Cena a casa di Christie

di telesette
(/viewuser.php?uid=101298)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Classe 1999 è un film di fantascienza prodotto nel 1989, diretto da Mark Lester. La trama è la tipica di un B-Movie, il quale però si distinse all'epoca tra gli appassionati del genere per il chiaro riferimento all'assai più celebre Terminator. La storia in sé è abbastanza semplice: 
In un futuro alternativo ( ricordiamoci che il film è uscito nel 1989 ), il liceo Kennedy di Seattle è al centro di una "zona di guerra" tra bande di teppisti armati di mitragliette e artiglieria di ogni genere. La Mega-Tech, un'importante ditta di meccanismi cibernetici, propone di utilizzare degli androidi da combattimento e riprogrammarli per svolgere il ruolo di insegnanti. Purtroppo il progetto fallisce e gli studenti si ritrovano dunque a dover fronteggiare tre inarrestabili macchine per uccidere.

 

 

Cena a casa di Christie
immagini tratte da internet

 

- Stai scherzando, spero?

Cody non riusciva a credere che Christie stesse parlando sul serio. Tuttavia, a giudicare dal sorriso allegro sulle sue labbra, la ragazza gli aveva posto quell'invito tanto sinceramente quanto ingenuamente.

- Andiamo, Cody, non fare quella faccia!
- Vuoi chiedere a tuo padre, che per inciso è anche il preside, il permesso di invitarmi a cena a casa vostra... Secondo te, che faccia dovrei fare?
- Beh, non ti ho invitato ad un funerale, è solo una cena!
- Oh, certo, l'ideale per farsi passare l'appetito!

Prima che Cody potesse allontanarsi lungo il corridoio, Christie lo trattenne per il braccio.

- Cody, ti prego - esclamò. - Non voglio metterti a disagio, è pur sempre mio padre; è vero, non ha una buona opinione di te ma solo perché non ti conosce; sono certa che, se gli dai almeno una possibilità, cambierà idea sul tuo conto!
- Christie...
- Per favore!

Cody sospirò rassegnato, prima di annuire con un cenno del capo.
Non poteva certo dire di no agli occhioni azzurri di Christie, specie quando questi lo supplicavano, cosicché si disse d'accordo a seguirla proprio nella tana del lupo... ovvero l'ufficio del preside Langford.
Come previsto da Cody, l'uomo storse visibilmente il naso non appena lo vide mettere piede nella stanza.
Agli occhi di Miles Langford, Cody Culp era solo un giovane ex-criminale in libertà vigilata.
Nient'altro che un poco di buono.
Uno che aveva già "bruciato" la sua unica possibilità di vivere onestamente.
Già il fatto che sua figlia andasse in giro assieme a costui, era motivo più che sufficiente per procurare all'austero genitore un insostenibile fastidio. Figurarsi poi, non appena Christie glielo propose, come accolse l'idea di ritrovarsi quella specie di teppista in casa sua.

- Come dici, tesoro? - chiese Langford, sgranando gli occhi incredulo. - Vuoi... Vuoi invitare a cena questo ragazzo, a casa nostra?
- Sai, in genere funziona così, papà: si invita un ospite a casa, si aggiunge un posto per lui a tavola, e si ordina tutto in rosticceria sperando che non se ne accorga...
- S... Sì, certo, capisco - borbottò Langford, cercando di mascherare il più possibile il suo disappunto. - E' che ci siamo appena trasferiti, la casa è ancora da sistemare, e non mi sembra opportuno avere ospiti a cena...
- Papà, te ne avevo parlato la settimana scorsa ed eri d'accordo!

Lo sguardo del preside passò prima su Cody, squadrandolo da capo a piedi come se fosse un degenerato, poi di nuovo sulla figlia. Evidentemente la cosa non gli andava a genio, questo era chiaro, tuttavia non riteneva opportuno urtare la sensibilità di Christie con i suoi dubbi.

- Va bene, se ci tieni, non ho nulla in contrario - disse l'uomo con un sorriso forzato.
- Grazie, papà - sorrise lei, scoccandogli un rapido bacio sulla guancia.
- Torna in classe, adesso - concluse Langford, più che altro per poter scambiare due parole in privato con quel bellimbusto borchiato di Culp. - Lasciami parlare un po' con questo... questo giovanotto!

Cody evitò saggiamente di fare scenate ma, non essendo affatto uno stupido, aveva già una chiara idea del discorsetto che costui intendeva fargli. Langford accompagnò sua figlia alla porta, abbracciandola prima di farla uscire, dopodiché chiuse la serratura a chiave e si voltò a fissare Cody con uno sguardo a dir poco gelido.

- Prego, accomodati - disse, indicandogli la sedia di fronte alla scrivania.

Cody obbedì senza fiatare, ricambiando l'occhiata dell'uomo con un'espressione impassibile. Langford si avvicinò dunque alla finestra, scegliendo attentamente le parole più indicate, per giungere subito al punto della questione senza tuttavia trascendere dalla sua rigida posizione di preside ed educatore.

