Harry Potter and The Ace of Cups

di C Dumbledore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** These Are the Times ***
Capitolo 2: *** Back to School ***
Capitolo 3: *** The Truth About Ginny ***
Capitolo 4: *** Old Haunts ***
Capitolo 5: *** Wedding Daze ***



Capitolo 1
*** These Are the Times ***


Note dell'autore: LEGGERE PER FAVORE. Ci saranno un pochino di note qua e là, ma non molte. Questa storia è ciò che avrei voluto veder accadere dopo la fine del Principe Mezzosangue, almeno una parte. Non che avessi molta speranza che accadesse tutto.
La storia è completamente scritta.
Ho plagiato me stesso in due scene, e saranno segnalate. Se avessi i soldi, citerei me stesso. Godric's Hollow  è un punto di partenza. Ho scritto questa storia prima di imparare da JKR che l'Incanto Fidelius non finisce quando il Custode Segreto muore. Quindi - questa è un'altra varianza dai canon. Potrebbe essere che ce ne siano degli altri. Le mie storie contengono scene di sesso, ma si focalizzano di più sulla trama. Se siete alla ricerca di un sacco di sesso, questa potrebbe non essere la storia per te. Spero che le scene di sesso che vi troverai soddisfino le tue aspettative, ma non aspettatevene in tutti i capitoli. Non è il mio modo di concepire le fanfiction. Infatti, questa storia potrebbe essere letta (spero) senza scene di sesso e rimarrebbe in piedi comunque.
Draco ed Harry finiranno insieme, ma non subito. Ci sono anche scene di sesso con Harry ed altri personaggi. E' un adolescente per Merlino!
Spero vi piaccia e spero che vi prenderete un momento per recensire - è l'unico compenso che riceviamo.
Ed ora - via con lo spettacolo!
Note della traduttrice: Questa storia è degna di un perfetto settimo libro alternativo a quello della Rowling, leggete e recensite! L'autore ne sarà molto felice e anche io perchè tradurre a volte è davvero un lavoraccio, se notate errori vi prego di segnalarmeli. La storia in lingua originale la trovate qui.

 


Capitolo 1: These Are the Times

 
Non era nemmeno sicuro da quanti giorni fosse lì, o se fosse giorno, dopotutto. La luce del sole non filtrava fin laggiù, nelle segrete al di sotto del Manor e senza la sua bacchetta non poteva neanche lanciare l'Incantesimo Tempus. Era stato solo per... quanto?
 
Occasionalmente, sembrava ad intervalli casuali, un elfo domestico portava del cibo e puliva il secchio disgustoso che usava come toilette. I suoi vestiti erano sudici e non c'era modo di pulirli. Si domandò ancora se il Signore Oscuro l'avesse dimenticato. Forse sarebbe stato meglio se l'avesse fatto.
 
Severus Piton era il nuovo eroe dei Mangiamorte. Severus Piton era anche, ricordò Draco a sé stesso, l'unica ragione per la quale lui era ancora vivo. Non era giusto. Era lui, dopo tutto, che aveva scoperto il segreto degli Armadi Svanitori, ed era lui che aveva lavorato duramente per riparare quello nascosto nella Stanza delle Necessità. Erano stati i suoi sforzi, il suo disperato, meticoloso e spesso futile lavoro, che aveva permesso ai Mangiamorte di entrare ad Hogwarts. Ma tutto ciò sembrava essere stato dimenticato.
 
Tutto ciò che importava era che lui aveva fallito. All'ultimo minuto, dopo che tutto il lavoro era stato fatto, non era stato in grado di lanciare l'Anatema che Uccide. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non ne era stato contento, e Draco aveva sentito l'ira della sua Maledizione Cruciatus ancora e ancora. E poi, alla fine, era stato Severus Piton che aveva interceduto per lui.
 
«Mio Signore, il ragazzo ha solo sedici anni»
 
«Io ho ucciso quando avevo la sua età, Severus»
 
«Sì, mio Signore, e voi eravate l'eccezione allora come lo siete oggi. Non abbiamo tutti la vostra forza e astuzia. Sarebbe indecente se fosse così.»
 
«Il ragazzo ha fallito, Severus.»
 
«No, mio Signore, se mi permettete, non l'ha fatto.»
 
«Mi stai contraddicendo, Severus?»
 
«No, mio Signore, sto semplicemente considerando un punto di vista differente»
«Spiegati»
 
«I vostri ordini per Draco erano di provvedere alla morte di Albus Silente. Mediante i suoi sforzi, Silente è morto.»
 
E così, con un gioco di ego e un po' di logica contorta, Piton gli aveva salvato la vita ancora una volta. Suo padre era ancora ad Azkaban, il destino di sua madre era sconosciuto, e lui giaceva in una cella ben al di sotto della sua casa antica. Aveva fallito.
 
Eppure il peso più grande di tutti era l'aver appreso che Potter era stato testimone del suo fallimento. Potter, 'Il Prescelto', aveva assistito alla sua lugubre manifestazione di incertezza, così come, settimane prima, aveva assistito alle sue lacrime di frustrazione in un gabinetto inutilizzato. Draco Malfoy era incerto su molte cose, ma più di tutto era incerto sul perché gli interessasse ciò che pensava Potter. Il Deficiente D'oro non era niente per lui. Perché gli importava?

 

***

 
Il viaggio fino alla stazione di King's Cross era stato quasi insopportabilmente silenzioso. Senza i suoni esuberanti dei bambini, nuovamente liberi, che correvano da una parte all'altra sul treno, l'Espresso per Hogwarts sembrava un guscio vuoto infestato dai fantasmi. Avrebbe dovuto esserci il caos. Chiassosi studenti avrebbero dovuto chiacchierare delle vacanze, dei progetti delle famiglie e delle speranze di giornate calde al sole. Ma non c'era speranza oggi. Quella speranza che c'era stata era caduta dalla torre di Astronomia solo otto giorni prima, privata della vita da un flash di luce verde.
 
Albus Silente era morto. Molti pensavano che non c'era più speranza. Altri credevano che fosse arrivato il tempo per Harry Potter di salvarli. I membri dell'ES avevano alzato una barricata umana alla porta del suo scompartimento, per tenere a bada quelli in cerca di una rassicurazione. Dentro, Harry Potter, Hermione Granger e Ron e Ginny Weasley sedevano in silenzio. Non era rimasto niente da dire: niente che potesse essere detto lì almeno.
 
Harry fissò la carta dei tarocchi nella sua mano. Era strano il modo in cui la Cooman gli si era avvicinata mentre lui stava attraversando l'ingresso. Di certo quasi tutto quello che faceva quella vecchia pipistrella era strano. Stava mescolando il suo vecchio mazzo di tarocchi, e quando aveva urtato contro di lui una carta era saltata fuori dalle altre. Lui di riflesso l'aveva afferrata mentre ancora fluttuava intorno alla sua testa come un boccino.
 
«Fammi vedere» aveva detto la Cooman con un singhiozzo che puzzava vagamente di sherry da cucina e incenso stantio. «Ah, l'Asso di Coppe. Bene, mio caro ragazzo, è giunto il tempo che arrivi qualcosa di bello sul tuo cammino. Almeno avrai una nota luminosa nella tua estate.»
 
Era già a metà della scalinata prima che Harry realizzasse che aveva ancora la carta in mano. «Andiamo, Harry»aveva detto Hermione, prendendogli il braccio «è comunque tutto un cumulo di spazzatura.»
 
Eppure, non poteva non pensare a quella notte: la notte in cui lei aveva estratto dal mazzo la Torre colpita dal fulmine.
 
Ma c'erano cose più importanti a cui pensare adesso. Quando il treno si fermò alla stazione di King's Cross, si alzò, raccolse le sue cose e lasciò lo scompartimento. La carta giaceva dimenticata sul sedile.
 
Molly Weasley li andò loro a prendere alla stazione con una macchina e li portò al Paiolo Magico, da dove tutti loro si Materializzarono o presero la Metropolvere fino alla Tana, per aspettare il tramonto. Avevano condiviso una cena silenziosa e si erano salutati, Ginny cercava di convincere gli altri a portarla con loro. Ma la decisione di Harry era ferrea. A dire la verità, avrebbe preferito affrontare la settimana seguente da solo, ma non sarebbe accaduto. Hermione aveva scritto ai suoi genitori che non sarebbe tornata a casa, e Ron aveva già messo in chiaro che Harry non avrebbe trascorso un solo momento da solo coi Dursley. Quando il sole fu tramontato, i tre amici uscirono di casa e scomparvero.
 
Harry era esausto mentre il trio si avvicinava alla casa, che appariva agli occhi dei suoi compagni esattamente come tutte le altre lì intorno. Aveva dormito appena in quegli otto giorni. Otto giorni dacché l'ultima traccia di quel poco che avesse mai conosciuto della sua infanzia gli era stato strappato. Non c'era rimasto nessuno su cui contare: niente genitori, né padrino, né mentore... nessuno. Spettava veramente tutto a lui adesso.
 
L'Ordine... c'era ancora un Ordine, dopo tutto? Grimmauld Place era un posto sicuro? Silente era il Custode Segreto; era stato la Fenice... E ora? C'erano così tante domande, e nessuna risposta.
 
Era così preso dai suoi pensieri che non realizzò che erano alla porta, finché non si aprì improvvisamente e la forma di Vernon Dursley dall'ingresso si stagliò nella luce, Petunia in piedi dietro di lui.
 
«Che diavolo stai facendo qui, ragazzo? Non ti aspettavamo prima di un'altra settimana. E chi sono questi? Non porterai degli altri spostati in casa mia.»
 
«Questi sono i miei amici Ron ed Hermione. Staremo qui per due settimane. Abbiamo bisogno di due stanze. Quella di Dudley e la stanza degli ospiti dovrebbero andare.»La sua voce era piatta e fredda. Lui stesso la riconosceva a stento.
 
Vernon si infuriò, la sua faccia assunse un colore violaceo. «I tuoi amici non staranno qui. Lo permetteremo solo a te, perché non vogliamo avere di nuovo a che fare con quel vecchio pazzo...»
 
«Taci.» La voce di Harry era bassa, ma non si poteva non avvertirne la rabbia. «Se parlerai di nuovo di Albus Silente in quel modo, saranno le tue ultime parole.»
 
«Stai minacciando di uccidermi adesso!?» urlò Vernon.
 
«Silencio,»disse Hermione tranquillamente e improvvisamente la voce di Vernon svanì, sebbene le sue labbra continuassero muoversi. «In realtà, penso che avesse in mente più una cosa del genere.»
 
«Ma voi non potete fare magie fuori dalla scuola», disse Petunia. «Verranno a prendervi. Silente ha detto che tu avresti dovuto attendere finché non avessi avuto diciassette anni.»
 
