Shadow

di Ronan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** -1- ***
Capitolo 3: *** -2- ***
Capitolo 4: *** -3- ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Attenzione: ho messo il rating arancione perché ci saranno alcune scene in cui verranno descritti atti violenti. In questo capitolo non saranno esagerati ma in altri potrebbero.

Prologo

Il bosco profumava di erba bagnata e funghi. La sera precedente aveva piovuto ininterrottamente, ma adesso il sole splendeva caldo e splendente e faceva risplendere le gocce d’acqua sulle foglie come perle sulla gonna di qualche dama.
«Dritta la via, sicuro il cammino e noi andiam e andiam…»
«Zitto Thom! Vuoi farci ammazzare?»
«Oh per tutti gli Avi, Zacharias devi avere delle manie di persecuzione belle forti.  Non c’è nessuno su questa via chi credi che possa attaccarci?»
«Non lo sai che i briganti si trovano soprattutto sulle vie isolate?»
«Oh Zach! Io e nostro padre percorriamo questa via da anni per raggiungere Camelot e non è mai successo nulla, e trasportiamo un carico di alta qualità. Ora smettila di preoccuparti per nulla e canta con me.»
Zach mise il broncio e con la scusa di controllare la merce si nascose sul retro del carro mentre il fratello riprendeva la canzone dall’inizio.
I fratelli Conrad  erano i figli di un contadino che produceva stoffe con lana delle sue pecore che si diceva fossero le più pregiate di tutta la regione intorno a Camelot.  Di solito il signor Conrad andava con suo figlio maggiore, Thomas, fino al mercato della capitale e ritorno, ma oramai la vecchiaia non gli permetteva più certi viaggi e aveva deciso che il figlio minore, Zacharias, doveva cominciare a guadagnarsi il pane che mangiava e aiutare la famiglia. Erano in viaggio da poche ore e Zach non aveva fatto che lamentarsi e brontolare.
«Se non ti togli quell’espressione scura dalla faccia, giuro che ti butto giù dal carro.» sbuffò Thomas rivolto al fratello quando questi si sedette in cassetta con lui.
Ma prima che l’altro potesse rispondere un urlo si levò dal bosco poco avanti a loro e una ragazza comparve sulla strada. Era affannata e aveva il viso sconvolto dalla paura, mentre aveva le vesti lacerate una ferita sulla guancia sinistra. Thomas fermò il carro e la ragazza si appoggiò ad una delle sponde in lacrime.
«Vi-vi prego, a-aiutatemi. Dei briganti mi stanno inseguendo e hanno… hanno cercato di-di…» la giovine scoppiò in lacrime e i due ragazzi la aiutarono a salire in cassetta.
«Thom, hai sentito? Briganti! Dobbiamo andarcene di qui subito.» esclamò Zacharias terrorizzato.
Il più grande non ci pensò due volte e tenendo un braccia attorno alle spalle della giovine spronò i cavalli.
Quando ritenne di essere oramai fuori pericolo si rivolse alla ragazza che ancora si stringeva al suo fianco: «Allora piccola come ti chiami?»
«Il mio nome è Rowan.»
«Viaggiavi da sola Rowan?»
«No, con me c’era la mia famiglia, ma-ma l-loro n-non…» la ragazza si stava per rimettere a piangere ma Thom la strinse di nuovo a sé e si rivolse al fratello:«Zach, sarà il caso che tu veda a vedere se nel retro abbiamo qualcosa per medicarla e da metterle addosso, non può arrivare a Camelot in questo stato.- tornò a rivolgersi a lei mentre il fratello spariva dietro la tenda- Quando arriveremo in città vedremo come risolvere i tuoi problemi, d’accordo?»
«Grazie mille, sei così gentile con me.» disse lei, il viso era a pochi centimetri dal quello di lui. Il suo profumo lo inebriava, sembravano i mughetti che crescevano sul retro della fattoria, poteva sentire la sua mano calda premere leggermente sul suo petto, mentre le sue labbra rosse si stavano schiudendo in un debole sorriso, i suoi occhi risplendevano nella tenue luce del bosco, erano di un bellissimo colore rosso fuoco.
Quando Thom si accorse del fatto che normalmente le belle ragazze non avessero gli occhi rossi era troppo tardi: tra le labbra di lei comparsero due zanne bianche e affilate mentre sulla mano che premeva sul suo petto erano comparsi degli artigli duri come la pietra che gli laceravano le carni.
Thomas cercò di urlare, ma la ragazza fu più veloce di lui e gli tappò la bocca con un bacio mentre una mano affondava lentamente nel suo torace fino a toccargli il cuore.