- Mettiamo subito le cose in chiaro - esclamò l'uomo con voce atona ma decisa allo stesso tempo. - Ho letto la tua scheda, Culp: furto con scasso, droga, possesso di armi da fuoco illegali... Sei in libertà vigilata, dopo aver scontato alcuni mesi di carcere preventivo, e sei potenzialmente un criminale!
- Vedo che è informato, signore!

Langford aggrottò severo le sopracciglia.

- Quando il Ministero dell'Educazione mi ha assegnato il posto di responsabile in questa scuola, sapevo esattamente con che genere di persone avrei avuto a che fare; questo quartiere è una zona smilitarizzata, dove ognuno si fa la legge per conto suo, e la maggior parte degli studenti sono sulla lista nera delle forze dell'ordine!
- Non siamo certo una scuola di Oxford - fece Cody sarcastico.
- Cerca di non fare lo spiritoso con me, ragazzo - sottolineò Langford, puntando l'indice contro Cody con fare minaccioso. - La media giornaliera dei crimini, dentro e fuori le mura di questo liceo, è abbastanza da sommergere la mia scrivania di scartoffie; posso chiudere un occhio per chi è in via di correzione, accettandone la buona volontà e l'impegno, ma questo è quanto!
- Ha finito?
- No, Culp, ho appena cominciato!

La voce di Langford era priva di rabbia e di collera, ma questo non la rendeva certo rassicurante.
Cody conosceva perfettamente il tipo: un bravo funzionario di stato, ligio e attento al dovere come alle regole, con un grado di tolleranza pressoché minimo per tutti quelli che non corrispondevano ai requisiti della sua stessa condizione sociale...
Un classico sputasentenze, insomma.

- Io non so che cosa ti passa in quella testa, e non voglio neppure sapere cosa farai del tuo futuro, ma non ti permetterò di rovinare mia figlia!

La reazione di Cody fu dettata logicamente dall'istinto.
Con uno scatto, balzò in piedi e spinse indietro la sedia con stizza.
Langford non fece una piega, rimarcando invece quanto appena detto con più fermezza e autorità di prima.

- Christie è ancora giovane, e le ci vorrà tempo per imparare a conoscere le persone; al momento non posso imporle il mio consiglio, perché è necessario che apra gli occhi da sola, tuttavia non permetterò che soffra per colpa di un delinquentello da quattro soldi... Sono stato abbastanza chiaro ?!?

Fosse stato ancora più impulsivo di quanto già era, Cody gli avrebbe senza dubbio risposto senza mezzi termini di ficcarsi i suoi buoni propositi da dove gli erano usciti.
Tuttavia sapeva perfettamente che era inutile.
Discutere con Langford era tempo perso, anzi, rischiava addirittura di tornare in penitenziario a dividere la cella con i detenuti del braccio A.
Per il momento almeno, l'unica cosa che gli conveniva era sforzarsi di fare buon viso a cattivo gioco.

- Chiarissimo, signore - rispose.

Langford annuì.

- Riprenderemo la questione stasera, a cena - aggiunse l'uomo sottovoce. - Se mia figlia ti trova simpatico, può anche darsi che io mi sbagli sul tuo conto, non lo so... Posso però assicurarti che ti terrò d'occhio e, alla prima mossa falsa, il tuo destino sarà un biglietto di sola andata per il carcere federale!
- Posso andare, ora?
- Sì, torna in classe!

Langford riaprì la porta, sempre scrutando Cody di traverso, mentre l'altro si allontanò dal suo ufficio senza dire una parola.
Il padre di Christie si era già fatto un'opinione di lui, senza neppure sforzarsi di conoscerlo, erano sufficienti le carte e le firme della polizia per stabilire chi fosse realmente Cody Culp...
Solo uno squallido criminale, come quasi tutti lì, e nessuno avrebbe persuaso Langford del contrario.

 

( continua )

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Christie si diede molto da fare, per organizzare quella serata nel migliore dei modi.
Il salotto, la tavola, la cena del ristorante già pronta e coperta nel vassoio per essere servita... Tutto si poteva dire perfetto, insomma.
Ad eccezione di una cosa.
Suo padre non aveva più spiccicato neanche una parola, da che era rientrato a casa. Evidentemente non gli andava giù l'idea che Cody cenasse con loro. Christie era troppo ottimista: non sarebbero certo stati un po' di fiori e una tavola imbandita a far cambiare opinione a suo padre; per lui Cody era e rimaneva un poco di buono, una persona da evitare come la peste, e non sarebbe stato facile fargli cambiare idea.
Improvvisamente suonò il campanello.

- Vado io!

