa?- chiese una più che adorabile Jen di prima mattina dall'uscio della porta.
-Oh proprio niente. Buongiorno anche a te, bella moretta.- la salutò l'amica, per poi dileguarsi nell'altra sala.
-Sempre di buon umore, vedo!- Liam rise vedendola sbattere con un pò troppa forza la borsa sul tavolo.
-Sai cos'è Payne.. il solo vederti mi migliora la giornata, sul serio!-
-Mmh noto una punta d'ironia in questa frase- sorrise lui cordiale
-Sì ma giusto un tantino, eh!- puntualizzò invece lei.
-Non perdere altro tempo, e mettiti al lavoro. In frigo trovi l'impasto per i muffin. Muovi il culo Payne, e non guardarmi con quella faccia da ebete!.- lo rimproverò
-Sì, signor capitano!- e con gesto trionfale si portò una mano tesa all'altezza della fronte, a mo' di saluto militare, rendendosi ridicolo ma con il solo intento di farla sorridere. Si rendeva ridicolo per lei. Che brutta fine che stava facendo, pensò tra sè il ragazzo.
Ma ovviamente il tentativo fallì e l'unico risultato che ricevette fu ancora più disastroso dei precedenti.
-Fa' poco l'idiota, Payne, non te lo ripeterò di nuovo.-


Arrivò l'ora di pranzo e, proprio come il giorno precedente, Liam a quel punto finiva quello che poteva essere identificato come "turno di lavoro", visto che il pomeriggio restavano sempre Sophie e Jen da sole poichè la folla era minore rispetto alla mattina, e Jen preferiva liquidare il giovane dicendogli che non avevano bisogno di lui e che sarebbe stato solo d'impiccio.
Così alle due del pomeriggio, Liam si offrì di aiutare Sophie con il mettere in ordine la sala principale, visto che Jen lo aveva espressamente cacciato dalla cucina e fu a quel punto che ebbe un'idea.

-Grazie Liam, adesso puoi anche andare, starai morendo di fame- sentenziò Sophie al suo fianco.
-Cerco di convincere Jen a mangiare qualcosa con me. Ti va di unirti?- le chiese educatamente, sebbene in cuor suo sperava che rifiutasse poichè desiderava passare del tempo da solo con Jen. E così infatti accadde. Sophie salutò prima lui e poi l'amica, con la promessa che l'avrebbe raggiunta più tardi.

-Ehi Jen- la chiamò dall'uscio della porta.
-Ancora qui, Payne?!- urlò quasi, stizzita nel vederlo.
-In realtà ti stavo aspettando. Perchè non andiamo a mangiare qualcosa da qualche parte? Sarai stanca, visto come corri avanti e indietro dalla mattina presto qui dentro.- era imbarazzato e lo si poteva notare dalle mani portate nella tasca dei pantaloni e lo sguardo fisso sulla punta delle sue scarpe. Si aspettava un "no" come risposta, che infatti poco elegantemente non tardò ad uscire dalla bocca di Jen.
-Sto bene così. Preferirei morire di fame, piuttosto che mangiare con te. -rispose, non distogliendo lo sguardo da ciò che stava facendo.
-Ok- si limitò ad aggiungere Liam, per poi volatilizzarsi così come era venuto.

Fu allora che Jen avvertì di nuovo quella sensazione che da un paio di giorni si era allontanata da lei. Vuoto. Assenza. Solitudine. Ed in effetti si ritrovava sola in quel locale, ora che Sophie e Liam se ne erano andati, e la porta sbattere ne fu la conferma. Una cosa però non riusciva a spiegarsela, e cioè come mai quella sensazione ricomparve all'improvviso, proprio in quel momento.

"E' perchè continui a trattarlo male e ad allontanarlo. In fondo sai bene anche tu che la sua presenza ti fa stare bene, ma ti ostini a tenerlo alla larga. Hai visto come ha sbattuto la porta? Con violenza, e non è da lui. Forse sai che adesso non tornerà più come ha fatto le altre volte."

Si lasciò invadere da quella stupida coscienza, ma che questa volta non aveva tutti i torti. Se ne era andato sbattendo con violenza la porta, e questo non era proprio da lui, ma se ne era andato, stavolta forse per sempre. Non sarebbe più tornato e lei non lo avrebbe più tormentato. Ma allo stesso tempo era tornata quella sensazione di vuoto che l'attanagliava e non poteva negare che con lui, per suo stupore, non aveva avuto più modo di avvertirla. E quella sensazione faceva male, tanto, troppo, ma sarebbe andata avanti come aveva già fatto in precedenza.

-Meglio così..- commentò, lasciandosi andare su una delle sedie nella sala principale.

Un rumore di una porta aprirsi per poi chiudersi seguito da un rumore di passi. Questo era quello che fece allarmare ad un tratto Jen dopo 10 minuti che Liam era andato via, e poi lo vide. Era lì, sull'uscio della cucina con un sorriso in volto e una busta tra le mani.

-P..Payne, che ci fai lì.. cioè qui, no voglio dire.. te ne eri andato!- balbettò una Jen più che incredula per quella visione che si ritrovava dinanzi.. e il balbettare non era proprio una sua caratteristica.
-In realtà, visto che non volevi seguirmi per pranzo, ho portato il pranzo da noi - fece ondeggiare la busta proprio davanti al suo naso
-Grazie ma non c'era bisogno che .. -
-Su andiamo di là, poche storie Jen- prese un suo braccio e la costrinse a seguirlo ad uno dei tavoli nell'altra sala.

Lei non si oppose e in cuor suo era felice che Liam fosse tornato, anche se non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno a se stessa. Pranzarono, per lo più in silenzio, un silenzio scandito da qualche occhiata fugace scambiata tra i due.

-Grazie, Payne.. sei stato, come dire, gentile. - e dicendo ciò si ritrovò a sorridergli come non aveva mai fatto prima. Non era un sorriso forzato, ma sincero. Non era un sorriso contenuto, ma pieno. Uno di quei sorrisi che partono da un orecchio e finiscono una volta raggiunto quello opposto.
Lui la faceva stare bene, così come lei faceva sentire bene lui.. anche senza dirsi nulla.
Bastava un semplice sguardo d'intesa e spesso di connessione, perchè in fin dei conti, loro erano connessi, riuscendo a capire l'altro con estrema semplicità; ma questo ancora dovevano scoprirlo.

Liam in quel momento si sentì al settimo cielo: c'era riuscito, l'aveva fatta sorridere, sebbene non riuscisse a capire il reale significato di quel sorriso; in fondo le aveva preso solo il pranzo. Ma in quel momento gli sembrò che non fosse poi così importante quel particolare.

-Pensavo te ne fossi andato, e sta volta sul serio..- quasi sussurrò questa volta Jen abbassando lo sguardo come per non incontrare quello del ragazzo così dolce che le stava di fronte.

A quel punto Liam s'illuminò, di gioia probabilmente. Ecco il perchè di quel sorriso. Non era un semplice sorriso di riconoscenza per averle offerto un pranzo, ma era per lui, perchè era ritornato.. da lei. Certo, all'inizio era sul punto di mollare e di non ritornare, visto l'astio che lei continuava a dimostrare verso di lui, ma alla fine aveva optato per un'ultima chance, e ce l'aveva fatta. Aveva fatto bene a tornare e quelle parole ne furono la conferma.
Lei aveva avuto paura che lui non sarebbe più ritornato da lei, ma non immaginava neanche lontanamente quanto lui avesse bisogno di vederla e sapere che stesse bene.

-Di nulla, è stato un piacere..- le disse sorridendo, una volta che lei rialzò lo sguardo verso di lui
"tornare da te. Io tornerei sempre da te." si ritrovò a pensare, ma invece di quelle parole, aggiunse
- Offrirti il pranzo intendo.. è stato un piacere - spiegò.

Quelle parole arrivarono dritte al cuore di Jen, perforandoglielo. Ma perchè poi? Cosa si aspettava di sentire? Forse proprio quello che Liam aveva pensato ma non le aveva detto? Neanche questo sarebbe mai riuscita ad ammettere.

-Adesso devo proprio andare - si alzò Liam e raggiunse la porta, mentre la ragazza si limitò a seguirlo con lo sguardo.

-Ah quasi dimenticavo!- aggiunse mentre con la mano destra abbassava la maniglia della porta. - Domani i miei amici hanno organizzato un party a casa nostra.. e tu sei stata invitata. Porta anche Sophie, sono più che sicuro che le piacerà da morire quest'idea. - aggiunse
-Neanche per sogno, Payne! Sta' sicuro che io non ci sarò!-
-Giusto, non ti ho avvisata prima: NON.SI.ACCETTANO.RIFIUTI.- aggiunse lui minaccioso, marcando ogni singola parola.
-E ci vediamo domani mattina. Non vado da nessuna parte, Jen- e senza aspettare una qualsiasi risposta, si volatizzò.

Lei, dopo quelle parole, si sentì improvvisamente meglio, quasi più leggera. Lui le aveva fatto capire che non se ne sarebbe andato, bensì  sarebbe tornato.
Sorrise di nuovo come un'ebete al solo pensare quelle cose.

"Sì ma per quanto? Se ne andrà anche lui, come fanno tutti."
Ed ecco che tornava ad essere nuovamente dura con se stessa.

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Eccomi ritornata con un nuovo capitolo di questa FF :)
Mi scuso per il ritardo ma avevo già deciso di ricominciare a postare una volta finite le vacanze

Ringrazio di cuore alle 8 persone che hanno lasciato quelle bellissime parole al capitolo precedente, spero di rileggerle presto! *-*
Eh niente. Spero vi sia piaciuto come capitolo e perchè no, spero vi abbia fatto sorridere il fraintendimento tra Liam e Sophie lol

Proprio ultimamente Liam esce con questa Sophia... coincidenza che un personaggio della storia abbia un nome simile? ahah E questa Jen che si addolcisce pian piano?! 
Cercherò di aggiornare più volte al settimana, ma non vi prometto niente.
A presto! 
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Su Fb invece mi trovate in pagina, Moments

Love you, Payne! <3

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Capitolo 7
*** Giorno #5 ***



Tonight, kiss me like it’do or die.
And take me to the other side.

{The Other Side –Jason Derulo}


-Ehi Sophie!- le urlò la mora.
-Sì Jen?- chiese voltandosi, la prima.
-Stavo quasi per dimenticare, ieri Payne mi ha detto che stasera ci sarà un party a casa loro. Per "loro" credo si riferisse agli altri squilibrati che cantano con lui. Ha invitato sia me che te e ha anche aggiunto che tu sarai più che felice di ricevere questo invito. Devi dirmi per caso qualcosa, amica cara?- indagò Jen.
- Momento, momento, momento! Ieri cosa? Party dove? Party quando? Party con CHI? Payne ha detto cosa-quando-dove-con chi-perchè!?- cominciò a sclerare la povera Sophie, in piena crisi per aver appreso solo in quel momento una notizia di così vitale importanza.
-Sì insomma..-
-E quando avevi intenzione di dirmelo?!- urlò questa volta contro l'amica
-Ieri quando sei tornata dopo la pausa pranzo, me ne sono dimenticata, chiedo umilmente perdono, signora dell'isteria- ironizzò Jen.
-Cosa.cosa.cosa.cosa.cosa? Come hai potuto omettere un enorme ed importantissimo particolare del genere ieri? Stavamo anche parlando di quello che Liam ti aveva detto!-
-Credo che sia stato proprio il fatto che tu continuavi a riempirmi di domande sulla conversazione con quel tipo!- sbottò nervosa. Non voleva di certo ricordare tutte quelle domande che Sophie le aveva rivolto solo il giorno precedente riguardo l'episodio del pranzo, e di quanti complessi smielati lei era riuscita a farle nascere.

-Ok ok ok. Ricominciamo. Stasera cosa dovremmo fare? A che ora? E dove esattamente?- riprese questa volta con le sue domande Sophie, in modo più pacato.
-Ehi Soph, respira cazzo! Non vorrei che mi morissi proprio qui in cucina! - sogghignò l'altra ricevendo un'occhiata torva dall'amica, come a invogliarla a continuare.
-Allora stasera ti passo a prendere per le 9.30. Payne mi invierà un sms con i dettagli del posto per le 8.30..-
-8.30 Jen? Ciò significa che l'appuntamento come minimo sarà alle 9, e tu hai intenzione di passare a prendermi alle 9.30? Ho capito la tua filosofia, sai quella che "i migliori devono farsi aspettare", ma non credi sia troppo un'ora di ritardo?- chiese la riccia prima di aggiungere - ah, comunque bella l'idea di farti sapere tramite sms, ma un momento! Vuol dire che vi sentite ancora e tu non mi hai detto niente!- l'accusò puntandole l'indice della mano destra contro.
-No dolce, isterica, nevrotica, irritante Sophie. Non ho più ricevuto alcun suo messaggio, me lo ha semplicemente detto prima che tornasse a casa per il pranzo, prima. E comunque tu non me la conti poi tanto giusta... chi è il tipo che ti interessa dei 5? Altrimenti non vedrei il motivo della tua reazione..-
-Ma cosa dici Jen, assolutamente nessuno, ma insomma.. sono talmente bravi che ci tengo a fare buona impressione-
-Ed è per questo che ora ti stai impegnando all'ultimo minuto nel trovare qualcosa da comprare in questo sito online sul tuo cellulare, gusto? Solo per "fare buona impressione"- la prese in giro.
-Pensa piuttosto a cosa metterai TU stasera, che al mio ci penso io - si girò facendole la linguaccia, come indispettita del fatto che fosse stata scoperta dall'amica a fare qualcosa di terribilmente imbarazzante, visto il rossore che subito prese possesso delle sue guance.
-Ok come vuoi, lo scoprirò da sola, vedrai.-
-Chiedere a Liam non vale, ricordalo!- l'asserì
-Ehi, non avevo alcuna intenzione di chiedere aiuto. Dovresti sapere meglio di tutti che potrei far concorrenza alla C.I.A. per le mie abilità investigative- sottolineò irritata per averla sottovalutata.
-Certo Jen, certo, come vuoi - l'assecondò Sophie prima di sparire nell'altra sala.


-Allora Leeroy, finalmente conosceremo questa Jen che ti ha rubato il cuore, stasera?- chiese affettuosamente Louis, saltando sul letto, proprio affianco all'amico.
-Quando la pianterai con quel nomignolo, Lou? Ormai i tempi di BSE sono finiti da un pezzo. E comunque sì, spero vivamente che stasera ci sia anche lei.- disse il moro continuando a tenere fisso lo sguardo sul display del cellulare, mentre continuava a rigirarlo tra le dita, come a sperare in un qualche messaggio o chiamata di Jen. Magari anche solo per un insulto o per un info per la serata. Ma niente. Dopo quello che si erano detti ieri, tutto era tornato alla normalità tra loro, per quanto quello che c'era tra loro potesse essere definito "normale", e nessuno dei due quella mattina aveva accennato alla giornata precedente.
-Ehi Lou?- chiese Liam distogliendo lo sguardo finalmente dal cellulare
-Mmh?- domandò silenzioso
-Cosa hai detto agli altri di stasera? Insomma, cosa sanno?-
-Ho detto semplicemente la verità, cioè che finalmente avremo l'occasione di conoscere la ragazza che ha rubato il cuore al nostro amato Leeroy, con un'amica carina- spiegò stringendogli una guancia con un pizzicotto.
-Louis! Fermo mi fai male. E poi hai detto loro solo cazzate, lei non mi ha rubato niente, io sono sempre lo stesso e lei un'amica. Ora andrò a spiegare agli altri come stanno realmente le cose, scusami- fece per alzarsi e raggiungere gli altri nell'altra stanza.
-Tu dici Liam? Allora dimmi, quando Liam James Payne, quello dolce del gruppo, avrebbe pronunciato la parola "cazzate" nei suoi discorsi prima. Non ti ha cambiato per niente, eh.- osservò
-Non sai quello che dici - 
-Certo amico, certo..come vuoi-
E con ciò, lasciarono scivolare il discorso.

9.45 p.m.
Jen era passata a prendere Sophie e dopo un quarto d'ora avevano raggiunto la destinazione del messaggio di Liam. La puntualità non era certo il suo forte. Era una villa immensa e la musica rimbombava fin fuori la casa, mentre la porta di quest'ultima era stata lasciata aperta, facendo scorgere al suo interno un bel pò di gente che si muoveva a ritmo di quella musica assordante.

-Ripetimi ancora una volta perchè siamo qui..- sbuffò annoiata Jen, rivolgendosi all'amica al suo fianco che sembrava non stare più nella pelle per quella serata a casa One Direction.
-Basta Jen, te lo sei fatta ripeter più di cento volte! Adesso siamo arrivate e non vedo l'ora di vedere come sarà questa festa, e sì te l'ho promesso, non mi muoverò da te- anticipò quella che da lì a poco sarebbe stata un'ennesima richiesta dell'amica.
-Volevo sentirtelo dire ancora una volta, giusto per sincerarmi che non l'avessi dimenticato.-
-Sìsì ma ora entriamo!- esultò, tirando la mano dell'amica per trascinarla all'interno della casa.
-Ricorda che lo hai promesso- provò di nuovo, ma la musica era troppo alta per potersi far sentire.
-Mmh non vedo nessuno dei cinque qui. Io vado a prendere qualcosa da bere, aspettami qui!- la riccia questa volta le urlò in un orecchio e scappò subito via, evitando la stretta di Jen, si dileguò al bancone degli alcolici.