«Hermione ed io abbiamo diciassette anni, signora Dursley» disse Ron senza espressione. «Noi due siamo maghi adulti ora. E Silente è morto, ed Harry è sconvolto. Tutti noi lo siamo. Ora, noi abbiamo bisogno di un posto dove stare per un paio di settimane.»
 
Petunia si torse le mani e chiese: «Ma dove dormirà Diddino?»
 
«Questo non è affar mio», tagliò corto Harry «nell'armadio sotto le scale, per quanto me ne importa. Ora spostatevi, a meno che non vogliate che i vicini ascoltino».
 
Era ciò che ci voleva. I Dursley immediatamente indietreggiarono nel salotto. «Troverete le nostre cose già nella stanza degli ospiti. Hermione può stare lì; Ron ed io possiamo dividere la stanza di Dudley poiché è più grande della mia».
 
«Che c'entra la mia stanza?» Venne una voce dall'ingresso.
 
Gli occhi di Ron ed Hermione si spalancarono mentre la mole incredibile di un ragazzo attraversava la porta, il suo sedere strusciava da entrambi i lati dello stipite mentre passava.
 
«Che fai qui, Potter? E chi diavolo sono quelli, qualche tuo strambo amichetto è venuto a giocare?»
 
«D-Diddino?» disse Petunia sottovoce. «Tuo cugino...»
 
«Sta zitta mamma. Sto parlando ad Harry.»
 
«Ah»disse Harry «i frutti della vostra buona educazione vengono a galla. Ciao, Dudley. Questa è la mia amica Hermione Granger, e credo che tu abbia già incontrato Ron Weasley.»
 
Dudley guardò i due sospettosamente. «Che fanno qui, e che c'entra la mia stanza?»
 
«Loro sono miei ospiti e noi prenderemo possesso della tua stanza per un po'.»
 
«Certo, Potter. Tu, il rosso smilzo e la dolce signorina avete intenzione di cacciarmi da camera mia?»
 
Dudley poteva non essere il più intelligente della sua classe, ma ricordava cosa una bacchetta potesse fare. Quando i suoi occhi si incrociarono per guardare la punta di una di queste, quasi sopra il suo naso, decise di prestare attenzione alla giovane donna arrabbiata che la stava brandendo.
 
«Ascoltami attentamente, odiosa palla di lardo. Tu ovviamente non hai nemmeno idea di quale sia il privilegio di essere imparentato con Harry, e non ho il tempo di spiegartelo, perciò semplicemente vediamo di andare al punto, ok? Harry, Ron ed io staremo qui per due settimane. È necessario per la sua protezione e siamo disposti a fare qualunque cosa per assicurarci che sia così. Useremo la tua stanza e la camera degli ospiti. Tu puoi dormire nella vecchia stanza di Harry, nell'armadio sotto le scale, sul sofà, o in giardino, ma la tua camera è fuori uso per quattordici giorni. Sono stata abbastanza chiara?»
 
Dudley ingoiò a fatica e annuì.
 
«Inoltre, fintanto che saremo qui, ci tratterai con rispetto. E non parlerai di nuovo a tua madre con quel tono» finì e lo colpì con la bacchetta.
 
Dopo ciò Dudley rimase tranquillo, totalmente tranquillo. Harry non era sicuro di dove fosse andato quando si trascinò fuori casa. Né gliene importava. I tre non mangiarono con la famiglia. Difficilmente interagirono con loro. Hermione andò a fare la spesa con Petunia il primo giorno per comprare qualcosa da mangiare. Harry cucinò, così come gli era familiare. Sentiva il bisogno, di fare qualcosa di familiare.
La sera andavano al cinema o camminavano nel parco. Durante il giorno guardavano la tv e parlavano. Era, pensava Harry, il periodo più noioso che avesse mai trascorso.
 
A metà della seconda settimana, Dudley era fuori con i suoi amici, come era ormai solito fare. Aveva, infatti, preso a stare fuori tutta la notte con loro a casa di uno o dell'altro. Vernon era andato a lavorare, e Petunia era uscita per un appuntamento al salone di bellezza, lasciando il trio alla loro colazione. Ron aveva chiesto se qualcuno pensava che un salone di bellezza avrebbe funzionato davvero.
 
Hermione stava leggendo la Gazzetta del Profeta quando rimase senza fiato: «Voldemort ha di nuovo fatto evadere i Mangiamorte da Azkaban. Ha usato i Dissennatori per tenere a bada le guardie. Due Auror e tre guardie sono state uccise.»
 
«Sono scappati tutti?» chiese Harry.
 
«Tutti tranne Lucius Malfoy. Voldemort probabilmente lo lascerà lì. Ora che sappiamo che il diario di Riddle era un Horcrux, credo che la notte al Ministero costituisse per Malfoy una possibilità di redimersi, dopo aver fatto sì che il diario fosse distrutto mentre era sotto la sua custodia.»
 
Tutti e tre si zittirono quando bussarono alla porta. Ron attraversò furtivamente il salotto e scrutò fuori dalla piccola finestra al lato della porta. «Harry, credo sia qualcuno che conosciamo. Vieni e dà un'occhiata.»
 
Harry lo raggiunse silenziosamente e sbirciò fuori. «È la signora Figg» disse aprendo il chiavistello. «Entri, signora Figg. È bello vederla.»
 
«Ron, Hermione, avete già incontrato Arabella Figg. È un membro dell'Ordine. Era lei che si prendeva cura di me quando i Dursley andavano in vacanza. Non hanno mai saputo che era una Maganò. Ovviamente, neanch'io.»
 
«Ciao Harry. Ciao ragazzi» disse la vecchia donna mentre entrava. Era più malvestita che mai e portava il suo carrello per la spesa con le scatolette di cibo per gatti che tintinnavano sul fondo.
«Gradisce del tè, signora Figg?» offrì Hermione. «O preferisce qualcosa da mangiare? Stavamo giusto facendo colazione e siamo sazi. Harry cucina come se tutti mangiassero come Ron.»
 
L'anziana donna rise. «Il tè andrà benissimo, cara. E forse uno di questi biscotti, ma ho già mangiato e sono stata al mercato.»
 
Mentre si accomodavano intorno al tavolo, Harry si domandò cosa avrebbe pensato sua zia se fosse tornata in quel momento. Sarebbe stato esilarante, in realtà. Era il pezzo forte nelle chiacchiere del vicinato da anni, e non avrebbe potuto dirlo a nessuno. «Signora Figg, mi stavo domandando: una volta che ce ne saremo andati, io non tornerò più indietro. Cosa farà lei? Sicuramente non le è capitato per caso di venire a vivere nel vicinato di mia zia.»
 
«Oh Santo Cielo no, mio caro. Certamente no. Ma, per rispondere alla tua domanda, non è ancora deciso. Probabilmente andrò a vivere con mia sorella. Lei è una strega, sai, e non mi ha mai rinfacciato di essere una Maganò. Qualcun altro non avrebbe lasciato correre per la stessa ragione. Ma per ora, rimarrò con l'Ordine finché ci sarà qualcosa da fare per me. Suppongo che Silen... Oh, mio...» Le mani dell'anziana donna cominciarono a tremare.
 
«Signora Figg?»
 
«Scusate, cari. È solo che continuo a dimenticare che se ne è andato. Tutto qui. Sembra proprio impossibile.»
 
«Lo sappiamo» disse Harry tranquillamente, prendendole la mano. «L'ho vista al funerale. Mi dispiace che non siamo riusciti a parlare.»
 
«Si, beh, è molto dolce da parte tua, caro, ma sono sicura che tu avessi bisogno della tua privacy.»
 
«Ha sentito da qualcuno notizie riguardo all'Ordine? Esiste ancora? Grimmauld Place è ancora un posto sicuro?»
 
«Oh, beh, sì e no. Veramente è per quello che sono venuta a parlarvi. Ho ricevuto un messaggio da Minerva. Lei sa come la pensano i Dursley sui gufi e mi ha chiesto di informarti personalmente. L'Ordine si incontrerà nel suo ufficio ad Hogwarts venerdì, alle otto in punto. Mancano tre giorni, sarete pronti ad andarvene da qui per allora?»
 
«Stavamo pensando di andarcene venerdì comunque. Lei è certa che sia sicuro, comunque?»
 
«Minerva ha detto che Albus le ha parlato e se lui dice che è sicuro, allora deve essere così.»
 
«Le ha parlato?»
 
«Il suo ritratto, credo. Veramente non è stata molto chiara. Ho il sospetto che spiegherà tutto venerdì.»
 
«Lui aveva detto anche che Piton era affidabile» mormorò Harry.
 
«Pardon?»
 
«Silente. Ha detto che Piton era affidabile. Ha detto che ci potevamo fidare di lui. Mi lascia da pensare, tutto qui.»
 
La signora Figg lo guardò tristemente. «Beh, Harry, caro, mi dispiace se lui ti ha deluso, ma non dimenticare che ci possono essere cose che tu ancora non comprendi. Albus Silente era una persona sicuramente enigmatica. Credo che farei meglio ad andare. I miei bambini vorranno presto il loro pranzo.»E così dicendo si alzò e varcò la soglia. «Ci rivedremo con tutti voi venerdì, allora» gridò mentre se ne andava.
 
«Beh, è stato interessante.»
 
«Ha ragione, sai, Harry» disse Hermione dolcemente.
 
«Ragione a proposito di cosa?»
 
«A proposito di Silente.»
 
«Io ero lì, ricordi? Ho visto Piton lanciare l'Anatema che Uccide. Come può qualcuno fidarsi ancora di lui?»
 
I suoi amici rimasero in silenzio, ma gli occhi di Hermione avevano quello sguardo che diceva che non era finita, almeno non nella sua mente.

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Capitolo 2
*** Back to School ***


Capitolo 2: Back to School

 
Per Harry, lasciare i Dursley per l'ultima volta, lo portò a provare sentimenti contrastanti. Era felicissimo di finirla con quelle che persone che lo avevano trattato così male, eppure c'era anche qualcosa di triste. Il ripostiglio sotto le scale, poi la seconda piccola camera da letto di Duddley, erano stati come un carcere, ma erano anche una sorta di rifugio, una specie di luogo sacro.
 
I Dursley stessi si erano palesemente assentati, al momento della loro partenza, scegliendo saggiamente di evitare ulteriori scontri con Hermione e Ron. Non gli sarebbero mancati. No per niente, eppure.. Si guardò attorno per l'ultima volta prima di prendere la mano di Hermione permettendole di Materializzare entrambi fino alle porte di Hogwarts.
 