Quando Zach tornò dal retro del carro lasciò cadere tutte le bende che aveva in mano terrorizzato dall’immagine che si trovava ad osservare.
Suo fratello era riverso sulla casetta, coperto di sangue e con il torace aperto. Di fianco al corpo di Thomas Rowan sedeva composta tenendo le redini, le sue braccia erano sporche di sangue fino al gomito e dalla bocca cadevano ancora delle gocce di sangue.
Il ragazza era troppo spaventato anche solo per scappare o mettersi ad urlare.
«Ciao Zacharias, dimmi hai trovato qualcosa da mettermi addosso? Sai mi dispiacerebbe proprio entrare a Camelot conciata così, con le vesti stracciate e sporche di sangue.» sembrava che fosse appena tornata da una scampagnata e non che avesse appena ucciso un uomo in modo così brutale. Zach trovò improvvisamente la forza di scappare e fece per girarsi e mettersi a correre, ma la ragazza parlò:«Tu non vuoi scappare ragazzo. Tu vuoi venire qui di fianco a me.»
E quando disse ciò lui non poté fare a meno di dire:«N-non voglio scappare, v-vengo di fianco a-a te.» e nonostante il suo cervello cercasse in tutti i modi di convincere le gambe a fare come ordinava lui, si sedette di fianco all’assassina di suo fratello.
Lei lo guardò e sorrise:«Smettila di tremare piccolo. Io odio quando vi muovete così tanto.»
Pochi minuti dopo il corpo di Zacharias si trovava di fianco a quello del fratello, anche il suo torace era aperto e privo di cuore.
La ragazza era intenta a lavarsi il sangue dalle braccia canticchiando una canzona in una lingua ormai quasi sconosciuta e antica come i primi draghi.
 «Canwchy gâno waed, gwaed i olchii ffwrddoddi wrth y corff gan y corff...»
Così non si accorse della donna che si avvicinava fino a che questa non parlò:«MI sembra che tu abbia lasciato troppe tracce.»
La giovane si voltò ed osservò la donna che era comparsa dietro di lei: aveva i capelli scuri e spettinati, il volto bianco e le labbra pallide come la morte, gli occhi erano freddi comeil ghiaccio e il suo viso era una maschera di odio puro, molti uomini la chiamavano Morgana la Strega, ma a lei non importava chi fosse fintanto che veniva pagata.
«Se intendi i corpi straziati sono semplicemente la prova che non può assolutamente essere stata una povera e fragile giovinetta come me.» sul suo volto comparve il sorriso timido e casto di una sposina sull’altare il giorno del matrimonio e stranamente riuscì a non farlo stonare con le macchie di sangue che le sporcavano le vesti.
«No, non i corpi, ma quello.» disse indicando con il mento le macchie rosso vermiglio che la fanciulla cercava di lavare via.
«Queste non sono un problema, una volta che sarò a Camelot farò più attenzione, adesso volevo solo divertirmi un po’.»
«Mi hanno insegnato che non si gioca con il proprio cibo.»
«A me no.» rispose secca l’altra riprendendo a sfregare le braccia con un panno trovato nel retro del carro.
«Comunque a Camelot non avrai tempo per divertirti, ricordati che ti pagherò solo se finirai il lavoro prima della Festa del Raccolto, tra due giorni.»
«Me lo ricordo.»
Abbandonò il panno e seguì la strega verso il carretto che aveva lasciato poco lontano.
«Liberati dei corpi e del carro, prendi un cavallo e giungi a Camelot entro questa sera stessa dalla porta orientale, ci sarà una persona di fiducia a conoscenza del nostro piano che ti introdurrà nel castello.»
«Chi sarebbe queste persona di fiducia?»
«La regina Ginevra.»
La ragazza si bloccò per un momento rischiando di far scivolare uno dei corpi per terra, ma si riprese subito afferrando la testa del fu Zacharias Conrad e ricacciandola indietro.
«Ti vedo sorpresa.»
«Per niente. Sono dettagli che non interessano il mio lavoro. L’unica cosa che conta è che sia davvero di fiducia.»
«Lo è.»
«Allora ci vedremo per il giorno del Raccolto, tu con la mia paga...»
«E tu con il corpo senz avita del re.»
La ragazza annuì seria e fredda come la morte, allora Morgana si voltò e scomparì di nuovo esattamente come era arrivata.
Rowan salì su uno dei due cavalli, indicò con una mano il carro su cui c’erano i due cadaveri e sussurrò:«Rhedeg!»
Il carro cominciò a muoversi e corse giù per una ripida discesa fino a scomparire nella boscaglia.
La ragazza spronò il cavallo e si diresse verso Camelot, giorni duri l’attendevano.
 