A quel punto Jen rimase sola, guardandosi attorno alla ricerca di qualcuno, o meglio, alla ricerca di Liam. Ma niente, e cominciava a sentirsi a disagio lì in mezzo.
Ad un tratto però qualcuno le cinse i fianchi e con forza la trascinò poco più avanti in una stanza buia, accanto alle scale. Fu un gesto così veloce che non ebbe il tempo di capire né chi fosse né cosa volesse da lei, e quella stanza era così buia che di certo non l'aiutava a capire.
Mentre il suo sequestratore era intento a chiudere la porta, la povera Jen impaurita, faceva grandi passi all'indietro stretta nel suo silenzio, finchè non andò a sbattere contro una superficie liscia e dura. Sicuramente un muro. "Perfetto" pensò.
Nessuno dei due fiatava, ma la voglia di sapere chi fosse lo sconosciuto e del perchè l'avesse portata in quella stanza isolata, contribuivano solamente a far nascere in lei una grande curiosità mista a spavento per l'ignoto.
Osservò quanto meglio poteva quel profilo che al buio sembrava non riconoscere, ma appena fece qualche passo verso di lei, fu a quel punto che si rilassò. Era stato il suo modo di camminare, di muoversi indeciso, che le fece pensare subito ad una sola e unica persona: Liam. Sorrise involontariamente, mentre lo sconosciuto era sempre più vicino, sebbene non si decidesse ancora ad aprir bocca. Lei aspettò; aspettò qualcosa che da lì a breve sarebbe uscito dalle sue labbra, voleva essere pronta a rispondere ad ogni sua battutina che avrebbe mosso nei suoi confronti, aspettò quel qualcosa che neanche lei sapeva cosa di preciso, ma rimase immobile, schiacciata con la schiena contro un muro.
Ad un tratto qualcosa cambiò impercettibilmente. Due mani le afferrarono i fianchi con decisione e un respiro caldo e profondo ora le era sul collo. Fu a quel punto che ogni minimo dubbio di Jen crollò, annusando quel profumo ormai diventato familiare, ma non si oppose, aspettava una sua mossa che non tardò ad arrivare. Dopo qualche minuto trascorso così, mentre lui ancora la stringeva per la vita, le braccia di lei salirono dal punto basso della schiena di lui e arrivarono lentamente al suo collo. E a quel punto Liam cominciò a baciarle il collo, dolcemente, senza dir nulla. Sperava in qualche modo che lei non lo riconoscesse, per poter continuare quella tortura lenta ma piacevole che la ragazza gli stava regalando. Certo, Liam voleva averla ancora per molto tra le sue braccia, baciarle il collo e sentire le mani di lei sulla sua pelle, ma più di ogni altra cosa, desiderava baciarla, sentire il suo sapore e provare a vedere se era come lo aveva immaginato dal primo loro scontro. Così, si decise e si allontanò dal suo collo, portando la testa all'altezza del suo sguardo, pronto a sfiorarle anche solo per qualche secondo le labbra. Ora era immobile, aspettando un qualsiasi segno da parte sua.
Se la stanza non fosse stata al buio, Jen era sicura che non sarebbe mai riuscita a fare ciò che aveva intenzione di fare. Anche lei sentiva un'irrefrenabile voglia dentro di lei di assaporare le labbra del ragazzo e aspettava in silenzio che lui facesse la prima mossa, ma niente. Restava immobile a fissarla, per quanto potesse, con le mani salde sui suoi fianchi a pensare a chissà cosa. Così lei, come per dargli coraggio, raggiunse con le mani i suoi capelli, e con una leggera presa, strinse i capelli tra le dita.
Gli bastò quel semplice e rapido gesto per infondere un pò di quel coraggio a Liam che subito avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza. Bastò un attimo e le loro labbra erano lì che cercavano con calma di assaporarsi, sebbene dopo qualche secondo si ritrovarono entrambi a volere di più. E quando Jen concesse a Liam di più, lui constatò volentieri che il suo sapore era anche migliore di come lo avesse immaginato. Sapeva di cioccolato misto a caramello. E chissà se era per il suo lavoro o per il bagno schiuma usato o per il semplice fatto di aver magari potuto mangiare una caramella che contenesse quegli ingredienti, fatto sta che da quel preciso istante quelle labbra divennero ciò che di più buono avesse mai assaggiato. E ne voleva sempre di più. Ma entrambi dovettero staccarsi per riprendere fiato da quel bacio così travolgente. Ora avevano le fronti l'una contro l'altra e lo sguardo dell'una che cercava l'altro, ma anche sta volta, nulla da fare. Troppo buio.

A quel punto, mentre erano intenti a riprendere fiato, Jen ripensò al fatto che lui non si fosse presentato nè avesse detto niente, così si staccò da lui e avvicinandosi alla porta l'aprì sicura, senza voltarsi nè dire qualcosa. Nessuno avrebbe saputo di ciò che era successo, a meno che lui non ne avrebbe fatto parola. Sarebbe stato il loro piccolo segreto e lui di certo non poteva sapere che lei lo avesse riconosciuto, e a lei stava bene così. Non avrebbe mai ammesso di provare una debolezza nei suoi confronti, neanche dopo quel bacio che le era piaciuto terribilmente, e di certo non avrebbe ammesso mai quest'ultima constatazione.
A passo svelto riuscì a raggiungere la cucina, dove vi potè trovare alcune persone a lei sconosciute e la sua amica Sophie.
-Ehi sei qui! Ti ho cercata dappertutto, ma eri scomparsa. Dov'eri?- la spintonò con una spalla la riccia.
-In realtà ero in giro che cercavo te - mentì Jen.
-Ow, non sai cosa devo raccontarti!- esclamò più euforica del solito.
-Spara!- e nel dire ciò, prese il bicchiere dell'amica e ne bevve un sorso, poi un altro e un altro ancora, visto che il racconto di Sophie sarebbe stato tutt'altro che interessante e la sua mente invece vagava su quello che era successo solo poco tempo prima con Liam, le loro labbra unite, il suo sapore sulle sue e il suo profumo che con forza aveva invaso piacevolmente le sue narici, arrivando dritto al suo cervello. E quella sensazione così piacevole di averlo lì vicino a lei, con lei.
-...oddio capisci Jen?!- urlò ad un tratto saltandole al collo.
In realtà lei non aveva seguito una sola parola dell'amica, ma si ritrovò comunque ad annuire con un sorriso stampato in volto.
-Ehi eccovi finalmente!- esordì una voce alle spalle delle ragazze che si voltarono contemporaneamente nella direzione da cui proveniva la voce.
-Temevo non arrivaste più, ad essere sincero- aggiunse Liam prima di abbracciare Sophie amichevolmente, per poi passare a Jen, questa volta con più vigore. Ed eccolo di nuovo, lo stesso identico profumo di dieci minuti prima e lo stesso calore, stringeva nuovamente una confusa Jen.
"Perchè temeva che non arrivassimo se prima mi ha baciata e tenuta stretta in quella stanza?" continuava a pensare silenziosamente
-Io ero di là -indicò Jen un punto indefinito -e Sophie al tavolo degli alcolici. Tu piuttosto?- indagò sfacciata per via dell'alcol.
-Ero di sopra- si giustificò con uno strano tono, e Jen si portò una mano in fronte come per rimproverarsi di ciò che aveva fatto poco prima chissà adesso con chi, visto che lui era altrove.


-Ehi Liam! Non sai cosa devo raccontarti! Ho incontrato una riccia prima, al bancone degli alcolici e credimi aveva un cu..- si bloccò dal suo racconto improvvisamente un tipo dal ciuffo alto, appena incontrò lo sguardo di Jen e di Sophie, coperte da Liam.
-..un cuore! Ehi ciao! che ci fai qui?- chiese il moro a Sophie improvvisamente rosso in volto.
-Ehm aspettavo la mia amica in realtà- rispose questa, indicando Jen che continuava a vedere l'imbarazzo di Sophie dipindo in faccia.
Forse questa volta era davvero importante quello che doveva dirle, pensò.
-Oh, piacere, io sono Zayn, ma credo tu lo sappia già- ammiccò nella direzione di Jen, porgendole una mano, ma questa la strinse per poi snobbarlo dicendo
- In realtà non vedo perchè dovrei sapere chi tu sia, ma comunque piacere, Jen - strinse la mano del moro che alzò un sopracciglio.
-Aspetta, tu sei quella Jen? La Jen di Liam?!- chiese con uno strano tono di voce.
-mmh, sono un'amica di Liam sì, se è questo quello che stai cercando di chiedermi. Non sei di qui giusto? La tua carnagione mi da l'idea di un Paese orientale. Comunque lo si capisce dal modo in cui ti esprimi, dovresti prendere qualche altra ripetizione di inglese, se vuoi esprimere al meglio i tuoi concetti.- eccola, la Jen acida era tornata all'attacco.
-Ehi Liam, questa volta te la sei scelta davvero tosta- rise di risposta verso l'amico.
-Certo Zayn.. ma dov'eri?- tagliò corto quest'ultimo nell'imbarazzo totale ma anche fiero della risposta della ragazza. Non solo lo aveva definito un amico, ma era riuscita a tener testa a quell'idiota del suo migliore amico!
-Ehm..diciamo che ero impegnato. Con una. - rispose ammiccando nella loro direzione.
Quelle parole fecero sobbalzare Jen. "Impegnato". "con una".
No, non poteva credere che poco prima aveva baciato lui e non Liam! Ma quasi tutto concideva con quell'ipotesi. Liam era di sopra in camera, mentre l'altro impegnato con una. E poi il modo brusco con cui si era fermato di raccontare appena aveva incontrato la sua figura poco prima dietro Liam, erano tutte conferme. Ma quel profumo.. possibile che vivendo insieme si scambiassero cosmetici? Sì, possibile.
-Dove di preciso?- chiese Jen ancora più sfacciata, sebbene l'argomento di Zayn non riguardasse lei ma Liam.
-Perchè non lo chiedi a Sophie? Credo se lo ricorderà di sicuro..- le si avvicinò e le lasciò un bacio all'angolo delle labbra. Lei arrossì e Jen rimase basita. Probabilmente era del suo incontro con questo tizio, ciò di cui voleva parlarle prima.
Sospirò sollevata dal momento che ci aveva visto giusto al primo colpo e che non poteva essere stato Zayn a baciarla, visto che era impegnato con l'amica a quanto pareva. Era stato Liam, lo sapeva, ma per chissà quale motiva aveva deciso di non farsi avanti e di sviarla dicendo che era di sopra fino a un quarto d'ora prima.

-Vieni, devo presentarti gli altri.- Liam interruppe quei pensieri e intrecciando le sue dita con quelle di Jen, la trascinò in un'altra stanza, proprio la stessa del bacio, solo che questa volta era illuminata e si potevano distinguere chiaramente alcuni divani e strumenti vari. Dava l'idea di una sala relax dedicata interamente alla musica.
-Lei è Jen. E loro sono Louis- Liam indicò un tipo con uno strano e grande tatuaggio a forma di piccione sul braccio, che si potè scorgere mentre le stringeva la mano
-Harry- quest'ultimo si alzò ammiccando verso di lei, e Jen rimase colpita da quanto fosse alto rispetto a lei.
- e Niall- continuò Liam, presentando un biondino tutt'altro che brutto e dall'aria simpatica che si alzò dal divano su cui era seduto e la strinse in un caloroso abbraccio, costringendola a tirar dietro la mano che aveva teso verso di lui.
-Ok basta così, biondino- cercò di divincolarsi la mora.
-Payne avrebbe dovuto avvisarti che non sono per niente un tipo affettuoso. Odio gli abbracci e tutti i contatti fisici che includono persone..- tentò ancora ma niente, non decideva  a staccarsi, e in fin dei conti, Jen si sentiva in qualche modo protetta tra quelle braccia e quasi non sentiva il bisogno di allontanarsi. Gli altri risero e quando finalmente il biondo la lasciò, disse
-E Liam aveva detto che eri tanto acida quanto bella. Ma credimi, non ti ha reso abbastanza giustizia. - sorrise.
Imbarazzata, Jen cercò di tornare la stessa di sempre
-Payne non ti è permesso parlare di me al di fuori del lavoro- lo richiamò severa, cercando il più possibile di eliminare quel senso d'imbarazzo dal volto. Ma era contenta che parlasse di lei e che le faceva complimenti, a suo modo certo, ma era ancora più contenta del fatto che era stato Liam il ragazzo che aveva baciato prima e non Zayn, ne era sicura, anche se lui non aveva ancora confermato nulla.

Era stata una bella serata, non potevano negarlo.
Liam l'aveva baciata e lei aveva ricambiato, tastando ogni muscolo del suo petto con le mani, cosa che aveva sempre voluto fare quando le era accanto. Certo il buio era stato d'aiuto, perchè aveva permesso loro di fare ciò che entrambi desideravano senza alcun imbarazzo o la paura che potesse essere respinto dall'altro. Erano stati semplicemente due sconosciuti che avevano dato sfogo ad un istinto.
Due che sebbene sapessero chi fosse l'altro, decisero di non fiatare, di non farsi riconoscere; lui non aveva detto il suo nome e lei se ne era andata lasciandolo lì da solo, come ad evitare che quella cosa andasse oltre e che avrebbe potuto far scappare un qualche suono riconoscibile da uno dei due all'altro.
Ma entrambi sapevano la verità ed entrambi erano grati all'altro della concessione avuta.

Avevano bisogno l'uno dell'altro, ma ancora non erano pronti ad ammetterlo.

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Ciaooo! Oggi devo dirvi un pò di cose!
1. quanto ho amato questo capitolo, non potete immaginare. Ho amato tutto, davvero, e sono felice per come sia riuscito
2. vi ringrazio tantissimo per aver recensito il capitolo scorso! E ringrazio anche chi ha deciso di seguire questa storia!
3. Ho scritto una OS che parla dell'incontro tra Zayn e Sophie alla festa. Burn
4. visto che devo sempre complicarmi la vita, spero vi faccia piacere sapere che ho dato vita ad una nuova FF con Zayn.
La trovate qui 

5. Avete visto This Is Us? Non era semplicemente ashgdsfwhsj *-*
6. Vi lascio con Leeroy, a presto (spero)!
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Capitolo 8
*** Giorno #6 ***




"C'è una storia dietro ogni persona.
C'è una ragione per cui loro sono quel che sono.
Loro non sono così solo perché lo vogliono.
Qualcosa nel passato li ha resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli." 
S.Freud



Anche quella mattina Jen si era svegliata di cattivo umore, ma questa volta sapeva il reale motivo di quel suo stato d'animo.
Era domenica e Liam di certo non sarebbe arrivato in negozio a romperle le scatole come faceva da quasi una settimana a quella parte, e il solo pensiero di non riuscire a vederlo per una giornata intera, la faceva sentire triste. Ma decise di giustificare tutto quel suo malessere con il semplice fatto che ormai si era abituata ad averlo intorno e a insultarlo in continuazione. Lo rimproverava spesso e volentieri del suo essere negato nel muoversi in cucina e ciò che le faceva più rabbia era quando con ben poca grazia, si voltava e tutto l'impasto appoggiato sul tavolo da Jen, cadeva rovinosamente per terra. Ma la parte più adorabile di quelle circostanze per Jen era quando dopo, lui cercava di farsi perdonare in tutti i modi e a fine giornata, finiva per essere anche stanco il doppio di Jen, per come si dava da fare nel rimediare al disastro commesso in precedenza.
Lei sorrise come un'imbecille al solo pensiero della sua espressione esausta a fine giornata, ma sempre riempita dal suo fantastico sorriso.

-Dio, ho davvero pensato "fantastico sorriso"!- si rimproverò battendosi il palmo delle mani sulla fronte.
Ma il vero motivo del suo essere così nervosa quel giorno era tutt'altro, e per quanto lei volesse reprimerlo, c'era la sua adorabile vocina interiore che in continuazione glielo ricordava
"Bella serata eh piccola Jen? Ma quanto puoi esserti divertita ieri, mh?"
simpatica come sempre, pensò la mora.
Eppure era vero. La sera prima era stata bene, a parte per quel suo "incontro ravvicinato" con un Liam più misterioso del solito. Ma perchè?
Era quella la domanda che l'assillava dalla notte precedente. Se in principio credeva che fosse un bene non essersi rivelata a lui, adesso quella sensazione quasi la logorava. Voleva capire, lei ne aveva bisogno. Era come se anziché essere seduta sul bordo del suo letto, quella domenica mattina lei era seduta sul bordo di un precipizio. Già perchè quello che stava per fare implicava buttare all'aria anni di indifferenze, anni di maschere create con l'intento di non farsi vedere debole dagli altri, anni di amarezze, anni di castelli costruiti in aria. Lei era lì seduta, con il cellulare tra le mani e aveva intenzione di fare quello che fino a nemmeno una settimana prima aveva mai immaginato di essere in grado di poter fare. Era lì e aveva tutta l'intenzione di voler mandare un messaggio a Liam e chiedergli della sera precedente, del perchè, perchè non si era presentato, perchè non avesse detto nulla, ma più di tutto, il perchè lo aveva fatto. Perchè aveva baciato proprio lei, perchè aveva preso per i fianchi proprio lei, perchè aveva portato proprio lei in quella stanza al buio. Perchè. Tutto qui.
"Vuoi che te lo dica io?" le chiese la sua coscienza
"Sì"
"Sei proprio sicura?"
"No"
"Perchè?"
"Voglio sentire lui.. cioè." si corresse subito "cosa ha da dire lui!"
"allora invialo questo messaggio!"
"No" ed ecco che la Jen decisa tornò a prevalere in lei. Si alzò di scatto e come se nulla fosse successo, come se nulla l'attanagliasse, si preparò e corse dritta al suo posto di lavoro, questa mattina malvolentieri, sebbene lei amasse il suo lavoro e quello che era riuscita a costruire da sola con le sue fatiche.

