Anche stavolta no

di Jo_mouri
(/viewuser.php?uid=441514)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Punto e a capo ***
Capitolo 2: *** Nessuna certezza ***



Capitolo 1
*** Punto e a capo ***


1.    Punto e a capo

Si  svegliò con il volto bagnato dalle lacrime, era la terza volta quella settimana, non era tuttavia triste, ma gioiva in parte di quella sensazione.. Erano passati esattamente nove giorni da quando era sparito , si era dileguato in una nuvola di mistero, un minuto era con lui e quello dopo si ritrovava di nuovo sola. Non l’aveva nemmeno salutata, le aveva detto che sarebbe tornato subito, ma poi era scomparso  non era più tornato. Non si era fatto sentire, non aveva chiamato  o avvertito,  e ormai erano nove giorni che Ran non aveva più notizie del suo Shinichi.
La karateka si asciugò le lacrime mentre le immagini del suo sogno le si riproponevano come un pasto mal digerito. Vedeva Shinichi che sorrideva, e i suoi occhi blu che la guardavano, poi tutto ad un tratto il buio  e poco dopo si ritrovava nel suo letto mentre lacrime amare le solcavano il viso. Però quel sogno  rappresentava così bene il volto del suo detective che alleviava le sofferenze della ragazza anche se  solo per pochi secondi.
Ran si tolse le coperte che le attorcigliavano le gambe e si diresse verso il balcone della sua camera. Era aperto, e lasciava filtrare aria fresca che andava a rinfrescare gli occhi rossi e gonfi della giovane. La karateka si appoggiò alla ringhiera e guardò la luna che dominava il cielo, si sentiva intrappolata in un piccolo spazio di tempo dal quale non c’era via di uscita, o meglio c’era ma lei non riusciva ad aprire la porta di quella maledetta trappola. Soltanto Shinichi aveva la chiave di quella gabbia che si apriva di colpo quando lui tornava, ma si chiudeva in un lampo ogni volta che lui spariva e Ran si ritrovava ancora al buio, ancora intrappolata nello stesso stato d’animo senza una spiegazione .
La ragazza chiuse gli occhi e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli e che gli occhi traessero beneficio dal quel contatto fresco e rigeneratore, “Shinichi…”, lo chiamò mentalmente per richiamare le immagini di quel sogno, ma fu interrotta da un rumore alle sue spalle:” Ran? Che fai?” era Conan, quell’ intelligentissimo bambino di sette anni che le ricordava così tanto il suo Shinichi. “Conan, che ci fai sveglio a quest’ ora?”
 “ Io… io… ho sentito dei rumori… e… poi avevo sete, tu nel letto non c’eri e mi sono spaventato…” era davvero un bambino premuroso.
 “ Avevo caldo e mi sono alzata per prender un po’ d’aria” la Mouri cercò una scusa per non far preoccupare il suo piccolo fratellino, era così affettuoso,  che non voleva che si accorgesse che lei stava male, di nuovo “ Adesso ritorna a dormire” lo prese per mano e lo accompagnò nella sua stanza, poi lo sollevò da terra, come se pesasse poco più di una piuma, e gli rimboccò le coperte. “Buona notte piccolo” gli dono un bacio sulla fronte e poi si girò avviandosi verso la porta ma venne bloccata dalla tenera voce di Conan“ Ran?”
“ Si, Conan?” lo guardò curiosa, il bimbo manteneva il suo sguardo e dava segni di preoccupazione
 “ Come stai Ran?” la karateka abbassò lo sguardo e non riuscì a trattenere una lacrima, che non sfuggì all’ occhio attento di Conan, il bambino si alzò dal letto e si avvicinò cauto alla ragazza “Ran?” ma non ricevette risposta, la karateka si afflosciò a terra e si abbandonò ai singhiozzi che aveva trattenuto per quei nove giorni di completa solitudine. Il piccolo le si avvicinò ancora e la ragazza lo strinse in un tenero abbraccio che parve calmare il suo pianto. Rimasero stretti per alcuni minuti e quando Ran si calmò con alcuni respiri profondi lasciò andare il bambino e gli sussurrò un “grazie” poi lo guardò negli occhi blu, blu come quelli di Shinichi e si alzò da terra augurandogli di nuovo la buonanotte.