Per lunghi minuti si fermarono a guardare attraverso i cancelli la costruzione sopra di loro. Erano passate solo due settimane, ma già il posto sembrava diverso. Svuotato, in qualche modo. Forse era la mancanza di studenti, forse l'assenza di Silente. Chi potrebbe dirlo?
 
«Sembra strano, vero?» La voce di Minerva McGranitt interruppe le loro fantasticherie.
 
«Se non fosse accaduto, saremmo appena partiti» disse Harry.
 
Mentre camminavano verso il castello, Hermione sollevò nuovamente lo sguardo verso di esso. «Sembra così vuoto, come se avesse perso la sua anima.»
 
«Hogwarts è un luogo magico, signorina Granger. A volte penso sia quasi cosciente.»
 
«Forse lo è.»
 
«No, signor Weasley, non credo, ma una grande quantità di magia ha attraversato le sue mura nel corso degli anni. E penso, che in un modo piuttosto primitivo, sappia che gli studenti potrebbero non ritornare a Settembre, per questo lei è in lutto.»
 
Harry pensò che potesse avere ragione. Hogwarts sembrava si sentisse proprio come si sentiva lui stesso. «Ho notato che l'ha chiamata 'lei', professoressa.»
 
«Ha dato alla luce migliaia di maghi e streghe completamente formati, signor Potter. Mi piacerebbe vedere l'uomo che sia in grado di fare una cosa simile.»
 
«Puah.»
 
«Esattamente quello che penso, signor Weasley. Ed ora, parliamo delle vostre sistemazioni per la notte.»
 
«Pensavo che saremmo tornati alla Tana?»
 
«A questo punto, signor Potter, non siamo certi di quello che accadrà. Ne sapremo di più dopo la riunione. Tuttavia, per essere più sicuri, rimarrete qui almeno per la notte. Infatti, saranno preparati alloggi per qualsiasi membro dell'Ordine che desideri rimanere.»
 
«Quindi staremo nei nostri dormitori?»
 
«No, signorina Granger, starete nelle camere degli ospiti vicino alla sala del personale. Il salone servirà come zona pranzo durante il vostro soggiorno. Ora, prima di fare altre domande, vi consiglio di aspettare fin dopo la riunione. La maggior parte degli altri sarà già arrivata e ci staranno aspettando. Eccoci.»
 
Harry si fermò in cima ai gradini e si voltò indietro. In lontananza vide gli ultimi raggi del sole al tramonto, che riflettevano luci rosse e viola sulla tomba bianca in riva al lago. Il suo cuore si strinse al ricordo di quel giorno. In silenzio, si fece forza e si voltò, seguendo gli altri nella fredda oscurità.
 

***

 
«Ti sto dicendo, Minerva, che Harry non ha l'età giusta, non dovrebbe essere qui.»
 
«Avrà diciassette anni tra poco più di un mese, Alastor. E' quello che Albus voleva, ed è così che sarà. Ora, fino a che questo gruppo non deciderà altrimenti, sarà io a capo dell'Ordine e non tollero ulteriori discussioni su questo argomento.»
 
La discussione si stava scaldando e Harry iniziava a chiedersi se si sarebbero mai occupati di qualche reale problema. Gli sembrava ridicolo che la sua età fosse ancora un problema. Era lui, che alla fine avrebbe dovuto affrontare Voldemort dopo tutto - anche se ad essere onesti, solo Ron e Hermione e probabilmente la McGranitt, lo sapevano. La sala era affollata e tutti sembravano determinati a parlare in una sola volta.
 
Sentiva che da lì a poco gli sarebbe venuto un gran mal di testa e stava per alzarsi e gridare, quando una voce calma ma chiara, tagliò il frastuono. «Se per favore volete fare tutti silenzio.»
 
Tutte le teste si voltarono verso il nuovo ritratto sul muro. Albus Silente si guardava attorno nella stanza, i suo occhi si fermarono su Harry «Buona sera, ragazzo mio.»
 
«B.. Buona sera, signore» balbettò Harry. Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, ma non aveva osato pensarci. Si sentiva sopraffatto e fu grato di essere già seduto.
 
«Mi dispiace. So che questo dev'essere un po' scioccante per tutti voi, ma così stanno le cose e suggerisco di fare comunque del nostro meglio. Ora, Minerva ha ragione. Harry deve essere messo a conoscenza di tutto ciò che accade da questo momento in poi. E' libero di non dovervi spiegare di più, e spero che non gli farete pressioni per avere maggiori informazioni. Tuttavia, mi aspetto che eventuali decisioni prese ed eventuali azioni intraprese, gli vengano completamente spiegate. Lui è la vostra migliore, e forse unica, speranza di sconfiggere Voldemort.» Come sempre, molti dei presenti rabbrividirono quando il ritratto pronunciò quel nome.
 
«Detto questo, credo che abbiate degli affari da sbrigare e io ho altri posti da visitare. Quindi vi saluto per il momento. E, Harry, mi rivedrai presto.»
 
Con questo, camminò attraverso la porta nel ritratto e il silenziò calò sul gruppo. Minerva finalmente parlò. «Mi dispiace, sono sicura che per molti di voi è stato uno shock. Io ho avuto un pò di tempo per abituarmici ma mi stupisce ancora ora di tanto in tanto. Ora, torniamo ai problemi da affrontare. Abbiamo molto di cui discutere. Dobbiamo decidere chi sarà a capo dell'Ordine, in quali luoghi avverranno le riunioni e dobbiamo cominciare ad elaborare delle strategie per scoprire i piani e le attività di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.»
 
«Professoressa McGranitt?»
 
«Si Harry?»
 
«Cosa ne è di Grimmauld Place? E' sicuro? Possiamo ancora andare lì?»
 
«Ho paura che nessuno conosca questa risposta. Quando Albus è morto, la sua protezione come Custode Segreto è svanita. Ci sono ancora delle protezioni, messe lì dai Black, che lo rendono Indisegnabile, però, qualcuno che già conosceva la sua posizione come Narcissa Malfoy e Bellatrix Lestrange, riuscirebbe a trovarlo. C'è anche il problema di Severus che conosce la sua posizione. E' possibile che ne abbiamo informato i Mangiamorte.»
 
«Questo ha senso,» disse Harry fissandosi le mani. «Non è che fossi così affezionato a quel posto, ma sembra che ogni volta che ho una casa, Voldemort me la porta via.»
 
«Andremo a verificare per te, Harry» si offrì Shacklebolt, gentilmente. «Io e Tonks possiamo andare a dare un'occhiata. Saremo in grado di rilevare se è stata usata della magia, di recente.»
 
«Di quale utilità sarebbe?» Chiese Hermione. «Se non è più protetta da un Custode Segreto, qualsiasi mago sarebbe in grado di vederla se già sapeva che era lì.»
 
«Harry potrebbe scegliere un nuovo Custode Segreto» propose Remus.
 
«Cosa?»
 
«Beh è casa tua, Harry. Silente era il Custode Segreto solo perchè Sirius lo aveva autorizzato. E' possibile sceglierne uno nuovo, se vuoi.»
 
«Posso farlo io? Beh il Custode Segreto, intendo?»
 
«E' inusuale, ma si, si può fare. Perchè vuoi farlo tu?»
 
«Io sono il più sicuro. Se Voldemort mi trova, non gli importerà dove si trova la casa. Chiunque altro sarebbe un pericolo per il resto di noi.»
 
«D'altra parte se lui ti trova, e tu sei il suo obbiettivo primario, la casa diventa di nuovo vulnerabile.»
 
«Se ciò accade, la casa non sarà più mia, sarà di chiunque la erediti. Devo pensarci.»
 
«Possiamo smettere di parlare di Tu-Sai-Chi che prende Harry per un po'?» Chiese Molly.
 
«Sono d'accordo. Forse Remus, tu, Kingsley, Tonks e Harry potreste incontrarvi più tardi?»
 
«Va bene, Minerva.»
 
«Ora, ci sono altre questioni da discutere. Per esempio, chi diventerà ufficialmente la Fenice ora che Albus non è più tra noi?»
 
«Per quanto mi riguarda, Minerva, tu sei la scelta più probabile. Hai lavorato a stretto contatto con Albus più di chiunque altro tra noi.»
 
«Grazie per il vostro voto di fiducia, Arthur, tuttavia ci sono molti di voi con sicuramente più esperienza in battaglia.»
 
«Questo non è del tutto vero, Minerva, e tu lo sai. Ti ho visto in battaglia e, francamente, ti ho trovato alquanto terrificante» aggiunse Moody.
 
«Stavo pensando» Ron parlò per la prima volta, «se non c'è un altro sistema.»
 
Molti degli adulti si girarono a guardarlo con sospetto, la McGranitt si limitò ad alzare un sopracciglio. «Vada avanti, signor Weasley.»
 
«Beh, ci sono tre grandi aree che necessitano di organizzazione: strategia, informazione e formazione. Potremmo aggiungere dei comitati, come quello addetto allo spionaggio come parte dell'informazione e di reclutamento come parte della formazione. Lo sviluppo di nuove armi sarebbe parte della strategia - Fred e George sono bravi in questo. Se non avessero venduto la loro Polvere Peruviana Buio Pesto a Malfoy,» il volto gli si tese «avremmo potuto vedere prima i Mangiamorte.»
 
«Avreste potuto anche essere tutti morti» aggiunse Remus tranquillamente. «Questo non è il tempo per le recriminazioni, Ron.»
 
«Scusi.»
 
«Prego, continua.»
 
«Stavo pensando che una persona potrebbe essere a capo di ciascuna di queste aree e quelle tre persone, come una squadra, potrebbero gestire l'Ordine.»
 
«Quello che dice il ragazzo ha un senso. Arthur, Molly, dovreste esserne orgogliosi» aggiunse Shacklebolt. «Credo che dovremmo pensarci e venire alla prossima riunione pronti a selezionare le squadre e i rispettivi capi. Direi che gli Auror sarebbero nella posizione migliore per acquisire informazioni.»

Harry si fece avanti. «D'altra parte, ho bisogno di un po' di addestramento. Silente ha detto così. E penso che gli Auror avrebbero molto da insegnarmi.»

«Mi sembra,» aggiunse Hermione, «che ci sarà un sacco di scambio di informazioni e che la comunicazione sarà importante, perciò dovremmo volere persone che possano fare le cose per bene.»

«Sicuramente c'è molto a cui pensare. Suggerirei che ognuno di voi spenda un po' di tempo a considerare queste cose. Intanto, l'altro argomento che abbiamo bisogno di trattare è l'informazione. Adesso non abbiamo modo di scoprire cosa stanno escogitando i nostri avversari, finché non accade. Questo ci pone in netto svantaggio. Mi è stata fatta un'offerta, ma non sarò pronta a discuterla finché non saranno state fatte ulteriori investigazioni. Il mio scopo principale nel portarvi qui, tutti insieme, stanotte, era quello di ristabilire i nostri legami e di iniziare a considerare ciò che dobbiamo fare per vincere questa guerra senza Albus. Suggerirei di aggiornarci presto e, se a questo punto qualcuno desiderasse parlare o discutere qualche problema con uno o due degli altri, che sfruttino questa opportunità. Ci sono altre questioni che necessitano di essere portate dinanzi a questo gruppo?»