La mattinata trascorse veloce e senza alcun episodio particolare, e Liam, come volevasi dimostrare non si era fatto vivo, né tramite sms né con altro. Sophie quel giorno non potè non notare una Jen più nervosa del solito ma nonostante ciò, non riuscì a farle confessare il suo disagio. Ci aveva provato Sophie, eccome! Ma quella mattina Jen era di pessimo umore e per nulla decisa a collaborare nel rispondere alle mille mila domande della sua curiosa amica. Così, dopo l’ennesimo “sto bene” ringhiatole in faccia, Sophie gettò la spugna e la lasciò sola per l’ultima mezz’ora di lavoro di quella settimana stressante.

Così, alle 3 p.m. precise, le due erano intente nella chiusura del locale quando una voce bassa le chiamò da lontano.

-Ehi ragazza dagli occhi azzurri!- Jen sussultò nell’udire quella voce, d’altronde era l’unica cosa che aveva desiderato per tutta la giornata.. o meglio una delle più importanti
Così, senza pensarci, si voltò e gli sorrise. Un sorriso spontaneo e dolce, appena accennato agli angoli della bocca, ma abbastanza per far sentire Liam il ragazzo più felice del mondo. Già, perché ogni cosa di Jen risultava perfetta ai suoi occhi. I suoi capelli lunghi e mossi, i suoi occhi azzurro-cielo così cristallini e veri, capaci di raccontarti tutto con un solo sguardo se volevano così come sapevano celarti l’infinito, e quelle labbra, quelle labbra così piene e perennemente colorate di un rosa acceso, un colore così naturale vista la sua mania di mordersi costantemente il labbro inferiore quando era nervosa. Sì, proprio quel gesto faceva impazzire Liam. Bastava una semplice mossa e lui capiva che era riuscito a metterla in difficoltà con qualche battutina o gesto, e in quei casi, lui si sentiva invincibile sì, perché riusciva a farla zittire e per lui questo era la più grande vittoria che avesse mai potuto desiderare. Nonostante ciò, le labbra di Jen donavano a Liam un effetto ancor più spettacolare quando si curvavano in quel sorriso così spontaneo quanto accennato che da un po’ di tempo a quella parte riusciva a far comparire sempre più spesso sul suo volto. Quella sì che poteva chiamarsi una vera vittoria, conoscendo Jen. E proprio quel piccolo sorriso che le aveva rivolto poco fa, riusciva a renderlo il ragazzo più felice della Terra senza un motivo apparente.

- ee-hi!- fu l’unica cosa che Jen riuscì a rispondere dopo una manciata di secondi in cui Liam la raggiungeva, affiancato da Zayn.
Quest’ultimo intanto non fece caso alla reazione di Jen la quale ringraziò mentalmente il Cielo che fosse attratto dalla sua cara amica Sophie per non notare il suo imbarazzo. Infatti proprio mentre pensava ciò, lui le si avvinghiò contro, stringendola in un abbraccio a cui la ragazza non ebbe la forza di opporsi… o forse era la volontà che le mancava?

Bhe, fatto sta che i quattro si divisero ben presto e senza molti giri di parole, Zayn portò con sé Sophie chissà dove mentre Liam si offrì semplicemente di riaccompagnare la mora a casa.
E così per circa 30 minuti, i due camminarono affiancati, senza che nessuno parlasse, ognuno assorto nei suoi pensieri.
E se da una parte Liam pensava a come iniziare l’argomento “bacio a luci rosse ma senza luci”, Jen pensava a un argomento di facile conversazione, tanto per iniziare.
- Sai . – e proprio come nei migliori film, raggiunto quasi l’appartamento, si decisero a parlare nello stesso istante. Il risultato? Una fragorosa e sincera risata da parte di entrambi. Una risata piacevole, poterono constatare.
-Prima tu, scusa- disse gentilmente Liam
-No, scusami, prego dimmi- stava forse sognando? Jen gli aveva rivolto la parola “prego” davvero? Cavolo se la stava cambiando! E la stessa ragazza se ne rese conto, strabuzzando gli occhi e correggendosi subito dopo
-Si ok inizio io- tossicchiò, allontanando così la sua mano che casualmente, di tanto in tanto, oscillava troppo vicinia a quella di Liam, facendola collidere con quella di quest’ultimo.


-Tanto per cominciare, sono arrivata- spiegò indicandogli la villetta
-Oww..- fu tutto ciò che Liam riuscì a mettere insieme, deluso per l’essere già arrivati a destinazione e per non essere riuscito a dirle ciò che voleva.
-Ma – si apprestò ad aggiungere Jen – potresti entrare e magari potremmo parlare davanti ad una tazza calda di tè- spiegò, sbalordendosi ancora di più.
-Mmh vediamo. Tazza di tè, invito da te.. cara mia piccola Jen, non sarà mica un appuntamento questo?- ammiccò lui ricordando il primo loro incontro in quel bar davanti a una tazza di tè
-Sogna pure Payne. Ci vediamo- e impettita si allontanò, ma subito dopo Liam fu al suo fianco, sorridendo ora per il risultato che avevano avuto le sue parole su di lei. Bastò uno sguardo tra i due, non c’era bisogno di usar parole. Lei non doveva invitarlo di nuovo ad entrare e lui semplicemente le aveva fatto capire che la sua era stata una semplice provocazione studiata apposta per avere una sua reazione e gioirsi del fatto che ancora una volta lei se la sarebbe presa.

Era così che i due dimostravano al mondo il sentimento che provavano l’uno per l’altra. Di certo non lo avrebbero ammesso a nessuno, ma nel momento in cui i loro occhi s’incontravano, mille frasi o pensieri si mischiavano tra di loro dando vita a veri e propri discorsi. Bastava un minimo gesto delle labbra di Jen per far intendere a Liam che lei se la fosse presa, così come bastava un inarcamento delle sopracciglia e un sorriso sghembo sulle labbra di lui, per far capire a Jen che la sua era una provocazione. I due erano come calamite che a momenti rappresentavano i poli uguali di queste, con il risultato di respingersi a vicenda, altre volte invece erano i poli opposti, e il risultato bhe, fu evidente durante la festa precedente.

-Complimenti, bella casa – si congratulò educatamente Liam mentre era intento a gironzolare per il salotto, osservando vecchie foto appese qui e lì alle pareti
-Grazie, e comunque la divido con Sophie. La maggior parte delle cianfrusaglie che trovi in giro è sua. Io non amo molto i ricordi di quando.. vabbè ma questa è un’altra storia. – s’interruppe passandogli accanto, abbassando lo sguardo in modo repentino, ma a Liam bastarono quei pochi secondi per vedere i suoi occhi incupirsi e quell’azzurro che prima li riempiva, ora lasciava spazio a un grigio scuro che portava con sé tanta tristezza e malinconia.
-Vorrei sentirla “quest’altra storia”…- disse provocando uno scatto quasi felino della testa di Jen
- prima o poi- si corresse cercando di essere il più delicato possibile, visto che aveva capito si trattasse di un argomento più che delicato per lei. Forse era quella la chiave di tutta la sua tristezza.
-Sai una cosa Payne? Forse un giorno te la racconterò, sì. Tu credi nel destino, giusto? Chissà, forse un giorno sarà dalla tua parte e ti aiuterà a scoprire cosa tanto mi turba – ed ecco che quella luce chiara e serena tornava a regnare sul viso di Jen
-Bhe, non mi resta che sperare allora – sorrise di rimando lui, concludendo così quel discorso.

Si accomodarono in cucina, e appena Jen piazzò le tazze di tè sul tavolo (ah gli inglesi, loro e il loro amore per il tè!) Liam cominciò a parlare
-Sai Jen, avevo intenzione di parlarti di una cosa prima – ed entrambi in cuor proprio sapevano di cosa si trattasse
– ma per una serie di ragioni che non sto qui a raccontarti, non lo farò oggi. Perciò, ora che non ho più argomenti, fai tu le domande. Chiedi ciò che vuoi sapere-
Quello era forse un riferimento implicito a volere che fosse lei a chiedergli della notte precedente? No, lei non lo avrebbe mai fatto, non gli avrebbe dato di certo questa soddisfazione.
-Ok visto che è domenica e non ho altro da fare.. sei fortunato Payne, come vuoi, cominciamo!-

E proprio così trascorsero insieme quel pomeriggio. Jen domandava e lui rispondeva con sincerità. Gli aveva chiesto di tutto: dalla sua infanzia, alla prima cotta, fino ad arrivare alla sua esperienza ad X-Factor, a come si trovava con gli altri della band a come aveva rotto con Danielle. E da parte di Liam non c’era stata che sincerità. Non aveva omesso alcun particolare del suo passato, né quando parlava di essere stato vittima di bullismo da piccolo, né quando confessava che quello per Danielle credeva davvero fosse amore. Jen era così contenta che lui si fosse aperto così tanto con lei, mostrandole una parte del suo carattere che non aveva mai visto: quella sensibile e fragile. Non che lui risultasse ai suoi occhi un tipo sicuro di sé o egocentrico, ma di certo non si aspettava di conoscere quest’altro aspetto di quel ragazzo che lei continuava a trattare male da una settimana a questa parte.
In cuor suo gli fu grata di tutta quella sincerità che aveva usato con lei, sapeva che lui di lei si fidava e così magari un giorno sarebbe riuscita a ricambiare il favore, chissà.

Quella di certo fu una giornata molto produttiva per entrambi, e Liam sapeva che era stato un grande passo avanti stare così tanto a contatto con lei presi nella loro conversazione a tratti seria ma anche tanto divertente da far scoppiare Jen in fragorose risate.

-Allora chissà, la prossima volta toccherà a te raccontarmi un po’ della tua vita..- chiese Liam sulla porta
-Never say never, Payne. – e con un gesto della mano, lo salutò.
-Ah Payne..- aggiunse facendolo voltare
-Grazie per il pomeriggio, mi ha fatto piacere conoscerti meglio- sorrise
Lui ricambiò quel sorriso e con passo felino le si avvicinò, lasciandole un bacio dolce sulla guancia
-Grazie a te- sussurrò con voce bassa e, prima che lei potesse inveirgli contro, corse via.


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Ok, non ho molto da dire riguardo il capitolo, visto che non ho potuto rileggerlo..a voi i commenti.
Oggi ho ricominciato la scuola, cercherò di postare ogni domenica sperando che abbia tempo per scrivere..
P.s. la mia nuova storia :) 




ciaooo! Buona scuola a tutti voi 

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Capitolo 9
*** Giorno #7 ***




Kiss me hard before you go.
{Summer Sadness –Lana Del Rey}



Quella settimana cominciava bene per Jen.
Mike, il suo ex aiutante, l’aveva avvisata la sera prima che sarebbe tornato volentieri a lavorare da lei e Sophie, visto che era riuscito finalmente a far capire a suo padre che lavorare nel suo ufficio non faceva per lui, e inoltre avrebbe portato con sé un suo amico che poi Jen avrebbe valutato. Se fosse stato all’altezza, lo avrebbe assunto come secondo aiutante.
Non poteva sperare di meglio, vista la terribile e stancante settimana che aveva trascorso. Certo, Liam si era reso molto disponibile, ma infondo non era esperto in quelle cose e di certo non sarebbe rimasto lì a lungo e lei aveva davvero bisogno di una mano.
Così quella mattina appena Mike entrò nel retro del locale, corse verso Jen e cingendola in un caloroso abbraccio, la sollevò da terra.
-Grazie mille Jen, non ti ringrazierò mai abbastanza per questa seconda possibilità- le disse rimettendola giù
-Buon giorno anche a te Mike- ridacchiò -Sono davvero felice che tu sia tornato. E lo so che non dipendeva da te l’essertene andato, tranquillo. Sono anche felice che con tuo padre sia tutto risolto ora. Puoi fare quello che ti piace e che hai sempre voluto fare!- rise di rimando
-Un momento, ma dov’è la vecchia e acida Jen che ho lasciato? Sophie, cosa ne hai fatto di quell’essere antipatico! Ora dice che è addirittura felice. Scherzi?!- sconcertato si rivolse alla riccia al suo fianco
-Non sono stata io Mike, ma un certo ragazzo di nome Liam che questa settimana ha preso il tuo posto al suo fianco qui, in questa stanza- ammiccò lei. Mike strabuzzò gli occhi, per la sorpresa di aver sentito quelle parole riguardo Jen.
-Ma che inventi Sophie?! Smettila! Non è affatto vero!- rispose quella nervosa - Mike la verità è che avevo urgente bisogno di una mano in più qui, quindi il mio essere felice per te è relativo, visto che è per convenienza ecco- si giustificò, cercando di tornare in sé.
Qualcuno più in là tossicchiò e i tre in questione si voltarono in quella direzione
-Oh, giusto. – era Mike che cominciò a parlare ora –lui è Ashton, il mio amico “apprendista”, diciamo.- indicò il ragazzo che si diresse pian piano verso le ragazze
-Ash, piacere. – allungò la mano verso Jen e si presentò, mentre un meraviglioso sorriso perfetto comparì sul suo viso, mostrando ai lati della bocca due meravigliose fossette e delle piccole rughe di espressione comparirono ai lati dei suoi occhi. Era inevitabile constatare che fosse un bel ragazzo, e la stessa Jen si fermò a pensarlo
-Io sono Jen- era come incantata da quel ragazzo. C’era qualcosa in lui che l’aveva colpita, sebbene non capisse bene cosa di preciso.

- E io Sophie..- s’intromise quest’ultima notando l’espressione dell’amica. Ma cosa stava combinando? Era a Liam che doveva pensare, non questo ragazzino che era piombato così all’improvviso, si ritrovò a pensare tra sé.
-Oh bhe.. Allora, che ne dite di cominciare ora? Ash tu sei in prova per una settimana, poi riparleremo se potrai restare o meno, ok?- la Jen autoritaria entrò nuovamente in gioco.
-Perfetto, direi. Da dove comincio?- chiese rendendosi subito disponibile.
Cominciava bene, era questo lo spirito giusto, pensò la ragazza. Si sistemarono ai posti come aveva dettato loro Jen, mentre Sophie raggiungeva la sua postazione nella stanza accanto. Non trascorse molto tempo che comparve sulla porta un Liam più trafelato del solito, che cominciò subito scusandosi con Jen per il ritardo.
Nel vederlo arrivare, lei non potè non trattenere un sorriso nei suoi riguardi. Jen sorrideva ancora, quella settimana cominciava proprio bene!
-Ciao, Payne- tossicchiò cercando di darsi un contegno
Lui intanto notò gli altri due ragazzi presenti in quella stanza
-Ciao, piacere io sono Mike- si presentò quest’ultimo rompendo il ghiaccio
-Piacere, Liam- stringendo la mano
- e io Ashton.. Ash per gli amici – si presentò anche il secondo
-Bhe, loro sono i miei nuovi aiutanti. Come vedi non c’è bisogno che tu continui a passare altro tempo qui, perciò.. sei libero di andare, credo ti sia sdebitato abbastanza.- spiegò a questo punto Jen
E Liam si sentì mancare la terra da sotto i piedi. Perché l’aveva fatto? Perché lo stava cacciando? Perché non voleva averlo più tra i piedi? E soprattutto, perché tutto questo dopo la giornata precedente? Per non parlare del bacio che si erano dati.. ma lui non poteva di certo sapere che lei lo aveva riconosciuto.
E proprio mentre la sua mente ripercorreva tutte quelle possibilità, si decise a parlare
- Capisco. Bhe mi dispiace non essere stato molto d’aiuto allora. So che sono abbastanza una frana in cucina e che desideravi liberarti di me, ma potevi avvisarmi prima, no?- sbottò irritato, aumentando man mano che parlava il tono di voce ma appena se ne rese conto, tornò in sé, si scusò e senza aggiungere altro, voltò le spalle e uscì dalla porta.