-         - - - - - - - - - - - - - - - - -
Shinichi era ancora  accasciato a terra, la ragazza lo aveva fatto sentire tremendamente in colpa, l’ aveva vista piangere e sapeva che era per colpa sua, perché ancora una volta l’ aveva lasciata senza una spiegazione, perché ancora una volta l’ aveva abbandonata. Si osservò a terra, sul quel pavimento intriso delle lacrime della sua Ran,  odiava quel suo corpicino in miniatura, odiava quelle piccole mani e quelle sue gambette corte, avrebbe voluto indietro il suo corpo e la sua vita e chiedere il perdono della ragazza che più amava al mondo. Ma non poteva, l’ Organizzazione era convinta che lui fosse morto e se lo avesse scoperto anche Ran sarebbe stata in pericolo.
Avrebbe distrutto l’ Organizzazione e sarebbe tornato ad essere Shinichi Kudo, non si sarebbe arreso. Ma ora aveva bisogno di tornare da lei, nove giorni fa l’antidoto di Haibara non aveva funzionato era durato solo poche ore e lui era stato costretto a scappare e a sparire, l’antidoto per l’aptx sarebbe dovuto durare cinque giorni, Ai ci aveva lavorato molto, ma il suo corpo l’ aveva rifiutato come se volesse rimanere per sempre quel bambino di sette anni. Il ragazzo si alzò da terra e si riaggomitolò nelle coperte, non poteva andare avanti  così.
Quella mattina si svegliò piuttosto presto, il sole era ancora basso, quasi timido di sbocciare in quella calda mattinata d’ Estate. Shinici si alzò dal letto con la mente che viaggiava nel passato, tornava di continuo a poche ore prima, quando Ran si era lasciata andare e aveva lasciato ben intendere le tutte le sue sofferenze, il senso di colpa non era sparito, ma quella mattina non avrebbe potuto fare nulla, nulla che potesse risolvere la situazione, perché quella mattina era ancora Conan Edogawa.
Uscì dalla sua stanza, e prima di qualsiasi altra cosa si affacciò alla porta socchiusa della camera di Ran, la ragazza era seduta ai bordi del letto con una cornice in mano, probabilmente quella che conteneva la foto di lui e Ran a Tropical land, aveva la testa bassa e non si accorse immediatamente del suo arrivo.
-         - - - - - - - - - - - - - -
Ran rimirava con uno sguardo nostalgico la foto di lei e Shinici a Tropical land, lui le cingeva le spalle e sfoggiava un sorriso a trentadue denti, mentre lei ammirava il suo volto con le guance leggermente arrossate, era il loro primo vero appuntamento ed era proprio quel giorno che era comparso Conan, era proprio quel giorno che Shinici era sparito per la prima volta. Riemerse dai suoi pensieri a causa di un colpetto di tosse, si girò e vide il volto di Conan deformato da una smorfia preoccupata, dopotutto Ran lo sapeva, sfogarsi con il bambino non era stata una buona idea,  ma con lui si sentiva in confidenza come con nessun altro. Arrossì a quel ricordo, ma fece finta di nulla e lo salutò con un palesemente forzato buongiorno, come per compromettere la memoria del bambino, Ran si alzò  e lo sorpasso scompigliandogli i capelli già abbastanza disordinati, poi prese un paio di vestiti e decise di andare a fare una passeggiata mattutina per schiarirsi le idee. Doveva essere pronta alla nuova giornata e tenersi il suo dolore per se, non voleva e  non poteva riversare le sue frustrazioni su un bambino di soli sette anni,  anche se a volte sembrava così adulto…