Christie si guardò un momento nello specchio dell'ingresso, prima di aprire la porta, e si passò frettolosamente un dito sulle labbra tinte di rossetto. Per lei era molto importante che Cody e suo padre avessero modo di parlarsi, di conoscersi meglio l'un l'altro, e soprattutto di capirsi e comprendersi. Chissà magari, vedendola un po' più carina del solito, entrambi si sarebbero lasciati andare ad una conversazione leggera e priva di ostilità.
Almeno così sperava.
Cody si presentò sulla soglia, vestito come al solito, con la grossa moto scura parcheggiata nel vialetto e una bottiglia di vino sottobraccio. Senza neppure lasciargli il tempo di entrare, Christie gli passò le braccia attorno al collo e gli schioccò un bacio frettoloso. Cody arrossì, cogliendo con la coda dell'occhio l'espressione accigliata con cui Miles Langford lo stava osservando, dopodiché si sciolse piano dall'abbraccio della fidanzata e le porse garbatamente il vino.

- Non ti dovevi disturbare - osservò Christie.
- Ma no, che dici, è il minimo...
- Spero che tu non l'abbia rubato - commentò gelido Langford con voce bassa.
- Papà !!!

Nonostante Christie fosse scandalizzata, sia per l'insinuazione che per la freddezza del genitore, Cody le lasciò intendere con un cenno che era tutto a posto.
Non era il caso di adirarsi, specie per un colpo basso come quello.
Tuttavia c'era da augurarsi che Langford non esagerasse, altrimenti la serata rischiava di cadere inevitabilmente.

- Ho ancora lo scontrino in tasca - spiegò Cody, mantenendosi il più possibile calmo e tranquillo, sostenendo perfettamente lo sguardo di Langford con aria di sfida. - Ma se vuole, può telefonare al negozio... signore!

Langford accusò la pronta risposta di Cody, senza battere ciglio.
Impassibile.
Gli occhi azzurri pieni di supposta superiorità, come era abituato del resto, e certo non si sarebbe mai abbassato allo stesso livello di un giovane teppista strafottente.

- Che dite... ci mettiamo a tavola?

L'intervento provvidenziale di Christie, seppur momentaneamente, sembrò funzionare.
Cody e Langford si sedettero, uno di fronte all'altro, senza più proferire parola.
Christie fece il giro, così da servire entrambi, e prese posto a capotavola onde gestire meglio la situazione.
Per circa tutta la durata della cena, a parte qualche lieve occhiata in cagnesco, i due non fecero o dissero nulla.
Finiti sia gli antipasti che il primo, Christie scivolò alle spalle di Cody per sussurrargli che forse era il caso che dicesse qualcosa per rompere il ghiaccio.

- Che cosa dovrei dire? - chiese il ragazzo sottovoce.
- Non lo so, inventati qualcosa: fatti vedere interessato, parla di te... qualunque cosa, insomma!

Da principio, Cody non sapeva assolutamente cosa dire.
Se avesse cominciato a parlare della casa e dell'arredamento, Langford lo avrebbe fatto arrestare immediatamente, con l'accusa di: "meditato tentativo di furto".
Non era neppure il caso di parlare del suo soggiorno in penitenziario, che oltretutto Langford conosceva sin troppo bene.

- Posso... Posso chiederle una cosa, signore?
- Non siamo a scuola - sottolineò Langford con indifferenza. - Qui non sono il tuo preside, non devi chiamarmi "signore" e, per inciso, puoi chiedere liberamente!

Cody inghiottì amaro, prima di sciogliersi la lingua.

- Com'è che ha scelto di diventare preside proprio al Kennedy? Voglio dire... Ci sono un mucchio di altri licei che...
- Culp - lo interruppe Langford, subito dopo essersi sciacquato la bocca col vino. - Anche se probabilmente ti sembrerà strano, io non sono un "mostro" di intolleranza: non nutro simpatia per chi infrange le regole, ma ho a cuore l'educazione di ogni giovane studente a me affidato; sono stato assegnato al Kennedy, proprio in virtù delle mie convinzioni morali, e mi sono fatto carico di ristabilire in quella scuola il puro e semplice concetto di "disciplina"...
- Auguri, allora - fece Cody sarcastico. - Forse non se n'è accorto ma, fuori o dentro le mura di quella scuola, presidi e professori non contano molto!
- Questa è la tua opinione - puntualizzò Langford calmissimo. - Io invece sono convinto del mio ruolo di educatore, e conto di lasciare un esempio concreto, affinché tutti abbiano le stesse opportunità di farsi una posizione nella vita!
- Proprio "tutti", ne è sicuro?

Langford fece per replicare ma, rammentando come lo aveva apostrofato duramente in ufficio, non poteva certo far finta di nulla come un ipocrita.

- Ammetto di non essere infallibile, posso commettere anch'io i miei errori, ma se sbaglio sono pronto a riconoscerlo... e a rimediare, per quanto possibile!
- Non si offenda ma, a vederla, non dà proprio questa impressione!
- La vostra è una scuola difficile, Culp - si affrettò a puntualizzare Langford, buttandosi sulla difensiva. - Posso sembrare severo, non lo metto in dubbio, tuttavia mi vanto di essere un uomo giusto e ragionevole!

"Anche un po' stronzo", pensò Cody.

