I Quattro Stendardi

di Finnick_Odair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Diciassette figure procedevano a passo lento, senza fretta. Alcuni di loro ridevano come pazzi e altri erano calmi. Avanzavano e nessuno li fermava poi, quello al centro, alzò le mani e scese il silenzio più assoluto, l'oscurità avvolse ogni cosa, si affievolì perfino la luce delle lune e le stelle. L'uomo pronunciò parole in una lingua sconosciuta, e lentamente anche gli altri sedici lo seguirono nei gesti, i palmi di tutti si illuminarono e si poté distinguere i loro volti, segnati da cicatrici. Occhi gialli come quelli di un serpente e capelli dalle sfumature azzurrine, tutti sorridenti.
Di colpo l'oscurità svanì, e quattro fasci di luce andarono ognuno in direzioni diverse, diretti verso le città principali di ogni regione: Iotove al nord, Ayet a ovest, Prew al sud e Ein'Saha a ovest. Ritornò il buio, e insieme a lui una nuova oscurità, la terra cominciò a tremare e nulla sarebbe stato come prima.

                                                                              ***

Tutti i bambini della città giocavano in una piccola piazzetta eccetto uno. Aveva l'aria di essere stanco, stanco da molto tempo, la testa nascosta fra le ginocchia e le braccia che l'avvolgevano, rannicchiato sotto un albero. Una bambina gli si avvicinò, aveva capelli e occhi nerissimi e portava in mano una spada di legno.
-Ciao!-
Il bambino non le diede retta e si strinse ancor di più, come se cercasse di impedire contatti esterni.
-Ehi! Guarda che sto parlando con te...Vieni a giocare? Oggi facciamo la lotta!-
Lui continuò a ignorarla, imperterrito.
-Guarda che se non vuoi giocare basta dirlo, io comunque sono Norah, piacere di conoscerti!-
Nessuna risposta.
-Potresti almeno dirmi come ti chiami no?-
-Hao-
-Bel nome! Non è tipico di questo paese a quanto pare...Beh! Nemmeno il mio se per questo, dicono che sembra un nome elfico, il mio.-
-Ma tu sei una maga...- Rispose subito il bambino tenendosi sempre nascosto.
-Ma allora la tieni una lingua per parlare! Adesso posso vederti in viso?-
Il bambino alzò lentamente la testa e cominciarono a vedersi gli occhi, poi il naso e poi una piccola bocca. Aveva gli occhi lucidi, segno che aveva pianto e possedeva delle cicatrici che partivano da sotto il labbro per proseguire sul collo lateralmente, per poi sparire sotto gli abiti. La bambina rimase pietrificata e riuscì a stento a parlare.
-Come te le sei fatte quelle cicatrici?- Chiese avvicinandosi.
-Non ti interessa- Rispose lui aggrottando leggermente la fronte, per poi alzarsi e cominciare ad andarsene.
-Ehi! Ma dove vai? Non vieni a giocare?-
Hao accellerò il passo, nessuno gli aveva mai rivolto la parola.

                                                                            ****

Erano passati dodici anni dal loro incontro. Hao era ormai grande, aveva capelli e carnagione chiarissimi, gli occhi stranamente bianchi e poteri che andavano ben oltre il limite di un mago, anche se gli avevano assegnato solamente il titolo di mago intermedio.
-Sei bravissimo! Dovrai insegnarmi un giorno di questi!- Disse una ragazza molto alta.
-Ti insegnerò quando capirò anch'io perchè sono così bravo,Norah.- Rispose divertito Hao.
Aveva segnato per l'ennesima volta il centro del bersaglio.
Hao padroneggiava l'arco come se fosse un'estensione naturale del corpo e non mancava mai il bersaglio. Poteva colpire anche una mosca dritto in un'ala senza nemmeno impegnarsi, era bravissimo.
-Non essere stupido! Saprai benissimo come ci riesci no? Dai! Se mi insegni l'arte dell'arco ti insegnerò qualcosa sulla lancia, ti prego!-
-Dovresti prima impegnarti con la magia e poi con le armi bianche, proprio come ho fatto io, ed è questo ciò che vogliono gli anziani, addestrarci alla magia!-
-Quei vecchietti vogliono troppe cose, e poi sai che sono negata con la magia! Poi detto da te che hai frequentato la scuola per soli tre mesi!-
-Ad ognuno i suoi tempi...Comunque non dovresti rivolgerti così agli anziani lo sai.- Rispose rassegnato Hao.
-Fa nulla.- Rispose Norah indifferente.
-Ora andiamo, ho un certo languorino!

Si incamminarono lungo le strade affollate e caotiche di una monotona Ein'Saha diretti verso una tavola calda, o meglio fredda, visto il clima del posto.
Entrarono in un ampio spazio semicircolare, di fronte una porta che dava ad un corridoio che a sua volta portava lateralmente a stanze delle medesime dimensioni dell'ingresso. Avanzarono decisi senza distrazioni, buttando un occhio sulle stanze circolari, ogni stanza era riservata per un cliente, quelli ricchi per così dire, poi in fondo al corridoio, "La fossa comune di una tavola fredda" diceva Norah, e in effetti lo era davvero. Si stava davvero stretti ma il servizio era ottimo, inoltre il proprietario, Tuttle, era una persona simpaticissima che riusciva ad accogliere tutti anche se lo spazio era poco e, se gli stavi particolarmente a cuore, ti riservava una delle stanza laterali. Oggi però gli toccava stare stretti.
-Una porzione di garandra freddi e una bottiglia di succo d'Iris per me.- Ordinò Norah.
-Per me invece un piatto di desetrelli e una bottiglia d'acqua.- disse Hao.
-Arrivano subito!- Disse Tuttle come sempre gioviale.
E mentre si allontava per prendere le ordinazioni, Hao ricominciò a lamentarsi della dieta squilibrata di Norah, la quale face finta di non sentire.
Finito il pranzo pagarono e fecero per ritornare a casa quando Hao si ricordò di dover sostenere l'esame per passare al livello alto di mago, quindi salutò Norah e corse verso la scuola. Gli esami si sostenevano sempre la sera perchè solo in quell'arco della giornata gli anziani erano al pieno delle forze, anche see nessuno sapeva il perchè.
Hao entrò nella scuola, la quale era alta e spaziosa e creava sempre un po' di eco. Salì le scale che portavano all'ala nord dell'edificio, poiché era lì che si tenevano gli esami, aprì una porta alla fine della scalinata e vi trovò uno degli anziani seduto in fondo all'aula.
Gli anziani vestivano in modo strano. Avevano gli occhi e la testa coperti da bende rosse con rune bianche incise sopra e sugli occhi coperti, portavano una mascherina nera anch'essa incisa con le medesime rune. I loro vestiti anch'essi bianchi, erano lunghi fino alle ginocchia e lasciavano una spalla scoperta sempre fasciata con delle semplici bende candide.
-Buonasera Hao- Disse l'anziano. -Questa sera visionerò io il tuo esame, mi chiamo Fester. Cominciamo.-
-Aspetta!- Disse velocemente Hao -Dov'è il mio maestro?!- Era chiaramente allarmato, solo il suo maestro conosceva i suoi limiti e aveva paura che quest'anziano lo avrebbe spronato oltre quello che poteva.
-Il tuo maestro ha avuto...Un intoppo. Noirhim ritornerà non appena potrà-
Hao tirò un sospiro di sollievo, Il suo maestro, Noirhim, era probabilmente partito. Hao battè le mani e affrontò l'esame.
L'esame prevedeva inizialmente un corso base di inizio test. Si affrontava la telecinesi, la rilevazione di fonti magiche e concentrazione, poi la seconda parte dell'esame prevedeva la lotta. I maghi combattevano con scettri o staffe ma non Hao, stranamente i suoi poteri potevano andare anche senza blandi strumenti. Usava però l'arco, era bravissimo e aveva chiesto il consenso al suo maestro se poteva usare la magia con esso, riuscendo ad ottenere ottimi risultati ovviamente. Provò a lanciare saette di luce (Erano le frecce che Hao potenziava) verso bersagli in movimento, creare campi di forza per difendersi da attacchi nemici (In questo caso, Fester lanciava i suoi attacchi i quali erano davvero potenti) e combattimento magico ravvicinato. Quest'ultimo donava al mago la possibilità di liberarsi dagli scettri e riuscire a infondere potere magico ai propri arti per combattere a mani nude. Quest'arte era considerata di altissimo livello se si riusciva a infondere il potere su tutto il proprio corpo, ma per ora Hao riusciva a infonderlo solo alle mani.
Fester non gli diede nemmeno un solo attimo di riposo e non finiva mai di attaccarlo, come se volesse ucciderlo davvero. L'unica parte del viso visibile, la bocca, era sempre stampata in un ghigno cattivo e, a volte, pronunciava formule magiche. Alla fine dell'esame (O almeno così Hao sperava) l'anziano Fester gli chiese una cosa che nessun altro mago al mondo avrebbe avuto il coraggio di dire, tantomeno un anziano.
-Hai mai immaginato, Hao, se un mago riuscisse a piegare a porprio piacimento gli elementi?-
Hao rimase sconvolto da quella domanda, era vietato dal codice dei maghi parlare del dominio della natura pertanto rispose..
-No signore, ci è vietato pensarlo e tantomeno attuarlo.-
-Bene bene, hai ragione. Vedo che sei..- Non finì la frase che programmò un attacco a sorpresa a Hao. Da dei catini che erano stati usati per la telecinesi, cominciò a scaturire acqua che lentamente si trasformava in ghiaccio creando così delle enormi stalagmiti fredde. L'anziano era visibilmente pallido e debole. Stava controllando l'acqua che ora avrebbe scagliata contro Hao. L'attacco fu veloce, quasi invisibile. Enormi aghi di ghiaccio partirono nella direzione di Hao ma improvvisamente si fermarono. Una voce nella testa di Hao creò un potente eco che lo costrinse a tapparsi le orecchie come se servisse a qualcosa.
-NOI NON FERIAMO I PADRONI!- L'eco cessò di botto, e il ghiaccio si sciolse per poi evaporare via.
L'anziano rimase scioccato nel vedere Hao illeso.
-Puoi andare- Disse cercando di dare contegno al suo tono tremante
-Si signore- Rispose Hao per poi dileguarsi in fretta.
Non c'era stato bisogno di chiedere se aveva passato l'esame. Doveva per forza averlo superato, eccome, ma perché Fester lo aveva attaccato? E se non fosse riuscito a bloccare l'acqua? No...Non l'aveva bloccata. L'aveva controllata.

-Come sarebbe a dire che Noirhim non c'era? È' il tuo maestro, DOVEVA esserci!- Sbraitò esterrefatta Norah.
-L'anziano sostituto mi ha detto che Noirhim ha avuto un intoppo ma che ritornerà non appena potrà- Rispose Hao mentre si avviavano ai mercati per fare compere.
-Sarà ma tutto questo è molto strano...- Disse Norah mentre prendeva fra le mani un paio di stoffe.
Hao non aveva ancora detto nulla riguardo al fatto che era riuscito a difendersi controllando l'acqua. E tantomeno di essersi difeso da un attacco mortale di un anziano. Era intimorito. Non sapeva cosa sarebbe successo se lo avesse raccontato.

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno ***


Credeva di aver visto tutto ma si sbagliava. 
La pioggia scendeva lenta. 
Il ragazzo vide delle rocce cominciare a muoversi e a sgretolarsi, per creare un nuovo passaggio che lo lasciò ancora più sbalordito. Il fuoco, che resisteva al piovischio, gli segnò la via mentre un vento tiepido cercava di spingerlo, come per farlo avanzare. Ormai sapeva che con la pioggia era capace di -vedere- anche se non voleva. Gli apparse la figura di un ragazzo alto col busto lacero, appeso con delle luride manette grigie e arrugginite ad un muro che sembrava sul punto di crollare. 
Lo avevano preso. Si sentì mancare, non poteva essere. -Lui- lo aveva promesso. Aveva promesso di riuscire a rimanere vivo e che alla fine si sarebbero ritrovati, mentiva. Adesso il ragazzo odiava quell'immagine che la pioggia gli trasmetteva, ma amava ancora di più il ragazzo con i capelli rossi che soffriva.
-Ingordo della passione diventi infedele- Disse il ragazzo con un sorriso amaro alla pioggia, come per rivolgersi alla persona che vedeva.
Si voltò. Da lontano, era cominciato e vedeva, vedeva che tutto quello per cui avevano lavorato era andato a buon fine. Magari si staranno abbracciando, si staranno baciando e penseranno che quello che hanno fatto lo potranno dire ai loro figli, pensò il ragazzo avvolgendosi ancora di più nel mantello e imboccando il sentiero che si era appena aperto davanti ai suoi occhi.
Ormai era arrivato. Non erano né persone, né umani. Erano Ibridi, ed è per questo che gli avevano impedito di farsi vedere.