*********************
Prima storia che pubblico :/ Sono emozionatissima :D Vorrei scrivere dei capitoli più lunghi ma prima voglio capire che ne pensate :)
Fatemi sapere se vi piace e posso continuare a scrivere o meglio tornare  a leggere e recensire :) 
Ditemi che ne pensate!  :D      
Jo

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nessuna certezza ***


2. Nessuna certezza

 

Shinichi si infilò i primi vestiti che trovò nella stanza, erano gli stessi che portava da bambino. Il dottor Agasa glieli aveva portati pochi giorni prima, li aveva pescati dal suo armadio nella casa dove fino a un anno prima viveva da Shinichi Kudo.
Voleva accompagnare Ran nella sua passeggiata, voleva aiutarla e tranquillizzarla, o semplicemente farla sorridere. Era estremamente frustrante rivivere le elementari, ma soprattutto guardare la persona a cui più teneva al mondo mentre soffriva per colpa sua e non poter far nulla per rimediare. 
Sapeva che era colpa sua, quella volta però non l’ avrebbe lasciata sola, l’ avrebbe aiutata anche intrappolato in quell’ inutile corpo di bimbo.
- - - - - - - - - - - - - - - - -
Ran si chiuse nel bagno e ridisegnò la forma del suo occhio con una matita nera, legò i capelli in una coda disordinata e poi rimase fissa a guardarsi nello specchio. 
Guardava i suoi occhi che sembravano pronti a versare nuove lacrime, osservava le sue guance che sembravano pronte a sopportare altri pianti e rimirava le sue mani pronte a torturare i suoi occhi nel disperato tentativo di bloccare quei fiumiciattoli amari che le avrebbero rigato il viso.
” No. Posso farcela. Devo essere forte.”
Cercava di incoraggiarsi, non voleva mostrarsi debole o triste, non voleva che nessuno si preoccupasse per lei, ma era difficile chiudere tutto dietro una tenda e andare avanti... 
I suoi pensieri vennero nuovamente interrotti dal bussare del piccolo Conan sulla porta, era vestito e pettinato e la scrutava con la fronte aggrottata e le sopracciglia inarcate. 
Era visibilmente preoccupato e sembrava seriamente intenzionato ad andare con lei:
“Conan! Come mai sei vestito a quest’ ora?” 
“Voglio venire con te Ran! Non voglio che resti sola, non di nuovo…”. 
Il piccolo aveva ragione, non voleva stare sola, ma aveva paura di turbare troppo l’ animo del bambino, aveva comunque solo sette anni.
“Conan, senti… mi dispiace per ieri, io… ti chiedo scusa, non dovevo coinvolgerti, ma ora sto bene, starò bene, te lo prometto, ci sono già passata”.
Conan abbassò il capo e sussurrò “Ran non scusarti, io non voglio che tu sia triste, io voglio aiutarti… Shinici è un’ idiota…” .
Ran sorrise di fronte alla tenerezza di quel bambino, gli diede un bacio sulla testa e gli accarezzò la guancia: “Non dire così, Shinici non è un’ idiota, lui… sta lavorando… vorrei soltanto sentire la sua voce, e magari sapere dov’è…”.
Il piccolo alzò lievemente il capo e la fissò dritto negli occhi, sembrava sollevato ma non capiva per quale ragione, poi entusiasta le disse “Quindi mi porti?”
“ E va bene, ma non devi preoccuparti per me, io sto bene… lo prometti?” Conan annuì e la prese per mano cominciando a trascinarla verso la porta.
Ran stringeva la mano del piccolo detective continuando a camminare, senza avere una meta precisa.
Vagabondava per le strade di Beika alla ricerca di un posto giusto per pensare, di qualcosa che l’ avrebbe aiutata a calmarsi e che avrebbe momentaneamente ovattato il dolore che sentiva nel petto. 
Si ritrovò in un parco pieno di alberi di ciliegio, adorava quegli alberi, il rosa di quei fiori le dava tranquillità, e ora ne aveva bisogno.
Si accovacciò tra le radici di un immenso albero e appoggiò la testa al tronco con gli occhi persi in quel turbine di fiori rosati misti al rosso delle prime ciliegie che nascevano.
La ragazza non si sentiva ancora pronta a parlare, voleva trovare un modo per dire tutto a Conan senza turbarlo troppo. 
Aveva bisogno di parlare di lei, di parlare di ciò che provava e a volte quel bimbo di soli sette anni sembrava l’ unico a essere disposto ad ascoltarla.
Non poteva parlare con Sonoko, lei detestava troppo Shinichi per capirla, ma non poteva nemmeno confidarsi con Kazuha, lei lo avrebbe detto a Heiji, e lui sicuramente avrebbe informato Shinichi e questa era l’ ultima cosa che Ran voleva…