- Mi dica, signore - proseguì Cody, allungando la mano per prendere il sale da versare sulla bistecca. - Se un tizio le punta contro una pistola, oppure la minaccia con un coltello, cosa crede sia meglio fare... pensa sia sufficiente dirgli di fare il bravo bambino?
- Non credo di capire cosa intendi...
- La verità, signor Langford, è che quelli come lei possono ben poco, in un mondo dove ognuno si fa le regole per conto suo - esclamò Cody, facendosi serissimo in volto. - La prego, non mi fraintenda: è ammirevole credere di poter cambiare le cose con la buona educazione ma, per come ho visto ed imparato sulla mia pelle... i buoni propositi, in questo mondo, non contano un cazzo!

Langford sbarrò gli occhi.
Possibile che Culp si permettesse di fare lezione a lui in casa sua?
Christie si premette le mani contro la bocca, come se temesse la reazione del padre, tuttavia Miles Langford si limitò a riprendere la saliera e a strofinarla ben bene col tovagliolo, quasi fosse infettata.

- Non sono un appestato, signore - sottolineò Cody, chiaramente irritato da quel gesto.
- Mi dispiace per te, ragazzo, lo dico sinceramente - tagliò corto Langford, guardandolo dritto negli occhi. - Anche se non pretendo di capire fino in fondo il tuo problema con la società e le sue regole, non posso certo accettare né la tua visione così estremista e negativa né tantomeno il tuo modo di esprimerti... e se vuoi continuare a frequentare mia figlia, farai anche bene a cambiare il tuo atteggiamento!

Ovviamente non si trattava di un consiglio, bensì di un ordine preciso.
Cody capì subito che era inutile, che cercare di discutere con lui era solo tempo perso, ma ugualmente non accettava di farsi mettere a tacere come un idiota.
Langford poteva anche fargli sentire il peso della sua autorità, dentro e fuori della scuola, ma non poteva assolutamente sostenere che tutta la merda inghiottita da Cody negli anni ( la fame, la droga, la violenza, la prigione, etc. ) fosse solo il frutto delle colpe e degli errori di un adolescente disturbato.
Evidentemente Langford viveva nell'utopistica idea che tutto fosse rose e fiori.
Che i giovani criminali del Kennedy avessero tutto da imparare e niente in grado di giustificarli.
Una volta compreso il vero senso di quelle parole, dietro a tutto il velo di perbenismo ed ipocrisìa, il giovane non fu più in grado di reprimere la propria collera.

- Sa cosa le dico, signor Langford - urlò Cody con rabbia, malgrado l'inutile tentativo di Christie per trattenerlo. - Può prendere tutti i suoi buoni propositi, da ovunque le siano usciti, e ficcarseli nel culo !!!

Ciò detto, senza neppure degnare Christie di uno sguardo, Cody spinse via la sedia con un calcio e uscì fuori da quella casa con la ferma intenzione di non rimetterci mai più piede.

- Cody, ti prego, aspetta...

A nulla valsero le suppliche e le lacrime.
Christie inseguì Cody fin dove questi aveva parcheggiato la moto e, non appena questi affondò il gas con un rombo assordante, lo vide scomparire come un indemoniato nella notte.
Purtroppo l'idea non aveva funzionato.
Christie sapeva perché Cody era scoppiato così, non era stupida, e proprio per questo soffriva enormemente al pensiero di non poterlo aiutare come voleva.
Lei e Cody appartenevano a due realtà completamente diverse.
Suo padre, forse, non avrebbe mai visto il buono di Cody.
Era troppo convinto nella ferrea assolutezza della sua logica, per poter accettare che un misero ex-delinquente in libertà vigilata avesse ragione. Cody Culp non aveva trascorso i suoi anni dietro ad una scrivania, trattando persone e cose solo sulla base dei documenti e delle statistiche. Vivere nella Zona Franca significava: adottare ognuno la propria legge, rubando e commettendo reati per sopravvivere, se necessario...
E Cody questo lo sapeva, laddove Miles Langford semplicemente rifiutava di saperlo!

 

( continua )

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terza Parte ***


L'indomani Christie fece per andare a scuola, come sempre del resto, anche se la sua testa era da tuttaltra parte.
Se Cody aveva avuto la sfrontatezza di dire in faccia a suo padre quello che pensava, certo anche questi non le aveva risparmiato una sgridata senza precedenti.
Era stato sin troppo categorico.

- Se vedo che frequenti ancora quel ragazzo - aveva detto, subito dopo che Cody se n'era andato. - Tu torni alla scuola di Mixan, non ci sono discussioni...

E così Christie non aveva neanche potuto aprire bocca.
Suo padre non avrebbe mai approvato il sentimento tra lei e Cody.
Il problema adesso, dopo la sfuriata di ieri sera, era come poteva fare per chiarire le cose col fidanzato?
Cody era fatto così: da buono e sensibile che era, se lo prendevano di petto, si trasformava completamente; di rado era disposto a tornare su una questione, se ne andava della sua dignità; probabilmente anzi, dopo essere scappato via in quel modo l'altra sera, poteva anche non avere più intenzione di vedere nemmeno lei.
Mentre rimuginava su questo, d'un tratto, Christie si sentì afferrare il polso da dietro le spalle.