-Poverini- pensò il ragazzo, non sapendo che alla fine, se non se ne fosse andato, sarebbe diventato uno di loro e mai più sarebbe potuto scappare.



****
 


Erano passati due mesi da quando Hao aveva sostenuto il suo esame per passare al livello alto di mago. Da allora non fece altro che chiedere ogni giorno aiuto alla figura del suo stendardo, rappresentante la divinità di Ein'Saha e Prew. Una figura ove gli arti erano sostituiti da catene dorate che formavano fregi lungo il contorno dello stendardo rigorosamente rosso. Lo chiamavano Lush, o Dio del Martirio.
Molto probabilmente a Prew lo chiamavano in modo diverso e anche con altrettanta probabilità, non era la miglior figura cui Hao potesse rivolgere la parola ma per ora poteva parlare solamente con lui.
Si diceva che Lush era il creatore di Ein'Saha e Prew. Senza arti era impossibilitato a nuotare perciò con le sue catene, quando il mare inghiottiva ancora tutto il mondo, tirò su le due città dal fondo dell'oceano. La storia non ha mai avuto molto senso, anche perché di città a Grytto ne erano quattro e non due e in più come fanno delle catene ad arrivare al fondo oceanico per tirare su delle terre? Ovviamente era una leggenda, una parte della leggenda. L'altra riguardava il suo nome Ein'Sahaiano. Dio del Martirio. Un'altra leggenda diceva che con le sue catene avesse schiavizzato e martoriato fino allo stremo ogni singola persona o creatura vivente che osasse intralciarlo ma...Intralciarlo in cosa? Nella leggenda si diceva solo che non voleva essere intralciato ma il motivo è oscuro a tutti. Hao però decise di fidarsi lo stesso e ogni giorno gli chiedeva sempre un segno su quello che era successo e del perché era accaduto, ma gli unici segni, se così potevano chiamarsi, furono due acquazzoni che resero la sabbia di Ein'Saha un fango impercorribile e la cattura di un estraneo.

La cattura di un estraneo era davvero una cosa rara. Specie se quell'estraneo era davvero un estraneo. Di solito venivano catturati schiavi o mercenari ma adesso la situazione era un po’ diversa.
C'era un anziano che mentre muoveva la bocca in un muto dialogo camminava con d'avanti "il bottino". Ad Hao parvero degli incantesimi cantilenati e infatti si trattò di un incantesimo per tenere strette le corde che legavano il prigioniero.
Era poco più alto di Norah, pensò Hao, aveva capelli viola con sfumature blu che andavano a formare una cresta. Ai lati della capigliatura, i capelli erano rasati in modo da far apparire strani simboli. Aveva la maglia lacera e si potevano intravedere degli addominali, ricoperti di graffi. Molto probabilmente era bianca ma ora era gialla dallo sporco. Indossava un pantalone nero con una fascia in cinta di colore grigio e dalla fascia partiva un velo del medesimo colore che gli copriva la coscia destra. Calzava scarpe in tinta con la fascia e, tra le mani, l'elsa di quello che poteva sembrare un pugnale. Il viso era impassibile, non lasciava trapelare emozioni. Le orecchie, a punta. Era un elfo.
La folla cominciò ad ammassarsi per vedere "il nuovo arrivato", Hao era avanti con Norah e perplessi parlavano di quello che potrebbe essere successo.
L'anziano si voltò verso la piccola folla, alzò le mani e disse:
-Buongiorno gente di Ein'Saha, sono Martio, primo degli anziani e oggi vi porto la lieta notizia di aver catturato una spia.-
Partì un piccolo mormorio da parte dalla folla.

-L'elfo- Proseguì Martio -E' stato trovato ai limiti della nostra città dalle nostre sentinelle, sono subito accorso per poterlo catturare. Credo e devo dire con molto dispiacere, che gli elfi vogliono farci guerra.-
La folla cominciò ad alzare la voce.

-Silenzio prego!- Tuonò l'anziano. -Non c'è nulla di cui preoccuparsi! Leggo nel vostro volto già il terrore ma non abbiate paura! Questi...Misere creature non possono nulla contro di noi! Voltati, feccia!- Rivolto all'elfo.

L'elfo si voltò, lentamente. Cominciò a squadrare tutti. Si soffermò su Norah, indietreggiò come se spaventato. Hao si girò verso l'amica per cercare di capire. Anche la ragazza era spaventata, indietreggiò anche lei e svenne.
Norah si risvegliò quattro giorni più tardi.

-Norah! NORAH!- Una voce riecheggiava nella testa della ragazza.

-Chi...Chi mi chiama?- Rispose una voce debole.

-Norah sono io! Per Lush! SVEGLIATI!-
La ragazza aprì debolmente gli occhi.
Era distesa tra l'erba. Non portava i suoi soliti vestiti, bensì una lunga, lunghissima tunica bianca che le copriva i piedi e l'erba lì vicino. Fece per alzarsi ma una mano la costrinse a terra. Portava un sottile paio di occhiali, aveva capelli neri, come quelli di Norah e un largo sorriso stampato sulla faccia. Quel volto...Norah lo aveva già visto.

-Norah! Non ci posso credere! Sia benedetto Lush! Le mie preghiere sono state ascoltate!- Gridava la ragazza in preda alle lacrime.

Norah non capiva, chi era quella ragazza? L'aveva già vista o era solo frutto della sua immaginazione?

-Chi sei?- Chiese debolmente.

-Come chi sono?!- Disse ancora con qualche lacrima, interdetta.
-Sono Eirein! Non mi riconosci più?!-
Norah continuava a non capire.
Forse era morta. Forse.
Eirein si bloccò d'un tratto. Aveva un aria terrificata.

-No...Non può essere...NO!- Urlò. -No! Non puoi andartene! Non di nuovo…Ti prego Norah non lasciarmi di nuovo. NORAH!-

Una forza misteriosa cercava di tirare via Norah. Ora aveva ancor più dolore di prima. Tutto le faceva malissimo. Il corpo cominciò a divenirle leggero, come se non fosse mai esistito. La ragazza, Eirein, urlava e piangeva, cercando di trattenere la figura ormai evanescente.

-Tranquilla Norah! Non è niente, non è niente! Ti ritroverò! Te lo prometto. Ti ritroverò presto!-
Ormai le lacrime le segnavano il volto e parlava in preda a singhiozzi fortissimi. Norah ormai era solo un riflesso.

-Te lo prometto.- Disse ancora una volta.


Il fatto che fosse svenuta non aveva suscitato nessun clamore, molti credevano che era successo per colpa del caldo. Hao cominciò subito a chiederle cosa le fosse accaduto, era evidentemente molto preoccupato. Norah gli disse una cosa che lo sconcertò davvero tanto.

Lei, di sana pianta, volle andare a vedere l'elfo ma Hao, impassibile, le disse che era meglio lasciar stare. Tantomeno quando in mezzo c'erano gli anziani.

-Non dire sciocchezze! Sarà una coincidenza!- Disse Hao quando per la prima volta Norah gli disse che erano "segni".

-Non era una coincidenza, Hao! L'ho vista! Era proprio lì e gridava! Diceva che presto mi avrebbe trovata!-

-Smettila Norah! E' stato solo un sogno!- Ribatté un più che seccato Hao
.
-Ti dico che non è stato un sogno! Si chiamava Eirein e diceva che non avrebbe dovuto perdermi ancora una volta! Che vuol dire? CHE VUOL DIRE, HAO?!- Sbraitò Norah.
Hao rimase impressionato da quanta potenza potesse uscire dalla bocca della ragazza.

Sull'elfo non trapelò nessun'altra notizia e Hao continuò la sua vita come se fosse la solita, sempre attento a non parlare troppo del suo esame anche se tutti, stranamente, ne avevano sentito l'esito. E questo Hao non riusciva proprio a spiegarselo.
Altrove Norah stava cercando di indagare un po' di più sul suo sogno, tant'è che andò nella biblioteca della scuola di magia. Ormai conosceva quell'edificio come le sue tasche, l'aveva frequentato così tante volte essendo stata bocciata agli esami di magia, ed era proprio in questi momenti che non rimpiangeva di non averlo superato.

La biblioteca era molto grande e aveva le dimensioni molto simili a quelle di una chiesa, con una pianta a croce latina ove regnavano incontrastati una serie di archi a sesto acuto per poi cedere in alto il posto a una grandissima fila di finestre vetrate ricche dei colori più accesi che la fonderia potesse donare! Possedeva un'altezza sconcertante, e in fondo a tutto c'erano alcuni leggii. La "bibliochiesa", chiamata così dal proprietario per cercare invano di attirare gente, aveva al centro una navata che portava direttamente in fondo, mentre ai lati di quest'ultima si trovavano infiniti scaffali stracolmi di libri. Ognuno di questi aveva un segno strano che Norah non aveva mai visto, ma pensò che magari serviva al proprietario per numerarli. A parte questo, in dirimpetto all'entrata in alto, c'era un enorme rosone che rappresentava, con la sua moltitudine di colori, un enorme cerchio nero da dove spuntavano mani tutto intorno e al centro di quel nero, un bagliore giallo e rosso. Norah rimase così stupita da quell'immagine che cominciò ad avanzare, come rapita, tanto che andò a sbattere contro uno scaffale per la distrazione.
I libri erano davvero tanti e la ragazza passò molto tempo in quella biblioteca. Le ore passavano e passavano e i libri si ammucchiavano dagli scaffali ai leggii. Norah era esausta. Non aveva trovato nulla che poteva anche solo vagamente ricordare il motivo del suo sogno. Le uniche notizie trovate che potevano essere interessanti riguardavano solo la leggenda di Gart. 

Gart era un'altra divinità, pagana, ma sempre una divinità. Lui era il dio dei sogni dimenticati. Veniva chiamato così perché si diceva che veniva a rubarti i sogni la notte, ed è per questo che spesso la mattina ce li dimentichiamo. Ma questa era più o meno un'usanza di un paesino di cui non si sapeva nemmeno l'esistenza! Quando questo dio ti rubava i sogni, sempre secondo la leggenda, li conservava in modo che durante la morte li riportasse tutti alla mente, ma Norah non era morta e questo la sconcertava davvero. Dopo lunghi ragionamenti la ragazza capì che il suo non era un sogno "passato", ma un vero e proprio evento vissuto! Quindi cercò ancora e ancora, ma con scarsi risultati.
Aveva deciso che sarebbe andata di persona dagli anziani.
Alla fine, dopo aver rimesso in ordine i libri sui loro scaffali e aver ringraziato il bibliotecario se ne andò, un po' scoraggiata.

-Entra pure, Norah- Disse una voce molto roca.

-Buongiorno, signore. Sono qui per parlarle di una cosa importante, la prego di ascoltarmi fin quando non avrò finito.-
L'uomo si mise comodo e ascoltò come se non aspettasse altro mentre Norah cominciò a parlare.



-Ciao Hao!- Una voce riecheggiò alle spalle del ragazzo.

Il ragazzo si voltò, sconcertato urlando.