“Sai Conan, ieri, quando mi sono svegliata lo avevo sognato… Vedevo il suo viso, i suoi occhi, il suo solito ghigno” Ran si lasciò sfuggire una risatina ,“ poi tutto ad un tratto lui sparisce e c’è il buio… Conan, io mi sento in trappola, oppressa, schiacciata dai miei stessi sentimenti… Ho un peso addosso e senza di lui non riesco a toglierlo, ho bisogno che lui sia qui! Che resti con me! Ho bisogno che lui stia con me ora e non solo nei ricordi! So che non puoi capirlo, ma è come se avessi un buco nel petto, mi manca un pezzo” 
Il bambino la guardava fissa negli occhi, aveva uno sguardo triste, si torturava le piccole mani, come fosse nervoso. Ran però non ci fece caso e continuò:
“Ma non è solo questo a rendermi triste, è il fatto che lui continui a mentirmi! Io so che sta lavorando e che non può tornare qui quando vuole, ma ogni volta che torna mi sembra nasconda qualcosa.. 
Come se volesse tenermi fuori, è questo che non sopporto, il fatto che lui si sia fatto una nuova vita senza di me, e sembra non farci nemmeno caso..”
Conan abbassò lo sguardo mentre si mordeva il labbro inferiore, voleva dire qualcosa, Ran lo vedeva, ma sembrava avere paura, poi rialzò il capo e tornò a fissarla dritto negli occhi.
Il blu nell’ iride del bambino era diventato più denso, sembrava alla ricerca di qualcosa negli occhi della ragazza, forse speranza, o forse solo un appiglio per darsi il coraggio di parlare. 
“ Ran, mi sono dimenticato di dirti che Shinichi mi ha chiamato ieri sera, non te l’ ho detto ieri perché pensavo che fossi arrabbiata con lui… Mi ha detto che adesso è in Europa, in Inghilterra e non sa quando tornerà… Ma… eh.. lui ha detto che ti chiamerà presto! Il fuso orario sai… ancora non si abitua e non sa bene quando chiamare…Ma… Ma ti saluta! E.. dice che.. gli manchi, si,SI! E che un giorno vuole portarti in Inghilterra, è sicuro che lì ti piacerà!”
Ran fissò il piccolo negli occhi. No, non poteva prendersela con lui, dopotutto Conan aveva solo paura che lei fosse arrabbiata e non voleva ferirla “ Grazie Conan, se ti richiama e ti manda i suoi saluti per me digli che anch’ io ho un telefono e che funziona benissimo, quindi digli che può anche chiamare lui, invece di delegare te che non centri nulla!”
Il bambino ridusse gli occhi a puntini, sembrava imbarazzato e di nuovo alla ricerca di qualcosa, stavolta peròdi un’ idea nella sua testa.
“ Ehm.. Beh… Io.. cioè LUI! Ha detto che non voleva disturbarti se sbagliava con il fuso orario, perché… Aveva paura di svegliarti, si! Ma ti chiamerà! Lo ha promesso Ran!”
La ragazza però era molto scettica, lo guardava e gli faceva tenerezza, così gentile, così premuroso per cercare di difendere sia lei che suo… cugino? Non ricordava nemmeno più che parentela avessero quei due!
“Conan, non sei un gran bugiardo, e lui non ha bisogno di coperture, soprattutto se sei tu a inventarle!” La ragazza si lasciò scappare un’ altra risata, quel bambino era davvero dolce, e poi non mollava mai!
“Ma no Ran! Non è una copertura, lui ha chiamato davvero!”
“Ah si? E perché allora quando a chiamato te e ha capito che era sera non si è fatto passare me?” 
La karateka sembrava quasi volerlo sfidare, come spesso faceva con il suo Shinichi.
Conan spalancò gli occhi e cominciò a balbettare qualche altra sillaba. Ma Ran intervenne di nuovo prima che il piccolo inventasse un’ altra balla “ Fermo! Non voglio sentire altre bugie, sei troppo piccolo per mentire! Andiamo prima che Shinichi ti assuma come suo avvocato!” 
La karateka si alzò da terra e trascinò con se il piccolo detective. Gli diede un bacio sulla guancia e lo ringraziò, infondo lui aveva almeno provato a farla sentire meglio, e in parte c’era anche riuscito. 
Il ragazzo arrossì immediatamente, gli succedeva sempre quando Ran lo baciava. 
La giovane si stava dirigendo verso l’ agenzia investigativa, come se nulla fosse successo, come se quella notte non avesse pianto, come se stesse bene davvero e non indossasse nessuna maschera. 
Shinichi la guardava ancora rosso in viso, era davvero fiero di lei, la sua Ran era davvero una ragazza speciale.
Arrivarono a casa e Ran si precipitò in camera sua, rimise a posto le coperte del suo letto, aprì il balcone e prese tra le braccia la foto di lei e Shinichi. 