- Cody - esclamò stupita, trovandosi faccia a faccia proprio con lui.
- Christie, ascolta, mi dispiace - fece Cody, chiaramente sincero. - Non volevo alzare la voce con tuo padre, dico davvero, ma non ce la facevo più a sopportare il modo in cui mi guardava...
- Guarda che lo so benissimo questo - sottolineò Christie con evidente irritazione. - Perché pensi che ti sia corsa dietro? Anche a me dispiace, speravo che la serata funzionasse diversamente ma... Senti, ho sbagliato, okay? E' stata un'idea stupida, non dovevo insistere per farvi conoscere!
- Ma tu non c'entri niente - aggiunse in fretta Cody. - Tuo padre mi considera solo sulla base dei suoi documenti, questa è la verità, non ha senso illudersi che cambi idea!
- Ma non è giusto - protestò lei vivamente. - Se solo si sforzasse di conoscerti un po' di più, se solo...
- Non lo farà, Christie - sottolineò Cody amaramente. - Guardiamo le cose come stanno: a lui non gliene frega niente, se faccio ancora parte dei Blackhearts o meno; sono in libertà vigilata, con una fedina penale lunga così; anche se fossi lo "studente-modello"di tutto il Kennedy, per tuo padre sono e resterò sempre un poco di buono!

Christie tacque.
Purtroppo Cody aveva ragione da vendere, lo sapeva anche lei, ma era una realtà troppo difficile da accettare. Oltretutto, se suo padre li avesse visti in quel momento, non avrebbe certo esitato nel mettere in atto le sue minacce.

- Christie guardami - esclamò Cody serissimo. - Lo so che non è una situazione facile, soprattutto per te, me ne rendo conto!
- Cody, io... io non so cosa dirti... E' mio padre!
- Lo so, lo capisco - annuì. - Quel che mi preme adesso sei tu, non tuo padre, solo e soltanto tu!

Christie provò a mormorare qualcosa, ma le parole le morirono in gola.
Gli occhi di Cody erano fin troppo chiari, circa i suoi sentimenti, per questo lei soffriva enormemente all'idea di perderlo.

- A me non importa nulla di cosa pensa tuo padre - proseguì Cody, senza smettere di abbracciarla. - Ti amo, solo questo conta per me, e voglio sapere se è lo stesso anche per te!

Silenzio.
Christie non aveva quasi neppure il coraggio di guardarlo in faccia.
Una parte di lei voleva dirglielo, ovviamente, voleva "gridarglielo" di essere innamorata di lui con tutta sé stessa. Purtroppo però, in aggiunta a questa importante verità tra loro, vi era anche un'altra verità... molto meno piacevole, in effetti.
Sfidare suo padre, significava raccogliere le sue cose e ripartire per Mixan seduta stante.
Tuttavia non poteva mentire a Cody, era troppo innamorata per nascondere la verità proprio con lui.

- Cody - mormorò lei appena, guardandolo con occhi sin troppo tristi.
- Dimmelo Christie - insisté l'altro. - Dimmi solo che non provi nulla per me, e non ci sarà alcun bisogno che me lo dica tuo padre... Me ne andrò da solo!
- Cristo, Cody - scattò dunque lei. - Non si tratta di questo: lo sai benissimo, sai che cosa provo per te, e lo sai perché proviamo entrambi la stessa cosa!
- Allora dimmelo!
- Non posso - gemette lei, in preda ai singhiozzi. - Dopo quello che è successo ieri, mio padre non vuole neppure che ti rivolga la parola per dirti "ciao"... Prima d'ora, non si è mai intromesso nelle mie questioni private; e ieri invece mi ha fatto una scenata orribile, credo di non averlo mai visto nemmeno così arrabbiato, e quello che ha detto poi...
- Che cos'ha detto?

Christie esitò, prima di rispondere, guardando Cody con un'espressione che precedeva in sintesi ciò che di fatto stava per dirgli.

- Ha detto che, se continuiamo a vederci, ti farà sbattere di nuovo in galera e mi spedirà dritta sul primo treno per Mixan - spiegò. - Se insisto nel voler fare di testa mia, dando semplicemente ascolto a quello che provo, rischio di farti del male e non voglio; non voglio che tu torni in galera per colpa mia, lo capisci... non voglio!

Cody sbarrò gli occhi.
Se Langford era effettivamente intenzionato a mettere in pratica le sue minacce, Christie non aveva altra scelta che cedere. Anche se si trattava di un ricatto bello e buono, per non dire insensato, la logica verteva tutta dalla parte di suo padre.

- E' assurdo - mormorò Cody con un filo di voce, guardando fisso nel vuoto con aria assente. - Assurdo, cazzo!
- Cody...