«Io ne ha una» disse Kingsley. «È di pubblico dominio, tra gli Auror, che la notte in cui Silente è morto, lui ed Harry erano stati da qualche parte.» Harry sentì gli occhi di tutti puntati su di sé. «Mi stavo domandando se potesse dirci cosa stessero facendo o dove fossero stati.»

«Beh, signor Potter? Sa che gliel'ho già chiesto prima. La sua posizione è per caso cambiata?»

«No, professoressa, non lo è» rispose Harry, irritato da tutta quella pressione. «Le ho detto che Silente mi ha assegnato un compito e che io intendo portarlo a termine. Meno persone ne sono a conoscenza, più al sicuro saremo tutti noi. È tutto ciò che posso dirvi.»

«Ora vedremo, Potter.»

«Harry ha completamente ragione, Alastor» disse Silente, ricomparendo improvvisamente nel suo ritratto. «Ed io credevo di avervi specificatamente richiesto di non fargli pressioni per avere informazioni.»

«Dannazione, Albus, hai sempre scelto il momento meno opportuno per comparire.»

Gli occhi del ritratto brillarono. «Harry ha il suo lavoro da fare. Di certo si addestrerà - raccomanderei che Remus e Nymphadora se ne assumano la responsabilità, insieme a Minerva. Ma lui dovrà anche portare a termine un compito critico, e ribadisco che nessuno di voi deve fargli pressioni per ottenere informazioni. A tempo debito potrà condividere i dettagli della sua ricerca con alcuni di voi, secondo le sue necessità. Potrebbe, d'altra parte, semplicemente richiedere assistenza per un incarico, senza offrirvi spiegazione. In questo caso dovrete rispettare il suo giudizio. È tempo che ognuno di voi si renda conto che, nonostante la sua riluttanza, Harry Potter è il Prescelto. Non è stato scelto da qualche essere divino, né si è scelto da solo. È stato scelto da Voldemort. Harry, credo che sia il momento che tu riveli il contenuto della profezia a questi amici fidati. Ti suggerirei di non diffondere il suo contenuto in futuro, neanche ai nuovi membri dell'Ordine, ma quelli che sono qui hanno provato la loro lealtà più e più volte.»

«Ne è sicuro, signore?»

«Di certo sta a te. Tuttavia, credo che aiuterebbe a instaurare fiducia e anche a far comprendere la situazione di emergenza.»

«Spero di ricordarla esattamene»

«Mostragliela, Harry.»

«Ma era il suo ricordo. Non è morto con lei?»

«No, ragazzo mio, i nostri ricordi possono continuare a vivere dopo di noi. Tuttavia non è uno di quelli che ho desiderato salvare e lasciarmi dietro. Ma, tu l'hai visto. Usa il tuo ricordo. Minerva ti aiuterà. Ora, se non vi dispiace, credo di aver bisogno di un riposino.» E, così dicendo, il ritratto di Albus Silente chiuse gli occhi e cominciò a russare sommessamente.

«Di cosa sta parlando, Harry?» chiese Remus.

«La profezia.»

«Quella dell'Ufficio Misteri? Ma avevi detto che era andata distrutta, che Neville l'aveva fatta cadere» aggiunse Arthur, guardandolo perplesso.

«Forse se lasciassi spiegare il signor Potter» tagliò corto la McGranit «Harry?»

«La profezia dell'Ufficio Misteri è andata distrutta, come ho detto. Ma Silente era presente quando venne fatta in origine. Me l'ha mostrata nel suo Pensatoio. Suppongo che lui volesse intendere che, se avessi un Pensatoio, potrei mostrarvi il ricordo di quando l'ho vista.»

«Il Pensatoio di Albus è ancora qui. Era vuoto quando è morto. Ma funziona ancora. L'andrò a prendere.»

Con la bacinella poco profonda di fronte a lui, Harry realizzò che non aveva idea di come procedere. «Professoressa...?»

«Ah, bene signor Potter, riporti il ricordo di quella notte in cima ai suoi pensieri. Ora, poggi la sua bacchetta alla tempia, e visualizzi il ricordo che vi si attacca... Così.. Ora lo allontani attentamente, delicatamente e lo metta nel Pensatoio. Ben fatto.»

«Il professor Silente ha fatto qualcosa per farlo sollevare, così che non doverci mettere tutti intorno.»

«Sì, Potter, smuovilo semplicemente con la bacchetta e pensa al ricordo.»

Mentre la figura di Sibilla Cooman si sollevava dalla nebbia, nella stanza si fecero tutti più vicini. Si udirono pochi sussurri sorpresi, ma quando la figura spettrale cominciò a parlare, il silenzio inghiottì la stanza. Quando finì e riscivolò nell'argento luccicante, nessuno parlò.

«Mi domando perché voleva che tutti voi lo vedeste» meditò Harry guardando verso Moody.

«Così avremmo saputo chi sei, ragazzo. Così, avremmo tutti finalmente saputo chi sei.»



 
Note della traduttrice: Ringrazio tutti per le recensioni (che ad un certo punto tradurrò in inglese all'autore) e per aver messo la storia tra preferite/seguite/da ricordare. Spero continuiate a recensire, sia per la mia gioia, sia per quella dell'autore!

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Capitolo 3
*** The Truth About Ginny ***


Capitolo 3: The Truth About Ginny

 
«Beh, io per primo dovrò rifletterci per un po'» commentò Sturgis Podmore.
 
«Da quanto tempo ne sei a conoscenza, Harry?» Chiese Remus.
 
«Dalla notte in cui Sirius è morto. Silente me l'ha detto dopo che siamo tornati qui dal Ministero.»
 
«Ma perchè non prima? Perchè te l'ha tenuto nascosto fino ad allora? L'intera vicenda sarebbe potuta essere evitata.»
 
«Lo so, Remus, lo so. Per un po' sono stato furioso. Ma credo davvero che stesse cercando di proteggermi e di farmi vivere almeno un po' della mia infanzia. Si sentiva malissimo per questo. Non potevo rimanere arrabbiato con lui. Anche se ci ho provato,» disse Harry con un piccolo sorriso.
 
«E' stato orribile amico, anche se lo sapevamo. E' stato inquietante sentirlo.»
 
«Tu.. Lo sapevi?» Farfugliò Molly, rivolgendosi a Ron. «Tu lo sapevi e non ce lo hai detto?»
 
«Beh, io..»
 
«Ron e Hermione lo sapevano entrambi, singora Weasley. E' importante per me che la gente che mi circonda non riferisca le cose che gli dico, neanche alle loro madri.» Harry guardò la donna con fermezza. «Ho bisogno di sapere che posso fidarmi di loro completamente. Per favore non lo renda ancora più difficile.»
 
«Comprendiamo, Harry» disse Arthur, mettendosi al fianco della moglie. «Molly ha l'abitudine di dimenticare che i nostri figli stanno crescendo. Siamo molto orgogliosi che Ron ti stia accanto nonostante tutto.»
 
«Grazie signor Weasley. E, signora Weasley, penso che lei sia la migliore mamma che io potessi desiderare. Spero lo sappia. E' solo che certe cose credo sia meglio rimangano tra il minor numero di persone possibile.»
 
«Bene, allora. Se non ci sono ulteriori questioni, credo che dovremmo aggiornarci. Possiamo discutere di tutto il resto alla prossima riunione.»
 
Come i membri dell'Ordine iniziarono a lasciare la stanza, sembrava che ognuno si fermasse a parlare con Harry. Quando fu finito, si sentì svuotato e un po' depresso. Se un'altra persona l'avesse guardato con quello sguardo triste e quell'espressione spaventata, lo avrebbe sicuramente Obliviato. Era davvero troppo.
 
Arthur e Molly tornarono alla Tana, seguiti da Bill e Fleur. George e Fred ritornarono al loro appartamento sopra il negozio a Diagon Alley. Ron decise di restare con i suoi amici, e sembrava che tutti si fossero dimenticati di Ginny, dal momento che non era stata presente alla riunione. Anche Harry se ne era dimenticato, fino a quando entrò nella sala del personale e la trovò lì seduta ad aspettarlo. Era strano per lui non provare più quell'attrazione che l'aveva accompagnato per tutto l'ultimo mese o giù di lì e pensò ancora una volta che era stata una buona idea quella di rompere con lei.
 
«Ciao Harry. Come è andato l'incontro?»
 
«Lungo e faticoso, in realtà. Sei stata qui seduta tutto il tempo ad aspettare?»
 
«No, stavo leggendo un po' e pensando per lo più.»
 
«Pensando a cosa?»
 
«Oh, niente in particolare. Dove sono Ron e Hermione?»
 
«Penso che siano andati nella stanza mia e di Ron. Tu la condividi con Hermione?»
 
«Si, siamo proprio accanto a voi. Vuoi sederti e parlare un po'?»
 
«No. Sono esausto. Vado in camera. Se vogliono baciarsi dovranno trovare un altro posto.»
 
«Ti accompagno. Oh, tieni» disse infilando una mano nella sua borsa «Ho mandato Dobby fuori dal castello a prendere una bevanda frizzante. So quanto ti piace e sicuramente non ne troverai una qui ad Hogwarts.»
 
Harry accettò la bottiglia con un debole sorriso. «Grazie Ginny. La berrò nella mia stanza. Mi dispiace per come sono andate le cose. Spero che tu capisca.»
 
«Certo. E non ti preoccupare, andrà tutto bene, so che sarà così.»
 
Harry lasciò Ginny davanti alla sua porta e si avviò lungo il corridoio verso la sua stanza. Ron e Hermione erano sdraiati sul letto e parlavano piano quando lui entrò. Ron alzò gli occhi, ma non accennò a separarsi dalla ragazza. Harry sospirò fra sè. Non era proprio in vena di compagnia.
 
«Ciao Harry, dov'è Ginny?»
 
«E' nella tua stanza, Hermione. Credo si stia preparando per andare a letto. Sentite, se non vi dispiace, quell'incontro mi ha distrutto.»
 
«Oh, nessun problema, amico. Stavamo solo parlando.»
 
«Harry, so che deve essere stato difficile avere tutti gli occhi dell'Ordine puntati sul tuo ricordo. Mi dispiace. Sono sicura che il professor Silente avesse le sue buone ragioni.»
 