Note dell’autrice:
Salve! Ebbene sì questo è il prologo di una long-fic che ho pensato di scrivere in onore della mia sorellina che si sente molto contrariata dal fatto che in Merlin niente va mai come vuole lei, quindi preparatevi ad una storia che si svilupperà secondo i gusti di una bambina di dieci anni (bè ok un po’ di roba è proprio mia). Spero che qualcuno a questo punto abbia ancora voglia di leggere
A presto,
Ronan

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Capitolo 2
*** -1- ***


-1-

«Sire! Buongiorno!» esclamò Merlino entrando nella stanza reale e spalanacando le tende del baldacchino.
«Emhpr.» fu la sveglia risposta del re di Camelot.
«Mio signore, la regina è già sveglia e mi ha raccomandato di non farvi restare a letto troppo, avete una giornata carica di impegni.»
Artù si sedette a malavoglia e osservò imbronciato il suo servitore mentre apparecchiava la tavola per la colazione.
«Non c’è il proscuitto.» commentò con voce atona.
«La cuoca se ne sarà scordata.»
«Avresti dovuto controllare, per quale motivo secondo te ho bisogno di un servo che mi porti il cibo?»
«Perchè voi non sapreste neanche da che parte è la cucina.» borbottò il mago.
«Non credo di aver compreso bene le tue parole Merlino, potresti ripetere?»
«Oh, niente, sire. Dicevo solo che la prossima volta farò più attenzione.»
«Mmm... Sarà meglio. Merlino, cosa stai facendo?»
«Esco dalla stanza, sire. Ho alcune faccende da sbrigare anche io e...»
«Certamente, certamente, ma vorrei aggiungere alle tue faccende un paio di altri lavoretti di poco conto, non credo ti dispiaccia.»
«Assolutamente no, sire.» rispose Merlin a denti stretti.
«Allora prendi pure la cesta dei vestiti da lavare e le parti della mia armatura da sistemare e pulire, le vorrei pronte per l’allenamento di questo pomeriggio.»
«Sono semrpe così pieno di gioia quando si sveglia di buon uomore, sire.» commentò il servitore.
«Sei ironico per caso Merlino?»
«Certo che no sire.»
«Cosa fai ancora qua, allora? I panni non si laveranno da soli.»
«Sì, sire.»
Merlino uscì con la pesante cesta tra le braccia e si diresse verso il lavatoio.
«’Giorno Merlino.»
«Buongiorno Galvano, Percival . Tornate dalla perlustrazione?»
«Già. Ci sono tracce di Sassoni lungo tutto il confine. Abbiamo trovato un accampamento di cacciatori completamente devastato.» commentò Percival.
«Non mi sembrava affatto opera dei Sassoni però.-commentò Galvano- C’erano pochissimi segni di lotta, senza contare che tutti i corpi erano straziati, con il torace aperto e privo di cuore. Era quaalcosa di orrible.»
«Saranno stati dei Sassoni perticolaremnte feroci.» disse Merlino.
«Lo spero.»
I due cavalieri si allontanarono e Merlin uscì nel cortile interno. Un paio di pantaloni cominciò a scivolare fuori dalla cesta e il ragazzo dovette fare un movimento piuttosto complicato per evitare che toccassero terra.
«Ahia!» esclamò una voce alle spalle di Merlino probabilmente colpita per il suo brusco movimento.
«Scusami! Dovevo riuscire ad afferare questi pantaloni prima che cadessero a terra e non sono riuscito bene a coordinarmi.» disse lui voltandosi.
La ragazza che si trovò di fronte era molto graziosa, era minuta e candida, con i capelli rossi legati con una semplice treccia e gli occhi grigi splendenti. Doveva essere nuova perchè non l’aveva mai vista al castello.
«Ma non sono già da lavare?» commentò lei.
«Ah. A questo non avevo pensato.»
La giovane sorrise e indicò la cesta
«Un bel di lavoro per una giornata sola.»
«Non ricordarmelo, te ne prego.»
«Certo essere il servitore del re non deve essere facile.»
«Tu sai chi sono?»
«Certamente! La cuoca è da anni che si lamente di “quel combinaguai del servitore del re”. Sei piuttosto famigerato in effetti giù alle cucine.»
«Tu sei qui da tanto?»
«Tre, quattrro anni. Perchè?»
«Ecco io credo di non...»
«Non sai come mi chiamo, vero?»
«Ecco in effetti...»
«Ahahah! Non ti preoccupare, capita di dimenticarsi un nome. Dopotutto sono solo una servetta. Mi chiamo Rowan.»
«No ecco, spero tu non te la prenda, il fatto è che proprio io non ti ho mai vista in giro. Io non so proprio chi tu sia.»
La ragazza lo fissò scioccata per alcuni istanti poi balbettò:«Oh, no, tranquillo i-io non credo che tu... Voglio dire, va tutto bene. Qui al castello siamo in tanti, come potresti ricordarti proprio di me? Va-va bene.»
Ma era evidente dall’espressione sul suo viso che non andava per niente bene. Era incredibilmente dispiaciuta, come se il fatto che qualcuno non si ricordasse di lei non le fosse mai accaduto. Non era diffcile immaginarlo in fondo. Merlino dubitava, in fatti, che sarebbe mai stato in grado di dimenticare una capigliatura così fiammeggiante.
«Senti, mi dispiace davvero tantissimo. Cercherò di farmi perdonare, promesso.»
«Tranquillo, davvero. L’unica cosa: la prossima volta cerca di non dimenticarti.» gli disse lei di nuovo sorridente.
«Certo tranquilla. Faccio un nodo al fazzoletto.» disse e si incamminò di nuovo verso i lavatoi rimuginando sulla pessima figura che aveva fatto con quella simpatica servetta.
Rowan invece non tornò alla sua occupazione fino a che non vide scomparire Merlino dalla sua visuale. Il fatto che il suo incantesimo di mimetizzazione non avesse funzionato solo con quel servitore era a dir poco seccante. Certo, nessuno gli avrebbe creduto se si fosse messo a dire in giro che lei in realtà in quel castello non ci aveva mai messo piede prima d’ora, ma era comunque un brutto colpo venire a sapere che non sei più brava come un tempo con certi incantesimi. E dire che ci aveva perso una notte intera.
Comunque adesso aveva lanciato l’incantesimo direttamente sul ragazzo mentre parlavano quindi non ci sarebbero più dovuti essere problemi. In effetti aver fatto amicizia con il servitore del re poteva tornarle utile, anzi forse avrebbe potuto pensare anche di lanciargli un incantesimo di sottomissione in modo da asservirlo al suo volere, ma ci avrebbe riflettuto meglio più tardi, adesso le era venuta una certa fame e aveva bisogno di mangiare qualcosa. O forse qualcuno.