Qualcosa in quel momento era scattato in Jen. Non sapeva bene cosa ma era un qualcosa molto simile alla rabbia, così scattò e raggiunse Liam
-Ehi!- gli urlò contro facendolo girare
Lui aveva un’espressione mista tra l’essere mortificato per il tono usato poco prima e il dispiacere per essere stato rimpiazzato.
-Davvero Jen, non volevo alzare la voce, scusa-
-Me ne frego delle tue scuse Payne, me ne frego se ti senti ferito o altro solo perché non ti ho avvisato in tempo. Me ne frego di tutto, ma non osare mai e dico mai voltarmi le spalle, chiaro!?- sbraitò avvicinandosi minacciosa a lui.
-Ehi andiamo, sappiamo entrambi che prima o poi questa messa in scena sarebbe finita.. ti saresti stufato ed ecco qui, ora ti ho fornito un valido motivo per andartene.- occhi negli occhi. Castano nell’azzurro. Rabbia nella rabbia. Dolore nel dolore.
- Smettila, ok?- inveì nuovamente a quel punto Liam contro la ragazza - Jen devi smetterla di pensare che chiunque ti sia accanto voglia abbandonarti prima o poi, perché non è così! Non so cosa c’è nel tuo passato che possa averti portata ad essere il personaggio che ti sei costruita per combattere il mondo, e mi dispiace se qualcuno ti abbia ferita o abbandonata, ok?! Non sai quanto ciò mi ferisca.. – e portando una mano all’altezza del cuore, strinse il tessuto della t-shirt proprio in quel punto stringendo contemporaneamente anche gli occhi, come una smorfia di dolore. Infondo era questo che lui provava per lei, dolore. Dolore perché non riusciva a comprendere il suo passato, dolore perché non riusciva ad andare in fondo alla situazione, dolore perché ormai aveva attraversato la linea che lo separava dal punto di non ritorno. Sentiva di provare qualcosa per Jen e ora era riuscito ad ammetterlo a sé stesso. Sì, decisamente stava sulla strada del non ritorno e ciò poteva essere solo un male; doveva ascoltare Louis sin dal principio. Rischiava troppo e nonostante ciò, ci aveva voluto provare e ora doveva accettare le conseguenze.
-.. io non ti lascerei mai sola, Jen. Non andrei da nessuna parte senza di te, solo che tu non riesci a capirlo..- sussurrò forse più a sé stesso che a lei.
E poi accadde. In quel momento lei non aveva bisogno di ascoltare altro e non seppe nemmeno lei come, tutta la rabbia che provava da anni, tutte le mura che aveva alzato, tutte le sue insicurezze, si trasformarono in coraggio e intraprendenza. Erano bastate quelle ultime semplici parole per farla crollare. Si fidava, era questo che importava.
Ora era lì, aveva raggiunto l’altezza di Liam con uno slancio e aveva fatto combaciare le labbra a quelle di lui e subito fu invasa da quella sensazione di casa, benessere, felicità che solo due giorni prima aveva imparato a conoscere. Non c’erano dubbi che Liam avesse uno strano potere su di lei. Un attimo prima era il motivo della sua rabbia e quello dopo il suo calmante. Era la sua rabbia e la sua felicità. Come un talismano dell’umore, insomma, solo che nel suo caso era il talismano che cambiava gli stati d’animo della ragazza, e non il contrario.
Quel bacio così inaspettato quanto bramato da entrambi, fu dolce ma al tempo stesso pieno di passione. Lei in quel modo stava esprimendo la sua gratitudine per come riusciva a sentirsi in sua presenza e lui ricambiava con l’intento di farle capire che non doveva essergli grato di nulla e che era quello il posto perfetto per lui, quello dove ora sentiva di stare. Certo, due tipi come quei ragazzi erano troppo particolari per affrontare un discorso serio che comprendesse la voce “sentimenti”, così loro agivano e basta. Prima si sbraitavano contro e poi eccoli lì che si scambiavano un bacio dolce e così pieno di significato, in pieno giorno. Non dovevano più nascondersi adesso.. certo loro sì ma i loro sentimenti lo sarebbero stati ancora per molto.

E finalmente quando decisero di riprendere fiato, le loro fronti a contatto, le mani di Liam carezzavano le guance di lei mentre questa si teneva stretta ai fianchi di lui ancora in piedi sulle punte per raggiungerlo, fu Liam che parlò per primo.
- E questo per cos’era? – chiese perdendosi ancora una volta in quegli occhi che tanto amava guardare e capire. Ora infatti notò che si erano accessi in uno scintillio che prima non aveva mai visto. Sembrava davvero felice con lui e Liam stentava a crederci.
- hai detto che non mi lascerai, e io sento di potermi fidare di te. Tutto qui. – spiegò, completamente rossa in viso. Erano anni che non si sentiva così bene e forse Liam poteva essere davvero quello giusto.
Liam credette che il suo cuore sarebbe scoppiato da un momento all’altro per quelle parole.
-E ora, che si fa?- chiese Jen dopo una manciata di minuti mentre erano esattamente nella stessa posizione, mentre ancora si perdevano l’uno negli occhi dell’altra e si scambiavano sorrisi felici e imbarazzati.
-Proporrei di restare così per tutta la.. vi- cioè, giornata!- si corresse quasi subito. Di certo non voleva che lei fraintendesse e lei non sembrò farci poi così tanto caso, infatti si limitò a sorridergli
-Ho del lavoro da fare sai..- gli fece notare lei rompendo quell’atmosfera che si era creata, facendo scoppiare Liam in una risata che subito contagiò anche lei.
-Allora dovrei andare dato che in teoria sono stato licenziato- osservò
-Sì dovresti- constatò lei
-Ma mi farò vivo presto, non ti libererai così facilmente di me, promesso-
E quella era la promessa più bella che avevano mai fatto a Jen in vita sua. Sarebbe tornato, ci sarebbe stato per lei, glie l’aveva promesso.
-Allora ci vediamo.- gli lasciò un lieve bacio sul naso e sorridente, tornò a lavoro.

-Si può essere più felice di così, Sophie?! No, non riesco a crederci, giuro! Mi sento così diversa.. prima di conoscere Liam non avrei mai perso tempo con i ragazzi, non avrei mai avuto il coraggio di avvicinarmi e soprattutto, non mi sarei mai fidata così tanto come sento di fidarmi di lui. Non so spiegartelo, ma è tutto così bello ora!- spiegò all’amica che intanto non smetteva di sorridere di rimando
- Jen credimi, sono talmente felice per te! Te l’ho sempre detto infondo, e credo che Liam sia la cosa più bella che ti sia capitata da quando..-
-Si ho capito cosa intendi, non continuare ti prego, non mi va di pensarci e rovinarmi l’umore. Sai.. quando questa mattina ho aperto gli occhi ho subito avuto la sensazione che questa sarebbe stata un’ottima giornata e così è stato. Ma ora basta, torno di là a vedere cosa combinano i ragazzi- e allegra baciò la guancia di Sophie e raggiunse gli altri.

-E così quel tipo, Liam.. è il tuo ragazzo?- chiese ad un tratto Ash mentre preparava una torta da esporre poi in vetrina.
-Cosa? No, no.. assolutamente- spiegò Jen guardandolo stranita.
Perché mai le aveva rivolto quella domanda?
-Ero uscito per chiederti una cosa e ho visto che vi stavate baciando.- rispose alla sua domanda silenziosa, senza alzare lo sguardo verso di lei -E’ un bravo ragazzo, almeno? Cioè da quello che ho potuto notare lo è. Ma stà attenta ai tipi come lui, spesso non sono quello che vogliono far credere di essere- la mise in guardia, continuando poi il suo lavoro
-Tu chi ti credi di essere! Mio padre? O forse mio fratello?!- tuonò lei - non ho bisogno dei tuoi consigli!- e chiuse lì il discorso. Infondo lui che ne poteva sapere della vera natura che la gente tentava di nascondere agli altri? Lei invece lo sapeva perfettamente.

Certo era solo il primo giorno che conosceva Ash, ma quel suo modo di fare così indagatore non le piaceva per nulla!


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Ciao a tutti! :)
Piaciuto il capitolo? Per me è forse uno dei più belli scritti fino ad ora *.*
Per chi voleva un bacio "alla luce del sole", eccovi accontentate :D

Allora chiarisco due cosine..Mike, l'aiutante di Jen, ritorna accompanato da questo amico, Ash, che come molte avranno capito,
è lo stesso Ashton Irwin dei 5SOS, che amo tanto!
Non impressionatevi però, non è come sembra! Lui non ci prova con Jen, poi capirete perchè :)

Ringrazio come sempre chi mi lascia quelle meravigliose recesioni.. mi fate sempre più felice, sappiatelo <3
Spero di aggiornare presto, ma non prometto nulla dato che la scuola non mi da tregua T.T
Bacini! :*

questa gif ahahahha :3


 

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Capitolo 10
*** Giorno #8 ***



I won't let these little things 
slip out of my mouth 
but if I do, It's you
{Little Things -One Direction}


“Non so cosa mi sia preso ieri, non ho intenzione di illuderti perciò ti dico che un altro episodio come quello di ieri, non credo accadrà presto. Buongiorno, Jen”

Era circa mezz’ora che Liam non faceva altro che rileggere l’SMS che Jen gli aveva inviato quella mattina e non faceva altro che chiedersi il motivo di quell’improvviso distacco. Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire prima o poi, ne era sicuro.
Proprio quando facevano un passo avanti finalmente, ne facevano uno indietro. E il motivo non gli era ben chiaro. Che si fosse pentita? No, le sembrava troppo sincera il giorno prima mentre le diceva quelle cose. Liam così pensò allora che dipendesse dal fatto che lei semplicemente non era  abituata a ricevere certe emozioni o attenzioni.. semplicemente non era abituata a sentirsi amata. E proprio questo spingeva Liam a pazientare e ad impegnarsi ancora di più nel suo intento, e anzi, così facendo lei lo spingeva ad essere ancor più deciso.
-Mi farà diventare pazzo, Lou- confidò all’amico che intanto era entrato per chiedere se ci fossero sviluppi
-Amico, è proprio questo che hanno di bello le donne. Non riuscirai mai a capirle fino in fondo, ti metteranno sempre alla prova. Sta’ a te combattere per lei e dimostrarle quanto davvero ci tieni. Vedila così: una rosa non sarebbe così bella se non avesse tutte quelle spine attorno che la proteggono. E così sono le donne. All’apparenza difficili da capire ma è proprio la loro caparbietà che affascina noi uomini, non credi?- osservò serio.
Liam non poteva davvero credere che quel ragionamento così serio fosse stato fabbricato proprio dalla mente dell’amico, ma infondo sapeva che neanche Louis era come spesso dimostrava di essere. Lui preferiva prendere la vita alla leggere ma quando bisognava essere profondi, sapeva esserlo, così come quando c’era bisogno di una spalla su cui piangere o un semplice consiglio fraterno, lui c’era.
Quando Jen arrivò quella mattina al locale, trovò già Mike e Ash al lavoro, cosa che non le dispiacque per niente. L’unico motivo che la turbava quella mattina era quel messaggio che aveva deciso di mandare a Liam per fargli capire che lei aveva ancora bisogno di conferme per sentirsi bene appieno. Solo che ora aveva paura che lui avesse potuto fraintendere, dato che non aveva avuto alcuna risposta a quel messaggio, anche se infondo aveva imparato a conoscere Liam e sperava ardentemente che lui avesse colto il vero motivo che l’aveva spinta a scrivergli quella mattina.

Durante la giornata, Ash aveva cercato in tutti i modi di instaurare un rapporto civile con Jen, ma quest’ultima sembrava intenzionata a non dargli peso, rispondendo a monosillabi alle domande che le rivolgeva. Era ancora sulle difensive dopo l’interrogatorio del giorno prima e aveva bisogno di tempo per valutarlo per bene. Certo, da un punto di vista lavorativo doveva ammettere che non era per niente male. S’impegnava in ogni compito che Jen gli affidava e aveva sempre un sorriso stampato in faccia.. sì, la solarità era il suo tratto distintivo e proprio quel sorridere di continuo la riportava a pensare ad una sola persona, Liam. Chissà quando lo avrebbe rivisto, chissà SE l’avrebbe rivisto.

“Smettila di esser così pessimista! Proprio ora che stavamo facendo qualche passo avanti con il tuo caratteraccio” la rimproverò la sua coscienza che, puntuale come sempre, ricompariva quando l’umore di Jen deviava la strada della felicità


-Jen, il tuo ragazzo è di là che ti cerca- la informò Ash e a quelle parole lei sobbalzò
-il mio che..?- ci pensò su qualche secondo - Intendi Liam?- chiese
-Sì.. vai qui chiudiamo io e Mike, e poi anche Sophie è ancora di là che mette in ordine -
Lei ci pensò su, ma le bastò davvero poco per decidere di correre nell’altra sala dove un Liam sorridente l’aspettava a braccia aperte
-Che ..ch..che ci fai qui?- chiese sorpresa tentando di mascherare la sua felicità
-Pensavo di riaccompagnarti a casa, se non ti dispiace ovviamente- propose e lei accettò volentieri, salutando Sophie e avviandosi alla porta con Liam al suo fianco

-Sai, a dire il vero avrei una sorpresa per te- e dicendo ciò si bloccò accanto ad un auto nera che con un rapido gesto della mano, aprì invitando Jen a prendere posto sul sedile del passeggero. Presto partirono alla volta di una destinazione sconosciuta, almeno per Jen
-Di che si tratta precisamente- chiese curiosa una volta che Liam ingranò la prima
-Non sarebbe una sorpresa se te lo dicessi Jen, abbi pazienza – rise – e fiducia..- aggiunse subito dopo guardando la ragazza negli occhi che capì al volo a cosa alludesse
-Dovrei spiegarti di quel messaggio. Vedi io..- ma lui la bloccò
-Non ce n’è bisogno, ho capito. Ti darò tutto il tempo di cui hai bisogno- e lo disse con un tono così basso e caldo che fu capace di riscaldare anche il cuore di Jen

Dopo una decina di minuti raggiunsero un parco che all’apparenza sembrava essere chiuso, ma appena i due si avvicinarono a una figura che doveva esser il custode, riuscirono ad entrare poiché l’anziano e Liam sembrava si conoscessero
-Grazie John, ci vediamo dopo- salutò cordiale Liam
-Buona serata Mr. Payne, e anche a lei signorina – disse il tutto accompagnato da un inchino appena accennato

-Mr. Payne? Sul serio- lo derise una volta lontani dal vecchio John
-E’ solo un uomo all’antica..- spiegò divertito
-Su questo non c’è dubbio.. cioè si è persino inchinato! Neanche tu fossi la regina – rideva ancora di gusto
-..oppure sei imparentato con lei e non ne so niente?- chiese ora seria
-Se lo fossi, non credo potrei essere un cantante che gira per il mondo. Credo che avrei di sicuro molte più responsabilità, no?- sorrise
-Il discorso mi sembra che quadri abbastanza, si. Allora, che ci facciamo qui?- cambiò discorso
-Lo vedrai appena arriveremo lì- e con un dito fece segno poco più avanti a loro, indicando un telo illuminato da alcune candele e ricoperto da petali di fiori.
-Non sarà mica un appuntamento questo, Payne?- sembrava divertita, ricordando le frecciatine che spesso si lanciavano i due.
-Quando lo sarà, te lo dirò tranquilla. Adesso andiamo- e mentre camminavano verso la loro destinazione, Jen strinse la mano di Liam nella sua istintivamente.
Non era stato certo un gesto pensato il suo, ma aveva solo seguito l’istinto che l’aveva spinta ad avere quel contatto con Liam e non se ne era pentita, alla fine.
Quando stava con lui si sentiva finalmente e inspiegabilmente bene, e il fatto che lui l’avesse capita e non avesse frainteso il suo sms non poteva che renderla felicissima. Forse ce l’avrebbe fatta, piano piano ma avrebbero potuto costruire qualcosa di forte.

-E quella?- chiese Jen indicando una chitarra poco più in là, nascosta nell’oscurità della notte sul prato
-Ho chiesto a Niall di insegnarmi qualche accordo, sai io preferisco il piano ma non mi sembrava il caso portarlo fin qui, perciò… ho optato per qualcosa di trasportabile, tanto per intenderci.- e allungando una mano prese la chitarra e cominciò a strimpellare.
-Magari odierai quello che sto per fare, magari non farà per te, magari penserai sia qualcosa di troppo stupido e romantico, ma ti chiedo 3 minuti di ascolto. Cioè mi sono impegnato tutta la giornata per impararla, e scusa se è poco- rise
-Mi stai dicendo quindi che vorresti dedicarmi una canzone, Payne?- domandò lei perplessa
-Esatto. Solo, ti chiedo di non ridere quando sbaglierò qualche nota, perché sì, la sbaglierò eccome- e con tremore della voce e nelle mani, cominciò la sua canzone.

“Your hand fits in mine 
like it's made just for me
But bear this in mind 
it was meant to be
And I'm joining up the dots 
with the freckles on your cheeks 
and it all makes sense to me”

Lei restò immobile, gli occhi fissi su di lui che invece era concentrato nel non sbagliare note.

“I know you've never loved 
the crinkles by your eyes 
when you smile, you've never loved 
your stomach or your thighs 
the dimples in your back 
at the bottom of your spine 
But I'll love them end lessly”

Continuò, mentre lei non potè far altro che ritenersi così fortunate in quell momento. Mai nessuno le aveva dedicato una canzone prima di allora..

“I won't let these little things 
slip out of my mouth 
but if I do It's you (oh, It's you) ….”