La reazione di Cody fu tanto violenta quanto perfettamente compensibile.
Incapace di contenere l'enorme rabbia che provava, il suo pugno si scaricò istintivamente conto il parapetto cui entrambi erano appoggiati. Una volta, due volte, tre volte...
Nonostante la mano scorticata e sanguinante, ignorando il dolore fisico, Cody continuò a menare pugni furiosi, maledicendo la propria impotenza, fino ad accasciarsi con le braccia sul parapetto.
Anche Christie soffriva.
Soffriva per lui, per lei stessa, per entrambi.
Si trovava in una situazione che non le consentiva la benché minima scelta: lasciare Cody, per evitargli di tornare ingiustamente dietro le sbarre; oppure sfidare apertamente suo padre ed ottenere il risultato opposto.
La logica suggeriva di arrendersi, di lasciar perdere, o comunque evitare di farsi male a vicenda. Tuttavia l'istinto era più forte della logica e, non potendo certo reprimere così i suoi sentimenti, Christie lasciò cadere i propri libri a terra e si mise ad abbracciare Cody più forte che potè. Cody non ebbe il tempo di rendersene conto che, cogliendolo completamente di stucco, le labbra della ragazza si spinsero avidamente contro le sue.
Passato il momento di esitazione, anche Cody si lasciò andare a baciarla, con tutto l'amore e la passione che gli bruciavano in petto. Christie si tirò indietro, non tanto per riprendere fiato quanto per dirgli una cosa molto seria, e Cody ebbe la prova tangibile di quanto anche lei fosse realmente e sinceramente innamorata.

- Voglio che ti metta bene in testa una cosa, Cody - esclamò lei, guardandolo dritto negli occhi. - Anch'io ti amo, e questo non ha niente a che fare con ciò che pensa o non pensa mio padre... Io sono innamorata di te!

Cody sorrise, baciandola ancora e ancora.
Sentirselo dire direttamente da lei e dalla sua voce, oltre che dal suo sguardo puro e limpido, era quanto lui non osava più nemmeno sperare.
Ogni suo bacio.
Ogni più piccola carezza delle sue mani, per Cody era il dono più bello e la dimostrazione di affetto più grande.

- Ti prometto che ne parlerò chiaro con mio padre - assicurò Christie, senza smettere di carezzare la fronte e le guance di Cody. - Quand'ero piccola, non abbiamo mai avuto motivo per discutere, siamo sempre andati d'accordo; ma se lui non intende accettare che io e te stiamo insieme, ebbene può anche dimenticarsi di avere una figlia!
- Dimmelo un'altra volta - mormorò Cody, quasi fosse in estasi.
- Che cosa?
- Che mi ami...

Christie sorrise.

- Ti amo - ripeté.
- Ancora!
- Ti amo, T-I A-M-O...
- Voglio sentirtelo dire all'infinito - puntualizzò Cody, sollevandola piano per il busto con entrambe le braccia e girando con lei a mo' di trottola.
- Cody, smettila, mi gira la testa - rise lei a gran voce.

Dopo essersi fermato, pur senza metterla giù, Cody rimase dunque ad ammirarla in tutta la sua bellezza. Christie dal canto suo, sorridendo felice come non mai, chinò il capo per abbandonarsi ancora una volta con lui ad un lungo bacio dolcissimo.

 

( continua )

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarta Parte ***


Christie entrò come una furia nell'ufficio del padre, senza neppure prendersi la briga di bussare, tanto che questi si preoccupò addirittura che potesse esserle successo qualcosa. Troncando velocemente la telefonata che stava facendo in quel momento, Miles Langford drizzò il capo dalla scrivania e concentrò lasa completa attenzione su quali che potevano essere i problemi della figlia.

- Tesoro - esclamò. - Che faccia scura... E' successo qualcosa, qualcuno ti ha aggredita?

Per tutta risposta, Christie piantò gli occhi in quelli del genitore, sfoderando un tono di voce duro e deciso che lui non le aveva mai sentito usare prima.

- Non mi è successo niente - rispose. - E lo sai perché? Perché qualcuno si è preso la briga di difendermi, anche a costo di violare i termini della libertà condizionata... una persona che non ti ho mai sentito ringraziare una sola volta, neppure in privato!
- Non capisco - fece Langford sbarrando gli occhi.
- Sto parlando di Cody - sottolineò lei. - Se non fosse stato per lui, e per il modo in cui ha inteso prendere le mie difese, cosa credi che mi avrebbero fatto?

Langford inarcò severo il sopracciglio.

- Io sono sempre stato contrario all'idea che tu venissi a studiare qui; se fossi rimasta a Mixan, non...
- Non cambiare discorso - lo interruppe Christie. - Sai bene che non è questo il punto: il punto è che Cody mi ha salvata da uno schifoso che stava per violentarmi e, invece di ringraziarlo, lo hai ammonito di fargli rapporto con la polizia, neanche fosse stato lui a mettermi le mani addosso!

Ora Langford cominciava a capire.
Evidentemente Christie non accettava ancora il fatto che Cody Culp fosse un mezzo delinquente e, dal momento che le aveva tassativamente proibito di frequentarlo, sperava forse di convincerlo a ritornare sulla sua decisione.
La cosa intristiva molto Langford, il quale aveva sempre contato che sua figlia fosse quantomeno in grado di distinguere il bene dal male, e quasi non riusciva a credere che Culp l'avesse già "traviata" al punto da farla ribellare a suo padre.