***

La donna davanti a lei camminava svelta e con passo deciso.
Perché mai tutti devono andare di fretta in questa stramaledetta città. Pensava Rowan.
Certo non era tenere il passo con la donna che stava seguendo che la irritava così tanto, no, semplicemente non sopportava che quell’idiota della cuoca le avesse ordinato, ordinato a lei, di lavare alcuni grembiuli e tovaglioli e li voleva puliti il prima possibile. Così Rowan poteva permettersi solo alcuni minuti per mangiare, non avrebbe neanche potuto divertirsi un po’ e questo la indisponeva ancora di più che ricevere ordini da una sciocca e inutile cuoca di terz’ordine.
Finalmente la donna entrò in un vicolo buio e vuoto che dava solo su un paio di case fatiscenti.
«Ora da brava Rowan, vai dritta al punto. Non hai abbastanza forze per mantenere l’incantesimo di mimetizzazione e anche per convincere la cuoca a non darmi lavori da fare.» si disse poi fischiò: un fischio forte e deciso. La donna si girò e l’ultima cosa che vide fu il viso pallido della giovane che le stava saltando addosso.
I denti acuminati di Rowan penetrarono la carne morbida della donna come se fosse stato pane rompendo la giugulare già dal primo morso, mentre gli artigli affilati già premevano sul torace alla ricerca del cuore.
La ragazza dovette fare molta attenzione per non sporcarsi troppo con il sangue della sua vittima. Quando risollevò il viso dal corpo esanime si sentiva di nuovo piena di energie e pronta per sopportare di nuovo quella sciocca e idiota della cuoca.
Si alzò cercando di togliere un residuo del muscolo cardiaco da un interstizio tra i denti con la lingua vermiglia e si diresse verso il lavatoio.
Avvicinandosi al lavatoio, dietro cui aveva nascosto la cesta delle cose da lavare, notò che Merlino si trovava ancora lì. Rowan imprecò sottovoce e controllò di essersi pulita bene le mani dal sangue del suo pranzo.
«Salve Merlino!» lo salutò dopo un accurata ispezione del resto degli arti.
«Ciao Rowan! Visto? Oramai ho imparato la lezione. » esclamò lui sorridente. La ragazza non stentava a capire come mai tutti ne parlassero così bene, tutti tranne la cuoca certo, ma quella era un’idiota.
«Allora sei ancora qua a lavare i reali mutandoni?»
«Ahahah! Prega che Artù non ti senta mai parlare così. Comunque sì, purtroppo. Non riuscirò mai a finire prima di pranzo e avevo promesso a Gaius di aiutarlo con le visite pomeridiane.»
Rowan cercò di ricordare chi fosse Gaius. Medico di corte, sì, giusto.
«Sono certa che appena saprà quanto lavoro avevi da fare ti perdonerà.»
«Lo spero.»
Anche la ragazza recuperò la cesta nascosta dietro ad una roccia, per fortuna Merlino non fece domande, e si occupò dei grembiuli.
«No, no non devi lavarli così, se no li rovini tutti.»
Ecco, come se non bastasse prendere ordini in cucina.
«Ah sì?» rispose lei decisamente irritata.
«Bè sì, non voglio infastidirti, però conoscendo la cuoca so che non le piacerebbe se tu le rovinassi tutti i grembiuli.»
Rowan prese un bel respiro per calmarsi e disse:«Allora fammi un po’ vedere come si fa.»
Merlino prese in mano il sapone e un grembiule e le mostrò i movimenti esatti e il modo in cui doveva sfregare il sapone.
«Oh ma che bravo, tra un po’ Artù in persona dovrà incoronarti re del lavaggio dei panni.»
«Dovrebbe essere una battuta quella, signorinella?»
«Ti prego, sembri la cuoca.»
«Ehi! Per questo sì che mi offendo!» esclamò lui imbronciandosi e la schizzò con dell’acqua fetida del lavatoio.
«Ehi tu!» non sapeva se essere stupita o furiosa e l’unica cosa che le venne in mente di fare fu di schizzarlo a sua volta.
Andarono avanti così per un po’ ridendo e urlando fino a che due cavalieri non comparvero dietro di loro.
I due si girarono rossi in viso e ancora sorridenti.
«Leon! Galvano! Che ci fate da queste parti?» chiese il ragazzo cercando di ricomporsi.
«Stavamo cercando Gaius, ma non è a casa vostra. Sapresti dirci dov’è?»
Lo aveva chiesto Leon perché Galvano era troppo occupato a scrutare torvo la ragazza dai capelli rossi come se lo avesse offeso nel profondo.
«Credo che stia facendo il giro di visite mattutino, se volete vi accompagno.»
«Grazie Merlino.» disse il cavaliere.
«Ma è successo qualcosa?» domandò il servitore.
«Abbiamo trovato un corpo di donna straziato come quelli dei cacciatori nella foresta.»
«Capisco. Andiamo allora. Rowan ti dispiacerebbe guardare i miei panni finché non torno?»
«Assolutamente no.»
I tre uomini sia allontanarono parlottando tra di loro.
Rowan ringraziò in silenzio l’arrivo dei due cavalieri. Non rideva così tanto da moltissimo tempo ed era per una ragione ben precisa, non aveva nessuna intenzione di intenerirsi il cuore proprio ora: aveva cose più importanti a cui badare. Uccidere il re per esempio.
«Sarà il caso che mi muova con questi grembiuli. Non vengo certo pagata per imparare a fare la brava massaia.» sospirò e si mise di nuovo a lavare, facendo ben attenzione, però, ad usare il metodo che le aveva insegnato Merlino.
 
Note dell’autrice:
Allora, tanto per cominciare vorrei ringraziare Morganalastrega per la bellissima recensione, che mi ha fatto molto piacere, ma anche tutti quelli che hanno letto senza recensire. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo in cui comincio ad accennare alla coppia sulla quale vorrei lavorare (i miei complimenti a chi capisce di chi sto parlando)
Al prossimo capitolo,
Ronan