«Grazie, Hermione. Penso che sentisse che sarebbe stato tutto più facile se avessero saputo perchè voleva che io fossi coinvolto. Se vogliamo vincere questa guerra, ho bisogno di sapere tutto quello che succede, se posso fare qualcosa oppure no. E questo farà si che nessun altro decida di andare a cercare Voldemort per ucciderlo, non con gli Horcrux ancora là fuori.»
 
«Vero. Ed è stato fantastico il modo in cui hai tenuto testa alla mamma di Ron. Ho apprezzato il voto di fiducia.»
 
«Voi due siete gli unici a conoscenza degli Horcrux. E per ora, deve rimanere così. Anche Ginny non lo sa. Oh, a proposito di Ginny, vuoi una bibita frizzante? L'ha presa per me ma io davvero non me la sento in questo momento.» disse consegnando la bottiglia a Hermione.
 
«Grazie» Hermione svitò il tappo della bottiglia e bevve una lunga sorsata di roba dolce.
 
«E' un po' sgasata, ma avevo dimenticato il suo sapore.»
 
«Che cos'è?»
 
«E' una bevanda Babbana. Tieni, provane un po'.»
 
Mezz'ora dopo, Harry era pronto per dormire e Ron e Hermione ancora chiacchieravano in merito alla riunione ed alle sue implicazioni. «Sentite ragazzi, vi voglio bene, ma ho bisogno di dormire un po'.»
 
«Oh, mi dispiace Harry, torno in camera mia. Tanto voglio vedere Ginny prima di dormire. E' così bella.»
 
«Ti accompagno. Anche io voglio vedere Ginny prima di andare a letto.»
 
«No Ron, tu resta qui. Non c'è bisogno che mi accompagni.»
 
«Ma io voglio. Ginny potrebbe aver bisogno di qualcosa.»
 
«Sono sicura che di qualunque cosa abbia bisogno, posso occuparmene io Ron.»
 
«Senti, è mia sorella, credo che dovrei essere lì per lei.»
 
Harry guardò i suoi amici. «Uhm, va bene allora resterò qui. Ci vediamo domani mattina Hermione.»
 
«Bene, Harry. Ron - stai qui, mi prenderò io cura di Ginny. Non è necessario che ti trascini ancora in giro a lungo.»
 
«Forse dovresti dormire qui nel mio letto, Hermione. Io condividerò la stanza con Ginny. Dopo tutto è mia sorella. Dovrei essere io a badare a lei.»
 
«Ronald..»
 
«Ragazzi» disse Harry, cercando di interrompere qualunque cosa stesse succedendo tra loro. «Che succede?»
 
«Cosa vuoi dire, Harry?» Chiese Hermione.
 
«Beh, vi state comportando come due amanti gelosi, e non l'uno dell'altro. Hermione, perchè hai detto che Ginny è bella?»
 
I tre si sedettero scambiandosi sguardi silenziosi, per un momento. «Questo è strano,» disse infine Ron. «Ho dei pensieri davvero inquietanti su mia sorella.»
 
«E io sto pensando a una ragazza, il che è insolito per me.»
 
Gli occhi di Harry si posarono improvvisamente sulla bottiglia vuota, gettata sul pavimento. «Non penserete che... ?»
 
Gli occhi di Hermione si spalancarono. «Non lo farebbe mai!»
 
«Non farebbe cosa?» Chiese Ron.
 
«La bibita, Ron. Aspetta un attimo.» Hermione afferrò la bacchetta e mormorò una paio di incantesimi sopra la bottiglia. «Dannazione. Non posso credere che l'abbia fatto.»
 
«Mi chiedo da quanto tempo andasse avanti» aggiunse Harry con gli occhi sempre più scuri.
 
«Qualcuno mi dice cosa sta succedendo? Perchè ho pensieri strani su Ginny? E perche li stai facendo anche tu, Hermione? Perchè Harry no?»
 

***

 
Ginny stava davanti allo specchio ricontrollando i dettagli. I capelli appena spazzolati splendevano; la camicia da notte era abbastanza corta da mostrare un po', ma non tanto da far sembrare evidente il suo scopo. Odiava fare tutto ciò, ma era l'unico modo. Sentì bussare alla porta e si voltò, prendendo un respiro profondo, andò ad aprirla.
 
«Ciao, Harr..»
 
Si zittì. «Cosa sta succedendo? Perche siete qui?» Chiese, vedendo non solo Harry, ma bensì anche Ron e Hermione, sua madre e anche la professoressa McGranitt in piedi nel corridoio. «Harry, cosa c'è che non va?» Chiese facendo un passo verso di lui.
 
Harry si ritirò rapidamente. «Cosa c'è che non va? Come hai potuto Ginny? Come hai potuto farmi questo?»
 
«Harry, io..»
 
«Signorina Weasley, ti suggerisco di non dire nulla finchè non avremmo risolto questa situazione.»
 
Ginny impallidì quando vide la bottiglia vuota che la sua Capo Famiglia teneva in mano e notò gli sguardi sognanti che le rivolgevano Ron e Hermione. «Oh, mio dio.»
 
«Oh mio dio, si, Ginevra Weasley. Ma a cosa diavolo stavi pensando?»
 
«Non essere arrabbiata con lei, mamma. Ginny è una ragazza meravigliosa. Lei non potrebbe mai fare niente di male.»
 
«Si, signora Weasley. Sono sicura che può lasciarci soli a risolvere questa faccenda. Non capisco perchè Harry ha insistito per chiamarla, comunque.»
 
«Signor Weasley, signorina Granger, suggerisco che voi due ci aspettiate nel salone del personale. Noi vi raggiungeremo a breve.»
 
«E Harry? Non posso lasciarlo qui con Ginny. Non mi fido a lasciarli da soli.»
 
«Ron, Harry merita una spiegazione. Ora, tu e Hermione sparite.»
 
«Si, mamma» rispose lui, anche se non sembrava troppo felice.
 

***

 
Entrambi alzarono gli occhi non appena Harry entrò in salotto, il suo viso era una miscela complessa di tristezza e rabbia. «Harry?» Chiese Hermione esitante.
 
«E' andata a casa con sua mamma.»
 
«Cos'è successo?»
 
«Lo stava facendo da mesi. Lo metteva nel mio succo a colazione ogni giorno. Dopo averlo fatto la prima volta, è stato facile, ha detto, perchè volevo stare sempre con lei, sempre seduto accanto a lei. La ragione per cui non mi sono più sentito attratto da lei la scorsa settimana è perchè non è stata in grado di darmelo. E' per questo che era così insistente sul venire con noi dai Dursley.»
 
«Ma hai rotto con lei il giorno del funerale di Silente. Come ci sei riuscito?» Chiese Hermione.
 
«La professoressa McGranitt pensa che il mio bisogno di proteggerla abbia sopraffatto la capacità della pozione di farmi desiderare di starle accanto. Non era così potente. E' per questo che voi due non state difendendo Ginny adesso. Per questo, e perchè ne avete bevuto solo mezza dose ciascuno.»
 
Ron si voltò verso Harry. «Che cosa ha usato? Qualcosa che ha fatto a Pozioni?»
 
«No, stava usando la pozione che vendono Fred e George.»
 
«Dovrò dirgli due parole a tal proposito.»
 
«Non c'è bisogno Ron, tua madre ha già provveduto.»
 
«Ma avevano detto che non lo avrebbero venduto a lei.»
 
«Non l'hanno fatto. Lavanda l'ha ordinato via gufo.»
 
«Quella --- E pensare che mi piaceva anche.»
 
Harry sbuffò. «Mi dispiace dirtelo, amico, ma anche quello era per via della pozione.»
 
Gli occhi di Ron si spalancarono e rimase a bocca aperta. Hermione, d'altro canto, reagì in modo diverso. Gli occhi ridotti a due fessure, sibilò: «Io la uccido. Le farò rimpiangere di aver preso in giro Ron.» Vedendo gli occhi di Harry riempirsi di lacrime, si fermò e guardò il suo amico.
 
«Pensavo fosse reale. Tutte quelle meravigliose sensazioni.. Pensavo fossero reali.»
 
«Oh Harry,» sussurrò Hermione, mettendogli un braccio sulle spalle. «Capisco che la pensi così, e in un certo senso, hai ragione. Ma bisogna ricordare che Ginny ti voleva davvero. Non stava fingendo. Ha affrontato la cosa in modo sbagliato.»
 
«La McGranitt mi ha chiesto se volevo sporgere denuncia. Potrei sai. Ma non lo farò. I Weasley sono come una famiglia per me. Non posso fargli questo.»
 
«Cosa faranno mamma e papà?»
 
«Gli ho detto che volevo che Ginny fosse aiutata. La porteranno al San Mungo per incontrare un mago della salute mentale. Gli ho detto che avrei pagato io tutte le spese. Nonostante la cosa, voglio che stia bene.»
 
«Non c'è niente di sbagliato in Ginny. Voleva solo che tu fossi innamorato di lei, ecco tutto.»
 
«Ron, so che vuoi bene a tua sorella, ma lei è ossessionata da me. Anche quando tua mamma l'ha portata via questa sera, lei era ancora arrabbiata perchè tu e Hermione avete bevuto da quella bottiglia. Semplicemente non si rende conto che quello che ha fatto non è giusto.»
 
«Oh.»
 
«Si, oh. Beh, io vado a letto. Non credo che riuscirò a dormire, ma ho almeno bisogno di provarci. Ci vediamo domani mattina.»
 
Hermione e Ron si guardarono dopo che Harry uscì dalla stanza, con le spalle basse e gli occhi a terra.
 
«Non deve essere facile per lui chiedersi sempre se la gente vuole stargli vicino perchè è lui o perchè è il Prescelto.» Disse Ron piano.
 
«E deve essere doloroso per lui vederci insieme e chiedersi quale sia il suo posto.»
 
«Ricordi al quarto anno, quando ero geloso di lui?»
 
«Si.»
 
«Mi sbagliavo. Non vorrei essere lui per tutto l'oro della Gringott.»



Note della traduttrice: Le recensioni sono ben accette!

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Capitolo 4
*** Old Haunts ***


Capitolo 4: Old Haunts


Ron e Hermione tornarono alla Tana il pomeriggio seguente. Harry rimase a parlare con Remus e la professoressa McGranitt circa il suo addestramento. Si era convenuto che avrebbe dovuto imparare incantesimi difensivi più forti, così come familiarizzare con molti degli incantesimi oscuri esoterici in cui sarebbe potuto incappare.
 
La McGranitt acconsentì di fargli da tutor settimanalmente sull'uso della Trasfigurazione in condizioni di battaglia, Remus e Moody avrebbero alternato le sue lezioni sulle Arti Oscure. Shacklebolt e Tonks gli avrebbero insegnato altri incantesimi di difesa e tecniche di duello. Quando ebbero finito, Harry si rese conto che avrebbe avuto quasi tante lezioni come se fosse stato ad Hogwarts. Mise in chiaro che ci sarebbero stati dei periodi, forse molto lunghi, in cui non sarebbe stato disponibile.
 