Mai nessuno era riuscito a farla sentire come si sentiva quando Liam le era accanto, e non potè far altro che sorridere nuovamente mentre pensava a tutte quelle cose e mentre lui completava la canzone, più concentrato che mai, deciso a fare bella figura.

-Grazie- fu tutto quello che riuscì a dire dopo la performance, accompagnato da un timido sorriso.
E Liam sapeva che in realtà quello non era un semplice “Grazie” detto per educazione. Quella parola detta da lei, in quel momento, racchiudeva un mondo inesplorato ricco di significato che solo lui poteva comprendere. Semplicemente erano in sintonia tra di loro, ecco perché poteva.

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Ciao bella gente! Ecco il capitolo :)
Spero di leggere qualche recensione, fatemi sapere cosa ne pensate della storia,
se dovrei migliorare qualcosa, cosa vi piace di più/di meno..insomma, quello che volete!

P.s. se vi va passate anche qui, vi aspetto! :D


*Per l'avviso di aggiornamento invece, seguitemi su Twitter @causegottabelou

A presto! :*





 

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Capitolo 11
*** Giorno #9 ***




 

Avete presente quando una cosa ti fa stare così bene che pensi “oh cavolo sta per scoppiare il cuore, lo sento!”
Avete presente quando trascorrete il vostro tempo con le persone giuste e le ore passano come fossero secondi?
Avete presente quando vorreste imprimere quel momento nella vostra mente e poi, al momento opportuno, premere il tasto “rewind” per poterlo rivivere?

Capita a tutti trascorrere momenti così intensi quando si è con la giusta compagnia, e questo Liam lo sapeva bene. Più volte mentre era in tour con i compagni della band aveva provato certe emozioni e ora dopo tanto tempo, era lì che cercava con tutto sé stesso di poter premere quel tasto rewind e tornare alla sera precedente insieme a Jen. Doveva complimentarsi con sé stesso, infondo aveva organizzato tutto alla perfezione e sebbene all’inizio era stato titubante sull’esito di quella “impresa”, alla fine si era rivelata un vero successo. Lui era stato bene in sua compagnia e lei era sembrata più affabile del solito.
Si era davvero impegnato tanto, Liam, per riuscire a non sbagliare alcuna nota, e sembrava esserci riuscito o meglio, alcune note sbagliate erano state abilmente camuffate dalla sua voce meravigliosa, e anche la canzone era riuscito a farle piacere.. certo, prima che poi scoppiassero a ridere come bambini analizzando ogni strofa e attribuendo a ognuna di queste un punteggio su quanto fosse melensa.

Era stata una bella serata che avevano trascorso insieme tra risate, commenti di ogni genere e intervalli di timidi silenzi in cui entrambi erano impegnati nell’ascolto del silenzio che portava con sé la notte, accompagnato dai martellanti pensieri di entrambi.

Ma perché poi molti si ostinano ad amare il silenzio? Il silenzio non fa altro che portare con sé un altro tipo di rumore, quello dei pensieri. Si dice che non esiste il silenzio assoluto, ed è vero. Il silenzio dei pensieri è quello più frastornante di tutti. Arriva all’improvviso proprio quando meno te lo aspetti e ti spiazza, non sapendo come interrompere quel flusso sempre più fitto di domande, dubbi o incertezze che comincia a scorrere nella tua testa.
Si dice che sia la notte il momento della giornata dove meglio si ragiona, e in effetti è proprio così ma sempre e solo grazie al silenzio. Quante volte ci è capitato di restare svegli per ore a pensare, prima che potessimo riposare tranquilli? Molte. Ma quante volte ci è capitato di spegnere il cervello e non pensare? Mai, per il semplice fatto che non esiste un pulsante “off” che ci permetta di restare tranquilli per un po’, visto che anche mentre dormiamo la nostra mente è invasa da pensieri camuffati però dai sogni.

E proprio una di quelle notti tormentò Liam, che non riuscì a chiudere occhio nel pensare e ripensare alla sua Jen che sembrava ormai affollare ogni angolo della sua mente, e perché no, anche parte del suo cuore.

Il mattino seguente Liam si svegliò di cattivo umore a causa di un forte mal di testa per non essere riuscito a chiuder occhio, sebbene la causa fosse la sua adorata Jen.
Quando finalmente decise di alzarsi, però, decise di mettersi all’opera nell’organizzare qualcosa di speciale che avesse colpito la ragazza che da una settimana a quella parte, non riusciva a smettere di pensare. Anche se all’inizio voleva in tutti i modi convincersi che la loro sarebbe stata solo un’amicizia, ora non poteva negare neanche a sé stesso che sentiva qualcosa di speciale per lei e voleva conquistarla, lo aveva promesso. E così quella giornata volò tra un preparativo e un altro, tra una chiamata e un po’ di shopping, tra un messaggio e un invito.

Quando quella mattina Jen aveva ricevuto il messaggio di Liam dove le chiedeva di lasciare il lavoro prima quel pomeriggio, lei si accigliò rivolta verso lo schermo.. come se tramite quello schermo lui avesse potuto leggere la risposta dal suo sguardo. Così corse in suo aiuto, come se le avesse letto nel pensiero Sophie, che semplicemente l’invitò a seguire il consiglio di Liam rassicurandola che se ne sarebbe occupata lei della chiusura.
Perciò, quando raggiunse il pianerottolo della sua casa, si sorprese nel trovarvi appoggiato davanti alla porta d’entrata, una grande scatola beige con sopra una busta. Dopo che l’ebbe scrutata per una manciata di minuti, finalmente decise ad entrare e scoprire cosa ci fosse all’interno.
Appoggiò la scatolo dapprima sul letto della sua stanza per poi aprire la busta. C’era un biglietto con scritto:
Sophie mi ha detto che il rosso è il tuo colore preferito, spero ti piaccia.
P.s. questo è un appuntamento :)
                                                           -Payne”


-Non ci credo. Con tanto di smile?!- continuava a ripetersi tra sé ad alta voce sconcertata per quel messaggio. Qualcosa in lei la esortava ad aprire quello che doveva essere un regalo, ma qualcos’altro invece la frenava. Avrebbe dovuto accettarlo? Assolutamente no.
Ma sì, infondo la curiosità è donna.! Così l’aprì.
Un fantastico abito da sera lungo e senza spalline fu avvolto dalle mani di una Jen che lo fissava con sguardo esterrefatto! Le sembrò bellissimo, non poteva certo dire di no, ma non lo avrebbe di certo accettato, così chiamò subito Liam per avvisarlo.


Era sempre un piacere per Liam leggere sul display del cellulare quel nome, ma quella volta aveva già previsto per quale motivo lei lo avesse chiamato. Aveva di certo aperto il regalo e lei di certo voleva informarlo che non lo avrebbe accettato.. ormai aveva imparato a conoscerla bene! Ma no, quella volta non poteva rifiutarsi e lui non glielo avrebbe permesso. Era il loro primo appuntamento e lui aveva pianificato ogni piccola cosa, e di certo lei non poteva rovinare il suo piano!

-Ehii- rispose divertito al cellulare
-Payne ma cosa ti passa per la testa?! Ti pare che io possa accettare una cosa del genere?- sbraitò lei, sempre molto gentile dall’altra parte del telefono, pensò ironico Liam
-Quindi non mi stai dicendo di no- proruppe a questo punto lui
-Come scusa?- chiese Jen confusa
-Non stai dicendo di no, quindi stasera sarà il nostro primo appuntamento- spiegò solamente prima di aggiungere – ti passo a prendere per le 8, starai benissimo con quel vestito. A dopo – e chiuse la chiamata prima che lei potesse aggiungere altro


-Lo odio!- sbuffò divertita gettando il cellulare con forza sul letto accanto al materasso.
“Ne sei certa Jen?” la canzonò la sua amorevole e sempre pronta, coscienza
-No..- ammise a sé stessa con un sorriso stampato in faccia.
Ed eccola lì, di nuovo quella sensazione che ricompariva nuovamente e proprio quando meno se lo aspettava. Era nuovamente felice, per motivi diversi, chiaro, ma la causa di quella sua inaspettata gioia era sempre la stessa: Liam James Payne.
Le aveva regalato un vestito bellissimo e, sebbene lei non avrebbe voluto accettare, era consapevole che per un vestito del genere l’avrebbe portata sicuramente in qualche luogo degno di quell’abito, e lei di certo non aveva una seconda scelta in grado di competere con quello. Ma soprattutto: le aveva chiesto, o meglio l’aveva costretta, ad uscire insieme per il loro primo appuntamento!
Era inaspettatamente su di giri per quella notizia e il cuore sembrava volesse esplodere da un momento all’altro
-Cosa mi sta succedendo?- poteva solo ripetersi dato che non lo capiva nemmeno lei
“ti stai solo innamorando piccola Jen..”
Ma subito scacciò quel pensiero tanto assurdo.

Quella sera Liam arrivò puntuale come sempre e, proprio come un vero gentiluomo, portò con sé dei fiori per la sua dama. Ma quando questa aprì la porta di casa, restò inaspettatamente a bocca aperta nel vederla in tutta la sua bellezza. Che era bella, lo sapeva bene, ma il modo di come quel vestito le calzava era inspiegabile.
- wau sei.. sei bellissima Jen- riuscì solo a balbettare
I capelli lunghi erano stati raccolti con un’acconciatura laterale in modo che le ricadessero sulla spalla destra.
Liam ne approfittò per sporgersie lasciarle un timido bacio sulla guancia.
La scollatura a cuore metteva in risalto le sue curve, ma non la faceva apparire affatto volgare. Il corpetto le fasciava il busto per poi ricadere morbido dai fianchi in giù, lasciando intravedere lo spacco di coscia laterale che lasciava intravedere un paio di decoltè nere, proprio come la pochette che aveva deciso di abbinare. Sembrava che quell’outfit fosse stato fatto apposta per lei. E per completare il look, un trucco fresco e non troppo pesante le incorniciava il viso, lasciando spazio a un rosso acceso sulle labbra grandi per natura.


-Sophie non doveva dirti che il rosso è il mio colore preferito. E tu non avresti dovuto..- lo rimproverò lei imbarazzata per come lui, ora, riusciva a metterle soggezione.
-Ma l’ho fatto. E lo rifarei ancora visto il modo in cui ti dona.- la bloccò lui
-Sei bellissima, davvero- aggiunse poi serio suscitando in Jen un imbarazzo tale da coprire il suo intero viso si un rosso acceso.
-Grazie..- rispose con una dolcezza mai udita provenire da quella stessa persona.

Le porse i fiori che prontamente sistemò alla ben e meglio in un vaso in cucina, per poi uscire, seguita da Liam che chiuse la porta alle sue spalle. Arrivarono all’auto e, proprio come un’impeccabile gentiluomo, invitò la ragazza a prendere posto sui sedili posteriori di quell’auto scura guidata da una terza persona sconosciuta.
-Ehm, salve- disse Jen rivolta a quello che doveva essere l’autista
-Buonasera a lei- rispose l’uomo, educatamente
-Oh, beh lui sarà il nostro autista stasera. Non preoccuparti, arriveremo presto.- la rassicurò Liam vedendola sorpresa
-Oh no è che.. non sono abituata a tutto questo- si limitò a spiegare lei, voltando poi il volto per guardare fuori dal finestrino.
Liam s’incupì a quell’affermazione.

Quando finalmente arrivarono a destinazione, Liam scese per primo dall’auto per aprire poi la portiera di Jen.
Erano davanti ad un ristorante, nel centro di Londra, in cui Jen però non era mai entrata. Le sembrò essere abbastanza costoso, viste le numerose luci che abbellivano l’esterno.
Ad un tratto però, proprio quando avevano quasi raggiunto l’entrata, Liam cambiò direzione improvvisamente raggiungendo così il retro.
Jen si limitò a seguirlo, mano nella mano, senza chiedere ma curiosissima di sapere dove la stava portando.

-Buonasera Mr. Payne, ecco a voi – un cameriere indicò una sala isolata, con un solo tavolo e due sedie.
-Buona serata signori- augurò questo
-Grazie- rispose cordiale Liam, porgendogli qualche sterlina come mancia. Gesto che il cameriere gradì molto, visto il sorriso spropositato di gratitudine che si formò sul suo volto prima di chiudere la porta e lasciare lì i due giovani.

-Prego- la fece accomodare
-Non pensavo a un posto del genere come primo appuntamento..- buttò lì Jen guardandosi attorno. Il modo in cui le luci soffuse colpivano le pareti e i quadri appesi ad esse, davano a quella stanza un’aria magica impreziosita dalle candele poste sul tavolo.
-Non volevo metterti a disagio. Con l’autista, intendo. Non voglio che tu pensi che sia una persona egocentrica, piena di sè, che spende a destra e a manca i miei soldi. Volevo regalarti qualcosa di magico, perciò ho convinto il proprietario a concederci questa sala solo per noi stasera, e non certo per metterti in imbarazzo- spiegò, guardandola negli occhi serio.
Non che si fosse offeso per il fatto che lei gli avesse voltato le spalle in auto, ma quelle parole che gli aveva rivolto poco prima avevano continuato a ronzargli in testa per tutto il tragitto.
Dal canto suo, non servì altro a Jen per capire a cosa il ragazzo si riferisse. Lei non voleva offenderlo, sapeva che lui era diverso, ma tutto quello che le stava regalando era un lusso troppo grande per lei.
-Non l’ho mai pensato. Intendevo solo che nessuno mi aveva regalato così tante emozioni come fai tu- chiarì lei sorridente. Infondo il fatto che lui avesse dato retta a quelle parole, non potè che sorprenderla. Quella era stata l’ennesima conferma che Liam James Payne non era affatto un tipo pieno di sé.
-Credo.. ehm, credo di non capire- sembrò confuso lui, a quell’affermazione. Non poteva essere come lui aveva pensato che fosse! Aveva davvero detto che lui riusciva a regalarle tante emozioni?!
-Credo che ho capito male, scusa. Potresti ripetere?- chiese
-Forse un giorno, Payne.. forse un giorno mooolto lontano lo ripeterò- spiegò divertita Jen scrollando le spalle.
Liam davvero la stava cambiando. Era riuscito a farla sentire felice, a farla innervosire, così come era riuscito a farla sentire amata. La rendeva una persona migliore, tutto qui.

Quella conversazione terminò lì e loro, anche quella sera, trascorsero una serata magnifica all’insegna dell’ottimo cibo, ottima musica e tanto divertimento, scambiandosi battutine sarcastiche a vicenda.

Era stato un primo appuntamento perfetto in tutto.
Lui era stato il ragazzo più galante con cui Jen avesse mai avuto a che fare e anche quando la riaccompagnò a casa, si limitò a baciarla all’angolo delle labbra, mantenendo la promessa che avrebbe aspettato, o meglio, l’avrebbe aspettata.
..Per sempre?.
 
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Mammamia quanto mieeeele in questo capitolo! Sicuro che l’ha scritto proprio la sottoscritta?! Sì ovvio..
ma perché i capitoli non escono mai come vorrei che risultassero? Cioè, prendono una loro strada poco dopo l’inizio;
parto con un’idea e finisco con una tutt’altro che uguale a quella di partenza.
I don’t know. 

Anyway..  Vi aspettavate questo primo appuntamento così?
*Qualche chiarimento: Liam resta spiazzato dalla frase “non sono abituata a tutto questo” equivocandola con un “è troppo, io sono una poveraccia e tu uno straricco e io odio chi vuole strafare”, ma era troppo poco elegante perciò Jen cerca di limitarsi, anche se poi si scopre essere solo un malinteso. (mammamia come sono complicata, eh?! Me ne rendo conto da sola..)

Se qualche altra parte non vi è chiara, chiedete pure! Scrivere a quest’ora non mi aiuta ad essere molto chiara con i pensieri e averne troppi mi confonde.. ma comunque il capitolo prende sempre un’altra piega , quindi .. ahahah :) 



 
 

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Capitolo 12
*** Bentornati :) ***


Ciao a tutti e grazie per aver letto fin qui, innanzitutto.

Come molti di voi mi hanno fatto notare (anche se per me è praticamente impossibile non pensarci) è da molto che non aggiorno nessuna delle mie due storie in corso, e molti di voi che leggevano, probabilmente neanche ricorderanno di cosa parlassero.
Non sto qui a spiegarvi i motivi della mia assenza, né cercherò di giustificarmi. Tutti noi siamo sottoposti ad affrontare situazioni difficili che la vita ci riserva. Tutti siamo messi di fronte a delle scelte. Tutti abbiamo un mondo che ci portiamo dentro.
E proprio questo mio mondo mi ha spinto a riprendere, finalmente, la scrittura, anche se non l’ho mai abbandonata davvero. In questo lungo periodo ho letto molto (forse anche troppo), ho superato cose più grandi di me, per altre invece ci sto ancora lavorando su.