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Capitolo 3
*** -2- ***


-2-

«Non sapevo che fossi così amico di Rowan.» commentò Galvano appena si furono un poco allontanati.
«No, infatti. L’ho conosciuta proprio questa mattina. Prima non l’avevo mai vista.» rispose il servitore mentre cercava di capire in quale casa della città bassa potesse trovarsi Gaius in quel momento.
«Mi stai dicendo che non avevi mai visto Rowan girare per il castello prima d’ora?» chiese stupefatto Leon.
«Assolutamente. Perché voi invece la conoscete bene?»
«Merlino, tutti conoscono Rowan: è la serva più conosciuta a Camelot.» spiegò Galvano che sembrava meno irritato ora.
«Tra i cavalieri di Camelot almeno.» specificò Leon.
«In effetti è molto bella, anche se non è un gran che a lavare i panni. Lavora da molto al castello?»
«Da quando ci vivo io sicuramente. Non so se Leon…»
«Io non saprei- disse l’altro- non mi ricordo esattamente da quando è qui, ma sicuramente da alcuni anni, mi sembra davvero incredibile che tu non l’abbia mai notata.»
Intanto erano arrivati davanti alla porta di una casa dietro la quale si sentiva la voce del medico di corte.
I cavalieri bussarono e chiesero del cerusico.
«Arrivo in un momento.» rispose quello mentre finiva di medicare la gamba di un uomo barbuto sdraiato sul tavolo della piccola cucina.
Si diressero velocemente verso il vicolo buio in cui avevano trovato il corpo senza vita della povera donna.
«L’ha trovata uno straccivendolo che passava da quelle parti. Gaius, il corpo è straziato: la testa è quasi staccata dal corpo, il torace è completamente aperto e manca completamente il cuore, c’è sangue ovunque. Merlino forse non è il caso che tu…»
«Me la caverò Galvano. Ho assistito a così tante battute di caccia dove martirizzate povere creature che la vista di un po’ di sangue non dovrebbe…» erano arrivato all’entrata del vicolo.
La descrizione di Galvano non poteva dare neanche una minima idea di quello che si poteva vedere: il sangue era schizzato ovunque e copriva i muri e la terra, il corpo era semiricoperto dal proprio sangue, la testa era in una posizione innaturale e dal torace si vedevano spuntare l’esofago e un polmone. L’odore era insopportabile e Merlino provò un impulso fortissimo a vomitare.
«Tutto bene Merlino?» gli chiese Galvano mettendogli una mano sulla spalla.
«Tu-tutto a posto.» rispose lui con voce tremante.
Gaius nel frattempo si era accovacciato vicino al corpo e lo stava osservando attentamente.
«Sapete chi sia questa donna?» chiese mentre con la punta delle dita allontanava una ciocca di capelli dal volto pallido della sventurata.
«Si tratta della figlia maggiore del falegname della città bassa. Si trovava in questa zona perché doveva trovarsi con il fidanzato per decidere il giorno delle nozze.» disse Leon.
«Già, il povero Luke è disperato- aggiunse Galvano con un sospiro- Cosa puoi dirci della ragazza? Sai se è…»
«Se è stato un uomo o un animale a provocare questo scempio?- i due cavalieri annuirono- Non posso dirlo con certezza, purtroppo. Di certo non è stata una creatura completamente umana. Questi tagli qui sul collo sono stati inferti in un solo colpo e sono troppo irregolari, degli artigli o dei denti probabilmente, e nessun essere umano potrebbe averli procurati. Certo c’è da chiedersi quale animale, per quanto mostruoso e selvaggio, farebbe una cosa del genere: il corpo è quasi completamente dissanguato e l’unica parte che sembra essere stata divorata il cuore.In nessun libro di zoologia, sia magica che non, viene descritto un animale con le medesime abitudini alimentari.»
«Ma cosa potrebbe essere allora Gaius?» domandò Merlino.
«Non credo di poterlo dire con certezza, ma temo che....» il medico non terminò la frase, troppo spaventato anche solo a pensare quelle oscure parole che persino lui aveva solo visto scritto sulla pergamena di antichi libri di Magia Oscura.
«Sarà meglio conferire con il re prima di affermare qualsiasi cosa.» dichiarò invece.
Così i quattro si diressero rapidamente verso il castello e verso la sala del consiglio dove Artù stava prendendo le ultime decisioni per la famosissima e importantissima festa del raccolto di Camelot.
«Mio signore- esordì il cerusico- Dovremmo discutere con lei di certi preoccupanti eventi.»
«Altri?» chiese Artù stremato. Si dà il caso che il re avesse passato la mattinata a discutere di problemi e questioni da risolvere entro la Festa del Raccolto, cioè entro meno di due giorni: reali da invitare senza offendere altri reali, contratti di pace da firmare, giochi da istituire, precauzioni da prendere… tutto quel genere di cose insomma in cui sarebbe stata molto più brava Ginevra se solo si fosse riuscita a trovare.
«Maestà, temo che questo sia ben più grave di qualche torneo e qualche invito. Questo potrebbe compromettere tutta la Festa e non solo.»
Artù fece cenno di continuare mentre si sedeva sul trono pronto per ascoltare.
«Oggi è stato ritrovato un corpo di una donna nella città bassa, privo di vita e completamente dissanguato.»
«Dissanguato?» chiese Artù incredulo.
«Completamente.» confermò Gaius.
«E non è il primo corpo che troviamo in quelle condizioni, maestà- disse Leon- Sono stati ritrovati i corpi di cinque cacciatori questa mattina, durante il primo turno di perlustrazione, esattamente nelle stesse condizioni.»