Capiva la necessità dell'addestramento. Silente stesso aveva ricordato ad Harry che, anche se l'anima di Voldemort era indebolita, la sua mente e la sua magia erano forti e non c'era alcuna partita contro un mago così esperto.
 
Quando gli altri fecero pressioni per scoprire il motivo di questi lunghi tempi in cui sarebbe stato via, semplicemente si rifiutò di dare ulteriori informazioni. Moody non era così facile da tenere a bada come lo era la McGranitt, continuava ad insistere che lui doveva condividere con loro tutte le informazioni che aveva. Harry gli disse che se voleva saperne di più, sapeva dove il ritratto di Silente era appeso. Alla fine, il vecchio Auror cedette, e suonando molto come Scrimgeour, borbottò ad Harry di essere l'uomo di Silente fino in fondo.
 
Era Lunedì quando finalmente trovò il tempo di ritornare alla Tana. Sotto l'insistente richiesta di Remus, sostenendo che avesse bisogno di fare pratica, Harry si materializzò, nonostante fosse ancora minorenne e senza licenza. Remus si smaterializzò con lui tuttavia, nel caso ci fossero stati problemi, e in modo che potesse affermare che era una Materializzazione Congiunta nel caso avessero incontrato qualcuno del Ministero.
 
Ron e Hermione se ne stavano rannicchiati su una coperta in giardino e Molly era in cucina a preparare la cena. Di Ginny, per fortuna, non c'era traccia.
 
«Harry! Finalmente sei qui» gridò Hermione, saltando su per abbracciarlo.
 
Ron fu più lento ad alzarsi, aggiustandosi, nella speranza che gli altri non lo notassero.
 
«Ciao Harry.»
 
«Hermione, Ron, cosa stavate combinando voi due?» Chiese Harry con un sorriso sornione.
 
«Oh, stavamo solo, ehm, parlando di.. cose.»
 
«Cose, eh?»
 
Hermione arrossì e cambiò argomento. «Ci fermeremo qui a lungo, o ci teniamo pronti a partire?»
 
«Partire?» Chiese Remus.
 
Il trio tacque. «Credo che andrò a vedere se Molly ha bisogno di aiuto, allora» aggiunse scuotendo la testa.
 
«Mi dispiace, Harry. L'ho dimenticato. Sai, alla fine potremmo essere costretti a raccontarlo a qualcuno degli altri. Remus è degno di fiducia.»
 
«So che lo è, Hermione, ma non ditelo a nessuno fino a quando Silente non dice che possiamo.»
 
«E come può farlo?»
 
«Il suo ritratto mi ha detto che ci saremmo rivisti presto. Almeno credo volesse dire questo.»
 
«Mi chiedo se la McGranitt lo sappia.»
 
«Ne dubito, mi ha fatto parecchie domande su dove fossimo stati la notte in cui lui morì. La mia paura più grande è che Piton lo sappia.»
 
«Piton» sputò Ron «Se lo trovo, lo ammazzo quel bastardo.»
 
«Dovrai metterti in lista, Ron.»
 
«Ascoltate voi due. Se qualcuno trova Piton, dovrebbe portarlo dritto dagli Auror, così che lo possano interrogare sotto Veritaserum» aggiunse Hermione, con le mani suoi fianchi in stile Molly.
 
«E' quello che dissi per Codaliscia, e ricordi com'è finita.»
 
«Beh, non stiamo mica andando alla sua ricerca. Abbiamo cose più importati da fare,» ricordò loro. «Abbiamo gli Horcrux da trovare.»
 
«Allora, torniamo di nuovo alla domanda di Hermione. Ci fermiamo qui, o andiamo da qualche altra parte?» Chiese Ron.
 
«Io domani vado a Grimmauld Place con Shacklebolt e Tonks. Dobbiamo capire se è sicuro e come renderlo nuovamente protetto.»
 
«No che non ci andrai. E se ci fosse qualcuno lì?»
 
«Va tutto bene, Hermione. Ci sono stati ieri, e sembra deserta. Troveremo un modo per assicurarci che non ci sia nessuno all'interno, controlleranno la magia residua prima di lasciarmi entrare, ma devo essere là per diventare il nuovo Custode Segreto.»
 
«Allora, hai intenzione di farlo tu?»
 
«Ha un senso, in effetti,» rispose Ron. «Se succede qualcosa ad Harry, le protezioni cadranno, e noi sapremo di dover lasciare il paese.»
 
«Grazie Ron. Avevo proprio bisogno di ricordarmi che non posso fallire.»
 
«Mi dispiace, amico, ma è vero. Se tu fossi andato, non ci sarebbe più alcuna speranza. Potremmo solo smaterializzarci il più lontano possibile.»
 
«E poi, Harry? Dopo che hai finito a Grimmauld Place, voglio dire.»
 
«Mi sa che mi ci vorrà un giorno o due per sistemare tutto e mettere al corrente l'Ordine di dove trovarlo di nuovo. Poi  ce'è il matrimonio tra una settimana, a partire da Sabato, quindi credo che saremo pieni di cose da fare fino ad allora. Mercoledì  dopo il matrimonio, ho intenzione di andare Godric's Hollow.»
 
«E noi verremo con te,» dichiarò Ron.
 
«Preferirei di no.»
 
«Ci siamo già passati,» disse Hermione indignata. «Siamo con te, sempre, Harry. Non riuscirai a sbarazzarti di noi così facilmente.»
 
«E voi due cosa farete questa settimana?»
 
«Ho promesso di aiutare Molly con i preparativi del matrimonio, e i piani di Ron consistono nel stare fuori dai piedi.»
 
«Ho pensato che potrei passare un po' di tempo con Fred e George. Forse daremo un'occhiata per capire come possiamo usare alcuni dei loro nuovi prodotti.»
 
«In altre parole, starai fuori dai piedi.»
 
«Esattamente.»
 
Molly li chiamò annunciando che la cena era pronta, si diressero verso la casa in silenzio. Remus si unì a loro e Molly chiacchierò tutto il tempo riguardo il matrimonio. Bill stava lavorando e Fleur era in Francia con la sua famiglia per i preparativi finali. Ginny era in camera sua, dove a quanto pare trascorreva tutto il suo tempo. Molly non le permetteva di scendere mentre Harry era lì, le sentì litigare quando le portò in camera il vassoio con la cena.
 
 

***

 
Gli Auror arrivarono quando Harry scese a fare colazione, la mattina seguente. «Oh, scusate sono in ritardo,» si scusò.
 
«Non sei in ritardo, Harry. Tonks mi ha obbligato ad arrivare prima per non perdersi una delle colazioni di Molly.»
 
«Smettila, Kingsley. Anche se è vero, Molly è la miglior cuoca che io conosca.»
 
«Con l'adulazione si arriva dovunque, Tonks» disse Molly, porgendo il piatto ad Harry. «Caffè o tè, caro?»
 
«Uhm, tè per favore» rispose Harry con uno sbadiglio mentre si stiracchiava. «Ron sarà giù tra un minuto. E' andato vedere se Hermione era pronta.»
 
«Facciamo dieci minuti, allora. Diamogli il tempo per darsi il buongiorno come si deve,» aggiunse Tonk facendo l'occhiolino.
 
«A proposito di dare il buongiorno in maniera appropriata, ho sentito che Remus verrà con voi a Grimmauld Place,» disse Molly.
 
Tonks arrossì. «Beh, nel caso in cui avessimo a che fare con oggetti oscuri. Sapete quant'è ossessionato da tutte quelle cose oscure.»
 
«Forse allora dovresti cambiare il colore dei tuoi capelli» disse Harry con un sorrisetto. «Sono un po' troppo.. Luminosi.»
 
«Li odio quando iniziano a crescere.»
 
«Iniziano a crescere?»
 
«Harry, negli ultimi due anni sei cresciuto di dieci centimetri e sei diventato piuttosto piacevole. Ormai sei bello da far girare la testa.»
 
Harry arrossì. «Pensavo che avessi occhi solo per Remus.»
 
«Solo perchè una ragazza ha già ordinato la cena, non vuol dire che non possa dare un'occhiata al menù. Scommetto che hai un sacco di ragazze che ti corrono dietro, e anche un paio di ragazzi, perchè no.»
 
«Che cosa?»
 
«Oh, dimenticavo. Sei stato cresciuto dai Babbani - come mio padre. Hanno delle idee così obsolete. Non che alcuni maghi non lo siano, intediamoci.» Si chinò in modo cospiratorio e sussurrò: «Ho una sorta di fantasia sugli uomini bisessuali. In fondo, io posso dargli qualunque cosa vogliano.»
 
«Ninfadora, non credo sia il tipo di discorsi da fare a colazione.»
 
Tonks strizzò gli occhi in direzione di Molly. «Mi dispiace, signora Weasley.» Poi fece l'occhiolino ad Harry, che era ancora rosso scarlatto e, con suo grande sgomento, piuttosto turbato dalle immagini che le sue parole gli avevano evocato.
 
Fu lieto che Ron e Hermione scelsero proprio quel momento per apparire, Remus arrivò pochi istanti dopo. Dopo aver mangiato molto più di quanto avrebbe dovuto, andò in giardino con i due Auror e Remus, e si smaterializzò a Londra.
 
Kingsley e Tonks avevano tenuto la casa sotto sorveglianza per quasi tre giorni e nessuno si era fatto vivo. Nonostante questo, Harry era un po' preoccupato che qualcuno potesse essersi nascosto dentro. Quando arrivarono, rimase sorpreso nel scoprire che poteva vedere la casa. Naturalmente risultava ancora invisibile ai Babbani, ma senza la protezione di un Custode Segreto, ogni strega o mago, poteva vederla.
 
Shacklebolt si voltò a guardarlo. «Non credo che tu dovresti ancora entrare, Harry. Hai portato il tuo Mantello dell'Invisibilità, giusto?»
 
«Si, signore.»
 
«Mettitelo e rimani dall'altra parte della strada. Al primo segno di guai, smaterializzati di nuovo alla Tana.»
 
Mentre i tre iniziarono a salire i gradini, Harry improvvisamente li raggiunse e afferrò un braccio di Remus. «Aspettate. Ho un'idea.»
 
I quattro si infilarono in un vicolo mentre Harry gli spiegava il suo piano. Pochi istanti dopo, chiuse gli occhi e chiamò, «Kreacher, Dobby!» Con due deboli 'pop', entrambi gli elfi domestici apparvero davanti a lui, uno decisamente più felice dell'altro.
 