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Capitolo 3
*** Capitolo Due ***


Hao era davvero spaventato, non aveva mai visto nulla di simile.
Aveva il volto completamente ricoperto di cicatrici cui una passava sull'occhio destro. Si potevano vedere altre ferite sulle mani, strette sempre su un'elsa, sul collo e infine un grande squarcio sulla fronte. I capelli neri ormai grigi alle punte e gli occhi chiari, non più neri.
-Che hai tanto da urlare?- Disse Norah
-Il... il tuo viso! Le tue mani! Che ti è successo?-
-Ah queste dici?...Erano necessarie Hao, volevo sapere!-
-Non capisco! Spiegati meglio!-
 
Norah decise si spiegare tutto ad Hao in un posto meno affollato. Decisero di andare a casa di quest'ultimo.
La casa di Hao era piccola, di modeste dimensioni. Si trovava in una via abbastanza isolata e vi si accedeva passando per gli alloggi dei combattenti. I combattenti erano Maghi scelti per respingere eventuali guerre, e gli anziani stessi li selezionavano. I combattenti però, non uscivano mai, e nessuno li aveva mai visti. Superati gli alloggi i due ragazzi si ritrovarono davanti a una piccola porticina in legno rovinata dagli insetti, la spinsero ed entrarono.
Norah si guardava intorno, come spaventata. Hao invece era solamente imbarazzato e avrebbe preferito nascondersi sotto la sabbia. Si entrava in una piccola stanza quadrata, che doveva essere l'ingresso, poi a sinistra un'altra piccola stanza rettangolare con un arredamento davvero spartano che prevedeva un letto pericolante, un armadio e una piccola finestra in alto ma che illuminava davvero tanto. Di fronte all'ingresso vi era una stanza anch'essa rettangolare che aveva l'aria di essere una cucina, un tavolo al centro e due sedie un po' rovinate. Dalla cucina si accedeva poi ad un piccolo cortile che portava poi ad'una latrina messa davvero male. Il tutto ricoperto da varia di immondizia qui e lì che adornavano i pavimenti.
Norah cercò di non fare caso a quella "dimora" e si diresse verso la cucina sedendosi. Hao dietro di lei, davvero imbarazzato, la imitò.
Questi cercò di offrirle qualcosa da mangiare ma Norah rifiutò tutto categoricamente ma accettò volentieri un bicchiere d'acqua. 
Dopo Norah si sitemò meglio sulla sedia logora e cominciò a raccontare ciò che le era successo.
-Hao, quello che ora ti dirò deve rimanere tra noi, e noi soltanto, intesi?-
Hao fece un cenno di assenso.
-Bene, partirò dall'inizio per cercare di confonderti il meno possibile. Come ben saprai ieri sono stata in biblioteca per sapere qualcosa in più riguardo il mio sogno e, come ovvio che sia, non ho trovato nulla. All'inizio ero davvero scoraggiata poi capii che la soluzione l'avevo qui in città. Uscii dalla biblioteca e mi diressi verso gli anziani. Andai ai loro alloggi, non so di preciso quale anziano avevo di fronte ma decisi di riferirgli tutto, del mio sogno e delle sensazioni che avevo provato soltanto quattro giorni prima.-
-E lui?- Chiese Hao eccitato e preoccupato insieme.
-Beh....Non ricordo.- Rispose molto imbarazzata Norah.
Ci fu un lungo silenzio poi Hao, spiazzato disse: -Non capisco Norah, come sarebbe a dire non ricordi? Perché volevi parlare così tanto in segreto?- Ora Hao aveva alzato la voce.
-Non ho finito ancora.- Disse sbrigativa Norah per zittire l'amico -E questo che non capisco! Perchè non ricordo un fatto accaduto solo qualche ora fa? E queste cicatrici? Non lo capisco!-
Hao parve capire e ammutolì di nuovo.
-Tutto questo è molto strano ma non capisco dove vuoi andare a parare-
-Non capisci? Centrano gli anziani! Mi avranno fatto qualcosa non...-
-Sai che non devi parlare così di loro- Interruppe Hao.
Norah improvvisamente prese a tremare, sembrava in preda a delle convulsioni. Hao era impallidito, non aveva mai visto nulla di simile. Cosa stava succedendo?
-S..scusa Hao, d..devo and..are- Disse Norah tremante trattenendosi la testa.
Norah si alzò e corse via. Prima di uscire inciampò su una delle numerose cianfrusaglie di Hao e cadde rovinosamente a terra, ora sanguinava, perdeva copiosamente sangue dal naso e dalla bocca. Poi urlò e uscì. Ma Hao aveva visto, che Norah piangeva non lacrime ma sangue.
 
Hao cercò di seguirla ma qualcosa glielo impedì, non sapeva per certo cosa, forse la consapevolezza che Noraha aveva bisogno di stare sola anche nella condizione in cui era ma del resto non capì perché rimase fermo a osservare solamente la scena.
Dopo una quindicina di minuti, se non di più, Hao si decise ad uscire e cercare l'amica. A quanto pare nessuno sembrava averla vista anche se all'uscita del viale isolato in cui risiedeva Hao ci si trovava in una strada con sempre un po' di persone, ma nessuna fu d'aiuto. Hao era davvero terrorizzato per l'amica e non riusciva a capire cosa fosse successo e tantomeno a darsi un attimo di tregua dalla sua ricerca. Si diresse verso l'infermeria (L'unica in tutta Grytto con persone davvero specializzate) convinto che potesse trovare lì Norah, ma si ritrovò soltanto di fronte alla scritta "CHIUSO". Norah non era da nessuna parte ed Ein'Saha era davvero molto grande, non sarebbe riuscita a trovarla di questo passo.
Hao stava ritornando a casa quando improvvisamente capì che c'era un modo per cercare Norah. Doveva rilevare la sua traccia magica, il suo esame prevedeva anche questo e non per niente lo aveva superato. Corse subito a casa per cercare gli oggetti che gli sarebbero serviti per il rito. Norah non aveva una traccia magica potente essendo un inetta nella magia ma grazie alle sue doti, il ragazzo avrebbe potuto scovare una traccia magica anche in un granello di polvere. Cercò fra le numerose cianfrusaglie di quella casa malmessa ciò che gli serviva e a ogni tentativo fallito si malediceva e si ripromise di riordinare la stanza, un giorno.
Dopo molto tempo trovò quello che gli serviva, lo dispose avanti a sé e contemplò il risultato dopo essersi messo a sedere a gambe incrociate. Quattro candele azzurre a fiamma rossa adornavano gli angoli di un tappetino rosso. Al centro un'altra candela, stavolta rossa, più alta e con una fiamma azzurro intenso risplendeva sopra quella che sembrava una ciotolina d'argilla, vuota. Non rimaneva che un piccolo tributo di sangue per avviare la cerimonia. Hao prese un coltellino con l'elsa color ambra e la lama di un nero pece... -Gli occhi di Norah- Pensò Hao con un moto di tristezza e malinconia. Spinse delicatamente il filo della lama sul suo indice sinistro e, mentre una piccola goccia di sangue usciva dal dito, con la mano destra, Hao prendeva con le dita quel poco di sangue che usciva e disegnava sulla ciotola caratteri incomprensibili. Rune magiche. All'esame di magia Hao doveva rilevare una presenza magica nel raggio di cento metri. La presenza magica era quella di un mago novizio. Ma ora, doveva ampliare la sua ricerca a tutta Ein'Saha. Spinse ancora di più il coltello nell'indice e altro sangue colava dal dito mentre l'altra mano, liberatasi ancora del coltello, continuava a disegnare rune nella ciotolina. Le rune si sovrapponevano e cominciarono a prendere vita, diventarono tentacoli, tentacoli che avvolsero la candela centrale per poi diramarsi a quelle ai quattro angoli. Le fiamme divennero nere ma splendevano ancora -I suoi capelli..- Hao ora lacrimava, avrebbe trovato la sua migliore amica. Il rito era cominciato! Dalla bocca del ragazzo ormai partiva una lenta litania dal suono lugubre, aveva bisogno di potere per trovare Norah. Lentamente la litania divenne una debole canzone dal suono macabro, sulla pelle di Hao andarono a disegnarsi tentacoli luminosi dalle sfumature azzurrine pronte ad avvolgerlo. Ora le vedeva. Le essenze magiche di ogni persona. Tutto era nella sua mente. Adesso, cominciava il suo viaggio. Si sentiva leggero come una piuma, fluttuava fra le anime magiche in cerca di quella di Norah. Non la trovò da nessuna parte. Le anime lo investivano ma nessuna parve essere quella della ragazza.
Hao adesso sudava, il rito ora richiedeva un secondo prezzo e se Hao non si fosse fermato avrebbe pagato con la vita. Credeva fosse più facile ma si sbagliava. Una forza penetrante lo bloccò immediatamente. Qualcuno cercava di bloccare la sua magia. Era come un enorme muro che ora si stava curvando attorno ad Hao, poi si richiuse e il ragazzo rimase intrappolato in quella cupola. Dal naso del ragazzo cominciava ad uscire sangue, la forza che lo bloccava era sfiancante, cercava di lottare ma con scarsi risultati. Poi una crepa nel muro e Hao la vide, l'anima di Norah e infine, una forza ben più grande del muro che lo bloccava, lo riportò alla realtà. Norah era ancora viva, ma non sapeva dov'era. Se non fosse stato per quel muro ora Hao sarebbe già fuori a cercarla. Il rito aveva portato via molte energie al giovane mago che difatti andò a riposarsi.
 
Un giorno era passato e Norah non si era fatta ancora vedere. In qualsiasi caso Hao non si sarebbe preoccupato, ma dopo quello che aveva visto, e sentito, era in preda al panico. Era andato a casa della ragazza disperato. Trovò i suoi genitori che con aria allegra gli dissero semplicemente che non era in casa, come se sapessero nulla. Hao ovviamente insistette ma loro, dopo un rapidissimo cambio di espressione lo trattarono malissimo cacciandolo di casa lanciandogli maledizioni e male parole. Hao non sapeva che cosa spingeva i genitori di Norah a dire quelle cose e tantomeno a comportarsi in quel modo. Hao non sapeva e basta. Non aveva mai avuto dei genitori, o almeno questo è quello che gli avevano riferito. Ha vissuto solo cinque anni con gli anziani, principalmente Noirhim, poi dopo aver appreso la magia meglio di chiunque altro nella sua scuola ebbe la possibilità di vivere da solo guadagnandosi da vivere come "guardia". Nessuno lo prendeva seriamente ma dopo aver visto di cosa era capace tutti ne erano intimiditi. Anche se ciò rendeva tremendamente triste Hao, il fatto di intimidire le persone lo aiutava a non essere preso in giro da parole come "debole" o "gracile" ma ben presto si rese conto che avevano lo stesso valore di "Mostro". Il giorno in cui incontrò Norah, quello era il giorno più bello della sua vita. Non poteva mai scordarsi ciò che aveva provato quando erano diventati amici. Ricordava ogni singolo momento passato con Norah, i quali lo hanno reso felice, triste ma soprattutto, lo hanno reso ciò che era ora. E proprio per questo non si sarebbe arreso nè ora nè mai. Avrebbe trovato Norah anche a costo di dover uscire dai confini di Ein'Saha.
 
Hao stava ritornando a casa dopo le sfuriate dei genitori di Norah più triste che mai. Si incamminò nelle solite vie buie e poi si fermò.
Norah aspettava Hao sulla soglia di casa con aria allegra. Non aveva più alcuna cicatrice.

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre ***


Quello che Hao vedeva lo stava rendendo davvero confuso. Norah stava sulla soglia di casa di Hao e salutava allegramente l'amico che ritornava esausto a casa dopo una lunga ricerca. Non aveva cicatrici, era pulitissima. La solita chioma nera che le ricadeva sulla schiena....Tutto era al suo posto.
Hao camminava sempre alla stessa velocità, non accellerò il passo per correre verso l'amica ritrovata, anzi, stava cercando di capire quello che era successo, ma nel frattempo si godeva lentamente l'attimo in cui avrebbe abbracciato la ragazza.
Quando Hao si trovò di fronte a Norah lei non fece che rivolgergli un lieve sorriso ed entrò in casa, lasciando Hao con le braccia spalancate e un espressione come quella di una persona che non capisce un determinato calcolo aritmetico. Senza perderdere tempo Hao entrò in casa, e vide che Norah stava apparecchiando il piccolo tavolino, come se quella fosse la sua casa. Ora il ragazzo era decisamente confuso e per un momento si chiese anche se quella persona era davvero Norah.
-Ah! Amico mio! È tempo che tu rimetta in ordine questa casa, altrimenti lo farò io!- Disse Norah in tono scherzoso.
Poi agitò le mani, disse alcune parole che ad Hao risultarono come magiche, e il disordine divenne magicamente ordine. Letteralmente. Le cianfrusaglie cominciarono ad alzarsi e a posizionarsi sulle mensole, sui mobili e nei cassetti. Da quando Norah aveva acquisito queste grandi padronanze magiche? Poteva non sembrare ma richiedeva un certo sforzo riuscire a manipolare molti oggetti in un unica volta. Ora Hao aveva visto tutto quello che si poteva vedere. E vedere Norah che usa una magia era una cosa davvero strana. Poi l'occhio di Hao cadde sui fianchi di Norah, non portava la solita cinta a cui era appesa la sua spada. 
Lei non era Norah.
-Chi sei?- Disse Hao in tono minaccioso.
-Ma come? Sono Norah! Non mi riconosci?- Disse Norah come se quello fosse un simpatico gioco.
-Ho detto, chi sei?- Rispose ancora più forte Hao.
-Hai bisogno di riposare, dai vieni!- Rispose la ragazza con fare materno.
-Non toccarmi- Sibilò Hao quando quella che ormai non era Norah aveva provato a toccarlo.
L'espressione della ragazza si fece subito seria e, come se non fosse lei a parlare, ma come posseduta disse:
-Vieni Hao!- Sembrava quasi che volesse urlarlo.
Poi, in un attimo, due coltellini da lancio, si piantarono uno in mezzo agli occhi e l'altro al cuore, e la ragazza si sgretolo come un castello di sabbia bagnato dal mare. Hao subito intimorito si girò, era Norah, sempre senza cicatrici ma con l'elsa alla cintola e i coltellini tra le dita. Hao svenne.
 