«Ne siete sicuri?»
«Facevamo parte del gruppo io, Parsifal e Mordred. Potete chiedere anche a loro: i corpi erano esageratamente pallidi e c’era una gran pozza di sangue tutt’intorno, ma non era certo sufficiente per riempirli tutti e cinque.» disse Galvano.
«Mi state dicendo che qualcuno che si ciba di sangue umano si aggira per Camelot due giorni prima della Festa del Raccolto?»
«Temo di sì mio signore. E anche di cuori umani, tutti i corpi ne erano privi.» confermò il medico.
«E che razza di creatura è una che si ciba di sangue e cuori umani?» domando sua maestà passandosi una mano sul volto per nascondere la frustrazione.
«Potrebbe essere un Vampiro?» propose Merlin.
«Potrebbe essere Merlino, ma i Vampiri si nutrono esclusivamente del sangue delle vergini* e non attaccano mai di giorno, dato che non possono sopportare la luce del sole. Temo che ci troviamo di fronte ad una creatura molto più pericolosa e molto più antica.»
«Una creatura dell’Antica Religione?» domandò Artù.
«Quello che dovremo affrontare è qualcosa di più vecchio dell’Antica Religione stessa, qualcosa che affonda le sue radici in usanze ancora più primordiali.»
«Come i Draghi?» chiese il servitore.
«Molto più antico dei Draghi, Merlino. Si racconta che quando il primo Drago dischiuse le ali per la prima volta queste creature già vagavano per la terra terribili e numerose.»
«Esiste qualcosa di così antico?» domandò Leon che era cresciuto ascoltando le storie di sua madre su antichissimi Draghi e non riusciva ad immaginare alcuna creatura che li superasse.
«Io pensavo che non esistessero più, credevo, come molti, che si fossero estinte durante la Grande Guerra tra i Draghi e le Sacerdotesse della Triplice Dea centinaia di anni fa, ma evidentemente mi sbagliavo.»
«Gaius, ti prego, dicci di che creatura si tratta.» disse il re impaziente.
Il cerusici guardò tristemente fuori dalla finestra: era una calda giornata di Giugno e il mondo era in fiore e risplendeva grazie alla luce calda e dorata del sole. Niente lasciava presagire ai terribili avvenimenti che si sarebbero svolti da lì a poco nelle fertili e felici terre di Camelot.
«Temo, Artù, che ci troviamo di fronte alla più crudele e potente di tutte le creature che calpestano questa terra: temo che si tratti di un’Ombra.»
«Un’Ombra?» chiesero gli altri stupiti. Mai avevano sentito nominare questa creatura, neanche dai più anziani che si vantavano di conoscere ogni storia e superstizione.
«Oh sì, un’Ombra. Molti ignoranti pensano che le Ombre siano i discendenti di alcuni mezzosangue figli di un Vampiro e di uno Spirito Malvagio, ma in pochi conoscono la verità: le Ombre nascono dall’essenza della magia stessa, la prima volta che si ipotizzò di adoperare la magia per il male anziché per il bene nacque un’Ombra. Le Ombre erano esseri oscuri che si cibavano di incubi e pensieri malvagi, ma un giorno, si racconta, un’Ombra scoprì che c’era un modo di vivere ancora più terrificante: entrare nel corpo delle persone e da lì mangiargli l’anima e il cuore fino a farle diventare dei gusci vuoti senza più memoria del proprio passato e senza più sentimenti. Queste nuove creature per sopravvivere avevano bisogno dell’essenza vitale di qualcun altro, per questo si cibavano del sangue e del cuore delle proprie vittime.»
«Perché proprio degli esseri umani, voglio dire, perché non animali?» domandò Merlino.
«Perché non bisogna dimenticare che i padroni del loro corpo, oramai erano le Ombre, che si nutrivano di terrore e mostruosità e solo un essere umano riesce a sprigionare abbastanza paura. Infatti il piacere più grande che un’Ombra possa provare lo sente quando gioca con la propria vittima facendola annegare nel proprio terrore prima di ucciderla.»
«Ma non avevi detto che si erano estinti questi esseri?» chiese Artù.
«Era quello che tutti speravamo. Evidentemente ci eravamo sbagliati.»
«Perché ricomparire proprio qui a Camelot allora? Perché adesso?»
«Non saprei. Per quanto si nutrano di carne fresca le Ombre hanno sempre odiato vivere nei centri abitati e preferivano i luoghi solitari e attaccare qualche povero passante. Durante la Grande Guerra Magica, centinaia di anni fa, però si schierarono dalla parte delle Sacerdotesse della Triplice Dea e stando per lungo tempo a contatto con loro scoprirono i piaceri di una vita agiata, l’avidità e la ricchezza. Così molte Ombre per potersi guadagnare i lussi che avevano conosciuto durante la Guerra diventarono mercenari al servizio delle antiche alleate. Temo che l’individuo che ci troviamo ad affrontare sia un sopravvissuto e onori le antiche abitudini della sua specie lavorando per l’ultima Sacerdotessa.»
«Morgana.» sussurrò il re.
«Temo di sì.»
«Ci sarà un modo per uccidere queste creature se si sono quasi estinte, o no?» domandò Galvano.
«Le storie parlano di una specie di guerra civile tra le varie tribù di Ombre. Prima dell’Epurazione le Sacerdotesse si vantavano di averle sterminate in seguito ad una rivolta, ma non spiegarono mai come. Io credo, mio signore, che l’unico modo per conoscere la verità sia domandarla agli unici esseri che sicuramente possono averle viste morire.»
«I Draghi.» commentò Merlino.
 