- Christie, per l'amor di Dio, che ti sta succedendo? Non ti riconosco più...
- Nemmeno io ti riconosco, papà - esclamò ancora lei, scuotendo il capo con disappunto. - Sei sempre stato un uomo ragionevole, anche dopo che è morta la mamma, e perché adesso ti comporti in modo così duro e ostinato?
- Non sai quello che stai dicendo - tagliò corto Langford bruscamente.
- Oh, invece credo proprio di saperlo benissimo - fece Christie, stringendo
gli occhi. - Quanto ti umilia non essere onnipotente? Quante volte esci da questo ufficio, anche solo per renderti conto di cosa accade realmente là fuori, e quanto ti stanno veramente a cuore gli studenti di questa scuola?
- Te lo ha detto Culp, non è vero?
- Rispondi, invece di parlare sempre di lui come se fosse un mostro!
- Tesoro, ne abbiamo già parlato - mormorò Langford. - La logica di quel ragazzo va contro il semplice concetto del "vivere civilmente"; è cresciuto in un ambiente di droga e violenza, come fai a non rendertene conto?
- Sei tu che non vuoi rendertene conto: quello che stava per succedere a me, così come centinaia di altre cose, succede ogni giorno sotto gli occhi di tutti; tu stesso sai che non è possibile avere tutto sotto controllo, specie quando una ragazza viene violentata e tutti preferiscono voltare la testa dall'altra parte; e prima che il sistema possa intervenire, come unica soluzione che tu ritieni possibile, i veri criminali fanno in tempo a commettere almeno cinque reati alla volta!

Langford fece per ribattere, tuttavia Christie aveva appena iniziato.

- Se Cody non fosse intervenuto in quel momento, se invece di colpire subito quello schifoso si fosse preoccupato di seguire le regole e di chiamare un insegnante, oggi io potrei anche non essere qui a parlare!
- Infatti ho sempre detto che questa scuola non...
- Perché? perché sono tua figlia? Allora tutte le altre studentesse che subiscono abusi qui dentro, per loro il discorso cambia... non è vero ?!?
- No, aspetta: esistono un codice civile e un regolamento, che sono alla base della nostra società, non possiamo mettere gli uomini sullo stesso piano delle bestie!
- Alcuni uomini SONO BESTIE, papà - puntualizzò Christie. - E se qualcuno ha la forza di difendersi e di reagire, per impedire che le persone care abbiano da soffrire la violenza altrui, che cosa c'è di sbagliato in questo?

Improvvisamente Langford si rese conto che la sua logica di educatore stava pericolosamente vacillando, sotto le dure e giustissime osservazioni della figlia.
Con sua grande sorpresa e stupore, Christie lo stava mettendo con le spalle al muro.
Non sapeva cosa rispondere.
Chiamare la logica e la compostezza a smontare le affermazioni ribelli della figlia, per quanto lui stesso cercasse ancora di convincersene da solo, suonava con una freddezza fortemente ipocrita. Non c'era alcuna umanità nel concetto assolutistico delle regole, laddove queste contrastavano con il difendere a tutti i costi la vita di un'altra persona, e ciò rimetteva in discussione tutti i precetti e le convinzioni cui Langford aveva sempre creduto fino a quel momento.

- Non puoi giudicare Cody, non dopo quello che ha fatto per me, non ne hai alcun diritto!

L'uomo rimase a bocca aperta, incapace di proferire alcunché.
Che fine aveva fatto la dolce e timida Christie, la stessa che conosceva fin da quando era bambina?
La ragazza di fronte a lui era completamente diversa.

- Se hai intenzione di rimandarmi a Mixan, solo perché qui non ritieni che io sia al sicuro, allora devi scendere dal piedistallo e riconoscere che le regole da sole non bastano!
- Christie, tesoro, io non...
- Mi dispiace papà, credimi - concluse lei con amarezza. - Ti voglio un bene dell'anima, e te ne vorrò sempre, ma voglio bene anche a Cody... lo amo, lo amo perché non è la persona che credi tu, devi fartene una ragione!

Ciò detto, Christie si asciugò gli umori dagli occhi e uscì fuori dalla stanza senza nemmeno aspettare un'evntuale risposta da parte dell'altro.
Miles Langford era rimasto senza parole.
Le dure parole di Christie lo avevano profondamente scosso, fin nelle sue più intime convinzioni.
D'un tratto non era più tanto sicuro.
Christie gli aveva posto davanti un vero e proprio dilemma: se il sistema in cui lui aveva sempre creduto presentava effettivamente dei punti deboli nella giusta e corretta applicazione delle regole, oltretutto mostrandosi inefficace col tipo di situazione da lei descritta, poteva forse ritenere il soccorritore di sua figlia alla stregua di un criminale?
Domanda non facile per la quale, dentro di sé, sentiva assolutamente il bisogno di trovare una risposta. 