Si risvegliò nel tardo pomeriggio, il sole aveva già cominciato a tramontare e il cielo si stava lentamente tingendo di un rosa pallido. Dalle piccole finestre della casa di Hao, entravano fasci di luce che illuminavano a chiazze le stanze.
Norah arrivò proprio quando Hao cercò di rimettersi in piedi.
-No, ora tu riposi, ne hai bisogno.- Disse con tono dolce.
E Hao si riaddormentò ancora più frastornato di prima.
Poteva essere mezzogiorno, Norah aveva già cominciato a cucinare per il pranzo. Hao era stranamente carico di energia e si mise subito in piedi. Aveva i sensi in qualche modo più all'erta. Ogni rumore veniva amplificato e ogni oggetto ingrandito, forse Hao si era rimpicciolito durante il sonno? Guardò il pavimento e notò che c'erano ancora dei resti di polvere della falsa Norah e i due coltellini che ormai giacevano a terra.
Norah si accorse di una qualche attività dietro di lei, di girò e notò Hao spaesato.
-Qualcosa non va?- Chiese avvicinandosi.
Hao si girò e la vide, vide ogni singolo particolare della sua pelle come se fosse sotto una lente di ingrandimento. Se si concentrava poteva ancora "ingrandire" la figura, si accorse quindi che era voluto da lui. Posò gli occhi sull'elsa della spada appesa alla cintola, era lavorata benissimo, riusciva a vedere anche dentro al rubino che ne decorava la guardia, era davvero affascinato. Tornò sul viso di Norah, sembrava spaventata ma curiosa.
-Perchè mi guardi così?- Disse Hao.
-I tuoi occhi, sono....Strani.- Rispose socchiudendo gli occhi come per cogliere un qualche particolare.
Hao non capì ciò che intendeva l'amica, così andò allo specchio e vide che i suoi occhi erano come quelli di un rettile, la pupilla sottilissima e l'iride di varie tonalità di verde.
Era davvero affascinato e spaventato, poi gli occhi tornarono come prima. Hao e Norah si rivolsero uno sguardo preoccupato ma nessuno dei due parlò.
 
                                                                            ****
Due ragazze stavano combattendo fra di loro. La ragazza dai capelli neri aveva un aria triste e impugnava uno stocco, estremamente lungo e sottile, e l'elsa che riprendeva un motivo che ricordava un pentagramma musicale si avvolgeva intorno alla mano. L'altra ragazza invece, aveva i capelli ricci che andavano dal biondo al castano, si muoveva come se danzasse su delle ninfee, agile come l'aria impugnando una spada tutt'altro che leggera, fatta di cristallo viola che dalla mano le arrivava direttamente a terra. La ragazza con lo stocco si limitava a parare i colpi con aria estremamente triste mentre l'altra attaccava e attaccava con mosse imprevedibili, potenti ma al tempo stesso davano la sensazione che non avesse impiegato forza nel farle. La ragazza riccia sferrò un colpo dall'alto che l'altra parò molto facilmente poi, in uno scatto, la spada di cristallo si tramutò in una picche e partì in un affondo. L'avversario era ormai spacciato ma come se fosse vento si spostò di lato, la picche andò a vuoto e la ragazza da cui era partito l'attacco cadde rovinosamente a terra. Lo stocco si andò a posare poi sulla gola del caduto e le due ragazze risero.
-Non ti batterò mai!- Disse la sconfitta.
-Sono solo più brava di te- Fu la risposta data con tono di superiorità.
-Sempre gentile, vero Eirein?- Disse spostando la spada dalla sua gola e rimettendosi in piedi.
-Andiamo che è meglio, qui sta facendo buio, un giorno mi spiegherai come fai a tramutare la tua spada in una picche-
-Non lo so nemmeno io, è come se un istinto dentro di me mi dia la forza di farlo-
-È magia, Leigheb! Perchè non lo capisci?- Disse Eirein con tono sognante - Aspetta, prendo gli occhiali e ritorniamo a casa.- Prese un paio di graziosi occhiali da una pietra, se li mise e insieme a Leigheb si diressero verso casa.
-Un ultima cosa Eir, non chiamarmi più Leigheb, sai che mi da fastidio!-
-Poverina! Buh uh! Preferiresti...Uhm...Saxa?- Disse scherzando.
-Ehm..No, direi che Leigheb va bene.- Fu la risposta un po spaventata.
                                                                            ****                                                                                                   
 
Norah e Hao erano rimasti ancora un po' a fissarsi, ognuno sosteneva lo sguardo dell'altro me nessuno dei due osava trapelare anche una piccola parola. Perchè gli occhi di Hao erano diventati così... da rettile? Hao aveva bisogno di risposte, di tante risposte.
L'unica alternativa che gli rimase fu la bibliochiesa. Quel giorno la bibliochiesa aveva un'aria davvero molto triste. L'odore dei libri era più forte del solito e dalle finestre entrava non più di un qualche piccolo raggio e la maggior parte di luce che permetteva di vedere in quel posto già buio, era il rosone. Sempre illuminato. L'unico problema che ora rimaneva era in che libro cercare l'intoppo che Hao aveva visto nei suoi occhi. Erano davvero come quelli di un rettile, così verdi, anzi! Dalle mille tonalità di verde! Quel pensiero calmava Hao in maniera quasi innaturale che urtò debolmente uno degli scaffali contenente libri sui vari luoghi di Grytto. Hao fu particolarmente colpito da un libro caduto a causa del debole impatto. Aveva un enorme occhio al centro. L'iride dalle sfumature di un tenue giallo, e la pupilla, sottilissima. Combaciava col suo occhio, se non fosse per il colore. Chiamò Norah che nel frattempo era andata altrove, corse subito e vedendo Hao eccitato gli chiese il motivo. Hao di tutta risposta cacciò da dietro la schiena il libro che aveva trovato come se avesse regalato un mazzo di fiorni alla sua amata e, in un lampo, gli occhi di Norah parvero acquisire un aria soddisfatta e la sua bocca un ghigno malvagio. Hao non ci badò troppo e insieme a Norah andò a posarsi sui leggii per cominciare a leggere.
Il libro si intitolava "Draghi di Iotove". Iotove è la regione nord di Grytto, lì nevica e fa sempre freddo, a Ein'Saha ci sono rare tempeste di sabbia e un caldo insopportabile.
Il titolo era strano, Iotove era una terra di draghi e non capiva perchè il libro sottolineava il fatto che potevano esserci diversi tipi. Aprì il libro, le pagine erano state scolorite dal tempo ed erano strappate un po' qui e un po' lì. C'erano raffigurazioni di quelli che sembravano umani ma alcune parti del corpo erano diverse. Sembravano ricoperte da squame, di colore sempre diverso. Un braccio completamente squamato, una coda, mai un drago in tutto e per tutto. Cominciò a leggere i vari paragrafi che dividevano le illustrazioni per cercare di capire.
"Molti credono che i draghi siano tutti uguali, possenti e magari dotati di enormi ali. Si sbagliano. I draghi sono quelle creature che possono mutare una loro parte del corpo in una parte da rettile, infatti nelle seguenti illustrazioni possiamo notare un unico arto completamente squamato. Questo conferisce ai draghi maggiore forza. Abbiamo però anche illustrazioni che rappresentano una mutazione -esterna- infatti in queste figure abbiamo draghi con la coda, segno che possono sviluppare anche la capacità di -esternare- appunto le proprie mutazioni. I draghi riescono a co"
Il paragrafo finiva a causa di qualche strappo e riprendeva poco dopo, la curiosità di Hao cresceva mentre Norah si guardava solamente intorno. Continuò a leggere.
"ovviamente per questa pratica ci vogliono anni e anni di addestramento. Ogni drago ha un colore diverso. Abbiamo i draghi de"
La descrizione finiva a causa dell'inchiostro sbiadito questa volta ma Hao non si diede per vinto e continuò a leggere.
"E infine possiamo dire che rari sono i draghi che possono mutare completamente il loro corpo. Si assume così la forma -Ibrido- perchè ci si allontana dal corpo originario ma si mantiene la stessa coscienza."
Il paragrafo proseguiva parlando dell'anatomia dei draghi e del loro modo di vivere, ma ad Hao non interessava nulla di tutto ciò, voleva capire qualcosa sui suoi occhi ma finì per distrarsi e leggere un altro libro. Chiuse il libro e andò a posarlo, scoraggiato quando vide che Norah non c'era.
-Norah? Dove sei?- Non era preoccupato, magari era andata a cercare un libro che potesse tornare utile.
Per qualche momento nessuno parve rispondere poi si udirono delle urla provenire da fuori. Hao corse subito verso il portone per uscire ma si ricordò di Norah e rimase a cercarla.
-NORAH! NORAH!- Gridava più forte che poteva e all'esterno, nella scuola, le urla divenivano sempre più forti seguite da indicazioni come "Scappate" o "Attenzione",
Norah sembrava sparita dalla bibliochiesa e Hao si ritrovò più solo che mai. Un esplosione e un rumore di cardini infranti. La porta era stata abbattuta e si potevano sentire dei tonfi pesanti e veloci. Si avvicinavano sempre di più, sempre più vicini ad Hao poi una bestia apparve dal nulla agli occhi del ragazzo terrorizzato.
Era alta, almeno tre metri se non di meno, aveva braccia lunghissime che venivano trascinate e delle gambe davvero corte. La pelle di un verde sporco, ricoperta a tratti da una strana sostanza giallastra. Gli occhi piccolissimi, ridotti a due fessure semi invisibili di un nero che nemmeno la notte avrebbe potuto rappresentare. Aveva addosso qualche lembo di una tunica rosso fuoco qui e li.
-HAO!- Urlò la bestia
Il ragazzo cominciò a capire che qualcosa non andava, stava succedendo di tutto eppure era come se nessuno potesse accorgersene. Norah era stata trasformata in una bestia non si sa come e a nessuno parve importare. Già, quella bestia era Norah. Hao riconobbe la sua tunica e la voce che si nascondeva dietro quell'urlo macabro. Poteva anche essere una falsa Norah, come quella che incontrò a casa sua. Ma ora solo una cosa balenava nella mente di Hao, anche la ragazza con qui era stato le ultime ore era un impostora.
Hao sorrise, non aveva la faretra con il suo arco e le preziose frecce quindi decise di passare alle maniere forti. Assunse la posizione di combattimento magico ravvicinato. Come la maggior parte delle magie che servivano a ottenere potere, si aveva bisogno di un tributo. Hao si strappò la maglietta e con una scheggia di legno di uno scaffale distrutto dalla bestia si graffiò il petto. Il sangue gli colava ora sull'addome, con le mani compì alcuni movimenti come se cercasse di manipolare il vuoto e poi le portò all'adome ormai grondante di sangue. Adesso era pronto, portò tutta l'energia che aveva evocato alle sue braccia e si avventò sulla bestia. La creatura non era difficile da colpire era grande e goffa quindi veniva attaccata con grande facilità. Hao percepì di aver abusato del suo potere quando il suo petto cominciò a illuminarsi. Adesso il potere che cercava lo stava prendendo dall'interno e Hao non poteva permettere di perdere un polmone o addirittura il cuore. Arrestò la sua magia e non fece altro che schivare i colpi cercando di attriare la bestia il più lontano possibile. Hao aveva già visto quel mostro, non come Norah, ma come mostro da bestiario. Cercò di ricordare tutti gli insegnamenti ricevuti dall'anziano Noirhim riguardo le creautre che vivevano Grytto. Era un Wartloz. I Wartloz erano molto rari e di solito vivevano presso i golem di pietra nelle radure centrali di Grytto. Non sapeva come fosse arrivata a Ein'Saha ma non se ne preoccupò visto che era una ragazza tramutata a quanto pareva. I Wartloz inoltre erano goffi ma conservavano un energia capace di distruggere un palazzo che rilasciavano solo se sul serio minacciati. Questo fece arrabbiare Hao perchè voleva dire che quel mostro non riteneva Hao una possibile minaccia. Doveva assolutamente ricordare i possibili punti deboli di una creatura del genere.
Si ricordò di una lezione passata all'aperto con il suo maestro.
-Ricorda Hao, anche se sono rari gli avvistamenti di tali creature, sappi che sono estremamente pericolose e che bisogna ucciderle alla svelta. Un colpo alla testa ben assestato dovrebbe bastare, per farlo infuriare ancora di più. Dimmi Hao, quale potrebbe essere un valido punto di debolezza?- Chiese Noirhim.
-Beh...Credo le gambe, signore. Sono corte e sicuramente gracili!- Rispose prontamente il ragazzino.
-Eccellente Hao, eccellente- Rispose il maestro con una piccola risata.
Adesso Hao sapeva cosa fare, doveva puntare alle gambe. Non era necessaria la magia, uno spintone sarebbe bastato. Hao si diresse verso le gambe della bestia ma d'un tratto venne scaraventato via da una bracciata. Il sangue gli colava caldo dalla testa e gli copriva l'occhio destro, sentiva mancarsi quando risentì quella strana sensazione che aveva provato soltanto poche ore prima. Si sentì prima svenire e poi i suoi occhi parvero inondarsi di potere. Vedeva ogni cosa. Il Wartloz si stava avvicinando e si strinse le mani, poi mentre stava per sferrare un attacco usando le sue mani come martello Hao si accorse di una figura dietro la bestia, impugnava un arco già incoccato e mirava alle gambe corte del mostro. Era familiare quella figura, cercò di vedere meglio e notò che aveva delle strane orecchie a punta e dei capelli che formavano una debole cresta. L'elfo che uno degli anziani aveva catturato era riuscito a scappare! La freccia partì e trapassò letteralmente il ginocchio. Il Wartloz emise un enorme urlo di dolore e cadde a terra facendo tremare tutto. Il ginocchio era una fontana di sangue ormai e lentamente il mostro cominciò a dissolversi e rimase solo la freccia, prima sospesa dove c'era il ginocchio e poi a terra.
Mentre l'elfo si avvicinava per soccorrere Hao, quest'ultimo svenne, ancora. 
-Che vergogna- Disse Hao prima di perdere i sensi.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro ***