Note dell’autrice:
Ecco il terzo capitolo! Lo so: è piuttosto discorsivo ma dovevo spiegarvi bene chi fosse questo strano essere che ciondolava per Camelot lanciando incantesimi e uccidendo brava gente. Vorrei ringraziare Morganalastrega che recensisce sempre e mi fa sempre tanto piacere e anche OkinoLinYu che ha recensito il primo capitolo facendo un utile appunto. Grazie anche a tutti quelli che leggono senza commentare .
Al prossimo
Ronan

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Capitolo 4
*** -3- ***


-3-

«Draghi?» domandò Artù incredulo.
«Esattamente sire.» assicurò Gaius.
«Ma Gaius, i draghi sono estinti. Non esistono più. L’ultimo Grande Drago l’ho ucciso solo pochi anni fa. O mi sbaglio?» chiese poi rivolgendosi a Merlino.
«Questo Artù potrebbe essere un problema in effetti.» commentò il servo pensando già a che scusa usare per andare a parlare con Kilgharrah.
«Se mi permette andrò a ritirarmi in biblioteca per studiare al meglio la situazione.» disse il cerusico.
«Andate pure Gaius.»
Dalla sala uscì il medico seguito dai due cavalieri, rimasero solo Merlin e il re.
«Vi state sentendo in colpa, vero?» chiese Merlin ad Artù.
«Scusa?»
«Ogni volta che succede qualcosa di brutto a Camelot o nel regno voi vi sentite in colpa.»
«Perché succede qualcosa di brutto agli abitanti di un regno che ho giurato di proteggere con tutte le mie forze.»
«Non potete salvare sempre tutti, Artù. Non potete prevedere quando il male colpirà.»
«Per questo mio padre ha condannato la stregoneria, per evitare che il male colpisca il nostro regno.»
«Non è la stregoneria il problema: è l’uso che la gente ne fa.»
Artù si voltò per guardarlo stupito:«Che pensieri profondi Merlino, sei sicuro di stare bene?»
Merlino alzò gli occhi al cielo:«Io sono più che in grado di fare dei pensieri profondi, a differenza di qualcuno.»
«Spero che tu non ti stia riferendo a me Merlino.»
«Non mi permetterei mai.»
«Su questo ho dei dubbi.»
In quel momento entrò una guardia:«Sire, la regina Ginevra è rientrata al castello. Chiede di voi.»
«Arrivo subito.»
La guardia uscì di nuovo e Artù si voltò verso il suo servitore:«Cosa devi portare a termine delle tue mansioni?»
«Devo ancora finire di lavare i panni e lucidare l’armatura.» rispose lui colpito da quella strana domanda.
«Comincia a lucidare l’armatura non credo sia il caso che tu resti da solo al lavatoio con tutto quello che sta succedendo qui a Camelot.»
«Vi preoccupate per me, sire?»
«Mi preoccupo che il tuo sangue non sporchi i miei vestiti e poi lo sai com’è difficile trovare un buon servitore di questi tempi.»
«Credevo che diceste sempre che non sono un buon servitore.»
«In fatti un buon servitore non starebbe qui a perdere tempo quando c’è un’intera armatura da lucidare.» commentò Artù dandogli un calcio sugli stinchi. Merlino lo evitò e si avviò verso il portone sorridendo per essere riuscito a schivare il colpo di Artù. Ma il re lo richiamò mentre era quasi fuori dalla sala:«Merlino…»
«Sì, sire?»
«Fai attenzione.»
«Certo, sire.»
E uscì.
Merlino corse a pulire l’armatura, la sistemò in così poco tempo che persino lui si stupì di se stesso e poi si diresse immediatamente in biblioteca da Gaius.
«Gaius, dovete coprirmi mentre vado a parlare con il Grande Drago.»
«Vuoi andare adesso Merlino? Ma è ancora giorno! Rischi di essere scoperto.»
«Non posso rischiare che l’Ombra uccida qualcun altro. Devo andare subito.»
«Va bene Merlino, ma cosa posso inventarmi se Artù mi chiede dove sei?»
«Non lo so, dite che sono a raccogliere erbe, che sto curando dei malati alla città bassa. Basta che non dite che sono alla taverna.»

***

Ginevra liquidò il marito con la scusa di volersi fare un bagno caldo prima di scendere a cena:«Mi aiuterà Rowan, Artù, non c’è bisogno di scomodare Merlino per l’acqua, ci vediamo a cena.»
Avrebbe anche evitato di richiedere il resoconto degli avvenimenti della giornata, ma doveva continuare a recitare la parte della brava regina e c’erano proprio lussi che non si poteva permettere.
«Non deve essere dispiacevole fingere di essere la fedele moglie del re Artù.» commentò Rowan mentre osservava il sovrano uscire dalla stanza con sguardo languido.
«Lo è quando si è consapevoli del fatto che sia l’unico nemico della mia unica e vera signora.»
«Capisco.» disse incerta la ragazza, si era dimenticata di quanto le vittime dell’urlo della Mandragola fossero totalmente prive di libero arbitrio.
«Tu invece ti senti all’altezza di affrontare il sovrano di Camelot e innalzare la nostra sovrana alla gloria?» le chiese la regina immergendosi nell’acqua calda.
«Ascoltatemi bene, vostra altezza,- rispose Rowan che cominciava già a mal sopportare quella scocciatrice senza anima propria- La vostra signora Morgana è solamente la vostra signora, non certo la mia. Per me è solo una datrice di lavoro temporanea che scomparirà dalla mia vita appena finirò questo compito per il quale, fra parentesi, mi sento più che pronta. Ho ucciso uomini molti più forti e astuti di sua maestà il re Artù e immagino che se solo sospettasse ciò che lo attende sarebbe lui a tremare per la paura.»
«Attieniti al piano e Artù non sospetterà mai ciò che lo attende neanche quando si troverà i vostri artigli nelle carni.»
Che noia. Pensò la giovine mentre si allontanava per recuperare delle vesti pulite per la regina. “Attieniti al piano e Artù non sospetterà mai ciò che lo attende” neanche fossi una novellina del mestiere.  Un vero oltraggio per le mie capacità.
«Non ho mai visto una donna più sicura di vincere di Morgana, la vostra signora non sa che troppa sicurezza porta il cavaliere errante sulla strada della fine?»
«La mia signora non ha niente da temere.»
«Proprio niente? Eppure ho sentito parlare che il suo destino è essere sconfitta dal più grande stregone di tutte le ere che sono state, che sono e che saranno: Emrys.»
«Emrys è una sciocca leggenda.»
«Anche le Ombre erano ritenute una sciocca leggenda per spaventare i bambini eppure io sono qui di fronte a voi.»
«Tu sai per caso chi sia questo stregone? Lo hai mai visto? Ti è mai stato indicato?»
«No, lady Ginevra.» e se lo sapessi non verrei certo a dirlo a voi. Pensò tra sé e sé; quasi quasi cominciava a tifare per Artù e i suoi cavalieri, loro almeno erano più simpatici. Certo era che non erano loro a pagarla. Purtroppo.
Oh, basta con certi stupidi pensieri, Rowan. Domani sarà una giornata importante, non puoi permetterti di stare qui a cincischiare.
Aiutò la regina a vestirsi e si ritirò nella sua stanza.