Il motivo per cui sono qui oggi, è molto semplice: ieri sera non riuscivo a chiudere occhio, avevo troppe cose da dire, un caos immenso nella mia testa, e l’unica cosa a cui pensavo era scrivere. Mettere per iscritto le tue idee o anche solo qualche pensiero è davvero molto, molto curativo.. forse non tutti lo sanno, e forse solo chi scrive riuscirà a comprendere ciò che cerco di dire.
Comunque, ieri ho ricominciato a leggere questa storia, con una consapevolezza diversa e con qualche candelina spenta in più da quando ho iniziato a scriverla. Rileggendola mi sono resa conto che certo non è perfetta, ci sono errori che prima o poi correggerò, ma non vi nascondo che l’ho letta con un sorriso sulle labbra e ad ogni evento che narravo, mi sono detta più volte “ wow, complimenti, che inventiva.. solo tu potevi creare questi casini”
Ora lo so che molti di voi neanche la ricorderanno e, se vorranno continuare a seguire il corso di questa storia, molto probabilmente dovranno ricominciarla a leggere da capo, proprio come ho fatto io ieri.. e di questo me ne scuso, ma a volte ci sono cose troppo più grandi di noi.

Detto questo, vi avviso che domani ci sarà un nuovo capitolo..
e infine.. ho pensato di aprire una pagina Facebook, in cui se e per chi vorrà, vi terrò aggiornati sui prossimi aggiornamenti di questa storia, ma non solo. Il mio desiderio è quello di aprire uno spazio, con voi, in cui condividere il caos, i pensieri che ho in testa, le sensazioni che provo, e perché no, magari scambiarci pareri e scrivere qualcosa di mio/personale.
Per chi c’è stato all’inizio, per chi continuerà ad esserci e per chi non ci sarà a causa di questo mio allontanamento: vi ringrazio di cuore.

Link facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100010265462354

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Capitolo 13
*** Giorno #10 ***




So honey now
Take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
I’m thinking out loud
Maybe we found love right where we are.
{Thinking out loud -Ed Sheeran}

 

E così arrivò Mercoledì.
Dopo il loro primo vero appuntamento, entrambi soddisfatti di come fosse trascorsa la serata, crollarono in un sonno profondo e senza sogni.
La sveglia segnava le 8.30 quando Liam aprì gli occhi, più energico che mai e con un sorriso che occupava gran parte del suo viso.
Avendo deciso di iniziare la giornata con una sana colazione, si diresse in cucina dove però non vi trovò nessuno. La sera prima, i suoi compagni erano andati ad una festa perciò non si stupì quando realizzò che stessero ancora dormendo. Decise quindi di preparare per tutti la colazione; caffè, tè e latte furono pronti nel giro di pochi minuti, così come bacon, uova e toast. L’aria dell’appartamento, pregna dell’odore del cibo richiamò, quasi come un canto di una sirena richiama i marinai, Niall e Louis.
-Amico, dovresti smetterla di cantare a quest’ora. Sei fastidioso. È già abbastanza doverti sorbire ai concerti, risparmiami almeno nei day off! – esordì Louis ancora assonnato, mentre con una delicatezza degna di Big Foot, si stravaccava su una delle sedie attorno al tavolo
-Cantando?- si accigliò Liam, lasciando correre il commento poco carino e lusinghiero dell’amico. Non si era conto che aveva aperto bocca mentre preparava i pancake.. era un riflesso incondizionato, dettato sicuramente dal buon umore che lo aveva accompagnato tutta la notte.
- Sono pancake quelli? E quelle uova? Dio, Liam, ho sempre detto che sei il mio preferito dei cinque!- Niall assaltò, letteralmente, i pancake, prima, e il bacon con le uova poi. –Squififo- cercò di dire mentre mangiava con appetito la sua colazione
Liam gli sorrise divertito –Grazie Nialler , e tu sai di essere il mio di preferito- aggiunse, lanciando un bacio volante all’amico.
Louis li interruppe, irritato dalle poche ore di sonno e del brusco risveglio causato da Liam che cantava, e disse ai due –Voi, smettetela di parlare così tanto a quest’ora e.. Liam? Fai sparire quella faccia. È fastidioso vederti così felice. Soprattutto non prima di aver ingerito almeno un paio di caffè-
-Brutta serata Loulou?- lo prese in giro l’amico che era all’oscuro di quanto e come si fossero divertiti i suoi compagni la sera prima
-Orffenfa è fire foco- Niall cercò di intromettersi mentre trangugiava un pezzo di pancake. Ingoiò, mentre Louis affranto si portò le mani fra i capelli, tirandone le punte e aspettò che il biondo fornisse un resoconto di quello che Liam si fosse perso.
-Eleanor…beh, ecco. Si sono lasciati. Divergenze di caratteri. Lei ha deciso che tutta questa pressione, sai la fama di Lou e lo stare lontani.. insomma questa volta pare sia decisa a non voler tornare sui suoi passi. Louis ha bevuto come una spugna e non so quando riuscirà a superare il post-sbornia.- Niall raccontava e Liam ad ogni passaggio sgranava sempre di più gli occhi. In fondo, lui stesso ci era passato poco prima con Danielle, e sapeva come Louis poteva sentirsi in quel momento.
-Mi dispiace Louis, vedrai..- Liam voleva davvero rassicurare l’amico, voleva dirgli che lei avrebbe cambiato idea, che quella era solo l’ennesima incomprensione, l’ennesimo litigio solo per “tenere vivo il rapporto” come lei stessa diceva, ma Louis lo interruppe ancor prima di formulare una frase compiuta
-No Liam, è finita. – e il suo tono risuonò così perentorio che nessuno ebbe il coraggio o la volontà di aggiungere altro.
Trascorsero così pochi minuti: Niall mangiava, Liam beveva il suo tè con latte e Louis prese qualche aspirina per il mal di testa.
-Senti amico- fu Louis a rompere il silenzio, e quella tensione che era scesa tra loro si dileguò – non pensare che mi sia dimenticato di te. Aspetta solo che mi passi questo mal di testa e poi mi aggiornerai sul tuo appuntamento di ieri sera- ammiccò il moro
-Come fai a sapere che ieri ho avuto un appuntamento? Non vi ho detto cosa avrei fatto prima che usciste di casa – Liam passò alla difensiva, perché non si spiegava come ormai la sua vita privata fosse di dominio pubblico prima ancora che lui potesse proferire parola.
-Hai un cazzo di sorriso che parte da un orecchio e finisce all’attaccatura dell’altro, e non sono neanche le 10!! Poi canticchi, svegli tutti, prepari la colazione per un regimento ..e in più..- Louis si fermò  indicando i pancake
-Hai preparato i pancake!- esordì Niall strabuzzando gli occhi, come se solo in quel momento avesse realizzato cosa volesse significare
-Tu non prepari mai i pancake…solo in occasioni speciali!- specificò
-Quindi… quanto è andato bene questo appuntamento? Siete riusciti a raggiungere il letto oppure…-  chiese maliziosamente Lou
-Smettetela! Subito, entrambi! Ok, ho cucinato i pancake ma non significa nulla di tutto ciò. Jen mi ha mostrato questa sua ricetta così ho deciso di provarla con voi come cavie- si giustificò
-Ti ha mostrato la sua ricetta, eh?- insistette Louis che era sul punto di scoppiare in grosse risate.
E a quel punto accadde tutto così velocemente che il povero Louis non potè che ricevere il pancake volante, lanciato da Liam, giusto in faccia.
-Ti avevo detto di smetterla- parlò Liam a mo’ di scusa, cercando di colmare il silenzio che era sceso tra i presenti
Louis si portò la mano in faccia, sul pancake, e ne morse un pezzo.
-Mhh, i miei complimenti per la ricetta di Jen. Squisito. Magari potrei chiederle di dare anche a me un po’ delle sue ricette-
E fu così che ebbe inizio una battaglia che aveva come munizioni la povera colazione presente sul tavolo. La scena fu esilarante: Louis che cercava di ripararsi con una sedia, Niall che si sbracciava cercando di recuperare ciò che poteva, Harry che entrava in cucina ancora assonnato per cui prese in pieno tra i capelli le uova lanciate da Liam.. e Zayn, beh, Zayn continuò a dormire indisturbato.
Quando finalmente la battaglia terminò con la resa di Louis ed Harry e la vittoria, quindi di Liam, Niall riportò l’attenzione su un tema più importante
-Sappi solo che sei nei guai, amico..- così dicendo, si stravaccò sul divano guardando Liam
-Perché abbiamo sprecato così tanto cibo? Prenditela con Lou! È un idiota!- sbuffò
- Non mi riferivo a questo. Ieri il “grande capo” ha chiamato per sapere cosa ti stesse passando per la testa in questi giorni…e beh, diciamo che non ha preso molto bene la tua decisione di lavorare part-time in una pasticceria, e non ha nemmeno gradito la tua sparizione di questa settimana, senza-e qui cito testuali parole- una guardia del corpo per giunta! Dire che fosse isterico, è dire poco credimi. Non ne sono sicuro, ma credo che in qualche modo cercherà di farti pagare questa tua sparizione di questi giorni.. Spero solo che non organizzerà più di un solo concerto perché credimi, avevo davvero bisogno di questi tre mesi di “off” . sono distrutto-
-Cioè fammi capire- tentò di schiarirsi le idee Liam –Il “capo” si è infuriato per il fatto che abbia trascorso un po’ di tempo per conto mio, senza una guardia del corpo, e non si è congratulato del fatto che non abbia attirato alcun tipo di attenzione su di me?-
-Esatto- chiarì Harry
-E ha minacciato di farci ingaggiare per altri concerti, nonostante praticamente tutto il mondo sa che siamo .. come dire.. in ferie? Meritate, aggiungerei.- Liam ora sembrava furioso – non sa niente di Jen, vero? Non devono saperlo. Non il management soprattutto. Creerebbero solo problemi e io ho già la mia buona dose a cui pensare. Lo chiamerò più tardi e cercherò di spiegargli cosa è successo in questa settimana-
- Non credo che di lei sappia qualcosa. Non lo ha lasciato intendere almeno. Basterà parlargli, risolvere la questione del bodyguard e tutto tornerà come prima: relax, relax, relax- concluse Louis.

L’ora di pranzo arrivò prima che Jen potesse rendersene conto, ma di Liam ancora nessuna notizia. Così decise, o meglio si impose, di non pensarci, almeno fino alla chiusura del negozio, dopodiché lo avrebbe chiamato.
Quanto al negozio invece, avere Mike ed Ash come aiuto in cucina, aveva i suoi vantaggi: non doveva farsi in quattro per tenere in piedi l’attività, poteva concedersi qualche minuto di pausa di tanto in tanto, rideva di più grazie alla loro compagnia (e al buon umore che Liam le infondeva). Insomma, era più rilassata del solito e la cosa non le dispiaceva affatto.
Il giorno dopo l’appuntamento con Liam, il suo umore più buono del solito contagiò l’intero team, compreso l’ultimo arrivato Ash, che già si sentiva a suo agio in quella squadra. Si era dimostrato un ottimo investimento sin da subito: apprendeva velocemente ciò che Jen gli mostrava, era attento ai dettagli, e infine, cosa di non poco valore, rassettava subito dopo aver terminato di utilizzare le stoviglie.. il che contribuiva a facilitare e velocizzare il lavoro.
A volte Jen si soffermava a studiare le azioni del ragazzo. I suoi movimenti le risaltavano così fluidi, così precisi, quasi come se fosse nato con il grembiule stretti in vita e la sacca posche in una mano, e avesse poi passato la sua adolescenza accanto ai forni.
-Sei molto bravo.. dove hai imparato a fare dolci?- Jen non potè fare a meno di chiederglielo mentre lo osservava riempire con abilità e velocità e precisione, le dozzine di bignè per l’ordinazione che da lì a poco sarebbe stata consegnata
Ashton alzò per un momento lo sguardo, incontrando quello magnetico di Jen. Entrambi potevano vantare due paia di occhi azzurri, chiari come il mare e proprio come il mare, inquieti. Quando la ragazza guardò quelli di lui, non potè fare a meno di notare la stessa luminosità che ritrovava nei propri quando si guardava allo specchio. Ma passò un solo attimo prima che Ashton rispondesse alla sua domanda.
-Si potrebbe dire che ho frequentato lezioni di cucina da quando sono nato..-
“evasivo” pensò Jen, ma certamente lei non avrebbe chiesto altro, sebbene fosse di natura curiosa, a meno che lui non ne avrebbe parlato di sua spontanea volontà.
-Mi piace cucinare i primi.- Continuò lui quando ormai Jen pensava che quel discorso fosse terminato poco prima.
-Quella con i dolci è un’esperienza nata da poco. Sai mio padre..- e ancora una volta lasciò in sospeso la frase, lasciando intendere tante (o nessuna) cose.
Alla parola “padre” Jen abbassò lo sguardo, avvertendo un groppo  in gola e un macigno sullo stomaco. Ricordare il padre non era uno dei suoi argomenti preferiti..

“prima o poi dovrai affrontare la realtà. Affrontare lui. È l’unica famiglia che ti resta..”

Quel pensiero fu allontanato velocemente, proprio come era arrivato a bussare alla porta di Jen. Lei intanto non voleva ancora pensarci, neanche dopo 5 anni. Preferiva sotterrare quel ricordo e rimandare la resa dei conti il più a lungo possibile.

-Sai, un giorno dovresti provarli- La voce di Ashton interruppe i suoi pensieri ricevendo di nuovo la sua attenzione. –I miei primi intendo- specificò – Sai, non mi sembra giusto che noi possiamo giudicare il tuo lavoro come pasticciera e tu non possa giudicare me come cuoco.. sono un tipo competitivo, quindi le critiche non fanno altro che gonfiare il mio ego, soprattutto quelle positive – un sorriso furbo si disegnò sulle sue labbra a mo’ di sfida –e credimi, ne ricevo davvero tante di positive. – concluse
Allora si che era una sfida! E Jen non poteva che accettare il guanto lanciatole.
- Ok accetto. Dove e quando?-
- Domani sera da me?- propose lui con quel suo sorriso che mostrava le fossette – dopo il turno ovviamente. -
-Mh si, si potrebbe fare. – accettò lei. -Ah, Ash?- lo richiamò
- Odio qualsiasi cosa che abbia a che fare con i ..-
-Formaggi?- la interruppe
-S..si. Come fai a saperlo? Non mi pare che te ne abbia parlato prima- indagò lei
- …è che anche a me non piacciono, dovrebbe essere una cosa di… anzi, ora che ci penso, me ne avrà parlato Mike- tentennando nel rispondere, si voltò per evitare lo sguardo di lei, e riprese il suo lavoro da dove lo aveva interrotto.

Un rumore di nocche che battono sulla porta portò l’attenzione di entrambi proprio verso questa
-Ciao ragazzi-
Liam.
Era lì.
Sull’uscio. Le mani nelle tasche dei jeans e la spalla destra contro la porta.
..e un’espressione non proprio serena
A Jen mancò un battito.

-Ciao Liam- lo salutò Ashton, finendo di riempire l’ultimo bignè
-Porto questi a Sophie e poi me ne vado. Il turno è finito. A domani- salutò entrambi con un cenno del capo
-..e Jen? Preparati a perdere domani sera. I miei primi sono davvero. Davvero. Davvero. Favolosi- ammiccò in direzione della diretta interessata e sparì dietro la porta che dava sull’altra sala.
-Allora, cosa esattamente succederà domani sera?- Fu Liam a chiedere
-Niente di che, mi ha invitato a giudicare uno dei suoi primi. A quanto pare, si vanta di essere davvero bravo e non vorrei che il suo ego scoppiasse, sai com’è.. così conto di sgonfiarlo un po’- minimizzò la cosa con un gesto della mano.
-Sembra bello. Suona bene.- se Liam era turbato o quanto meno infastidito da quella notizia appena appresa, non lo diede a vedere più di tanto.
-Come è andata la tua giornata?- Jen non conosceva il motivo di quell’improvvisa agitazione che la turbava ora che Liam aveva preso ad avvicinarsi verso di lei che era intenta a riporre tutta la sua attenzione nella pulizia del bancone.
-Normale, dir..ei-
Liam ormai le cingeva la vita con un abbraccio.
Petto contro schiena. Era caldo.
Le sue braccia accoglienti, la presa sicura.
Liam appoggiò il viso nell’incavo del collo di Jen e prese una boccata d’aria, affondando il naso nei morbidi capelli che profumavano di shampoo al cocco. E di vaniglia, direttamente dalla crema per i bignè. Lui aveva scoperto la sua nuova fragranza preferita, un misto di cocco unito all’odore tipico della pelle della ragazza e al lavoro che portava avanti con tanta passione.
Jen ormai aveva smesso di ripulire il ripiano, bloccata da quel contatto così ravvicinato, così intimo, così privato.