Kreacher mise il broncio mentre Dobby iniziò a chiacchierare. Harry alzò una mano per fermarlo. «Kreacher, voglio che tu entri in casa e scopra se c'è qualcuno dentro. Voglio che guardi se c'è qualcosa di diverso dall'ultima volta che sei stato qui.»
 
«A Kreacher non importa cosa vuole la feccia mezzosangue.»
 
«Non importa ciò che vuole Kreacher, io ti ordino di farlo.»
 
Kreacher si inchinò, sfiorando con il naso il pavimento. «Qualunque cosa il giovane padrone ci dice di fare, noi la faremo. Oh se la mia vecchia padrona sapesse, morirebbe di vergogna.»
 
«Basta, ora vai. E alla svelta. Torna qui e dimmi che hai scoperto.»
 
L'elfo scomparve ed Harry scosse la testa.  «A volte non vale la pena avere un elfo domestico.»
 
«Il signor Harry Potter ha chiamato Dobby? Dobby è qui per aiutarvi.»
 
«Oh, Dobby, ascolta, voglio che entri anche tu. Tieni d'occhio Kreacher. Assicurati che non provi a fare niente. Se vedi qualcuno, ritorna qui immediatamente e portaci tutti alla Tana. Mi hai capito?»
 
«Sì signore, Harry Potter, signore. Dobby farà quello che chiede» squittì, prima di scomparire anche lui.
Remus gli sorrise raggiante. «È stata un'ottima idea, Harry. Stai imparando a pensare prima di buttarti a capofitto nelle cose.»
 
«Buttarsi a capofitto nelle cose, uccide. Ne ho già avuto esperienza, da bastarmi per una vita intera.»
 
Dobby riapparve. «Non c'è nessuno in casa, Harry Potter.»
 
«Dov'è Kreacher?»
 
«Kreacher è un cattivo elfo domestico. Kreacher sta parlando alla donna vecchia e brutta nel ritratto.»
 
«Dobbiamo fare in fretta» disse Harry. «Voi due dovreste controllare la porta per assicurarvi che non ci siano fatture e maledizioni. Una volta dentro, dovremo fare prima di tutto l'incantesimo. In questo modo, se ci fossero incantesimi o qualcos'altro nella casa che allerti i Mangiamorte della nostra presenza, loro non saranno in grado di trovarla neanche se sanno dov'è.»
 
«Quand'è che sei diventato così intelligente?» chiese Shackelbolt con un tono di ammirazione nella voce.
 
«Credo derivi dal frequentare Hermione così tanto.»
 
«Controllerò io la porta» si offrì Tonks. «Una volta che sarà accertato che è tutto a posto, la aprirò ed entreremo tutti. Il prima possibile, mentre siamo ancora nell'ingresso Harry, tu dovrai cominciare a pronunciare l'incantesimo. Te lo ricordi?»
 
«Sì»
 
«Va bene, allora. Entriamo.»
 
Tonks risalì in fretta i gradini e pronunciò un certo numero di Incantesimi di Rivelazione sulla porta. Dopo essersi accertata che fosse sicuro, la aprì e la tenne aperta per gli altri. Nell'istante in cui Harry varcò l'ingresso, si tolse il Mantello dell'Invisibilità e cominciò a recitare l'incantesimo. Agitando la bacchetta esattamente come Remus gli aveva insegnato, osservò i bianchi filamenti di luce uscire dalla punta, mentre si avvolgevano intorno a lui e si fondevano con la casa stessa. Per un istante i fili ronzarono e pulsarono, poi divennero silenziosi e scomparvero.
 
Si alzò in piedi, chiedendosi se dovesse sentirsi, in qualche modo, diverso. «Tutto qui? Fatto?»
 
«C'è solo un modo per saperlo» disse Kingsley, attraversando la porta. «Io esco. Se non riesco a trovare la porta, uno di voi dovrà uscire e venirmi a prendere.»
 
Attesero un minuto e non accadde nulla. «Deve aver funzionato»  commentò Tonks. «Vado io a cercarlo.»
 
Quando lei non ritornò, Remus iniziò a preoccuparsi. «Harry, tu resta qui. Potrebbe esserci qualcun altro là fuori.» Mentre raggiungeva la porta, Harry iniziò a ridere. «Harry, non è divertente. Potrebbero esserci i Mangiamorte là fuori.»
 
«Aspetta, Remus. Aspetta solo un minuto,»  disse tirando fuori dalla tasca un pezzetto di pergamena. «Hai una piuma? O anche una penna babbana?»
 
Remus si frugò le tasche della giacca e tirò fuori una matita. «Ecco. A che ti serve?»
 
Harry rise ancora e scrisse sulla pergamena prima di strapparla in tre pezzi. «Tieni. È meglio che tu prenda questi.»
 
Lupin aprì la porta leggermente e sbirciò fuori. Sembrava tutto a posto, così uscì e chiuse la porta dietro di sé. Tonks e Kingsley erano in piedi, in strada, e lui si precipitò verso di loro. «Che c'è che non va?»
 
«Se siamo noi i maghi più brillanti nella nostra fazione, siamo in un mare di guai,»  disse Tonks, osservando l'edificio.
 
Remus si girò e guardò il punto che lei stava osservando. Vide una fila di case, tutte uguali. Abbassò le spalle in un gesto rassegnato. «Apparentemente non siamo noi i maghi più brillanti. Ma penso di conoscerne uno»  disse, porgendo a ognuno di loro una striscia di pergamena. Aprendo la sua, lesse: L'Ordine della Fenice può essere trovato al numero dodici, Grimmauld Place, Londra, e la vecchia casa apparve di fronte a loro.




Note della traduttrice: sono molto felice che molti di voi abbiano aggiunto la storia nelle seguite/preferite. Mi raccomando continuate a recensire! :)

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Capitolo 5
*** Wedding Daze ***


 

Capitolo 5: Wedding Daze

 

La casa era triste e deprimente come Harry la ricordava. Anche se era stata usata per le riunioni nel corso dell’ultimo anno, lui c’era stato soltanto una volta, e le camere, ad eccezione della cucina, erano cadute in disuso. Polvere e ragnatele avevano cominciato a diffondersi di nuovo e le finestre sembrava che non fossero mai state pulite da lui e dai suoi amici solo un anno e mezzo fa.
 
Poteva sentire la voce di Kreacher provenire dall’atrio, stava raccontando alla signora Black l’orribile situazione del mondo. Se non fosse stato sicuro della reazione di Hermione, avrebbe ucciso quell’essere orribile. Muovendosi verso l’ingresso con Remus al seguito, afferrò un lato della pesante tenda e incominciò a coprire la ora urlante donna. «Dobbiamo liberarci di lei»
 
«Vorrei che fosse così semplice»
 
«Allora, da dove cominciamo, Remus? Vuoi perlustrare la casa?»
 
«Mi sentirei più sicuro se lo facessimo, Harry, ma voglio che tu rimanga in cucina fino a quando non abbiamo controllato. Abbiamo più esperienza nel rilevare incantesimi e oggetti oscuri, e potrebbero essere ovunque»
 
«Sapevo che sarebbe stato un errore mostrarvi la profezia»
 
«Harry, anche senza la profezia sarebbe stato un compito troppo rischioso per te. Non dubito che tu lo possa fare, ma noi abbiamo più esperienza e quindi siamo meno in pericolo. Tu hai il tuo compito da svolgere; ti prego lasciaci fare il nostro»
 
Harry sapeva che Remus aveva ragione, ma lo irritava lo stesso. Ora che più persone sapevano che era l’unico che avrebbe potuto sconfiggere Voldemort, lo avrebbero protetto ancora di più. Era fastidioso, ma capiva. Ma c’era più di quello. «In realtà, Remus, la profezia dice che sono l’unico che può uccidere Voldemort, ma dice anche che lui è l’unico che può uccidere me, quindi sarebbe più sicuro per me perlustrare la casa rispetto agli altri»  disse, allungandosi verso una sfera di vetro poggiata sul tavolo del salone.
 
«E come fai a sapere che la sfera non è una Passaporta che ti porterà direttamente da Voldemort?»
 
Le sue dita si fermarono a pochi centimetri dalla superficie liscia «Non lo so»
 
«Giusto. Ma io so che non lo è. È questo il punto. Ora, andiamo in cucina. Ti insegnerò l’incantesimo da mettere sulle pergamene con l’indirizzo in modo che sia leggibile solo al destinatario e che si distruggerà una volta letto. E' necessario compilare un elenco di quelli che desideri siano in grado di trovare la casa e incantare un pezzo di pergamena per ognuno»
 
La preparazione dei fogli di pergamena tenne occupato Harry mentre gli altri perlustravano. Alla fine tornarono in cucina.
 
«Niente» annunciò Kingsley.
 
«Nulla, neanch’io» concordò Remus.
 
«Io si»
«Cosa? Che cosa hai trovato?»
 
«Qualcuno è stato qui, e recentemente»spiegò Tonks «C’è un residuo magico in una delle stanze da letto al primo piano. È fresco, direi massimo ieri. Ci sono alcuni capelli lunghi neri sul cuscino. Li aggiungeremo alla Polisucco quando torneremo al Ministero e scopriremo chi è»
 
«Se fosse Piton, non credo che vorresti andare in giro per il Ministero con il suo aspetto»suggerì Harry.
 
«Vero. Proverò a casa, allora»
 
«Bene»disse Kingsley «chiunque sia stato non è qui ora, e non sarà in grado di tornare a meno che Harry non lo inviti. Potrà diffondere la notizia che abbiamo riavuto indietro la casa, ma non sarà in grado di trovarla e di sfruttare questa novità.»
 
«Credo che abbiamo finito, allora. Harry, hai le pergamene?»
 
«Si, sono proprio qui, Remus. Prendi queste per gli Weasley e Hermione e Fleur. Puoi informarti se la McGrannit può distribuire il resto?»
 
«Certamente. Questa è la lista?»
 
«Si. Penso ci siano tutti»
 
«Mundungus Fletcher non c’è»
 
«Ha rubato delle cose dalla casa e le ha vendute»disse Harry, con sguardo determinato.
 
«Ma, Harry…»
 
«E' ancora sotto chiave, Remus. Ne discuteremo quando uscirà» disse Tonks con calma.
 
«Ti sei dimenticato di Ginny Weasley»
 
«Lo so»
 
«Harry?»
 