***

Merlino scese da cavallo. Aveva scelto una radura nascosta da una parete di roccia a qualche ora da Camelot. Chiamò il drago.
«Salve giovane stregone.» lo salutò quello come al solito quando planò dolcemente sull’erba.
«Salve Kilgharrah, ti chiamo per avere delle informazioni sulla Grande Guerra tra i Draghi e le Sacerdotesse della Triplice Dea.»
«Informazioni? Di che genere?»
«Pare che a Camelot sia comparsa un’Ombra che fa strage degli abitanti e temo che possa nuocere ad Artù, ma non so come fermarla. Nessuno lo sa. Gaius mi ha detto che solo le creature che hanno combattuto durante la Grande Guerra possono saperlo.»
«In effetti giovane stregone, il tuo mentore non ha tutti i torti, solo i Draghi e le Sacerdotesse conoscono il segreto per uccidere un’Ombra, ma ti avverto Merlino non è affatto facile.»

Intanto a Camelot…

«Merlino! Merlino! Sapete dove si trova Merlino, Gaius?» domandò Artù entrando nelle stanze del medico.
«Io sire temo di no… voglio dire certo che lo so, si trova… ehm si trova a raccogliere erbe sire, nella foresta.»
«Siete un pessimo bugiardo, Gaius. Spero solo che non si trovi alla taverna.»
«Certo che no sire.» disse il cerusico con un po’ troppa foga.
«Io lo esonero dai suoi lavori per evitare che giri da solo per Camelot e lui va alla taverna, da solo e poco prima del tramonto. Vado a recuperarlo prima che mi tocchi ripulire le strade dai suoi resti. Sempre che non lo faccia fuori prima io.»
 
«Non importa quanto sarà difficile, devo salvare Artù.»
«Allora lascia che ti racconti una storia. Durante la Grande guerra le Sacerdotesse schierarono le Ombre, esseri nati da una magia così antica e oscura che non solo le armi umane non potevano scalfirle ma neanche quelle magiche. Decimarono i nostri eserciti, la Guerra sembrava persa, ma uno dei nostri generali, Loghioos, famoso per la sua sapienza, con l’aiuto dei quattro popoli guardiani forgiò delle armi in grado di distruggerle.»
«I quattro popoli guardiani?»
«Sono i popoli che proteggono i quattro elementi di cui è composto l’intero universo: gli Gnomi per la Terra, le Silfidi per l’Aria, le Sirene per l’Acqua e i Demoni per il fuoco. Loro sono la fonte della Magia stessa e come tali si contrapposero alle Ombre e alla Sacerdotesse perché volevano il controllo della Magia solo per loro. Così crearono delle armi in grado di distruggere le Ombre, ma ad una condizione: alla fine della Guerra noi Draghi avremmo dovuto distruggerle tutte.»
«Tutte? Quindi non ne è rimasta neppure una?» chiese preoccupato il mago.
«No, non tutte. Solo quattro dovevano essere risparmiate, adesso dovrebbero essere custodite all’interno dei quattro templi sacri.»
«E come posso raggiungere uno di questi templi?»
«Non è facile giovane stregone. I templi si spostano in continuazione e tutti accolgono mal volentieri i pellegrini, soprattutto se verranno a conoscenza del fatto che arrivi per conto di Camelot.»
«Devo provarci lo stesso o chissà quante altre persone moriranno per mano dell’Ombra.»
«Allora posso dirti solo questo: il tempio più vicino dovrebbe essere quello dell’Aria, in Galles o almeno l’ultima volta che ne ho sentito parlare si trovava lì. Le Silfidi sono molto solitarie, ma anche molto pacifiche dovrebbero essere le meno pericolose da disturbare.»
«Grazie, partirò subito.»
Merlino fece per andarsene, ma il drago lo richiamò:«Merlino, per una volta ascolta il mio consiglio: quelle spade non uccidono solo l’essere che dimora all’interno dei corpi uccide tutto. Non potrai salvare la povera disgraziata che è stata scelta dall’Ombra e non provarci neanche.»
«Dovrei… dovrei uccidere una ragazza innocente?»
«Senza esitare. Un’Ombra dopo aver fatto per così tanto tempo affidamento sullo stesso corpo non può resistere a lungo senza, se uccidi l’involucro l’essere essendone privato morirà entro poche ore, ma se tenti di salvare la giovine l’Ombra la ritroverà e il tuo sforza sarà stato vano. Lo capisci questo Merlino?»
«Certo. Lo capisco.»
 
Note dell’autrice:
Rieccomi! Scusate per il mega ritardo ma sono stata molto impegnata (molto, molto) e so che anche il capitolo non è dei migliori ma prometto che la prossima volta mi farò perdonare con uno bellissimo.
Poi come al solito vorrei ringraziare Morganalastrega e OkinoLinYu che mi hanno scritto delle bellissime recensioni che mi fanno sempre mooooolto piacere, per tutti gli altri grazie anche solo per leggere.
Al prossimo capitolo,
Ronan

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