-Non è possibile!- Esclamò un ragazzo dal braccio ricoperto di squame.
-Fin dalla tenera età noi..-
-Avevano pianificato tutto sin dall'inizio, ma come?!- Lo interruppe un altro ragazzo.
-Ritornando al tempo originale doveva fermarsi tutto, invece è continuato e ora è in pericolo-
-Si potrebbe trattare di....No...Non è possibile!- Parlò il ragazzo dal braccio squamato.
-L'hanno....Proiettata nel passato...-
La ragazza dai capelli corvini ebbe un gemito. 
-Hai ragione, può essere l'unica alternativa, resta solo da capire come hanno fatto.-
Il ragazzo dal braccio mutato ebbe un improvviso cambiamenti di personalità, e con essa, mutò anche la sua voce. Adesso era profonda, avrebbe potuto far tremare le montagne.
-IO ANDRÒ DA LORO E STRAPPERÒ LE LORO CARNI A MORSI E LI FARÒ SOFFOCARE FRA LE FIAMME!- Urlò. 
Lentamente i vestiti si strappavano e un paio di ali da pipistrello spuntarono dalla sua schiena, poi la sua statura crebbe e crebbe ancor di più, adesso era un drago completo. Balzò in alto e cominciò a volare via.
-FERMO! È QUELLO CHE VOGLIONO!- Urlò un ragazzo dai capelli rossi.
                                                                              ****
Hao rinvenne tra piante e cespugli avvolto da una soffice coperta e con una benda alla testa. Si scoprì completamente nudo con vari intrugli sulle cicatrici che coprivano il suo corpo e una fasciatura stretta e ben elaborata al petto. Da quel che vedeva la ferita sul torace continuava a sanguinare, ma constatò che non era nulla di grave.
Dopo un po' di tempo, nel quale Hao rimase steso a fissare il suo corpo, cercò di alzarsi e dopo molti sforzi e molte pause per calmare il dolore, riuscì a mettersi a sedere. 
Da lontano vide che l'elfo stava raccogliendo delle bacche e gli venne istintivo chiamarlo.
-Ehi! Dove mi trovo?- Urlò con le mani intorno alla bocca.
L'elfo parve non sentire, ma ritornò da Hao come se nulla fosse, come se avesse semplicemente finito il suo lavoro. Rivolse ad Hao un debole sorriso e si rimise a lavorare. Cominciò a cucinare le poche more che aveva raccolto accompagnandole con qualche foglia di menta. Poi passò a cambiare le bende e gli intrugli ad Hao. Ora come ora Hao aveva vergogna, nudo e sull'erba, ma a quanto pare l'elfo non ci fece nemmeno caso. Levò le bende dal petto per disinfettare la ferita e le sostituì nuovamente con bende pulite, facendo poi lo stesso procedimento con tutto il resto del corpo. L'elfo si accorse che le cicatrici del corpo non andavano via e cercò di dirlo ad Hao con vari gesti che neanche lontanamente il ragazzo avrebbe capito.
-Senti, come ti chiami?- Cercò di dire Hao.
L'elfo lo vide e non disse nulla, al contrario prese un bastoncino e cominciò a disegnare sul terreno. A prima vista sembrava un orecchio, poi l'elfo guardò Hao, ripose gli occhi sul disegno e lo cancellò, poi con la mano fece un gesto vicino al suo orecchio come per cancellarlo. Hao capì abbastanza in fretta. L'elfo non poteva sentire.
I giorni passarono lenti ma ricchi di attività. Hao imparò qualcosa su come comunicare con l'elfo in casi di necessità e l'elfo si fece insegnare da Hao vari trucchetti di magia da intrattenimento per così dire, ma nulla di più.
Hao era abbastanza nervoso, le sue ferite erano state curate e non sentiva più il dolore che aveva inizialmente, ma continuava a essere agitato. Dove si trovava? Lo chiese all'elfo, il quale prese nuovamente il bastoncino e cominciò a disegnare. Tracciò un cerchio e lo divise in quattro parti con una "X" poi segnò due punti. Uno a est e uno sulla linea che divideva l'est e il sud. Ci volle un po' di tempo ma Hao capì che quella disegnata era Grytto, e che prima si trovavano a Ein'Saha e ora al confine tra la calda città e Prew, la terra degli elfi. Hao non parve allarmato ma guardò solamente l'elfo che assunse un espressione alquanto dispiaciuta. Hao voleva sapere di più su quello che era successo alla bibliochiesa e del perchè si trovava lì, ma si dimenticò tutto quando improvvisamente si assopì.
 
Al risveglio ricordava solo che mentre stava chiudendo gli occhi l'elfo pareva allarmato e aveva iniziato a scoccare frecce. Adesso Hao aveva la forza necessaria per camminare, ed essendo la sua maglia ormai rimasta nella bibliochiesa semidistrutta, aveva solo i pantaloni da indossare, così se li mise e incominciò a camminare a torso nudo per la foresta.
-E così mi trovo ai confini di Prew...Chissà quali specie vivono qui...- Si chiese ad alta voce.
Camminò per un bel po intento a riconoscere ogni pianta che vedeva. Hao era davvero in gran forma, del resto negli ultimi giorni non aveva fatto altro che svenire e dormire, poteva camminare ancora per molto. Mentre passeggiava Hao sentiva un dolore acuto sulla nuca che cresceva lentamente, se la tastò e vide che un piccolo dardo era rimasto incastrato, ecco perchè si era addormentato, avevano ricevuto un attacco! Ora come ora però Hao non si preoccupava, non cercò nemmeno di tornare a casa sua perchè, ipotizzò, che se l'elfo lo aveva portato lontano una ragione ci doveva essere.
Vide la faretra con le frecce a terra in un ampio sottobosco e poco lontano da lì anche l'arco. Li prese e per sicurezza incoccò subito una freccia. Ah! Che bella sensazione risentire di nuovo la corda tesa sulla mano e poi vedere la freccia sfrecciare alla massima velocità verso l'obiettivo mirato!
Fece alcuni tiri di prova e vide che le sue capacità da tiratore non erano affatto diminuite, anzi sembravano quasi migliorate. Pensò a come avrebbe potuto centrare anche il pistillo di una margherita vedendo con gli occhi con cui si era svegliato giorni fa. Mentre fantasticava su ciò, avvertì un rumore poco distante da lui, sulla destra. Si voltò di scatto e notò all'ultimo momento un'ombra che si nascondeva. Si avvicinò cauto fino ad arrivare al cespuglio in cui l'ombra si era nascosta poi, rapidissimo, scostò il cespuglio e puntò la freccia avanti a sé. Una creatura molto bassa e tozza mortalmente spaventata, portava una cerbottana nella mano sinistra e nella destra lo stesso dardo che Hao si levò poco prima.
-P...pietà!- Balbettò la strana creatura.
-Cosa sei?- Chiese Hao socchiudendo gli occhi e avvicinando la testa.
-Io sono un nano- Fu la risposta data con una punta di sdegno.
-Un nano? Non esistono nani a Grytto, si sono estinti anni fa!- Ribattè sbalordito Hao.
-Oh! No ragazzino no! I nani non si estingueranno ne ora ne mai!- Rise di gusto -Ci eravamo nascosti!-
-Nascosti?! Qui a Grytto? Non ci crederei nemmeno fra un milione di anni! Gli anziani vi hanno sterminato e nascondersi da loro è impossibile!- Ora quello che rideva era Hao.
- Chi? Chi sarebbero questi Anziani di cui stai parlando? E poi noi nani se vogliamo ci nascondiamo! Siamo andati ne..- Non fece in tempo a finire che una freccia arrivò da dietro e trapassò la testa del nano esattamente al centro.
-Quel nano ha sempre parlato troppo. Se lo è meritato.- Disse calmo quello che sembrava un altro nano.
-Vieni Hao, ti porterò dall'elfo che ti ha portato nel nostro regno.- E il nano sparì fra le piante seguito da uno spaesatissimo Hao.
 