Liam ricordò che una volta lei gli fece notare quanto non fosse una “tipa da abbracci”, e in effetti lei non lo era mai stata, nemmeno da piccola. Non aveva mai conosciuto cosa significasse l’abbraccio accogliente di una madre troppo distante e un padre troppo impegnato nel proprio lavoro. Non aveva mai imparato cosa significasse la parola “calore”.
Non sapeva cosa significasse abbracciare davvero una persona, perché lei per prima non lo aveva mai sperimentato sulla sua pelle.
Aveva sempre visto, in quel gesto, come una violazione della propria persona.
Ora invece, tra quelle braccia, contro quel petto, sentiva il calore, sentiva uno strano senso di protezione, sentiva il bene che emanava Liam.
E per la prima volta, lontana dal suo appartamento, lontana dai suoi romanzi, si sentì a casa.
Le sue difese non erano state violate, no.. ora stava solo accogliendo un qualcosa di nuovo, mai conosciuto prima. Un qualcosa di bello.
Assorta nei suoi pensieri, Jen non si rese conto del tempo che trascorreva mentre Liam continuava a tenerla stretta, senza parlare, e lei pian piano si modellava al corpo di lui. Non lo allontanò, ma si concesse a lui. E concesse a sé stessa di concedere quella parte così fragile di sé a lui.
Liam aspettava in silenzio godendosi quei minuti di pace finalmente, dopo una giornata davvero stressante, seppure l’inizio era stato dei migliori.
-..e..e..tu?- balbettò Jen, cercando di nascondere quello strano battito irregolare del suo cuore
-Ho avuto una giornata pesante, ma adesso sto alla grande, grazie- Liam la strinse un secondo più forte depositandole un bacio tra i capelli e sciogliendo l’abbraccio.
-Cosa è successo?- chiese lei cercando di ricomporsi; ricomporre i propri pensieri, zittire la sua coscienza che a quanto pare aveva iniziato a fare i salti di gioia, e sistemare il grembiule sui fianchi che durante l’abbraccio era risalito in vita.
- Ho discusso con il Management della mia , a quanto pare, “cattiva condotta”- spiegò Liam
Jen scoppiò a ridere fragorosamente, gli occhi lucidi e le guancia gonfie.
-Liam James Payne e “cattiva condotta” nella stessa frase. Non posso crederci- si mantenne lo stomaco per lo sforzo del ridere
-Certo, ridi pure di me. A quanto pare una certa persona, la settimana scorsa ha deciso di portarmi sulla cattiva strada. E così sono andato in giro per la città con solo un cappello e un paio di occhiali come protezione, senza un bodyguard. Dicono che ho rischiato parecchio, avrei potuto farmi del male.. sai a volte alcune fan sanno essere davvero caparbie. Dicono che non ho riflettuto abbastanza prima di agire e che non è affatto da me.-
Jen ora lo guardava con un’espressione mista tra l’incredulità, lo sconcerto e il divertimento.
-Non preoccuparti, non sanno di te. So che hai la tua vita e che hai faticato per far arrivare la pasticceria al livello che è ora. Ho imparato a conoscerti, e rispetto la tua etica e la passione per il tuo lavoro. Almeno su questo aspetto, condividiamo qualcosa- le sorrise.
-Ti ringrazio, Liam. Mi dispiace che la tua giornata sia stata così dura.. in fondo siete in vacanza, non dovreste avere problemi a cui pensare. E poi non è che tu ti sia esposto così tanto, voglio dire, perché far diventare questa questione così grande?-
Jen era davvero dispiaciuta, Liam poteva leggerlo nei suoi occhi, dalla rughetta che le si formava in mezzo alla fronte e dalla linea dura che le sue labbra avevano assunto.
-Mi hanno anche punito per questo mio comportamento irresponsabile!- lui alzò le braccia al cielo con fare teatrale – un concerto, tra qualche giorno. La cosa che mi dispiace di più è aver messo in mezzo anche gli altri. Dovevano essere tre mesi di riposo, ma ho paura che dovremmo contenere la nostra euforia, per evitare che diventino due…se non uno di mesi-
-Dai, vedrai che si tratterà solo di questo concerto. Voi intanto cercate di ragionare come fa comodo al management per queste settimane, così potrete godere di queste vacanze. – si spostò una ciocca dal viso portandola dietro l’orecchio – e sono sicura che i tuoi amici non ce l’avranno con te. Insomma tu non hai fatto niente, al massimo dovrebbero avercela con me che ti ho portato sulla “cattiva strada”, per così dire.-
Risero entrambi, finchè Liam non si sporse nuovamente verso di lei.
Erano come due poli opposti di due calamite: non riuscivano a stare lontani se occupavano la stessa stanza poichè l’attrazione iniziava a prendere il sopravvento.
-Hai della crema qui.- Liam passò la punta del pollice sulla guancia di Jen che in effetti aveva quello che era rimasto della crema per i bignè tra la ciocca di capelli che prima aveva portato dietro l’orecchio.
-Grazie- sussurrò lei a pochi centimetri dalle labbra di lui
Quando le labbra del ragazzo si poggiarono sul pollice per mangiarne poi la crema, Jen fu come ipnotizzata da quel gesto. Gli occhi di lei non riuscirono a staccarsi finchè lui, con movimenti lenti e sensuali, leccò le proprie labbra su cui si era depositata ora la crema e le disse semplicemente,
-Grazie a te-


***

Come promesso, ecco qui il capitolo :)
Sono solo le 8 di mattina e ho appena finito di rileggerlo, dopo aver passato la notte a lavorarci e aver visto un'alba mozzafiato.
Ora, a distanza di tempo, riprendo questa storia con una consapevolezza e maturità diversa,
ma spero di portare avanti comunque le stesse idee che avevo in principio.
Come sempre, ringrazio voi che siate arrivati a leggere fino in fondo.
E mi raccomando, fatemi sapere se questo capitolo ha retto le vostre aspettative,
dato il tempo che è passato dall'ultimo capitolo che ho postato. Qualsiasi tipo di critica è ben accetta. 
Al prossimo aggiornamento!

P.s.Potete restare aggiornati sugli aggiornamenti sul profilo facebook: 
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Capitolo 14
*** Giorno #11 ***


 
Non ne esci intero se trovi la tua metà.
{Le solite canzoni -LowLow/Sercho/Briga}


-Io abito qui- Ashton si fermò davanti ad una delle villette a schiera che correvano lungo una strada del west-london, zona diametralmente opposta a quella in cui viveva Jen.
Quella sera, dopo il solito turno al negozio, avevano preso il metrò e dopo tre fermate avevano continuato per qualche metro a piedi, l’uno affianco all’altro, nel silenzio assoluto. Sembrava che ognuno dei due fosse assorto completamente nei propri pensieri. Jen ripercorreva con l’occhio della mente il pomeriggio precedente: l’arrivo di Liam, quell’abbraccio chiamato casa, la sua opinione sull’etica e la professionalità che vedeva in Jen, e poi.. quella costante attrazione che avvertiva forte quando Liam le era intorno. Ripensò al loro quasi-bacio, al suono basso della voce del ragazzo quando le aveva sussurrato “grazie a te”, come se quella frase fosse carica di promesse inespresse. E poi il suo sguardo, così profondo capace quasi di strapparti l’anima e il cuore in due. Il luccichio dei suoi occhi, la presa forte delle sue mani, la sensazione di quel corpo caldo contro il suo.
Tutto di lui attraeva Jen in un modo che non avrebbe neanche pensato potesse esistere, e c’era davvero mancato poco che si sporgesse qualche centimetro in più in avanti, per sfiorare, mordere, baciare le labbra di lui. E ancora adesso, dopo ormai un giorno, non riusciva a capacitarsi del perché non lo avesse fatto davvero, e più ci pensava più si malediceva.
Quanto ad Ashton invece, cercava di capire cosa affliggesse tanto l’amica. Lo aveva notato da subito che c’era qualcosa che non andava, nel suo sguardo triste ed emozionato allo stesso tempo, ma aveva comunque deciso di non chiederle niente. Ormai quel poco che aveva imparato di Jen era che non voleva che nessuno invadesse i suoi spazi. Aveva una personalità davvero forte e indipendente, pensò.
Una volta entrati nell’appartamento, Jen si accomodò in soggiorno, giusto il tempo per permettere ad Ashton di offrirle qualcosa da bere, come un perfetto uomo di casa. L’appartamento di Ash era semplice, spazioso e soprattutto essenziale. Non c’erano foto di famiglia esposte, ma solo alcune copie di quadri che raffiguravano varie portate.
-Allora non scherzavi quando dicevi di essere un cuoco- chiese Jen indicando con il mento uno dei quadri alle pareti –sei davvero un appassionato-
-Mh, si. Si potrebbe dire così.-

“ancora una volta cerca di evitare le tue domande .. troppo evasivo”

-Vieni, ti mostro la cucina- Ash si alzò dal divano e porse una mano per aiutarla a fare lo stesso. Jen accettò, e in quel breve istante non potè non ricordare quelle che erano le dita di Liam quando quella sera al parco le muoveva agili sulla chitarra; o a quando (nuovamente) il giorno prima l’avevano stretta forte a sé.
La cucina di Ashton era grande e ricca di oggetti, a differenza delle altre stanze.. come il luogo in cui vivesse fosse solo quella stanza: pentole di tutte le dimensioni e forme erano sistemate dentro e sopra i mobili, così come i mestoli e stoviglie varie. La dispensa era ricca di cibi, così come il frigo, e infine poteva vantare di una notevole collezione di piatti dai colori vivaci e dalle forme più strane che avesse mai visto.
A quel punto, i pensieri di Jen, per quanto lei volesse deviare il loro corso, corsero al padre e agli anni della sua infanzia, quando lui, cuoco affezionato più alla sua cucina che alla sua famiglia, spendeva la maggior parte del suo tempo nel proprio ristorante o viaggiando per partecipare a corsi di aggiornamento o a qualche rinomato premio culinario.
Quel ricordo, così come l’aspetto che Ash condivideva con suo padre, le faceva male al punto che le si inumidirono gli occhi per la rabbia. Voltò in fretta lo sguardo cercando di nascondere ad Ashton quella sua debolezza
-Che ne dici di iniziare? Sto morendo di fame, ad essere sincera – cercò di pensare ad altro
-Volentieri. Accomodati intanto- le sorrise di rimando
L’ora seguente passò veloce, con Ashton che tagliuzzava, lavava e cuoceva con grande abilità (quasi come se lo facesse da quando era nato) ingredienti dai nomi strani ( Jen li conosceva solo perché li aveva visti nel ristorante di suo padre) e lei che lo seguiva passo dopo passo, quasi come un giudice che avrebbe poi dovuto giudicare la prova. L’odore e il calore del piatto appena pronto si diffondeva per la stanza mentre Ashton impiattò ed entrambi si sedettero al tavolo.
-Sei silenziosa stasera.. più del solito- le fece notare Ash poco prima di iniziare a mangiare
Quella affermazione spiazzò Jen. In effetti non avevano parlato né durante il percorso per arrivare all’appartamento né durante la preparazione della cena.
-Hai ragione, a volte penso troppo. Dai mangiamo, non vedo l’ora di sgonfiare il tuo ego – e così dicendo, prese un primo boccone.
-Mhh..- quasi gemette al primo assaggio e Ashton scoppiò a ridere.
Non era riuscita a contenersi, quello che mangiava era davvero troppo buono per essere stato cucinato da un ragazzo della sua età
-Te lo avevo detto che ero davvero, davvero, davvero bravo – si vantò il ragazzo con aria soddisfatta
-Ok, per quanto mi costi ammetterlo, questo piatto è fantastico! Non riesco a credere che lo hai cucinato tu, davanti ai miei occhi per giunta!-
-Assaggia il vino, ti piacerà- lui le offrì un bicchiere di vino rosso che accettò volentieri. E quel vino era tanto buono quanto forte. Bicchiere dopo bicchiere i ragazzi, complice ottimo vino e ottima cena, si rilassarono e l’atmosfera divenne adatta per dare inizio a chiacchiere tra amici.
Dopo ore trascorse così, tra una risata e l’atra, Ashton spiazzò Jen
-Credo che ora ti svelerò un mio segreto.-
Era calato improvvisamente un silenzio imbarazzante tra i due e Jen iniziava a sentire la tensione assalirla. Posò la forchetta e aspettò che Ash continuasse.
-Sono cresciuto senza la presenza di mio padre – iniziò il biondo

“una cosa in comune” avrebbe voluto dirgli, ma preferì aspettare che continuasse lui

-Solo pochi anni fa ho scoperto che fosse ancora vivo. Sono cresciuto con mia madre a Parigi. Lei mi ha insegnato tutto quello che so sulla cucina, perché è una cuoca di professione- si interruppe e impiegò qualche secondo ad osservare le emozioni che si dipingevano negli occhi di Jen, ora annebbiati dal vino.

“anche mio padre è un cuoco. Aveva un ristorante.. l’ultima volta che l’ho visto” Ma le parole non volevano saperne di lasciare la sua bocca

-Quando sei piccolo, molte cose non riesci a capirle, perciò credi a tutto ciò che il tuo unico genitore ti racconta.. compreso che tuo padre è morto ancor prima che tu nascessi. Non sto qui a raccontarti come sono stati i miei anni passati nella consapevolezza che mio padre fosse morto per davvero.. e poi un giorno, dopo circa 16 anni, piomba nella mia vita quest’uomo che conosce mia madre e così scopro la verità: lui è mio padre, e non è morto. Ho scoperto che aveva un’altra famiglia già prima che incontrasse mia madre. Lei lo sapeva  e proprio per questo aveva deciso di sparire da lui appena ebbe saputo di aspettare me. – Ashton abbassò lo sguardo sulle mani poggiate ai bordi del piatto.
-L’ho odiato, sai?- chiese in tono retorico. –Sono scappato di casa per un paio di giorni, non riuscivo a guardare nessuno di loro due e soprattutto non volevo sapere ragioni. Il terzo giorno avevo però deciso di voler ascoltare quello che avevano da dirmi, e così li ho perdonati entrambi.-
Jen non aveva idea di cosa poter rispondere né del motivo per cui lui le stava dicendo quelle cose, riusciva ad avvertire solo una sensazione di disagio.
-Se ti sto dicendo queste cose è perché lo vedo nei tuoi occhi e nella tua personalità che anche tu hai sofferto proprio come me. Io LO SO che hai sofferto. Ma sai, per rimediare a tanta sofferenza, a volte, basta concedere una seconda possibilità.- concluse lui fissandola con uno sguardo ricco di sottintesi.
Lei era stordita, dal vino, dalle parole che aveva usato, da quel discorso senza un senso apparente e da lui.
-Io non so..- stava per ribattere quando il cellulare le squillò. –Devo rispondere- si alzò di scatto appena lesse il nome sul display e si allontanò andando a rispondere in bagno.
 
Quel corpo così perfetto contro il suo, era l’unica cosa che affollava i pensieri di Liam dopo il pomeriggio al negozio di Jen e Sophie.
Non sapeva nemmeno lui stesso come fosse arrivato ad abbracciarla. Un attimo prima era sulla porta e quello dopo teneva fra le sue braccia la persona più bella che avesse mai visto. Era stato un gesto così spontaneo e rischioso allo stesso tempo, che non potè fare a meno di stupirsi di come lei non si fosse ritratta. Era stata rigida all’inizio, quasi come se combattesse contro se stessa per resistere all’assalto che Liam le aveva mosso contro; ma poi si era abbandonata a lui. Si era arresa a se stessa e a lui.
-Liam smettila di fissare quel cellulare. Chiamala e basta, non capisco perché devi pensarci così tanto. Vuoi una cosa? Prenditela. Non la vuoi? Non prendertela, ma non stare a rimuginarci troppo. Semplice. – Louis lo riscosse dai suoi pensieri.
-Già, Louis, tu non capisci..- alzò lo sguardo verso l’amico e spese alcuni minuti a metabolizzare il discorso di lui
-Sai che ti dico? Hai ragione. – Liam si alzò, infondo voleva davvero tanto parlare con Jen e sapere che questa sera avrebbe cenato con un altro ragazzo che non fosse lui stesso, lo innervosiva. Aveva trascorso tutta la giornata con un umore pessimo, si agitava per qualsiasi cosa e non prestava molta attenzione a quello che gli amici gli chiedevano.
-Io ho sempre ragione, amico. – Louis aggiunse divertito prima che l’altro sparisse nella sua stanza
Uno squillo, poi un altro… e se non avesse risposto? E se fosse stata troppo impegnata con Ashton? Ma soprattutto, impegnata a fare cosa?
L’umore di Liam peggiorò ancora di più, stava per riattaccare quando..
-Mhmh… ehm.. pronto?- biascicò una voce leggera all’altro capo nel cellulare
-Jen? Jen! Hai risposto..- lasciò passare qualche secondo – come  sta andando?-
-Ciao Liam, che bello sentirti!- Liam sorrise guardando il soffitto, steso sul letto della sua camera
-..credo che ti devo un favore. Mi hai salvato da una domanda imbarazzante, sai?- Jen scoppiò a ridere.
Era sempre bello per Liam sentire il suono della risata di Jen, ma qualcosa nel suo tono di voce lo fece allarmare
-Dimmi la verità Jen, sei ubriaca?-
-Mh no, però ho bevuto un vino buonissimo-
Si sentì un tonfo
-E ora dove sei?- Liam era già sull’attenti
-Credo.. di essere caduta nel bagno di Ashton..- spiegò la ragazza
-Vengo a prenderti.- dal tono duro che aveva appena assunto, quella non era affatto una domanda ma una constatazione –Dammi l’indirizzo- continuò cercando di modulare la voce
-Non c’è bisogno, posso prendere un taxi-  e rise, pensando a quanto fosse apprensivo quel ragazzo
-Non c’è problema, volevo comunque vederti anche prima di sapere che fossi ubriaca… Ashton si è comportato bene, vero?- indagò mentre infilava le scarpe e si preparava ad uscire.
-Da veeero Geeentlemaann..anche se non regge il confronto con il gentleman che è in te Liam, devo ammetterlo-
Era così seria mentre gli spiegava quelle cose, ma Liam sapeva che se non fosse stata ubriaca non le avrebbe mai confessate a lui. E solo allora fu grato all’alcol di aver avuto quell’effetto su di lei.
-Jen, tutto bene lì dento? Ho sentito un rumore..-  Liam sentì una voce ovattata chiedere, probabilmente era Ashton che bussava alla porta del bagno
-Devo andare, ti mando un messaggio con il nome della via- e così agganciò.