«Questo è un luogo per incontrarci con l’Ordine, Remus, ma è anche casa mia. Non voglio che possa entrare senza il mio permesso»
 
«Suppongo che tu non sia disposto a spiegarmi il perché»
 
«No, infatti. È personale»
 
«Agli Weasley non piacerà»
 
«I Weasley sanno il perché. Se c’è una situazione di emergenza, e hanno bisogno di un posto sicuro, lei può venire con uno di loro. Se sono tutti qui per un incontro, e c’è qualcuno che la tiene d’occhio, la farò entrare. Altrimenti, no»
 
«Spero tu sappia cosa stai facendo»
 
«Lo so, Remus. Non è una stupida lite tra amanti»
 
«Va bene, allora. Vogliamo andare?»
 
«Ancora una cosa, Kreacher! Dobby!»i due elfi domestici apparvero «Kreacher, voglio che tu rimanga qui. Non devi uscire di casa se non ti chiamo, e devi venire direttamente da me. Non prendere nulla dalla casa; non distruggere nulla in casa. Se ti ricordi come si fa, puoi pulire. E non parlare con il ritratto della tua vecchia padrona»
 
Il vecchio elfo domestico sembrava arrabbiato e mormorò qualcosa sottovoce «Kreacher serve il suo padrone, la feccia mezzosangue»
 
«Dobby. Tu puoi tornare a Hogwarts. Ora»disse, voltandosi verso gli altri «direi che siamo pronti»
 
«Che cosa hai intenzione di fare con questo orribile elfo?»chiese Tonks.
 
«Kreacher? Non lo so. Onestamente, a volte vorrei che morisse così potremmo farla finita.»
 
«Ti capisco. Bene, andiamo allora»  

***

 
La settimana e mezzo seguente volò. Harry amava trascorrere il tempo con i suoi migliori amici in un ambiente tranquillo dove potessero uscire e andare in giro, ma Molly trovava sempre qualcosa da fargli fare. il giardino non era mai stato così scombro dagli gnomi, e tutto l’interno della casa brillava per l'eccessiva pulizia.
 
Il matrimonio di Bill e Fleur fu bellissimo. Naturalmente Harry non era mai stato ad un matrimonio prima di allora, quindi lo poteva solo supporre, ma la signora Weasley si era superata (anche grazie all'aiuto di Hermione). Il giardino della Tana era stato trasformato in un paese delle meraviglie con sculture di ghiaccio e striscioni colorati recanti gli stemmi di entrambe le famiglie. Se gli era concesso ammetterlo, era un po’ esagerato, ma comunque, era molto alla Weasley.
 
La preside McGrannit aveva inviato degli elfi domestici affinchè potessero aiutare con il cibo e la Gringott aveva addirittura permesso ai dipendenti del reparto di Bill di prendersi ferie per l’occasione. Gli Auror erano di vigilanza lungo il perimetro, a causa dei numerosi potenziali obiettivi presenti alla festa, anche se data la presenza di tutti quei folletti d’alto rango, era improbabile che anche Voldemort in persona si arrischiasse a sconvolgere quel giorno. La miscela di linguaggi e di creature magiche si aggiunse al tripudio di colori e di ghiaccio. Tutto il resto, però, fu completamente oscurato dalla comparsa della sposa.
 
Fleur era la donna più bella che Harry avesse mai visto. Avvolta in una veste candida, con la tiara della famiglia Weasley posata sui suoi setosi lunghi capelli biondi, era una visione. Il viso di Bill riusciva a distrarre qualcuno dalla sposa, ma per quelli che lo conoscevano, era un ulteriore segno della sua unicità e del suo coraggio. Insieme irradiavano amore e unità. Il mondo magico ne aveva bisogno in quel momento.
 
Naturalmente, l’unità non fu universale quel giorno, a casa Weasley. Uno spazio di quelle dimensioni poteva a malapena gestire così tante donne dalla forte personalità; quando la madre e la nonna di Fleur si aggiunsero alla miscela di Molly, Minerva e Hermione, erano destinate a volare scintille. Ma anche quelle furono rapidamente spente.
 
Il momento più difficile fu quando arrivò la famiglia della sposa. La sorella di Fleur, Gabrielle, si precipitò ad abbracciare Harry, strillando e baciandolo sulle guance. Ginny si lanciò di scatto e quasi fece a pugni con l’ignara ragazza. Fred e George dovettero trascinarla via, e Molly divenne rosso barbabietola e inciampò nelle sue stesse parole nel tentativo di scusarsi. La signora Delacour si precipitò ad assicurarsi che sua figlia stesse bene, e le due matrone rimasero faccia a faccia per un po’. Harry si rese conto che, nonostante l’eleganza della donna francese, e il cipiglio scontroso della signora Weasley, non c’era scelta migliore che avrebbe potuto fare per una madre surrogata.
 
«Scusami ‘Arry. Non sapevo che Ginny stesse con te»
 
«Non stiamo insieme… E' solo un po’, ehm, beh…»
 
«Ginny ha una piccola cotta e reagisce in modo eccessivo»si intromise la signora Weasley.
 
«Avrebbe potuto ferir la mon petit Gabrielle»
 
 «E' stata mandata in camera sua. Non la vedrete qui in giro, eccetto per la cerimonia.»Disse la signora Weasley, indicando chiaramente che l’argomento era chiuso.
 
«E' maledettamente ossessionata»mormorò Ron.
 
«Ronald Weasley, non parlare in quel modo di tua sorella»
 
«Mi dispiace, mamma»
 
Alla fine le due donne si allontanarono per incontrare gli altri ospiti, lasciando Ron, Hermione, Harry e Gabrielle a parlare. Gabrielle raccontò di Beauxbatons e chiese di 'Ogwarts'. Harry pensò a come dovesse essere bello frequentare una scuola dove non ci si doveva preoccupare che Voldemort interrompesse l'anno scolastico.
 
La cerimonia fu semplice. Tutti i fratelli di Bill e Harry si trovavano accanto a lui, formando una grande schiera di testimoni dello sposo. Hermione, Ginny, Gabrielle e tre amiche di Fleur di Beauxbatons stavano con lei. Arthur e il padre di Fleur officiarono il rito, pronunciando simultaneamente gli incantesimi in inglese e francese. E quando ebbero finito, Bill e Fleur si unirono nel bacio più mozzafiato che Harry avesse mai visto.
 
Come al solito, Harry evitò le danze, anche se mangiò più di quanto immaginasse fosse possibile. Assaggiò lo champagne per la prima volta (ammettendo in privato con Ron che preferiva la Burrobirra) e chiacchierò con più persone di quante ne avesse mai conosciuto fino ad ora. Gli amici di Gabrielle e Fleur avevano sentito parlare del ‘Ragazzo-che-è-sopravvissuto’ e delle sue imprese nel Torneo Tremaghi. Più di una volta, Harry desiderò essere qualcun altro.
 
Bill e Fleur alla fine riunirono tutti per salutare prima di smaterializzarsi in Grecia per la loro luna di miele. Le streghe single si riunirono quando Fleur gettò il bouquet alle sue spalle. Lo prese Ginny. Harry sospirò e abbassò la testa quando lei si girò verso di lui, ma Charlie la intercettò ‘Meglio lui di me’ pensò Harry ‘Se può gestire i draghi, dovrebbe essere in grado di cavarsela con lei'.
 
Il ricevimento continuò senza gli sposi. Harry non vide molto Harmione e Ron, ma quando si incontrarono, il trio si sedette sotto un albero a parlare. Decisero di trascorrere i due giorni seguenti ad aiutare a ripulire il disordine lasciato dalle centinaia di ospiti e poi partire per Godric’s Hollow il martedì dopo. Harry e Hermione avrebbero lasciato la maggior parte delle loro cose nella stanza di Ron, prendendo solo ciò di cui avrebbero avuto bisogno per una permanenza di pochi giorni.
 
Harry in realtà non sapeva il perché, ma era sicuro di doverci andare. Remus si offrì di accompagnarli e loro accettarono, ma solo per uno o due giorni. Gli avrebbe mostrato dove erano sepolti i suoi genitori e li avrebbe aiutati a sistemarsi in un posto sicuro che apparteneva ad un amico. Dopo di che, sarebbero stati soli. Era un po’ scoraggiante, ma Harry sapeva che prima avesse iniziato prima avrebbe finito, in un modo o nell’altro.
 
***
 
Draco Malfoy guardò attraverso le sbarre i volti dei suoi vecchi amici. Erano stati portati lì per ridicolizzarlo, e per mostrargli cosa succede a chi fallisce. Beh, a quelli che falliscono e non vengono uccisi.
 
Nott lo guardò compiaciuto «Così, il grande Draco Malfoy ha finalmente trovato il suo posto»sogghignò.
 
Pansy lo guardò disgustato «e pensare che ero fidanzata con te. Fortunatamente, hai mostrato quel che veramente vali prima che ci sposassimo. Puzzi, Draco. Posso sentirlo da qui. Puzzi»
 
Tiger e Goyle sembravano semplicemente patetici con i loro capelli tagliati male e i loro corpi smisurati. Sembravano contenti di portare il marchio sulle loro braccia. Qualunque fosse il compito assegnato loro, apparentemente dovevano aver avuto successo. Si chiese se fossero riusciti anche a pensare, prima di agire.
 
Blaise, però… Blaise sembrava si sentisse come Draco. Non sembrava godere del suo insuccesso. E lui, a differenza degli altri, aveva le mani intrecciate dietro la schiena, nascondendo il mostruoso marchio, che Draco sapeva essere lì. «Malfoy»disse, con un cenno del capo.
 
Rookwood era con loro. Gli puntò contro la bacchetta e Draco seppe cosa stava per succedere. Era troppo indebolito dalla mancanza di cibo, anche solo per rannicchiarsi, quando la maledizione lo colpì, e lui urlò di dolore, sentendo il suo corpo abbandonarsi a quella sensazione di migliaia di coltelli che gli dilaniavano la pelle.
 
Sarebbero tornati più tardi  e gli avrebbero lanciato un rapido Gratta e Netta, e l’elfo domestico gli avrebbe portato la sua magra cena. Fino ad allora, sarebbe rimasto sdraiato sul pavimento tra i rifiuti, a ricordare lo sguardo dei suoi amici mentre lo guardavano:  Nott affascinato, Parkinson con disprezzo, Tiger e Goyle con mancanza di comprensione, e Blaise…  Blaise che si sforzava di tenere gli occhi aperti, così da non essere il prossimo.
 
Quanto tempo era rimasto lì?
 
Se si fosse addormentato, avrebbe rivisto di nuovo il volto di sua madre? L'avrebbe vista distogliere lo sguardo quando il Signore Oscuro torturava suo figlio? Era un rischio che era disposto a correre. L’ho aveva già visto diverse volte. Non si preoccupò nemmeno di trascinarsi sul lettino nell’angolo.
 
 
 
 
Note: Questo capitolo è stato tradotto da semplicemente_io che si è gentilmente offerta di aiutarmi in questa vicenda, grazie! Io l'ho solamente revisionato.

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