Percorsero parecchi metri sempre in linea dritta,non svoltarono mai né a destra né a sinistra. A quanto pare si stavano tenendo sul confine spingendosi verso il centro di Grytto, o almeno la direzione era quella. Le piante adesso erano di un verde smeraldo e tutte uguali, raramente appariva qualche fiore di campo ma nulla di eccezionale. Arrivarono in un altro sottobosco, simile a quello in cui Hao aveva trovato la faretra e l'arco, ma solo con alberi estremamente alti e tra i rami e le fronde che coprivano il cielo si potevano notare delle abitazioni. Hao aveva sempre pensato che i nani vivessero nelle caverne ma a quanto pare dovette ricredersi. Per salire i nani avevano ideato un sistema davvero ingegnoso. Svuotavano interamente degli alberi lasciando solo una piattaforma che veniva poi trainata su con meccanismi di chiavi e ingranaggi. Le case erano collegate fra di loro da passerelle che impedivano di farti cadere giù tramite ringhiere di legno. Le case si presentavano tutte molto larghe e raramente alte, a pianta esagonale e con un tetto piano. Solo una casa, la più grande di tutte, sospesa sempre su un albero, aveva un tetto spiovente. Era lì che stavano portando Hao.
L'abitazione era molto spoglia, qualche mobile sparso e presentava diverse stanze. Di fronte all'ingresso però, risiedeva un piccolo scranno su cui era seduta una ragazza. A terra, davanti alla ragazza, giaceva svenuto l'elfo che aveva aiutato Hao.
-Vieni, prego. Benvenuto a Anamo- Disse la ragazza in tono soave.
Era alta, aveva capelli neri e portava un paio di occhiali. Affianco a lei c'era uno stocco molto lungo e sottile con una guardia ben lavorata. Il viso di quella ragazza ricordava ad Hao in un certo senso Norah.
-Io sono Eirein, la mia famiglia aiuta i nani dalla prima persecuzione da parte di quelli che voi chiamate, Anziani. Ci hanno proclamato loro sovrani ma a me non piace questo titolo. Mi hanno detto che ti chiami Hao, dimmi, come ti trovi qui?-
Hao raccontò l'attacco alla bibliochiesa e l'elfo che era venuto a salvarlo, parlò della ragazza che si tramutò in una bestia e di come aveva cercato di sconfiggerla.
-E così ultimamente non sono tutte la ragazza che cerchi ma blande copie, dico bene?-
Hao annuì tenendo la mente fissa sul fatto che somigliava davvero tanto alla sua amica.
-Come si chiama la tua amica che tanto cerchi, se posso chiederlo?-
-Norah- Fu la risposta decisa.
La regina ebbe un fremito.
-Norah? Non è un nome tipico della città dei maghi dico bene?-
-Si lo so, dicono che sia un nome elfico-
-Arrestate questo ragazzo e l'elfo che lo accompagna!- Proclamò la regina ai nani.
-Cosa?! Che vuol dire? Non ho fatto nulla io!- Fu la reazione spaventata di Hao.
-Non osare mai più prendermi in giro! E non nominare il nome di mia cugina in mia presenza!- Sbraitò Eirein ormai rossa in viso.
-Tua cugina?! Ma si può sapere di cosa lei stia parlando? È la mia migliore amica!-
-Nani! Aspettate, lasciate che io rinfreschi la memoria a questo sbruffone!- Tra i presenti ci fu un lieve mormorio -Mia cugina è morta e tutti sanno, tra gli elfi, che è morta come per magia! Quattro mesi sono ormai passati dalla sua morte e tu vai in giro a spiattellare il suo nome come se nulla fosse? Chi tra i presenti ha fatto riferimento di questa storia a questo ragazzo?-
Nessuno degli nani rispose e Hao ancora non capiva.
-Nessuno mi ha mai parlato di nulla mia regina! Norah è la mia migliore amica e posso dimostrarglielo!- Si liberò dei nani che lo tenevano fermo e si diresse verso l'elfo amico, lo fece riprendere tramite la magia e gli comunicò quello che è successo. L'elfo si alzò e quando vide Eirein si inginocchiò subito e poi la salutò come un vecchio amico. Anche la regina rispose al saluto, quindi si conoscevano, ma perché allora era stato trattato in quel modo? Gli occhi dell'elfo tornarono al viso di Hao e gli dissero che tutto quello che era successo era un illusione.
-Mia regina, l'elfo dice che è un ill-
-So cosa ha detto, io conosco Tori da ben più tempo di te!- Lo interruppe la regina.
Quindi è così che si chiamava, Tori. Una risposta fu data alle varie domande che Hao aveva in serbo per....Tori. L'elfo cercò di spiegarsi meglio. Norah non è mai morta, disse, e a quell'affermazione Eirein parve irrigidirsi. Poi ci fu un mancamento da parte dell'elfo e dalla sua bocca cominciarono a uscire tentacoli neri che avvolsero il viso di Tori e mentre sanguinava altri tentacoli continuavano a uscire e dirigersi verso ognuno dei presenti.
-Presto scappate!- Urlò Eirein che impugnò lo stocco e cominciò a recidere i tentacoli che lentamente si avvicinavano.
Hao era sul punto di impazzire, ogni volta che stava per capire tutto gli si rivoltava contro. Adesso però era impegnato a difendersi dai tentacoli quindi pensò a scappare.
-Venga con me!- Disse rivolto a Eirein.
-Non oserei mai! Le auguro di morire!- Rispose mentre tagliava i tentacoli.
Adesso erano gli unici rimasti nella stanza, i tentacoli avevano coperto interamente la stanza e di Tori si vedeva solo la bocca che continuava a cacciare tentacoli. Spalla contro spalla, Hao e Eirein respingevano gli attacchi. Eirein con il suo stocco, e Hao con l'arco che aveva ancora in spalla, usandolo a mo' di mazza. Erano in trappola! Lentamente i tentacoli cominciarono ad avvolgerli, dalle gambe fino ad arrivare al busto, mozzandogli i respiri per la stretta possente. Sarebbero morti, se non altro i nani erano riusciti a scappare, ma quando il pensiero di Norah attraversò la mente di Hao, il ragazzo parve riacquistare vigore e forza. Il corpo di Eirein era ormai un bozzolo nero, Hao lanciò un incantesimo e i tentacoli evaporarono nel nulla. Poi in una frazione di secondo, la pelle di Hao parve diventare come quella di un rettile per poi ritornare normale. I tentacoli svanirono tutti dopo quel cambio di pelle, e una luce abbagliante avvolse l'intera zona. Entrò nella stanza una ragazza dai capelli ricci, con una picca di cristallo viola cui era rimasto incastrato un piccolo tentacolo sulla punta.
-Eirein!- Esclamò, e si diresse verso l'amica ignorando tutto il resto.


Nota dello "scrittore"
Salve a tutti, questa è la mia prima nota. Non le metto perchè a mio parere "sminuiscono" la storia e il capitolo. Ma in questo capitolo DEVO mettere una nota perchè da quanto ho capito da alcuni miei amici, la trama è davvero intrecciata. In questo capitolo possiamo già notare indizi principali della storia e di quello che succede a Norah. Se aguzzerete il vosto ingegno magari qualcosina esce fuori, chi lo sa! Mi fa piacere che le visite ogni tanto aumentino e mi sento davvero felice! Spero che la storia continui a piacervi.
Finnick_Odair

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque ***


-Se fossi scappata con me quando te lo avevo chiesto, tutto questo non sarebbe successo!- Esclamò Hao dopo l'accaduto a Anamo.
Quando era arrivata Leigheb, la ragazza con la picca di cristallo, quest'ultima li aveva scortati a Prew, passando per la regione di Wert. Il viaggio durò quattro giorni. -I quattro giorni più lunghi della mia vita!- Si ripeteva Hao, che, durante quel viaggio, si impegnò a curare Eirein con la magia, arrivando così a Prew completamente esausto. Hao scoprì che Eirein viveva lontana dalla sua famiglia poichè questa, stanca di badare ai nani, si era trasferita altrove. Ma Eirein volle restare perché tutti avevano il diritto di vivere in pace, o almeno è questo quello che lei sosteneva. Eirein quindi era rimasta sola ma quasi subito era andata a vivere con Leigheb. Adesso Eirein era distesa su un lettino, i tentacoli le avevano fatto davvero male ma il danno peggiore andò al suo avambraccio sinistro. Era come se l'avambraccio fosse stato disidratato e adesso sembrava un frutto secco.
-Almeno impugni lo stocco con la destra! Potrai ancora usarlo!- Diceva sempre Leigheb per rassicurare l'amica che invece delle condizioni del suo braccio, si preoccupava di come potesse combattere.
Ogni giorno Hao si recava da Eirein per cercare di curare il suo braccio o almeno scoprire come risolvere il problema ma sempre con scarsi risultati. Quando non cercava di curare Eirein, girovagava per Prew. Prew, come Ein'Saha e Wert era sia regione che città quindi anche il punto più estremo della regione sarebbe stato "città". Ovviamente Hao si teneva sempre nel piccolo villaggio in cui si erano stabiliti.
I giorni passavano lenti, Hao non vedeva l'ora di andarsene e quando Eirein fu completamente ristabilita decisero di dirigersi vesto il villaggio delle due ragazze. I nani nel frattempo cercavano di aiutare i tre in qualunque modo. Sbrigavano commissioni per il viaggio e in più fabbricarono un nuovo arco per Hao con una faretra di frecce che gli andava a pennello. I nani dissero che "per il salvatore della regina e di Anamo" occorrevano le armi migliori, infatti l'arco era completamente in ossidiana, nero e scuro come la notte mentre le frecce erano immacolate, bianchissime, tranne che per la punta, sempre in ossidiana e le piume, nere anch'esse. Era davvero senza parole per il regalo e decise di ricompensare i nani per tutto quello che avevano fatto con un sigillo. Spiegò ai nani che quel sigillo serviva a proteggere Anamo da ulteriori pericoli e spiegò anche come attivarlo. Il sigillo era disegnato con piccole tracce di sangue e inchiostro su un pezzetto di pergamena. Bastava applicare il sigillo al centro di Anamo e i sottosigilli (Estensioni del sigillo originario che servivano ad estendere la magia, in questo caso ad allargare lo scudo) fino ai confini delle loro abitazioni e così lo scudo si sarebbe eretto. I nani impazzirono di gioia tanto che regalarono ad Hao e alle altre due ragazze varie borse di denaro per comprare tutto il necessario per il viaggio. E mentre i nani si avviavano verso le loro case, i tre ragazzi si diressero verso casa di Eirein.
                                                                            ****
Norah si risvegliò ancora una volta nel suo giaciglio di paglia, in quella stanza così piccola e a lei estranea. Era una stanza quadrangolare, davvero minuscola, da una parte una porta metallica con una piccola grata in alto e una feritoia in basso per far passare il cibo, di fronte a questa, Norah che lottava per non svegliarsi. Agli altri due lati della stanza c'erano solamente crepe lungo i muri e in alto una finestrella per arieggiare la stanza.
Bussarono alla porta poco dopo e apparve una figura davvero molto grande. Aveva gli occhi bianchi, come quelli di uno spirito. Vestiva di stracci e in vita aveva una cintura di corda. In testa non aveva nient'altro che qualche ciuffo di capelli bianchi. E come ciliegina sulla torta, una lunga lancia finemente lavorata che, agli occhi di Norah, non aveva nulla di affine con chi la portava.
-Avanti alzati!- Fu la prima esclamazione di quell'uomo.
Norah non poté contraddirlo ma erano ormai settimane che progettava la sua fuga. Si alzò e prese a farsi punzecchiare la schiena dalla lancia per camminare. Ancora qualche metro e avrebbe potuto attuare il piano. Si vedeva il solito labirinto di corridoi e stanze sconosciuti, che a quanto pare non intimidivano l'omone. Una svolta a destra e i giochi sarebbero cominciati. Proseguirono sempre dritti, ignorando le sale in cui precedentemente Norah era capitata, nelle sue innumerevoli e dolorose visite. Poi quello che aveva aspettato da molto tempo, la sua svolta a destra, girarono e Norah si bloccò di colpo facendo urtare l'omone contro la sua schiena, costringendolo ad alzare la lancia per non trafiggerla e mettere fine alla sua utile esistenza.
"Sei in trappola!" Pensò Norah e con uno scatto rapidissimo fece perdere l’equilibrio all'omone, facendolo rovinare a terra mentre la lancia, come aveva previsto,  gli cadde di mano e rotolò a qualche centimetro da loro. Norah non si fece scappare un’occasione come questa, si avvicinò al viso dell'omone e cominciò a calciargli ripetutamente la faccia. Sotto i suoi colpi sentì il naso che si rompeva, la mascella che si slogava e il sangue che usciva a fiotti dal viso ormai distrutto. L'uomo era K.O., Norah corse verso la lancia e si piegò fino a terra per cercare di tagliare i nodi che le bloccavano i polsi dietro la schiena,  le corde furono tranciate e nel momento in cui si liberò raccolse velocemente la lancia e la scagliò dritta al petto dell'uomo, che non poté più reagire per nulla.
 Recuperò la lancia e cominciò a correre il più velocemente possibile. Ai lati vide altre stanze dedicate alla tortura e decise di fare rifornimento di armi. Entrò in molte stanze ma solo in una trovò coltellini da lancio. Erano così familiari per lei!
-Liberami ti prego! Liberami!- Esclamò una voce nella penombra di quella stanza.
Norah si voltò di scatto e si avvicinò per vedere meglio. Un giovane a dorso nudo legato ad un cerchio di legno che, Norah constatò, poteva girare e inoltre era "decorato" con numerose lame conficcate profondamente nel legno. Aveva numerose cicatrici in tutto il corpo, il petto, l'addome e quando Norah lo liberò, mossa dalla pietà, notò anche cicatrici sulla schiena. Aveva capelli rossi come il rame e occhi così neri che potevano sembrare pozzi senza fine.
-Come ti chiami?- Chiese Norah
-Baruch- Fu la risposta del ragazzo tremante. -Ti prego, portami con te! So combattere ma fammi uscire da qui!-
Quella richiesta d'aiuto era davvero disperata tant'è che Norah prese un pugnale conficcato nel cerchio di legno e lo porse al ragazzo che lo afferrò al volo, con determinazione.
Uscirono da quella macabra stanza dopo che Norah ebbe riempito le tasche interne del suo vestito di coltellini da lancio super affilati. "Meno male che non me lo avevano tolto!" Ringraziò Norah.
                                                                      ****
La vista del villaggio di Eirein non tardò ad arrivare, erano passati tre giorni dalla loro partenza ed erano stati piuttosto tranquilli. Hao usò parecchie volte le sue frecce, sia per abituarsi all'arco che i nani gli avevano donato, sia per difendersi da animali piuttosto feroci. Le provviste bastarono per il viaggio se non per l’otre d'acqua che veniva riempito ogni volta che i ragazzi potevano. Leigheb e Eirein combatterono spesso sotto lo sguardo divertito di Hao. Erano davvero brave tant'è che insegnò a loro anche un po’ di basi del tiro con l'arco, rifiutando però di imparare l’arte della spada. Il villaggio era piuttosto grande, le vie erano spaziose e le case sempre su un piano. Si diressero velocemente verso la casa dell'elfa e il primo desiderio che li colse fu di riposare. Si risvegliarono verso il tardo pomeriggio carichi di forze e pensarono di andare a trovare i genitori di Leigheb e accompagnare appunto quest'ultima a casa. Leigheb non abitava molto lontano da Eirein ma le strade larghe e lunghe rendevano faticosa la passeggiata. Improvvisamente, si udì uno scoppio in lontananza e un filo di fumo si fece strada verso l'alto. I tre ragazzi erano la metà delle persone che c'erano per quella strada e, preoccupati, si diressero verso il rumore che avevano udito poco prima. Davanti ai loro occhi si stagliarono le macerie di una chiesa con lo standardo raffigurante Lush in fiamme, che si consumava lentamente. Hao aveva ragione, a Prew l'immagine di Lush era molto più caritatevole e notò, poco prima che l'immagine divenisse cenere, che non aveva le catene al posto degli arti, bensì radici e rami. Sarebbe stato bello sentire la versione elfica della leggenda di Lush ma non potevano perdere tempo e i tre ragazzi corsero dentro di ciò che è rimasto della chiesa.
La pianta della chiesa era ormai irriconoscibile, le colonne da un lato erano crollate e il tetto pendeva pericolosamente all'interno della chiesa oscurando così la navata che ci sarebbe stata dopo quella fila di colonne cadute. Dall'altro lato le colonne erano perfettamente integre e non sembravano far parte di quel luogo ormai distrutto. Anche l'altare era immacolato, bianco come il corpo delle frecce di Hao con delicati fregi e ghirigori che ne ornavano il paliotto. I tre ragazzi girarono intorno l'altare e videro che dietro era completamente distrutto, pur mantenendo sempre il candore iniziale. La cosa che più li sorprese fu che l'altare nascondeva una lunga scalinata.
-Che dite...Scendiamo?-  Disse Leigheb in preda all'eccitazione.
-Io sono sempre pronta!- Fu la risposta carica di energia di Eirein.
Hao non parlò, si guardava intorno come se percepisse una presenza.
-Hao, tu che vuoi fare?- Domandò Eirein ma a vuoto.
Hao continuava a guardarsi intorno poi si focalizzò velocemente su un punto. Delle gocce d'acqua scendevano ritmicamente dal capitello di una colonna e Hao le avvertiva. Avvertiva proprio quelle gocce d'acqua che si infrangevano al suolo. E mentre i suoi occhi diventavano di quella strana tonalità di verde, un urlo strozzato si levò alle spalle del ragazzo.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei ***