 

( continua )

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Epilogo ***


Cody si avvicinò a Christie, raggiante come non mai, baciandola prima sulla guancia e poi almeno altre due volte sulle labbra. Lei lo guardò perplessa, anche perché si trovavano sotto gli occhi e i commenti di tutta la scuola, tuttavia non poteva certo indovinare il motivo di questa sua grande euforia.

- Cody - esclamò lei. - Stai bene, vero... Non ti sei fatto mica di qualcosa?

Cody scosse il capo con un sorriso, sedendosi accanto a lei, e cominciò dunque a spiegarle con calma il motivo di questa gioia improvvisa.

- So che ti sembrerà assurdo ma, a meno che non si sia drogato lui questa volta, tuo padre ed io abbiamo appena finito di fare una lunga ed interessante chiacchierata!
- Cosa ?!?

Christie non riusciva a credere alle proprie orecchie.

- Esattamente quello che ho detto anche io - osservò Cody divertito. - Non ci volevo credere, quando mi ha detto "grazie" per aver impedito che Hector e Flavio ti mettessero le mani addosso... Sembrava addirittura dispiaciuto: se non sapessi che non è tipo da raccontare balle, mi verrebbe da dire che recita proprio bene!
- No, cioé, fammi capire... Mio padre ti ha ringraziato?
- E' questa la cosa divertente, Christie, si è addirittura scusato - spiegò Cody, non senza sfoggiare una certa soddisfazione. - Da quello che ci siamo detti poco fa, sembra addirittura aver dimenticato il modo in cui l'altra sera gli ho suggerito di fot... Cioé, è incredibile: per una volta ha messo da parte di essere il preside e, dopo neanche due minuti, si è scusato con me per la supponenza dell'altra sera; ha detto che vuole saperne di più, del mio punto di vista e di come la penso, e si è anche offerto di spendere una buona parola per me col giudice di Seattle!
- Ma è fantastico, significa che non avrai più problemi, una volta finito il liceo!
- Così pare - sussurrò. - Qualcosa però mi dice che sei tu la prima che devo ringraziare!

Christie arrossì.

- Hai già qualche idea?
- A dire la verità, una sì - fece lui, baciandola sulle labbra in modo dolce e sentito.
- Non male - sorrise lei maliziosa. - Dovresti ringraziarmi così più spesso!

Per tutta risposta, incurante delle risatine sarcastiche dei compagni, Cody continuò a baciarla con ancor più passione di prima.

***

Più tardi Christie tornò nell'ufficio del padre, ansiosa di ottenere ulteriori spiegazioni.
Langford sembrava molto più sereno e meno accigliato del solito, tanto da fischiettare addirittura alcune note tra sé, così che la figlia faticava a capire cosa mai gli fosse successo. Immaginando dunque il suo comprensibile stupore, Langford smise di fischiettare e si rivolse a lei con affetto.

- Diciamo che questo "testone" di tuo padre ha cominciato a capire una cosa importantissima!
- E che cosa?
- Che mia figlia vede molto più lontano di me, specie quando io non mi rendo conto dove sto effettivamente sbagliando, e sono orgoglioso di riconoscere che... avevo torto!
- Stai... Stai dicendo sul serio ?!?

Langford annuì.

- Ho parlato con Culp, mettendo da parte tutte quelle scartoffie su di lui, e ho finalmente capito perché ti piace così tanto: si dice che non vi è modo migliore per capire come è fatta davvero una persona, se non guardandola negli occhi; tu lo avevi già fatto, solo che io preferivo dar retta piuttosto ad un pezzo di carta, e non volevo rendermene conto!
- Allora, hai veramente deciso di accettare Cody?
- Ah, di più - sottolineò Langford. - Se quel ragazzo riuscirà a mantenere una buona media scolastica, impiegherò tutte le mie conoscenze per commutargli la libertà condizionata in una completa riabilitazione!

Christie sorrise.
Quella era la vera indole di suo padre, capace di andare anche oltre gli schemi e le supposizioni legate al sistema, perciò era contenta di sentire in lui quella forte componente di umana comprensione.
Ora Langford era maggiormente in grado di capire il punto di vista di uno come Cody: una realtà completamente diversa dagli studi e dalle statistiche, basata più che altro sulla "lotta per la sopravvivenza", di fronte alla quale anche la sua ferrea logica di educatore doveva affrontare e riconoscere la realtà delle cose.
Fuori dalle mura del liceo Kennedy, la realtà della Zona Franca consisteva nella pretesa di rieducare un intero quartiere. Persone come Cody, animate da sì buone intenzioni ma costrette ad adattarsi per non soccombere, non erano pronte per rientrare subito nelle norme "ordinate" di una società ben lontana dalle punte estreme di caos e violenza. Sarebbero stati necessari ancora molti anni, per reintegrare l'intera comunità, perciò era importante quantomeno la distinzione tra buoni e cattivi elementi.

- Ti voglio bene, papà - esclamò Christie, abbracciando l'altro con trasporto.
- Anch'io tesoro - mormorò Langford teneramente. - Ti voglio bene anch'io!

 

FINE

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1868694