Afferrò il telefono e compose il numero del detective, quel numero che tanto la spaventava e tanto la emozionava. Lo conosceva a memoria, a volte suonava a vuoto, a volte non suonava affatto, ma lei avrebbe continuato a provare, solo per sentire la sua voce…
Lasciò squillare il telefono per tre volte, cominciava già a perdere la speranza, richiuse il balcone, e ripoggiò la foto sul comodino senza però chiudere il telefono. 
Si accovacciò sul letto e dallo spiraglio della porta che aveva lasciato accostata, vide Conan correre verso la sua camera, ma non ci fece caso, forse era solo iniziato il suo cartone preferito…
Il telefono continuava a squillare, lo staccò dall’ orecchio per controllare da quanti secondi stava aspettando: 00:53… 
Ormai non avrebbe più risposto, stava per chiudere la chiamata quando dal telefono sentì una voce, la sua voce chiamare il suo nome.
- - - - - - - - - -- -- - - - - - - - - - -
Conan si era fiondato nella sua stanza non appena aveva sentito il cellulare del suo alterego liceale squillare.
Dopo aver parlato con Ran aveva deciso di rischiare, di parlarle, ma sapeva che avrebbe dovuto mentirle.
Arrivato in camera sua chiuse la porta, posizionò il papillon cambiavoce sulle sue labbra e rispose alla chiamata “ Ran! Ran!” dall’ altra parte del telefono c’ era solo il rumore di un lieve respiro, sapeva che lei era lì, che poteva sentirlo.
“ Ran! Sono io Shinichi! Ero con.. altri detective, si… Stiamo indagando da un po’! Ran.. Ci sei?” 
Il respiro dall’ altro capo del telefono si interruppe e poi ricominciò più svelto, poi si fermò di nuovo e la reazione che Shinichi aveva previsto si realizzò.
“ SHINICHI? MI RISPONDI SOLO ORA? SONO NOVE GIORNI! NOVE, SHINICHI, CHE NON TI DEGNI DI FARTI SENTIRE!DOVE DIAVOLO SEI!!” 
Il detective cercava di ricordarsi cosa, poco prima, aveva detto a Ran. 
Non si ricordava se doveva essere in Inghilterra o Francia, cercò di prendere tempo 
“ Ehm.. no Ran è che io, sai che ho chiamato Conan… e io…”, ma venne interrotto, altro errore:
“ Shinichi, non mettere in mezzo Conan! Stamattina mi ha raccontato un sacco di bugie per coprirti, dimmi dove sei, e quando tor..” La ragazza si interruppe per un momento, ma riprese subito” Dimmi dove sei!”
Shinichi aveva sentito come la voce di Ran era ancora scossa dalla nostalgia e dalla preoccupazione. Doveva dire qualcosa per tranquillizzarla, ma non aveva certezze. 
Non sapeva se Shiho aveva preparato un nuovo antidoto, dopo che quello di nove giorni fa era andato a finire male, e poi non si ricordava in quale parte dell’ Europa doveva essere! 
“Shinichi!! Rispondimi!”
“Si, si, mi dispiace ma Conan… Sai com’ è! Non vuole vederti preoccupata, comunque io sono a.. ehm..”
“ In Inghilterra, si, lo so! La prossima volta, fuso orario o no, potresti chiamare me?” 
“ Certo! Si, era per non disturbarti!” 
“ Si, certo… Ma quando… quando torni?” la ragazza aveva una voce ansiosa, come se in parte sperasse di non ricevere una risposta. 
Il detective non poteva darle false speranze, ma nemmeno spezzarle il cuore… Non restava che fingere, ancora e ancora: “Cosa? Ran! Ran! Non ti sento! Ran?”il ragazzo simulò dei rumori, ma la sceneggiata non risultava molto convincente nemmeno a lui.
“Shin! Ma che dici io ti sento, Shin!” ma poi lui riattaccò, non aveva certezze, quindi non aveva risposte, ed era troppo stanco di mentire. 
Si arrampicò sul letto e poggiò la testa sul cuscino, sarebbe tornato dalla sua Ran, a qualsiasi costo, sarebbe tornato a essere Shinichi Kudo.

- -- - -- - -- - - -- -- -- -- -
Ecco qui il secondo capitolo Ho cercato il più possibile di seguire i consigli che ho ricevuto… E spero che questo capitolo vi piaccia 
è ancora tutto all’ inizio, ma la vicenda comincerà a svilupparsi davvero nel prossimo capitolo, dove… beh, lo vedrete! 
Intanto Ran ha detto a Conan, senza sapere che lui è Shinichi, tutto quello che prova … 
Ora il nostro detective deve giocare bene le sue carte, senza fare danni come al solito!  
Aspetto altre consigli e altre opinioni  
A presto!
Un grazie a chi ha recensito il primo capitolo e alla mia amica Shiho_Miyano che mi ha aiutato a impaginare per bene il capitolo! (Non sono pratica con il computer )
Jo

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1856395