Hao si girò di scatto ma tenendo la mente ben concentrata sulle gocce d'acqua che toccavano terra. Eriein era stata uccisa da una sorta di rettile che, molto probabilmente, era uscito dalla scala dietro l'altare. Eirein però aveva risposto in tempo all'attacco tranciando di netto la testa del mostro. Leigheb era rimasta immobile, la sua faccia aveva assunto l'espressione di uno-che-non-sa-quello-che-è-successo-ma-sa-che-deve-avere-paura, e continuava a non muoversi. Il rettile aveva ucciso Eirein affondando le possenti zanne nel braccio atrofizzato. 
-Veleno- Pensò Hao, visto che aveva verificato lui stesso che in quella parte del braccio non sentiva dolore né tantomeno era sensibile a contatti.
Ma come aveva fatto il veleno a passare dalla parte morta alla parte viva del braccio? Altre domande senza risposta si aprirono nella mente di Hao. Dalla scalinata dietro l'altare potevano sentirsi ora vividamente continui sibili e risate malevoli, ne stavano arrivando altri! Leigheb, come pervasa da una forza improvvisa si lanciò nella scalinata e Hao dovette seguirla. Nel frattempo quelle gocce d'acqua continuavano a scendere nella mente del ragazzo e i suoi occhi erano ancora verdi.
La strada che portava probabilmente nel sottosuolo era buia ma gli occhi di Hao gli permettevano di vedere perfettamente mentre Leigheb non faceva altro che continuare a trasformare la sua arma in modo che le scintille che l'avvolgevano durante la trasformazione illuminassero il percorso. Continuavano a scendere, Leigheb menando fendendi e affondi in ogni direzione, mentre Hao ritornava a usare le sue frecce inondandole di magia. 
-Finalmente ciò che mi riesce meglio!- Pensò ancora Hao, rattristandosi però, capacitatosi del fatto che si trovasse in una situazione sconveniente. 
Le frecce centravano perfettamente il bersaglio e mentre quei mostri striscianti cadevano inermi, Hao seguiva Leigheb in preda ad una grande furia. La ragazza aveva una grandissima forza che se liberata poteva scatenare anche un temporale! Hao cercò di annotarsi nella mente, ancora focalizzata sulle gocce battenti, di non dover mai allenarsi con Leigheb, nemmeno con delle spade di gomma! Tutto questo se fossero usciti vivi da lì sotto.
-Leigheb! Fermati ti prego!- Urlò Hao in preda alla disperazione.
Aveva quasi finito le frecce e riprenderle dai corpi senza vita richiedeva una perdita di tempo e, ovviamente, la perdita dell'amica. Cercò di richiamarle a sé attraverso la telecinesi ma la sua mente rimaneva fissa su quelle fottute gocce d'acqua! Hao cercava solamente di richiamare le frecce e invece la sua mente si era stabilizzata su quell'acqua distraente.
-Frecce! Venite vi prego!- Pensava insistemente Hao -Venite!-.
Le gocce d'acqua svanirono dalla mente di Hao che tirò un sospiro di sollievo e già si chiedeva del perchè all'improvviso fosse sparita dalla mente quell'immagine. Altre figure striscianti si avvicinavano minacciose verso Hao, le quali avevano schivato la furia di Leigheb, ma come lampi, frecce dallo strano aspetto si conficcarono dritte in mezzo agli occhi dei mostri e dopo averli trapassati continuavano senza sosta, trapassando continuamente crani senza mai fermarsi. Ora solo due cose potevano essere successe: o Hao aveva chiamato a sè le frecce e con una magia involontaria le scagliava verso i nemici, o l'acqua che improvvisamente era uscita dalla sua mente aveva preso le sembianze di frecce e cominciava a mietere vittime.
La più plausibile era la seconda e Hao aveva controllato l'acqua...Per la seconda volta.
                                                                           ****
Norah notò che Baruch era davvero abile con il pugnale e con molta facilità si spostarono fra i corridoi del dedalo in cui erano intrappolati. Raramente avvistavano una guardia ma quando arrivava Baruch la stendeva prima che Norah, da lontano, lanciasse uno dei suoi coltelli. Baruch non sembrava umano. Stavolta si trovarono in un ampio corridoio molto alto con delle lanterne ai lati che illuminavano la strada, a terra c'erano tappeti del rigoroso rosso acceso di Ein'Saha, mentre alle pareti e al soffitto, morti. Norah e Baruch rimasero scandalizzati di fronte a quella vista. Erano davvero cadaveri. Degli impiccati sul soffitto mentre alle pareti solo corpi incatenati al muro fra una lanterna e l'altra. Quella visione paralizzò Norah che fece fatica ad avanzare, come si poteva essere così crudeli? Baruch invece sembrava non notarli e basta, e procedeva tranquillo.
Superato quel corridoio Norah parve riacquistare vigore ma solo temporaneamente visto che si ritrovarono in una sala con venti porte, e ognuna poteva portare in qualunque parte. I ragazzi furono presi dallo sconforto. Era rischioso controllare ogni singola porta perchè constatarono che se in una stanza ci fossero state delle persone, li avrebbero localizzati e perciò di nuovo intrappolati, se non uccisi. Si trovavano in un vicolo cieco.
                                                                          ****
Hao era rimasto immobile nella fioca luce della scalinata dopo quello che aveva visto, o meglio fatto. La cosa era che quelle frecce continuavano a mietere vittime, come se seguissero il volere di Hao anche dopo aver concluso quello che sembrava l'incantesimo che le aveva richiamate al ragazzo. Leigheb era andata avanti, per quanto ancora dovevano scendere? Hao si riscosse poco dopo con tutt'intorno i cadaveri dei mostri, non poteva rimanere lì, non con Leigheb che se ne andava dritta dritta fra le braccia del pericolo. Pericolo perchè se di quelle creature ce n'erano così tante, poteva trattarsi solo di un nido e in fondo a quel nido, ce ne sarebbero state altre migliaia di esse. Corse più veloce che potè incurante dei mostri che gli venivano incontro, la loro morte era ormai segnata.
Scendendo sempre di più le pareti cominciarono ad allargarsi e con esse anche le scale. I mostri giacevano inermi, alcuni per via di Leigheb, altri per le frecce d'acqua. Eirein avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere questo, Hao ne era sicuro.
Adesso le scale erano finite e si poteva vedere un lungo corridoio in pietra ma non sembrava un corridoio naturale, era una vera e propria costruzione. Si potevano notare gli incastri perfetti dei mattoni in pietra marrone alla luce delle fiaccole che adornavano le pareti. Qualcuno ci abitava ma ovviamente non potevano essere quei mostri ad aver costruito ciò. Il corridoio procedeva sempre dritto e raramente svoltava in una direzione o nell'altra. Lo scenario però si ripeteva sempre, quei semi rettili giacevano a terra. 
-Semi rettili- Pensò Hao...
Poi riflettè su questa parola, li aveva studiati con Noirhim per completare il bestiario! Erano rettili muniti di veleno e avevano testa umana se non per le zanne, lunghe e ricurve che uscivano dalla bocca. Avevano piccole braccia che davano una spinta al corpo per affondare i nemici con i loro denti veleniferi. Erano esseri chiamati Demottili, un eremita che li aveva avvistati aveva doto loro questo nome unendo le parole "Demone" e "Rettili", il motivo della scelta di questi due nomi era abbastanza semplice. Hao non ricordava nulla che potesse riguardare determinati punti deboli di quei Demottili ma facendo mente locale potevano trattarsi solo di quelle braccia. Distrutte quelle non potevano più usarle per fare affondi. Hao cercò di concentrasi sulle frecce d'acqua che a intermittenza si trasformavano in lame e tranciavano di netto le teste nemiche e cercò di indirizzarle verso le braccia. Le frecce d'acqua subito risposero al comando e cominciarono a tranciare braccia a destra e a manca. A quanto pare usavano le braccia anche per muoversi, per cui ora i Demottili mutilati si limitavano a contorcersi per il dolore. Dopo questo Hao continuò a correre verso l'amica.
La trovò non molto tempo dopo, in una stanza davvero grande. Qui le pareti erano di pietra verde-grigia e in alto avevano feritoie da cui continuavano a uscire i rettili.  Alle spalle di Hao c'era la porta che portava al corridoio, dall'altra parte della stanza con pareti di colore verde-grigio,  c'era un'altra porta che conduceva ad una stanza buia, Leigheb si trova nella prima stanza. La ragazza era intenta a combattere contro i nemici che ormai l'avevano circondata. Hao non esitò, approfittò della mente libera per richiamare a sé le frecce che i nani gli avevano donato per poi attaccare senza sosta quel branco di Demottili. Le frecce dei nani, amplificate con la magia, unite a quelle d'acqua erano davvero letali. Quei rettili cadevano uno dopo l'altro e ciò facilitò la ripresa di Leigheb.
Uccisi tutti i nemici Leigheb e Hao si guardarono per un istante e corsero uno verso l'altro per darsi un abbraccio di conforto. Il volto di Leigheb era ricoperto di lacrime ma manteneva sempre la solita compostezza. Se non voleva far vedere agli altri che aveva paura, ci riusciva benissimo.
-Andiamo- Disse solamente, e Hao annuì convinto.
Si diressero verso il corridoio, scavalcando i Demottili ormai morti, le frecce d'acqua ancora attive gironzolavano attorno ad Hao. Sembravano allarmate, o almeno questo apparve alla mente del ragazzo. Non ci badò molto. Richiamò ancora una volta le frecce rimaste conficcate nei mostri e le condusse nella sua faretra e con Leigheb si apprestò ad uscire. I due ragazzi misero appena un piede nel corridoio che un rombo assordante li colse alla sprovvista alle spalle. Dalla porta che dava nella stanza buia, uscì uno dei mostri più brutti che Hao avesse mai visto. Era alto quasi quanto tutta la stanza in cui si trovavano, aveva il corpo lungo, da rettile ma Hao notò che era munito di zampe. La testa non era quella di un uomo, era solo una bocca sporgente, rotonda, con denti che ne adornavano il contorno. Le braccia erano lunghe e munite di mani con artigli affilatissimi. Una mano impugnava una scimitarra altrettanto grande e l'altra mano un'altra lama, ma questa volta una spada. La creatura si erse contro di loro, maestosa, potente e soprattutto brutta. Mandava urli agghiaccianti e acuti e mentre avanzava, le zampe lasciavano piccole crepe nel terreno. Le braccia del gigantesco mostro urtavano le pareti quando si muovevano rovinando tutto, continuando a creare crepe dappertutto. I due ragazzi provarono a scappare ma con uno scatto quel mostro si parò dietro di loro, ostruendo l'uscita. Hao e Leigheb si voltarono di scatto, quel mostro era davvero enorme e puntava verso di loro con enorme disprezzo.