-Scusami, credo di essere un po’ brilla, sono inciampata sul gradino. A quanto pare non reggo molto bene l’alcol- Jen gli sorrise a mo’ di scusa
-Figurati, volevo solo accertarmi che non ti avessero rapita o cose del genere- Ashton si sedette sul divano aspettando che anche lei facesse lo stesso.
-Posso fare qualcosa per te e il tuo essere brilla?-
Jen scosse il capo in segno di diniego.
-Era Liam al cellulare, vero?- le chiese dopo una manciata di secondi
-Sssi- biascicò evitando lo sguardo interessato che lui le puntava – si, era lui. sta venendo per riaccompagnarmi a casa.- chiarì
-Quindi state insieme, voi due?- indagò Ash
Jen quasi saltò sul posto. Come poteva pensare cose del genere, dopotutto, era l’ultimo arrivato della squadra e non poteva certo sapere che anche Liam era arrivato da poco nella sua vita.

“Forse perché vi comportate come una coppia in molte cose, piccola Jen. E ora sta persino venendo a prenderti a casa di un altro ragazzo.”
“zitta tu, torna da dove sei venuta!”


-Non so quanto possa esserti utile come informazione ma no, noi non siamo una coppia- lo fulminò con lo sguardo
-Parlami di lui.. come vi siete conosciuti? Mi sembra un tipo apposto -
Quella richiesta di Ashton spiazzò Jen. Ci pensò per qualche secondo prima di sapere cosa fare e alla fine, aiutata dalla poca lucidità ma anche da un irrefrenabile voglia di parlare a qualcuno che non fosse la sola Sophie di quanto Liam fosse meraviglioso, iniziò a raccontargli di come il destino aveva messo l’uno davanti all’atra più volte nella stessa giornata. Gli raccontò della settimana precedente in cui lui si era offerto di aiutarla al negozio per farsi perdonare, dato che mancava il personale. Gli raccontò di quel giorno in cui le portò il pranzo, nonostante lei lo avesse mandato via. Gli raccontò della passeggiata al parco e di come lui avesse imparato a strimpellare la chitarra per suonarle una loro canzone davvero melodiosa. Gli raccontò persino in che guai lui si era cacciato con il management, per lei.
Le parole le uscirono sicure e, senza che riuscisse a spiegarsi il perché, era a suo agio a parlare ad Ashton di Liam. Ashton d’altra parte, sembrò realmente interessato al discorso e seguiva continuando a sorriderle con un sincerità.
-Allora è davvero la persona fantastica che sembra. – commentò Ashton alla fine
-Si, lo è- confermò lei ancora assorta nei suoi pensieri.
Il suono del campanello riscosse entrambi.
-Jen prima che tu vada, devi sapere che credo.. anzi sono convinto, che tu sia una persona altrettanto fantastica. So che ne hai passate tante, e forse nessuno più di me può capirti, in un certo senso… Se avrai bisogno di qualcosa, qualcuno con cui parlare, conta pure su di me- Ashton si alzò senza aspettare una risposta e si diresse alla porta.
Liam era lì, con la testa china verso le sue scarpe. Quando la porta si aprì, si riscosse subito –Ciao Ashton – porse la mano al ragazzo che ricambiò subito la stretta
-Ciao Liam accomodati-
-Ciao Liam!- una voce trillò dietro le spalle di Ashton – grazie per la cena e.. per le chiacchiere, anche se non sono affatto una tipa da “chiacchiere”. Sono davvero stanca, perciò scusaci ma noi andiamo.. a domani- Jen scese le scale, passò affianco ai due senza guardare Liam e lo aspettò qualche metro più avanti, con la sola compagnia della brezza estiva che le carezzava le guance e un cielo coperto di nuvole spesse che minacciavano pioggia.

Liam però non la seguì subito, aveva intenzione di parlare con Ashton, preoccupato di quello che era potuto accadere tra i due
-Ashton, ascolta. Non so cosa sia successo tra voi stasera ma mi preoccupa il modo in cui Jen è ridotta. Farla bere fino ad ubriacarsi! Andiamo amico, cercare di approfittarsi di una ragazza con questi mezzi, è semplicemente sleale, e fa schifo! Non so quale sia il vostro rapporto né quello che provi per lei, tantomeno se per te significa solo una delle tante da portare a letto una volta per poi passare a quella successiva ma.. ti do una notizia: lei non è affatto come “una delle tante” e credimi, dovrai passare sul mio cadavere prima che questo possa accadere. Quello che posso dirti riguarda cosa provo io per lei, quanto lei sia la persona più fragile e al contempo la più forte che abbia mai incontrato, posso dirti quanto lei mi spinga a volerle così bene al punto tale da fare questa scenata davanti alla tua porta. – mentre gli riversava addosso queste cose, aveva alzato la voce, ma se ne rese conto solo una volta finito il discorso, poiché dovette espirare profondamente per riprendere fiato. Pregò che Jen fosse abbastanza lontana da non poter aver sentito quello che aveva appena detto.
-Ascolta Liam- iniziò Ashton –Credo di capire quello che tu voglia dirmi e spero tu mi creda quando dico che ti considero davvero una brava persona capace di decifrare gli altri prima ancora che tu li abbia davvero conosciuti, quindi spero mi crederai quando ti dico che non avevo la minima idea di quanto poco Jen potesse reggere l’alcol e se c’è altro che tu voglia sapere su questa serata, non devi far altro che chiedere. Ma nel frattempo, devi capire che ci sono cose più grandi di me e te, cose che tu non sai e io invece si.. quindi amico, dovresti imparare a conoscere meglio Jen prima di avanzare alcun tipo di pretesa –
-Fare il vago non ti porterà da nessuna parte. Credo sia tutto per ora- un’ultima occhiata ad Ashton per poi voltarsi e raggiungere Jen in strada.

Quella sera, Liam era riuscito a scappare dalla supervisione del management, e con una felpa scura con un lungo cappuccio che gli copriva gran parte del volto, era riuscito ad arrivare senza troppa fatica casa di Ashton ricorrendo ad un percorso alternativo fatto di stradine secondarie e nascoste. Ora che ripercorreva di nuovo proprio quelle stesse strade con Jen al suo fianco, il percorso sembrava diverso, nuovo, sconosciuto. Aveva più volte imboccato una strada sbagliata con il solo risultato di raggiungere zone sempre più lontane da casa di Jen che continuava a stringersi il busto con le braccia incrociate per il freddo improvviso. Più volte Liam le aveva chiesto se volesse la sua felpa, ma la risposta della ragazza era sempre stata la stessa: no.
Dopo circa mezz’ora di cammino, e la casa di Jen ancora lontana da lì, la ragazza si fermò all’improvviso accanto ad una panchina.
-Liam, non capisco perché ancora non siamo arrivati. Avrai capito che non reggo molto bene l’alcol, sono distrutta, fa freddo e ad essere sinceri, stasera non sei delle migliori compagnie. Non hai detto una parola da quando siamo usciti da casa di Ashton eccetto “prendi la mia felpa”. Mi serve un minuto. – Jen si sedette, i gomiti sulle ginocchia e le dita della mani che accarezzavano le tempie. Lo stato d’animo di Liam passò in fretta dall’essere nervoso per le parole di Ashton al sentirsi una merda per come si era comportato con Jen fino a quel momento: non aveva pensato al suo stato d’animo e fisico, ormai camminavano da tanto e lui non aveva fatto che sbagliare strada perché troppo impegnato a rimuginare sulle parole di Ashton.
-Hai ragione, scusami- si sedette accanto a lei e poggiò i gomiti sulle ginocchia tenendo però lo sguardo fisso sul suo profilo che, illuminato dai lampioni, risultava ancora più bello.
-E non cominciare a chiedermi scusa!- sbottò esasperata Jen, alzando le braccia al cielo e poggiando la schiena sulla panchina.
Liam sorrise. A volte si comportava come una bambina e quando era stanca, beh, sembrava davvero avere 10 anni ed era davvero, davvero tanto carina.
Liam allungò un braccio dietro la sua schiena e la strinse al suo fianco. La testa di lei poggiata contro il petto di lui, così vicina al cuore che era impossibile non sentirgli il battito accelerato che viaggiava allo stesso ritmo del proprio. Arrossì subito dopo quella consapevolezza e ringraziò la notte e quella posizione, di nasconderle il viso dallo sguardo del ragazzo. Infondo era troppo stanca anche per spostarsi

“certo Jen, continua a raccontarti queste bugie, tanto sappiamo tutti che tu tra i suoi abbracci, ci stai fin troppo bene”

Ma proprio quando era sul punto di spostarsi, Liam parlò
-Ho parlato con Ashton prima-
Jen ricordò, con la mente meno annebbiata di prima, di averli lasciati soli e quando lei si era girata per vedere che fine avesse fatto Liam, lo aveva visto parlare con Ash ma non era riuscita a capire di cosa stessero parlando a causa della distanza e il mal di testa. Aspettò quindi che lui continuasse
-So che forse non è il momento migliore per parlarti ma non posso continuare senza mettere in chiaro una cosa: tu mi piaci.- Liam parlò con un tono così basso che se la bocca di lui non fosse stata attaccata all’orecchio di Jen, lei non avrebbe capito una sola parola.

“Liam anche tu mi piaci!”  la sua vocina interiore quasi urlò quelle parole, ma Jen non disse nulla di tutto ciò. Il suo stomaco però aveva deciso di organizzare un party proprio in quell’istante. C’era qualcosa che non andava lì, “magari un’intossicazione alimentare” pensò.

Jen si staccò da quello strano abbraccio e guardò Liam senza però parlare
-Non allontanarmi però ora, Jen, perché ormai sai che con me le tue difese non resisteranno a lungo. -
Silenzio, ancora.
-..E non voglio avanzare alcun tipo di pretesa, né lo farò mai perché io non sono così. Però sapere che Ashton ti ha invitata a cena a casa sua per giunta, sentirgli dire che lui sa cose di te che io non so, mi manda in bestia. Perché io vorrei sapere tutto di te, ogni fottuta minima cosa, vorrei sapere cosa ti ha ferito così tanto e vorrei poter guarire ogni tua ferita. Ma tu continui ad allontanarmi e a non raccontarmi niente di te, perciò per quanto io possa essere testardo e per quanto mi ripeta di darti tempo, non riesco ad accettare che tu dica cose ad uno che conosci da quanto? Tre giorni? E non a me… perché, siamo sinceri, è abbastanza palese quello che provo per te.-
Ancora, Jen lo fissava cercando di immagazzinare tutto ciò che lui le stava dicendo, senza dire una parola. Ma cosa aveva detto ad Ashton di sé? Proprio non riusciva a ricordarlo e certamente, non aveva raggiunto quel livello di sbronza.
-Io ti voglio bene, Jen, nel caso tu ti stessi chiedendo cosa provo. Ti voglio bene, e sai, non è una cosa cattiva, non è una malattia che tu puoi curare o un neo da rimuovere chirurgicamente. Quindi è inutile progettare un modo per farmi pensare il contrario… sempre che sia questo il motivo per cui ancora non dici niente. – Liam l’aveva sconvolta, era evidente.
Quelle parole avevano scatenato una valanga di emozioni in Jen, che le scaldarono il cuore. Non era abituata a quelle parole e ora non sapeva proprio come comportarsi o cosa dire. L’unica cosa che riusciva a pensare era: Liam, mi piaci.
-A dire il vero- tossì la mora come per riscuotersi dai propri pensieri –pensavo ad un modo per uccidere Ashton – sorrise malignamente, e Liam capì che era ritornata la solita Jen e lui non aveva fatto male a parlarle di quello in quel momento.
-Liam ascolta – Jen decise che dirgli la verità non sarebbe stato poi così difficile –Io ed Ashton non siamo nulla se non “amici”.. non che ti debba alcun tipo di spiegazione, è chiaro-
-Chiaro- ribattè Liam, felice per quella verità
-Abbiamo cenato e parlato, vero, e non so proprio a cosa si riferisse Ash quando ti ha detto quelle cose, dato che si potrebbe dire che la conversazione è stata monopolizzata da lui. Le cose di cui ho parlato io sono state: Liam James Payne. Non so perché ma parlare di te mi sembrava così…- tentennò per trovare la parola adatta - .. giusto, non so in che altri termini esprimerlo. Era così facile e avevo questa strana voglia di parlare con qualcuno che non fosse Sophie (che diciamocelo, lei ti adora ed a volte è fin troppo di parte) di te.. e lui ha saputo mettermi a mio agio e ha subito fatto la domanda giusta: parlami di Liam- le parole le erano uscite così semplicemente, senza alcun freno che quando ebbe finito di parlare, la sola cosa che la fece tornare con i piedi per terra, furono gli occhi lucidi di Liam e il suo sorriso luminoso che mostrava i suoi denti perfetti
-Dio, non berrò vino mai più!- Jen si coprì il volto con le mani una volta capito che quelle parole avevano davvero lasciato la sua bocca
-Tranquilla – disse Liam con voce bassa – sarà il nostro piccolo segreto – Jen avvertì il soffio di quelle parole raggiungere le sue mani, sempre più vicino, finchè quel tocco fatto di parole fu sostituito dal tocco caldo delle mani che separarono le proprie, per poi intrecciare le dita. Erano così grandi, le dita lunghe, i palmi caldi e chiuse nelle proprie, sembravano essere state create apposta per essere unite alle sue.
-Ora ti dico cosa faremo – Liam non vedeva altro se non i suoi occhi azzurri che in quella penombra risultavano blu, illuminati da quel luccichio così simile al proprio –Sigilleremo questo segreto. Io bacio te, e non dirò a nessuno della dichiarazione che mi hai appena fatto – sorrise
-Ehi la mia non era affatto una dichiarazione! Lo sarebbe stata se avessi detto: Liam mi piaci tanto!- lo interruppe lei
-Lo hai fatto in questo momento però - ora Liam rideva
-Ma non… oh merda, sei una merda Payne! Mi hai ingannata – Jen si agitò in quella presa
-Stavo dicendo.. – riprese – non dirò a nessuno che tu hai ammesso quanto ti piaccio, a meno che tu domani non ti penta di questo bacio- concluse
-Cosa ti fa pensare che non ti dia un calcio ancora prima che tu possa avvicinarti? O peggio, che io possa ricambiare?-
-Perché ti piaccio tanto?- la prese in giro Liam
-Smettila!- cercò ancora una volta di agitare le mani, ma era praticamente impossibile liberarle da quelle del ragazzo
-Prometti. Promettimelo, Jen. Devo sapere che domani non sarai pentita. Potremmo fare finta che non sia successo, ma non voglio che tu ti penta di nulla quando sei con me.- Liam era serio e continuava a scrutare ogni sua espressione.
Ciò che accadde poi, nessuno lo aveva previsto. Le labbra di Jen furono su quelle di lui ancor prima che lei potesse pensarci. Fu un bacio lento, uno sfioramento di labbra.
-Te lo prometto- gli sussurrò Jen prima di baciarlo di nuovo, questa volta con più decisione.
Cercarono di trattenere entrambi il proprio desiderio, le mani di Liam correvano lungo la schiena della ragazza, mentre quelle di Jen erano ferme alla base della felpa di lui che stringeva forte.
Le labbra di Liam mordicchiarono quelle morbide di lei che subito gli concesse il permesso per approfondire quel bacio. Era una sensazione così bella e così familiare. La mente di entrambi viaggiò subito al primo incontro di quelle labbra, la sera della festa a casa di Liam, in quella stanza buia, e proprio come allora nessuno confessò all’altro di sapere.
-Sapevo di piacerti- disse sorridendo Liam, sicuro di sé, staccandosi da Jen per riprendere fiato
–..ma non così tanto- la prese in giro mentre inspirava ed espirava velocemente, il petto si gonfiava contro quello di Jen e i loro nasi si sfioravano mentre i loro sguardi non accennavano a staccarsi
La testa le girava, così come lo stomaco, gli occhi luccicavano nel buio della notte londinese, il freddo che fino a poco prima l’aveva assalita ormai aveva lasciato spazio a un calore profondo che si irradiava in ogni organo, il cuore aveva preso a correre una maratona e non accennava a rallentare.. il traguardo era ancora lontano.
-‘Sta zitto - e così dicendo, Jen lo tirò di nuovo a sé e riprese da dove lui li aveva interrotti.


Beh, che dire.. in questo capitolo succedono davvero tante cose
Spero vi sia piaciuto e vi ringrazio di aver letto
Lasciatemi un commento però..
che ne pensate di Ashton? Si è capito che ruolo avrà nella vita di Jen?
Sicuramente è un personaggio abbastanza misterioso e che confonde un pò
E Liam e Jen? Finalmente qualcosa inizia ad uscir fuori :)
Al prossimo aggiornamento :*



 

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