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette ***


Lo scontro stava durando già da un po' di tempo. Il mostro che Hao e Leigheb erano impegnati a sconfiggere non dava loro un attimo di tregua e presto i due ragazzi si accorsero che riusciva a padroneggiare le prime basi della magia. Durante lo scontro Hao ricordò che i mostri di questo tipo li aveva già sentiti nominare sempre dal suo maestro Noirhim. Chissà dove si trovava ora... era da tempo che non lo vedeva. Non lo vedeva dall'esame in cui manipolò l'acqua per salvarsi dall'attacco del misterioso anziano, quell'esame, da cui tutto cominciò. Il mostro era un Evel e si scoprì che sapeva anche parlare.
 
-Chi siete voi?- Disse il mostro con voce gruttale dopo essersi parato di fronte la porta per non farli scappare.
-Tu parli?- Fu la risposta sorpresa di Hao.
-Vi ho chiesto il vostro nome piccole creaturine!- Urlò in preda alla rabbia il mostro.
-Ci scusi, io sono Leigheb mentre il ragazzo è Hao. I Demottili hanno ucciso una nostra amica e ci hanno spinto fin qui, siamo stati costretti ad ucciderli.- Questa volta fu Leigheb a parlare e parve convincere il mostro con quello che aveva detto.
-Oh mi dispiace- Disse il mostro addolcendo il suo tono e i due ragazzi ebbero un sospiro di sollievo -Ma non posso farvi andare, avete ucciso i miei figli e ora io ucciderò voi!-
Il mostro si lanciò verso i due ragazzi che si separarono con un balzo schivando l'attacco. Adesso il mostro menava la sua scimitarra intenta a colpire Hao mentre con la coda cercava di rintracciare Leigheb.
Per Hao era facile evitare i colpi, i suoi occhi anticipavano i movimenti del nemico e davano al ragazzo tutto il tempo per schivarli. Invece Leigheb era un po' più in difficoltà ma se la cavava benissimo. Ogni tanto Hao cercava di rievocare le frecce d'acqua, ma durante il richiamo si doveva fermare per schivare le due lame che il mostro gli scagliava contro. Hao doveva provare il tutto per tutto, erano in due contro un mostro di grosse dimensioni. Avevano bisogno di aiuto.
Ricorse ai suoi ricordi per cercare di sapere qualcosa di più sul mostro, era un Evel. Si affidava all'olfatto e all'udito per attaccare non avendo occhi ma solo un enorme, disgustosa bocca. Cercò di avvicinarsi a Leigheb per riferirgli questi dati ma l'Evel era ben intenzionato a tenerli divisi.
Leigheb usava ora la spada ritenendo inutile tramutarla in una picca. Appena la coda si avvicinava Leigheb ci si avventava contro e dava  enormi fendenti. Non ci volle molto prima che il terreno sotto Leigheb fu grondante di sangue mentre la coda dell'Evel una protuberanza piena di ferite. Il sengue era violaceo ed emanava un fetore insopportabile, questo almeno rallentò il mostro che si dovette affidare solo all'udito.
 
Le tre creature erano ferme, esauste. Adesso Hao e Leigheb erano vicini, spalla a spalla. Hao aveva già riferito alcuni dati sul mostro mentre Leigheb si massaggiava il polso che manteneva la spada con la mano libera. Ora il pavimento era una mescolanza del sangue rosso cremisi dei due ragazzi e il sangue violaceo dell'Evel. Un miscuglio di odore metallico e fetore. Questo giocava sicuramente a favore dei due ragazzi ma ad ogni passo si creava quel ciak ciak ciak che rivelava la posizione del mago e dell'elfa. Perciò ora i due malcapitati si tennero immobili il più possibile, senza parlare. Pensando a come poter sconfiggere un mostro del genere. Hao era ferito alla fronte. Un taglio ora faceva cadere sangue su tutto il viso rendendolo rosso. Ora la cosa importante erano gli occhi, e riuscivano benissimo a vedere oltre la coltre di sangue. Di questo Hao ne era felice. Leigheb aveva una ferita al braccio. Non da taglio ma da impatto. Si era formato un enorme alone viola che a ogni movimento pulsava di dolore.
La pausa durò molto quando l'Evel fece la prima mossa. Cominciò a girare intorno alla stanza, lentamente girava, e muoveva le lame in modo del tutto innaturale. Sussurrava parole incomprensibili ai due ragazzi e lentamente dalla coda cominciava a uscire un piccolo bagliore che segnava il passaggio del mostro. Un cerchio luminoso seguiva la traiettoria dell' Evel segnando il perimetro della stanza. L'Evel continuava a camminare quasi non gli importasse nulla dei due ragazzi. Si fermò di fronte a loro, come erano all'inizio, e i cerchi parvero cominciare a girare attorno a loro, animati di vita propria. Cominciò ad alzarsi e a ondeggiare creando così altri cerchi che eseguivano gli stessi movimenti. L'Evel ora rideva, una risata cavernosa e piena di rabbia.
-Non riuscirete a scappare!- Disse sempre in preda a quelle risate terrificanti.
Hao notò che i Demottili uccisi prima cominciavano a svanire e l'essenza  che lasciavano si dirigevano verso i cerchi, facendoli cambiare colore. Anche il sangue veniva richiamato ai cerchi che diventavano più grandi e minacciosi.
Hao capì, era un rito maledetto. Richiedeva ben più di un semplice tributo. Richiedeva sacrifici e sangue. 
Hao ebbe un bagliore. C'era anche il sangue dei ragazzi! In quel rito, c'era anche il loro sangue! Se Hao si fosse impegnato poteva contrastare il rito avendo ucciso lui stesso i "sacrifici". Non poteva riferirlo a Leigheb, il minimo rumore avrebbe rilevato la loro presenza. Hao incoccò una freccià a la scagliò lontano da loro e nel momento in cui si conficcò a terra facendo zampillare quel poco di sangue che era rimasto, Hao si sedette tirando giù anche la ragazza che per poco non emise un gridolino. Non erano più spalla a spalla, ora i ragazzi si guardavano e Hao cominciava a scrivere col sangue che gli cadeva dalla fronte sul braccio di Leigheb, quello che il mostro aveva in mente, e quello che aveva in mente anche Hao.
                                                                               ****
Norah e Baruch erano rimasti fermi, a osservare le numerose porte che li circondavano. All'inizio Norah provò a rilevare potenziali tracce magiche ma a quanto pare la magia non era davvero il suo forte e si pentì di non aver seguito i consigli di Hao. Baruch inoltre non era nemmeno un mago, ma un umano. Norah provò a chiedere qualche spiegazione su come il ragazzo fosse finito lì e perché ma Baruch fece una smorfia, alzò le spalle e rimase in silenzio.
Dalla fuga dei due ragazzi non si poteva dire per certo quanto tempo fosse passato ma si trattava ben più di qualche minuto. Le porte erano lì, davanti ai fuggitivi, e ognuna recava alla morte o alla salvezza. Toccava entrare in ognuna e sperare di uscire salvi.
Baruch aprì la prima porta che si trovava alla sua sinistra, un semplice sgabuzzino polveroso e ricco di ragnatele. Richiuse la porta con un sospiro e si diresse alla porta seguente. Questa volta la porta era bloccata, non chiusa a chiave, ma per via dei cardini. Dopo molti spintoni la porta si aprì e cadde a terra con un tonfo. Di fronte ai ragazzi si aprì un lungo corridoio del colore della notte, poteva essere una buona strada e se non la fosse stata avrebbero fatto marcia indietro e i due ragazzi sarebbero ritornati al punto di partenza, valeva la pena tentare. Questa volta fu Norah ad entrare e poggiò delicatamente la mano al muro. Era freddo e bagnato, come se un sottilissimo e invisibile velo d'acqua scorresse sul filo della parete. Non fecero che pochi metri prima che i ragazzi si ritrovarono fuori la porta all'improvviso. Norah e Baruch si guardarono per un attimo spaesati e poi rientrarono nel corridoio. Puntualmente, allo stesso punto di prima i due ragazzi vennero teletrasportati all'ingresso. E anche questa non era una via adatta. Provarono porte una dopo l'altra, altre vuote, altre che nascondevano un semplice muro e altre, le più rivoltanti, altri morti attaccati alle pareti. Solo alcune porte portavano in altre stanze ma il lieve tepore che vi aleggiava e le torcie che le illuminavano facevano pensare ai ragazzi che potevano esserci delle persone, quindi anche quelle porte furono escluse.
Dopo molti tentativi rimase solo una porta. Era una porta davvero malandata e si reggeva in piedi per miracolo. I cardini che la "sostenevano" erano arrugginiti e quello superiore era anche rotto. La maniglia era lercia e semi cadente e il legno della porta era forato in più punti e piccoli insetti uscivano da questi fori per visitarne o crearne altri. Norah si fece coraggio, aprì la porta trattenendo un conato di vomito e si spinse dentro serrando gli occhi. Fece qualche passo e quando li riaprì non potè credere ai suoi occhi, Baruch aveva sempre la solita espressione come annoiata ma si fece scappare un "Uao" di ammirazione.
Di fronte ai ragazzi si stagliava un gigantesco scheletro. Aveva la testa che era il triplo dei due ragazzi, eretta in alto da quello che sembrava un collo. Le ossa che lo componevano erano tantissime e sembravano un enorme serpente. Il corpo era grande quasi quanto la sala in cui si trovava, le zampe, seppure ossee, erano ancora forti e robuste. La figura terminava con una coda lunghissima che si avvolgeva attorno al corpo. La parte finale della coda ricordava la lama di una lancia. O la punta di una freccia, ma nessuno poteva dubitare che che fosse letale. Sopra le spalle delle zampe anteriori, altre ossa sembravano spiccare da quella figura, i ragazzi capirono che si teneva in piedi per magia solo quando videro che quelle ossa, che ricordavano delle ali da pipistrello, si ergevano maestose fino a toccare il soffitto, senza il minimo segno di cedimento. Gli occhi di Baruch corsero di nuovo verso la testa.
-Ehi Norah, guarda la bocca!- Esclamò eccitato Baruch.
Aveva la bocca aperta e mostrava dei denti affilatissimi. Aveva tre file di denti nella parte inferiore della bocca mentre in quella superiore due. La mascella aveva anch'essa delle protuberanze appuntite, ne troppo lunghe ma neanche troppo corte che davano alla figura un senso ancora più maestoso. Infine le ossa presentavano tutti gli stessi bagliori sparsi un po qui e un po là. Norah si avvicinò e ne toccò una
-E' viscida- Disse Norah trattenendo un brivido -E anche umida-
 Il colore passava dal bianco all'azzurro con fare ipnotico e nelle parti più in ombra le squame rilucevano di un blu notte assai inquietante. I ragazzi si trovavano di fronte allo scheletro di un drago. Non sapevano per certo da quanto tempo fosse stato lì dentra ma si presumeva da tempo, le squame però non erano dello stesso parere.


Angolino dell'"Autore"
Ciao a tutti cari lettori, vi chiedo scusa se lo scorso lunedì non ho editato il capitolo ma avevo degli impegni e non ho avuto neanche il tempo di scrivere. A quanto pare i misteri cominciano a infittirsi, come lo scheletro del drago in forma completa, la morte di Eirein e gli occhi di Hao. Bene, visto che anche la trama da qui in avanti diventerà un intreccio che si intreccia ad una treccia intrecciata ad altre trecce (Giusto per rendervi ancora più difficile la comprensione dei miei capitoli) sarei felice se con una vostra piccola recensione esponeste i vostri dubbi e magari consigli che cercherò di dissipare e seguire di conseguenza :3 Grazie a tutti i lettori che seguono la mia storia e buone vacanze a chi se la gode :3

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